Università degli Studi di Padova
Dipartimento di Studi Linguistici e Letterari
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SCUOLA DI DOTTORATO DI RICERCA IN SCIENZE LINGUISTICHE,
FILOLOGICHE E LETTERARIE
INDIRIZZO DI ROMANISTICA
CICLO XXV
Il Liber de hedificatione urbis Phatolomie
di Giovanni da Nono: edizione critica e
studio
Direttore della Scuola: Ch.mo Prof. Rosanna Benacchio
Coordinatore d’indirizzo: Ch.mo Prof. Gianfelice Peron
Supervisore: Ch.mo Prof. Giosuè Lachin
Dottorando: Nicola Ballestrin
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Introduzione
Le opere per le quali è conosciuto il giudice padovano Giovanni da Nono 1 sono tre, e paiono
formare una trilogia compatta che talvolta è chiamata Cronica dai codici che le trasmettono tutte.
Esse si presentano sempre in quest’ordine: De hedificatione urbis Phatolomie, una sorta di breve
romanzo in lingua latina che narra la fondazione di una proto-Padova prima della guerra di Troia e
la guerra tra un suo re e un re dei Tartari; Visio Egidij regis Patavie, una descrizione della città di
Padova inserita in una cornice romanzesca che si rifà al filone attilano; e De generatione aliquorum
civium urbis Padue tam nobilium quam ignobilium, un’opera cronachistica sulle maggiori casate
nobiliari cittadine2. Questa terna di opere ebbe una fortuna larghissima la cui storia è esposta
eccellentemente dal Fabris nell’introduzione alla sua edizione della Visio e che ci si limita a
riassumere in maniera molto sommaria: la grande diffusione delle opere del da Nono comincia
almeno alla fine del Trecento, come testimonia nel 1434 Giovan Francesco Capodilista all’inizio del
suo De viris illustribus familiae Transelgardorum Forzatè et Capitis Listae 3, e continua fino almeno
al Seicento; esse furono inoltre utilizzate come fonte d’informazioni da una grande quantità di
cronisti successivi, a cominciare dallo pseudo-Ongarello, i quali dall’alto degli avanzamenti nelle
conoscenze e del mutamento nella stessa concezione della Storia che segue l’Umanesimo non
mancavano di screditare l’autore della cronaca mentre la saccheggiavano4.
La fisionomia culturale di Giovanni da Nono è stata da tempo sufficientemente descritta. Già
Rajna, che fu per così dire il suo primo biografo e divulgatore delle sue opere presso un pubblico
più largo rispetto a quello degli «eruditi di cose patrie» padovani, lo dice «credulo, per nulla
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Per una biografia del da Nono, immatricolato nel Collegio dei giudici di Padova nel 1306 e morto nel 1346, e per
una ricca serie di dati sullo stesso, cfr. ZABBIA 2001. Una data di nascita nel periodo 1270-1280 è ipotizzata da
RAJNA 1875. Lo studioso stesso avverte che l’ipotesi è costruita su una serie di congetture tale da renderla poco
affidabile (p. 164). FABRIS 1932-39 contiene maggiori informazioni sulle date anagrafiche del da Nono, e osserva
che per l’immatricolazione al Collegio era necessario aver compiuto il ventesimo anno d’età e almeno sei anni di
studi all’estero: con questo si arriva a porre un terminus ante quem abbastanza sicuro al 1280 per la nascita.
Basandosi su altri ragionamenti Fabris è pronto ad alzare la data di nascita fino al 1260, ma le sue ipotesi non
paiono condivisibili.
Dei tre testi il più studiato, e quello che più ebbe fortuna fin dall’inizio, è il De generatione, ed è edito in CIOLA
1984, una tesi di laurea non facilmente consultabile. È stato spesso citato, e utilizzato in numerosi studi, dei quali i
principali sono RAJNA 1875, GORRA 1887, e HYDE 1986. La Visio Egidij è stata edita da FABRIS 1932-39. Si trova
citata in HYDE 1965-66, FASOLI 1972, BENVENUTI 2009. Il De hedificatione non è mai stato edito finora, né ha
ricevuto studi.
Cfr. la c. 5r° del ms. Padova, Biblioteca Civica, B.P. 954, ora riprodotto in CAPODILISTA 1972, pp. 52, 72. Vi pone
l’attenzione per primo LAZZARINI 1908.
Cfr. FABRIS 1932-39, pp. 36-56. Fabris sostiene che poiché contiene molte informazioni scomode il De generatione
non poté essere pubblicato vivente l’autore, né fu conosciuto prima della fine del Trecento; prova ne sarebbe il fatto
che l’autore della cronachetta nota come pseudo-Favafoschi (per la quale cfr. COLLODO 1977) mostra di non
conoscerlo. Queste ipotesi paiono poco fondate, e piuttosto la grandissima diffusione che ne attesta il Capodilista
nei primi decenni del Quattrocento, e l’antichità di diversi testimoni fanno pensare al contrario che la cronaca fosse
nota già ben prima.
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superiore alla critica dei suoi tempi»; per Fabris era «uomo di modesta cultura e ben lontano dalla
suggestiva foga oratoria di Rolandino, suo predecessore, e dalla cultura letteraria di Albertino, suo
contemporaneo»; e dello stesso avviso è anche Hyde: «malgrado fosse giudice, appare evidente che
possedeva una cultura limitata»5; come lo è d’altronde chiunque abbia avuto modo di studiarne
l’opera. La colpa di Giovanni fu quella di rimanere impermeabile alla rivoluzione culturale che
stavano attuando, attorno a lui e nei suoi stessi luoghi, quegli intellettuali di specie nuova che
gravitavano nel cosiddetto circolo dei preumanisti, o anche solo alle conquiste di cronisti come
Riccobaldo da Ferrara o Giovanni da Cermenate6. Ma il fatto è che il da Nono si muove in un
orizzonte culturale e letterario che sta su un piano totalmente diverso rispetto a costoro che è quello,
se si vuole di stampo più popolare, dei poemi e dei romanzi cavallereschi in lingua di Francia, la cui
moda attecchì e infuriò nel Duecento in territorio veneto, portando in quegli stessi anni alla
produzione autoctona che prende il nome di letteratura francoitaliana 7. Proprio questo aspetto, che
gioca a suo svantaggio se si considera il da Nono un semplice cronista da confrontare con i
preumanisti, può invece renderlo una voce preziosa che può rivelare una componente della cultura
allora presente e vitale, benché di solito difficilmente rappresentabile – basti pensare che degli
autori dei testi francoitaliani si conosce al più il nome, senza riuscire a collegarlo ad alcun
personaggio storico8. Quanto possa essere feconda la ricerca sulle fonti dell’opera del da Nono lo
aveva indicato già, ancora una volta, Rajna, ma il suo invito pare sia stato accolto solo molto
recentemente in un articolo di Peron, che torna ad indagare questi aspetti del De generatione9.
Quest’opera però, per sua caratteristica, raccoglie e avvicina notizie e voci di età differenti: perciò il
quadro che se ne ricava è potenzialmente fuorviante, se lo si vuole riferire ai primi del Trecento. Più
indicativi sono invece la cornice della Visio e il De hedificatione che, essendo frutto di invenzione,
rispecchiano scelte attribuibili con sicurezza al da Nono.
Rapporto tra le opere del da Nono
Delle tre l’opera che ha suscitato il maggiore interesse, fin dai suoi primi lettori, è il De
generatione: questa è sostanzialmente una raccolta di notizie riguardanti un centinaio di famiglie
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Cfr. rispettivamente RAJNA 1875, p. 166; FABRIS 1875, p. 76; e HYDE 1986, p. 43.
Per i preumanisti cfr. almeno BILLANOVICH Gui. 1976, p. 19-110; BILLANOVICH Giu. 1981; per i cronisti non
padovani cfr. ZABBIA 1991, p. 75-122.
Cfr. HOLTUS-WUNDERLI 2005.
Anche dell’Entrée d’Espagne, poema considerato l’espressione più alta della cosiddetta letteratura francoitaliana, si
ignora il nome dell’autore, stavolta per sua espressa volontà, ché rifiuta di dare il proprio nome e dice soltanto di
essere padovano. Cfr. in merito LIMENTANI 1992; e il recente INFURNA 2011. A tal proposito è utile ricordare anche
che fu proposto di riconoscere l’autore dell’Entrée proprio in Giovanni da Nono: l’ipotesi è facilmente confutabile,
nondimeno mostra quanto vicino culturalmente a quest’ambiente egli vada considerato. Cfr. MANDACH 1987.
Cfr. RAJNA 1875, p. 162; PERON 2001.
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padovane dell’epoca del da Nono, delle quali fornisce la genealogia e informazioni sull’antichità
della nobiltà e della fortuna, soprattutto pecuniaria, oltre a descrizioni degli esponenti principali che
spesso sfociano nel pettegolezzo. Un’opera di questo genere fu di estremo interesse per le famiglie
nobili, che esprimevano la classe intellettuale cittadina, e rimane preziosa fino ai nostri giorni
perché permette di ricostruire a volte minuziosamente la società che descrive.
Per queste ragioni spesso si identifica il solo De generatione con l’intera trilogia di opere
danoniane, e a causa del tipo interesse che esso suscita è denominato «cronaca» (s’è visto, fin dai
testimoni) e il da Nono è chiamato «cronista». Tuttavia il De generatione non ha l’aspetto né la
struttura di una cronaca, né tantomeno ce l’ha la trilogia nel suo complesso: le informazioni non
sono organizzate in ordine cronologico, e il testo è suddiviso in capitoli dedicati ciascuno ad una
famiglia di cui l’opera va a formare un catalogo.
Rispetto al De generatione le altre due opere hanno una funzione ancillare, e preparano lo
scenario nel quale si articolano le vicende delle famiglie, dando a prima vista alla trilogia una
struttura inedita. Hyde prima e Fasoli poi inquadrano però la trilogia del da Nono nel genere delle
descrizioni di città, dimostrando che questa struttura è perfettamente tradizionale 10. Specialmente
nel secondo studio si insiste nell’inscrivere l’opera danoniana nella tipologia delle Laudes
civitatum. Fasoli mostra come il primo esponente, il Versum de Mediolano civitate della metà del
sec. VIII, si conforma ai precetti di un trattato tardo-antico di retorica del quale un manoscritto
lombardo dello stesso sec. VIII ci ha conservato proprio un frammento contenente l’indicazione dei
punti di cui devono trattare gli scritti in lode delle città. Il frammento in questione che si riporta
integralmente in nota, divide la laus civitatis in tre punti: nel primo si devono trattare le origini della
città e il suo fondatore vero o immaginario; nel secondo descrivere le mura; e nel terzo la fertilità
dei campi, l’abbondanza delle sorgenti e i costumi dei cittadini, e specialmente se ci sono molti
nobili, che con la loro gloria illuminano la città11.
Questa la traccia su cui si articolano le lodi delle città dal Versum milanese in poi: e come si vede
10 Cfr. HYDE 1965-1966, pp. 330-332; FASOLI 1972. Il secondo studio pare prendere le mosse dai dati che si trovano
nel primo, e ne è una risistemazione e una focalizzazione sul versante italiano delle descrizioni cittadine, come
lascia intendere a più riprese la studiosa stessa.
11 Il passo, citato anche in HYDE 1965-66 a p. 312, è edito in HALM 1863, pp. 587-88; lo si riporta così come si trova
in FASOLI 1972, p. 13: «De laudibus urbium. Urbium laudem primum conditoris dignitas ornat idque aut ad
homines inlustres pertinet aut etiam ad deos, ut Athenas a Minerva dicitur constitutas: et ne fabulosa potius quam
vera videantur. Secundus est de specie moenium locus et situs, qui aut terrenus est aut maritimus et in monte vel in
piano: tertius de fecunditate agrorum, largitate fontium, moribus incolarum: tum de his ornamentis, quae postea
accesserint, aut felicitate, si res sponte ortae sint et prolatae aut virtute et armis et bello propagatae. Laudamus etiam
illud, si ea civitas habuerit plurimus nobiles viros, quorum gloris lucem praebeat universis. Solemus et a finitimi
civitatibus laudem mutuari, si aut maiores sumus, ut alios protegamus, aut si minores, ut luce finitimae luminemur.
In his quoque faciemus breviter compartionem. […]» (segue un capitolo sulle similitudini).
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la struttura delle tre opere di Giovanni da Nono vi corrisponde alla perfezione. Solo, l’accostamento
non è immediato, perché solitamente le Laudes civitatum sono opere unitarie in versi, e di stampo
spiccatamente encomiastico12; e invece la laus Padue del da Nono si articola in ben tre distinte
opere di carattere l’una totalmente diverso dall’altra. Questo fatto è abbastanza sorprendente, perché
se il da Nono avesse voluto scrivere una lode della propria città secondo i canoni di questo genere,
appare strano che egli non l’abbia strutturata in questa maniera fin dall’inizio. La spiegazione per
questa singolarità si può trovare osservando un elemento che era sfuggito a Hyde e a Fasoli:
entrambi chiamano la trilogia del da Nono col titolo Liber ludi Fortune, lo Hyde sostenendo che in
alcuni manoscritti è così che è chiamato l’insieme delle tre opere, la Fasoli con tutta probabilità
fidandosi di questa notizia13, ma ciò non corrisponde a verità. È vero che si trova nei manoscritti un
titolo riconducibile a Liber ludi Fortune, ma esso è posto all’inizio della Visio, la seconda opera in
ordine di comparizione, e si riferisce a Visio e De generatione: la rubrica, come la si trova nel
manoscritto di S. Daniele del Friuli che in quest’edizione si indica con la sigla F, è la seguente:
Incipit liber ludi Fortune et primo de vixione Egibdij regis Pathavie quomodo habuit super
ilam ·14
La Visio è indicata come libro primo del Liber ludi Fortune (non altrimenti si può intendere quel
«et primo» giacché l’operetta non è suddivisa ulteriormente al proprio interno in libri, come invece
lo sono le altre due opere), mentre il De generatione è indicato come secondo:
Incipit liber secundus de generatione aliquorum civium urbis Padue tan nobilium quam
ingnobilium. Et primo de ipsorum moribus ·15
Il De hedificatione invece presenta una rubrica iniziale che non dice nulla delle altre due opere, e
menziona sì un «libro primo», ma intende il primo dei cinque libri nei quali è suddivisa l’operetta:
Incipit liber primus de hedificatione urbis Phatolomie ad montem Braycidanum idest ad
montem Rubeum16
Eppure, la corrispondenza delle tre opere ai tre punti prescritti dal trattato di retorica di cui sopra
non è un’illusione, e l’unità della trilogia sembra conformarsi alle intenzioni dell’autore, dal
momento che il De hedificatione si apre con un capitolo proemiale in cui, stando a Fabris, egli
12 Oltre al Versum milanese, è in versi anche il Versus de Verona, appena successivo a quello, la Urbis mutinensis
descriptio del sec. IX, il Liber pergaminus degli inizi del sec. XII e il De laude civitatis Laude della metà del secolo
seguente, cfr. FASOLI 1972
13 Cfr. HYDE 1965-66, p. 331; FASOLI p. 36.
14 San Daniele del Friuli, Biblioteca civica Guarneriana, ms. 264, f. 186.
15 Ivi, f. 198.
16 Ivi, f. 168.
6
accenna ad altre opere incentrate sulla storia di Padova e di Verona17:
Patencius ego, Johannes de progenie dominorum a Naone, in literali ‹forma› tema
componere laboravi; nova etiam gesta Padue Catulique Verone, et mistim alliorum, iuxta
posse conscribam18.
Ciò che deve significare la divisione interna che accorpa col nome di Liber ludi Fortune le
seconde due opere, allora, è che la trilogia non sia stata progettata come tale fin da principio: che
Visio e De generatione formino come un nocciolo di concezione anteriore, al quale solo in un
secondo momento fu aggiunto il De hedificatione. L’ipotesi trova conferma nell’analisi della
cornice romanzesca in cui è inserita la Visio, e nello stesso tempo ne spiega l’esistenza altrimenti
poco sensata.
La Visio infatti è una descrizione della Padova d’inizio Trecento inserita in una cornice
romanzesca che si rifà alla prosa francoitaliana chiamata Estoire d’Atile en Ytaire dal suo editore19.
Protagonista del romanzo attilano è un re di Padova chiamato Egidio, che organizza la resistenza
locale allorché Attila re degli Ungari cala sulla «Lombardia» con propositi di conquista: dopo
lunghe lotte e distruzioni delle città da Aquileia alla stessa Padova Egidio è costretto a ripiegare a
Rimini dove alla fine Attila, indotto da una profezia sulla propria morte, si introduce sotto mentite
spoglie al fine di ucciderlo, ma è da quello scoperto e ucciso; Egidio però non tornerà più nella sua
Padova ormai distrutta dai terribili barbari, perché dopo appena un mese morirà anch’egli. La Visio
di Giovanni da Nono esordisce proprio con l’immagine di Egidio esiliato a Rimini che si dispera per
l’impossibilità di rivedere la propria città: alla sua preghiera disperata, Dio risponde mandandogli
un angelo che gli conferma che non tornerà mai più a Padova, ma lo consola assicurandogli la
beatitudine eterna, e gli consegna un libro in cui stanno scritte tutte le vicissitudini che subiranno la
città ricostruita e i suoi cittadini fino all’epoca di Ezzelino, dopo la quale finalmente essa acquisirà
lo splendore che merita; richiesto allora dal commosso Egidio, l’angelo gli descrive la città e i suoi
monumenti come saranno all’inizio del Trecento 20. Nella Visio dunque l’introduzione romanzesca
appare quasi come un espediente narrativo superfluo, mentre il vero fine dell’operetta sarebbe la
sola descrizione della città: lo stesso Fabris che la pubblicò non si sforza molto di giustificarne
l’esistenza, e piuttosto sembra giudicarla come una stramberia dell’autore, un tocco di colore tanto
17 Cfr. FABRIS 1932-39, pp. 64-65.
18 De hedificatione, ¶I.1.4.
19 BERTOLINI 1976 e 1980. Cfr. anche la scheda di BIANCO 2005 e la recensione a quest’ultimo di FASSANELLIMORLINO 2008. Cfr. inoltre BALLESTRIN 2009 e COLLODO 1973. Dell’Atile si occupano per primi D’ANCONA
1899; BERTONI-FOLIGNO 1906.
20 Cfr. FABRIS 1932-39: l’edizione dellla Visio è alle pagine 139-155; la traduzione alle pagine 403-444.
7
inaspettato nel suo piatto stile quanto inutile ai fini del discorso21.
Invece, la cornice della Visio deve essere ben più funzionale. L’angelo, s’è detto, consegna ad
Egidio un libretto in cui si trovano scritte le «tribulationes» di cui faranno esperienza i padovani
dopo che la città sarà rifondata, non prima dell’anno 490. Giovanni da Nono scrive:
Non renovetur civitas Patavie donec fuerint completi anni 490 a nativitate Christi […] 22
Se i padovani andranno ad abitarci prima di allora, essi saranno puniti da un grande terremoto e
da un’invasione di locuste. Invece dopo quella data la città sarà rifondata («renovabitur civitas
Padue») e comincerà a prosperare. Nobili ed ignobili verranno da lontano per abitarvi e costruirvi
tanti palazzi da farla sembrare un bosco. Ma ci saranno ricadute cicliche, seguite da risollevamenti:
per mano della grande aquila uscita dal nido di Svevia, e poi di Ezzelino III da Romano, e poi di
nuovo Cangrande della Scala. Il riassunto è evidentemente improntato all’immagine della rota
Fortune, che caratterizza la sensibilità del da Nono e dà il nome al Liber costituito da Visio e De
generatione.
Questo tipo di narrazione, fatta di tappe costituite da caduta e rinascita, è comune all’epoca
medievale, ma soprattutto si trova in àmbito padovano in quelle leggende agiografiche che fino a
metà del Duecento suppliscono all’assenza di qualsiasi cronaca laica per la città: in particolare ne
parla diffusamente il De inventione corporis beate Iustine, Innocentium atque sanctorum Lucae
evangelistae et Mattiae apostoli, una leggenda agiografica relativa alla «campagna di scavi» della
quaresima del 1177 e scritto a ridosso del Duecento 23. In quest’operetta, che si conforma all’uso di
altre leggende agiografiche simili, come la Historia inventionis sanctorum Maximi Iuliani Felicitati
et Innocentum, della fine del sec. XI24, il punto di partenza dell’introduzione storica con le origini
della città è sempre la distruzione attilana, un grande trauma, quasi un peccato originale dal quale la
cittadinanza si risolleva inizialmente grazie al favore di Dio, ma nel quale ricade periodicamente per
colpa di grandi eventi negativi: nel De inventione si nominano il recente incendio del 1174 che ha
distrutto i palazzi comunali, dal quale la cittadinanza cerca appunto di riprendersi cercando i corpi
dei santi nel 1177, e prima di quello il grande e terribile terremoto del 1117, ricordato anche nella
legenda danielina come in molte cronache del nord Italia25.
Queste narrazioni sono le uniche, fino alla cronaca di Rolandino, a preoccuparsi di inquadrare
21 Fabris, interessato alla descrizione dei monumenti e alle informazioni che se ne possono trarre, nella sua edizione
addirittura omise di tradurre la cornice.
22 Cfr. FABRIS 1932-39, p. 140.
23 Cfr. TILATTI 1997, p. 318 e seguenti.
24 Cfr. TILATTI 1997, p. 339; DANIELE 1987, pp. 224-9.
25 Cfr. WICKHAM 1992.
8
storicamente la città di Padova nella quale ambientano l’oggetto le loro vicende, ma essendo
racconti di stampo religioso si limitano a dare la storia della fondazione della Padova cristiana, che
è vista come una rifondazione successiva alla distruzione susseguente alla calata dei barbari di
Attila.
La consonanza tra i brevi excursus fondativi di questo tipo di testi e la cornice della Visio è
evidente26, così come è evidente che la concezione della storia cittadina come successione ciclica di
cadute e rinascite è la stessa; e allora la medesima sarà anche la funzione che doveva assolvere nelle
intenzioni del da Nono questa parte dell’opera: quella di racconto di fondazione.
Infatti, se si guarda al solo Liber ludi Fortune tenendo conto del modello di queste narrazioni
agiografiche, si vede che la tripartizione fondazione – descrizione topografica – descrizione degli
abitanti che è delle Laudes civitatum rimane rispettata. È allora più che sensato pensare che
l’attribuzione del titolo ai soli Visio e De generatione rispetti un primo progetto autoriale di
Giovanni da Nono; questa pare anzi l’unica spiegazione possibile. A questa sua prima descriptio
urbis dovette aggiungersi solo successivamente un preambolo di storia antica che trattava la
fondazione materiale della prima Padova: questo spiega la differenza di ambientazione tra il De
hedificatione e le due opere successive, e il fatto che unite tutte e tre assieme esse non formino un
racconto storico organico, ma piuttosto una Storia ad episodi, in cui lo stacco più grande è proprio
tra la prima, che termina appena dopo la guerra di Troia, e la seconda, che comincia alla fine
dell’invasione di Attila.
Sulle cause e i modi di questa aggiunta, se tale fu, si porterà qualche lume analizzando più
approfonditamente il De hedificatione; nel frattempo a partire da quanto appena appurato si può fare
qualche discorso riguardante la datazione relativa delle opere. Se il modello cui si rifaceva Giovanni
da Nono già per la compilazione del Liber ludi Fortune è quello delle Laudes civitatum, va rilevata
comunque, anche sottratto il De hedificatione, una sostanziale differenza rispetto alle Laudes, le
quali sono componimenti unitari, mentre il Liber ludi Fortune è composto di due opere ben
differenti. In particolare, la Visio si basa su una premessa narrativa che pare totalmente aliena al
catalogo famigliare del De generatione.
Quest’ultima è un’opera in tutto autosussistente ed è già dotata di un suo inquadramento storico,
dei passi ricopiati letteralmente dalla cronaca di Rolandino. La sua struttura catalogica è probabile
che le venga dal fatto che essa nasce quasi per emulazione di un’altra opera ora perduta, la
cosiddetta cronaca di Zambono d’Andrea dei Favafoschi, che in versi descriveva parimenti le
26 Anche la presenza in posizione preminente tra i castighi divini annunciati dall’angelo di un «tremorem magnum»
potrebbe richiamare direttamente il terremoto del 1117 di cui parlano questi testi.
9
famiglie notabili padovane, dando di esse una sommaria genealogia27. Un’opera come il De
generatione è di composizione complessa e lunga, ed è da immaginare che Giovanni da Nono vi
lavorasse per diversi anni, raccogliendo e organizzando la grande massa di informazioni,
provenienti da fonti differenti, che la compongono. Con queste premesse appare perfettamente
plausibile che il da Nono, durante la scrittura del De generatione, maturasse a poco a poco l’idea di
andare oltre il suo modello primario costituito dalla cronaca in versi di Zambono d’Andrea, e di
munire questo grande affresco della cittadinanza padovana di una premessa che, dandone
l’ambientazione, lo dotasse di tutt’altra profondità: avendo oramai impostato la struttura del De
generatione, il da Nono compose allora per questo scopo un’altra opera, la Visio, ispirandosi alla
disposizione degli argomenti canonica delle Laudes civitatum, e pubblicò le due opere assieme
come Liber ludi Fortune.
Successivamente, o forse collateralmente, il da Nono confeziona un’altra opera di argomento
padovano, che tratta il tema delle fondazioni. Vedremo tra poco che nel comporre il De
hedificatione egli aveva degli scopi precisi che prescindono dal suo inserimento nella trilogia come
è riportata dai testimoni, mentre il ruolo della Visio pare più decisamente subordinato al De
generatione. È possibile che il De hedificatione non sia direttamente connesso con le altre due
opere, che la trilogia sia, per così dire, posticcia?
La tradizione manoscritta consente di pensare che il De hedificatione abbia avuto una
circolazione indipendente dagli altri due testi 28; l’unico ostacolo all’idea che non si tratti di una
trilogia progettata come tale dall’autore sta nel fatto che, anche nei testimoni che contengono il solo
De hedificatione, il testo si apre con il capitolo proemiale in cui l’autore, nominandosi, sembra
riferirsi anche al Liber ludi Fortune. Se ogni copia del De hedificatione, anche separato dal resto,
contiene un proemio alla trilogia, non c’è dubbio che essa costituisca un unico insieme.
Ma anche questo aspetto andrà forse ridimensionato. Nel capitoletto che introduce il De
hedificatione infatti si legge:
Itaque Sabina fuit regina sapiens, filia Richesanç Herminie regis, Dardanique uxor regis
Euganie sive Patavie, Papie ac Lombardie tocius, que gesta regni Padue in scriptis fecit
redigi. Ex libris Sabine et alijs quedam vulgaris scriptura edita fuit. Patencius ego, Johannes
de progenie dominorum a Naone, in literali ‹forma› tema componere laboravi; nova etiam
27 Cfr. COLLODO 1977; CIOLA 1985.
28 Contengono soltanto il De hedificatione i testimoni DEM, che formano da soli il ramo β dello stemma. Nell’altro
ramo (α) invece i manoscritti contano al loro interno tutte e tre le opere. Similmente vi sono almeno altri tre codici
che testimoniano soltanto le due opere del Liber ludi Fortune: Padova, Biblioteca Universitaria, cod. 2257 (del sec.
XV); Padova, Biblioteca Civica, B.P. 1361/II e B.P. 757 (entrambi del sec. XVII); però non si sa dire nulla sulla
loro posizione in un ipotetico stemma codicum dei due testi dal momento che non si sono studiati in questa sede, né
dunque si può sapere nulla della loro circolazione.
10
gesta Padue Catulique Verone, et mistim alliorum, iuxta posse conscribam. (¶¶I.1.2-4)
che si è tradotto con:
Dunque Sabina fu una saggia regina figlia di Richestanç re d’Armenia e moglie di Dardano
re d’Eugania ossia Patavia, di Pavia e di tutta la Lombardia, la quale fece redigere per
iscritto la storia del regno di Padova. 3Dai libri di Sabina e da altri si diffuse una scrittura
volgare. Io, Giovanni della stirpe dei signori di Naone, m’industriai a comporre più
estesamente il tema in forma letteraria; metterò inoltre per iscritto, per quanto mi sarà
possibile, le nuove storie di Padova e della Verona del Gattino, e d’altri in ordine sparso.
Il riferimento alle «nova gesta» è poco chiaro: si è tradotto «nuove storie», e dovrebbero essere
nuove in confronto alle storie comprese nel De hedificatione, che sono di ambientazione antica, e
dunque ci si aspetterebbe un’opera di stampo appunto storico che si concentri sulla contemporaneità
del da Nono. Il riferimento a Padova e alla Verona di Cangrande (chiamato ironicamente Gattino) fa
pensare ad una storia riguardante la guerra tra i padovani e gli Scaligeri. Ma difficilmente si può far
corrispondere il De generatione, o il Liber ludi Fortune, alla definizione di «nova gesta Padue
Catulique Verone et mistim alliorum»: le due opere contengono sì delle indicazioni storiche, ma ciò
che si trova nel De generatione è copiato spesso alla lettera dalla cronaca di Rolandino, e la parte
contenente informazioni «storiche» della Visio consiste nel riassunto di quanto stava nel libriccino
consegnato dall’angelo, di cui si è già parlato. Esso contiene, è vero, anche dei riferimenti a
Cangrande (anche lì chiamato «Catulus»), ma nell’ottica dell’elenco delle alterne fortune cui andrà
incontro la città di Padova, secondo la successione vulgata di invasori dai tratti demoniaci: Attila –
Ezzelino – Cangrande. L’oggetto del Liber del da Nono è Padova, le sue mura e la sua cittadinanza,
e a fatica si potrebbe dire che si tratti persino di un’opera storica.
Il da Nono parla del De hedificatione al passato: «tema componere laboravi»; mentre parla delle
«nova […] gesta» al futuro: «conscribam». Anche la presenza di «iuxta posse», se in assoluto
andrebbe intesa per una retorica dichiarazione di modestia, accanto al futuro di «conscribam» e alla
vaghezza delle indicazioni sulle altre due opere alimenta il sospetto che Giovanni dica sul serio.
È possibile che il proemio non sia il proemio della trilogia composta di De hedificatione, Visio e
De generatione. Tutti questi indizi potrebbero significare che Giovanni da Nono si riferisse a
tutt’altra opera nel suo proemio, e ancora da scrivere. D’altra parte in più occasioni egli si dimostra
orgogliosamente antiscaligero29, e non è da escludere che nutrisse velleità di storiografo come
l’odiato Mussato.
Il De hedificatione allora potrebbe intendersi per un’opera scritta indipendentemente da Visio e
29 A più riprese si riferisce nella Visio e nel De generatione a Cangrande col nomignolo antifrastico di Gattino. FABRIS
1932-39, p. 60, riferisce che la casata del da Nono nel 1320 aveva combattuto per difendere la città padovana
dall’assedio degli scaligeri.
11
De generatione, e la sua datazione sarà svincolata da quella delle altre due opere. Il riferimento ad
opere ancora da scrivere potrebbe indurre a pensare che il De hedificatione sia stato scritto prima
delle altre due, ma non ci sono altri elementi. L’unico vincolo temporale pare essere la dicitura
«Catuli […] Verona», la Verona di Cangrande. L’insediamento definitivo al potere di Cangrande
data al 1311, con la morte del fratello Alboino, e benché egli ricoprisse la carica di signore di
Verona già dal 1308 assieme al fratello, non sembra opportuno risalire oltre il 1311.
Per il De generatione viene dato il terminus ante quem al 1328, e forse andrà tenuto lo stesso
limite anche per il De hedificatione.
12
Il De hedificatione
Trama
Il De hedificatione è la storia favolosa, divisa dall’autore stesso in cinque libri, della fondazione
di una proto-Padova che cambia diversi nomi: Patolomia all’atto dell’edificazione, poi Patavia, poi
Euganea.
Il primo libro si apre con un proemio in cui l’autore sostiene di rifarsi ad un’opera volgare, tratta
dalle cronache fatte scrivere dalla regina Sabina, moglie del sovrano protagonista dell’opera, e da
altre, alle quali egli ha dato dignità letteraria. La trama inizialmente dà conto della fondazione di
una proto-Padova da parte del greco Palude, figlio maggiore di re Felice figlio a sua volta di re
Teseo. Palude riceve la missione di fondare una città nella zona euganea da una voce divina, mentre
è alla corte che il padre sta tenendo nel giorno dedicato a Giove: obbedisce e fonda la città di
Patolomia, presso l’odierno monte Rosso. La città col passare del tempo cambia nome in Eugania e
poi in Patavia, per volere di Dardano discendente di Palude. Segue una descrizione delle quattro
porte della città, disposte secondo i punti cardinali, e delle statue magiche che Palude colloca sopra
di esse su indicazione di quella voce e delle altre meraviglie della città; a partire dalle porte l’autore
dà anche un quadro dei dominî del re d’Eugania, che si estendevano per tutta Europa e fino alla
Russia e all’Armenia. Subito si arriva all’età di re Dardano, che è il protagonista dell’opera, e il
resto del primo libro è occupato dalla storia del rapimento da parte Marco Novello, figlio di Marco
re di Ravenna, della figlia di Teseo conte da Naone, il progenitore mitico di Giovanni da Nono. Egli
la porta a Rocca Pendice dove è assediato da re Dardano, e dopo una serie di duelli cavallereschi in
cui è vittorioso è battuto da quello e deve arrendersi.
I successivi quattro libri sono occupati dalla storia della guerra che Dardano è costretto a
combattere in Armenia contro Tartaro re dei Tartari. Nel secondo libro il re d’Armenia viene ad
assistere alla corte di Dardano e ne rimane talmente affascinato da decidere di dargli in sposa la sua
unica figlia Sabina. Dardano allora indice una grande corte alla quale tutti i re d’Europa accorrono
per attendere assieme al loro signore l’arrivo di Sabina dall’Armenia, ma dopo un anno ella ancora
non è giunta. Al suo posto arriva un messaggero, Guidenanz, che riferisce che l’Armenia è stata
messa sotto assedio da Tartaro, re dei Tartari, che si oppone al matrimonio perché innamorato
anch’egli di Sabina. Dardano raduna un grande esercito e parte alla volta dell’Armenia dove
arriverà quattro anni dopo, trovandone il re allo stremo delle forze. Sabina, che oltre che bella e
saggia è anche maga, appare per la prima volta per profetizzare a Dardano che re Tartaro resisterà
13
alla prima battaglia ma alla seconda sarà sconfitto. Il libro si chiude con la traversata di un non
meglio specificato fiume d’Armenia, e lo stabilimento del campo di re Dardano.
Il terzo libro narra la prima battaglia tra i due grandi eserciti, e si dipana attraverso duelli
telegrafici e morti di re. L’unica variazione è la vicenda del fortissimo re Cabrino, dell’esercito dei
Tartari, che sconfitto da Dardano tradisce il proprio signore per amore di Sabina, e alla fine è fatto
rinsavire da Tartaro.
Il quarto libro racconta la seconda battaglia di cui parlava Sabina, che lo occupa tutto senza
esaurirsi. Il tocco di colore qui è dato da una parentesi patetica in cui è riportato il monologo
disperato di Sabina, che si strugge per la situazione e perché per colpa sua stanno morendo tanti
buoni cavalieri venuti da ogni dove.
Finalmente all’inizio del quinto libro pare arrivare il duello finale tra Dardano e Tartaro, ma
quando stanno per scontrarsi si avvera un grande prodigio, che si scoprirà essere opera di Sabina:
nel cielo si vedono lampi e la terra trema, e un’immensa oscurità cala tra Dardano e Tartaro che,
non riuscendo più a vedersi, non possono combattere. Re Tartaro allora ha una visione e chiede
consiglio e spiegazioni al vecchio e sapiente re Og, il quale gli consiglia di chiedere una tregua.
Seguono un discorso di Tartaro ai suoi vassalli, una sorta di consiglio di guerra, al quale risponde
soltanto il saggio re Og con una lunga dissertazione moralistica sulla Sorte e sull’onore, e
raccomanda a Tartaro di arrendersi a Dardano per salvare almeno la propria vita. Il suo signore lo
ascolta e il giorno seguente si arrende senza condizioni consegnando il suo regno a Dardano, ma
Dardano è un re buono e glie lo restituisce in feudo. Seguono matrimoni per i protagonisti Dardano,
Tartaro e Cabrino e festeggiamenti. Al ritorno Dardano trova la città devastata dal traditore Marco
Novello, che non l’aveva seguito in guerra, e deve riconquistarla prima di celebrare il proprio
matrimonio con Sabina.
Nell’ultimo capitolo una svolta: scoppia la guerra di Troia e Dardano è chiamato a combattere tra
i greci. Lì è ucciso a tradimento da Antenore che poi viene a conquistare anche la sua città. Dopo
lunga battaglia riesce a vincere il campione di Patavia, in quel momento le sue mura e i suoi cadono
e la regina deve rifugiarsi in Francia col figlioletto Palude. Antenore la ricostruisce nel sito dove si
trova ora Padova e la chiama Padua, ma giacché è un traditore non gli è dato di regnarvi a lungo: i
fedeli del defunto Dardano capeggiati dal re di Francia la riconquistano e uccidono Antenore,
rimettendo sul trono il figlio di Dardano Palude, erede legittimo30.
30 Un riassunto della trama si può trovare anche in GORRA 1887, p. 73-78, e passim per notizie sul da Nono e sulla
leggenda troiana.
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Genesi e scopi
Giovanni da Nono non solo scrive una storia di fondazione padovana in cui a costruire la città
sono dei greci, ma alla fine del romanzo fa entrare sulla scena anche il fondatore tradizionale
Antenore, e lo tratta da traditore. Questo fatto pare quantomeno singolare. Il mito della fondazione
antenorea di Padova non poteva essere infatti ignorato all’epoca, se non altro per la presenza del
monumento funebre dedicatogli, eretto su iniziativa di Lovato Lovati nel 1283, qualche decennio
prima della stesura del De hedificatione31. In quell’occasione un sarcofago, che si volle credere
contenesse le spoglie di Antenore, aveva ricevuto pubblici onori, era stato collocato dove si trova al
giorno d’oggi in via S. Francesco – addossato allora alla chiesa di S. Lorenzo, abbattuta a inizio
Novecento –, era stato issato su quattro colonnette e riparato da un’edicola che architettonicamente
richiama, in scala ridotta, la cupola della Basilica di Sant’Antonio sotto la quale si trovava all’epoca
l’arca funebre del Santo32. Sul fianco del sarcofago era stata incisa un’epigrafe, verisimilmente
dettata da Lovato, che in un doppio distico loda Antenore per le sue qualità, lo dice fondatore di
Padova e sepolto in quel luogo. Questa consacrazione viene generalmente intesa come
un’operazione colta con la quale la classe dirigente comunale riesumò la memoria di Antenore,
materializzandola in un corpo e in un monumento, per dotarsi di un patrono laico sul quale fondare
l’identità dell’istituzione cittadina.
Se si analizza tuttavia la figura di Antenore all’epoca e nei secoli precedenti, risulta evidente che
ci dev’essere dell’altro. La fondazione di Padova da parte di Antenore non era sconosciuta prima
dell’erezione del monumento: ne parla un testo padovano già nei primissimi anni del
XII
secolo, o
forse addirittura della fine dell’XI: la prima versione dell’Inventio et translatio sancti Danielis levite
martyris alla quale s’è già fatto cenno33. Sempre nel secolo
XII
ne parla poi anche Ottone di
Frisinga, che nell’Historia de duabus civitatibus riferisce che si discuteva all’epoca se Antenore
avesse fondato Padova, Poitiers o Passau34. E nello stesso secolo Goffredo da Viterbo aggiunge la
notizia che in città c’era una tomba di Antenore 35, notizia che si ritroverà anche attorno al 1260 nel
Tresor di Brunetto Latini36. Al 1210 risale un’epigrafe, ora murata sulla parete di una casa alle
31 Cfr. FABRIS 136-37; LAZZARINI 1937; BILLANOVICH Gui. 1976; GASPAROTTO 1976; ZAMPIERI 1990; RIGON 2002;
CANZIAN 2009, anche per una trattazione introduttiva al tema della mitologia fondativa. Su questo argomento cfr.
anche WICKHAM 1992.
32 Cfr. GASPAROTTO 1976; LORENZONI 1990.
33 Così l’incipit: «Civitas est Italica in Aquilegie Veneciarum partibus sita, Patavis nuncupata, que olim ab Antenore
creditur fabricata», cfr. DANIELE 1986 e 1987; TILATTI 1997, p. 341. Sul «creditur», cfr. BORTOLAMI 1995, p. 57.
34 HOFMEISTER 1912, p. 57.
35 WAITZ 1963, p. 201, rr. 16-19; ivi, p. 301, rr. 5-8.
36 Cfr. GASPAROTTO 1976, p. 11, n. 36.
15
Torricelle, che chiama i padovani Antenoridi37.
Il problema per i Padovani si pone quando nel
XII
secolo il risvegliato interesse per la storia di
Troia e la sua caduta rilanciò la «lettura distorta» 38 che voleva la caduta di Troia dovuta al
tradimento di Enea e Antenore; questa si trovava, oltre che nel commento di Servio all’Eneide e
nell’Ephemeris belli Troiani di Ditti Cretese, anche nel De excidio Troiae di Darete Frigio, il quale
fu fonte principale del Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure. Il Roman de Troie, nel quale
Antenore assume le caratteristiche del traditore, ha una fortuna enorme anche in Italia e già dal
Duecento: tra i molti testimoni superstiti se ne trovano diversi duecenteschi italiani, e in Italia
settentrionale nello stesso secolo se ne producono almeno due versioni in prosa francese 39. Nel 1287
il messinese Guido delle Colonne ne fa un adattamento in prosa latina, l’Historia destructionis
Troie, che avrà anch’esso notevole successo40.
Dunque la leggenda della fondazione antenorea di Padova si incrocia a quest’altezza cronologica
con la fama di traditore di Antenore, a scapito del buon nome dei padovani. Senza arrivare al
Trecento con l’Antenòra e gli Antenòri di Dante per rinvenirne qualche prova concreta 41, si trova già
almeno dall’inizio del Duecento la notizia – evidentemente calunniosa – che sulla tomba di
Antenore a Padova fosse inciso un distico che recitava all’incirca così: «Hic iacet Antenor, Paduane
conditor urbis. Proditor ille fuit quique sequuntur eum». In forma completa esso si trova solo nel
Trecento, nel commento all’Inferno dantesco di Guido da Pisa 42 e nel Chronicon Bohemorum di
Giovanni de’ Marignolli43, e negli anni ’30 lo pseudo-Ferreto vi ammicca con intento
canzonatorio44; tuttavia vi si riferisce già nella prima metà del Duecento il dottore bolognese
Odofredo Denari, citandolo parzialmente come riferendo cosa nota e in un contesto in cui si tratta
proprio di proditio45.
Con questi presupposti, è evidente che la consacrazione monumentale del 1283 dovette
rispondere principalmente – anche se non esclusivamente – al bisogno di riabilitare il nome di
Antenore, di ripulirlo per così dire dalle scorie delle leggende medievali nate sui margini dei
classici, riportandone in auge il nome e la fama positiva di saggio e pacificatore, così come la si
37
38
39
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41
42
43
44
Cfr. FABRIS 1949; GASPAROTTO 1976; COLLODO 1990, p. LIV.
Cfr. BRACCESI 1997, p. 113-133.
Cfr. JUNG 1996, in particolare p. 182-184 per Ditti e Darete; CANZIAN 2009, p. 159; GORRA 1887.
GRIFFIN 1936; JUNG 1996, p. 186 ss.
Cfr. If XVII, 70 e XXXII, 87; Pg V, 75. In merito cfr. BALDAN 1992; RAIMONDI 1966.
Nel commento al passo dell’«Antenora», If XXXII: cfr. ORVIETO 1969; CIOFFARI 1974.
Edito da EMLER 1882.
Ai versi 258-297 del libro V. Cfr. GIANOLA 1984. Il testo latino in CIPOLLA 1920, p. 93-95; ne dà una traduzione
FABRIS 1936-37, pp. 324-325.
45 Cfr. TAMASSIA 1893-94; VALENZANO 2004.
16
trova nell’Eneide e anche in Tito Livio, il cui testo era stato riscoperto proprio dai preumanisti del
circolo di Lovato46. A questo allora sono forse da ricondurre la collocazione a ridosso della chiesa di
San Lorenzo e il capitello modellato su quello del Santo; in questa chiave andranno letti i versi
incisi sul sarcofago, che lo ritraggono come «voce tesa alla pace della patria» evitando però ogni
accenno alla caduta di Troia e alla ragione del suo approdo in terra veneta47.
Delineato per quanto possibile un quadro della considerazione in cui era tenuto Antenore
nell’ambiente e nel tempo di Giovanni da Nono, è molto meno sorprendente che egli potesse ritrarre
Antenore come traditore, e che facesse fondare la sua città a dei greci. Si è visto che la prima cosa
che fa, comparendo alla fine del testo, è pugnalare alle spalle il protagonista. Appena prima
dell’explicit, si afferma che Antenore non regnò a lungo, «quia proditorum non debet esse longa
possessio, sed quam citius potest fieri debent destrui». È evidente che l’autore respinge l’opinione
che di Antenore hanno i preumanisti, accettando quella che lo vuole traditore, dominante nel suo
orizzonte culturale di riferimento. Ma allora ciò che colpisce è che chiami il proprio protagonista
Dardano: nella tradizione classica Dardano non solo è troiano anch’egli, ma di Troia è addirittura il
fondatore. Pare impossibile che Giovanni da Nono, se ne fosse stato cosciente, potesse dare questo
nome al suo re di Padova di stirpe greca mandandolo alla guerra di Troia al fianco dei re achei.
Viene dunque naturale chiedersi da dove egli abbia tratto quel nome.
Nei romani di argomento troiano il personaggio di Dardano non si trova. Non nominano
direttamente Dardano né il Roman de Troie, né la traduzione latina di Guido delle Colonne,
l’Historia destructionis Troiae; e nemmeno il De excidio Troiae di Darete Frigio, che era la fonte
primaria del Roman de Troie48. Nel Roman de Troie si trova il termine «dardanides», una delle porte
di Troia, e «Dardani», al genitivo, nella locuzione «ligniee Dardani», il lignaggio di Dardano,
naturalmente riferito ai Troiani49. Dardano come personaggio in questi testi non esiste.
Invece si trova da tutt’altra parte. Il lemma Dardanus è presente nelle Derivationes di Uguccione
da Pisa, dell’inizio del Duecento. Vi si legge: «filius Iovis et Electre, qui propter fratricidium
recessit de Ytalia et tenuit illa loca ubi postea fuit Troia; qui, congregatis hinc et inde rusticis
illorum locorum insimul, primus auctor Troie extitit» 50. Notizie simili si trovano nell’Elementarium
di Papia e in Isidoro di Siviglia 51, che furono probabilmente le fonti di Uguccione e che derivano le
46 Cfr. BILLANOVICH Giu. 1976, p. 131; BILLANOVICH Giu. 1981.
47 Recentemente anche BENEŠ 2011 giunge a conclusioni simili, cfr. pp. 39-60.
48 CONSTANS 1904-12; GRIFFIN 1936; MEISTER 1873. Per la diffusione della materia troiana cfr. almeno JUNG 1996 e
2003.
49 Ai versi 3148, 7672, 7675, 23511 il primo termine, al v. 27383 il secondo.
50 Cfr. CECCHINI-ARBIZZONI 2004, p. 302.
51 Per Papia cfr. PAPIAS 1496, p. 84: «Dardanus ex Ioue et Electra natus a Latio in Phrygiam profectus: prius ibi
regnauit. Post quem filius eius Erichthonius: deinde nepos Tros; a quo Troiani dicti sunt. Hic autem duos habuit
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loro informazioni o direttamente dal terzo libro dell’Eneide o dal successivo Ephemeris belli troiani
di Ditti Cretese52. Ma è improbabile che Giovanni da Nono abbia trovato in questi testi l’ispirazione
per il suo Dardano re di Patavia: prima di tutto perché la modesta cultura che egli probabilmente
possedeva rende difficile pensare che li potesse conoscere, e poi perché, di nuovo, essi riprendono
l’identità «classica» del fondatore di Troia.
La scelta del nome di Dardano per il protagonista dell’opera deve avere infatti un’altra origine,
che si scopre riportando l’attenzione su Antenore e al diverso trattamento riservatogli dai cosiddetti
preumanisti e dal da Nono. L’epigrafe del monumento funebre che i primi dedicano al troiano dice:
Inclitus Antenor patriam vox nisa quietem
Transtulit huc Enetum Dardaniumque fugas,
Expulit Euganeos, Patavinam condidit urbem,
Quem tenet hic humili marmore cesa domus 53
Tuttavia questa posizione non può prescindere dalla conoscenza di quella proposta dai
preumanisti, così come Giovanni non poteva ignorare il monumento ad Antenore che la
rappresentava. Che anzi essa fosse concepita proprio in opposizione con quel monumento si palesa
confrontando l’epigrafe sul sarcofago con il passo del De hedificatione in cui Giovanni da Nono
parla dell’entrata di Antenore a Padova.
Nell’ultimo capitolo del De hedificatione, appena Antenore entra vittorioso in Padova, si legge:
Sicque fugatis Dardanidis et expulsis Heuganeis amicis Dardani, cum alijs qui remanserant
sociavit se, civitatem Padue rex Antenor hedificavit 54.
È lampante il richiamo letterale proprio a quei versi incisi sulla tomba di Antenore, e lo
stravolgimento cui il da Nono li sottopone: da «Dardanium […] fugas» ricava un «fugatis
Dardanidis», dove i Dardanidi sono i figli di Dardano; dalla menzione del popolo degli Euganei che
abitava la zona prima dell’arrivo del troiano trae il nome di una città, Euganea, di cui quel Dardano
era re. Ecco com’è potuto nascere un Dardano Greco: dall’incomprensione di quell’epigrafe scritta
filios Ilum qui condidit Ilium: Assaracum: qui Capyn genuit ex quo Anchises pater Æneæ. Ex illo vero natus
Laomedon pater Priami»; per Isidoro cfr. _Valastro 2004, vol I, p. 720: «Troianorum gens antea Dardana a Dardano
nominata. Nam Dardanus et Iasius fratres e Graecia profecti; ex his Iasius ad Thraciam, Dardanus ad Phrygiam
pervenit, ibique primus regnavit. Post quem filius eius Erictonius, deinde nepos eius Tros, a quo Troiani nuncupati
sunt (IX, II, 67)», e vol. II, p. 180: «Phrygia dicta a Phrygia Europis filia. Haec e Dardania a Dardano Iovis filio
dicta. De quo Homerus ait: “Quem primum genuit caelesti Iuppiter arce (Il., XX, 215)”. Hic enim profectus de
Corytho civitate primus venit in Phrygiam (XIV, III, 41)».
52 Cfr. Æneis, III 167-171, 503, VI 650, VII 205-211, VIII 134-136; per Ditti Cretese cfr. EISENHUT 1958.
53 «L’illustre Antenore, voce tesa alla pace della patria / fin qui scortò la fuga di Eneti e Dardani, / scacciò gli Euganei,
fondò la città di Padova. / Qui lo custodisce una dimora ricavata nell’umile marmo». Uno studio dell’iscrizione, di
cui si tenuto conto per la traduzione e l’interpretazione, si trova in CORDES 2007.
54 «E così, scacciati i Dardanidi ed espulsi gli Euganei amici di Dardano, si associò con gli altri che erano rimasti,
edificò re Antenore la città di Padova nel sito in cui si trova oggi», ¶V.7.6.
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in una lingua così differente dal latino delle opere di Giovanni da Nono: una cosa possibile per
qualcuno che avesse sentito forse nominare Dardano qualche volta nell’ambito della cosiddetta
materia antica, ma di certo non per chi lo avesse conosciuto grazie alla lettura delle opere di
Uguccione e Isidoro, o di Virgilio.
Ma allora il riconoscimento di questa origine del personaggio di Dardano getta nuova luce su
tutto il De hedificatione: l’ultimo capitolo, che per differenza di tono potrebbe a prima vista
sembrare persino spurio, è la ragion d’essere dell’opera stessa, e lo stesso Dardano, la stessa protoPadova, Patholomia, Patavia o Euganea traggono la prima origine dalla contrapposizione con la
figura di Antenore. Ciò che premeva a Giovanni da Nono era creare un racconto di fondazione
cittadino alternativo, che mettesse al riparo la sua Padova dalle illazioni riguardanti la fondazione
ad opera di un traditore: la stessa preoccupazione che era all’origine, si è visto, dell’operazione
monumentale del 1283. Il modo in cui il da Nono cerca di raggiungere il suo scopo dimostra però la
distanza che lo separa dagli intellettuali cosiddetti preumanisti suoi contemporanei, e volendo
conferma i giudizi negativi riportati sopra: a differenza di quelli, che per risolvere il problema del
tradimento di Antenore avevano saputo scavalcare i romanzi francesi e risalire direttamente alle
fonti per così dire originali, Giovanni non può sottrarsi all’autorità di quel monumento funebre
posto a statuire la fondazione antenorea né sa emanciparsi dai propri modelli letterari, che
indicavano nel Troiano un traditore: egli deve piuttosto cercare di aggirare gli ostacoli
insormontabili costituiti dall’una e dagli altri costruendovi attorno quest’intero racconto.
Divisione interna e fonti
Da quanto appena dimostrato si evince che il De hedificatione è interamente invenzione di
Giovanni da Nono, che la compone a partire dal monumento funebre dedicato ad Antenore e per
rispondere all’operazione di rivalutazione dell’eroe, rovesciandola a favore della propria concezione
in tutto differente della figura del troiano. I testi volgari tratti dalle cronache di Sabina che nel
proemio egli dichiara di aver utilizzato come fonte, dunque, sono soltanto una finzione letteraria e
la loro identità non merita di essere indagata oltre. La narrazione bellica che l’operetta contiene,
tuttavia, è articolata e relativamente lunga, e la sua ragion d’essere non può esaurirsi soltanto in
questa finalità. Il testo infatti deve averne anche altre che si cercherà di mettere in luce.
Prima di tutto si osservi la struttura dell’operetta: come si è visto per il Liber ludi Fortune e per
la terna delle opere di Giovanni da Nono, anch’essa è riconducibile, e ancor più esattamente, al
genere delle Laudes civitatum. Il primo capitolo dopo il proemio narra la fondazione della città, i
successivi quattro descrivono la città e i suoi dominî attraverso le sue quattro porte, e quel che segue
19
racconta dei suoi cittadini.
Per quanto riguarda quest’ultima parte della laus, anche in essa si intravede – la si sarà forse già
notata nell’esposizione che si è data della trama – una divisione all’interno degli argomenti. Il primo
libro dopo il resoconto di fondazione e la descrizione della città, riporta una breve storia di
rapimento per amore che vede Dardano nel ruolo di rivendicatore della propria dignità regale nei
confronti dei un vassallo, la quale storia si conclude felicemente con il ristabilimento dell’ordine e
un matrimonio alla fine di questo libro. L’ambientazione è strettamente locale, come lo sono – si
dirà poi – le fonti. Dal secondo libro invece ha inizio una nuova fase dell’operetta, di più ampio
respiro e collegata alla precedente solo molto blandamente, che porterà Dardano in Armenia a
combattere contro i Tartari. È possibile identificare, in questi due momenti narrativi molto diversi,
anche due fasi della stesura del De hedificatione. Il capitolo finale sull’arrivo di Antenore e la morte
di Dardano è svincolato dal resto, e potenzialmente potrebbe essere posto ovunque. Se lo si mette
alla fine del primo libro ciò che ne risulta è un’operetta certo molto breve, ma compiuta e
perfettamente compresa nel canone della laus civitatis, che svolge la funzione che si è vista essere
la preoccupazione primaria di Giovanni da Nono nello scriverla: dare alla sua Padova una leggenda
fondativa degna che risolvesse il problem del tradimento di Antenore. Il da Nono la compone
mettendo assieme materiale «non originale», evidentemente con l’intento di rispettare la struttura
tradizionale della laus e far ottenere alla propria opera la forma che gli serviva perché veicolasse al
meglio il suo messaggio.
Ciò che segue dal secondo libro è invece di stampo differente, e ha anche una finalità propria,
differente da quella primaria dell’opera: il personaggio di Tartaro prefigura idealmente tutti gli
oppressori venuti dall’esterno di cui Padova si è dotata nel crearsi una coscienza storica: Attila ed
Ezzelino e, nella contemporaneità dell’autore, Cangrande della Scala.
Che sia così lo indica un elemento con certezza: i dominî di Dardano si estendono in tutta
Europa, dalle isole britanniche e la penisola iberica fino in Russia, e molto spesso i re vassalli di
Dardano non hanno un nome proprio, ma sono designati con il nome del loro regno; il regno di
Tartaro invece non ha davvero una dimensione geografica, e i nomi dei suoi re sono quasi sempre
nomi propri, spesso molto stravaganti, con un’eccezione soltanto: il re d’Ungheria, unico re europeo
a militare coi tartari. Il richiamo è ad Attila, che per tutto questo basso medioevo non è re degli
Unni ma appunto degli Ungari, come accade anche nell’Atile in prosa francoitaliana.
Anzi, dal confronto del De hedificatione con l’Atile in prosa si vede che il da Nono inserisce lo
stesso Antenore in questa lista degli illustri invasori di Padova. Nel capitolo finale del De
20
hedificatione, infatti, la figura della regina Sabina che, vedova, fugge in Francia on il figlioletto
corrisponde perfettamente a quella della moglie di re Egidio che si rifugia sull’isola di Rialto con il
figlioletto quando il marito deve abbandonare Padova nella mani di Attila e ripiegare a Rimini.
Inoltre, quando nello stesso capitolo finale l’esercito patavino-euganeo, già privato del re, perde
anche il suo campione, le mura della Patavia di fondazione greca cadono: la distruzione cittadina
alla quale segue una ricostruzione segna il compiersi di un giro della rota Fortune, e inserisce la
vicenda di Antenore nell’elenco, che riporta anche la cornice della Visio, delle «calamità» che
colpiscono e abbassano ciclicamente Padova.
Ancor più indietro nel tempo rispetto ad Antenore il da Nono decide di porre un altro oppressore
inventando la figura di Tartaro, benché stavolta la calamità sia sventata dalla potenza del regno
patavino. Il senso appare chiaro: Dardano è il re di Padova migliore che ci sia stato, e non poté mai
essere sconfitto se non col tradimento. Con ciò forse il da Nono intendeva anche riscattare, ab
origine, tutte le sconfitte subìte dai padovani nella propria storia, e specialmente la disfatta di
Egidio contro Attila.
La «campagna d’Armenia» Dardano dunque potrebbe averla scritta in un secondo momento,
potrebbe averla aggiunta in una seconda fase di composizione del De hedificatione ampliando il
progetto iniziale e aprofittando, per dire così, della sua stessa creatura letteraria per farle dire queste
nuove cose; l’idea di creare questo approfondimento narrativo potrebbe essergli venuta proprio
delineando la figura negativa di Antenore e rendendola quella di un invasore alla stregua di Attila.
Un altro indizio della stratificazione potrebbe essere il fatto che l’Armenia è l’unico regno
extraeuropeo citato tra i dominî di Dardano durante la descrizione della città nel primo libro: in quel
caso si nominano le parti dell’impero d’Eugania in base al punto cardinale in cui è disposta la
porta55, con corrispondenza non perfetta tra la direzione verso cui si apre la porta e i territori
nominati, ma comunque in gruppi abbastanza coerenti: l’elemento che più stona è l’Armenia, posta
dopo Russia e Valacchia tra i regni sui ci si affaccia la porta settentrionale della città.
Laus civitatis Phatolomie
La prima parte o fase, che potremmo chiamare Laus civitatis Phatolomie, si impernia su fonti
tradizionali più che romanzesche, che l’autore riprende e inserisce nel suo testo senza troppe
modifiche. A Palude la voce misteriosa dà un giovinetto in abiti candidi che lo guiderà dalla Grecia
fino al monte Braicidano dove egli dovrà fondare la nuova città: tutto l’espediente narrativo e la
figura dello juvenis biancovestito provengono dalla Inventio et translatio sancti Danielis levite
55 Cfr. HYDE 1986; FASOLI 1972.
21
martyris56, una leggenda agiografica padovana della fine del sec. XI, in cui si narra di un cieco
toscano al quale una voce misteriosa dà parimenti un giovinetto che lo guiderà a Padova dove dovrà
indicare al vescovo il punto in cui è sepolto il corpo di s. Daniele.
La descrizione della città attraverso le sue porte è comune nel genere delle laudes civitatum, che
iniziano sempre con l’elenco delle entrate della città e la loro posizione rispetto ai punti cardinali.
La Patolomia danoniana ha forma quadrata, la forma della città immaginaria per eccellenza, e le sue
quattro porte sono disposte secondo i punti cardinali. Anche la Visio, pur descrivendo una quantità
maggiore di porte per la Padova contemporanea all’autore, ne segnala quattro di principali in
corrispodenza con i punti cardinali, e descrive brevemente il territorio con cui la città è in
collegamento grazie ad esse57: questa modalità deve corrispondere alla concezione spaziale della
città che aveva il da Nono, e la sua applicazione in entrambe le descrizioni provoca una
sovrapposizione ideale, probabilmente intenzionale, tra la Padova astratta e stereotipica e la sua
realizzazione materiale al tempo dell’autore.
Giovanni da Nono mette sulle di Patolomia delle immagini magiche e dissemina la sua città
favolosa di prodigi. Già Hyde ricollega questi prodigi alle descrizioni di Roma, e l’immagine del
nocchiero che volta la vela verso il vassallo del re di Padova che versa in stato di bisogno richiama
evidentemente il mito delle Salvatio Rome, illustrato nel De mirabilibus urbis Romae58. Secondo
quest’opera nella Roma antica c’era un complesso statuario che rappresentava disposte a cerchio
tutte le province dell’Impero, con un campanello al collo che suonava quando la provincia si
rivoltava al potere di Roma; al centro del cerchio una statua di cavaliere puntava la lancia verso la
provincia in rivolta.
Infine, la narrazione del rapimento di Agnese per mano di Marco Novello re di Ravenna che
segue la descrizione delle porte è anch’essa un calco di qualcosa di precedente: essa infatti
corrisponde perfettamente alla leggenda di Speronella Dalesmanini, basata su una vicenda
realmente accaduta nel 1164. Secondo la versione riportata in apertura del Chronicon Patavinum la
vicenda coinvolge Pagano vicario imperiale del Barbarossa a Padova, il quale come culmine delle
angherie che infliggeva ai padovani arriva a rapire Speronella Dalesmanini, figlia di Dalesmano, e
rinchiuderla nell’impenetrabile Rocca Pendice. I padovani indignati per l’ultimo affronto decidono
di andare a riprenderla e assediano Rocca Pendice dove si è intanto rifugiato lo stesso Pagano. Dopo
56 Cfr. DANIELE 1986 e 1987; TILATTI 1997, p. 341 ss.
57 Cfr. HYDE 1986, p. 44: «Secondo il da Nono, ogni porta principale era collegata col territorio esterno».
58 Nel capitolo 8, De multitudine statuarum, dove si chiamano Salvacio urbium. Cfr. VALENTINI-ZUCCHETTI 1946, p.
159. HYDE 1965-66, p. 332, suggerisce come fonti anche la Graphia aureae urbis e i Mirabilia urbis Romae,
consultabili nello stesso VALENTINI-ZUCCHETTI 1946.
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lungo assedio, e quando comprende che non avrebbe ricevuto rinforzi dall’imperatore, Pagano si
arrende59. Nel Chronicon Patavinum dopo la liberazione Speronella è data in sposa a Pietro da
Giussano fratello di Alberto. La vicenda di Speronella è stata infatti ricollegata alla formazione
della Lega Lombarda, della formazione della quale sarebbe stata la causa scatenante 60. Nel De
hedificatione Pagano diventa Marco Novello figlio di Marco re di Ravenna, e Speronella diventa
Agnese, figlia di Teseo antenato di Giovanni da Nono, anche Marco Novello rapitala la porta a
Rocca Pendice, e assediato è sconfitto dopo che il padre gli rifiuta i rinforzi. Nel romanzo
danoniano dopo la sconfitta Marco sposa comunque Agnese, dalla quale aveva già avuto un figlio
durante l’assedio (benché stando al testo l’assedio dovesse essere stato posto immediatamente dopo
il rapimento, e non durasse certamente più di una gravidanza), ma questo dovrà dipendere dalla
bontà e generosità che contraddistinguono ogni atto di Dardano. Come mai Giovanni da Nono
faccia diventare il Barbarossa e il suo vicario rispettivamente un vecchio Marco re di Ravenna e suo
figlio Marco Novello non è chiaro: si potrebbe sospettare forse qualche collegamento con la passata
dignità imperiale di Ravenna, che avrebbe spinto il da Nono a ritenere plausibile l’equivalenza tra il
suo re e l’imperatore attuale, spostando indietro l’azione ad un passato remotissimo e, senza dubbio,
confuso.
L’ambientazione «antica» è alquanto labile, e della Grecia Giovanni da Nono non sa dire nulla:
l’unico nome greco che cita è quello di Teseo, del quale sa riportare la vicenda del vello d’oro. Il
nome di Felice si trova a volte nei manoscritti nella forma «Felis» anziché «Felix», e forse nelle
intenzioni dell’autore voleva essere Filippo. Esso ricorre purtroppo soltanto al nominativo, quindi
non possiamo esserne sicuri. Per dare un curriculum di prode combattente a Palude il da Nono cita
una fantomatica vittoria «cum Leopatriçe», ma questo nome non pare riconducibile a nulla, e
potrebbe essere un’invenzione dell’autore dal tono vagamente grecizzante. Nella vicenda di Marco
Novello, inoltre, un tocco di esotismo e internazionalità alle armate di Dardano lo porta un certo
Hemor, re di Babilonia, il quale ha un ruolo di una certa importanza, ma dal secondo libro in poi
scompare. Come se la funzione di elemento di orientalità fosse passata sulle spalle dei re d’Armenia
e di Persia, e di lui non ci fosse più bisogno.
La «Campagna d’Armenia»
Un discorso differente si può fare invece per quella che si è ipotizzato si possa intendere come
una seconda fase nella stesura del De hedificatione, che si potrebbe soprannominare la «Campagna
59 Il Chronicon Patavinum è edito nel quarto volume delle Antiquitates Italicae: cfr. MURATORI 1741, coll. 1119-1120.
60 Cfr. GLORIA 1880; BORTOLAMI 1980.
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d’Armenia». Se ne sono già visti i diversi e più stratificati scopi. Differenti sono anche le fonti alle
quali si rifà Giovanni da Nono per creare la trama e lo scenario, il quale per quanto ancora
estremamente stilizzato è molto più esteso geograficamente e vario rispetto a quello del primo libro,
che si è voluto chiamare Laus civitatis Phatolomie.
Innanzitutto la presenza dei tartari, dell’Armenia e della Persia. La loro conoscenza doveva
essere «nell’aria» per un padovano d’inizio Trecento. Armenia e Persia erano le porte dell’Oriente e
la prima tappa di ogni viaggio in Cina: di lì era passato Marco Polo, e il suo libro si apre proprio
con la menzione di questi due luoghi61. Nel 1330 poi, proprio a Padova e al Santo, Odorico da
Pordenone detta il resoconto del suo viaggio presso i Tartari 62, che aveva avuto come prime tappe
orientali proprio Armenia e Persia. Se la data del 1330 è troppo bassa per pensare che a questa sua
Relatio si rifaccia Giovanni da Nono, nondimeno è molto probabile che le notizie provenienti
dall’Oriente estremo, e più ancora da quello più prossimo rappresentato dalla Terrasanta, fossero
diffuse nella Padova dell’epoca.
In Terrasanta soprattutto i Mongoli avevano imposto la loro presenza nel Duecento,
proponendosi come terzo attore nelle guerre tra cristiani e musulmani e cambiando tutti gli
equilibri. I papi avevano cercato di arrivare ad un accordo coi tartari in funzione anti-islamica,
inviando come ambasciatore Giovanni da Pian del Carpine e altri, ma senza alcun risultato63.
Ma nel contesto delle guerre in Terrasanta, si fa notare per la nostra indagine il fatto che attorno
alla metà del Duecento il re d’Armenia Hethum (o Aitone) si era assoggettato a Mongke, Gran
Khan di tutti i mongoli, diventando suo vassallo. Questo re Hethum d’Armenia nel 1254 diede in
sposa sua figlia, Sibilla, ad un principe latino, Boemondo VI d’Antiochia. Il nocciolo della trama
della seconda parte del De hedificatione richiama troppo da vicino questa circostanza perché possa
essere una coincidenza. La memoria di questa vicenda storica deve aver colpito l’immaginazione
del da Nono e aver fatto da base per la sua elaborazione narrativa. Il rapporto tra i personaggi nel
De hedificatione è però stravolto rispetto a quello dei personaggio storici, e si potrebbe dirlo quasi
rovesciato: nel romanzo troviamo infatti un re d’Armenia, vassallo di un re occidentale, che è
minacciato dai Tartari per la figlia che ha promessa in sposa al proprio signore. La direzione del
rapporto vassallatico del re d’Armenia è opposta, e il legame matrimoniale diventa la causa
scatenante del conflitto. Il re dei Tartari di Giovanni da Nono perde ogni connotato storico – come
lo perdono d’altronde anche il re d’Armenia e quello di Persia e Sibilla/Sabina – e diventa
61 «Et qui troverés toutes les grandismes mervoilles et les grant diversités de la grande Harminie et de Persie et de
Persie et des Tartars […]». Cfr. RONCHI 1982, p. 305.
62 Cfr. ANDREOSE 2012, p. 9 e passim.
63 Cfr. ZORZI 2000, pp. 20-21; ANDREOSE 2012, pp. 27-28.
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l’incarnazione di una minaccia proveniente dall’Oriente più lontano e ignoto, oltre i territori già
geograficamente liminali dell’Armenia e della Persia, una minaccia incombente che attendeva
soltanto il casus belli per assaltare le porte del mondo conosciuto e dilagare poi nell’Europa
dardania in caso di vittoria.
Oltre a ciò l’impostazione generale della trama ricorda molto vagamente la vicenda bellica della
Guerra di Troia: come lì Greci e Troiani si scontrano per l’amore di Elena, anche qui per l’amore di
Sabina si scontrano i due eserciti avversari. La centralità del tema amoroso come causa scatenante
del conflitto tra i due emisferi è esplicitata nel capitolo IV.2, intitolato «De lamentatione regine
Sabine», in cui Sabina piange e si dispera per la grande guerra che sta opponendo una metà del
mondo all’altra; il carattere universale della guerra tra Dardano e Tartaro è dichiarato a ¶II.5.3:
Sed quid plura? Mundus in duas partes divisus fuit: una quarum fuit cum rege Tartarorum,
et altera cum Pathavorum rege.
Questo monologo patetico di Sabina potrebbe richiamare quello di Elena sul cadavere di Paride
nel Roman de Troie: in entrambi i lamenti la protagonista si incolpa per la guerra e per la morte di
tanti buoni e nobili guerrieri, e invoca la morte su di sé che la meriterebbe molto più dei guerrieri
uccisi. In particolare si confrontino del De hedificatione il comma IV.2.4:
Heu quanti principes et barones extranearum regionum propter unicam mulierem hic gladijs
trucidantur et qui parentes et amicos nunquam videbunt, anime quorum omnium ad inferna
descendent!
con i versi 22957-9 del Roman de Troie:
Mil mui de sanc de cors vassaus
e chevaliers proz et leiaus
sont espandu par m’acheison64.
Il legame tra i due «lamenti» sarebbe plausibile, tuttavia pare molto difficile immaginare che
Giovanni da Nono conoscesse a fondo il Roman de Troie, e persino la materia troiana: gli accenni
che egli fa alla guerra di Troia nel capitolo conclusivo sono talmente vaghi che paiono nascondere
una sostanziale ignoranza della materia, come se il da Nono sapesse della guerra di Troia e del
tradimento di Antenore più per sentito dire che per conoscenza diretta del romanzo francese.
Quest’impressione è rafforzata dalla menzione che egli fa di Priamo, a ¶I.4.5, dove dice:
[…] quem aquisivit a quodam Priamo Grecorum rege […]
È dunque possibile credere che la strutturazione della trama della «fase» che abbiamo
soprannominato «Campagna d’Armenia» attorno ad un evento bellico scatenato dal desiderio di
64 Cfr. CONSTANS 1904, vol. III, p. 431.
25
possesso di una stessa donna da parte di due opposti re fosse suggerita al da Nono dall’elemento
fondamentale delle narrazioni sulla guerra di Troia senza che si possa annoverare il Roman de Troie
tra le sue fonti né tra le sue letture; molto improbabile è allora che il capitolo «De lamentatione
regine Sabine» abbia come fonte diretta proprio il lamento di Elena per la morte di Paride nel
Roman de Troie.
Ma si ritorni alla presenza di Tartaro e alla scelta dell’Armenia come scenario principale dove
ambientare questa «guerra mondiale» che nell’immaginazione di Giovanni da Nono scosse l’orbe
terracqueo prima ancora della guerra di Troia. Se è plausibile l’idea che l’ambiente nel quale viveva
immerso il da Nono avesse coscienza almeno superficiale di ciò che era accaduto sull’altra sponda
del Mediterraneo, e conoscesse almeno di nome l’Armenia, i Tartari, la Persia, nondimeno è
possibile indicare un testo dal quale Giovanni da Nono trarre le proprie informazioni in materia,
grazie al suo uso peculiare dell’onomastica.
Nel creare le opposte schiere di Dardano e di Tartaro l’autore si trova a dover citare i nomi di una
grande quantità di personaggi, specie se si pensa alla modesta estensione dell’opera. Forse perché
dotato di poca fantasia, Giovanni da Nono non ne inventa quasi nessuno, ma li prende da altre
opere, decontestualizzandoli, senza modificarli. La maggior parte dei nomi dell’esercito di Tartaro
deriva da nomi di luoghi. Eccettuati nomi illustri, come i fratelli re Og (declinato come «Ugo,
Ugonis») e Magog, che sono onnipresenti nella letteratura medievale e potrebbero provenire da
qualsiasi fonte, un re Budax che forse può essere Budda, un Baldassarre e un Melchiorre, la gran
parte dei re di Tartaro ha dei nomi fortemente cacofonici, e a prima vista davvero infernali, ma che
in realtà sono riconducibili a luoghi della Terrasanta, spesso anche luoghi minuscoli, ma che
abbiano avuto qualche importanza o qualche contatto con gli eserciti crociati. È logico allora, vista
la presenza dei Tartari, del re d’Armenia e del matrimonio tra sua figlia e un re occidentale, di cui si
è detto, e vista la conoscenza puntuale della toponomastica palestinese, pensare che Giovanni deve
aver avuto sottomano una cronaca delle Crociate. Tra queste, quella in cui meglio si ritrovano i
luoghi da cui Giovanni da Nono ha tratto i nomi dei suoi re tartarei è l’Estoire d’Eracles – la
traduzione francese della cronaca di Guglielmo di Tiro – assieme alle sue continuazioni65.
La conoscenza dell’Eracles spiega anche la presenza nel De hedificatione dei beduini, ritratti
come una popolazione del deserto della schiera di Tartaro. La menzione dei beduini è molto rara a
questa altezza, mentre essi sono citati molte volte nella cosiddetta «continuazione Rothelin»
65 La cronaca di Guglielmo di Tiro e la sua traduzione francese sono edite nel primo volume di RHC HOcc., le sue
continuazioni nel secondo.
26
dell’Eracles, che contiene la sezione della cronaca posteriore al 1229 compilata in Europa 66. Lungo
la continuazione Rothelin i beduini intervengono abbastanza spesso, soprattutto con azioni di
supporto bellico o di sabotaggio, in modo non dissimile dal ruolo che ricoprono nel De
hedificatione. Giovanni da Nono dovette avere a propria disposizione un manoscritto contenente la
continuazione dell’Eracles con la versione occidentale.
