I . C . “ M . R I PA “ E b o l i
NOI PROTAGONISTI
pubblicazione a cura degli alunni dell' I.C. "Matteo Ripa" - Eboli
a.s. 2010-2011
L’idea di realizzare una pubblicazione
periodica, che nel corso dell’anno scolastico divulgasse alcuni dei lavori quotidianamente prodotti dagli alunni, è nata
dalla convinzione che la condivisione
delle esperienze costituisca uno strumento efficace e produttivo per la crescita umana e culturale dei nostri ragazzi. Rendere nota agli altri un’esperienza
personale o scolastica, attraverso una
delle forme più belle di comunicazione,
la scrittura appunto, è un modo per veicolare messaggi positivi, in una società verso l’omologazione, mortificandone le
c h e t r o p p o s p e s s o t e n d e a identità, le personalità oltre che le poten“disorientare”, indirizzando i giovani zialità. Il gesto di scrivere non è un’azione
meccanica, ma un atto creativo nel quale si comunicano acquisizioni di competenze cognitive, abilità manuali e stati
emozionali. Scrivere è una delle espressioni dell’affermazione di sé, dei propri
pensieri e dei propri sentimenti. E così
gli alunni sono diventati “i protagonisti”
delle loro conoscenze. Per questo rivolgiamo loro l’augurio di essere sempre gli artefici del proprio sapere
nella consapevolezza che solo lo studio può condurre lontano.
Miriam D’Ambrosio
Noi protagonisti di un periodico … tutto nostro!
Sommario
W i nonni
Mettiamo in gioco l’autunno
Natale in … versi
Favole e leggende
Invito alla lettura
Invito al cinema
Una lezione di scienze
Cittadinanza e costituzione
Noi … in gita a Roma
Per me la matematica è …
Curiosità e relax
Speciale Unità d’Italia
Noi
protagonisti
per ... ...
Creare
Scoprire
Inventare
Condividere
Riflettere
Imparare
Sperimentare
Conoscere
Informare
Giocare
pag. 2
pag. 3
pag. 4
pag. 5
pp. 6 – 7
pp. 8 – 9
pp. 10
pag. 11
pag. 12
pag. 13
pp. 14 - 15
pp. 16– 19
Quale testata ideare per un
periodico a scadenza quadrimestrale realizzato da noi
alunni?
Ci abbiamo pensato un po’ su.
Ne sono venute fuori tante:
“Per saperne di più”, Il cane
curioso”, “Mille notizie”, “Lo
strillone del Matteo Ripa”… ,“Noi protagonisti!”.
Ecco, proprio quest’ultimo ci
è parso il nome giusto: Noi
protagonisti. Noi, ideatori e
autori di articoli, poesie, disegni, giochi linguistici e matematici. Noi, con le nostre
idee, i nostri pensieri. Noi,
con le nostre esperienze da
condividere. Ci è stata data
una bella opportunità: scrivere per comunicare, scrivere per partecipare il nostro
lavoro a chiunque avesse
voluto conoscerlo attraverso
un giornalino scolastico a
scadenza quadrimestrale. Un
piccolo saggio delle attività
che svolgiamo. La preside
della scuola, prof.ssa Miriam
D’Ambrosio e i nostri insegnanti ci hanno guidato e
hanno fatto sì che potessimo
davvero diventare i protagonisti di una pubblicazione
tutta nostra! Così all’inizio
dell’anno scolastico è stata
attivata una casella di posta
elettronica dove abbiamo
spedito tutti i nostri elaborati. Molti sono in questo numero, tanti altri già pronti
attendono il prossimo! Alla
preside e ai docenti va dunque il nostro grazie.
Grazie per aver creduto in
noi, per aver stimolato e
sostenuto il nostro lavoro!
Gli alunni dell’I. C.
“Matteo Ripa”
Pagina 2
N O I PR O TA G O N I S T I
L A F E S TA D E I N O N N I
I miei nonni
Nonni, nonnini,
con me siete sempre carini
e anche se non siete più
da voi non mi staccherò più.
Vi porto sempre nel cuore
con tanto amore.
Vi penso ogni giorno
anche se non vi vedo intorno.
So che siete in cielo
e che da lassù
guardate tutti noi che stiamo quaggiù.
Gaetano Ruggiero IV A
**********
Il nonno giocondo
Nonno giocondo,
nonno più bravo del mondo.
Nonno gioioso,
nonno premuroso.
Tu giochi con noi nipotini,
molto allegri e tanto carini.
Quando stiamo insieme a te
tu sei il nostro re,
quando vedo la tua testa
è sempre una grande festa,
quando insieme passeggiamo
sempre tanto felici siamo.
Veronica De Cicco IV A
**********
Il mio Maestro
Il nonno è come un papà più grande
E per questo è più tollerante.
Non si arrabbia mai
anche se combino guai.
Ha tanti capelli grigi in testa,
ma quando lo incontro è sempre una festa!
Giochiamo, scherziamo e fantastichiamo
ad essere tristi proprio non ci riusciamo.
Il nonno è un Maestro di vita
ed io con lui voglio giocare,
il più a lungo possibile,
Questa partita.
Arianna Zottoli IV A
**********
W I NONNI!!
2 Ottobre: Festa dei nonni
C’è la Festa del Papà, c’è
la Festa della Mamma e i
Nonni? Perché per tanti
anni nessuno si è ricordato di loro?
Finalmente, in Italia dal
2005 con la Legge 159 e
stata introdotta La Festa
dei Nonni “… quale momento per celebrare l'importanza del ruolo svolto
dai nonni all'interno delle
famiglie e della società in
generale” e viene festeggiata il 2 ottobre, data in
cui la chiesa cattolica
celebra gli Angeli custodi.
La Festa dei Nonni è stata
introdotta negli Stati Uniti
nel 1978 su proposta di
Marian McQuade, una casalinga del West Virginia,
madre di quindici figli e
nonna di quaranta nipoti e
viene celebrata ogni anno
la prima domenica di settembre.
E se al papà si regala una
cravatta o un dopobarba e
alla mamma una splendida
rosa ecco che il fiore ufficiale della Festa dei Nonni
è il Non-ti- scordar di-me.
I Nonni sono davvero speciali, sono i genitori dei
nostri genitori e quindi sono il “doppio” del papà e
della mamma.
Non è vero che sono “vecchi”
hanno qualche anno in più, i
capelli bianchi e qualche ruga,
ma sanno divertirci, coccolare
e a volte rimproverare con
molta dolcezza.
Ci accompagnano a scuola, in
palestra, alle lezioni di musica, alle feste dei compagni e
spesso ci fanno compagnia
quando siamo malati e i nostri
genitori sono a lavoro.
Ogni volta che abbiamo bisogno di loro, ci sono sempre a
consolarci nei momenti tristi e
a consigliarci nei momenti
difficili. Ah….se non ci fossero,
bisognerebbe proprio inventarli: W i Nonni!!!!
Scuola Primaria IV B
LETTERE AI NONNI
Cara nonna,
come stai? Io sto bene anche se mi manchi molto.
Ogni mattina vedo i nonni che accompagnano i nipotini a scuola e allora penso a te che sei
così lontana. Quando ancora vivevo lì, nel Punjab, ero troppo piccolo e ora vorrei tanto giocare con te e fare lunghe passeggiate. Non ricordo molto del mio Paese, ma qui si sta veramente bene: ho tanti amici e piove solo un po’ in autunno e in inverno e non ci sono i temporali come lì da te. Mamma spesso mi parla di te e allora sembra quasi di vederti con il tuo
vestito lungo e colorato e con lo scialle che ti copre il capo.
Spero che questa lettera ti arrivi e non ti faccia piangere.
Un abbraccio fortissimo
Samandeep
Samandeep Singh IV A
Cara nonna, tu sei cicciottella e hai gli occhiali; anche se non sei molto paziente, ma comunque molto più di mamma, mi capisci subito.
Quando vengo a casa tua mi prepari sempre buoni pranzetti, ma mi “forzi” quando non ne
voglio più, così la dottoressa mi sgrida perché sono ingrassato.
Vorrei tanto insegnarti a giocare con la PSP o a navigare in internet, ma tu continui a dire che
se vado avanti così la vista peggiorerà e diventerò anche un po’ stupido. Per fortuna che hai
sposato nonno perché quando tu mi sgridi lui mi dà sempre ragione e poi mi aiuta anche a
fare i compiti. Sei la mia nonna preferita e anche tu, nonno, sei fantastico.
Un bacione
Pierpaolo
Pierpaolo Fresolone IV A
Cara nonna, ti scrivo questa lettera per dirti quanto ti voglio bene e non vedo l’ora che tu
esca dall’ospedale e torni a casa. Io sono molto affezionata a te perché sto quasi sempre a
casa tua e sei l’unica nonna che ho. Ricordo che fin da piccola volevo stare con te, impazzivo
di gioia quando mamma andava a fare la spesa e io restavo a casa tua, passando le ore più
piacevoli della mia vita. Ascoltavo le tue storie “inventate” o della tua infanzia, giocavamo,
ascoltavamo musica e ballavamo. Ricordo ancora tutti quei pomeriggi trascorsi a preparare
torte e biscotti che poi mangiavamo tranquillamente sedute sul divano mentre guardavamo
la televisione. Nonna cerca di guarire presto così ritorniamo al mare a guardare il tramonto
come quella volta quando ci siamo bagnate tutte e invece di pensare ai vestiti, abbiamo cominciato a ridere.
Ti aspetto Janet
Janet Cavalca IV A
N O I PR O TA G O N I S T I
Pagina 3
La stagione autunnale è ormai arrivata, nell’aria si respirano i suoi profumi e cominciano a sentirsi i primi freddi. La natura ci regala uno
splendido gioco di colori che ravviva il grigio del cielo e il pallore del sole. Nel bosco spuntano funghi che decorano le radici degli alberi come
fiorellini appena sbocciati.
Tanti animali si preparano al letargo invernale. Intanto il giorno si accorcia per cedere il posto alla notte
che diventa sempre più lunga! Una
bella scena d’autunno è il risultato
del lavoro di arte e immagine da
noi realizzato Una parete del corridoio mostra il nostro autunno che
presentiamo a tutti voi.
AUTUNNO
Foglie verdi, rosse e gialle
volano via come farfalle.
di tanti colori si stende un tappeto
Gli alberi senza il loro vestito
di foglie dipinte da un bravo pittore
Con cura il bravo contadino
raccoglie l’uva facendone buon
vino.
L’odore delle caldarroste e dei tini
rende allegri grandi e piccini.
A. C. Monaco V B
Fa capriole,
Ondeggia e
Galoppa nel vento, poi
Lentamente,
Inevitabilmente
Atterra.
COLORI D’ AUTUNNO
Ai piedi dell’albero e nel vigneto
restano nudi nel prato impoverito.
ACROSTICI
che cadono a terra senza fare rumore.
L’uva bianca e nera tra i pampini rosseggianti
pian piano si trasformerà in ottimi spumanti.
Le nuvole grigie coprono il sole,
e la pioggia cade sulle aiuole.
Intanto la nebbia umida e bianca
copre la terra bagnata e stanca.
Di marrone è vestita la castagna
Austero guarda
Lontano, e come
Braccia si
Ergono i
Rami
Ormai nudi.
caduta tra i funghi spuntati in montagna.
