POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N.46) ART.1, COMMA 1, DCB ROMA GIOVEDÌ 23 MAGGIO 2013 ANNO XI • N°101 € 1,00 ITALIA NELLA CRISI VERTICE EUROPEO Nel suo tradizionale Rapporto annuale l’Istat dimostra che il nostro continua a non essere un A PAGINA 3 paese per giovani. Letta a Bruxelles: disoccupazione incubo del nostro tempo. Il premier ottiene che il summit di A PAGINA 2 giugno sia sul lavoro giovanile ■ ■ RIFORME SISTEMA ELETTORALE ENTRO LUGLIO UNA PRIMA CORREZIONE EDITORIALE È uno schifo, allora torniamo al Mattarellum Storie di centrosinistra a processo STEFANO MENICHINI ROBERTO GIACHETTI L D avvero l’incoscienza di un’intera classe politica può arrivare al punto di proporre come superamento del Porcellum qualche piccola e forse ancor più dannosa modifica dell’attuale legge elettorale? Davvero pensiamo di poter spacciare questa come il famoso “intervento di salvaguardia” senza pagare un altro prezzo durissimo alla disaffezione da parte degli elettori e alla ulteriore perdita di credibilità della politica? Davvero è questo quello che pensano il presidente del consiglio, Enrico Letta, le forze politiche rappresentate in parlamento e ciascun singolo parlamentare nella sua specifica e personale responsabilità nei confronti degli elettori? Non posso crederci. Non posso credere che un parlamento, peraltro così rinnovato, non senta l’urgenza di uno scatto d’orgoglio, della necessità di appropriarsi di un ruolo che gli è proprio su temi di questa natura. SEGUE A PAGINA 4 ■ ■ ISTAT Accordo a metà, Pd e Pdl già litigano sui resti del Porcellum Il 29 parte la Grande Riforma e intanto bisogna cautelarsi contro la legge porcata. Parziale ritocco entro luglio, ma su come farlo c’è forte dissenso. Soprattutto nel Pd Il governo ora decida: meglio istituzionali e clausol’Imu o il lavoro Riforme la di salvaguardia sulla riforelettorale: il 29 maggio si dei trentenni? ma parte. Una mozione di maggioFRANCESCO LO SARDO TIZIANO TREU I l rapporto annuale dell’Istat presentato ieri segnala con dovizia di dati la drammaticità della situazione del paese, quella economica generale e di conseguenza quella occupazionale. Purtroppo si tratta non di novità ma di conferme. È da vari anni che si conosce la gravità della crisi. Il suo perdurare ha dimostrato come non fosse congiunturale ma strutturale, anzi epocale, nonostante molti nei governi precedenti lo negassero. Le analisi dell’Istat che da tempo ci segnalano questa situazione sono preziose, perché solo guardando in faccia la realtà e proiettandosi sul futuro oltre la crisi si può ridare fiducia ai cittadini e poi ricominciare a costruire. Il presidente Giovannini lo ha ricordato più volte e sicuramente ne terrà conto ora che è nel difficile ruolo di ministro del lavoro. Tenerne conto vuol dire uscire dalla inerzia di questi anni e fare scelte urgenti per rilanciare l’economia. SEGUE A PAGINA 4 ranza darà il via all’estate costituente: da un lato l’approvazione in prima lettura entro il 31 luglio di una legge costituzionale che istituirà il Comitato costituente di quaranta deputati e senatori, dall’altro l’indicazione delle modifiche al Porcellum per rispondere all’appello del presidente Napolitano, ai dubbi di costitu- zionalità sollevati dalla Cassazione e precedere una bocciatura della legge in vigore da parte della Consulta. Il 30 il governo nominerà un comitato di esperti e saggi, consulenti per le riforme. Ieri mattina a palazzo Chigi la macchina delle riforme su dop- pio binario s’è messa in moto: nell’incontro tra il premier Enrico Letta, il viceAlfano, il ministro Franceschini e i capigruppo di maggioranza di Pd, Pdl, Sc, Cd non si è entrati nel merito della clausola di sicurezza per evitare che, in caso di elezioni anticipa- Clausola di salvaguardia a tre stadi. Premi limati o preferenze? FRANCESCO LO SARDO Il Mattarellum piace solo a Grillo, Crimi si FRANCESCO MAESANO affida ancora alla Rete te, si torni al voto col Porcellum: si è però concordato su avvio e tempistica dell’iter. Restano le distanze tra il Pd, che vorrebbe il ritorno al Mattarellum e il Pdl (che chiede modifiche minime al Porcellum, una soglia del 40 per cento per i premi di maggioranza e niente preferenze). Le diplomazie parallele si accingono a mettersi al lavoro mentre i falchi pdl rumoreggiano e tra i dem c’è scontento. Il segretario del Pd Guglielmo Epifani annuncia che di riforma elettorale si discuterà nella direzione. @francelosardo a cronaca giudiziaria ci risbatte in faccia, sovrapposte, due storie che magari vorremmo dimenticare, e che invece è doveroso tenere vive e presenti tanto più ora che si parla di una “rifondazione” del Partito democratico. Il Pd in quanto tale non c’entra, né con la concussione addebitata all’ex diessino Filippo Penati né con i furti dei quali è imputato l’ex diellino Luigi Lusi. Ma quando, anche con abbondanza di retorica, ci si rifà alle radici e alle tradizioni dei democratici, sarebbe troppo comodo aggirare le diramazioni marce di queste ascendenze. Penati a Monza si fa tentare dalla prescrizione. Lusi a Roma viene inseguito dalle testimonianze d’accusa di chi s’è fidato di lui. La fiducia, appunto: in Bersani e Rutelli abbiamo due leader, fondatori del Pd, che di queste vicende sono stati vittime avendo però prima peccato nel dare fiducia alle persone sbagliate, dentro due sistemi (istituzionale per Penati, di partito per Lusi) che lasciavano spazi a