Ripresa
TS-E: gli obiettivi
decentrabiliCanon
Gli obiettivi Canon
TS-E consentono di
eseguire i movimenti
di decentramento e
basculaggio pur senza
possedere un banco ottico;
tre le focali disponibili,
24mm, 45mm e 90mm.
Una sperimentazione
pratica con le immagini di
Alex Galli che fotografa
l’Hotel Hyatt di Milano.
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A chi è nato, fotograficamente
parlando, con il digitale sarà più
facile pensare a Photoshop che non
al basculaggio di una fotocamera
grande formato, nel momento in cui
è necessario eseguire una correzione
prospettica.
Non c’è nulla di strano in questo,
ma i due metodi vanno entrambi a
modificare gli effetti della fuga prospettica che può essere apprezzata
in immagini di ricerca, molto meno
dagli architetti.
Se vogliamo, entrambe le procedure
di correzione prospettica stravolgono
la visione reale; è un ritorno a canoni
visivi medievali in cui le linee diventano miracolosamente parallele anche quando fotografiamo un edificio
dal basso verso il cielo, a dispetto di
quanto si dannarono i pittori rinascimentali per riuscire a esprimere nelle
loro opere una rappresentazione coerente con la fuga prospettica tipica
della visione umana.
Tutto questo ricorda molto Euclide:
le linee parallele non si incontrano
mai… quanto mai falso nell’esperienza fotografica di tutti i giorni.
Insomma iniziamo un breve viaggio
nel mondo della gestione prospettica
con tre ottiche molto speciali: sono i
tre Tilt-Shift di Canon (TS-E 24mm,
TS-E 45mm, TS-E 90mm) che affidiamo ad Alex Galli per una prova
in interni degna di un set cinematografico, l’esclusivo Hyatt Hotel di
Milano.
Un poco di teoria
La denominazione TS-E deriva dall’acronimo di Tilt and Shift: ‘bascula
e decentra’, espressione tecnica per
due verbi che in termini generali significano ‘inclina e sposta’.
Osservando l’obiettivo, anzi ‘gli’
obiettivi dato che si tratta di una triade di ottiche (24mm, 45mm e 90mm),
non pare certo di trovarsi di fronte ad
un moderno obiettivo AF quanto ad
un insolito prototipo. La struttura
metallica è solida e non potrebbe es-
I movimenti di decentramento e basculaggio offerti dall’ottica sono quelli consueti per un obiettivo di questo tipo. Utile
la presenza di blocchi, sebbene difficilmente l’utente normale li utilizzerà, preferendo un controllo più diretto.
sere altrimenti perché deve consentire
uno spostamento estremamente preciso delle lenti interne al fine di modificare l’andamento della prospettiva;
gli effetti di questi movimenti, controllati come vedremo da regolazioni
micrometriche, restituiscono un’immagine assolutamente originale e
che solo quanti hanno ‘bazzicato’ nel
mondo del grande formato possono
comprendere appieno.
Facciamo una breve parentesi sul
banco ottico per capire meglio la
teoria della correzione prospettica
che sta alla base di queste ottiche. Per
chi non lo sapesse, un banco ottico è
composto da un porta-ottica anteriore
e da un porta-pellicola posteriore;
questi due elementi prendono il nome
di standarde, rispettivamente anteriore e posteriore.
Le due standarde sono collegate da
un soffietto a tenuta di luce, che trasmette il fascio luminoso dall’ottica
anteriore alla pellicola (ma potrebbe
essere anche un sensore). Il bello del
banco ottico è che entrambe le stanPC PHOTO
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darde sono mobili: possono essere
avvicinate o allontanate tra loro per
variare la messa a fuoco (standarde
posteriore) e l’inquadratura (standarde anteriore), possono essere
spostate verso l’alto o verso il basso
rimanendo dunque parallele tra loro
(movimento di Shift), e possono
essere inclinate verso l’alto o verso
il basso, a sinistra o a destra (movimento di Tilt) per l’inclinazione del
piano di messa a fuoco e la correzione delle linee cadenti.
Da Tilt e Shift, come abbiamo visto,
deriva il nome TS-E che identifica
queste ottiche Canon capaci di eseguire i movimenti di basculaggio e
decentramento tipici della standarde
anteriore dei banchi ottici.
Un obiettivo TS-E dunque, come
chiariremo ancor meglio in un prossimo articolo di approfondimento
tecnico, ha due funzionalità ‘speciali’ rispetto a un’ottica tradizionale:
può fare scorrere il gruppo ottico anteriore verso l’alto o verso il basso,
ma anche a destra o a sinistra e inclinarlo in avanti o indietro rispetto al
sensore/pellicola, sul quale proietterà i raggi luminosi in uscita.
