Diocesi di Città di Castello
Foglio di collegamento
Notiziario mensile della Chiesa Tifernate
Febbraio 2016
Numero 75
Anno VIII
“Lasciatevi riconciliare con Dio”
(2Cor 5,20)
I
l 10 febbraio, mercoledì delle ceneri, inizia la Quaresima 2016
dell’Anno del Giubileo straordinario della misericordia. È “il momento
favorevole” per la nostra conversione proprio alla luce dell’amore di
Gesù che ha tracciato la strada.
“L’amore del Cristo, infatti, ci possiede”, ossia ci avvolge e ci coinvolge a non vivere più per noi stessi. Chi vive nell’amore come lui, è
“creatura nuova” (cf 2Cor 5,14-17).
La conversione cristiana è anzitutto opera di Dio. È Lui che “ci riconcilia con sé mediante Cristo” che ha affidato alla Chiesa il ministero
della riconciliazione. “Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi
riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo
fece peccato in nostro favore, perché in lui noi potessimo diventare
giustizia di Dio” (2Cor 5,20-21).
L’espressione di San Paolo è audace, simile a quella di Gal 2,13s: “Cristo ci ha riscattati dalla maledizione della Legge, diventando lui stesso maledizione per noi, poiché sta scritto: Maledetto chi è appeso
al legno, perché in Cristo Gesù la benedizione di Abramo passasse ai pagani e noi, mediante la fede, ricevessimo la promessa dello Spirito”. “Dio fece peccato” il suo Figlio innocente, richiama le parole del
profeta Isaia: “Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori… per le sue piaghe noi siamo stati guariti… il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di tutti noi” (53,4.6).
Gesù è l’Agnello innocente che ha preso tutte le nostre colpe, si è fatto carico di tutte le nostre miserie al
punto da “farsi peccato” per ottenerci il completo perdono e farci diventare uomini nuovi.
È questo il senso profondo della riconciliazione che, soprattutto nella Quaresima del Giubileo della misericordia, invito fraternamente a riscoprire.
Vorrei richiamare quanto ho scritto nella Lettera pastorale alle pagine 18-20. Chiedo ai sacerdoti in particolare di porre attenzione sulla celebrazione del sacramento della riconciliazione, come penitenti e come confessori. In quelle pagine si trovano precise indicazioni, a mio avviso importanti.
1
Papa Francesco nel Messaggio per la Quaresima 2016 (che trovate più avanti) richiama anzitutto
all’ascolto orante della Parola di Dio, come fece Maria, “icona di una chiesa che evangelizza perché
evangelizzata”. La storia racconta “un vero e proprio dramma d’amore, nel quale Dio gioca il ruolo di
padre e di marito tradito, mentre Israele gioca quello di figlio/figlia e di sposa infedeli”. Un dramma
che raggiunge il suo culmine in Cristo crocifisso che invoca dal Padre il perdono universale, di cui il ladrone pentito è il primo beneficiario fino a diventare il primo santo, canonizzato da Gesù: “Oggi con me
sarai nel paradiso” (Lc 23,43).
La reale conversione cristiana si manifesta nell’esercizio delle opere di misericordia corporale e spirituale. “La misericordia di Dio trasforma il cuore dell’uomo e gli fa sperimentare un amore fedele e così lo
rende a sua volta capace di misericordia. È un miracolo sempre nuovo che la misericordia divina si
possa irradiare nella vita di ciascuno di noi, motivandoci all’amore del prossimo e animando quelle che
la tradizione della Chiesa chiama le opere di misericordia corporale e spirituale. Esse ci ricordano che
la nostra fede si traduce in atti concreti e quotidiani, destinati ad aiutare il nostro prossimo nel corpo e
nello spirito e sui quali saremo giudicati: nutrirlo, visitarlo, confortarlo, educarlo” (Messaggio).
La conversione autentica ci porta ad aprire occhi, cuore e volontà al povero Lazzaro che chiede aiuto alla nostra porta. Questa diventa “Porta della misericordia” se dopo averla oltrepassata per ricevere
l’abbraccio e il perdono dell’amore misericordioso del Signore, ne usciamo per incontrare i fratelli bisognosi facendo loro i gesti di misericordia corporale e spirituale. “Se mediante quelle corporali tocchiamo la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati, quelle
spirituali – consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – toccano più direttamente il nostro
essere peccatori. Le opere corporali e quelle spirituali non vanno perciò mai separate. È infatti propr io
toccando nel misero la carne di Gesù crocifisso che il peccatore può ricevere in dono la consapevolezza
di essere egli stesso un povero mendicante” (Messaggio). San Giacomo ci ricorda che la fede senza le
opere è morta. Nella Lettera pastorale sono indicate alcune concrete modalità per mettere in atto queste
opere, nelle quali la nostra fede deve incarnarsi.
È in questo senso che auguro a me e a voi una santa Quaresima.
Con affetto benedico.
il vescovo
informa
Torno a raccomandare al clero (sacerdoti e diaconi) la partecipazione alla “due giorni” di formazione permanente del clero tifernate a Collevalenza. L’appuntamento è importante per vivere la celebrazione del Giubileo della misericordia, per rafforzare la nostra fraternità sacramentale, per un
maggior coordinamento pastorale. Nella prima parte ci accompagnerà S.Ecc. Mons. Benedetto
Tuzia. Nella seconda parte ci confronteremo a livello pastorale. Chiedo a chi non si è ancora
iscritto di farlo quanto prima. Si arriva a Collevalenza con le proprie auto, magari concordando le
modalità per viaggiare insieme. L’inizio avrà luogo domenica 7 febbraio alle 19:00 circa.
L’esperienza si concluderà martedì 9 febbraio con il pranzo. Conto sulla partecipazione di tutti.

Domenica 24 gennaio alle ore 16.00 a Canoscio, ho presieduto la Concelebrazione nella quale ho
ringraziato i Frati dell'Immacolata per il servizio da loro svolto nei quasi dieci anni della loro presenza nella nostra diocesi. Nella stessa celebrazione abbiamo accolto i nuovi responsabili: mons. Franco
Sgoluppi, rettore del Santuario e parroco della parrocchia dei "SS. Cosma e Damiano" in Canoscio e
don Cristian Burca, assistente pastorale dei rumeni cattolici in diocesi e collaboratore per il servizio
pastorale al Santuario e alla parrocchia.

Martedì 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore, ricorre la Giornata mondiale della Vita
consacrata (vedi più avanti). Nella Basilica di San Pietro il Papa conclude l’Anno della Vita consacrata. Vi parteciperanno molti religiosi/e, anche della nostra diocesi. Invito il clero a fare un riferimento particolare a questo evento nelle celebrazioni del giorno.
2
Nel Santuario della Madonna delle Grazie avrà luogo, come potete vedere più avanti, un intrigo di
preparazione (animata dal Diacono Giorgio Fiorucci) alla celebrazione del 2 febbraio da me presieduta. La nostra Chiesa ha avuto nel passato una grande presenza di persone consacrate che hanno dato una notevole testimonianza. Abbiamo attualmente ben cinque monasteri e diverse comunità di religiose/i che stanno offrendo non pochi servizi ecclesiali e sociali. Li ringraziamo di cuore e chiediamo la grazia che continuino nello spirito dei loro santi fondatori. Preghiamo per le vocazioni alla
vita consacrata. Invito il clero e le persone consacrate a partecipare alla Celebrazione eucaristica, nel
Santuario della Madonna delle Grazie, secondo il programma.

Nello stesso giorno, 2 febbraio, nella Cripta del Duomo alle ore 10:00, insieme a Mons. Mario Ceccobelli, vescovo di Gubbio, presiederà la concelebrazione in ricordo di Mons. Carlo Urru nel 14º
anniversario della sua morte. La Chiesa tifernate ricorda con tanta gratitudine il vescovo che l’ha
servita con indimenticabile dedizione dal 1982 al 1991.

Domenica 7 febbraio celebriamo a livello diocesano la Giornata della vita, per la quale i vescovi italiani hanno predisposto un messaggio disponibile in questo Foglio. È bene utilizzarlo nelle celebrazioni della domenica e in altri incontri catechetici. Nelle pagine del Foglio trovate altre iniziative organizzate per questa Giornata che ci invita a riflettere e pregare perché la vita sia promossa e sostenuta in ogni sua fase.

L’11 febbraio celebreremo la 25ª Giornata mondiale del malato. Il Messaggio del Papa Affidarsi a
Gesù misericordioso come Maria: “Qualsiasi cosa vi dica, fatela” (Gv 2,5), aiuta a valorizzare la
sofferenza di coloro che richiedono vicinanza, attenzione, aiuto concreto. Mentre ringraziamo i tanti
che a vario titolo si adoperano per alleviare le sofferenze degli infermi, ognuno di noi si impegni a far meglio la propria parte per
aiutarci a portare insieme le nostre croci.

