I . C . “ M . R I PA “ E b o l i NOI PROTAGONISTI pubblicazione a cura degli alunni dell' I.C. "Matteo Ripa" - Eboli a.s. 2010-2011 L’idea di realizzare una pubblicazione periodica, che nel corso dell’anno scolastico divulgasse alcuni dei lavori quotidianamente prodotti dagli alunni, è nata dalla convinzione che la condivisione delle esperienze costituisca uno strumento efficace e produttivo per la crescita umana e culturale dei nostri ragazzi. Rendere nota agli altri un’esperienza personale o scolastica, attraverso una delle forme più belle di comunicazione, la scrittura appunto, è un modo per veicolare messaggi positivi, in una società verso l’omologazione, mortificandone le c h e t r o p p o s p e s s o t e n d e a identità, le personalità oltre che le poten“disorientare”, indirizzando i giovani zialità. Il gesto di scrivere non è un’azione meccanica, ma un atto creativo nel quale si comunicano acquisizioni di competenze cognitive, abilità manuali e stati emozionali. Scrivere è una delle espressioni dell’affermazione di sé, dei propri pensieri e dei propri sentimenti. E così gli alunni sono diventati “i protagonisti” delle loro conoscenze. Per questo rivolgiamo loro l’augurio di essere sempre gli artefici del proprio sapere nella consapevolezza che solo lo studio può condurre lontano. Miriam D’Ambrosio Noi protagonisti di un periodico … tutto nostro! Sommario W i nonni Mettiamo in gioco l’autunno Natale in … versi Favole e leggende Invito alla lettura Invito al cinema Una lezione di scienze Cittadinanza e costituzione Noi … in gita a Roma Per me la matematica è … Curiosità e relax Speciale Unità d’Italia Noi protagonisti per ... ... Creare Scoprire Inventare Condividere Riflettere Imparare Sperimentare Conoscere Informare Giocare pag. 2 pag. 3 pag. 4 pag. 5 pp. 6 – 7 pp. 8 – 9 pp. 10 pag. 11 pag. 12 pag. 13 pp. 14 - 15 pp. 16– 19 Quale testata ideare per un periodico a scadenza quadrimestrale realizzato da noi alunni? Ci abbiamo pensato un po’ su. Ne sono venute fuori tante: “Per saperne di più”, Il cane curioso”, “Mille notizie”, “Lo strillone del Matteo Ripa”… ,“Noi protagonisti!”. Ecco, proprio quest’ultimo ci è parso il nome giusto: Noi protagonisti. Noi, ideatori e autori di articoli, poesie, disegni, giochi linguistici e matematici. Noi, con le nostre idee, i nostri pensieri. Noi, con le nostre esperienze da condividere. Ci è stata data una bella opportunità: scrivere per comunicare, scrivere per partecipare il nostro lavoro a chiunque avesse voluto conoscerlo attraverso un giornalino scolastico a scadenza quadrimestrale. Un piccolo saggio delle attività che svolgiamo. La preside della scuola, prof.ssa Miriam D’Ambrosio e i nostri insegnanti ci hanno guidato e hanno fatto sì che potessimo davvero diventare i protagonisti di una pubblicazione tutta nostra! Così all’inizio dell’anno scolastico è stata attivata una casella di posta elettronica dove abbiamo spedito tutti i nostri elaborati. Molti sono in questo numero, tanti altri già pronti attendono il prossimo! Alla preside e ai docenti va dunque il nostro grazie. Grazie per aver creduto in noi, per aver stimolato e sostenuto il nostro lavoro! Gli alunni dell’I. C. “Matteo Ripa” Pagina 2 N O I PR O TA G O N I S T I L A F E S TA D E I N O N N I I miei nonni Nonni, nonnini, con me siete sempre carini e anche se non siete più da voi non mi staccherò più. Vi porto sempre nel cuore con tanto amore. Vi penso ogni giorno anche se non vi vedo intorno. So che siete in cielo e che da lassù guardate tutti noi che stiamo quaggiù. Gaetano Ruggiero IV A ********** Il nonno giocondo Nonno giocondo, nonno più bravo del mondo. Nonno gioioso, nonno premuroso. Tu giochi con noi nipotini, molto allegri e tanto carini. Quando stiamo insieme a te tu sei il nostro re, quando vedo la tua testa è sempre una grande festa, quando insieme passeggiamo sempre tanto felici siamo. Veronica De Cicco IV A ********** Il mio Maestro Il nonno è come un papà più grande E per questo è più tollerante. Non si arrabbia mai anche se combino guai. Ha tanti capelli grigi in testa, ma quando lo incontro è sempre una festa! Giochiamo, scherziamo e fantastichiamo ad essere tristi proprio non ci riusciamo. Il nonno è un Maestro di vita ed io con lui voglio giocare, il più a lungo possibile, Questa partita. Arianna Zottoli IV A ********** W I NONNI!! 2 Ottobre: Festa dei nonni C’è la Festa del Papà, c’è la Festa della Mamma e i Nonni? Perché per tanti anni nessuno si è ricordato di loro? Finalmente, in Italia dal 2005 con la Legge 159 e stata introdotta La Festa dei Nonni “… quale momento per celebrare l'importanza del ruolo svolto dai nonni all'interno delle famiglie e della società in generale” e viene festeggiata il 2 ottobre, data in cui la chiesa cattolica celebra gli Angeli custodi. La Festa dei Nonni è stata introdotta negli Stati Uniti nel 1978 su proposta di Marian McQuade, una casalinga del West Virginia, madre di quindici figli e nonna di quaranta nipoti e viene celebrata ogni anno la prima domenica di settembre. E se al papà si regala una cravatta o un dopobarba e alla mamma una splendida rosa ecco che il fiore ufficiale della Festa dei Nonni è il Non-ti- scordar di-me. I Nonni sono davvero speciali, sono i genitori dei nostri genitori e quindi sono il “doppio” del papà e della mamma. Non è vero che sono “vecchi” hanno qualche anno in più, i capelli bianchi e qualche ruga, ma sanno divertirci, coccolare e a volte rimproverare con molta dolcezza. Ci accompagnano a scuola, in palestra, alle lezioni di musica, alle feste dei compagni e spesso ci fanno compagnia quando siamo malati e i nostri genitori sono a lavoro. Ogni volta che abbiamo bisogno di loro, ci sono sempre a consolarci nei momenti tristi e a consigliarci nei momenti difficili. Ah….se non ci fossero, bisognerebbe proprio inventarli: W i Nonni!!!! Scuola Primaria IV B LETTERE AI NONNI Cara nonna, come stai? Io sto bene anche se mi manchi molto. Ogni mattina vedo i nonni che accompagnano i nipotini a scuola e allora penso a te che sei così lontana. Quando ancora vivevo lì, nel Punjab, ero troppo piccolo e ora vorrei tanto giocare con te e fare lunghe passeggiate. Non ricordo molto del mio Paese, ma qui si sta veramente bene: ho tanti amici e piove solo un po’ in autunno e in inverno e non ci sono i temporali come lì da te. Mamma spesso mi parla di te e allora sembra quasi di vederti con il tuo vestito lungo e colorato e con lo scialle che ti copre il capo. Spero che questa lettera ti arrivi e non ti faccia piangere. Un abbraccio fortissimo Samandeep Samandeep Singh IV A Cara nonna, tu sei cicciottella e hai gli occhiali; anche se non sei molto paziente, ma comunque molto più di mamma, mi capisci subito. Quando vengo a casa tua mi prepari sempre buoni pranzetti, ma mi “forzi” quando non ne voglio più, così la dottoressa mi sgrida perché sono ingrassato. Vorrei tanto insegnarti a giocare con la PSP o a navigare in internet, ma tu continui a dire che se vado avanti così la vista peggiorerà e diventerò anche un po’ stupido. Per fortuna che hai sposato nonno perché quando tu mi sgridi lui mi dà sempre ragione e poi mi aiuta anche a fare i compiti. Sei la mia nonna preferita e anche tu, nonno, sei fantastico. Un bacione Pierpaolo Pierpaolo Fresolone IV A Cara nonna, ti scrivo questa lettera per dirti quanto ti voglio bene e non vedo l’ora che tu esca dall’ospedale e torni a casa. Io sono molto affezionata a te perché sto quasi sempre a casa tua e sei l’unica nonna che ho. Ricordo che fin da piccola volevo stare con te, impazzivo di gioia quando mamma andava a fare la spesa e io restavo a casa tua, passando le ore più piacevoli della mia vita. Ascoltavo le tue storie “inventate” o della tua infanzia, giocavamo, ascoltavamo musica e ballavamo. Ricordo ancora tutti quei pomeriggi trascorsi a preparare torte e biscotti che poi mangiavamo tranquillamente sedute sul divano mentre guardavamo la televisione. Nonna cerca di guarire presto così ritorniamo al mare a guardare il tramonto come quella volta quando ci siamo bagnate tutte e invece di pensare ai vestiti, abbiamo cominciato a ridere. Ti aspetto Janet Janet Cavalca IV A N O I PR O TA G O N I S T I Pagina 3 La stagione autunnale è ormai arrivata, nell’aria si respirano i suoi profumi e cominciano a sentirsi i primi freddi. La natura ci regala uno splendido gioco di colori che ravviva il grigio del cielo e il pallore del sole. Nel bosco spuntano funghi che decorano le radici degli alberi come fiorellini appena sbocciati. Tanti animali si preparano al letargo invernale. Intanto il giorno si accorcia per cedere il posto alla notte che diventa sempre più lunga! Una bella scena d’autunno è il risultato del lavoro di arte e immagine da noi realizzato Una parete del corridoio mostra il nostro autunno che presentiamo a tutti voi. AUTUNNO Foglie verdi, rosse e gialle volano via come farfalle. di tanti colori si stende un tappeto Gli alberi senza il loro vestito di foglie dipinte da un bravo pittore Con cura il bravo contadino raccoglie l’uva facendone buon vino. L’odore delle caldarroste e dei tini rende allegri grandi e piccini. A. C. Monaco V B Fa capriole, Ondeggia e Galoppa nel vento, poi Lentamente, Inevitabilmente Atterra. COLORI D’ AUTUNNO Ai piedi dell’albero e nel vigneto restano nudi nel prato impoverito. ACROSTICI che cadono a terra senza fare rumore. L’uva bianca e nera tra i pampini rosseggianti pian piano si trasformerà in ottimi spumanti. Le nuvole grigie coprono il sole, e la pioggia cade sulle aiuole. Intanto la nebbia umida e bianca copre la terra bagnata e stanca. Di marrone è vestita la castagna Austero guarda Lontano, e come Braccia si Ergono i Rami Ormai nudi. caduta tra i funghi spuntati in montagna. S. Marcantonio - E. Otmany V B INTERVISTA ALL’AUTUNNO L’ALBERO AUTUNNALE Autunno spensierato, Già mature le foglie colorate come sei tornato? nel vento vengono agitate. Sei tornato caldo o ventoso? Dal ramo non si vogliono staccare Freddo, mite o piovoso? e resistono per non volare. Sei un autunno dispettoso Poi, pian piano abbracciano il prato e per le foglie spaventoso! perché cedono al soffio di Eolo infuriato. Più di tutto io ti chiedo: Al povero alberello nudo Perché sempre al tuo ritorno non resta che aspettare c’è la notte così lunga le nuove foglie e più breve invece è il giorno? che in