Ma che ci facciamo?
Come abbiamo anticipato, questo articolo è dedicato principalmente alla
La possibilità di ruotare l’ottica sul proprio asse, garantisce al fotografo la
massima flessibilità nell’uso di decentramento e basculaggio.
Un’alternativa Full-Frame, Canon Eos 5D
Siete stanchi di limitare la focale grandangolare del vostro
TS-E 24mm? Siete altrettanto frustrati dai prezzi delle FullFrame Mark III? Nel catalogo Canon è sempre presente la
Eos 5D, che dispone di un sensore Full Frame da quasi 13
Megapixel.
Occorre considerare che la Eos 5D non ha la velocità operativa della Eos 1D MkIII, né la risoluzione della Eos 1Ds
Mk III, ma la Eos 5D si propone quale ottima soluzione
a pieno formato per il fotografo che desidera mantenere
l’ambito rapporto di moltiplicazione 1x con tutte le ottiche
come quando scatta in analogico e non vuole spendere una
fortuna.
Le specifiche tecniche sono per altro sufficienti a chi non fa
dello sport il proprio ambito operativo; vediamole.
Sensore: CMOS da 12,8 Mpixel a pieno formato
Processore d’immagine: Digic II
Velocità di scatto: 3 fps - raffica di 60 immagini Jpeg
Sistema AF: 9 punti con 6 punti assistenza AF
Monitor: LCD da 2,5”
Formato immagini: Raw/Jpeg
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La Eos 5D, con il suo sensore full frame, permette il pieno
sfruttamento del potenziale dell’obiettivo in prova.
Materiali corpo:
Lega di magnesio
Software: Digital Photo Professional
Ottima la realizzazione dei blocchi e
dei comandi micrometrici dei TS-E di
Canon.
Durante l’utilizzo, può essere utile controllare gli indicatori di movimento i quali, mediante riferimenti rossi, ‘avvertono’ se si stanno superando i limiti per una qualità di immagine costante ed elevata su tutto il campo inquadrato.
La rotazione dell’ottica sul proprio asse, aumenta la flessibilità di impiego di questi obiettivi consentendo decentramenti e basculaggi sia nelle riprese orizzontali che in quelle verticali.
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Ai fini creativi, raramente le immagini richiedono una correzione prospettica.
pratica di utilizzo delle ottiche decentrabili e basculabili, più che
alla teoria, in modo da capire cosa effettivamente accade quando
ci troviamo in mano un sistema di fotocamera e obiettivo tanto
particolare; non ci si accusi dunque di superficialità nel momento
in cui semplifichiamo al massimo la spiegazione.
Il movimento di decentramento (Shift) è di per sé un’operazione
assai banale, ma è fondamentale nella ripresa architettonica o di
interni.
Un esempio: fotografando ad ‘altezza tavolo’ (1 metro circa, ma
anche meno) una stanza con il soffitto a circa 3 metri di altezza,
e con la fotocamera in bolla per evitare la fuga delle linee verso
l’alto, un terzo dell’inquadratura sarà occupato da ciò che sta
sopra il tavolo e due terzi da quello che vi sta sotto, ovvero il
pavimento.
La cosa più semplice in questo caso sarebbe alzare il punto di
ripresa, ad esempio a 1.5 metri, ma non è detto che lo si voglia (o
lo si possa) variare. Infatti, se al posto di una stanza dovessimo
fotografare un grattacielo? Andare a 1.5 metri può essere facile,
andare a 40 metri un po’ meno.
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Ancora una volta: sfruttiamo la normale fuga
prospettica che si ha nel fotografare un soggetto dal basso. Lecita in questo caso anche
la ricerca di una maggiore dinamicità delle
immagini rinunciando alle linee ortogonali.
Prima e dopo la correzione prospettica: un esempio che
permette di capire immediatamente l’utilità delle ottiche
TS-E. La ripresa in questo ambiente estremamente ristretto
è stata possibile grazie alla focale di 24mm.
L’ideale sarebbe lasciare il sensore/
pellicola là dov’è e sfruttare, in
linea teorica, la parte d’immagine
che sta sopra al nostro fotogramma.
Un’ottica decentrabile consente proprio questo!
Il cerchio d’immagine proiettato dall’obiettivo è infatti più ampio della
dimensione del sensore/pellicola
usati ed il movimento di scorrimento
dell’ottica va a sfruttare proprio questi margini.