L'itinerario quaresimale, scandito dalle cinque domeniche, è il percorso liturgico che la Chiesa ci offre per prepararci alla Pasqua.
Valorizziamo a pieno questo tempo forte della Quaresima che inizia
con il mercoledì delle Ceneri, 10 febbraio. Le celebrazioni della Parola e della Riconciliazione, le catechesi, le opere di carità, la via
crucis e altro ancora, possono essere preziosi momenti di grazia per la crescita spirituale di ciascuno di noi e delle nostre comunità.
 Visto che si è riscontrato un buon ascolto, continuerò a proporre, attraverso TRG e TTV, la lectio sulle domeniche di Quaresima: “La Parola per te. Verso la Pasqua 2016”.
 Presiederò le stazioni quaresimali nelle domeniche di Quaresima in cattedrale e nelle chiese
principali del Centro storico. Parteciperò alla Via Crucis nel chiostro delle suore cappuccine di
Santa Veronica. Sarò a disposizione delle Unità pastorali per celebrazioni particolari, soprattutto a carattere giubilare: pellegrinaggi, liturgie penitenziali, missioni, catechesi… a livello parrocchiale, di unità pastorale e di zone o vicarie.
 Incoraggio l'impegno pastorale della benedizione delle famiglie (“l'acqua santa”). Sono convinto che ne valga la pena. È un’occasione semplice che può diventare un momento di preghiera, di conoscenza, di avvicinamento alle famiglie e a tutte le persone, con particolare attenzione
a coloro che soffrono. Da mercoledì 3 febbraio è disponibile in Libreria Sacro Cuore un dépliant gratuito preparato in occasione del Giubileo della misericordia per le famiglie con il mio
augurio della buona Pasqua. Prego i sacerdoti e i diaconi di ritirare le copie che servono per
portarle alle famiglie durante la benedizione pasquale.
 Raccomando a tutti, specialmente ai giovani, il sussidio “Verso la Pasqua” preparato
dall’Ufficio per la Pastorale Giovanile regionale, disponibile in Libreria Sacro Cuore già da sabato 7 febbraio. Invitiamo i sacerdoti a prenotare i libretti per poter rendere fruibile questo servizio. Si possono prenotare i libretti inviando una mail a [email protected],
indicando la parrocchia e il numero di libretti che si desiderano, oppure contattando telefonicamente: don. Filippo Milli: 334.3216074
3
 La celebrazione delle Ceneri per i giovani avrà luogo giovedì 11 febbraio alle ore 21 presso il
Santuario di Canoscio. Li incoraggio anche a partecipare alla GMG di Cracovia e a seguire tutte le iniziative preparatorie che si svolgono in diocesi e regione.
 Domenico Cancian f.a.m.
Vescovo
agenda del
mese
FEBBRAIO 2016
1
LUNEDI'
2
MARTEDI'
3
MERCOLEDI' S. BIA-
4
5
GIOVEDI'
S. VERDIANA
PRES. DEL SIGNORE
GIO, S. OSCAR, S.
CINZIA
S. GILBERTO
VENERDI'
S. AGATA
7
DOMENICA
8
LUNEDI' S. GIROLA-
S. TEODORO MARTIRE
MO EM.
- ore 09.30, Trestina. Riunione del clero della Zona Pastorale Sud.
- ore 16.00, Madonna del Latte. "Lungo le nostre strade. La Croce di San
Damiano e la Madonna di Loreto nella nostra Diocesi". Festa degli Oratori (vedi il programma Pastorale giovanile)
- ore 21.00, Cattedrale, Veglia di Preghiera con i giovani (vedi il programma Pastorale giovanile).
20ª Giornata mondiale della vita consacrata
- ore 09.00, Monastero di Santa Cecilia. Santa Messa presieduta dal vescovo per il 25° anniversario di professione religiosa di Suor Franca.
- ore 10.00, Cattedrale. Celebrazione eucaristica nel 14° anniversario della morte di mons. Carlo Urru. Partecipa anche S.E.Mons. Ceccobelli. Con
i sacerdoti e i fedeli che lo desiderano ringrazieremo il Signore del dono
dell’indimenticabile Don Carlo.
- ore 17.30, Monastero delle Cappuccine. Il vescovo presiede la celebrazione dei Vespri. Segue alle ore 18.00, nel Santuario Madonna delle
Grazie, la S.Messa per la “Giornata mondiale della Vita consacrata”.
- ore 21.00, Convento di Zoccolanti. "Lungo le nostre strade. La Croce di
San Damiano e la Madonna di Loreto nella nostra Diocesi". Veglia di
Preghiera con le famiglie (vedi il programma Pastorale giovanile).
- ore 21.00, S.Biagio in Cinquemiglia. Santa Messa del Vescovo in onore
di San Biagio, patrono della parrocchia.
- ore 20.45, Seminario. Scuola dioc. di Formazione Teologica. Lezione
del vescovo: "Introduzione alla Scrittura”.
- ore 09.30, Assisi. Il vescovo partecipa all’incontro della Pastorale Vocazionale regionale.
38ª Giornata Nazionale per la Vita
- ore 12.00, Cattedrale. Il vescovo presiede la celebrazione eucaristica in
occasione della 38° Giornata nazionale per la Vita.
7/8/9 febbraio, Collevalenza - Formazione permanente del clero.
Anniversario della nomina di S.E. Mons. Pellegrino Tomaso Ronchi a Vescovo di Città di Castello (1991).
- ore 12.00,
Collevalenza. Il vescovo presiede l'Eucaristia nella festa
liturgica della Beata Madre Speranza di Gesù nel 33º anniversario della
sua nascita al Cielo.
4
10
MERCOLEDI'
S. ARNALDO, S.
SCOLASTICA - LE
CENERI
11
GIOVEDI'
12
VENERDI'
S. DANTE , B.V. DI
LOURDES
S. EULALIA)
14
DOMENICA
15
16
LUNEDI'
I DI QUARESIMA
S. FAUSTINO
Mercoledì delle ceneri
- ore 18.30, Duomo. S. Messa del vescovo con l’imposizione delle Ceneri.
- ore 21.00, S. Maria Nova. S. Messa del vescovo con l’imposizione delle
Ceneri.
24ª Giornata del malato
- ore 15.00, Cattedrale. Il vescovo presiede la celebrazione del Giubileo
per i malati.
- ore 21.00, Canoscio. Celebrazione diocesana per i giovani all'inizio della
Quaresima: imposizione delle ceneri e liturgia penitenziale.
- ore 21.00, Sala Santo Stefano. David Sassoli terrà una conferenza su
“L’Europa interpellata da Papa Francesco” (vedi il manifesto).
- ore 21.00, Via Crucis nel chiostro delle suore cappuccine di S. Veronica.
Compleanno di Boriosi diacono Vittorio
- ore 16.00, Piccole Ancelle del Sacro Cuore. Il prof. Iacopo Casadei
presenta il tema: "Essere genitori ed educatori ai tempi di Facebook e Watsapp" (gestire opportunità e rischi dei social network). Sono invitati in
modo particolare le famiglie e i giovani.
- ore 18.30, Stazione Quaresimale in Cattedrale. Il vescovo presiede la
concelebrazione con i parroci del Centro storico.
- ore 09.30, Assisi. Il vescovo partecipa alla riunione della CEU.
Anniversario ordinazione sacerdotale Bastianoni mons. Giovanni.
MARTEDI'
S. GIULIANA VERGINE
18
GIOVEDI'
S. SIMONE VESCOVO
19
VENERDI'
S. MANSUETO , S.
TULLIO
20
SABATO
S. SILVANO, S. ELEUTERIO V.
21
DOMENICA
II DI QUARESIMA
- ore 15.00, Vescovado. Il vescovo presiede la riunione del CDAE.
- ore 20.45, Seminario. Scuola dioc. di Formazione Teologica. Lezione
del vescovo.
Onomastico di Valori don Simone
- ore 21.00, Via Crucis nel chiostro delle suore cappuccine di Santa Veronica.
Compleanno di Bernardo don Gesualdo
Anniversario della morte di Magnani mons. Rolando (21.02.2004).
- ore 18.30, Madonna delle Grazie, Stazione Quaresimale. Il vescovo
presiede la concelebrazione con i parroci del Centro storico.
Compleanno di Cappelli mons. Giovanni.
- ore 18.30, Pozzuoli. Il vescovo incontra la Pastorale familiare sul tema:
“Famiglia e misericordia”.
23
MARTEDI'
S. RENZO
24
MERCOLEDI'
S. EDILBERTO RE, S.
MATTIA
- ore 15.30, Roma. Il vescovo partecipa al Seminario presso il Pontificio
Ateneo Salesiano, presentando il tema “La Chiesa italiana dinanzi ai sacerdoti feriti”.
25
26
27
GIOVEDI'
S. CESARIO, S. VITTORINO
- ore 15.30, Vescovado. Il vescovo presiede la riunione dell'IDSC.