primavera dovranno germogliare. M. La Torraca V A N. Rago V A Aromi intensi di Uva matura Tesori che Uniti a Noci e Nocciole Offre l’autunno. N O I P RO TA G O N I S T I Pagina 4 Cari lettori, per il periodo più bello dell’anno non potevano mancare delle poesie scritte da noi L'angelo di Natale Vorrei un Natale … Vorrei un Natale bello e gioioso in ogni città, che porti pace e fraternità e ovunque meno povertà. Sarebbe troppo chiedere anche meno criminalità? E così, son certa, aumenterebbe la felicità. Vorrei aiutare tutti i bambini ammalati, affinché diventino più fortunati. Vorrei, vorrei, … Son tante le cose che vorrei... ma so che da sola mai ci riuscirei. I. Lettera I F (sec. 1° grado) Sono l'angelo di Natale vengo a voi con una novella speciale. Oggi è nato il bambino Gesù disceso fra voi da lassù. Il bianco della mia veste riempie di luce tutte le feste. Tutti coloro che hanno l'amore nel cuore vedono in alto il mio splendore. Con il mio girovagare accorro sempre gli animi ad allietare l’amore a custodire e tanta fortuna ad elargire. Sono a disposizione di ogni bambino basta che suoni il campanellino. Per te, vecchietta spericolata! Sei una vecchietta un po’ spericolata e dai bambini non tanto amata. Con la tua scopa voli sui tetti e i bimbi ti salutano agitando fazzoletti. A volte di te ho paura … ma che tu esista non son tanto sicura ! Non sei molto carina ma hai una faccia birichina. Porti calze con dentro doni e li consegni ai bimbi buoni Per quelli monelli c’è il carbone che non piace a tutte le persone! I. Lettera I F (sec.1° grado) I. Lettera I F (sec. 1° grado) Un presepe fatto di niente Io ho in mente un presepe di niente. Un Bambino Gesù, un Bambino soltanto, posato nella culla da tante manine dei bimbi del mondo. lo ho in mente un presepe da niente. È Gesù che viene tra tanti bambini che si vogliono bene. L’Angelo Scendi attentamente la gente ti guarda misteriosamente. Hai un dolce sorriso che ti illumina il viso. Sei invisibile e per i bambini è incredibile Sei il protettore di ogni persona tu dici perché e molto buona. Possiedi una veste di colore celeste. Hai un dono divino quando mi sei vicino. (Renzo Pezzani) Annunziata Di Giffoni I F (sec. I° grado) Ecco le nostre manine: tutte unite per accogliere il Bimbo Gesù Classi I A e I B scuola primaria N O I P RO TA G O N I S T I Pagina 5 CREDERE ALLE FAVOLE FA CRESCERE! Morale della favola: capire come funziona il mondo! Ancora oggi il mondo, e non solo quello dei ragazzi, ha bisogno di riflettere sugli insegnamenti delle favole. Quante volte dopo aver ascoltato un racconto si chiede “morale della favola?” La domanda nasce dalla necessità di trarre insegnamento dai fatti raccontati, fare tesoro delle loro esperienze e non commettere o ripetere errori. Ebbene sì, ancora oggi le favole, brevi testi fantastici che personificano i vizi e le virtù degli esseri umani, insegnano come comportarsi e come individuare nella quotidianità gli atteggiamenti sbagliati e i comportamenti ingiusti. Nella favola di Fedro “Il lupo e l’agnello”, il lupo prepotente provoca l’agnello fino al parados- so pur di sopraffarlo. L’agnello, docile e mansueto, subisce i soprusi del lupo pur non avendo colpe. A guardarsi intorno, il mondo è popolato da tanti lupi che approfittano della debolezza altrui. E gli agnelli subiscono senza poter reagire. Allora credere alle favole fa bene perché esse insegnano a distinguere ciò che è giusto da ciò che à sbagliato. E aiutano i ragazzi a costruire un mondo migliore. La redazione Ho letto una favola e ho capito che … Mi chiamo Paola Altieri e da quest’anno frequento la prima media. Ho iniziato a studiare nuove materie e a comprendere nuovi messaggi. In classe abbiamo letto tante favole che mi hanno molto affascinata. Fra tutte mi ha colpito “Il lupo e l’agnello” di Fedro perché ho capito che chi è più forte vuole tutto, anche la ragione. Questo però, non mi sembra giusto. Vi pare? Paola Altieri I F (sec. I° grado) I miti e le leggende sono racconti fantastici che vogliono dare una risposta ai tanti perché dell’uomo. Come spiegare le origini di un animale, o di un fenomeno della natura, oppure delle gesta di un grande eroe? Facile … In modo semplice, senza difficili spiegazioni scientifiche, la natura si personifica e si racconta dando spiegazioni sul perché dei suoi fenomeni. Ed ecco che la luna e il sole a volte si incontrano perché da giovani erano amanti, oppure le lucciole brillano di notte perché una stella si è frantumata, o ancora gli uomini e le donne esistono perché sono nate dai sassi lanciati sulla Terra dall’alto del cielo … Tante risposte ai molti perché, così anche noi alunni della 3 B abbiamo provato a cercare delle risposte creando leggende davvero “mitiche”! Ecco alcune leggende nate dalla nostra fantasia. Perché l’istrice ha gli aculei? Un tempo molto lontano, sulla terra viveva un animale piccolino e molto carino che nessuno sapeva riconoscere. Chi lo scambiava per un topo, chi per un criceto, chi, invece, per una talpa. Per questo motivo gli altri animali lo prendevano sempre in giro e gli facevano degli scherzi. Un giorno la povera bestiola, stanca di questa situazione, andò piangendo da Madre Natura supplicandola di dargli qualcosa per distinguerlo e difenderlo dagli altri animali. Madre Natura lo accontentò e da quel giorno sul dorso dell’animaletto spuntarono tanti aculei. Così tutti gli altri animali ebbero paura e cominciarono a rispettarlo e lo chiamarono istrice. Perché la chiocciola si porta la casa dietro? Tanto tempo fa sulla Terra, in un paese chiamato Chiocciolandia, viveva Ludovica, una chiocciola molto simpatica ma un po’ smemorata. Ludovica aveva tanti amici e si divertiva a raccontare barzellette. Era sempre in giro, trascorreva il tempo a casa dei suoi amici facendo veri e propri spettacoli, e rincasava a notte fonda. Una notte, al rientro dalle sue “esibizioni”, Ludovica non riuscì a ritrovare la sua casetta e dormì nel bosco. I suoi amici, allo- ra, per ricompensarla le regalarono una tutte le creature della natura possedevano “dimora portatile” che la chiocciola portò un colore e loro no. Un giorno le nuvole sempre con sé. Ecco perché le chiocciole però, s’impietosirono e decisero di aiutarsi portano la casa dietro! li. Raccolsero tutte le tinte presenti sulla terra: il verde dei prati, il giallo del sole, Perché i fiori sono colorati?Molto tempo l’azzurro dell’acqua … e fecero scoppiare fa i fiori erano invisibili e nessuno poteva un temporale di mille colori. Finalmente i ammirare la loro bellezza tranne le nuvole fiori cominciarono a tingersi : la rosa scelche, sempre in giro per il cielo, non li se il rosso, le primule il violetto, le mimodegnavano di uno sguardo. Per questo se il giallo e così via. Da allora i fiori fumotivo i fiori trarono ammirati da tutti e per ringraziare le scorrevano il loro nuvole decisero di diffondere nell’ aria tempo senza saper intensi profumi dopo ogni pioggia! cosa fare e sempre Classe 3 B (Scuola Primaria) imbronciati. Si chiedevano perché N O I P RO TA G O N I S T I Pagina 6 Leggere è... Leggere è qualcosa di speciale … Leggere è imparare ad imparare … Leggere porta a fantasticare … leggere fa innamorare ... leggere fa sognare,… leggere fa desiderare … desiderare un mondo migliore, tinto di ogni colore. Leggere ti fa conoscere la realtà nella sua immensità … Di libri ce ne sono tanti per piccoli e per grandi. Ce ne son di belli e di brutti … Leggere è un diritto di tutti! Chiara Del Vecchio, IIIF Incontro con il libro Il giorno 2 dicembre 2010, noi alunni delle classi seconde della scuola primaria, ci siamo recati presso la libreria “Edicolè”per una visita nell’ambito del progetto ”In libreria con la classe”. Ad accoglierci c’erano Veronica e Pierfrancesco che ci hanno spiegato come nasce un libro di narrativa per ragazzi. Abbiamo così scoperto che non basta uno scrittore perché un libro possa venire alla luce. Tante persone lavorano intorno ad esso prima che noi possiamo averlo tra le mani. Occorre un grafico che disegni la copertina, degli illustratori che trasformino la storia in immagini, qualcuno lo deve stampare, qualcun altro lo deve distribuire nelle librerie e solo a questo punto noi possiamo comprarlo e, finalmente, leggerlo. E’ stato bello sapere tutte queste cose che non conoscevamo. Abbiamo potuto vedere tanti tipi di libri: rilegati e tascabili, cartonati ed economici, ma quelli che ci sono piaciuti più di tutti sono stati i “pop-up” che con le loro immagini tridimensionali sembravano esplodere come un vulcano quando venivano aperti. Ci è piaciuto molto andare in libreria; inoltre ci hanno regalato due borse con dentro dei libri per arricchire la nostra biblioteca d classe. E’ proprio vero che un libro “illumina la mente” come dice sempre la nostra maestra. Classi II A e II B (Scuola Primaria) ********************************************** Poco tempo fa ad Eboli si è aperta una nuova libreria: Edicolè. Alcune classi della nostra scuola Matteo Ripa, hanno avuto la possibilità di visitarla. Tra le classi anche la I e III F, sono state invitate. Presso la libreria Edicolè, una ragazza ha illustrato i libri per le varie fasce di età. Per i più piccoli ci sono quelli illustrati o musicali, come i pop up e i musichieri, e per i più grandi , romanzi e libri di attualità. Ha spiegato come si pubblica un libro e ha mostrato la differenza tra i libri economici e quelli cartonati. E’ stata una bellissima esperienza che ha fatto capire quanto sia importante leggere. Ogni libro è un’ occasione per scoprire nuovi termini, per affrontare argomenti che aiutano i ragazzi a crescere, per capire cos’è giusto e cos’è sbagliato. Attraverso la lettura non solo si arricchiscono le proprie conoscenze, si può anche scoprire un mondo che va al di là della realtà o vivere un’avventura, un’esperienza piena di emozioni, immedesimandosi nei personaggi, ridendo e a volte anche piangendo. Il tutto seduti comodamente sulla poltrona di casa. …e allora non ci resta che augurarvi una buona lettura! I e III F (scuola secondaria di I grado) LE NOSTRE LETTURE S. Sean – W. Jordan, Il diario di Cathy, Mondadori La diciassettenne Cathy viene improvvisamente lasciata dal suo ragazzo Victor senza spiegazioni. Intorno al ragazzo si celano molti misteri, un passato piuttosto oscuro che Cathy cerca di