Ulteriore conferma di ciò arriva da un passo altrimenti poco chiaro nel De hedificatione che si
può capire grazie all’accostamento proprio con la continuazione Rothelin: a ¶III.1.5, l’ultimo
comma del capitolo, si riporta la costruzione degli accampamenti dei due eserciti avversari:
Omnes reges et principes utriusque partis in uno deserto in quo non erat aliud quam forte
natura serpentum sua fixerunt temptoria.
Il senso di questo accenno ai serpenti non è molto chiaro di per sé: nei bestiari i serpenti sono
associati abbastanza spesso all’habitat desertico, ma se ha un bestiario è tratta l’informazione, di
quale natura dei serpenti si parla? Di serpenti e deserto parlano diffusamente, invece, alcuni capitoli
della continuazione Rothelin dell’Eracles. Si tratta dei capitoli 46-58, presenti soltanto in alcuni
manoscritti, che Morgan considera interpolazioni67: qui un lungo excursus preso letteralmente dai
Fet des Romains racconta del naufragio di Catone, il quale si trova con il proprio séguito in un
deserto infestatissimo di serpenti di molti diversi tipi, che lo insidiano e decimano i suoi in ogni
maniera e con ogni tipo di veleno mortale. In questi capitoli il deserto appare come un luogo
infestato completamente di serpenti, e la loro conoscenza – e l’idea, non improbabile, che essi
costituissero anche la migliore descrizione di un deserto a disposizione di Giovanni da Nono –
spiega il passo del De hedificatione sui serpenti più dell’ipotesi del bestiario.
Dall’altra parte del campo di battaglia, l’esercito di Dardano è composto di due diverse categorie
di cavalieri: quelli del circondario di Padova e gli altri, provenienti prevalentemente dal resto
d’Europa. Il diverso trattamento che il da Nono riserva alle due tipologie è indice della sua ristretta
prospettiva spaziale e del fatto che egli, uomo comunale, con tutta probabilità non comprendeva il
meccanismo feudale e la sua gerarchia. Infatti quando i cavalieri di Dardano hanno i loro
possedimenti nel territorio noto personalmente all’autore, che è quello della Marca, essi hanno titoli
feudali vari e che corrispondono alle dignità nobiliari che Giovanni da Nono poteva conoscere nella
sua contemporaneità. Se essi hanno capitoli a loro dedicati, o se sono citati appena più che en
passant, il da Nono elenca tutti i loro possedimenti. Costoro hanno nomi che erano normali
66 Cfr. RHC HOcc., t. II, pp. 489-639. Sulla questione delle due continuazioni, occidentale (o Rothelin) e orientale (o
d’Acri), cfr. MORGAN 1982.
67 Si tratta dei mss. E e F dell’edizione dei RHC corrispondenti ai mss. 55 e 58 di Folda; l’interpolazione è presente
anche nei mss. Folda 53, 54, 62, 64 e 66. Cfr. MORGAN 1982, pp. 246-48; FOLDA 1973, p. 95.
27
all’epoca dell’autore: Gerardo, Guizzardo, Naimerio, Albrico. Fa eccezione il solo Teseo da Naone,
antenato della casata di Giovanni: costui raccoglie più titoli e onori di tutti, finalizzati ad affermare
l’antichità della nobiltà di Giovanni stesso e la legittimità delle sue rivendicazioni sugli antichi
possedimenti della sua famiglia68, e deve il proprio nome alla discendenza, che ha in comune coi di
Patavia, dal fondatore Palude, nipote del fantomatico Teseo greco nominato nel secondo capitolo.
Fuori da questa cerchia, i vassalli di Dardano di portata europea sono invece tutti indistintamente
dei re, come lo sono anche tutti i vassalli di re Tartaro. Essi spesso non hanno un nome proprio, e
per tutta l’opera, quando sono personaggi che compaiono più di una volta, sono designati soltanto
col nome del loro regno. Eccezione a questa norma anonomastica fanno i re di Francia e di
Alemagna, entrambi chiamati Ottone; eccezione alla regola regale i soli duchi di Sassonia e Baviera
e il signore «Dislanç». Un discorso a parte va fatto per i vassalli di Dardano extraeuropei; nel primo
libro un certo Hemor figlio di Gemor re di Babilonia, nella «Campagna d’Armenia» il re d’Africa,
che compare una volta sola, e i re d’Armenia e di Persia. Questi ultimi due si suppone siano fratelli,
perché Sabina è figlia del re d’Armenia e nipote del re di Persia, e si scambiano continuamente i
nomi di Lanç e di Richestanç. Si è tentato di comprendere dove stia l’errore, si è persino provato ad
ipotizzare la confusione «richestanç — regis lanç», ma lo scambio è frequente anche a brevissima
distanza, e si è deciso di non intervenire. Questi due nomi hanno stretta corrispondenza col nome
del messo del re di Persia, o del re d’Armenia, che si chiama Guidenanç: è evidente che Giovanni
da Nono cerca col suffisso -anç di rendere una tipologia di nomi omogeneamente esotici69.
Rimane una serie di nomi dei quali non si sa dare l’origine con sicurezza. Quattro di essi sono
ben riconoscibili, si tratta di Sagramore e Securanç, provenienti dalla materia arturiana, e di
Partinopio di Blois («Partinopus de Blaiva») anch’esso proveniente dalla tradizione cavalleresca;
inoltre è nominato un Apollonio come re di Tiro. Tre di questi sono personaggi che compaiono una
volta soltanto, nel quarto libro, per essere uccisi da qualche personaggio più importante. Securanç
invece appare anche a cavallo tra il secondo e il terzo libro dove è incaricato con altri di difendere il
vessillo patavino, ma anch’egli poi morirà nel quarto libro.
Nel loro caso si tratta di puri nomi che Giovanni da Nono utilizza solo per far numero, e li
potrebbe aver citati a memoria, derivandoli più da una competenza generale della materia dei poemi
e romanzi in lingua di Francia che dalla lettura attenta di qualche opera in particolare.
In generale all’oralità si possono attribuire molte delle influenze che Giovanni da Nono tradisce
nel comporre la sua operetta fondativa. Il De generatione, riportando una gran quantità di leggende
68 Esposte nel De generatione. Cfr. HYDE 1986; CIOLA 1985.
69 Qualcosa di simile si può vedere anche nella coppia Hemor-Gemor appena citata.
28
sulle origini delle famiglie, mostra che al tempo in cui l’autore vive e scrive la conoscenza della
letteratura di stampo cavalleresco o cortese era molto diffusa 70. Il citatissimo passo della lettera di
Lovato Lovati ci testimonia, se ce ne fosse bisogno, la presenza dei cantastorie e il favore di cui
godevano nelle città del Veneto. Dall’utilizzo che fa Giovanni da Nono di alcuni nomi, come questi
di origine arturiana, o come Priamo, o Pantasilea che ancora non si era nominata, e in fondo anche
dal suo utilizzo di alcuni espedienti come il lamento della regina Sabina, si ha la sensazione che egli
ne avesse udito parlare, magari anche ne avesse udite raccontare le storie o eseguire i poemi o parti
di essi, ma non ne avesse la conoscenza approfondita che è dell’erudito o dell’appassionato che
legge e studia la materia della quale si servirà per comporre la propria opera. Nel De hedificatione
Giovanni da Nono sembra imitare un modo o dei clichés narrativi che sono dei romanzi francesi,
come se non si rifacesse a nessuna opera in particolare, o almeno non coscientemente.
Tutti questi riferimenti alla letteratura in lingua di Francia che si possono trovare nell’opera,
andranno riferiti non alla volontaria ricerca e dunque scelta di Giovanni da Nono, bensì
all’influenza dell’ambiente padovano che lo circondava.
70 Cfr. RAJNA 1875; PERON 2001.
29
Introduzione all’edizione
I testimoni
I testimoni del De hedificatione sono i seguenti:
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A: Milano, Bibl. Ambrosiana, cod. T 32 sup., XV sec.;
B: Padova, Biblioteca civica, BP 1239/29, XIV sec. (1376-1400);
D: Padova, Bibl. Civica, BP 615 I, XVIII sec.;
E: Vicenza, Bibl. civica Bertoliana, ms. 767, XVII sec.;
F: S. Daniele del Friuli, Bibl. civica, cod. 264, XIV e XV sec. (1365?);
G: Padova, Bibl. Civica, BP 133, XVIII sec.;
H: Firenze, Museo Horne, N 5/28, XV sec. (1451-1475);
K: Padova, Bibl. Universitaria, cod. 232, XV sec.;
M: Venezia, Biblioteca Marciana, lat. X, 96, XIV sec.;
S: Padova, Seminario vescovile, cod. 11, XIV sec.;
T: Padova, Bibl. Universitaria, cod. 55, datato 1528;
V: Verona, Bibl. comunale, cod. n. 1308 (209), sec. XIVex/XVin.
Testimoni trecenteschi.
Ms. B: Padova, Biblioteca Civica, B.P. 1239/29
Membranaceo; sec. XIV ex.; mutilo; cc. I, 16, I’, numerate anticamente a inchiostro; 4 fascicoli
(1 diploma, 1 quaderno, 1 quinione, 1 ternione); mm. 352×253, specchio mm. 270×184; 46 linee
per pagina (47 a c. 1r), rigatura a secco.
La scrittura è una textualis di fine Trecento in inchiostro seppia. La prima iniziale è in guazzo
d’oro su decorazione naturalistica blu (altezza 5 righe). Le successive sono alternamente blu e rosse,
filigranate del colore opposto. Le iniziali di paragrafo sono alternamente blu e rosse. Le rubriche
sono a inchiostro rosso, di mano dello stesso copista. Le maiuscole sono toccate di rosso, e vi sono
piè di mosca rossi e blu alternatamente dopo i punti fermi, ma solo a c. 1. I margini contengono
annotazioni di cui sono responsabili diverse mani di epoche differenti, per le quali si rimanda allo
studio dedicatovi. Tra le mani è stata riconosciuta quella di Giovanni Francesco Capodilista71.
Contiene nella sola prima carta il De hedificatione (il testo fino alla fine di I.6). La cartulazione
antica manca delle carte 2-9, e da c. 10 inizia il De generatione: questo unitamente alla solidarietà
delle cc. 1 e 10 testimonia la caduta dei quattro bifoli centrali del primo fascicolo, che dovette
essere un quinione. Nelle 8 carte mancanti dovettero trovar posto il resto del De hedificatione e la
71 Cfr. Lazzarini 1908.
30
Visio Egidij.
Ms. F: San Daniele del Friuli, Biblioteca Guarneriana, cod. 264 (Fontanini 40)
Composito (3 unità codicologiche); membranaceo; sec. XIV-XV? (allestito nel 1730
dall’arcivescovo Giusto Fontanini); cc. II, 170, II’; 250x180 mm.
Sulla guardia anteriore si trova un indice del codice, aperto da quest’intestazione: «1730. Justi
Fontanini Archiepiscopi Ancyreni». La scrittura è la stessa che ha apposto una numerazione delle
facciate complessive del codice: è probabile quindi che le singole unità codicologiche siano state
riunite in questo collettore proprio nel 1730 dal Fontanini (S. Daniele del Friuli 1666 - Roma 1736).
La tavola dei contenuti redatta dal Fontanini recita:
1. Petrus Blesensis Archidiaconus Bathonensis, de Testimonijs Fidei. Opus non èditum.
2. Aristotile della Natura degli animali, delle pietre etc. volgarizzato in dialetto Lombardo 65
non èditus.
3. Johannis de Naono Chronicon Patavinum, scriptum A.D. 1365. p. 168. non èditum .
4. Telesphorus de Cosentia presbyter et eremitta, de Caussis, statu, et fine schismatis . 269
exstat etiam in codice Vatic. Alexandrino S 44. fol. 18.
Il codice conta 3 unità codicologiche:
– la prima, di 32 cc., contenente il testo di Pietro di Blois (punto 1 dell’indice);
– la seconda, di 102 cc., contenente l’Aristotele volgarizzato (punto 2 dell’indice, cc. 1r-52v = ff.
65-168), il De hedificatione (punto 3 dell’indice assieme alle due opere successive, cc. 52v-61v =
ff. 168-186), la Visio (cc. 61v-67v = ff. 186-198), il De generatione (cc. 67v-102v = 198-268);
– la terza, di 68 cc., contenente l’opera di Telesforo da Cosenza, che dovrebbe corrispondere al
De statu Ecclesie et de tribulationibus futuris (punto 3 dell’indice).
La seconda unità, contenente come detto il nostro testo, presenta un colophon nell’ultima carta
che, se fosse originale, la daterebbe al 1365.
La scrittura è a tutta pagina, 32 r. per facciata. È l’unica ad aver conosciuto una cartulazione
indipendente, precedente alla legatura attuale, che numera senza errori da 1 a 102 le sue carte, in
alto a destra del recto. È quasi interamente caduta a causa della rifilatura: ciò che ne rimane è stato
quasi sempre cassato dalla mano del Fontanini mentre numerava le facciate del codice nell’angolo
esterno superiore. In aggiunta a ciò, le prime 14 cc. di quest’unità (corrispondenti ai primi 2
fascicoli) recano il numero 2, a inchiostro e apparentemente di mano antica, sempre sul recto in alto
a destra, anch’esso cassato regolarmente dal Fontanini.
L’unità presenta qualità della pergamena molto variabile da un fascicolo all’altro, ma
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mediamente piuttosto scarsa (pagina spessa, lato pelo spesso lucido o ruvido e lato carne poroso).
L’unità di base della fascicolazione è il quaternione, con deroghe in testa (un ternione) e in coda (un
ternione e un diploma). La scrittura è una textualis trecentesca disordinata e spesso confusionaria, le
abbreviature sono frequenti e molto severe: oltre alle consuete abbreviature librarie va segnalata la
forte presenza di troncamenti talvolta della desinenza, talvolta anche di buona parte della parola,
segnalati soltanto da un segno generico, un tratto obliquo che ricorda il taglio che di norma si usa
per lettere ad asta come l o h, oppure per la v. Le rubriche sono a inchiostro rosso (alternate a
rubriche a inchiostro blu nel solo Aristotele), le iniziali di capitolo in rosso e blu dell’altezza di due
righi (fa eccezione l’iniziale del cap. IV.4, a f. 180 (= c. 98v), una V blu al cui interno è stato
abbozzato un volto umano ad inchiostro rosso, più pallido del resto del rosso che si trova nel ms.),
la divisione delle frasi all’interno del capitolo è segnalata con piè di mosca rosso o blu dopo il punto
fermo, le maiuscole sono toccate di rosso. Le iniziali di ogni libro del De hedificatione (e
similmente per le altre opere), alte 4 righi, sono miniate decorativamente, con corpo della lettera
rosa pallido inscritto in uno sfondo quadrangolare blu, motivi geometrici o a fogliame all’interno, e
foglie di vario tipo che si sviluppano sul margine sinistro, scendendo anche per 10 righi, con colori,
oltre che rosso e blu, rosa pallido, azzurro e verde. Le lettere decorate sono rifinite con filettature di
biacca. L’apparato decorativo ricorda per molti versi quello del ms. B (a parte le decorazioni delle
iniziali di libro) ma eseguito con maggiore rozzezza, come del resto tutto il ms.
Nell’ultima facciata dell’unità (c. 102v = f. 268) dopo l’explicit del De generatione si trova il
colophon. La sua autenticità è controversa: non è stato scritto assieme al resto ma su una vasta
rasura, con inchiostro e scrittura diversi da ciò che precede e segue. Vi si legge:
Scripta sub annis domini millessimo trecentessimo sesagessimo quinto hec cronica fuit.
Quem enii
La rasura su cui è stato sovrascritto il colophon principia dalla seconda parola, mentre «scripta»
appartiene alla scrittura precedente. In «enii» si trascrive con una i la jambe rimasta pendente di
quella che doveva essere -m di «enim»: il colophon riscritto si interrompe in questo punto. La grafia
è posata ma etremamente più ordinata della mano che ricopia il corpo del testo, e dai tratti già
umanistici (notevolmente diverse dalla mano che ricopia il corpo del testo sono la verticalità delle
aste, la a prettamente «carolina», la d diritta e i tituli nasali ondulati, come una ~).
Il colophon è seguito da una formula propiziatoria per lo scriba in forma crittografica, scritta in
inchiostro rosso dalla stessa mano responsabile dell’explicit del De generatione e dell’unica parola
rimasta del colophon originale. Questo il testo:
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Qxks ſcrkoſkt ſcribbt ſfmofr cx dnp xkxbt
Vkxit kn cflks crbnckſcxs kn upmknf celkn (o cellui)
Essa deve essere crittata con il metodo di sostituzione delle vocali con la lettera successiva
dell’alfabeto, sebbene questa regola non paia rispettata esattamente. Con i dovuti aggiustamenti si
può risalire a questo probabile testo «sorgente»:
Quis scripsit scribat semper cum domino vivat
Vivit in celis Franciscus in nomine celin (?)
Il crittogramma inoltre presenta svariati errori, e dimostra di essere stato ricopiato in forma già
crittata da un copista che non ne possedeva la chiave. Questo fa pensare che lo stesso scriba avesse
riportato similmente anche il colophon dall’antigrafo, solo in un secondo momento sostituendolo
col proprio.
Seguono in crittogramma i ringraziamenti di rito e le consuete formule conclusive del lavoro di
copia, sempre tracciate con lo stesso inchiostro rosso e dalla stessa mano:
Deo Gratias Amen · Amen · Amen .
Nella porzione di facciata rimasta bianca si trova una probabile prova di penna («domine non
sum») a inchiostro marrone, che potrebbe essere della stessa mano del colophon riscritto. La
scrittura è posata ma sembra piuttosto imitare il tratteggio della textualis. Potrebbe forse trattarsi
della stessa mano che sovrascrive il colophon sulla rasura, ma la d è onciale, e l’eleganza delle
forme fa pensare che sia un esercizio ancora più recente.
Sempre nella porzione del foglio rimasta bianca, si trovano di altra mano, in corsiva forse
quattrocentesca ad inchiostro color seppia, una scritta verso il margine esterno, di cui si legge
soltanto: «nvoli fuere et sunt boni viri | et divites homines» (pare un’espressione che si trova spesso
nella descrizione delle famiglie nel De generatione), e in basso una ricetta in volgare veneto «per
una dona che avese doia de schina».
Ms. V: Verona, Bibl. comunale, cod. n. 1308 (209)
Composito (7 unità codicologiche); sec. XIV-XVI (assemblato da Antonio Beffa Negrini (15321602) nell’ultimo quarto del sec. XVI); cart.; cc. ?, 344. ?’, numerate dall’allestitore della forma
attuale; dimensioni varie, massime 280x210 mm.
Dopo due unità codic. contenenti vari documenti sull’area bresciana, probabilmente del XVI
secolo, la terza, del sec. XIV, acefala, cc. 62, testimonia il De hedificatione (acefalo, inizia dal §
I.9.8), nelle cc. 141r-148v. Seguono nella stessa unità una traduzione latina dell’Atile (149r-168r),
una epistola sui turchi (168v-169r), una nota corsiva al verso di c. 169 che elenca apparentemente
33
cronache padovane, la Visio Egidij (cc. 170r-175v), il De generatione (176r-206r), altre annotazioni
corsive (206v-207r), della stessa mano delle precedenti e delle note di lettura disseminate lungo le
ultime due opere, mano che dovette essere di un Antonio Beffa Negrini. Il manoscritto è stato alla
Saibante, poi alla Gianfilippiana.
Ms. M: Venezia, Biblioteca Marciana, lat. X, 96
Membran.; sec. XIV; cc. II (cart.), 42, II’ (cart.), numerate ad inchiostro; 261x200 mm, 28 linee
per facciata in colonna unica.
Sul verso della seconda guardia ant., una annotazione moderna in corsivo inchiostro nero:
I.B | Joannis a Naone de hædificatione Pataviæ urbis
sic erat scriptum in veteri codicis huius integumento, manu itidem veteri
La stessa mano è responsabile della cartulazione, che attribuisce i numeri di carta 1 e 2 alle
guardie (quindi la cartulazione conta 44 cc. contro le 42 effettive), le quali dovettero essere aggiunte
nel restauro della coperta cui accenna l’annotazione stessa. Nel bas de page di c. 3r (la prima
recante il De hedificatione) è stato attaccato un talloncino cartaceo a stampa, illeggibile in alcuni
punti, che recita:
Co ‹……› Ascanius Varese Patavinus Abbas Generalis
‹……›eranensis Canonicis suis, & sibi.
Deve trattarsi di Antonio Varese (Padova, 1665 - ivi, post 1740) abate generale della
Congregazione Lateranense. Questo è indizio dell’appartenenza del codice alla biblioteca del
convento padovano di S. Giovanni da Verdara almeno dalla fine del sec. XVII (da lì confluirà alla
Marciana con le espropriazioni napoleoniche).
La scrittura è una textualis molto ordinata e leggibile, ad inchiostro nero. Le rubriche sono in
inchiostro rosso. Le iniziali di capitolo hanno l’altezza di 2 righi e si trovano fuori dallo specchio
nel margine sinistro, a parte la prima e la seconda del De hedificatione, entrambe sulla prima
facciata del ms., e la prima dell’Atile: la prima, iniziale del proemio, è alta 4 righi e occupa circa ¼
della larghezza dello specchio; la seconda, che inizia la narrazione vera e propria, è alta 2 righi
come le successive e occupa conseguentemente minore spazio orizzontale. La prima dell’Atile, a c.
19r, è alta 6 righi e rientra di circa 1/6 dello specchio quanto a larghezza. Tutte le capitali sono
alternatamente tracciate in rosso e blu e decorate con rabeschi in punta di penna del colore
contrario, che si articolano principalmente verso il basso lungo il margine sinistro.
Il ms. contiene il De generatione alle cc. 3r-18v, e la storia d’Attila in prosa francoitaliana alle
cc. 19r-44v.
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Testimoni quattrocenteschi.
Ms. S: Padova, Biblioteca del Seminario Vescovile, cod. 11
Composito (3 unità codic.); cart. e membr.; sec. XIV-XV; cc. I (cart.), 82, I’ (cart.), numerate a
matita.
Il codice proviene dalla biblioteca di Jacopo Facciolati.
Contiene il De hedificatione nella prima unità codicologica. Le unità successive sono 2: la prima,
datata al sec. XIV, contiene dopo il testamento del marchese Alberto (1305), un De comitissa
Mathilde forse attribuibile a Giovanni da Nono, e le altre due opere della trilogia. L’ultima unità,
datata al sec. XV, contiene la Cronaca di Jacopo Dondi, la vita di s. Albano, e una lettera di papa
Onorio III a Federico II.
La prima unità codicologica (cc. 1-14), cartacea, mm. 298x208, specchio 221x106, è datata
all’inizio del sec. XV. Contiene il De hedificatione nelle cc. 2r-9r. La scrittura a tutta pagina, a
inchiostro seppia molto chiaro, è una corsiva composta. Le rubriche sono dello stesso colore e della
stessa mano del resto del testo; erano previste iniziali decorate, non eseguite, per le quali è rimasto
lo spazio vuoto.
Ms. A: Milano, Biblioteca Ambrosiana, T 32 sup.
Sec. XV; cc. (I controguardia membr.), II (cart., 1 binione), 135 (membr. palinseste), I’ (cart.,
solidale con controguardia post.); mm. 189×130, specchio mm. 135×86; 27 ll. a piena pagina, la
rigatura è a piombo e ben evidente, a volte si vedono i fori di guida per la rigatura. Le
giustificazioni e le righe di testa e di piede proseguono fino ai margini della carta. Il codice è
allestito con pergamena palinsesta di diversa origine (principalmente diplomi, probabilmente
duecenteschi).
La scrittura è Quattrocentesca, non posata, definibile forse come gotica corsiva, in inchiostro
seppia. Le rubriche, attribuibili allo stesso copista, sono tracciate con inchiostro rosso. In
corrispondenza con l’iniziale di ogni capitolo è lasciato uno spazio vuoto, forse destinato più ad una
iniziale decorata che miniata viste le dimensioni ridotte. All’interno si trova la lettera guida tracciata
con lo stesso inchiostro del resto del testo.
Oltre al De hedificatione (cc. 1r- 17r) contiene gli stessi due documenti di origine padovana che
si trovano in S, qui intitolati Testamentum Albertj Marchionis e De comitissa Matildj seguiti però da
un estratto di testo inedito (la rubrica lo chiama: Quis labor est difficilior) che porta in calce il nome
di Giovanni da Nono. Successivamente si trovano Visio Egidij e De generatione.
35
Ms. K: Padova, Biblioteca Universitaria, cod. 232
Cart.; sec. XV ex.; cc. II, 52, I’, numerate a matita; 208x156 mm, specchio di dimensioni
variabili in altezza: sono tracciate a secco le giustificazioni (120 mm in larghezza) e la riga di testa,
il margine inferiore può subire variazioni in base al bisogno di spazio. Il numero delle linee, a
colonna unica, oscilla attorno ai 35.
La scrittura, ad inchiostro nero e con poco scarto tra pieni e vuoti, è posata ma dai tratti quasi
corsivi, molto diseguale anche per dimensioni e accuratezza, ma sempre di chiara lettura. Le iniziali
di capitolo sono capitali ad inchiostro rosso, di modulo doppio senza che il testo in nero vi riservi
uno spazio apposito. Eccezione fa la prima del manoscritto, cui si riserva spazio nei primi due righi,
e che contiene un volto (cfr. la prima iniziale del ms. H, e quella di f. 180 del ms. F). Le rubriche
sono in inchiostro rosso, con iniziale di modulo maggiore: leggermente nelle rubriche ordinarie,
notevolmente nelle rubriche incipitali di libro, nelle quali la capitale, alta almeno 3 righi, si trova
nel margine sinistro. Tutte le decorazioni sono eseguite dalla stessa mano del resto del testo. Rare
notazioni marginali della stessa mano.
Contiene il De hedificatione alle cc. 1r-10r, la Visio alle cc. 10r-18v, il De generatione alle cc.
18v-50v. Le cc. 51, 52 sono bianche.
Ms. H: Firenze, Museo Horne, N 5/28
Cartaceo; terzo quarto del sec. XV; cc. II., 62, II’, numerate a matita modernamente; mm.
207x145, specchio 151x97; rr. 2, ll. 28-29 colonna unica. Dello specchio son tracciate, a piombo,
solo le giustificazioni e le righe di testa e di piede.
Scrittura non posata né chiaroscurata, molto ordinata, inchiostro nero. Fittissima di abbreviature
anche molto severe. De hedificatione e Visio mancano di tutte le rubriche e degli spazi atti a
contenerle; nel De generatione invece le rubriche ci sono (indizio di tradizioni diverse per i primi
due testi e l’ultimo? Attenzione: vedi la distribuzione dei testi nel ms. C, in cui si trovano De hed. e
Visio in un’unità codic., e separato il De gener. in un’altra, per quanto apparentemente coeva). La
prima iniziale del ms., alta 4 righi, è figurata: contiene un volto umano (cfr. la prima iniziale del ms.
U, e quella di f. 180 del ms. F). Le iniziali di capitolo, capitali ma non decorate, sono alte due righi.
L’inizio di frase è segnalato dalla maiuscola preceduta dal piè di mosca. La prima facciata è
decorata con motivi geometrici organizzati come un rudimentale frontespizio architettonico
quattrocentesco. Stemma nobiliare nel bas de page, composto di 5 bande verticali alternate, 3
bianche e 2 nere. Tutte le decorazioni sono tracciate dalla stessa mano con lo stesso inchiostro nero.
La capitale figurata è ripassata all’interno con inchiostro rosso, toccate di rosso sono anche le
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maiuscole all’interno del testo. Nelle rarissime notazioni marginali, della stessa mano, le maiuscole
sono toccate di rosso anch’esse.
Il ms. contiene il De hedificatione alle cc. 1r-12r17, la Visio alle cc. 12r18-19r10 (ricopiata di
seguito all’opera precedente senza riconoscere il passaggio al nuovo testo, come accade nel ms. C),
e il De generatione alle cc. 19r12-62v3.
Il manoscritto proviene dal fondo Phillipps.
Testimoni cinquecenteschi.
Ms. T: Padova, Bibl. Universitaria, cod. 55
Cartaceo; datato 1528; cc. I (membr.), 70, I’ (membr.), numerate a inchiostro anticamente (cc. 570) e modernamente (cc. I, 1-4); mm. 212×157, specchio di dimensioni molto variabili (mm.
180×120 c. 1r); ll. 30-35 a colonna singola.
Contiene una tavola antica in apertura, chiamata Tabulla (sigla Tt).
La cartulazione chiama con lettere da A a E la guardia anteriore, che funge anche da frontespizio,
e le prime 4 cc. (contenenti la Tabulla), con cifre arabe da 1 a 66 le cc. 5-70 (contenenti i testi).
Il copista si nomina nel frontespizio (c. Ar), come Aurelio de Milliario o Migliari: «Cronicha
paduanorum · Exemplata per me Aurelium | de Milliario. Ex alio libro antiquissimo. | . 1528 .».
La scrittura non è posata, ma inizialmente molto ordinata, ad inchiostro marrone quasi nero. Da
c. 1v la scrittura diventa meno curata e l’inchiostro più chiaro, diminuisce l’interlinea, pur non
cambiando la mano. Lungo il codice ha varie fluttuazioni di dimensioni, leggibilità ed eleganza.
Allo stesso modo cambia l’intensità dell’inchiostro e il numero di righe per pagina. Nessuna
decorazione. Deve trattarsi di un codice allestito per fini personali, forse eseguito dallo stesso
lettore-appassionato.
Dopo la Tabulla (cc. Br-Er), contiene il De hedificatione (cc. 1r-11r); la Visio (cc. 11r-14r); il De
generatione (14r-66r).
Testimoni secenteschi.
Ms. E: Vicenza, Biblioteca civica Bertoliana, ms. 767
Cartaceo; sec. XVII; III, 172, III’; 200x148 mm, specchio 169x113 mm tracciato piombo, rr. 2,
ll. 30-32 a colonna unica.
La scrittura non è posata ma molto composta, priva di chiaroscuri e a inchiostro marron scuro.
Le rubriche sono eseguite dalla stessa mano con lo stesso inchiostro, ma con scrittura leggermente
37
più grande e in forma posata, con aste quasi verticali, allineate centralmente nello specchio. Le
iniziali di capitolo sono tracciate alte una volta e mezza il rigo e più spesse, ma con lo stesso
inchiostro, la prima parola del capitolo è in scrittura posata come accade per le rubriche.
Il De hedificatione vi è contenuto nelle prime 19 cc. Seguono le c. 19r e 20 bianche. Le
successive 152 cc., per le quali la cartulazione ricomincia da c. 1, contengono la cronaca dello
Pseudo-Ongarello.
Testimoni settecenteschi.
Ms. G: Padova, Biblioteca Civica, BP 133 VI
Composito (19 unità codic.). I codici compositi della Civica di Padova sono raccoglitori di
manoscritti di varia provenienza, messi assieme in età moderna spesso frammischiando ai mss.
anche opere a stampa, e pertanto non meritano un’analisi della struttura comune o del codice visto
come un’unità. Basti vedere come quasi tutte le unità codicologiche che compongono questo BP
133 riportino sulla prima carta il numero d’ordine che avevano separatamente nella collezione di
Antonio Piazza, morto nel 1844.
Il De hedificatione si trova nella sesta: cart.; seconda metà del sec. XVIII; cc. 34; 285x200 mm,
non esiste specchio, bensì la scrittura a tutta pagina lascia un margine di circa 40 mm a sinistra. Il
numero di righe per facciata non è costante, ma si aggira attorno alle 25.
La scrittura è una corsiva molto ariosa, a inchiostro nero, totalmente priva di abbreviature. Non
ha rubriche, il nuiovo capitolo è segnalato dall’inizio della riga che sporge nel margine di sinistra
per 1-2 cm.
Contiene il De hedificatione nelle cc. 1r-19v, e la Visio nelle cc. 19v-34r. I due testi sono trascritti
di seguito, con l’incipit della Visio trattato come se si trattasse di un nuovo capitolo del De
hedificatione (a r. 19v19). Le due opere paiono intese come una sola, alla quale è preposto il
seguente titolo in volgare: «Incomenzia el primo libro della hedificatione della cepta de |
phortolomïa al monte braycidano overo | monte rosso manuscripta per mi | santo da rimano et co |
municata per li | mei amici», sostituito alla rubrica iniziale del De hedificatione. Mi pare che
Bortolami abbia forse identificato questo Santo da Rimini, maestro di scuola. L’unità a c. 1r ha la
segnatura antica «Ms. 108».
L’unità codicologica XVIII, nello stesso codice BP 133, e recante la segnatura antica «Ms. 120»,
contiene il De generatione, ed è imputabile alla stessa mano di questa.
Il codice appartenne ad Antonio Piazza.
38
Ms. D: Padova, Biblioteca Civica, BP 615 I
Composito (16 unità codic.).
Il De hedificatione si trova nella prima: cartacea; seconda metà del sec. XVIII; cc. 17; 305x210
mm, specchio 304x205; ll. 28 a colonna unica. Il testo si estende da c. 2r a c. 17r.
Il codice è appartenuto ad Antonio Piazza.
La scrittura è una corsiva molto disordinata, che verso la fine diventa poco comprensibile. Le
rubriche sono della stessa mano e tracciate con lo stesso inchiostro, centrate nello specchio anziché
allineate sulla sinistra. I nuovi capitoli sono segnalati anche dall’iniziale, sempre in nero,
leggermente più grande del testo e nel margine sinistro.
Classificazione dei testimoni
Premessa
La tradizione del De hedificatione presenta dei tratti di particolarità. È estremamente probabile
che tutti o quasi tutti i testimoni provengano dalla stessa area, quella padovana, che dovette essere
anche l’unico bacino di diffusione del testo nel suo periodo di maggior fortuna, che va
verosimilmente dalla sua scrittura all’inizio del Cinquecento, e in questo lasso di tempo si situano
nove dei dodici manoscritti superstiti. Il testo dovette avere fortuna soprattutto tra gli eruditi, e
assieme al resto della trilogia del Da Nono i suoi testimoni furono ospitati in questo periodo nelle
biblioteche private delle famiglie padovane dove furono letti, studiati e commentati, e dove il loro
contenuto fu utilizzato come materiale per altre cronache e compilazioni.
Un’idea di questa situazione e del comune interesse riscosso dalle opere di genere cronachistico
e annalistico nella Padova del periodo si ricava dalle prime carte della storia genealogica dei
Capodilista, il De viris illustribus familiae Transelgardorum, Forzate et Capitis Listae 72, dove
l’autore Giovan Francesco Capodilista pone, a garanzia della veridicità di quanto afferma, un elenco
delle fonti da lui utilizzate, molto noto dopo lo studio che ne fece il Lazzarini 73. In questo elenco,
scritto col resto dell’opera nel 1434, il Capodilista nomina le opere di cui era a conoscenza e che
aveva studiato e riporta anche chi, a Padova, ne possedesse copia in casa, lasciando così intravedere
uno scorcio dell’ambiente in cui dovette circolare la cronaca danoniana, fatto di nobili eruditi che
all’occorrenza potevano ricorrere l’uno alle risorse librarie dell’altro e scambiarsi informazioni e
codici. Il Capodilista inserisce nel suo elenco la perduta cronaca di Zambono d’Andrea, le cronache
del Mussato, di Rolandino, del Cortusi e di molti altri, e non manca di citare anche le opere di
72 L’opera autografa è contenuta nel codice Padova, Biblioteca Civica, B.P. 954, ora riprodotto in CAPODILISTA 1972.
73 Cfr. LAZZARINI 1908.
39
Giovanni da Nono con parole che ci assicurano come non solo il De generatione, la cronaca
famigliare, ma anche il De hedificatione fosse ben noto e diffuso in quest’ambiente:
Jten annalia domini Johanis de Naone civis patavi, de prima Euganea, jten de moribus et
familijs Patavorum. Jsta sunt apud plures et plures scilicet dominum Paulum predictum,
Xiconem Polentonum, penes illos de Malfatis, nos et multos alios 74.
Davvero larga dovette essere la diffusione dell’opera del Da Nono se il Capodilista dice che le
sue copie «sunt apud plures et plures», ciò che non dice di nessun altro testo di quest’elenco:
probabilmente addirittura più larga di quella della cronaca di Rolandino, che egli chiama poco sopra
«La Ecerina sive La Rolandina», della quale si limita a riferire che sta presso i Dotti, i Lanzarotti,
«apud nos et multos alios», e forse anche dell’Ecerinide «que comuniter a pluribus habetur».
Giovan Francesco Capodilista afferma che la sua famiglia possedeva una copia della trilogia
danoniana: essa è stata identificata dal Lazzarini nel manoscritto che in quest’edizione ha ricevuto
la sigla B sui cui margini si trovano copiose annotazioni autografe del Capodilista: tra di esse si
trovano sia note di lettura sia collazioni da altri manoscritti, e si può immaginare senza paura di
sbagliare troppo che in un ambiente siffatto i manoscritti recanti sui margini lezioni tratte da altri
codici per migliorare la lezione quando pareva corrotta fossero molto frequenti.
Questo spiega e giustifica come sia possibile una tradizione come quella del De hedificatione
nella quale, si conta di dimostrarlo più avanti in quest’introduzione all’edizione, ben 9 dei 12
testimoni sono contaminati, e uno dei 3 rimanenti, quel B appena nominato appartenuto al
Capodilista e del quale per il De hedificatione rimane purtroppo soltanto la prima carta, pur avendo
per quanto si può vedere un testo «puro», presenta sui margini una serie abbastanza fitta di
collazioni ed emendazioni che ha trasmesso agli apografi. Gli altri due codici incontaminati sono il
ms. M, che forse inizialmente fu poco considerato perché manca delle altre due opere del Da Nono
che più dovettero interessare gli eruditi cittadini, e il ms. F, che se si dà ragione al suo colophon
dovrebbe risalire al 1365 e forse per questo si sarà salvato dall’ibridazione imperante tra i codici
confezionati dal tardo Trecento in poi.
Data la situazione appena descritta non si è ritenuto possibile per la costituzione del testo critico
ignorare i codici contaminati, perché ciò avrebbe significato affidarsi non a tre manoscritti bensì a
due soltanto, perché B è frammentario, e anzi in fin dei conti quasi al solo M, giacché F, nonostante
l’antichità, si dimostra molto sciatto nella copia e spesso in errore; si è deciso dunque di fare uso di
tutta la tradizione, e per questo è stato necessario definire e separare tra loro i rapporti verticali fra i
testimoni e quelli orizzontali, con lo scopo di ricostruire un quadro il più possibile esaustivo che
74 B.P. 954, c. 5, rr. 1-3. Cfr. LAZZARINI 1908, p. 293.
40
permetta, durante la consultazione del testo e degli apparati, di soppesare quanto affidabile sia la
lezione di ciascuno dei manoscritti e assieme di riconoscere quando sia possibile ipotizzare la
trasmissione indiretta di una lezione e quando non lo sia. Fortunatamente le circostanze hanno
prodotto in molti casi degli errori-guida che permettono di definire con una certa sicurezza le
relazioni primarie di dipendenza e dunque produrre uno stemma affidabile, sulla base del quale si
cercheranno di indicare i contatti tra testimoni dovuti a contaminazione e la direzione di ciascuno di
essi, per quanto possibile.
Nelle pagine che seguono, dopo un’analisi degli errori e di altri fatti che rivelano l’esistenza e
alcune probabili caratteristiche dell’archetipo, si illustreranno i rapporti tra i testimoni superstiti,
sulla base degli errori che li accomunano, in capitoli dedicati ad ognuno dei rami in cui si divide lo
stemma, a partire dalla distinzione in due famiglie riconducibili ognuna ad un diverso subarchetipo.
Questa trattazione permetterà di approdare alla rappresentazione di uno stemma codicum «in
pulito», costituito cioè delle sole linee indicanti i rapporti primari o verticali tra i testimoni e scevro
di ogni indicazione ulteriore sulle contaminazioni degli stessi. Dopo di ciò si esamineranno le
prove, flagranti o indiziarie, della contaminazione dei singoli codici e si tenterà di indicare, quando
possibile, anche il manoscritto o la zona dello stemma da cui è dimostrabile o ipotizzabile che
ognuno di essi riceva le lezioni per collazione, segnalando poi graficamente su un nuovo stemma i
nuovi rapporti.
Esistenza dell’archetipo
L’esistenza di un archetipo cui rimonta tutta la tradizione è garantita da alcuni errori i cui effetti
si ripercuotono su tutti i codici che la compongono.
–
¶I.1.4:
Patencius ego, Johannes de progenie dominorum a Naone, in literali tema componere
laboravi […]
Non si può pensare che «literali» sia riferito a «tema», benché non sia da escludere che Giovanni
da Nono potesse usare questa forma per l’ablativo anziché il più corretto «temate», perché il verbo
rimarrebbe senza complemento oggetto, perciò è necessario presupporre un’omissione
dell’archetipo, che nell’edizione si propone di emendare per congettura con un «forma» cui riferire
«literali».
–
¶I.9.9:
41
[…] propter verba cuiusdam ioculatoris cum armis eum deviciset.
Non è chiara la funzione di «cum»: assieme alla parola successiva potrebbe potrebbe introdurre
una proposizione temporale, e allora «armis» rimarrebbe privo della preposizione che si potrebbe
immaginare dover essere «in»; oppure potrebbe introdurre il complemento di compagnia da riferire
al giullare: «ioculatoris cum armis» oppure alla sua vittoria: «cum armis eum deviciset», e allora
mancherebbe un pronome a far diventare ciò che resta una relativa: «qui eum deviciset», oppure
«qui cum armis eum deviciset». Questa seconda possibilità è facilmente giustificabile
paleograficamente, dal momento che la forma compendiata di «qui» è facilmente confondibile con
il tironiano per «cum»: la vicinanza tra i due segni dei quali il q magari scritto in forma troppo
tondeggiante può aver indotto il copista a credere di trovarsi di fronte ad una ripetizione che ha
eliminato. Nell’edizione si è scelta questa lettura e si è introdotto un «qui» prima di «cum».
–
¶II.4.7:
L’errore è un po’ più complesso da trattare perché la tradizione non è unisona. Nei mss. EMTV
si legge:
Sed Cenee civitas quam fecit Gualterius Albricus iam hedificate erant (E i. heficavit erat;
T i. hedificata erat; V que ante non erat).
I mss. FGHK introducono «et» tra i due nomi e presentano anch’essi «hedificata erat» al
singolare, ma rimane un «fecit» singolare riferito a due soggetti a far sospettare che quel connettivo
non sia che un tentativo di emendazione di quei codici rispetto alla corruttela che si trovava a
monte, e che le variazioni nell’ultima della frase siano un caso di diffrazione dovuta proprio alla
difficile comprensione del testo75. Infine D reca una lezione curiosa:
Sed Cenee civitas quam fecit Gualterius Albricus et Trinum quam civitatem fecit Albricus
iam hedificate erant.
La porzione di testo testimoniata da D sembra contenere le informazioni necessarie a dare un
senso al passo, ma il modo in cui si presenta dimostra che è stata acquisita per contaminazione, e
giacché nessun altro testimone presenta nulla di nemmeno comparabile in nessuna sua parte, deve
trattarsi di contaminazione extrastemmatica, da un testimone ora perduto che risaliva ad uno stadio
della tradizione precedente all’archetipo da cui derivano tutti i codici arrivati fino a noi. L’archetipo
dunque presentava qui una corruttela.
75 Questa porzione di testo è assente nei mss. AS, che condividono una vasta lacuna tra la fine del secondo libro e
l’inizio del terzo. Tuttavia la loro posizione nello stemma, che si dimostrerà più avanti, assicura che anch’essi erano
interessati da quest’interpolazione.
42
–
¶II.6.4:
quia non est equiparatio (F equiparento; G equeperenzo; H equiparendo; V romparacio)
viginti milia militum contra sesaginta milia.
Il testo com’è non pare avere senso, e si tratterà di una corruttela dell’archetipo, cui nell’edizione
si è tentato di porre rimedio congetturando un «equiparandum» al posto del diffuso «equiparatio».
Oltre che da questi errori certi, l’archetipo è caratterizzato da una vasta interpolazione che
interessa il capitolo 4 del secondo libro: dopo che nel capitolo 3 Dardano ha appreso da Guidenanç,
messo del re d’Armenia, che Tartaro sta tenendo sotto assedio quelle contrade per impedire il suo
matrimonio con Sabina, questo capitolo si appresta a descrivere la costituzione dell’esercito con il
quale Dardano si appresta a muovere in aiuto del futuro suocero, come annuncia la rubrica:
De congregatione exercitus Dardani regis Patavie quem duxit in Herminiam
Tuttavia a questo argomento il capitolo dedica solo i primi due commi: dopo la notizia
dell’assegnazione di nuovi titoli feudali ai vassalli di Dardano, il comma 3 si apre con:
Nula istarum civitatum ad presens circonstantiarum facta erat: …
cui seguono informazioni su varie città «che al presente stanno nelle vicinanze», strutturate quasi
come un elenco di città che all’epoca erano già fondate o erano ancora da fondare, con occasionali
informazioni aggiuntive sulle modalità della fondazione. Già soltanto per questo si potrebbe
dubitare dell’autenticità del materiale contenuto nel capitolo: per quanto Giovanni da Nono non
brilli per le sue doti di narratore, non ha senso pensare che egli scelga di interrompere appena dopo
averlo introdotto un topos narrativo come l’«elenco delle navi» per inserirvi una lista di città del
circondario, che tra l’altro non nominerà più per tutta l’opera. La conferma del fatto che il capitolo è
inquinato da notizie spurie, però, viene poco più avanti: il ¶14 introduce una «Dardanie civitas»,
che non era stata nominata nei passaggi di nome affrontati dalla proto-Padova nel capitolo I.2, e che
pare essere altra città rispetto alla «Euganie civitas» benché, si apprende qui, entrambe fossero già
state edificate all’epoca. Ma il De hedificatione tratta e si apre proprio con la descrizione della
fondazione della città di Eugania, e il suo autore non potrebbe mai sentire il bisogno di ripeterlo qui,
per quanto male si voglia riconoscere che scriva; inoltre compare in questo luogo la figura di un
«antiqus Dardanus, a quo alij Dardani nominati sunt», il quale avrebbe fondato la «Dardanie
civitas»: tutto ciò è incompatibile con il contenuto dell’opera. Appena dopo, nel ¶15, si dà il Veneto
43
come fondato da Enea, ricalcando perfettamente una notizia che si trova nel corpus di cronache
veneziane intitolate dal Cessi Origo civitatum76: anche questo va in direzione contraria alla
tradizione accettata e sostenuta da Giovanni da Nono, secondo la quale profugo da Troia giunge in
Veneto il solo Antenore. Ma la prova finale che qui si trova del materiale non attribuibile a Giovanni
da Nono la danno i ¶¶18-21. Eccone il testo:
18
Hic rex Dardanus grecus fuit et postremus rex Pathavie quam hedificavit Palus. 19Antiqus
Dardanus Pathavie fuit primus rex Troie, et sic Troiani ex Pathavia et ex Lombardia primam
habuerunt originem. 20Destruta Troia rex Eneas et Antenor profugi habuere responsum a
Sibila dicente: «Quo tenditis Dardanide? Redite ad pristinum locum unde originem
habuistis!». 21Pro quo responso habito a Sibila rex Eneas Heuganiam sive Pathaviam idest
ad insulam balnearum venit, iam mortuo Dardano isto in Grecia.
Si è già trattato del fatto che il Da Nono non dovette conoscere la figura, di fondatore di Troia,
che la tradizione classica associa al nome di Dardano: invece quanto contenuto nei commi appena
riportati dimostra nel loro autore non solo la conoscenza della figura classica di Dardano, ma anche
il tentativo di rendere compatibile la trama e i personaggi del De hedificatione con questa tradizione
tramite la distinzione tra un «Dardanus antiqus», troiano, e un altro indicato come «hic Dardanus»,
il Dardano che si trova in quest’opera, che pur essendo discendente dell’altro è greco. L’autore di
questo testo non può essere autore anche del resto dell’opera, ma piuttosto un commentatore
successivo.
Ciò conferma che anche le notizie di fondazioni cittadine dei commi precedenti, già indicate
come fortemente sospette, devono essere d’altro autore, e che tutto il capitolo è inquinato da una
vasta interpolazione. È molto probabile che sia questo il caso di una serie di glosse marginali
confluite, nei passaggi di copia successivi, nel corpo del testo. Un lettore interessato all’argomento
delle fondazioni cittadine, forse frustrato dall’eterodossia della narrazione fondativa che si trova nel
De hedificatione, dovette sentire il bisogno di annotare delle notizie sulla fondazione di altre città
del circondario altrimenti assenti nel testo, probabilmente riportando informazioni all’epoca correnti
(sfortunatamente si è saputa riconoscere soltanto la provenienza della notizia di ¶¶15-16, sulla
derivazione degli Eneti da Enea e sul significato che sipretende abbia il termine in greco;
nell’Origo civitatum, un collettore di notizie simili nel quale esse si trovano spesso affastellate
proprio come in questo capitolo, non si trova corrispondenza con alcuna delle altre informazioni): lo
stimolo a farlo proprio sui margini di questo capitolo lo avrà dato la menzione che si fa della
«Marca Padovana» di cui era marchese Teseo da Naone, e del marchesato della «Grande
Lombardia» di cui egli è investito prima di partire per la guerra in Armenia. Il commentatore ha poi
76 Cfr. CESSI 1933.
44
sentito il bisogno di giustificare le teorie fondative esposte dal De hedificatione alla luce delle
informazioni che già possedeva, e l’ha fatto separando i due Dardani, come s’è visto.
Fatte queste premesse, è opportuno sceverare quanto attribuile a Giovanni da Nono da ciò che si
può imputare ai suoi commentatori. S’è detto che l’interpolazione deve principiare a ¶3, con «Nula
istarum civitatum…»; la fine della zona sospetta invece corrisponde proprio con quel ¶21 che si è
appena riportato, dopo il quale si trova solo un altro comma a concludere il capitolo. Ciò che sta fra
questi due estremi farà parte quasi per intero dell’interpolazione, eccettuati i soli ¶¶12-13 e ¶17. Nei
primi (¶¶12-13) Dardano crea altri marchesi, e cioè un Vitaliano parente di quel Teseo da Naone cui
l’autore è tanto affezionato, e un Guizzardo fratello del cnte di Treviso Gerardo, il quale anch’esso
si dice parente di Teseo. S’è vista l’importanza che ha per l’autore quest’argomento; inoltre la
notizia è ben compatibile con quella di ¶2, e il personaggio di Guizzardo torna anche nel quarto
libro (¶¶IV.5.1-3 e ¶IV.14.3): non si può dubitare dell’autenticità di questi commi. Nel secondo
(¶17) si dice che Dardano, dalla Marca Padovana, raccoglie un esercito di ventimila cavalieri
nobilissimi, e anche questo è funzionale alla trama e non può essere che del Da Nono.
Saranno invece interpolati i commi: ¶¶3-11, ¶¶14-16, ¶¶18-21.
I commi ¶¶3-11 contengono notizie sulle fondazioni di Verona, che in origine si chiamava
Marmora, e di Vicenza, già Cimbria, che fu fondata dai Romani contro Padova e Verona, e popolata
dai Romani con gli esiliati dalla loro città. Si nominano poi Summano (che corrisponderà
probabilmente a Schio che sorge accanto al monte Summano), Trento, Cividale del Friuli,
Montebelluna, Altino e Treviso. Poi Ceneda, nuovamente Treviso e il suo vescovo, Asolo, Este un
tempo chiamata Trabutina, Ferrara e infine Brusegana così chiamata da Borgo Euganeo. Sulla
fondazione di Treviso il ¶6 riporta un aneddoto che coinvolge anche Dardano e nomina il suo
ritorno dall’Armenia: a fondare Treviso sarebbero stati mandati dallo stesso Dardano un conte
Tommaso, un principe di Messina e un conte Alberico, assieme ad un fantomatico Dardano
macedone, nipote del nostro Dardano re di Padova: al ritorno da Treviso questo Dardano macedone
è ucciso da Alberico perché voleva prendersi la figlia del principe di Messina come concubina.
Anche questa informazione dovrà essere interpolata dal momento che essa rimane funzionale alla
notizia fondativa che si è stabilito essere originariamente aliena al capitolo e che si introducono
personaggi come Dardano junior, la cui invenzione avrà una genesi simile a quella del Priamo
junior nipote di Priamo re di Troia e compagno di fuga di Antenore che si trova nel Tresor di
Brunetto Latini. E non tragga in inganno l’aggancio a Dardano e alle sue imprese armene: un altro
riferimento agli stessi temi e anche alla regina Sabina (che pure non si nomina) si trova a ¶9
45
parlando della fondazione di Ferrara. Che si tratti di note poi confluite a testo lo dimostrano anche
alcune incongruenze: si parla due volte della fondazione di Treviso, la prima volta a ¶6 e la si dice
fondata dal quartetto nominato prima, la seconda a ¶7 in cui è fondata dal solo Alberico (il
contenuto di questo comma è controverso, e sarà dimostrato tra poco); due volte si parla anche della
città di Ferrara: la prima a ¶9 dove se ne dà la fondazione, la seconda a ¶11. In mezzo si tratta la
derivazione di Brusegana da Borgo Euganeo: da questo, secondo quanto si trova a ¶11, dovrebbe
venire il nome di Gano a Ferrara. Probabilmente l’estensore dovrebbe riferirsi qui alla credenza,
presente anche nel danoniano De generatione, secondo cui la casa d’Este dovrebbe discendere da
Gano di Maganza visto che ai commi 8 e 9 si nominano e in parte si confondono proprio le città di
Este e di Ferrara, ma i passaggi logici non si comprendono bene, ed è probabile che
nell’inserimento a testo siano avvenuti qualche turbamento dell’ordine e fors’anche la perdita di
parte del materiale.
Dei commi ¶¶14-16, e della fonte di ¶¶15-16, s’è già parlato: la città di Dardania che si dice
all’epoca già costruita al pari di Eugania e fondata da quel Dardano «antiqus» dal quale prendono il
nome gli altri Dardani, alla luce dei successivi commi 18-21, potrebbe essere proprio Troia, della
quale si parla anche alla fine del De hedificatione.
Infine sul conto dei commi ¶¶18-21, riportati appena sopra, ci si è già diffusi. La storia del
responso della Sibilla e l’accostamento ad Antenore di Enea saranno cavati anch’essi dalla
cronachistica veneziana77.
Ciò che rimane, tolta tutta questa sostanza del capitolo, è ben poca cosa: l’annuncio a ¶1 che
Dardano si apprestava a partire raccogliendo un grande esercito; la notizia (¶2) dell’assegnamento
di nuovi benefici feudali a Teseo da Naone e a Sabina e, forse, ai cinque re di Spagna; la notizia
(¶¶12-13) similmente dei titoli conferiti a Vitaliano e a Guizzardo; il numero (¶17) di armati
nobilissimi raccolti da Dardano nella Marca Patavina; infine l’informazione (¶22) secondo cui il
viaggio dell’esercito Patavino fino in Armenia sarebbe durato ben quattro anni (c’è da segnalare che
anche in questo punto Dardano è designato con il dimostrativo «hic» col quale lo si designava
nell’interpolazione a ¶18: deve trattarsi di un cambiamento apportato sull’originale da qualche
copista per meglio adattare il testo dell’interpolazione nel resto del discorso). Visto che sarebbe
lecito in questo punto aspettarsi una presentazione dei re che accompagnano Dardano in Armenia, e
visto che il capitolo successivo dà una simile lista dei re dell’opposto schieramento di Tartaro, non è
da escludere che nell’inserimento delle glosse si sia fatto cadere del materiale originale, forse
77 Cfr. CESSI 1933, p. 154.
46
interpretando le glosse per note emendative e quindi sostituendole al testo cui spazialmente
corrispondevano.
È probabile che qualcosa si sia perso anche all’interno del ¶2 di questo capitolo, che sta ai bordi
dell’interpolazione: nella frase «rex Dardanus quinque reges in Yspania et Texeum, ducem Pathavie
[…] nunc marchionem Magne Lombardie fecit» pare mancare almeno un verbo, o forse tutta una
parte di frase, in cui doveva forse essere riportata qualche investitura data da Dardano ai re di
Spagna, ora caduto. Nell’edizione e nella traduzione si è scelta la soluzione meno invasiva,
congetturando la mancanza di un «fecit», ma è possibile che sia stata omessa una porzione di testo
più estesa.
Altro ancora però è possibile dedurre sul conto dell’archetipo dallo stato del testo proprio in
questo capitolo e all’interno dell’interpolazione stessa, in corrispondenza del comma 9. Laddove il
testo che si è stabilito recita: «Civitas Ferarie post adventum Dardani ab Herminia per ipsum ac
etiam per reginam facta fuit ex altera parte montis Magnavache […]» la situazione dei testimoni è
molto diversa e diversificata: i mss. DEM (che si vedrà costituiscono il ramo β della tradizione)
presentano le parole «Estensis civitas» tra «per reginam» e «facta fuit»; gli altri codici (esponenti
del ramo α) aggiungono dell’altro materiale dopo «per reginam»: F «per reginam fata est Hestensis
civitas»; T «per regina et etiam /hec/ (interl.) Estensis civitas»; V «per reginam constructa et
edificata fuit Hestensis civitas», che essi singolarmente dovettero aggiungere per cercare di
rimediare alla mancanza di senso del passo così come si trova in DEM, i quali probabilmente
riprodurranno la situazione dell’archetipo. In questo caso, per comprendere il testo, si dovrà pensare
ad una interpolazione dell’interpolazione. L’archetipo dovette non solo avere già inserito nel corpo
del testo il materiale proveniente dai margini, ma aver ricevuto anche sui suoi propri margini delle
note di lettura che indicavano il contenuto, le quali a loro volta hanno finito per andare ad inquinare
il testo: «Hestensis civitas» era originariamente un’annotazione sul margine destinata ad indicare al
lettore la presenza, appena sopra (¶8), del paragrafo dedicato alla fondazione di Este. Ciò permette
di comprendere anche un altro fenomeno che si presenta proprio in corrispondenza della notizia
sulla fondazione estense: mentre nei codici DMV la frase inizia con «Civitas Estensis», gli altri
testimoni presentano l’aggiunta di «Ferarie» (così FGHK, E ha «Ferrarie» e T «Ferrarium») col
risultato che la frase suona «Ferarie civitas Hestensis […] nondum erat hedificata». Anche qui
dovette accadere ciò che si è visto al comma successivo: una nota di lettura, probabilmente un
«Ferarie civitas», dovette essere inserita a testo similmente a quanto lì accadde con la nota «Civitas
Hestensis», con la differenza che nel caso di ¶8 i mss. DMV furono in grado di individuare il
47
problema ed eliminarlo.
Un caso simile si presenta anche a ¶IV.3.2, e le considerazioni precedenti permettono di
considerarlo un errore dell’archetipo benché il manoscritto D sia stato in grado anche qui di porvi
rimedio. Il breve capitolo deve riportare la vittoria in duello del padovano Marsilio dalla Porta dei
Tre Visi, conte di Castions e signore di cividale del Friuli e di Conegliano: per il titolo di conte di
Castions però la tradizione è tutt’altro che concorde. Se D scrive «Castionis comes», T «Castrionis
comes» e V «comes Castrionis», E riporta soltanto «Castrionis», mentre i rimanenti testimoni
AFGHKMS hanno lezioni più problematiche, tutte però riconducibili ad una primeva «Castionis
comes de comite Castilionis». Anche in questo caso sarà molto probabile che nell’archetipo la nota
di lettura «De comite Castilionis» sul margine dev’essere finita a testo, e i manoscritti DETV
devono essere stati in grado di accorgersene ed emendare.
I due casi che si sono appena portati all’attenzione, di ¶II.4.8 e di ¶IV.3.2, a rigore non si
dovrebbero trattare in questo capitolo dedicato agli errori dell’archetipo e preliminare alla
trattazione dei rapporti tra i manoscritti, giacché gli errori che contengono non sono estesi a tutta la
tradizione; tuttavia la sicurezza con cui appare possibile far risalire all’archetipo l’errore di ¶II.4.9,
analogo a questi altri due e anche strettamente contiguo al primo di essi, si spera che basti a
giustificarne la presenza in questo luogo. Si è già accennato ad alcune caratteristiche che rivela
avere la tradizione manoscritta di questo testo: non solo essa è pesantemente e a volte capillarmente
contaminata, come si cercherà di dimostrare più avanti, ma anche quando non intervengono
fenomeni di collazione la tradizione sa essere estremamente attiva nell’emendare i punti in cui il
testo dell’antigrafo non dà senso, quindi non deve stupire che, in due dei tre casi in cui l’occhio
moderno può riconoscere l’inserimento di una nota di lettura marginale, altrettanto bene l’abbiano
saputo riconoscere alcuni dei manoscritti.
Lungo il testo ci sono altri passi in cui è probabile che un errore dell’archetipo sia stato emendato
da una parte dei codici, ma un loro trattamento può avere senso soltanto una volta definiti i rapporti
tra i testimoni, dunque qui ci si limiterà ad elencarli rimandando la loro discussione all’apparato di
commento: si tratta di ¶I.7.3, ¶I.9.8, ¶II.2.1, ¶II.3.5, ¶II.3.6, ¶III.10.r, ¶IV.2.2, ¶IV.3.2, ¶IV.5.3,
¶IV.14.1, ¶V.5.2.
Relazioni verticali
I codici B, T, V
48
Mani recenziori su B
Sull’unica carta superstite del manoscritto B si trovano interventi successivi all’allestimento del
codice ascrivibili a più personalità. La complessità del caso sarebbe degna di uno studio
paleografico dedicato e soprattutto di uno specialista, tuttavia cercheremo in questa sede di fare il
possibile per distinguere le diverse mani. Un tentativo, relativo al solo De generatione, si trova nella
tesi di laurea dedicata a quell’opera78, ma dopo un confronto con il manoscritto le tesi sostenute in
quello studio non sono parse condivisibili che in minima parte.
Di conseguenza si è proceduto ad una nuova catalogazione delle mani recenziori mirata al solo
De hedificatione, e solo sporadicamente si farà riferimento a qualche punto di contatto con quanto
sostenuto dalla tesi sul De generatione. Nell’unica carta superstite del testimone B si è creduto di
riconoscere l’intervento di sette diversi lettori-correttori. Si utilizza questo termine perché in nessun
caso deve trattarsi dell’opera di un revisore professionale che controllasse il manoscritto prima della
consegna al committente; invece tutte le correzioni e le annotazioni effettuate sulla pagina di B si
caratterizzano per essere attribuibili a possessori successivi del codice che lo hanno annotato o
corretto mentre lo utilizzavano.
- Prima mano: BCap1 e BCap2.
Della catalogazione delle mani citata appena sopra un elemento, che risaliva all’analisi del
Lazzarini, si è ritenuto condivisibile e cioè l’identificazione di una delle scritture recenziori con
quella di Giovan Francesco Capodilista, erudito e scrittore padovano attivo nei primi decenni del
Quattrocento. Si sono confrontati i contributi di questa scrittura con la mano che esempla il
manoscritto Padova, Biblioteca Civica, B.P. 954 (contenente il De viris illustribus familiae
Transelgardorum Forzate et Capitis Listae) riconosciuto come autografo del Capodilista già da
Lazzarini79 e si può confermare che sui margini di c. 1 del manoscritto B si trovano molti contributi
di questa mano. Questi però paiono dividersi in due fasi: una prima, in cui tratteggio e inchiostro
corrispondono esattamente alle annotazioni marginali dello stesso Capodilista che si trovano anche
nel De generatione, la quale comprende soltanto un esiguo numero di note di lettura attorno alla
riga 20 del verso e che indicheremo con la sigla BCap1; e una seconda, che inserisce quasi tutte le
annotazioni marginali della carta, comprendenti sia note di lettura sia correzioni, e che chiameremo
BCap2. Questa seconda fase si caratterizza per un tratteggio più sciolto e lettere di modulo
leggermente maggiore, e per un inchiostro di color grigio scuro invece del seppia della fase
78 CIOLA 1985.
79 Cfr. LAZZARINI 1908.
49
precedente. Si può parlare di precedenza dell’una sull’altra anche in senso temporale oltre che di
descrizione, perché le note di lettura di BCap2 attorno a r. 20 di c. 1v sembrano disporsi nello spazio
lasciato libero da quelle di BCap1, e vanno dunque considerate seriori rispetto a quelle. Si è già
parlato della «bibliografia» che il Capodilista inserisce all’inizio del suo De viris illustribus, e si è
già detto che la copia (o una delle copie) dell’opera danoniana che dichiara di possedere si può
ragionevolmente identificare con questo manoscritto: è quasi sicuro che il Capodilista possedette
stabilmente questo manoscritto, e in tal caso il fatto che le scarse note di lettura qui indicate come
BCap1 trovino corrispondenza con le note apposte di sua mano anche sul De generatione, e che la
maggior parte dei suoi interventi sul De hedificatione appartenga invece ad una fase successiva,
dovrebbe indicare che inizialmente l’interesse del Capodilista per il De hedificatione fu scarso, e
che l’opera degna d’attenzione nel codice fu piuttosto la cronaca famigliare. Infatti l’unica nota che
appone nel foglio superstite del De hedificatione riguarda il riferimento che vi si fa alla nobiltà
locale al comma I.4.4, in corrispondenza del quale scrive: «de comite aguento | de comite klaonis |
chalaonus olim dice | batur mons vace»; mentre l’unico altro intervento di questa fase sul De
hedificatione dovrebbe essere la sottolineatura, dove l’autore si nomina a ¶I.1.4, del nome di
famiglia «a Naone» (c. 1r9). La seriorità della fase che qui si vuol indicare come BCap2,
l’abbondanza di annotazioni e di correzioni e il fatto che essa non sembra interessare il testo del De
generatione, fa pensare che, dopo l’iniziale interesse per la sola cronaca famigliare e probabilmente
una lettura veloce della nostra operetta, il Capodilista in un momento successivo abbia ripreso in
mano il De hedificatione e l’abbia studiato e annotato con interesse, e nondimeno cercato di
migliorarne il testo collazionando altri testimoni che poteva essersi procurato nella rete di
biblioteche di famiglia di cui ci dà egli stesso uno scorcio. Nelle considerazioni preliminari a questa
introduzione al testo critico ci si è impegnati a tenere ben separate l’analisi delle relazioni verticali
tra i testimoni e l’analisi delle contaminazioni che li collegano orizzontalmente, ma non è facile
resistere alla tentazione di portare fino in fondo i ragionamenti, anche quando essi poggiano su dati
che non sono ancora stati esposti e giustificati, quindi si trasgredirà fin quasi da subito la regola che
ci si è dati e si dirà già qui che le correzioni apportate dal Capodilista fanno pensare che egli potesse
confrontare il testo del suo manoscritto con quello di un testimone della famiglia β, la quale non
trasmette l’intera trilogia danoniana ma il solo De hedificatione: questo conferma quanto supposto
sopra, e anzi potrebbe significare che il nuovo interesse dimostrato dal Capodilista per l’opera fosse
conseguenza dell’acquisizione di un codice contenente quell’opera soltanto.
- Seconda mano: B².
50
Si tratta di un revisore che emenda il testo apportandovi modifiche minime: alterando lettere o
cassando parole o parti di parole, o ancora inserendo letterine o parole brevi, come connettivi, in
interlinea. Le cassature sono realizzate perlopiù con due linee orizzontali e una quantità di barre
oblique sufficiente a coprire la parola (\\\\\), gli inserimenti in interlinea sono segnalati con la
doppia barra obliqua (//). Utilizza uno strumento scrittorio a punta quadrata molto larga, che
determina una scrittura schiacciata e dai pieni molto spessi. La scrittura è posata e di impostazione
molto più libraria di quella del Capodilista. Questa mano deve essere anteriore a quella del
Capodilista, perché a r. 41 del verso, in corrispondenza del comma I.6.2, interviene sulla parola a
testo «Gaçiam» modificando la prima -a- in una -o- in modo da far risultare «Goçiam». Sul margine
esterno dello stesso verso, all’altezza delle righe 17-18, il Capodilista inserisce questa nota di lettura
riguardante il comma I.4.3 in cui si parla di Godonus o Geodonus, ma «Godenus» in B, un mago al
pari di Gazia: «Godenus /seu gozia/ (soprascr.) grecus | incantator». Il fatto che il Capodilista qui
scriva la variante con la -o- deve significare che essa era già nel testo. Questa variante «Goçiam» si
vedrà che è una lezione del ramo β, dal quale dovette attingere talvolta questa mano B2 e dal quale
doveva provenire anche il manoscritto di confronto usato dal Capodilista; ciononostante si può
essere sicuri che egli riporta nelle note di lettura i nomi secondo la grafia che trova a testo, come
attesta il «Godenus», e dunque B2 doveva essere già intervenuta. La mano B² interviene nei punti
seguenti: c. 1r°: I.1.2 (rr. 6, 7), I.1.3 (r. 8), I.2.4 (r. 19), I.2.5 (r. 20), I.2.13 (r. 29), I.2.15 (r. 33),
I.2.19 (r. 39), I.3.2 (r. 47); c. 1v°: I.3.5 (r. 2), I.3.6 (r. 5), I.3.7 (r. 6), I.3.8 (r. 7), I.3.10 (rr. 9, 10),
I.4.2 (r. 17), I.5.1 (r. 31), I.5.2 (r. 32), I.5.3 (r. 34), I.6.1 (r. 40), I.6.2 (r. 41). Tutte le correzioni
saranno segnalate in apparato.
- Terza mano: B³.
Questa mano interviene una volta soltanto a riga 26 del recto (¶I.2.10), dove cassa la parola
«australem» e la sostituisce sul margine con «occidentalem», senza alcun segno di richiamo. La
mano utilizza inchiostro seppia e strumento scrittorio a punta, che non permette chiaroscuri; il tratto
è corsivo e poco curato. Dell’unica parola che scrive si notano la d onciale con tratto superiore che
ripiega in un occhiello strozzato e si lega alla e successiva, la l non diritta ma con occhiello
superiore, grande e tondeggiante, il titulus per la nasale, sulla e, curvo e con concavità verso l’alto.
Il modo in cui cassa è simile a quello di B², ma composto di tre righe orizzontali anziché due.
- Quarta mano: B4.
Interviene anche questa una volta soltanto, ma inserendo una sostanziosa interpolazione nel bas
de page di c. 1v°, che si ricollega alla fine di ¶I.5.3 con un grande asterisco preceduto da due barre
51
verticali (||) sul margine interno in corrispondenza di r. 34. Il menante utilizza un inchiostro seppia
molto scuro, e uno strumento la cui punta permette forse i chiaroscuri, benché esso venga utilizzato
quasi soltanto di punta. La scrittura, molto disordinata, è non posata e presenta elementi corsivi.
Potrebbe sembrare per qualche aspetto attribuibile allo stesso Capodilista, ma alcuni elementi, come
l’assenza della legatura fra il tratto ascendente della d onciale e quello inferiore della e, distintivo
della scrittura del Capodilista, assicurano che deve trattarsi di un revisore differente. Tuttavia è
probabile che non vi sia molta distanza cronologica tra le due mani. Si propone qui di identificare
questa scrittura con quella che interviene nel De generatione sul margine esterno attorno alla riga
32 di c. 3v, dove scrive notizie sullo stemma dei da Camposampiero: «portant leonem aureum in
campo laxuro cum lista alba» seguite da un disegno raffigurante lo stemma stesso. Nell’edizione del
De generatione questa mano è chiamata in questo punto C4, benché alla facciata successiva riceva
la stessa denominazione una mano incompatibile con questa. Ciò che si può affermare con un certo
grado di certezza è che questa stessa mano che traccia lo stemma poco sopra nello stesso margine
corregge un’altra nota di mano del Capodilista (la correzione non è rilevata dall’editrice del De
generatione): dove costui scriveva «apellabantur de honaria sive de Solagna», la mano che si
propone qui di identificare con la nostra B4 cancella «de honaria sive» e vi sostituisce in interlinea:
«de ezolis, postea de honaria, postea». Questo fatto dimostra che nel De hedificatione la mano B4 è
più recente di quella del Capodilista, e dunque l’interpolazione del bas de page di c. 1v° è stata
inserita successivamente alle note e alle emendazioni di cui è responsabile BCap. Le ultime righe
della nota aggiunta da B4 sono state abrase, senza dubbio per cause meccaniche di sfregamento,
visto che ci si avvicina al fondo della pagina, e il testo che doveva esservi contenuto è stato riscritto
dalla mano qui denominata B7, per la quale si veda sotto.
- Quinta mano: B5.
Di nuovo una mano che interviene una volta soltanto, per introdurre una variante sul margine del
verso, in corrispondenza di r. 9. L’inchiostro è molto scuro e quasi nero, la scrittura è posata e molto
composta. La forma della r la situa nel Quattrocento come le mani BCap e B4. La variante che
introduce è relativa al verbo «est» del comma I.3.10, in corrispondenza del quale scrive «aliter
erat». Si dimostrerà nel capitolo seguente a questo che T è descriptus di B, e che riceve a testo tutte
le emendazioni praticate dai revisori di B tranne questa.
- Sesta mano: B6.
Questa mano si limita a ripassare alcune lettere e altri tratti resi meno leggibili dallo sbiadimento
dell’inchiostro originale. Si tratta di interventi molto rari e vòlti non a correggere ma a ripristinare il
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testo precedente, effettuati con inchiostro molto scuro e uno strumento appuntito che non poteva
rendere in alcuna maniera il chiaroscuro. Questi interventi sarebbero totalmente ininfluenti e non
meriterebbero nemmeno di essere menzionati, se non fosse per un passo, l’unico che citeremo, in
cui il revisore introduce con la sua pratica un errore. Si tratta della riga 38 sul recto corrispondente a
¶I.2.19: dove il resto della tradizione riporta «augmentata per alios», sulla pagina di B si legge
«augmentata et alios» dove però le lettere «ta et» vanno attribuite a B6. Non è più possibile
distinguere quale fosse la lezione di B, tuttavia il fatto che il suo descriptus T riporti la lezione con
«per» comune a tutta la tradizione fa pensare che l’errore sia imputabile a B6.
- Settima mano: B7.
L’ultima è una mano molto recente, che scrive dopo la perdita di materiale dalla quale s’è salvata
soltanto la prima carta, perché completa il testo principale sotto l’ultima riga del verso, e riscrive la
parte terminale della nota in calce alla stessa facciata, che abbiamo attribuito a B4. Potrebbe
corrispondere alla mano denominata C6 nell’edizione del De generatione e indicata come
settecentesca. La scrittura è una corsiva moderna ad inchiostro seppia molto tenue. Questa mano
inserisce sotto l’ultima riga quelle poche parole che mancano per terminare il capitolo I.6, alle quali
fa seguire un accenno alla rubrica del capitolo successivo: «euganie per totum mare suum habebat
dominium / De comendatione Paduę et cęt.». Nel margine inferiore invece reintegra, come s’è detto,
il testo dell’intepolazione di B4 dove essa non è più leggibile: a séguito del successivo ulteriore
degrado del foglio si è cancellato o reso illeggibile pure parte di quanto riscritto da B7, anche a
causa della perdita di parte del bordo inferiore. Per poter riscrivere questa parte cancellata l’autore
doveva necessariamente essere in possesso di un descriptus di questo manoscritto che la riportasse,
ed è probabile che si trattasse proprio di T, dal momento che il testo di quest’ultimo coincide quasi
perfettamente con quello di B7, e anzi nell’integrazione a fine capitolo I.6 B7 scrive «euganie», con
grafia singolare di T per quest’occorrenza.