VENERDI'
S. ROMEO
- ore 21.00, Via Crucis nel chiostro delle suore cappuccine di S. Veronica.
28
SABATO
S. LEANDRO
DOMENICA
III DI QUARESIMA
- ore 09,00, Assisi, Seminario Regionale. Il vescovo presiede l’incontro
della Commissione missionaria regionale.
- ore 18.30, San Francesco, Stazione Quaresimale. Il vescovo presiede la
concelebrazione con i parroci del centro storico.
Onomastici di Piccinelli don Romano e del diacono Romano Marini
5
INDULGENZE E GIUBILEO DELLA MISERICORDIA
1.
PERCHÉ PARLARE DELLE INDULGENZE?
Le indulgenze sono un elemento costitutivo del Giubileo, anzi il suo oggetto proprio, il suo contenuto essenziale. Il Giubileo è per sua natura tempo di "indulgenze”, di massima elargizione delle indulgenze. I Giubilei
vengono indetti, non tanto per consentire ai fedeli di ricevere il perdono dei peccati mediante il sacramento
della penitenza, a cui peraltro si può accedere in ogni tempo, ma per far partecipare i fedeli a quella particolare
forma di misericordia che va sotto il nome di “indulgenza”, che consiste nella remissione, a determinate condizioni, della cosiddetta “pena temporale” connessa con i peccati già perdonati. Quindi l’indulgenza si collega al
sacramento della penitenza e serve alla remissione, al perdono “pieno” (anzi “pienissimo” – Bonifacio VIII) dei
peccati.
Papa Francesco di solito evita di pronunciare questa parola, forse per preoccupazioni ecumeniche o anche
per paura di oscurare in qualche modo il primato (quasi assoluto) da attribuire alla misericordia di Dio. Ne parla
però espressamente nella bolla di indizione Misericordiae vultus e lo fa in questi termini: “Nonostante il
perdono, nella nostra vita portiamo le contraddizioni che sono la conseguenza dei nostri peccati [=pena
temporale]. Nel sacramento della Riconciliazione Dio perdona i peccati [reatus culpae], che sono davvero
cancellati; eppure, l’impronta negativa che i peccati hanno lasciato nei nostri comportamenti e nei nostri
pensieri rimane [reatus poenae]. La misericordia di Dio però è più forte anche di questo. Essa dive nta indulgenza del Padre che attraverso la Sposa di Cristo raggiunge il peccatore perdonato e lo libera da ogni
residuo della conseguenza del peccato, abilitandolo ad agire con carità, a crescere nell’amore piuttosto che
ricadere nel peccato” (n. 22).
Nonostante la cautela del Papa e una certa oscurità, dovuta ad un linguaggio accentuatamente giuridico, la
dottrina sulle indulgenze mantiene la sua importanza e merita di essere compresa e presentata in modo migliore.
Sulla base di numerosi presupposti biblici, essa appartiene, sotto varie forme, alla dottrina e alla prassi penitenziale nella chiesa fin dall’antichità, anche se poi si è sviluppata ed ha assunto una sua forma specifica dal
medioevo in poi. Ha dunque una sua storia e un suo sviluppo, le sue ombre e le sue luci; vi si sono cimentati
teologi di primo ordine (da s. Tommaso a Rahner). Nonostante la forte contestazione da parte della riforma
protestante, la pratica delle indulgenze è pervenuta fino ai nostri giorni soprattutto attraverso la celebrazione
degli anni giubilari ed è una caratteristica del cattolicesimo.
Il concilio Vaticano II accenna alle indulgenze, senza nominarle espressamente, nella Lumen gentium, n. 49,
quando parla dei rapporti tra la Chiesa celeste, composta dai fedeli che “si purificano ancora” e quelli che
contemplano Dio, e la Chiesa peregrinante, rappresentata dai fedeli che vivono su questa terra. “ Tutti infatti
quelli che sono di Cristo, avendo lo Spirito Santo, formano una sola Chiesa e sono tra loro uniti in lui (cfr. Ef
4,16). L'unione quindi di quelli che sono ancora in cammino coi fratelli morti nella pace di Cristo non è
minimamente spezzata; anzi, secondo la perenne fede della Chiesa, è consolidata dallo scambio dei beni
spirituali”.
La dottrina più aggiornata la troviamo nella Cost. Indulgentiarum doctrina (1967) di Paolo VI e nel Catechismo della Chiesa Cattolica, nn. 1471-1479, e nelle più recenti pubblicazioni della Penitenzieria apostolica.
Paolo VI afferma che "la dottrina e l'uso delle indulgenze, da molti secoli in vigore nella chiesa cattolica,
hanno un solido fondamento nella divina rivelazione" (Indulg. doctr., n.1); pur invitando ad accoglierle come
un prezioso tesoro molto utile per la vita cristiana, “lascia tuttavia che ciascuno usi di questi mezzi di purificazione e di santificazione nella santa e giusta libertà dei figli di Dio (ivi, n. 11); dichiara però anatema chi
asserisce l’inutilità delle indulgenze (cf. ivi, n. 8).
2.
"UNA TESSERA DI AUTENTICA CATTOLICITÀ"
Così ha definito le indulgenze s. Giovanni Paolo II in un discorso ai penitenzieri delle basiliche romane, il 30
gennaio 1981. Certamente, secondo la gerarchia delle verità, la dottrina sulle indulgenze non appartiene alle
verità principali della fede, ma al tempo stesso non è un corollario marginale che si possa facilmente depennare
senza patire conseguenze di sorta. E’ una dottrina invece da riscoprire e approfondire. Essa è parte integrante di
molti e importanti contenuti della fede cattolica.
Si collega, in vari modi, alla vita delle persone e delle nostre comunità, a tanti gesti e riti che altrimenti non
avrebbero giustificazione, come la pratica dei suffragi per i defunti (messe, preghiere, opere di carità); alla
cosiddetta “escatologia intermedia”, cioè alla condizione dei defunti dopo la morte (giudizio partic olare,
6
purgatorio…), alla realtà che va sotto il nome di “comunione dei santi”. Ma più in profondità si collega alla
visione antropologica della fede cattolica che differisce profondamente da quella delle comunità protestanti in
questioni decisive, quali il modo di concepire la libertà umana, la responsabilità, il peccato, la legge e la coscienza morale, la giustificazione, la collaborazione umana alla grazia, il valore delle opere, la santità; inoltre
alla visione della Chiesa e alla sua opera di mediazione (ad es. i sacramenti, ecc…) che è molto diversa da
quella dei protestanti, non tanto a livello di disquisizioni o spiegazioni meramente teologiche, ma al livello dei
contenuti che si collocano nel quadro della professione della fede cattolica, dove non abbiamo a che fare con
semplici teorie costruite dagli uomini.
E’ bene ricordare che la dottrina della fede cattolica si caratterizza, non per una verità semplificata e unilat erale (sola scriptura, sola fides, sola gratia,…), come nel protestantesimo, ma per una verità più piena e integrale (il classico et… et). Le questioni attinenti alle indulgenze fanno parte di un tutto organico, in cui le realtà o i
misteri della fede si integrano e illuminano a vicenda (secondo il criterio dell’analogia fidei). L’indulgenza
dunque non è un corpo estraneo, ma un punto d’incrocio di dottrine fondamentali della fede cattolica.
3.
PRESUPPOSTI BIBLICI
Molteplici sono i presupposti biblici della pratica delle indulgenze. Si possono ravvisare in tutti quei passi in
cui risuona l’appello alla conversione e alla penitenza, oppure là dove si esprime l’esigenza della riparazione
per il peccato (ad es. nell’episodio di Zaccheo); ma ancor più nei passi in cui si dice che il peccato comporta
una pena o un castigo da scontare. Ci sono al riguardo tra gli autori sacri due linee interpretative: la prima
considera il castigo come pena ad hoc comminata da Dio (come ad es. nel caso del peccato di David - 2Sam.12,
7-10.13-14: “la spada non si allontanerà mai dalla tua casa” (v. 10); la seconda vede la pena come le conseguenze negative provocate dal peccato. È dunque lo stesso peccato, e non Dio, che castiga l’uomo. Questa idea
era già chiaramente espressa nell’AT: “Il male si ritorce su chi lo fa” - Sir 27,27; “La tua stessa malvagità ti
castiga e le tue ribellioni ti puniscono” - Ger 2,19).