scoprire intrufolandosi in casa sua, rovistando tra le sue cose e raccogliendo più informazioni possibile su di lui e sul suo passato. Ma Cathy a furia di cercare di saperne di più, si caccia nei guai e, per non mettere in pericolo anche sua madre e la sua migliore amica Emma, scappa lasciando una lettera, un diario e una serie di informazioni sull’accaduto. Tra fogli di giornale, misteriose lettere, foto strappate, biglietti da visita, pagine di agende sparite, siti internet, numeri di telefono e rispettivi codici di segreterie telefoniche, il lettore deve riuscire a risolvere il giallo. Si scopre che Victor era un vampiro e che quei due buchetti che Cathy si ritrova sulla pelle all’inizio della storia non erano punture di zanzara o, come pensava la madre, il segno di un iniezione di droga, ma segni di vampiro. Questo libro è uno dei pochi per ragazze che oltre ad essere realistico aggiunge un po’ di fantasia rendendo la storia più appassionante ed interessante. Inoltre, a differenza di molti altri libri, non è eccessivamente lungo e permette quindi di leggerlo senza chiedersi continuamente “Quando finisce?” Un invito alla lettura per chi ama le storie brevi ma … avvincenti !!! Carla Braca III F (Scuola sec. I° grado) N O I P RO TA G O N I S T I Pagina 7 Ondine Khayat , Il paese senza adulti, Piemme Editrice “E’ così che vivono gli adulti. Sba- li di un centro commerciale per Hugo (malato di leucemia). Ma, più gliano strada e dopo non hanno più la forza di tornare indietro. Succede così anche ai bambini? No, perché i bambini non hanno ancora messo recinti intorno alle loro vite.“ Slimane è un bambino di undici anni che si ritrova a riflettere sul mondo che lo circonda, e sugli adulti. Quelli come il Demone (suo padre) che, quando la sera tornano a casa ubriachi scaricano la loro rabbia picchiando i loro figli e le loro mogli. Maxence, suo fratello di tredici anni, è la sua ancora di salvezza, il suo protettore. Grazie a lui, riesce a sopportare i momenti difficili continuando a sognare. Insieme, con immaginazione e fantasia, si creano un mondo diverso, dove non ci sono adulti, solamente bambini, dove basta un giro sulle scale mobi- viaggiare il mondo, dove si vive felici come nelle soap che si vedono in tv. Con le ali d’angelo che si costruiscono, volano via dalla realtà che li circonda. Sua madre non ha la forza di ribellarsi al Demone, e Max nonostante la sua voglia di resistere, non riesce a sopportare. Così un giorno, decide di volare, una volta per tutte, verso il mondo senza adulti, decide di uccidersi. Slimane, sconvolto, scappa di casa e tenta anche lui il suicidio. Ma, fortunatamente, una passante, vedendolo lo porta in ospedale. Ormai fuori pericolo, gli comunicano che dovrà rimanere per molto lì per tenere sedute psichiatriche. Inizia a fare amicizia con i ragazzi degli altri reparti, in particolare con due ragazzi, Valentine (malata di anoressia) e che altro, passa il suo tempo con Valentine, e loro due insieme, si confrontano, si aiutano, si innamorano. Dipingono, giocano, scherzano, ridono, piangono, e man mano entrambi, riacquistano la voglia di vivere. In una delle sedute con il suo psicologo, il dottor Lemoine, Slimane, non riesce più a mentire, e gli racconta tutta la sua storia. Così, gli assistenti sociali, parlano con sua madre e l’aiutano a ‘crescere’, poi portano il Demone in un luogo dove si occupano di casi come il suo. Valentine e Hugo, guariti, tornano a casa. E anche Slimane, si trasferisce con sua madre in una nuova casa, pronto per ricominciare a vivere. Nicole Lamberti III F (scuola sec. I° grado) Luigi Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni!, Fabbri Editore Palermo. Un giorno di maggio un padre decide di non far andare il figlio a scuola; è il giorno del suo compleanno. Il bambino, Giovanni appunto, è nato il 23 maggio 1992, stessa data della morte di Giovanni Falcone. Il padre spiega la vita e le missioni di Falcone portando il figlio in posti celebri come il luogo in cui Falcone è morto o la sua scuola. Fa capire inoltre al bambino cos’è la mafia e cos’è l’omertà. Anche il piccolo sta vivendo, in misura diversa, l’esperienza toccata a molti cittadini onesti che per paura tacciono. Giovanni è, infatti, solidale con Tonio, il delinquente della classe, che ha rotto un braccio a un suo compagno, ed è proprio questo il motivo della passeggiata per Palermo con il padre. Questo grande papà confessa, inoltre, al figlio che anche lui era vittima dell’enorme organizzazione chiamata mafia. Il babbo è infatti proprietario di un negozio di giocattoli da cui proviene l’amato pupazzo del figlio, Bum. Il peluche deve il suo nome all’esplosione che ci fu nel negozio dopo il rifiuto del proprietario di pagare il “mazzetto”…Il libro si legge facilmente, fa capire bene qual è il punto cruciale che tratta con chiarezza espositiva e narrativa. E’ un libro appassionante che prende l’anima e le dà coraggio. Con alcune frasi fa sentire i lettori vigliacchi perché non hanno lo stesso coraggio di Falcone. Con altre fa comprendere la paura del governo di fronte alle accuse che Falcone urlava, anche se tutta l’Italia pareva sorda. Le tristi parole pronunciate dalla vedova Schifani (moglie di un uomo della scorta rimasto ucciso il fatale giorno) durante il funerale di Falcone fanno capire il senso del libro: “A nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso! E rivolgendomi agli uomini della mafia, che ci sono qua dentro: sappiate che anche per voi c’è possibilità di perdono. Io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio. Se avete il coraggio di cambiare - ma loro non cambiano! - di cambiare radicalmente i vostri progetti, progetti morali, tornate ad essere cristiani!” Giorgia Iania IIIF (Scuola sec. I° grado) Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi Editore Nel romanzo autobiografico “Se questo è un uomo” scritto tra il 1945 e il 1947 Primo Levi racconta la sua esperienza nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Egli sottratto alla sua vita quotidiana, viene condotto in un luogo di morte, costruito per umiliare la dignità umana. La vita nei campi viene descritta come una realtà incredibile in cui uomini e donne subiscono ogni tipo di sofferenza. Il romanzo è molto toccante, soprattutto quando l’autore descrive ciò che è accaduto ai suoi compagni e la sua reazione. Il suo coraggio, il bisogno di non lasciarsi andare, lo hanno spinto istintivamente a reagire e ha trovato la forza nella scrittura anche se nel campo non era concesso scrivere. In questo romanzo non c’è nessuna forma di giustificazione al dolore che viene inflitto, è un male che non può essere spiegato. Il protagonista riesce a sopravvivere ed a uscire da Auschwitz con le proprie gambe però non riesce a lasciare la propria sofferenza dietro il filo spinato del campo di concentramento, ma se la porta con sé per tutto il tempo che gli resta da vivere. Lo stile dell’ autore è descrittivo e diretto, stimola l’immaginazione del lettore consentendogli l’immediata comprensione delle vicende narrate. Il romanzo esprime l’esigenza di raccontare al mondo la più grande sciagura della storia d’ Europa, al fine di non dimenticare e non rifare gli stessi errori. La lettura del libro fa rivivere tutte le atrocità di quegli anni lasciando un segno nel cuore e nella mente di chi lo legge. R. Mammato – F. Martino – M. Paoletta IIB (scuola sec. 1° grado) N O I P RO TA G O N I S T I Pagina 8 RAPUNZEL … IL FILM DI NATALE PER I to rapite come bambine. BAMBINI DELLA PRIMARIA Al cinema per imparare, riflettere, conoscere. Una bella fiaba di Natale che, come sempre, si conclude con il lieto fine. Il bene trionfa sul ma- Natale è ormai alle porte, le strade, le case, i ne- le: tra mezzi magici, protagonisti, antagonisti, gozi sono addobbati in attesa della festa che met- aiutanti … la storia si intreccia per concludersi te d’accordo grandi e piccini … felicemente. Oggi 19 dicembre 2010 tutti i bambini della Niente di meglio per vivere tutti insieme la gioia Scuola Primaria si sono recati al Cinema Teatro della festa. Italia per assistere alla proiezione del film di Classe 3 A Scuola Primaria prima visione “Rapunzel, l’intreccio della torre”, prodotto da Walt Disney. Gli alunni in una lunga fila allegra e colorata si sono diretti al cinema respirando l’atmosfera del Natale attraverso le luci, i colori e i suoni della strada. Il film è piaciuto a tutti, anche alle maestre che hanno segui- IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE (Film di Mark Herman con Asa Butterfield, Zac Mattoon O'Brien, Domonkos Németh, Henry Kingsmill) Questo film tratto dall’omonimo romanzo di John Boyne, si rifà alla Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista è Bruno, un bambino di soli nove anni che vive a Berlino con la sua famiglia. All’improvviso si deve trasferire in campagna lontano dai suoi amici. A Bruno piace l’avventura, ma non ama vivere nella sua nuova casa perché non può esplorare altri luoghi. Poco distante da casa sua c’è un campo di concentramento, dove il padre all’insaputa della famiglia, lavora come comandante. La madre quando scopre il motivo del trasferimento, vuole proteggere i figli da questa realtà impedendo a Bruno di andare oltre il retro della casa. La curiosità spinge il bambino a disobbedire agli ordini della madre e così scopre un campo recintato dove incontra Shmuel, un bambino ebreo, che come tutti gli altri lì dentro, indossa un pigiama a righe con un numero al posto del nome. Anche lui, come Bruno, ha nove anni e diventano molto amici. Ogni pomeriggio si incontrano e gio- cano insieme nonostante siano divisi da una rete elettrica. Bruno cerca di capire perché sono costretti a incontrarsi dietro una rete e a non poter giocare liberamente. Un giorno Shmuel non trova più suo padre e chiede aiuto a Bruno, il quale cambia i suoi abiti con l’uniforme di Shmuel lasciando i suoi vestiti davanti alla rete. Durante la ricerca si imbattono in un gruppo di ebrei, e accidentalmente finiscono in una camera a gas. Nel frattempo i genitori e la sorella di Bruno, preoccupati, lo cercano e trovano i suoi abiti abbandonati. Il padre cerca di fermare l’ operazione da lui decisa, ma è troppo tardi! I due bambini muoiono asfissiati insieme. Il film pone l’attenzione su tre temi fondamentali: 1. l’amicizia che nasce