Per concludere, si possono datare le mani dei lettori-revisori di B, seppur solo reciprocamente in
modo certo. In base a quanto s’è detto, BCap dovrebbe essere posteriore a B², e B4 dovrebbe esserlo
rispetto a BCap. Per la scrittura di B³ è probabile che questa mano sia antica, e precedente a BCap: sarà
forse più o meno coeva di B². Si vedrà nel capitolo che segue che T sembra ignorare le modifiche
apportate al testo da B5 e B6: questo potrebbe significare che intervengono dopo che da B fu tratta la
copia dalla quale discende T, e di conseguenza che sono successive rispetto agli interventi di BCap,
B², B³ e B4. Infine la mano B7 è intervenuta per ultima e molto recentemente, dopo che si era
verificato il guasto che ha portato via il resto dell’opera, e inserisce del testo sulla scorta di un
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descriptus di B, forse addirittura lo stesso T.
Si potranno assegnare le mani B² e B³ alla fine del Trecento senza troppo timore di sbagliare; la
mano del Capodilista sarà dei primi decenni del Quattrocento e B4 probabilmente è di poco
successiva. Ancora del Quattrocento si è detto che dovrebbe essere anche B5, mentre di B6 si può
dire solo che sarà successiva alle precedenti e anteriore alla sottrazione del resto dell’opera, dunque
a B7. B7 infine sarà forse settecentesca come affermato dall’editrice del De generatione: e se così
fosse si potrebbe anche prendere il Settecento come terminus ante quem per la caduta del resto del
testimone.
T descriptus di B
Il manoscritto T è descriptus del manoscritto B, lo assicurano la lezione dei due manoscritti a
¶I.2.19 e il fatto che il testo di T accoglie quasi tutte le modifiche apportate al testo sui margini di
B.
Al comma 19 del capitolo I.2 B presenta un intervento della mano recenziore che abbiamo
chiamato B²: la lezione del copista di B, «velle», è emendata in «vollentem» modificando la prima
e per farla diventare una o, e inserendo un «tem» in interlinea. Le lettere scritte in interlinea sono
molto schiacciate e difficilmente leggibili, soprattutto la m che per il fatto di risultare
particolarmente oblunga potrebbe scambiarsi per due lettere anziché una soltanto. In corrispondenza
di questo passo il manoscritto T legge: «velle tota», che non ha alcun senso, e si può giustificare
solo con l’errata comprensione della situazione appena descritta in B.
L’apografia di T rispetto a B trova poi conferma macroscopica nel fatto che a ¶I.5.3 esso riporta
il lungo testo che in B era aggiunto dalla mano B4, che non esiste in nessun altro testimone e che si
può dire con certezza non appartenere al testo originale, e nel farlo omette la parte terminale del
comma, fenomeno usuale nel caso di inserimento a testo di una quantità ingente di materiale.
La certezza della dipendenza di T da B è importante perché permette di recuperare in parte la
lezione di quest’ultimo laddove il guasto ha reso irreperibile il testo oltre il sesto capitolo del primo
libro: per questa ragione è importante descrivere le differenze tra i due testimoni e cercare di dare
un quadro del comportamento di T nei confronti del testo che riceveva; questo limitatamente, è
naturale, alla porzione conservata di B.
Innanzitutto T dimostra di accogliere le modifiche apportate da quasi tutte le mani recenziori che
intervengono sul testo di B, eccettuate B5 e B6, e naturalmente B7. Di questo si è già parlato, e si
sono già tratte alcune considerazioni sulla datazione delle mani stesse. Un’ulteriore conseguenza di
questo fatto è che, se la mano B5 va assegnata, come pare, al Quattrocento, e nel frontespizio di T il
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copista riporta la data del 1528, T dev’essere non copia diretta di B ma almeno copia di copia, e
l’interposto deve essere stato tratto da B probabilmente lungo il secolo XV. Conferma del fatto che
ci debba essere stato un interposto, anzi due, la dà la lezione di quattro passi di T: almeno un
passaggio dei copia intermedio è necessario in tre di questi: ¶I.1.r, ¶I.2.14 e ¶I.3.2; mentre
l’innovazione che si osserva in ¶I.2.18 presuppone almeno un passaggio in più.
Già nella rubrica del primo capitolo si trova in T «Braiondanum» per «Braicidanum» di B, che si
può spiegare con il fraintendimento del gruppo ci per una a, e di questa a per una ō: il primo di
questi scambi paleografici si osserva appena dopo, a ¶I.1.1, dove al posto del «reminisci» di B il
manoscritto T trascrive «remissa», nella quale innovazione oltre al fraintendimento ci>a si osserva
anche quello del titulus nasale per un trattino della i. A ¶I.3.2 si trova un altro malinteso
paleografico: dove B scrive «sculpta» T riporta invece «scripta», ma il fraintendimento
dell’abbreviatura necessario per giustificare quest’errore presuppone un interposto, perché B ha la
parola per esteso. Infine nel terzo caso, a ¶I.2.14, T rivela di essere contaminato anche dove non si
trovano interventi sui margini di B: dove questo scrive, in accordo col resto della tradizione,
«honorem et bonam laudem», il suo discendente T ha invece «honorem et bonam famam et
laudem», che deve provenire da un contatto con un manoscritto simile ad A e S, i soli in tutta la
tradizione ad avere l’innovazione «famam»; questa contaminazione deve essere avvenuta sui
margini di un codice diverso da B e T, copia del primo e esemplare del secondo.
Ultimo il caso di ¶I.2.18, dove T scrive per due volte di séguito «centum» al posto di «mille»:
l’errore è possibile se si ipotizza l’esistenza non di una ma di due copie tra i testimoni che stiamo
analizzando: una che trascriva in cifre arabe il numerale (mille>1000), e una che dimentichi uno 0
nel ricopiare il numerale (1000>100). Successivamente T, copiando dal secondo interposto, avrà
riportato per esteso il numerale, che nel frattempo aveva perduto novecento unità.
Nel resto del testo T dimostra di non avere un atteggiamento passivo nei confronti di B, ed
emenda in più punti lezioni dell’ascendente, probabilmente per congettura, come a ¶I.2.8 dove
corregge un erroneo «super porta» riportando all’accusativo il sostantivo, a ¶I.3.2 dove emenda un
«et lapidis» dotato di poco senso in un più sensato «ex lapidis», o a ¶I.3.7 dove da «a porta» innova
in «ad portam». Allo stesso tempo T cade in errori grossolani, come a ¶I.3.10 «igni calidissimi»
sostituito al corretto «calidissimo» per influenza della terminazione di «igni»; a ¶I.4.2 dove da una
composizione delle lezioni di B e di B² esce il testo di «cum una manu que illum tenebat», in cui T
dimentica la -m che rendereva accusativo «que» nel modello; oppure a ¶I.5.1, dove scrive «ymago
magnam» invece del corretto «ymago magna», o «super spatulis» al posto di «super spatulas». È
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probabile che si debba pensare ad un copista a monte, quello di uno degli almeno due interposti,
attento e capace, e un altro successivo più sciatto e incline a sbagliare. Del copista che risponde alle
prime caratteristiche dovranno essere anche i numerosi tagli che contraddistinguono il testo di T
rispetto a quello di B, e che sembrano tralasciare tutto il materiale apparentemente superfluo
dell’originale: ve ne sono numerosi esempi specialmente nei capitoli quarto, quinto e sesto, che si
vedranno in apparato. Allo stesso copista andrà inoltre accordata la capacità di rimaneggiare il testo
del modello, come si vede a ¶I.5.1 dove, probabilmente combinando la tendenza ad accorciare con
la necessità di disfarsi di una lezione di cui non comprendeva il senso, dall’originale «Tertia ianua
parciter occidental’ habuit turrim magnam super hedificatam» ricava un più stringato «Occidentalis
porta habebat turrim magnam».
Tutte queste tendenze e capacità che si possono attribuire ai copisti che hanno traghettato il
nostro De hedificatione dalle pagine di B a quelle di T sono utili per sapere come valutare le lezioni
di quest’ultimo nella vasta porzione di testo di cui B difetta, e inoltre si riveleranno estremamente
preziose per dimostrare la discendenza dallo stesso codice B anche del manoscritto V, il quale
essendo acefalo non è confrontabile direttamente con quello che si cercherà di dimostrare essere il
suo modello.
V descriptus di B
Definire la discendenza di V è operazione resa complicata dal fatto che il testo che esso riporta è
pesantemente rimaneggiato in molte zone e contiene lezioni provenienti da entrambi i rami della
tradizione. Il responsabile della facies che assume il De hedificatione in V, il quale consiste a tratti
in una vera e propria riscrittura, dimostra di conoscere bene l’opera e di comprendere appieno il
testo che ha sottomano, e rimaneggia volentieri le frasi quando il senso può essere poco chiaro,
spesso reimpiegando rimescolato lo stesso materiale testuale che trova nell’antigrafo, che quindi
talvolta rimane riconoscibile. In generale sembra cercare di imporre il proprio gusto ad un dettato
che evidentemente ritiene troppo scarno: per far questo indulge molto spesso nell’amplificatio
moltiplicando o introducendo aggettivi a volte fuori posto, e risultando quasi sempre soltanto
ridondante.
Ciononostante una serie di errori che il codice V condivide con T attesta che alla base del testo
rimaneggiato del primo dovette esservi un testimone strettamente imparentato col secondo. Non si
tratta di errori eclatantemente congiuntivi, nondimeno sono indicativi dell’appartenenza stemmatica
di V:
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mss.
TV
vestri
T vestram; V nostram
absque
ultra
facie
faciem
non
tunc
et
om.
DEFM nostra gente
gente tua
DEFM ad Sabinam captus ductus
(F deductus) est
T captus est et ad reginam Sabinam ductus;
V captus est et ductus fuit ad Sabinam
DEFM Palatine
Palatinum
3. 1
DEFM et a rege Kamo
om.
4. 2
DEFM usque
om.
5. 3
DEFM qui dixit
dicens
7. 1
reges; A legos
rex
Trium Vixium
om.
gentem Tartari
T regem Tartari; V regem Thatarum
ita quod (A itaque) eum (E illum) occidit
om.
et eum occidit
om.
AFMS noster; D nostrorum; E om.
T nobilium Patavie deffensorum tantum;
V nobilium
porrigat; A porrigitur
porrigit
II.3. 3
5
4. 5
14
6. 6
III.2. 2
3
IV.4. 2
12. 1
2
14. 1
V.3. 2
Al comma IV.4.2 tra gli errori appena citati si vede T riportare una lezione palesemente erronea,
e V contenere invece una variante che di per sé sarebbe plausibile, e solo ipotizzando che a monte
esso abbia un antenato in comune con T si vede che deve trattarsi di un’emendazione: l’esemplare
doveva avere trascritto per sbaglio «regem» anziché «gentem», uno scambio che si verifica spesso e
in testimoni diversi, dando luogo ad una lezione priva di senso trasmessa pedissequamente da T e
corretta da V cambiando il genitivo seguente in accusativo.
Il codice V deve essere imparentato con T, e non soltanto con esso: il codice V deve derivare, al
pari di T, direttamente da B, anziché risalire ad un ascendente in comune con esso. La
dimostrazione della «paternità», per così dire, di B rispetto a V non potrà essere diretta, come
accade per T, perché B è mutilo e V acefalo, e non è dato confrontare direttamente il testo dei due
testimoni in alcuna maniera poiché la porzione superstite di V ha inizio dopo la fine di quanto è
rimasto di B, tuttavia la relazione è possibile da provare indirettamente tramite prove indiziarie.
Il primo indizio della derivazione di V dal codice B riguarda le amplificazioni, di cui si è parlato,
di V. Almeno in due punti un’amplificazione di V cade in concomitanza con una di T: ciò accade a
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¶IV.4.5 e a ¶IV.6.2. In questi due casi il testo aggiunto dai due manoscritti non è lo stesso, anzi non
è nemmeno simile, però la coincidenza è singolare, specialmente se si ricorda la lunga inserzione di
testo nel bas de page della seconda e ultima facciata di B, accolta pedissequamente a testo da T.
A ¶IV.4.5, dopo che re Og ha informato re Tartaro sull’identità e sulla prodezza di Teseo da
Naone, entrambi i testimoni aggiungono una reazione di stupore e ammirazione da parte di re
Tartaro, mancante nel resto della tradizione:
T: rex Tartarus cecidit in terram et quasi visus est spiritum amississe;
V: tunc rex Thatarus vehementer obstupuit et admiratus fuit de probitatibus duci Thesey.
A ¶IV.6.2 l’affermazione nel testo secondo cui i re Dardano e Tartaro si trovano in Armenia per
avere il dominio su tutto il mondo dà luogo invece a un’altra amplificazione, stavolta molto più
stringata in V e diffusissima in T:
T: prout tantum principem mundi et imperatorem harum partium mundi dicebat habere iuxta
eius titulum et sue provincie Patavie ultra et citra mare per totam terram et in confines
aquarum et terrarum quia primus rex erat princeps et imperator dictus fuit in istis partibus ·
civitate Venetiarum nundum hedificata sed post per Patavos per multa tempora ut in cronicis
latius describitur;
V: super quibuscumque rebus homo ordinat et deus disponit.
Sarebbe certamente possibile che la presenza di amplificazioni in entrambi i manoscritti in questi
due punti sia, per dir così, poligenetica, che cioè B da una parte e V dall’altra siano stati spinti dal
testo stesso in quei passi ad aggiungere del testo; possibile sarebbe anche che quel chiosatore, che
abbiamo chiamato B4, che appone l’interpolazione nel bas de page e che quasi sicuramente ne avrà
aggiunta almeno qualcun’altra, cavasse il testo di quelle note da un’altra fonte, da un’altra copia del
De hedificatione, che può essere un antenato di V oppure V stesso (le date non lo vietano). Tuttavia
gli errori in comune con T rendono ciò poco probabile.
Se si vuole ammettere la comune discendenza da B dei due testimoni, si spiegano anche altre
coincidenze, come quella a cavallo tra il decimo e l’undecimo capitolo del libro quarto: a ¶IV.10.2
V aggiunge alle notizie della vittoria in duello di due suoi re una reazione patetica di Tartaro. Dove
il testo che si è stabilito recita:
Rex Magog ante regem Tartarorum regem Festum ocidit
nel codice V si trova una versione molto diversa:
Et rex Magog regem Festum occidit ante regem Thatarum qui de tanta strage tantorum
regum et nobilium armatorum lacrimatus est.
Similmente appena dopo, a ¶IV.11.1, anche T contiene del testo aggiuntivo rispetto alla
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tradizione, che arricchisce la telegrafica notizia del testo danoniano con una reazione e con dei
sentimenti. Il testo critico si limita infatti ad annotare:
Lanç Herminie rex percusit regem Magog, qui eum ocidit
mentre il codice T cerca di dare del colore a questa scena:
Richestratum rex Herminię videns regem Festum mortuum · Irato animo percussit regem
Magog · et eum occidit ·
Si noti che anche qui, come per il passo di V citato appena sopra, la reazione che si dà è alla
morte di re Festo, e che la reazione è negativa, di dispiacere lacrimoso in Tartaro e di ira combattiva
nel re d’Armenia: ma che Tartaro si disperi perché i suoi re uccidono in guerra i re avversari ha
poco senso. I due passi sono molto vicini, e a dividerli sta solo la rubrica del capitolo 11: è facile
pensare che vengano da una stessa nota marginale, e vista la tendenza di V a rifondere il materiale
che si trova davanti sarà da immaginare che la nota sul margine di B fosse più simile a quanto si
trova in T, e che il testo di V ne sia un rimaneggiamento.
Qualcosa di simile deve essere accaduto anche a cavallo tra IV.5 e IV.6, in questo caso però per
causa di un’omissione nell’ascendente comune: mentre il resto della tradizione al comma IV.5.3 ha
un testo conducibile al seguente:
Per hunc valentem Guiçardum positus est ad equum Octo rex Anglie.
il manoscritto T lo omette totalmente, mentre in V si trova pesantemente rimaneggiato:
tum propter probitatem dicti Guiçardi comitis per regem Octonem Francie et regem Anglie
dictus comes positus fuit ad equum suum quem equitabat et eum militaverunt.
T tuttavia non ha perduto quest’informazione, ma la presenta all’inizio del capitolo successivo,
all’interno di ¶IV.6.1. Dove infatti il resto della tradizione recita:
Capto rege Urchanie, iterum rex Tartarus […]
il testo che si trova in T è il seguente:
Capto rege Urcanię · Octo rex Anglie assendit equum suum causa accedendi ad bellum · et
iterum rex Tartarus […]
Ambedue i manoscritti contengono un testo amplificato, e oltre a quanto appartiene alla
tradizione in ambedue si può riconoscere l’accenno al fatto che re Ottone, montato a cavallo, torna
al combattimento; accenno che è ragionevole pensare si trovasse a monte della lezione di entrambi.
In questo caso si può ipotizzare alla base del fenomeno una lacuna cui l’ascendente comune aveva
rimediato con una nota sul margine: come accade tra la fine del capitolo IV.10 e l’inizio del
59
successivo, T e V inseriscono il testo marginale ma in punti diversi, e adattandolo al contesto fino a
renderlo difficilmente irriconoscibile.
Riconosciuto un valore congiuntivo a queste modificazioni più corpose, si notano allora alcuni
punti in cui T e V aggiungono magari solo una parola o poco più e nello stesso tempo rielaborano:
essi devono essere conseguenti alla presenza di una nota marginale nell’ascendente comune, per
inserire la quale i copisti dei due codici tendono ad adattare l’esistente. Eccone alcuni:
mss.
II.4. 1
16
6. 2
III.1. 4
5
V.2. 1
TV
regibus et principibus
T baronibus ac regibus et p.; V regibus per
principibus et baronibus
xxx milia
T xxx milia militum armatorum; V miora xxx
milia virorum cum uxoribus
DEFM hijs verbis sic finitis Herminie rex
T cui respondit r. H. qui; V tunc r. Hermenie
prolacione horum verborum lacrimans motus
terrore
DEFM exercitum Dardani
T e. regis D.; V Dardanum regem cum suo
exercitu
DEFM in uno deserto in quo
T in uno deserto loco in quo; V in quo loco
deserto
AEFM extitit; S extitis; D fuit
T suis vulneribus extitit; V fuit suis plagis
Non solo: accade spesso che i rimaneggiamenti di V cadano proprio in corrispondenza di
omissioni, errori o altri turbamenti nel testo in T. L’ipotesi che pare più convincente è che sui
margini delle carte ora perdute di B la quantità di annotazioni, apposte da lettori con interessi
differenti e che avevano a disposizione copie diverse da cui collazionare, fosse tale da creare in
alcuni punti una certa confusione. La condizione dei margini della prima carta è già abbastanza
complessa, ed è facile pensare che le collazioni e le note di lettura aumentassero nelle carte
seguenti. In questa situazione i copisti del ramo che porta a T e quelli del ramo che produce V si
comportano in maniera differente. Si è visto che già nella prima carta T omette le parti che giudica
ridondanti o non importanti del testo di B, e lungo il testo non è infrequente trovare la lezione di T
abbreviata, sia per omissione sia per riformulazione, rispetto a ciò che si trova nel resto della
tradizione: è logico pensare che il copista di T, o meglio del suo interposito responsabile di questi
cambiamenti, quando si trovava di fronte a parole sospette o poco comprensibili nel modello, alle
quali magari corrispondevano varianti sui margini, scegliesse spesso di aggirare il problema
evitandole e magari aggiustando minimamente ciò che restava per darvi un senso.
Il rimaneggiatore di V ebbe invece un atteggiamento molto più inclusivo. Si vedrà nella
60
trattazione riguardante le contaminazioni che V e T hanno ricevuto lezioni da altri testimoni anche
indipendentemente l’uno dall’altro: questo rende difficile ricostruire come si presentasse la copia
ascendente di V sulla scorta della quale sono stati fatti i rimaneggiamenti che portarono al testo
arrivato fino a noi. Probabilmente anche il rimaneggiatore, comunque, si trovò di fronte un
ventaglio di lezioni tra cui scegliere, e in questi casi innovò il testo riformulando il materiale che
aveva a disposizione e creando una lezione nuova.
I codici F, G, H, K
GHK descripti di F
Si è già visto che il ms. G dichiara di essere stato copiato da una «insignisima cronica […]
scripta anno domini 1365»: la prima cosa a cui pensare è che si tratti di F, visto che esso riporta
proprio quella data nel colophon. Questa parentela è garantita da due errori-guida eclatanti i quali,
confermati da una serie di altre prove, indicano che non solo G ma anche H e K sono copie
derivanti dal ms. F. Essi si trovano a ¶I.2.12 e a ¶IV.11.2.
Nel primo caso, a fronte di un «quoniam» nel resto della tradizione, il ms. F presenta una lezione
la cui giusta lettura non è immediata, e che a prima vista si legge come «infra». Ad un esame più
attento si riconosce che la parola scritta dal copista di F è in realtà anch’essa un «quoniam»,
abbreviato nella forma per nulla inconsueta «qm», ma scritto così male che sembra «īfra»: la pancia
della q è un tratto verticale in tutto simile a i e non si vedono linee sottili che lo colleghino all’asta
discendente; la m ha la gambetta mediana pasticciata, con la conseguenza che la lettera assomiglia a
un ra; il titulus è molto breve e posto sopra l’estremità sinistra di m e sembra congiungersi all’asta
discendente di q formando una f che scende sotto il rigo; infine un segno sopra la i, probabilmente
tracciato per sbaglio, può essere facilmente scambiato per un titulus nasale. GHK in questo punto
scrivono «infra»: è evidente dalla descrizione appena fatta che l’errore da essi recato si è originato
proprio in F.
Anche nel secondo caso, a ¶IV.11.2, le circostanze assicurano che l’errore di GHK ha avuto
origine sulla pagina di F: dove il resto della tradizione scrive «Darium» (con l’eccezione di A
«Druxum», errore paleografico di altro tipo; e di D «Herminie», dove interviene contaminazione) F
ha una lezione di comprensione molto difficoltosa, che a prima vista si legge «Dairdanum», e GHK
hanno «Dardanum». In F la parola è interrotta dalla fine della riga, e a guardar meglio si scopre che
in realtà si tratta di una ripetizione: alla fine della prima riga si trova scritto un «dari», che
evidentemente doveva stare per «Darium» ma non ha ricevuto il segno di abbreviatura che lo
61
avrebbe completato e nel poco spazio a ridosso dei confini dello specchio le ultime due lettere si
accavallano e si confondono; all’inizio della riga successiva si trova scritto proprio «darium» per
esteso, però con ri facilmente interpretabile come n. Anche in questo passo è evidentissimo che
l’errore di GHK ha avuto origine in F, e quindi è necessario pensare che essi ne siano descripti.
La derivazione di GHK da F è confermata anche da altri passi: in particolare si osserva come in
GHK funzionino spesso da cause di diffrazione le abbreviazioni per sospensione di F. Qui sotto se
ne elencano alcuni casi:
mss.
F
GHK
I.2. 2
aliosque omnes
omnesque ab omnes (leggib.
anche omnesque alioes)
GK omnesque alios; H omnesque
I.3. 2
ymago magna
y mag’
G ymago; H ymag’; K ymagine
6. 4
significabat
(A significabant)
sig’
GK signum; H signat
8. 1
Pathavie
Path’
G Pathavina; H Pathava; K Patava
multum (E multo)
mul’
GK nihil H nil
4. 9
/
fata e’
G francie; H facta est; K fatane
4. 13
vincentinus
vinc’
Vincentie
/
·s· (per scilicet)
·6·
II.3. 5
III.4. 2
6. 1
IV.1. 3
miles (D miles nullus; mil’
M milleus)
G nulus; H nullus; K ullus
ivit
G vim; H inde; K vin
iv’
Non sempre le lezioni controverse di F dànno origine ad errori in tutti e tre i suoi descripti: tutti
sono contaminati, seppure in grado differente tra loro, inoltre H mantiene spesso intatta
l’abbreviazione di F, e K sa risalire molte volte alla lezione corretta anche per congettura. Ecco
alcuni casi tra i più importanti in cui la lezione di F causa errore in almeno uno tra GHK (ai quali
vanno sommati idealmente anche tutti i casi in cui G, che scioglie tutti i tituli e non presenta mai
alcuna abbreviazione, rinuncia ad interpretare qualche parola poco comprensibile di F e lascia uno
spazio bianco):
I.1. 1
2
mss.
F
GHK
oculos
occulos (leggibile anche
coelos)
G celos; H occulos
regis
reg’
H reg’; K regni
62
regni
reg’
G regis; H reg’
2. 5
Venetiarum
Venet’
G Venetorum; H Venetus
3. 5
regni
reg’
GK regis; H reg’
i
6. 2
iste
i
G ille; H enim
7. 4
rosa super
roxas’r
G roxas etiam; H rosas et
regni
reg’
GK regis; H reg’
/
fata e’
G francie; H facta est; K fatane
Heuganie
Heu’
G Heuganea; H Heu’; K Euganea
Lombardie
lūbardie (leggib. anche
ſubardie)
K Sovardie
III.10. 2
divideret
divideretur
GH divideretur
IV.14. 4
Dardanus
Dariuus
GK Darius; H Dardanus
sinistra
sinist’
G sinister (corr. da -ra); H sinist’
nunc
n’c
GK nec; H n’c
5. 2
Dardano
Dario
GH Dardano corr. da Dario
6. 1
Heuganiam
heu’
G Heuganeos; H eum
Heuganiam
heu’
G Heuganee; H heug’
II.1. 3
4. 9
III.5. 3
V3. 1
8
7. 6
cotidie super hunc locum continue s. h. l. volabat
volabat
cotidie volaba
G continue s. h. l. volabat cotidie; H s.
h. l. volabat cotidie; K s. h. l. volabat
quotidie
In generale poi è costante che i perfetti alla terza persona plurale del tipo di «fuerunt» nel resto
della tradizione siano resi da F con la forma «fuẽ» che H mantiene quasi sempre abbreviata, e GK
sciolgono con «fuere» (l’esempio è preso da ¶II.2.3, ma è molto diffuso).
Si è detto che spesso H non scioglie le abbreviazioni di F: non solo ma, eccettuate alcune zone
circoscritte in cui esso riassume o riscrive e alcune lezioni che acquisisce per contaminazione, la
tendenza di H è molto spesso quella di riprodurre F anche graficamente, con le stesse abbreviature e
la stessa punteggiatura. Addirittura, anche i piè di mosca di H corrispondono a quelli di F, e così
quasi tutte le maiuscole toccate di rosso.
Si può affermare con sicurezza che i testimoni GHK sono copie di F benché non si verifichi la
condizione che normalmente si dà per poter chiamare descriptus un codice, cioè che essi
contengano tutti gli errori dell’esemplare più alcuni propri, a causa del fatto che essi sono
contaminati. Per questa ragione non si procederà all’eliminatio codicum nei loro confronti, bensì si
studieranno qui di séguito i rapporti che intercorrono tra di essi, e la loro lezione si segnalerà
sempre in apparato come accade per gli altri codici, benché essi non si possano dire portatori di
varianti, e tutti gli errori condivisi da FGHK si considerino lezioni singolari di F.
63
Rapporti tra GHK
Restano da stabilire i rapporti che intercorrono fra i tre descripti di F, per quanto possibile. Tra
le innovazioni citate appena sopra quelle di ¶II.3.5, ¶III.4.2 e ¶III.6.1 sembrano indicare che essi
debbano derivare da una copia di F, anziché direttamente da esso; oltre ad esse si trova solo un’altra
innovazione che accomuna i tre codici, a ¶IV.14.2 dove di fronte ad un errore di F, che scrive
«vulnerari», GHK compatti emendano in «vulneravit» come nel resto della tradizione, ma si tratterà
di emendazione poligenetica, e forse per qualcuno di essi vi interverrà anche la contaminazione. Un
altro errore in comune fra i tre, appena in apertura a ¶I.1.2 dove essi soli riportano «redegi» in luogo
del «redigi» del resto della tradizione, ma neanch’esso può dirsi congiuntivo perché K arriva a
«redegi» soltanto correggendo un sottostante «redigi», rivelando che nel suo antigrafo si trovava
appunto la forma di F. Contro l’ipotesi dell’esistenza di un codice interposito in comune tra GHK
ed F sta invece soprattutto l’aggiunta che a ¶I.1.2 G deriva da un ascendente di fine XV secolo, la
quale dovrebbe garantirci che esso deriva da un manoscritto che copiata direttamente da F
(l’«insignisimo» codice del 1365) nel 1495, mentre almeno H è stato datato al terzo quarto dello
stesso secolo, dunque qualche decennio prima. Ma nemmeno quest’argomento è decisivo, perché i
tre codici possono discendere da una copia di F che avesse trascritto anche il suo colophon, come fa
G col proprio antigrafo.
Certamente derivanti da un intermediario comune sono invece H e K, i quali condividono
diverse innovazioni spesso separative rispetto a G, delle quali le principali si dànno qui di séguito:
mss.
FG
HK
reminisci¹
remisi
reminisi
reminisci²
remisi
reminisi
6. 1
etiam
F etiam; G et
om.
II.3. 3
vestre
nostre
vestre
flumen
flumen
fluvium
falsam (V malam)
falsam
H falla’; K fallaciam
A f. g. reginam salutatione eam
salutavit; DMT flexis genibus eam
salutavit; E f. g. regia salutatione
eam salutavit; S flesis g. reginam
salutacione eam salutavit; V eam
reverenter f. g. salutavit
F f. g. reginam salut’ eam
salut’: G f. g. reginam
salutavit eam
flexis genibus eam salutavit
AS plurimum; D ploramina;
E precium; M om.; T plurium;
V plurum
F plurium; G pulverinum
plantum
I.1. 1
6. 2
III.5. 3
9. 1
IV.7. 2
64
8
mss.
FG
HK
ADEMTV ictu; S yetu
itu
ita
Particolarmente separativo rispetto a G sembra il «plantum» di ¶IV.7.2, che risolve la difficoltà
incontrata da quasi tutti i testimoni di fronte a quel «plurium», che proprio «pianto» deve
significare, e deve provenire da una nota esplicativa sul margine di un esemplare comune ad HK.
La stretta parentela tra i due è infine suggerita anche da fatti codicologici esterni alla lettera del
testo: entrambi contengono solamente la trilogia di Giovanni da Nono e hanno formato molto
simile; in entrambi, unici in tutta la tradizione, il De hedificatione si apre con una capitale figurata e
contenente l’abbozzo di un volto umano: questo è in tutto simile all’unica figurazione di F, a p. 180
nell’iniziale del capitolo IV.4 riguardante le imprese belliche del duca di Naone, e da essa
certamente deriverà. Anche questo elemento è lungi dall’esser probante, perché G è privo di
qualsivoglia decorazione, ma aggiunge verosimiglianza a quanto rilevato dagli errori comuni a HK.
Vista l’aderenza anche grafica che H dimostra spesso nei confronti di F, è necessario pensare che
questo ascendente condiviso dai due fosse anch’esso una copia il più possibile fedele di F, che ne
riportasse contratte le abbreviature e che ne ricopiasse anche la decorazione. Dal momento che H e
K contengono poi contaminazioni indipendenti all’interno del testo, e provenienti da codici
differenti, è altresì necessario che nessuno dei due sia copia diretta di quell’apografo di F, ma
contino almeno un altro interposito ciascuno a separarli da esso, sui quali devono essere state
inserite collazioni da altri manoscritti. Si osserva qui un caso abbastanza singolare: a distanza di
almeno tre passaggi di copia le fattezze di F, la sua grafia e in parte anche la sua decorazione, sono
ancora ben riconoscibili in H il quale, se non fosse per le contaminazioni che dovettero essere
annotate su uno dei suoi ascendenti, sarebbe un esempio ideale di copia meccanica.
Quanto al rapporto in cui si pongono i tre descripti tra loro, non pare che ci siano gli elementi per
definire con sicurezza se G da una parte e HK dall’altra derivino direttamente da F ovvero abbiano
un intermediario in comune, quindi per prudenza si terrà per buona l’ipotesi più economica che
coinvolge il minor numero di codici perduti e si considereranno derivati indipendentemente da F.
I codici A, S
I testimoni A e S condividono certamente un ascendente che li separa dal resto della tradizione:
ne è garante soprattutto la grande lacuna che li deturpa, interessando il testo dalla fine di ¶II.2.1 (da
«Alemanie») alla metà circa di ¶III.5.3 (fino a «quandam falsam cogitationem fecit»). Per l’entità
dell’omissione si deve ipotizzare che la lacuna origini dalla caduta di materiale, probabilmente
65
qualche diploma o più probabilmente un intero fascicolo; il punto in cui manca il lungo testo cade
in S all’interno di c. 4r° e in A nel mezzo di c. 6v° e in entrambi i casi a metà della riga, quindi è
necessario che la caduta sia avvenuta in un codice più antico cui questi due rimontano. Va notato
che non solo la lacuna oblitera da AS il capitolo II.4 nel quale nel resto della tradizione si è
dimostrata esserci una vasta interpolazione ma anzi, vista la brevità dei capitoli da II.5 a III.4, è
probabile che il capitolo II.4, il più lungo dell’opera, si trovasse in posizione tale da occupare buona
parte della prima metà del manipolo di fogli venuti a mancare nell’ascendente comune ad AS:
questo fatto porta a sospettare che la lacuna allora non sia stata originata da una caduta casuale di
fogli, bensì dalla volontaria sottrazione di uno stralcio di codice (e allora quasi sicuramente si sarà
trattato di un intero fascicolo), probabilmente ad opera di qualcuno che di tutto il testo trovava
interessante soltanto quella contenente le informazioni sulle fondazioni delle città del circondario,
della quale potrebbe aver voluto ottenere una versione più snella e facilmente consultabile.
I manoscritti A ed S condividono anche un’altra lacuna di ben più modeste dimensioni che
interessa i ¶¶I.9.7-8, e una serie di errori, principalmente piccole omissioni, dei quali si dànno qui
sotto i più significativi:
mss.
AS
et
om.
aliosque
et aliosque
6
portas et tures; F portas cum turibus
portas tures
10
sed
om.
15
et dicitur Patavia
om.
3. 5
et
om.
4. 3
hencantator
benecantator
8. 4
rei
om.
9. 4
et
om.
Guidenanç
Guidenane
5
huc
om.
IV.1. 4
rege
gente
6. 5
gravatum
gravato
7. 2
D ploramina; E precium; FT plurium; G
plurimum
pulverinum; HK plantum; M om.; V plurum
I.1. 1
2. 2
III.10 2
11. 1
alta
om.
12. 1
et; D et etiam
om.
V.1. r
hencantatione
lamentatione
66
mss.
AS
1
ita quod; T quod
A ita q; S itaque
4
FH hencantat’; GKTV hencantacione;
DM encantis; E incantationibus
bene cantatis
6
quam
hanc
2. 4
non
om.
3. 2
illam
om.
3
nudus
om.
6
sicut
sic
9
DFTV homo semper certus; EM s. h. c.
homo certus semper certus
4. 2
me omnia
memoria
6. 4
dilexit; F dilex’
A dilexerunt, S dillexerunt
7. 2
rex
om.
hencantavit
A benecantavit; S bencantavit
hencantatis
A benecantantis; S bencantatis
5
Oltretutto la parentela di AS è confermata dal fatto che entrambi presentano, tra il De
hedificatione e la Visio Egidij, dei testi non testimoniati da alcuno degli altri testimoni: in entrambi
si trovano il testamento di un marchese Alberto datato 1305 e un De comitissa Mathilde, seguiti nel
solo A da altri due testi di carattere moralistico a cavallo tra il recto e il verso di c. 19. Solo la
rubrica del primo: «Quis labor est difficilior» è eseguita ad inchiostro rosso, mentre quella che
originariamente doveva essere la rubrica del secondo è ad inchiostro nero e trascritta come normale
testo, sicuramente per errore; essa è: «Quod fit dificillius facere bonum vel malum». Il primo testo
termina con il nome «Iohannes», il secondo con la dicitura per esteso «Iohannes de naone».
È da escludere infine che A (il più recente dei due) sia descriptus di S. Non se ne portano prove
puntuali in questo momento: gli errori singolari di S sono molto rari (se ne segnalano due, e a breve
distanza: a ¶I.1.2, con S «solus» in luogo di «scriptis», e a ¶I.1.3, con S «lilus» al posto di «libris»)
e visto che anche A è contaminato potrebbero essere stati corretti sulla scorta di qualche altro
testimone. Piuttosto garantirà l’indipendenza di A da S la quantità di lezioni in S che si discostano
dalle lezioni in comune tra A e F, dopo che avremo dimostrato la dipendenza di AS ed F da un
esemplare comune, e la corroborerà l’assenza in S dei due testi moralistici danoniani presenti in A.
I due manoscritti devono dunque rimontare ad un ascendente comune ora perduto, che nello
stemma indicheremo con la lettera greca σ e che certamente presentava la lacuna tra i libri secondo
e terzo che si ritrova nei suoi due discendenti superstiti. Si può indurre qualche cosa anche sulla
67
grafia di questo codice: è caratteristica dei soli AS l’errore del tipo «benecantatio» per «incantatio»
che assicura a monte una grafia «h’ncantatio», con abbreviatura espressa tramite un titulus generico
sopra le lettere hn, che fu scambiata regolarmente da σ per un «b’n» e sciolta con «bene».
Infine la coincidenza per cui sia A sia S riservano uno spazio per delle capitali decorate a inizio
capitolo, poi non eseguite, nel quale inseriscono la letterina guida per il decoratore benché entrambi
(ed S più di A) siano di fattura abbastanza umile, fa pensare che essi siano influenzati anche in
questo dall’aspetto dell’antigrafo, che dovette avere rubriche e decorazioni e iniziali colorate.
La famiglia α
Accertata la discendenza di GHK da F e quella di T e V da B, e la stretta parentela di A ed S,
passeremo ora ad analizzare il rapporto tra questi testimoni, i quali presentano errori comuni tali da
permettere di raggrupparli in un unico ramo da far discendere dal subarchetipo che indicheremo con
α.
Visto lo stato in cui versa B, del quale rimane soltanto la prima carta, nella lista di errori che
segue si elencheranno gli errori congiuntivi ABFS fino al capitolo I.7 dove B s’interrompe, e da lì
in poi si terrà conto di quelli di T al posto suo (V, benché si sia certi della sua parentela con T e di
riflesso della discendenza da B, non condivide alcun errore con AFS né con AFST):
DEM
α
DM Eius; E tuos
ABFS et
DEM Herminie
ABFS regis Herminie
2. 1
EM eo; D et
ABFS om.
8
DEM unius
ABFS om.
DEM quia
ABFS que
7
DEM Naonis
ABFS om.
8
EM Auriflama dicebatur quod; D A. d. qui
ABFS om.
E fixi; DM fixa
ABFS om.
III.8. 1
DM venite huc Galici; V v. h. omnes
Gaulici; E om.
A venite huc Gaulives venite huc Galici;
F venite huc Gausilies venite Galici; S venite
huc Guillines venite huc Galici; T venite huc
Guielmones venite huc Galici;
IV.3. 1
DE Atiranum; M Atyranum; V Aytanum
AFST Adrianum
M filius Tineis; D f. Tinei, E f. Ticis, V f.
Tircis
AFST om.
DMV post hec; E post quam
AFST postquam hec
DEMV rex ille
AFST regem illum
I.1. 1
2
3. 2
4. 2
5. 1
V.1. 2
5
68
DEM
α
2. 3
DEMV inter eos extat discordia
AF inter extat d.; S inter extat; T inter hec est
d.
3. 11
DM a natura mortem; E amara; V riscrive
AFST mortem
7. 7
DEM potest fieri; V fieri posset
AFST potest
DEMV regno
AST regis; F reg’
8
Invece per la porzione di testo mancante in AS non si trovano errori congiuntivi FT o FTV:
forse si potrebbe citare, ma solo come indizio di solidarietà tra F, T e V, quanto succede a ¶II.4.6
dove un inconsueto «remeassent», trasmesso dal solo M, è probabile che provochi diffrazione in
tutto il resto della tradizione dove è scambiato per una voce del verbo «remaneo», dando luogo nel
solo D a «remanserunt» e in FTV (e anche in E, per contaminazione) «remansissent»; in caso di
diffrazione però gli accordi anche in errore non contano molto.
Gli errori precedenti sono comunque sufficienti a provare che F e i suoi descripti, B e i suoi
descripti e AS discendono da un solo subarchetipo α: e questa comune derivazione è confermata da
un grande numero di varianti adiafore che essi condividono in contrasto con i manoscritti D, E, ed
M, e anche da svariati passi in cui parimenti la disposizione delle parole di questi ABFS si oppone a
quella di DEM.
Definire in quali rapporti siano tra loro F, B e σ invece è molto più difficile. Nei sei capitoli
superstiti di B c’è un solo passo che potrebbe forse illuminare sulla questione: a ¶I.2.16 alla lezione
«hij omnes» di DEFM, i manoscritti ABS oppongono la trivializzazione «homines», per la cui
formazione concorrono da un lato cause paleografiche (si immagini a monte una lezione «h i oes») e
dall’altro l’influenza esercitata dalla presenza a brevissima distanza di un «uxores». Questo unico
errore depone a favore di una solidarietà di ASB contro F all’interno di α. A sostenere la tesi
opposta c’è una certa quantità di errori congiuntivi AFS, ma il primo di essi si trova a ¶I.9.9, e
allora è evidente che saranno da ritenersi errori risalenti al subarchetipo α emendati dai descripti di
B per collazione. Ecco comunque una lista di errori in comune ai manoscritti AFS:
I.9. 9
III.6. 3
10. 1
IV.1. 4
mss.
AFS
DEMTV devicisset
deviasset
DEMV iterumque; T et
itaque
DEMTV per sapientem Adrianum
AS per regem Dardanum sapientem Adrianus;
F per regem Dardanum et sapientem Adrianum
DEMT hoc; V om.
ac
69
5
3. r
V.1. 3
mss.
AFS
DEMT gente; V gens
om.
D de comite Montisilicis illiusque r., M de c. A de comitibus illius r.; F de c. ilius r.
m. S. illiusque r.; V de c. Gerardo de monte /montissilicis/ (marg.); S de c. illius r.
Silice et illius r., E de m. Siliece, et c. illius
r.; K de Gerardo c. m. S. illiusque r.
DEMTV proicientem
AF proiciens; S periciens
3. 6
DEMTV de duobus bonis eligeres (DEV
eligere; T eligens);
A de duobus elligeres; F de duobus eligeres
bonis eligeres; S de duobus elugeres eligeres
7. 7
DEMTV esse
om.
Da questi elementi pare che si debba ipotizzare all’interno della famiglia α una divisione dei
testimoni che vede contrapporsi B e σ da una parte e il solo F dall’altra. Le prove di questa
solidarietà Bσ sono abbastanza deboli, visto che ci si deve basare su un solo errore separativo nei
confronti di F, e di una prova e negativo come il comparire di errori veri e propri che congiungono i
soli AFS soltanto dopo che viene a mancare la testimonianza di B. Tuttavia si adotterà quest’ipotesi
nella costituzione dello stemma, giacché rimane la più probabile, e si indicherà l’ascendente
comune di B e AS con la sigla γ.
Apparentemente contro quest’ipotesi stanno un certo numero di lezioni in cui A ed F vanno
assieme contro tutti gli altri, spesso anche solo per fatti grafici, e che non si riportano qui ma si
potranno facilmente riscontrare in apparato. Si vedrà più avanti che A dev’essere contaminato da un
descriptus di F, probabilmente l’antenato di G, e allora molte volte le lezioni comuni ad AF saranno
dovute a contaminazione. Si è detto «molte volte», non sempre, perché questa disposizione
reciproca dei testimoni del ramo α, che si è costretti a scegliere come più probabile, crea svariati
problemi: infatti con la possibilità, che si vedrà, che siano contaminati sia S (da un testimone
esterno al ramo α) sia A (da un descriptus di F), e con il testo di B trasmesso dagli inaffidabili TV,
discernere che cosa sia da ritenere lezione risalente ad α e che cosa no talvolta può rivelarsi davvero
ostico.
70
Lo stemma del ramo α sarà il seguente:
α
γ
σ
B
F
S
ε
H
V
K
A
T
G
71
I codici D, E, M: la famiglia β
I manoscritti D, E ed M costituiscono l’altro ramo della tradizione del De hedificatione, che
indicheremo con la sigla β.
La discendenza dei tre dal subarchetipo β è meno semplice da affermare rispetto a quella dei
manoscritti del ramo α, principalmente a causa dello stato di E, il quale presenta errori congiuntivi
sia con i manoscritti β sia con quelli α. Il testo di E deve essere frutto di una contaminazione
certosina tra diversi codici, capace di mutuare dalle diverse fonti anche errori e fatti minuti come
piccole omissioni, perciò la sua collocazione all’interno dello stemma non è semplice: in moltissime
occasioni E sembra appartenere ad un ramo vicinissimo ad F, fino a far sospettare che ne sia
descriptus, in altre sembra più genericamente essere un testimone del ramo α, in altre invece ha dei
passi caratteristici del ramo β.
Tuttavia per nostra fortuna il lavoro di collazione che ha portato alla situazione attuale di E non è
stato omogeneamente distribuito per tutta la sua lunghezza: nel primo libro le sue lezioni non
coincidono quasi mai con quelle del ramo α, e il codice incorre invece in diversi errori che lo
dimostrano legato strettamente a D. In particolare condivide con esso due errori strettamente
connessi che non possono che dipendere da un ascendente in comune: dove al comma I.3.1 il resto
della tradizione ha «janua (M portam) civitatis» e appena dopo «turim magnam et altam», i codici
D ed E riportano invece «ianua» e «turim magnam civitatis»; ciò che si può spiegare soltanto
supponendo a monte un codice che prima omette sia «civitatis» sia «et altam» e poi corregge in
margine il primo guasto segnalando in maniera poco chiara il punto in cui andava inserita
l’emendazione, inducendo l’apografo a introdurla fuori posto, dopo la seconda lacuna anziché dopo
la prima.
Oltre a questo errore D ed E condividono anche due lacune ai commi I.2.7-8 e a I.3.6, entrambe
per omoteleuto. La prima interessa ben due commi: dove s’è stabilito il testo:
7
Super portam septentrionalem facies poni formam unius pulçele viridis caput cuius
partitum sit in tres vixus, et vocabitur Ianua Trium Vixium. 8Et super portam meridionalem
facies poni formam unius domiçele auree in lapidibus viridibus, que dicetur Paduana Porta.
i mss. D ed E omettono il testo da «pulçele viridis» fino a «poni formam». Agli estremi della lacuna
si trovano le parole «formam unius», riferite a «pulçele viridis» da una parte e a «domiçele auree»
dall’altra, dunque si tratterà senza dubbio di un saut du même au même, ma che interessa una
porzione di testo di una certa estensione. La seconda lacuna invece, a ¶I.3.6, dopo «sed quando
civitas Trivixij» omette «hedificata fuit dictus es dux Trivixij» ed è stata causata senza dubbio dalla
72
ripetizione di «Trivixij» a breve distanza. Queste due lacune, se è vero che l’omissione per
omoteleuto non è congiuntiva, tuttavia confermano l’errore sicuramente probante di ¶I.3.1. Assieme
ad esse ci sono altri errori che accomunano DE, i quali rispondono in buona parte a quella categoria
di errori «di scarsa rilevanza testuale» la cui presenza secondo Avalle rivela l’appartenenza
stemmatica di un testimone contaminato più degli errori macroscopici80.
mss.
DE
ABFMS omnium
om.
3
ABFM quedam; S quodam
que
4
AFMS tema; B pena
prothema
ABFMS iuxta
om.
ABFMS suis
om.
13
ABFMS iuvenem
inventorem
19
ABFMS primum
primi
ABFMS reges
om.
5
ABFMS vixibus
om.
6
ABFS est; M fuit
om.
10
ABFMS tempore²
om.
ABFMS poterat
valebat
4. 4
ABFMS et comitis
om.
II.4. 3
FMV nulla; T nulli
nullam
M isto; T rege; F om.
iste
FMT esset; V om.
est
FG Rainerius, H Narnerius, K Tamerius,
M Raynerius; V Naymerius
D Kaimerius; E Kaimerius sive Raynerius
I.1. 1
2. 4
3. 4
21
III.3. 2
4. 2
IV.6. 1
V.2. 5
AFMSTV cum ·lx· magnis regibus venit ad D om. cum…regibus; E venit ad bellum cum
bellum
·lx· magnis regibus
AFMSTV et
om.
3. 5
AMSTV si tibi; F om.
D si sibi; E sed sibi
5. 2
AFMSV etiam
om.
7. 2
AFMSTV portare
portari
Si nota in quest’elenco che gli errori congiuntivi DE sono frequenti per i primi quattro capitoli
dell’opera, e poi diventano poca cosa: questo deve significare che da quel punto le collazioni sui
margini di E si sono infittite e sono diventate più minuziose; si è accennato inoltre che da un certo
80 Cfr. AVALLE 1972, P. 81.
73
punto in poi E comincia a presentare non solo le lezioni esatte di altri manoscritti come ci si
aspetterebbe dalla contaminazione, bensì anche, e molto spesso, i loro errori. Si rimanda la
discussione di questi fatti ai capitoli dedicati alle contaminazioni dei testimoni, tuttavia la presenza
residua per tutta la lunghezza degli altri libri di errori in comune con D, seppur talvolta minimi,
indica che il cambiamento radicale nel comportamento di E che avviene alla fine del primo non
deve significare che si debba pensare ad un cambio di antigrafo, e piuttosto dipenderà da un’attività
di emendazione e collazione da altri codici molto intensa. Conferma del fatto che il testo alla base
della editio variorum che si può dire diventi l’antigrafo di E dalla fine circa del primo libro in poi
sia un testo strettamente imparentato a D è un passo come quello, riportato nell’elenco sopra, di
¶IV.6.1, in cui all’omissione di una porzione di testo in D corrisponde in E la presenza del testo
completo ma con ordine turbato rispetto al resto della tradizione: la stessa omissione sarà stata
anche nell’ascendente di E; essa fu colmata per collazione sul margine ma al passaggio di copia
seguente fu immessa nel testo fuori posto.
I codici DE discenderanno dunque da un comune antenato distinto da tutti gli altri testimoni
superstiti, e questi argomenti varranno più di tutti gli altri errori e tutte le lezioni condivisi da E con
altre zone dello stemma, dei quali si darà conto nel capitolo dedicato alle contaminazioni. Non è
necessario riportare lezioni singolari per dimostrare che l’uno non può essere descriptus dell’altro,
vista la peculiarità del testo di E, e la recenziorità di D. L’antenato comune si indicherà per
comodità con la sigla δ.
Ora va dimostrato che δ appartiene allo stesso ramo di M. Ad attestarlo vi sono pochi errori in
comune fra i tre:
mss.
DEM
I.1. 4
ABFS literali
literale
3. 7
ABFS vallem
valle
6. 1
ABS porta orientalis; F ianua o.
D porta Pathavie o.; E porta o. Patavie;
M porta Padue o.
ABFS utique
itaque
AFS dominus; TV om.
dux
F Saxoniam; V Sansoniam
D Sasenam; E Sanscenam; M Sansenam
ATV ripam; FS rivam
riveriam
AFSTV tibi
om.
3
II.2. 1
4. 2
IV.1. 3
V.4. 1
Degli errori qui sopra possono dirsi davvero congiuntivi soltanto quelli di ¶I.3.7, ¶I.6.3, ¶II.2.1 e
74
¶V.4.1. L’errore di ¶I.6.1, in cui DEM riportano un «Padue/Pat(h)avie» che non si ritrova nei codici
del ramo α, è da considerarsi tale per cause stilistiche, e presuppone nell’ascendente in comune fra i
tre manoscritti l’esistenza sul margine di una nota di lettura, che recitasse pressappoco: «Quarta
porta Padue». A ¶II.4.2 non si è saputo riconoscere alcun toponimo plausibile da ricondurre a
«Sansena/Sasena», e per questo si è supposto che si trattasse di corruttela e che esatta fosse da
considerare la lezione di FV; tuttavia non si esclude che qualcun altro possa identificare il luogo
nominato da DEM, e in tal caso la lezione FV ne sarebbe una trivializzazione. L’errore di ¶I.1.4 è
potenzialmente poligenetico, così come quello di ¶IV.1.3, che è sinonimo della lezione corretta.
La scarsità di errori congiuntivi in questo ramo della tradizione è dovuta in parte alla scarsità di
lezioni palesemente erronee, specialmente in M, in parte alla forte contaminazione da cui è affetto
E. La conseguenza di ciò è che si trovano parecchi errori congiuntivi DM contro E, che varranno
allora a dimostrare la solidarietà a monte non dei soli DM, ma anche di E assieme ad essi:
mss.
DM
ABS istius naute infixus; E n. istius infixus;
F huius naute infixus
om.
7. 4
AFST rosa; E flos
ros
8. 5
EFST Hemor; A Henior
honor
9. 5
AEFSTV dies
diebus
E dictorum; FT om.
duorum
EFTV Marchie
om.
4
EF devicti sunt; T devincti sunt; V fuerunt
devicti
devicta fuit
15
EFTV Enetum
Enetum civitas
EFTV unde Eneti
om.
EFTV Troiani
Troiam
5. 3
EF plura; T om.; V plura sunt
pulcra
6. r.
EFK quam; V om.
qua
EFK contra Tartarum; G contra Tartarorum;
HT contra Tartarorum regem; V contra
regem Tatarum
D contra Thartaro; M contra Tartaro
EFTV gentem Britanie…Anglietere et
om.
EFTV gente
gentem
2. 2
EFTV regi
regem
4. 2
EFTV terram
terra
I.6. 3
II.2. 2
4. 2
19
6
III.1. 2
3
75
mss.
DM
5. 4
AFT et ipsumque; EV ipsumque; S et ipsum
quem
D ipsam; M ipsamque
6. 1
AEFSTV flumen
D fluminem; M flumine
AEFST prenominatus; V om.
D pernominatur; M prenominatur
AEFSTV que
quia
AS Patavie E Patavie; FT om.; V Paduana
D Patavinna; M Patavine
2. 6
AESTV ipse; F et ipse
om.
5. r
KS civitatis AF civit’; E de civitate
civitatem
6. 6
F Ychanus; A Ychinus; E Kabrinus;
S Ykabrinus; TV Cabrinus
Ycardinus
13. 2
AEFSV rex Britanie; T Dardanus et rex
Britanie
Dardanus Grecus rex Patavie
14. 4
AEFSTV sed
om.
F hencantat’; TV hencantacione; AS bene
cantatis; E incantationibus
D incantis; M encantis
AEFSTV alteram
ad alteram
AEFSTV ludit
ludet
6. 5
FET quondam; A q; S cum; V quodam
quadam
7. r
AEFKSTTtV de adventu
de adventum
10. 2
IV.1. 4
V.1. 4
3. 2
4
Inoltre i due codici nel quarto libro omettono la rubrica del decimo capitolo, e ne trascrivono il
testo di séguito al precedente capitolo non segnalando in alcun modo l’inizio della nuova unità.
Gli errori descritti sono sufficienti a dimostrare la comune discendenza di DEM da un esemplare
differente da quello da cui derivano tutti gli altri: contrapponendosi al subarchetipo α avrà
anch’esso il rango di subarchetipo, e lo si indicherà con la sigla β. La loro parentela è confermata
anche da un elemento esterno: questi manoscritti sono infatti gli unici tre in tutta la tradizione che
contengono delle opere di Giovanni da Nono il solo De hedificatione, e similmente si dovrà pensare
che il loro comune progenitore riportasse solo quest’opera.
Il testo di β pare essere molto più sorvegliato di quello di α, e più spesso riporta lezioni dotate di
senso. Sui suoi margini, se ne è visto un esempio a ¶I.6.1 trattando gli errori congiuntivi DEM,
dovettero esservi note di lettura, come anche nell’archetipo. La grafia dei codici derivanti da β è
abbastanza moderna anche nel trattamento delle geminate, e non contempla le particolarità grafiche,
come la x in luogo della sibilante sonora intervocalica, che invece caratterizzano F e in parte A,
eccetto che nell’onomastica e anche lì sporadicamente; parimenti non si trovano abbreviature severe
o di scioglimento incerto se non molto di rado nel solo M, il manoscritto di lunga il più antico della
76
famiglia. È logico supporre che queste caratteristiche vadano fatte risalire al subarchetipo.
Lo stemma del ramo β sarà il seguente:
β
δ
M
E
D
Quanto allo stemma di tutti i testimoni, esso sarà questo:
ω
β
α
γ
σ
δ
B
F
S
ε
H
M
T
K
A
V
E
D
G
77
Relazioni orizzontali
Contaminazioni su B
L’aspetto odierno dell’unica carta superstite del manoscritto B è probabilmente rappresentativo
di ciò che dovette trovarsi sui margini di molti dei manoscritti ai piani alti dello stemma ora perduti;
l’analisi del comportamento dei vari annotatori che si avvicendano sul foglio è importante non
soltanto perché permette di meglio comprendere il comportamento dei suoi due descripti T e V, ma
anche perché offre l’occasione di intuire quali fenomeni stessero a monte delle lezioni di tutti gli
altri manoscritti contaminati. Si analizzeranno i comportamenti soltanto della mano indicata con B²
e di quella da attribuirsi al Capodilista: delle altre B³ e B4 intervengono una volta soltanto e
riportano del testo che non ha riscontri nel resto della tradizione, B5 interviene anch’essa una volta
soltanto ma correggendo una lezione singolare di B con la variante condivisa da tutti gli altri
manoscritti, è quindi impossibile trarne qualsivoglia indicazione relativa alle contaminazioni; le
mani B6 e B7, infine, sono del tutto ininfluenti.
Mano B²
Questo revisore ha un comportamento prevalentemente divinatorio: quasi tutte le modifiche vòlte
a migliorare passi di B poco chiari sono frutto di congettura. A questi casi se ne oppongono almeno
due in cui invece è necessario che esso si rifaccia ad un manoscritto del ramo β, e altri due in cui si
trova un sicuro contatto tra la lezione risultante dall’emendazione di B² e le lezioni che si trovano
nei manoscritti DE, ma indicare la direzione di questo contatto non è semplice.
Che egli non avesse a disposizione un manoscritto da cui collazionare è necessario in almeno tre
casi:
− ¶I.2.5 (r. 20 del recto): si trova un errore singolare di B, che scrive «cum qua» al posto del
corretto «cum quinque» che si trova in tutto il resto della tradizione. B² emenda modificando
in «cum aqua».
− ¶I.3.5 (r. 2 del verso): aggiunge in margine un «teseus» superfluo che non si riscontra in
alcuno degli altri testimoni.
− ¶I.3.7 (r. 6 del verso): vi si trova una lezione singolare di B, che anziché «namque» come nel
resto della tradizione riporta «nam». B² cassa la parola, dimostrando di non saper risalire
alla forma corretta.
Ci sono altri due casi in cui invece l’errore di B, anziché essere singolare, è comune a tutto il
ramo α. Il trattamento di B² nei confronti di questi due passi potrebbe ammettere che esso avesse a
78
disposizione un altro manoscritto del ramo α, che riportando lo stesso errore in quei punti non
avrebbe lasciato al correttore di B altra scelta che la congettura; tuttavia i tre casi appena citati
spingono a considerare anche questi due che seguono come prove del fatto che B² non utilizzi altri
manoscritti:
− ¶I.3.2 (r. 47 del recto): l’errore del ramo α «que» è emendato da B² sostituendo la lezione
con «et», mentre β riporta correttamente «quia».
− ¶I.3.8 (r. 7 del verso): qui si trova la lacuna di «Auriflama dicebatur quod» per saut du
même au même comune a tutto α ma assente da β. La costruzione errata che l’omissione
genera in B è risolta con l’introduzione di un «et», che dimostra che egli non aveva a
disposizione il testo di un manoscritto del ramo β.
I passi seguenti dimostrano invece il contrario esatto: per giustificare queste emendazioni di B² è
infatti necessario che egli attingesse da un manoscritto del ramo β:
− ¶I.1.3 (r. 8 del recto): B riporta la lezione comune ad α «scripta», alla quale B² aggiunge un
titulus ondulato per farla coincidere con la lezione β «scriptura».
− ¶I.6.2 (r. 41 del verso): B² modifica il nome «Gaçiam», lezione del ramo α, per farlo
divenire «Goçiam», che corrisponde alla lezione del ramo β. Questa emendazione è
particolarmente decisiva perché trattandosi di un nome proprio e perdipiù di un hapax B²
non aveva alcuna ragione per emendarlo, se non quella di trovare una lezione differente in
un manoscritto che utilizzava per controllare il testo di B.
A questi due passi se ne aggiungerà un altro che se non necessita che B² abbia a disposizione
proprio un manoscritto del ramo β come i due precedenti, nondimeno presuppone che esso si
rifacesse a un manoscritto di controllo: a ¶I.6.1 (r. 40 del verso) B² reinserisce un «et» tra «sculpte»
e «unus nauta», la cui omissione è errore singolare di B.
Il quadro che si ricava dai fenomeni appena esposti pare indicare che il revisore B² dovesse
intervenire sia per collazione, da un manoscritto derivante dal subarchetipo β, sia per congettura. Si
potrà ipotizzare che questa mano intervenga in due momenti differenti: una volta con il supporto di
un altro manoscritto, che forse per essere stato dato in prestito per un tempo limitato avrà potuto
fornire collazioni per emendare solo alcuni sporadici errori, e un’altra volta senza alcun altro testo
cui riferirsi.
Ci sono poi altri due passi nei quali comprendere cos sia successo non è immediato:
− ¶I.2.19 (r. 39 del recto): quasi tutti i testimoni hanno in questo punto una lezione che non dà
senso: «velle» riportano ABF e «vellen» M; mentre S ha «vollenti». DE invece hanno
79
«volentem», che appare corretto. B² interviene sul «velle» di B modificando la e in o, e
aggiungendo un titulus nasale sulla e superstite e in interlinea la terminazione «-tem»: il
risultato è «vollentem» come in DE.
− ¶I.3.10 (r. 9 del verso): la lezione generalizzata è «inmensi omnique», ma in B la seconda
parola è scritta in maniera poco intelligibile e si potrebbe leggervi «onumque». B² interviene
sulle due parole facendone una soltanto, e cassando il «-numque» e modificando la
terminazione di «inmensi» rende la lezione «inmensso». Il descriptus T in questo punto
trascrive «inmensoque», e così anche E, mentre D riporta «in mense que».
Questi due passi appaiono come estremamente problematici: si è visto che B² in alcuni punti
collaziona da un manoscritto del ramo β, e sarebbe plausibile che esso fosse un ascendente di DE, si
potrebbe farlo coincidere per semplificare con δ: in questo caso queste due lezioni sarebbero lezioni
di δ passate sul foglio di B tramite il correttore B². Però si è visto anche che B² è ben capace di
emendare in proprio e spesso vi è costretto perché la disponibilità di un manoscritto di controllo
proveniente dal ramo β dev’essere stata limitata nel tempo; se non entrambe queste lezioni, almeno
la seconda appare come una congettura di B², e la coincidenza tra le lezioni ET pare attestare che
siano DE a ricevere lezioni di B, è da credere tramite l’ascendente δ, e non viceversa.
Non sembra possibile arrivare ad una certezza definitiva sulla questione. Ciò che è certo è che le
lezioni di BDE di ¶I.2.19 e di ¶I.3.10 si oppongono alle lezioni dell’archetipo (nel primo caso
correggendo un errore, nel secondo introducendone uno), dunque devono essere innovazioni locali.
Se si esclude che si tratti di innovazioni avvenute poligeneticamente in B e in δ, sarà allora assai più
semplice ipotizzare una loro origine proprio sulla pagina di B e per mano di un correttore come B²
che si è visto capace di congetture convincenti, come si vede accadere, piuttosto che ipotizzare
l’esistenza sulle pagine di un supposto esemplare δ di interventi il cui responsabile avesse capacità
comparabili a quelle di B², dai quali successivamente B² avrebbe attinto. È certamente singolare
pensare che questo δ abbia mutuato da B soltanto lezioni prodotte dall’attività congetturale di B², e
soltanto queste due (in verità un altro contatto tra δ e B² è ipotizzabile anche a ¶I.4.2 con
«manuum/manu»), tuttavia andrà tenuto conto che queste erano tra quelle più macroscopicamente
differenti rispetto all’archetipo, e avranno convinto di più il copista di δ.
Alla fine di questi ragionamenti non si può affermare con sicurezza l’esistenza di una relazione
orizzontale che da B porti a δ, tuttavia essa appare più verisimile rispetto all’ipotesi contraria. Di
conseguenza si dirà che B² riceve contaminazioni da un testimone del ramo β, e che δ ne riceve da
B.
80
Le innovazioni del Capodilista
Al pari del correttore che abbiamo chiamato B², anche in Capodilista nell’intervenire sul testo
dimostra il doppio atteggiamento, di congetturatore che innova il testo a proprio piacimento e di
collazionatore che riporta lezioni da un altro testimone quando le trova più soddisfacenti.
Egli emenda per congettura in due punti:
− ¶I.3.11 (r. 11 del verso): di fronte ad un erronea lezione «totam Blachie» condivisa da B ed F
contro «terram Blachie» del resto della tradizione, il Capodilista emenda aggiungendo dopo
«totam» un «gentem»: si tratta senza dubbio di una correzione per congettura.
− ¶I.6.1 (r. 42 del verso): dopo il «tenebat» con cui si conclude il comma, il Capodilista
aggiunge in margine il testo «habensque in sua manu dextera unum velum magnum», che se
non è erroneo non è però nemmeno necessario, e non trovandosi in alcuno degli altri
testimoni dovrà reputarsi una interpolazione dello stesso Capodilista.
Nei seguenti due passi invece l’emendazione necessita la conoscenza di un altro manoscritto, di
nuovo appartenente al ramo β:
− ¶I.3.7 (r. 6 del verso): il Capodilista reintegra un «Naonis» la cui omissione è condivisa da
tutti i testimoni del ramo α.
− ¶I.5.3 (r. 34 del verso): similmente reintegra «ex ea aqua» che era stato tralasciato dal
subarchetipo α.
In entrambi i casi è necessario che il Capodilista avesse a disposizione un manoscritto del ramo
β. Il fatto che, s’è visto, anche B² collazionasse da un manoscritto dello stesso ramo potrebbe essere
una coincidenza dovuta al fatto che all’epoca circolavano moltissime copie poi perdute e quindi
molte potevano essere quelle derivanti da quel subarchetipo, oppure potrebbe essere anche indizio
del fatto che entrambi potessero attingere alla stessa copia, che forse poteva essere conservata in un
ambiente molto vicino a quello in cui si trovava il codice B. Si anticipa in questo luogo che in T e V
si trovano abbondanti lezioni che riconducono al codice M, il quale all’epoca si trovava a Padova e
per aspetto lussuoso e testo chiaro e spesso corretto poteva facilmente vedersi attribuita notevole
autorità, e ciò può far pensare che proprio da M possano derivare le collazioni sui margini di B.
Contaminazioni di T
Il manoscritto T riporta molto spesso lezioni che appartengono al ramo β della tradizione, e dal
momento che è un descriptus di B esse dovranno provenire in larga parte dalle annotazioni
marginali apposte sui margini di quest’ultimo. Tuttavia è possibile affermare con sicurezza che
anche almeno uno degli interposti che separano T da B è sua volta contaminato: infatti al comma
81
I.2.14, dove la lezione di quasi tutti i testimoni compreso B è «laudem» e quella dei soli AS è
«famam», T scrive «famam et laudem»: dunque un ascendente di T, e discendente di B, è
contaminato da uno tra A e S, oppure dal loro modello in comune, qui indicato con la sigla σ,
oppure da un altro discendente di quest’ultimo; e ogni volta che T avrà una lezione in comune con
almeno uno di questi due manoscritti contro il resto della tradizione essa potrebbe provenirgli non
da B ma orizzontalmente dal sottoramo σ.
Oltre a ciò, ci sono alcuni passi in cui T si rivela contaminato da M, e che questa contaminazione
avvenga indipendentemente da V è reso palese da un punto in particolare: a ¶IV.14.2: mentre i
testimoni ADEFS hanno il testo «morti traditum esse», il solo M riporta la lezione «morti deditum
esse». I manoscritti TV invece rivelano ad un tempo la lezione che a monte devono ricevere da B o
dall’ultimo interposto che li accomuna, e la contaminazione di T: V ha un semplice «mortuum»,
mentre T legge: «mortuj deditum esse», dove però lo stesso copista del resto del testo ricava
«mortuj» modificando la desinenza di un precedente «mortuum». È chiaro che cosa sia successo in
questo caso: il modello dal quale ricopiava T aveva a testo «mortuum» al pari di V, e in margine
riportava una collazione dal manoscritto M; il copista di T trascrive prima la lezione che trova a
testo, ma mentre lo fa si rende conto della presenza della variante in margine e corregge al volo
inserendola a testo. Questo indica due cose: in primo luogo che l’antigrafo diretto di T senza alcun
dubbio dovette recare collazioni sui margini dal manoscritto M; e in secondo luogo, seppur con un
grado minore di certezza, che l’antigrafo di T appartenere ad una linea di discendenza già distaccata
da quella di V, visto che da quest’ultimo manca la lezione derivante da M.
Per limitarsi agli errori, si trovano anche altri passi che rivelano un contatto tra T ed M che
evidentemente deve dipendere da una contaminazione dal secondo al primo:
− ¶III.2.1: dove la lezione corretta, trasmessa da EFV, vuole «Auriflama» all’ablativo, i
manoscritti DM riportano delle lezioni differenti: D «Auriflamina» e M «Auriflamam», che
devono dipendere dallo scioglimento erroneo di un originario «Auriflama», e T sembra
seguire M riportando «Auriflammam».
− ¶IV.6.4: la tradizione ha compatta «evaginato», e i soli MT riportano un erroneo
«evaginando».
− ¶V.3.4: i testimoni DEFSV sono d’accordo nella lezione «infimis mutare» con il solo
disaccordo da una parte di A con «imitare» e dall’altra di M con «in finis mutate», e T
trascrivendo «in finis mutare» è probabimente influenzato da quest’ultimo.
In altri due casi invece la lezione riportata per contaminazione da T corrisponde non ad un errore
82
singolare di M ma ad un errore che accomuna i manoscritti DM, nondimeno viste le prove
precedenti la probabilità più forte sarà che anche in questi casi T mutui la propria lezione sempre da
M:
− ¶IV.13.2: i manoscritti DM riportano erroneamente «Dardanus Grecus rex Patavie» al posto
del «rex Britanie» che si trova in AEFSV, e T reca una lezione ibrida tra le due: «Dardanus
et rex Britanie».
− ¶V.3.12: in una situazione poco chiara in cui si fronteggiano le due famiglie con varianti
sostanzialmente adiafore, da una parte DM con «tibi erit maius dedecus et omnibus nobis»,
dall’altra a rappresentare α i manoscritti AFS con «sibi erit maximum honor. Sed omnibus
nobis», il manoscritto T reca una lezione evidentemente composita: «sibi erit maximus
honor. Sed omnibus nobis maximum dedecus et omnibus nostris» nella quale all’originaria
lezione di α si vede giustapposta la lezione di β, la quale con ogni probabilità gli sarà
arrivata dalla collazione con M. Tra parentesi, in questo caso V riporta un testo più vicino a
β seppur rimaneggiato rispetto a quello, e tuttavia scevro di residui della lezione di α.
Contaminazioni di V
Dello stato di V si è già detto molto nei capitoli precedenti. Il testo che riporta è spesso
rimaneggiato, e in alcuni punti riporta quasi esattamente la lezione di M, benché si sia dimostrata la
sua derivazione, al pari di T, dal manoscritto B di cui soltanto una carta è sopravvissuta; di
conseguenza è sicuro che esso dovette ricevere abbondanti contaminazioni da quel codice, di cui a
tratti riproduce anche la grafia. Si è inoltre dedotto dal confronto di alcuni passi di V con i
corrispondenti di T, che i margini di qualche ascendente di V dovessero essere particolarmente
affollati di annotazioni, dalle quali deve essere dipesa la tendenza, che si ritrova in V, a rielaborare
l’opera in alcuni punti in cui è lecito supporre che più fitto di varianti potesse essere il margine.
La sua condizione di codice contaminato è comunque confermata dai passi seguenti in cui la
lezione che V riporta tradisce l’inserimento di materiale dal margine:
− ¶V.2.2: dove nella tradizione si trova: «congregatis in unum sic oravit inter eos», e il solo M
sostituisce «ordinavit» ad «oravit», V riporta il testo seguente: «ordinavit et fecit in unum
locum congregari et ordinavit inter eos dicens», nel quale si intuisce a monte la segnalazione
sul margine della variante «ordinavit» che si trovava in M, introdotta a testo da V non solo
rimescolando il tutto ma addirittura utilizzandola due volte.
− ¶V.5.2: in un situazione incerta, in cui la maggior parte dei testimoni riportano una lezione
problematica assimilabile a «rex Hyrlande Byslande», i soli DTV omettono quel
83
«Byslande» cui difficilmente si riesce a dare un senso, e che potrebbe nascondere un errore
dell’archetipo. V dovette ricevere la lezione priva di «Byslande» dall’esemplare in comune
con T, ma alla fine del comma, e dell’elenco di re, lo reinserisce nella forma «rex
Bisslaride», ed evidentemente esso deve essere stato presente sul margine di un suo
ascendente, che deve averlo recuperato da un altro manoscritto. È arduo indicare da quale,
perché la grafia di nomi come questo è molto varia nella tradizione, tuttavia si segnala che la
lezione di M, «Bislande», può dare origine a quella di V con due soli malintesi paleografici
(raddoppiamento di s e passaggio n>ri).
− ¶V.7.6: un caso classico di contaminazione palese: al corretto «situ» riportato dai codici
DEMST riportano, si oppone l’errore «statu» in AFGHK, mentre V riporta la lezione ibrida
«situ et statu». Non si riesce a intendere con sicurezza, in questo caso, se l’innovazione
«statu» risalga ad α o sia singolare di F, perché da una parte ST sono contaminati da β e
dall’altra A è contaminato da un descriptus di F, tuttavia è più probabile la prima ipotesi, e
cioè che «statu» fosse presente già in α, altrimenti sulla scorta di questo solo passo
bisognerebbe ipotizzare una contaminazione che parta da F e arrivi a V.
Un altro passo in cui pare che ci sia inserimento di materiale proveniente dai margini, ma nel
quale non si riesce a comprendere che cosa sia successo, si trova a ¶III.1.2: si trova nella zona
dell’opera non testimoniata da AS, quindi la ricostruzione del subarchetipo α è problematica; inoltre
vi si trova una lacuna per omoteleuto dei codici DM, che deve risalire a β, a complicare
ulteriormente il lavoro. Si è ricostruito il testo seguente:
gentem Britanie et gentem Yrlande, gentem Anglietere et gentem Alemanie
basandosi principalmente sulla testimonianza di F che appare corretta: come sempre in queste
enumerazioni di genti o di re, alcuni testimoni omettono alcune ripetizioni di «gentem» o delle
congiunzioni, ma in più in questo caso DM per saut du même au même mancano di quasi tutto e
riportano soltanto «gentem Alemanie». V invece, benché manchi della testimonianza di M dal quale
solo finora si è riusciti a dimostrare una dipendenza orizzontale, presenta un testo più lungo che
deve originare dai margini:
gentem Britanie gentem Yrlande gentem gentem (sic) Gurlande gentem Francie terre
gentem Anglie gentem Alemanie.
Però da dove provenga questo testo marginale non è possibile dire: la «gentem Francie» si
trovava al comma precedente in tutta la tradizione, e «Gurlande» sarà una variante grafica per il
nome dell’Irlanda, ma nessun manoscritto riporta nulla che vi si avvicini. Si dovrà forse ipotizzare
84
che V sia contaminato anche da qualche altro testimone, probabilmente ora perduto, ma non si
riesce a dire di più.