S. Marcantonio - E. Otmany V B
INTERVISTA ALL’AUTUNNO
L’ALBERO AUTUNNALE
Autunno spensierato,
Già mature le foglie colorate
come sei tornato?
nel vento vengono agitate.
Sei tornato caldo o ventoso?
Dal ramo non si vogliono staccare
Freddo, mite o piovoso?
e resistono per non volare.
Sei un autunno dispettoso
Poi, pian piano abbracciano il prato
e per le foglie spaventoso!
perché cedono al soffio di Eolo infuriato.
Più di tutto io ti chiedo:
Al povero alberello nudo
Perché sempre al tuo ritorno
non resta che aspettare
c’è la notte così lunga
le nuove foglie
e più breve invece è il giorno?
che in primavera dovranno germogliare.
M. La Torraca V A
N. Rago V A
Aromi intensi di
Uva matura
Tesori che
Uniti a
Noci e
Nocciole
Offre l’autunno.
N O I P RO TA G O N I S T I
Pagina 4
Cari lettori, per il periodo più bello dell’anno non potevano mancare delle poesie scritte da noi
L'angelo di Natale
Vorrei un Natale …
Vorrei un Natale bello e gioioso
in ogni città,
che porti pace e fraternità
e ovunque meno povertà.
Sarebbe troppo chiedere anche
meno criminalità?
E così, son certa, aumenterebbe la
felicità.
Vorrei aiutare
tutti i bambini ammalati,
affinché diventino più fortunati.
Vorrei, vorrei, …
Son tante le cose che vorrei...
ma so che da sola
mai ci riuscirei.
I. Lettera I F (sec. 1° grado)
Sono l'angelo di Natale
vengo a voi con una novella speciale.
Oggi è nato il bambino Gesù
disceso fra voi da lassù.
Il bianco della mia veste
riempie di luce tutte le feste.
Tutti coloro che hanno l'amore
nel cuore
vedono in alto il mio splendore.
Con il mio girovagare
accorro sempre gli animi ad
allietare
l’amore a custodire
e tanta fortuna ad elargire.
Sono a disposizione di ogni bambino
basta che suoni il campanellino.
Per te, vecchietta spericolata!
Sei una vecchietta
un po’ spericolata
e dai bambini non tanto amata.
Con la tua scopa voli sui tetti
e i bimbi ti salutano
agitando fazzoletti.
A volte di te ho paura …
ma che tu esista
non son tanto sicura !
Non sei molto carina
ma hai una faccia birichina.
Porti calze con dentro doni
e li consegni ai bimbi buoni
Per quelli monelli c’è il carbone
che non piace a tutte le persone!
I. Lettera I F (sec.1° grado)
I. Lettera I F (sec. 1° grado)
Un presepe fatto di niente
Io ho in mente
un presepe di niente.
Un Bambino Gesù,
un Bambino soltanto,
posato nella culla
da tante manine
dei bimbi del mondo.
lo ho in mente
un presepe da niente.
È Gesù che viene
tra tanti bambini
che si vogliono bene.
L’Angelo
Scendi attentamente
la gente ti guarda misteriosamente.
Hai un dolce sorriso
che ti illumina il viso.
Sei invisibile
e per i bambini è incredibile
Sei il protettore di ogni persona
tu dici perché e molto buona.
Possiedi una veste
di colore celeste.
Hai un dono divino
quando mi sei vicino.
(Renzo Pezzani)
Annunziata Di Giffoni I F (sec. I° grado)
Ecco le nostre manine: tutte unite per
accogliere il Bimbo Gesù
Classi I A e I B scuola primaria
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Pagina 5
CREDERE ALLE FAVOLE FA CRESCERE!
Morale della favola: capire come funziona il mondo!
Ancora oggi il mondo, e non solo quello dei ragazzi, ha bisogno di riflettere
sugli insegnamenti delle favole.
Quante volte dopo aver ascoltato
un racconto si chiede “morale
della favola?” La domanda nasce
dalla necessità di trarre insegnamento dai fatti raccontati, fare
tesoro delle loro esperienze e non
commettere o ripetere errori.
Ebbene sì, ancora oggi le favole,
brevi testi fantastici che personificano i vizi e le virtù degli esseri
umani, insegnano come comportarsi e come individuare nella
quotidianità gli atteggiamenti
sbagliati e i comportamenti ingiusti. Nella favola di Fedro “Il lupo
e l’agnello”, il lupo prepotente
provoca l’agnello fino al parados-
so pur di sopraffarlo. L’agnello,
docile e mansueto, subisce i soprusi del lupo pur non avendo
colpe. A guardarsi intorno, il
mondo è popolato da tanti lupi
che approfittano della debolezza
altrui. E gli agnelli subiscono
senza poter reagire. Allora credere alle favole fa bene perché esse
insegnano a distinguere ciò che è
giusto da ciò che à sbagliato. E
aiutano i ragazzi a costruire un
mondo migliore.
La redazione
Ho letto una favola e ho capito
che …
Mi chiamo Paola Altieri e da
quest’anno frequento la prima
media. Ho iniziato a studiare
nuove materie e a comprendere
nuovi messaggi. In classe abbiamo letto tante favole che mi
hanno molto affascinata. Fra
tutte mi ha colpito “Il lupo e
l’agnello” di Fedro perché ho
capito che chi è più forte vuole
tutto, anche la ragione. Questo
però, non mi sembra giusto.
Vi pare?
Paola Altieri I F (sec. I° grado)
I miti e le leggende sono racconti fantastici che vogliono dare una risposta ai tanti perché dell’uomo. Come spiegare le origini di un animale,
o di un fenomeno della natura, oppure delle gesta di un grande eroe? Facile … In modo semplice, senza difficili spiegazioni scientifiche, la
natura si personifica e si racconta dando spiegazioni sul perché dei suoi fenomeni.
Ed ecco che la luna e il sole a volte si incontrano perché da giovani erano amanti, oppure le lucciole brillano di notte perché una stella si è
frantumata, o ancora gli uomini e le donne esistono perché sono nate dai sassi lanciati sulla Terra dall’alto del cielo …
Tante risposte ai molti perché, così anche noi alunni della 3 B abbiamo provato a cercare delle risposte creando leggende davvero
“mitiche”! Ecco alcune leggende nate dalla nostra fantasia.
Perché l’istrice ha gli aculei?
Un tempo molto lontano, sulla terra viveva un animale piccolino e molto carino che nessuno sapeva riconoscere. Chi lo scambiava per un topo, chi per un criceto, chi, invece, per una talpa. Per questo motivo gli
altri animali lo prendevano sempre in giro e gli facevano degli scherzi. Un giorno la povera bestiola, stanca
di questa situazione, andò piangendo da Madre Natura supplicandola di dargli qualcosa per distinguerlo e
difenderlo dagli altri animali. Madre Natura lo accontentò e da quel giorno sul dorso dell’animaletto spuntarono tanti aculei. Così tutti gli altri animali ebbero paura e cominciarono a rispettarlo e lo chiamarono
istrice.
Perché la chiocciola si porta la casa dietro?
Tanto tempo fa
sulla Terra, in un
paese chiamato
Chiocciolandia,
viveva Ludovica,
una
chiocciola
molto simpatica
ma un po’ smemorata. Ludovica aveva tanti amici e si
divertiva a raccontare barzellette. Era
sempre in giro, trascorreva il tempo a
casa dei suoi amici facendo veri e propri
spettacoli, e rincasava a notte fonda. Una
notte, al rientro dalle sue “esibizioni”,
Ludovica non riuscì a ritrovare la sua casetta e dormì nel bosco. I suoi amici, allo-
ra, per ricompensarla le regalarono una tutte le creature della natura possedevano
“dimora portatile” che la chiocciola portò un colore e loro no. Un giorno le nuvole
sempre con sé. Ecco perché le chiocciole però, s’impietosirono e decisero di aiutarsi portano la casa dietro!
li. Raccolsero tutte le tinte presenti sulla
terra: il verde dei prati, il giallo del sole,
Perché i fiori sono colorati?Molto tempo l’azzurro dell’acqua … e fecero scoppiare
fa i fiori erano invisibili e nessuno poteva un temporale di mille colori. Finalmente i
ammirare la loro bellezza tranne le nuvole fiori cominciarono a tingersi : la rosa scelche, sempre in giro per il cielo, non li se il rosso, le primule il violetto, le mimodegnavano di uno sguardo. Per questo se il giallo e così via. Da allora i fiori fumotivo i fiori trarono ammirati da tutti e per ringraziare le
scorrevano il loro
nuvole decisero di diffondere nell’ aria
tempo senza saper
intensi profumi dopo ogni pioggia!
cosa fare e sempre
Classe 3 B (Scuola Primaria)
imbronciati.
Si
chiedevano perché
N O I P RO TA G O N I S T I
Pagina 6
Leggere è...
Leggere è
qualcosa di speciale …
Leggere è
imparare ad imparare …
Leggere porta
a fantasticare …
leggere fa innamorare ...
leggere fa sognare,…
leggere fa desiderare …
desiderare un
mondo migliore,
tinto di ogni colore.
Leggere ti fa
conoscere la realtà
nella sua immensità …
Di libri ce ne sono tanti
per piccoli e per grandi.
Ce ne son di belli e
di brutti …
Leggere è un diritto di
tutti!
Chiara Del Vecchio, IIIF
Incontro con il libro
Il giorno 2 dicembre 2010, noi alunni delle classi seconde della scuola primaria, ci siamo recati
presso la libreria “Edicolè”per una visita nell’ambito del progetto ”In
libreria con la classe”. Ad accoglierci c’erano Veronica e Pierfrancesco che ci hanno spiegato come nasce un libro di narrativa per ragazzi.
Abbiamo così scoperto che non basta uno scrittore perché un libro
possa venire alla luce. Tante persone lavorano intorno ad esso prima
che noi possiamo averlo tra le mani. Occorre un grafico che disegni la
copertina, degli illustratori che trasformino la storia in immagini, qualcuno lo deve stampare, qualcun altro lo deve distribuire nelle librerie e
solo a questo punto noi possiamo comprarlo e, finalmente, leggerlo. E’ stato bello sapere tutte
queste cose che non conoscevamo. Abbiamo potuto vedere tanti tipi di
libri: rilegati e tascabili, cartonati ed economici, ma quelli che ci sono
piaciuti più di tutti sono stati i “pop-up” che con le loro immagini
tridimensionali sembravano esplodere come un vulcano quando venivano aperti. Ci è piaciuto molto andare in libreria; inoltre ci hanno
regalato due borse con dentro dei libri per arricchire la nostra biblioteca d classe. E’ proprio vero che un libro “illumina la mente” come
dice sempre la nostra maestra.