Infine ci si può richiamare all’istituzione dell'anno sabbatico e giubilare con cui Dio comanda agli Israeliti di
avere indulgenza verso i poveri (cancellando i debiti o restituendo le terre) e verso gli schiavi (liberandoli) (Lv
25,1-7; Lv 25,10). Nel NT l’anno di grazia promulgato da Gesù eleva la liberazione dalla schiavitù da quella
materiale a quella del peccato, e dunque a perdono della colpa. Quanto alla cancellazione dei debiti, questa si
eleva a remissione della pena provocata dal peccato. La prima indu lgenza può essere identificata con quella
donata da Cristo sulla croce al ladrone pentito: “In verità ti dico: oggi sarai con me in paradiso" (Lc 23,43). In
questo passo la teologia cattolica legge non solo un'immediata remissione della colpa, ma anche della pena,
ovvero un'applicazione al buon ladrone – potremmo dire - di una “indulgenza plenaria”, in quanto il buon
ladrone ha maturato i requisiti per ottenere un’indulgenza piena, cioè la remissione della pena del peccato a
seguito, oltre che del riconoscimento del peccato, dell’accettazione delle sofferenze della crocifissione e della
morte ("stiamo ricevendo la giusta pena per le nostre azioni"(Lc 23,41).
4.
STORIA E SIGNIFICATO DELLE INDULGENZE
La dottrina sulle indulgenze ha una sua storia e un suo sviluppo teologico. Nasce dalla disciplina penitenziale, di cui costituisce una modifica, anzi un’attenuazione, una mitigazione. All'inizio e per tutto il primo millennio – come sappiamo - c'è stata una grande severità nella prassi penitenziale della chiesa. Anzitutto la penitenza
si riferiva a tre peccati gravi: omicidio, adulterio e apostasia. La riconciliazione penitenziale era detta canonica,
cioè ufficiale, pubblica, in quanto avveniva davanti al vescovo e alla comunità: era ammessa una sola volta
nella vita ed era concessa, dopo un tempo di penitenza lungo, che a volte durava per tutta la vita. Per ottenerla
bisognava dare segni concreti di un cambiamento di vita (abbandono del peccato e desiderio di ritornare alla
relazione con Dio e con la comunità).
Si delineano così gli elementi essenziali del rituale della penitenza: la confessione dei peccati, un tempo di
penitenza e, alla fine, quando si vedono i frutti della conversione, la riconciliazione (il perdono). Praticamente è
questa la configurazione rituale della penitenza fino al V secolo; e tale permane anche successivamente, con il
passaggio dalla penitenza canonica antica a quella privata, davanti al presbitero e reiterabile, ed estesa a tutta
una serie di peccati di una certa gravità e anche a quelli meno gravi, tutti con relative penitenze da compiere
(penitenza “tariffata”).
Tuttavia già nella penitenza antica, ma ancor più in quella privata, vescovi e pastori avevano cominciato a
condonare in tutto o in parte le opere penitenziali, molto lunghe e afflittive. L’indulgenza viene considerata uno
sconto concesso per pietà cristiana nei confronti della sofferenza, cioè delle gravose condizioni di vita del
penitente. Così con il tempo le penitenze furono progressivamente mitigate, specialmente per i penitenti che per
7
qualche giusta ragione non potevano adempiere le opere loro ingiunte, e commutate con altre opere buone più
facili da compiere.
Nella seconda metà del secolo XII c'è la svolta: si comincia a riconciliare il penitente immediatamente dopo
la confessione (l'opera della penitenza è ancora richiesta, ma è cronologicamente successiva al momento
sacramentale). Con la riconciliazione spostata prima dell'esecuzione dell'opera penitenziale, nasce la distinzione
tra "colpa" (reatus culpae) e "pena"(reatus poenae). E’ un vero approfondimento teologico, interessante, molto
vicino al dato reale, per sottolineare che la riconciliazione (perdono della colpa) è puro dono della grazia di Dio
e non dipende dalle opere di penitenza (in un rapporto di causa-effetto), e quindi può essere conferita immediatamente appena il peccatore pentito confessa e chiede perdono dei peccati; e d’altra parte è la stessa grazia che
spinge e accompagna il penitente ad accettare umilmente le opere penitenziali nel cammino di conversione, per
scontare la “pena” del peccato, che serve a rimediare o riparare, almeno in parte, le conseguenze negative
provocate dal peccato in sé e negli altri. Cosa questa che il penitente, da solo, non potrà mai riuscire a fare
completamente.
Diventa così importante il ricorso al cosiddetto “tesoro” della Chiesa, per l’intervento del potere delle chiavi.
Il peccatore, nel suo porsi dinanzi a Dio per purificare se stesso con la penitenza, e per riparare al male fatto,
non ha tutta la forza per adempiere a questo compito. La Chiesa, allora, Madre di misericordia, attinge alla
santità dei suoi santi la forza e i meriti necessari per supplire alla povertà del peccatore.
Nello stesso periodo, alcuni teologi, riprendendo le riflessioni dei Padri della Chiesa sulla sorte dei defunti,
affermarono la possibilità di purificarsi anche nell'aldilà (purgatorio): nasce così un insegnamento teologico che
sarà accolto nel Concilio di Lione del 1274, premessa indispensabile per considerare le indulgenze quale mezzo
di suffragio per i defunti.
Nei secoli successivi (dal XIV al XVI) l’uso delle indulgenze si diffuse enormemente e venne introdotta la
possibilità di ottenerle anche con una offerta di denaro. Questa pratica permise la creazione e diffusione di
numerose strutture ecclesiastiche (chiese, monasteri, opere caritative), ma anche opere di pubblica utilità
(strade, ponti, ospedali). Molte opere assai importanti per la civilizzazione occidentale poterono realizzarsi
soltanto in base a questo sistema, che si rivelò un mezzo efficace per reperire o mobilitare risorse. Si pensi che
molte delle architetture più famose della città di Roma, a partire dalla stessa basilica di s. Pietro, sono state
costruite anche con i soldi ricavati dai giubilei. Ciò vale anche per la Fontana di Trevi o la scalinata di Trinità
dei Monti. L'architettura della città, nelle intenzioni dei pontefici, doveva dare ai pellegrini un assaggio della
bellezza del paradiso. Possiamo dire che questi pontefici hanno investito in bellezza, nella grande bellezza, per
elevare il popolo ed educare la sua sensibilità estetica, morale e spirituale. E’ una forma di evangelizzazione
che perdura ancora oggi.
Con il tempo però l’intento iniziale di venire incontro alle esigenze del peccatore trasformò la conce ssione
delle indulgenze in un vero e proprio commercio delle stesse. Si assiste a un decadimento nella pratica delle
indulgenze, spesso ridotta a pura pratica esteriore, senza una corrispondente conversione interiore. Il concilio di
Trento condanna e cerca di rimuovere gli abusi e al tempo stesso riconferma la dottrina della chiesa sulle
indulgenze contro le contestazioni di Lutero.
RIFLESSIONE TEOLOGICA PIU’ RECENTE
La riflessione teologica ai tempi del concilio e successiva, rimanendo ancorata ad una prospettiva biblicotradizionale e sotto l’influsso del personalismo, ha messo in luce la complessità o pluridimensionalità del
peccato: oltre alla dimensione religiosa (un qualcosa che avviene davanti a Dio e contro Dio), sulla quale tanto
si insisteva nel passato, ha sottolineato la dimensione intramondana (contro l’uomo), sia in senso comunitario
(sociale ed ecclesiale) che personale, insieme all’esigenza della vigilanza e dell’impegno di lottare, con l’aiuto
della grazia, contro il male che si annida in se stessi e negli altri, per rimediare alle conseguenze negative
prodotte dai peccati. Tale impostazione è stata recepita dal magistero della Chiesa (cf. G.S., n. 13 e 37).
Il peccato non consiste soltanto nel rifiuto di Dio, nel rifiuto della sua chiamata, che invita all'alleanza e alla
comunione di vita con lui, ma anche nel rifiuto degli altri nel senso che è rottura della solidarietà con gli altri; e
infine nel rifiuto di se stessi, nel senso che è sempre anche negazione di se stessi e della propria autentica
realizzazione. Sebbene ciò non sempre sia avvertito a livello psicologico, lo è invece a livello ontologico, in
quanto il peccatore si realizza in contraddizione con la sua vera identità personale.
Per il nostro tema (pena del peccato e indulgenze) è importante sottolineare anzitutto la dimensione personale: il peccato scatena nel peccatore un dinamismo disgregatore, una mentalità, una scala di valori che diventa
come una "seconda natura" che influisce negativamente sulle scelte successive; come pure, per evitare una
concezione forse troppo individualista dell’indulgenza, non va dimenticata la dimensione strutturale e comuni5.
8
taria del peccato. Il peccato genera una concatenazione di mali, che a causa della solidarietà nel male, si
concretizza in situazioni di peccato. Il peccato è una realtà complessa che ha sempre origine nell’intimo
dell’uomo, che risale sempre a responsabilità individuali, ma che in forza della solidarietà nel male si iscrive e
si propaga, con una certa autonomia, anche nelle istituzioni, nella società, nel mondo che circonda l’uomo
(“strutture di peccato”).
