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Parità di retribuzioni: la CES sostiene la richiesta della Commissione UE
per un maggior impegno a tutti i livelli per la riduzione del divario salariale
di genere
Cinquant’anni dopo aver fissato il principio di parità di retribuzione per uomini e donne nel primo Trattato
europeo, esiste ancora un considerevole divario salariale tra uomini e donne: sintomo della persistente
disuguaglianza che le donne vivono nel mercato del lavoro. La Ces è d’accordo con la Commissione
europea nell’affermare che il divario di genere è causato da un’ampia gamma di fattori e che per questo
deve essere affrontato da tutti gli attori interessati, in particolare dagli Stati membri e dalle parti sociali.
Tuttavia è necessaria anche un’azione concreta a livello UE.
Tra i vari fattori si evidenzia la segregazione e gli stereotipi, la generale sottovalutazione del lavoro delle
donne, la divisione ineguale tra lavoro retribuito e di assistenza tra uomini e donne in ambito familiare,
il circolo vizioso di una cultura dei tempi lunghi per gli uomini e strategie part-time per le donne che
conduce a una situazione di lavoro femminile a bassa retribuzione con poche prospettive di carriera e
carenza di diritti pensionistici, misere possibilità di migliorare l’equilibrio vita – lavoro per uomini e donne
che costringe le donne a interrompere frequentemente la propria carriera e l’assenza di donne nel processo
decisionale e nella contrattazione dei salari.
Nel quadro d’azione sull’uguaglianza di genere del 2005 le parti sociali europee hanno riconosciuto il loro
importante ruolo nella gestione di questi problemi e nell’affrontare il divario salariale.
Il Segretario generale John Monks ha dichiarato:”La Ces ritiene che l’impegno delle parti sociali possa
ampiamente beneficiare dell’azione di sostegno delle autorità pubbliche, degli Stati membri e dell’UE,
nel rispetto dell’autonomia delle parti sociali nella contrattazione collettiva”.
La Ces accoglie la Comunicazione della Commissione sulla riduzione del divario salariale di genere, che
propone il miglioramento del quadro normativo e la sua
implementazione, procedendo con l’azione nel quadro della
strategia europea per l’occupazione, incoraggiando gli imprenditori
e le autorità pubbliche a giocare un ruolo più rilevante
nell’eliminazione delle disuguaglianze salariali e sostenendo lo
scambio delle buone pratiche.
“Tuttavia vorremmo vedere un maggior numero di misure
concrete, incluso il reinserimento di un obiettivo specifico e di
uno scadenzario per l’eliminazione del divario salariale nella
strategia europea per l’occupazione” ha detto il Segretario
confederale Ces Cathelene Passchier. “Siamo inoltre molto
preoccupati sulla crescente disuguaglianza salariale in tutta
Europa, specialmente nei settori e nei lavori non protetti dalla
contrattazione collettiva, e vorrebbe vedere un sostegno maggiore
più esplicito alla contrattazione collettiva quale importante
strumento per rafforzare la posizione delle donne nei luoghi
di lavoro e nel mercato del lavoro. Debbono essere fatte iniziative
specifiche per gestire le penalizzazioni legate apparentemente
al lavoro parziale, che significa una valutazione della Direttiva
sul lavoro parziale che stabilisca parità di trattamento tra
lavoratori a tempo pieno e lavoratori a tempo parziale”.
Numero undici - 24 luglio 2007
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Conferenza Ces su demografia e mercato del lavoro in Europa
Il 3 e il 4 luglio si è svolta a Bruxelles la conferenza finale
della Ces su demografia e mercato del lavoro in Europa.
Preceduta da due riunioni preparatorie, svoltesi a Parigi
e a Varsavia la scorsa primavera, la conferenza ha avuto
come obiettivo quello di identificare alcune possibili strade
per l’azione sindacale che trasformino i cambiamenti
demografici in atto in Europa in opportunità per il mondo
del lavoro, e in modo particolare per i giovani che sono
al primo impiego e per gli ultra55enni.