Classi II A e II B (Scuola Primaria)
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Poco tempo fa ad Eboli si è aperta una nuova libreria: Edicolè. Alcune classi della nostra scuola
Matteo Ripa, hanno avuto la possibilità di visitarla. Tra le classi anche la I e III F, sono state invitate. Presso la libreria Edicolè, una ragazza ha illustrato i libri per le varie fasce di età. Per i più
piccoli ci sono quelli illustrati o musicali, come i pop up e i musichieri, e per i più grandi , romanzi e libri di attualità. Ha spiegato come si pubblica un libro e ha mostrato la differenza tra i libri
economici e quelli cartonati. E’ stata una bellissima esperienza che ha fatto capire quanto sia importante leggere. Ogni libro è un’ occasione per scoprire nuovi termini, per affrontare argomenti
che aiutano i ragazzi a crescere, per capire cos’è giusto e cos’è sbagliato. Attraverso la lettura non
solo si arricchiscono le proprie conoscenze, si può anche scoprire un mondo che va al di là della
realtà o vivere un’avventura, un’esperienza piena di emozioni, immedesimandosi nei personaggi,
ridendo e a volte anche piangendo. Il tutto seduti comodamente sulla poltrona di casa.
…e allora non ci resta che augurarvi una buona lettura!
I e III F (scuola secondaria di I grado)
LE NOSTRE LETTURE
S. Sean – W. Jordan, Il diario di Cathy, Mondadori
La diciassettenne Cathy viene improvvisamente lasciata dal suo ragazzo Victor senza spiegazioni.
Intorno al ragazzo si celano molti misteri, un passato piuttosto oscuro che Cathy cerca di scoprire
intrufolandosi in casa sua, rovistando tra le sue cose e raccogliendo più informazioni possibile su
di lui e sul suo passato. Ma Cathy a furia di cercare di saperne di più, si caccia nei guai e, per non
mettere in pericolo anche sua madre e la sua migliore amica Emma, scappa lasciando una lettera,
un diario e una serie di informazioni sull’accaduto. Tra fogli di giornale, misteriose lettere, foto
strappate, biglietti da visita, pagine di agende sparite, siti internet, numeri di telefono e rispettivi
codici di segreterie telefoniche, il lettore deve riuscire a risolvere il giallo.
Si scopre che Victor era un vampiro e che quei due buchetti che Cathy si ritrova sulla pelle all’inizio della storia non erano punture di zanzara o, come pensava la madre, il segno di un iniezione di
droga, ma segni di vampiro.
Questo libro è uno dei pochi per ragazze che oltre ad essere realistico aggiunge un po’ di fantasia
rendendo la storia più appassionante ed interessante. Inoltre, a differenza di molti altri libri, non è
eccessivamente lungo e permette quindi di leggerlo senza chiedersi continuamente “Quando finisce?” Un invito alla lettura per chi ama le storie brevi ma … avvincenti !!!
Carla Braca III F (Scuola sec. I° grado)
N O I P RO TA G O N I S T I
Pagina 7
Ondine Khayat , Il paese senza adulti, Piemme Editrice
“E’ così che vivono gli adulti. Sba- li di un centro commerciale per Hugo (malato di leucemia). Ma, più
gliano strada e dopo non hanno più
la forza di tornare indietro.
Succede così anche ai bambini? No,
perché i bambini non hanno ancora
messo recinti intorno alle loro vite.“
Slimane è un bambino di undici
anni che si ritrova a riflettere sul
mondo che lo circonda, e sugli
adulti. Quelli come il Demone (suo
padre) che, quando la sera tornano a
casa ubriachi scaricano la loro rabbia picchiando i loro figli e le loro
mogli. Maxence, suo fratello di
tredici anni, è la sua ancora di salvezza, il suo protettore. Grazie a lui,
riesce a sopportare i momenti difficili continuando a sognare. Insieme,
con immaginazione e fantasia, si
creano un mondo diverso, dove non
ci sono adulti, solamente bambini,
dove basta un giro sulle scale mobi-
viaggiare il mondo, dove si vive
felici come nelle soap che si vedono
in tv. Con le ali d’angelo che si costruiscono, volano via dalla realtà
che li circonda. Sua madre non ha la
forza di ribellarsi al Demone, e Max
nonostante la sua voglia di resistere,
non riesce a sopportare. Così un
giorno, decide di volare, una volta
per tutte, verso il mondo senza
adulti, decide di uccidersi. Slimane,
sconvolto, scappa di casa e tenta
anche lui il suicidio. Ma, fortunatamente, una passante, vedendolo lo
porta in ospedale. Ormai fuori pericolo, gli comunicano che dovrà
rimanere per molto lì per tenere
sedute psichiatriche. Inizia a fare
amicizia con i ragazzi degli altri
reparti, in particolare con due ragazzi, Valentine (malata di anoressia) e
che altro, passa il suo tempo con
Valentine, e loro due insieme, si
confrontano, si aiutano, si innamorano. Dipingono, giocano, scherzano, ridono, piangono, e man mano
entrambi, riacquistano la voglia di
vivere. In una delle sedute con il
suo psicologo, il dottor Lemoine,
Slimane, non riesce più a mentire, e
gli racconta tutta la sua storia. Così,
gli assistenti sociali, parlano con
sua madre e l’aiutano a ‘crescere’,
poi portano il Demone in un luogo
dove si occupano di casi come il
suo. Valentine e Hugo, guariti, tornano a casa. E anche Slimane, si
trasferisce con sua madre in una
nuova casa, pronto per ricominciare
a vivere.
Nicole Lamberti III F
(scuola sec. I° grado)
Luigi Garlando, Per questo mi chiamo Giovanni!, Fabbri Editore
Palermo. Un giorno di maggio un padre decide di non far andare il figlio a scuola; è il giorno del suo compleanno. Il bambino, Giovanni appunto, è nato il 23 maggio 1992, stessa data della morte di Giovanni Falcone. Il padre spiega la vita e le missioni di Falcone portando il figlio in posti celebri come il luogo in cui Falcone è morto
o la sua scuola. Fa capire inoltre al bambino cos’è la mafia e cos’è l’omertà. Anche il piccolo sta vivendo, in
misura diversa, l’esperienza toccata a molti cittadini onesti che per paura tacciono. Giovanni è, infatti, solidale
con Tonio, il delinquente della classe, che ha rotto un braccio a un suo compagno, ed è proprio questo il motivo
della passeggiata per Palermo con il padre. Questo grande papà confessa, inoltre, al figlio che anche lui era vittima dell’enorme organizzazione chiamata mafia. Il babbo è infatti proprietario di un negozio di giocattoli da cui
proviene l’amato pupazzo del figlio, Bum. Il peluche deve il suo nome all’esplosione che ci fu nel negozio dopo
il rifiuto del proprietario di pagare il “mazzetto”…Il libro si legge facilmente, fa capire bene qual è il punto cruciale che tratta con chiarezza espositiva e narrativa. E’ un libro appassionante che prende l’anima e le dà coraggio. Con alcune frasi fa sentire i lettori vigliacchi perché non hanno lo stesso coraggio di Falcone. Con altre fa
comprendere la paura del governo di fronte alle accuse che Falcone urlava, anche se tutta l’Italia pareva sorda.
Le tristi parole pronunciate dalla vedova Schifani (moglie di un uomo della scorta rimasto ucciso il fatale giorno) durante il funerale di Falcone fanno capire il senso del libro: “A nome di tutti coloro che hanno dato la vita
per lo Stato chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso! E rivolgendomi agli uomini della mafia, che ci
sono qua dentro: sappiate che anche per voi c’è possibilità di perdono. Io vi perdono, però vi dovete mettere in
ginocchio. Se avete il coraggio di cambiare - ma loro non cambiano! - di cambiare radicalmente i vostri progetti, progetti morali, tornate ad essere cristiani!”
Giorgia Iania IIIF (Scuola sec. I° grado)
Primo Levi, Se questo è un uomo, Einaudi Editore
Nel romanzo autobiografico “Se questo è un uomo” scritto tra il 1945 e il 1947 Primo Levi racconta la sua esperienza nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale. Egli sottratto alla sua vita quotidiana,
viene condotto in un luogo di morte, costruito per umiliare la dignità umana. La vita nei campi viene descritta
come una realtà incredibile in cui uomini e donne subiscono ogni tipo di sofferenza. Il romanzo è molto toccante, soprattutto quando l’autore descrive ciò che è accaduto ai suoi compagni e la sua reazione. Il suo coraggio, il
bisogno di non lasciarsi andare, lo hanno spinto istintivamente a reagire e ha trovato la forza nella scrittura anche se nel campo non era concesso scrivere.
In questo romanzo non c’è nessuna forma di giustificazione al dolore che viene inflitto, è un male che non può
essere spiegato. Il protagonista riesce a sopravvivere ed a uscire da Auschwitz con le proprie gambe però non
riesce a lasciare la propria sofferenza dietro il filo spinato del campo di concentramento, ma se la porta con sé
per tutto il tempo che gli resta da vivere. Lo stile dell’ autore è descrittivo e diretto, stimola l’immaginazione del
lettore consentendogli l’immediata comprensione delle vicende narrate. Il romanzo esprime l’esigenza di raccontare al mondo la più grande sciagura della storia d’ Europa, al fine di non dimenticare e non rifare gli stessi
errori. La lettura del libro fa rivivere tutte le atrocità di quegli anni lasciando un segno nel cuore e nella mente di
chi lo legge.
R. Mammato – F. Martino – M. Paoletta IIB (scuola sec. 1° grado)
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RAPUNZEL … IL FILM DI NATALE PER I to rapite come bambine.
BAMBINI DELLA PRIMARIA
Al cinema per imparare, riflettere,
conoscere.
Una bella fiaba di Natale che, come sempre, si
conclude con il lieto fine. Il bene trionfa sul ma-
Natale è ormai alle porte, le strade, le case, i ne- le: tra mezzi magici, protagonisti, antagonisti,
gozi sono addobbati in attesa della festa che met- aiutanti … la storia si intreccia per concludersi
te d’accordo grandi e piccini …
felicemente.
Oggi 19 dicembre 2010 tutti i bambini della Niente di meglio per vivere tutti insieme la gioia
Scuola Primaria si sono recati al Cinema Teatro della festa.
Italia per assistere alla proiezione del film di
Classe 3 A Scuola Primaria
prima visione “Rapunzel, l’intreccio della torre”,
prodotto da Walt Disney. Gli alunni in una lunga
fila allegra e colorata si sono diretti al cinema
respirando l’atmosfera del Natale attraverso le
luci, i colori e i suoni della strada. Il film è piaciuto a tutti, anche alle maestre che hanno segui-
IL BAMBINO CON IL PIGIAMA
A RIGHE
(Film di Mark Herman con Asa Butterfield, Zac
Mattoon O'Brien, Domonkos Németh, Henry
Kingsmill)
Questo film tratto dall’omonimo romanzo di
John Boyne, si rifà alla Seconda Guerra Mondiale. Il protagonista è Bruno, un bambino di
soli nove anni che vive a Berlino con la sua
famiglia.
All’improvviso si deve trasferire in campagna
lontano dai suoi amici. A Bruno piace l’avventura, ma non ama vivere nella sua nuova casa
perché non può esplorare altri luoghi. Poco distante da casa sua c’è un campo di concentramento, dove il padre all’insaputa della famiglia,
lavora come comandante. La madre quando
scopre il motivo del trasferimento, vuole proteggere i figli da questa realtà impedendo a Bruno di andare oltre il retro della casa. La curiosità
spinge il bambino a disobbedire agli ordini della
madre e così scopre un campo recintato dove
incontra Shmuel, un bambino ebreo, che come
tutti gli altri lì dentro, indossa un pigiama a righe con un numero al posto del nome. Anche
lui, come Bruno, ha nove anni e diventano molto amici. Ogni pomeriggio si incontrano e gio-
cano insieme nonostante siano divisi da una rete
elettrica. Bruno cerca di capire perché sono costretti a incontrarsi dietro una rete e a non poter
giocare liberamente. Un giorno Shmuel non
trova più suo padre e chiede aiuto a Bruno, il
quale cambia i suoi abiti con l’uniforme di
Shmuel lasciando i suoi vestiti davanti alla rete.