Un buon obiettivo decentrabile deve
consentire movimenti precisi, ma
anche garantire una adeguata copertura perchè la qualità di immagine sia
decente.
E’ un po’ come usare su una reflex
con sensore Aps un’ottica per il
formato 135 che proietta un cerchio
d’immagine più ampio delle sue
necessità, ma con la possibilità di
scegliere quale pezzetto di immagi-
ne prelevare, e non necessariamente
quello centrale.
Va da sé che, come per tutte le ottiche,
la qualità ai bordi decade nei confronti di quella al centro e pertanto gli
obiettivi decentrabili suggeriscono
mediante apposite scale graduate le
zone sicure da quelle a rischio di nitidezza, aberrazioni, vignettatura.
Diaframmando però, tali problemi si
riducono parecchio.
Per quello che riguarda il basculaggio
(Tilt) il discorso è un po’ meno intuitivo e in questo articolo lo trattiamo
in modo più sintetico in quanto è stato meno usato da Alex Galli che, per
queste immagini di interni, ha infatti
usato maggiormente il decentramento
delle ottiche.
Con il basculaggio dell’ottica si modifica l’orientamento del piano di
messa a fuoco in quanto il piano della
lente anteriore dell’obiettivo non è
più parallelo al piano dell’elemento
sensibile, pellicola o sensore; questo
vuole dire che, ad esempio, possiamo inquadrare dall’alto un tavolo
inclinato (o una pavimentazione, o un
piatto da portata) e fare in modo che
esso non sia ‘affettato’ dalla nostra
focheggiatura, ma addirittura messo
a fuoco per intero.
Questo effetto deriva dall’inclinazione del gruppo ottico anteriore. Per
questa volta non andiamo oltre.
Contesto
L’occasione per mettere in pratica
questa teoria ci viene da una telefonata: Alex ci informa infatti di un
lavoro di riprese di interni in una location di tutto rispetto, l’Hyatt Hotel
di Milano, in occasione di un evento
che coinvolge anche Porche di cui
Alex è fotografo ufficiale.
Lo scenario, di grande impatto visivo,
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Quando si parla di decentramento normalmente si pensa
a quello verticale, ma anche il
decentramento orizzontale può
risultare molto utile.
si presta particolarmente alla prova di
queste ottiche speciali che, fino a pochi mesi fa, Canon era la sola ad offrire per sistemi di ‘piccolo’ formato.
E’ chiaro infatti che, lavorando in ambienti chiusi, le possibilità di allontanarsi dal soggetto non sono certo infinite e poter contare su un obiettivo
di soli 24mm dotato dei movimenti
di basculaggio e decentramento può
essere considerato come un grande
plus operativo. Inoltre usando una reflex dotata di sensore Full Frame non
si ha nessun fattore moltiplicativo
della focale; abbiamo infatti messo
a disposizione di Alex la ‘mostruosa’
Eos 1Ds Mark III da 21 Megapixel e
l’intero set di ottiche Canon TS-E.
Operativamente
Con un lavoro come questo si entra
nel mondo specialistico della ripresa
architettonica; sono ambienti confortevoli per viverci ma certo non
per fotografare, spazi spesso ridotti
che hanno spinto Alex a usare quasi
sempre il 24mm TS-E in luogo delle
focali più lunghe a disposizione.
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Quest’ottica ha una apertura massima
di diaframma pari a f/3.5 e basta chiudere di un solo stop perché le sue prestazioni siano già buone; il suo ampio
angolo di campo viene valorizzato da
reflex come la Eos 1Ds Mark III, che
è dotata del sensore Full Frame.
Questo non vuole certo dire che non
si possa impiegare il 24mm TS-E su
reflex digitali di formato Aps; anzi,
se non c’è la necessità della focale
grandangolare 24mm si ha il vantaggio di escludere le parti del cerchio
di immagine che probabilmente sono
più soggette ad aberrazioni.
Peccato che con gli obiettivi TS-E
non si possa andare oltre al decentramento consentito con le reflex Full
Frame, dato che teoricamente i sensori più piccoli consentirebbero di farlo
per via della minore area coperta.
In ogni caso c’è il vantaggio dall’elevata qualità di immagine complessiva.
Torniamo a noi. Per l’utilizzo di attrezzature di questo tipo si posiziona
la reflex su treppiede (necessariamente stabile, dato il peso) e si lavora
esattamente come se stessimo impiegando un banco ottico; così ha fatto
anche Alex.
Il diaframma delle ottiche TS-E viene
gestito elettronicamente, mentre la
messa a fuoco è ovviamente di tipo
manuale, cosa per altro facilitata
dall’eccellente mirino ottico della
professionale Eos 1Ds.