Più radicalmente, l’uomo nella sua esistenza concreta, segnata dal peccato, si trova a vivere in una situazione
di male, per la quale non è in grado di compiere il bene allo stato puro, in quanto le sue azioni comportano
inevitabilmente anche conseguenze cattive, sebbene non desiderate (vedi azioni a doppio effetto: uno buono e
uno cattivo); oppure si trova ad agire in un contesto in cui non è in grado di sottrarsi completamente a collaborare con altri che compiono il male, o non può evitare del tutto che altri approfittino della sua presenza o della
sua azione per commettere il male (vedi fenomeno della cooperazione al male). Siamo invischiati in tante
situazioni di male di cui in qualche misura siamo partecipi e corresponsabili, e dalle quali dobbiamo essere
liberati.
Sulla base di questo approfondimento del peccato i teologi, in particolare Rahner, hanno cercato di esprimere
in termini, meno giuridici e più personali, l’antica dottrina delle indulgenze. La revisione ha riguardato sopra ttutto il concetto di pena “temporale”, intesa non come una punizione comminata da Dio, ma come una conseguenza immanente alla colpa stessa. Il peccato, lo vogliamo o no, lascia orme oggettive del suo passaggio nella
nostra persona, nella nostra vita e in quella degli altri. I nostri atti ci seguono: siamo responsabili dei nostri atti
ma anche delle conseguenze negative che provocano. Si pensi a un bambino che ha fatto un'indigestione per
aver preso la marmellata di nascosto e che per questo chiede perdono alla mamma: il perdono gl i è concesso,
ma il dolore continua finché non è guarito dal disturbo. Così accade anche nei nostri peccati i quali, pur perdonati quanto alla «colpa» mediante il sacramento della penitenza, lasciano nel peccatore «residui», «tracce»,
«zone d'ombra», che si esprimono in abitudini cattive, affetti e attaccamenti disordinati alle creature, disposizione al peccato veniale (egoismo, orgoglio, indolenza ... ), spinte, più o meno forti, a ricadere nel peccato,
debolezza della volontà a contrastare la tendenza al peccato, sorta di apatia interiore nella preghiera, nell'amore
di Dio e nelle opere di carità. Senza dire poi del dovere di riparare per quanto è possibile i danni e il male fatto
agli altri, un compito immane che va oltre le forze del penitente.
Di conseguenza, per la loro remissione, non c'è da pensare tanto a un castigo divino da scontare (come si
tendeva a fare nel passato), quanto a un cambiamento morale, a un'inversione di marcia per la quale la chiesa ci
aiuta con le indulgenze, offrendo a nostro favore i meriti di Cristo e dei santi.
“A PRESTO, SE NON CI VEDIAMO PIÙ QUI, CI TROVEREMO IN PURGATORIO”
Questo il saluto di papa Francesco ai fedeli al termine di una sua visita o un suo viaggio (8 settembre 2013).
Data l’alta probabilità per molti di noi di dover passare per il purgatorio al termine della nostra vita terrena, ci
conviene realisticamente prendere in più seria considerazione la pratica delle indulgenze, perlomeno non
disprezzarle, perché possono essere molto utili a noi stessi e a molte altre persone. Non ci sottraiamo perciò al
compito pastorale di spiegare ai fedeli la vera dottrina e la giusta pratica delle indu lgenze, con una rinnovata
catechesi, specialmente là dove siano i fedeli stessi a richiederla o si ritiene che siano in grado di accoglierla.
Non si giustifica il silenzio in tale materia, tenendo lontani i fedeli da una pratica che è espressione significativa
della misericordia di Dio.
Le indulgenze possono aiutare i fedeli ad avvicinarsi con più fiducia alla misericordia di Dio che perdona le
nostre colpe, ma ci accompagna e sostiene anche nella lotta contro il male che è in noi e intorno a noi. Sono di
grande aiuto per prendere coscienza della realtà del peccato non solo a livello personale e ma anche nel suo
risvolto sociale. Riconoscere il persistere di una pena “temporale”, anche dopo l’assoluzione sacramentale della
colpa, rende ciascun uomo consapevole delle conseguenze dei propri atti, gli indica il dovere responsabile della
riparazione e, cosa ancora più importante, lo chiama alla partecipazione all’opera redentiva di Cristo, per sé e
per i fratelli.
Le indulgenze sono a disposizione dei fedeli: Dio le dona in tanti modi ai peccatori pentiti, liberandoli dalle
conseguenze del peccato e sorreggendoli nel cammino verso la santità. L’indulgenza è come una forma di
“misericordia organizzata” da parte della chiesa, che non vuole lasciare i fedeli da soli in una ricerca “fai da te”
della misericordia, ma accompagnarli con la sua opera di mediazione perché possano usufruire più agevolmente
di questo dono speciale della misericordia di Dio.
6.
(d. Giovanni Cappelli, riflessione presentata durante il Ritiro del Clero del 27 gennaio 2016)
9
DISPOSIZIONI PER OTTENERE L’INDULGENZA GIUBILARE
 Un atteggiamento di effettivo distacco da ogni peccato, anche veniale, per iniziare una vita
nuova.
 La celebrazione del sacramento della Penitenza, nello stesso giorno o nei giorni vicini, per
ottenere il perdono dei peccati.
 La partecipazione all’Eucarestia, possibilmente nello stesso giorno.
 La recita del Credo e del Padre nostro. La preghiera secondo le intenzioni del Santo
Padre, come testimonianza di comunione con tutta la Chiesa: es. la preghiera per il Giubileo.
 Atti di carità e di penitenza che esprimano la conversione del cuore operata dai sacramenti:
Il pellegrinaggio ad una delle Basiliche giubilari, a Roma, in Terra Santa e nelle Chiese
designate in ogni diocesi, compresso il nostro Santuario, passando per la Porta Santa e
lasciandoci abbracciare dall’Amore Misericordioso del Padre.
L’astensione in spirito penitenziale da consumi superflui (fumo, bevande alcoliche,
digiunando o praticando l’astinenza).
Le opere di misericordia corporali: dare da mangiare agli affamati, dare da bere agli
assetati, vestire gli ignudi, accogliere i forestieri, assistere gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti.
Le opere di misericordia spirituali: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti,
ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti.
Santuario di Santa Maria delle Grazie
– PATRONA DI CITTÀ DI CASTELLO E DELLA DIOCESI –
2 febbraio 2016
Presentazione del Signore al Tempio
XX Giornata mondiale della vita consacrata
Chiusura dell’Anno della Vita Consacrata
TRIDUO DI PREPARAZIONE
ANIMATO DAL DIACONO GIORGIO FIORUCCI
SABATO 30 GENNAIO E LUNEDÌ 1 FEBBRAIO
Ore 8.15: Lodi Mattutine e S. Messa.
Ore 17.15: recita del Rosario.
Ore 17.45: Vespri e S. Messa.
DOMENICA 31 GENNAIO
Ore 7.45: Lodi mattutine e S. Messa.
Ore 11: S. Messa.
Ore 17.15: recita del Rosario.
Ore 17.45: Vespri e S. Messa.
Martedì 2 febbraio
Ore 8.15: Lodi mattutine e S. Messa.
Ore 16.30: recita comunitaria del Rosario.
Ore 17.30: Vespri nella chiesa del monastero di Santa Veronica.
Ore 17.45: benedizione delle candele presso il monastero di Santa Veronica; processione verso il
Santuario di Santa Maria delle Grazie dove il vescovo diocesano, mons. Domenico Cancian, presiederà la solenne concelebrazione, animata dalla Corale “Marietta Alboni”.
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messag gi
del
papa
Messaggio del Santo Padre per la Quaresima 2016
“Misericordia io voglio e non sacrifici (Mt 9,13).
Le opere di misericordia nel cammino giubilare”
“Misericordia io voglio e non sacrifici (Mt 9,13). Le opere di misericordia nel cammino giubilare” è il tema
del messaggio del Papa per la Quaresima 2016. Nel documento, presentato il 26 gennaio, il Pontefice ricorda
che la fede “si traduce in atti concreti”, richiede le opere di misericordia corporale e spirituale per “risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al dramma della povertà”, e un “ascolto operoso” della
Parola.
Fermo no a “pensiero unico”, “tecnoscienza”, “falso sviluppo fondato sull’idolatria del denaro” che chiude
le porte ai poveri. E i poveri sono pure i perseguitati a causa della loro fede. Toccando “la carne di Gesù” anche i potenti e i superbi possono convertirsi.
“Non perdiamo questo tempo di Quaresima favorevole alla conversione!”. È l’appello con il quale Papa
Francesco conclude il suo messaggio per la Quaresima 2016 che si apre il 10 febbraio, mercoledì delle Ceneri.
Papa Francesco, il messaggio per la Quaresima: “La fede si traduce in atti concreti. Risvegliamo le coscienze assopite davanti alla povertà”
Tema del documento, presentato il 26 gennaio in Vaticano, “Misericordia io voglio e non sacrifici (Mt 9,13).