Durante la ricerca si imbattono in un gruppo di
ebrei, e accidentalmente finiscono in una camera a gas. Nel frattempo i genitori e la sorella di
Bruno, preoccupati, lo cercano e trovano i suoi
abiti abbandonati. Il padre cerca di fermare l’
operazione da lui decisa, ma è troppo tardi! I
due bambini muoiono asfissiati insieme.
Il film pone l’attenzione su tre temi fondamentali:
1. l’amicizia che nasce tra i due bambini pur essendo diversi; 2. l’obbedienza nei confronti del padre che non viene mai messa in discussione; 3. il modo sbagliato dell’ educazione dei genitori nei confronti dei figli. Un film da vedere per conoscere meglio una
dolorosa pagina di storia e le problematiche
sociali ed educative ad essa connesse.
Anna Altieri e Ludovica Gallotta, III F
(scuola sec. di I° grado)
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“La ricerca della felicità “ è un film che merita di essere visto perché…
Il film “La ricerca della felicità” è stato diretto nel
2006 dal grande artista italiano Gabriele Muccino, che
ha saputo rappresentare con abilità il dramma della diffusissima povertà di un grande Paese: gli Stati Uniti
d’America. In America, infatti, tanta è la ricchezza, ma
molta di più è la povertà che si è sparsa a macchia d’olio su tutto il continente. Muccino ha voluto mettere in
risalto, con questo film, proprio il contrasto tra persone
che abitano in luoghi molto vicini ma, mentre uno non
sa che farsene dei soldi, l’altro non sa come far mangiare il figlio e la moglie. Per veicolare questo concetto, il regista si è servito di un grandissimo attore americano: Will Smith che ha interpretato, sempre con grande abilità, personaggi diversi in film drammatici, comici e di azione. Stavolta veste, però, i panni del povero
Chris, un uomo che ha usato tutti i suoi risparmi e quelli della moglie (interpretata da Thandie Newton) per
comprare decine di scanner molto costosi adibiti all’uso medico. Purtroppo, però, viene a sapere che lo strumento è quasi inutile. Si ritrova, così, a dover mantenere il figlio di cinque anni (interpretato da Joden Smith)
e la moglie che porta una modesta somma di soldi a
casa, con il suo lavoro. Quest’ultima, non riuscendo a
reggere la tragedia familiare, decide di andarsene dalla
sorella a New York per cercare lavoro. Chris, disperato, comincia, in quella San Francisco del 1981, a cercare con determinazione un’attività che gli permetta di
risollevarsi dalla sua vita triste. Da allora comincia a
studiare con grande velocità tutti i libri che gli consegnano al corso e fa pratica telefonando a numerose persone per farle passare alla sua agenzia. Intanto, però,
viene sfrattato da casa sua per ben due volte ed è costretto ad andare in grossi “alberghi” che offrono una
camera gratis per una notte e una volta, addirittura, nel
bagno di una stazione, pur di dormire al coperto. Alla
fine il suo sacrificio viene, però, lodato e riesce finalmente ad ottenere il lavoro di stagista raggiungendo
così la felicità.
Questo film mi ha davvero colpito, forse più di tutti
quelli che io abbia mai visto. Questa produzione regala,
infatti, tanti insegnamenti preziosi per la vita di tutti:
grandi e piccoli, ricchi e poveri, maschi e femmine.
Narrando le “avventure” del nostro Chris, il regista insegna che ognuno di noi deve essere sempre determinato nel raggiungere il proprio obiettivo, sia esso vicino o
lontano. Non dobbiamo mai farci dire che non sappiamo fare qualcosa, non dobbiamo mai abbandonare un
amico o la famiglia proprio nei momenti di difficoltà e
certamente non dobbiamo mai farci fermare da qualcuno che, semmai, anziché appoggiarci, ci vuole solo
mettere alla prova o vuole solo aspettare il nostro fallimento. E se questo dovesse avvenire dobbiamo rialzar-
ci e proseguire a
testa alta, ma non
in segno di prepotenza o vanità,
ma in segno di
onore,
rispetto
per se stessi e gli
altri che ammireranno il gesto, lo
prenderanno come esempio e lo
seguiranno per
raggiungere
il
loro sogno, non
con la forza,
bensì con umiltà
e determinazione. Questo è per
me il messaggio
che emerge dal film e certamente consiglio a tutti di
vederlo perché sono tantissime, al giorno d’oggi, le
persone che bloccano la corsa verso il loro obiettivo
alla prima difficoltà. Pochi sono quelli che la superano,
ma si fermano alla successiva. Anche con quello che
sta succedendo, molti vorrebbero un mondo più pulito
dallo sporco della criminalità, ma hanno paura e questa
grossa difficoltà può distruggere la minima determinazione che ha un uomo quando comincia un lavoro e per
questo tutti i suoi sforzi vengono cancellati e fatti sparire con i suoi sogni. Su questo gioca oggi la criminalità
organizzata. Si può, infine, fare un confronto tra questo
ed un altro film che ho visto l’anno scorso, intitolato
“La vita è bella” di Roberto Benigni. In quel film, ambientato durante la seconda guerra mondiale, un uomo
ebreo si innamora di una ragazza italiana ed insieme
crescono una famiglia. In seguito, però, l’uomo ed il
figlio vengono brutalmente deportati in un campo di
concentramento nazista dove possono “ammirare” tutti
gli orrori. La donna viene a saperlo e si precipita sul
treno per seguirli anche se è un’italiana “pura”. Questo
mi ha fatto riflettere davvero molto e ho visto che mentre la famiglia “versione Benigni” è una famiglia integra, perché anche di fronte alla morte certa e alla sofferenza rimane unita, la famiglia “versione Muccino” si
divide alla prima difficoltà malgrado gli sforzi di Chris
di tenerla solida. Il film di Muccino insegna, quindi,
tantissime cose e tutti dovrebbero vederlo perché è praticamente uno specchio, un grandissimo specchio che
riflette proprio la realtà dei giorni nostri.
Renato Petraglia III G (scuola sec. di I° grado)
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Lezione di Scienze
UNA MISCELA ESPLOSIVA
Vulcano
Simulare un’eruzione vulcanica in classe? Si può, basta poco.
Avete mai pensato che in classe si potesse simulare una vera e propria eruzione vulcanica? Oggi 5
novembre 2010 nelle classi terze della scuola Primaria, noi alunni abbiamo assistito ad una vera
esplosione. In che modo? Miscelando una serie di ingredienti abbiamo ottenuto un effetto straordinario: una colata lavica con tanto di cenere, lapilli e scintille. Sono bastati una ciotola, un po’ di
terriccio, qualche manciata di ghiaia, un po’ di bicarbonato, un bicchiere di aceto rosso, del colorante rosso per alimenti ed ecco l’eruzione! Tutti eccitati nel vedere il fenomeno, abbiamo applaudito gioiosi. E’ bastato davvero poco per capire come lavora la natura!
Le ceneri cadono
dal cielo come
se fossero le nostre lacrime nere.
Scende la lava
dal vulcano come
tanti fiumi sparpagliati nel
mondo.
I terremoti traballano
come tanti trapezi
e il vulcano erutta
terribilmente e con
gran fragore.
Fabrizio Di Rosario I E
(scuola sec. I° grado)
E se fossi un geologo?
Il geologo si occupa anche di vulcanologia cioè della scienza che studia i fenomeni legati ai vulcani. Per eseguire le sue ricerche il geologo quando si avvicina ad un vulcano indossa una tuta speciale, dotata di auto-respiratore per proteggersi dai frammenti incandescenti di lava e dai gas emanati.
Come un geologo anche tu puoi simulare un’eruzione vulcanica e vivere un momento davvero
emozionante. Segui le istruzioni e procedi!
Occorrente
Una ciotola grande, dell’aceto rosso, una bottiglietta di plastica, un imbuto, del colorante rosso
per alimenti, del bicarbonato, della sabbia o terra, una manciata di ghiaia.
Procedimento
Aggiungi del colorante rosso all’aceto, assumerà il colore
della lava incandescente
Riempi mezza bottiglietta di bicarbonato, usando l’imbuto , poi sistemala al centro della ciotola.
Ammucchia la sabbia e la ghiaia attorno alla bottiglia dando la forma di
vulcano e lascia libero il collo della bottiglia.
Aiutandoti con l’imbuto versa rapidamente un po’ d’aceto nella bottiglia
Che cosa succede?
L’aceto a contatto con il bicarbonato sprigiona gas che spinge l’aceto fuori dalla
bottiglia
CLASSE 3 C (scuola
Primaria)
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CITTADINANZA
ALLA CONQUISTA DEI DIRITTI UMANI
Dalla nascita ciascun individuo possiede i diritti. Oggi
gli Stati democratici sostengono che ogni persona
deve essere trattata con dignità nel rispetto reciproco
e nessuno può essere privato dei propri diritti.
La storia dei diritti dell’uomo è stata molto lunga e
difficile. Nel 1215 si ebbe la prima svolta con la Magna Charta Libertatum che limitò il potere dei re nel
tentativo di raggiungere una maggior uguaglianza tra
gli uomini senza distinzione. Anche l’Illuminismo ha
dato un significativo contributo alla nascita del concetto di dignità umana. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo è stata promulgata nel 1948 dopo la seconda
guerra mondiale. I diritti umani sono dei diritti che
spettano a tutti. Sono inalienabili e non possono essere violati. Tra i principali diritti umani di fondamentale
importanza ci sono la libertà individuale e il diritto alla
privacy. Per libertà non si intende fare ciò che si vuole,
E COSTITUZIONE
ma la possibilità di poter esprimere la propria opinione
senza condizionamenti altrui, nel rispetto delle regole
e della libertà degli altri. Il diritto al voto, il diritto all’istruzione e soprattutto il diritto alla pari dignità sono
violati ancora in molte società. Le violazioni dei diritti
umani sono denunciate dalle organizzazioni internazionali: ONU, ONG (es.ONLUS, Amnesty International).
Tra le violazioni denunciate vi sono le torture, i trattamenti disumani e degradanti che consistono nell’infliggere sofferenze fisiche o psicologiche ad un individuo
in modo da estorcergli delle confessioni. Anche oggi
queste pratiche sono molto diffuse. Gli schiavi, intesi
come una volta, forse, non ci sono più, tuttavia da
qualche parte esiste una dedizione completa verso un
leader e una forma di dipendenza da essa. È assurdo
pensare che ciò possa esistere in una “società” democratica qual è la nostra.
Guglielmo Pinto, Raffaele Del Fiore, Alfredo Infante II B
Earth day
Dolce pianeta
potrai perdonare
la nostra insolenza?
Stiamo distruggendo
le tue creature e le
tue meraviglie.