tra i due bambini pur essendo diversi; 2. l’obbedienza nei confronti del padre che non viene mai messa in discussione; 3. il modo sbagliato dell’ educazione dei genitori nei confronti dei figli. Un film da vedere per conoscere meglio una dolorosa pagina di storia e le problematiche sociali ed educative ad essa connesse. Anna Altieri e Ludovica Gallotta, III F (scuola sec. di I° grado) N O I P RO TA G O N I S T I Pagina 9 “La ricerca della felicità “ è un film che merita di essere visto perché… Il film “La ricerca della felicità” è stato diretto nel 2006 dal grande artista italiano Gabriele Muccino, che ha saputo rappresentare con abilità il dramma della diffusissima povertà di un grande Paese: gli Stati Uniti d’America. In America, infatti, tanta è la ricchezza, ma molta di più è la povertà che si è sparsa a macchia d’olio su tutto il continente. Muccino ha voluto mettere in risalto, con questo film, proprio il contrasto tra persone che abitano in luoghi molto vicini ma, mentre uno non sa che farsene dei soldi, l’altro non sa come far mangiare il figlio e la moglie. Per veicolare questo concetto, il regista si è servito di un grandissimo attore americano: Will Smith che ha interpretato, sempre con grande abilità, personaggi diversi in film drammatici, comici e di azione. Stavolta veste, però, i panni del povero Chris, un uomo che ha usato tutti i suoi risparmi e quelli della moglie (interpretata da Thandie Newton) per comprare decine di scanner molto costosi adibiti all’uso medico. Purtroppo, però, viene a sapere che lo strumento è quasi inutile. Si ritrova, così, a dover mantenere il figlio di cinque anni (interpretato da Joden Smith) e la moglie che porta una modesta somma di soldi a casa, con il suo lavoro. Quest’ultima, non riuscendo a reggere la tragedia familiare, decide di andarsene dalla sorella a New York per cercare lavoro. Chris, disperato, comincia, in quella San Francisco del 1981, a cercare con determinazione un’attività che gli permetta di risollevarsi dalla sua vita triste. Da allora comincia a studiare con grande velocità tutti i libri che gli consegnano al corso e fa pratica telefonando a numerose persone per farle passare alla sua agenzia. Intanto, però, viene sfrattato da casa sua per ben due volte ed è costretto ad andare in grossi “alberghi” che offrono una camera gratis per una notte e una volta, addirittura, nel bagno di una stazione, pur di dormire al coperto. Alla fine il suo sacrificio viene, però, lodato e riesce finalmente ad ottenere il lavoro di stagista raggiungendo così la felicità. Questo film mi ha davvero colpito, forse più di tutti quelli che io abbia mai visto. Questa produzione regala, infatti, tanti insegnamenti preziosi per la vita di tutti: grandi e piccoli, ricchi e poveri, maschi e femmine. Narrando le “avventure” del nostro Chris, il regista insegna che ognuno di noi deve essere sempre determinato nel raggiungere il proprio obiettivo, sia esso vicino o lontano. Non dobbiamo mai farci dire che non sappiamo fare qualcosa, non dobbiamo mai abbandonare un amico o la famiglia proprio nei momenti di difficoltà e certamente non dobbiamo mai farci fermare da qualcuno che, semmai, anziché appoggiarci, ci vuole solo mettere alla prova o vuole solo aspettare il nostro fallimento. E se questo dovesse avvenire dobbiamo rialzar- ci e proseguire a testa alta, ma non in segno di prepotenza o vanità, ma in segno di onore, rispetto per se stessi e gli altri che ammireranno il gesto, lo prenderanno come esempio e lo seguiranno per raggiungere il loro sogno, non con la forza, bensì con umiltà e determinazione. Questo è per me il messaggio che emerge dal film e certamente consiglio a tutti di vederlo perché sono tantissime, al giorno d’oggi, le persone che bloccano la corsa verso il loro obiettivo alla prima difficoltà. Pochi sono quelli che la superano, ma si fermano alla successiva. Anche con quello che sta succedendo, molti vorrebbero un mondo più pulito dallo sporco della criminalità, ma hanno paura e questa grossa difficoltà può distruggere la minima determinazione che ha un uomo quando comincia un lavoro e per questo tutti i suoi sforzi vengono cancellati e fatti sparire con i suoi sogni. Su questo gioca oggi la criminalità organizzata. Si può, infine, fare un confronto tra questo ed un altro film che ho visto l’anno scorso, intitolato “La vita è bella” di Roberto Benigni. In quel film, ambientato durante la seconda guerra mondiale, un uomo ebreo si innamora di una ragazza italiana ed insieme crescono una famiglia. In seguito, però, l’uomo ed il figlio vengono brutalmente deportati in un campo di concentramento nazista dove possono “ammirare” tutti gli orrori. La donna viene a saperlo e si precipita sul treno per seguirli anche se è un’italiana “pura”. Questo mi ha fatto riflettere davvero molto e ho visto che mentre la famiglia “versione Benigni” è una famiglia integra, perché anche di fronte alla morte certa e alla sofferenza rimane unita, la famiglia “versione Muccino” si divide alla prima difficoltà malgrado gli sforzi di Chris di tenerla solida. Il film di Muccino insegna, quindi, tantissime cose e tutti dovrebbero vederlo perché è praticamente uno specchio, un grandissimo specchio che riflette proprio la realtà dei giorni nostri. Renato Petraglia III G (scuola sec. di I° grado) Pagina 10 N O I P RO TA G O N I S T I Lezione di Scienze UNA MISCELA ESPLOSIVA Vulcano Simulare un’eruzione vulcanica in classe? Si può, basta poco. Avete mai pensato che in classe si potesse simulare una vera e propria eruzione vulcanica? Oggi 5 novembre 2010 nelle classi terze della scuola Primaria, noi alunni abbiamo assistito ad una vera esplosione. In che modo? Miscelando una serie di ingredienti abbiamo ottenuto un effetto straordinario: una colata lavica con tanto di cenere, lapilli e scintille. Sono bastati una ciotola, un po’ di terriccio, qualche manciata di ghiaia, un po’ di bicarbonato, un bicchiere di aceto rosso, del colorante rosso per alimenti ed ecco l’eruzione! Tutti eccitati nel vedere il fenomeno, abbiamo applaudito gioiosi. E’ bastato davvero poco per capire come lavora la natura! Le ceneri cadono dal cielo come se fossero le nostre lacrime nere. Scende la lava dal vulcano come tanti fiumi sparpagliati nel mondo. I terremoti traballano come tanti trapezi e il vulcano erutta terribilmente e con gran fragore. Fabrizio Di Rosario I E (scuola sec. I° grado) E se fossi un geologo? Il geologo si occupa anche di vulcanologia cioè della scienza che studia i fenomeni legati ai vulcani. Per eseguire le sue ricerche il geologo quando si avvicina ad un vulcano indossa una tuta speciale, dotata di auto-respiratore per proteggersi dai frammenti incandescenti di lava e dai gas emanati. Come un geologo anche tu puoi simulare un’eruzione vulcanica e vivere un momento davvero emozionante. Segui le istruzioni e procedi! Occorrente Una ciotola grande, dell’aceto rosso, una bottiglietta di plastica, un imbuto, del colorante rosso per alimenti, del bicarbonato, della sabbia o terra, una manciata di ghiaia. Procedimento Aggiungi del colorante rosso all’aceto, assumerà il colore della lava incandescente Riempi mezza bottiglietta di bicarbonato, usando l’imbuto , poi sistemala al centro della ciotola. Ammucchia la sabbia e la ghiaia attorno alla bottiglia dando la forma di vulcano e lascia libero il collo della bottiglia. Aiutandoti con l’imbuto versa rapidamente un po’ d’aceto nella bottiglia Che cosa succede? L’aceto a contatto con il bicarbonato sprigiona gas che spinge l’aceto fuori dalla bottiglia CLASSE 3 C (scuola Primaria) N O I P RO TA G O N I S T I Pagina 11 CITTADINANZA ALLA CONQUISTA DEI DIRITTI UMANI Dalla nascita ciascun individuo possiede i diritti. Oggi gli Stati democratici sostengono che ogni persona deve essere trattata con dignità nel rispetto reciproco e nessuno può essere privato dei propri diritti. La storia dei diritti dell’uomo è stata molto lunga e difficile. Nel 1215 si ebbe la prima svolta con la Magna Charta Libertatum che limitò il potere dei re nel tentativo di raggiungere una maggior uguaglianza tra gli uomini senza distinzione. Anche l’Illuminismo ha dato un significativo contributo alla nascita del concetto di dignità umana. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo è stata promulgata nel 1948 dopo la seconda guerra mondiale. I diritti umani sono dei diritti che spettano a tutti. Sono inalienabili e non possono essere violati. Tra i principali diritti umani di fondamentale importanza ci sono la libertà individuale e il diritto alla privacy. Per libertà non si intende fare ciò che si vuole, E COSTITUZIONE ma la possibilità di poter esprimere la propria opinione senza condizionamenti altrui, nel rispetto delle regole e della libertà degli altri. Il diritto al voto, il diritto all’istruzione e soprattutto il diritto alla pari dignità sono violati ancora in molte società. Le violazioni dei diritti umani sono denunciate dalle organizzazioni internazionali: ONU, ONG (es.ONLUS, Amnesty International). Tra le violazioni denunciate vi sono le torture, i trattamenti disumani e degradanti che consistono nell’infliggere sofferenze fisiche o psicologiche ad un individuo in modo da estorcergli delle confessioni. Anche oggi queste pratiche sono molto diffuse. Gli schiavi, intesi come una volta, forse, non ci sono più, tuttavia da qualche parte esiste una dedizione completa verso un leader e una forma di dipendenza da essa. È assurdo pensare che ciò possa esistere in una “società” democratica qual è la nostra. Guglielmo Pinto, Raffaele Del Fiore, Alfredo Infante II B Earth day Dolce pianeta potrai perdonare la nostra insolenza? Stiamo distruggendo le tue creature e le tue meraviglie. Ogni albero, ogni pianta prosciugata come un fiume, animali senza habitat lamentano la loro povertà. Fabrizio Di Rosario I E (scuola sec.I° grado) Il Bullismo dilaga nel mondo. Il fenomeno del “bullismo” è molto diffuso nel mondo, moltissimo nelle scuole, anzi esso nasce proprio nelle scuole per uscire poi nelle strade. I “bulli” attaccano i più deboli e spesso provengono da situazioni familiari difficili. Alcuni bulli compiono gravi azioni mettendo in subbuglio la società. A differenza di quanto si pensi, il bullismo è un fenomeno che riguarda sia maschi che femmine, ma nei due sessi si esprime in due modi