sabato 12 luglio (samstag - saturday) Lungolago · Seepromenade · Lake promenade | ore 21.00 Estate Opera Tour 2008 ...l’opera lirica a Limone sul Garda Coro e Orchestra della “Filarmonica del Veneto” Grande allestimento scenografico teatrale “Rigoletto” di Giuseppe Verdi Libretto di Francesco Maria Piave, melodramma in tre atti Tratto dal dramma “Le Roi s’amuse” di Victor Hugo Direttore musicale: Regia: Scenografie e Costumi: Direttore di Palcoscenico: Tecnico audio e luci: Elisabetta Maschio Giuseppe Botta Mousikè Ilaria Maccacaro Marco Mazzon sabato 12 luglio (samstag - saturday) Lungolago · Seepromenade · Lake promenade | ore 21.00 RIGOLETTO (Giuseppe Verdi) ATTO I Scena I - Sala del palazzo ducale di Mantova Nel palazzo del duca di Mantova una folla di dame e di gentiluomini, sfarzosamente vestiti, partecipano ad una grande festa. Il nobile rivela confidenzialmente al cortigiano Borsa il suo proposito di concludere un legame amoroso con una bella sconosciuta incontrata in chiesa. Ma in fondo, libertino com'è, l'avventura non ha per lui che l'aspetto di un qualunque capriccio. Fa il galante con la contessa di Ceprano, prendendosi anche beffe del consorte, coadiuvato nel suo scherzo grossolano dal gobbo Rigoletto, buffone di corte. La festa è al colmo dell'allegria quando il conte di Monterone reclama giustizia per la grave offesa inferta dal duca alla sua figliola. Tutti però insorgono contro l'importuno disturbatore: due alabardieri lo conducono via mentre lui maledice il buffone, che ha schernito il suo dolore paterno. Rigoletto avverte che la maledizione di Monterone gli grava sul cuore. Scena II - Una via buia Rigoletto si incontra con il sicario Sparafucile e stipula con lui una intesa delittuosa. Molto agitato, entra nel cortile della casa che si affaccia sulla via e scambia un affettuoso abbraccio con la figlia Gilda, che lo prega di parlarle almeno un poco della madre ma per il buffone l'argomento è troppo doloroso. Come colpito da un triste presentimento, ordina alla figlia di non uscire di casa per alcun motivo e raccomanda alla governante Giovanna di custodirla. Ma non appena è ritornato in strada, l'infida donna fa entrare furtivamente nel cortile il duca travestito, con il quale Gilda, ignara, ha un appassionato colloquio. Un rumore di passi improvviso obbliga il cinico corteggiatore ad allontanarsi e la ragazza rimane sola a bearsi con il delizioso nome del suo creduto innamorato. Rigoletto non si sente tranquillo e ritorna frettolosamente verso casa finendo addosso nel buio ad un gruppo di cortigiani, i quali - ritenendo di aver così scoperto dove abita l'amante del buffone - architettano un tragico scherzo alle sue spalle . Marullo e Borsa gli danno da intendere che stanno per rapire la contessa di Ceprano, lo costringono ad intrupparsi con loro, a prendere la maschera e a reggere la scala. È molto buio, e Rigoletto si accorge tardi dell'infamia di cui è stato involontariamente complice: la donna rapita è in realtà Gilda. Rigoletto ricorda sgomento la maledizione infertagli da Monterone. ATTO II Il Salotto del palazzo ducale Il duca appare sconcertato e innervosito, perché non ha più notizia della sua bella. Già progetta di far pagare caro l'affronto, quando a rasserenarlo giungono i cortigiani, che, fra lazzi e risa, gli raccontano in quale modo hanno portato via l'amante di Rigoletto. Tale notizia rallegra il principe e quando gli vien detto che la dolce preda si trova a palazzo, si precipita a raggiungerla. Appare intanto Rigoletto, triste e abbattuto. Il suo ingresso viene accolto con scherno. Con angoscia confessa che la donna rapitagli non è altri che sua figlia e li scongiura perché gliela riportino intatta. Nell'intento di