Ogni albero,
ogni pianta
prosciugata
come un fiume,
animali senza habitat
lamentano la
loro povertà.
Fabrizio Di Rosario I E
(scuola sec.I° grado)
Il Bullismo dilaga nel mondo.
Il fenomeno del “bullismo” è molto diffuso nel mondo, moltissimo nelle scuole, anzi esso nasce proprio nelle scuole per uscire
poi nelle strade. I “bulli” attaccano i più deboli e spesso provengono da situazioni familiari difficili. Alcuni bulli compiono gravi
azioni mettendo in subbuglio la società.
A differenza di quanto si pensi, il bullismo è un fenomeno che riguarda sia maschi che femmine, ma nei due sessi si esprime in
due modi differenti. I maschi mettono in atto soprattutto prepotenze di tipo diretto, come aggressioni fisiche e verbali. Le femmine, invece, utilizzano in genere modalità indirette di prevaricazione e le rivolgono sia alle femmine che ai maschi. L’età a rischio
di bullismo è quella compresa tra i 7-10 anni o 14-17 anni. Le cause del “bullismo” possono essere varie: condizioni familiari,
problemi di adattamento a nuove situazioni. Talvolta i bulli nascondono la propria debolezza e compiono azioni violente credendo di essere superiori agli altri. Chi compie atti di bullismo va aiutato attraverso la ricerca costante di un dialogo, cercando di far
capire loro le conseguenze negative delle loro azioni. Quando questo non basta è necessario l’intervento di operatori specializzati in comunità di recupero. Alfredo Infante - Guglielmo Pinto - Elisabetta Santoro II B (scuola sec. I grado)
La libertà e la schiavitù.
che garantiscono il rispetto del diritto alla libertà. Per vivere
in una società occorrono delle regole che tutti devono rispettare. Se le regole non vengono rispettate si crea il caos e si
affermano i prepotenti. Le leggi sono le regole della società in
cui viviamo. Chi non le rispetta vive nell’illegalità. La schiavitù
è presente in tutta la storia dell’uomo, anche se in forme diverse. Nell’antichità la schiavitù era molto diffusa ed era considerata naturale. Lo schiavo spesso era una persona che
non aveva pagato i suoi debiti o che era stata fatta prigioniera in guerra. Apparteneva al padrone che decideva della sua
vita. Lo schiavo lavorava senza paga, era il padrone a dargli
casa e cibo e non era considerato un essere umano, ma un
oggetto. La Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo proibisce la schiavitù che, però, oggi è ancora diffusa.
Negli ultimi due secoli, con l’affermazione della democrazia,
la schiavitù è stata bandita in gran parte dei Paesi del mondo. Oggi molte persone godono del diritto alla libertà ma in
alcuni Paesi ancora no, poiché esistono forme di potere assoluto. La libertà non è solo la condizione di non schiavitù,
ma è anche la condizione di scegliere liberamente il proprio
comportamento nel rispetto di sé e degli altri. Lo Stato non
può privare gli individui della loro libertà e non può violarne i
diritti, perché la libertà di tutti i cittadini dovrebbe essere protetta dalla Costituzione e dalle leggi. Le libertà possono essere individuali, che riguardano le azioni del singolo individuo
oppure collettive, che riguardano le azioni di gruppi di persone. La libertà di una persona non deve impedire agli altri di
essere liberi ed è per questo che lo Stato interviene con leggi B.Di Carlo – M. Fresolone – A. Ricca – G. Tedesco I B (scuola sec. I grado)
Un giorno nel carcere. Una sorpresa ascoltando le voci e i rumori che proven- ci, e la vera sorpresa l’ha avuta nel moIl carcere è il luogo dove vengono detenute persone giudicate colpevoli di aver
commesso dei reati. Il carcere serve a
proteggere la società dalle persone pericolose e a rieducare i condannati, affinché possano rientrare nella società dopo
aver scontato la pena. Oggi nelle carceri
la situazione è critica per l’alto numero di
persone recluse.
Per i detenuti il carcere è un luogo dove il
silenzio non si ferma mai e la speranza è
l’unica cosa che conta davvero. Il carcerato riesce a capire cosa c’è oltre le mura
gono dall’esterno, immaginando il mondo
al di fuori di esse.
Un’alunna del nostro Istituto, Francesca
Perillo, ha avuto l’opportunità di conoscere dei detenuti. Il giorno 28 Maggio 2010,
nel carcere di Lauro, in provincia di Avellino, si è svolta una manifestazione a cui è
stato invitato suo padre per motivi di lavoro che le ha chiesto di accompagnarlo. È
stata un’esperienza magnifica! Ha vissuto
quel giorno non sapendo che si trovasse
in un carcere, ma in un luogo piacevole
dove trascorrere una serata.
Ha incontrato dei ragazzi gentili e simpati-
mento in cui suo padre le ha rivelato che
quei ragazzi erano dei detenuti. La ragazza, prima di allora, pensava che il carcere
fosse un luogo severo e tetro e che i detenuti fossero persone malvagie. Invece,
dopo quel giorno, si è fatta un’idea diversa e ha ritrovato in quei ragazzi una grande umanità.
L’esperienza di vita, vissuta quel giorno, è
stata significativa.
F. Perillo – E. Santoro II B
(scuola sec. I° grado)
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Roma, la città Eterna.
Il ventisei novembre 2010, la nostra classe si è recata a Roma. Ci siamo svegliati molto presto, e alle cinque e trenta
siamo partiti. Anche se il viaggio si prospettava lungo, tra
chiacchiere e risate, ci è sembrato di arrivare subito alla nostra meta. Ben presto il panorama di Roma ci ha colpito con
tutte le sue meraviglie: il Colosseo, i fori imperiali, l’arco di
Costantino e molto altro ancora. L’atmosfera magica della
capitale, pregnante di memorie di tutto ciò che lì è accaduto,
ci ha subito conquistato. Visitando il museo del Risorgimento
ci siamo tutti sentiti un po’ più patrioti e ci siamo molto emozionati guardando le opere e gli oggetti in mostra, come il
monumento equestre al centro del museo. All’uscita, osservare il milite ignoto è stato molto suggestivo e ci siamo fermati
qualche minuto a contemplarlo, riflettendo su quante persone
Una giornata a Roma
Il giorno 15 dicembre era da noi tanto
atteso, perché dovevamo partecipare
ad una visita guidata molto interessante a Roma. Siamo stati fortunati
perché, grazie ai nostri professori che
ci hanno dato fiducia, abbiamo avuto
la possibilità di visitare il Palazzo del
Quirinale, dove risiede il presidente
della Repubblica e di passare una
piacevole giornata nella capitale. La
partenza è stata faticosa a causa
dell'orario e del freddo, ma quando ci
siamo ritrovati tutti nel pullman – con
noi c’erano anche i compagni della
terza E – il freddo e il sonno sono
subito svaniti e, all’improvviso, siamo
diventati allegri, euforici e anche un
po’ emozionati. Siamo arrivati a destinazione con un po' di ritardo a causa
del traffico e ci siamo affrettati a raggiungere il Quirinale. Mentre eravamo
in fila per entrare nella residenza
presidenziale abbiamo assistito al
cambio della guardia, per molti di noi
cosa particolare e mai vista prima.
Appena entrati nel palazzo siamo
hanno combattuto per l’unita d’Italia.
In seguito abbiamo pranzato con pizza e patatine da Spizzico,
ma si sa, la pizza napoletana è la migliore!
Alle 15:00 abbiamo visitato palazzo Madama e abbiamo potuto ammirare diverse opere d’arte, tutte di un grandissimo
valore artistico. È stato molto emozionante, poi, visitare piazza
Navona e il Pantheon che, con tutta la loro magnificenza, ci
hanno incantato.
Abbiamo concluso la giornata a Roma in bellezza, girando tra
le bancarelle e acquistando qualche souvenir. Infine, alle
18:30, con molta tristezza, abbiamo salutato quella città così
magica e così affascinante che è Roma, la città Eterna.
Emmanuel Morrone IIE (scuola sec. I°grado)
subito rimasti meravigliati per le stanze ampie e lussuose e i soffitti altissimi, sono un inno alla gioia e alla pace: tutto è in perfetta armonia. I lampadari, in vetro di Murano e abbastanza bassi, contribuiscono ad accentuare la bellezza e la ricchezza
artistica dell'intero palazzo. I dipinti e
gli arazzi sono veri e propri capolavori
e le ombre, prodotte in modo superbo, fanno sembrare i soggetti vivi. Le
collezioni di oggetti dell'epoca sono
numerose e vaste e sono conservate
in modo impeccabile. Siamo stati
molto seri e attenti mentre la guida
parlava, perché la spiegazione è stata
chiara e interessante. Così, tra arredi,
quadri, vasi e arazzi la mattinata è
volata e, in un batter d'occhio, ci siamo ritrovati all’ora di pranzo. Dopo
una breve pausa in piazza di Spagna
ci siamo incamminati verso la pizzeria
che ci avrebbe ospitato e dove avremmo anche potuto sederci per un po’.
Dopo poco più di un'ora, ci siamo
spostati a piedi verso la fontana di
Trevi, qui ci siamo fermati una mezz'o-
retta prima di raggiungere le Scuderie
del Quirinale, dove c’era una mostra
sui pittori del Risorgimento, organizzata nell’ambito delle celebrazioni per il
150° anniversario dell’unità d’Italia.
La guida, una giovane ragazza molto
simpatica, ci ha illustrato come la
pittura italiana abbia rappresentato
gli eventi che, tra il 1859 e il 1861,
portarono il nostro Paese alla conquista dell’indipendenza e dell’unità
nazionale. Il percorso è durato circa
un’ora ed è stato stimolante, piacevole e anche divertente. All’uscita dalle
scuderie era quasi buio e dopo un
breve tratto di strada siamo arrivati al
pullman. Eravamo esausti ma contenti per la giornata trascorsa e, dopo
esserci ritrovati tutti, abbiamo ripreso
a chiacchierare e a scherzare prendendoci anche qualche richiamo da
parte degli insegnanti. Comunque, di
sicuro, di tutte le uscite didattiche a
cui abbiamo partecipato, questa è
stata senza dubbio la migliore.
Classe III B (scuola sec. I grado)
Visitando Montecitorio...
Giovedì, 28 ottobre 2010, io con la mia classe, la II D e la III G abbiamo visitato Palazzo Montecitorio, accompagnati da quattro professori e da una guida del Palazzo. Siamo subito entrati nell’edificio e poi, in fila abbastanza ordinata, in una stanza di controllo dove siamo
stati sottoposti con i nostri zaini al metal detector. Ci hanno fatto depositare gli zaini in un armadietto e appendere i giubbotti su di un
appendiabiti; in seguito siamo saliti per delle scale e abbiamo percorso corridoi di enorme eleganza, quasi tutti rossi con degli abbellimenti d’oro. Siamo arrivati in una sala, era un enorme soggiorno, “Il Transatlantico”, dove sostano i parlamentari dopo le sedute nell’Aula. Attorno ad essa c’erano diverse stanze, ma quella che più ha attirato la mia attenzione è stata la sala di lettura. Qui i parlamentari
possono leggere i giornali e controllare tutte le informazioni su computer. Nel “Transatlantico” ci sono, inoltre, due televisori per ascoltare tutte le notizie sulla politica. Siamo poi giunti in un’ aula con molte sedie dai contorni dorati: la magnifica Sala della Lupa dove c’è
una statua di bronzo, raffigurante la lupa che allatta Romolo e Remo, fondatori di Roma. Quella è una falsa riproduzione, la vera si trova
nei Musei Capitolini a Roma. In quest’aula, nel 1946, è stata presa la decisione di far diventare l’ Italia una Repubblica, come afferma
una tavola su un muro della stanza. Quella fu la prima votazione cui parteciparono anche le donne. Sui muri dell’ aula ci sono sei arazzi.