opacità e illegalità. Quando ci interroghiamo sulla diffidenza e sulla caduta di consenso verso il centrosinistra non dimentichiamo che, per quanto ora appaiano distanti, questi precedenti sono vivi e presenti nella memoria degli elettori, nonostante gli sforzi compiuti per svuotare il bacino pieno di soldi nel quale quei pesci hanno potuto nuotare. Qui non si tratta di campagne giornalistiche o di faziosità politiche. A Monza e a Roma i processi ricostruiscono fatti. Nella sua rifondazione, a chi dovrà condurla, al Pd toccherà di produrre altri fatti, simbolicamente opposti e altrettanto potenti, su finanziamento della politica e non solo. Le ferite sono ancora aperte. @smenichini Chiuso in redazione alle 20,30 ) B AVA G L I O A 5 S T E L L E _ ■ ■ ROBIN 2 2013 Il Grillo di Platone e la paura dei giornalisti Porcellum Va bene che non si butta niente, ma per favore almeno la sugna ■ ■ ALESSANDRO LANNI ■ ■ vorrei risparmiarmela. L a parola chiave del documento riservato ai parlamentari del Movimento 5 Stelle e rivelato martedì da Europa è all’ultima riga. Si tratta di un avverbio, «veramente», che illumina sullo stato d’animo che rimbalza nel triangolo Genova-Roma-Settimo Vittone (il “covo” di Casaleggio). Nella “fase 2” della comunicazione annunciata via email ieri l’altro si deve far arrivare ai cittadi- ni quel che veramente fanno i deputati grillini e che viene nascosto dai giornali. Che i grillini abbiano un problema con la comunicazione è difficile negarlo ormai. Poco dopo l’arrivo in parlamento nasce la struttura deputata a dirigere il traffico delle dichiarazioni degli oltre centocinquanta rappresentanti. SEGUE A PAGINA 2 In questo numero: René Girard Culture e religioni oltre la violenza E articoli di: F. Anelli| M. Roncalli| M. Magatti|A. Grasso M. Scaglioni| E. Paccagnini|A. Zaccuri| M. Gramellini L. Scaraffia| G. Vigini| G.O. Longo|A. Brandolini In vendita nelle principali librerie http://rivista.vitaepensiero.it/ – abbonamenti 02 72342310 giovedì 23 maggio 2013 2 < N E W S A N A L Y S I S > RIFORMA ELETTORALE Porcellum di salvaguardia a tre stadi. Premi nazionali limati e preferenze? FRANCESCO LO SARDO A ttribuzione del premio di maggioranza soltanto al raggiungimento di una determinata soglia di voti. Ma anche attribuzione di quel premio, al senato, su base nazionale e non più regionale. Infine, espressione della preferenza. Se finirà così, cioè secondo le tre linee d’intervento indicate dall’ordinanza della Corte di cassazione del 21 marzo – o limitatamente al recepimento del solo primo punto – è presto per dirlo. Com’è incominciato, l’iter dell’abbattimento del Porcellum che sembra definitivamente avviato, invece, si sa bene: ieri s’è deciso che le modalità di avvio saranno indicate nelle mozioni di maggioranza votate il 29 maggio. Ma quel percorso è incomin- ti di camera e senato e alla corte costituciato il 22 aprile, a Montecitorio, quando zionale: cui il Porcellum è rinviato per il ri-eletto presidente della repubblica vagliarne la costituzionalità, visti i fondati motivi di illegittimità riGiorgio Napolitano, sotto il scontrati su tre snodi. É qui, grande fregio del Sartorio, sferzando i «responsabili dei La nuova legge anche «per evitare una pronuncia di incostituzionalità tanti nulla di fatto nel campo sulla legge che avrebbe effetti delle riforme», denunciò entro agosto, l’«imperdonabile mancata ri- tra paletti della molto pesanti sulla legittimità di questo parlamento e del goforma della legge elettorale» verno», come ha detto ieri da col suo «abnorme premio» di Cassazione Bruxelles Enrico Letta, che maggioranza che genera una e i dolori del entra in scena il governo, attoingovernabile «sovra-rapprere protagonista e motore, sentanza». Prosegue con la Pd e del Pdl coinvolgendo il parlamento, Cassazione che, riprendendo della riforma elettorale di il tema sollevato dal presidente della Consulta Gallo e citando Napolita- «salvaguardia»: una riforma mirata, rano, mette nero su bianco un’ordinanza pida, «di sicurezza» per evitare che «in trasmessa al premier Letta, ai presiden- caso di non augurabili elezioni anticipa- te», si torni al voto col Porcellum: «Perché – dice il ministro per le riforme Quagliariello – possiamo esserne certi, il capo dello stato non consentirà mai che i cittadini tornino a votare con la legge vigente». Il Pdl, rinunciando alle condizioni inizialmente poste, accetta che una safety net preceda il percorso delle riforme costituzionali, al termine del quale sarà individuato un sistema di voto coerente col complesso del sistema. Il Pd, a sua volta, rinuncerebbe all’opzione di ripristino del Mattarellum. Un disarmo bilaterale, di cui governo (Letta, Alfano, Franceschini) e capigruppo di maggioranza) hanno concordato ieri sulla tempistica – la legge va approvata prima della pausa estiva, esige Enrico Letta – senza però ancora entrare nel merito di un’intesa su cui s’intravede già più di un elemento di conflitto. A partire dalla soglia per il premio: il Pdl vorrebbe il 40 per cento, ma non le preferenze. «Il Pd incassa che non si andrà mai più al voto col Porcellum», sottolinea Dario Franceschini. Ma in casa dem il confronto è aperto: Beppe Fioroni propone di consultare la base, un gruppo di senatori rifiuta di ammainare la bandiera del Mattarellum. Il segretario del Pd Guglielmo Epifani annuncia che ne discuterà la direzione: «Sulla clausola bisogna pensarci bene perché da una parte è