GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia Dispensa corso di aggiornamento professionale di Educazione Continua in Medicina La spalla. Metodologie Riabilitative delle Protesi e Lesioni Tendinee 11/12 Aprile 2015 – Napoli Protocolli Riabilitativi GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia ROTTURA DELLA CUFFIA DEI ROTATORI TRATTAMENTO CONSERVATIVO A cura di Angelo BOCCIA, terapista della riabilitazione, specializzato in Rieducazione Funzionale della Spalla presso il Centre Médico-Chirurgical Interdépartemental di Hauteville (Lyon)e del dott. Raffaele RUSSO, chirurgo ortopedico specialista in chirurgia della spalla. I FASE. Obiettivo: mobilità antalgica Mobilizzazione passiva in elevazione anteriore (EAP) a paziente supino alternando momenti di rotazione esterna gomito al tronco (RE1) in associazione a brevi tensionamenti di decoaptazione articolare (soprattutto se c’è rigidità articolare da eventuale capsulite retraente). - Stretching dei muscoli periscapolari: trapezio superiore, elevatore della scapola, piccolo e grande romboide, piccolo e grande rotondo. - Stretching dei muscoli intrinseci della spalla: sovraspinoso, sottospinoso, sottoscapolare. - Massoterapia e MTP (massaggio trasverso profondo) dei muscoli contratturati e dolenti. II FASE. Obiettivo: stabilizzazione della testa omerale - Potenziamento degli abbassatori lunghi dell’omero: gran pettorale, gran dorsale, piccolo e grande rotondo - lavoro isometrico a vari gradi di abduzione e anteposizione combinati con intra ed extrarotazione del braccio. GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia In piscina: il lavoro isometrico ed eccentrico per gli abbassatori lunghi può essere effettuato tenendo immerso un galleggiante e poi facendolo emergere lentamente; Nota: la rottura della cuffia dei rotatori favorisce meccanismi di conflitto sottoacromiale, gli abbassatori della testa resi ben tonici permetteranno una elevazione non dolorosa del braccio, senza pinzamenti né attrito della cuffia tra la testa omerale, la volta acromiale e il legamento coraco-acromiale. III FASE. Obiettivo: ripristino dell’equilibrio muscolare della scapola-toracica. - lavoro attivo isometrico ed isotonico dei muscoli del cingolo in antepulsioneretropulsione, elevazione-abbassamento del moncone della spalla, contro resistenza manuale (tecnica:paziente in decubito laterale sull’arto sano); - lavoro attivo per il gran dentato,contro resistenza manuale ed elastica; IV FASE. Obiettivo: Centratura attiva dinamica della testa omerale: - rotazione interna ed esterna contro resistenza elastica in RE1 (o contro resistenza manuale adattata); - controllo della coppia deltoide/abbassatori: all’abbassamento della testa omerale si associa l’abduzione attiva, inizialmente a gomito flesso, poi contro gravità a leva lunga (gomito esteso), infine in co- contrazione concentrica deltoide/abbassatori lunghi; - centratura automatica della testa omerale attraverso l’armonizzazione del sistema articolare mediante esercizi propriocettivi in catena cinetica aperta, poi in catena cinetica chiusa; GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia La corretta rieducazione della spalla è indolore in tutte le sue fasi! Corso di aggiornamento di Recupero Funzionale della Spalla -------------------- PROGRAMMA DI RIABILITAZIONE CONSERVATIVA DELLA SINDROME DA CONFLITTO SOTTOCROMIALE A cura di FT Angelo BOCCIA, specializzato in Rieducazione Funzionale della Spalla presso il Centre Médico-Chirurgical Interdépartemental di Hauteville (Lyon) e del Dott. Raffaele RUSSO, chirurgo ortopedico specialista in chirurgia della spalla. Angelo Boccia OBIETTIVI: 1. Favorire la remissione dell’infiammazione. 2. Ripristinare l’ampiezza del movimento. 3. Potenziare la forza dei muscoli della cuffia dei rotatori e degli abbassatori lunghi dell’omero. 