Le opere di misericordia nel cammino giubilare”. Nel testo, il Pontefice richiama l’auspicio espresso nella
Misericordiae Vultus, che “la Quaresima di quest’anno giubilare sia vissuta più intensamente come momento forte per celebrare e sperimentare la misericordia di Dio” che, spiega, è “un annuncio al mondo: ma di
tale annuncio ogni cristiano è chiamato a fare esperienza in prima persona”. Per questo, richiamando il n.
18 della bolla d’indizione dell’Anno Santo, spesso citata nel messaggio, ricorda: “Nel tempo della Quaresima invierò i missionari della misericordia perché siano per tutti un segno concreto della vicinanza e del
perdono di Dio”.
Proprio il 10 febbraio, infatti, nella solenne celebrazione del mercoledì delle Ceneri nella basilica di san Pietro, alla presenza delle spoglie di due grandi confessori, i cappuccini san Leopoldo Mandic’ e san Pio da Pietrelcina, il Pontefice conferirà il mandato a 800 “missionari della misericordia”.
Le opere di misericordia corporale e spirituale, sottolinea il Papa, “ci ricordano che la nostra fede si traduce
in atti concreti e quotidiani, destinati ad aiutare il nostro prossimo nel corpo e nello spirito e sui quali saremo giudicati: nutrirlo, visitarlo, confortarlo, educarlo”.
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Le opere di misericordia, sono “un modo per risvegliare la nostra coscienza spesso assopita davanti al
dramma della povertà e per entrare sempre più nel cuore del Vangelo”. Nel povero “la carne di Cristo ‘diventa di nuovo visibile come corpo martoriato, piagato, flagellato, denutrito, in fuga… per essere da noi riconosciuto, toccato e assistito con cura".
Ma il “povero più misero”, avverte Francesco, è chi “non accetta di riconoscersi tale. Crede di essere ricco,
ma è in realtà il più povero tra i poveri” e “schiavo del peccato. E tanto maggiore è il potere e la ricchezza
a sua disposizione, tanto maggiore può diventare quest’accecamento menzognero” da non voler vedere
“Lazzaro che mendica alla porta della sua casa”, figura del Cristo che “mendica la nostra conversione”.
Un accecamento che “si accompagna ad un superbo delirio di onnipotenza, in cui risuona sinistramente
quel demoniaco ‘sarete come Dio’ che è la radice di ogni peccato e può assumere anche forme sociali e politiche, come hanno mostrato i totalitarismi del XX secolo, e come mostrano oggi le ideologie del pensiero
unico e della tecnoscienza, che pretendono di rendere Dio irrilevante e di ridurre l’uomo a massa da strumentalizzare”.
Francesco mette in guardia anche dalle “strutture di peccato collegate ad un modello di falso sviluppo fondato sull’idolatria del denaro, che rende indifferenti al destino dei poveri le persone e le società più ricche, che
chiudono loro le porte, rifiutandosi persino di vederli”.
La Quaresima di questo Anno giubilare è un tempo favorevole per “poter finalmente uscire dalla propria
alienazione esistenziale grazie all’ascolto della Parola e alle opere di misericordia”. “Se mediante quelle
corporali tocchiamo la carne del Cristo nei fratelli e sorelle bisognosi di essere nutriti, vestiti, alloggiati, visitati – spiega – quelle spirituali – consigliare, insegnare, perdonare, ammonire, pregare – toccano più direttamente il nostro essere peccatori”. Per questo non vanno mai separate. Grazie ad esse, “toccando nel misero la carne di Gesù crocifisso”, anche “i ‘superbi’, i ‘potenti’ e i ‘ricchi’” possono accorgersi “di essere
immeritatamente amati dal Crocifisso, morto e risorto anche per loro” e dunque convertirsi.
Messaggio del Santo Padre
per la XXIII Giornata Mondiale del Malato 2016
A Nazareth la Giornata Mondiale del Malato 2016
“Affidarsi a Gesù misericordioso come Maria: Qualsiasi cosa vi
dica, fatela”: questo il tema del Messaggio del Papa per la 24.ma
Giornata mondiale del malato. Al centro del documento pontificio,
il racconto evangelico delle nozze di Cana, definito dal Papa “icona della Chiesa”. Le celebrazione centrale della Giornata mondiale
del malato si terrà l’11 febbraio 2016 a Nazareth dove “Gesù ha
dato inizio alla sua missione salvifica”.
“Perché proprio a me?”. Il Messaggio di Papa Francesco per la
Giornata mondiale del malato risponde a questo interrogativo che la
malattia, soprattutto quella grave, suscita nel cuore di chi soffre.
Una domanda che “scava in profondità”, mentre l’esistenza umana
entra in crisi e si ribella. Potrebbe essere facile, allora, cedere alla
tentazione della disperazione e pensare che tutto è perduto, ma è
proprio in questi momenti che “la fede in Dio rivela tutta la sua potenzialità positiva”. La fede, infatti – spiega il Papa – non fa sparire
la malattia o il dolore, ma ne offre una chiave di lettura con cui si
può scoprire “il senso più profondo di ciò che si vive”. E questa
chiave, continua il Pontefice, ce la consegna Maria, Madre di Dio,
“esperta della via” per arrivare più vicini a Gesù.
Curare i malati con gli occhi dell’amore, rispecchiando la tenerezza di Dio
Quindi, Papa Francesco si sofferma sul racconto evangelico delle nozze di Cana, definendolo “icona della
Chiesa” con al centro Gesù misericordioso, circondato dai discepoli e da Maria “provvidente ed orante”,
“donna premurosa dagli occhi vigili e buoni” e dal “cuore materno e ricolmo di misericordia”. Nella solleci-
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tudine di Maria, “si rispecchia la tenerezza di Dio”, la stessa che si ritrova in tante persone che curano i malati e “sanno coglierne i bisogni, anche quelli più impercettibili, perché guardano con occhi pieni d’amore”.
La preghiera per chi soffre: salute e pace del cuore
E qui il Papa ricorda le mamme al capezzale di figli malati, i figli che curano i genitori anziani, i nipoti che
restano accanto ai nonni: tutti loro si affidano alle mani della Madonna. Cosa chiedere, dunque, per i nostri
cari che soffrono? La salute, certo, scrive Papa Francesco, perché Gesù stesso ha manifestato il Regno di Dio
attraverso le guarigioni. Ma anche “qualcosa di più grande: chiediamo una pace, una serenità della vita che
parte dal cuore e che è dono di Dio”.
Il servizio ai bisognosi rende l’uomo simile a Gesù
Il messaggio pontificio guarda anche ai servitori presenti alle nozze di Cana, coloro che riempiono le anfore
di acqua che poi Cristo trasforma in vino. Sono personaggi anonimi, spiega il Papa, ma “ci insegnano tanto
perché obbediscono generosamente, e fanno subito e bene ciò che viene loro richiesto, senza lamentarsi e
senza calcoli”. Questo ci dice che Cristo conta sulla collaborazione dell’uomo, sulla sua “disposizione al servizio dei bisognosi e dei malati”. Può essere un servizio faticoso e pesante, eppure il Signore lo trasformerà
“in qualcosa di divino”, perché essere “servitori degli altri ci rende simili a Gesù più di ogni altra cosa”. Tutti
noi, allora, possiamo essere “mani, braccia, cuori che aiutano Dio a compiere i suoi prodigi, spesso nascosti”
e se seguiamo l’esempio di Maria, “Gesù trasformerà sempre l’acqua della nostra vita in vino pregiato”.
Promuovere cultura dell’incontro e della pace in ogni ospedale
Guardando, poi, al prossimo Giubileo straordinario della Misericordia, alla celebrazione della Giornata del
Malato in Terra Santa ed alle due suore figlie di questa terra canonizzate lo scorso maggio - Santa Maria Alfonsina Danil Ghattas e Santa Maria di Gesù Crocifisso Baouardy - Papa Francesco sottolinea che “ogni
ospedale o Casa di cura può essere segno visibile e luogo per promuovere la cultura dell’incontro e della p ace”, dove la malattia, la sofferenza, come pure l’aiuto professionale e fraterno “contribuiscano a superare
ogni limite e ogni divisione”. Il messaggio si conclude, quindi, con l’invocazione a Maria, affinché rivolga i
suoi occhi misericordiosi all’uomo, specialmente nei momenti di dolore.
messag gi
dei
vescovi
Messaggio per la 38a Giornata Nazionale per la vita
La misericordia fa fiorire la vita
Cambiamento, crescita, dialogo, misericordia,
tutto per una vita che sia crescita. Il messaggio
della Conferenza episcopale italiana per 38a
Giornata Nazionale per la vita che si celebra il
prossimo 7 febbraio è basato sulla misericordia.
“ La misericordia fa fiorire la vita” parte dalla
parole di Papa Francesco: “Siamo noi il sogno
di Dio che, da vero innamorato, vuole cambiare
la nostra vita”.