necessario farla, dall’altra bisogna riflettere su quale intervento fare, perché se si interrompesse la legislatura, cosa che non vogliamo, quella sarebbe la legge con cui si va al voto». @francelosardo M5S Il Mattarellum piace solo a Grillo, ma Crimi si rimette ancora alla Rete FRANCESCO MAESANO G rillo non l’ha mai nascosto. Un ritorno al Mattarellum, per lui, non sarebbe affatto una cattiva idea. I suoi parlamentari, invece, si sono attestati su due provvedimenti-fotocopia presentati alla camera e al senato (i ddl “parlamento pulito”) che di fatto sono una riedizione riveduta e corretta del Porcellum con l’introduzione dell’incandidabilità oltre i due mandati e per i condannati con sentenza definitiva, l’obbligo di deliberazione da parte delle camere sulla decadenza per incandidabilità sopravvenuta e il ritorno del voto di preferenza. Di lì non si muovono e, se i partiti vogliono dialogare, non gli resta che accettare i quella della legge elettorale. Ma, anche su questo, punti dei Cinque stelle. nessuna mescolanza, ha chiarito Crimi: E allora, come sempre accade quan«Se la faccia Fioroni col Pd». do leader e parlamentari non sono d’acIl Porcellum in formato Cinquestelcordo, la parola verrà rimandata alla La proposta: o le ha già un emendamento, l’ha messo rete. L’ha chiarito ieri il capogruppo al sul tavolo ieri sempre Crimi. «O ti sei senato, Vito Crimi: «La parola va data ti sei dimesso dimesso da almeno un anno o non ti sempre a chi ci ha votato, ai cittadini. da almeno puoi candidare». Così il capogruppo ha Quella è la maggioranza del paese a cui messo a segno la sua stilettata contro bisogna guardare e su maggioritario e un anno o «i politici che usano il ruolo di sindaco proporzionale non escludiamo di met- non ti puoi o di senatore per fare campagna elettotere in rete la discussione e di chiedere rale. il loro voto». La mente di qualcuno è candidare Crimi ha annunciato che l’atteggiacorsa alla proposta di Giuseppe Fioroni mento dei suoi nelle commissioni affache ha chiesto al neo segretario dem Epifani di indire un referendum tra gli iscritti ai ri costituzionali di camera e senato sarà costrutcircoli del partito in materia di riforme, compresa tivo. I parlamentari Cinquestelle, però, hanno animi imprevedibili. «Quagliariello afferma che ritiene opportuno modificare il quorum» informava ieri un membro della commissione affari costituzionali della camera, l’onorevole Riccardo Fraccaro, trentaduenne di Montebelluna, la città di Guido e Mario Bergamo, chiedendo ai giornalisti presenti in sala stampa alla camera di alzare la mano per dividersi tra favorevoli e contrari all’abolizione del quorum. Messo di fronte al rifiuto della stampa presente di esprimersi, Fraccaro ha commentato: «È una cosa che chiedo spesso, dalla risposta capisco l’indice di modernità democratico del mio interlocutore». Chissà quale sarà il coefficiente di “modernità democratica” che assegnerà ai suoi colleghi di commissione. @unodelosBuendia CONSIGLIO EUROPEO Letta incassa l’accordo sul piano giovani. Primi passi sul fisco, al palo l’energia RAFFAELLA CASCIOLI S ull’evasione fiscale l’Unione europea batte un colpo, anche se di decisioni concrete alla fine del Consiglio Ue di ieri, il primo al quale ha partecipato il presidente Letta, non ce ne sono per l’immediato. Tuttavia, il percorso è delineato e i Ventisette hanno deciso di farne uno dei temi prioritari dell’Unione anche nei consessi internazionali, a cominciare dal prossimo G8 di giugno in Irlanda e del G20 dei primi di settembre a San Pietroburgo. Due i temi centrali del summit: energia e lotta all’evasione fiscale, considerati come settori strategici per rafforzare la crescita e la competitività nel vecchio continente, mentre si sono gettate le basi per dedicare il prossimo Consiglio Ue di giugno alla disoccupazione, come chiesto dall’Italia. Se per la prima volta il tema dell’evasione è al centro di un eurosummit ieri, nonostante le resistenze di Austria e Lussemburgo, si è dato mandato alla Commissione di rivedere la direttiva sulla cooperazione amministrativa e quella sulla lotta alle frodi dell’Iva; inoltre i Ventisette si sono detti favorevoli ad avviare il negoziato per nuovi accordi fiscali con Svizzera e paradisi fiscali minori. E mentre il presidente del parlamento Ue Schulz ha dichiarato che non si possono perdere ogni anno 1000 miliardi di gettito fiscale, il presidente francese Hollande ha chiesto che entro la fine dell’anno sia assunta una decisione concreta contro l’evasione. Di qui l’impegno dei 27 a dare applicazione entro l’anno alla rivista direttiva sulla tassazione del risparmio, tanto che Letta ha annunciato che ci sarà lo scambio automatico delle informazioni nell’Ue. Più debole il dossier energetico che al momento appare più costellato di buone intenzioni che di reali possibilità di cambiamento visto che i 27 hanno ribadito la loro volontà di unire gli sforzi per ridurre la fattura energetica comunitaria, ma le loro ambizioni si scontrano con gli interessi nazionali contraddittori e con le pressioni degli industriali ostili alle regolamentazioni. Accanto a questa doppia partita relativa al fisco e all’energia, l’Italia ne ha giocata un’altra in vista del Consiglio Ue di giugno sia con una serie di bilaterali, prima con Juncker poi con Cameron, e infine riscuotendo l’apprezzamento dello stesso presidente Schulz che ha chiesto di «combattere la disoccupazione giovanile