4. Ottimizzare il ritmo e la coordinazione scapolo-omerale. TRATTAMENTO ANTALGICO - M.T.P. (massaggio trasverso profondo) delle regioni muscolari maggiormente --dolenti, massaggio di impastamento del deltoide, elevatore della scapola, trapezio superiore, sovra e sottospinoso, pettorale (regione ascellare). - Ultrasuoni (1MHz) o USC (ultrasuoni combinati tens). GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia - TENS, medie frequenze, diadinamiche (secondo la tolleranza del paziente) - Idroterapia: piscina in cui il paziente è completamente immerso e ove effettua esercizi di mobilitazione in genere (inizialmente), poi esercizi riproducenti tecniche e tensioni muscolari degli esercizi descritti in seguito per la palestra. - Stretch dei muscoli estrinseci ed intrinseci della spalla (trapezio superiore, piccolo e grande romboide, piccolo e grande rotondo, sopra e sottospinoso, gran pettorale e sottoscapolare), associando tensioni di decoaptazione lungo l’asse omerale. CENTRAGGIO DINAMICO DELLA TESTA OMERALE. Sottospinoso: lavoro isometrico e isotonico con resistenza manuale adattata ed effettuata a braccio addotto e bloccato contro il tronco, con il paziente in posizione supina che opera la rotazione esterna del braccio a gomito flesso di 90°. Autotrattamento: lavoro isometrico ed isotonico concentrico con resistenza elastica, movimento di extrarotazione in posizione seduta o eretto a braccio addotto e bloccato lungo il tronco (il paziente stesso lo blocca con l’altra mano). Sottoscapolare: lavoro isometrico e isotonico con resistenza manuale adattata, braccio addotto, effettuando movimento di rotazione interna a partenza dalla massima extrarotazione. Autotrattamento: lavoro concentrico contro resistenza elastica, in rotazione interna, a braccio addotto e gomito flesso a 90°, in posizione seduta o eretta. GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia POTENZIAMENTO DEGLI ABBASSATORI ESTRINSECI DELL’OMERO Piccolo rotondo:(abduttore ed extrarotatore) lavoro isometrico ed isotonico contro resistenza manuale adattata, in posizione supina e braccio sul piano scapolare (35°/45° di abduzione dal piano sagittale) ed elevazione anteriore di circa 90°(o minore se dà dolore) effettuando un movimento resistito di rotazione esterna associata all’adduzione. Grande rotondo: (adduttore ed intrarotatore) lavoro isometrico e isotonico contro esistenza manuale adattata, paziente supino, braccio in elevazione di 90°(o meno a secondo del dolore) sul piano scapolare, effettuando un movimento resisto di adduzione/ rotazione interna. Autotrattamento: il terapista indicherà al paziente le posizioni e gli oggetti di cui servirsi per riprodurre a domicilio, più volte al giorno, le tensioni e movimenti prodotti durante la seduta col controllo del terapista (Es. paziente seduto davanti al tavolo, gomito poggiato e avambraccio flesso a 90°, si fa resistenza con l’altra mano mentre opera la spinta del gomito sul tavolo (adduzione) concomitantemente ad una intrarotazione (grande rotondo) ed una extrarotazione (piccolo rotondo). CONTROLLO DINAMICO NEUROMUSCOLARE DELLA SCAPOLO-TORACICA GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia Lavoro delle coppie agonista- antagonista. Trapezio sup.- Gran Dentato (fibre inf.) Trapezio medio/Romboide-Gran Dentato Trapezio inf.-Gran Dentato. Tecnica:(I esempio) paziente in decubito laterale sul lato sano ed il gomito della spalla lesa è piegato a 90° e ruotato internamente. La mano del paziente è sul piano ove è sdraiato (lettino) per fissare il segmento distale e isolare la muscolatura scapolo toracica. Si chiede al paziente di abbassare la scapola contro la resistenza manuale del terapista che cinge la scapola con le sue due mani. Il paziente antepone e ritrae, abbassa e alza le scapole mentre gli si fa resistenza. Autotrattamento: (a semplice titolo di esempio) il paziente è posizione eretta con spalle appoggiate alla parete, braccio esteso in elevazione di 30°,60°, 90° sul piano scapolare, esegue movimenti di antepulsione del braccio lungo il suo asse, contro resistenza elastica (elastico fissato alla parete a mo’ di arco). (II esempio) paziente in posizione eretta appoggiato a mani aperte contro la parete, a gomiti estesi, assumendo una posizione sempre più obliqua dell’asse longitudinale del corpo, spinge contro la parete procurando lo spostamento indietro del tronco che funge da resistenza. Questa può essere aumentata con una maggiore inclinazione del corpo fino a poter giungere, se consentito dal dolore, alla posizione di “flessioni militari”. GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia POTENZIAMENTO IN CO-CONTRAZIONE DEL COMPLESSO MUSCOLARE ABBASSATORI LUNGHI DELL’OMERO. Paziente in posizione eretta abbassa il braccio, tenuto a gomito esteso, dalla posizione di elevazione massima consentita, ovvero al di sotto dell’arco di conflitto, resistito da un elestico