Alla fine di quest’anno, infatti, la Commissione europea
rivedrà le Linee guida sull’occupazione e la Ces – ha
dichiarato Maria Helena André, segretaria confederale
della Confederazione europea dei sindacati – intende presentare alla Commissione le proprie proposte
per favorire l’occupazione dei giovani e dei lavoratori “senior”.
Maryse Huet ha presentato il punto di vista della Direzione generale occupazione ed affari sociali della
Commissione europea.
Secondo le stime dell’Ue, dal 2017 si comincerà ad avere un abbassamento del tasso di popolazione
attiva. La Commissione europea ha pubblicato il 12 ottobre 2006 una Comunicazione su “L’avvenire
demografico dell’Europa: trasformare una sfida in un’opportunità”, in cui pone come priorità l’innalzamento
del tasso di occupazione per donne, giovani e ultra55enni, insistendo sulla necessità di: varare misure
di conciliazione vita familiare-vita lavorativa; sviluppare l’invecchiamento attivo; favorire iniziative di
formazione anche per i lavoratori più anziani (attualmente, nell’Unione europea solo il 10% degli
ultra55enni usufruisce di iniziative di formazione).
A questa Comunicazione ne è seguita un’altra il 10 maggio di quest’anno sulla solidarietà fra le generazioni,
il cui obiettivo è la realizzazione del rinnovamento demografico e la promozione della solidarietà nelle
famiglie e per le famiglie. Nel biennio 2007-2008 la Commissione Ue, che ha avviato con le parti sociali
una seconda fase di consultazione sulle politiche di conciliazione, conta di aumentare il proprio impegno
nella lotta alla povertà dei bambini, nel miglioramento dei servizi per gli anziani, nell’aumento di asili e
nell’inclusione sociale.
Al termine della Conferenza, Henry Lourdelle, che nella Ces si occupa di politiche sociali e di previdenza,
ha proposto le seguenti strade per l’azione sindacale:
·
Aumentare il tasso di occupazione, favorendo la formazione continua e le politiche attive del
lavoro;
·
Impegnarsi nella qualità dell’occupazione, lottando contro il lavoro nero e vigilando sui contratti
atipici;
·
Sviluppare delle misure che stimolino a un’occupazione di qualità (le differenti tipologie contrattuali
devono sempre rispettare i diritti sociali);
·
Assicurare l’adeguamento tra la formazione e il mercato del lavoro;
·
Conciliare le risposte individuali con politiche integrate;
·
Ripensare i sistemi di prepensionamento;
·
Assicurare la mobilizzazione congiunta dei poteri politici e delle parti sociali;
·
Fissare delle misure concrete;
·
Poter valutare;
·
Trasformare i cambiamenti demografici in opportunità.
Ornella Cilona - dip. Politiche attive del lavoro Cgil
Numero undici - 24 luglio 2007
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Continua la raccolta firme per la petizione europea per servizi pubblici
di alta qualità. Raggiunto il mezzo milione
Aiutaci a raccogliere le adesioni alla petizione!
Il Comitato esecutivo della Confederazione Europea dei Sindacati ha deciso di avviare una raccolta di
firme per sollecitare la Commissione Europea ad emanare una direttiva su di un tema che ha una grande
rilevanza per i lavoratori e per tutti i cittadini europei: i servizi pubblici di interesse generale.