con la stessa determinazione dimostrata dai governi europei per salvare le banche». E se Schulz ha apprezza la posizione italiana, ieri Letta in Consiglio Ue ha chiesto di mettere al primo posto l’occupazione giovanile anticipando l’immissione di 6 miliardi previsti per il periodo 2014-2020. Per Roma 6 miliardi non bastano, ma si può intanto partire da lì. Il premier italiano si è detto soddisfatto che il presidente del consiglio Ue van Rompuy, che sarà a Roma giovedì prossimo, abbia accolto la proposta italiana di dedicare il prossimo consiglio Ue di giugno alla disoccupazione giovanile. Perché la disoccupazione è «l’incubo di questo tempo e se non ci sono risposte non c’è credibilità della politica e delle istituzioni europee». Il 3 luglio poi a Berlino ne discuteranno i ministri del lavoro Ue. Un’intesa di massima il premier italiano l’avrebbe già raggiunta sia con il pre- sidente Hollande che con la cancelliera Merkel, oltre che con il premier inglese Cameron e la stessa presidenza irlandese. Letta, che sarà a Londra entro luglio, ha incassato da Cameron il via libera a misure concrete per il lavoro come concordato anche con Madrid e Varsavia. In serata il premier italiano, insieme a Hollande e alla Merkel, ha partecipato a Lipsia ai festeggiamenti per i 150 anni della Spd. Una coda ristretta del vertice europeo non solo in vista di giugno, ma anche – guardando più in là – per verificare una possibile intesa sul nome di un candidato comune alla Commissione per il dopo-Barroso in scadenza l’anno prossimo. Non è un mistero che il socialdemocratico tedesco Schulz sia già in campagna elettorale, ma forse è ancora troppo presto per avviare la corsa. Occorrerà capire prima se ci sarà la nuova Europa. L’Europa politica o meglio il governo economico dell’Europa. Il resto verrà da sè. @raffacascioli BAVAGLIO A 5 STELLE Il Grillo di Platone e la paura dei giornalisti SEGUE DALLA PRIMA ALESSANDRO LANNI P oi viene affermato il mito fondativo dello streaming, quello sprezzante con Bersani e quello impacciato con Letta, nel mezzo la scomunica dei giornalisti precari che inventano notizie per qualche euro e a seguire il gran can can sulla diaria di deputati e senatori: sì, no, un po’. Tra piccoli e grandi incidenti di percorso, pare che il problema sia lì, nel trasformare il Verbo in verbi. Ora, se il problema è con la trasmissione delle idee, qual è la soluzione messa a punto dallo staff dei comunicatori di Grillo e Casaleggio? Semplice: centralizzare la comunicazione tra il dentro e il fuori del movimento, produrre informazione alternativa al “sistema dei media”, mettere dei paletti: chi può par- lare, quando parlare, dove e soprattutto solo con giornalisti che «non si siano dimostrati inaffidabili o in mala fede». Più che una casa di vetro sembra un fortino assediato, in cui spicca il cortocircuito tra visibilità e opacità. Vogliamo lo streaming ma le voci dei singoli vanno monitorate, “uno vale uno” ma le notizie vanno governate: «intensificheremo la presenza dei componenti del gruppo comunicazione in transatlantico e nell’atrio del palazzo» si legge nel documento che hanno ricevuto gli onorevoli M5s e «non per un’esigenza di controllo ma a garanzia dei deputati». Insomma, non ci saranno dei tutor per i deputati ma quasi. Eppure tutte queste preoccupazioni della novità M5S per la comunicazione hanno un sapore antico. Dietro questo lambiccarsi tra far vedere, rendicontare, essere trasparenti, e al tempo stesso celare, tutelare, garantire, si «dobbiamo far vedere cosa facciamo veraintravede persino la barba di Platone. Nel Femente». La retorica della rivelazione è un cadro è annunciata già tutta la preoccupazione vallo di battaglia di Grillo ma il mito della inconscia che i Cinquestelle vivono in queste trasparenza assoluta e del controllo su qualsettimane. In sintesi, dice il filosofo, il prosiasi affermazione si arena sugli blema con la verità nasce quando scogli della comunicazione che per qualcuno la racconta al posto tuo, sua natura è una scelta, una selezioper come la vede e la interpreta, e Il problema ne e un filtro. Parlo con te e non con che questo può anche essere sconvecon la verità altri, parlo di questo e non di quello. niente. I giornalisti – Platone non li nasce quando Può non piacere, ma l’ambizione alla verità, anzi alla Verità, rende imchiama così, ma Derrida in un gustoprobo il compito della democrazia so libretto sì – sono traditori perché qualcuno la che mette in gioco opinioni da comscrivono e la scrittura per natura tra- racconta al porre più che verità da rivelare. Boldisce la verità. Tutti coloro che si fiposto tuo lini di qualità sui giornalisti, sulle dano dei giornali possono diventare fonti, addirittura sulle stanze in cui «portatori di opinioni invece che safare interviste, non garantiranno in pienti» come direbbe il mitico re egieterno dagli inciampi della democrazia, che ziano Thamus, alter ego di Platone e ostile esige parole, opinioni e conflitti. alla scrittura. E allora occhio ai giornalisti. @alessandrolanni «Vi dico come stanno veramente le cose», primo piano 3 giovedì 23 maggio 2013 L’Italia non è un paese per giovani Rapporto Istat Disoccupazione giovanile al 35%. Due milioni e 250mila ragazzi fra i 15 e i 29 anni non lavorano e non studiano: è la quota più alta in Europa FABRIZIA BAGOZZI C rollo del potere d’acquisto delle famiglie (- 4,8%, in quindici anni una caduta di quasi il 5 %), consumi (a partire da quelli alimentari) decisamente ridotti con conseguente forte contenimento della domanda interna, a ricasco sull’intero sistema. E dunque, meno offerta di lavoro – e in ogni caso di occupazioni a tempo indeterminato – e crescita della disoccupazione. Che in quattordici mesi è passata dal 9,6% all’11,5%, anche perché, vista la mala parata sul reddito familiare, quelli che prima non lavoravano ma neppure cercavano lavoro (i cosiddetti inattivi, soprattutto donne) si sono messi a cercarlo. Senza trovarlo o trovandolo mordi e fuggi. Il quadro offerto dall’Istat nel suo tradizionale Rapporto annuale sulla situazione del paese non è esattamente fra i più luminosi. E non solo per il cortocircuito recessivo in cui si è infilata l’Italia, a seguito della più aspra crisi economica del dopoguerra. Ma per l’avvitamento sociale che impoverisce – e spaventa – i ceti medi e fa lievitare a livelli parafricani la disoccupazione giovanile che passa dal 29,3% del 2011 al 35,3 del 2012 (il Mezzogiorno e un titolo di studio basso fanno classicamente la loro parte in negativo), aumentando di dieci punti percentuali in cinque anni. Con un primato tutto italiano. Il nostro paese ha infatti la quota più alta di Europa di giovani fra i 15 e i 29 anni definiti Neet (Not in Education, Employment or training, ovvero coloro che non lavorano e non frequentano alcun corso di formazione o istruzione): nel 2012 sono arrivati a due milioni e 250 mila (il 23,9%, praticamente uno su quattro) e in un anno sono cresciuti di 100 mila unità. Ma la crisi travolge anche aree sociali solitamente più al riparo degli andamenti congiunturali, se, come emerge dai dati, circa un quarto della popolazione (quasi 15 milioni di persone) versa in difficoltà econo- miche. Di queste, 8 milioni e 608 mila si trova in famiglie «gravemente deprivate»: erano il 6,9% nel 2010, sono diventate il 14, 3% nel 2012. Nello specifico, l’Istat rileva che «la grave deprivazione materiale comincia a interessare non solo gli individui con i redditi familiari più bassi ma anche coloro che disponevano di redditi mediamente più elevati», visto che più di un quarto del totale nel 2011 si collocava nei quinti di reddito più elevati. Il tutto in un contesto di pressione fiscale al 44%, la più alta d’Europa: un altro primato tutto italiano. Non a caso la nostra propensione al risparmio che era invece fra le più alte del continente europeo è drasticamente calata e si colloca ormai al di sotto di quella francese e tedesca, avvicinandosi alla più bassa di tutte, quella inglese. L’andamento del mercato del lavoro è collegato alla flessione della domanda interna (anche se l’export funziona e va in parte a compensare). Al calo relativamente contenuto degli occupati (quasi 70mila persone), fa il paio una riduzione secca delle ore lavorate e un consistente ricorso alla cassa integrazione (cresciuta nel 2012 fino a raggiungere nell’ultimo trimestre dell’anno 82,7 ore ogni mille lavorate). Dalla quale si passa alla disoccupazione (vale a dire alla ricerca attiva di lavoro) fino a 49 anni. Dopo i 49 anni si entra direttamente nella categoria degli inattivi, cioé di coloro che un lavoro non lo cercano neppure più, ritenendosi (o essendo ritenuti) dificilmente ricollocabili. Si allunga poi la durata della disoccupazione. Cresce, infatti, il numero di chi cerca occupazione da almeno un anno (il 53% del totale contro una media Ue del 44,4%). E che, mediamente, non la trova prima di 21 mesi (15 al Nord, 27 al Sud). Ma se anche sono spaventati e non nutrono fiducia alcuna nei confronti dei partiti politici (qui siamo ai minimi storici), gli italiani pensano in fondo di potercela fare, se, al netto del reddito, circa la metà si dice complessivamente soddisfatta della propria vita, soprattutto per quanto riguarda la salute, il tempo libero, la rete familiare (e amicale). Che si conferma un asset tipicamente nostro. In momenti come questi, una zattera nella tempesta. @gozzip011 WELFARE Giovannini apre il cantiere per il lavoro RAFFAELLA CASCIOLI M odifiche con «il cacciavite» per la riforma Fornero, revisione degli ammortizzatori sociali, con particolare attenzione alla Cig in deroga, ma anche dei centri dell’impiego, oltre ai processi di semplificazione. Enrico Giovannini, ministro del lavoro, ha aperto così il confronto con le parti sociali ieri pomeriggio annunciando che entro fine luglio saranno messe a punto le proposte operative: «O noi consentiamo alle imprese di avere un quadro normativo chiaro o sarà estremamente difficile per le imprese che vogliono programmare». Nel giorno in cui il rapporto annuale Istat fotografa la crescita all’80 per cento dei contratti “instabili” e annovera 2,2 milioni di ragazzi tra i 15 e i 29 anni tra i Neet (chi non studia nè lavora), il ministro si mostra prudente rispetto alle risorse disponibili: un piano da 12 miliardi per il lavoro è difficile. E, questo, nonostante subito dopo precisi che «se il governo dice che l’occupazione giovanile è la priorità non si fa a costo zero». E che sia una priorità non c’è dubbio tanto che a Bruxelles, dove ha partecipato al Consiglio Ue, è lo stesso premier Letta a sostenere che «in questo momento l’urgenza è fare di tutto per dare occasioni ai giovani, che siano occasioni di qualità. L’impegno di Giovannini è in questa direzione. La priorità è dare occasioni». Giovannini – che ha precisato che obiettivo primario è prima