differenti. I maschi mettono in atto soprattutto prepotenze di tipo diretto, come aggressioni fisiche e verbali. Le femmine, invece, utilizzano in genere modalità indirette di prevaricazione e le rivolgono sia alle femmine che ai maschi. L’età a rischio di bullismo è quella compresa tra i 7-10 anni o 14-17 anni. Le cause del “bullismo” possono essere varie: condizioni familiari, problemi di adattamento a nuove situazioni. Talvolta i bulli nascondono la propria debolezza e compiono azioni violente credendo di essere superiori agli altri. Chi compie atti di bullismo va aiutato attraverso la ricerca costante di un dialogo, cercando di far capire loro le conseguenze negative delle loro azioni. Quando questo non basta è necessario l’intervento di operatori specializzati in comunità di recupero. Alfredo Infante - Guglielmo Pinto - Elisabetta Santoro II B (scuola sec. I grado) La libertà e la schiavitù. che garantiscono il rispetto del diritto alla libertà. Per vivere in una società occorrono delle regole che tutti devono rispettare. Se le regole non vengono rispettate si crea il caos e si affermano i prepotenti. Le leggi sono le regole della società in cui viviamo. Chi non le rispetta vive nell’illegalità. La schiavitù è presente in tutta la storia dell’uomo, anche se in forme diverse. Nell’antichità la schiavitù era molto diffusa ed era considerata naturale. Lo schiavo spesso era una persona che non aveva pagato i suoi debiti o che era stata fatta prigioniera in guerra. Apparteneva al padrone che decideva della sua vita. Lo schiavo lavorava senza paga, era il padrone a dargli casa e cibo e non era considerato un essere umano, ma un oggetto. La Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo proibisce la schiavitù che, però, oggi è ancora diffusa. Negli ultimi due secoli, con l’affermazione della democrazia, la schiavitù è stata bandita in gran parte dei Paesi del mondo. Oggi molte persone godono del diritto alla libertà ma in alcuni Paesi ancora no, poiché esistono forme di potere assoluto. La libertà non è solo la condizione di non schiavitù, ma è anche la condizione di scegliere liberamente il proprio comportamento nel rispetto di sé e degli altri. Lo Stato non può privare gli individui della loro libertà e non può violarne i diritti, perché la libertà di tutti i cittadini dovrebbe essere protetta dalla Costituzione e dalle leggi. Le libertà possono essere individuali, che riguardano le azioni del singolo individuo oppure collettive, che riguardano le azioni di gruppi di persone. La libertà di una persona non deve impedire agli altri di essere liberi ed è per questo che lo Stato interviene con leggi B.Di Carlo – M. Fresolone – A. Ricca – G. Tedesco I B (scuola sec. I grado) Un giorno nel carcere. Una sorpresa ascoltando le voci e i rumori che proven- ci, e la vera sorpresa l’ha avuta nel moIl carcere è il luogo dove vengono detenute persone giudicate colpevoli di aver commesso dei reati. Il carcere serve a proteggere la società dalle persone pericolose e a rieducare i condannati, affinché possano rientrare nella società dopo aver scontato la pena. Oggi nelle carceri la situazione è critica per l’alto numero di persone recluse. Per i detenuti il carcere è un luogo dove il silenzio non si ferma mai e la speranza è l’unica cosa che conta davvero. Il carcerato riesce a capire cosa c’è oltre le mura gono dall’esterno, immaginando il mondo al di fuori di esse. Un’alunna del nostro Istituto, Francesca Perillo, ha avuto l’opportunità di conoscere dei detenuti. Il giorno 28 Maggio 2010, nel carcere di Lauro, in provincia di Avellino, si è svolta una manifestazione a cui è stato invitato suo padre per motivi di lavoro che le ha chiesto di accompagnarlo. È stata un’esperienza magnifica! Ha vissuto quel giorno non sapendo che si trovasse in un carcere, ma in un luogo piacevole dove trascorrere una serata. Ha incontrato dei ragazzi gentili e simpati- mento in cui suo padre le ha rivelato che quei ragazzi erano dei detenuti. La ragazza, prima di allora, pensava che il carcere fosse un luogo severo e tetro e che i detenuti fossero persone malvagie. Invece, dopo quel giorno, si è fatta un’idea diversa e ha ritrovato in quei ragazzi una grande umanità. L’esperienza di vita, vissuta quel giorno, è stata significativa. F. Perillo – E. Santoro II B (scuola sec. I° grado) Pagina 12 N O I P RO TA G O N I S T I Roma, la città Eterna. Il ventisei novembre 2010, la nostra classe si è recata a Roma. Ci siamo svegliati molto presto, e alle cinque e trenta siamo partiti. Anche se il viaggio si prospettava lungo, tra chiacchiere e risate, ci è sembrato di arrivare subito alla nostra meta. Ben presto il panorama di Roma ci ha colpito con tutte le sue meraviglie: il Colosseo, i fori imperiali, l’arco di Costantino e molto altro ancora. L’atmosfera magica della capitale, pregnante di memorie di tutto ciò che lì è accaduto, ci ha subito conquistato. Visitando il museo del Risorgimento ci siamo tutti sentiti un po’ più patrioti e ci siamo molto emozionati guardando le opere e gli oggetti in mostra, come il monumento equestre al centro del museo. All’uscita, osservare il milite ignoto è stato molto suggestivo e ci siamo fermati qualche minuto a contemplarlo, riflettendo su quante persone Una giornata a Roma Il giorno 15 dicembre era da noi tanto atteso, perché dovevamo partecipare ad una visita guidata molto interessante a Roma. Siamo stati fortunati perché, grazie ai nostri professori che ci hanno dato fiducia, abbiamo avuto la possibilità di visitare il Palazzo del Quirinale, dove risiede il presidente della Repubblica e di passare una piacevole giornata nella capitale. La partenza è stata faticosa a causa dell'orario e del freddo, ma quando ci siamo ritrovati tutti nel pullman – con noi c’erano anche i compagni della terza E – il freddo e il sonno sono subito svaniti e, all’improvviso, siamo diventati allegri, euforici e anche un po’ emozionati. Siamo arrivati a destinazione con un po' di ritardo a causa del traffico e ci siamo affrettati a raggiungere il Quirinale. Mentre eravamo in fila per entrare nella residenza presidenziale abbiamo assistito al cambio della guardia, per molti di noi cosa particolare e mai vista prima. Appena entrati nel palazzo siamo hanno combattuto per l’unita d’Italia. In seguito abbiamo pranzato con pizza e patatine da Spizzico, ma si sa, la pizza napoletana è la migliore! Alle 15:00 abbiamo visitato palazzo Madama e abbiamo potuto ammirare diverse opere d’arte, tutte di un grandissimo valore artistico. È stato molto emozionante, poi, visitare piazza Navona e il Pantheon che, con tutta la loro magnificenza, ci hanno incantato. Abbiamo concluso la giornata a Roma in bellezza, girando tra le bancarelle e acquistando qualche souvenir. Infine, alle 18:30, con molta tristezza, abbiamo salutato quella città così magica e così affascinante che è Roma, la città Eterna. Emmanuel Morrone IIE (scuola sec. I°grado) subito rimasti meravigliati per le stanze ampie e lussuose e i soffitti altissimi, sono un inno alla gioia e alla pace: tutto è in perfetta armonia. I lampadari, in vetro di Murano e abbastanza bassi, contribuiscono ad accentuare la bellezza e la ricchezza artistica dell'intero palazzo. I dipinti e gli arazzi sono veri e propri capolavori e le ombre, prodotte in modo superbo, fanno sembrare i soggetti vivi. Le collezioni di oggetti dell'epoca sono numerose e vaste e sono conservate in modo impeccabile. Siamo stati molto seri e attenti mentre la guida parlava, perché la spiegazione è stata chiara e interessante. Così, tra arredi, quadri, vasi e arazzi la mattinata è volata e, in un batter d'occhio, ci siamo ritrovati all’ora di pranzo. Dopo una breve pausa in piazza di Spagna ci siamo incamminati verso la pizzeria che ci avrebbe ospitato e dove avremmo anche potuto sederci per un po’. Dopo poco più di un'ora, ci siamo spostati a piedi verso la fontana di Trevi, qui ci siamo fermati una mezz'o- retta prima di raggiungere le Scuderie del Quirinale, dove c’era una mostra sui pittori del Risorgimento, organizzata nell’ambito delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’unità d’Italia. La guida, una giovane ragazza molto simpatica, ci ha illustrato come la pittura italiana abbia rappresentato gli eventi che, tra il 1859 e il 1861, portarono il nostro Paese alla conquista dell’indipendenza e dell’unità nazionale. Il percorso è durato circa un’ora ed è stato stimolante, piacevole e anche divertente. All’uscita dalle scuderie era quasi buio e dopo un breve tratto di strada siamo arrivati al pullman. Eravamo esausti ma contenti per la giornata trascorsa e, dopo esserci ritrovati tutti, abbiamo ripreso a chiacchierare e a scherzare prendendoci anche qualche richiamo da parte degli insegnanti. Comunque, di sicuro, di tutte le uscite didattiche a cui abbiamo partecipato, questa è stata senza dubbio la migliore. Classe III B (scuola sec. I grado) Visitando Montecitorio... Giovedì, 28 ottobre 2010, io con la mia classe, la II D e la III G abbiamo visitato Palazzo Montecitorio, accompagnati da quattro professori e da una guida del Palazzo. Siamo subito entrati nell’edificio e poi, in fila abbastanza ordinata, in una stanza di controllo dove siamo stati sottoposti con i nostri zaini al metal detector. Ci hanno fatto depositare gli zaini in un armadietto e appendere i giubbotti su di un appendiabiti; in seguito siamo saliti per delle scale e abbiamo percorso corridoi di enorme eleganza, quasi tutti rossi con degli abbellimenti d’oro. Siamo arrivati in una sala, era un enorme soggiorno, “Il Transatlantico”, dove sostano i parlamentari dopo le sedute nell’Aula. Attorno ad essa c’erano diverse stanze, ma quella che più ha attirato la mia attenzione è stata la sala di lettura. Qui i parlamentari possono leggere i giornali e controllare tutte le informazioni su computer. Nel “Transatlantico” ci sono, inoltre, due televisori per ascoltare tutte le notizie sulla politica. Siamo poi giunti in un’ aula con molte sedie dai contorni dorati: la magnifica Sala della Lupa dove c’è una statua di bronzo, raffigurante la lupa che allatta Romolo e Remo, fondatori di Roma. Quella è una falsa riproduzione, la vera si trova nei Musei Capitolini a Roma. In quest’aula, nel 1946, è stata presa la decisione di far diventare l’ Italia una Repubblica, come afferma