Una scelta questa della petizione, che in sede di esecutivo è stata appoggiata con forza dalle tre
confederazioni italiane, ed è un momento significativo sia per l’iniziativa politica della CES, sia per
l’affermazione di una necessità inderogabile di dare ai servizi pubblici di interesse generale una forte
cornice di regolamentazione che assicuri la continuità della fornitura di servizi e la possibilità di accesso
a tutti. Su questa decisione della CES Nicola Nicolosi, responsabile del Segretariato Europa della Cgil
nazionale, aggiunge: “Da un punto di vista politico è importante che la CES abbia deciso di spingere la
Commissione Europea ad assumere l’iniziativa per una regolamentazione sui servizi di interesse generale,
superando così una lunga fase di stallo, consumata dagli organismi comunitari tra libri bianchi e rapporti
senza nessuno sbocco politico. Quindi Nicolosi aggiunge: “Anche alla luce della tormentata vicenda della
direttiva sui servizi nel mercato interno è fondamentale che ci sia una norma che definisca un quadro
certo di regolamentazione privo di ambiguità e che riconosca e tuteli questo tipo di servizi che sono di
vitale interesse per tutti i cittadini che hanno una influenza decisiva sulla qualità della vita e che sono
essenziali per la coesione sociale, economica e regionale dell’Europa.”
La campagna della raccolta delle firme è quindi iniziata (anche con iniziative di carattere unitario con
Cisl e Uil, con l’impegno verso un tema così rilevante, come è rilevante l’obiettivo della Ces: un milione
di firme. Per aderire basta collegarsi al sito della Cgil e ciccare sul rettangolo che pubblicizza l’iniziativa
della petizione.
PETIZIONE EUROPEA
PER SERVIZI PUBBLICI DI ALTA QUALITA’
UNITI, NOI CHIEDIAMO SERVIZI PUBBLICI CHE RISPONDANO ALLE ESIGENZE DELLA POPOLAZIONE
E CHIEDIAMO ALLA COMMISSIONE EUROPEA DI ANDARE AVANTI CON LA LEGISLAZIONE
I servizi pubblici sono essenziali in Europa per la coesione sociale, economica e regionale. Questi servizi
devono essere di alta qualità e accessibili a tutti. Fino a questo momento, le uniche opzioni avanzate
per lo sviluppo dei servizi pubblici sono state la privatizzazione e la liberalizzazione (particolarmente in
settori come l’Energia, le Poste e le Telecomunicazioni). E’ tempo di trovare soluzioni diverse!
Per questo chiediamo alla Commissione di proporre una legislazione europea sui servizi pubblici, così
definita:
che dia priorità all’interesse generale proprio dei servizi pubblici;
che garantisca la possibilità per tutti di accedere ai servizi pubblici;
che rafforzi i servizi pubblici, in modo che siano garantiti i diritti dei cittadini;
che garantisca una migliore certezza giuridica, che consenta lo sviluppo della missione di servizi pubblici
essenziali;
che dia ai servizi pubblici una solida base legale perché siano immuni dagli attacchi ideologici dei
sostenitori del libero mercato
Numero undici - 24 luglio 2007
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PETIZIONE EUROPEA
PER SERVIZI PUBBLICI
DI ALTA QUALITA’
UNITI, NOI CHIEDIAMO SERVIZI
PUBBLICI CHE RISPONDANO
ALLE ESIGENZE DELLA
POPOLAZIONE E CHIEDIAMO
ALLA COMMISSIONE EUROPEA
DI ANDARE AVANTI CON LA
LEGISLAZIONE
I servizi pubblici sono essenziali in Europa
per la coesione sociale, economica e
regionale. Questi servizi devono essere di
alta qualità e accessibili a tutti. Fino a
questo momento, le uniche opzioni
avanzate per lo sviluppo dei servizi
pubblici sono state la privatizzazione e la
liberalizzazione (particolarmente in settori
come l’Energia, le Poste e le
Telecomunicazioni). E’ tempo di trovare
soluzioni diverse!