liberarla, cerca di entrare negli appartamenti ducali, ma gli viene sbarrata la strada. Allora inveisce contro i suoi beffardi schernitori. Ripete il suo disperato tentativo, finché Gilda esce e si getta fra le sue braccia confessandogli piangendo di essere stata sedotta. I cortigiani abbandonano la sala e la sventurata ragazza può narrare a suo padre in quale modo si era ingenuamente innamorata del duca. Cupa e profonda è la disperazione di Rigoletto. In quel momento passa il corteo che porta in carcere il conte di Monterone, il quale predice che il duca avrà lunga vita. Udite le sue parole Rigoletto si propone di sfatare la profezia e giura vendetta contro il duca. ATTO III La sponda destra del Mincio Gilda e suo padre sono insieme su di un tratto deserto della riva del Mincio, accanto ad una bicocca semidiroccata, dove Sparafucile ha impiantato la sua osteria. La ragazza è tuttora presa dalla sua passione e Rigoletto, al fine di dissuaderla, la invita a dare un'occhiata a quell'equivoco ambiente. Di lì a poco giunge il duca travestito ad ordinare all'oste del buon vino ed un'ottima stanza. Non appena vede Maddalena, la sorella di Sparafucile, si mette subito a corteggiarla. Testimone dell'accaduto ma non vista, Gilda è disperata. Per confortarla suo padre la rassicura che sta giusto portando a termine la sua vendetta e la sollecita quindi a partire per Verona in abiti maschili per non essere riconosciuta. Non appena se n'è andata, il buffone contratta con il brigante l'uccisione del duca. Ma questa volta Maddalena non si sente disposta a favorire gli infami progetti del fratello. Si è infatti invaghita del galante sconosciuto, che ora sta dormendo sopra l'osteria, mentre brontola cupo il temporale. Sparafucile finisce col cedere di fronte alle appassionate esortazioni della sorella e le promette di uccidere il primo viandante che arriverà all'osteria. Il loro dialogo tremendo è stato ascoltato parola per parola da Gilda, la quale decide di sacrificare la sua vita per l'ingrato ed infedele amante. E il suo proposito si compie nel buio dell'osteria. Mezzanotte è scoccata, il temporale tende a dileguarsi e Rigoletto giunge per chiedere conto di quanto Sparafucile ha compiuto. Sparafucile, dopo aver preteso il saldo del prezzo pattuito, abbandona nelle mani del buffone il sacco sanguinante da gettare nel fiume. Rigoletto vuole però essere solo in quel triste compito. Lo pervade una gioia frenetica che si muta subito in angoscia non appena ode provenire da lontano la voce beffarda del duca. Squarcia agitatissimo il sacco e nell'incerta luce riconosce il corpo insanguinato della figlia Gilda, che muore implorando clemenza, mentre il padre piomba nella disperazione. sabato 2 agosto (samstag - saturday) Lungolago · Seepromenade · Lake promenade | ore 21.00 Estate Opera Tour 2008 ...l’opera lirica a Limone sul Garda “La Traviata” di Giuseppe Verdi Libretto di Francesco Maria Piave, melodramma in tre atti Coro e Orchestra della “Filarmonica del Veneto” Grande allestimento scenografico teatrale Direttore musicale: Regia: Direttore di Palcoscenico: Scenografie e Costumi: Tecnico audio e luci: Elisabetta Maschio Giuseppe Botta Ilaria Maccacaro Mousikè Marco Mazzon Personaggi ed interpreti: Violetta Valèry Angela Matteini Alfredo Germont Alejandro Escobar Giorgio Germont Clorindo Manzato 107 1 10 07 sabato 2 agosto (samstag - saturday) Lungolago · Seepromenade · Lake promenade | ore 21.00 LA TRAVIATA (Giuseppe Verdi) ATTO I A Parigi, intorno al 1850, nel mese di agosto. C'è una grande festa nel salotto di Violetta Valery, giovane mantenuta del Barone Douphol. Alla padrona di casa il Visconte Gastone di Letorières presenta un suo amico, il giovane Alfredo