La struttura delle ottiche TS-E consente i movimenti di Tilt e Shift indipendentemente dalla fotocamera sulla
quale sono montate e per entrambe le
inquadrature, orizzontale e verticale,
ma con alcune limitazioni.
Se decentriamo verso alto/basso,
l’unico movimento di basculaggio
consentito sarà in direzione destra/
sinistra; il motivo è da ricercare, a
mio parere, nel fatto che il cerchio
di immagine proiettato dalle ottiche,
per quanto sufficiente per i due singoli movimenti, non potrebbe coprire
anche la somma dei due, i quali vanno
già a sfruttare i margini del cerchio
d’immagine, seppur in modo differente.
Nella pratica, la preferenza per il tipo
In questo caso ad uno scatto a sviluppo orizzontale è stato applicato un decentramento verticale al fine di recuperare
la fuga delle linee dal pavimento al soffitto.
In termini di resa del dettaglio
fine, la correzione ‘ottica’ è assai superiore rispetto a quella in
post-produzione digitale.
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Se necessario si può comunque eseguire una correzione prospettica in post-produzione, ma occorre essere disposti ad
accettare un decadimento qualitativo ai bordi, nonché la difficoltà di ripristinare il corretto rapporto spaziale tra le parti
deformate.
Scheda tecnica
TS-E 24mm f/3.5L
Lunghezza focale
24 mm
Apertura massima
diaframma:
f/3,5
Schema ottico:
11 elementi in 9 gruppi
Angolo di campo
diagonale:
84°
Regolazione messa
a fuoco:
Messa a fuoco manuale,
estensione lineare globale
con sistema flottante
Minima distanza
di messa a fuoco:
0,3m
Diametro filtro:
72mm
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TS-E 45mm f/2.8
Lunghezza focale
45 mm
Apertura massima
diaframma:
f/2,8
Schema ottico:
10 elementi in 9 gruppi
Angolo di campo
diagonale:
51°
Regolazione messa
a fuoco:
Messa a fuoco manuale,
sistema di messa a fuoco
posteriore
Minima distanza
di messa a fuoco:
0,4m
Diametro filtro:
72mm
TS-E 90mm f/2.8
Lunghezza focale
90 mm
Apertura massima
diaframma:
f/2,8
Schema ottico:
6 elementi in 5 gruppi
Angolo di campo
diagonale:
51°
Regolazione messa
a fuoco:
Messa a fuoco manuale,
estensione lineare globale
Minima distanza
di messa a fuoco:
0,5m
Diametro filtro:
58mm
Eos-1Ds Mark III
Sensore:
CMOS da 21,1 Megapixel a
pieno formato
Processore immagine:
2 processori Digic III
Sensibilità ISO
equivalente:
100-1600 (in incrementi di
1/3 di stop)
ISO espandibile fino a 50
- 3200.
Velocità otturatore:
30 secondi - 1/8000s
Monitor:
LCD da 3,0” e 230.000
punti
Materiali corpo:
Lega di magnesio
Dimensioni (LxAxP):
156 x 159,6 x 79,9 mm
Peso (solo corpo):
Circa 1210 gr (peso batteria: 180 gr)
Il basculaggio è più difficile da comprendere senza una dimostrazione pratica; il risultato è comunque quello di modificare
il piano di messa a fuoco, rendendolo non più parallelo a quello del sensore (pellicola). Il diaframma fa il resto.
di movimento cambia a seconda del
genere fotografico; di solito il decentramento è una pratica prettamente
‘architettonica’ e di interni, mentre
il basculaggio è utilizzato principalmente nello still-life e nella fotografia di food.
Si tratta di scelte che dipendono dalla
necessità di rendere al meglio il soggetto e sono finalizzate a rendere ben
‘leggibili’ i particolari, una caratteristica importante di queste immagini.
Questo non significa ovviamente che
anche in architettura non possa essere
necessario il basculaggio per mettere
a fuoco piani inclinati, come pavimentazioni e facciate.
Nella pratica, dapprima si sceglie il
punto di ripresa, poi si pone la fotocamera su treppiedi e si definisce
l’inquadratura e il decentramento; la
messa in bolla della reflex è fondamentale al fine di non ritrovarsi con
linee cadenti dato che il decentramento non le corregge (è la standarde
posteriore del banco ottico che fa
questo) bensì evita di inclinare la
macchina da ripresa.
Dopo aver posizionato la fotocamera
si decide quale decentramento usare
per far rientrare all’interno del fotogramma la parte d’immagine che si
desidera riprendere. I due movimenti
(altezza della reflex e Shift) vengono
gestiti assieme, ma lo schema operativo è quello descritto.