Per questo chiediamo alla Commissione di
proporre una legislazione europea sui
servizi pubblici, così definita:
che dia priorità all’interesse generale
proprio dei servizi pubblici;
che garantisca la possibilità per tutti di
accedere ai servizi pubblici;
che rafforzi i servizi pubblici, in modo
che siano garantiti i diritti dei cittadini;
che garantisca una migliore certezza
giuridica, che consenta lo sviluppo della
missione di servizi pubblici essenziali;
che dia ai servizi pubblici una solida base
legale perché siano immuni dagli attacchi
ideologici dei sostenitori del libero mercato
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Diritti umani e tratta di donne e giovani in Europa
Toolkit educativo per insegnanti e studenti
E' disponibile on-line nella sezione 'Attività di Ricerca / Progetto Daphne' del sito internet del Centro
diritti umani dell'Università di Padova la versione elettronica del realizzato nell'ambito del Progetto
Daphne "Human Rights and Trafficking in Women and Young People. An Educational Toolkit for Teachers
and Students' (Daphne Project 2005-1286-WY). Il Progetto Human Rights and Trafficking in Women
and Young People. An Educational Toolkit for Teachers and Students è finanziato dalla Commissione
Europea, Direzione Generale Giustizia, Libertà e Sicurezza, (nel quadro del Programma Daphne Il Decisione No 803/2004/EC del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 Aprile 2004, di
azione comunitaria, istituito per prevenire e combattere la violenza contro i bambini, i giovani e le donne
e per proteggere le vittime e i gruppi a rischio) e dalla Regione Veneto. Il Progetto è realizzato dal
Centro Interdipartimentale di ricerca e servizi sui diritti della persona e dei popoli dell’Università di Padova
(Italia) in partnership con l’Istituto Ludwig Boltzmann per i diritti umani (BIM) di Vienna, (Austria)
l’Associazione Diritti Umani-Sviluppo Umano (ADUSU) di Padova (Italia) e la Fondazione “La Strada”
(Foundation against Trafficking in Women) di Varsavia (Polonia) . Coordinatrice del Progetto è Paola
Degani in collaborazione con Cinzia Clemente.
Obiettivo del Progetto è quello di informare e di sensibilizzare gli insegnanti e gli studenti delle scuole
secondarie superiori sul tema dei diritti umani e della tratta di persone a scopo di sfruttamento sessuale
attraverso la produzione di un pacchetto educativo (Toolkit) composto di diversi materiali di tipo informativo
e metodologico. Il pacchetto si propone agli insegnanti come uno strumento utile ad acquisire le
conoscenze di base per stimolare negli studenti una diversa consapevolezza sul tema della tratta di
persone a scopo di sfruttamento sessuale. Il Progetto fornisce anche un’opportunità per costruire un
modello educativo nel sistema scolastico e per esplorare il fenomeno da una prospettiva diritti umani
nel quadro di un approccio olistico ed integrato. Il Toolkit è prodotto in formato cartaceo ed elettronico
in versione integrale in italiano, polacco e tedesco. Parte dei materiali prodotti è disponibile anche in
lingua inglese nella sola versione elettronica. Le versioni eletroniche sono scaricabili nei siti dai partners
del ProgettoIl Progetto è stato sviluppato in Austria, Italia e Polonia attraverso una serie di Attività quali:
un’indagine sui materiali didattici già disponibili nei tre paesi in materia di tratta, alcuni seminari con
docenti della scuola secondaria superiore sviluppati a livello nazionale, una serie di interviste con soggetti
che a diverso livello si occupano della tratta nei tre paesi (ONG, polizia, giudici, operatori sociali,
avvocati…). I beneficiari diretti del Progetto sono donne e giovani che sono vittime o potenziali vittime
di tratta a scopo di sfruttamento sessuale. Le attività di sensibilizzazione possono infatti svolgere
un’importante funzione di prevenzione. I beneficiari indiretti sono tutte le vittime di traffico, indipendentemente
dalla natura dello sfruttamento, dall’età e dal genere della vittima.