Si cita un ultimo caso che suggerisce che V potesse contenere non soltanto note marginali vòlte
ad emendare o accrescere il testo, ma anche note di lettura o esplicative. Al comma V.3.1, laddove
nel testo stabilito si legge, con l’accordo sostanziale di tutti i testimoni a parte V:
propter fortunam sibi adversam, sic fatur: «Omnia michi sinistra incedunt, et Fortuna michi
contraria est semper!»
il codice V riporta «contrariam» al posto di «sibi adversam», e «omnia sunt et est semper»
invece di «contraria est semper». Sul margine dovevano trovarsi le parole «contraria(m)» e «omnia
sunt», e non è impossibile che esse fossero originariamente un’unica frase «contraria omnia sunt»,
che si riferissero all’espressione «omnia michi sinistra incedunt» e che intendessero spiegarne il
gioco di parole, attorno al quale gira questa parte del discorso di re Og: tuttavia «contraria» è stato
preso per una variante di «adversam» e sostituitovi, e «omnia sunt» è andato a rimpiazzare il
«contraria» appena dopo.
Per concludere il discorso relativo alle contaminazioni dei manoscritti T e V, si può dire con
certezza che essi ricevettero contaminazioni in comune qualche testimone del ramo β e che si
trovavano sui margini del comune progenitore B. Oltre a queste, entrambi ricevettero per collazione
ma indipentemente molte lezioni dal manoscritto M: si vedrà consultando l’apparato che la
contaminazione da M che interessa V è molto più capillare di quella che presenta T. T inoltre,
indipendentemente da B, accolse delle contaminazioni anche da un manoscritto assimilabile ad AS:
si vedrà consultando gli apparati che il travaso di materiale dall’affine ad AS verso T non dovette
essere ingente, perché non pare aver lasciato tracce isolabili (si conti però la suddivisione che si è
stabilita all’interno del ramo α, che vede B(AS) opporsi assieme ad F, per la quale varianti che
accomunano AST possono essere state attribuite a γ mentre invece potenzialmente potrebbero
essere delle varianti di σ passate a T). Anche V contiene probabilmente lezioni derivanti da altri
codici, ma non è possibile riconoscere quali; inoltre esso non presenta punti di contatto apparenti
con σ, dunque è legittimo pensare che la contaminazione da quello a T non coinvolga V.
Questa situazione sarà rappresentata nello stemma con una freccia tratteggiata che partendo dal
subarchetipo β raggiunge il manoscritto B, due diverse frecce tratteggiate che da M arrivano a T e a
V separatamente, e una freccia tratteggiata che da σ arriva a T.
85
Contaminazioni di G
I punti in cui il testo del codice G coincide con quello di altri manoscritti discostandosi dal suo
esemplare F non sono molti, tuttavia essi esistono e rendono necessario che anche questo codice
abbia ricevuto contaminazioni, seppur sporadiche. Due passi sembrano poter indicare che la
contaminazione dovette venire principalmente da V, e forse anche da E.
A ¶I.9.6, dove la maggior parte dei testimoni riporta il nome «Lauconem», e F seguito da HK ha
«Latonem», nel solo G si trova una lezione che non si può spiegare con le oscillazioni onomastiche
comuni in questa tradizione: «Anticenorum», che non ha riscontro immediato da nessuna parte. Al
comma successivo tuttavia, dove tutta la tradizione è concorde su «viris anconitanis» G presenta
uno spazio lasciato bianco (come è solito fare questo manoscritto quando non comprende una
lezione dell’antigrafo), e V la lezione singolare «Anconitanorum». Questa pare proprio una prova
dell’avvenuto contatto tra i due manoscritti: basta ipotizzare che un ascendente di G avesse una
lacuna al posto di «Latonem» e una al posto di «viris anconitanis», e che un revisore riportasse sul
margine la lezione che trovava in V per la seconda delle due lacune segnalando in modo poco
chiaro il punto in cui ne aveva previsto l’inserimento.
Il secondo passo appare forse meno decisivo: a ¶I.6.4 tutta la tradizione è concorde sulla lezione
«splendebant» a parte E, che riporta «fulgebant», e G con «fulgebant vel splendebant». La forma
con cui si presenta la lezione G dichiara apertamente la sua provenienza dal margine, e d’altro canto
ad un atteggiamento di E molto attivo nel migliorare la propria lezione sia rifacendosi ad altri
testimoni che interpretando le lezioni che raccoglieva corrisponde un comportamento di G molto
più passivo nei confronti del testo che riceve: dunque tutti gli elementi sarebbero a favore
dell’ipotesi di contaminazione da E verso G. Tuttavia il fatto che i verbi siano sinonimi introduce
un sospetto di poligenesi, e rende il collegamento tra questi due codici non del tutto certo.
Gli altri passi in cui G presenta una lezione concorde con altri manoscritti scostandosi da F si
possono tutti spiegare con l’influenza di V benché spesso abbiano una lezione presente anche in E,
a parte uno, a ¶I.3.2, che cade in corrispondenza della lacuna iniziale di V, ma anche in quel caso
nulla vieta di immaginare che l’antenato di G vedesse V in forma integra. I passi sono i seguenti:
mss.
I.3. 2
4. 17
IV.1. 2
G
DEM quia; ABFS que
G quia
DEV Patavina; M Paratavia; T Pathavia; F Path’;
H Papth’; K Patavie
G Patavina corr. da Patavia
ADMSTV motu; EFHK metu
G motu
86
mss.
6. 1
G
ADETV iterum; FHKMS interim
G iterum
Si noti che in tutti i casi a parte il primo di cui si è appena detto la lezione acquisita da G per
contaminazione è presente sia in E sia in V, cosa che conferma la possibilità che G contamini anche
da E. La certezza che G possa rifarsi a V rende inoltre possibile che siano ricevute per
contaminazione anche altre innovazioni di G rispetto a F che altrimenti si potrebbero credere
autoctone, come le seguenti:
mss.
II.5. 1
III.1. 4
GV
DEMT congregabat; FKT congregavit;
H congregarat
GV congregaverat
DEHKT fecit, FM fec’
GV fecerat
Contaminazioni di H e K
I manoscritti condividono una sola lezione innovativa rispetto a F e coincidente con altri
testimoni: a ¶III.9.1 i manoscritti AEFGSV recano un passo privo di senso che deve derivare
dall’inserimento a testo dal margine di una nota di lettura simile a «regiā salut’», mentre i testimoni
DMT, e anche HK, presentano quello che doveva essere il testo scevro d’interpolazioni, cioè
«flexis genibus eam salutavit».
Ci sono anche altri passi in cui H e K riportano lezioni che si avvicinano a quella di altri
testimoni differenziandosi da quanto si trova in F, e le lezioni che riportano sembrano provenire
dalla stessa zona dello stemma, però sono differenti tra loro:
mss.
HK
II.6. 6
EMT secundum; D secum; F s; G om.
H secundo; K secundum
IV.2. 2
mss. si est dolor sicut dolor meus; A om. dolor
sicut; F sic’ dolor m’s; G sit dolor meus est
H si est dolor sicut dolor meus; K si est
dolor sicut meus
3
mss. misera; M me misera
H me misera; K me miseram
6
AEFGST alios; DM omnes alios; V om.
H omnia; K omnes
Non si comprende in questi casi se si debba pensare che la contaminazione che ha prodotto
queste lezioni avvenisse sull’antenato condiviso da HK, indicato con la sigla ε, oppure se si tratti
della contaminazione singolare dei due manoscritti, i quali autonomamente sarebbero stati spinti a
87
cercare la collazione nei punti in cui la lezione di F era più guasta o oscura. Si vedrà qui di séguito
che entrambi paiono contenere contaminazioni reciprocamente indipendenti e provenienti dalla
stessa zona dello stemma, dunque per semplicità non si considererà l’eventuale contaminazione di
ε.
Contaminazioni di H
Il manoscritto conta diverse lezioni che paiono frutto di contaminazione, sebbene non si riesca ad
indicare il manoscritto esatto dal quale esso doveva ricevere le collazioni.
In due casi però pare che si debba supporre una dipendenza dal manoscritto V: al comma I.9.11
dove il testo ricostruito, in accordo sostanziale con tutti gli altri testimoni, recita: «Rex Dardanus
cum rege Marco filio regis Marci Ravene pugnavit», il manoscritto V ha un testo molto più ampio:
«Rex Dardanus dum rege Marco filio regis Marci Ravene ad preces illorum dominorum qui fuerant
victi deprecati sunt ut cum rege Marco bellaret pro eis, tunc rex Dardanus cum filio regis Marci
Ravene pugnavit» nel quale si riconoscono tracce del precedente comma I.9.10 e la ripetizione del
testo di questo stesso comma, e quindi bisognerà pensare alla presenza di note marginali che forse
riportavano una diversa versione di questa porzione di testo. Anche H ha qualche problema in
questa zona del testo: omette tutta la seconda metà di ¶I.9.9, e la reinserisce parzialmente alla fine di
¶I.9.10; inoltre rifà l’inizio di questo ¶I.9.11 con il seguente risultato: «hijs precibus regum pugnavit
cum Marco rege», nel quale la menzione delle preghiere dei re sembra ricordare quanto si trova nel
manoscritto V nello stesso punto: è vero che a ¶I.9.10 si trovava «Omnes hij reges regem Dardanum
deprecati sunt», ma qui la somiglianza tra la lezione di H «precibus regum» e quella di V «preces
illorum dominorum» sembra molto più stringente.
L’altro, unico passo in cui si può intuire un collegamento tra questo testimone e V si trova molto
più in là nel testo: a ¶V.2.2, dove tutti i manoscritti riportano «congregatis in unum», il solo V ha un
testo differente: «ordinavit et fecit in unum locum congregari» che potrebbe essere l’unico modo
possibile per giustificare la lezione di H: «congregari in unum», altrimenti totalmente insensata.
Questi due passi sembrano indicare che un antenato di H debba essere stato collazionato con il
testo di V, sebbene probabilmente in modo molto sporadico.
Gli altri passi che si possono segnalare in cui H tradisce contaminazione non sono però
compatibili con il testo di V:
88
mss.
I.9. 10
II.4. 20
H
mss. carceravit; FG incarceratum; K incarceratum H carceravit
misit
EFGKTV locum; DM statum
H statum
EKMT secundum; D secum; F s; G om.
H secundo
III.6. 3
DMV gentem; AEFGKS regem; T regine
H reginam
IV.1. 4
DEMT hoc; AFGS ac; KV om.
H hac
6. 6
2. 2
6
6. 6
mss. si est dolor sicut dolor meus; A om. dolor
H si est dolor sicut dolor meus
sicut; F sic’ dolor s m’s; G sit dolor meus est; K si
est dolor sicut meus
AEFGST alios; DM omnes alios; K omnes; V
om.
H omnia
AFGKSTV fuissent; DEM essent
H essent
Come si vede in nessuno dei casi riportati sopra la lezione che H deve ricevere per
contaminazione è presente anche in V, mentre tutte si trovano in D ed M, senza che appaia
chiaramente a quale tra i due attribuire il ruolo di manoscritto di confronto. Altri due passi, la cui
discussione richiede un po’ più di spazio rispetto a quello che si può loro assegnare in una tabella,
portano altri elementi: a ¶II.6.1 il nome di un re è reso quasi da ogni manoscritto con una grafia
differente: DM Eichis, E Elchis, FK Ochis, H Ochisanz, T Chichis, V Echichis, mentre G lascia
uno spazio bianco. La forma di H è la più stravagante di tutte, e pare strano dal suo usuale
comportamento che si tratti di un’innovazione dettata soltanto dalla fantasia del copista. Che sia
influenzata da qualche cosa che si trovava sul margine lo fa pensare la presenza appena prima nello
stesso comma di un re Ananz, la cui menzione H, come fanno F e GK, omette. La forma di quel
nome «Ananz» dovette essere quella originale dell’archetipo, tuttavia il solo D la presenta, tutti gli
altri riportando forme differenti e riconducibili a quella (E Armanus, M Amiaz, T Anaum,
V Avans).
A ¶IV.2.3 tutta la tradizione riporta «misera», mentre M assieme ad H hanno «me misera» e K
ha «me miseram»; poco dopo e nello stesso comma, mentre il resto della tradizione legge «me
miseram», D ha «misera me» e H di nuovo «me misera». Si è nel monologo patetico della regina
Sabina, e abbondano i «misera» e i «me misera» a breve distanza, e questo potrebbe aver creato
qualche confusione; si potrebbe comunque ipotizzare che H controllasse il proprio testo su un
manoscritto del ramo β, ma difficilmente si può indicarne uno tra M e D. E anche giustificare che
cosa accada a ¶III.6.3 potrebbe aggiungere in problematicità.
Si potrà forse risolvere la questione considerando la grande quantità di manoscritti che dovettero
89
circolare all’epoca, e la possibilità che H avesse a disposizione un testimone del ramo β non
conservato, che conservasse alcune delle lezioni dei superstiti DM, e anche la lezione «regine» di
¶II.6.3, che si è considerata l’unica giusta benché testimoniata dal solo T.
Contaminazioni di K
Le fonti di contaminazione che si possono dedurre per K sono curiosamente le stesse che per H
benché, dal momento che i passi contaminati dei due manoscritti non coincidono che in minima
parte, sia necessario pensare che si tratti di collazioni che essi ricevono singolarmente.
Che il testo di K sia sicuramente influenzato da quello di V si deduce con sicurezza da un passo
in particolare: a ¶V.6.3, dove tutti gli altri manoscritti leggono: «qui milicia hornavit milites mille
amore Sabine» il manoscritto V amplia, come spesso accade quando trova menzionate turbe di
baroni, cavalieri o re: «qui milicia creavit mille milites calcaribus aureatis et alijs iocalibus
militalbus (forse per militaribus) ut decuit amore Sabine»; e in K si trova: «qui milites honoravit et
mille equites auratos amore Sabine creavit», che si presenta come un’evidente riduzione del testo di
V, per la presenza del verbo «creavit» giustapposto all’«honoravit» proveniente da F, e soprattutto
di quell’aggettivo «auratos», che ha poco senso attribuito ai cavalieri, e invece è perfettamente a suo
agio se riferito ai loro speroni.
Questo rapporto trova larga conferma nei passi seguenti:
mss.
II.3. 1
K
DFGMT ac etiam expectarent; V expectantes;
E expectantes etiam
K ac etiam expectatione expectantes
mss. Og; V videlicet Og; T videlicet rex Og
K videlicet Og
IV.1. 1
mss. doloris verba protulit lacrimando; FGH om.
verba; V contricta dolore hec verba lacrimando
protulit dicens
K dolores protulit lachrimando /dicens/
(in margine)
V.2. 4
mss. stolidus ac stolidissimus; F stolidisimus ac
stolidismus; GH stolidisimus ac stolidisimus;
V stultus ac stultissimus
K stultissimus (corr. da stolidissum) ac
stolidissimus
3. 6
AEFGHMST adversarij tui; D adversaij sui; V
adversam tibi
K adversum te
5. 4
mss. ab eo veniam; D v. ab eo; V coram rege
Thataro veniam
K coram rege ab eo veniam
5. 2
Cui andrà aggiunto quanto accade a ¶V.3.6, dove in un luogo moltro travagliato per il ramo α,
che nella frase «de duobus bonis eligeres maius bonum» omette sempre «maius bonum» per un saut
du même au même che comprende anche parte di ciò che segue nel comma, il manoscritto K riporta
90
il testo «de duobus bonis maius bonum eligendum est», rivelando la dipendenza da V che oltre a
mantenere (anch’esso per contaminazione) il «maius bonum», appena dopo sostituisce a un
«eligere» proprio «eligendum est».
Parimenti dovuto al contatto tra questi due manoscritti è quanto accade nella rubrica del capitolo
IV.3, il cui il testo corretto «De comite Montissilicis iliusque riverie» è presente soltanto in DM,
mentre i manoscritti del ramo α omettono la menzione di Monselice (a parte F che la inserisce
successivamente): qui i manoscritti K e V non solo nominano Monselice, ma citano anche il nome
del conte cui si riferisce la rubrica, Gerardo: V «de comite Gerardo de monte Silice et illius riverie»,
K «de Gerardo comite montis Silicis illiusque riverie».
Ci sono poi altri passi del testo in cui, come accadeva con H, K mostra un debito verso un altro
manoscritto diverso da V, e appartenente al ramo β:
mss.
I.6. 2
7. 3
K
ABEFGHS Gaçiam; DM Goçiam
Goçiam
AEFS agendi; DMT acquirendi
acquirendi
5
DM sociaretur; A staretur; E portaretur; F searetur; sociaretur
G sequeretur; H securetur; S scaretur /aliter
sociaretur/; T associaretur
II.6. 6
EMT secundum; D secum; F s; G om.; H secundo secundum
III.5. 1
10. 3
IV.2. 2
DMTV mandandum; E tradendum;
FGH mandatum
mandandum
DMT Manducem; AEFGHSV Maducem
Manducem
mss. si est dolor sicut dolor meus; A om. dolor
si est dolor sicut meus
sicut; F sic’ dolor s m’s; G sit dolor meus est; H si
est dolor sicut dolor meus
3
mss. misera; MH me misera
6
AEFGST alios; DM omnes alios; H omnia; V om. omnes
V.1. 5
8
me miseram (cfr. discussione nel
capitolo dedicato a H)
D(E)MS Ac etatis decrepite; A at decrepitus e.;
E om.; FH ac decrepitum e.; G ac decrepitus e.;
T ac e. decrepito; V tempestates decrepite
et erat decrepite etatis
DM vesperam horam; AEFGHST vesperarum
horam; V vesperas dicta die
vesperam horam
A questi si aggiunge ¶V.3.10, dove si affrontano la variante di AEFGHSTV «clara» e quella di
DM «chara», e in K si legge «gratissima», che dovette essere inizialmente una nota esplicativa poi
confluita a testo: «gratissima» però è sinonimo non di «clara», che K doveva ricevere da F, bensì di
91
«chara», che ad oggi è appannaggio dei soli DM e doveva essere la lezione di β. Anche per le
contaminazioni di K, sarà necessario ipotizzare un manoscritto dell’area β non conservato, che oltre
alle lezioni variamente trasmesse da D e da M doveva contenere almeno la nota marginale
«gratissima» per spiegare quel «chara».
Altrove, come ai commi I.9.6, II.4.17, IV.6.4, V.3.5, V.4.4, V.7.4, K emenda errori singolari di F
che GH hanno mantenuto, e lo fa evidentemente per contaminazione anche se non è possibile
intuire da quale testimone.
Per riepilogare le contaminazioni sui descripti di F: in primo luogo pare che tutti e tre siano stati
contaminati autonomamente dal manoscritto V. G potrebbe essere contaminato inoltre dal tardo
manoscritto E; i manoscritti HK invece mostrano di ricevere contaminazioni da un manoscritto
dell’area β che non si può identificare, e che almeno per K si può dire con sicurezza che debba
essere differente da quelli superstiti. Benché sia molto probabile che anche ε fosse contaminato, non
ne rimangono tracce visibili.
I rapporti appena descritti saranno espressi nello stemma tramite frecce tratteggiate che da V
arrivano a tutti i descripti di F; lo stesso tipo di frecce andrà anche dal subarchetipo β ad H e a K, e
un’altra partendo da E toccherà G.
È molto curiosa l’influenza che su tutti e tre manoscritti risulta avere il codice V, e dovrà forse
significare che esso o sue copie dovettero godere di una certa autorità nell’ambiente in cui furono
conservati GHK. Inoltre la presenza di contaminazioni da manoscritti β in HK, valutata assieme
alla grande influenza che il manoscritto M pare avere su B e sui suoi derivati, testimonia che il
ramo β dovette contare in origine un numero molto più alto di codici, dei quali M è l’unico
superstite medievale, e che essi dovettero essere molto popolari.
Contaminazioni di E e D
La prova che i manoscritti DE derivino da un manoscritto che recava esso stesso delle
contaminazioni s’è adoperata già per dimostrare la loro stretta parentela: al comma I.3.1, dove nel
testo stabilito si legge «janua civitatis […] turim magnam et altam», i manoscritti DE hanno «ianua
[…] turim magnam civitatis», che deve dipendere senza dubbio da una doppia lacuna la cui
emendazione sul margine è stata inserita fuori posto da δ. Vi sono poi altri due passi, anch’essi già
discussi, in cui si osserva un contatto tra DE e la lezione di B alterata da B², a ¶I.2.19 con
«volentem» e ¶I.3.10 con E «immensoque» e D «in mense que». Anche in questi casi si è voluta
vedere una contaminazione che δ dovrebbe ricevere da B, e il fatto che nell’insieme i tre passi siano
92
molto vicini tra loro potrebbe confermare queste ipotesi. Purtroppo l’assenza del testo di B dal
settimo capitolo in poi e il quasi concomitante aumento delle contaminazioni accolte da E non
permettono di farsi un’idea dell’influenza che poté avere il testo di B nel resto di δ.
Contaminazioni di D
Il manoscritto D dimostra palesemente la propria condizione di testimone contaminato in
parecchie occasioni:
− ¶I.2.1: nella locuzione «maior namque eorum et melior» i manoscritti EM omettono
«eorum», mentre D riporta il testo «maior namque et melior eorum». L’omissione negli altri
due testimoni del suo ramo assieme al turbamento dell’ordine delle parole assicurano che D
deve aver ricevuto quell’«eorum» per collazione.
− ¶I.9.8: la lezione corretta, testimoniata dal ramo α e anche da E, è «felicibus», mentre M ha
la lezione «filij tribus», derivante da un malinteso paleografico. La lezione di D è invece
«felicibus tribus», la cui forma dimostra che a monte dovette avere lo steso testo di M,
corretto per collazione.
− ¶II.4.12: la locuzione «sive a Brenta» presente in tutta la tradizione è omessa da M, e in D si
trova inserita in interlinea dallo stesso copista. Ciò significa che egli dovette accorgersi della
sua presenza in margine soltanto dopo aver trascritto di fila quel che trovava a testo.
In un altro passo non si può dire con certezza se intervenga contaminazione o una nota
esplicativa in margine: a ¶V.3.1 dove la tradizione compatta riporta «sinistra», in D si legge
«adversa sive sinistra». Potrebbe trattarsi di una nota esplicativa, come potrebbe trattarsi anche di
un errore nella collazione da un altro manoscritto, dal momento che il termine sinonimico
«adversam» si trova in tutti i manoscritti, D compreso appena qualche parola prima.
Più probabilmente sarà dovuto a contaminazione quanto avviene invece a ¶III.10.6: lì D riporta
«Calabrinus» contro un «Cabrinus» attestato con varie grafie da tutti gli altri manoscritti. Il
fenomeno si può spiegare osservando che al comma precedente si trova la terna di etnonimi:
«Africanos […] Britones […] Kalabrienses» il cui ordine è rispettato da tutti i testimoni tranne che
dal nostro D, il quale invertendo il primo e l’ultimo elemento scrive: «Calabrienses […] Britones
[…] Affricanos». È molto probabile che in questo caso un revisore abbia notato che dove nel
manoscritto di controllo trovava un termine simile a «Calabrienses», nell’antenato di D c’era un
«Affricanos»; e senza comprendere l’avvenuto turbamento dell’ordine abbia creduto opportuno
correggere in margine. Il copista che ebbe per antigrafo questo manoscritto annotato sui margini
deve aver malinteso la finalità di quella nota, e creduto che si riferisse al «Cabrinus» lì attiguo.
93
Dai primi tre punti appena discussi si può evincere soltanto che D deve essere contaminato da un
manoscritto genericamente appartenente al ramo α. Nei casi seguenti invece la provenienza delle
contaminazioni si presenta in modo più manifesto, col risultato che si possono supporre
contaminazioni su B dal manoscritto H e da M, e anche contaminazione extrastemmatica. Le
affronteremo
in
quest’ordine,
riservandoci
di
dimostrare
l’ipotesi
di
contaminazione
extrastemmatica per ultima.
In due punti è necessario che D riceva delle lezioni da un descriptus di F:
− ¶III.6.1: AESTV riportano la lezione corretta «miles», M una lezione «milleus» della quale
non si sa dar conto, e F presenta sì la lezione vista negli altri esponenti del suo ramo, ma
abbreviata, secondo la sua tendenza consueta, nella forma «mil’»: i suoi descripti non
intendono il senso della parola, e interpretano le lettres à jambages «mi» per «nu», dando
origine a «nulus» in G, «nullus» in H, e in K un «ullus» che deve dipendere da una
congettura emendatoria del suo copista. In questo stesso punto D presenta una lezione ibrida
«miles nullus» che dimostra chiaramente di nascere dalla giustapposizione a «miles», che è
probabile ricevesse verticalmente, della lezione «nullus» proveniente dai piani bassi del
ramo di F.
− ¶IV.11.2: il testo corretto, testimoniato dai manoscritti EMSTV, prevede «rex Darium» e a
poca distanza «rex Herminie», ma la lezione di F per il primo dei due nomi, a causa di una
ripetizione dovuta alla frontiera di riga, è interpretata dai suoi descripti come «rex
Dardanum». Questo fenomeno è stato trattato diffusamente nel capitolo in cui si dimostra la
condizione di GHK di descripti di F, e a quella discussione si rinvia. In questo medesimo
punto il manoscritto D presenta un «rex Herminie» al primo posto, e un «rex Dardanum» al
secondo: la menzione di Dardano può provenirgli soltanto, di nuovo, da un descriptus di F, e
l’inversione sarà dovuta all’inserimento della correzione marginale, che deve aver creato
confusione.
Ora, l’unico manoscritto descriptus di F con il quale D condivide delle varianti è H: a ¶II.6.4
dove ad un generalizzato «sexaginta» DH oppongono «septuaginta» e poco dopo a ¶II.6.6, dove al
posto del «finita» testimoniato dal resto della tradizione essi presentano un «facta». A questi si
potrebbe forse aggiungere ciò che accade a ¶IV.2.3, dove alla lezione corretta «me miseram» i soli
DH si oppongono con «misera me» (H) e «me misera» (D), dove benché la congiuntività dell’errore
di caso sia davvero troppo blanda per sé, l’inversione di D potrebbe tradire la contaminazione.
Questi tre casi da soli sono poco rilevanti, perché l’errore del numerale poteva avvenire per
94
aggiunta di una «X» in ogni luogo e il passaggio da «finita» a «facta» si può giustificare con
qualche malinteso paleografico, tuttavia per l’evidenza del collegamento tra D e un manoscritto tra
GHK dimostrata grazie a ¶III.6.1 e ¶IV.11.2 essi acquisiscono molto più peso, e saranno sufficienti
per ipotizzare che la contaminazione che D riceve da un descriptus di F provenga da H o da un suo
affine.
Un solo passo induce a pensare che D riceva contaminazioni anche dal manoscritto M
appartenente alla sua stessa famiglia: a ¶II.4.9 dove tutto il resto della tradizione reca la lezione
«facta fuit ex altera», in D si trova una lezione priva di senso, che deve dipendere da un errore
nell’inserimento di materiale dal margine: «facta fuit Civitas Euganee facta erat, et ex altera». Quel
«civitas Euganee facta erat» è evidentemente una cruda interpolazione, e infatti al comma
successivo si trova la stessa informazione: mentre però la lezione ovunque diffusa, e presente anche
in D, è «civitas Heuganie hedificata erat», il solo M contiene proprio il verbo «facta» al posto di
«hedificata». Questo passo è l’unico in tutto D che tradisca una contaminazione da M, ma il fatto
che essi siano quasi gli unici due esponenti del ramo β (giacché la lezione di E è quasi
costantemente ibridata) può aver «coperto le tracce» di tale rapporto orizzontale e potrà indurre
talvolta a credere come genuina di β una lezione invece singolare di M.
Ultima relazione orizzontale da dimostrare è quella exstrastemmatica: ipotizzarne l’esistenza è
necessario a ¶II.4.7, in un passo interno all’interpolazione contenente notizie fondative sulle città
dell’area veneta che si è dimostrata risalire all’archetipo. Nel capitolo in cui si tratta l’esistenza
dell’archetipo si è già discusso quanto accade in questo luogo: tutti i testimoni recano una corruttela
che deve risalire all’archetipo, perché il passo ricostruibile recita: «Sed Cenee civitas quam fecit
Gualterius Albricus iam hedificate erant». Qui il solo D riporta del testo aggiuntivo: «Sed Cenee
civitas quam fecit Gualterius Albricus et Trinum quam civitatem fecit Albricus iam hedificate
erant», e la forma in cui esso si presenta, con la presenza dell’errore «Gualterius Albricus»,
dimostra che fu acquisito per collazione da altrove, e inserito su un testo che a monte doveva
corrispondere a quello degli altri testimoni e presentare dunque la stessa corruttela. Il fatto che la
lacuna dovesse trovarsi nell’archetipo rende inevitabile pensare che D avesse accesso ad un
manoscritto di tradizione esterna allo stemma, e che doveva derivare non da questo stesso archetipo
bensì da uno stadio superiore.
In conseguenza di ciò un altro passo aggiuntivo che si trova nel solo D poco dopo nello stesso
comma dovrà dipendere dalla stessa contaminazione extrastemmatica: a lezioni molto varie recate
dagli altri manoscritti: E «confirmat», F «confirmatus fuit», M «confirmavit», T «confirmabat», V
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«confirmatus est», il manoscritto D oppone «confirmatus fuit in illa civitate». Probabilmente allora
l’archetipo avrà omesso «fuit in illa civitate», lasciando il solo «confirmatus» magari abbreviato in
«confirmat’», il quale ha creato problemi al testo e dato luogo a tentativi da parte di ognuno dei
codici di restituire un senso al passo.
Contaminazioni di E.
Il testimone E contiene frequentemente lezioni, sia corrette che erronee, appartenenti tanto al
ramo α quanto al ramo β. Esso deve essere la copia di una editio variorum allestita sulla base di un
codice derivante da δ (si è dimostrato nel capitolo in cui si discute la parentela di DE), e contenente
collazioni molto fitte provenienti da diversi testimoni differenti. In particolare, E presenta in grande
quantità errori e anche omissioni in comune con i manoscritti della discendenza di F (si vedano a
titolo d’esempio l’errore di ¶III.2.4 e la lacuna di ¶II.4.6), e ciò fa pensare che l’editio variorum da
cui E discende attribuisse particolare autorità ad un manoscritto di quella sottofamiglia, e per
conformarsi alla sua lezione arrivasse anche a cassare parti del testo di base. Da alcuni passi che si
analizzeranno per primi qui di séguito si vede che alcune delle contaminazioni di E devono
provenire da K: è probabile allora che le abbondanti lezioni della famiglia che fa capo ad F arrivino
ad E proprio attraverso K.
La prova più forte del contatto tra E e K è al comma ¶III.1.3, in una situazione di diffrazione. Il
testo corretto, conservato da M e da T, è «tonitrua summi Dei»; D riporta una variante riconducibile
ad esso: «tonitria magni Dei», V ha rifà come suo solito, peraltro migliorando: «quasi tonitrua
summi Iovis», AS mancano a causa della grande lacuna che li contraddistingue; F presenta invece
la lezione «conicerasium Dei», che se è totalmente priva di senso, tuttavia si può ricondurre alla
lezione corretta ipotizzando alcune sviste paleografiche. I suoi descripti invece si rifiutano di
trascriverla così com’è, e H omette del tutto, G trascrive un «tartorus» dopo il quale lascia uno
spazio bianco, e K cerca di interpretare arrivando ad un «comitia sui Dei». Ed è proprio e soltanto la
conoscenza di questa lezione interpretata di K che può spiegare come sia possibile trovare in E
«comitiva summi Dei». A margine si noti anche qui il diverso atteggiamento, di cui si parlava
appena sopra, che E (o meglio, il suo esemplare che inserisce le collazioni) dimostra di avere nei
confronti delle lezioni provenienti dalla famiglia F e di quelle che gli arrivano verticalmente
dall’antigrafo afferente a δ: benché esso ricevesse probabilmente una lezione simile a quella di M,
preferisce inserire ciò che gli arriva dal manoscritto di controllo anche se il risultato è meno
convincente.
Parimenti da K deve provenire la lezione che E presenta in un altro passo in cui si verifica
96
diffrazione, a ¶II.2.3: la lezione corretta deve essere «curriculis», ed è testimoniata proprio da K e
da E. K riceve la propria da quella abbreviata di F «curicul’» che sa sciogliere correttamente a
differenza dei proprio simili: G ha un «curiculum» cui poi in interlinea aggiunge la terminazione
alterativa «-ariter» senza saper scegliere tra le due, H invece rimaneggia il testo per evitare
l’impasse. Ma E nel ramo β doveva trovare soltanto lezioni erronee: M ha «circulum», D
«circulus», e da qui devono mutuare per contaminazione le proprie lezioni anche TV,
rispettivamente «et circulo» e «circulis». La presenza in E della lezione corretta deve passare per
forza attraverso K.
Sulla scorta di queste dimostrazioni si rivela come probabilmente tributario di K anche un altro
passo, a ¶V.2.5: la lezione dell’archetipo, testimoniata da AFS, è «et de iure debetis», mentre da
DM si ricava che β doveva omettere «de iure», ed E ha una lezione completamente differente: «ut
vos videtis». K riporta una lezione aumentata rispetto a quella del modello: «et de iure debetis ideo
quid vobis videatur respondere velitis» in cui l’amplificazione sarà innovazione del copista di K
dettata dalla volontà di migliorare il brusco finale del discorso di re Tartaro ai suoi vassalli; e visti i
rapporti appena dimostrati tra i due manoscritti essa sarà proprio un riassunto di quella di K.
Ma nel ramo α non dovette essere il solo K a influenzare con le sue lezioni il testo di E, dal
momento che ci sono alcuni passi in cui E mostra di attingere anche altrove nello stesso ramo:
− ¶III.9.4: la lezione corretta testimoniata da DMV è «et in gentem regis Ogonis», ma il ramo
α presenta lezioni discordanti: FGHK «in gentem Ogonis», A «in gentem et regem Ogonem
Ogonus», ST «in gentem et regem Ogonis» (la vicenda è già stata affrontata nel capitolo
sulle contaminazioni di A). E invece riporta la lezione «in regem et gentem Ogonis» che
mostra di rifarsi a quella di AST pur presentando un’inversione dei termini rispetto a quella
che palesa la sua acquisizione per contaminazione.
− ¶IV.1.5: il nome corretto di un personaggio, testimoniato da DM, è «Atyranum», ma α deve
aver omesso un titulus, perché F ha una lezione confusa, forse leggibile «Atirum», che
genera la lezione di GHK «Athum», S ha «Athinum», T «Atinum» e V «Acitonum», mentre
A ed E sono d’accordo su «Achynum».
− ¶IV.4.3: dove tutti gli altri codici testimoniano la lezione «imperio», i soli AE leggono
«regno».
− ¶IV.6.6 (la dinamica di ciò che accade in questo luogo si è già descritta nel capitolo sulla
contaminazione di S): il manoscritto E presenta il testo «Kabrinus» contro quello di DM
«Ykardinus» e quello di F «Ychanus» e di K «Icanus», e simile da una parte a S
97
«Ykabrinus» e dall’altra a TV «Cabrinus».
− ¶IV.12.2: invece della lezione corretta testimoniata da D «Patavina gens» e confermata da M
«Pavina gens», E reca una lezione identica a quella di S: «Patavia, miles» (che doveva
risalire a σ, come si dimostra nel capitolo sulla contaminazione di A dove si tratta più
approfonditamente di questo passo) riprendendone anche la punteggiatura che introduce una
pausa per cercare di dare un senso al testo riferendo «miles» al soggetto della frase
successiva; e in questo passo i testimoni derivanti da F hanno invece «Pathavianus».
I passi appena riportati non dànno una visione chiara dell’identità dell’altro manoscritto da cui E
collaziona, perché esso sembra rifarsi alternatamente ad A o a S o T. Al comma ¶IV.14.5, invece, la
lezione di E è esattamente coincidente con quella di AS: il testo corretto è «qui postquam equum
ascendit» testimoniato da MTV, ma esso non si trova in D né in FGHK, che devono averlo omesso
poligeneticamente, e probabilmente l’assenza in D deve risalire a δ perché E riporti la lezione AS
«qui postquam ascendit». Si tratta in realtà soltanto dell’omissione di «equum», e si potrebbe
contestare che essa poteva avvenire indipendentemente in AES come si è voluto supporre che una
lacuna più grande avvenisse poligeneticamente in DF; però visto che già è possibile sospettare che
E collazioni proprio da un manoscritto affine ad AS questa tripla casualità appare poco verosimile.
Se si ricorda inoltre che si è dimostrato T essere collazionato anch’esso da un manoscritto derivante
da σ, si possono spiegare tutti questi indizi proprio ipotizzando che in E vi sia contaminazione da un
manoscritto della sottofamiglia σ. La contaminazione da questo manoscritto sembra essere meno
intensa rispetto a quella da K o in generale da F, e si potrebbe immaginare che l’antigrafo di E
attribuisse minore autorità a questo discendente di σ, forse perché recenziore. Tuttavia tale è lo stato
di E, che esso potrebbe essere contaminato anche da altri manoscritti del ramo α senza che qui si sia
riusciti a rilevarne le tracce; e sarà contaminato forse anche da qualche altro manoscritto del suo
stesso ramo β, come sembra indicare la lezione di ¶III.4.2 in cui la grafia del nome acquisito per
collazione («Naymerius») si trova in questa forma soltanto in M (e V per contaminazione da M)81.
Pare impossibile riuscire ad essere esaustivi nell’analisi delle relazioni orizzontali in E, perciò ci si
limiterà ad indicare la contaminazione da K e da σ.
In conclusione sulle contaminazioni di DE: si dirà contaminato δ da B; D da H, M e da un
81 La presenza di alcune lezioni in comune con V non deve invece far pensare che anche E collazioni da quel
manoscritto: in questi casi si tratta o di lezioni di β passate a V tramite M, oppure, e questo è molto curioso, di
innovazioni di V arrivate ad E passando attraverso K. Un esempio si trova a ¶II.3.1, dove contro il testo stabilito
«ac etiam expectarent» si trovano le seguenti lezioni: V «expectantes», K «ac etiam expectatione expectantes», e E
«expectantes etiam». Un’origine simile potrebbe avere il nome che i tre manoscritti attribuiscono a re Icano a
¶IV.9.1: V «Ycharius», con confusione paleografica n>ri, K «Icarus», E «Ycharus».
98
testimone extrastemmatico; E da K e da un manoscritto affine ad AS. La situazione si rappresenterà
con una freccia tratteggiata che congiunge δ e B partendo da quest’ultimo; da frecce che
convergono su D provenendo una da H, una da M e una da un punto esterno allo stemma; e da
frecce che provenendo da K e da σ raggiungono E.
99
Stemma codicum
Lo stemma completo delle linee che indicano le contaminazioni è il seguente:
ω
β
α
γ
σ
F
H
B
S
ε
V
K
δ
M
A
T
E
D
G
100
De hedificatione urbis Phatolomie ad montem Braycidanum
idest montem Rubeum
101
102
I
1
Incipit liber primus de hedificatione urbis Phatolomie ad montem Braycidanum
idest montem Rubeum.
1
Quia divinitatis est omnium reminisi et non humanitatis, ideo salmista: «Mile ani ante occulos Eius
tanquam dies externa», nam cum humanitatis sit pecare eiusque non sit omnium reminisi, corigi non
dedignor. 2¶Itaque Sabina fuit regina sapiens, filia Richesanç Herminie regis, Dardanique uxor regis
Euganie sive Patavie, Papie ac Lombardie tocius, que gesta regni Padue in scriptis fecit redigi. 3Ex
libris Sabine et alijs quedam vulgaris scriptura edita fuit. 4¶Patencius ego, Johannes de progenie
————————————————————
I.1
rubr: DSTt om. il ¶; A CRONICA. Virj Clarissimj Iohannis de progenie dominorum Anaoamj Pathavinj
felliciter Incipit; E CRONICA IOANNIS DE NONO; G Incomenzia el primo libro della hedificazione della
cepta de phortolomïa al monte braycidano overo monte rosso transcripta per mi santo da rimano et
comunicata per li mei amici — incipit liber primus] BT om. primus; H om.; M i. l. p. ultra brentam —
hedificatione] B hedificacione KM edificatione — urbis Phatolomie] B u. Patolomie T u. Patolome; M
Patavie — ad] M iuxta — Braycidanum] BK Braicidanum M Braitidanum T Braiondanum — idest
montem Rubeum] FHK i. ad m. R.; M et eius nobilitate.
1: omnium reminisi et non humanitatis] D o. reministi et /non/ (interl.) h. EM o. reminisci et n. h. FG o.
remisi et n. h. T o. remissa et n. h.; A o. reminisci n. h. S o. reminissi n. h.; K potiusquam humanitatis
omnium reminisci ut · C · de ve · iu · enu scilicet si quid autem in · l · 2 — ideo] K et ideo — salmista]
ABDEGKMST psalmista; H spalmista — mile] ABDEKMT mille — *ani] EKM anni; ABDGHS annis
FT anis — occulos] DEKMST oculos; F occulos leggibile anche coelos; G coelos — Eius] ABFGHST
et; EK tuos — tanquam] BET tamquam — externa] D esterna; K hesterna que preterijt; M externam —
nam] S nan — pecare] ABDEGHKMST peccare — omnium] DE om.; K omnum — reminisi]
ABEKMT reminisci FG remisi S reminissi; D reminisa — corigi] ABDEKMST corrigi — dedignor]
BT indignor.
2: Richesanç] ABS Richesane E Richesani G Richesarz HM Richesanz K Richensanç T Richostrae —
Herminie] DE Hermenie; ABFGT regis H. HK regis Hermenie S regis Hermynie — regis Dardanique]
A om.; K regisque Dardani; M r. Dardanidi — uxor regis Euganie] DMS u. r. Heuganie FH u. reg’ E.;
A om.; K regni Euganie uxor — sive] F siu; K qui Dardanus dominabatur — Patavie Papie] D Pathavie
Papie; K Patavie et Papie — Lombardie] D Lumbardie H Lonbardi S Lonbardie — tocius que] DE
totius que; B2 /qui/ (interl.) tocius que; AG totiusque FHS tociusque; K et totius; T que tocius — gesta
regni Padue] FH g. reg’ P.; G g. regis P.; K r. Paduani g. — scriptis] D striptis; S solus — fecit redigi] A f.
reddigi; B debet r. f. T r. f; GH f. redegi K f. redegi (corr. da redigi).
3: ex] B2 /et/ (marg.) ex; KT et ex — libris] S lilus — alijs] FH all’; G non legitur; K alijs sumpsi —
quedam] DE que; K et quedam; S quodam — vulgaris] K vulgaria — scriptura] ABFGHS scripta; B2
corr. in scriptura; K om. — edita fuit] DE f. e.; K inde e. fuerunt.
4: Patencius] AH patentius; E partem cuius; GT om.; K patricius; M porte cuius — ego Johannes de
103
dominorum a Naone, in literali ‹forma› tema componere laboravi; nova etiam gesta Padue Catulique
Verone, et mistim alliorum, iuxta posse conscribam.
2
De voce divina que locuta est regi Paludi ante templum Iovis ut veniret ad
hedificandum Phatolomiam.
1
Felix nomine, quondam regis Texei, fuit rex potens in Grecia a Grecis multumque diletus, qui
genitos habebat quatuor: maior namque eorum et melior erat Palus, neque in tota Grecia Grecorum
aliquis filius eo probior et melior reperiebatur; contra suos inimicos vir probus erat in armis
amicisque optimus. 2¶Pugnavit cum Leopatriçe et ipsum devicit, aliosque omnes superabat in armis.
3
¶Ex hoc Texeo desendit rex Texeus qui sibi aquisivit aureum velus, ¶regesque Padue et dux Texeus
Patavie et comes a Naone. 4Sed cum una dierum rex Felix cum filijs suis et amicis in festo Iovis
————————————————————
progenie dominorum a Naone] A e. J. de p. d. Autione B e. Iohannes de p. d. a N. F e. Jo’s de p. d.
Augone H e. Johanes de p. d. Augone K e. Joannes de p. d. Avogarie MS e. Iohannes de p. d. a N.; DE
e. Ioannes de p. d. de N.; G scilicet /sed/ (interl.) in hac prima suprascriptam; — literali] K litterali; D
literale EM litterale — *forma] ABDEFGHKMST om. — tema] AGK thema; BT pena; DE prothema
— componere] FGHK om. — laboravi] G om.; K redegi — nova] FGHK et n. — etiam] B ectiam; G et
— Catulique Verone] AE Catullique V.; D Catullique Verona; K Veroneque ex Catullo — et mistim
alliorum] D et m. aliorum EMT et mixtim aliorum; A om. mistim; G et mastini a.; H om.; K et alijs
etiam mixtim; S et mysa /aliter mistim/ (marg.) aliorum — iuxta] GS iusta H justa; DE om. —
conscribam] H cumscribam; G conscribam con dei auxilio 1495 die vero jovis 14. madii ut ex alia
insignisima cronica reperevi scripta anno domini 1365; K conscribere laboravi.
I.2
rubr.: DEGH om. il ¶ — que] T om. — locuta] T loquta — Paludi] A Palludj FM Palidi — ut veniret]
TTt om. — hedificandum Phatolomiam] A hedifficandum Pathaviam BS hedificandum Pataviam K
edificandum Phatolomiam; M Pataviam edificandum; T hedificationem Patavie; Tt hedificandum
Paphlomie vel Euganie sive Patavie.
1: Felix] BS Felis — nomine quondam] A quandam nomine; D n. quodam; G n. qui — Texei]
ABEGKT Thesei DS Thexei HM Tesei — Gretia] BDEKMST Grecia — Grecis] H Greciis —
multumque] K multum — diletus] A dillectus BDEGHKMST dilectus — genitos habebat] A g. hebat;
K h. g. — quatuor] FG 4; K quattuor — namque] ADHS nanque — eorum et melior] D et melior eorum;
EM om. eorum — Grecia] AG Gretia — filius] DEFGHK om. — eo] ABFGHKST om.; D et — vir]
FGHK om. — amicisque] M animosusque.
2: Pugnavit] T pugnavitque — Leopatriçe] A Chleopatrice BEHKMST Leopatrice D Leopanice
G Leopatrize — ipsum] D ipsumque — aliosque omnes] D alliosque o.; AS et a. o.; F omnesque ab
omnes leggibile anche omnesque alioes; GK omnesque alios; H omnesque.
3: Texeo] ADEKT Theseo BHM Teseo G Theseo /Texeo/ (interl.) S Thexeo — desendit]
ABEGHKMST descendit; D destendit — rex Thexeus] ADE r. Theseus BM r. Teseus; FG Texeus r.
H Teseus r. K Theseus r.; T Theseus — aquisivit] BDGKMST acquisivit H accquisivit — aureum
velus] A vellum aureum; D aurum vellum; ES aureum vellus; F v. areum GK v. a. K vellus a. —
regesque] A rex; FGHK rexque — Padue et dux Texeus] BDEKT P. et d. Theseus HM P. et d. Teseus S
P. et d. Thexeus; A om. — Patavie] DEK om.; FGH Padue — a Naone] A Antionem K a Ragonie S a
Naonne; DE de Naone; G om.
104
teneret curiam, audivit Palus vocem unam dicentem ad eum:
5
ǦPalus vade ad montem
Braycidanum et patriam ilam habebis cum quinque paludibus calidis que tibi promisse sunt:
civitatem unam hedificabis ibidem, ex qua fiet Venetiarum civitas. 6¶Huic autem civitati quatuor
portas facies fieri et tures quatuor super ilas. 7¶Super portam septentrionalem facies poni formam
unius pulçele viridis caput cuius partitum sit in tres vixus, et vocabitur Ianua Trium Vixium. 8¶Et
super portam meridionalem facies poni formam unius domiçele auree in lapidibus viridibus, que
dicetur Paduana Porta. 9¶Et super orientalem portam formam unius naute fieri facies. 10¶Sed super
australem ianua facies fieri unius gigantis formam unam. 11¶Et si hoc non facies Palus, tu, pater
tuus, omnes fratres tui et mater tua Dionis eritis destructi. 12¶Huic voci ait Palus: «Sed quomodo fiet
hoc, quoniam hunc monte ignoro?» 13¶Iterum vox dixit ad eum: «Dabo tibi iuvenem unum indutum
————————————————————
4: Sed] H sis; K om. — cum] FGHK om. — una] F 1 S 1a; H om. — Felix] B Felis D Feliz — suis]
DE om. — amicis] F amicijs — Iovis] AG Jovis — teneret curiam] H om. teneret; K in templo
existentibus — Palus] D Pallus — vocem unam] B nomine unam vocem; B2 nomine; F 1 vocem
GKT unam vocem H ·i· vocem.
5: Braycidanum] AK Braicidanum BT Braiadanum D Brasidanum EM Braitidanum G Brayzidanum —
ilam] ABDEGHKMST illam — quinque] B qua; B2 corr. in aqua; T aqua — calidis] T callidis — que]
G quod — promisse sunt] D v comisse sunt; FHK promissa sunt; G promissas — unam] F 1 H · i · —
hedificabis] DEKM edificabis; A habebis; S hedi/fica/bis (marg.) — Venetiarum] BMS Veneciarum;
F Venet’; G Venetorum; H Venetus.
6: civitati] A civitatj — quatuor portas facies fieri] ABST fieri facies q. p. K fieri facies 4 p.; FG fieri facias
4 p. H fieri facias q. p. — et turres quatuor] D et tures q.; AS tures q.; F cum turibus 4 K cum turribus
quattuor: G cum 4 turribus; H cum turibus — ilas] ABDEGHKMST illas.
7: portam] K porta — septentrionalem] FH septentrional’; K septentrionali; S septentrionale — pulçele…
Vixium] DE om. — pulçele viridis] ABKMST pulcelle v. G pulzele (corr. da pulcele) v. H pulcele v. —
caput] ABS capud — cuius] ABFHKST eius G ejus — partitum sit] FGHKM s. p. — vixus]
ABMGHKT visus — Ianua] BM Janua; FGH Porta; K Portam — Vixium] ABMKT Visium; G Vissum;
H Visius.
8: Et super…formam] DE om. — Et] T om. — super] G supra — portam] B porta — meridionalem]
S meridionallem; BT meridionalis — facies] T facias — unius] ABFGHKST om. — domiçele]
ADEMST domicelle G domizele H domicele K damicelle; BT om. — viridibus] M viridis — Paduana
Porta] K Porta Paduana.
9: orientalem portam] S orientallem p.; DE p. o. — formam unius naute fieri facies] H formam u. n. fiery
facies; ABDEMST formam u. n. fieri facias; G facies fieri formam u. n.
10: Sed] AST om.; GH et — australem ianuam] B3 australem /occidentalem/ (marg.); E australe i.;
FGHK australem portam; T ianuam occidentalem — facies] H faties; BDET facias — unius gigantis
formam unam] FGHK f. unius g.
11: facies] DT facias; K feceris — Palus] T Pallus; FGHK om. — tu pater] AFGHK om. tu; BT tu et pater
— omnes fratres tui et mater tua] B omnis f. tui et m. tua; FGK et mater tua et fratres tui; H et mater et
fratres — Dionis eritis destructi] A damnationis e. destruscti; BT omnes e. d.; D lac. per Dionis; E om.
Dionis; F dui omnes e. d.; G diu omnes e. d.; H non post diu d. e.; K e. omnes d.; S dominatoris e.
destructis.
12: Palus] T Pallus; D dicens — sed] DH om. — quoniam] F quoniam leggibile anche infra; GH infra;
K infra /quia/ (interl.) — hunc montem] DE montem hunc — ignoro] H ygnoro.
105
vestimentis albis, nobilliorem aliquo filio regis, qui ad hunc montem deducet te». 14¶Palus vero voci
respondit: «Omnia hec libenter faciam, quia non est amandus homo ile qui honorem et bonam
laudem non procurat habere».
15
¶Venit ergo Palus cum quinque milibus vasalorum edificare
Heuganiam que postea, hedificata ab Antenore, dicta est Patavia; et dicitur Patavia insula
balnearum, unde in teotonico «path» idem est quod insula, «avie» idest balnee. 16¶Hij omnes secum
uxores duxerunt et filios magnos, neque cum eis fuit cognitus aliquis parvulus puer.
17
¶Mons
Braicidanus hodie mons Rubeus dicitur. 18¶Divino precepto hedificavit Palus civitatem Pathavie, et
nominavit eam Phatolomiam ¶primo; hedificavitque in ea mile palacia et tures mile. 19¶Sed tempore
forte procedente, augmentata per alios reges, dicta est Heuganea secundo; tercio dicta est Pathavia
per regem Dardanum volentem recuperare nomen primum; quarto dicta est Padua pulcra per regem
————————————————————
13: Iterum] H et iterum; K tunc — dixit] S dissit — iuvenem] GM juvenem; DE inventorem — unum]
B hunum B2 cassa h-; H om. — indutum] ADGS inductum; E amictum; T indutus — vestimentis]
G vestibus — nobilliorem] ABDEGKMST nobiliorem; H nobilior — filio] DE filiorum — montem]
FGHK locum — deducet te] DEM ducet te; H te deducet.
14: vero voci] A vero vocj; DE huic voci vero; G om. voci; H om. vero — hec] A hoc — ile]
ABDEGKMST ille; H om. — qui] H quy — bonam laudem] AS b. famam; DE b. vero l.; FGHK om.
bonam; T b. famam et l. — procurat] B procurrat.
15: ergo Palus] T e. Pallus; M P. e. — milibus] ADEK millibus — vasalorum] AT vassallorum
D vassalorum KM vasallorum S vassilorum — hedificare] DEFKM edificare — Heuganiam]
AG Heuganeam BT Euganiam DEK Euganeam FH Heug’ — hedificata] A hedificat’ B hedificat
B2 corr. in hedificata DEMK edificata FH hedif’; S hedificatur — Antenore] KS Anthenore
T Anthenore corr. da Antenore; D A. troiano E Anthenore troiano — Patavia] D Pataviam — et dicitur
Patavia] AS om. — balnearum] BT balneorum — theotonico] BFG teotonico DEK theutonico
H teothonico T teutonicho — path] T pat — avie] K et avie — balnee] A balnee vite.
16: Hij omnes] EK hi o. G hii o.; ABST homines — secum] FGHK om. — uxores] FH uxor — duxerunt
et filios magnos] F duxe’ et f. m.; G doxere et f. m.; H et f. m. duxe’; K duxeret et f. m. — neque]
GK nec; H que neque — fuit cognitus] AS c. f. — parvus] FGHK parvulus.
17: Braicidanus] A Braizidanus BT Braiadanus DEM Braitidanus G Brayzidanus S Braycidanus.
18: hedificavit] DEKM edificavit — Palus] T Pallus — Pathavie] B Patavie corr. da Patvie EMST Patavie;
FH Path’m G Pathavium; K Pataviam — et] A ac — nominavit] S lac. per nomi- — Phatolomiam]
A Patholomiam D Pathloniam M Pathalomiam; B Phatalomia ET Pathalomia S Phatolomia — primo]
AFH primoque; G primo quia — hedificavitque] EM edificavitque F hedific’que; A hedificavit DK
edificavit H hedific’; G hedificanturque — mile¹] ABDEKM mille; T centum — *palacia et tures mile]
DM p. et turres mille E palatia et t. m.; AB turres et mille p. FS t. et m. p. GH t. et m. palatia K turres
et mille pallacia; T turres et centum palatia.
19: Sed tempore] S lac. — forte procedente] A f. precedente; D precedente f.; E p. f. — *augmentata per
alios reges] AST augumentata p. a. r. M augmenta p. a. r.; B augmentata ‹lac. mecc.› a. r.; B6 corr. la lac.
con et; DE p. a. r. augmentata; FGHK augmentata est p. a. r. — dicta1] H et d. — Heuganea] BS
Heugania DE Euganea KMT Eugania S Heuganya — secundo] K 2° — tercio] DEGK tertio — dicta
est2] FGH om. — Pathavia] BEM Patavia FH Pathav’; G Pathavium; S lac. per -thavia; T Pataviam —
*volentem recuperare nomen primum] AB velle r. n. p. FG vele r. n. p.; B2 volle/ntem/ (interl.) corr. da
velle; DE v. r. n. primi; H vele r. n. proprium primum; K om.; M vellen n. p.; S vollenti r. n. p.; T velle
tota r. n. p. — dicta 3] B dictam — pulcra] G om.; K postea — Herminie] DS Hermenie H Armenie.
106
Herminie. 20¶Cum autem Palus diem ultimum clauxit mortis sue, Parixius sepultus est, quod regnum
Parixius est Magne Alemanie quam Galeam dicimus.
3
De prima porta Padue et eius nobilitate
1
Septentrionalis porta fuit prima janua civitatis Padue et habuit turim magnam et altam super
hedificatam. 2Erat autem in dicta porta in archivolta muri sculta ymago magna unius domicele et
lapidis viridis, caput eius partitum erat in tres vixus et dicebatur Porta Trium Vixuum; erat etiam
incantata quia per eam reges responsa habebant eorum que futura erant. 3¶Hec porta fuit deaurata et
in loco deaurato fuit posita ymago hec. 4¶Hanc formam portaverunt reges in suo vexilo usque ad
Antenoris adventum. 5¶Vexilifer Paduani regni dux fuit, et dux a tribus vixibus dicebatur, ¶in cuius
clipeo fulgebant sidera aurea in colore celi. 6¶Hic dux Texeus per regem Dardanum misus est ad
————————————————————
20: Palus] T Pallus — ultimum clausit mortis sue] ABKST s. m. c. u.; FG s. m. clauxit u.; H s. m. c.
extremum — Parixius¹] ADHKMT Parisius; G lac.; E Parisijs — sepultus] S sepultum — quod…
dicimus] H om. — quod regnum Parixius] AE q. r. Parisij KT q. r. Parisius M q. r. Porisixus; D q.
regum Pausius; F q. requevi Parixius; G lac. — est Magne] K esse magis — Galeam] ADT Galiam
BEHMS Galliam; K Gallie — dicimus] D dicitur.
I.3
rubr.: EGH om. il ¶; Tt De quatuor portas civitatis Paphlonie et nobilitate earum — Padue] BT facta in
urbe Padue; D septentrionalis; M Patavie — et eius nobilitate] A et e. nobillitate; BT et de e. n.; D om.
1: Septentrionalis] S septentrionallis; K septentrionali — janua] ADEKST ianua; HM porta — civitatis]
DE om.— turim] ABDEMT turrim; HK turem — magnam] G lac. — et altam] DE civitatis; T om. —
super hedificatam] DEM super edificatam; H om.; K super edificata.
2: erat autem in dicta porta] BFGKS om. in; H dicta erat porta; T om. in dicta porta — in archivolta] BM et
in a.; DE et a.; K in archivolto — sculta] DEM sculpita ABGK sculpta; T scripta — ymago magna]
ADE imago m.; F y mag’; GT ymago; H ymag’; K ymagine — domicele] ABEKMST domicelle — et
lapidis viridis] AFGK et lapides virides; H om.; T ex lapidis viridis — caput] BS capud — eius] E cuius
— partitum erat] A e. p.; FGH om. erat; E partitus e. — tres] D tribus — vixus] ABDEHKMST visus —
Trium] H Tri — Vixuum] BE Visuum; ADKMT Visium GH Vixium S Vissium — incantata]
BT hencantata; S bene cantata — quia] ABFHS que; B2 que /et/ (interl.); KT et — per eam reges] A per
eam rex; F per ea reg’; G pro ea r.; H per ea reges; M r. p. e. — responsa habebant] A r. habebat; D h. r.;
E h. responsum — futura] H fuctura.
3: posita fuit] DEFGHK f. p. — ymago hec] A imago h.; DE h. imago.
4: portaverunt] F porta’e; G portavere; H portar’; K portare — suo vexilo] AMS suo vexillo H s. vesilo
K s. vixillo; D v. s. E vexillo s. — usque] T ut — Antenoris adventum] BMST Anthenoris adventum;
D aventum Antenoris EH adventum Antenoris; FGK eventum Antenoris.
5: Vexilifer] D vexillifer M vesilifer; A vellifer FGHK velifer; E vexilliferi — Paduani] A Paduanj; K
Padue; M Paduam — regni] FH reg’; GK regis — dux fuit] B2 d. /teseus/ f. (in marg.); KM f. d.; T d.
Theseus f. — et] AS om. — vixibus] AHKMT visibus; DE om. — clipeo] K clypeo — sidera]
AEGHKM sydera — celi] A celj.
6: dux] DE om. — Texeus] AEKT Theseus B Teseus DS Thexeus — misus] ABDEKMST missus —
107
civitatem Xoxi, qui expugnavit Xoxianos, sed quando civitas Trivixij hedificata fuit dictus est dux
Trivixij, qui erat marcio Paduane Marchie et comes a Naone. 7¶Et erat namque eius dominium a
Porta Gigantis usque in valem Naonis, ergo sic prenominatus est a Naone. 8Vexilum domicele trium
vixuum Auriflama dicebatur, quod Auriflame nomen reges Françie sibi apropriavere. 9Tres vixus
habebat ymago hec, eiusque capiti aposita fuit corona quondam regis Asalor.
10
Corone utique
infixus erat unus lapis nobilisimus, qui has virtutes habebat: tempore yemali inmensi omnique
frigore tempus erat temperatus velud tempore nocium Sancti Petri et, si aliquis proditor esset Padue,
huic ymagini apropinquare non poterat ut igni calidisimo.
11
Ex hijs notatur quod rex Heuganie
est] DE om.; M fuit — ad civitatem] FGHK om. — Xoxi] A Xhoxi DE Xosi H Soxi M Ioxi — qui] D
cum; M om. — Xoxianos] DE Xossianos H Soxianos K Xoximos M Ioxianos — sed] ABFGHKST et
— quando] A ante — civitas] AG civitatem; FH civit’ — Trivixij1] A Trevisij D Tarvixij ET Tarvisij
G Trevixii K Tervisij S Trevixij corr. da Tarvixij — hedificata…dux Trivixij] DE om. — hedificata]
KM edificata — Trivixij²] AS Trevixij B Trivisij G Trevixii K Tervisij T Tarvisij — *marcio Paduane
Marchie] M marchio Paduane Marchie; ABS marchio Padue marchio; B2 marchio2; DE marchio Paduane
marchio; FH marcio Padue GKT marchio Padue; — et] FGH om. — a Naone] A Anahone K Aragone
S a Naonne T Amone corr. da a None.
7: Et] K om. — namque] DHS nanque; B nam; B2 cassa nam; T om. — a Porta] D et Porta; T ad Portam —
FGHS in valem] AK in vallem; B ad vallem T ad valem; DEM in valle — Naonis] ABFGHKS om.;
BCap2 /naonis/ (marg.) — a Naone] A Anahone K Aragone.
8: Vexilum] ADEKMST vexillum — domicele] ABDEMST domicelle K domicille — Trium Vixuum]
BEK T. Visuum; A T. Vixium DMT T. Visium S T. Vissium; G Trivixinium; H Triluxium —
*Auriflama dicebatur quod] E Auriflamma d. q.; ABFGHKS om.; B2 agg. et in int.; D A. d. qui; M
Auriflamam d. q.; T et — Auriflame nomen] BT A. nom’ EKT Auriflamme n. FH A. no’; M n. A. —
reges] A regis; FH reg’; G regina — Françie] A Frantie BDEGKMST Francie — apropriavere] DEKM
appropriavere.
9: vixus] BDEHKMT visus; S vissus — ymago hec] ADE imago h.; G h (cass.) ymago; H adeo hoc —
eiusque] G eique; H eius; S eius quem — capiti] A capitj F capit’; H capita — aposita] ADEKMT
apposita — quondam] A quam; GHS contra; K om. — regis Asalor] A r. Assallor BDEKMST r. Assalor;
G regis (corr. da reges) Asalorum; H regem Francie sive regem Asalor.
10: Corone] S comes; T coroneque — infixus] M infissus S infisus; AFGHK fixus; D rafixus; — erat] BT
est; B5 agg. aliter erat in marg.— unus] BFGHKT om.; DS unius — nobilisimus] A nobillissimus
B nobillisimus DEKMST nobilissimus; FH nobilisimo — has virtutes] F h’ virtut’; G hec virtutem; H
hec virtut’; K hanc virtutem — tempore1] D nanque t.; E namque t.; K quod t. — yemali] A hiemalj
BK hyemali E hiemali H yemalj; D hyemalis — inmensi omnique] A i. omnjque; B i. onumque; B2
corr. in inmens/s/onumque; D in mense que; ET immensoque; K i. omnisque; S i. omni quem — frigore]
K frigoris — tempus erat] AFGHS tempore e.; D temporis errit; K tempore erat tempus — temperatum]
BT tenuatum; S comatum — velud] BDE velut; A veluti; K sicut — tempore2] DE om. — nocium]
A notium DE noctium M noccium; G nocturno; T om. — esset] K fuisset — ymagini] DE imagini;
B ymagi; B2 agg. -ni (interl.) — apropinquare] ADEK appropinquare — ut] A velutj K veluti; BST velut
FGH velud; — igni] A ignj — calidisimo] ABDEGHKM calidissimo S callidissimo T calidissimi.
11: hijs] EGHK his — notatur] S vocant — quod] FGH que — rex] E reges — Heuganie] A Heuganee
108
usque in terram Blachie, usque in gentem Roxie et usque in gentem Herminie suum habebat
dominium.
4
De secunda porta Padue et eius nobilitate
1
Meridionalis ianua fuit secunda porta Padue, que habebat turim magnam super hedificatam
multique lapides virides fixi erant in ea. 2In archivolta muri erat ymago unius domicele tote auree et
super lapides virides fixi huius ymaginis capiti positus fuit quidam helmus quem cum una manuum
tenebat, alteraque manus civitatem Padue. 3¶Hec ymago versus regis palacium aspetum habebat
quia sic eam ordinavit Godonus hencantator. 4¶Hec itaque ianua ab omnibus dicebatur Paduana
————————————————————
B Euganie DK Euganee — terram] BFGHK totam; BCap2 agg. gentem (interl.); T totam gentem —
Blachie] F Blacie G Glacie H Vlacie; E B. aliter Valachie; K Blachiam — usque in gentem1] FGHK et
u. in g.; T om. — Roxie] ADEHK Rosie ST Rossie — gentem2] H om. — dominium] K imperium.
I.4
rubr.: EGHTt om. il ¶ — secunda] D 2a — Padue] AMST om.; B urbis paduane; D meridionalis — et eius
nobilitate] DT om.
1: Meridionalis] M meridionali — ianua] ABFGHKST porta — fuit…que] T om. — porta Padue]
ABFGKS ianua P.; H om. — que] A qui — turim] ABDEMT turrim — super hedificatam] KM s.
edificatam; B s. dificatam; D super se edificatam; E edificatam super se; T om. — multique…in ea]
T om. — virides] DE om. — fixi erant] H ficxi e.; G fixa erat — in ea] A et in ea.
2: In archivolta muri] A in a. murj; FGH om. in; K /et in/ (in int.) a. m.; T et in archivolti — ymago]
ADE imago; H om. — unius] DE om. — domicele] ABDEKMST domicelle G domizele — et super]
T om. — lapides virides] A lapidem viridem; H l. viridis — fixi huius] ABFGHKS om. fixi; DM fixa
huius; T et super — ymaginis] ADE imaginis; S ymagini — capiti] D capitj; FH cap’; GK caput —
positus fuit quidam helmus] ABEMT p. f. q. elmus; FG fuit q. h. p. fuit; HK fuit q. h. p. — quem cum
una manuum] A c. u. manu q.; BFH c. u. m. q.; B² corr. manuum in manu e dopo quem agg. illum in
interl.; DE q. c. u. manu; G c. u. m. quam; K quem ipsa ymago cum altera manum; T cum una manu que
illum — tenebat] K ferebat — alteraque] A et altera — manus] E manu; FGHK om. — civitatem Padue]
G civitati P. tenebat.
3: T om. il ¶ — ymago] ADE imago — regis palacium ] EK r. palatium F reg’ palac’ M r. palicium;
A palatium r.; G regium p.; H reg’ palatum; S p. r. — aspetum] ADEGKMST aspectum — quia sic]
A quod sic; FGH que s.; K sicque — eam] S bn (cass.) eam — ordinavit] FGHK ornavit — Godonus]
A Godemus
BS Godenus
D Godinus
FGH Geodonus
K Gedeonus — hencantator]
DEHKM incantator G hincantator; AS benecantator.
4: itaque ianua] DEM i. porta; H om. ianua; T om. — ab omnibus] D ab ominibus; H om. — Paduana Porta]
109
Porta et in hac parte erat palacium comitis a Guento, montis Silicis iliusque riverie, et comitis
Calaonis, qui olim dicebatur mons Magnavache. 5Sed eo tempore quo regnabat Dardanus huius
ymaginis digito posuit anulum aureum quem aquisivit a quodam Priamo Grecorum rege, sed lapis
qui fixus erat in eo habebat hanc virtutem: quicumque hominum in suo digito habuiset, ilo die ad
mortem non poterat vulnerari neque a suis capi inimicis. 6¶Alteri digito alterum anulum imposuit
qui fuit Panthasilee regine Babilonice, quem in suo palacio diligenter faciebat custodiri; virtus eius
hec erat: ¶in toto distritu Padue non poterant mala tonitrua cadere neque tempestas, et non poterat
flare aliquis ventus pestifer. 7¶Ymago huius pulcele auree significabat quod Heuganie rex ¶per
totam Lombardiam, per Yspaniam, per Alemaniam et usque in Saragoçam suum habebat dominium.
————————————————————
ABFGKST Ianua Paduana; H Porta Paduana — palacium] A pallatium EGHKT palatium; F palac’ —
comitis a Guento] A c. Anguento DE c. Anaguento F a G. comit’; G a ‹lac.› comunitatis; K Agunto
comiti — montis Silicis] D m. Cilicis FGHMT Montisilicis K m. Sillicis — iliusque]
ABDEMST illiusque; G illius; K et illius — riverie] E riperie FH riberie — et comitis] DE om.; G et
communitati — Calaonis] A Klaonis; BS Kalaonis — qui Magnavache] T om. — olim] A ab omnibus —
Magnavache] B Magnavace E Magnavacche FGH Magne Vace K Magnovace.
5: Sed¹] ABFGHKST et — eo] A ideo — ymaginis] ADE imaginis; FGH ymagini — posuit] AT apposuit
B apoxuit S aposuit; G ponunt — anulum] ADEK annulum G anullum — aquisivit] BGK acquisivit
H accquisivit — quodam] S quoddam; T om. — Priamo] DE primo — grecorum] B g troianorum;
K grecorum /troianorum/ (marg.); T troianorum — sed²] G scilicet corr. da sed; K et — fixus] S fissus —
habebat hanc virtutem] ABFGHKST hanc v. habebat — quicumque] A quicunque; DE quod quicumque;
K ut q. — in suo digito habuiset] BDEGKST in s. d. habuisset; A in s. d. habebat; M h. in s. digitto —
ilo die] ABGKMST illo d.; DE om.; H illa d. — vulnerari] AT vulnerarj.
6: Alteri] A alterj — anulum imposuit] DE annulum i.; A aposuit annulum; BFKT i. a. H impossuit a.
S impossuit anullum; G imponunt a. — qui] D quoniam — Panthasilee] BHKT Pantasilee F Pantesilee;
DE om. — Babilonice] DEFGHKMT Babilonie — quem] D quoniam; G quam; H que — palacio]
AEGT palatio — diligenter] ABS dilligenter — faciebat custodiri] AT f. custodirj; DE c. f. H custodirj
f.; GK f. custodire — eius hec erat] DE hec eius erat; FGK eius erat hec; M om. hec — in toto] E quod
in t. — distritu] ABEGHKMT districtu; S districtus — Padue] DE om.; GT Paduano — non poterant¹]
A om.; D non poteran; F non poterat’t; GH non poterat — mala tonitrua cadere] ABFGHKST m. c. t. —
neque] K nec — tempestas] GK tenpestas — pestifer] FGK pestiferus.
7: Ymago] ADE imago — pulcele] ABDEKMST pulcelle G pulzele — significabat quod Heuganie rex]
AD s. q. Euganee r. BET s. q. Euganie r.; F sig’bat heu’ rex; G lac. per significabat quod Heuganie;
H sig’bat eum; K signabat q. r. Euganee — Lombardiam] H Lonbardiam — per²] FGHKT om. —
Yspaniam] A Hyspaniam B Ispaniam DEKT Hispaniam — per³] FGHKT om. — Alemaniam]
AM Alamaniam — et] H om. — Saragoçam] ADEH Saragosam G Siragozam KT Saragozam
M Seragoçam.
110
5
De tercia porta Padue et eius nobilitate
1
Tertia ianua partis ocidentalis habuit turim magnam super hedificatam, et in quadam archivolta
muri posita fuit unius gigantis ymago magna velud quedam creatura lapidis viridis et duri, qui
gigans habebat super spatulas unum magnum montem sculpitum lapidibus nigris. 2¶Sed in medio
regis palacij erat quedam sortura unius aque clarisime que per ingenia ad huius gigantis montem
asendebat: hec aqua partim ad salam regiam, et partim ad planiciem devalabat. 3¶Ista certe aqua
contra stomaci valebat arsuram, et interiora bibentis ex ea aqua sanabat, in qua etiam Pathavi
magnam habebant fidem. 4¶Hec omnia significant nobis quod rex Heuganie usque in Poloniam,
————————————————————
I.5
rubr.: EGHTt om. il ¶ — tercia] BKS tertia D 3a — Padue] AST om; B urbis Paduane; D occidentalis;
F porta; M Patavie — et eius nobilitate] DT om.
1: Tertia ianua partis ocidentalis] DEK t. i. p. occidentalis M tercia janua p. o. S t. janua p. o.; A tercia
porta partis o. H t. porta partis o.; B t. i. parciter o.; G lac. per partis; T occidentalis porta — habuit]
T habebat — turim] ABDEGMT turrim — magnam] S magna — super hedificatam] DKM s. edificatam;
E edificatam; T om. — quadam] S quedam; T om. — et] H om. — archivolta muri] A a. murj;
T archivolti — ymago] ADE imago — magna] K om.; T magnam — velud] BDEMT velut; A velutj —
quedam] D quadam; HT om. — lapidis] E lapis — et duri] B et duram; B4 corr. duram in duri; GHT om.
— super spatulas unum magnum montem] FGH u. magnum montem super spatulas K u. magnum
monten super spatulas; T super spatulis u. magnum montem — scultum] AGHK sculptum D sulpitum
BEMST sculpitum — lapidibus] FH lapid’; G lapidis — nigris] AFGHK magnis.
2: regis palacij] A r. palatio K r. palacio; DE p. r.; G regii palacii — quedam] FH quidam — sortura]
G sorita; H fonttara corr. da fonttana; K semita — clarissime] BFH clarisime — que] G que corr. da qui
— huius] G hunc; S unius — gigantis] FGHK om. — asendebat…planiciem] H om. — asendebat]
BEGKMS ascendebat T assendebat; D ostendebat; H om. — hec] E sed ista — partim¹] A partem —
regiam] F r. asendebat GK r. ascendebat — partim²] A partem — planiciem] AT planitiem — devalabat]
FGHK evalabat.