Siamo poi entrati in un’ altra stanza chiamata Sala Aldo Moro (ha questo nome solo dal 2003, prima si chiamava Sala Gialla). Una cosa,
oltre all’enorme lampadario in oro, attirava l’ attenzione, un quadro raffigurante Napoleone, l’unico ritratto per cui il condottiero accettò
di posare. Siamo usciti da questa stanza e siamo finalmente giunti all’Aula Parlamentare. Qui, ogni giorno, vengono fatte importanti
sedute per prendere decisioni sulla creazione delle leggi. Partendo dall’alto, abbiamo visto un enorme soffitto di vetro, “Il Velario”, in
passato esso faceva parte del tetto, poi nel 2001, in seguito all’attentato alle Torri Gemelle, vi è stato sovrapposto del cemento, perciò
la luce che vi entra è artificiale. Scendendo c’è una grande rappresentazione in bronzo, omaggio alla famiglia Savoia. Poi c’è un tavolo
dove siede il presidente della Camera con alcuni consiglieri, in basso ci sono due tavoli dove siedono i vari ministri e il Capo del Governo, Silvio Berlusconi. Di fronte c’è un lungo tavolo, chiamato Tavolo dei Nove. Dietro quest’ ultimo ci sono le postazioni per i parlamentari: un’ infinità di sedie rosse da cui i parlamentari esprimono la propria opinione e prendono le decisioni premendo semplicemente un
pulsante, rosso, verde o bianco. Poi le decisioni appaiono su una specie di monitor con delle luci di colore rosso per indicare il no, verde
per il sì e bianco per l’astensione. Infine, in alto, ci sono dei palchi con sedie riservate al pubblico e alle famiglie dei parlamentari. È su
queste sedie che noi ci siamo seduti ascoltando le informazioni della guida. In seguito, sempre in fila ordinata, siamo tornati a piano
terra, abbiamo ripreso i nostri zaini e giubbotti e siamo usciti dall’edificio dopo aver ricevuto un libretto in omaggio, in ricordo della nostra giornata a Montecitorio. È stata un’esperienza: culturale, per i vari quadri che abbiamo visto, informativa, date le innumerevoli informazioni che abbiamo ricevuto e stupefacente perché a me, ai nostri professori e a tutti i miei compagni c’è rimasta la bocca aperta.
Spero di tornarci al più presto per poter fare una visita ancora più approfondita.
Sergio Cerullo II D (scuola sec. I° grado)
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La matematica è sensazionale. Si scoprono tanti
misteri, è incredibile e ti
colpisce al cuore!
Se un giorno ci fosse la festa della
matematica tutti si divertirebbero
a dare i numeri!!!
Mi piace la matematica perché
posso addizionare, sottrarre,
moltiplicare e dividere.
La matematica è come un’isola deserta dove solo i numeri ti fanno compagnia e non ti lasciano mai sola.
Con la matematica posso giocare, posso indovinare, posso trovare soluzioni.
A me piace la matematica
perché posso viaggiare in
un mondo fatto di numeri.
La matematica ci permette di
arrivare velocemente alla conclusione, così nella vita saremo
più risolutivi.
Classi terze scuola primaria
Ehi! Vuoi giocare con noi ??
Prova a risolvere questi problemi!!
1. Ieri, Anna si è pesata con lo zainetto in spalla: la bilancia segnava 45 kg. Oggi pesa 53 kg, ma il suo zainetto è tre
volte più pesante di quello del giorno prima. Quanti chilogrammi pesa Anna sapendo che il suo peso tra ieri e oggi è
rimasto lo stesso? 2. È il compleanno di Elisa. La sua torta ha la forma di un rettangolo di 36 cm. di lunghezza e 24 cm. di larghezza.
Suo fratello Cristoforo decide di tagliare la torta in parti quadrate aventi tutte la stessa area, il cui lato sia lungo il
numero intero di centimetri. In quante parti Cristoforo taglia la torta? Nigro – A. Santimone – C. Astone – W. Lanzalonga II E (scuola sec. I° grado) SOLUZIONI NEL PROSSIMO NUMERO
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Did you know?
Today everybody knows what a sandwich is, but not everybody knows how it was born. Long time
ago John, the Earl of Sandwich, thought to but some meat between two slices of bread. He lived in
the 18th century and he was a card player. He played from morning to night and while he was playing
he didn't care about anything. He didn't even eat, so he told his servant to put some meat between two
slices of bread and bring it to the card-table.
Today the sandwich is one of the most known meals and it's also used by replace a meal, like dinner.
Some people eat sandwiches when they travel. They eat prepacked sandwiches because when you're
in a hurry it's faster eating a sandwich.
Ylenia Masillo III B (scuola sec. I°grado)
The symbol of the U.S.A.
The bald eagle, the symbol of the U.S.A., is a powerful white-headed predatory, a bird living in the
Great Lakes area and in southern Florida. It was chosen by the Congress as a symbol of the nation
soon after its birth. The choice was difficult. When the inventor Benjamin Franklin, writer and influential politician, got word that this bird was going to be selected as the symbol of the nation, he proposed the turkey. He said that ''an eagle is a bird with a bad moral personality, because it spends its
time soaring around and steling anything edible''. His turkey better represented some features of the
American character: patience, strenght and perseverace. Finally the eagle was chosen.
Mirko Durante III B (scuola sec. I°grado)
Alla scoperta del vaso di Pandora
Sei curioso di conoscere il significato di alcune espressioni idiomatiche della lingua italiana? E allora … scopri il vaso!
La lingua italiana è ricca di frasi idiomatiche, cioè modi di dire che provengono dal passato ma che
usiamo ancora oggi. Queste frasi rendono i nostri discorsi ricchi di espressività, caratterizzano, spesso, il modo di parlare di ciascuna persona e variano non solo da individuo a individuo ma anche da
regione a regione. Leggendo i brani antologici ne abbiamo trovate diverse e la nostra curiosità ci ha
spinto a ricercarne il significato e l’origine. Eccone alcune:
Abbassare la cresta: riconoscere la propria inferiorità o far meno l’arrogante. L’espressione ci è
arrivata dal mondo contadino e si riferisce al gesto con cui i galli, prima o dopo un combattimento,
riconoscono la superiorità dell’avversario.
Abboccare all’amo: cadere in un tranello. L’espressione nasce dall’azione che si compie quando si
pesca attirando un pesce all’amo tramite un’esca.
Andare a gonfie vele: l’espressione che significa “navigare sfruttando la forza del vento”, si usa per
descrivere una situazione in cui tutto sta andando per il meglio. Di significato simile sono frasi come
“andare a vele spiegate” o “con il vento in poppa”.
Dalla padella alla brace: significa andare "di male in peggio", e viene usata per descrivere o commentare la situazione in cui viene proposto un rimedio peggiore del male. La frase deriva da un antico racconto tradizionale, secondo cui una tinca invitò le sue compagne a saltare dalla padella in cui
stavano friggendo; in questo modo, però, si salvarono dall'olio bollente ma morirono nella brace.
Piantare in asso: “abbandonare qualcuno da un momento all’altro, senza preavviso”. L’espressione,
molto probabilmente, deriva dalla mitologia greca: Arianna, dopo aver aiutato Teseo a uscire dal
labirinto dove aveva ucciso il Minotauro, fugge insieme agli Ateniesi, ma viene abbandonata (quindi
piantata) da Teseo sull’isola di Nasso. Il toponimo Nasso, nell’espressione popolare, si è poi trasformata in Asso.
Prendere un granchio: si dice per indicare un errore grossolano, il raggiungimento di un risultato
molto inferiore a quello sperato o, più raramente, l'acquistare qualcosa ritenendolo di valore molto
più alto di quanto non sia in realtà. L’espressione trae la sua origine dalla pesca. Se si cala la lenza in
mare fino ad arrivare al fondale e a toccare il fondo con l'amo e l'esca, può capitare che abbocchi un
granchio anziché un pesce. Il crostaceo, non appena abboccato, inizia subito a dibattersi violentemente per sganciarsi dall'amo, dando l'impressione al pescatore che abbia invece abboccato una preda di grandi dimensioni. La pesca di un granchio è, naturalmente, fonte di delusione per il pescatore,
dal momento che si tratta di una preda inutile. Dalla delusione generata dall'aspettativa di un pesce di
grosse dimensioni, nasce l'origine della frase.
Rimandare alle calende greche: significa “rimandare qualcosa per sempre” poiché le calende erano
festività latine, non previste dal calendario greco.
Tallone di Achille: si dice per indicare il punto debole nascosto di una persona o di una macchina.
L’espressione deriva dal mito greco secondo cui l’eroe Achille, bambino, sarebbe stato immerso
dalla madre Teti nelle acque del fiume Stige affinché diventasse invulnerabile. Per immergerlo, però,
la mamma lo tenne per il tallone che rimase, così, l’unica parte non bagnata, quindi, invulnerabile.
Secondo il mito, durante la guerra di Troia, Paride uccise Achille colpendolo con una freccia proprio
al tallone che era l’unica parte scoperta dell’armatura, quindi lo colpì nel suo punto debole.
N O I P RO TA G O N I S T I
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Vaso di Pandora: metafora usata per alludere all’improvvisa scoperta di uno o più problemi che per molto tempo erano rimasti nascosti e che una volta scoperti non si possono più celare. L’espressione deriva dalla mitologia greca, secondo cui Zeus
regalò a Pandora un vaso raccomandandole di non aprirlo. Pandora, però, che aveva ricevuto da Ermes il dono della curiosità,
l’aprì, liberando così tutti i mali del mondo che erano racchiusi nel vaso.
Vittoria di Pirro: indica una vittoria in cui le perdite sono maggiori delle vincite. Questo detto trae origine da un episodio
della storia romana. La città di Taranto, entrata in conflitto con Roma, chiese aiuto al re Pirro, re dell’Epiro, che sconfisse i
Romani ma ebbe perdite notevoli e fu costretto a ritirarsi.
Classe I E (scuola sec. I° grado)
Qual è il colmo per … ...
… … un agnello?
… … una lumaca?
… … Cappuccetto Rosso?
… … una coccinella?
Risposte
… … un pesce?
… … un gioielliere?
Avere una sete ardente.
… … un eschimese?
prendere una decisione a caldo
Avere il cuore d'oro, il figlio che è un tesoro e la moglie una
perla.
… … un pompiere?
Perdersi in un bicchiere d'acqua.
Andare dall'estetista per farsi togliere i punti neri
Sentirsi dire dalla nonna 'in bocca al lupo!'
Perdere la via di casa!
Avere una fame da lupi.