Con queste parole Papa Francesco invitava a
spalancare il cuore alla tenerezza del Padre,
“che nella sua grande misericordia ci ha rigenerati” (1Pt 1,3) e ha fatto fiorire la nostra vita.
13
A partire dal cambiamento richiesto dal Giubileo, fino alla crescita che avviene “grazie
all’amore materno e paterno” in una famiglia
“in costituita da un uomo e una donna con un
legame stabile, è vitale se continua a far nascere e a generare. Ogni figlio che viene al mondo
è volto del Signore amante della vita (Sap
11,26), dono per i suoi genitori e per la società; ogni vita non accolta impoverisce il nostro
tessuto sociale.”
I vescovi italiani ricordano il magistero di Papa Benedetto XVI: “Lo sterminio di milioni di
bambini non nati, in nome della lotta alla povertà, costituisce in realtà l'eliminazione dei
più poveri tra gli esseri umani”.
Vita come dialogo nello stile di Emmaus:
“Gesù si mette accanto, anche quando l’altro
non lo riconosce o è convinto di avere già tutte
le risposte. Il sogno di Dio - fare del mondo
una famiglia – diventa metodo quando in essa
si impara a custodire la vita dal concepimento
al suo naturale termine e quando la fraternità si
irradia dalla famiglia al condominio, ai luoghi
di lavoro, alla scuola, agli ospedali, ai centri di
accoglienza, alle istituzioni civili.”
“Contagiare di misericordia significa aiutare la
nostra società a guarire da tutti gli attentati alla
vita. E ancora contagiare di misericordia, spiegano i vescovi italiani, significa affermare che è la misericordia è il nuovo nome della pace,osare un cambiamento interiore” Concludono i vescovi: Le opere di misericordia sono “Opere di chi esce da se stesso, annuncia l’esistenza ricca in umanità, abita fiducioso i legami sociali, educa alla vita buona del Vangelo e trasfigura il mondo con il sogno di Dio. ”
VITA CONSACRATA
Giornata della vita consacrata 2016
La felice coincidenza della chiusura dell’Anno della Vita Consacrata, in questo 2 febbraio 2016, con il
Giubileo straordinario della Misericordia, da poco iniziato, entrambi voluti da papa Francesco, ci aiuta a
fare una semplice e profonda affermazione conclusiva: la misericordia, che è al centro del Vangelo, deve essere anche al cuore di ogni carisma religioso, in modo ancora più deciso. La Parola di Gesù: “Siate
misericordiosi come il Padre” è rivolta in modo tutto particolare alle persone consacrate che si propongono la sequela radicale di Gesù.
Più precisamente, questo comporta alcuni orientamenti.
1. Ogni vocazione, quella religiosa in particolare, proviene da uno sguardo che è allo stesso tempo
espressione di misericordia e di elezione da parte del Signore (miserando atque eligendo). Solo
nella misura in cui si è consapevoli di avere ricevuto e di ricevere continuamente in modo personale l’amore misericordioso, si può offrire la gioiosa testimonianza del vangelo.
2. Da questa esperienza personale, sempre più coinvolgente, scaturisce l’impegno di trasformare le
comunità religiose in luoghi nei quali ogni giorno s’impara a mettere in atto il dono e il perdono
reciproco, la correzione fraterna, la mutua accoglienza delle diversità e il servizio.
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3. L’esperienza personale e comunitaria della misericordia dovrebbe portarci ancora più a vivere la
missione di Gesù stesso: portare il Vangelo dell’amore misericordioso ai poveri con le opere di
misericordia corporale e spirituale, portare la tenerezza di Dio agli uomini sfiduciati che, feriti
dalla vita, hanno chiuso il cuore alla speranza.
San Francesco nel suo Testamento ha lasciato scritto che egli aveva imparato fin dalla sua conversione
una cosa: “facere misericordiam”.
Del resto, non sono stati forse i carismi religiosi a tenere in piedi “l’architrave della misericordia” e a
sorreggere la vita della Chiesa? La stessa appartenenza di papa Francesco all’ordine religioso dei Gesuiti
è per lui un notevole aiuto nell’opera di rinnovamento della Chiesa e del mondo.
Il Papa parla della “rivoluzione della tenerezza”. Egli dice che tutto “dovrebbe essere avvolto dalla tenerezza” e nulla “può essere privo di Misericordia. La credibilità della Chiesa passa attraverso la strada dell’Amore misericordioso e compassionevole” (MV 10). Chiediamoci come questo volto misericordioso, che è il cuore del vangelo, possa e debba “rivoluzionare” il nostro modo di pensare e di vivere, di
celebrare e di testimoniare con le opere caritative la missione stessa di Cristo. Ciò richiede una profonda
revisione di vita che porti a superare pesantezza e stanchezza, a non cedere alla mediocrità e alla mondanità spirituale, a non fare della vita consacrata un luogo protetto, a svegliarsi e ad abbandonare ogni
stile di vita non evangelico.
Come dare oggi un volto all’amore misericordioso di Dio? Santa Teresa del Bambin Gesù si è offerta
vittima all’Amore misericordioso, moltiplicando le attenzioni nei confronti delle sorelle, intercedendo
incessantemente per le necessità della Chiesa missionaria. Santa Faustina Kowalska chiede al Signore la
grazia di essere interamente trasformata nella sua divina misericordia: occhi, udito, lingua, mani, piedi e
cuore. La Beata Madre Speranza diceva: “Un amore che non opera non è amore, se non riscalda e non
brucia non è amore”.
Insomma la Misericordia porta a vivere la consegna che il Papa aveva dato per l’anno della vita consacrata: Vangelo, Profezia e Speranza.
UFFICIO PASTORALE GIOVANILE
1. XXXI Giornata Mondiale della Gioventù
Dal 19 luglio al 1 agosto 2016.
Costo 490 euro comprensivo di trasferimento a/r Città di Castello Cracovia in bus gran turismo; sistemazione in famiglia
nella prima settimana nella diocesi ospitante e in palazzetto/palestra durante la settimana a Cracovia; i pasti verranno
distribuiti o direttamente in loco o tramite buoni pasto convenzionati con le catene di ristorazione.
19 luglio partenza da Città di Castello e arrivo in Polonia.
Dal 20 al 25 luglio settimana di gemellaggio con la diocesi di
Lowicz.
Dal 25 al 31 luglio settimana della GMG e veglia con il Santo
Padre a Cracovia.
1° agosto partenza da Cracovia e rientro a Città di Castello.
Entro il 25 Febbraio da riconsegnare il modulo d'iscrizione
(scaricabile dal sito www.sicomoro.it) e la quota di 200 euro
(non rimborsabile) presso la Libreria Sacro Cuore in Piazza
Gabriotti Città di Castello. Verrà comunicata in seguito la data del saldo.
Contattateci per dubbi e info!!
Mail: [email protected]
Facebook: Pastorale Giovanile Città di Castello
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2. ANIMATORI: LA FORMAZIONE
Carissimi animatori !
Tutto ciò che diamo ai nostri ragazzi è veramente il meglio di noi!
Per continuare le nostre attività è bene trovare dei momenti per
ricaricare noi stessi, conoscerci meglio, avere qualche nuova idea.
Tutto ciò e molto altro vi aspetta negli incontri di formazione Anspi.
I prossimi incontri saranno domenica 21 febbraio, domenica 17
aprile e domenica 15 maggio dalle ore 16 alle 19 presso la Cantina
del Seminario. Non manchiamo !
3. FESTA DEGLI ORATORI
Questi i nomi di tutti gli oratori diocesani che svolgono le varie
attività pomeridiane per i circa 300 ragazzi al giorno delle elementari e medie che, in genere dal lunedì al venerdì, fanno attività di
studio, compiti, gioco, uscite e tanto altro, guidati e accompagnati
da tanti ragazzi e adulti volontari. Ecco l’elenco dei nostri Oratori.
1. Oratorio di Riosecco – ASSOCIAZIONE INSIEME via Romagna 14, 06012 Città di Castello
2. Oratorio SAN GIOVANNI BOSCO via Pomerio S. Girolamo 2, 06012 Città di Castello
3. Oratorio SAN LORENZO – LERCHI, Via Toscana 30, 06012 Città di Castello
4. Oratorio ORED'ORO - TRESTINA, via Tommaso D'Aquino 10/12, 06018 Trestina
5. Oratorio TORRE DI DAVIDE – S. PIO, via Martiri della Libertà 34, 06012 Città di Castello
6. Oratorio ANSPI SHEKINA' – SAN GIUSTINO, Via della Chiesa 13, 06016 San Giustino
7. Oratorio del BUON CONSIGLIO – S. SECONDO, Via s. Agnese, 9 San Secondo 06012 Citta di C.
8. Oratorio SAN TOMMASO – LAMA , Viale Antonio Gramsci 34 - 06016 Lama (PG)
Appuntamento per 1 febbraio ore 16 presso le sale della Madonna del Latte
4. LE CENERI PER I GIOVANI.
La Pastorale Giovanile invita tutti i ragazzi della Diocesi alla consueta Veglia delle Ceneri, momento per
fermarci un po’, sedersi, prendere fiato e iniziare il cammino di Quaresima a pieno ritmo, con cuore pulito e occhi aperti.