I componenti del Toolkit
o Manuale per insegnanti: analizza, utilizzando l’approccio diritti umani, il fenomeno della tratta di
donne e di giovani in modo particolare a scopo di sfruttamento sessuale nel contesto europeo facendo
riferimento alle molteplici implicazioni che il fenomeno comporta e al ruolo fondamentale che riveste
oggi l’Unione Europea nella lotta contro le nuove forme di sfruttamento.
o Guida metodologica: fornisce l’approccio metodologico e alcuni suggerimenti utili riguardo le Attività
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didattiche ed i workshops da realizzare con gli studenti durante le lezioni in tema di diritti umani e tratta
di persone. Permette di sviluppare sia attività di tipo individuale che di gruppo.
o Panoramica sulla situazione nazionale (Rapporto nazionale su Italia, Austria, Polonia): analizza
sinteticamente in chiave evolutiva le caratteristiche della tratta a livello nazionale facendo riferimento
ai caratteri più importanti e significativi del fenomeno. Scopo di questo componente è quello di fornire
gli elementi per una conoscenza di base anche alla luce delle politiche e della legislazione interna in
materia. Il Rapporto Nazionale tiene conto anche delle interviste condotte nei tre paesi con testimoni
privilegiati.
o Codice internazionale: contiene i principali strumenti sui diritti umani in materia di tratta di persone
a livello internazionale e regionale preceduti da una breve introduzione esplicativa. Il Codice propone
sia norme di carattere vincolante (convenzioni, trattati, protocolli…), sia documenti di carattere
raccomandatorio.
o Libretto per studenti (I diritti umani sono per tutti): è uno strumento orientato alla comunicazione,
volto a sensibilizzare i ragazzi sul legame diritti umani e tratta. Il Libretto intende fornire spunti per il
confronto e per la discussione.
o Approfondimenti: elenca alcune attività e progetti in materia di tratta a scopo di sfruttamento
sessuale sviluppati da ONG, enti locali, istituti o centri di ricerca nei singoli paesi. Contiene una bibliografia
e una lista di siti web da consultare allo scopo di favorire eventuali approfondimenti da parte dell’insegnante.
Il Toolkit è disponibile in versione integrale in tedesco, italiano e polacco e in una versione ridotta in
inglese al seguente indirizzo: http://centrodirittiumani.unipd.it/a_attivita/daphne.asp? menu.attivita
Flessicurezza: la Commissione europea pubblica una comunicazione sul
tema
La Commissione propone la definizione di alcuni principi comuni in materia di flessicurezza: le strategie
di flessicurezza prevedono contemporaneamente accordi contrattuali flessibili e affidabili, politiche attive
del mercato del lavoro, strategie globali di apprendimento permanente e sistemi moderni di previdenza
sociale atti a garantire un adeguato sostegno al reddito nei periodi di disoccupazione.
Per la commissione europea “flessibilità significa assicurare che i lavoratori possano trovare e cambiare
facilmente lavoro; il concetto comprende sia la flessicurezza esterna (da un'impresa all'altra) che quella
interna (nell'ambito di una stessa impresa). La sicurezza non riguarda soltanto i lavoratori ma anche le
imprese: migliorare le competenze dei lavoratori è anche fonte di maggiore sicurezza e di vantaggi per
i datori di lavoro. La flessibilità e la sicurezza possono rafforzarsi reciprocamente.”
La comunicazione – preceduta da una consultazione - identifica otto principi comuni, quali punti di
riferimento sui quali gli Stati membri dovrebbero trovare un accordo:
1.
rafforzamento dell'attuazione della strategia per la crescita e l'occupazione e consolidamento del
modello sociale europeo;
2.
equilibrio tra diritti e responsabilità;
3.
adattamento della flessicurezza alle diverse circostanze, esigenze e sfide che gli Stati membri si
trovano ad affrontare;
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4.
riduzione del divario tra coloro che hanno un'occupazione atipica, a volte precaria, e coloro che
hanno un'occupazione permanente a tempo pieno;
5.
sviluppo della flessicurezza interna e esterna, aiutando i lavoratori a progredire nella carriera sia
all'interno dell'impresa che attraverso il mercato del lavoro;
6.
sostegno alla parità tra i sessi e promozione delle pari opportunità per tutti;
7.
definizione di un insieme equilibrato di politiche che promuova un clima di fiducia tra le parti
sociali, le autorità pubbliche e gli altri interessati;
8.
equa distribuzione dei costi e benefici derivanti dalle politiche di flessicurezza e contribuzione a
politiche di bilancio sane e finanziariamente sostenibili.