Germont. Nel corso della cena Gastone rivela a Violetta che Alfredo è invaghito di lei; invita poi l'amico ad intonare un brindisi, e Alfredo inneggia alla bellezza e all'amore; Violetta risponde esaltando invece le virtù del piacere. La musica, nella sala attigua, chiama tutti alla danza; ma Violetta ha un improvviso malore, che la costringe a fermarsi. Invita gli ospiti a precederla; Alfredo tuttavia si trattiene presso di lei. Violetta gli chiede ragione della sua passione, e il giovane, le, rivela di averla amata a prima vista, dopo averla incontrata per caso un anno prima. Violetta però può offrirgli solo amicizia. Gastone giunge a interrompere il colloquio intimo; quando Alfredo si congeda, la donna gli consegna un fiore, invitando il giovane a riportarglielo quando sarà appassito, dunque l'indomani. E' l'alba ormai, e tutti gli invitati si congedano. Violetta rimane sola, e non può fare a meno di riflettere profondamente sulle parole d'amore che ha sentito da Alfredo. Non potrebbe essere proprio quello l'innamorato che si è sempre auspicata di incontrare sul suo cammino, fin dai teneri anni? Ma la fanciulla si scuote presto dai suoi vagheggiamenti; il suo destino è piuttosto quello di proseguire la sua vita gaudente. ATTO II Quadro primo Cinque mesi più tardi, in gennaio, in una casa di campagna presso Parigi. Da tre mesi Alfredo vive con Violetta in quel rifugio isolato, come in un sogno. La fanciulla ha infatti abbandonato per lui la sua esistenza ricca e gaudente. Incontrando Annin a, la cameriera di Violetta, Alfredo apprende però che ella si è recata a Parigi dietro ordine della padrona, per vendere dei beni materiali utili a coprire le spese della vita in campagna, di cui Alfredo si è fino a quel momento disinteressato; pieno di rimorso per la sua superficialità, il giovane parte subito per Parigi per riparare. Violetta riceve con un sorriso un biglietto d'invito dell'amica Flora Bervoix per una festa quella sera: ricevimenti di questo tipo appartengono ormai al passato. Le viene annunciata una visita; attende un uomo d'affari, si trova però inaspettatamente davanti Giorgio Germont, il padre di Alfredo. L'uomo le rivolge subito parole durissime, accusandola di avere delle mire sul suo patrimonio. Violetta risponde con dignità, e decide di rivelare il vero al padre dell'amato: è in procinto di disfarsi di tutti i suoi beni, per potersi mantenere, così come si è lasciata alle spalle la vita di un tempo, grazie all'amore, di Alfredo. Germont comprende di avere di fronte una donna molto diversa rispetto a quella che credeva di trovare. Proprio alla sensibilità della giovane si rivolge allora per esporre il vero motivo della sua visita. Egli ha infatti un'altra figlia, il cui promesso sposo rifiuta le nozze se Alfredo non ritorna presso la famiglia. Le chiede quindi di lasciare Alfredo, per sempre. La richiesta suscita una reazione disperata: non sa Germont che ella al mondo ha solo l'amore di Alfredo, e che è minata da una gravissima malattia che la porterà presto alla tomba? L'uomo insiste, e punti su altre argomentazioni. Quando l'amore sarà scemato e l'età avrà scalfito la bellezza, che solidità potrà avere una unione non protetta dal vincolo del matrimonio? La fanciulla comprende che il suo passato non può essere cancellato per la società. Fra le lacrime, accetta di abbandonare Alfredo senza rivelargli la verità. Grato e commosso, Germont la abbraccia come una figlia, e si allontana nel giardino, Rimasta sola, la giovane invia, tramite Annina, un biglietto a Flora, per accettare il suo invito; poi inizia, fra dubbi e sofferenze, la lettera d'addio destinata ad Alfredo. L sorpresa dal giovane, preoccupato perché ha ricevuto una severa lettera