una tavola su un muro della stanza. Quella fu la prima votazione cui parteciparono anche le donne. Sui muri dell’ aula ci sono sei arazzi. Siamo poi entrati in un’ altra stanza chiamata Sala Aldo Moro (ha questo nome solo dal 2003, prima si chiamava Sala Gialla). Una cosa, oltre all’enorme lampadario in oro, attirava l’ attenzione, un quadro raffigurante Napoleone, l’unico ritratto per cui il condottiero accettò di posare. Siamo usciti da questa stanza e siamo finalmente giunti all’Aula Parlamentare. Qui, ogni giorno, vengono fatte importanti sedute per prendere decisioni sulla creazione delle leggi. Partendo dall’alto, abbiamo visto un enorme soffitto di vetro, “Il Velario”, in passato esso faceva parte del tetto, poi nel 2001, in seguito all’attentato alle Torri Gemelle, vi è stato sovrapposto del cemento, perciò la luce che vi entra è artificiale. Scendendo c’è una grande rappresentazione in bronzo, omaggio alla famiglia Savoia. Poi c’è un tavolo dove siede il presidente della Camera con alcuni consiglieri, in basso ci sono due tavoli dove siedono i vari ministri e il Capo del Governo, Silvio Berlusconi. Di fronte c’è un lungo tavolo, chiamato Tavolo dei Nove. Dietro quest’ ultimo ci sono le postazioni per i parlamentari: un’ infinità di sedie rosse da cui i parlamentari esprimono la propria opinione e prendono le decisioni premendo semplicemente un pulsante, rosso, verde o bianco. Poi le decisioni appaiono su una specie di monitor con delle luci di colore rosso per indicare il no, verde per il sì e bianco per l’astensione. Infine, in alto, ci sono dei palchi con sedie riservate al pubblico e alle famiglie dei parlamentari. È su queste sedie che noi ci siamo seduti ascoltando le informazioni della guida. In seguito, sempre in fila ordinata, siamo tornati a piano terra, abbiamo ripreso i nostri zaini e giubbotti e siamo usciti dall’edificio dopo aver ricevuto un libretto in omaggio, in ricordo della nostra giornata a Montecitorio. È stata un’esperienza: culturale, per i vari quadri che abbiamo visto, informativa, date le innumerevoli informazioni che abbiamo ricevuto e stupefacente perché a me, ai nostri professori e a tutti i miei compagni c’è rimasta la bocca aperta. Spero di tornarci al più presto per poter fare una visita ancora più approfondita. Sergio Cerullo II D (scuola sec. I° grado) N O I P RO TA G O N I S T I Pagina 13 La matematica è sensazionale. Si scoprono tanti misteri, è incredibile e ti colpisce al cuore! Se un giorno ci fosse la festa della matematica tutti si divertirebbero a dare i numeri!!! Mi piace la matematica perché posso addizionare, sottrarre, moltiplicare e dividere. La matematica è come un’isola deserta dove solo i numeri ti fanno compagnia e non ti lasciano mai sola. Con la matematica posso giocare, posso indovinare, posso trovare soluzioni. A me piace la matematica perché posso viaggiare in un mondo fatto di numeri. La matematica ci permette di arrivare velocemente alla conclusione, così nella vita saremo più risolutivi. Classi terze scuola primaria Ehi! Vuoi giocare con noi ?? Prova a risolvere questi problemi!! 1. Ieri, Anna si è pesata con lo zainetto in spalla: la bilancia segnava 45 kg. Oggi pesa 53 kg, ma il suo zainetto è tre volte più pesante di quello del giorno prima. Quanti chilogrammi pesa Anna sapendo che il suo peso tra ieri e oggi è rimasto lo stesso? 2. È il compleanno di Elisa. La sua torta ha la forma di un rettangolo di 36 cm. di lunghezza e 24 cm. di larghezza. Suo fratello Cristoforo decide di tagliare la torta in parti quadrate aventi tutte la stessa area, il cui lato sia lungo il numero intero di centimetri. In quante parti Cristoforo taglia la torta? Nigro – A. Santimone – C. Astone – W. Lanzalonga II E (scuola sec. I° grado) SOLUZIONI NEL PROSSIMO NUMERO Pagina 14 N O I P RO TA G O N I S T I Did you know? Today everybody knows what a sandwich is, but not everybody knows how it was born. Long time ago John, the Earl of Sandwich, thought to but some meat between two slices of bread. He lived in the 18th century and he was a card player. He played from morning to night and while he was playing he didn't care about anything. He didn't even eat, so he told his servant to put some meat between two slices of bread and bring it to the card-table. Today the sandwich is one of the most known meals and it's also used by replace a meal, like dinner. Some people eat sandwiches when they travel. They eat prepacked sandwiches because when you're in a hurry it's faster eating a sandwich. Ylenia Masillo III B (scuola sec. I°grado) The symbol of the U.S.A. The bald eagle, the symbol of the U.S.A., is a powerful white-headed predatory, a bird living in the Great Lakes area and in southern Florida. It was chosen by the Congress as a symbol of the nation soon after its birth. The choice was difficult. When the inventor Benjamin Franklin, writer and influential politician, got word that this bird was going to be selected as the symbol of the nation, he proposed the turkey. He said that ''an eagle is a bird with a bad moral personality, because it spends its time soaring around and steling anything edible''. His turkey better represented some features of the American character: patience, strenght and perseverace. Finally the eagle was chosen. Mirko Durante III B (scuola sec. I°grado) Alla scoperta del vaso di Pandora Sei curioso di conoscere il significato di alcune espressioni idiomatiche della lingua italiana? E allora … scopri il vaso! La lingua italiana è ricca di frasi idiomatiche, cioè modi di dire che provengono dal passato ma che usiamo ancora oggi. Queste frasi rendono i nostri discorsi ricchi di espressività, caratterizzano, spesso, il modo di parlare di ciascuna persona e variano non solo da individuo a individuo ma anche da regione a regione. Leggendo i brani antologici ne abbiamo trovate diverse e la nostra curiosità ci ha spinto a ricercarne il significato e l’origine. Eccone alcune: Abbassare la cresta: riconoscere la propria inferiorità o far meno l’arrogante. L’espressione ci è arrivata dal mondo contadino e si riferisce al gesto con cui i galli, prima o dopo un combattimento, riconoscono la superiorità dell’avversario. Abboccare all’amo: cadere in un tranello. L’espressione nasce dall’azione che si compie quando si pesca attirando un pesce all’amo tramite un’esca. Andare a gonfie vele: l’espressione che significa “navigare sfruttando la forza del vento”, si usa per descrivere una situazione in cui tutto sta andando per il meglio. Di significato simile sono frasi come “andare a vele spiegate” o “con il vento in poppa”. Dalla padella alla brace: significa andare "di male in peggio", e viene usata per descrivere o commentare la situazione in cui viene proposto un rimedio peggiore del male. La frase deriva da un antico racconto tradizionale, secondo cui una tinca invitò le sue compagne a saltare dalla padella in cui stavano friggendo; in questo modo, però, si salvarono dall'olio bollente ma morirono nella brace. Piantare in asso: “abbandonare qualcuno da un momento all’altro, senza preavviso”. L’espressione, molto probabilmente, deriva dalla mitologia greca: Arianna, dopo aver aiutato Teseo a uscire dal labirinto dove aveva ucciso il Minotauro, fugge insieme agli Ateniesi, ma viene abbandonata (quindi piantata) da Teseo sull’isola di Nasso. Il toponimo Nasso, nell’espressione popolare, si è poi trasformata in Asso. Prendere un granchio: si dice per indicare un errore grossolano, il raggiungimento di un risultato molto inferiore a quello sperato o, più raramente, l'acquistare qualcosa ritenendolo di valore molto più alto di quanto non sia in realtà. L’espressione trae la sua origine dalla pesca. Se si cala la lenza in mare fino ad arrivare al fondale e a toccare il fondo con l'amo e l'esca, può capitare che abbocchi un granchio anziché un pesce. Il crostaceo, non appena abboccato, inizia subito a dibattersi violentemente per sganciarsi dall'amo, dando l'impressione al pescatore che abbia invece abboccato una preda di grandi dimensioni. La pesca di un granchio è, naturalmente, fonte di delusione per il pescatore, dal momento che si tratta di una preda inutile. Dalla delusione generata dall'aspettativa di un pesce di grosse dimensioni, nasce l'origine della frase. Rimandare alle calende greche: significa “rimandare qualcosa per sempre” poiché le calende erano festività latine, non previste dal calendario greco. Tallone di Achille: si dice per indicare il punto debole nascosto di una persona o di una macchina. L’espressione deriva dal mito greco secondo cui l’eroe Achille, bambino, sarebbe stato immerso dalla madre Teti nelle acque del fiume Stige affinché diventasse invulnerabile. Per immergerlo, però, la mamma lo tenne per il tallone che rimase, così, l’unica parte non bagnata, quindi, invulnerabile. Secondo il mito, durante la guerra di Troia, Paride uccise Achille colpendolo con una freccia proprio al tallone che era l’unica parte scoperta dell’armatura, quindi lo colpì nel suo punto debole. N O I P RO TA G O N I S T I Pagina 15 Vaso di Pandora: metafora usata per alludere all’improvvisa scoperta di uno o più problemi che per molto tempo erano rimasti nascosti e che una volta scoperti non si possono più celare. L’espressione deriva dalla mitologia greca, secondo cui Zeus regalò a Pandora un vaso raccomandandole di non aprirlo. Pandora, però, che aveva ricevuto da Ermes il dono della curiosità, l’aprì, liberando così tutti i mali del mondo che erano racchiusi nel vaso. Vittoria di Pirro: indica una vittoria in cui le perdite sono maggiori delle vincite. Questo detto trae origine da un episodio della storia romana. La città di Taranto, entrata in conflitto con Roma, chiese aiuto al re Pirro, re dell’Epiro, che sconfisse i Romani ma ebbe perdite notevoli e fu costretto a ritirarsi. Classe I E (scuola sec. I° grado) Qual è il colmo per … ... … … un agnello? … … una lumaca? … … Cappuccetto Rosso? … … una coccinella? Risposte … … un pesce? … … un gioielliere? Avere una sete ardente. … … un eschimese? prendere una decisione a caldo Avere il cuore d'oro, il figlio che è un tesoro e la moglie una perla. … … un pompiere? Perdersi in un bicchiere d'acqua. Andare dall'estetista per farsi togliere i punti neri Sentirsi dire dalla nonna 'in bocca al lupo!' Perdere la via di casa! Avere una fame da lupi. Gli alunni dell’I.C. “Matteo Ripa” Amato A. - Caponigro L. - Protopapa C. - Rinauro B. - Vesce F. I F (scuola sec. I° grado) 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. N O I P RO TA G O N I S T I SPECIALE UNITA’ D’ITALIA Pagina 16 L’Italia compie 150 ami! Manifestazioni e celebrazioni per festeggiare un compleanno davvero speciale!!! 