il lavoro, poi le pensioni – ha anche aggiunto che sono molte al momento le ipotesi allo studio: più o meno costose e «sulla base delle competitività economiche si lavorerà su quelle più efficaci». Sul tavolo non c’è solo la staffetta generazionale, che non è la panacea a tutti i mali, ma può contribuire ad aiutare i giovani che non devono stare troppo a lungo fuori dal mercato del lavoro. Tuttavia, questa ipotesi è costosa e quindi occorre in qualche modo soppesarne i pro e i contro perché non c’è dubbio che a chi accetta il part-time per gli ultimi 5 anni di vita lavorativa bisognerà garantire contributi figurativi. E se Giovannini rinvia a un confronto con il ministro dell’economia Saccomanni sia l’individuazione delle risorse che il loro orientamento, la rapidità dell’intervento da parte di governo e parlamento potrebbe essere decisiva per non aggravare un disagio che già oggi ha raggiunto livelli elevati. «Nei prossimi mesi – ha proseguito il ministro – non è prevista una ripresa vigorosa, si spera di intercettarla entro fine anno». Ma certo non sarà la timida ripresa economica a riassorbire di per sè la disoccupazione. Di qui il confronto con le parti sociali convocate al tavolo: da Confindustria a Rete imprese Italia, dai sindacati confederali all’Ugl. Se Giovannini non intende riaprire il vaso di Pandora della riforma Fornero, pensando semmai di eliminare i principali ostacoli alla flessibilità in entrata, la Cisl con il segretario confederale Sbarra chiede politiche per la crescita a partire dalla «redistribuzione del carico fiscale a favore del lavoro e delle imprese, oppure lo sblocco di opere infrastrutturali per 15 miliardi». Una posizione in gran parte condivisa dal presidente di Rete imprese Italia Sangalli secondo cui occorre «un piano straordinario con risorse straordinarie». Sangalli ha sostenuto la necessità di semplificare il mercato del lavoro e la burocrazia oltre che ridurre il costo del lavoro. E se per le imprese è importante ridurre la pausa tra un contratto a termine e l’altro, oltre al superamento del contributo aggiuntivo dell’1,4%, il segretario confederale della Cgil Sorrentino ha sostenuto che l’occupazione non si crea intervenendo solo sulle regole: «Per un piano per l’occupazione non possiamo commettere l’errore di parlare di sole regole: servono risorse, programmazione e progettazione». @raffacascioli giovedì 23 maggio 2013 lettere e commenti 4 FEDERICO ORLANDO RISPONDE La Rai non si distragga con la guerra alle miss Cara Europa, dopo la vostra lettera di ieri, ho cercato e letto l’intervista della signora Tarantola, presidente Rai, alla Stampa di lunedì scorso, intitolata “Nella mia Rai mai più miss e isole dei famosi”. Da anni non seguo più il concorso di miss Italia, perché la qualità delle concorrenti e della conduzione mi sembra mediocre rispetto ai miei ricordi. Quanto all’isola, non l’ho mai guardata, non perché i protagonisti fossero in abiti più o meno succinti (certe pruderies non mi riguardano) ma perché l’insieme mi dava un senso di stupidità. Tutto ciò premesso, mi chiedo se davvero la signora Tarantola non abbia, per la “sua” Rai, qualche problema più serio di cui occuparsi nell’interesse della cittadinanza. Adriana Spezie, Vicenza C ara amica, condivido le sue considerazioni e il suo interrogativo. Non ho nulla da spartire con la cultura bigotta della signora Tarantola, forse gradita alla Cei e al premier Monti, che la prelevò dalla Banca d’Italia: grande scuola laica, degna dell’Ecole francese, che ha sturato bottiglie di champagne per la partenza dell’incongrua collega. Alla quale riconosco la difficile situazione in cui si trova: tra l’esigenza del paese migliore, che la Rai aumenti la sua qualità culturale; la presenza della tv commerciale, che invece fa pubblicità e ascolti abbassando proprio quella qualità; e infine una forte minoranza anarcoide nel paese, fatta di gente che non paga il canone perché ritiene che lo stato befana debba passarle gratis anche il divertimento. So che la Rai concupirebbe le star dell’informazione (non solo politica, però, occorrerebbero star della cultu- ra, del costume, dell’inchiesta sulle mode: esempio, quella dei “beni comuni” che ieri “il manifesto” denunciava come «retorica stucchevole». E se lo pensano loro...). Ma le star stagionate in tv hanno pretese di casta (altro che “La Casta” dei parlamentari, egregi Stella e Rizzo). Ciò riconosciuto, i vertici Rai debbono convincersi che le emergenze non stanno nelle miss e nelle isole, quanto nei problemi di laicità e libertà del prodotto e di ridimensionamento del “partito Rai”: che per un verso subisce le prevaricazioni dei cda nominati dai partiti e per l’altro prevarica sui partiti offrendo i suoi uomini e donne come candidati a tutto, realizzando il cerchio magico partiti-tv-interessi. Dunque non si tratta di tornare ad Andreotti, Fanfani, Bernabei, al censore con le forbici e con l’imprimatur (ma allora in tv c’erano anche il teatro, la lirica, la danza). Il problema è distruggere il sistema partitocratico con le sue tre reti e tre tg, come se nel frattempo Dc, Pci e Psi non fossero passati a miglior vita e la tv non fosse quantitativamente e tecnologicamente cambiata. Basta un tg unico pluralista per le notizie, e tantissima libertà di commenti interni ed extra-Rai. Con l’aiuto del silente cda, occorrerebbe spostare l’attenzione dai diavoli che turbano la Tarantola alla fuga dalle