agganciato più in alto del livello della spalla. L’esercizio eseguito principalmente sul piano scapolare, è realizzato in extrarotazione ed in intrarotazione dell’omero (supinando e pronando la mano) così da indurre diversi livelli di compartecipazione dei singoli muscoli. Ulteriore diversificazione del gradiente di compartecipazione alla contrazione si ottiene eseguendo l’esercizio secondo le diagonali simil Kabat. ATTIVITA PROPRIOCETTIVA NEUROMUSCOLARE A CATENA CINETICA CHIUSA (CKC) Lavoro con palla di Bobhat: in fase dolorosa nell’arco del conflitto il paziente esegue gli esercizi di controllo e spostamenti della palla a gomito flesso, poggiato sulla palla, in seguito con la mano aperta sulla palla ed a gomito esteso associando brevi e ripetute spinte di “palleggiamento”. Appena la dolenzia nell’arco del conflitto è sufficientemente dominata gli esercizi vengono eseguiti a braccio in elevazione sul piano scapolare, spingendo e spostando la palla contro la parete. GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia Corso di aggiornamento di Recupero Funzionale della Spalla Il trattamento Riabilitativo conservativo nelle lesioni della Cuffia dei Rotatori della spalla A cura di FT Angelo BOCCIA, specializzato in Rieducazione Funzionale della Spalla presso il Centre Médico-Chirurgical Interdépartemental di Hauteville (Lyon) e del Dott. Raffaele RUSSO, chirurgo ortopedico specialista in chirurgia della spalla. A.Boccia Studi di vari autori (Ogate, Uhthof, Roockwood ecc.) hanno stabilito che c’è un’alta incidenza di lesione della cuffia dei rotatori in soggetti di età al di sopra di 65 anni. Questo suggerisce che c’è un normale processo degenerativo dei tendini dei rotatori dovuto all’invecchiamento ed in molti casi avviene in modo del tutto asintomatico. Nel corso degli anni sono state descritte varie teorie su base biomeccanica per spiegare perché alcune lesioni della cuffia sono sintomatiche e altre asintomatiche. Studi di Burkhead riguardo alla “rottura funzionale della cuffia dei rotatori”, mostrano che è possibile una condizione anatomica deficiente per la disinserzione tendinea nella cuffia dei rotatori, ma biomeccanicamente valida da un punto di vista funzionale. La teoria di Burkhead, con cui si spiega il fenomeno, è quella del “ponte sospeso”, ove le porzioni tendinee del sovraspinoso e del sottoscapolare ancora ‘agganciate’ all’omero, fungono da piloni tra i quali intercorre un cavo sospeso costituito dal margine libero della lesione, interessante il sovraspinoso per tutta la sua estensione. GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia Se gli attacchi posteriore e anteriore della cuffia sono biologicamente integri, la porzione tendinea sospesa possiede una stabilità tale da determinare una funzione della spalla. Infatti le coppie di forze dei ‘piloni’, depressoria del ‘cavo sospeso’, riescono a rotazione della testa, continuando a deltoide, evitando così che diventi “vettore omerale, quindi conflitto e dolore. unitamente all’azione mantenere il centro di bilanciare l’azione del ascensionale” della testa McLaughlin ha osservato che circa il 25% dei cadaveri avevano cuffie degenerate o lacerate e molte di esse erano state asintomatiche. Dalla sua esperienza clinica aveva dedotto che il 50% dei pazienti con problemi di cuffia, avrebbe recuperato spontaneamente, col tempo, funzioni utili e confortevoli della spalla. Rowe e altri autori hanno consigliato il trattamento conservativo nella maggior parte delle lesioni della cuffia, ritardando un eventuale intervento chirurgico che, sotto la spinta del dolore, avrebbe potuto rivelarsi precoce. Le linee guide del trattamento riabilitativo indicate da Rowe consistevano in 1) istruzione del paziente ad usare la spalla in modo da evitare le irritazioni del tendine della cuffia, 2) abbinare calore, esercizi di pendolo, occasionali iniezioni subacromiali con corticosteroidi. Le eccezioni sono riferite alle cuffie completamente avulse nei giovani adulti e nei più anziani quando non rispondono al trattamento conservativo e il dolore è invalidante. Itoi e Tabata riportano risultati soddisfacenti nell’82% dei pazienti trattati con riabilitazione conservativa, notando che coloro che avevano una buona mobilità prima del trattamento hanno ottenuto migliori risultati di coloro che inizialmente avevano una marcata diminuzione dei