3: certe] G lac.; HT om. — contra stomaci valebat arsuram] AG c. stomachi v. a.; D c. s. a. v. K c. stomachi
a. v.; E ad s. v. arsuram; H v. c. s. a. — bibentis] BE libentis; B² corr. in bibentis; T ex ea bibente — ex ea
aqua] ABFGHKST om.; BCap2 /ex ea aqua/ (marg.) — *in qua etiam] B in qua ectiam; A ex qua et; DE de
qua; FKS ex qua etiam; G ex qua in; H ex qua; M etiam qua; T om. — Pathavi] BEMS Patavi
G Pathavii H Patavj; D Paduani; T om. — magnam] H maximam — habebant fidem] M habebat f.;
S /fidem/ (interl.) h.; T om. — B4 agg. a fondo pagina con rich. a fine ¶: Erat et fons alter in regio palacio
cuius aqua yemali tempore aliqualiter plus quam tepida et in estate calida ad suficientiam Unde audivi
quamplures dicentes quendam claudum crozalis dimissis incedere in hoc fonte sanatus fore dimissis
crozalis ibidem Et vir quidam ruralis a monte taone albinus nomine qui cotidie cum baculo incedebat
propter magnam infirmitatem quam habebat memor huius antiquitatis in qua ista se lavit fortiter et sanus
domum reversus est Rusticanus homo ciacus nomine cum prope hunc ‹lac. mecc.› crederet ‹lac. mecc.›
est in suo prato lapidem unum amovit quadratum et porta‹lac. mecc.› (verso la fine la scrittura
sbiadisce); B7 continua il testo di B4 dove l’inchiostro è sbiadito totalmente: ad domum s‹lac. mecc.› et ab
eodem ‹lac. mecc.› antea de malo in peius procedebant ipse vero recordatus huius lapid‹lac. mecc.› ‹lac.
mecc.› proprium locum ‹lac. mecc.›; T agg. a fine ¶: Erat et fons alter in regio palatio Cuius aqua Iemali
tempore aliqualiter plus quam tepida et in estate callida ad sufficientiam audivi quamplures dicentes
111
usque in Saxoniam, usque in Vasconiam, usque in Normandiam, usque in Angliam, usque in
Gaulem sive in Franciam, usque in Britaniam culturam magnam ac dominium habebat.
6
De quarta porta Padue et eius nobilitate
1
Quarta porta orientalis habebat turim magnam super hedificatam, et in quadam archivolta muri eius
erant unde maris sculpte et unus nauta cum uno remo quem etiam suis manibus tenebat. 2¶Omnes
hec figure per magistrum Gaçiam fuerunt sculpte, et fuerunt similiter hencantate, unde quando
————————————————————
quemdam claudibum crozolis dimissis incedere in hoc fonte sanatum fere dimissus crozolis Ibidem et vir
quidam ruralis a montaone Albinus nomine qui cotidie cum baculo incedebat propter magnam
infirmitatem quam habebat memor huius antiquitatis in qua iste se lavit fortiter et sanus domum reversus
est Rusticanus homo ciatus nomine cum proppe hunc fortem crederet qui est in suo prato lapidem unum
ammovit quadratum et portavit ad domum suam et ab eodem die in antea de malo in peius procedebant
ipse vero recordatus huius lapidis ad proprium locum reportavit.
4: significant] A significavere; BS significave’; DE significabant; F sig’re; GK signare; H signat;
T significaverunt — Heuganie] ADK Euganee EMT Euganie — usque in²] H om.; T om. usque —
Saxoniam] A Saxioniam; BEMST Sansoniam — usque in Vasconiam] B u. in Guascognam EM u. in
Guasconiam; A om.; D u. in Angliam; H Vasconiam; S u. in Sansoniam; T in Guascognam — usque in
Normandiam] A om.; D u. in Guasconiam; E u. in Angliam; H om. usque in; T om. usque — usque in
Angliam] AD om.; E u. in Lombardiam; H om. usque in; T om. usque — usque in Gaulem sive in
Franciam] D u. in Galiam s. F.; A om.; E u. in Galliam; FGK om. Gaulem sive; H om. usque in Gaulem
sive; T in Gaule s. Francie — usque6] DM et usque — Britaniam] A Berthaniam BDKMST Bertaniam
— culturam] D corsuram — magnam] FGHK om. — ac] ADEFGHK et.
I.6
rubr.: EGHTt om. il ¶ — quarta] D 4a — Padue] B urbis paduane; D orientalis; M Patavie; T om. — et eius
nobilitate] DT om.; M et eius n. dicendum est.
1: Quarta porta orientalis] D q. porta Pathavie o.; E q. porta o. Patavie; FK q. ianua o.; G q. janua o.; M q.
porta Padue o.; T o. p. — habebat] K habuit — turim] ABDEMT turrim; K turem — super hedificata]
DEKM s. edificatam; T om. — et¹] FGHK om. — quadam archivolta muri] A q. a. murj; T archivolti —
erant unde maris sculpte] BDMST e. u. m. sculpite; B² cassa i di sculpite; E u. m. sculpite e.; K erat unda
m. sculpta — et²] B om.; B² agg. /et/ (interl.) — unus nauta] M unius naute — uno] S ·I·°; A quodam —
etiam] B ectiam; G et; HK om. — suis manibus] AFGHK in s. m. — tenebat] T om. — BCap2 agg. sul
marg. in fine ¶: habensque in sua manu dextera unum velum magnum; T agg. in fine ¶: et in manu dextra
tenebat unum magnum velum.
2: Omnes hec] A omnis enim he; D omnesque /hec/ (interl.); ES o. he; FGH hec omnes; K hec omnia —
figure] K fixa fuerunt — magistrum] A magnum — Gaçiam] AGH Gaziam B4 corr. in Goçiam
DKM Goçiam E Gaciam T Gocum — grecum] T greghum — fuerunt¹] FH fue’; GK fuere — sculpte]
DMS sculpite; K sculpta — fuerunt²] FH fue’; GK fuere — similiter] B similliter —
112
aliquis regis amicus auxilio indigebat, tunc iste nauta volvebat velum ad ilam parte in qua regis
habitabat amicus. 3In fronte utique istius naute infixus erat unus lapis sardinus qui in flumine
Eufrate inventus fuit, et in sala regis erat unus alter; ¶sed cum quadam note rex Precians hunc
lapidem furari velet, captus est cum uno ense quem ili postea Dardanus donavit. 4¶Hij duo lapides
per totam notem splendebant a sero usque in auroram, et hoc significabat quod rex Heuganie per
totum mare suum habebat dominium.
7
De commendacione Padue facta per regem Babilonie
1
Hemor Babilonie rex fuit regis Gemoris filius, qui ad gentem suam in hunc modum locutus est:
2
ǦInteligite me domini: ego fui in civitate Heuganie sive Patavie tempore immensi frigoris et ibi
erat calor satis suficiens. 3Ego vidi regem Dardanum tenentem curiam in suo maiori palacio, neque
vidi unquam maiorem quia ilic fuerunt multi reges, principes et barones cum filijs, nepotibus et
sororibus causa honoris agendi. 4Ibi fuit Dardanus cum suis principibus in magna pace et gaudio,
————————————————————
hencantate] E encantate M incantate; AS benecantate; K incantata — regis amicus] DE a. r. — auxilio]
A auxlio — iste] F i’i; G ille; H enim — nauta] S naute — velum] ADKMS vellum — ilam]
ABDGHKMST illam; E om. — partem] F parte — qua] B quam — regis habitabat] E h. r.
3: In fronte utique istius naute] DM in f. itaque n.; E in f. itaque n. istius; FGK in f. u. huius n.; H et in
nauta — infixus] DM om. — unus] T om. — qui…fuit] T om. — qui] D quod; E que — flumine]
G flumen — Eufrate] A Euphrates BDEMS Eufrates — inventus fuit] FH erat inventum; G erat
inventus; K fuit inventus — regia] K regis — nocte] F note — Precians] AE Pretians G Percinas
H Preciams K Precias — lapidem] T lapides — furari] A furarj — velet] ABDEKM vellet; S volet —
est] A om.; D captus est captus; FGHK fuit — cum²] E in — ense] S ensse — *ili postea] A illj p.
BDEMST illi p.; F p. i. GHK p. illi.
4: Hij] AEK hi; G item — notem] ABDEGHKMST noctem — splendebant] E fulgebant; G fulgebant vel
splendebant — a sero] A et a s. — auroram] GH aurora — hoc] A hec — significabat] F sig’; GK
signum; H signat — Heuganie per totum mare suum habebat dominium] B om.; B7 agg. sotto l’ultima
riga di B: Euganie p. t. m. s. h. d. — Heuganie] A Heuganee DEK Euganee T Euganie — suum] K om.
I.7
rubr.: DGH om. il ¶ — commendacione] AEMTTt comendatione K commendatione S comendacione —
Padue] MTt Patavie — facta per regem Babilonie] K p. r. B. f.; M f. p. Hemorem r. B.
1: Hemor] A Hemon; H Lemor — regis Gemoris filius] A r. Geraonis f. FH r. Gernoris f. K r. Agenoris f.;
D f. r. Gemonis; E f. r. Genionis; M f. G. — locutus] A loqutus.
2: Inteligite] EGKMST intelligite — domini] AH dominj; G anni — civitate] S civitatem — Heuganie]
A Heuganee DET Euganie FH Heug’; G Heuganea K Euganea — sive Patavie] D s. Pathavie; A s.
Pathavi; FGHKT om. — tempore] FH temporum — suficiens] ADEGKMST sufficiens.
3: Ego vidi] G quidam; H eius v. — regem] EM om. — maiori] AH maiorj G majori; E magno; S maiore
— palacio] AEHT palatio — neque] FH n’; GK nec — vidi²] D om. — unquam] T umquam; K usquam
— maiorem] G majorem; DM m. curiam — quia] G quam — illic fuerunt] D f. i.; FH ilic fue’; G ilic
fuere; K i. fuere — multi] A multj; G multos — filijs] G suis — causa] A caus — honoris] DM honorem
— agendi] DKT acquirendi M aquirendi.
113
cuius civitas est super alias civitates qualis est roxa super alios flores, et vidi ilum bene munitum
super quendam equm propter Marcum Novelum regem Ravene qui eum comovit ad iram. 5¶Rex
Marcus Agnetem filiam ducis Texej, cum ad curiam Dardani sociaretur, iusta portum Çumignane
cum decem milibus Anconitanis militibus vi aripuit et duxit eam ad castrum Pendicis, ex qua filium
habuit unum».
8
De rege Marco Ravene qui aripuit Agnetem filiam ducis Texei iuxta portum
Çumignane
1
Postquam rex Marcus Agnetem vi aripuit, rex Dardanus cum gente Pathavie et rege Bertanie ad
————————————————————
4: Ibi] H et ibi — Dardanus] H Dardaneis — magna] H maxima — et gaudio] H om. — cuius] G cujus; K
que — civitas] S civitatem — super¹] T sicut — alias] H quas — roxa super] AK rosa s.; DM ros s.; E
flos s.; G roxas etiam; H rosas est — alios] FHST alias; G alius — vidi ilum] ADEKMT v. illum; H
indubium; S ‹lac. per vidi› illum — munitum] D munitus — quendam] E quemdam; DS quedam;
F quamdam; H quadam — equm] DEKMST equum — Marcum] E Manchum — Novelum] ADEKMST
Novellum — regem] FH reg’; G regem regis; T filius Marci regis — Ravene] AEM Ravenne —
comovit] E commovit; F comorat; GH comoverat K commoverat.
5: Marcus] E Manchus; T M. Novellus — *Agnetem filiam ducis Texej] ADEK A. f. d. Thesei M A. f. d.
Texei S A. f. d. Thesey; F f. d. T. Agetem; G f. duxit Texei A.; H f. Tesey d. agrete /Agnetem/ (interl.); T
f. A. d. Texei — Dardani] A regis Dardanj — sociaretur] A staretur; E portaretur; F searetur; G
sequeretur; H securetur; S scaretur /aliter sociaretur/ (marg.); T associaretur — *iusta] ADEMST iuxta;
FGHK infra — portum] AT portam — Çumignane] ADE Zumignane H Zunugnane KT Zimignane; G
Zumignem — milibus] AK millibus — Anconitanis militibus] A Anchonitanis m. T Augontanis m.; F
viris A. m. K viris Anchonitanis m.; G viris ‹lac. per Anconitanis› m.; H m. A.; M Ancontanis — vi] T
om. — aripuit] ADEGK arripuit; F arupuit; H arripuerit — eam] FGHK om. — habuit unum] DG u. h.;
M huit.
I.8
rubr.: GH om. il ¶; E De obsidione facta Regi Mancho Ravennæ propter raptum Agnetis filiæ Ducis Thesei
— Marco] S Marcho — Ravene] EMT Ravenne — aripuit] AK arripuit; DM rapuit — Agnetem]
F Agetem — filiam] S filia — Texei] ADEKTTt Thesei F Tesei S Thesey — iuxta portum Çumignane]
D iusta p. Zumignane; AKT i. portam Zimignane F i. portam Çimignane S i. portam Zumignane; Tt om.
— Tt agg. in fine ¶: Et de regibus quos vicit rex Marcus amore Agnetis · ad Castrum pendicis
corrispondente a ¶I.9.1 (cfr.).
1: Marcus] E Manchus S Marchus — Agnetem] FH Agetem — aripuit] AGHK arripuit; D rapuit filiam
ducis Thesei iusta portum Zumignane; EM rapuit — gente] M gentem — Pathavie] EMST Patavie
F Path’; G Pathavina; H Pathava K Patava — Bertanie] DHK Britanie E Britannie M Bretanie —
114
castrum Pendicis equitavit armata manu, et quando fuit iuxta castrum pecijt Marcum, cui dixit:
2
«Marce tu nunc michi acepisti tributum quod redere tenebaris: rede ergo michi Agnetem alioquin
faciam te suspendi». 3At Marcus ili respondit: «Non redam nisi prius ero vitus per aliquem vestrum
principem». 4Cui rej rex Dardanus consensit, et dixit ei quod arma caperet. 5Rex Dardanus, videns
regem Hemorem Babilonie armatum super quendam bonum destrerium, quesivit ab eo si volebat
cirothecam beli cum rege Marco, et ait ili Hemor: «Ego libenter recipio et gaudenter».
9
De regibus quos devicit rex Marcus amore regine Agnetis
1
Quando rex Marcus fuit munitus, castrum Pendicis exivit et ivit ad locum ubi erat rex Hemor, et
patum tale cum eo fecit: «Hemor si ego te posum vincere volo quod sine aliqua contentione vadas
————————————————————
Pendicis] F Pedicis; H om. — equitavit] H equitarunt — armata…castrum] H om. — iusta] D iusta
G juxta — pecijt] ADEGHK petijt — Marcum] E Manchum — cui] AH cuj.
2: Marce] E Manche — *nunc michi acepisti] ADST n. m. accepisti E n. mihi accepisti; F m. acepisti n.
GK mihi accepisti n. H m. accepisti n.; M om. nunc — tributum] S trabutum; D t. meum; T atributum —
quod] A q; FH quam; K quem — redere] AEKMST reddere — tenebaris] D tenebatis — rede…
Agnetem] H om. — rede] AEKST redde — michi] AEGK mihi — Agnetem] FG Agetem — alioquin] A
alioquim — faciam te suspendi] H t. f. s.
3: At] H om. — Marcus] D Marcum E Manchus — ili] A illj DEGHKMST illi — redam] ADEGKMST
reddam — prius ero vitus] AHMST p. e. victus; D p. fuero convictus; E convictus p. fuero; G p. e.
interfectus; K p. fuero victus — aliquem] H aliquen.
4: rej] DEGMT rei; AHS om.; K tunc — rex Dardanus consensit] D r. D. cumsensit S r. D. conscenssit; F
respondit rex D. c.; H rex D. respondit et c. — et dixit] H dixitque — quod arma caperet] H arma cape.
5: Rex Dardanus videns] H et v. ipse D. — regem Hemorem] A r. Heniorem; EFGHK H. r. — super…
destrerium] H om. — quendam] E quemdam; D quedam — destrerium] AT dextrerium M dextrarium ;
K equum d. — ab eo] E ad eo; H om. — *cirothecam beli] D chirotecam belli ES cirotecam belli F ciro’
b. M cyrothecam belli; A guantum belli G guantum b.; H belum; K capere bellum; T acceoticam belli
— rege Marco] G r. Marcho M r. Marho; S r. M. /novello/ (interl.); T M. rex — et] G cui; H om. — ili]
ADEGKMST illi; H om. — Hemor] A Henior G Hermo; DM honor — ego] D om.; E etiam — recipio
et gaudenter] AE accipio et g.; D r. et gudenter; FGHK et g. capio.
I.9
rubr.: GHTt om. il ¶ — devicit] T vicit — rex] T om. — Marcus] S Marchus — regine] DM om. —
Agnetis] F Agetis.
1: Quando] H om. — rex] S rez — fuit munitus] H om. — castrum Pendicis exivit] S c. P. esivit; H exivit c.
P. escivit — ivit] F iv’; DEM venit; H om.; K inde — Hemor¹] A Henior; H Hemor venit; K Hemor
accessit — patum] ADEGHKMST pactum — tale] AG talem — cum eo fecit] D compusit cum eo; E
fecit cum eo; M pactus est cum eo — Hemor²] DM O Hemor — *ego te posum vincere¹] DM e. t.
possum v. T e. t. possum vicere; A possum e. t. v.; EGKS e. possum t. v. F e. p. t. v.; H e. t. vinco —
quod¹] H ut — sine aliqua contentione] S s. a. contencione; D sina a. c.; E s. a. contrarietate; H om. —
115
in Agnetis carcerem»; et rex Hemor ait ili: «Et si ego te posum vincere volo quod intres carcerem
regis Dardani». 2Quod patum inter eos firmatus fuit; qui equis calcaribus opresis se viriliter
ferierunt. 3Rex Marcus deiecit ad terram Hemorem regem Babilonie, qui spiritum quasi vixus est
amisise. 4¶Rex Dardanus multum de eo doluit, et in suis brachijs tenuit eum donec revenit. 5Hemore
revento, ivit ad Agnetis carcerem, qui per quindecim dies stetit carceratus in castro Pendicis, et nisi
fuiset rex Dardanus ibi mortuus fuiset ¶Marcus cum tota sua milicia, quia gens regis Hemoris et dux
Trivixij ruerunt super eum causa vindicandi dedecus quod ab eo propter Agnetem pasus fuerat.
6
¶Marcus Novelus rex Ravene propter Agnetem etiam hos reges expugnavit: silicet ¶Syrum regem
Roxie, ¶Octonem regem Gaulis idest Francie, ¶regem Sextum, ¶regem Blachie, ¶regem Britanie,
Agnetis] F Agetis G Agatis — et rex…regis Dardani] H et si perdidero vadam in carcerem regis Dardanj
— et rex] T om. — Hemor] G Hermo — ili] A illj DEKMST illi; G om. — te posum²] AGKMST t.
possum; DE possum t. — vincere²] T vicere — volo²] A vollo — quod²] T che — intres] D tu i. —
carcerem²] GT in c. — regis] AS om. — Dardani] D Dardanj; A Dardanum; D Dardanis.
2: H et sic firmatus fuit et decretare ceperunt — patum] ADEGKMST pactum — fuit] K est — equis] M
equi — opresis] AEKM oppressis ST opressis; G o ‹lac. per -presis› — viriliter] A virilliter — ferierunt]
F ferie’; A om.; G ferere; K feriere.
3: Rex] H et rex — Marcus] E Marchus — Hemorem regem] FHK r. H. G r. Hermorem — Babilonie] A
Babillonie; H Babilonem — *spiritum quasi vixus est amisise] D s. q. visus e. amississe M s. q. visus e.
amisisse; A s. q. e. visus amisisse T s. q. e. visus amississe; E s. quoque visus e. amisisse; F s. v. e. q. a.;
G ipsum v. e. quoniam a.; H vis vitam tenuit; K s. iussus e. q. amisisse; S s. q. e. v. amisisset.
4: multum de eo] ST de eo m. — et] AS om. — suis] H propijs — brachijs] G brachiis T bracijs — tenuit
eum] E e. t. — revenit] H reveniret.
5: V inc. da revento — Hemore] G Hermore H Hemo’; F Hemori — revento] E revincto — Agnetis
carcerem] FGH Agetis c.; AV c. A. — quindecim] FGHS .xv. KT 15 — dies] DM diebus — stetit
carceratus] FGHK incarceratus s. — castro] F castrum — et] V om. — fuiset¹] ADEGHKMSTV fuisset
— ibi mortuus] D i. mortus; V m. i. — fuiset²] ADEGHKMSTV fuisset — Marcus] E Marchus; AD rex
M.; K M. Novellus; V M. rex — milicia] A militia; D familia et sua militia; E familia; K militia se
munivit; T familia se fortificavit — quia] G quare; K timens quod — gens] G gens corr. da gentes interl.
— dux] AK ducis; FH duc’ —Trivixij] AT Tarvisij DH Trivisij EK Tervisij G Tervexii V Tarvixij —
ruerunt] FH rue’; A venerunt; DEM venit; G ivere; K rueret; S irruerunt; V om. — super eum] FGHK in
eum; V s. equum — vindicandi] ADM vendicandi; G judicandi — Agnetem] FGH Agetem — pasus]
ADEGHKMSTV passus.
6: Marcus…Agnetem] H om. — Marcus] E Marchus — Novelus] ADEKMST Novellus — rex Ravene]
AEMS rex Ravenne; T om. — propter] AEFGS per — Agnetem] FG Agetem — etiam hos reges] FG h.
r. e.; H omnes; K h. e. r.; V et propter h. r. — expugnavit] V pungnavit — silicet Syrum] D s. Sirum
E scilicet S. S scilicet Sirum; AFGK Syrum videlicet; H et Sirum; T silicet sicut — Roxie] AKV Rosie
ES Rossie — Octonem] A Otonem DKMST Ottonem E Otthonem; V et Octonem — Gaulis idest
Francie] D Gali i. F. M Gallis i. F.; A Anglie i. F.; FHK om. idest Francie; G om. Gaulis idest; V
Gaulisem F. — regem Sextum] K r. Sixtum V r. Sertum; DT om. — regem Blachie] E r. Valachie V r.
Blanchie; D om.; FGK r. Babilonie; H r. Babilonem — regem Britanie] A r. Berthanie MS r. Bretanie
T r. Bertanee V r. Britonie; D om.
116
¶regem Anglie, ¶regem Lauconem ¶et regem Garsiam, qui omnes in carceribus regine Agnetis
steterunt carcerati per quindecim dies. 7¶Marcus, credens habere dominium civitatis Heuganie
propter hos reges quos devicerat, literas patri destinavit quod, si eum succurreret cum viginti milia
viris Anconitanis, credebat habere civitatem Heuganie ac dominium ilius. 8¶At rex Marcus, pater
huius Marci Noveli, visis felicibus literis, cepit gaudere et postea consuluit quendam sapientem
astrologum amicum suum super hoc negocio: hic vir astutus et sapiens, noscens quod filius suus
Marcus Novelus devictus esse debebat per Dardanum atque vulneratus in sinixtro latere et in monte
Rubeo carceratus, unde consuluit regi Marco quod pacifice Heuganiam veniret et filij faceret
concordiam. 9Sed Marcus Novelus hoc fecit ut vindicaret dedecus patris quod sustinuerat per regem
Dardanum: ¶nam Dardanus miserat eum longe carceratum propter verba cuiusdam ioculatoris ‹qui›
— Anglie] V Francie — Lauconem] FHK Latonem T Lanzonem V Lautonem; G Anticenorum —
Garsiam] V Gorsiam — omnes] V o. reges — Agnetis] FGH Agetis — steterunt] FH stete’; GK stetere
— carcerati] AT carceratj; FGK incarcerati — quindecim dies] FGK ·xv· d. H d. ·xv·.
7: Marcus] E Marchus; D M. rex; T et M. — Heuganie¹] A Heuganee DK Euganee EMT Euganie —
propter] G om. — hos] AEFGHKST om. — devicerat] DV devincerat — literas] ADKM litteras FHTV
l’ras; E litteras tales — patri] M pati; T patris; V patri suo — quod si eum…ilius] AS om. — quod] G qui
— si] T ei; V om. — sucureret] KMT succurreret; DV succurrerent; E subito succurreret — viginti milia]
H ·xx·m; DM viginti mille T xx mille; E viginti milibus K viginti millibus V xx milibus — viris
Anconitanis] M v. Ancontanis; G lac.; K /viris/ (interl.) Anchonitanis; V Anchonitanorum — credebat]
H sperabat; V quia c. — Heuganie²] D Euganee EMT Euganie FH Heu’; G Heuganeam K Euganeam
— ac] V ad — dominium ilius] DEGM d. illius; H i. d.; KT d. eius; V suum d.
8: At…pater] AS om. — At] D ac; T ait — Marcus] E Marchus — pater huius Marci Noveli] DT p. h. M.
Novelli EM p. h. Marchi Novelli; A h. M. non nullis; FG h. M. N. p. K h. M. Novelli p.; H h. M. N.
patri; S h. Marchi N. — felicibus] A om.; D felicibus tribus; M filij tribus; V filiabus — literis]
ADEKMV litteris FHT l’ris — postea] V propterea — quendam sapientem astrologum amicum suum] E
quemdam sapientem astrologum amicum suum; DM quedam sapientem astrologum amicum suum; V
amicum suum quendam sapientem astrologum — super hoc negocio] ADE s. h. negotio; H om.; T de h.
n. — vir] K inde amicus; S vix — astutus et sapiens] DM astris sapiens; E astutus sapiens; F astatus et
sapiens; H sapiens; V sapiens astris — noscens] DE dixit; M om.; V vidit — filius suus] H eius filius;
V si hiis suus — Marcus Novelus] ADKMS M. Novellus E Marchus Novellus; H om.; T om. Novellus
— devictus esse debebat] AEFGHS devictus; K devincendus erat; M devictus erat; T erat devictus; V
ductus erat — Dardanum] V D. regem — atque] FGHK ac — vulneratus] V volneratus; K vulnerandus
— sinixtro latere] ADEGHKMS sinistro l.; V l. sinistro — et in monte Rubeo carceratus] E erat in m. R.
c.; FGH et in m. R. erat c.; K et in m. R. erat carcerandus — unde] HT om.; K bene — Marco] AES
Marcho — Heuganiam veniret] ADK Euganeam v. F Heu’ v. G Heuganeam v. T Euganiam v.; H eum
v.; V v. H. civitatem — filij] G filii V fili; A sibi — faceret] F face’ S fac’t; AGM facere.
9: Sed] AST et; E etiam; FGHK om. — Marcus] E Marchus — Novelus] ADEGKMST Novellus — hoc]
S hec — ut vindicaret] T ut vendicaret; AEFGHKS et vindicavit — quod] V quem — sustinuerat]
AHT substinuerat; D sustinuit; V sustinerat — nam Dardanus…devicisset] H om.: del testo parzialmente
corrispondente si trova alla fine del ¶ successivo (per cui cfr.) — nam] T cum — Dardanus] V rex D. —
miserat] D misserat — eum¹] T eum patrem suum — carceratum] AE carceratus — propter] D pro —
ioculatoris] G joculatoris T ioclatoris — in] ADEFGKMSTV om. —
117
cum armis eum deviciset. 10¶Omnes hij reges regem Dardanum deprecati sunt ut cum rege Marco
belaret pro eis. 11¶Rex Dardanus cum rege Marco filio regis Marci Ravene pugnavit, ilum devicit et
eum carceravit in castro montis Rubei.
12
¶Rex Marcus desponsavit Agnetem in presencia regis
Dardani et regis Marci patris sui, et regine Agneti per hos reges magna dona facta sunt.
II
1
Incipit liber secundus de exercitu quem fecit Tartarus rex Tartarorum contra
regem Herminie et contra regem Dardanum Patavie
1
Cum rex Herminie quodam tempore Paduam veniset causa videndi regis Dardani curiam, ilius
amore captus fuit et, cum non haberet nisi unicam filiam Sabinam nomine pulçerimam dominam et
armis] M armius — *eum deviciset] EM e. devicisset; AGS e. deviasset F e. deviaset; DT cum devicisset;
K eius demissis.
10: Omnes…Dardanum] H om. — hij] A hi G hii — regem] T om. — Marco] AE Marcho — belaret]
ADEKMS bellaret; G combatese; H Dardanus belare debeat; V pugnaret bellaret — pro eis] G et pro eis
recuperandis; V cum eis — H agg. in fine ¶: pro eis Nam Dardanus miserat eum longe carceratum
propter verba cuiusdam ioculatoris (cfr. ¶ precedente).
11: Rex…pugnavit] H hijs precibus regum pugnavit cum Marco rege — Rex…Marci] D om. — Rex]
GK om. — Marco] AS Marcho; E Marcho Novello T M. Novello — filio regis Marci] A f. r. Marcj
EMS f. r. Marchi; T om. — Ravene] EM Ravenne; D vannene; T om. — pugnavit] V ad preces illorum
dominorum qui fuerant victi deprecati sunt ut cum rege Marco bellaret pro eis · tunc rex Dardanus cum
filio regis Marci Ravene pugnavit — ilum] AGST illum; DM illumque; EHKV et illum — devicit] H
devicit Dardanus — eum] K om. — carceravit] FG incarceratum; K incarceratum misit — in castro
montis Rubei] S in c. m. Rubey V in c. m. Rubeis; FGK in montem Rubeum.
12: Rex] V tunc r. — Marcus] ES Marchus — desponsavit] K postea d. — Agnetem] FGH Agetem —
presencia] ADEGHKT presentia — regis¹] T regi — Dardani] V Dardanj; A D. patris sui (espunto) — et
regis] K regisque — Marci] A Marcj DEMS Marchi — sui] D suis; FGHK om. — et regine] H et ipsi r.;
V et tunc r. — Agneti] A Agnetis FGH Agetis — hos] F hoc — magna] H magnalia et pulcerima —
dona] G dea — sunt] V fuerunt — H agg. in fine ¶: et sic facta est pax inter eos.
II.1
rubr.: GH om. il ¶; T De adventu regis Herminie ad Euganiam civitatem Tt De adventu regis Herminie ad
Euganeam civitatem; V Incipit liber secundus de rege Hermenie — Incipit liber secundus] E om. — fecit]
M facit — Tartarus] A Tartharus S Thartarus — rex Tartarorum] AEFKS om. — contra…et] D om. —
Herminie] KM Hermenie — regem Dardanum] AS om. regem; E D. r. — Patavie] AEFKS Padue.
1: Herminie] D Ermenie EKMV Hermenie — quodam] K quoddam — Paduam] FHS Pad’; GT Padue —
veniset] ADEKMSTV venisset — videndi] A videndj — regis Dardani curiam] A r. Dardanj c.;
H Dardanum regem et eius curiam; V c. r. D. — ilius] ADEGKMST illius; V et illius — est] FHK om.;
V fuerat — et¹] GK om. — non haberet] V ipse n. h. — Sabinam] T om. — pulçerimam]
ADK pulcherrimam; EMSV pulcerrimam; G pulcherimam; HT pulcerimam — dominam] GH om. —
118
sapientem, eam regi Dardano in uxorem promisit, qui ad regnum suum reversus est. 2¶Sed quando
Tartarus Tartarorum rex sivit quod pater eam Dardano promiserat in uxorem, cum magno exercitu
venit obsidere regnum Herminie, eo quod Sabinam diligebat ultra modum. 3¶Iste Tartarorum rex
multas civitates destruxit et castra regni Herminie ac etiam multos principes et barones Herminie
ocidit antequam a Dardano haberet auxilium.
2
De regibus qui venerunt Pataviam causa honorandi Dardanum in adventum regine
Sabine uxoris sue
1
Ad regem Dardanum ipsum honorandi causa in Sabine adventum sue uxoris hij reges venerunt:
¶Octo rex Françie, ¶Rex Bertanie, ¶Karulus rex Yrlande, ¶rex Anglietere et ¶rex Sarriagoçe, ¶dux
eam regi Dardano] FG et e. r. D.; H r. D. e. — in uxorem promisit] D in u. promissit E in u. promittit G in
u. promixit; H p. in u.; S promissit — qui] V qui rex Hermenie — regnum suum] H s. r. — reversus est]
FG r. fuit; H remeavit postea; K r. fuerat.
2: Sed] V nam — quando] G quoniam — Tartarus Tartarorum rex] AS Tartharus Tartharorum rex; D rex
Thartarus Thartarorum rex; T Tartarus rex; V rex Tatarus — sivit] ADEKMSTV scivit — pater eam] A e.
p. — promiserat] DS promisserat; A promiserit — in uxorem] H om. — magno exercitu] H maximo
esercitu — obsidere] G obsydere S obssidere — regnum] DMT regem — Herminie] DKMSV Hermenie
— eo quod] D eoque; V eo quia — Sabinam] V S. filiam regis Hermenie — diligebat ultra modum]
AS dilligebat u. m.; V vehementer amabat.
3: Iste Tartarorum r.] AS i. Tartharorum r.; E i. Tartarus r.; V i. autem r. Thatarorum — civitates] T civitas —
destruxit] H destrucxit; V om. — castra] FGHK castrum — regni] FH reg’; GK regis — Herminie¹]
DEKM Hermenie; V Hermenie destruxerat — ac etiam] E ac et; S hac etiam; V atque — Herminie²]
DMV Hermenie; FGHK om. — ocidit] ADEHKMSTV occidit — Dardano] V rege D. — haberet
auxilium] H a. h.
II.2
rubr.: GH om. il ¶ — venerunt] F vene’; K venere — Pataviam] AE Paduam FS Pad’; KT Padue;
Tt Euganee — honorandi] A honorandj — Dardanum] TtV regem D. — in adventum] AEKTV in
adventu; S et adventum; Tt propter adventum — regine] FKV om. — uxoris sue] AFKSTTt om.; V u. s.
domine clarissime.
1: Ad regem…venerunt] V Hii reges fuerunt ad (espunto) qui venerunt ad curiam Dardani clarissimi regis
Patavie et Padue nunc pulchre — Sabine adventum] E adventu S.; K S. adventu — sue uxoris] EH u. s.
— hij] G hii — venerunt] FH vene’; GK venere — Octo¹] A Oto E Ottho KMST Otto; V et primo Otto
— Françie] A Frantie DEGKMSTV Francie — rex Bertanie] AM r. Berthanie GH r. Britanie V r.
Bethanie; E om. — Karulus] AD Krolus EK Carolus F Krulus H Rarulus S Katulus T Karolus; G lac.
— Yrlande] A Hirlandj E Irlandie F Urlande G Urlandie K Iilandie ST Irlande V Hirlande;
H Urlandus — Anglie tere] AEKSTV Anglie terre; DGHM om. terre — et¹] FGHKV om. —
119
Saxonie, ¶dux Baiverie, dominus Dislanç, ¶Octo rex Alemanie, ¶et rex Sclavonie. 2¶Rex autem
Marcus Ravene nuli istorum regum dictorum auxilium dedit, qui quartam partem civitatis Patavie
destruxit in Herminia Dardano existente, ¶et valens Thexeus a Naone marchio Magne Lombardie in
hac curia fuit. 3Omnes isti principes fuerunt cum rege Dardano per anum et ultra expetantes reginam
Sabinam; curiculis unius ani iam transatis, multa admiratione mirabantur una cum rege Dardano
Patavie quod rex Herminie Sabinam filliam suam non mitebat ili.
3
De Guidone nuncio Richesanç regis Persie qui venit petere auxilium a Dardano
rege Patavie pro rege Herminie
1
Sed cum omnes hijs principes et barones cum Dardano manerent in magno gaudio et letitia ac
etiam expetarent Sabine adventum, interin venit nuncius quidam ad regem Dardanum nomine
Guidenanç ex parte Richestanç regis Persie qui cum lacrimarum efusione ad regem Dardanum in
Sarriagoçe] AS Saragoçe DM Saragocie ET Saragoce GHKV Saragoze — Saxonie] DMSTV Sansonie
E Sanxonie — Baiverie] AEGHKT Baverie M Bayverie S Bayvere V Bavarie — dominus Dislanç]
AG dominus Dulaz HK dominus Dislaz; DEM dux Dislanç; TV om. — Octo²] A Oto E Ottho
KMSTV Otto — Alemanie] AS qui comincia la grande lacuna di AS che si estende fino a ¶III.5;
DK Almanie MV Alamanie — et rex Sclavonie] V om.
2: autem] T om. — Marcus] EF Marchus — Ravene] EMT Ravenne; V Ravane — nuli] DEGKMTV nulli
— *regum dictorum] DM r. duorum; E d. r.; FGHKT om. dictorum; V om. — auxilium dedit] FH a.
dederunt; G a. dedere; TV d. a. — quartam] F 4 H 4 tam; G quatuor — partem] G partes — civitatis
Patavie] D P. c.; EFGHK c. Padue — destruxit] D destrucsit; V destruxerat — in Herminia Dardano
existente] DM in Hermenia D. e.; FG in Herminiam D. e. H in Hermeniam D. esistente; T rege D. e. in
Hermenia; V D. vero e. in Armenia — et] V om. — Texeus] DEKT Theseus M Thesaus; V Thezeus
marchio — Lombardie] H Lonbardie — hac curia] DGT hanc curiam; V hax c.
3: fuerunt cum rege Dardano] F fue’ c. r. D.; G fuere c. r. D.; H om. fuerunt; K tunc c. r. D. fuere — anum]
DEGKMV annum — expetantes] DEGHKMT expectantes V exspectantes — reginam Sabinam] V S. r.
— *curiculis unius ani] E c. u. anni F curicul’ 1 a.; D circulus u. anni; G curiculum /o. ariter/ (interl.
soprascr. a -um) u. anni; H et tanto tempore; K curriculis primi anni; M circulum u. anni; T et circulo
anni; V circulis u. anni — iam] G jam; K om. — transatis] EKT transactis; G transactum /o/ (interl.
soprascr. a -um); H transacto T trasacto; M transacti — multa] T om.; V multi — admiratione]
M amiratione V admiracione — mirabantur] D intrabantur; E morabantur; FGH admirabantur — una]
FHK hij qui G hii qui; M in mo — rege Dardano] FGK r. D. erant; H D. erant; T D. r. — Patavie]
DV Pathavie; FGHK om. — Herminie] KMV Hermenie — filliam suam non mitebat ili]
DEKMTV filiam s. n. mittebat illi G filiam s. n. mitebat illi; H eius filiam illi non tradebat.
II.3
rubr.: GHTTt om. il ¶ — nuncio] F nuncius — Richestanç regis Persie] D Richestane regis P.; E regis
Herminie; F Richesanç regis P.; K regis P. Richeç; M Richestauç regis P. — Patavie] EFKV Padue — pro
rege Herminie] D p. r. Hermenie; E et per regem Persie; F per regem H.; K propter regem Hermenie; V
om.
1: hij] E hi; FGHKV om. — barones] D barrones — Dardano] V rege D. Padue — manerent] H starent —
in¹] EFGK cum; H om. — magno] H maximo — et letitia] DMV et leticia; H om.; T et leticiam —
120
hunc modum locutus est: 2¶«Nuncius ego sum Richestanç Herminie regis, qui vos diligit ultra
modum sicut sitis. 3O rex, per me vobis sire facit quod, si tempore vite vestre vultis in uxorem
habere Sabinam eius filliam et neptem magni regis Persie, ipsum magnifice sucurere non tardetis,
quoniam rex Tartarus cum magno exercitu intravit Herminie regnum et, incepto bello, noster rex
devictus est propter vestri causam ac regine Sabine vestre uxoris, quam rex Tartarus diligit asque
modo, et amisit belum. 4Quamobrem, rex Dardane, ipsum sucure sine mora!». 5Huius nuncij verbis
dato fine, ¶rex Dardanus ipsum de quodam cyrotheca per masilam leviter tetigit, eius facie in risum
modicum deduta, et postea ait genti sue: ¶«Domini, multum miror, quod rex Herminie est sic
mecum amicitia coniunctus». 6Hijs verbis a regina Beatrice auditis sorore Dardani et regis Françie
uxore, speculi eius nitore fulgentes pre dolore lacrimarunt.
ac etiam expetarent] GM ac etiam expectarent; E expectantes etiam; H om.; K ac etiam expectatione expectantes; T et
etiam expectaverit; V expectantes — adventum Sabine] FGKT S. a.; H om.; V a. regine S. — interin] DEGKMTV
interim; H om. — nuncius] H nuntius — ad regem Dardanum nomine Guidenanç] D ad r. D. n. Guiodenaz E ad r.
D. n. Guidonem G ad r. D. n. Guindenanz M ad r. D. n. Guido V ad D. r. n. Guido nam; T n. Guido ad r. D. — ex
parte…Dardanum²] T om. — *Richestanç] D Lanz; E regis Labane; FGK regis Richesanç H regis Richesanz;
M Richestauz; V om. — cum] V om. — efusione] DEGHKMV effusione — ad regem Dardanum²] H om. regem;
V om. — in hunc modum locutus est] FGK l. e. in h. m.; H hec locutus est verba; T et in h. m. loqutus e.
2: Nuncius] T o rex Dardane nuncius — *Richestanç] D Richestans E Richesami FK Richesanç G Richelanz
H Richesanz M Richestauz T Richostraum V Richestancz — Herminie regis] DV r. Hermenie; FGHK et H. r.;
T regem H. — qui vos] FGHK quos — diligit ultra modum] F u. m. diligit’; G u. m. diligitur; H om.; K u. m.
diligitis; V multum diliget u. m. — sicut sitis] D scicut scitis KMT sicut scitis; E ut scitis; H om.; V ut noscis.
3: O rex] T om.; V o bone r. — sire facit] DEHKMV scire facit; G ferre facio; T notificat ipse rex — quod] G quos —
tempore vite vestre] FG t. vite nostre; T om. — vultis] V voltis — eius] G ejus — filliam] DEGHKMTV filiam —
magni] GK magnifici; H om. — *magnifice sucurere] DE m. succurrere; MTV m. succurere; F s. m. G succurrere
m. H securere m. K succurrere m. — tardetis] T tardatis — rex Tartarus¹] D r. Thartarus V r. Thatarus; FGK r.
Tartarorum; H Tartarorum r. — cum magno exercitu] V om. — intravit] G introivit — Herminie regnum]
K Hermenie r.; V in Armenie r. — belo] DEGKMTV bello — noster rex] H r. n. — devictus] T devinctus — vestri
causam] EM c. v.; T vestram c.; V c. nostram — ac] T et; V om. — vestre uxoris] FGHKT u. v.; V nostre u. —
quam] FH quod; G quam corr. da quod; T quia — rex Tartarus²] D r. Thartarus G res T. V r. Thatarus — diligit] T
ipsam dilligit — asque modo] DEGHKM absque m.; TV ultra modum — et amisit belum] D et amissit b. EMV et
a. bellum G et amissit b.; H om.; K et commovit bellum; T et pro hoc comisit bellum.
4: Quamobrem] H om.; V ob quam rem — Dardane] E Dardanus — sucure] K sucurre M succurre; D succurrere
G succurere T sucurere; E succurrere volens; V succurrite.
5: H et dato fine nuncij rex Dardanus modicum subrixit et sue genti ait — nuncij] FG nuncius — fine] M finem —
rex Dardanus] E D. r. — ipsum] T om.; V i. nuncium — de quodam] EK de quadam; V cum — cyrotheca]
E chirotheca F cyro’ca K cyroteca TV cirotheca; G lac. — per masilam leviter] D per maxilam l. EKM per
maxillam l.; T per massillas l.; V om. — tetigit] FG tetigerit — eius facie] EF et eius f. G et ejus f.; K et eius
facies; TV e. faciem — *modicum deduta] DEM modicum deducta; F modica deduta; G modicum /a/ (interl.
soprascr. a -um) deduta; K modice d. est; T m. deductus; V om. — et postea] E om.; T om. et — ait] T dixit —
genti sue] FG s. g.; K sive g.; V g. s. dicens.
6: Domini] V o domini — multum] F mul’; E multo; GK nihil H nil — miror] D minor; V admiror — Herminie]
DKM Hermenie V Armonie — est] H sit — sic mecum] EFGK m. s.; HT om. sic; V s. magnus — amicitia]
H amicizia MTV amicicia — coniunctus] MV convinctus; T vinctus.
7: Hijs] EKV his G hiis — a regina Beatrice auditis] D a r. B. audictis; EKT a. a r. B. — sorore] T soror; V sororore
— Dardani] T regis D. — *regis Françie uxore] DEGKM r. Francie u.; F r. F. uxor T r. Francie uxor; H r. F.
uxorem; V u. r. Francie — speculi eius] G s. ejus; DK oculi e.; E facti sunt occuli e.; HT om. — nitore fulgentes]
D nictore f.; HT om. — pre dolore lacrimarunt*] K p. d. lachrimarunt; DM lacrimarum p. d.; E p. d. lachrimarum
FG p. d. lacrimarum; H et maxime lacrimata est; T cepit lacrimari cum d.; V p. d. lacrimarum horruit.
121
4
De congregatione exercitus Dardani regis Patavie quem duxit in Herminiam
1
Quando rex Dardanus de insultu per regem Tartarum facto super regem Herminie certus fuit, tunc,
nominatis regibus et principibus, magnum exercitum nobilium ordinavit atque congregavit. 2¶Cuius
beli causa rex Dardanus quinque reges in Yspania et Texeum, ducem Pathavie ac etiam marcionem
Paduane Marchie comitemque a Naone, nunc marchionem Magne Lombardie fecit, et Saxoniam
regine Sabine donavit sue uxori. 3Nula istarum civitatum ad presens circonstantiarum facta erat:
sicuti Marmor idest Verona, Çymbria que Vincentia dicitur, et quam Romani hedificaverunt in
detrimentum Padue ac Verone ex malis hominibus scilicet de suis civitatibus forbanitis. 4¶Sed, cum
II.4
rubr.: GHTTt om. il ¶ — congregatione] D congregacione; K aggregatione; V om. — exercitus] V exercitu
— Dardani regis] FK r. D. — Patavie] FK Padue — quem duxit] DM qui d.; F quam d.; V ducto —
Herminiam] DEK Hermeniam V Armoniam.
1: Quando rex Dardanus] T tunc certificatus D. — de insultu…fuit] H hec omnia considerans — de insultu]
K intellexit de insultu; V fuit certus de i. — per regem Tartarum facto] D p. r. Thartarum fato; FGKT p. r.
Tartarorum f.; V f. p. r. Thatarum — super regem Herminie] F per reg’ H.; G pro regis /e/ (interl.
soprascr. a -is) H.; K per regnum H.; MT s. regnum H.; V in regnum Armenie — certus fuit] K tunc
iratus fuit; TV om. — tunc] HT om.; K et — nominatis] F nominat’; GV nominatus; H vocatis; T
convocatis — regibus et principibus] T baronibus ac r. et p.; V r. per principibus et baronibus —
ordinavit] F ardinavit — atque] G etque; TV et — congregavit] K aggregavit.
2: Cuius beli causa rex] DKMTV cuius belli causa r. G cujus beli causa r.; E huius b. causa r.; H et —
quinque] FK 5; G et; H cum quinque — in Yspania] ET in Hispania F in Spania; D in Yspanes;
G Ispanie K Hispanie V Hyspanie; H in Spaniam — Texeum] DEKTV Theseum HM Teseum —
Pathavie] DEMTV Patavie FH Path’; G Pathavi — ac etiam] DMT et etiam V et eciam; E ac et —
marcionem] DEGKMTV marchionem H marchionem (corr. da martionem) — Paduane Marchie]
D Padue; EFGHK Padue Marchie; M om. Marchie; V M. P. — comitemque] F comit’que; GH comitique
— a Naone] H a Naonem; M viaone — Lombardie] G Lumbardie H Lonbardie — fecit] M fecito; V f.
et creavit — et Saxoniam…uxori] T om. — Saxoniam] D Sasenam E Sanscenam M Sansenam
V Sansoniam — regine Sabine donavit sue uxori] V s. u. r. S. d.
3: nula] KMV nulla; DE nullam; T nuli — istarum] T istorum — civitatum] F civit’ H civitat’; G civitates
— ad presens circumstantium] D ad p. circonstantium M ad p. circumstancium T ad p. circum
astantium; G ad presentiam (corr. da presens) c.; H om. ad presens; V tunc — facta] V f. et creata —
sicuti] FGHK ut; V om. — Marmor] K Marmorina V Marmora — idest] V om. — Çymbria] D Cumbria
EMTV Cimbria G Cambria H Cynbria K Cymbria — *que Vincentia dicitur] E q. Vicentia d. M q.
Vicencia d. T q. Vincentiam d.; DFHK idest V. G idest Vicentia; V q. Vincencia isto tempore isto
tempore dicta est — quam] FGH quod; T que; V quam Cimbriam — Romani] V Romam —
hedificaverunt] DEM edificaverunt FH hedif’ K edificarunt; V om. — in detrimentum…Verone] V om.
— ac] DET et — ex malis hominibus scilicet de suis civitatibus forbanitis] D ex m. et audacibus viris
scilicet de suis c. f.; E ex m. h. scilicet de suis c. forbannitis; T ex m. h. scilicet de suprascriptis c. f.; V ex
suis malis et dyabolicis hominibus de civitate Rome et suis alijs provincijs pessimus edificavit in
detrimentum Padue et Verone ex tunc ysque ut ‹non legitur› futurum nullus amor amicicie esse potuerit
quia sanguis cimbrianus cohagulatur ex sangue malorum hominum romanorum creatus est et sic erat
usque in finem.
122
Romani venisent ad Marmoris civitatem ipsam subiugandi causa, a Marmorinis devicti sunt et ab ila
die in antea dicta est Verona civitas. 5Et iterum hec civitates non erant facte scilicet: Sumanum,
Tridentum, Forumiulij a Julio Cesare sic dictum, Belune civitas, Antinorida sive Altinum ab
Antenore sic nominata. 6Trivixium quod post reversionem Dardani ab Herminia hedificatum fuit per
comitem Thomam per principem Misine et per comitem Albricum qui, missi loco regis Dardani,
cum Dardano eius nepote Macedonensi Heuganiam remeassent, ipse ab Albrico occisus est eo quod
iste Dardanus Macedonensis filiam principis Misine in suam concubinam volebat. 7¶Sed Cenee
civitas quam fecit Gualterius, et ‹Trivixium, quam civitatem fecit› Albricus, iam hedificate erant,
unde Trivixinus episcopus quando confirmatus fuit ‹in illa civitate› alibi quam in Aslo celebrare non
4: Sed] EV et — venisent] DEHKMTV venissent — Marmoris civitatem] E Marmoricos c.; FGHK c.
Verone; V om. Marmoris — ipsam subiugandi causa] T c. i. s.; V i. c. s. eam — Marmorinis] E
Marmoritis; G Marmoreis; V M. scilicet Veronensibus et Paduani — devicti sunt] T devincti s.; DM
devicta fuit; V fuerunt d. — ila] DEKMTV illa — antea] D anthea — est] T om. — Verone civitas] K
Vheroma c.; T Ve.Roma sed corupto vocabulo dicitur Verona.
5: iterum] T tunc — hec civitates non erant facte] K he c. n. e. adhuc f.; T nec e. f. h. c.; V h. c. tunc e. f. —
scilicet] T om. — Sumanum] EFGHK Simanum; T summarium; V Soncinum — Tridentum] V
Tridencium — Forumiulij] E Forum Julium G Forumiulii M Forumjulij; V et Foruiulium — Julio]
DHV Iulio — sic dictum] K s. dicta; V d. est — Belune civitas] K Belunne c. T Belluna c.; DM Belluna
civie; E Belluna cinie; FH Belunem civi’e; V Belluna civies — Antinorida] D Antenoride
EMV Antenorida T Anthenorida — sive] DM seu; T sceu — Antenore] ETV Anthenore — nominata] D
denominata.
6: Trivixium] DKTV Tarvisium E Tervisium HM Trivisium — quod] V om. — Dardani] G Dardanj;
T Dardanum regis — Herminia] D Erminia EKV Hermenia — *hedificatum] DEKMV edificatum
FH hed’ T hedifficatum; G hedificata — Thomam] H Tomam; G Thoxum; T Romam — et principem…
Albricum] EFGHK om. — per principem] DM et principem; V et per principem — *Misine¹] D Miscene
M Misene T Messine V Missime — qui] H quy — missi] EG misit; K missus — cum] EFGHK et
cum; V dicta — eius] G ejus; V cuius — nepote] V n. magnj Dardani — Macedonensi] D Macedonenci;
E Macedoniense; V de civitate Manedonensi — *Heuganiam] FH Heu’ G Heuganeam (corr. da heum);
DE Heuganie K Euganee M Euganie; T et Ungarie; V civitate Heuganie — remeassent] D remanserunt;
ET remansissent F remasisent G remansisent V rimansissent; H remanssiset; K remansit — Albrico]
FGH Alerico K Alberico; T Alberto — occisus] H occissus — eo quod] D eoque — Macedonensis]
E Macendoniensis — principis] M principem; V principam — Misine²] D Miscene E Missene
M Misene T Messine V Missine — in sua concubinam volebat] FGHK v. in c.
7: Cenee civitas] F Cenee civit’ TV Cenede civitas; E Cenee vel Cenede civitas; G om. Cenee; H Cenee
civitatem; K Cenetensis civitas — *et Trivixium quam civitatem fecit Albricus] D Albricus et Trinum q.
c. f. Albricus; EMTV Albricus; FGHK et Albricus — *iam hedificate erant] DM iam edificate erant; E
iam edificavit erat; FH iam hed’ erat G jam hedificata erat K iam edificata erat T iam hedificata erat; V
que ante non erat — unde] D inde — Trivixinus] DTV Tarvisinus EK Tervisinus G Tervixinus; M
Trivixius — episcopus] D eppiscopus — confirmatus fuit] D c. f. in illa civitate; E confirmat; M
confirmavit; T confirmatur; V confirmatus est — Aslo] D Axilo E Asillo K Asolo M Auxilio T Assillo
V Asillo — celebrare] V missam c. — debet] G lac.
123
potest nec debet. 8Civitas Hestensis, que olim Trabutina nominabantur, nondum era hedificata.
9
Civitas Ferarie post adventum Dardani ab Herminia per ipsum ac etiam per reginam facta fuit ex
altera parte montis Magnavache iuxta flumen, que postea principatus facta est. 10¶Civitas Heuganie
hedificata erat, unde vila Burçiganie dicitur a burgo Heuganie, qui usque ad hunc locum
extendebatur.
11
Et inde hoc nomen Gainus in civitate Ferarie.
12
¶Dardanus duos fecit marciones
scilicet Vitalianum, primum consanguineum ducis Thexaj de Naone sive a Brenta, comitem
Vincentie, et Guiçardum fratrem Gerardi comitis Trivixij, ex quo desenderunt comites Colalti. 13Hic
comes Gerardus fuit de comitis montis Orij sive Verone et comes Vincentinus ex domo ducis Texej.
8: Civitas] E Ferrarie c.; FGHK Ferarie c.; T Ferarium c. — Hestensis] DEMV Estensis — que] FGHK
quod — Trabutina] D Traburina E Tribusia K Tributaria TV Tributina; FH Trabutinam G Corbutiram
— nominabatur] V vocabatur — nondum] T nundum; EK et n. FGH et nundum — hedificata]
DEKMV edificata.
9: Ferarie] DET Ferrarie; F Fe’i; H feri; V Dardani que postea Ferrarie — post] G per; V que p. — Dardani]
FGH om.; T regis Dardanj — Herminia] ETV Hermenia K Erminia — per ipsum] V per eum — ac
etiam] D ac et; E ac; V et — *per reginam] DEM p. r. Estensis civitas; F p. r. fata est Hestensis civitas
H p. r. facta est Hestensis civitas; G p. r. francie Hestensis civitas; K p. r. fatane Hestensis civitas; T p.
regina et etiam /hec/ (interl.) Estensis civitas; V p. r. constructa et edificata fuit Hestensis civitas — facta
fuit] D facta fuit civitas Euganee facta erat — ex altera…facta est] M om. — ex] D et ex —
*Magnavache] E Magnavacche FH Magnevace G Magnavace K Magnenace; D M. nobilisimi montis;
T M. idest montis Calaonis; V M. sive Calaonis — iuxta] G juxta; D et i. — flumen] F flumen leggibile
anche fluvium; GHK fluvium — que postea principatus facta est] D que postea principatus facta fuit vel
est; F principat’ facta est GH principatus facta est; K principatus facta fuit; V om.
10: Civitas] D c. autem; FGHK unde c.; V c. vero — Heuganie¹] DK Euganee ET Euganie — hedificata
erat] K edificata erat T hedifficata erat; D iam edificata erat; E edificata est; M facta erat; V ante
edificata erat — vila] DEHKMTV villa — *Burçiganie] D Bruseganie E Bursegane F Burçigane
GHK Burzigane M Bursuganie T Bruzegane V Ursganie — a burgo] M Albrico — Heuganie²]
EMT Euganie K Euganee; D Euganee ab Euganeo ab antiquo tempore — qui] T que; V quem.
11: inde] GK in — hoc] V om. — Gainus] V Gaynus; G lac. — Ferarie] DE Ferrarie; G Feraria; V Ferrarie
originem habuit et inde in Franciam attingit.
12: Dardanus] D in predictaque civitate D.; M in civitate Ferarie D.; T in qua civitas D.; V rex vero D. —
duos fecit] F 2 f.; G sed /duos/ (interl.) f.; H et f.; M f. d. — marciones] DEKMTV marchiones —
scilicet] T om. — Thexaj] DEKTV Thesei G Thexei H Tesey M Tesei — de Naone] F de (leggibile
anche qui) N.; K qui vocabatur — comitem] G comunitate; V comittem — Vincentie] FH Vinc’
M Vicencie; K Vicentinum — Guiçardum] EGTV Guizardum; D Guizardur; K Guidonem — fratrem
Gerardi comitis Trivixij] D f. G. c. Tarvisij M f. G. c. Trivisij V f. Gerrardi c. Tarvisij; E f. Guizardi c.
Tervisij; F eo fratrem G. c. T.; H confratrem G. c. Trivisij; K f. G. comitem Tervisij; T comitem Tarvisij f.
G. — desenderunt] DEMTV descenderunt; GK descendere — Colalti] DM Collati E Collalti G Colaiti
V Collalt.
13: Gerardus] E Guizardus — montis Orij] G m. Orii V Montorij — Vincentinus] FH Vinc’ M Vicentinus;
G Vicentie K Vincentie — ducis Texej] DEKTV d. Thesei GM d. Texei; H Texey d.
124
14
¶Dardanie civitas quam hedificavit antiqus Dardanus, a quo alij Dardani nominati sunt, et Euganie
civitas iam hedificata erat.
15
¶Enetum hedificavit rex Eneas quando aufugit de Troia et venit
Heuganiam regnare et ab eo dicti sunt Eneti: unde Eneti grece, latine dicuntur nobiles et glorioxi.
16
Omnes enim nobiliores Troie cum rege Enea et Antenore aufugerant, qui fuerunt triginta millia.
17
¶Rex Dardanus ex civitate Heuganie sive Pathavie et ex tota Pathavina Marcia viginti milia
nobilium militum armatorum congregavit qui omnes fuerunt aut magni comites aut proceres aut
vavasores fuerunt. 18Hic rex Dardanus grecus fuit et postremus rex Pathavie quam hedificavit Palus.
19
¶Antiqus Dardanus Pathavie fuit primus rex Troie, et sic Troiani ex Pathavia et ex Lombardia
primam habuerunt originem. 20Destruta Troia rex Eneas et Antenor profugi habuere responsum a
Sibila dicente: «Quo tenditis Dardanide? Redite ad pristinum locum unde originem habuistis!».
14: civitas¹] F civit’ H civitat’; G comitis; K civitatis — quam hedificavit] DEMV q. edificavit; K om.;
T quando h. — antiqus Dardanus] D anticus D. EGV antiquus D.; K om.; M antiquius D. — a quo…
sunt] KV om. — alij] G alii; D om. — et] TV om. — Euganie] HM Heuganie; GK Euganea — iam] G
jam — hedificata erat] DEKMV edificata erat; FH hed’ erant.
15: Enetum] E Henetum; DM E. civitas — hedificavit] DEKMV edificavit — rex] HT om. — Eneas]
E Antenor — aufugit] FGHKTV fugit — Troia] G Troja H Troya — et venit Heuganiam regnare] D et
v. Euganeam r. ET et v. Euganiam r. G et v. Heuganeam r.; H et H. v. r.; K et v. in Italiam Euganeam
regere; V om. — et ab eo dicti sunt Eneti] E et ab eo d. s. Heneti; H et adeo d. s. E.; T inde d. s. E.; V
om. — unde Eneti] DM om. — dicuntur] T idest; V dicitur — nobiles] T nobilis — glorioxi]
DEGHKMV gloriosi; T gloriosus.
16: nobiliores] V nobiles — Troie] GH terre; V om. — rege] T om. — Enea] T Eneas — Antenore]
TV Anthenore;
M Antenoreus — aufugerant] D aufugierunt
EV aufugerunt
T augfugerunt;
G aufugiuntur — fuerunt] FH fue’; GK fuere; V f. miora — triginta millia] E t. milia FH ·xxx·m;
G ·xx·m; K ·xxx·; T ·xxx· millia militum armatorum; V ·xxx· milia virorum cum uxoribus.
17: Rex] E r. itaque; T res — ex¹] FGH cum; K cum ex — Heuganie] D Heuganee ET Euganie; K
Euganea — Patavie] FH Path’ T Pathavie; G Pathavium — et] MT om. — ex²] V de — *Pathavina]
DEV Patavina F Path’; G Pathavia /ina/ (interl. soprascr. a -ia); H Papth; K Patavie; M Paratavia; T
Pathavia — Marcia] DEMTV Marchia; K riveria — viginti milia] D v. millia FGH ·xx·m T ·xx· millia
V ·xx· milia; K v. millium — nobilium] KT om. — armatorum] FGHK om. — congregavit] K cetum
congregavit — omnes fuerunt] FH o. fue’; D autem; GK o. fuere — aut¹] DH om.; G cum — magni
comites] FH mag’ comit’; D magis c.; G magnis comitibus — aut²] H om. — aut³] H et — vavasores]
DKMTV valvasores G valvasceres — fuerunt²] F fue’; DEHKTV om.; G fuere.
18: rex Dardanus] V D. r. — grecus] V om. — fuit] FGHK om. — et] KV om. — postremus] D postremo
— Pathavie] DEMV Patavie FH Path’; G Pathaviam — quam] G quam corr. da quand; K quem —
hedificavit] DEMV edificavit FH hed’; K edificator — Palus] ET Pallus.
19: Antiqus] EKMV antiquus; G antequam; H antiqus rex — Pathavie fuit] DMV Patavie f. FH Path’ f.; E
f. Patavie; G Pathavia f. — Troie] G Troje H Troye — Troiani] G Trojani H Troianj; DM Troiam —
ex¹] E et — Pathavia] DEMV Patavia FH Path’ — ex²] FGHKT om. — Lombardia] H Lonbardiam —
primam] T primum — habuerunt originem] F habue’ o.; GK habuere o.; H tunc o.; T o. h.
20: Destruta] DEGHKMTV destructa — Troia] G Troja H Troya; D om.; T vero T. — Antenor]
EMV Anthenor; T Anthenore — habuere] DEMV habuerunt — Sibila] DEKTV Sibilla M Sibilia —
quo tenditis] FH q. tendit’; D q. tendite; G quomodo conceditur /quo tenditur/ (interl.) — Dardanide]
F Dardanid’ V Dardanite; DE Dardanides; G Dardanidis; H Dardanus; T Dardane — redite] E reddite;
T tendite — pristinum] D primum — locum] DHM statum — originem habuistis] D o. habuisti; FGHKV
h. o.
125
21
Pro quo responso habito a Sibila rex Eneas Heuganiam sive Pathaviam idest ad insulam
balnearum venit, iam mortuo Dardano isto in Grecia.
22
Et antequam hic Dardanus rex Pathavie
regnum cum suo exercitu atingeret Armine, anorum quatuor spatia iam transata erant.
5
De congregatione exercitus Tartari contra Dardanum
1
Rex Tartarus, sciens de exercitu Dardani quem congregabat amore Sabine, tunc ordinavit maiorem.
2
¶Cum rege Tartarorum fuerunt isti reges: ¶Og et Magog fratres, ¶rex Malech, ¶rex Syrus, ¶rex
Ydorus, ¶rex Aleg, ¶rex Saleg, ¶rex Mauditi, rex Caninus, ¶forcius Kabrinus, ¶rex Darie ¶et pulcer
rex Ycanus, ¶magnus rex Butentrocus ¶et rex Asibus, ¶rex Precians ¶et rex Grax, ¶rex Libanus ¶et
rex Melchior, ¶rex Budas, ¶rex Cirus ¶et rex Agrifus et alij multi reges fuere, qui fuerunt numero
21: Pro] T om. — *a Sibila] DETV a Sibilla; M a Sibilia; FGHK om. — Eneas] V Heneas — Heuganiam]
DK Euganeam ET Euganiam FH Heu’ G Heuganeam; V H. venit — Pathaviam] DEMV Pataviam —
idest] G om.; V scilicet — balnearum] T balneorum — venit] V om. — iam] G jam — mortuo Dardano]
H D. m. — isto] DE iste; FGHKTV om.
22: hic Dardanus] H D. h.; T h. rex D. — Pathavie] DEMV Patavie — regnum cum suo exercitu] K c. s. e.
r. — atingeret] EKMTV attingeret H actingeret; D attigerit — Armine] DE Herminie H Armenie
M Hermenie T Hermine; G lac.; K a mille; V Hermeniam — anorum quatuor spatia] DM annorum q.
spacia EG annorum q. s.; H annorum quartus s.; K annorum /quattuor/ (marg.) spacia; T quatuor anni; V
annorum q. copia — iam transata erant] EK i. transacta e.; F i. transata erat G jam t. erat H i. trasacta
erat V i. transacta erat; T elapsi sunt.
II.5
rubr.: GHTTt om. il ¶ — congregatione] F congregagatione — Tartari] V Thatari regis.
1: Tartarus] V Thatarus — sciens] V om. — de exercitu] FGHK de adventu exercitus — Dardani] T D.
regis — quem] FH quam; T qui exercitum suum; V que — congregabat] FKT congregavit;
GV congregaverat; H congregarat — ordinavit] FGHKV congregavit — maiorem] G majorem; V m.
contra Dardanum.
2: Tartarorum] V Thatarorum; FGHK Tartaro; T autem T. — fuerunt¹] F fue’ V ffuerunt; GK fuere — isti]
E hi FHKTV hij; G inter — Og] KV videlicet Og; T videlicet rex Og — rex Malech] DM r. Maleg
FK r. Malch T r. Malex; V om. — Syrus] T Sirus — rex Ydorus] E r. Ydodus F r. Ydot’ H r. Ydotus
K r. Idotus; T om. — rex Saleg] V r. Faleg; E om. — Mauditi] D Manditi F Mauditi’ G Mandico
H Mandifi K Mandias T Mandian V Madagiti — rex Caninus] M r. Chamimus T r. Cavinus; E et
Chaninus F et Cainnus G et C. H et Caynnus K et Camus — forcius] FH fort’; EKTV fortis; G forte
— *Kabrinus] DGKMTV Cabrinus E Chabrunus F Kbrinus H Librunus — Darie] E Dane vel Danie
— et²] FGHKTV om. — rex Ycanus] K r. Icanus T r. Ichanus; V om. rex — magnus rex Butentrocus]
E m. r. Buntichonus G m. r. Bucencocus H m. r. Butentroc K m. r. Butintroch V m. r. Bucintrochus;
D m. r. Butentidius seu Butricocus; T m. Butincrocus — et³] EFGHKTV om. — rex Asibus] DEM r.
Assibus T r. Afibus; V rex Merchior Guaspar Baltasar reges omnes isti in partibus orientalibus rex Undax
rex Asseribus — Precians] E Precianus G Percians — et4] HTV om. — rex Grax] DEMTV r. Gras H r.
Grax K r. Girans — Libanus] G Libianus; V Latinus — et rex Melchior] FGHKT om. et; V om. — rex
Budas] DM r. Budix E r. Budax K r. Budans; V om. — Cirus] E Chus; DMT Ars V Ays — et6]
FGHKT om. — Agrifus] D Acritus EMV Agriffus — alij multi] FHKT m. a. G m. alii — reges²]
V reges et innumerabiles barones et principes tocius mundi et infiniti milites aliarum provinciarum —
126
septuaginta. 3¶Sed quid plura? Mundus in duas partes divisus fuit: una quarum fuit cum rege
Tartarorum, et altera cum Pathavorum rege.
6
De quadam interogatione quam fecit rex Dardanus regi Herminie
1
Cum quadam die sederet rex Dardanus in solio suo et ante eum staret rex Ydorus, rex Syrus et
Lanç rex Persie, regi Herminie in hunc modum verba protulit: «¶O bone rex, ubi est Ananz? Ubi est
dux Mascons? Ubi est comes Adrianus? Ubi est dux Eichis quem militia honoravi et cui donavi
meum ensem?». 2Hijs verbis sic finitis, Herminie rex spiritum quasi vixus est amisise, et eo revento
fuere] FH fue’; T om.; V interfuerunt — qui fuerunt] GT q. fuere; H om.; V q. omnes interfuerunt et
fuerunt — numero] F miro; G om.; H in n. — septuaginta] FGKT ·lxx· H ·Lxx·ta V ·lxx·a.
3: plura] DM pulcra; T om.; V plura sunt — mundus] G om. — in duas partes divisus fuit] EFHV in duas p.
divisus est; G in duas partes divisa est marchia; K in duas p. divisus erat; T divisus f. in duas p. — una
quarum] V videlicet u. q. — fuit²] K erat — rege¹] H regie — Tartarorum] V Thatarorum — et altera]
T alia; V et a. fuit — *Pathavorum rege] DEM Patavorum r. F Path’ r.; GK Pathavie r.; H Pathavino
regie; T r. P. V r. Patavorum.
II.6
rubr.: GHTTt om. il ¶ — interogatione] EKM interrogatione V interogacione — quam fecit] DM qua f.;
V facta inter — rex Dardanus] F r. Tart Dardanus; V regem Dardanum — regi] V et regem — Herminie]
EKV Hermenie.
1: quadam] V quodam — sederet rex Dardanus] DM r. D. s.; T sedente r. D. — solio suo] T sala sua —
staret] KTV starent — rex Ydorus] FH r. Ydot’ K r. Idotus; G om. — rex Syrus] T r. Girus; D om. rex;
V r. Sydi (espunto) — et Lanç] DEGMV et Lanz T et Laum; H Lanz — regi] H et rex — Herminie]
KV Hermenie — in hunc modum verba protulit] D in h. m. v. sua p. dicens; H om. in hunc modum;
T om. verba; V proferens hec verba in hunc modum videlicet dicens — o bone rex] V om. — Ananz]
E Armanus M Amiaz; FGHK om.; T rex Anaum V rex Avans — dux¹] D dus; GT rex — Mascons]
DV Manscos EFHK Manseons; G lac.; T Theseus — est4] FGHK om. — Eichis] E Elchis FK Ochis
H Ochisanz T Chichis V Echichis; G lac. — militia] FGH militie; K militia corr. da militie; V cingulo
militie — honoravi] E decoravi; H honoravit — et cui donavi meum ensem] H et c. d. m. ense; M et c. d.
meam e.; T et ei donavi meum ensem; V et creavi honore militari cui meum ensem dono militari et
cingulo donavi — T aggiunge in fine ¶: Ubi sunt omnes alij mei amici qui vobiscum in mea curia fuerunt
et quibus de meis rebus donavi.
2: Hijs verbis sic finitis Herminie rex] D h. v. s. f. Hermenie r. E his v. s. f. H. r. K his v. s. f. Hermenie r.;
G hiis v. s. f.; T cui respondit r. H. qui; V tunc r. Hermenie prolacione horum verborum lacrimans motus
terrore — *spiritum quasi vixus est amisise] EM s. q. visus e. amisisse; D q. s. visus e. admicisse; F vixus
e. q. s. amisise G visus e. q. s. ammisisse; H visus e. s. a.; K iussus e. q. s. a.; T q. visus e. s. amississe;
V q. s. amissus fuit — et eo revento] EFGK et eo reverso; H et reverso; T et post respondit; V quo
127
ait ili: «Heu heu! Omnes isti per Tartarum fuere mortui causa filie mee Sabine: belum maximum
fuit inter me et ipsum iuxta Herminie flumen, et in hoc belo multi mei principes periere. 3Ante
regem Tartarorum ocidi Giulianç parentem ilius, de cuius morte multum doluit, et ipsi Tartaro ocidi
equm suum; finaliter me cepiset aut feris Byduynorum fuisem mortuus, nisi fuiset incantum quod
fecit filia mea Sabina. 4¶Huius hencantationis virtus hec fuit: quoniam rex Tartarus et nulus alius
vidit me fugere, de qua re nulus poset me reprendere; quia non est equiparatio: viginti milia militum
contra sesaginta milia! 5Quamobrem, o rex Dardane, mite pro Sabina filia mea: ipsa vero bonum
dabit tibi consilium». 6¶Hac locutione finita, ece regina Sabina coram rege Dardano astitit et dixit
revento — ait] T art — ili] DGKM illi; E ille; H sic illi; T om.; V regi Dardano — heu heu] T heu heu
michi — isti] F i’i; H om.; K hij; V isti reges et barones — per Tartarum fuere mortui] E p. T. fuerunt m.;
FHK f. m. p. T.; G f. m. pro Tartarorum; T qui T. regem f. m.; V p. Tatarum regem fuerunt m. — causa]
FGHK amore — belum] DEKMTV bellum — ipsum] T i. Tartarum regem; V i. Dardanum regem
potentissimum — iuxta] D iusta G juxta; K iuxa — Herminie flumen] H H. fluvium K Hermenie
fluvium; V f. Hermenie — bello] FH belo — multi mei principes periere] F multi mei principes perier’;
E mei principes multi periere; H multi mei principes perierunt; V multi perierunt mei principes et
barones.
3: regem Tartarorum] D r. Tarcharum; T ipsum r. T.; V om. Tartarorum — ocidi] DEGKMV occidi; T scire
vobis facio ego o. — Giulianç] DM Giulianz E Giulianum G Guilianz H Guliannz K Guilianç
T Giulians V Guianem — parentem] T parente — ilius] DEGHKMTV illius — cuius] G cujus; T eius
— doluit] D dolorem habui; M dolui — et] T et etiam — ipsi Tartaro ocidi equm suum] D i. Tarcharo
occidi equum s. EHKM i. T. occidi equum s.; T i. regi T. occidi equum s.; V occidi equum dictj Tatharj
regis — finaliter] V et f. — *me cepiset] DEKMT me cepisset; FH me cepisent G me capisent; V ipsum
Tatarum regem occidisset vel eum cepisset — aut feris] F a. fer’ MT a. ferris; G lac.; H ante fer’; K nisi
ferus; V aut ictibus lancearum — Byduynorum] D Bidumorum EKM Biduinorum HV Biduynorum
T Biduinarum — *fuisem mortuus] DKM fuissem m. F fuis’ m.; E m. fuissem; GHT fuisset m.; V m.
fuissed — nisi] K et n.; V et si non — fuiset] DEGHKMTV fuisset — incantum] E incantatio;
T emcandamentum; V incantacio Sibille — quod] D qui; EV quam — filia mea Sabina] V in Eneam.
4: Huius] G hujus; T cuius — hencantationis] DEM incantationis V incantacionis; G hencantationes; H
abincantationis — virtus hec fuit] FH act’ h’ f.; G astus hoc f.; K actus hic f.; V f. causa hec — Tartarus]
D Thartarus V Tatarus; FG Tartarum — nulus¹] DEKMTV nullus — me¹] T om. — fugere] T fugire;
V f. vigore dicte incantacionis — nulus²] DEGHKMTV nullus — poset] DEKMTV posset —
reprendere] EGHKMV reprehendere — quia] K quoniam — equiparatio] F equiparento; G equeperenzo;
H equiparendo corr. da equiparento; V romparacio — viginti milia] DK v. millia FGH ·xx·m TV ·xx·
milia — militum] FGHK equitum — contra] DM esse c.; E ad c.; GH quam; V posset obstare c. —
sesaginta milia] EGM sexaginta milia
K sexaginta millia
T ·lx· milia; D septuaginta millia
H septuaginta milia; V ·lx· milia militum armatorum.