Sulla base di esperienze e strategie reali maturate negli Stati membri -analizzate da un gruppo di esperti
sulla flessicurezza (il cui relatore era il prof. Ton Wilthagen) .- la comunicazione presenta inoltre quattro
"percorsi" tipici, atti a consentire agli Stati membri di sviluppare strategie di flessicurezza.
Per la Commissione europea (sostenendo, ad esempio, iniziative di formazione a livello aziendale,
programmi di apprendimento permanente o incoraggiando l'imprenditorialità) i Fondi strutturali communitari
2007-2013 - e in particolare il Fondo sociale europeo - possono contribuire in modo significativo agli
aspetti finanziari della flessicurezza.
La Commissione incoraggia gli Stati membri a collaborare con le parti sociali al fine di includere la loro
concezione di flessicurezza nei programmi nazionali di riforma facenti capo alla Strategia per la crescita
e l'occupazione.
Silvana Paruolo - Segretariato Europa Cgil
NOTIZIE
Migranti: gli Stati membri richiamati ai loro obblighi secondo il diritto internazionale
La rete euromediterranea dei diritti umani, che comprende 70 associazioni di difesa dei diritti umani dei
paesi del processo di Barcellona (Unione europea e paesi rivieraschi del Mediterraneo) esprime la propria
preoccupazione a proposito del trattamento riservato da taluni Stati membri ai naufraghi di imbarcazioni
di fortuna e, su questa linea, riprende l'argomentazione di una relazione di analisi del CIR (Consiglio
italiano dei rifugiati). Questo documento analizzala situazione in modo dettagliato e argomentato, tenendo
conto del diritto internazionale e in particolare di quello marittimo
e richiama gli Stati ai loro doveri.
Notiziario del Segretariato Europa
Il CIR si dichiara molto preoccupato per “l'atteggiamento di alcuni
della Cgil nazionale
Stati, specialmente la Libia e Malta”, le cui pratiche “mettono in
pericolo la vita” di persone “in situazione di emergenza in mare”.
Corso Italia 25 - 00198 Roma Italia
Il CIR insiste sulla “necessità di proteggere l'integrità della tradizione
tel. +39 06 8476328
marittima (osservata)” e l'impegno assunto nel diritto internazionale
fax +39 06 8476321
marittimo di ricercare e di soccorrere le persone in situazione di
e-mail: [email protected]
emergenza. Per l'organizzazione, “esiste un bisogno urgente di
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definire con maggior precisione le condizioni in cui gli Stati membri
Redazione a cura di:
sono costretti ad assumere i loro doveri agli effetti del diritto
Giulia Barbucci, Monica Ceremigna,
marittimo e sulla sorte da riservare alle persone che chiedono l'asilo”.
Antonio Morandi, Nicola Nicolosi
La Commissione europea è direttamente interpellata affinché
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approfondisca la legislazione in questa materia ed apra un dialogo con gli Stati che non costeggiano il
Mediterraneo, per coinvolgerli nella cooperazione e a stabilire un fondo per compensare i costi imposti
alle navi dalle operazioni di salvataggio di naufraghi. Il Parlamento europeo è invitato ad operare pressioni
in questo senso.
UE / economia: esame per la situazione economica dei paesi candidati potenziali
La Commissione pubblica una relazione che esamina le prestazioni economiche e di bilancio dei paesi
potenzialmente candidati all'UE. L'azione simile a quella attuata dal 2001 per i candidati con programmi
economici di pre adesione permette di valutare le politiche a medio termine necessarie per una adesione
futura. L'analisi della DG eco-fin riguarda obiettivi per le finanze pubbliche e le riforme strutturali per il
2006/08 in Albania, Bosnia, Montenegro e Serbia.