movimenti e della forza. Samilson e Binder, comparando i risultati di 181 pazienti trattati con riabilitazione conservativa con 33 spalle operate, hanno avuto buoni o eccellenti risultati nel 59% nei pazienti trattai in conservativa contro l’84% di risultati soddisfacenti nei pazienti operati. Il trattamento non chirurgico è indicato da altri ricercatori riportando percentuali di successo che oscillano tra il 33% ed il 92%. Sono diversi i parametri da considerare nella selezione del paziente ai fini del trattamento riabilitativo conservativo, per cui i gruppi studiati dai vari autori non rispecchiano tutti gli stessi criteri, questo spiega l’ampia oscillazione delle percentuali di risultati soddisfacenti. GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia Ad esempio, alcune fonti sostengono che l’alta percentuale di successo riportata da Brow (87%) si riferisca anche a pazienti che non avevano una rottura completa della cuffia dei rotatori. Secondo la nostra esperienza, la percentuale di successo si colloca nel valore medio di quella riportata da altri autori, 55% di buoni risultati nella rottura massiva della cuffia e 80% nelle lesioni parziali. Attualmente stiamo lavorando con particolare attenzione sulle rotture massive irreparabili con spalla pseudoparalitica, con risultati incoraggianti sia per il dolore che per il ripristino del movimento. Concordiamo con Rockwood jr. che lo specifico programma di riabilitazione è efficace nel migliorare i sintomi della cuffia causati da conflitto cronico per la stessa ragione per cui da risultati soddisfacenti nel II stadio dell’impigement della spalla. Il ripristino e mantenimento delle forze depressive e compressive fornito dai muscoli della spalla agenti in cocontrazione a quei muscoli della cuffia che svolgono tale funzione, previene una eccessiva migrazione superiore della testa omerale durante l’abduzione sul piano sagittale e frontale. Lo stretching della capsula posteriore ed il mantenimento della gamma fisiologica dei movimenti passivi sono importanti per diminuire il blocco statico all’escursione della testa omerale, il quale contribuisce allo sviluppo della sintomatologia da impigement nei pazienti con lesione della cuffia. Notevole importanza riveste il ruolo della rotazione scapolare la cui deficienza contribuisce al conflitto sottoacromiale e quindi alla sintomatologia dolorosa. Pertanto la rieducazione conservativa non tralascia di rafforzare la muscolatura che svolge tale funzione. La base del programma conservativo è uno specifico protocollo di riabilitazione. Istruiamo personalmente ogni nostro paziente nel programma di esercizi. Indichiamo gli attrezzi di cui dotarsi per eseguire gli esercizi: elastici tubolari o bende elastiche di 4 colori diversi corrispondenti ad altrettante resistenze diverse, una carrucola appositamente costruita con le istruzioni delle modalità di utilizzo, un bastone da 100 cm di lunghezza. Un manuale illustrato con tutti gli esercizi e con le varianti più frequentemente adottate. Un video con dimostrazioni pratiche del programma riabilitativo. Un calendario di incontri con il fisioterapista per il lavoro riabilitativo a secco e in acqua. Un calendario di incontri con lo specialista ortopedico per la valutazione clinica. GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia Il programma di riabilitazione conservativa è fatto su misura per ogni paziente, variando quello di base per venire incontro alle esigenze individuali, anche in funzione della risposta soggettiva. Descrizione del programma di riabilitazione conservativa: I FASE - Ripristino del ROM passivo e raggiungimento dell’indolenza. II FASE – Potenziamento dei muscoli depressori e rotatori della testa omerale e stabilizzatori della scapola III FASE – Recupero della propriopcettività e riprogrammazione neuromuscolare della gestualità del lavoro, sports, hobby ecc. Ripristino del range di movimento (ROM) passivo della spalla. Vengono effettuati esercizi di mobilizzazione della glena-omerale e della scapola toracica, preferibilmente a paziente supino, ove è il fisioterapista che opera l’elevazione del braccio sul piano scapolare (EAP), effettuando anche delle leggere trazioni lungo l’asse dell’omero per lo stretching della capsula anteroinferiore, con effetto “pompage” dell’articolazione (fig 1). In caso di notevole rigidità si operano caute