responsabilità e agli spazi della creatività da conquistare. Altrimenti la Rai sarà sempre lo specchio pedissequo della partitocrazia che, per eludere i problemi veri (lavoro, sviluppo, scuola, istruzione, abitazioni, fiscalità, cittadinanza, sicurezza) finiscono col guerreggiarsi con vecchie o nuove storie. Pur sapendo in partenza che non sono al momento praticabili. ••• LEGGE ELETTORALE ••• Riforme, allora torniamo al Mattarellum SEGUE DALLA PRIMA ROBERTO GIACHETTI N onostante rimanga convinto che la riforma elettorale sia una materia di chiara natura parlamentare nella quale l’esecutivo deve avere un ruolo puramente formale, considerata la situazione di “emergenza” nella quale si è formato l’esecutivo di Enrico Letta, ho convenuto con le dichiarazioni programmatiche del presidente del consiglio nella parte in cui prendeva impegni diretti per dare impulso a un processo riformatore che il paese attende da anni, bloccato ogni volta da veti, furbizie e contrapposizioni. Non mi occupo della proposta della cosiddetta Convenzione contenuta in quelle dichiarazioni e abortita di lì a qualche giorno per le divergenze sulla natura, sulla missione e persino sulle priorità di azione. Parlo ora solo della riforma elettorale. «Cambiarla serve non solamente per assicurare la formazione di maggioranze sufficientemente ampie e coese, in grado di garantire governi stabili, ma prima ancora, restituire legittimità al parlamento e ai singoli parlamentari (…). Permettetemi di esprimere, a livello meramente personale, che certamente migliore della legge attuale sarebbe almeno il ripristino della legge elettorale precedente». Così il presidente del consiglio in occasione delle sue dichiarazioni programmatiche in base alle quali ha preso un’ampia fiducia alla camera. Ironia della sorte lo stenografico della seduta recita: «Applausi dei deputati dei gruppi Partito democratico, Sinistra ecologia e libertà e di deputati del gruppo il Popolo della libertà». Dopo qualche settimana, durante la riunione dei ministri a Spineto, Letta ha parlato di una “rete di protezione” da realizzare subito per evitare, nel caso in cui la situazione precipitasse, di andare alle urne con l’attuale sistema. Davvero il piatto che si sta apparecchiando in queste ore può lontanamente dirsi coerente con quanto solennemente dichiarato sia per la soluzione principale che per la subordinata? Non scherziamo, perché c’è davvero poco da ridere e non disperdiamo quella residua credibilità che miracolosamente resiste verso la politica. Quella che si affaccia in parlamento è una mera operazione di lifting. Non è accettabile, né politicamente né eticamente, un inganno del genere. Io spero, e mi adopererò fino in fondo come parlamentare, che un progetto omogeneo di riforma istituzionale (costituzionale ed elettorale) trovi luce. Personalmente sono a favore dell’approdo ad una forma di semipresidenzialismo accompagnato da una legge di tipo maggioritario a doppio turno. Ove mi sarà possibile non mancherà il darlo – che ha dalla sua l’adesione di oltre un mio contributo, essendo peraltro cofirmatario di milione e duecentomila sottoscrittori del refeproposte in questo senso già dalla scorsa legislarendum bocciato più di un anno fa dalla Contura e ripresentate anche nell’attuale; spero inolsulta. tre che il lavoro del ministro Quagliariello, Se si vuole costruire una vera “rete di pronell’ambito di un confronto vero in parlamento, tezione” questa è la strada, il resto – torno a faciliti il raggiungimento di questo obiettivo. Il dire – è una finzione, un inganno. Siamo in 73 governo vada avanti su questo e lo faccia sulla al momento ad averla sottoscritta, scorta delle ambiziose indicazioni colleghi in maggioranza del Pd ma programmatiche sulle quali ha raccolto un’ampia fiducia. Servono altre anche di Sel, Scelta civica, minoranze linguistiche e Maie; affinché l’intera Ma sul cosiddetto “intervento di 137 firme camera possa pronunciarsi e decidere salvaguardia”, a maggior ragione di occorrono altre 137 firme. Sono confronte alle ipotesi che si affacciano, il per discutere vinto che la stragrande maggioranza parlamento e ogni singolo parlamentadei deputati sia a favore della strada re si assumano le proprie responsabili- la mozione che abbiamo proposto e sono convintà e si riapproprino del loro ruolo. Non che supera to che la realizzazione di questo ci sono e non possono più esserci alibi, obiettivo sarebbe una risposta almescappatoie, rinunce. È una responsabi- il Porcellum no dignitosa nei confronti dei tanti lità grande estranea alla maggioranza milioni di elettori e cittadini che ci parlamentare che potrà e dovrà mantechiedono serietà e concretezza. nere fede agli impegni assunti davanti al parlaPersonalmente è ormai un anno che mi batto mento. con tutti gli strumenti possibili per un reale suHo presentato nei giorni scorsi una richieperamento dell’attuale legge elettorale. Non insta di convocazione straordinaria della camera tendo arrendermi ma è necessario che a noi 73 si (che come prevede la Costituzione dà diritto al aggiungano altri 137 deputati che credono non senato di fare altrettanto) per discutere e votasolo nel superamento del Porcellum ma anche re una mozione che impegni i propri organi ad nella capacità di riscossa del parlamento. Accaattivarsi in tempi rapidissimi per l’esame delle drà nelle prossime ore? Più che una domanda il proposte di legge che chiedono il ritorno al