17 marzo 2011: centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia. Ovunque preparativi e celebrazioni per ricordare una data che ha dato il via alla storia di un popolo per secoli frammentato in tanti piccoli Stati dominati dagli stranieri. La storia del Risorgimento con i suoi protagonisti, noti e meno conosciuti, da Garibaldi a Mazzini, da Cavoutr ai giovani soldati, spesso poco più che ragazzini, testimonia quanto sia stata ferrea la volontà di unificare un popolo che ha sempre sentito di appartenere ad un’unica terra: l’Italia! Come rendere omaggio ad un evento così importante? Imparando a conoscere i fatti e la storia, leggendo i documenti, ascoltando i racconti e ricercando testimonianze presenti nel territorio. Dal lavoro di ricerca e studio sono venuti fuori tanti disegni, semplici ma significativi, che con immediatezza dimostrano quanto forte sia il sentimento patrio anche nei giovanissimi. L’atrio della scuola Matteo Ripa si è vestito con le tinte del tricolore rappresentando il Risorgimento visto dagli occhi dei bambini! Classi terze Scuola Primaria Enrico Bottini, il protagonista del libro Cuore di Edmondo De Amicis, racconta ai suoi piccoli lettori l’amor di patria Un racconto intramontabile, che ha accompagnato nella crescita tanti ragazzi in centocinquanta anni di unità. Leggerlo aiuta a capire che le emozioni, i sentimenti, le gioie, in una parola i valori che legano le persone sono sempre gli stessi. La storia cambia, ma i bambini di una scuola elementare, pur tanto diversa da quella di oggi, sembrano essere gli stessi. Enrico e i suoi compagni condividono un percorso di crescita, come del resto ancora oggi accade a tutti i bambini di una classe Attraverso le storie della vita scolastica si possono conoscere tante persone che vivono in un’Italia da poco unificata, fiera di essere un unico Stato. L’orgoglio del popolo italiano, finalmente libero dalla dominazione straniera, si può cogliere in ogni episodio, ma più di tutto in “Amor di patria” la lettera che il padre di Enrico scrive al figlio, che così recita: “Io amo l’Italia perché mia madre è italiana, perché il sangue che mi scorre nelle vene è italiano perché è italiana la terra dove son sepolti i morti che mia madre piange e che mio padre venera, perché la città dove son nato, la lingua che parlo, i libri che m’educano, perché mio fratello, mia sorella, i miei compagni, e il grande popolo in mezzo a cui vivo, e la bella natura che mi circonda, e tutto ciò che vedo, che amo, che studio, che ammiro, è italiano. Oh tu non puoi ancora sentirlo intero quest’affetto. Lo sentirai quando sarai un uomo, quando ritornando da un viaggio lungo, dopo una lunga assenza, e affacciandoti una mattina al parapetto del bastimento, vedrai all’orizzonte le grandi montagne azzurre del tuo paese …” Classi terze Scuola Primaria Pagina 17 SPECIALE UNITA’ D’ITALIA Battaglia del Volturno del 1° ottobre 1860: l’esercito borbonico non fu più una minaccia e … l’unificazione divenne una certezza. Nella prima metà dell’Ottocento l'Italia conobbe un processo di graduale riscoperta e sempre più netta rivendicazione della propria identità nazionale. Questo processo, noto come Risorgimento, portò alla formazione dello Stato Italiano, fece, cioè, della penisola un organismo politico indipendente. Il 17 marzo 1861, venne proclamata l’Unità d’Italia. Alla sua realizzazione contribuì anche il popolo dell’Italia meridionale dove la dominazione del governo borbonico non fu meno crudele di quella austriaca nel Lombardo-Veneto e di quella pontificia negli Stati della Chiesa. Il desiderio di libertà e di indipendenza in crescita nel popolo, esplose anche nel Sud sfociando in una battaglia che lo rese protagonista dell’unificazione italiana. Questa battaglia, che si svolse il 1º ottobre 1860, fu detta “del Volturno”, fiume dell'Italia meridionale che bagna Capua e sbocca in mare tra Napoli e Gaeta. Qui si fronteggiarono i volontari garibaldini e le truppe borboniche. Questa battaglia fu una delle più importanti del Risorgimento, non tanto per il numero dei combattenti coinvolti, (circa 24.000 garibaldini, costituenti l'esercito meridionale, contro circa 50.000 borbonici) ma soprattutto per i risultati che si ottennero. Giuseppe Garibaldi arrestò definitivamente, con questa battaglia, la ripresa degli attacchi dell'esercito borbonico, che non costituì più un problema ed un ostacolo al processo dell’Unità italiana. Nella sostanza, i Borbonici, bene armati ed equipaggiati, vennero “fermati” per la scarsa capacità dei propri comandanti. Al contrario, Giuseppe Garibaldi oltre ad avere un notevole intuito tattico, comandava sapientemente un insieme di truppe. Esse, anche se male equipaggiate, erano sorrette da comandati e militari capaci che seppero motivare i soldati all’ideale di “fare l’Italia”. Ricordare questo episodio in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, è un modo per dare il giusto risalto al contributo offerto dal Sud per l’unificazione nazionale e per sottolineare la partecipazione attiva, i sacrifici e l’eroismo di tanti patrioti meridionali anche nostri conterranei, soldati, contadini e ufficiali, che sicuramente sono degni di occupare un meritato e dignitoso posto nella storia del Risorgimento italiano. Vincenzo Gargano classe III G (scuola sec. 1° grado) N O I P RO TA G O N I S T I IL BRIGANTAGGIO AD EBOLI E DINTORNI Nel periodo immediatamente successivo all’unità d’Italia anche nelle nostre zone si ebbe un forte sviluppo del brigantaggio. Spesso erano banditi veri e propri che rubavano e rapivano persone per poi chiedere i riscatti in denaro: altri invece combattevano contro i piemontesi “invasori”. Sicuramente ciò che spinse la maggior parte di loro fu l’estrema miseria o la diserzione dalla leva obbligatoria nel nuovo esercito italiano. Molti briganti operarono nei dintorni di Eboli, dei Monti Alburni e dei Picentini. Per le caratteristiche ambientali, infatti, sono sempre state un’area di antiche e notevoli tradizioni brigantesche. Gli abitanti di quelle zone erano pastori, boscaioli, cacciatori, carbonai, che conoscevano le più riposte pieghe delle montagne e dei boschi. Quel terreno non si prestava a grosse bande, ma a piccoli e medi raggruppamenti, che raramente superavano i 20 componenti. Nella storia del brigantaggio della nostra provincia, hanno un posto di rilievo le seguenti bande: Banda Ciccio Ciancio; Banda Antonio Maratea, detto Ciardullo; Banda Stiuso; Banda Scarapecchia-D’Ambrosio; Banda Giardullo; Banda Boffa; Banda Marcantuono; Banda Riccio-Meola; Banda Parra; Banda Manzo; Banda Tranchella. Gaetano Tranchella fu tra i più famosi briganti che operarono nel Salerrntario. La storia di Tranchella spiega benissimo il brigantaggio: quando il governo borbonico indisse la leva, Tranchella si arruolò. Poi l’esercito borbonico nel 1860 fu disciolto e Tranchella si trovò senza lavoro e senza possibilità di trovarne. Quegli anni furono pieni delle imprese della banda Tranchella, da cui ebbero origine numerosi processi. I sequestri si susseguivano, ogni settimana; le ricerche della polizia erano infruttuose. Le pagine dei processi conservati negli archivi sono piene di lunghi elenchi di delitti commessi dal 1861 al 1864. Il 24 novembre 1864 un reparto della 46° Fanteria, in vicinanza di Eboli, sorprese un gruppo di briganti e li attaccò; i briganti si difesero come forsennati, poi fuggirono, ma sul terreno rimasero tre di essi, fra questi Gaetano Tranchella, il capo, il terrore della zona. Tra i briganti della banda, sono specialmente ricordati Michelangelo Russo e Brienza Carmine, che si costituiranno ai Carabinieri nei 1864 e saranno processati e condannati. Altro famoso brigante locale fu Gaetano Manzo. Quest’ultimo si diede alla macchia nel mese di aprile del 1863, all’età di 26 anni, ed il 15 maggio del 1865 sequestrò, proprio a Battìpaglia, mentre tornava da Paesturn, William Moens, ricco fotografo inglese, che, dopo una dura prigionia di oltre tre mesi, riottenne la libertà, dietro pagamento di un sostanzioso riscatto, a Giffoni Valle Piana il 22 agosto dello stesso anno. Ritornato in patria narrò la sua triste avventura in un libro-diario di circa 700 pagine, dal titolo “English travellers I and italian brigante; a narrative of capture and captivity”, dove fa del brigante Manzo una descrizione minuziosa e ricca di particolari. Per il rilascio del turista il Consolato inglese, pagò la cifra richiesta dal brigante per il riscatto, ammontante a lire 127.480, corrispondenti a trentamila ducati. Alla consegna della quarta rata della somma pattuita, il brigante rìlasciò regolare ricevuta. Il brigante di Acerno ed i suoi uomini, dopo scorribande e saccheggi, spesso trovavano rifugio a Capaccio presso il vetusto Santuario della Madonna del Granato, percorrendo l’unica strada, anche se non carreggiabile, che, attraverso le Croci di Acerno (mt. 843), univa l’alta valle del Calore con quella del Tusciano. Molte furono anche le donne che si erano date al brigantaggio per seguire i loro uomini. Tra le tante ricordiamo le più famose che operarono nelle nostre zone: Luigia Cannalonga (madre di Tranchella), Maria Orsola D’Aquisto (donna del brigante Ielardi Pietro, uccisa dai Carabinieri Reali, Maria Pelosi (donna del brigante Angelo Croce). Angelo Vacca De Dominicis IIIG (scuola sec. 1° grado) N O I P RO TA G O N I S T I SPECIALE UNITA’ D’ITALIA Babà, pastiera, sfogliatella e zeppola: la dominazione straniera si sposa col dolce gusto napoletano! Cartoline d’epoca (1898 - 1917) L’arte dolciaria napoletana si è sviluppata nell’arco di alcuni secoli sulla base di tradizioni nate nei conventi. L’arrivo dei “monzù” (dal francese “monsieur”), i cuochi stranieri alla corte dei Borboni e nei palazzi dell’aristocrazia, non ha trasmesso, come si potrebbe immaginare, produzioni di dolci di origine regale, ad eccezione di uno solo, il babà. Napoli ha ricambiato però con la sontuosa pastiera artigianale nella quale