rotazioni esterne passive gomito al tronco, nel rispetto assoluto del dolore. Lo stesso si può fare per la rotazione interna , portando la mano del paziente dietro al schiena ed ascendendola gradualmente dalla regione sacrale a quella lombare. fig 2 Si istruisce il paziente ad eseguire l’autotrattamento domiciliare di mobilizzazione passiva, consistente nell’esecuzione degli esercizi di fig 1 elevazione anteriore passiva (fig 2), GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia e se necessario, esercizi di extra e intrarotazione passiva,con tecnica di autoassistenza. Si consiglia e si esorta il paziente a dedicarsi all’autotrattamento almeno 5 volte al giorno per 10 mi La mobilizzazione in elevazione passiva sul piano scapolare, può essere effettuata in idonea piscina riabilitativa, con acqua a 34 gradi di temperatura, sfruttando la forza idrostatica. L’utilizzo di oggetti gonfiabili o attrezzi galleggianti variamente posizionati lungo il braccio, danno una spinta verso l’alto, modulabile in intensità e frequenza, secondo le necessità e capacità individuali del paziente. (fig 3). Fig 3 Potenziamento dei muscoli depressori e rotatori della testa omerale e stabilizzatori della scapola. Il paziente esegue esercizi di abbassamento fig 5 sul piano scapolare dalla posizione di 150° a scendere fino ai 45° circa, contro resistenza variabile fornita da elastici tubolari o a bende (fig 4). Si inizia con resistenze blande e si continua con resistenze progressivamente maggiori, sempre nel rispetto del dolore e della forza individuale. fig 4 Questo esercizio potenzia il gran dorsale e i muscoli piccolo e grande rotondo in cocontrazione . Con le spalle pseudoparalitiche, inizialmente può essere necessario aiutare il paziente (fig 5.) Gli esercizi di extrarotazione contro resistenza elastica, potenziano il piccolo rotondo nella funzione coadiuvante del sottospinoso. GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia Il paziente mantiene il gomito al tronco aiutandosi con la mano controlaterale (fig 6) perché l’esecuzione dell’esercizio abducendo l’arto, seppur di poco, aziona la contrazione del deltoide e del sovraspinoso, con negativo effetto ascensionale della testa omerale. fig 6 Fig 7 Il potenziamento dei rotatori interni operato sempre gomito al tronco, ha la finalità di rafforzare il grande rotondo e, per secondo istanza, il sottoscapolare, nel caso che la lesione della cuffia ne abbia risparmiato il tendine o frazione di esso. (fig 7). In questo programma riabilitativo, il lavoro finalizzato alla scapola riveste notevole importanza, per il ruolo che svolge l’oscillazione scapolare nella meccanica dell’elevazione dell’arto superiore, pertanto per il lavoro del gran dentato anteriore,vengono eseguiti esercizi di antepulsione della spalla contro resistenza elastica, con l’arto a gomito esteso, poggiato su un piano orizzontale per l’incapacità muscolare del soggetto a mantenere attivamente i 90°(fig 8). Fig 8 fig 9 La medesima posizione viene adottata per il lavoro della muscolatura antagonista spinoscapolare, piccolo e grande romboide, trapezio medio ed inferiore, operando spinte di retroposizione della spalla contro la resistenza di trazione anteriore dell’elastico. (fig 9) fig 10 GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia In piscina gli esercizi di rafforzamento fig 11 dei depressori della testa omerale vengono adattati all’ambiente acqua, sfruttando non solo gli elastici ma attrezzi che utilizzino la resistenza opposta dalla massa liquida. Alla figura n.10 l’esercizio è il medesimo a secco, abbassamento sul piano scapolare contro resistenza elastica, la variante è costituita dalla temperatura a cui lavorano i muscoli, 34 gradi dell’acqua ove il soggetto è immerso, esaltandone le prestazioni per la migliore irrorazione muscolare. Alla figura 11 è mostrato il paziente che esegue intra ed extrarotazione gomito al tronco con l’ausilio di palette la cui conformazione e superfice sposta diverse quantità d’acqua nei movimenti di rotazione, con relative diverse resistenze, in funzione delle possibilità soggettive e le finalità individuali, dipendenti dal grado di lesione. L’utilizzo di attrezzi galleggianti permettono esercizi di abbassamento Contro la resistenza opposta dalla forza Idrostatica, essendo diretta verticalmente dal basso verso l’alto. Vengono usati oggetti