mio è davvero un auspicio. Mattarellum, unica proposta – occorre ricor- • • • I S TAT • • • Il governo ora decida: meglio l’Imu o il lavoro dei trentenni? SEGUE DALLA PRIMA TIZIANO TREU Q ui il rapporto Istat indica alcune piste essenziali; a cominciare dalla necessità di sostenere le imprese innovative, di puntare sull’internazionalizzazione come fattore essenziale di crescita, e sull’export anche manifatturiero. D’altra parte segnala i punti di maggior disagio sociale: segnalati dal crescente numero di famiglie in grave difficoltà, dal crollo dei consumi, dall’aumento dei disoccupati e delle persone disponibili a lavorare ma che non lo trovano, oltre che di quelle scoraggiate che abbandonano la ricerca. La drammaticità di questi dati non è stata finora sufficiente a provocare reazioni adeguate. Ed è qui che serve una svolta: meno denun- INFORMAZIONI E ce e più fatti concreti, come ha sottolineato il presidente Letta, il quale ha fatto appello all’Europa perché abbandoni le politiche di austerità che rischiano di farla implodere. Al nostro paese, che ha svolto bene finora i compiti di rigore, servono scelte coraggiose con priorità precise per non disperdere le risorse scarse, come si rischia di fare buttando miliardi sull’Imu. Altrettanto irresponsabile è eludere i gravi problemi sociali ed economici del paese, per litigare su temi fuori dall’Agenda di governo, a fini di posizionamento elettoralistico o demagogici. Anche in materia di lavoro ci sono priorità e urgenze diverse. Nella gravità generale del quadro occupazionale, la disoccupazione giovanile è l’emergenza prima da affrontare. La disoccupazione media è al ANALISI www.europaquotidiano.it ISSN 1722-2052 Registrazione Tribunale di Roma 664/2002 del 28/11/02 12%, quella giovanile è tre volte tanto, e nel Sud persino di più. Anche a questo fine può essere utile fare qualche correzione alla legge Fornero; ad esempio rendere più accessibile il contratto a termine, per dare fiato almeno temporaneo all’occupazione giovanile; semplificare l’apprendistato e rafforzarne gli incentivi perché diventi effettivamente lo strumento principale per facilitare il passaggio dalla scuola al lavoro. Ma servono soprattutto misure positive che diano sostegno ai giovani, a cominciare dai cosiddetti Neet. Su questo vanno concentrati gli sforzi finanziari e l’impegno politico del governo, sollecitando l’Europa a fare di più, come intende fare il presidente Letta, nel prossimo Consiglio dedicato al tema dell’occupazione giovanile. Il piano Youth Guarantee è uno strumento già sperimentato in altri paesi e che dovrebbe essere attivato subito anche da noi. Servono risorse, ma serve anche una mobilitazione straordinaria di tutti gli operatori del mercato del lavoro in grado di offrire a migliaia di giovani opportunità di lavoro e di formazione in tutte le forme possibili: periodi di stage e di apprendistato, lavori anche temporanei, sostegno ad iniziative di lavoro autonomo e di impresa. Questo è un terreno concreto per stimolare una collaborazione vera fra operatori privati e servizi pubblici all’impiego, invece di contrapporli. Un ruolo fondamentale può essere svolto da Regioni ed enti locali non solo nell’organizzazione dei servizi sul territorio, ma per concentrare la destinazione delle risorse del Fondo sociale europeo. La staffetta generazionale è un’altra misura ipotizzata in sede go- vernativa, che può essere utile per affrontare l’emergenza occupazionale. È sbagliato caricarla di funzioni che non può svolgere: come quella di risolvere il problema di fondo, cioè creare lavoro nuovo. Non occorre essere economisti per saperlo. Ma si può favorire un passaggio non traumatico dal lavoro alla pensione, sia con forme di part time misto a pensione, sia offrendo la possibilità di anticipare il pensionamento con l’opzione del metodo contributivo e relativa penalizzazione. D’altra parte queste possibilità di uscita graduale degli anziani possono facilitare l’assunzione di giovani, specie con contratti formativi, cui gli stessi anziani possono fungere da tutor. Accettare e diffondere una simile staffetta sarebbe una prova concreta di solidarietà intergenerazionale, che il governo può promuovere ma che può avere successo solo se sostenuta da una convinta adesione dei lavoratori e delle imprese. Direttore responsabile Stefano Menichini Condirettore Federico Orlando Vicedirettori Giovanni Cocconi Mario Lavia Filippo Sensi EDIZIONI DLM EUROPA Srl Distribuzione Prestampa Abbonamenti con socio unico Sede legale via di Ripetta, 142 00186 – Roma SEDI 2003 SRL Via D.A.Azuni,9 – Roma Direzione tel. 06-50917341 Telefono e fax : 06-30363998 333-4222055 COMPUTIME Srl – via Caserta, 1 – Roma Segreteria di redazione Consiglieri Annuale Italia 180,00 euro Sostenitore 1000,00 euro Simpatizzante 500,00 euro Semestrale Italia 100,00 euro Trimestrale Italia 55,00 euro Estero (Europa) posta aerea 433,00 euro ● Versamento in c/c postale n. 39783097 ● Bonifico bancario: Allianz Bank Financial Advisor Spa Coordinate Bancarie Internazionali (IBAN) ITO5W0358903200301570239605 [email protected] Redazione e Amministrazione via di Ripetta, 142 – 00186 Roma Tel 06 684331 – Fax 06 6843341/40 Consiglio di amministrazione Presidente V.Presidente Amm. delegato Mario Cavallaro Lorenzo Ciorba Francesco Sanna Domenico Tudini Enzo Bianco Arnaldo Sciarelli Andrea Piana Pubblicità: A. 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