In base alle informazioni dei programmi trasmessi dai 4 paesi a dicembre è chiaro che il ricupero
economico per integrarli nell'UE richiederà tempo, afferma la Commissione che ritiene che le politiche
da attuare dovranno comportare l'aumento delle capacità amministrative. Globalmente i paesi prevedono
la continuazione nel 2007 e 2008 della crescita del 7% in Serbia (6,8% quest'anno) e non sono previsti
mutamenti per i sistemi monetari operanti.
Per la Commissione le prospettive macroeconomiche presentate paiono fattibili anche se non vi sono
dettagli in certi casi. Al livello di bilancio i programmi di Albania, Montenegro e Serbia sono coerenti e
mirano a continuare a consolidare le finanze pubbliche. Il programma di Belgrado ritenuto completo e
ambizioso anticipa un calo delle spese rispetto al PIL e un equilibrato bilancio per il 2008. Le spese
pubbliche diminuiranno in Montenegro con un leggero eccedente di bilancio. In Albania le previsioni
prevedono und deficit del 5% circa e del 4% il prossimo anno. La Bosnia non ha fornito dati consolidati
di bilancio.
Per le riforme strutturali i programmi evidenziano i mutamenti nel settore delle imprese, finanziario, nel
mercato del lavoro e nella pubblica amministrazione. Le agenda di riforma proposte spesso sono imprecise
e l'impatto delle misure sulle finanze pubbliche è poco chiaro, afferma la Commissione.
Il documento della DC Eco fin è disponibile in internet http://ec.europa.eu/economy_finance/index_en.htm
Partenariato sindacale italo-bulgaro per rafforzare la dimensione europea
del sindacato e delle relazioni industriali
L’Ires-CGIL, insieme alla Confederazione del Lavoro bulgara PODKREPA e
all’istituto sindacale europeo della CISL, il SINDNOVA, si avvia alla conclusione
di un progetto europeo finalizzato alla formazione dei quadri nazionali e
aziendali del sindacato bulgaro.
Si tratta di un progetto finanziato dalla Commissione Europea (VP/2006/003),
finalizzato specificamente al sostegno di attività di livello transnazionale
che abbiano l’obiettivo di: a) favorire lo scambio di esperienze e di conoscenza
in materia sindacale e delle relazioni industriali fra le organizzazioni di rappresentanza dei lavoratori dei
paesi membri e/o candidati dell’UE; b) sostenere la formazione dei rappresentanti dei lavoratori presso
imprese multinazionali operanti in più di uno Stato membro; c) coinvolgere la partecipazione dei
rappresentanti delle parti sociali dei nuovi stati membri e dei paesi candidati.
Il progetto è nato dalla collaborazione e dall’amicizia fra le strutture sindacali dei due paesi, quando
la Bulgaria non è era ancora entrata nell’UE. Il titolo del progetto è Training the Bulgarian workers to
the information and consultation rights (“Train.Bul.Part.”).
La sua finalità si iscrive nell’ambito delle iniziative con le quali il sindacalismo internazionale intende
contrastare le conseguenze socialmente più insidiose della globalizzazione dei mercati e delle imprese.
I sindacati europei, reduci dal recente congresso della loro confederazione (CES) a Siviglia, sono sempre
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più consci della necessità di adeguare le forme della loro rappresentanza alle nuove sfide della
globalizzazione.
Il sindacato europeo ha sempre posto l'esigenza di accompagnare la costruzione dell'Europa economica
e monetaria con quella sociale e politica. Importanti passi in avanti sono stati fatti. La Confederazione
Europea dei Sindacati invita a non abbassare la guardia e a suonare, dove possibile, tutti i tasti oggi a
disposizione per istituire nuovi presidi sindacali e negoziali nelle grandi imprese che operano nel nostro
continente: i Comitati Aziendali Europei, la Società Europea, il dialogo sociale di settore, gli accordi
transfrontalieri, le politiche di coordinamento contrattuale in seno alle grandi federazioni europee di
categoria.