gonfiabili (fig 12 ) oppure oggetti a superfice piatta costruiti con materiale di bassa densità (fig 13). Fig.12 fig13 Recupero della propriocettività chiusa Il programma riabilitativo prevede esercizi a catena chiusa ove vengono operate delle “poussées” su corpi instabili deformabili, ad esempio nella fig.14 viene usata la palla di Bobhat contro la parete verticale. Alla figura 15 lo stesso oggetto è utilizzato su piano inclinato e, in un cinetica GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia secondo momento, il controllo del fig 14 rotolamento viene effettuato con “presa a leva lunga” mediante l’utilizzo di un’asta che amplifica la difficoltà dell’ esercizio(fig.16). Questo sarà possibile quando la forza e il dolore saranno notevolmente migliorati. Fig 15 Gli esercizi propriocettivi eseguiti a catena cinetica aperta vede impegnato il fisioterapista non solo ad assistere il paziente ma a guidare fig 16 e controllare l’esecuzione, così da apportare prontamente le dovute correzioni e varianti , sia per gli oggetti utilizzati che per le angolazioni della spalla durante l’esecuzione. (Fig 17) GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia Corso di aggiornamento di Recupero Funzionale della Spalla Il Trattamento Riabilitativo della Spalla operata di Protesi Inversa A cura di FT Angelo BOCCIA, specializzato in Rieducazione Funzionale della Spalla presso il Centre MédicoChirurgical Interdépartemental di Hauteville (Lyon) e del Dott. Raffaele RUSSO, chirurgo ortopedico specialista in chirurgia della spalla. Angelo Boccia Il paziente a cui viene impiantata la Protesi Inversa, definita “protesi Delta” dal suo ideatore, Dr. Grammont, è un soggetto affetto da lesione massiva irreparabile della cuffia dei rotatori (fig 1) e l’unico ‘motore’ per l’elevazione attiva del braccio è fornito dal muscolo deltoide. La protesi inversa è tecnicamente tale da indurre la fig 1 medializzazione e abbassamento del centro di rotazione dell’articolazione. In tal modo si fornisce al deltoide un ‘momento’ di elevazione massimo, grazie all’aumento del braccio della leva d’azione, in virtù dall’aumentata distanza tra inserzione prossimale e distale del deltoide. La Riabilitazione postchirurgica dovrà tenere conto delle modificazioni biomeccaniche della neoarticolazione e quindi considerare le eventuali reazioni neurofisiologiche del muscolo ‘allungato’ mentre la tensione si adegua a tali mutate condizioni. (fig.2) fig 2 La protesi Delta (fig 2) è formata da quattro elementi: la metaglena, la glenosfera , la componente omerale diafisaria e la componente omerale metafisioepifisaria che si avvita sulla precedente. La metaglena è la componente metallica che si fissa alla glena con un pistone centrale che penetra nel collo della scapola e fissata con quattro viti divergenti fra loro. La glenosfera è una semisfera metallica che si avvita sulla metaglena. La porzione difisaria omerale della protesi può essere cementata e non cementata, il GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia pezzo metafisioepifisario solidarizza, avvitandosi, con la cupola omerale corrispondente ad 1/3 di sfera Fig 3 Nelle gravi artropatie eccentriche il deltoide rimane spesso l’unico muscolo valido della spalla, ma la perdita di un fulcro articolare stabile per il deficit funzionale della cuffia fa si che, anziché elevare l’arto, trazioni cranialmente la testa omerale contro l’acromion. (fig 3) L’immagine della fig.4 mostra il muscolo deltoide di un paziente in riabilitazione, operato di protesi inversa. Fig 4 Il buon tono-trofismo di questo muscolo garantisce la funzionalità dell’impianto protesico in elevazione anteriore attiva EAA (vedi fig 6). Ai fini riabilitativi è importante comprendere il duplice principio del sistema Delta: Fig 5 1) Creare un fulcro articolare stabile attraverso un sistema semivincolato 2) Ritensionare il deltoide. Il vantaggio principale è trasformare una spalla dolorosa e totalmente deficitaria sul piano funzionale in una articolazione indolente e valida. Nella spalla con inefficienza della cuffia dei rotatori, l’obliquità dei carichi della testa omerale sulla superficie glenoidea produce il decentramento del centro di rotazione della testa omerale. La protesi inversa permette tali carichi obbliqui ma evita il decentramento essendo fisso il centro di rotazione (fig 5). La riabilitazione della