Gli alunni dell’I.C. “Matteo Ripa”
Amato A. - Caponigro L. - Protopapa C. - Rinauro B. - Vesce F. I F (scuola sec. I° grado)
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SPECIALE UNITA’ D’ITALIA
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L’Italia compie 150 ami!
Manifestazioni e celebrazioni per festeggiare un compleanno davvero
speciale!!!
17 marzo 2011: centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia.
Ovunque preparativi e celebrazioni per ricordare una data che ha dato il
via alla storia di un popolo per secoli frammentato in tanti piccoli Stati
dominati dagli stranieri.
La storia del Risorgimento con i suoi protagonisti, noti e meno conosciuti,
da Garibaldi a Mazzini, da Cavoutr ai giovani soldati, spesso poco più che
ragazzini, testimonia quanto sia stata ferrea la volontà di unificare un popolo che ha sempre sentito di appartenere ad un’unica terra: l’Italia!
Come rendere omaggio ad un evento così importante? Imparando a conoscere i fatti e la storia, leggendo i documenti, ascoltando i racconti e ricercando testimonianze presenti nel territorio.
Dal lavoro di ricerca e studio sono venuti fuori tanti disegni, semplici ma
significativi, che con immediatezza dimostrano quanto forte sia il sentimento patrio anche nei giovanissimi. L’atrio della scuola Matteo Ripa si è
vestito con le tinte del tricolore rappresentando il Risorgimento visto dagli
occhi dei bambini!
Classi terze Scuola Primaria
Enrico Bottini, il protagonista del libro Cuore di Edmondo De Amicis,
racconta ai suoi piccoli lettori l’amor di patria
Un racconto intramontabile, che ha accompagnato nella crescita tanti ragazzi in centocinquanta anni di unità. Leggerlo aiuta a capire che le emozioni, i sentimenti, le gioie, in una parola i valori che legano le persone sono sempre gli stessi. La storia cambia, ma i bambini di una scuola elementare, pur tanto diversa da quella di oggi, sembrano essere gli stessi. Enrico e i suoi compagni condividono
un percorso di crescita, come del resto ancora oggi accade a tutti i bambini di una classe Attraverso le storie della vita scolastica si possono conoscere tante persone che vivono in un’Italia
da poco unificata, fiera di essere un unico Stato. L’orgoglio del popolo italiano, finalmente libero dalla dominazione straniera, si può cogliere in ogni episodio, ma più di tutto in “Amor di
patria” la lettera che il padre di Enrico scrive al figlio, che così recita: “Io amo l’Italia perché
mia madre è italiana, perché il sangue che mi scorre nelle vene è italiano perché è italiana la
terra dove son sepolti i morti che mia madre piange e che mio padre venera, perché la città
dove son nato, la lingua che parlo, i libri che m’educano, perché mio fratello, mia sorella, i miei compagni, e il
grande popolo in mezzo a cui vivo, e la bella natura che mi circonda, e tutto ciò che vedo, che amo, che studio, che
ammiro, è italiano. Oh tu non puoi ancora sentirlo intero quest’affetto. Lo sentirai quando sarai un uomo, quando
ritornando da un viaggio lungo, dopo una lunga assenza, e affacciandoti una mattina al parapetto del bastimento,
vedrai all’orizzonte le grandi montagne azzurre del tuo paese …”
Classi terze Scuola Primaria
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SPECIALE UNITA’ D’ITALIA
Battaglia del Volturno del 1° ottobre 1860:
l’esercito borbonico non fu più una minaccia
e … l’unificazione divenne una certezza.
Nella prima metà dell’Ottocento l'Italia conobbe un processo
di graduale riscoperta e sempre più netta rivendicazione della
propria identità nazionale. Questo processo, noto come Risorgimento,
portò alla formazione dello
Stato Italiano,
fece, cioè, della
penisola
un
organismo politico indipendente.
Il 17 marzo
1861,
venne
proclamata
l’Unità d’Italia. Alla sua realizzazione contribuì anche il popolo dell’Italia meridionale dove la dominazione del governo
borbonico non fu meno crudele di quella austriaca nel Lombardo-Veneto e di quella pontificia negli Stati della Chiesa.
Il desiderio di libertà e di indipendenza in crescita nel popolo, esplose anche nel Sud sfociando in una battaglia che lo
rese protagonista dell’unificazione italiana. Questa battaglia,
che si svolse il 1º ottobre 1860, fu detta “del Volturno”, fiume dell'Italia meridionale che bagna Capua e sbocca in mare
tra Napoli e Gaeta. Qui si fronteggiarono i volontari garibaldini e le truppe borboniche. Questa battaglia fu una delle più
importanti del Risorgimento, non tanto per il numero dei
combattenti coinvolti, (circa 24.000 garibaldini, costituenti
l'esercito meridionale, contro circa 50.000 borbonici) ma
soprattutto per i risultati che si ottennero. Giuseppe Garibaldi
arrestò definitivamente, con questa battaglia, la ripresa degli
attacchi dell'esercito borbonico, che non costituì più un problema ed un ostacolo al processo dell’Unità italiana. Nella
sostanza, i Borbonici, bene armati ed equipaggiati, vennero
“fermati” per la scarsa capacità dei propri comandanti. Al
contrario, Giuseppe Garibaldi oltre ad avere un notevole intuito tattico, comandava sapientemente un insieme di truppe.
Esse, anche se male equipaggiate, erano sorrette da comandati e militari capaci che seppero motivare i soldati all’ideale
di “fare l’Italia”.
Ricordare questo episodio in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia, è un modo per dare il giusto risalto al contributo offerto dal Sud per l’unificazione nazionale e per sottolineare la partecipazione attiva, i sacrifici e l’eroismo di tanti
patrioti meridionali anche nostri conterranei, soldati, contadini e ufficiali, che sicuramente sono degni di occupare un meritato e dignitoso posto nella storia del Risorgimento italiano.
Vincenzo Gargano classe III G (scuola sec. 1° grado)
N O I P RO TA G O N I S T I
IL BRIGANTAGGIO AD EBOLI E DINTORNI
Nel periodo immediatamente successivo all’unità d’Italia anche nelle
nostre zone si ebbe un forte sviluppo del brigantaggio. Spesso erano
banditi veri e propri che rubavano e rapivano persone per poi chiedere
i riscatti in denaro: altri invece combattevano contro i piemontesi
“invasori”. Sicuramente ciò che spinse la maggior parte di loro fu l’estrema miseria o la diserzione dalla leva obbligatoria nel nuovo esercito italiano.
Molti briganti operarono nei dintorni di Eboli, dei Monti Alburni e dei
Picentini. Per le caratteristiche ambientali, infatti, sono sempre state
un’area di antiche e notevoli tradizioni brigantesche. Gli abitanti di
quelle zone erano pastori, boscaioli, cacciatori, carbonai, che conoscevano le più riposte pieghe delle montagne e dei boschi. Quel terreno
non si prestava a grosse bande, ma a piccoli e medi raggruppamenti,
che raramente superavano i 20 componenti. Nella storia del brigantaggio della nostra provincia, hanno un posto di rilievo le seguenti bande:
Banda Ciccio Ciancio; Banda Antonio Maratea, detto Ciardullo; Banda Stiuso; Banda Scarapecchia-D’Ambrosio; Banda Giardullo; Banda
Boffa; Banda Marcantuono; Banda Riccio-Meola; Banda Parra; Banda Manzo; Banda Tranchella.
Gaetano Tranchella fu tra i più famosi briganti che operarono nel Salerrntario. La storia di Tranchella spiega benissimo il brigantaggio:
quando il governo borbonico indisse la leva, Tranchella si arruolò. Poi
l’esercito borbonico nel 1860 fu disciolto e Tranchella si trovò senza
lavoro e senza possibilità di trovarne. Quegli anni furono pieni delle
imprese della banda Tranchella, da cui ebbero origine numerosi processi. I sequestri si susseguivano, ogni settimana; le ricerche della
polizia erano infruttuose. Le pagine dei processi conservati negli archivi sono piene di lunghi elenchi di delitti commessi dal 1861 al 1864. Il
24 novembre 1864 un reparto della 46° Fanteria, in vicinanza di Eboli,
sorprese un gruppo di briganti e li attaccò; i briganti si difesero come
forsennati, poi fuggirono, ma sul terreno rimasero tre di essi, fra questi
Gaetano Tranchella, il capo, il terrore della zona. Tra i briganti della
banda, sono specialmente ricordati Michelangelo Russo e Brienza
Carmine, che si costituiranno ai Carabinieri nei 1864 e saranno processati e condannati.
Altro famoso brigante locale fu Gaetano Manzo. Quest’ultimo si diede
alla macchia nel mese di aprile del 1863, all’età di 26 anni, ed il 15
maggio del 1865 sequestrò, proprio a Battìpaglia, mentre tornava da
Paesturn, William Moens, ricco fotografo inglese, che, dopo una dura
prigionia di oltre tre mesi, riottenne la libertà, dietro pagamento di un
sostanzioso riscatto, a Giffoni Valle Piana il 22 agosto dello stesso
anno. Ritornato in patria narrò la sua triste avventura in un libro-diario
di circa 700 pagine, dal titolo “English travellers I and italian brigante; a narrative of capture and captivity”, dove fa del brigante Manzo
una descrizione minuziosa e ricca di particolari. Per il rilascio del turista il Consolato inglese, pagò la cifra richiesta dal brigante per il riscatto, ammontante a lire 127.480, corrispondenti a trentamila ducati. Alla consegna della quarta rata della somma pattuita, il brigante rìlasciò regolare ricevuta. Il brigante di Acerno ed i suoi uomini,
dopo scorribande e saccheggi, spesso
trovavano rifugio a Capaccio presso il
vetusto Santuario della Madonna del
Granato, percorrendo l’unica strada,
anche se non carreggiabile, che, attraverso le Croci di Acerno (mt.
843), univa l’alta valle del Calore con quella del Tusciano.
Molte furono anche le donne che si erano date al brigantaggio per seguire i loro uomini. Tra le tante ricordiamo le più famose che operarono nelle nostre zone: Luigia Cannalonga (madre di Tranchella),
Maria Orsola D’Aquisto (donna del brigante Ielardi Pietro, uccisa dai
Carabinieri Reali, Maria Pelosi (donna del brigante Angelo Croce).
Angelo Vacca De Dominicis IIIG (scuola sec. 1° grado)
N O I P RO TA G O N I S T I
SPECIALE UNITA’ D’ITALIA
Babà, pastiera, sfogliatella e zeppola:
la dominazione straniera si sposa col
dolce gusto napoletano!
Cartoline d’epoca
(1898 - 1917)
L’arte dolciaria napoletana si è sviluppata nell’arco di alcuni secoli sulla base di tradizioni nate nei
conventi. L’arrivo dei “monzù” (dal francese
“monsieur”), i cuochi stranieri alla corte dei Borboni e nei palazzi dell’aristocrazia, non ha trasmesso, come si potrebbe immaginare, produzioni
di dolci di origine regale, ad eccezione di uno solo,
il babà. Napoli ha ricambiato però con la sontuosa
pastiera artigianale nella quale sono confluite,
nell’800, le esperienze portate dall’ immigrazione
dei pasticcieri svizzeri, ai quali si deve la nascita
di botteghe entrate nella storia della città.