sono confluite, nell’800, le esperienze portate dall’ immigrazione dei pasticcieri svizzeri, ai quali si deve la nascita di botteghe entrate nella storia della città. L’origine storica del babà risale al re Stanislao Leszczynsky di Polonia che, esiliato in Lorena dopo la sconfitta della guerra di successione polacca del 1733-38, dedicò le sue attenzioni al miglioramento del dolce tipico lorenese, il “kugelhupf”, imbevendolo di rhum. Lo chiamò Alì Babà, semplicemente perché era un lettore accanito delle Mille e una notte. La prima parte del nome si perse e il babà arrivò a Napoli al seguito dei Borboni. Diffuso oggi in tutte le pasticcerie italiane, il babà è comunque considerato un classico napoletano. Essenziale il profumo di rhum. Un dolce di tradizione strettamente napoletana è la pastiera, di antica origine probabilmente conventuale che ancora oggi ben rappresenta lo spirito napoletano. Tradizionale un tempo per le festività pasquali, la pastiera è oggi una bandiera della tavola napoletana d’osservanza e il souvenir gastronomico d’obbligo per chi, dopo un viaggio nell’antica capitale dei Borboni, vuole portare a casa un poco della solarità di Napoli. Dolce solare lo è certamente e mediterraneo fino all’ultima briciola, con i suoi ingredienti fondamentali: la ricotta, il grano, l’acqua di fiori d’arancio, il cedro, le scorzette d’arancia candite, la pasta frolla che a Napoli esige farina, zucchero, tuorli d’uovo e l’apporto della sugna di maiale come grasso di condimento. Non è un dolce a lunga conservazione, tuttavia la tradizione di famiglia vuole che la pastiera - preparata per le solenni feste di Pasqua – continui a comparire in tavola per almeno una settimana, un pezzetto per volta, soprattutto con la prima colazione. Tutte le pasticcerie napoletane la producono: possono variare alcuni ingredienti perché ognuno serba gelosamente la propria ricetta, ma si tratta di varianti sottili, che solo chi vive a Napoli sa distinguere. Altro dolce caratteristico è la sfogliatella nata nel ‘700 nelle cucine del convento della Croce di Lucca come dolce di cortesia da offrire ai prelati in visita. Si tratta, in sostanza, di un nastro di pasta sfoglia sottilissima avvolto su se stesso a raccogliere un ripieno di ricotta, zucchero e pezzettini di cedro fino ad assumere l’aspetto di una valva di conchiglia marina. Pagina 18 Più tardi la sfogliatella venne riproposta in formato leggermente più grande dalle monache del convento di Santa Rosa, che arricchirono il ripieno con crema e confettura di frutta. Si riconosce anche la data. Pasquale Pintauro, oste con trattoria in via Toledo, decise di produrre sfogliatelle a getto continuo e servirle calde ai clienti. Fu un successo straordinario, con la gente che faceva la coda sulla strada in attesa del proprio turno. Tutte le pasticcerie di Napoli imitarono Pintauro, che rimase però il re della sfogliatella. È stato definito un dolce barocco nel quale un architetto ha voluto ripetere in cucina il gioco arricciolato di una modanatura. Dolci poveri di origine popolare sono le zeppole, “zeppole da pasticciere a delluvio. Chelle de Pintauro sogno cchiù diffamate per l’antecherà de servizio”. Così, nel 1834, l’abate Don Giulio Genoino scriveva nel suo Callanario: de tutte li spasse ‘lle feste e l’asciute de lo popolo napolitano. E trattandosi di un calendario, le zeppole erano registrate nel giorno a loro dedicato, il 19 marzo, festa di San Giuseppe, una festa importante a Napoli, con il mercato dei passerotti e bancarelle d’ogni genere tra via Sanfelice e via Medina. Dolce classicamente casalingo, le zeppole salirono all’onore della notorietà gastronomica quando, agli inizi dell’800, il pasticciere Pintauro, già famoso per le sfogliatelle, ebbe l’idea di friggerle, sul marciapiede davanti alla sua bottega, la mattina di San Giuseppe. Da allora, il 19 marzo, tutte le pasticcerie napoletane friggono le zeppole, che nella versione antica sono poi piccole ciambelle di acqua e farina ricoperte di cannella in polvere e zucchero. Nella versione moderna sono più ricche: nell’impasto entrano tuorli d’uovo e chiare montate a neve per averle più soffici e sono decorate con una crema all’uovo e confetture d’amarena. Paola Cicalese - Laura Iorio classe ID (scuola sec. 1° grado) Cartoline per commemorare l’unità d’Italia Le cartoline d’epoca pubblicate sin dal 1870 furono usate per scopi diversi. Alcune, pensate per trasmettere messaggi patriottici e ideali risorgimentali, riproducevano scene di battaglia, di reggimenti e di valorosi combattenti che si sono distinti nella lotta contro lo straniero. Altre, ideate per scopi propagandistici, pubblicizzavano le fasi più importanti del processo di unificazione. Altre ancora furono utilizzate per sottolineare l’opera di tanti “eroi sconosciuti” come il paziente lavoro delle crocerossine, supporto preziosissimo ai medici chiamati a salvare i feriti e i mutilati di guerra. Cartoline nate per veicolare messaggi, per celebrare eventi, per inneggiare alla pace, per commemorare la lotta di un popolo che per secoli è stato prigioniero nella propria terra e che, finalmente libero, vive e cresce nella sua indipendenza. (a cura della terza B – scuola sec. 1°grado) Pagina 19 SPECIALE UNITA’ D’ITALIA La storia dell'unità d'Italia fu molto movimentata perché ci furono tante battaglie prima di giungere all'unificazione completa. Ci furono grandi personaggi politici di elevata intelligenza, come Cavour, o abili condottieri militari, come Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei due mondi e anche grandi sovrani come Vittorio Emanuele II. Per raggiungere l’unità c'è stato bisogno di grandi episodi, come le tre guerre di indipendenza e in particolare, la spedizione dei Mille. Nella notte tra il 5 e il 6 maggio 1860, i Mille partirono da Quarto, con due piroscafi: il “Piemonte” e il “Lombardo”. Avevano poche armi e quindi furono costretti a sbarcare a Talamone per fare rifornimento. L'11 maggio 1860 i Mille raggiunsero Marsala. L'esercito borbonico fu preso di sorpresa e venne sconfitto dopo un breve e sanguinoso scontro a Calatafimi. Così i garibaldini poterono avanzare verso Palermo dove furono appoggiati da insorti siciliani. Tra questi vi erano nobili e proprietari terrieri, ma soprattutto contadini che rivendicavano le terre. In molte città siciliane, come a Bronte, i contadini insorsero ma queste violenze vennero represse con la forza perché i Mille non conoscevano la loro condizione e anche perché il loro obiettivo era solo l'unità d'Italia. Dopo lo sbarco, nell'entroterra siciliano si erano accese molte speranze di riscatto sociale da parte soprattutto della media borghesia e delle classi meno abbienti. A Bronte, sulle pendici dell'Etna, la contrapposizione era forte fra la nobiltà latifondista, rappresentata dalla britannica Ducea di Nelson, dalla proprietà terriera, dal clero locale e dalla società civile. Il 2 agosto, al malcontento popolare, si aggiunsero diversi sbandati e persone provenienti dai paesi limitrofi, tra i quali il capo dei carbonai Calogero Gasparazzo e scattò la scintilla dell'insurrezione sociale. Fu così che vennero appiccate le fiamme a decine di case, al teatro e all’archivio comunale. Quindi iniziò una caccia all'uomo e ben sedici furono i morti fra nobili, ufficiali e civili, prima che la rivolta si placasse. Il Comitato di guerra, creato in maggio, per volere di Garibaldi e Crispi, dopo l'eccidio di Partinico, allo scopo di evitare altre sanguinose rese dei conti, decise di inviare un distaccamento a Bronte per sedare la rivolta e fare giustizia in modo esemplare. N O I P RO TA G O N I S T I Per riportare l'ordine giunse un battaglione di garibaldini agli ordini di Nino Bixio. Secondo Gigi Di Fiore (Controstoria dell'unità d'Italia) e altri studiosi, gli intenti di Garibaldi probabilmente non erano solo volti al mantenimento dell'ordine pubblico, ma anche a proteggere gli interessi dell'Inghilterra (Bronte apparteneva agli eredi di Nelson) e soprattutto a calmare l'opinione pubblica. Quando Bixio iniziò la propria inchiesta sui fatti accaduti, larga parte dei responsabili era fuggita altrove, mentre alcuni ufficiali colsero l'occasione per accusare gli avversari politici. Il tribunale misto di guerra in un processo durato meno di quattro ore giudicò ben 150 persone e condannò alla pena capitale l'avvocato Nicolò Lombardo (che era stato acclamato sindaco dopo l'eccidio), insieme ad altre quattro persone: Nunzio Ciraldo Fraiunco, Nunzio Longi Longhitano, Nunzio Nunno Spitaleri, Nunzio Samperi. La sentenza venne eseguita mediante fucilazione il 10 agosto, all'alba. I Mille, così, avevano ormai tutta la Sicilia nelle loro mani ed erano pronti a passare lo Stretto di Messina. Il 7 settembre entrarono a Napoli. L'esercito borbonico correva ai ripari e così Francesco II fu costretto a rifugiarsi nella fortezza di Gaeta. Lungo le rive del Volturno, il 1° ottobre si svolse la battaglia decisiva che fu vinta da Garibaldi. Così Cavour divenne favorevole all'azione dei Mille e mandò il re Vittorio Emanuele II verso il Sud. L'esercito del re riuscì a sottrarre allo Stato della Chiesa l'Umbria e le Marche. Il 26 ottobre 1860 Vittorio Emanuele II e Garibaldi si incontrarono a Teano. Garibaldi cedette tutti i territori da lui conquistati a Vittorio Emanuele II. Il 17 marzo 1861 il Parlamento di Torino riconobbe Vittorio Emanuele II primo re d'Italia. L'unità d'Italia è stato un evento grandioso da ricordare con grande spirito patriottico. Forse Garibaldi avrà sbagliato a reprimere le rivolte dei contadini perché bastava dialogare per tentare di raggiungere un’intesa. Ma tutto questo non si sarebbe raggiunto senza l'intelligenza e l'abilità politica di Camillo Benso, conte di Cavour, quell’intelligenza che è la chiave di ogni azione. Raimondo Fois IIIG (scuola sec. di 1° grado) Il primo numero del nuovo periodico dell’Istituto Comprensivo Matteo Ripa è pronto per essere letto. Ci siamo impegnati, abbiamo lavorato ed ora il risultato del nostro lavoro è fra le vostre mani! Non ci resta che augurarvi una buona lettura! NOI PROTAGONISTI è consultabile sul sito www.icmatteoripa.gov.it Arrivederci al prossimo numero Il coordinamento del periodico è a cura dei docenti: Emma Benincasa – Cinzia Degani – Cosimo Meola DIRIGENTE SCOLASTICO Prof.ssa Miriam D’Ambrosio