In scatti di questo tipo, soprattutto
quando è necessario impostare forti
decentramenti laterali, è necessario
chiudere notevolmente il diaframma
per ovviare all’inevitabile decadimento della qualità d’immagine
(vignettatura e perdita di nitidezza
soprattutto).
Dunque in interni, ancora più che in
esterni, l’uso del treppiede, il sollevamento dello specchio e lo scatto
remoto costituiscono le basi per ottenere la migliore qualità d’immagine.
E’ ovvio poi che conviene usare una
bassa sensibilità, scattare in formaPC PHOTO
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Il progetto Porsche Haus e Park Hyatt
Affidiamo alle parole di Enzo Branda, addetto stampa e portavoce di Porsche Haus, il compito di sintetizzare al meglio lo
spirito dell’evento che ci ha ospitato nonché i motivi che hanno
portato ad affidare alle immagini fotografiche la testimonianza
dello stesso.
“Le emozioni durano poco. A volte può bastare un luogo esclusivo, un angolo esaltato da giochi di luci naturali, l’azzurro del
cielo in contrasto con una distesa di tetti a delimitare l’orizzonte. Le linee di una gran turismo con chiare vocazioni sportive, il dolce oppure ruvido rombo di un motore a sei cilindri,
aspirato o turbo compresso. La memoria è labile. Nel tempo il
ricordo può assumere sfumature diverse, le esigenze del vivere
oggi chiedono che le immagini e le emozioni siano ben fisse
e, possibilmente, a portata di mano riproponendosi in tutti i
loro infinitesimali aspetti. Porsche Haus e Park Hyatt Milano
si offrono in una simbiosi di classe perfetta, in una sinfonia di
emozioni che investe la sfera sensoriale. I due soggetti offrono
lusso e confort nel cuore della capitale meneghina agli ospiti
dell’hotel e dei guidatori Porsche. La concessionaria Porsche
milanese e l’hotel della prestigiosa catena internazionale hanno permesso tutto questo, unendosi in uno unico progetto che
da pochi mesi è divenuto realtà. L’esperienza di un soggiorno nella Presidential Suite o nella Diplomatic Suite a Milano
diventerà indimenticabile con la possibilità di utilizzare una
prestigiosa Porsche a scelta tra i modelli Cayenne, Boxster
o Carrera. La necessità, quindi, di trasmettere e fissare nel
tempo il messaggio emozionale di Porsche Haus e Park Hyatt
non era di facile realizzazione con una semplice attrezzatura
fotografica ed un fotografo qualunque, serviva colui che con
la personale arte dello scatto ed uno strumento dalle caratteristiche appropriate potesse raccontare tutto questo”.
Il contesto di lavoro è importante! Con Porsche ed i decentrabili Canon entriamo al’interno dell’hotel definito come il
più lussuoso di Milano (il Park Hyatt) per saggiare le potenzialità di ottiche e fotocamera in ambienti architetturalmente
unici.
Quanto Costa
TS-E 24mm f/3.5:
TS-E 45mm f/2.8:
TS-E 90mm f/2.8:
1.640 euro
1.640 euro
1.640 euro
Distribuzione: Canon Italia,
Via Milano 8, 20097 San Donato
Milanese (MI)
Tel. 02/ 82.481
www.canon.it
Per le riprese all’Hyatt Hotel Alex Galli
ha lavorato su treppiede, con la Eos 1Ds
Mark III; in alcune situazioni ha utilizzato
il LiveView, che consente una gestione più
istintiva dell’inquadratura. Della famiglia di obiettivi decentrabili e basculanti
Canon, il TS-E 24mm è stato sicuramente
quello più adatto alla situazione di scatto.
to Raw, eseguire una misurazione
esposimetrica accurata ed un bilanciamento del bianco rigoroso; in
questo il digitale ha portato parecchi
benefici, consentendo al fotografo di
interni di lavorare rispettando l’illuminazione progettata per gli ambienti oggetto delle riprese.
La gestione del bilanciamento del
bianco con controllo visivo diretto
a monitor e la facilità con cui è possibile utilizzare (misurare e controllare) i vari tipi di luce presenti sulla
scena sono caratteristiche importanti
per una fotografia d’architettura che
unisca una restituzione fedele della realtà (niente o pochissima luce
flash) ad una prospettiva irreale fatta
di linee che continuano a correre
parallele all’infinito. Magie della
fotografia!
EGT
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TS-E: gli obiettivi decentrabili Canon