spalla trattata con protesi inversa deve considerare il limite principale del sistema protesico, il mancato recupero della rotazione esterna attiva. Questo movimento è realizzato dal muscolo sottospinoso se avviene in adduzione (RE1 - gomito al tronco), dal sottospinoso e piccolo rotondo se avviene in abduzione (RE2), con un debole contributo dei fasci posteriori del deltoide Permanendo il deltoide quale principale motore della spalla protesizzata, la lesione del sottospinoso si risolve in inefficienza extrarotatoria. In adduzione tale deficit risulta poco penalizzante sulla Fig 6. -EAA a 60gg dall’impianto di protesi inversa. La extrarotazione in abduzione è solo parzialmente inficiata grazie al contributo del piccolo rotondo, non leso come il sottospinoso. GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia funzionalità complessiva, in abduzione lo è in misura maggiore per le sue ripercussioni su gesti quotidiani come lavarsi il viso, pettinarsi o riporre un oggetto in un luogo posto al di sopra del livello del capo. Considerato che il piccolo rotondo risulta leso o gravemente degenerato solo nel 20% dei casi di rottura massiva della cuffia dei rotatori, il deficit extrarotatorio in abduzione può risultare meno significativo nella spalla con protesi inversa. Alcuni chirurghi affrontano il problema del deficit extrarotatorio attivo associando all’impianto di protesi inversa il trasferimento del gran dorsale e del grande rotondo, variandone la funzione da intrarotatoria in extrarotatoria.. Ovviamente questo comporta l’aumento deficitario dell’intrarotazione attiva, originariamente prodotta dal gran dorsale e grande rotondo, in supplenza del sottoscapolare se esso è assente o gravemente degenerato. E’ da considerare che il deficit intrarotatorio (fig 7) è già di per se uno svantaggio intrinseco dell’impianto protesico inverso, in quanto viene a prodursi un contatto meccanico tra il polietilene della porzione metafisioepifisaria della protesi e parte anteriore collo scapolare In alcuni casi il sottoscapolare può essere ancora presente e valido e certamente il chirurgo lo conserverà durante l’intervento, sia per migliorare, o quantomeno mantenere la funzione della rotazione interna, che7per limitare il rischio di instabilità della protesi. fig La riabilitazione della spalla con protesi inversa deve tener conto delle mutate condizioni biomeccaniche nell’articolazione della spalla, delle condizioni muscolotendinee, nonché delle scelte tecniche del chirurgo. La conoscenza di questi elementi permette la strutturazione di un programma riabilitativo personalizzato e il raggiungimento di risultati funzionali ragionevoli. Di norma la riabilitazione della spalla protesizzata Delta inizia a 15 giorni dall’intervento chirurgico e a circa 25 giorni se è stato effettuato il transfer muscolare del Gran dorsale. Durante il periodo antecedente di immobilizzazione postchirurgica le strutture muscolari cervicoscapolari e scapoloomerali sono oggetto di “attenzioni” massoterapiche finalizzate alla prevenzione o risoluzione delle contratture da difesa e/o immobilità. Fig 7 Il deltoide è particolarmente privilegiato in questo lavoro Il recupero dell’elevazione anteriore si mobilizzazione passiva dell’arto o ottiene Fig 8 eseguendo superiore esclusivamente sul piano scapolare, ad opera del fisioterapista (fig7), in autoassistenza puleggioterapica (fig 8) in piscina (fig 9) GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia Fig 9 Il recupero funzionale ottenibile a 6 mesi dall’ impianto della protesi inversa, di norma può ritenersi stabile. Nei casi in cui la lesione massiva della cuffia dei rotatori abbia risparmiato il piccolo rotondo e parte del sottoscapolare, il recupero funzionale risulta più che soddisfacente, come mostrano le immagini sotto riportate di un paziente operato di protesi Delta alla spalla destra. Corso di aggiornamento di Recupero Funzionale della Spalla Trattamento riabilitativo in acqua della capsulite di spalla (Metodo lionese integrato) A cura di FT Angelo BOCCIA, specializzato in Rieducazione Funzionale della Spalla presso il Centre MédicoChirurgicalInterdépartemental di Hauteville (Lyon) e del Dott. Raffaele RUSSO, chirurgo ortopedico specialista in chirurgia della spalla. Angelo Boccia Il trattamento in acqua della capsulite è finalizzato alla risoluzione indolore e graduale