5: o] T bone — Dardane] T Dardanus — mite pro] DEKM mitte pro; T om.; V hortor te ut mittas pro —
Sabina filia mea] V f. m. S. — ipsa vero] E i. enim; H om.; V quia — bonum dabit tibi consilium] D t. b.
c. d.; E b. c. d. t.; FG b. d. c. t.; H t. d. b. c.; T b. c. t. d.; V tutum tibi d. c.
6: Hac locutione finita] M h. locucione f.; DH h. l. facta; T et misserunt pro; V h. vero locucione f.
— ece] EHKV ecce; DM et ecce; T om. — regina Sabina] T S. que — coram] V cum — rege
Dardano] H D. r.; T om. rege; V re D. — astitit] DV extitit — ili] DEGHKM illi; T om.; V ei —
128
ili: ǦO potens rex Dardane, arma cape et cum nostra gente equita contra Tartarum, et sito quod
primum belum sustinebit quod ei dabitur, sed secundum perdet omnino».
7
Quomodo rex Dardanus cum suo exercitu transivit flumen Herminie, et ubi sua
fixit tentoria
1
Omnia de consilio regine Sabine fecit rex Dardanus, et ordinavit quis primo debebat percutere in
exercitum Tartari, quis secundo et quis tercio; et postea flumen Herminie transire cepit, qui iuxta
exercitum Tartari sua fixit temptoria. 2¶Sed antequam valens Teseus de Naone sive a Brenta vesilifer
Auriflame hoc flumen transiret, multi Heuganei in hac aqua periere, de qua re dux Teseus fortiter
suspiravit. 3¶Ad custodiam Auriflame positus fuit rex Securanç cum rege Yspanie et cum rege
Françie.
potens rex Dardane] H p. D. r.; T bone r. D.; V r. D. p. — nostra gente] G vestra gente; TV gente tua —
equita] G equito; T equites — Tartarum] D Thartaro M Tartaro; G Tartarorum; HT Tartarorum regem; V
regem Tatarum — sito] EK scito; DMTV scio; G cito — quod¹] FGHKM quoniam — belum]
DEKMTV bellum — sustinebit] D substinebit F sustineb’; GHK sustinebis; T s. ipse; V obtinebit —
quod ei dabitur] FH q. ei dabit’; K q. ei dabis (corr. da dabit); T q. sibi d.; V om. — sed] DEM et; V om.
— secundum] D secum; F s (cass.); G om.; H secundo; V secundum vero bellum — perdet omnino] V
amittet et perdet omnino.
II.7
rubr.: GHTTt om. il ¶ — Quomodo] DV quando — cum suo exercitu transivit flumen Herminie] E om. c.
s. e.; F t. f. H. c. s. e. K t. f. Hermenie c. s. e. V t. f. Armenie c. s. e. — et ubi sua fixit tentoria] FK om.;
V posuit et figit temptoria sua.
1: Omnia de consilio regine Sabine fecit rex Dardanus] H audito Sabina rex D.; K o. de c. regine f. D. /rex/
(interl.); T o. de c. S. f. D.; V o. hec rex D. f. cum consilio regine S. — et¹] H om. — quis] G quod /quis/
(interl. soprascr.); V quod — primo] DFH p°; G prius — debebat] ET deberet; V debeat — percutere] V
perrutere — *in exercitum Tartari] V in e. Tatari; DEM om. in; F in exerc’ Tartarorum GHK in exercitu
Tartarorum; T T. e. — secundo] DFH s° K 2° — et²] FGHKTV om. — tercio] DFH t° EG tertio K 3°
— postea] E om. — Herminie] DKV Hermenie — transire] V trasire — qui] G que; V om. — iuxta
exercitum Tartari sua fixit temptoria] D iusta e. Thartari s. f. tentoria EKM i. e. T. s. f. tentoria F i. e. T.
s. f. tempteria H i. e. T. s. ficxit t. T i. e. T. s. fimxit t.; V secundum consilium Sabine quo tum facto tunc
statim fixit temptoria sua iuxta exercitum regis Tatari.
2: Sed] H set — valens Teseus] EKT v. Theseus GH v. Texeus M v. Tesaus; V om. — de Naone] E a
Naone; T de Anaone; V om. — sive a Brenta] V om. — vesilifer] DE vexillifer KT vexilifer; F velifer;
G velisifer; V om. — Auriflame] T Auriflamme; V A. Patavie regie potentissime — hoc] FH h’;
G heuganie /herminie/ (interl. soprascr.); K huiusmodi — transiret] V transsiret — *Heuganei]
DEKT Euganei FH heug’ M Heugani; G homines heuganei; V Heuganie — periere] V in transitu suo
perierunt — qua re] D qua /re/ (interl.); FGHK om. re; V quo — Teseus] EKTV Theseus G Texeus.
3: Ad] T et ad — positus] V tunc p. — rex] FGHKV om. — Securanç] DGHM Securanz E Securranus
T Seguram — Yspanie] EKT Hispanie GV Hyspanie — cum²] T om. — Françie] DEHKMV Francie
G Franzie.
129
III
1
Incipit liber tercius, de belo quod rex Dardanus dedit regi Tartaro
1
Sed quando rex Tartarus, qui erat ex altera parte fluminis cum suis principibus atendatus, vidit
Auriflamam Trium Vixium, et quando vidit gentem Yspanie et gentem Françie cum rege Securanç
qui Auriflamam custodiebant; et quando vidit ducem Saxonie et dominum Dislanç; 2et quando vidit
gentem Britanie et gentem Yrlande, gentem Anglietere et gentem Alemanie; ¶et cum vidit gentem
Blachie, gentem Sclavonie et gentem Herminie et magnum regem Persie; ¶et quando vidit gentem
Rosie, et regem Kamanç et gentem Marsirij regis Saragoçe; 3¶et quando postremo vidit gentem
Heuganie cum gentem Lombardie, et Dardanum plenum male voluntatis, tunc statim suos principes
III.1
rubr.: GHTTt om. il ¶ — Incipit liber tercius] K i. l. tertius; D i. l. tertio; E om.— belo] DEKMV bello —
rex Dardanus dedit] V dedit r. Dardanus — Tartaro] D Thartaro F Tardaro V Tataro.
1: Sed] H om. — Tartarus] D Thartarus V Tatarus; F Tartarum; H Tartarorum — ex] V ad — parte] V
partem — fluminis] H fluminjs; F fluvjj K fluvij — suis] T suprascriptis — principibus] FGHK p. et
baronibus — atendatus] EMT attendatus; H om.; V castramentatus — Auriflamam¹] KT Auriflammam;
F Auriflama — Vixium] DHMTV Visium; EK Visuum — gentem¹] K gente /regem/ (interl.) —
Yspanie] DEKT Hispanie V Hyspanie — et²] HT om. — gentem²] D genten; K regem corr. da gentem;
T om. — Françie] DEHKMTV Francie G Franzie — cum rege] K et regem — Securanç]
DGH Securanz
E Securranum
K Seguranç
M Securranz
T Securanm — Auriflamam²]
K Auriflammam; H Auriflama; T Auri sib flammam — custodiebant] DEM custodiebat — et³] H om.
— quando³] T om. — ducem] D etiam d.; E om. — Saxonie] MTV Sansonie; E Sansonem; F Sansonem
Saxonie; — et4] E om. — Dislanç] DGHT Dislanz E Dislane V Dyslancz.
2: et quando vidit¹] EF om. et; G om. quando vidit; H iterum — Britanie…Anglietere et gentem] DM om.
— et gentem¹] EV om. et; T om. — Yrlande] EGT Irlande K Irlandie — gentem Anglietere] E et g.
Anglieterre; GHK g. Anglie; T Anglie; V gentem gentem Gurlande gentem Francie terre gentem Anglie
— et gentem Alemanie] E et g. Alamanie; G om. gentem; TV om. et — et cum vidit] F et cum vid’;
HTV om.; K et cum vidisset — gentem Blachie] EG g. Valachie H g. Vlachie; T Blanchie — gentem
Sclavonie] D om.; GT om. gentem — et gentem Herminie] K et g. Hermenie; EHT om. et; M om.;
V gente Armenie — et magnum regem Persie] F et m. reg’ ipersie; G et magnum /um/ (interl. soprascr. a
-num) regis syrie Persie; M om. — et quando vidit²] HM om.; T et; V cum — Rosie] DM Roxie
ET Rossie; V coriem — *et regem Kamanç] D et r. Kmanz E et r. Kainanc M et r. Kamaz; FK et
gentem Kmanç; G gentem Bramanz; H gentem Kinanz; T r. Chaynaum V r. Caynacz — et gentem
Marsirij] EK et g. Marsilij F et g. Marsirjj; G g. Marsiris H g. Marslie T g. Marsilij — regis] H et —
Saragoçe] D Saragone E Saragose GHT Saragoze M Saragoç.
3: quando] HT om. — vidit] HT om. — Heuganie] D Heuganee F Heu’; H Heug’ T Euganie;
G Heuganeam K Euganeam — cum gente] DM cum gentem — Lombardie] H Lonbardie — et
Dardanum] FGHK om. et; T et D. regem; V ac D. regem — plenum male voluntatis] FH plen’ mal’
volunt’; KT p. mala voluntate; V tumentem cum suo exercito obstipuit — tunc] H om. — statim] T
statuit; V om. — suos principes…armari] V Tatarus rex suos iussit principes et barones cum reliquis
regibus et militibus innumerabilibus armari — et milites] EFGHK om. — iusit] EHK iussit; D missit;
130
et milites iusit armari, qua de causa tantus fuit ibi strepitus, quod tonitrua summi Dei non debuiset
audiri. 4¶Rex Tartarus non vidit exercitum Dardani flumen pertransire propter hencantationem quam
fecit Sabina. 5¶Omnes reges et principes utriusque partis in uno deserto in quo non erat aliud quam
forte natura serpentum sua fixerunt temptoria.
2
Quomodo rex Dardanus percusit exercitum Tartari
1
Dardanus rex Heuganie sive Pathavie primo cum Auriflama Trium Visium exivit de sua gente,
quod idem fecit rex Tartarus cum suo vesilo in quo fulgebat argenteus color. 2¶Dardanus cum
G visit; M misi; T om. — armari] DM armare; T armatj — qua de causa] V ubi incepto bello — tantus
fuit ibi] F t. fui i.; G t. f. illi; H t. i. f.; T f. t. i. — quod] H om. — tonitrua summi Dei] D tonitria magni
D.; E comitiva s. D.; F conicerasium D.; G tartorus ‹lac.›; H om.; K comitia sui D.; V quasi t. s. Iovis —
*non debuiset audiri] DM n. debuisset a.; EG debuisset a. F d. a.; H om.; K debuissent a.; T n. debebant
audirj; V audiebantur et audiri videbantur.
4: Tartarus] D Thartarus V Tatarus — non vidit…Sabina] V ob incantacionem quam regina Sabina fecerat
non vidit Dardanum regem cum suo exercitu flumen transire — non vidit exercitum] F n. vid’ e.; GH n. v.
exercitus; K vero videns e. — Dardani] T regis D. — flumen transire] FGHK f. pertransire; T t. f. —
hencantationem] DEHKMT incantationem — quam] D qua — fecit] FM fec’; GV fecerat — Sabina]
F Sadinam; GHM Sabinam.
5: reges et principes] D p. et r.; V r. p. et barones — in uno deserto in quo] T in u. d. loco in quo; V in quo
loco d. — non erat…serpentum] V om. — aliud quam] E illud ad quod; FGHK nisi — forte] EFGHK
om. — serpentum] FGHK serpentium — fixerunt] F fix’ H ficxerunt T finxerunt; E fixisset; GK fixit
— temptoria] DEKM tentoria.
III.2
rubr.: GHTTt om. il ¶ — rex Dardanus] D D. r. — percusit] DEKV percussit — exercitum] V primo in
exercitu — Tartari] D Thartari V Tatarj.
1: Heuganie sive Pathavie] D Heuganee s. Patavie E Euganie s. Patavie G Heuganee s. P. K Euganee s. P.
MV H. s. Patavie; T om. — primo] V om. — Auriflama] EK Auriflamma; D Auriflamina;
M Auriflamam T Auriflammam — Trium Visium] G T. Vixium; EK T. Visuum; H Trivisium; V om. —
exivit] H esivit — quod idem fecit] V om. — rex Tartarus] D r. Thartarus; V cum thatacaris — vesilo]
DG vexilo EKMTV vexillo — argenteus] F argeteus; M arcengeus.
131
Auriflama percusit exercitum regis Ogonis, regis Agriffi, regis Ungarie et regis Syri et ocidit
magnum regem Neptalinum, et iterum percusit regem Ogonem et regem Tarsis; tandem regi Ogoni
per gentem Byduynam auxilium datum est, et rex Tarsis ad Sabinam captus deductus est. 3¶Octo rex
Françie sive Gaulis percusit regem Libanum ita quod spiritum amisit, ¶iterumque ducem Palatine
percusit et comitem Ydorum, qui statim mortui sunt. 4¶Alemanie rex Octo percusit divitem regem
Aganeum, et ipsum ocidit. 5¶Anglie rex fuit probus miles, dives in castris, largus in donando
magneque persone et membrorum, qui regem Lucarum ocidit et contra exercitum Tartari magnas
ostendit probitates.
2: Dardanus] V qui rex D. — cum Auriflama] KT c. Auriflamma; D c. Auriflamina; H om.; M c.
Auriflamam; V primo c. A. — percusit¹] DKMT percussit; V om. — exercitum] F exercit’; G exercitus;
V in e. — regis Ogonis] T r. Ugonis; E Agogis r. FH Ogo reg’; K Ogo r.; G om. — regis Agriffi] F reg’
A. M r. Agrifi V reg’ Agrissi; H A. regi — regis Ungarie] E r. Hungarie F reg’ U.; H U. rex — et regis
Syri] DT et r. Siri E et r. Sirie V et rigis Syti; F r. Syrij GH r. Syrii K r. Sirij — ocidit]
DEGHKMTV occidit — magnum regem] FHK om. regem; G om. magnum — Neptalinum] T Neptalim
V Neapolinum — iterum] T etiam; V om. — percusit²] DEGHKMT percussit; V om. — Ogonem]
FGH Agonem K Agaonem T Ugonem — et regem Tarsis] DV et r. Tarsie F et reg’ T.; E at r. Tharsis;
G et regis T. — tandem] D fantem; E et t.; FGHK eidem — regi Ogoni] GK r. Agoni T r. Ugoni;
D regem Ogon M regem O. — Byduynam] DEHKMT Biduinam G Biduynam V Viduynam — datum
est] D dactum e.; G datus e.; V d. fuit — et rex Tarsis] DV et r. Tarsie E et r. Tharsis; G om.; H et
Tartarus male se paratum vidit rex Tarsis; T r. vero T. — ad Sabinam captus deductus est] DEM ad S. c.
ductus est; G om.; K c. ad S. d. est; T ad reginam S. ductus; V c. est et ductus fuit ad S.
3: Octo] E Ottho KMV Otto — rex Françie] DEGHKMT r. Francie; V vero Francie rex — sive Gaulis]
D s. Gaule E s. Gallie FHKM s. Gaul’; G s. Gaulus; T om. — percusit¹] DEGKMST percussit — ita
quod] DF itaque; G ita quod (corr. da que) — spiritum] T vitam — amisit] D admissit; T anissit —
iterumque] T et — Palatine] G Palantine TV Palatinum — percusit²] DEHKMTV percussit — et
comitem…sunt] V om. — Ydorum] K Idotum T Ydarum; D Ydorus; G Ydorum /India/ (interl.
soprascr.) — statim] D statin.
4: Alemanie rex Octo] E A. r. Ottho KM A. r. Otto; T om. Octo; V O. A. r. — percusit]
DEHKMTV percussit — divitem regem Aganeum] D r. d. A.; EFH comitem r. A. G comitem r. Aganz
unde K comitem r. Ganeum; T regem Aganem; V Agameum divitem — et ipsum ocidit] DEGHKMT et
i. occidit; V om.
5: Anglie…dives] V om. — fuit probus miles] D f. p. milles; K p. m. f. — dives] T et dives — in castris]
G incastus — largus] D largo; V largum — magneque persone et membrorum] F magneque p’ et
membrorum; D magne persone et membrorum; K magnamque partem Cymbriorum; T et magne persone
et membrorum; V magnus erat de persona et membris bene complexionatus — qui regem] K om. —
Lucarum] FH Licarum G Litarum; K Icarumque — ocidit] DEHKMTV occidit — exercitum Tartari]
D e. Thartari F exercit’ T.; V e. Tatarrj; G exercitus T.; H T. e.; T e. Dardani — magnas ostendit
probitates] F mag’ o. probit’; G om.; HK magnam o. probitatem; T m. exercuit p.; V m. fecit et o. p. et
infinitas.
132
3
Quomodo rex Britanie pugnavit contra Tartarum
1
Rex Britanie insulam quandam intravit iuxta Herminie flumen, qui multas penas est pasus a rege
Tartaro et a rege Kamo antequam sol ad ocasum tenderet, sed interim quinque reges Yspanie cum
duce Gualterio qui guadum fluminis custodiebant venerunt iuvare regem Dardanum Pathavinamque
gentem. 2Qui rex Dardanus intra gentem Tartari, velud incantamentum indutus esset, non ab aliquo
fuit lesus; et cum eo erat Archiro rex et rex Stefanus optimus belator et rex Assuerus cum sua gente
qui cum inimicis fortiter preliabantur. 3¶Sed, quando quinque reges Yspanie fuerunt cum sua gente
congregati, reperti sunt centum milia armatorum.
III.3
rubr.: GHTTt om. il ¶ — Britanie] K Bertanie — Tartarum] D Thartarum; V Tatarum regem.
1: Britanie] K Bertanie M Bretanie — quandam] E quamdam — intravit] G venivit — iuxta] G juxta —
Herminie] DEKV Hermenie — flumen] K fluvium — penas] V om. — *est pasus] DEM e. passus; F p.
fuit GHK passus fuit; TV passus e. — a rege¹] G cum rege — Tartaro] D Thartaro V Tataro — et a rege
Kamo] E et a r. Kaino FH et a r. Kmo G et a r. Brino K et a r. Caimo; TV om. — ad ocasum tenderet]
EKMT ad occasum t.; V t. ad occasum — sed] G sed corr. da scilicet; V nam — interim] D iterum —
Yspanie] EK Hispanie TV Hyspanie — cum duce Gualterio] K cun d. G. T cum d. Valterio; D om. —
qui guadum fluminis custodiebant] T q. vadum f. c.; D om.; F q. pasum f. c. HK q. passum f. c.; G q.
passum f. custodiebat; V q. vadum f. custodiebat — venerunt] FH vene’; G venere — Dardanum]
V Dardarnum — Pathavinamque gentem] DEGHM Patavinamque g.; F Pathaviamque g.;
K Pataviamque g.; V et g. suam Patavinam.
2: rex¹] T om. — intra] E intravit; FGHK inter — Tartari] D Thartari V Tatarj — *velud incantum indutus
esset] D velut in camum inductus est; E veluti incantamentum indutus est; FGH velud canes indutus
esset; K velut inter canes erat; M velut in carmum inductus esset; T velud lupus rapax in carnes inductus
esset stabat; V velut leo disfrenatus rugiendo destruebat et devastabat et taliter erat cum equo suo armatus
quod ab ab aliquo non offendi vel vulnerarj aliquar possuit potuisset — non ab aliquo fuit lesus] EK et n.
ab aliquo f. l.; FG et n. ab alio f. l.; H n. f. l.; T nec tamen ab aliquo f. l.; V et sic stetit illesus et sanus
totus — erat] EM erant — Archiro rex] D Alchior r. E Anchyro r. T Anchio rege; K Achiro
V Archiroth — rex Stefanus] HKTV r. Stephanus; E Stephanus — belator] DEKMT bellator; V bellator
et potens in armis — Assuerus] FGH Asyrus K Asirus T Assuerius V Ansuerus — cum¹] M omni —
inimicis] G suis i. — preliabantur] G preliabatur; V preliabant et constans ut leo.
3: quando] T tunc — Yspanie] DTV Hyspanie EK Hispanie — fuerunt] FH fue’; GK fuere — reperti sunt]
HT et r. s.; K fuerunt — centum] FHK ·C· — milia] DKT millia — armatorum] K reperti armatorum.
133
4
Quomodo gens Yspanie, Saxonie et Bayverie debelavit gentem Tartari per
quindecim miliaria
1
Gens Yspanie cum gente Saxonie et Bayverie per quindecim miliaria gentem Tartari debelavit.
2
Que gens Tartari non per teram nec per aquam potuit fugere, unde tantum fecit gens Yspanie,
Naimerius et Rainerius duces, quod magnam partem exercitus regis Tartari cum falso rege Kamo
fugavit usque ad ipsum Tartarum. 3Hij duces pulcerimum regem Kamum pluries regimentaverunt ac
etiam valentem regem Tartarum qui super riberiam fluminis erat.
5
Quomodo rex Dardanus suos superat inimicos
1
Set quando rex Dardanus suos superat inimicos non est oblivioni mandandum: ¶Dardanus percusit
III.4
rubr.: GHTTtV om. il ¶ — Yspanie] E Hyspanie K Hispanie — Saxonie] EM Sansonie; FK et S. —
Bayverie] EK Baverie M Baiverie; D Baveri — *debelavit] DEM debellavit F debelav’; K debellarunt
— Tartari] D Thartari — quindecim] EFK ·xv· — miliaria] EK milliaria.
1: Yspanie] EK Hispanie TV Hyspanie — Saxonie] EMTV Sansonie — Bayverie] EGHKT Baverie
F Baiverie; D Baverie debellavit — per] T pro — quindecim] FGHKV ·xv· — miliaria] KT milliaria —
Tartari] D Thartari V Tatarj — debelavit] EMV debellavit FH debelav’; D om.; K debellarunt
T debellaverunt.
2: Que gens Tartari] T q. g. Tartarij V q. g. Tatarj; D om.; H q. T. g. — non] DGT nec; V neque — teram]
EKTV terram; DM terra — nec] MV neque — aquam] V mare vel aquam — potuit fugere] FGH non p.
f.; T f. potuerunt; V f. p. — fecit] FH fec’; T fuerunt — gens²] EFGHK rex — Yspanie] EK Hispanie
TV Hyspanie — Naimerius] M Naymerius; E Naimerius scilicet F Namerius scilicet; G Mainerius ·6·
H Narnerius ·6· K Namerius ·6·; V Raynerius — Rainerius] D Kaimerius H Narnerius K Tamerius
M Raynerius; E Kaimerius sive Raynerius; V Naymerius — duces] FH duc’; G duc‹lac.›; K dux; V om.
— exercitus regis Tartari] V e. r. Tatarj; D e. Thartari r.; FGH om. regis; K e. Dardani Tartari; T gentis T.
— Kamo] E Kaino FH Kmo G Rmo K Camo V Chamo; T Gabrino — fugavit usque ad ipsum
Tartarum] D f. u. ad i. regem Thartarum; FH u. ad i. fugav’ T.; G u. ad i. fugivit Tartarus; K u. ad i.
fugaverunt T.; T fugaverunt ad i. Tartarorum regem; V f. ad i. Thatarum.
3: Hij…Tartarum] T om. — Hij] G hii — duces] E duos — pulcerimum] E pulcerrimum G pulcherimum
KV pulcherrimum; H plurimum — regem¹] V ducem — Kamum] E Kainum V Chamum; FH Ycanum
G Ytanum K Icanum — pluries] V plures — *regimentaverunt] F regimentave’; DM regrentarunt;
E retentaverunt; G regine tartarine; H regrentave’; K inquitaverunt; V reg gretaverunt — ac etiam]
E atque etiam — valentem regem Tartarum] D v. r. Thartarum; E v. r. Tartarorum; FHK om. regem; G v.
Tartarorum; V r. Tattarum v. — qui] E quo — super] V supra — riberiam] DEMGV riveriam H riberam;
T ripam.
III.5
rubr.: GHTTt om. il ¶ — Dardanus] V D. animosus et valens — suos superat inimicos] V s. i. superavit.
1: Set] DEGHKMTV sed — quando] EK quomodo — rex] T om. — suos superat] T suos superabat;
V superavit suos — non est] D tum est; E nomen; T quod non est — mandandum] E tradendum;
134
regem Ogonem quem de equo ad teram deiecit, qui tamen per regem magnum Magog ad equm
positus est. 2¶Demum, rege Dardano sic belante, in eius auxilium venerunt rex Alemanie, dux
Naimerius et quinque reges Yspanie, rex Anglietere et Oto rex Françie venere, ita quod inimicorum
magnam quantitatem ociderunt. 3¶Ferus rex Ogençus et rex Og, videntes quod hoc tale et tantum
belum sustinere non poterant, et videntes Auriflamam cum gente Heuganie ac Lombardie sibi
aproximare, fugierunt, ¶sed rex Magog quandam falsam cogitationem fecit, qui dixit regi Tartaro se
vele furari reginam Sabinam sapientem, Anfelicem et aliam domiçelas. 4Rex Dardanus, de ilius
cogitatione perpensus, a gente Pathavie fecit illum persequi et ipsumque ad fugam converti, et nisi
fuiset falsus rex Kabrinus qui genti Heuganie sive Pathavie impedimentum dedit, vitam amisiset rex
Magog.
FGH mandatum — Dardanus²] V qui — percusit] DEHKMTV percussit — regem Ogonem] E r. Agonem;
T Agonem — quem de equo] H et ipsum — qui tamen] E quum tandem — regem magnum Magog] E m. r.
M.; FGHKT om. magnum — *ad equm positus est] DEMV ad equum p. est; FH p. est ad equm GK p. est ad
equum; T ad equum possitus fuit.
2: rege] FH reg’; G regi — belante] KM bellante V bellande; D om.; E debellante; G valente; T deliberante —
in eius auxilium] G in ejus a.; H om. — venerunt] F vene’; GK venere — Alemanie] E Alamanie — dux]
FGHK duxque — Naimerius] DMV Naymerius FG Namerius; H Raynerius — et¹] T om. — Yspanie]
DEK Hispanie GTV Hyspanie — Anglietere] EGKMV Anglieterre; DT Anglie — Oto] DHTV Octo
E Ottho K Otto M Otho — Françie] DEKMTV Francie G Franzie H Frantie — venere] EFGHKT om.;
V debellantes potenter — ita quod] D itaque; V ita et taliter quod — magnam quantitatem] FGHKV m.
partem; T partem m. — *ociderunt] DEMTV occiderunt F ocide’ H occide’; GK occidere.
3: Ferus] DT ferrus — Ogençus] D Ogencune E Ogenus FGHK Agetum T Ogonzanus V Ogencius —
videntes¹] T vidente — hoc] T om. — belum] DEKMTV bellum — sustinere] HV substinere — poterant]
M pot’ — et²] V om. — Auriflamam] T Auriflammam — gente Heuganie] DEM g. Euganie T g. Euganee;
FH Heu’ g.; G Heuganea g. K Euganea g. — ac Lombardie] F ac Subardie H ac Lonbardie K ac Sovardie;
D hac L.; ET et L. — sibi] D si; T ad se — aproximare] D apropinquare; approximante G aproximante
H aproximant’; M approximantem; T proximare; V appropinquantes — fugierunt] FH fugie’; GK fugiere;
T aufugerunt; V terga dederunt et f. — sed] V et — quandam] E quamdam — falsam] H falla’; K fallaciam;
V malam — cogitationem] F cogitat’; K cogitatus; V cogitacionem — fecit] M om. — qui dixit…] da qui
riprende il testo anche in AS — qui dixit] V dicens — Tartaro] AD Thartaro S Thartaro V Tatharo — vele]
ADEKMSTV velle — furari] AV furarj; G furare — reginam Sabinam] H S. r. — sapientem] H om.;
K /sapientem/ (marg.) — Anfelicem] A Anfelicam; ET Amphelicem; S Amphelicam; K et A. — domiçelas]
AEKSTV domicellas D damicellas G domizelas HM domicelas.
4: Rex Dardanus] DV D. r. — de ilius] AEHKMST de illius; D de eius; V tunc de illis — cogitatione] V malis
cogitacionibus — perpensus] S perpenssus; FGH percusus K percussus; T propensus; V perpendidit — a
gente Pathavie fecit] DEMT a g. Patavie f. F a g. Path’ f.; H a g. Pathaviam f.; S Agnete Patavie f.; V et fecit
a gente Patavie — illum persequi] D i. consequi; FGH om. illum; K p. eum; S i. prosequi; T illam p.; V i.
sequi — et ipsumque] D ipsam; EV om. et; K om. ipsumque; M ipsamque; S et ipsum quem — converti]
V perverti — fuiset] ADEGKMSTV fuisset — rex²] H om. — Kabrinus] AFH Kbrinus DKMT Cabrinus
G Chabrinus V Cabinus — Heuganie] DEM Euganie F Heu’ G Heuganee KT Euganee; A Herminie;
H eum — sive Pathavie] DEMS s. Patavie; FGHKTV om. — impedimentum] V inpedimentum — vitam]
V om. — *amisiset rex Magog] AEMS amisisset r. M D amississet r. M. T ammississet r. M.; F om. rex
GK amisisset M. H amissiset M.; V ipse r. M. amisisset.
135
6
De probitate regis Kabrini
1
Kabrinus fuit rex potens super flumen Tartareum, nec miles eo probior meliorque reperiebatur
exceptis rege Tartaro et rege Dardano Pathavie civitatis. 2¶Kabrinus ante suam gentem equitans alta
voce clamabat: «O rex Og, revertere et timere noli, quia in tui auxilium venit rex Ungarie cum sua
gente et rex Saleg Maleg Naym»; ¶sed rex Og in ebreo ili respondit: «Non reverterem si quis michi
donaret texaurum palacij Tartarini». 3¶Et quando Kabrinus fuit iuxta regine Sabine Dardanidamque
gentem, equo fixis calcaribus, percusit Bonum de Orlino ita quod vitam amisit; iterumque ocidit
regem Guiçardinum, unum quinque regum Yspanie, et ocidit Gerardum comitem Turini.
III.6
rubr.: GHTTt om. il ¶ — probitate] A probitatibus — Kabrini] A Kbrinj DKM Cabrini F Kbrini
V Rabinj.
1: Kabrinus] A Kbrinus DKMTV Cabrinus FG Chabrinus H Rabrinus — fuit rex] KV r. f. — potens]
V potens et constans — flumen] D fluminem; M flumine — Tartareum] D Thartareum V Thatareum;
A Tartharorum; S Tartharum — miles] F mil’; D miles nullus; G nulus H nullus; K ullus; M milleus —
probior meliorque] A p. meliorve; DM melior; H om. meliorque; V p. nec melior — exceptis] D exeptis
V exteptis; FHK excepto; G excepti — rege Tartaro et rege Dardano] D r. Thartaro et r. D. F reg’ T. et
reg’ D. S r. Tartharo et r. D.; G regi T. et regi D. H regi T. et reg’ D.; V regibus T. et D. — Pathavie
civitatis] DEMSV Patavie c. F Path’ civit’; G Patavine c.; H om.; T om. civitatis.
2: Kabrinus] AF Kbrinus DHKMTV Cabrinus G Chabrinus — suam gentem] V regem et g. s. —
equitans] A equitavit — clamabat] AGHK clamavit F clamav’ — Og] G Og corr. da Gog; T agog Og —
revertere et timere noli] H r. et t. nolj; ADV r. et n. t.; E om. et — tui auxilium] F tui aux’; A vere a.;
K tuo auxilio; T tuum a. — Ungarie] E Hungarie G Ugarie — et rex Saleg Maleg Naym] A et r. Zaleg
Malevani E et r. S. M. et Naim S et r. Salleg Maleguaym T et r. S. Magel Vaim V et r. S. et Maleguay;
D r. Salez Maleg Nay — sed] AFGHKST om.; V et — in ebreo] ADEM in hebreo; V tunc revolvens se
et in hebreo sermone — ili] GKST illi H illj; A ille; DM om.; V sibi — reverterem] EKM reverterer;
V revertor — michi] AEK mihi — donaret] D donaret corr. da donarunt; M daret — *texaurum palacij
Tartarini] A thesaurum pallatij Thartarinj D thesaurum palatij Thartarini E thesaurum palatij Thatarini
M thesaurum p. T. S thesaurum p. Tartharini T thesaurum p. Tartarinj; F t. T. p. G t. T. palatii H t.
Tartari K thesaurum T. p.; V pallacium Tatarj et thesaurum suum totum.
3: Kabrinus] AF Kbrinus G Chabrinus KMTV Cabrinus; D om. — fuit] T om. — iuxta] D iusta G juxta
— *regine Sabine Dardanidamque gentem] AS regem Sabine ‹lac.› que g.; D gentem Sabine
Dardanideque gentem; E regem Sabine et Dardanique g.; F reg’ Dardanidam Sabineque g.; G regem
Dardanidam Sabineque g.; H reginam Dardanidam Sabineque g.; K regem Dardanum Sabineque g.;
M gentem Sabine Dardanidamque g.; T regine Sabine Dardanique g.; V gentem Sabine Dardanicam
gentemque — equo fixis calcaribus] V equum suum obpressis c. — percusit] ADEKMSTV percussit —
de Orlino] A de Urbino F de Orlinio G de Orlivo HK de Orlivio M de Arlino T de Calmo — ita quod]
D itaque; H et — amisit] D amissit — iterumque] AFS itaque; G etiamque; H itaque etiam; K et etiam;
T et — ocidit¹] ADEHKMSTV occidit — *Guiçardinum] A Vitandinum D Guitardinum E Cittadinum
F Cuitadinum H Evitadinum K Erutadinum M Guitadinum S Evitandinum T Guizardinum
V Guicardinum; G lac. — unum] H demum — Yspanie] AT Hyspanie EG Hispanie — ocidit²]
ADEHKMSTV occidit — Gerardum] S Gerrardum — Turini] A Thurinj D Taurini H Tiurnj M Turrini;
GK om.
136
7
Quomodo exercitus Dardani fugatus fuit usque ad Auriflamam Trium Vixium
1
Reges Asuerus, Belcarior et Achinus exercitum Dardani usque ad Auriflamam Trium Vixium
fugaverunt: ¶rex Belcarior ocidit sapientem Albricum civitatis Asili comitem, et rex Asuerus ocidit
Martinum comitem Pendicis et alios multos quoque, quorum non fuit numerus; que omnia bene
vidit rex Dardanus Pathavie civitatis.
8
Quomodo reges Asuerus, Belcarior et Achinus exercitum Dardani fugaverunt
1
Exercitu Dardani ita fugato, ipse cum gente Heuganie, cum gente Lombardie, cum rege Gaulis alta
voce clamare cepit: «Venite huc Galici sive Francigene, venite huc Anglici, quia sicut credo hodie
vindicabimus mortem sapientis Albrici civitatis Asili comitis, mortemque Martini comitis
III.7
rubr.: GHTTt om. il ¶ — exercitus Dardani] A e. Dardanj; E om.; V e. regis Dardanis — fuit] AEFKS est —
Auriflamam] K Auriflammam — *Trium Vixium] DM T. Visium E T. Visuum; AFKSV om.
1: Reges] A Legos — Asuerus¹] A Ansuerus DEMTV Assuerus FGH Asuerius S Anssuerus — Belcarior¹]
AS Belcharior D Belchakhior G Beltarior K Belcanior M Belchachirior V Belchachiliorum — Achinus]
DM Aychinus S Achivus; V Aychinus cum gente sua — exercitum] F exercit’; GH exercitus — Dardani]
A Dardanj — Auriflamam] A Auriflammam; G Auriflama — Trium Vixium] ADHM T. Visium; EK T.
Visuum; TV om. — fugaverunt] T fugaverrunt; F fugare leggibile anche fugiere; G fugiere; H fugare;
K fugavere corr. in interl. da fugiere — Belcarior²] AS Belcharior D Bellachior G Beltarior K Helcanior
MV Belachior
T Balcarior — ocidit] ADEHKMSTV occidit — Albricum] G Albri; H Albertum;
K Albricum corr. in interl. da Albertum — civitatis…fuit] G om. — *civitatis Asili] D c. Alzili; V c. Assaldi;
A comit’ Axilli FH comit’ A.; E comitem Asilli K comitem A.; M civitatem Assili; S comitis Assili
T comitis Assilli — comitem et…Pendicis] AEFGHKST om. — *Asuerus ocidit] DMV Assuerus occidit —
et alios] AS om. et; E aliosque; T alior — multos quoque] A multosque; DEHKMV om. quoque — fuit
numerus] E fit mentio — que omnia…civitatis] V om. — que] M qui — Pathavie civitatis] DM Patavie c.;
E Padue c.; T om.
III.8
rubr.: GHTTt om. il ¶ — reges] AEFKS rex — Asuerus] AS Asuerus DEMV Assuerus — Belcarior]
AS Belcharior DM Ballachiro V Belachior — Achinus] V Talym — exercitum] E ab exercitu — Dardani]
A Dardanj — fugaverunt] E fugierunt et ab ipso mortui sunt.
1: Exercitu] D exercitus; H exercitum — Dardani] A Dardanj; V regis D. — ita] D sic; E iam; V om. — ipse] T i.
rex; V ipso — Heuganie] AT Euganee DE Euganie FH Heu’; K Euganea; V Ungarie (espunto) Heuganie —
cum gente²] FGHK om.; T et — Lombardie] HS Lonbardie — cum rege] FGHK et r.; V et cum gente —
Gaulis] D Galie E Gallie FHM Gaul’ K Gaulie; G Gaulus; V Gaulica — alta] V alte — cepit] V c. dicens —
venite huc Galici] A venite huc Gaulives venite huc Galici S venite huc Guillines venite huc Galici T venite
huc Guielmones venite huc Galici; E om.; F venite huc Gausilies venite Galici G venite huc Gaulus venite
Gaulici H venite Gamilces venite Galici K venite huc Gaulies venite Galici; V venite huc omnes Gaulici —
sive Francigene] V s. Frangene; EFGHK om. — venite huc Anglici] A v. h. Anglicj; FGKV om. huc; H et A.;
T om. — quia] D om. — sicut credo] H om. — vindicabimus] DM vendicabimus; G vidit Cabrinus —
sapientis] H om. — Albrici] A Albricj D Alberici — Asili] A Axillj D Asyrij E Asilli MV Assilij ST Assilli
137
Pendicis!». 2Hijs gentibus convocatis ad se suisque aciebus ordinatis et equo opreso calcaribus, ¶rex
Dardanus cum alijs suis militibus exercitum Tartari audacter invasit et Aleg, Saleg et Asuerum reges
ocidit, et fortiter percusit regem Kabrinum, quem de equo non amovit. 3Percusit etiam Belcariorem
regem qui captus fuit; sed interim auxilium habuit a rege Kabrino et a rege Achino et a gente
Ungarie, ita quod equum asendit. 4Multum doluit rex Dardanus eo quod rex Kabrinus non fuit
captus, qua de causa equitavit versus ilam partem in qua erat Tartarus et invento Kabrino ipsum
fortiter percusit, neque eum de equo amovit, ¶sed iuxta costatum latus Dardani suam lanceam misit
rex Kabrinus, eo iliso. 5Dardanus, comotus ad iram propter Kabrinum filium Assalonis, acepta
lancea ilum tam fortiter super clipeum in quo leonis fera fulgebat percusit, quod Kabrinum cum toto
mortemque] H mortem; V et mortem — Martini] HV Martinj — Pendicis] E Perdicis F Pedic’
H Pendic’; G lac.; K Pedic.
2: Hijs gentibus convocatis] EKT his g. c. G hiis g. c.; H om. — ad se] DM a se; AFGHKST om. —
suisque] FGK suis; H et suis — aciebus] S acciebus — ordinatis] T convocatis — equo¹] V equo suo —
opreso calcaribus] AKMV oppresso c. DGST opresso c.; E c. oppresso — alijs] G /alijs/ (interl.) —
suis] M sui — exercitum] F exercit’; DGH exercitus — Tartari] A Tartharj D Thartari S Tarthari
T Tartarj V Thatarj; F Dardani Tartari — audacter] DGMV audaciter; T audactus — invasit] T invaxit
— et Aleg] A et Ales D et Alg T et Alleg; FGHK om. et S Alleg — Saleg] A Saolg T Salleg; FGHK et
S. — et Asuerum] D et Assuer EMV et Assuerum; AT Ansuerum S Ansuorum — reges] FH reg’;
GK regem; T regis — ocidit] ADEHKMTV occidit — percusit] ADEKMSTV percussit — Kabrinum]
AF Kbrinum DKMTV Cabrinum G Chabrinum — equo²] V e. suo — non amovit] DFGS n. admovit
ET n. ammovit; A n. admot’; V tamen n. a.
3: Percusit etiam] AK percussit et; DMSTV percussit; E percussitque — Belcariorem regem]
DM Bellachiorem r. E Belchiorem r. G Beltarorem r. K Helcaniorem r. S Belchariorem r.
T Belcarionem r. V Belachiorem r.; A r. Belchariorem — qui] H et — interim] D interin; GV iterum —
auxilium habuit] A h. a. V havit a. — Kabrino] AFG Kbrino DKMTV Cabrino — a rege Achino] D a r.
Aychamo M a r. Aychanx S a r. Aclino T a r. Erlino; F et a r. Acljno G et a r. Adino H et r. Aclino K et
a r. A.; V om. — et a gente Ungarie] A om. et; E a g. Hangarie; K et a g. Ungaria — asendit] A assendit
DEGHKMSV ascendit; T essendit.
4: Multum…causa] H om. — doluit] A debuit; F dolutem — Kabrinus] AF Kbrinus DGKMTV Cabrinus
— equitavit] HT Dardanus e. — versus] D versus versus — ilam partem] ADEGKMSTV illam p.; H p.
illam — erat] F eiat — rex Tartarus] AS r. Tartharus D r. Thartarus; G r. Tartaris; V Tatarus r. — et
invento] AS om. et; T qui in veto — Kabrino] A Kbrino DGHKMTV Cabrino F Kbruno — ipsum]
D ipsam — percusit] ADEHKMSTV percussit — neque…amovit sed] H om. — neque] F ne’; GK nec
— eum de equo] V de suo equo — amovit] D admovit T ammovit — iuxta] G juxta; V iux — costatum
latus Dardani] A c. archium; D c. /et/ (interl.) l. D.; H om. latus Dardani; K c. lateris D.; V cestatum l. D.
— suam lanceam misit] DS s. l. missit E s. lanciam m.; H secundo cum lancea illum graviter percusit
cum suo equo — rex…iliso] H om. — Kabrinus] AF Kbrinus DGKMTV Cabrinus — eo iliso] A eo
ileso D eo inleso EMV eo illeso S eo illesso; T et ileso.
5: H om. il ¶ — Dardanus] V D. rex — comotus] AEKMT commotus F comot’ G comosus S comottus —
Kabrinum¹] AF Kbrinum DGKMTV Cabrinum — filium Assalonis] A f. Asalonis EFG f. Affalonis
K f. Afalonis; T om. — acepta] ADEGKMTV accepta — lancea] DM una l. — ilum]
ADEGKMSTV illum — tam fortiter] FG t. f. percusit K t. f. percussit; V om. — clipeum] D chlipeum
E clippeum — quo] FGKS qua — *percusit quod] AEMS percussit q.; D om. percusit; FGT percusitque;
K et; V in tantum quod — Kabrinum²] AF Kbrinum DGMTV Cabrinum K ipsum — toto] D tote;
K om.; V suo — proiecit ad teram] ADEMT p. ad terram; G iecit ad t.; K ad terram p.; S periecit ad
138
equo proiecit ad teram, missa lancea per costas ilius, eo non multum leso. 6Rex Dardanus, acepta
fide a rege Kabrino quod in Sabine carcerem iret, eum permisit ire quo voluerit.
9
De rege Kabrino qui venit ad reginam Sabinam de mandato regis Dardani
1
Rex Kabrinus statim venit ad reginam Sabinam et, flexis genibus, eam salutavit. 2¶Regina Sabina
regem Kabrinum letanti animo recepit et ait ili: ǦVos estis bonus miles et probus homo: ite,
aiuvate patrem meum et regem Pandragonem et Hennam filiam Ogonis montis Kalaonis, comitis
Baonis et civitatis Tributine que dicitur Hest». 3At ile respondit: «Hoc libenter faciam cum decem
mille baronibus», et statim venit rex Kabrinus adiuvare Heuganeos cum decem mille baronibus.
terram; V in terram deiecit — costas] E costatum; FGK costam — ilius] EGKMTV illius; AS ipsius —
eo] T et; V eo tamen.
6: Rex] H et r.; T om. — acepta fide a rege Kabrino] A accepta f. a r. Kbrino DKMT accepta f. a r. Cabrino
E accepta f. a r. K. G a. f. a r. Cabrino; F a. f. a criego Kbrino; H ab ipso f. a.; V ad eo f. accepta Cabrino
— eum permisit] D eum permissit E eum permittit; AFM eum promisit; H Cabrinum permissit; S cum
promisit; T ei promisit; V tunc permisit eum — voluerit] AFGHKSTV voluit.
III.9
rubr.: DGHTTt om. il ¶ — Kabrino] AF Kbrino EKMV Cabrino — de mandato regis Dardani] A de m. r.
Dardanj; E de m. D. r.; V om.
1: Rex Kabrinus statim] AF r. Kbrinus s. D res Cabrinus s. GKMV r. Cabrinus s.; T et s. Cabrinus r. —
reginam Sabinam] H S. r. — flexis genibus eam salutavit] A f. g. reginam salutatione eam salutavit F f.
g. reginam salut’ eam salut’ S flesis g. reginam salutacione eam salutavit; E f. g. regia salutatione eam
salutavit; G f. g. reginam salutavit eam; V eam reverenter f. g. salutavit.
2: Regina Sabina] V r. autem S. — regem Kabrinum letanti animo] A r. Kbrinum letantj a. DV r. Cabrinum
l. a. M r. Cabrinum letati a. S r. K. lectanti a.; F l. a. r. Kbrinum GK l. a. r. Cabrinum; H a. l. r.
Kbrinum; T om. regem Kabrinum — recepit] D salutavit; E accepit; V suscepit — ili] AH illj
DEGKMSTV illi — et probus homo] H om.; K om. homo — ite] F itet; V om. — *aiuvate]
AMV adiuvate; DGK et adiuvate F et aiuvate H et adiuate; E adiuvare S aiuvare T ad iuvare —
Pandragonem] GH Pandragorem K Priadragonem — Hennam] A Henam F Hennan H Heneam
M Henaim SV Henaym T Eneaym; E Enacum; G lac.; K Helenam — filiam] D filia; T filium —
Ogonis] A Hugonis
EMSTV Ugonis
G Egonis
H Ongonis — Kalaonis] AF Klaonis
DEKMTV Calaonis G Tilaonis H Scilaonis — Baonis] A Banonie; E et baronis — et civitatis] F et
civ’; AES om. et; G et civitatem — Tributine] AESTV Trabutine HK Triburtine — Hest] AET Este
DKM Est S Heste.
3: At ile] DEGHKMS at ille; A at illi; T et ille; V ac ille — respondit] F respond’; K respondens;
V responde — hoc] FGH ego; K ego tuis mandatis; T hec; V om. — libenter faciam] A l. fatiam;
H adibebo libenter; V f. l. — decem mille¹] FG ·x·m H ·10·m; E d. millibus; K ·x·; V ·x· milia —
baronibus¹] TV baronum — et statim…baronibus] E om. — Kabrinus] AF Kbrinus DGKMTV Cabrinus
— adiuvare Heuganeos] A a. Eeuganeos DKT a. Euganeos F a. Heuga’; G a. Heuganeam; H in
auxilium Heuga’ — cum decem mille baronibus] FG cum ·x·m b.; HT om.; K om. mille; V cum d. milibus
baronum.
139
4
Multas magnasque probitates fecit rex Kabrinus contra gentem regis Tartari sui domini et in
gentem regis Ogonis. 5¶Rex Asuerus, rex Belcarior et pulcer rex Ychanus venerunt ad sua domicelas
ut medicarentur, cum essent fortiter vulnerati.
10
De sapienti Adriano comiti Brigantij et Marostice iliusque riverie
1
Habito huius beli triunfo per regem Dardanum, totum texaurum in eo aquisitum divisum fuit per
sapientem Adrianum probum militem comitem Brigantij, Marostice iliusque riverie.
2
¶Sed
antequam hoc thexaurum comes Adrianus divideret nuncius ile Guidenanç prenominatus omnia que
4: Multas magnasque] DMT multasque magnas; G multas magnificasque; V multus magnasque — fecit]
FM fec’ — rex Kabrinus] AF r. Kbrinus DGMV r. Cabrinus K r. Cabrinum; E om.; H Kabrinus r.;
T Cabrinus — gentem regis Tartari] D g. r. Thartari V g. r. Tatarj; A regem Tartharj FGH regem T.
S regem Tarthari T regem Tartarj; EK regem Tartarum — sui domini] AV s. dominj; EK suum dominum
— et in gentem regis] AST in gentem et regem; E in regem et gentem; FGHK in gentem — Ogonis]
G Egonis; A Ogonem Ogonus.
5: Asuerus] AS Ansuerus EM Assuerus T Assuetus V Assunerus — rex Belcarior] AS r. Belcharior D r.
Belchalchior E r. Belchior M r. Belachiro V r. Belachior; FH et r. B. G et r. Telcharior K et r.
Helcanior — pulcer] AGK pulcher; F pulc’us — Ychanus] A Ychianus DHM Ycanus E Ycarus
K Icanus V Ycharus — venerunt] FH vene’; GK venere — domicelas] ADEKSTV domicellas
G domizelas — ut medicarentur] AFKSTV ut mederentur; E ut mederentur sibi; G ubi mederentur;
H unde mederentur — essent] V esset — fortiter] V om. — vulnerati] AT vulneratj.
III.10
rubr.: GH om. il ¶ — sapienti] EKTTtV sapiente — Adriano comiti] A A. comitj F A. comit’; EK A.
comite; V comite A. — Brigantij…riverie] V om. — Brigantij] DETt Bragantij MT Bragancij
S Brigancij — et Marostice] T et Marostiche; F om. et
K /Marostice/ (interl.) — iliusque]
AEKSTTt illiusque; DM et illius.
1: beli] ADEKMSTV belli — triunfo] AEGKMSTV triumpho
DH triunpho — texaurum]
ADEKMSTV thesaurum
G thexaurum —
in eo] H per eo; T per ipsum — aquisitum]
GHKMTV acquisitum — per sapientem] AS per regem Dardanum sapientem; FGK per regem
Dardanum et sapientem; H per ipsum Dardanum regem et per sapientem — Adrianum] K Hadrianum
T Adryanum — probum militem comitem] AS militem comitem; D probum militem; E comitem et
militem; FGH militem comitemque; K militibus comitique; T comitem — Brigantij] AE Bragantij
MSTV Bragancij; D Braganciarum; G lac. — Marostice] F Ma’ce T Marostiche; G magnifice; H om.;
K magna — *iliusque riverie] EKMSTV illiusque r.; A illius r.; D eiusque r.; F iliusque iguerie; GH om.
2: Sed] G inde — hoc¹] AEFGHKST om. — thexaurum] ADEKSTV thesaurum M tesaurum —
Adrianus] K Hadrianus — divideret] F divideretur; GH divideretur — nuncius] H nuntius — ile]
ADEGHKMSV ille; T om. — Guidenanç] AS Guidenane D Guidenaz E Guidenanus GHK Guidenanz
T Guidenant V Guidenancz — prenominatus] D pernominatur; M prenominatur; V om. — omnia que]
DM o. quia; G omniaque que; T omniaque — rex] V res; FGHK om. — Tartarus] AS Tartharus
D Thartarus
V Tatarus — hoc²] G om. — campestri] H canpestri; T campestro — belo]
ADEHKMSTV bello — fecerat regi Dardano] K r. D. f.; T f. r. D. Patavie — naravit] EMSV narravit;
K nunciavit; T om. — qui sic fari cepit] V q. s. farj c.; G et s. ferri c.; T dicendo.
140
Tartarus in hoc campestri belo fecerat regi Dardano naravit qui sic fari cepit: 3ǦRex Tartarus ocidit
regem Maducem et regem Sclavonie, pulcerimum regem Kamum, dominum Dislanç et regem
Marsirie et Saragoçe. 4¶Rex Tartarus devicit regem Herminie et fugavit ilum cum sua gente usque
ultra flumen qui transivit ilesus; sed aquam transire non potuit rex Tartarus quia vadus ile optime
fuit defensus. 5Kabrinus multum persequebatur gentes Tartari ocidendo et fugando eos usque in
flumen Herminie, sed tunc rex Tartarus ait ili: ҦO false Kabrine, quid queris? Venisti huc causa
aiuvandi Affricanos? causa aiuvandi Britones et causa aiuvandi Kalabrienses?” 6Quando falsus rex
Kabrinus audivit dominum suum sic loquentem statim exivit aquam Herminie, sed cum rex Tartarus
voluit ipsum percutere Kabrinus evitavit eum eo quod suus erat dominus; et ab hac die in antea
dictus est falsus rex Kabrinus».
3: Tartarus] AS Tartharus D Thartarus V Datavis — ocidit] ADEHKMSTV occidit — Maducem]
DKMT Manducem — et¹] FGHK om. — Sclavonie] D Slavonie M Sclavanie — pulcerimum]
AK pulcherrimum DGT pulcherimum E pulcerrimum; V et pulcherrimum — Kamum] FG Kmum
K Camum MV Chamum; A Kbrinum; S Kaminj T Caminij — Dislanç] AE Dislane DHM Dislanz
G Dillanz T Dislanc V Dysiancz — Marsirie] D Massirie EKTV Marsilie S Marssirie — et³] MV om.
— Saragoçe] AE Saragose DGK Saragoze T Saragoce V Seragoze; H Siracusanus.
4: Rex] DT et r. — Tartarus¹] AS Tartharus D Thartarus V Thata’ — devicit] F devic’; K deinde; V occidit
— Herminie] AS Armenie KV Hermenie T Harminie — ilum cum sua gente] ADGHKMST illum c. s.
g.; E illum c. g. s.; V gentem suam — flumen] V flumem; K fluvium— ilesus] ADEGKMTV illesus;
H versus — aquam] F aq’; G antequam; H aque — transire] A transcire S transsire; G transiere —
Tartarus²] AS Tartharus D Thartarus V Thatavis — ile] ADGHKMSTV ille E illi — defensus]
S defenssus T deffensus.
5: Kabrinus] AF Kbrinus DKMTV Cabrinus — persequebatur] T consequebatur; V sequebatur — gentes]
E gentem — Tartari] AS Tarthari
D Thartari
T Tartarj
V Thatarj — ocidendo]
ADEGHKMSTV occidendo — fugando] A pugnando — eos] A eas — flumen] D fluminem M flumine
— Herminie] KV Hermenie — sed] FGHK et — Tartarus] AS Tartharus D Thartarus V Thatarus — ili]
ADEGMSTV illi — false] S falsse — Kabrine] AFG Kbrine DKMTV Cabrine — quid] G om. —
queris] E querit; MV queritis — venisti] A fuisti — huc] AS om.; K hunc — *causa aiuvandi¹] DMV c.
iuvandi E c. adiuvandi; AGHK ad adiuvandum FS ad aiuvandum; T ad invadendum — Affricanos]
AHKMS Africanos E Aphricanos; D Calabrienses — causa aiuvandi²] AEK c. adiuvandi H c. aduvandj
MT c. iuvandi; D iuvandi; V om. — Britones] A Brithones EK Britanos — causa aiuvandi³] A c.
adiuvandj DM c. iuvandi EK c. adiuvandi; HTV om. — Kalabrienses] AEHTV Calabrienses
F Klabrienses G Klabrenses K Calabrenses M Calabrinenses; D Affricanos.
6: Quando] A quoniam — falsus rex¹] HV om. rex; T om. — Kabrinus¹] AFH Kbrinus DKMTV Cabrinus
— sic] A om.; D si — exivit] V transivit — Herminie] AKSV Hermenie — rex Tartarus] D res Thartarus
V r. Thatarus; AS Tartharus EFGHK om. rex; T exercitus — voluit] F vid’ voluit GHK vidit voluit —
ipsum percutere] DGM eum p.; E p. eum — Kabrinus²] AFG Kbrinus D Calabrinus KMTV Cabrinus
— eum²] FGHK om. — eo quod] D eo qui — suus erat dominus] H om. — et] FGHK om. — hac] S ac
— dictus] S dominus — falsus²] S falssus — rex Kabrinus²] AFG r. Kbrinus D r. Calabrinus KMT r.
Cabrinus; H K. r.; V Cabrinus.
141
IV
1
Incipit quartus liber secundi beli quod fecit rex Dardanus cum rege Tartaro
1
Sed quando Guidenanç hec omnia regi Dardano naravit, tunc venit rex Tartarus percutere in
exercitum Dardani. 2Rex Dardanus fuit in maximo motu amore Sabine, belumque maximum inter
utrosque reges inceptum est; et tunc statim rex Ychanus, ¶rex Belcarior, magnus rex Atiranus, rex
Herminie et rex Blacie suas congregaverunt gentes amore Sabine. 3¶Inpiger rex Dardanus ivit
querere regem Tartarum, quem invenit super rivam fluminis, sed gens Byduyna impedivit
IV.1
rubr.: GH om. il ¶ — Incipit quartus liber] ETt om.; F i. l. ·4·; K i. l. q. — secundi belli] A secundj bellj
DKMSTV s. belli; ETt de secundo bello — Tartaro] AS Tartharo D Thartaro V Thataro.
1: Sed] S set — Guidenanç] A Guidemanus DM Guidenanz E Guidenanus G Guindenanz T Guidenant
V Guicinancz — hec] AFGHKST om. — naravit] AEST narravit; D narabat MV narrabat; K nunciavit
— venit rex Tartarus percutere] AS v. r. Tartharus p. D v. r. Thartarus p.; T om. rex; V rex Thanis p.
incepit — in exercitum] D in exercitu; FGHKV om. in; T cum exercitum — Dardani] A Dardanj; V D.
regis.
2: Rex Dardanus] H qui; T et ipsum; V r. vero D. — maximo] S massimo — motu] EFHK metu — Sabine]
V S. regine — belumque…statim] V in quo bello fuerunt ·xiiii·m armatorum quod bellum fuit inter
utrosque bellatores et duravit ab ortu solis usque ad occasum itaque sequenti die — belumque]
ADEKMT bellumque — maximum inter utrosque reges inceptum est] S massimum inter u. r. inceptum
e.; F inceptum e. m. inter utr’que r. K inceptum e. m. inter utrosque r.; G inceptum e. m. inter uterque r.;
H inceptum e. m. inter utrasque r. — Ychanus] D Ihamus HM Ycanus K Icanus V Ytanus; E Libanus
— Belcarior] AGHS Belcharior DM Bellachiro E Balcarior K Helcanior T Belcharie V Belachior —
magnus] FGHK et m. — *Atiranus] AFG Arianus D Adrianus E Asiani H Ari‹lac. mecc.›us M Arriani
ST Ariani V Anaui; K Cumanus — Herminie] AST Armenie KV Hermenie — et²] FGHKT om. —
Blacie] ADKMSV Blachie E Valachie G Brachie /l/ (interl. soprascr. a -r-) H Vlatie T Blache —
congregaverunt gentes] A agregaverunt sentes; D congregavere g.; FH congregav’ g.; G congregavit g.;
M g. congregavere; V g. et exercituus suum contra exercitum regis Dardani congregaverunt.
3: Inpiger] ADES impiger K impigir; T inpinger; V audiens itaque — ivit querere] F iv’ q.; G vim q.;
H inde q.; K vin q.; V obstipuit et a monse (per amorose) volens invenire — Tartarum] AS Tartharum
D Thartarum V Thatarum — quem invenit] M q. invenuit; T qui i.; V qui — rivam] AHKTV ripam;
DEM riveriam — fluminis] V f. erat cum suo exercitu — sed…Tartari] V nam civite rege Dardano iter
suum habere non potuit propter gentem Bidoinam que obstans fortiter impedivit iter dicti regis Dardani
cupientis exercitum regis Thatari actemptare — gens] AEFGHKS om. — Byduyna] ADKMT Biduina;
E Biduino; F Byduynam GH Biduinam — impedivit] H inpedivit — Dardanum] A Tartharum
Dardanum; T eum D. — exercitum] H exercitus — Tartari] A Tartharj D Thartari K Tartarj S Tarthari
T Tartarij.
142
Dardanum ne percuteret exercitum Tartari. 4¶Hoc itaque belum grande fuit magnique periculi quia
cum rege Athyrano fuerunt homines qui pro parte humani formam habebant, et pro parte avium
similitudinem: de qua gente Dardanus vehementer amiratus est, qui cum eis fortiter pugnare cepit
et, nisi fuiset gens Heuganie sive Pathavie, ibi mortui fuisent Alemani et Angliçi qui Alemanis
sucursum dederant. 5¶Pathavie rex Dardanus regem Athyranum percusit, qui statim amisit spiritum;
et Octonem regem Françie exegit, qui ab ila gente biformi captus fuerat.
4: *Hoc itaque belum] DEM h. i. bellum; AS ac i. bellum FG ac i. belum; H hac i. b.; K bellum i.; T hoc
taque bellum; V tandem bellum — grande] S om.; V magnum — fuit] V fiet — magnique periculi] H
magnjque periculj; G magnaque /i/ (interl. soprascr. a -a-) p.; V inter utrumque exercitum ubi fuit
maxima strages armatorum — *quia cum rege Athyrano] E q. cum r. Atirano FGHK q. cum r. Achirano
M q. cum r. Atyrano T q. cum r. Ariano; A quia cum gente Adriana; D q. cum r. Thartaro; S q. cum gente
Athirano; V cum rege quippe Ytano — fuerunt] FH fue’; GK fuere — pro parte¹] T per parte; V partim
— humani formam] AEK humanam f.; V humanam corporis f. — habebant] DM habuerunt — pro
parte²] V partim — avium similitudinem] G amum s.; H Arav s.; K animalium s.; V a. s. ferebant — de
qua gente] V ex quo — Dardanus vehementer] FGV rex D. v.; H om. vehementer; K v. D. — amiratus
est] DEMTV admiratus e.; AFG animatus e.; H dubitavit; K exanimatus e. — qui cum eis fortiter] H et
cum e. f.; V et fortiter cum eis ex formis — nisi] G non — fuiset] ADEGHKMSTV fuisset — gens
Heuganie] A g. Heuganee D g. Euganie FH g. Heu’ T g. Euganee; E rex Euganie; G g. Heuganea K g.
Euganea; M om. Heuganie; V generosa gens Heuganea — sive Pathavie] E s. Patavie; D s. Patavinna;
FGHKT om.; M s. Patavine; V s. Paduana — ibi] AEFGHKST om. — mortui fuisent] ADEGHKMST
m. fuissent; V fuisset mortui — Alemani] M Alemanni; A Altinati; T Elemani — et Angliçi] DEKMST
et Anglici H et Amglici; A et Anolicj; G om et; V om. — qui Alemanis] F q. Alemanes; G q. Alemanis
(corr. da Alemanus); M q. Alemannis; T q. Alenanis; V quibus in dilecte Anglici — sucursum]
DEKMTV succursum — dederant] D dederat; FGK dedere; H dede’; STV dederunt.
5: Pathavie rex] DEMV Patavie r. F Path’ r.; GH Pathavus r.; T om. — Dardanus] V D. valens et a monus
(per amorosus) — *regem Athyranum percusit] A r. Achynum percussit DM r. Atyranum percussit E r.
Achynum p. FG r. Athum p. HK r. Athum percussit S r. Athinum percussit T r. Atinum percussit; V
illico percussit regem Acitonum — qui statim amisit spiritum] D q. statim admissit spiritum; A q. statim
emisit spiritum; H et mortuus est; V ita quod spiritum amisit — Octonem] AGHS Otonem E Otthonem
M Ottonem — Françie] ADEGKMSTV Francie H Frantie — exegit qui] K exegitque; T eregit qui; V
captivatum de manibus inimicorum exegit quem — *ab ila] DEMT ab illa; ASK ab illo FGH ab ilo; V
illa — *gente biformi] T g. bifformi; A biformj FGS biformi; D g. biformis; E b. g.; H ibi formj; K
biforum; M g. bifomi; V gens biformis — captus fuerat] K qui c. f.; V captivaverunt.
143
2
De lamentatione regine Sabine
1
Quando regina Sabina vidit tantum et tam horibile belum fieri sui de causa, doloris verba protulit
lacrimando: 2ǦHeu quantus hic dolor! Heu michi miserere, quid faciam? O vos omnes hic stantes,
aspicite si est dolor sicut dolor meus! 3Heu misera! Cur non morior sola? Heu, mors, cur fugis a me,
et cur me miseram derelinquis? et non melius est me solam mori? 4Heu quanti principes et barones
extranearum regionum propter unicam mulierem hic gladijs trucidantur et qui parentes et amicos
nunquam videbunt, anime quorum omnium ad inferna descendent! 5¶Heu, quid faciam misera? quia
propter hunc regem anima perdo! 6Ipse contra meam voluntatem me cupit habere, et ego ilum non
diligo propter regem Dardanum, qui super alios est potentior, sicut credo, et cui uxor data sum; et,
nisi neugromantie me falit sciencia, ipsum penitere faciam huius rei!».
IV.2
rubr.: GH om. il ¶ — lamentatione] SV lamentacione.
1: et tam] H om.; V om. tam — horibile] AET horribile D oribile M oribille; FG inexorabile et grande;
H inexacrabile; K inextimabile et grande; V terribile — belum] ADEKMSTV bellum — sui de causa]
F sui deca’; G om.; V sui causa — doloris verba protulit lacrimando] AE d. v. p. lachrimando S d. v.
protullit l.; F d. protul’ l.; G amare flebit et lachrimando dicebat; H d. procul l.; K dolores protulit
lachrimando /dicens/ (marg.); V contricta dolore hec verba lacrimando protulit dicens.
2: quantus hic dolor] G michi; V om. hic — michi] AEK mihi — miserere] ADEFGHKMST misere — o]
V ergo o proch dolor vos — hic stantes] G hastantes; V hic astantes — si est dolor sicut dolor meus] T si
est dollor sicut dollor meus; A si est dolor meus; F sic’ dolor s meus; G sit dolor meus est; K si est dolor
sicut meus.
3: misera] HM me misera; K me miseram — cur¹] E cum — fugis a me et cur] AEFGHKST om.; D me
fugis et cur — me miseram] D misera me; H me misera — et non…mori] H om. — et non] EM et nonne;
V an ne — solam mori] A solam morj; FG sola mori; T m. s.
4: quanti] T quam tanti — extranearum] T extraneorum; V externarum — unicam] D unam — mulierem]
T mullierem; D muliem — hic gladijs trucidantur] D hic gladis t.; AST huc trucidandi venerunt FH huc
truciandi vene’; GK huc trucidandi venere — et qui] V om. — parentes] E p. suos — nunquam videbunt]
E numquam v.; M non videbunt unquam; V non videbunt — anime quorum omnium] AG om. omnium;
E q. o. a.; S tunc quorum; V a. q. mortalium o. — inferna] T inferne — descendent] D dessendant;
EMV descendunt.
5: quia] A qua; FGH qui; K que; V quod — propter] E per — animam] A animum — perdo] K perdidi.
6: Ipse…Dardanum] G om. — Ipse] FHK et ipse; DM om. — contra] E qui — me] E om. — et ego ilum
non diligo] AS et ego illum n. dilligo DH et ego illum n. d.; E et ideo illum n. d.; K et ego n. d. eum;
M et ego illam n. d.; T et illum n. dilligo; V illum enim — propter…credo] V sed diligo ilum dominum
meum potentiorem regem Dardanum — omnes alios] AEFGST alios; H omnia; K omnes — est
potentior] M e. potencior; H p. e. — et cui uxor data sum] D et c. u. dacta s.; A et c. uxorj d. s.; V c. d. s.
in uxorem — nisi] V si — neugromancie] A nigromantie
D nigromancie
ET negromantie
G neugramantie H neugromantie V nigramancie — me falit sciencia] AT m. fallit scientia F m. f. sci’a
S m. fallit sciencia; D m. f. scientiam; E m. fallat scientia; GH m. f. sciam K m. fallit sciam; V scie’
regula non fallit que ne utique fallit — ipsum penitere faciam huius rei] A i. h. r. p. fatiam S i. h. rey p. f.
TH h. r. p. f.; D ipsam p. f. h. r.; E i. p. f. huiusmodi r.; FK i. h. r. f. p. G i. hujus r. f. p.; V faciam dominj
regem Thatarum sui propositi cum sue stultitie temeritate omnino penitere.
144
3
De comite montis Silicis iliusque riverie
1
Postquam rex Dardanus Heuganie sive Pathavie civitatis regem Atyranum ocidit, Gerardus a
Guento, comes montis Silicis iliusque riverie, percusit regem Guliam qui statim amisit spiritum, et
in hoc belo hominibus pluribus quam sexaginta dedit mortem. 2¶Marsirius a Porta Trium Visium,
Castionis comes, Foriulij et Coniglani dominus, Apolonio regi Tyri mortem dedit, et Otonem regem
Alemanie fecit de carceribus relasari et ducem Gualterium, qui ab Apolonio capti erant.
IV.3
rubr.: GHTTt om. il ¶ — *De comite montis Silicis iliusque riverie] D de c. Montisilicis illiusque r. M de
c. m. S. illiusque r.; A de comitibus illius r.; E de m. Siliece et c. illius r.; F de c. ilius r. /montissilicis/
(marg.); K de Gerardo c. m. S. illiusque r.; S de c. illius r.; V de c. Gerardo de monte Silice et illius r. —
V aggiunge a fine ¶: creatus fuit comes a Guento per regem Dardanum Padue.
1: rex] T om. — Heuganie…civitatis] T om. — Heuganie] AGK Heuganee D Huganie FH Heu’; V rex H.
— sive Pathavie] DEMV s. Patavie; FGHK om. — *regem Atyranum ocidit] DE r. Atiranum occidit
M r. A. occidit; AHS r. Adrianum occidit FG r. Adrianum o. K r. Hadrianum occidit; V r. Aytanum
occidit; T occidit r. Adrianum — Gerardus] V ille valens et potens de persona G. — a Guento] A a
Quamonto D Agneto E a Querto FGHKS a Quonto — montis Silicis] A m. Scilicis FH Montisil’ G
Montisilicis M Montiss’ — iliusque] ADEKMSTV illiusque — percusit] ADEHKMSTV percussit —
Guliam] KT Goliam V Golliam — qui statim amisit spiritum] D q. statin admissit s.; H et ex illa mortuus
est; V ita quod spiritum suum amisit — hoc] A huc FH h’ — belo] ADEKMST bello; V bello potente —
hominibus pluribus quam sexaginta dedit mortem] FGHK h. p. q. ·lx· d. m.; V dictus comes Gerardus
plusquam sexaginta homines armigeros suis potencia et manibus occidit.
2: Marsirius] D Marsinus S Marssirius; V et demum M. — a Porta Trium Visium] E a P. T. Visuum; A a P.
T. Visium (espunto); FGHKMSV om. Visium — Castionis comes] T Castrionis comes; A Castyonis
comes de Comite Castileonis F Castionis com’ de comit’ Castiliones G Castronis comes de comitibus
Castiliones H Castionis com’ de comit’ Castilionis K castrorum comes de comite Castilicense
M Castionis comes de comite Castionis S Castiyonis comes de comite Castiliones; E Castrionis;
V comes Castrionis — Foriulij] D Furlini E Fori Julij G Foriulii H Foriulj KMT Fori Iulij V Foro Iulij
— Coniglani] A Coniglianj DT Coneglani EG Conigliani H Coniglanj — Apolonio¹] AV Appollonio
M Appolonio — regi…ab Apolonio] G om. — Tyri] AFHS Giri DT Tiri K Goci V Titi — mortem
dedit] E d. m. — et²] AEFHKST om. — Otonem] DTV Octonem E Otthonem KM Ottonem —
Alemanie] M Allemanie — fecit de carceribus] V de c. f. — relasari] A rellaxarj DEKMTV relaxari
H relasarj S rellasari — et ducem] V et similiter d. — Gualterium] A Gualderium — qui ab Apolonio]
A q. ab Appollonio D q. ab Apperolio; M om.; T om. ab; V q. ambo a dicto domino Appollonio — capti
erant] T capiti e.; DEMV e. c.
145
4
De Thesej dominio comitis de Naone et tocius Ultrabrente, ducis Pathavie et
marchionis Pathavie Marchie ac tocius Lombardie, et de eius probitate
1
Valens Teseus de Naone et Ultrabrente comes, Paduane Marchie ac tocius Lombardie marchio, et
dux civitatis Padue, ¶cuius dominium fuit a Porta Gigantis usque in valem Naonis, Madiano regi
vitam astulit, et ducem Baiverie qui a rege Madiano captus fuerat fecit relasari. 2¶Iste dux Theseus
contra gentem Tartari innumerabiles fecit probitates, ¶sed cum rex Tartarus marchionem Texeum
non cognosceret, interogavit regem Ogonem qui esset hic miles. 3At rex Og ili respondit: «Hic miles
est ile fortis dux Texeus, vexilifer Paduani regni, et cui regina Sabina in custodiam data est; neque
IV.4
rubr.: GHTTt om. il ¶ — Thesej dominio] D Thesei d. MS Thesay d.; E Thesei; V d. Thesei — comitis]
AF comit’; DEK comite — Naone] V Anaone — tocius¹] ADEK totius — Ultrabrente] V riverie U. —
Pathavie] DEMV Patavie — et²] AFKS om.; V ac — *marchionis Pathavie Marchie] DM marchionis
Patavie Marchie; AEFKS om. Pathavie; V marchionis Padue ac Marchie — ac tocius] K ac totius; AE et
totius V et tocius — et de eius probitate] AFKSV om.; E om. et de eius.
1: Teseus] ADEGKTV Theseus S Thesaus — Naone] V Anaone; G natione — Paduane] A Pathavie
E Patavie; FH Pad’; GK Padue — Marchie] AG marchio; FH march’ — ac] S et — tocius]
ADEKT totius — Lombardie] H Lonbardie S Lumbardie; A ultrabrente (espunto) Lombardie —
marchio] FGHK om. — Padue] T Euganee sive Patavie — cuius dominium] G cujus d.; A eum dominum
— a Porta Gigantis] A Baverie a P. G.; DM a P. Trium Visium et a Porta G.; V a P. Trium Visium a Porta
G. — in] FGHK ad — valem] AEMSV vallem; D valle; K valens; T villa — Madiano regi vitam] D M.
etiam r.; FH M. reg’ vitam; G Madianore genitam; V M. rege — astulit] ADEKSTV abstulit — Baiverie]
DE Baiverie GHK Baverie MSV Bayverie — qui a rege Madiano captus fuerat] A q. a r. Madio c. f.
M q. a r. Madion c. f. ST q. a r. Madie c. f.; FGK q. a r. Madio f. c.; H q. a r. Madio c. erat; V captum a r.
M. — fecit relasari] A f. rellaxarj DGKMTV f. relaxari S f. rellassari; E relaxari f.
2: dux Theseus] G d. Texeus M d. Teseus; H Teseus d.; V probus valens T. — gentem Tartari] A g. Tarthari
D g. Thartari S g. Tarthari; T regem Tartari; V regem Thatarum — innumerabiles] H inumerabiles —
probitates] V p. quas humana natura narrare non posset — Tartarus] AS Tartharus D Thartarus
V Thatarus — *marchionem Texeum non cognosceret] DST m. Theseum n. c. F march’ T. n. c. M m.
Teseum n. c.; AK m. Theseum n. cognovisset; E n. cognovisset m. Theseum; G marchio Thexeus n. c.;
H march’ n. c. T.; V om. Theseum — interogavit] EKMV interrogavit — Ogonem] A Otonem
D Agonem H Ugonem — esset] D eset — hic miles] E om. hic; V tantus valens m.