E’ in questa prospettiva che abbiamo inteso impostare e realizzare il nostro progetto di collaborazione
fra sindacati italiani e sindacati bulgari. Rafforzare la conoscenza ed i rapporti al fine di preparare e
favorire lo sviluppo di una dimensione sempre più europea e sopranazionale dei diritti sociali e delle
relazioni industriali nel nostro continente.
Il nostro sforzo si è concretizzato nell’organizzazione di tre moduli formativi, della durata di un giorno
e mezzo ciascuno, nel corso dei quali – con l’ausilio di docenti ed esperti – abbiamo comparativamente
affrontato alcuni argomenti di obiettivo interesse sindacale, legati all’acquisizione e all’esercizio dei diritti
di informazione e consultazione nelle imprese. Ai corsi ha preso parte un’ampia ed autorevole rappresentanza
di dirigenti e funzionari del PODKREPA: segretari confederali e di categoria, responsabili di dipartimenti,
delegati sindacali presso aziende multinazionali presenti in Bulgaria (Miroglio, Solvay, Nestlé, Jacob
Souchard, InBev). Non meno di 30 partecipanti a ciascun modulo.
I tre moduli si sono svolti fra marzo e giugno, ed hanno riguardato principalmente tre argomenti:
1)
I diritti di informazione, consultazione e partecipazione nel diritto comunitario del lavoro e nella
prassi dei paesi che compongono l’UE.
2)
Il ruolo e le prerogative delle rappresentanze collettive dei lavoratori in materia di salute e
sicurezza nei luoghi di lavoro;
3)
Le politiche organizzative per mantenere ed ampliare la sindacalizzazione e le presenza sindacale
nei luoghi di lavoro
Tre moduli, in tutto, articolati in una quindicina di relazioni tematiche ad opera di esperti italiani e bulgari,
fra i quali vogliamo ricordare: la Prof.ssa Eugenia Spassova, direttrice dell’istituto per la ricerca sociale
e sindacale del Podkrepa, Vladimir Boiadjev, esperto e consulente socio-economico del Podkrepa; il Dott.
Vassil Voynov, sottosegretario del Ministero del Lavoro bulgaro, il dott. Jivko Asparuhov, della Direzione
Generale degli Ispettorati del lavoro. E poi gli esperti italiani: il Dott. Salvo Leonardi (coordinatore del
progetto), ricercatore dell’IRES-CGIL, Claudio Stanzani, Direttore della Social Dialogue Agency (SDA)
della Confederazione Sindacale Europea (CES), Diego Alhaique e Italo Stellon (CGIL), Orietta Raghetti
(Sindnova-CISL), Daniele Di Nunzio (IRES).
Un ruolo fondamentale alla riuscita del progetto lo ha fin qui avuto Vesselin Mitov, della Segreteria
Confederale del PODKREPA, con la delega per l’Europa e gli affari internazionali.
A conclusione dell’intero progetto formativo, prevediamo l’organizzazione di una tavola rotonda
internazionale, che si terrà a Sofia il 19 ottobre 2007, e alla quale prenderanno parte dirigenti sindacali
italiani e bulgari, e alla quale è attesa un’alta rappresentanza del Ministero del lavoro bulgaro. In
quell’occasione prevediamo di dibattere i temi già oggetto degli interventi formativi, in una prospettiva
sindacale di livello europeo, finalizzata al potenziamento del dialogo sociale e delle relazioni industriali
europee, con particolare riguardo:
·
al rafforzamento della co-operazione transnazionale fra organismi sindacali di informazione,
consultazione e partecipazione;
·
alla diffusione e al consolidamento dell’esperienza dei CAE, ma anche degli altri istituti/organismi
partecipativi previsti dalla legislazione comunitaria;
·
allo sviluppo – in prospettiva – di una contrattazione collettiva di livello sopranazionale.
Salvo Leonardi – Ires Cgil
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N. 11 (24 luglio) - Filtea-Cgil Federazione Italiana Lavoratori Tessili