L’origine storica del babà risale al re Stanislao
Leszczynsky di Polonia che, esiliato in Lorena
dopo la sconfitta della guerra di successione polacca del 1733-38, dedicò le sue attenzioni al miglioramento del dolce tipico lorenese, il “kugelhupf”,
imbevendolo di rhum. Lo chiamò Alì Babà, semplicemente perché era un lettore accanito delle
Mille e una notte. La prima parte del nome si perse
e il babà arrivò a Napoli al seguito dei Borboni.
Diffuso oggi in tutte le pasticcerie italiane, il babà
è comunque considerato un classico napoletano.
Essenziale il profumo di rhum.
Un dolce di tradizione strettamente napoletana è la
pastiera, di antica origine probabilmente conventuale che ancora oggi ben rappresenta lo spirito
napoletano.
Tradizionale un tempo per le festività pasquali, la
pastiera è oggi una bandiera della tavola napoletana d’osservanza e il souvenir gastronomico d’obbligo per chi, dopo un viaggio nell’antica capitale
dei Borboni, vuole portare a casa un poco della
solarità di Napoli. Dolce solare lo è certamente e
mediterraneo fino all’ultima briciola, con i suoi
ingredienti fondamentali: la ricotta, il grano, l’acqua di fiori d’arancio, il cedro, le scorzette d’arancia candite, la pasta frolla che a Napoli esige farina, zucchero, tuorli d’uovo e l’apporto della sugna
di maiale come grasso di condimento.
Non è un dolce a lunga conservazione, tuttavia la
tradizione di famiglia vuole che la pastiera - preparata per le solenni feste di Pasqua – continui a
comparire in tavola per almeno una settimana, un
pezzetto per volta, soprattutto con la prima colazione. Tutte le pasticcerie napoletane la producono: possono variare alcuni ingredienti perché
ognuno serba gelosamente la propria ricetta, ma si
tratta di varianti sottili, che solo chi vive a Napoli
sa distinguere.
Altro dolce caratteristico è la sfogliatella nata nel
‘700 nelle cucine del convento della Croce di Lucca come dolce di cortesia da offrire ai prelati in
visita. Si tratta, in sostanza, di un nastro di pasta
sfoglia sottilissima avvolto su se stesso a raccogliere un ripieno di ricotta, zucchero e pezzettini di
cedro fino ad assumere l’aspetto di una valva di
conchiglia marina.
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Più tardi la sfogliatella venne riproposta in formato leggermente più grande dalle monache del convento di Santa Rosa, che arricchirono il ripieno
con crema e confettura di frutta. Si riconosce anche la data. Pasquale Pintauro, oste con trattoria in
via Toledo, decise di produrre sfogliatelle a getto
continuo e servirle calde ai clienti. Fu un successo
straordinario, con la gente che faceva la coda sulla
strada in attesa del proprio turno. Tutte le pasticcerie di Napoli imitarono Pintauro, che rimase però
il re della sfogliatella.
È stato definito un dolce barocco nel quale un architetto ha voluto ripetere in cucina il gioco arricciolato di una modanatura.
Dolci poveri di origine popolare sono le zeppole,
“zeppole da pasticciere a delluvio. Chelle de Pintauro sogno cchiù diffamate per l’antecherà de
servizio”. Così, nel 1834, l’abate Don Giulio Genoino scriveva nel suo Callanario: de tutte li spasse ‘lle feste e l’asciute de lo popolo napolitano.
E trattandosi di un calendario, le zeppole erano
registrate nel giorno a loro dedicato, il 19 marzo,
festa di San Giuseppe, una festa importante a Napoli, con il mercato dei passerotti e bancarelle d’ogni genere tra via Sanfelice e via Medina. Dolce
classicamente casalingo, le zeppole salirono all’onore della notorietà gastronomica quando, agli
inizi dell’800, il pasticciere Pintauro, già famoso
per le sfogliatelle, ebbe l’idea di friggerle, sul marciapiede davanti alla sua bottega, la mattina di San
Giuseppe. Da allora, il 19 marzo, tutte le pasticcerie napoletane friggono le zeppole, che nella versione antica sono poi piccole ciambelle di acqua e
farina ricoperte di cannella in polvere e zucchero.
Nella versione moderna sono più ricche: nell’impasto entrano tuorli d’uovo e chiare montate a
neve per averle più soffici e sono decorate con una
crema all’uovo e confetture d’amarena.
Paola Cicalese - Laura Iorio classe ID (scuola
sec. 1° grado)
Cartoline per commemorare
l’unità d’Italia
Le cartoline d’epoca pubblicate sin dal 1870 furono usate per scopi diversi. Alcune, pensate per
trasmettere messaggi patriottici e ideali risorgimentali, riproducevano scene di battaglia, di reggimenti e di valorosi combattenti che si sono distinti
nella lotta contro lo straniero. Altre, ideate per
scopi propagandistici, pubblicizzavano le fasi più
importanti del processo di unificazione. Altre ancora furono utilizzate per sottolineare l’opera di
tanti “eroi sconosciuti” come il paziente lavoro
delle crocerossine, supporto preziosissimo ai medici chiamati a salvare i feriti e i mutilati di guerra.
Cartoline nate per veicolare messaggi, per celebrare eventi, per inneggiare alla pace, per commemorare la lotta di un popolo che per secoli è stato
prigioniero nella propria terra e che, finalmente
libero, vive e cresce nella sua indipendenza.
(a cura della terza B – scuola sec. 1°grado)
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SPECIALE UNITA’ D’ITALIA
La storia dell'unità d'Italia fu molto movimentata perché ci furono tante battaglie prima di giungere all'unificazione completa. Ci
furono grandi personaggi politici di elevata
intelligenza, come Cavour, o abili condottieri
militari, come Giuseppe Garibaldi, l'eroe dei
due mondi e anche grandi sovrani come Vittorio Emanuele II. Per raggiungere l’unità c'è
stato bisogno di grandi episodi, come le tre
guerre di indipendenza e in particolare, la
spedizione dei Mille. Nella notte tra il 5 e il 6
maggio 1860, i Mille partirono da Quarto,
con due piroscafi: il “Piemonte” e il
“Lombardo”. Avevano poche armi e quindi
furono costretti a sbarcare a Talamone per
fare rifornimento. L'11 maggio 1860 i Mille
raggiunsero Marsala. L'esercito borbonico fu
preso di sorpresa e venne sconfitto dopo un
breve e sanguinoso scontro a Calatafimi. Così i garibaldini poterono avanzare verso Palermo dove furono appoggiati da insorti siciliani. Tra questi vi erano nobili e proprietari
terrieri, ma soprattutto contadini che rivendicavano le terre. In molte città siciliane, come
a Bronte, i contadini insorsero ma queste violenze vennero represse con la forza perché i
Mille non conoscevano la loro condizione e
anche perché il loro obiettivo era solo l'unità
d'Italia. Dopo lo sbarco, nell'entroterra siciliano si erano accese molte speranze di riscatto sociale da parte soprattutto della media
borghesia e delle classi meno abbienti. A
Bronte, sulle pendici dell'Etna, la contrapposizione era forte fra la nobiltà latifondista,
rappresentata dalla britannica Ducea di Nelson, dalla proprietà terriera, dal clero locale e
dalla società civile. Il 2 agosto, al malcontento popolare, si aggiunsero diversi sbandati e
persone provenienti dai paesi limitrofi, tra i
quali il capo dei carbonai Calogero Gasparazzo e scattò la scintilla dell'insurrezione
sociale. Fu così che vennero appiccate le
fiamme a decine di case, al teatro e all’archivio comunale. Quindi iniziò una caccia
all'uomo e ben sedici furono i morti fra nobili, ufficiali e civili, prima che la rivolta si
placasse.
Il Comitato di guerra, creato in maggio, per
volere di Garibaldi e Crispi, dopo l'eccidio di
Partinico, allo scopo di evitare altre sanguinose rese dei conti, decise di inviare un distaccamento a Bronte per sedare la rivolta e
fare giustizia in modo esemplare.
N O I P RO TA G O N I S T I
Per riportare l'ordine giunse un battaglione di
garibaldini agli ordini di Nino Bixio. Secondo Gigi Di Fiore (Controstoria dell'unità
d'Italia) e altri studiosi, gli intenti di Garibaldi probabilmente non erano solo volti al
mantenimento dell'ordine pubblico, ma anche a proteggere gli interessi dell'Inghilterra
(Bronte apparteneva agli eredi di Nelson) e
soprattutto a calmare l'opinione pubblica.
Quando Bixio iniziò la propria inchiesta sui
fatti accaduti, larga parte dei responsabili era
fuggita altrove, mentre alcuni ufficiali colsero l'occasione per accusare gli avversari politici.
Il tribunale misto di guerra in un processo
durato meno di quattro ore giudicò ben 150
persone e condannò alla pena capitale l'avvocato Nicolò Lombardo (che era stato acclamato sindaco dopo l'eccidio), insieme ad altre quattro persone: Nunzio Ciraldo Fraiunco, Nunzio Longi Longhitano, Nunzio Nunno Spitaleri, Nunzio Samperi. La sentenza
venne eseguita mediante fucilazione il 10
agosto, all'alba. I Mille, così, avevano ormai
tutta la Sicilia nelle loro mani ed erano pronti
a passare lo Stretto di Messina. Il 7 settembre
entrarono a Napoli. L'esercito borbonico correva ai ripari e così Francesco II fu costretto
a rifugiarsi nella fortezza di Gaeta. Lungo le
rive del Volturno, il 1° ottobre si svolse la
battaglia decisiva che fu vinta da Garibaldi.
Così Cavour divenne favorevole all'azione
dei Mille e mandò il re Vittorio Emanuele II
verso il Sud. L'esercito del re riuscì a sottrarre allo Stato della Chiesa l'Umbria e le Marche. Il 26 ottobre 1860 Vittorio Emanuele II
e Garibaldi si incontrarono a Teano. Garibaldi cedette tutti i territori da lui conquistati a
Vittorio Emanuele II. Il 17 marzo 1861 il
Parlamento di Torino riconobbe Vittorio
Emanuele II primo re d'Italia. L'unità d'Italia
è stato un evento grandioso da ricordare con
grande spirito patriottico. Forse Garibaldi
avrà sbagliato a reprimere le rivolte dei contadini perché bastava dialogare per tentare di
raggiungere un’intesa. Ma tutto questo non si
sarebbe raggiunto senza l'intelligenza e l'abilità politica di Camillo Benso, conte di Cavour, quell’intelligenza che è la chiave di
ogni azione.
Raimondo Fois IIIG (scuola sec. di 1° grado)
Il primo numero del nuovo periodico dell’Istituto Comprensivo Matteo Ripa
è pronto per essere letto.
Ci siamo impegnati, abbiamo lavorato ed ora il risultato del nostro lavoro è fra le vostre mani!
Non ci resta che augurarvi una
buona lettura!
NOI PROTAGONISTI
è consultabile sul sito
www.icmatteoripa.gov.it
Arrivederci al prossimo numero
Il coordinamento del periodico è a cura dei docenti: Emma Benincasa – Cinzia Degani – Cosimo Meola
DIRIGENTE SCOLASTICO Prof.ssa Miriam D’Ambrosio
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Noi Protagonisti - Istituto Comprensivo Matteo Ripa