3: At] D ac; V cui — Og] A Oto DV Ogo K Ogon — ili…regni et] H dixit illi quis esset — ili respondit]
AEKMST illi r.; D ille r.; V r. et dixit illi — ile] ADEKMSTV ille — fortis dux Texeus] ADKST f. d.
Theseus M f. d. Teseus; E d. f. Theseus; G f. Theseus d.; V fortissimus Theseus d. Padue — vexilifer]
E vexillifer FGK velifer S vessilifer; V et vexillifer — Paduani] M Pad’ — regni] F reg’; GK regis —
146
in toto imperio Patavino miles eo melior reperitur». 4Et iterum rex Tartarus dixit: «Est ne iste ille
Texeus qui suspirum emisit quando gentem suam Pathavie vidit in aquam Herminie perire, et qui
nostro regi fecit modo tantas penas pati?». 5Et ait ili rex Og: «Utique hic est ile Texeus, et est ile qui
ocidit nobis regem Naimerium quem tantum diligebatis».
5
De comite montis Orij et civitatis Marmoris, que hodie dicitur Verona
1
Rege Madiano mortuo per principem Texeum, Guiçardus filius Tineis, comes montis Orij,
Kalavene et montis Ursini et tocius Marmorine contrate comes, que hodie Verona dicitur, equo suo
cui] H cuj — Sabina] V S. que tanti precij et fame est — in custodiam data est] F in c. dat’ e.; GK in c.
datus e.; H in custodia dat’ e.; V d. e. in custodia — neque] F n’; GHK nec — imperio] AE regno —
Patavino] GHK Pathavino; AV Paduano — miles²] AEFGHKST om. — eo melior] SA melior eo.
4: Et¹] E ait — rex] V dictus rex — Tartarus] AS Tartharus D Thartarus V Thatarus — dixit]
AEFGHKST om. — est] V an — ne] G om. — iste ille] F i’e ille; DMV om. ille; EGK om. iste; H enim
ille — Texeus] ADEKST Theseus G Thexeus M Teseus; V Theseus est — suspirum emisit] D s.
emissit; A suspir’; FH s. amisit; G suspirum (corr. da suspirans) amisit; K suspirium misit; S lac. per
suspirum; T suspirav’ emisit; V quasi spiritum suum emisit — quando] G quoniam — *Pathavie vidit]
ADMST Patavie v.; E om. Pathavie; FH vid’ Path’; G Pathavinam; K Pathavinam v.; V Pataviam v. — in
aqua Herminie perire] A in a. brente (espunto) H. p.; D in a. p. Hermenie; E in aqua H. p. V in aqua
Hermenie p.; G in a. H. periere; K perire in flumine Hermenie — nostro regi] D nostrum regem; T n.
regni — modo] D om. — pati] S mori.
5: Et ait ili rex Og] AEKMST et ait illi r. Og D et ait illj r. Og; H ait r. Og; V tunc r. Ogo ait illi — hic est
ile] AHKST hic est ille; D ille; E est ille hic; G om. ile; M om. hic; V domine iste et idem est — Texeus]
ADEKS Theseus G Thexeus M Teseus; V Theseus fortissimus in bello et probus in armis — et est ile]
EHMSV et est ille; A et etiam ille; DKT om. — *nobis ocidit] ADEMST n. occidit; FG o. n.
HK occidit n.; V n. astulit — regem Naimerium] AEST r. Naymerium D r. Naimerum G r. Nairenium
H r. Narnerium M r. Raynerium; K N. r.; V r. Raynetium et eum occidit in bello — quem] D quen;
A qum — tantum] E intatum — diligebatis] AS dilligebatis FH diligebat; D deligebas; G diligebat;
M diligebaris — TV aggiungono del testo a fine ¶: T finitis hijs verbis rex Tartarus cecidit in terram et
quasi visus est spiritum amississe; V tunc rex Thatarus vehementer obstupuit et admiratus fuit de
probitatibus duc’ Thesey.
IV.5
rubr.: GHTTt om. il ¶; V De comite Verone et Montorij — comite] S Coutate Orij comite — *civitatis
Marmoris] A civit’ M.; DM civitatem M.; E de civitate M.; F M. civit’; K Marmorine civitatis; S civitate
M. — que] F qui — hodie] D odie — dicitur Verona] AFKS V. d.
1: Madiano] AM Madion D Madian S Madiom T Mandion V Modion — Texeum] ADEKSTV Theseum
G Thexeum M Teseum — Guiçardus] A Guicardus DGHK Guizardus E Guizzardus T Gizardus —
filius Tineis] D f. Tinei E f. Ticis V f. Tircis; AFGHKST om. — montis Orij] G m. Orii V Montorij —
Kalavene] AFG Klavene EMV Calavene K Chalavene S Kallavene T Klevene; D comes Calavene —
et¹] A et etiam — Ursini] AHK Ursinj D Orsini E Olivi — tocius] AEGKT totius; D totus —
Marmorine] D Marmoree — comes²] DGV om. — que hodie Verona dicitur] E q. nunc V. d.; T om.; V q.
h. V. civitas d. — equo suo] A que e. s.; V s. e. — calcaribus opreso] AEK c. oppresso DS c. opresso
147
calcaribus opreso, tam fortiter percusit regem Urchanie quod cum toto equo ilum proiecit ad teram.
2
Hic comes Guiçardus de hoc loco nunquam recesit donec captus fuit iste rex, quem misit regine
Sabine et regine Beatriçi. 3Per hunc valentem Guiçardum positus est ad equum Octo rex Anglie.
6
De rege Tartaro qui venit ad belum cum sexaginta regibus
1
Capto rege Urchanie, iterum rex Tartarus cum sexaginta magnis regibus venit ad belum, ¶sed ex
altera parte venerunt rex Herminie, rex Persie et omnes eorum exercitus; et in hoc bello bene poterit
videri quis erit bonus miles et probus. 2¶Rex Tartarus et Pathavie rex Dardanus fuerunt in Herminia
amore Sabine et causa habendi totum mundum ad dominium sui. 3¶Rex Tartarus a gente sua
M c. oppreso T calcharibus opresso; H om. opreso; V oppresso c. — tam fortiter] D tan f.; V illum
Theseus proiecit in terram auxilio vero gentis Paduane iterum equum suum ascendit et percussit dictum
comitem Guiçardum quem missit regine Sabine et regine Beatrice et iterum — percusit]
ADEKMSTV percussit — Urchanie] D Hircanie; K Ungarie — quod] DS qui; T quam; V om. — toto]
V suo — *ilum proiecit ad teram] DEMST illum p. ad terram; A p. illum ad terram; FH om. ilum
G projecit ad t. K p. ad terram; V usque in terram p.
2: Hic…rex] V om. — Guiçardus] ADEGHKT Guizardus — loco] G toto — nunquam] E numquam;
D unquam — recesit] ADEHKMST recessit — donec] H ad huc et — captus fuit iste rex] E c. est i. r.;
FGH f. c. i. r.; K hic r. c. f.; T om. iste rex — quem…Beatrici] T om. — quem] V et similiter dictum
regem — misit] V m. presentandum — regine¹] H om. — Beatriçi] A Beatricj EHKMSV Beatrici
G Beatrizi; D Beatrice.
3: T om. il ¶; V tum propter probitatem dicti Guiçardi comitis per regem Octonem Francie et regem Anglie
dictus comes positus fuit ad equum suum quem equitabat et eum militaverunt — hunc valentem] S h.
vallentem; D h. regem v.; F h. modum com’; G h. comitem H h. com’; K h. enim comitem —
Guiçardum] EGHM Guizardum; AD Rizardum — positus] G poxitus; H positum; S portus — equum]
AG equm — Octo] AS Oto E Ottho KM Otto — Anglie] F Françie GK Francie H Frantie.
IV.6
rubr.: GH om. il ¶ — Tartaro] AS Tartharo D Thartaro V Thataro — belum] ADEKMSTTtV bellum —
sexaginta] AFKSTV ·lx·; Tt ·xl·.
1: Urchanie] A Hyrchane D Ircanie S Vrehanie; K Ungarie — iterum] FHKM interim S interin; T Octo
rex Anglie assendit equum suum causa accedendi ad bellum et iterum — Tartarus] AS Tartharus
D Thartarus V Thatarus — cum…regibus] DE om. — sexaginta] AFGKST ·lx· H ·lx·ta — magnis
regibus] V r. m. — belum] ADKMSTV bellum; E bellum cum sexaginta magnis regibus — sed] E et;
V om. — altera parte] H a. pars; V a. vero p. — venerunt] EFGHK venit — rex Herminie] A om.;
V reges Hermenie — rex Persie] S r. Perssie; E et r. P.; V et Persie — omnes] A omnis — in] H om. —
bello] GH belo; V b. potenti — poterit videri] D p. viderj; E v. p. — erit] V fuit — bonus miles et probus]
H om. et; V valens et potens miles et baro probus.
2: Rex] T om. — Tartarus] AS Tartharus D Thartarus; V vero Thatarus — et Pathavie rex] DEMS et
Patavie r. F et Path’ r.; H et Pathavus r.; T om. Pathavie rex; V om. et Pathavie — Dardanus]
V probissimi reges et potentes in armis — fuerunt] FH fue’; GK fuere — Herminia] KT Hermenia;
V Hermeniam — et²] AFGHK om. — habendi totum mundum] A videndi tantummodo ipsam; E h.
tantum mundum; FGH h. tantummodo ipsam; K eam h. tantummodo; S h. tantum modum ipsam —
dominium sui] AGHK d. suum; E suum d.; V sui dominij — TV aggiungono del testo a fine ¶: T prout
tantum principem mundi et imperatorem harum partium mundi dicebat habere iuxta eius titulum et sue
148
elongatus est per tratum unius archi, et idem fecit rex Dardanus, et suis equis opresis ab utroque
calcaribus, se tam fortiter ferierunt quod equi mortui sunt; et alijs equis hijs regibus ductis, super
eos sederunt hij reges. 4Tartarus, ense suo evaginato, percusit regem Dardanum super helmum ita
quod ilum incisit, et usbergum super scapulas desendendo ad latus; ac etiam eius dextrerium fortiter
vulneravit. 5Rex Dardanus, sentiens se de tanto ictu gravatum, evaginato ense, regem Tartarum
super vixum percusit incidendo helmum et usbergum per ante cor eius, ac etiam capud equi sui: qui
si in medio helmi ipsum percusiset, statim fuiset mortuus Tartarorum rex. 6Iterum rex Dardanus
provincie Patavie ultra et citra mare per totam terram et in confines aquarum et terrarum quia primus rex
erat princeps et imperator dictus fuit in istis partibus · civitate Venetiarum nundum hedificata sed post per
Patavos per multa tempora ut in cronicis latius describitur; V super quibuscumque rebus homo ordinat et
deus disponit.
3: Tartarus] AS Tartharus; D Dardanus fuerunt in Herminia Thartarus; V vero Thatarus — a gente sua
elongatus est] A om.est; E elogatus est a g. s.; FGHK a g. s. prolongatus e.; V om. a gente sua — per]
S pro — tratum] ADEKMSV tractum; G tratam — archi] ES arci — et¹] FGHK om.; V quod — idem]
D iden — rex²] T om.; V amorosus r. — et suis] S etiam suis; T etiam a suis et — opresis ab utroque
calcaribus] EKM oppressis ab u. c. T opressis ab u. c.; A oppressis c. ab u. S opressis calcharibus ab u.;
V c. oppressis ab u. — se] A om. — tam] V om. — ferierunt] F ferie’; GK feriere; H ferire — quod]
S qui — equi mortui sunt] A e. mortuj s.; V e. sui ceciderunt in terram mortui — alijs] G aliis — equis²]
G equibus; V e. paratis — hijs] AES his; FGHKV om. — regibus] A regionibus; G a r.; V r. ambobus —
ductis] DM conductis; E datis vel ductis — eos] A hos; D eas; V quos — sederunt hij reges] A s. hi r.;
FH sede’ reg’; GK sedere reges; V dicti reges sederunt.
4: Tartarus] AS Tartharus D Thartarus; V et tandem rex Thatarus — ense] D ensem — suo] E om. —
evaginato] MT evaginando — percusit] ADEKMSTV percussit — regem Dardanum] AV D. r.; G regem
regem D. — super¹] M supra — helmum] ADEGKMST elmum; V elmum suum — ita quod] AS tam
quod; D itaque — ilum] ADEHKMSTV illum — incisit] ADEMSTV incidit — super²] G supra —
scapulas] FH scapul’; K scapulis — desendendo] ADEGKMSV descendendo
S dessendendo;
H destendendo — ad latus] E ablatus est; V usque ad l. — etiam] V om. — eius] G ejus — dextrerium]
DESV destrerium G dexterium M dextrarium T distrerium; A dexterorum; H destravit; K brachium
destrum — vulneravit] F vulneratum; GH vulneratus.
5: Rex] ET om.; V r. vero — sentiens] DMSV senciens; T sentiens hoc — se] D om. — tanto] S tantu —
ictu] S yctu — gravatum] D gravactum; AS gravato — evaginato ense] A et evaginato ense; H ense
evaginato; K evaginavit ensem; T evaginando ense; V iracundo a modo ense suo evaginato — regem]
K et regem — Tartarum] AS Tartharum D Thartarum V Thatarum; T Tartarorum — vixum]
DEHKMTV visum — percusit] ADEKSTV percussit — incidendo] V inscidendo — helmum]
ADEKMTV elmum — per ante cor eius] FGHK om. — ac etiam] V a retro — capud] ADEGKT caput
FH cap’: V corpus — equi sui] V s. e. — qui si] V quasi — helmi] A elmj DEKMTV elmi H helmj —
percusiset] AES percusisset D percucisset HKMTV percussisset — statim…rex] E aut occidisset vel
cepisset saltem — statim] D statin — fuiset] AHKST fuisset; DMV esset — Tartarorum rex]
AS Tartharorum r. D Thartarorum r.; H om.; T Tartarus; V rex Thatarus.
149
percusiset ilum nisi fuisent reges hij: videlicet rex Precians, rex Baudasar, falsus rex Ychanus,
magnus rex Butentrocus, rex Belcarior, rex Ogo et rex Syrus qui absque mora ili dederunt auxilium.
7
Ex altera parte regis Dardani, in subsidium eius fuerunt hij reges: scilicet rex Herminie, magnus rex
Persie, gens Rosie, gens Blachie, gens Anglie, Oto rex Alemanie, magnus dux Saxonie, rex
Meochis, rex Afriche, gens Yspanie, Octo rex Françie et gens Heuganie sive Pathavie cum tota
Lumbardia venit. 8In hoc tam grandi belo ducenta milia militum iuxta flumen Herminie perierunt
gladijs una die.
6: Iterum…ilum] E om. — Iterum] V et yterum — rex¹] T om. — *percusiset ilum] DMT percussisset illum
S percusisset illum; A percussit illum; FG percusiset ipsum; H ipsum percussit; K percussit ipsum;
V percussisset regem illum — nisi] HK et nisi — fuisent] AKSTV fuissent; DEHM essent; G fuiset —
hij reges] A hi r.; FHK r. h. G r. hii; V om. hij — videlicet rex Precians] A v. r. Pretians M v. r. Precias
S v. r. Preciains; FHK r. P. scilicet; G r. Percians scilicet /sed/ (interl.); V om. videlicet rex — rex
Baudasar] A r. Bardasar DM r. Bardasat E r. Bardesar K r. Baldasar S r. Bandeasar T r. Bandasar; F et
r. B. H et r. Baldaxar; V Baldisar — Ychanus] AH Ychinus DM Ycardinus E Kabrinus K Icanus
S Ykabrinus TV Cabrinus — magnus] K et m. — Butentrocus] E Blitetranchus G Butentrochus
H Vutentroc K Butintroch T Butintrochus V Butrintrochus — Belcarior] AEG Belcharior D Bellachio
K Helcanior M Bellachiro S Beleharior V Bellachior — Ogo] DM Og K Ogon — Syrus] DKST Sirus
— ili] ADHKMST illi; E illis; V dicto regi Thataro — dederunt auxilium] FH dede’ aux’; G dedere a.;
K dedere auxilium ipsum interfecisset; V auxlium preberent.
7: Ex] D et; V et ex — Dardani] A Dardanj — subsidium eius] FHK e. s. G ejus s.; V om. eius — fuerunt]
F fue’; GK fuere — hij reges] AE hi r. G hii r.; H om.; V h. r. et barones — scilicet] ASTV videlicet;
FGHK om. — rex Herminie] K r. Hermenie; V reges Hermenie — gens Rosie] M g. Roxie ST g. Rossie
V g. Roxier; E Rossie g. — gens Blachie] E g. Valacchie H g. Vlachie; G gentes (corr. da gens) B.;
V Octo rex Alemanie gens Blachier — gens Anglie] G gens (corr. da gentes) A. — Oto rex Alemanie]
DMS Otto r. A. E Ottho r. A. G O. r. Alchanie HT Octo r. A.; V om. — Saxonie] M Sanxonie
STV Sansonie — Meochis] S Freochis T Meocis V Meodis — rex Afriche] ADMT r. Africe E r.
Aphrice K r. Africus S r. Affriche V r. Affrice; G om. — gens Yspanie] A g. Hysponie DT g. Hyspanie
EK g. Hispanie; G gentes Y.; V om. — Octo] AK Oto E Ottho H Octto MS Otto — Françie]
ADEKMSTV Francie G Franzie H Frantie — gens Heuganie] D g. Heuganee ET g. Euganie FH g.
Heu’ K g. Euganee; G gentes Heuganee — sive Pathavie] D sue Patavie EMS sive Patavie;
FGHKT om.; V om. Pathavie — Lumbardia] ADEKMSTV Lombardia GH Lonbardia.
8: In] V et in — grandi] E grande — belo] ADEKMSTV bello — ducenta milia] D ducentum millia
E ducentu milia H ·2000·m KM ducenta millia T ducentimilia V ducentum milia — militum] FH milit’
T millitum; G milites — iuxta] DS iusta G juxta — flumen Herminie] V f. Hermenie; A Hermenie f.
EGST H. f.; FH H. flum’; K Hermenie fluvium — perierunt gladijs una die] AHS u. d. g. p.. F u. d. g.
perie’; G u. d. gladiis periere K u. d. g. periere; T u. d. gadijs p.; V om. una die gladijs.
150
7
De rege Arabie Butentrocho qui fortiter percusit regem Dardanum
1
Butentrochus rex Arabie fuit pulcer miles, qui regem Dardanum fortiter percusit, sed de equo ilum
non amovit. 2Noster rex Dardanus eum tam fortiter percusit quod de equo cecidit ad teram et, quia
multas paciebatur penas, Dardanus pepercit ili; supra quem gens Arabie magnum plurium fecit.
8
De rege Precians qui ocidit ducem Bayverie
1
Quando rex Precians vidit regem Arabie tam malo modo percusum, equo suo calcaribus stimulato,
ducem Bayverie ocidit; et ocidit comitem Gerardum, Partinopum de Blaiva et ducem Naymerium.
IV.7
rubr.: GHTTt om. il ¶ — Arabie] V om. — Butentrocho] K Butintroch M Butentroco; A om. —
qui….Dardanum] V om. — percusit] ADEKM percussit.
1: Butentrochus] DHM Butentrocus G Butretochus K Butintroch T Butintrocus; S Butentrocho — pulcer]
AGKV pulcher; H ille — miles] AEFGHKST om.; V m. et baro — fortiter] V om. — percusit]
ADEHKMSTV percussit — sed…amovit] HT om. — sed] FGK om. — equo] V e. suo — ilum]
ADEGKMS illum; V aliqualiter eum — amovit] AD admovit.
2: Noster rex] FGK om. noster; H post rex ipse; T et similiter; V rex vero — eum tam fortiter percusit]
AEHKMS e. t. f. percussit D e. tan f. percussit; T e. t. percussit; V reventus lancea sua vibrata erga
dictum regem Butentrochum percussit eum ita — de equo] V om. — cecidit ad teram] ADEGKMST c.
ad terram; V in terram periecit — et quia…penas] V om. — multas paciebatur penas] AGHKT m.
patiebatur penas; D multa penas patiebatur; E multum patiebatur; M multas pena paciebatur — Dardanus]
V D. rex miseratus — *pepercit ili] AGKV illi p. F i. p. H illj p.; DEM p. illi; S illi perepercit; T illi
perpecit — supra] ADEGHTV super — magnum plurium fecit] AS m. plurimum f.; D magna effudere
ploramina; E m. precium f.; G m. pulverinum f.; H m. plantum fecerunt; K m. planctum f.; M magnum
fecere; V fecit maximum plurum.
IV.8
rubr.: DGHTTt om. il ¶ — Precians] A Pretians E Preciano K Preciante V Aprecians — qui…Bayverie]
V om. — ocidit] AEKMS occidit — Bayverie] A Baiverie EK Baverie — E aggiunge in fine ¶: et
comitem Gerardum.
1: D om. il ¶ — Precians] A Pretians E Precianus G Percians V Aprecians — vidit] E occidit — Arabie]
A A. vidit — tam] H tan; AST tanto — percusum] AEHKMSTV percussum — calcaribus]
A calcharibus — *ducem Bayverie ocidit] A d. Bavierie occidit EKT d. Baverie occidit FH d. Baroerie
o. MS d. Bayverie occidit; H Baverie percussit; V occidit d. Baynorie — ocidit comitem Gerardum]
EKMT occidit c. G.; A occidit regem G. S occidit regem Gerrardum; H om. comitem; V comitem G.
comitem Montissilicis Aguento et — Partinopum] AS Parcinopum MV Partinopem; ET principem — de
Blaiva] AEGKSV de Blavia H de Blaura; T Blavie — Naymerium] EK Naimerium FG Nanerium
H Narnerium MV Raynerium T Neimerium.
151
9
De rege Pandragone qui devicit regem Precians
1
Rex Pandragon percusit regem Precians ita quod de equo ad teram cecidit, et tunc aut ocidiset aut
cepiset eum nisi fuiset rex Ychanus qui statim ili auxilium dedit.
10
De rege Ogone qui ocidit regem Laudonem
1
Rex Ogo percusit regem Laudonem ita quod vitam perdidit. 2Rex Magog ante regem Tartarorum
regem Festum ocidit.
IV.9
rubr.: GHTTt om. il ¶ — Pandragone] K Priadragone V Pandracone — qui…Precians] V om. — devicit]
E occidit — Precians] A Pretians E Precianum K Preciantem.
1: Pandragon] DEHMV Pandrago G Pandragor K Priadragon — percusit] ADEHKMSTV percussit —
Precians] A Pretians E Precianum G Percians K Preciantem V Aprecians — ita quod] D itaque — de
equo] FGHK om.; V de e. suo — ad teram cecidit] ADEGKMST ad terram c.; V proiecit eum in terram
— et] V quem — tunc] A hunc; KV om. — aut ocidiset] AMST aut occidisset D aut ocidisset; E aut
cecidisset; HKV om. — aut cepiset eum] EMST aut cepisset e. G aut acepiset e.; A aut cepisset; D om.
aut cepiset; H autem ipsum aprehendisset; K eum cepisset; V cepisset et occidisset — fuiset]
ADEHKMSTV fuisset — Ychanus] D Icanus E Ycharus K Icarus M Ycanus S Ykanus T Yrnus
V Ycharius — *statim ili auxilium dedit] ADEMST s. illi a. d.; F s. a. d. i. K s. a. d. illi; G s. a. d. ei;
H illj s. a. viriliter d.; V sibi a. d. illo instanti.
IV.10
rub.: DGHMTTt om. il ¶ — qui…Laudonem] V om. — ocidit] AEKS occidit — regem] S om. —
Laudonem] A Laudenem FK Landonem.
1: Ogo] DM Og
K Ogon — percusit] ADEHKMSTV percussit — Laudonem] A Landenem
FGHKV Landonem — ita quod vitam perdidit] V ad mortem.
2: Rex] V et r. — ante regem Tartarorum regem Festum ocidit] AS a. r. Tartharorum r. F. occidit EHKT a. r.
T. r. F. occidit; D a. r. Thartarum r. F. occidit M a. r. Tartarum r. F. occidit; G /ante regem Tartarorum
regem Festum ocidit/ in marg. con richiamo; V r. F. occidit a. r. Thatarum qui de tanta strage tantorum
regum et nobilium armatorum lacrimatus est — G continua il capitolo col testo seguente: a daccentis
militibus virorum fuit plantus qui postea venere ad regem Ogonem qui erat in belo contra regem
Dardanum contra regem Herminie contra regem Britanie: corrisponde alla fine lì mancante di ¶IV.11.2
(per cui cfr.) dove un segno di richiamo rinvia a questo punto.
152
11
De rege Herminie qui ocidit regem Magog
1
Lanç Herminie rex percusit regem Magog, qui eum ocidit; et tunc alta voce clamavit dicens:
«Omnes eritis mortui, proditores!». 2Rex Magog a ducentis milibus virorum plantus fuit, qui postea
venerunt ad regem Ogonem qui erat in belo contra regem Darium, et contra regem Herminie, et
contra regem Britanie.
12
De rege Darione qui ocidit regem Opineum, et de rege Blachie qui ocidit regem
Longaneum
1
Rex Darius percusit regem Opineum ita quod eum ocidit, et regem Sadog et fratrem suum
Ysmaconem, ac etiam falsum Amidoneum ocidit. 2Tunc fortis rex Blachie percusit regem
IV.11
rubr.: GHTTt om. il ¶ — Herminie] A Hermynie KV Hermenie — qui ocidit regem Magog] ADEKMS q.
occidit r. M.; V om.
1: Lanç] ADGM Lanz E Lanus H Nanç; T Richestratum — Herminie rex] AV Hermenie r.; T r. H. — percusit]
ADEMS percussit; H percussit percussione maxima; T videns regem Festum mortuum irato animo percussit;
V occidit in hoc bello — *qui eum ocidit] DEM q. e. occidit; AKST et eum occidit FG et eum o.; H et
mortuus est; V om. — et tunc] E om. tunc; V quo mortus dictus rex Lancz — alta] AS om. — dicens]
EFGHK om. — mortui proditores] A mortuj p.; F prodconres m.; GK p. m. H p. mortuj.
2: Rex Magog…Ogonem] V super quem regem Magog /sic/ (interl.) mortuum lamentum factum fuit per totum
exercitum a ducentis milibus virorum armatorum /et/ (interl.) sic mortuum honorabiliter et reverenter portari
fecit ante regem Ogonem — a ducentis] F adutentis; M a ducenti — milibus…Britanie] G om.: un richiamo
indica che il testo corrispondente si trova al capitolo precedente (per cui cfr. ¶IV.10.2) erroneamente trascritto
ivi per un saut du même au même — milibus] K millibus; A militibus; M similibus; S nulibus — plantus fuit]
AD planctus f.; F f. p.; K f. ploratus — venerunt] FH vene’; K venere — belo] ADEKMSTV bello —
Darium] A Druxum F Dari | darium leggibile anche come Dairdanum; D Herminie; HK Dardanum; V D.
Persie — et contra¹…Britanie] T om. — et contra¹] EFHK om. et — regem Herminie] K r. Hermenie; D r.
Dardanum; V reges Herme’ — et contra regem²] FHK om. et; V om. contra regem — Britanie] A Brithanie
K Bertanie MS Bretanie.
IV.12
rubr.: GHTTt om. il ¶ — Darione] EV Dario — qui¹…Longaneum] V om. — ocidit¹] ADEKMS occidit —
Opineum] D Oppineum E Opincum M Oppincum S Opmeum; F lac. mecc. — de rege²] M regem —
Blachie] E Plachie — ocidit²] ADEKMS occidit — Longaneum] F Loganeum.
1: Darius] ADMS Dario; T autem D. — percusit] ADEHMST percussit; V occidit — regem¹] V regem regem —
Opineum] DMT Oppineum E Oppincum S Opmeum — ita…Amidoneum ocidit] T om. — ita…eum ocidit]
V om. — ita quod] G i. quod /que/ (interl. soprascr. a quod); S itaque — *eum ocidit] ADMS eum occidit;
E illum occidit; FGH om. eum; K occidit eum — et regem] D et tunc alta voce clamavit rex Theseus hos reges
scilicet regem — Sadog] K Sadoch V Badag — Ysmaconem] AV Ysmachonem D Ysmacoenz E Ysmaonem
F Ysviraconem G lac. H Ilariaconem K Isaianconem S Ysmaeonem — ac etiam] D etiamque; E ac et; V et
— falsum] S falssum — Amidoneum] A Dimidoneum D Amadoneum FGHK Amidonem S Amydoneum —
ocidit²] ADEHKMS occidit; V om.
153
Longaneum et eum ocidit; tunc ex parte Dardani clamare cepit Pathavina gens. 3Probus et pulcer rex
Ychanus comitem Otonem ocidit.
13
De rege Dardano qui ocidit regem Melchiorem et alios plures
1
Mortuo comite Otone, rex Dardanus percusit regem Melchiorem ita quod ili vitam abstulit et ocidit
regem Herut et falsum regem Heucharem, ac etiam regem Ychanum. 2Multas probitates fecerunt rex
Bertanie et Oto rex Alemanie, Oto rex Françie, valens dux Saxonie et fortis dux Thexeus de Naone.
2: Tunc…ocidit] E om. (il testo corrispondente è aggiunto dopo il ¶ successivo per cui cfr.) — Tunc fortis] T et
— Blacie] A A (espunto) Blachie
DKMSTV Blachie
H Vlatie — percusit regem Longaneum]
AHMS percussit r. L.; D r. L. percussit; T occidit r. L.; V occidit Longaneum — et eum ocidit] ADKMS et
eum occidit; H et ipsum occidit; TV om. — Dardani] A Dardanj; V regis D. — *clamare cepit Pathavina gens]
D clamare cepit Patavina gens M clamare cepit Pavina gens; A clamare cepit Pathavianus miles; E clamare
cepit Patavia miles S clamare cepit Patavia miles; F clamare cepit Pathavian’ GK clamare cepit Pathavianus
H clamare cepit Pathamanus; T clamare cepit Patavie miles; V Patavia plures et generosa regia cum milicia
tota ait ad quid huc venistis arguamus omnes ne tanta nobilitas Padue pereat equitamus contra emulos meos.
3: Probus] V tunc p. — pulcer] AGKV pulcher — rex Ychanus] D r. Ycamus E r. Ycharus K r. Icanus M r.
Ycanus V r. Ycarius; H Y. r. — comitem Otonem ocidit] AHK c. O. occidit D c. Octonem occidit E c.
Otthonem occidit MS c. Ottonem occidit; T et c. Octonem occidit; V valenter et amorose percussit comitem
Octonem et occidit eum propter quod rex Dardanus cum suo exercitu vires assumpsit feriens in exercitum
Thatarj — E agg. alla fine del ¶: tunc fortis rex Valachie percussit Longaneum et eum occidit: corrisponde a
¶IV.12.2 per il quale cfr.
IV.13
rubr.: GHTTt om. il ¶ — qui ocidit regem Melchiorem et alios plures] AEKMS q. occidit r. M. et a. p. D q.
occidit r. Melchioren et a. p.; V et suis sequacibus et toto suo exercitu qui probitates immensas fererunt contra
Thatarum regem et suos.
1: comite Otone] DT c. Octone MSV c. Ottone; E Otthone c. — rex Dardanus] V rex probus et valens Dardanus
resumptis viribus cum toto suo exercitu et proborum regum et virorum nobilium de sua comitiva audacte
incepit bellare in que quidem bello statim — percusit] ADEHMST percussit; V percussit primus —
Melchiorem] F Melkiorem G Melchariorem H Melliorem — ita quod ili vitam abstulit] ADEKM ita q. illi v.
a. G ita q. ili v. astulit S itaque illi v. abstullit; H et ei vitam tulit; T om. ili; V et eum occidit — et ocidit]
ADHMST et occidit; E occidit; V ac eciam occidit — Herut] A Heroet D Eruch E Heruc K Heruth M Erut
V Eruth — Heucharem] E Autarum F Heucharon G Heucharorem H Heucaron K Heuchaton M Eucharem
ST Heucarem V Heucharum; D Ungarie — ac…Ychanum] FGHK om. — ac etiam] E ac et; V et —
Ychanum] A Yhanum DM Ycanum S Ykanum; V alterum nomine Hucarum.
2: Multas] D multa; E multus; GK multasque; V et multas — probitates] V p. et valentissimas — *fecerunt]
FM fec’; ADEGHKST fecit; V fecit in hoc bello ita quod per omnes barones ac milites probissimos de valore
et potencia et probitate sua per totum exercitum utriusque partis predicabatur et vehementer admirabantur
omnes de viribus ac fortitudine constancia et sapiencia sua et similiter reges hij videlicet — rex Bertanie] AS r.
Berthanie EGHV r. Britanie; DM Dardanus Grecus rex Patavie; T Dardanus et rex Birtanie — et¹] ASV om.
— Oto¹] DTV Octo E Ottho H Octto KMS Otto — Alemanie] D Allemanie — Oto²] DV Octo E Ottho
MS Otto T Octio; FGK et O. H et Octto — Françie] ADEKMSTV Francie; G Franzie — Saxonie]
M Sanxonie STV Sansonie — Thexeus] ADEKSTV Theseus H Texeus M Teseus — de Naone]
V innumerabiles et inmensas probitates in dicto bello fecerunt.
154
14
De rege Tartaro qui ocidit regem Anglie, regem Yrlande et alios multos
1
Quando rex Tartarus vidit regem Melchiorem sic mortuum esse maximum dolorem habuit penes
cor suum, et tunc percusit regem Anglie qui statim spiritum perdidit, et ocidit regem Seguranç et
Naymerium regem Yrlande, de quorum morte et aliorum noster rex Dardanus dampnum maximum
passus est. 2Sed, quando fortis rex Bertanie vidit fratrem suum morti traditum esse, cum lançea
percusit regem Tartarum quem in latere fortiter vulneravit. 3Oto rex Alemanie, magnus dux Saxonie
et valens Guiçardus regem Tartarum percuserunt qui per aliquem ipsorum vulneratus non fuit, sed
IV.14
rubr.: GHTTt om. il ¶ — Tartaro] AS Tartharo D Thartaro V Thataro — qui…plures] V om. — ocidit]
ADEKMS occidit — Anglie regem Yrlande] A A. r. Hirlande; F A. et r. Y.; K Melchiorem /Anglie et
regem Irlande/ (interl.) — multos] FK plures.
1: Tartarus] AS Tartharus D Thartarus V Thatarus — Melchiorem] V Merchiorem; AS Melchis
DM Meochis FGHK Mechis — sic] TV om. — esse] FGHKTV om. — maximum dolorem habuit]
FK m. h. d.; G magnum h. d. — penes cor suum] H om. — tunc] V iracundia plenus — percusit]
ADEHMSTV percussit — regem²] FH reg’; G rex — qui statim spiritum perdidit] H et mortus est; T qui
spiritum amisit; V et vitam sibi abstulit — ocidit] ADEHMSTV occidit — regem³] D rege; V eciam r. —
Seguranç] A Sigurag DG Seguranz E Securranum H Syragusanz T Segurane V Segurancz — et³]
V om. — Naymerium] DEKT Naimerium G Nainerium H Naynerium — Yrlande] AKST Irlande —
aliorum noster] D a. nostrorum; E om. noster; H om.; S alios n.; T aliorum nobilium Patavie deffensorum
tantum; V aliorum nobilium — dampnum maximum] AET damnum m. S dapnum m.; D damnum
magnum; FG m. dapnum HV m. dampnum K m. damnum — pasus est] AEHKMST passus est;
D habuit; V passus est apud cor suum.
2: fortis] D forti; KV om.; S rex fortis — Bertanie] A Berthanie DEGHV Britanie M Bretanie — fratrem]
D fratri; FH finem; K frem — morti traditum] HV mortuum; M m. deditum T mortuj (corr. da
mortuum) deditum — esse] V om. — cum] V tunc cum — lançea] DEHKMST lancea G lanzea; A lacta;
V lanciea sua — percusit] ADEHMSTV percussit — Tartarum] D Thartarum S Tartharum V Thatarum;
A Tartharorum GT Tartarorum — fortiter vulneravit] A est f. vulneratus; F f. vulnerari.
3: Oto] DGS Octo E Ottho HM Otto; T om.; V Octo vero — magnus] T om. — Saxonie] ASTV Sansonie
E Sassonie M Sanxonie — et¹] FGHK om. — Guiçardus] A Guyzardus DEGHKT Guizardus —
Tartarum] AS Tartharum
D Thartarum
V Thatarum; GKMT Tartarorum — percuserunt]
ADESTV percusserunt F percuse’; GHK percusere — per aliquem ipsorum vulneratus non fuit]
FGHK p. a. i. n. f. v.; V v. n. f. p. a. i. — ocidit] ADEHKMSTV occidit — Guliam] TV Goliam —
155
ipse ocidit regem Guliam et regem Sagramorem, et regem Françie de equo proiecit ad teram. 4¶Rex
Tartarus regem Françie libenter cepiset qui se viriliter defendebat, sed alij barones tantum eum
defenderunt quod interim venit rex Dardanus, rex Herminie et rex Persie qui reges quatuor ceperant
ac etiam interfecerant Byduynos, et rex Blacie venit cum sua gente causa iuvandi Françie regem;
sed tantum operatus est Dardanus quod rex Françie equm asendit. 5Qui postquam equum asendit
ocidit plures quam sexaginta homines ilius gentis: quod idem fecit dux Thexeus de Naone
Ultrabrente comes.
et²] S om. — Sagramorem] A Sagrimonie F Sagramoiem G Sagrimonie HT Sagramonie K Sagramone
S Sagramonem — et regem²] V r. vero — Françie] A Frantie DEKMSTV Francie G Franzie — de
equo] EV om. — *proiecit ad teram] DEM p. ad terram; AKT ad terram p. GH ad teram p.; F ad t.
periecit S ad terram periecit; V p. in terram tamen non vulneratum.
4: Tartarus] AS Tartharus D Thartarus V Thanis — *regem Françie libenter cepiset] A r. Frantie l. cepisset
DEM r. Francie l. cepisset; F l. c. r. F. G l. c. r. Franzie H l. cepisset r. Franzie K l. cepisset r. Francie;
S r. Francie libertus cepisset; T r. France tandem cepisset; V l. cepisset r. Francie — qui¹] A quia — se
viriliter defendebat] T s. v. deffendebat; D v. s. d.; G om. viriliter — sed¹] DM om. — alij] F a’i;
GK aliqui — tantum] M t. viriliter; T Dardani — eum] A illum — defenderunt] D deffenderunt;
A adiuvaverunt F aiuvave’ H adiuvave’ KT adiuvarunt S aiuvaverunt; G aiuvavere — quod interim]
D q. interin; V quo usque — venit rex Dardanus] T om. rex; V r. D. veniret similiter — Herminie]
A Hermynie KV Hermenie; G britanie /Herminie/ (interl.) — et¹] FGHKV om. — Persie] S Perscie;
V P. recuperaverunt regem Francie — qui²…ceperant] V om. — reges quatuor] K r. quattuor T r. ·4or·;
E q. r.; H om. quatuor — ceperant] AGHK cepere; D ceperunt; E om.; F cepere’; T ceperat — ac etiam]
E om.; V et — interfecerant] S interficerant; AKT interfecerunt; V occiderunt — Byduynos]
DHKM Biduinos G Byduinos S Biduynos T Biduanos; E Biduinos et acceperant eos — et rex Blacie]
ADKMST et r. Blachie E et r. Valacchie H et r. Vlaçie; V et similiter r. B. — iuvandi]
EFGHK adiuvandi — Françie regem] AMST Francie r. GH Franzie r.; DEKV r. Francie — est] H om.
— *Dardanus quod rex Françie] ADEMT D. q. r. Francie; F rex Dariuus quod rex Dardanus GK rex
Darius quod rex Dardanus; H rex Dardanus quod; S D. qui r. Francie; V rex D. q. r. Francie — equm
asendit] A e. assendit D equum assendit EHKMSV equum ascendit G equm (corr. da equum) ascendit
T equum asscendit.
5: Qui…asendit] DFGHK om. — Qui] T et — equum] AES om. — *ascendit] A assendit
EMSTV ascendit — ocidit] AEMSTV occidit; DHK et occidit — plures] V plus — quam] FGHK om.
— sexaginta] AFGSV ·lx·
H ·lxta· — homines] D omines; K hominibus; V hominj — ilius]
ADEHKMSTV illius — gentis] V g. Bydonorum — idem] V quidem — dux] S re dux — Thexeus]
ADEKSTV Theseus M Teseus — de Naone] H de natione; V om. — Ultrabrente comes] AS de U. c.;
DEV c. U.; H om. comes; T de U. comis.
156
V
1
Incipit liber quintus, de hencantatione quam fecit regina Sabina pro pace fienda
inter regem Dardanum et regem Tartarum
1
Dum Dardanus rex Pathavie velet percutere Tartarum, quem tunc ocidiset omnino, quedam
oscuritas magna inter eos posita est, ita quod unus alterum non vidit. 2Post hec facta est tempestas
valida, tonitrua teribilia audiuntur et coruscationes immense videntur in nubibus celi hominum
corda terentes, et statim teremotus immensus factus est. 3Rex Tartarus, positus in magno timore,
vidit etiam quendam magnum draconem in aere proicientem tures et palatia civitatum Herminie
destrutarum in gentem suam que maxima aflitione aflita fuit; et vidit unum suorum regum
asensorem unius equi totum in aere ardentem quem multum diligebat. 4Hijs per Tartarum vixis, ad
V.1
rubr.: GH om. il ¶ — Incipit liber quintus] F i. l. 5; DV i. q. l.; ETt om. — hencantatione]
DEKMTtV incantatione; AS lamentatione — quam fecit regina Sabina] V facta per reginam Sabinam —
pro pace fienda] DM de pace facta; E et de pace; V et similiter de pace — inter regem Dardanum et
regem Tartarum] D intra regem D. et regem T.; AS i. D. regem et T.; E i. regem D. et T.; FKT i. D. et T.;
Tt inter partes; V om.
1: Dum] AEFGHKSTV cum — Dardanus rex Pathavie] DEM D. r. Patavie F D. r. Path’; H D. r. Pathavus;
T om. rex Pathavie; V rex valens Dardanus Patavie probus rex et sapiens — velet] AEKSV vellet;
D veniret; H om. — Tartarum] AS Tartharum D Thartarum F dardanum Tartarum; V Thatarum — tunc
ocidiset] DEKMSTV t. occidisset; A t. occidit; H occidiset t. — quedam] V tunc q. — oscuritas]
AEGMTV obscuritas — inter eos posita] FGHK p. i. e. — est] G om. — ita quod] A ita q; S itaque;
T quod — vidit] FH vid’; DGKV videbat.
2: Post hec] AFGHKST postquam hec; E post quam — est¹] A sunt — valida] A horida; E magna et valida
— teribilia] AEGKMTV terribilia
DS teribillia — audiuntur] S audiunt — corruscationes]
DEGMST coruscationes V coruscaciones — immense] ADV inmense — videntur] FGHK videtur —
celi] AH celj S celli — terentes] AEGKMSV terrentes; D ferrentes — et statim] V om. — teremotus]
AEKMSV terremotus — immensus] D inmensus; AFGHKST om. — factus est] H f. e. magnus.
3: Tartarus] AS Tartharus D Thartarus V Thatarus — positus] FHKSV p. est G poxitus est — timore]
G terore /timore/ (interl. soprascr. a terore) — etiam] MV eciam; T om. — quendam] E quemdam;
DT quedam — magnum draconem] FGHK d. m. — in aere] AST in aerem; FGHK om. — proicientem]
E projicientem; A prohiciens FGH proiciens; K projicere; S periciens — tures] AEGKTV turres —
palatia] A pallatia KMS palacia V pallacia — civitatum] FH civit’; A cuncta civitatis; GK civitatis;
V civitates — Herminie] KSV Hermenie; D H. civitatum — destrutarum…suam] T in gentes sue
destructionis; V destructe erant — destrutarum] DEGHMS destructarum; A destructurum; K destructas
— in gentem suam] AFGHK om. suam; D in damnum gentis sue — que…fuit] T qua de causa in
maxima aflictione fuit; V et posite in magna affliccione — maxima] AK maxime — *aflitione]
D afflicione E afflictione M afflicione S aflictione; AFGHK om. — aflita] AES afflicta DM afflita
GHK aflicta — regum] FH reg’; AGK regem — asensorem] EHK ascensorem M assensorem;
D assesorem STV assessorem — unius equi] AFHK om. unius; G equm; V in suo equo — aere]
AG aerem — diligebat] AS dilligebat.
157
se statim vocavit regem Ogonem qui de hencantatis sapiens erat qui interogavit ab eo: «Quid
significant hec?». 5Ac etatis decrepite rex Og ili respondit: «Rex ile quem videtis in aere ardentem
vos significat qui pro nichilo facitis hanc gueram, et quia iam vobis fui consulens, ideo ignis
extintus est. 6Sed o bone rex hanc gueram dimitite, et si hoc non facitis in sequenti die vos ocidet
Dardanus, et quia pecastis contra Deum, ipse contra vos iratus est: ob quam causam, o bone rex, per
mensem unum pete treuguam a rege Dardano». 7Rex Tartarus de consilio regis Ogonis ivit ad locum
in quo erat rex Dardanus et treuguam quesivit ab eo que inter eos statim firmata est, et ab hac die in
antea inter se pacem maximam habuerunt. 8Sed hec tempestas duravit ab hora meridiej usque ad
vesperam horam.
4: Hijs] A His GK Hiis — per Tartarum vixis] AEHKMT p. T. visis S p. Tartharum visis V p. Thatarum
visis; D visis p. regem Thartarum — ad se] FGK a se — statim] D statin; A om. — vocavit] V vocabat —
Ogonem] G Agonem — *hencantatis] FH hencantat’; AS bene cantatis; D incantis M encantis;
E incantationibus; GT hencantatione K incantatione V incantacione — erat] E erat ac etatis decrepite —
qui] D et — interogavit] EKMV interrogavit — significant] E significabat; K significaret; T significat —
hec] FH h’; K hoc.
5: Ac etatis decrepite] A at decrepitus e.; E om.; FH ac decrepitum e.; G ac decrepitus e.; K et erat decrepite
etatis; T ac e. decrepito; V tempestates decrepite — rex Og] A r. Ogo K r. Ogon; D r. ego; T r. Ogonis;
V om. rex — ili respondit] ADHMS illi r. V illj r.; E ille r.; K r. illi; T om. ili — *rex ile] DEMV r. ille;
AKST regem illum FH reg’ ilum; G rex illud — quem] G quod — videtis] M viditis; D vidistis;
FH videt’; G videtur — aere] HST aerem — vos] D v. reges; EMV v. regem — significat] F sig’t;
E significabat; H signat — nichilo] AEK nihilo S nichillo — gueram] ADKTV guerram — iam vobis]
AFHK om. vobis G jam; DE v. i. — fui] HS om.; V sui — consulens] HV consules — ideo] V in eo —
extintus] EKMTV extinctus — est] S om.
6: Sed] DEM et; V unde — o bone] G om. — hanc gueram] DEMSTV h. guerram; H g. h. — dimitite]
EMV dimittite F dimit’; GHT dimite K dimitte — hoc] FH h’; E om.; G hec — facitis] F facit’;
D facies; E facias; H facis — die] V om. — ocidet] ADEHKMSTV occidet — Dardanus] EV rex D. —
et²] V om. — pecastis] DEKMT peccastis; V peccatis — vos] H te — iratus est] V erat et i. est — quam]
AS hanc — causam] D causa; E rem; S tamen — o bone rex²] FGHK om. o; V om. rex — mensem]
FG mense — pete] S pecte; AV petite — treuguam] AH treugam DEK treguam S trenguam V treugam
treuguam.
7: Rex Tartarus] AS r. Tartharus D r. Thartarus V r. Thatarus; H T. r. — Ogonis] V Ugonis — in quo] EV
ubi — erat rex Dardanus] AFGKST om. rex; H D. e. — treuguam] AH treugam DEK treguam
MV trauguam S trenguam — quesivit ab eo] H ab eo q.; V petivit ab eo — que] D quem — eos] A Og
— est] G fuit — antea] V ante — inter se] H om. — pacem maximam] S p. massimam; FGHK m. p. —
habuerunt] FH habue’; GK habuere; S huerunt.
8: hec tempestas] H tenpestas hec — duravit] V perduravit — ab…meridiei] V om. — ab] AHMS ad —
hora] S ora; A ortu — meridiej] AEGMT meridiei D meridi S meridiey — ad] H om. — vesperam
horam] AEFGHS vesperarum h.; T vesperarum hora; V vesperas dicta die.
158
2
De consilio quod fecit rex Tartarus in Herminia cum suis regibus et principibus
1
In sequenti die, postquam gens mortua sepulta fuit et rex medicatus extitit, ipse conscilium unum
maximum suorum principum ordinavit et fecit. 2Suis regibus et principibus congregatis in unum, sic
oravit inter eos: ǦO domini et amici qui honorandi causa huc me sociastis, scitote unum, quoniam
ius vult et precipit ut fideliter in meis negocijs que vestra reputo michi consulere debeatis. 3Duo
enim sunt in mundo, scilicet honor et dedecus: alterum quorum hominem a fortuna oportet habere,
neque se adinvicem homini compatiuntur, sed maxima inter eos extat discordia quia, si unum eorum
est in hominem, reliquum esse non potest. 4Inquam: stolidus ac stolidissimus hominum ile est qui
honorem non eligit inter cetera. 5Consulite ergo michi in hoc tanto et tali negocio et quid cum rege
Dardano facturus ego sum, et quia vestra interest, et de iure debetis».
V.2
rubr.: GHTTtV om. il ¶ — consilio] D concilo M concilio — quod] M quid — Tartarus] D Thartarus
S Tartharus — in Herminia] K in Hermenia; E om.
1: sequenti] S frequenti — die] V vero die — sepulta fuit] FGHK s. est — et¹] G om. — Tartarus] AS Tartharus
D Thartarus V Thatarus — medicatus] H medicatur; M meditatus — extitit] extit’; D fuit; G exercitum (corr.
da exercitus); K est; S extitis; T suis vulneribus e.; V fuit suis plagis — conscilium unum] AMST consilium
u.; D u. consilium; EGHK consilium; F om. unum; V unum suum consilium — maximum] G magnum; V om.
— principum] D principium — et fecit] T om.; V et sic f.
2: Suis] E suis igitur; TV et suis — congregatis in unum] H congregari in u.; K sic in u. c.; V ordinavit et fecit in
unum locum congregari — sic oravit inter eos] D s. o. cum e.; K ita o. inter e.; M s. ordinavit i. e.; V et
ordinavit inter eos dicens — domini] AHS dominj — mei] FGHK om.; V mei carissimi — honorandi causa
huc me sociastis] E om. huc; V huc venistis causa honorandi me et curiam meam et me associastis — scitote]
T sitote — quoniam] S quem; T quando — ius…debeatis] H vidi opera vestra in meis negotijs consulite me
queso — ius] M jus — vult et] K ultro — precipit] A percipit; D precipue — fideliter] A fidelliter; F fidelic’
— meis] G m. vel nostris — negocijs] AEG negotijs — vestra] G vera — reputo michi] E r. mihi; AFGS m. r.
K mihi r. V m. consulere r.; T om. michi — debeatis] F debeat’; G debeatur.
3: enim sunt] D s. enjm; E etenim s.; H om. enim — mundo] E unum — scilicet honor] MST silicet h.; E id est
h.; FGK h. s.; H om. scilicet — hominem a fortuna oportet habere] D opportet ominem a f. habere;
K hominem a f. habere opportet; T hominum a f. o. habere; V homo a f. debet habere — adinvicem] Sad
invictum — homini] A hominj; G homines; V boni — compatiuntur] DHKMSTV compaciuntur — maxima]
M maximam — eos] AFGHS om.; K ea; T hec — extat] H estat V exstat; T est — discordia] S om. — quia]
S quin — eorum] V om. — reliquum] A relliqum G reliqum; S resinum.
4: Inquam stolidus] D inquan s.; A in qua s. V in qua stultus; E s. i.; FH i. stolidisimus; G in quem stolidisimus;
K i. stolidissimus /stultissimus/ (interl.); T in quo s. — stolidisimus] ADEKMST stolidissimus
V stultissimus; F stolidismus — hominum] K omnium h. — ile] ADEKMSTV ille; G ilo; H om. — non]
AS om. — eligit] A elligit E elegit; V diligit et eligit.
5: Consulite] T consulete — ergo michi] AEK e. mihi; V vos — tanto et tali] S tanto et talli; D om.; EFKV tali et
tanto G tali ac tanto — negocio] ADEGH negotio — et quid] A quod; FGH et qui; K et quod; SV om. et;
T et ad — cum rege Dardano facturus ego sum] D om. ego; K contra Dardanum factum est ego causa fui; T
eam r. D. f. e. s. — et quia] D qui; E om. et — vestra] E nostra — et de iure] DMV om. de iure; E ut vos;
G om. iure — debetis] F debet’; E videtis; G debetur; H debent; K debetis ideo quid vobis videatur respondere
velitis; T debetis vestrum consilium michi prebere; V debeatis.
159
3
De consilio quod dedit rex Og regi Tartaro ut cum Dardano pacificaretur
1
«O bone rex Tartare, unum te scire facio: quod dextera Fortune honorem tenet et sinistra dedecus;
unde homo, quando de statu suo conqueritur propter fortunam sibi adversam, sic fatur: “Omnia
michi sinistra incedunt, et Fortuna michi contraria est semper!”. 2Sed, si dexteram suam Fortuna
porigat homini, eius est retrahere ilam quando libet et sinistram porigere: cum ergo unam porigit,
tam cito alteram retrahit. 3Memento, o rex: quoniam in mundum nudus venisti, et que habes et que
homines huius mundi posident, omnia sunt Fortune. 4Gaudet Fortuna suma infimis mutare et infima
sumis: hunc continuum ludum Fortuna ludit volubili orbe, neque fidem homini servat. 5Si tibi
dexteram suam Fortuna poresit contra regem Herminie, o rex, et modo libet ei retrahere: et quid
V.3
rubr.: GHTTt om. il ¶ — consilio] S conscilio — quod] M quid; S qui — dedit] A fecit; F lac. mecc. —
Og] K Ogon V Ugo — Tartaro] D Thartaro S Tartharo V Thataro — ut…pacificaretur] V om. —
pacificaretur] DM pacem faceret; E pacem faciat.
1: O] E surgens primo rex Og ait o; K tunc rex Ogon ait o; T Rex autem Og dixit o — Tartare] AS Tarthare
D Thartare V Thatare; FGHK om. — unum] V om. — te] T om. — facio] A fatio; D facit; M tacio —
dextera] FH dex’; K dextra; G dexter (corr. da dextrum) — et sinistra] FH et sinist’; D et in s.; G et
sinister; M et sinistram; V s. vero — unde] K iterum — quando] DM qui — statu suo] AFGHKS suo
statu; T duo statu; V om. suo — fortunam] V fortuna — sibi adversam] V contrariam — michi¹]
AEK mihi — sinistra] FH sinist’; D adversa sive sinistra; G sinistra /et/ (interl. soprascr. a -ra) —
incedunt] FH inced’t; G incedit — michi²] AEK mihi — contraria est semper] V omnia sunt et est
semper.
2: Sed] V nam — dexteram] H desteram K dextram — suam] E o rex — porigat] EMTV porrigat;
AK porrigit FGH porigit — homini] AH hominj; G homo — eius] G ejus V eiuus — retrahere]
S rethraere; D om. — ilam] EKMTV illam; ADS om. — quando libet] T quemlibet — porigere]
AEGKMSTV porrigere — ergo] A om. — porigit] EGKM porrigit; A porigitur; TV porrigat — tam cito
alteram retrahit] A cito alteram porrigit (espunto) retrahit S c. a. rethrait; D retrabit ad alteram tan c.; E a.
c. r.; FGHK a. vero r.; M r. ad alteram t. c.; V r. a. t. c.
3: o rex] FGHKV o bone r.; T ergo o r. — quoniam] DM quando; E quod; FGHK quia; S quam —
mundum] FGHK hunc m. — nudus] AS om.; H nudum — et¹] D om. — habes] D habebas; E om. — et
que²] AFGHKS etiam; E om.; T et etiam — homines huius mundi] G homines hujus m.; A homines
huiuscemodi; V huius mundi homines — posident] ADEKMST possident; V tenent et possident.
4: Gaudet] F gaud’; K gaudia; V g. igitur — fortuna] G fortunam — suma] ADEHKMTV summa —
infimis] A om.; G infimum; MT in finis — mutare] A imitare; K mutare sepe solet; M mutate — et…
sumis] AFGHKST om. — infima] M in fina; V infimis — sumis] DE summis; V summis gaudere —
hunc] V et h. — ludit] DGM ludet — volubili…servat] FGHK om. — volubili orbe] E et deludit orbem
— neque] V nec — homini] V hominj — servat] E servat corr. da servatis; V tenet nec servat.
5: Si tibi] D si sibi; E sed sibi; FGHK om.; V om. tibi — Fortuna] FGHK om.; V Fortunam — poresit] DS
porexit EGKMT porrexit; AV porrexerit — contra regem] G quam regi — Herminie] KV Hermenie —
o rex] FGHK o bone r. — et¹] FGHK om. — modo libet] GH michi l.; K l. m. — ei] AEFGHKST om.
— retrahere] S rethraere; T detrahere — et²] E om. — quid] D quis; H om. — erga] V erga et contra —
eam] E om.; K eum.
160
erga eam potes? 6Sed sicut de duobus bonis eligeres maius bonum, sic de duobus malis en minus
malum eligere te oportet: aut hic mori cum honore, quod esse non potest nisi prius adversarij tui
vindictam videas, et hoc a Fortuna; aut cum vituperio vivere hinc fugiendo, quod etiam a Fortuna
est; neque credo te hinc evadere pose, et hoc a Sabina Dardanus bene novit. 7Fama utriusque
longeva est, et una plus reliqua; sed bona fama durat, et mala tandem deprimitur. 8Plus libet michi
vivere, dum sanitas habeat me et a me absit miseria: nunc honorem nunc dedecus habet homo, et sic
nunc bonum nunc malum, et hoc est ius Fortune. 9Duo sunt que hominem oportet habere ut homo
sit, silicet vitam et mortem, et unum horum est hominis principium, alterum vero finis: de quo homo
semper certus est. 10Sed unum est deletabile et pulcrum, et alterum vero amarum et oscuriximum
6: Sed sicut] AS sed sic; D et sicut — de duobus bonis eligeres maius bonum] A de duobus elligeres; DV de
duobus bonis eligere m. bonum; E de duobus bonis eligere; FGH de duobus eligeres bonis eligeres; K de
duobus bonis maius bonum eligendum est; S de duobus elugeres eligeres maius malum bonum; T de duobus
bonis eligens maius bonum — sic…eligere] A om. — sic…en] E om. — sic] V sicut — malis] V malijs — en]
DMT om.; G etiam; K et; V unus — minus] FGH nimis — eligere] T elligere; E om.; V eligendum est — te
oportet] K te opportet; G om. oportet; V et sic te oportet — aut hic mori cum honore] G om. hic; K aut
huiusmodi c. honore; T et aut hic m. c. honore; V om. — quod¹] A quo; MV quid — prius adversarij tui
vindictam] AFH a. t. v. primo G adversarii t. v. primo S advorsarij t. v. primo T adversari t. vindicta primo;
D p. adversaij sui v.; K adversum te v. primo; V p. adversam tibi v. — Fortuna¹] E F. dependet — aut²…
Fortuna] D om. — aut²] G om. — vituperio] S victuperio — vivere] E misere; V vivet — hinc] K hic; V huic
— quod²] M quid — etiam] G est /etiam/ (interl.); V eciam — a²] A om. — neque] D sive; GHK nec — te
hinc] AST h. t.; D te hic; FGK om. te; H hic; V de hinc — pose] ADEGHKMSTV posse — Sabina] V S.
prophetissa — Dardanus bene novit] D b. n. D.; K D. n. b.; V D. rex b. n.
7: utriusque] G utrius — et¹] V om. — reliqua] A relliqua FH reliq’; G reliquit; S reliquia; T relique — durat]
FGHK dominatur — et²] AFGHKST om. — mala tandem deprimitur] S m. t. depremitur; F m. tam d.;
GHKT m. tamen d.; V reliqua deprimitt tandem mala.
8: libet michi] A l. mihi; D licet m.; E mihi l. — dum] E dummodo — me et a me] D homo et ab homo — absit]
S abssit — nunc¹] FH n’c; D et nunc; GK nec — nunc²] FH n’c; D et nunc; GK nec — habet homo]
AFGHKST homo habet — sic] DT si; FHKS sicut — nunc bonum] F n’c b.; GK nec b.; H n’c bene — nunc
malum] F n’c m.; GK nec m.; H n’c male — et hoc est ius Fortune] AD et h. e. vis F.; FHK et h. est eius F.;
G et hec est ejus F.; V homo hinc inde sequitur et tunc est lux Fortune et appellari licet Fortuna nichil sit cum
homo per se ipsum et se ipso fortuna fiat et oriatur cum homo cum sit distretus se ipsum gubernat fortuna aut
prospera aut contraria.
9: Duo sunt] V d. quidem s. — que] M quem — hominem] T hominum — oportet habere] K opportet h.; E h. o.
— ut homo sit] E ut s. h.; G unde h. s.; T et h. s.; V om. — silicet vitam] E scilicet v.; A s. et v.; FGHK v. s.
— horum est] V e. h. — alterum] D et alterum — homo semper certus est] AS h. certus semper certus e.;
EM s. h. c. e.; G h. semper semper c. e.; H h. s. c. et; V h. s. c. est et non fallit.
10: Sed] AFGHKST et; V quorum — est¹] V om. — deletabile] A dellectabile DEGHKMSTV delectabile — et
pulcrum] GK et pulchrum; V om. — et alterum] AS om. et; V aliud — vero] AEFGHKST om. — amarum et
oscuriximum] ADEHKST a. et obscurissimum G a. et obscurisimum M a. et oscurissimum; V obscurum et
amarum — et4] G etiam — si vivat] D si iuvat; G lac.; V si viva — in dolore] T in dolorem; V cum d. — et
erumpnis…Regnum] H finis ipsius mors est — *et erumpnis] AE et erumnis; DS et erumptus; F et epri
militis; G lac.; K om.; M et erumpnis leggibile anche et erumpius; T et vermis; V et in herumpius — eficitur
homini] A efficitur hominj DEMS efficitur homini F efici’ h.; G et ‹lac.› h.; K illi efficitur; V hominj
efficitur — clara] DM chara; K gratissima et optat eam — et est ili Regnum] AEKMST et est illi R.; D et illi
est R.; G lac. per Regnum; V secundum eium opera que in hoc seculo gesseritur et tunc est illi Regnum si bene
gesseritur si autem male contrarium infernorum sine fine fine dulcedine sine splendore semper erit.
161
est; et si vivat in dolore et erumpnis, tunc mors eficitur homini clara, et est ili Regnum. 11Et non est
vero genus aliquod mortalium quod a natura mortem libenter non evitet. 12Placeat tibi, o rex, adhuc
vivere amore tue gentis, et cum rege Dardano pacem habere; et si vis fugere, insultum faciet super
nos qui super te duplicem habebit vitoriam, quod tibi erit maius dedecus et omnibus nobis.
tamen iube fieri quod tibi placet, o rex».
13
Et
14
Cuius conscilij causa, quod per regem Ogonem regi
Tartaro datum est, omnes principes ilius pre dolore lacrimas efunderunt, ac etiam universus
exercitus Tartari. 15Hoc conscilium regis Ogonis rex Tartarus observavit.
11: H om. il ¶ — non est vero] AS nunc e. v.; E nunc est ne; FG neminem est; K nemo est; T om. vero;
V tunc non est — genus] G lac.; K ergo — aliquod…evitet] K mortalium qui mortem evitare possit;
V humanum ymo mortalium rerum corporis anime et honoris detrimentum cum infamia apud Deum et
homines mortales huius seculi et ideo cum homo se bene gesseritur in hoc mundo debet gloriari et tunc
morte gaudere et eam non evitare quocumque sibi mors eveniat et tunc sibi non est mors sed laudabilis
vita — aliquod mortalium] D m. a. F m. quod aliquod; G m. aliquis — a natura] AFGHST om.; E amara
— mortem] E om. — libenter non] AS om. non; DEM non libenter; FGH om. libenter — evitet] T evicet.
12: tibi o rex adhuc] A tivi o r. a. T t. o r. aduc; D t. o bone r. a.; FK a. o r. t.; G a. ‹lac. per o rex› t.; H a. ho
rex t.; V igitur o bone r. t. — vivere] V vivere et bonum agere secundum tuam prudenciam ad quam
paratus es et semper ad eam fuisti vive felix — gentis] M Agnetis — pacem habere] V feliciore pacem
habeas — si vis] G suum — insultum] A insidiam (espunto) insultum; V ab eo et eius exercitu felici
insultum — faciet] G faceiet; T om. — super¹] K contra /super/ (interl. soprascr. a contra) — qui super
te] AG quod s. t.; E et s. t.; K et sic; T qui semper super te; V om. super te — duplicem] K dupplicem
T dupljcem — habebit] F habeb’; H habebis — vitoriam] ADEGHKSTV victoriam; M victoria — tibi
erit maius dedecus et omnibus nobis] AFGHKS sibi erit maximus honor sed omnibus nobis; E t. e. m. d.
et super o. n.; T sibi erit maximus honor sed omnibus nobis maximum dedecus et omnibus nostris; V tunc
erit tibi et omnibus nobis tuis dedecus et infamia.
13: Et tamen iube] A tu iube; DM et tantum i.; FK iube GH jube; S tum iube; T om. et — fieri] E facere;
FGHKT om. — o rex] V om.
14: V Rex vero Thatarus audito consilio quod sibi datum est per regem Ogonem illi assuefecit quo omnes
reges et principes ac barones qui cum dicto rege Thataro voverant pre dolore lacrimas et amara suspiria
effunderunt et similiter universus exercitus Thatarj regis — conscilij] ADEHKMT consilij G consilii —
quod] D quod quidem; T om. — Ogonem] G Egonem — Tartaro] AS Tartharo D Thartaro — datum est]
D dactum e.; G om. — principes] A princeps — ilius] ADEKMST illius — lacrimas] AEK lachrimas —
efunderunt] AD effunderunt EMS effuderunt F efunde’ H efude’ K efuderunt; G efundere — ac etiam]
E ac et; H hac etiam — Tartari] A Tartharj D Thartari HT Tartarj S Tarthari.
15: T om. il ¶ — Hoc] G hujus; V quod — conscilium] AEGHKMSV consilium; D consilio — regis
Ogonis] G r. Egonis; K r. O. laudavit; V om. — rex Tartarus] AS r. Tartharus D r. Thartarus; H T. r.; K et
r. T.; V vero r. Thatarus — observavit] S obsservavit; K illud o.; V penitus voluit observare.
162
4
De rege Tartaro qui donavit regnum suum et omnia que habebat regi Dardano, et
quomodo Dardanus restituit ili omnia ad feudum
1
Rex Tartarus, habito regis Ogonis consilio et aliorum suorum amicorum, venit ad Dardanum regem
Pathavie qui ait ili: ǦO rex Dardane, ego do tibi regnum meum et omnia que posideo et volo esse
tuus amicus, si tibi placet». 2¶Sed sapiens rex Dardanus, videns hunc Tartarorum regem aflitione
magna aflitum, respondit ili: «O bone rex Tartare, non sic eritis per me destrutus: accipite hunc
cyrothecam quia omnes has teras vobis restituo et honorem vestrum, sed ab hodierna die in antea in
feudum pro me omnia posidete». 3Et tunc rex Tartarus, acepto guanto, respondit ili: «Libenter!».
V.4
rubr.: GH om. il ¶; H riporta in margine la seguente annotazione: Pace facta citra regit dardano et Tartaro;
T De consilio quod fecit rex Og regi Tartaro ut cum Dardano omnino pacificaretur ( corrisponde al testo
della rubrica di V.3 per cui cfr.); Tt De pace quam fecit rex Tartarus cum rege Dardano — Tartaro]
AS Tartharo D Thartaro V Thataro — habebat] V h. et tenebat — regi] AEFKS om. — Dardano] V D.
preclaro — et…feudum] V om. — rex] FK om. — ili] A illj DEKMS illi — hec] AEFKS om. — ad]
E in.
1: Tartarus] AS Tartharus D Thartarus V Thatarus — regis Ogonis consilio] E r. Egonis c.; D c. r. O. —
aliorum] V illorum — amicorum] D om. — venit] T et v. — Dardanum regem] D r. D.; T om. regem —
Pathavie] DEMV Patavie — qui] K et — ili] ADEKMSTV illi H illj — do tibi] A dono tibi; T do vobis;
V et — posideo] ADEHKMSTV possideo — et volo esse tuus amicus] S et vollo esse t. a.; E et v. esse a.
t.; H et tuum amicum esse v.; V v. t. a. esse — tibi²] M om.
2: Dardanus] V Dardannus — videns] A volens — Tartarorum regem] S Tartharorum r.; A Tartharum r.
D Thartarum r. EHT Tartarum r. V Tatarum r.; FGK r. Tartarum — aflitione magna aflitum]
AST afflictione m. afflictum D afflicione m. afflictum M afflitione m. afflitum; E m. afflictione
afflictum; F aflitione m. aflitum esse G afflictione m. afflictum esse H aflitione m. aflictum esse
K aflictione m. aflictum esse; V afflictum ne magis afflictus — ili] ADEGKMSTV illi H illj — Tartare]
D Thartare S Tarthare V Thatare; A om. — per] FGT pro; H per corr. da pro — destructus]
FH destructum; K destitutum; T destructi sicut me destruere volebatis nolo respicere crudelitatem
vestram quam erga me et regem Herminie habebatis et misericordia in me dominatur ubi superbia in
vobis dominaretur non placeat Deo tam crudeliter me in vobis operari sicut voluntatis impeleret nam
misericorditer volo vos et barones vestros et regnum vestrum ac principes vestros regere et gubernare —
accipite] FH acc’; DG accipe; T igitur accipe — hunc] AEV hanc; G han — cyrothecam]
DEV cirothecam FH cyro’cam K chirotecam ST cirotecham — quia] T et — omnes has teras vobis]
DEGMSV o. h. terras v.; A h. o. terras v.; K v. o. h. terras; T o. h. t. quas possidetis et regnum tuum tibi
— vestrum] T tuum; V v. ut prius habebatis — sed] G sed /scilicet/ (interl. soprascr. a sec) — ab] D ad
— antea] V ante — *in feudum pro me omnia posidete] A in f. pro memoria possidete; DEM in f. per me
o. possidete; F in f. pro m. posidete o. GH in f. pro m. possidete o.; K in f. per m. possidete o.; S in f. per
memoria possidete; T in phetidum per m. o. possidete; V per me et a me in f. teneatis et possidete o.
3: Et tunc] T om. tunc; V ex nunc — Tartarus] AS Tartharus D Thartarus V Thatarus — acepto]
ADEGKMSTV accepto — guanto] FGV guento; H argumento — respondit] D repondit — ili] AH illj
DEKMSTV illi — libenter] E l. hoc faciam o bone rex — T agg. alla fine del ¶ il testo seguente: et facta
sunt pax et pro pheudo Tartarus reddebat annuatim libras ducentum milia blumbi et ex hoc postea
inceptum fuit magnum patium Padue et domus multe cohoperte plumbo.
163
4
Sed interin, dum hij reges inter se sic loquerentur, venit regina Beatrix, Sabina et Anfelix que iuxta
Dardanum sederunt causa ipsum honorandi, et postremo venit regina Anna filia regis Blacie. 5Sed
quando rex Tartarus vidit eam ita formoxam, cepit ardere amore ilius, cui ila die per regem
Dardanum et patrem Ane in uxorem data est; et hec omnia fecit regina Sabina ut inter hos reges
maior amicicia foret.
5
De rege Dardano Patavie qui desponsavit reginam Sabinam filliam regis Herminie,
et de rege Tartaro qui desponsavit reginam Anam filliam regis Blachie
1
Pathavie rex Dardanus desponsavit reginam Sabinam filiam Lanç regis Herminie. 2Rex Tartarus
regi Dardano tantum aurum Arabie donavit amore Sabine quod impleta fuit turis Porte Trium
Vixium, ac etiam palatium Porte Naucherij; et hij reges, scilicet rex Anglie, quinque reges Yspanie,
4: Sed] V nam — interin] ADEGHKMSTV interim — dum] FGH om. — hij] AE hi G hii — inter]
D iterum — sic loquerentur] A loquebatur sic; DM om. sic; E l. s. — Beatrix] T Sabina Beatrix —
Sabina] V S. sapiens regina — et¹] AST om. — Anfelix] K Amfelix T Anphelix — que] V q. omnes —
iuxta] G juxta — sederunt] FH sede’; GK sedere — causa ipsum honorandi] DM i. h. c. — regina Anna]
V om. regina — filia] F filiam — Blacie] ADKMSTV Blachie H Vlazie; E Blachie sive Valachie.
5: Sed] V om. — Tartarus] AS Tartharus D Thartarus V Thatarus — formoxam] ADEHKMSTV formosam
— amore ilius] ADKMS a. illius; E illius a.; T a amore illius; V in amore illius — cui] H cuj; A cum;
G civu — ila] ADEHKMSTV illa — patrem] V om. — Ane] ADEGHKMSTV Anne — in uxorem data
est] D in uxoren d. e. F in ux’ dat’ e.; G in uxorem datus e.; H in ux’ datum e.; K in u. d. fuit; V d. e. in u.
— hec] D hoc — ut] H unde — maior amicicia foret] D m. amicitia f.; A m. f. amicitia ST m. f. a.; E m.
amicitia fieret; FK f. m. a. G f. m. amicitia H f. m. amicizia; V m. a. fieret et esset.
V.5
rubr.: GH om. il ¶ — rege Dardano] AFKS D. r. — Patavie] AKS Pathavie; ETTtV om. — desponsavit¹]
S dessponsavit V disponsavit — Sabinam] A Sabnnam corr. da Annam F Sabinan; V om. — filliam
regis Herminie] ADMS filiam r. H. K filiam r. Hermenie; ETTt om.; V filiam Hermenie — et…Blachie]
Tt et Tartarus reginam Annam — de rege²] EV om.; FV om. rege — Tartaro] AS Tartharo D Thartaro
V Thataro — desponsavit²] S dessponsavit — reginam²] EV om. — filliam regi Blachie]
ADEKMS filiam r. B. V filiam r. Blanchie; T om.
1: Pathavie] DEMV Patavie F Path’; H Tartharus corr. da Tathavus; T om. — desponsavit] S dessponsavit
— filiam…Herminie] T om. — Lanç] ADGHM Lanz E Lani — Herminie] KV Hermenie.
2: Rex Tartarus] AS r. Tartharus; D Tartharus r. M T. r.; T r. T. donavit; V r. vero Thatarus — Dardano]
F Dario; G Dario /Dardano/ (interl. soprascr. a Dario); H Dardano corr. da Dario — Arabie donavit]
FGHK d. A.; T om. donavit — impleta fuit] D implecta f.; FGH i. est; K implevit — turis]
AEMTV turris; K turrem — Vixium] ADHKMSTV Visium E Visuum — ac…Naucherij] T om. — ac]
H hac — etiam] V eciam; DE om. — palatium] DV pallatium HKMS palacium — Porte] E et Portam —
Naucherij] DEFHV Nauterij G Nauterii S Nautern; A Naimerj; K Nautensis — hij] AE hi G hii —
scilicet rex Anglie] T silicet r. A.; FHK r. A. s.; G om. scilicet — reges2] FH reg’; G reges (corr. da
regibus) rex — Yspanie] ATV Hyspanie DEK Hispanie — Francie] GH Franzie — Hyrlande]
164
rex Francie, rex Hyrlande, Byslande et fortis rex Saragoçe tantum aurum regi Dardano donaverunt
quod impletum fuit palatium Porte Gigantis. 3¶Rex Tartarus ila die eademque hora desponsavit
Anam filiam regis Blachie, cuius rey causa omnes carcerati relasati fuerunt de carceribus. 4Hijs
dominabus sic desponsatis, comparuit rex Kabrinus coram rege Tartaro qui flexis genibus ab eo
veniam postulavit: rex Tartarus, videns Kabrinum sic coram eo, statim ipsum percusiset nisi fuisent
alij principes qui se interposuerunt.