del padre, che preannuncia una visita. Violetta, piangente, simula: si allontanerà per non incontrarlo. E corre via, invitando Alfredo ad amarla quanto ella lo ama. Passa il tempo; dal giardino un fattorino porta una lettera per Alfredo; è di Violetta. Bastano poche parole e il giovane rimane sconvolto. Dietro di sé trova il padre, e si getta nelle sue braccia. Germont cerca di consolare il figlio dell'inatteso abbandono; gli ricorda la natia Provenza, dove potrà ritrovare l'antica pace. Ma Alfredo è sconvolto, geloso del Barone, l'antico protettore della fanciulla. L'occhio gli cade sul biglietto di Flora: dunque Violetta andrà alla festa. Folle di gelosia, si precipita fuori, abbandonando il padre. Quadro secondo Nel palazzo di Flora la festa si prospetta brillantissima. Il Marchese d'Obigny annuncia la separazione di Alfredo e Violetta, che interverrà con il Barone Douphol. Giungono gruppi di maschere: zingarelle indovine, e festosi toreri. Improvvisamente, inatteso, fa il suo ingresso Alfredo, fingendosi disinvolto. E subito dopo arriva proprio Violetta, al braccio del Barone Douphol, che le intima di ignorare l'amante. Ma Alfredo, dal tavolo da gioco, continua a lanciare allusioni sferzanti alla donna che lo ha lasciato. Il Barone si irrita; frenato da Violetta, sfida il rivale al gioco, e perde diverse mani; e una sfida che preannuncia un prossimo duello. Tutti si trasferiscono nella sala da pranzo per la cena, ma Violetta torna sui suoi passi. Ha dato appuntamento ad Alfredo per pregarlo di fuggire dal duello; e infatti Alfredo arriva, folle di gelosia; in un concitato dialogo Violetta, per tacere la verità, finge di amare il Barone. Alfredo allora convoca tutti i convitati, svela loro di essere stato mantenuto da Violetta e getta per disprezzo una borsa di denaro ai piedi della donna: un insulto che viene sdegnosamente condannato da tutti, incluso Giorgio Germont, che ha raggiunto il figlio appena in tempo per assistere alla scena. Lo stesso Alfredo, d'altronde, è subitamente pentito: lo aspetta il duello con il Barone. Violetta, umiliata e prostrata, non può fare a meno di continuare ad amare l'uomo che l'ha offesa. ATTO III Un mese più tardi, in febbraio. A Parigi, nella camera da letto di Violetta. La fanciulla giace a letto, sfinita dalla tisi, assistita dalla fida Annina. L l'ora del risveglio, e il dottor Grenvil arriva a visitare la degente; le rivolge parole di conforto, ma separatamente, ad Annina, rivela che la fine è questione di ore. Violetta invia Annina a donare i pochi soldi che le rimangono in beneficenza; rimasta sola rilegge una lettera di Giorgio Germont, che le annuncia il prossimo ritorno di Alfredo, per ottenere il perdono. Ma l'attesa si prolunga da troppo tempo, e la fanciulla sente che la sua fine è prossima; chiede perdono a Dio per la donna traviata. Dall'esterno giungono i cori festosi del carnevale parigino. Annina torna concitata, e con circospezione cerca di preparare la malata a una gioia improvvisa: il ritorno di Alfredo. Emozionatissimi, i due giovani si abbracciano e cercano di immaginare un futuro insieme, lontano da Parigi, per la convalescenza di Violetta. Ma la realtà è diversa: la fanciulla è troppo debole per vestirsi e uscire; Alfredo comprende la gravità della situazione, e invia Annina a chiamare il dottore; ma Violetta non può che disperarsi sentendo che le forze la abbandonano proprio quando Alfredo è tornato. Con Annina e il dottor Grenvil arriva anche Giorgio Germont, che vedendo le condizioni della fanciulla comprende il male che le ha fatto. Sempre più debole, Violetta consegna ad Alfredo una sua effigie giovanile. Poi ha un ultimo ritorno di forze, prima di spirare fra le braccia dell'amato.