della rigidità articolare. Consta di tre fasi. Durata e successione delle fasi sono relative al caso clinico, in funzione del grado di rigidità articolare, allo stato psicologico del paziente ed al trattamento concomitante di eventuale patologia associata. Descrizione analitica del trattamento riabilitativo. I FASERigidità di grado elevato (EAP tra 50°-90°; RE1 tra -20° e +20°; RI trocantere-sacro). Esercizio n.1 – Posizione eretta, tronco immerso in acqua GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia Movimento autoassistito di elevazione sul piano scapolare, senza e con galleggiante al polso che “energizza” la spinta di archimede. L’effetto è un blanda tensione distrattiva della capsula inferiore. Esercizio n. 2 - Posizione eretta immerso ( da eseguire quando la spalla ha raggiunto 90° anteriori). Paziente zavorrato con cintura subacquea e allocato in zona angolata della vasca, respirazione garantita da maschera e snorker da 40 cm. Si esegue movimento auto assistito di elevazione anteriore sul piano scapolare con galleggiante al polso, in un range di escursione 50°-100° tendente al raggiungimento di 120° di elevazione. II FASERigidità di grado medio(EAP 120°; RE1 20° - 45°; RI sacro – L5). Esercizio n. 1 – Posizione PLS (Posizione Lionese di Superficie ) Grazie ad una cintura agganciata al bordo piscina, il paziente mantiene la posizione ‘statica’ da nuoto. Effettua movimenti rotatori delle mani sul piano orizzontale, descrivendo con ogni mano la circonferenza di cerchi virtuali dal raggio di circa 30 cm, intersecandosi e sovrapponendosi. In tal modo la spalla compie movimenti riabilitativi di adduzione-abduzione intorno ai 120° circa di elevazione. Ne risulta uno stimolo meccanico ciclico di tensione e detensione della capsula antero-inferiore. Esercizio n.2 – Posizione NRA (Nuoto a Rana in Apnea). Il paziente giace prono sul fondo della vasca, in apnea, opportunamente zavorrato con cintura subacquea, eseguendo lo stesso movimento circolare dell’esercizio n.1. Per accentuare il tensionamento delle strutture capsulari antero-inferiori, il paziente utilizza un galleggiante al polso, che ha per effetto una maggiore, seppur equilibrata, trazione della spalla in elevazione. III FASERigidità di grado basso(EAP 150°; RE1 45°60°; RI L5-L1) Esercizio n.1 – Posizione PLS Decubito prono in cintura, viso in acqua con maschera e snorkel, mani su tavoletta galleggiante in superficie. I gomiti sono inizialmente estesi e le mani distanziate quanto la distanza fra le spalle. L’esercizio consiste nell’avvicinare ed allontanare ritmicamente la tavoletta alla testa. La sollecitazione risultante è di tipo distrattivo sulla capsula antero-inferiore, nel verso adduzione-abduzione sul piano orizzontale, corrispondente ad uno stimolo fibrotensivodi un movimento extrarotatorio eseguito nel range 140°-160° di elevazione sul piano scapolare. GSRS- Gruppo Studi Riabilitazione Spalla- A cura di Angelo Boccia Esercizio n.3 – Posizione EASA (Elevazione Anteriore Supino in Apnea). Paziente supino sul fondo della vasca,in apnea, esegue elevazione sul piano scapolare, a mani unite impugnanti un manubrio dal peso diversificato (a secco tra 3 e 6 KG), con l’effetto di stimolare la capsula antero-inferiorenel range 140°-170°. L’arco articolare 90°-130° , ormai libero, costituisce percorso di accelerazione per il movimento riabilitativo. Esercizio n.4 - Rotazione Esterna Passiva gomito al tronco (RE1). Paziente in posizione eretta, gomito a 90° bloccato lungo il tronco mediante cintura circumtoracica, l’asta di 60 cm circa di lunghezza, interposta tra le mani, è il mezzo di trasmissione della forza tensiva sulla capsula anteriore, mediante un movimento passivo di rotazione esterna (RE1). Esercizio n.5 – Rotazione interna passiva (RI). Paziente in posizione eretta, una cinghia agganciata in alto, scende verticale lungo la parete della vasca. La mano, con dorso a contatto con il sacro o lombare , afferra saldamente la cinghia che scende dietro il tronco, lungo la colonna vertebrale. Alla flessione delle ginocchia ne consegue il l’immersione graduale del tronco e proporzionale tensionamento della caspsula posteriore (la mano scorre in verticale tra il sacro ed L1). Tempi medi di recupero articolare: - Rigidità grado elevato: da 5 a 10 mesi; Rigidità grado medio : da 3 a 5 mesi; Rigidità grado basso : da 1 a 3 mesi.