6
De rege Dardano qui venit ad recuperandum Pathaviam
1
Dardanus, sciens quod Marcus rex Ravene Heuganiam expugnaverat ac etiam quartam ilius partem
devastaverat, venit Heuganiam et ipsam recuperavit. 2Postquam rex Dardanus Heuganiam cepit,
A Hyrlandie DHMSV Yrlande EK Irlande G Orlandie T Relande — Byslande] AH Bylande E Bisiande
GM Bislande K Bystriude; DTV om. — et fortis] F et fort’; DT om.; G forte — rex5] AEFGHKS om.
— Saragoçe] A Saragoxe DGHK Saragoze E Saragose T Saragoce; V Saragoze rex Bisslaride —
aurum] D aurj M auri — donaverunt] FH donave’; D donavit; K donavere; M donaverut — impletum]
D implectum V inppletum — palatium] AD pallatium KMS palacium V pallacium; H om. — Gigantis]
S Çigantis.
3: Rex] E et r. — Tartarus] AS Tartharus D Thartarus V Thatarus — ila] ADEHKMTV illa; S ille —
eademque hora] D eadenque h.; G eadem dia qua h.; S ea denique hore; T om. — Anam]
ADEKMSTV Annam — filiam regis Blachie] H f. r. Vlachie; T om. — cuius] G cujus; T cui — rey]
ADEGHKMTV rei — carcerati] A carceratj — *relasati fuerunt] A rellaxati f. DEMTV relaxati f.
S relasciti f.; FH fue’ relasati GK fuere relaxati — de carceribus] ET om.
4: Hijs] AE his G hiis — dominabus] V vero d. — sic¹] AS hic — desponsatis] FH desponsat’
G desponsate /tis/ (interl. soprascr. a te) — comparuit] A qui c.; V comparius — rex Kabrinus] AFG r.
Kbrinus DKMTV r. Cabrinus; H K. r. — rege Tartaro] AS r. Tartharo D r. Thartaro V r. Thataro;
FGH regi T.; K T. r. — qui] H et — flexis] S flessis; D fexis — ab eo veniam] D v. ab eo; K coram rege
ab eo v.; V coram rege Thataro v. — postulavit] M portulavit — Tartarus] AS Tartharus D Thartarus
V Thatarus — videns] V audiens — Kabrinum] DKMTV Cabrinum FG Kbrinum; A Kbrinus; E regem
K. — coram eo] E c. se — statim] GV stantem — ipsum percusiset] DHKMV i. percussisset S i.
percussiset; A i. percussit; E eum percussisset; T voluit eum percutere et i. percussisset — fuisent]
ADKMSTV fuissent; GH fuisset; E om. — alij] G alii; D illi — principes] E reges et principes;
V principes et barones ibi stantes — qui se interposuerunt] F q. s. interposue’ S q. s. interpossuerunt;
E se interposuissent; GHK q. s. interposuere.
V.6
rubr.: GH om. il ¶ — recuperandum] AFK recuperandam — Pathaviam] DEMTTtV Pataviam.
1: Dardanus] V D. rex — Marcus] E Marchus; S rex Marchus — Ravene] EMT Ravenne — Heuganiam¹]
AS Heuganeam DKT Euganeam E Euganiam F Heu’; G Heuganeos; H eum; V H. civitatem — etiam]
V eciam — *quartam ilius partem devastaverat] DEM q. illius p. d.; A p. illius d. q.; FGH q. p. i. d. K q.
p. illius d.; ST q. illius d. p.; V q. partem illius patrie destruxerat partem — Heuganiam²] AS Heuganeam
DKT Euganeam E Euganiam F Heu’ G Heuganee H Heug’ — ipsam recuperavit] V potentj brachio r.
2: Postquam] T postquamquam; V qui p. — rex Dardanus] V om. — Heuganiam¹] AGS Heuganeam
165
cum gente sua in Herminiam reversus est: reginam Sabinam Heuganiam duxit, qui texaurum suum
colocavit in Monte Rubeo. 3Reginam Sabinam rex Dardanus desponsavit ante Portam Trium Vixium
ut honoraret gentem suam: magna curia fata est per regem Dardanum qui milicia hornavit milites
mile amore Sabine. 4Rex Kabrinus cum rege Dardano duxit decem milia militum, quem multum
dilexit rex Dardanus. 5¶Rex Dardanus regi Kabrino dedit in uxorem reginam Anfelicem quondam
filiam regis Sclavonie, qui eo regno coronavit eum.
7
De morte regis Dardani et de adventu regis Antenoris Pathaviam
1
Cum Dardanus in Grecorum exercitu esset contra Troianos, mortuus est per Antenorem qui eum ex
parte posteriori inter scapulas percusit ad mortem; et cum Antenor fugeret habuit responsum a
DKT Euganeam E Euganiam F Heu’; H eum; V eam — cepit] E cepuit; T capit; V recuperaverat —
Herminiam] V Hermeniam; D Herminia KT Hermenia — reversus est] DM e. r. — reginam] E et r.; V et tunc
r. — Heuganiam²] AGS Heuganeam E Euganiam F Heu’ KT Euganeam; D ad Euganeam M ad H.; H eum;
V in civitatem Heuganie — texaurum] AEKMSTV thesaurum FH tex’; D thesa — suum] AEFGHKST om.
— colocavit in Monte Rubeo] DEMT collocavit in M. R.; AK collocavit in Montem Rubeum; V in M. R.
collovacit et dimisit.
3: Reginam] V et r. — rex Dardanus] K iterum r. D.; V om. — Vixium] ADHM Visium EKTV Visuum — ut
honoraret] ET et honoravit; G ubi h. — magna] V et m. — fata] ADEGKMST facta; V ibi facta — fuit]
FGHK est — Dardanum] V hunc D. — milicia] A millitia DT militia F milic’ H miliz’; GK milites —
hornavit] DEMST ornavit; FGHK honoravit; V creavit — milites mile amore Sabine] D milites mille a. S.;
A mille millites a. S. ET mille milites a. S. F mile milit’ a. S. G mil milites a. S. S mile milites a. S.; H mille
militum a. S.; K et mille equites auratos a. S. creavit; V mille milites calcaribus aureatis et alijs iocalibus
militalbus ut decuit amore Sabine.
4: Kabrinus] AFG Kbrinus DKMTV Cabrinus; H Libirnus cum gente sua — decem milia] AK d. millia D d.
milli FH ·xm· — militum] A millitum; FGH milites — quem multum dilexit rex Dardanus] A q. m. dilexerunt
S q. m. dillexerunt; EGK q. m. d. FH q. m. dilex’; D q. m. d. Dardunus rex; T om.; V q. dictus rex Dardanus
multum diligebat.
5: Rex Dardanus regi Kabrino] AFGH rex D. regi Kbrino KT rex D. regi Cabrino; DM regi Cabrino rex D.;
V rex D. tunc r. Cabrino — dedit] T pro eius meritis d. — Anfelicem] K Amfelicem T Anphelicem
V Amphilicem — quondam filiam regis Sclavonie] A q regis Sclavonie filiam; DM quadam f. r. S.; G lac. per
quondam; K q f. q. r. S.; S cum f. r. S.; T f. q. r. S.; V f. quodam r. S. — qui] K q. Dardanus — eo regno
coronavit eum] H /de/ (interl.) r. c. e.; K dictum regem Cabrinum eiusdem regni coronavit; V ipso r. e. c.
V.7
rubr.: GH om. il ¶; A De adventu regis Anthenoris Pathavieque et de morte regis Dardanj; D de m. regis D.
et de adventum regis Antenoris Pataviam, M de m. regis D. et de adventum regis Anthenoris Pataviam; E de
m. regis D. et de adventu regis Antenoris Pataviam; FS de adventu reg’ A. P. et de m. regis D., KTt de adventu
regis Anthenoris P. et de m. regis D., T de adventu regis Anthenoris Pataviam et de m. regis D.; V De rege
Dardano qui venit ad recuperandum Pataviam (cfr. la rubrica di V.6).
1: Dardanus] V rex D. — Grecorum exercitu] F G. exercit’; AGS G. exercitum; H G. exercitus; V e. G. —
Troianos] G Trojanos — est] S esst corr. da esse — Antenorem] AKMSTV Anthenorem; E Troianos scilicet
per A. — qui…mortem] T om. — eum] FGHK om. — ex parte posteriori inter scapulas] A ex parte posteriorj
i. s.; E in s. ex parte posteriori; V a parte posteriori inter spatulas sive scapulas — percusit] ADEHMSV
percussit;
K
eum
percussit
—
ad
mortem]
K et
mortuus
fuit
—
Antenor]
166
Sibilla dicente quod Pathaviam veniret ex qua ab antiquo originem habuit. 2Rex Antenor Pathaviam
venit, sed non statim habuit eam: namque rex Antenor hedificavit prius civitatem unam iuxta mare
et vocavit eam Antinoridam – que tempore procedente dicta est Altinus – neque ad civitatem
Pathavie permitebat Antenor portare aliqua vitualia. 3Aymons per regina Sabina et Palude filio
Dardani Pathaviam defendebat, qui tandem ab Antenore ante montem Rubeum mortuus est.
4
Mortuo Aymonte, tera tantum tremuit quod omnia palatia et torres ad tera ceciderunt, ac etiam
omnis murus civitatis Pathavie et aqua fontis que sanabat quemlibet bibentem ex ea, quando venit
Pathaviam in oscuritatem conversa est, que postea per quendam medicum suam perdidit virtutem.
5
Regina Sabina omnes ymagines et lapides preciosos in montem Rubeum fecit portari et hec omnia
cum texauro regis Dardani hencantavit: hijs rebus hencantatibus, regina Sabina cum filio suo Palude
AKMSTV Anthenor — fugeret] S fugerat; V fulgeret — responsum] FGHK in responsum —
Sibilla] ADM Sibila, T Sybilla — Pathaviam] DEMV Pataviam; FK Pad’, K Paduam; G Padue;
T Patavium — qua] A om. — antiquo] V Antiocho — originem] D origine — habuit²] FH habue’;
GK habuere.
2: Antenor¹] AHKSTV Anthenor — Pathaviam] DEMTV Pataviam, FH Path’; G Pathavie — sed] G se —
namque] ADHS nanque — Antenor²] AKSTV Anthenor — hedificavit prius] DEMV edificavit p.; FGH
p. h., K p. edificavit — civitatem unam] K una civitatem — iuxta] D iusta, G juxta — Antinoridam]
ADKMTV Anthenoridam, ES Antenoridam, H Antinoridam corr. da Antenoridam — procedente] D
precedente — dicta] H dita; D dictam — Altinus] A Althinum, K Altinum — neque] FH n’; G nam;
K nec — Pathavie] DEMTV Patavie, FH Path’; K Pathaviam — permitebat] AEMSV permittebat;
F pervenit; GHK om. — Antenor³] AKSTV Anthenor — portare] DE portari; FH permitur; G om.;
K permitebat ire — vitualia] ADEKMSTV victualia.
3: Aymons] A Aymor, G Ainons, K Aimons — Palude] E Pallude; D P. ab antenore; G Paludis — Dardani]
AHV Dardanj — Pathaviam] DEMTV Pataviam — defendebat] T deffendebat — Antenore]
AEKMSTV Anthenore — ante] E iuxta — mortuus] D mortus; S mortuum.
4: Aymonte] G Aynonte, K Aimonte — tera] ADEGKMSTV terra — tantum] E in tantum — palatia]
AD pallatia, F palat’, H palaz’, KM pallacia, STV palacia — torres] ADEKMTV turres, GHS tures —
teram] ADEKMSTV terram — ceciderunt] F cecide’; GK cecidere — omnis murus] F omnes mur’;
GKT omnes muri; HMS omnes murus; V mura — civitatis Pathavie] DEMV c. Patavie; T Patavie c. —
fontis que] T fontesque — quemlibet] A quenlibet — bibentem ex ea] H ex ea b.; M bibente ex ea;
T bibentes ex ea — quando] E sed q. — venit] E Anthenor venit; T venit Antenor; V venit ad —
Pathaviam] DEMTV Pataviam, FH Path’; G Pathavia; K Paduam — in oscuritatem] ADESTV in
obscuritatem, F in oscuri’; G in obscuris; HK om. — conversa est] H conversare; K suam virtutem
perdidit — que postea…medicum] T om. — quendam] E quemdam; D quedam — suam perdidit
virtutem] AEHS s. v. p.; D s. perdit v.; F s. virtut’ prodidit, G s. v. prodidit; K sua virtus prodita fuit; T et
s. v. p.; V v. s. p.
5: Sabina] T om. — omnes] H omnem — ymagines] DE imagines — precioxos] ADKTV preciosos,
E preziosos, F precoxos, H pretiosos; M preciosas — portari] AT portarj; V portare — texauro]
ADEKMSTV thesauro, FH tex’ — regis Dardani] A r. Dardanj; V D. r. — hencantavit]
DEKV incantavit, FH hencant’, M encantavit; A benecantavit, S bencantavit; G hencantati — hijs
rebus…Sabina] G om. — hijs] AEK his — hencantatis] DEKV incantatis, FH hencat’, M encantatis;
167
et cum multis amicis ilius usque in Françiam aufugit. 6Sicque fugatis Dardanidis et expulsis
Heuganeis amicis Dardani, cum alijs qui remanserant sociavit se, civitatem Padue rex Antenor
hedificavit in eo situ in quo est hodie ad augurium unius albi çisni qui coditie super hunc locum
volabat. 7Regnavit Antenor parvo tempore, quia proditorum non debet esse longa posesio, sed quam
citius potest fieri debent destrui: rex Francie Octo, tempore procedente, cum amicis Dardani et cum
omni suo exercitu intravit regnum Padue, qui expugnavit Antenorem. 8Rex Antenor, in hoc belo
percusus super capud, quo itu mortuus est, et Palus quondam Dardani filius regno Padue coronatus
est.
Explicit liber cronice civitatis Padue, facte per Paludem et rete per Dardanum, et
interin per Antenorem.
————————————————————
A benecantantis, S bencantatis — cum] G et cum — multis amicis] V mult’ alijs amic’ — ilius]
ADEKMST illius; V suis et illius — Françiam] ADEKSTV Franciam, G Franziam; H Franzia,
M Francia — aufugit] M auffugit, S ang aufugit; F aufoge’, H aufuge’; GK aufugere.
6: Sicque] D sique — Dardanidis] D Dardanides, T Dardaneis; A Dardanus — et expulsis] G ac expulsis;
K expulsisque; T etiam expulsis; V om. et — Heuganeis] ADEKT Euganeis, F Heu’; H eum — amicis]
FGHK et a. — Dardani] AH Dardanj — alijs] G aliis; H iam — remanserant] H remanser’nt;
ADKT remanserunt — sociavit se] K sociavit se Anthenor — civitatem] AK et c. — Padue] A Pathavie
— *rex Antenor hedificavit] D r. A. edificavit, EMV r. Anthenor edificavit; AS Anthenor h., T A.
hedifficavit; FGH h. A., K edificavit A. — in eo situ] A et in eo statu; FGHK in eo statu; V in eo situ et
statu — est hodie] T h. e. — çisni] ADEK cigni, G zisni, HV cisnj, MS cisni, T cisgni — cotidie]
AE quotidie, V coctidie; F continue; G continue; HK om. — volabat] F v. cotidie volaba; GH v. cotidie,
K v. quotidie.
7: Antenor] AEKMSV Anthenor — proditorum] DS prodictorum — debet esse] AFGHS om. esse; K est —
posesio] ADEGKMSTV possessio — citius] ADHMV cicius; S ciciuis — fieri] AFGHKSTV om. —
debent destrui] GT debet destrui; H destruj debent; S debent destruy; V deberet destrui et dirimari — rex
Francie Octo] E r. F. Ottho, GH r. Franzie O., KM r. F. Otto; A Oto r. Frantie, S O. r. F.; V Sed O. r. F. —
tempore…Dardani et] V om. — procedente] D precedente — amicis Dardani] A a. Dardanj; H a. suis
Dardanj — omni] A omnj; V omnem — Padue] H Paduam — qui] A et — Antenorem]
AKMSV Anthenorem; T om.
8: Rex Antenor in hoc belo] AKMS r. Anthenor in h. bello, DET r. A. in h. bello; V in h. bello r. Anthenor
— percusus…itu] T om. — percusus] ADEKMS percussus; V percussus fuit — capud] ADEKV caput,
FH cap’ — quo itu] ADEM q. ictu, S q. yctu; G que i.; H quo ita; K ita; V de q. ictu — et Palus] A et
Pallus; T Pallus vero — quondam] G qui; K ·q· — Dardani] A Dardanj; FGK regis D., H regis Dardanj
— regno Padue] AST regis P., F reg’ P.; G regem P.; H reg’ Paduam; K rex Padue — coronatus est]
DMV c. fuit; K factus fuit et coronatus — DEV agg. a fine ¶ il testo seguente: D per dictum regem
Octonem; E qui vitam sua duxit semper cum gaudio et letitia; V per regem Francie.
expl.: AGHMTtV om. il ¶; D Expliciunt cronice de gestis nobilium civium Padue Deo Gratias Amen.
Antenor edificator Padue fuit istius stature, fuit enim longus gracilis velocibus membrum venustus, et
cautus in omnibus, tamen occisus; E Finis libri Iohannis de Naone, quem sequitur Gulielmus Ongarellus;
S Deo gratis Amen. Explicit liber cronice ‹non legitur› — Explicit] F explic’ — Padue] T Euganee sive
Padue — facte…Paludem et] T om. — facte] F facta — *rete] K recte; F reta; T recte sive gubernate —
Dardanum] T D. regem — interin] K interim deinde; T iterum — per Antenorem] K p. Anthenorem;
T gubernate p. A. — T agg. in fine ¶: et ultimo per Palludem filium Dardani.
168
Traduzione
I
1
Inizia il libro primo sull’edificazione della città di Patolomia al monte Braicidano
cioè al monte Rosso
1
Poiché ricordare ogni cosa è divino e non umano, così il salmista: «Mille anni di fronte ai Suoi
occhi sono come il giorno di ieri»; perciò, giacché umano è peccare e non ricordare ogni cosa, non
disdegno di farmi correggere. 2Dunque Sabina fu una saggia regina figlia di Richestanç re
d’Armenia e moglie di Dardano re d’Eugania ossia Patavia, di Pavia e di tutta la Lombardia, la
quale fece redigere per iscritto la storia del regno di Padova. 3Dai libri di Sabina e da altri si diffuse
una scrittura volgare. 4Io, Giovanni della stirpe dei signori di Naone, m’industriai a comporre più
estesamente il tema in forma letteraria; metterò inoltre per iscritto, per quanto mi sarà possibile, le
nuove storie di Padova e della Verona del Gattino, e d’altri in ordine sparso.
2
Sulla voce divina che parlò a re Palude davanti al tempio di Giove affinché venisse
ad edificare Patolomia
1
Felix del fu re Teseo fu un re potente in Grecia e molto amato dai Greci, che aveva quattro figli:
invero il maggiore di essi e il migliore era Palude, e in tutta la Grecia non si trovava un figlio di
Greci migliore e più prode; era un uomo prode nei fatti d’arme contro i nemici e ottimo con gli
amici. 2Combatté con Leopatrice e lo sconfisse, e prevaleva su tutti gli altri nei fatti d’arme. 3Da
questo Teseo discese quel re Teseo che ottenne il vello d’oro, e i re di Padova e Teseo duca di
Patavia e conte da Naone. 4Ma mentre un giorno re Felix con i suoi figli e amici teneva corte nel
giorno sacro a Giove, Palude udì una voce che gli diceva: 5«Palude, vai al monte Braicidano, e avrai
quella patria, assieme a cinque paludi termali che ti sono state promesse: edificherai proprio lì una
città dalla quale avrà origine la città di Venezia. 6Invece a questa città farai fare quattro porte con
quattro torri sopra di esse. 7Sopra la porta settentrionale farai mettere il simulacro di una fanciulla
verde: la sua testa sia divisa in tre visi, e sarà chiamata Porta dei Tre Visi. 8E sopra la porta
meridionale farai mettere il simulacro di una fanciulla d’oro in pietra verde che sarà detta Porta
Padovana. 9E sopra la porta orientale farai fare il simulacro di un marinaio.
169
10
Ma sopra la porta
australe farai fare il simulacro di un gigante. 11E se ciò non farai, Palude, tu, tuo padre, tutti i tuoi
fratelli e tua madre Dione sarete distrutti». 12A quella voce Palude disse: «Ma come accadrà questo,
visto che non conosco quel monte?». 13Ancora la voce gli disse: «Ti darò un giovane vestito con
abiti bianchi più nobile di qualunque figlio di re, il quale ti condurrà in quel luogo». 14Palude in
verità rispose alla voce: «Farò volentieri tutto ciò, poiché non è da amare quell’uomo che non fa in
modo di avere onore e buona lode».
15
Venne quindi Palude con cinquemila vassalli ad edificare
Eugania che poi, edificata da Antenore, fu detta Patavia; e Patavia è detta Isola dei Bagni poché in
tedesco «path» è lo stesso che «isola», «avie» è «bagni». 16Tutti costoro portarono con sé le mogli e
i figli grandi, e non si sa che con loro ci fosse alcun bambino piccolo.
17
Il monte Braicidano al
giorno d’oggi si chiama monte Rosso. 18Per ordine divino Palude edificò la città di Patavia, e per
primo la chiamò Patolomia, e in essa edificò mille torri e mille palazzi. 19Ma trascorso molto tempo,
quando fu ingrandita da altri re fu chiamata Eugania in secondo luogo; in terzo luogo Patavia da re
Dardano, che voleva recuperare il primo nome; in quarto luogo fu detta Padova Bella dal re
d’Armenia. 20Quando però Palude terminò l’ultimo giorno della sua morte fu sepolto a Parigi, il
qual regno di Parigi è della Grande Germania che chiamiamo Gallia.
3
Sulla prima porta di Padova e la sua nobiltà
1
La porta settentrionale era la prima entrata di Padova, e aveva una torre grande e alta edificata
sopra. 2Nella suddetta porta, invece, era scolpita in una nicchia del muro la grande statua di una
fanciulla e di pietra verde, il suo capo era diviso in tre visi ed era detta Porta dei Tre Visi; era inoltre
incantata, poiché da essa i re avevano responsi su ciò che sarebbe loro accaduto. 3Questa porta era
dorata e in un punto dorato fu collocata questa statua. 4Questo simulacro lo portarono i re nel loro
vessillo fino all’arrivo di Antenore. 5L’alfiere del regno padovano era un duca, ed era chiamato duca
dai Tre Visi, sul cui scudo rifulgevano stelle d’oro in campo ceruleo. 6Questo duca Teseo fu
mandato da re Dardano a Chioggia ed espugnò i Chioggiotti; e quando fu edificata la città di
Treviso, fu detto duca di Treviso, il quale era marchese della Marca Padovana e conte di Naone. 7E
il suo dominio appunto era dalla porta del Gigante fino alla valle di Naone, perciò fu così
soprannominato: «da Naone». 8Il vessillo della fanciulla dei Tre Visi era detto Orifiamma, del quale
nome di Orifiamma si appropriarono i re di Francia. 9Tre visi aveva questa statua e sul suo capo era
stata apposta la corona un tempo di re Assalor.
10
In particolare sulla corona era incastonata una
pietra nobilissima, che aveva queste virtù: nel periodo invernale dal freddo immenso e totale, il
clima era temperato come nel periodo della notte di san Pietro, e se ci fosse stato in Padova qualche
170
traditore, non si sarebbe potuto avvicinare a questa statua, come a causa di fuoco caldissimo. 11Da
queste cose si nota che il re d’Eugania fino a tutta la Valacchia, e fino alla gente della Russia e fino
alla gente d’Armenia aveva il suo dominio.
4
Sulla seconda porta di Padova e la sua nobiltà
1
La porta meridionale era la seconda entrata di Padova, la quale aveva una grande torre edificata
sopra, e in essa erano incastonate molte pietre verdi. 2In una nicchia del muro c’era la statua di una
fanciulla tutta d’oro, e sopra le pietre verdi incastonate sul capo di quella statua fu posto un elmo
che essa reggeva con una delle mani, e con l’altra reggeva la città di Padova. 3Questa statua aveva
lo sguardo rivolto verso il palazzo regale, poiché così l’aveva disposta il mago Godono. 4Pertanto
questa entrata era detta da tutti Porta Padovana, e in questa zona era il palazzo da Guento del conte
di Monselice e di quella riviera e del conte di Calaone che un tempo si chiamava monte di
Magnavacca. 5E in quel tempo in cui regnava, Dardano mise al dito di questa statua un anello d’oro
che ottenne da un certo Priamo re dei Greci, ma la pietra che vi era incastonata aveva questa virtù:
chiunque tra gli uomini l’avesse al dito, quel giorno non poteva essere ferito a morte né catturato dai
suoi nemici. 6Ad un altro dito mise un altro anello che fu di Pantasilea regina di Babilonia, che
faceva custodire attentamente nel suo palazzo; la sua virtù era questa: in tutto il distretto di Padova
non potevano cadere fulmini maligni né tempeste, e non poteva soffiare alcun vento malsano. 7La
statua di questa fanciulla d’oro significava che il re d’Eugania per tutta la Lombardia, per la Spagna,
per l’Alemagna e fino a Saragozza aveva il suo dominio.
5
Sulla terza porta di Padova e la sua nobiltà
1
La terza entrata, dal lato occidentale, aveva una grande torre edificata sopra, e in una nicchia del
muro fu messa la grande statua di un gigante simile ad una creatura di pietra verde e dura, il quale
gigante aveva sopra le spalle un grande monte scolpito in pietre nere. 2Ma al centro del palazzo del
re c’era una sorgente di un’acqua purissima che per un artificio saliva al monte di questo gigante:
quest’acqua discendeva in parte alla sala regia e in parte verso il piano. 3Certamente quest’acqua era
efficace contro il bruciore di stomaco e risanava le interiora di chi beveva di quell’acqua, e inoltre i
Patavi avevano molta fiducia in essa. 4Tutte queste cose ci significano che il re d’Eugania fino in
Polonia, fino in Sassonia, fino in Guascogna, fino in Normandia, fino in Anglia, fino in Gallia ossia
in Francia, fino in Bretagna aveva grande adorazione e dominio.
171
6
Sulla quarta porta di Padova e la sua nobiltà
1
La quarta porta orientale aveva una grande torre edificata sopra, e in una nicchia del suo muro
erano scolpite le onde del mare e un marinaio con un remo e anch’egli lo teneva tra le mani. 2Tutte
queste figure furono scolpite dal maestro greco Gaçia, e furono parimenti incantate, cosicché
quando qualche amico del re aveva bisogno di aiuto, questo marinaio rivolgeva la vela nella
direzione in cui abitava l’amico del re. 3In particolare sulla fronte di questo marinaio era incastonata
una pietra di sardonice che era stata trovata nel fiume Eufrate, e nella sala regia ce n’era un’altra;
ma quando una notte re Precians volle rubare quella pietra, fu catturato con una spada che poi
Dardano gli donò. 4Queste due pietre risplendevano per tutta la notte, dalla sera fino all’alba, e ciò
significava che il re d’Eugania su tutto il mare aveva il suo dominio.
7
Sull’elogio di Padova fatto dal re di Babilonia
1
Hemor re di Babilonia era figlio di re Gemor, e parlò alla sua gente in questo modo: 2«Ascoltatemi
signori: io fui nella città di Eugania cioè Patavia in un periodo estremamente freddo, e lì c’era caldo
a sufficienza. 3Io vidi re Dardano tenere corte nel suo palazzo più grande, né mai ne vidi una di più
grande, poiché lì per rendere omaggio c’erano molti re, principi e baroni coi loro figli, nipoti e
sorelle. 4Lì stava Dardano coi suoi principi in grande pace e gioia, e la sua città tale è sopra le altre
città come è la rosa sopra gli altri fiori; e io lo vidi ben corazzato sopra un cavallo, per causa di
Marco Novello re di Ravenna che lo mosse ad ira. 5Re Marco con diecimila cavalieri anconetani
rapì con la forza Agnese figlia del duca Teseo mentr’ella si congiungeva alla corte presso il porto di
Ziminiana, e la condusse a Rocca Pendice, e da lei ebbe un figlio».
8
Su re Marco di Ravenna che rapì Agnese figlia del duca Teseo presso il porto di
Ziminiana
1
Dopo che re Marco rapì con la forza Agnese, re Dardano con la gente di Patavia e il re di Bretagna
cavalcò verso Rocca Pendice a mano armata e quando fu presso la rocca chiese di Marco al quale
disse: 2«Marco tu ora mi hai preso una proprietà che saresti tenuto a restituire: restituiscimi quindi
Agnese, altrimenti ti farò impiccare». 3Ma Marco gli rispose: «Non la restituirò se prima non sarò
vinto da un vostro principe». 4Alla qual cosa re Dardano assentì, e gli disse di prendere le armi. 5Re
Dardano, vedendo Hemor re di Babilonia armato su un buon destriero, chiese a lui se voleva il
172
guanto della battaglia con re Marco, e Hemor gli disse: «Volentieri accetto, e con gioia!».
9
Sui re che re Marco sconfisse per amore della regina Agnese
1
Quando re Marco fu armato uscì da Rocca Pendice, e andò nel luogo dov’era re Hemor e con lui
fece tale patto: «Hemor, se io riesco a vincerti voglio che senz’altra contesa tu vada nel carcere di
Agnese»; e re Hemor gli disse: «E se riesco io a vincerti voglio che entri nel carcere di re Dardano».
2
Il quale accordo fu pattuito tra loro; i quali, dato di sprone ai cavalli, si colpirono vigorosamente.
3
Re Marco gettò a terra re Hemor di Babilonia, che sembrò quasi perdere l’anima. 4Re Dardano di
ciò soffrì molto e lo tenne tra le braccia finché rinvenne. 5Quando rinvenne, Hemor andò nel carcere
di Agnese, e stette incarcerato a Rocca Pendice per quindici giorni; e se non ci fosse stato re
Dardano, Marco sarebbe morto lì con tutta la sua milizia, poiché la gente di re Hemor e del duca di
Treviso si precipitarono contro di lui per vendicare il disonore che da lui aveva subito per causa di
Agnese. 6Marco Novello re di Ravenna per Agnese vinse questi re: cioè Siro re di Russia, Ottone re
di Gallia cioè di Francia, re Sesto, il re di Valacchia, il re di Bretagna, il re d’Anglia, re Laucone, re
Garsia, che nelle carceri della regina Agnese stettero tutti incarcerati per quindici giorni. 7Marco,
credendo di avere il dominio della città di Eugania per i re che aveva sconfitto, mandò una missiva
al padre dicendo che, se lo avesse soccorso con ventimila uomini anconetani, riteneva di avere la
città di Eugania e il dominio di quella. 8Ma re Marco, padre di questo Marco Novello, vista la felice
missiva prese a gioire, e poi consultò un saggio astrologo amico suo su questo affare: quest’uomo
accorto e saggio, sapendo che suo figlio Marco Novello sarebbe stato sconfitto da Dardano e ferito
al fianco sinistro, e incarcerato sul monte Rosso, perciò consigliò a re Marco che venisse a Eugania
pacificamente e facesse fare un armistizio al figlio. 9Ma Marco Novello fece questo per vendicare il
disonore del padre che aveva ricevuto da re Dardano: infatti Dardano lo aveva messo lungamente in
carcere per causa delle parole di un giullare, quando lo aveva sconfitto con le armi. 10Tutti questi re
supplicarono re Dardano affinché si battesse per loro con re Marco. 11Re Dardano combatté con re
Marco figlio di re Marco di Ravenna, lo sconfisse e lo incarcerò nel castello di monte Rosso.
12
Re
Marco sposò Agnese in presenza di re Dardano e di re Marco suo padre, e alla regina Agnese furono
fatti molti doni da questi re.
173
II
1
Inizia il libro secondo sull’esercito che fece Tartaro re dei Tartari contro il re
d’Armenia e contro re Dardano di Patavia
1
Quando una volta il re d’Armenia venne a Padova per vedere la corte di re Dardano, fu preso da
amore per lui e, giacché non aveva se non un’unica figlia di nome Sabina, donna bellissima e
saggia, la promise in sposa a re Dardano, e ritornò nel suo regno. 2Ma quando Tartaro re dei Tartari
seppe che il padre l’aveva promessa in sposa a Dardano, venne con un grande esercito ad assediare
l’Armenia, per il fatto che voleva bene oltremodo a Sabina. 3Questo re dei Tartari distrusse molte
città e castelli del rego d’Armenia, e inoltre uccise molti principi e baroni prima che (il re
d’Armenia) avesse aiuto da Dardano.
2
Sui re che giunsero a Patavia per rendere omaggio a Dardano in occasione
dell’arrivo della regina Sabina sua moglie
1
Presso re Dardano per rendergli omaggio in occasione dell’arrivo di Sabina sua moglie giunsero
questi re: Ottone re di Francia, il re di Bretagna, Carlo re d’Irlanda, il re d’Inghilterra e il re di
Saragozza, il duca di Sassonia, il duca di Baviera, il signore Dislanz, Ottone re d’Alemagna e il re
di Slavonia. 2Però re Marco di Ravenna non diede aiuto a nessuno di questi re citati, e distrusse un
quarto della città di Patavia mentre Dardano stava in Armenia e il valoroso Teseo da Naone,
marchese della grande Lombardia, era in quella corte. 3Tutti questi principi stettero con re Dardano
per un anno e più aspettando la regina Sabina; trascorso l’anno, si meravigliavano di molta
meraviglia insieme con Dardano re di Patavia, ché il re d’Armenia non gli mandava sua figlia
Sabina.
3
Su Guido messo di Richestanç re di Persia, il quale venne a chiedere aiuto a
Dardano re di Patavia per il re d’Armenia
1
Ma mentre tutti questi principi e baroni rimanevano con Dardano in grande gioia e letizia, ed
aspettavano inoltre l’arrivo di Sabina, nel frattempo giunse da re Dardano un messo di nome
Guidenanç da parte di Richestanç re di Persia, il quale con profusione di lacrime parlò a re Dardano
in questo modo: 2«Io sono un messo di Richestanç re d’Armenia che vi vuol bene oltremodo, come
sapete. 3O re, attraverso di me vi fa sapere che, se mentre siete in vita volete avere in sposa Sabina
174
figlia sua e nipote del grande re di Persia, non tardiate a soccorrerlo generosamente, giacché il re dei
Tartari è entrato nel regno d’Armenia con un grande esercito e, iniziata la battaglia, il nostro re è
stato sconfitto per causa vostra e della regina Sabina vostra moglie cui re Tartaro vuol bene fuor di
misura, e perse la battaglia. 4Per la qual cosa, re Dardano, soccorrilo senza indugio!» 5Terminate le
parole di questo messo, re Dardano lo toccò lievemente sulla guancia con un guanto, il suo volto
atteggiato ad un piccolo sorriso, e poi disse alla sua gente: «Signori molto me ne stupisco, ché il re
d’Armenia mi è così tanto legato da amicizia». 6Udite queste parole dalla regina Beatrice, sorella di
Dardano e moglie del re di Francia, i suoi occhi rifulgenti di bellezza lacrimarono di dolore.
4
Sull’adunata dell’esercito di Dardano re di Patavia, che condusse in Armenia
1
Quando re Dardano fu certo dell’oltraggio fatto al re d’Armenia dal re dei Tartari, allora, chiamati
re e principi, dispose e adunò un grande esercito di nobili. 2Per la qual battaglia re Dardano ‹fece›
cinque re in Spagna, e Teseo duca di Patavia e inoltre marchese della Marca Padovana e conte di
Naone, fece ora marchese della Grande Lombardia; e donò la Sassonia alla regina Sabina sua
moglie. [3Nessuna di queste città che al presente stanno attorno era stata fatta, come per esempio
Marmora, cioè Verona; Cimbria, che è chiamata Vicenza e che i Romani edificarono a danno di
Padova e di Verona con uomini malvagi, cioè quelli che erano stati esiliati dalle loro città. 4Ma
quando i Romani giunsero alla città di Marmora per soggiogarla, furono sconfitti dai Marmorini, e
da quel giorno innanzi fu detta città di ‹Vae Roma, da cui il nome di› Verona. 5E poi non erano state
fatte queste città, cioè Summano; Trento; Foro Giulio detto così da Giulio Cesare; la città di
Belluna; Antenorida ossia Altino, chiamata così da Antenore. 6Treviso che dopo il ritorno di
Dardano dall’Armenia fu edificata dal conte Tommaso e dal principe di Messina e dal conte
Alberico i quali, mandati in luogo di re Dardano, mentre tornavano ad Eugania con Dardano
Macedone suo nipote, egli (Dardano junior) fu ucciso da Alberico per il fatto che questo Dardano
Macedone voleva come sua concubina la figlia del principe di Messina. 7Ma la città di Ceneda, che
fece Gualtiero, e Treviso, la quale città fece Alberico, erano già edificate: perciò il vescovo di
Treviso, quando è stato confermato in quella città, non può né deve celebrare altrove che ad Asolo.
8
La città di Este, che un tempo si chiamava Trabutina, non era ancora stata edificata. 9La città di
Ferrara, dopo l’arrivo di Dardano dall’Armenia, fu fatta da lui e inoltre dalla regina dall’altra
parte del monte Magnavacca, presso il fiume, e poi divenne un principato. 10La città d’Eugania era
stata edificata, perciò il paese di Brusegana è detto da Borgo d’Eugania, la quale si estendeva fino
a quel luogo. 11E da qui questo nome Gano nella città di Ferrara.] 12Dardano fece due marchesi,
175
cioè Vitaliano primo consanguineo del duca Teseo da Naone ossia dal Brenta, conte di Vicenza, e
Guizzardo fratello di Gerardo conte di Treviso, dal quale discesero i conti di Collalto.
13
Questo
conte Gerardo era dei conti di Montorio ossia di Verona e conte Vicentino della casa del duca Teseo.
[14La città di Dardania, che edificò Dardano il Vecchio dal quale prendono il nome gli altri
Dardani, e la città di Eugania era già stata edificata. 15L’Eneto lo edificò re Enea quando scampò
da Troia e venne a regnare ad Eugania, e da lui sono detti gli Eneti: perciò in greco Eneti, in latino
si dicono nobili e gloriosi. 16Infatti con re Enea e con Antenore erano scappati tutti i più nobili di
Troia, che erano trentamila.] 17Re Dardano dalla città di Eugania ossia Patavia e da tutta la Marca
Patavina adunò ventimila nobili cavalieri, che erano tutti o grandi conti, o aristocratici, oppure
erano valvassori. [18Questo re Dardano era greco, e l’ultimo re di Patavia che Palude edificò.
19
Dardano il Vecchio di Patavia fu il primo re di Troia, e così i Troiani da Patavia e dalla
Lombardia ebbero l’origine prima.
20
Distrutta Troia, re Enea e Antenore profughi ebbero un
responso dalla Sibilla che diceva: «Da che parte vi dirigete, Dardanidi? Ritornate al luogo
primitivo da cui aveste origine».
21
Per il quale responso avuto dalla Sibilla re Enea venne ad
Eugania ossia Patavia, cioè Isola dei Bagni, quando Dardano era già morto in Grecia.] 22E prima
che questo Dardano re di Patavia raggiungesse col suo esercito il regno d’Armenia, era già passato
lo spazio di quattro anni.
5
Sull’adunata dell’esercito di Tartaro contro Dardano
1
Re Tartaro, sapendo dell’esercito di Dardano che adunava per amore di Sabina, ne dispose uno
più grande. 2Con re Tartaro c’erano questi re: i fratelli Og e Magog, re Malech, re Siro, re Ydoro, re
Aleg, re Saleg, re Mauditi, re Canino, il forte Cabrino, il re di Daria e re Ycano il bello, re
Butentroco il grande e re Assibo, re Precians e re Grax, re Libano e re Melchiorre, re Budda, re Ciro
e re Agriffo, e molti altri altri re c’erano, che erano in numero di settanta. 3Ma che altro? Il mondo
era diviso in due parti: una delle quali era col re dei Tartari e l’altra col re dei Patavi.
6
Su una domanda che fece re Dardano al re d’Armenia
1
Mentre un giorno re Dardano sedeva sul suo trono, e davanti a lui stava re Ydoro, re Siro e Lanç re
di Persia, in questo modo rivolse la parola al re d’Armenia: «O buon re, dov’è Ananç? Dov’è il duca
Mascons? Dov’è il conte Adriano? Dov’è il duca Eichi, che ho onorato con la cavalleria, e al quale
ho donato la mia spada?». 2Finite così queste parole, il re d’Armenia sembrò quasi perdere l’anima,
176
e rinvenuto gli disse: «Ohi ohi, tutti costoro furono uccisi da Tartaro per mia figlia Sabina! C’è stata
una battaglia grandissima tra me e lui presso il fiume d’Armenia, e in quella guerra sono periti molti
miei principi. 3Davanti al re dei Tartari ho ucciso Giulianç suo parente, della morte del quale egli ha
sofferto molto, e a Tartaro stesso ho ucciso il suo cavallo; infine mi avrebbe catturato, o sarei stato
ucciso dalle spade dei Beduini, se non ci fosse stato l’incantamento che fece mia figlia Sabina. 4La
proprietà di quest’incantesimo era questa: che re Tartaro e nessun altro mi vide fuggire, dimodoché
nessuno mi potesse fermare; poiché non c’è confronto: ventimila cavalieri contro sessantamila! 5Per
la qual cosa, o re Dardano, fai chiamare mia figlia Sabina: ella ti darà certamente un buon
consiglio!». 6Finito questo discorso, ecco la regina Sabina si presentò di fronte a re Dardano, e gli
disse: «O potente re Dardano, prendi le armi e cavalca con la nostra gente contro Tartaro, e sappi
che egli resisterà alla prima battaglia che gli si darà, ma la seconda la perderà completamente».
7
Come Dardano attraversò il fiume d’Armenia col suo esercito, e dove piantò le
proprie tende
1
Re Dardano fece ogni cosa secondo il consiglio della regina Sabina, e dispose chi per primo
doveva colpire l’esercito dei tartari, chi per secondo e chi per terzo, e poi prese ad attraversare il
fiume d’Armenia, e piantò le proprie tende vicino all’esercito di Tartaro. 2Ma prima che il valoroso
Teseo da Naone ossia dal Brenta, alfiere dell’Orifiamma, attraversasse questo fiume, molti Euganei
perirono in quell’acqua, della qual cosa Teseo sospirò forte. 3A difesa dell’Orifiamma fu messo re
Securanç, con il re di Spagna e con il re di Francia.
III
1
Inizia il libro terzo, sulla battaglia che re Dardano diede a re Tartaro
1
Ma quando re Tartaro, che era accampato dall’altra parte del fiume coi suoi principi, vide
l’Orifiamma dei Tre Visi, e quando vide la gente di Spagna e la gente di Francia con re Securanç
che custodivano l’Orifiamma, e quando vide il duca di Sassonia e il signore Dislanç; 2e quando vide
la gente di Bretagna e la gente d’Irlanda, la gente d’Inghilterra e la gente d’Alemagna, e quando
vide la gente di Valacchia, la gente di Schiavonia e la gente d’Armenia e il grande re di Persia, e
quando vide la gente di Russia e re Kamanç, e la gente di Marsilio re di Saragozza; 3e quando infine
vide la gente d’Eugania con la gente di Lombardia, e Dardano pieno di brutte intenzioni, allora
mandò subito ad armarsi i suoi principi e i suoi cavalieri: per la qual cosa vi fu tanto strepito che
177
non si sarebbero uditi i tuoni del Sommo Dio. 4Re Tartaro non vide l’esercito di Dardano
attraversare il fiume a causa di un incantesimo che fece Sabina. 5Tutti i re e i principi di entrambe le
parti piantarono le loro tende in un deserto in cui non c’era altro che un ambiente molto adatto ai
serpenti.
2
Come re Dardano colpì l’esercito di Tartaro
1
Dardano re di Eugania ossia di Patavia uscì per primo di tra la sua gente con l’Orifiamma dei Tre
Visi, lo stesso che fece re Tartaro col suo vessillo in cui rifulgeva il colore argenteo. 2Dardano con
l’Orifiamma colpì l’esercito di re Og, di re Agriffo, del re d’Ungheria e di re Siro e uccise il grande
re Neptalino, e ancora colpì re Og e re Tarsi; infine a re Og fu dato aiuto dalla gente Beduina, e re
Tarsi fu condotto prigioniero da Sabina. 3Ottone re di Francia ossia di Gallia colpì re Libano, tanto
che perdette l’anima, e ancora colpì il duca di Palestina, e il conte Ydoro, che furono subito morti.
4
Il re d’Alemagna Ottone colpì il ricco re Aganeo e lo uccise. 5Il re d’Anglia era un prode cavaliere,
ricco di castelli, generoso nel donare e di grande persona e membra, che uccise re Lucaro e mostrò
grandi prodezze contro l’esercito di Tartaro.
3
Come il re di Bretagna combatté contro Tartaro
1
Il re di Bretagna entrò in un’isola vicino al fiume d’Armenia, e patì molte pene per causa di re
Tartaro e di re Kamo prima che il sole volgesse al tramonto, ma nel frattempo i cinque re di Spagna,
col duca Gualtiero, che custodivano il guado del fiume, vennero ad aiutare re Dardano e la gente
Patavina. 2Il quale re Dardano tra la gente di Tartaro, come fosse rivestito di un incantesimo, non fu
ferito da nessuno, e con lui c’erano re Archiro e l’ottimo combattente re Stefano e re Assuero con la
sua gente, che battagliavano energicamente coi nemici. 3Ma quando i cinque re di Spagna si furono
adunati con la loro gente si trovarono cento mila armati.
4
Come la gente di Spagna, Sassonia e Baviera sterminò la gente di Tartaro in
numero di quindicimila
1
La gente di Spagna, con la gente di Sassonia e di Baviera sterminò la gente di Tartaro in numero di
quindicimila. 2La qual gente di Tartaro non poteva fuggire né per terra né per acqua, cosicché tanto
fece la gente di Spagna, i duchi Naimerio e Rainerio, che respinse gran parte dell’esercito di
Tartaro, col fellone re Cabrino, fino allo stesso Tartaro. 3Questi duchi contennero più volte il
178
bellissimo re Camo e anche il valoroso re Tartaro, che stava sopra la riva del fiume.
5
Come re Dardano prevale sui suoi nemici
1
Ma non va consegnato all’oblio il momento in cui re Dardano prevale sui suoi nemici: Dardano
colpì re Og, che gettò a terra da cavallo, il quale tuttavia fu posto a cavallo dal gran re Magog. 2Poi,
mentre così combatteva re Dardano, giunsero in suo aiuto il re d’Alemagna, il duca Naimerio e i
cinque re di Spagna, il re d’Inghilterra e Ottone re di Francia giunsero, tanto che uccisero una gran
quantità di nemici. 3Il feroce re Ogenzio e re Og, vedendo che non potevano sostenere questa tale e
tanta battaglia, e vedendo che l’Orifiamma si avvicinava loro con la gente d’Eugania e di
Lombardia, fuggirono; ma re Magog escogitò un perfido piano, e disse a re Tartaro che voleva
sottrarre la regina Sabina, la saggia Anfelice e le altre donzelle. 4Re Dardano, intuito il piano di
costui, lo fece inseguire dalla gente di Patavia, e volgere in fuga, e se non ci fosse stato il fellone re
Cabrino, che fu d’intralcio alla gente d’Eugania ossia Patavia, re Magog avrebbe perso la vita.
6
Sulla prodezza di re Cabrino
1
Cabrino era un re potente sopra il fiume Tartareo né si trovava cavaliere più prode e migliore di lui,
eccettuati re Tartaro e re Dardano della città di Patavia. 2Cabrino cavalcando davanti alla sua gente
gridava ad alta voce: «O re Og, non ritirarti e non temere, poiché in tuo aiuto giunge il re
d’Ungheria con la sua gente, e re Saleg, Maleg, e Naym!»; ma Re Og gli rispose in ebraico: «Non
mi ritirerò se qualcuno mi donerà il tesoro del palazzo di Tartaro!» 3E quando re Cabrino fu accanto
alla gente della regina Sabina e a quella Dardanide, piantati gli speroni nel cavallo, colpì Bono di
Orlino, tanto che perdette la vita; e ancora uccise re Guizzardino, uno dei cinque re di Spagna, e
uccise Gerardo conte di Torino.
7
Come l’esercito di Dardano fu scacciato fino all’Orifiamma dei Tre Visi
1
I re Assuero, Belcarior e Achino scacciarono l’esercito di Dardano fino all’Orifiamma dei Tre Visi:
re Belcarior uccise il saggio Alberico conte di Asolo, e re Assuero uccise Martino conte di Pendice e
anche molti altri, dei quali non c’era numero; ciò che vide bene re Dardano della città di Patavia.
8
Come i re Assuero, Belcarior e Achino scacciarono l’esercito di Dardano
179
1
Scacciato così l’esercito di Dardano, costui con la gente d’Eugania, con la gente di Lombardia, col
re di Gallia prese a gridare ad alta voce: «Venite qui Gallici ossia Francigeni! Venite qui Anglici!
Poiché, come credo, oggi vendicheremo la morte del saggio Alberico conte della città di Asolo, e la
morte di Martino conte di Pendice!». 2Richiamate a sé queste genti, e disposte le sue schiere e dato
di sprone al cavallo, re Dardano con gli altri suoi cavalieri assalì arditamente l’esercito di Tartaro e
uccise i re Aleg, Saleg e Assuero, e colpì energicamente re Cabrino, che non smosse da cavallo.
3
Colpì inoltre re Belcarior, che fu catturato, ma nel frattempo ebbe aiuto da re Cabrino e da re
Achino, e dalla gente d’Ungheria, tanto che salì a cavallo. 4Re Dardano soffrì molto per il fatto che
re Cabrino non fu catturato, per la qual cosa cavalcò verso quella parte in cui stava Tartaro e,
trovato Cabrino, lo colpì energicamente, né lo smosse da cavallo; ma re Cabrino mandò la sua
lancia vicino al fianco di Dardano, senza ferirlo. 5Dardano, mosso ad ira per causa di Cabrino figlio
di Assalone, raccolta la lancia lo colpì così energicamente sullo scudo nel quale rifulgeva la fiera del
leone che, mandatagli la lancia tra le costole, abbatté a terra Cabrino con tutto il cavallo, senza
ferirlo molto. 6Re Dardano, ricevuta da re Cabrino la promessa che sarebbe andato nel carcere di
Sabina, gli permise di andare dove volesse.
9
Su re Cabrino che venne dalla regina Sabina per ordine di re Dardano
1
Re Cabrino venne subito dalla regina Sabina e, piegate le ginocchia, la salutò. 2La regina Sabina
ricevette re Cabrino con animo lieto, e gli disse: «Voi siete buon cavaliere e uomo prode: andate ad
aiutare mio padre e re Pandragone, e Henna figlia di Ugo di monte Calaone, conte di Baone e della
città Trabutina che è chiamata Este!». 3Ma egli rispose: «Volentieri farò ciò con diecimila baroni!»,
e subito re Cabrino venne ad aiutare gli Euganei con diecimila baroni. 4Molte e grandi prodezze
fece re Cabrino contro la gente di re Tartaro suo signore e contro la gente di re Og. 5Re Assuero, re
Belcarior e re Ycano il bello vennero dalle loro donzelle per essere medicati, giacché erano feriti
gravemente.
10
Sul saggio Adriano conte di Breganze e di Marostica e della sua riviera
1
Conseguito da Dardano il trionfo in quella battaglia, tutto il tesoro in essa ottenuto fu diviso da
Adriano, prode cavaliere conte di Breganze, di Marostica e della sua riviera. 2Ma prima che il conte
Adriano dividesse il tesoro, quel messo chiamato Guidenanç narrò a re Dardano tutto ciò che
Tartaro aveva fatto in questa battaglia campale, e prese a parlare così: 3«Re Tartaro ha ucciso re
180
Madux e il re di Slavonia, il bellissimo re Kamo, il signore Dislanç e il re di Marsiglia e di
Saragozza. 4Re Tartaro ha sconfitto il re d’Armenia e l’ha scacciato con la sua gente fino ad oltre il
fiume: questo ha traversato illeso, ma re Tartaro non ha potuto attraversare l’acqua poiché il guado
era difeso ottimamente. 5Cabrino incalzava molte le genti di Tartaro, uccidendoli e scacciandoli fino
a dentro il fiume d’Armenia, ma allora re Tartaro gli disse: “O Cabrino traditore, che cosa vuoi? Sei
venuto qui per aiutare gli Africani? per aiutare i Bretoni e per aiutare i Calabresi?”. 6Quando il re
fellone Cabrino udì il suo signore parlare così, subito uscì dall’acqua d’Armenia, ma quando re
Tartaro lo volle colpire, Cabrino lo schivò per il fatto che era il suo signore; e da quel giorno innanzi
fu detto Cabrino re fellone».
IV
1
Inizia il libro quarto, della seconda battaglia che fece re Dardano con re Tartaro
1
Ma quando Guidenanç narrò tutto ciò a re Dardano, allora re Tartaro venne a colpire nell’esercito
di Dardano. 2Re Dardano era in grandissima agitazione per amore di Sabina, e tra entrambi i re si
iniziò una grandissima battaglia; e allora subito re Ycano, re Belcarior e il grande re Atirano, il re
d’Armenia e il re di Valacchia adunarono le loro genti per amore di Sabina. 3L’infaticabile re
Dardano andò in cerca di re Tartaro, che trovò sopra la riva del fiume, ma la gente Beduina impedì
che Dardano colpisse l’esercito di Tartaro. 4Pertanto questa fu una battaglia vasta e di grande
pericolo, poiché con re Atirano c’erano uomini che per una parte avevano forma umana, e per una
parte parvenza d’uccelli: della qual gente re Dardano sommamente si stupì, e prese a combattere
con loro energicamente e, se non ci fosse stata la gente d’Eugania ossia Patavia, sarebbero morti gli
Alemanni, e gli Anglici che avevano dato soccorso agli Alemanni. 5Re Dardano di Patavia colpì re
Atirano, che subito perdette l’anima, e liberò Ottone re di Francia che era stato catturato da quella
gente biforme.
2
Sul lamento della regina Sabina
1
Quando la regina Sabina vide farsi così tanta e così spaventosa battaglia per causa sua, proferì
lacrimando parole di dolore: 2«Ohi quanto dolore questo! Ohi, pietà di me, che farò? O voi tutti qui
presenti, guardate, se esiste un dolore come il dolore mio! 3Ohi misera, perché non muoio io sola?
Ohi morte, perché fuggi da me, e perché trascuri me misera? e non è meglio che tu uccida me
181
soltanto? 4Ohi quanti principi e baroni di regioni straniere qui si passano a fil di spada per un’unica
donna! e non vedranno mai ‹più› i parenti e gli amici! e le anime di tutti loro scenderanno
all’inferno! 5Ohi che farò, misera? poiché per causa di quel re io perdo l’anima! 6Egli mi vuole
avere contro la mia volontà, e io non gli voglio bene per causa di re Dardano che sopra tutti gli altri
è più potente, come credo, e cui sono stata data in moglie; e se la scienza della negromanzia non mi
viene a mancare, lo farò pentire di questa cosa!».
3
Sul conte di Monselice e della sua riviera
1
Dopo che re Dardano della città d’Eugania ossia Patavia uccise re Atirano, Gerardo da Guento,
conte di Monselice e della sua riviera, colpì re Golia che subito esalò l’anima, e in questa battaglia
diede la morte a più di sessanta uomini. 2Marsilio dalla porta dei Tre Visi, conte di Castions, signore
di Cividale del Friuli e di Conegliano, diede la morte ad Apollonio re di Tiro, e fece rilasciare dalle
carceri Ottone re d’Alemagna e il duca Gualtiero che da Apollonio erano stati catturati.
4
Sul dominio di Teseo conte da Naone e di tutto l’Oltrebrenta, duca di Patavia,
marchese della Marca di Patavia e di tutta Lombardia, e sulle sue prodezze
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Il valoroso Teseo conte da Naone e dell’Oltrebrenta, marchese della Marca Padovana e di tutta la
Lombardia e duce della città di Padova, il cui dominio si estendeva dalla Porta del Gigante fino alla
valle di Naone, tolse la vita a re Madiano e fece rilasciare il duca di Baviera che da re Madiano era
stato catturato. 2Questo duca Teseo fece prodezze innumerevoli contro la gente di Tartaro, ma
giacché re Tartaro non conosceva il marchese Teseo, chiese a re Og chi fosse questo cavaliere. 3Ma
re Og gli rispose: «Questo cavaliere è il forte duca Teseo, alfiere del regno Padovano, e al quale è
stata data in custodia la regina Sabina; né in tutto l’impero Patavino si trova cavaliere migliore di
lui». 4E di nuovo re Tartaro: «Non è questo quel Teseo che emise un sospiro quando vide la sua
gente di Patavia perire nell’acqua d’Armenia, e che ora al nostro re tante pene ha fatto patire?». 5E
re Og gli disse: «Proprio quel Teseo è questo, ed è colui che ci ha ucciso re Naimerio cui tanto bene
volevate!»
5
Sul conte di Montorio e della città di Marmora che oggi è detta Verona
1
Ucciso re Madiano dal principe Teseo, Guizzardo figlio di Tineo conte di Montorio, di Calavena e
di Montorso, e conte di tutta la contrada Marmorina, che oggi è detta Verona, dato di sprone al suo
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cavallo, colpì così energicamente il re d’Urcania che lo abbatté a terra con tutto il cavallo. 2Questo
conte Guizzardo non retrocesse mai da quel luogo, finché non fu catturato questo re, che mandò alla
regina Sabina e alla regina Beatrice. 3Da questo valoroso conte Guizzardo fu rimesso a cavallo
Ottone re di Francia.
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Su re Tartaro che venne alla battaglia con sessanta re
1
Preso il re d’Orcania, di nuovo re Tartaro venne alla battaglia con sessanta grandi re, ma dall’altra
parte vennero il re d’Armenia, il re di Persia e tutti i loro eserciti; e in questa battaglia si potrà ben
vedere chi sarà un bravo e prode cavaliere. 2Re Tartaro e il re di Patavia Dardano erano in Armenia
per amore di Sabina e per avere tutto il mondo in proprio potere. 3Re Tartaro si distanziò dalla sua
gente per la lunghezza di un tiro d’arco, e lo stesso fece re Dardano, e dato di entrambi gli sproni ai
loro cavalli si urtarono così energicamente che i cavalli morirono; e portati a questi re altri cavalli,
sopra di essi sedettero questi re. 4Tartaro, sguainata la sua spada, colpì re Dardano sull’elmo tanto
che incise quello e l’usbergo, sopra le spalle scendendo verso il fianco, e inoltre ferì gravemente il
suo destriero. 5Re Dardano, sentendosi caricato da tanto colpo, sguainata la spada colpì re Tartaro
sul viso, incidendogli l’elmo e l’usbergo davanti al cuore, e inoltre la testa del proprio (!) cavallo, e
se l’avesse colpito nel mezzo dell’elmo il re dei Tartari ne sarebbe subito morto. 6Di nuovo re
Dardano l’avrebbe colpito, se non ci fossero stati questi re: vale a dire re Precians, re Baldassarre, re
Ycano il fellone, il grande re Butentroco, re Belcarior, re Og e re Siro, che senza indugio gli diedero
aiuto. 7Dall’altra parte, quella di re Dardano, in suo sostegno c’erano questi re: cioè il re d’Armenia,
il grande re di Persia, la gente di Russia, la gente di Valacchia, la gente d’Anglia, Ottone re
d’Alemagna, il grande duca di Sassonia, re Meochis, il re d’Africa, la gente di Spagna, Ottone re di
Francia, e giunse la gente d’Eugania con tutta la Lombardia. 8In questa battaglia così vasta presso il
fiume d’Armenia duecentomila guerrieri perirono di spada in un giorno.
7
Sul re d’Arabia Butentroco che colpì energicamente re Dardano
1
Butentroco re d’Arabia era un bel cavaliere che colpì energicamente re Dardano, ma non lo smosse
da cavallo. 2Il nostro re Dardano lo colpì così energicamente che egli da cavallo cadde a terra, e
poiché pativa molte pene, Dardano lo risparmiò; sopra il quale la gente d’Arabia fece grande pianto.
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Su re Precians che uccise il duca di Baviera
1
Quando re Precians vide il re d’Arabia colpito in tanto malo modo, pungolato il suo cavallo con gli
sproni, uccise il duca di Baviera e uccise il conte Gerardo, Partinopo di Blava e il duca Naimerio.
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Su re Pandragone che sconfisse re Precians
1
Re Pandragone colpì re Precians tanto che cadde a terra da cavallo, e allora lo avrebbe o ucciso o
catturato se non ci fosse stato re Ycano, che subito gli diede aiuto.
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Su re Og che uccise re Laudone
1
Re Og colpì re Laudone tanto che perdette la vita. 2Re Magog uccise re Festo davanti a re Tartaro.
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Sul re d’Armenia che uccise re Magog
1
Lanz re d’Armenia colpì re Magog e lo uccise; e allora gridò a voce alta dicendo: «Tutti sarete
uccisi, traditori!». 2Re Magog fu pianto da duecentomila uomini, i quali poi vennero da re Og che
era in battaglia contro re Dario, e contro il re d’Armenia e contro il re di Bretagna.
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Su re Dario che uccise re Opineo, e sul re di Valacchia che uccise re Longaneo
1
Re Dario colpì re Opineo tanto che lo uccise, e uccise re Sadog e suo fratello Ysmacone, e inoltre il
fellone Amidoneo. 2Allora il forte re di Valacchia colpì re Longaneo, e lo uccise; allora dalla parte
di Dardano la gente Patavina prese a urlare. 3Il prode e bel re Ycano uccise il conte Ottone.
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Su re Dardano che uccise re Melchiorre e molti altri
1
Morto il conte Ottone, re Dardano colpì re Melchiorre tanto che gli tolse la vita e uccise re Herut e
il fellone re Heucharen, e anche re Ycano. 2Molte prodezze fecero il re di Bretagna e Ottone re
d’Alemagna, Ottone re di Francia, il valoroso duca di Sassonia, e il forte duca Teseo da Naone.
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Su re Tartato che uccise il re d’Anglia e il re d’Irlanda e molti altri
1
Quando re Tartaro vide che re Melchiorre era morto così, ebbe un grandissimo dolore vicino al suo
cuore e allora colpì il re d’Anglia, che subito perdette l’anima, e uccise re Seguranç e Naimerio re
d’Irlanda, dalla morte dei quali il nostro re Dardano subì un danno grandissimo. 2Ma quando il forte
re di Bretagna vide che suo fratello era stato consegnato alla morte, con la lancia colpì re Tartaro
che ferì gravemente al fianco. 3Ottone re d’Alemagna, il grande duca di Sassonia e il valoroso
Guizzardo colpirono re Tartaro, che non fu ferito da nessuno di loro; ma egli uccise re Golia e re
Sagramore, e abbatté a terra da cavallo il re di Francia. 4Re Tartaro avrebbe catturato volentieri il re
di Francia, che si difendeva vigorosamente, ma gli altri baroni tanto lo difesero che nel frattempo
giunsero re Dardano, il re d’Armenia e il re di Persia, che avevano catturato quattro re e inoltre
avevano annientato i Beduini, e il re di Valacchia giunse con la sua gente per aiutare il re di Francia;
ma tanto s’impegnò re Dardano che il re di Francia salì a cavallo. 5Il quale, dopo che salì a cavallo,
uccise più di sessanta uomini di quella gente: lo stesso che fece il duca Teseo da Naone, conte
dell’Oltrebrenta.
V
1
Inizia il libro quinto sull’incantesimo che fece la regina Sabina affinché si facesse la
pace tra re Dardano e re Tartaro
1
Mentre Dardano re di Patavia voleva colpire Tartaro, che allora avrebbe ucciso completamente, una
grande oscurità si pose tra di loro tanto che l’uno non vedeva l’altro. 2Dopo di questa si fece una
bufera impetuosa, si udirono terribili tuoni e lampi immensi si videro nelle nubi del cielo, che
atterrivano i cuori degli uomini, e subito si fece un terremoto immenso. 3Re Tartaro, posto in grande
timore, vide inoltre un grande dragone nell’aria abbattere le torri e i palazzi delle città dell’Armenia,
distrutte addosso alla sua gente, che era afflitta da una grandissima afflizione; e vide uno dei suoi re
seduto su un cavallo tutto ardente nell’aria, cui voleva molto bene. 4Viste queste cose, Tartaro
chiamò subito a sé re Og, che era esperto di incantesimi, e gli chiese: «Che significano queste
cose?». 5E re Og, decrepito per l’età, gli rispose: «Quel re che avete visto ardere nell’aria
rappresenta voi, che fate questa guerra per niente, e poiché ormai vi ho consigliato il fuoco si è
estinto. 6Ma o buon re, lasciate perdere questa guerra! e se ciò non fate, nel giorno che seguirà
Dardano vi ucciderà, e poiché peccaste contro Dio, Egli è irato contro di voi: per la qual ragione, o
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buon re, chiedi una tregua di un mese a Dardano». 7Re Tartaro, su consiglio di re Og, andò nel
luogo in cui era Dardano, e gli chiese una tregua che fu subito pattuita tra loro, e da quel giorno
innanzi ebbero tra loro grandissima pace. 8Ma questa bufera durò da mezzogiorno fino a sera.
2
Sul consiglio che re Tartaro fece in Armenia coi suoi re e i suoi principi
1
Il giorno seguente, dopo che fu sepolta la gente morta, e Tartaro apparve medicato, egli dispose e
fece un grandissimo consiglio dei suoi principi. 2Adunati in un luogo i suoi re e i suoi principi, così
parlò tra di loro: «O signori e amici che qui vi siete congiunti a me per rendere omaggio, sappiate
una cosa, visto che il diritto vuole e prescrive che mi dobbiate consigliare fedelmente in quelli tra i
miei affari che reputo di vostra competenza. 3Due cose infatti ci sono al mondo, cioè l’onore e il
disonore: è necessario che l’uomo riceva dalla sorte uno dei due, né si sopportano vicendevolmente
nell’uomo, ma tra loro c’è grandissima discordia poiché, se uno di essi è nell’uomo, non può esserci
l’altro. 4Aggiungo: stolto, e il più stolto tra gli uomini è colui che non sceglie l’onore tra le altre
cose. 5Consigliatemi quindi in questo tale e tanto affare, e che cosa io abbia a fare con re Dardano,
sia perché ciò vi interessa, sia perché per legge lo dovete».
3
Sul consiglio che re Og diede a re Tartaro, affinché si rappacificasse con Dardano
1
«O buon re, ti faccio sapere una cosa: che nella destra la Sorte tiene l’onore, e nella sinistra il
disonore; perciò, quando un uomo si lamenta della sua condizione a causa della Sorte a lui avversa,
parla così: “Tutto mi arriva da sinistra, e la Sorte mi è sempre contraria!”. 2Ma se la Sorte porge la
sua destra all’uomo, ad essa sta ritrarla quando le piace e porgere la sinistra: quindi quando ne porge
una, prontamente ritira l’altra. 3Ricorda, o re: giacché venisti al mondo nudo, sia ciò che hai tu, sia
ciò che possiedono gli uomini di questo mondo, tutto appartiene alla Sorte. 4Gode la Sorte nello
scambiare l’alto col basso, e il basso con l’alto: questo continuo gioco gioca la Sorte dalla girevole
ruota, e non tiene fede all’uomo. 5Se essa ti ha porto la destra contro il re d’Armenia, o re, ora le
piace ritrarla, e che cosa puoi di fronte ad essa? 6Ma come tra due beni sceglieresti il per rendere
bene maggiore, così tra due mali ecco è necessario che tu scelga il male minore: o morire qui con
onore, ciò che non può essere ammenoché prima tu non veda vendetta sul tuo avversario, e questo
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sta alla Sorte; o vivere con infamia fuggendo da qui, ciò che pure sta alla Sorte; né credo che tu
possa scampare di qui, e questo Dardano l’ha ben saputo da Sabina. 7La fama di entrambi è longeva,
e una più dell’altra; ma la buona fama dura, la cattiva alla fine è affossata. 8Io preferisco vivere,
fintantoché abbia la salute e mi sia estranea la miseria: ora l’onore ora il disonore ha l’uomo, e così
ora il bene ora il male, e questa è la legge della Sorte. 9Due sono le cose che è necessario che un
uomo abbia affinché sia un uomo, cioè la vita e la morte, e una di queste è il principio dell’uomo e
l’altra invero la fine: di ciò l’uomo è sempre certo. 10Ma una è dilettevole e bella, e l’altra invero è
amara, e oscurissima; e se vive nel dolore e negli affanni, allora all’uomo si prepara una morte
luminosa, e suo è il Regno. 11E invero non c’è specie alcuna tra i mortali, che per natura non eviti
volentieri la morte. 12Ti piaccia, o re, vivere ancora per amore della tua gente, e ottenere la pace con
re Dardano; e se vuoi fuggire, su di noi egli farà oltraggio, e su di te avrà una duplice vittoria, ciò
che sarà il disonore maggiore per te e per noi tutti. 13E tuttavia comanda che si faccia ciò che ti
piace, o re». 14A causa del quale consiglio, che fu dato da re Og a re Tartaro, tutti i suoi principi
sparsero lacrime di dolore, e anche la totalità dell’esercito di Tartaro.
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Re Tartaro seguì questo
consiglio di re Og.
4
Su re Tartaro che donò il proprio regno e tutto ciò che aveva a re Dardano, e come
re Dardano gli restituì tutto in feudo
1
Re Tartaro, avuto il consiglio di re Og e degli altri suoi amici, venne da Dardano re di Patavi a e gli
disse: «O re Dardano, io ti do il mio regno e tutto ciò che possiedo, e voglio essere tuo amico se ti
piace». 2Ma il saggio re Dardano, vedendo questo re dei Tartari afflitto da grande afflizione, gli
rispose: «O buon re Tartaro, non da me sarete così rovinato: accettate questo guanto, poiché vi
restituisco tutte queste terre e il vostro onore, ma dal giorno di oggi innanzi possedete tutto in feudo
per me». 3E allora re Tartaro, accettato il guanto, gli rispose: «Volentieri!». 4Ma nel frattempo,
mentre questi re così parlavano tra loro, vennero la regina Beatrice, Sabina e Anfelice, che sedettero
accanto a Dardano per rendergli omaggio, e per ultima venne la regina Anna, figlia del re di
Valacchia. 5Ma quando re Tartaro la vide così graziosa, prese ad ardere d’amore per lei, e quel
giorno gli fu data in sposa da re Dardano e dal padre di Anna; e tutto questo lo fece la regina Sabina,
affinché tra questi re ci fosse maggiore amicizia.
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Su Dardano re di Patavia che sposò la regina Sabina figlia del re d’Armenia, e su
re Tartaro che sposò la regina Anna figlia del re di Valacchia
1
Il re di Patavia Dardano sposò la regina Sabina figlia di Lanç re d’Armenia. 2Re Tartaro per amore
di Sabina donò a re Dardano così tanto oro d’Arabia che fu riempita la torre della Porta dei Tre Visi,
e anche il palazzo della Porta del Nocchiere; e questi re, cioè il re d’Anglia, i cinque re di Spagna, il
re di Francia, il re d’Irlanda [Bislanda] e il forte re di Saragozza donarono tanto oro a re Dardano
che fu riempito il palazzo della Porta del Gigante. 3Re Tartaro quel giorno e alla stessa ora sposò la
regina Anna figlia del re di Valacchia, per la qual cosa furono rilasciati dalle carceri tutti i carcerati.
4
Sposate così queste dame, re Cabrino comparve davanti a re Tartaro e, piegate le ginocchia,
supplicò il suo perdono: re Tartaro, vedendo Cabrino così davanti a lui, subito lo avrebbe colpito se
non ci fossero stati gli altri principi che s’intromisero.
6
Su re Dardano che venne a recuperare Patavia
1
Dardano, sapendo che Marco re di Ravenna aveva espugnato Eugania e che inoltre aveva devastato
la quarta parte di essa, venne ad Eugania e la recuperò. 2Dopo che re Dardano prese Eugania,
ritornò in Armenia con la sua gente: condusse la regina Sabina ad Eugania e collocò il suo tesoro
nel monte Rosso. 3Re Dardano sposò la regina Sabina davanti alla Porta dei Tre Visi per omggire la
sua gente: una grande corte fu fatta da re Dardano il quale fregiò della cavalleria mille soldati per
amore di Sabina. 4Re Cabrino condusse diecimila soldati con re Dardano, e re Dardano gli volle
molto bene. 5Re Dardano diede a re Cabrino in moglie Anfelice figlia del fu re di Slavonia, e lo fece
re di quel regno.
7
Sulla morte di re Dardano e sulla venuta di re Antenore a Patavia
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Mentre re Dardano era contro i Troiani nell’esercito dei Greci, fu ucciso da Antenore che da dietro
lo colpì a morte tra le scapole; e mentre Antenore fuggiva, ebbe un responso dalla Sibilla che diceva
che venisse a Patavia, dalla quale anticamente ebbe origine. 2Re Antenore venne a Patavia, ma non
la ottenne subito: infatti re Antenore prima edificò una città presso il mare, e la chiamò Antenorida –
che trascorso del tempo fu detta Altino –, né permetteva Antenore di portare alcuna provvista a
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Patavia. 3Aymonte difendeva Patavia per la regina Sabina e per Palude figlio di Dardano, e infine fu
ucciso da Antenore davanti al monte Rosso. 4Morto Aymonte, la terra tremò tanto che tutti i palazzi
e le torri caddero a terra, e anche tutte le mura della città di Patavia, e l’acqua della fonte che
risanava chiunque ne bevesse, quando ‹Antenore› venne a Padova si intorbidì, e poi perdette la sua
virtù per colpa di un certo medico. 5La regina Sabina fece portare nel monte Rosso tutte le statue
delle porte e le pietre preziose e incantò tutte queste con il tesoro di re Dardano: incantate queste
cose, la regina Sabina fuggì fino in Francia con suo figlio Palude e con molti suoi amici. 6E così,
scacciati i Dardanidi ed espulsi gli Euganei amici di Dardano, re Antenore si associò con gli altri
che erano rimasti ed edificò la città di Padova nel sito in cui si trova oggi, per l’auspicio di un cigno
bianco che volava ogni giorno sopra quel luogo. 7Antenore regnò per breve tempo, poiché quello
dei traditori non deve essere un possesso duraturo, ma quanto più presto possibile devono essere
distrutti: il re di Francia Ottone, trascorso del tempo, con gli amici di Dardano e con tutto il suo
esercito entrò nel regno di Padova e sconfisse Antenore. 8Re Antenore, colpito in questa battaglia
sopra la testa, fu ucciso con quel colpo, e Palude figlio del fu re Dardano fu incoronato re di
Padova.
Finisce il libro della cronaca della città di Padova, fatta da Palude e retta da
Dardano, e provvisoriamente da Antenore.
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Il Liber de hedificatione urbis Phatolomie di Giovanni da Nono