L'appuntamento è per giovedì 11 febbraio, ore 21 presso il Santuario di Canoscio.
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6. IN CAMMINO VERSO LA PASQUA
Come ogni anno, è possibile avere il libretto per la Quaresima “Verso la Pasqua”.
Saranno disponibili in Libreria Sacro Cuore da sabato mattina, 7 febbraio. Invitiamo i sacerdoti a prenotare i libretti per poter rendere davvero efficiente questo servizio e per evitare che qualcuno rimanga
senza. Si possono prenotare i libretti inviando una mail a [email protected], indicando
la parrocchia e il numero di libretti che si desiderano, oppure contattando telefonicamente: don. Filippo
Milli: 3343216074
7.
LUNGO LE NOSTRE STRADE. LA CROCE DI SAN DAMIANO E LA MADONNA
DI LORETO NELLA NOSTRA DIOCESI
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Commissione Diocesana di Solidarietà
Oggetto: Rendicontazione Fondo di Solidarietà dalla sua costituzione (marzo 2009 – dicembre 2015).
Il Fondo di Solidarietà delle Chiese Umbre, a distanza di circa 6 anni e mezzo dalla sua costituzione,
nell’ambito della Diocesi di Città di Castello ha proceduto nel periodo, all’istruttoria delle varie istanze
ed alle conseguenti approvazioni come appresso indicato nel prospetto riassuntivo:
Nuclei Familiari beneficiari dei contributi
Contributo medio per ogni nucleo familiare
Totale contributi erogati
252
€ 890,278
€ 224.350,00
Famiglie Italiane
120
Famiglie Straniere
132
A livello regionale sono stati approvati contributi a 2.731 famiglie per un importo complessivo di €
3.460.900,00. L’ufficio Caritas Diocesano, ringrazia le Parrocchie e i centri di ascolto delle Unità Pastorali per la collaborazione ed il supporto all’iniziativa.
A cura di Caritas Diocesana
Ufficio Liturgico
Gent.mi Parroci,
con la presente vorremmo illustrarvi un progetto che l’Ufficio Liturgico e la Scuola Comunale di Musica di Città di Castello hanno
in animo di realizzare.
A partire dal prossimo 5 febbraio 2016, alle ore 18 presso i locali
della Scuola Comunale di Musica (Via XI settembre 41/a) avrà inizio, per il terzo anno, il Corso di Canto Gregoriano indirizzato alla
formazione degli operatori musicali nella liturgia, religiosi, sacerdoti, laici e cultori del genere che intendono avvicinarsi allo studio
del repertorio in base ai libri di canto e alle acquisizioni scientifiche
e musicologiche più recenti, come attuazione pratica del Gregoriano nella Liturgia, secondo i dettami del Concilio Vaticano II.
Perché questa scelta. Il Canto Gregoriano è tuttora il Canto ufficiale della Chiesa Cattolica e, senza tema di smentita, rappresenta ancora un importante serbatoio di melodie sia per la musica sacra sia, anche se può sembrare strano, per la
musica moderna perfino profana.
Recuperare il modo di rapportarsi con questa straordinaria forma vocale significa riscoprire le fonti della
cultura musicale occidentale e scoprire con sorpresa quanto profondo sia il senso delle Scritture e quanto
accurata sia la ricerca dei significati in tutte le melodie.
Il corso, che avrà cadenza quindicinale, avrà un costo a partecipante di € 35,00 e sarà tenuto da Padre
Maurizio Verde ofm, studioso e cultore del genere, formatosi al Pontificio Istituto di Musica Sacra, cantante e direttore di Coro.
Informazioni: Scuola Comunale di Musica tel. 075 8529405; www.musicascuola.it; [email protected]
Don Paolo Martinelli
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BIBLIOTECA DIOCESANA “STORTI – GUERRI”
I CATTOLICI TRA GUERRA E RESISTENZ A
NELL'ALTA VALLE DEL TE VERE
Conferenza del prof. Alvaro Tacchini
Venerdì 5 febbraio 2016, ore 17
Città di Castello
Sala conferenze della Biblioteca Diocesana "Storti - Guerri"
(Seminario Vescovile)
Tutti sono invitati a partecipare
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Santuario di Santa Maria delle Grazie
Patrona di Città di Castello e della Diocesi
Misericordiosi come il Padre
Incontri di preghiera nell’anno del Giubileo della Misericordia
26 gennaio – 26 febbraio – 26 aprile –
26 maggio – 26 settembre – 26 ottobre 2016
Nell’anno 2016 la Chiesa vive il Giubileo Straordinario della Misericordia, indetto da
papa Francesco. Per vivere al meglio questa occasione di preghiera, riflessione e conversione i fedeli sono invitati a partecipare a un itinerario di preghiera pensato per accompagnare il ritmo della vita quotidiana. Un percorso che conduce a scoprire la misericordia del Dio di Gesù Cristo: a invocarla e a riceverla, per poi donarla nostra volta.
PROGRAMMA DI CIASCUNA GIORNATA
Ore 8.15: Lodi Mattutine.
Ore 8.30: S. Messa.
Ore 17.45: Vespri.
Ore 18: S. Messa animata dai volontari e dai ragazzi dell’Oratorio “San Giovanni Bosco”.
Ore 21: Veglia di preghiera sul tema della Misericordia.
L’Europa interpellata da Papa Francesco
David Sassoli
Giornalista, Vice Presidente del Parlamento Europeo
Giovedì 11 febbraio 2016 alle ore 21
Sala Santo Stefano – Palazzo Vescovile (piano terra)
Piazza Venanzio Gabriotti – Città di Castello
Ospedale da campo
La Chiesa locale si prende cura di ogni ferita
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MUSEO DEL DUOMO
Mostra Storico-documentaria - Sala I – Prorogata fino a domenica 28 febbraio.
Il Tesoro di Canoscio: foto e documenti d’archivio. In collaborazione con Archivio storico diocesano
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Martedì 16 febbraio ore 21.00, Salone Gotico Museo diocesano.
Presentazione del libro di Giorgia Benusiglio “Vuoi trasgredire? Non farti.” Feltrinelli 2010.
Alla presenza dell’autrice.
Parteciperanno rappresentanti del Comune di Città di Castello, delle Forze dell’ordine e dei dirigenti
scolastici.
Iniziativa promossa dal Lions Club di Città di Castello.
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LABORATORI DIDATTICI
Anno scolastico 2015-2016
Sono attivi anche quest’anno i percorsi di didattica museale e territoriale destinati alle scuole di ogni
ordine e grado del comprensorio Altotiberino.
Date e modalità potranno essere concordati con gli insegnanti; verranno forniti materiali didattici di lavoro e di approfondimento.
UFFICIO BENI CULTURALI DIOCESANA
Vademecum documentazione lavori
L'Ufficio Beni culturali della Diocesi negli ultimi sei mesi
è stato contattato per ben tre volte dalla Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio dell'Umbria in merito a pratiche relative a progetti di restauro/ristrutturazione. L'ente ha rilevato che la documentazione è stata inviata in
modo non corretto, cioè direttamente dal Parroco, senza la necessaria autorizzazione da parte del Vescovo.
Si ricorda quindi che per poter procedere ad un restauro è indispensabile ottenere - prima di iniziare i lavori
- sia l’autorizzazione canonica che quella civile.
Circa l’autorizzazione canonica, si deve ricordare
come i lavori di restauro siano sempre lavori di straordinaria amministrazione che eccedono i poteri dell’amministratore del bene (parroco, rettore….). Pertanto dovranno
essere autorizzati, per la validità dell’atto, per iscritto, dall’Ordinario (cfr.: cann. 1189, 1216, 1281). Il non rispetto
della disciplina canonica ha rilevanza sotto il profilo civile e canonico: canonico, poiché si avrà l’invalidità dell’atto e
la possibile irrogazione delle sanzioni previste; civile, perché l’atto sarà invalido ed impugnabile in tribunale (ad es.
il contratto con cui si affidano i lavori di restauro di una chiesa può essere dichiarato invalido).
Circa l’autorizzazione civile, è a tutti noto come i beni culturali anche di proprietà della Chiesa siano sottoposti ai
vincoli della normativa statale, con particolare riferimento ora al nuovo Testo Unico in materia di beni culturali ed
ambientali (D. Lgs. N. 490 del 29 ottobre 1999) che – sostituendo la vecchia legge 1089/39 – ha riorganizzato, aggiornato ed integrato l’intera disciplina in materia di beni culturali, facendo speciale attenzione ai beni culturali di interesse religioso (cioè quelli di parrocchie, chiese…). La nuova normativa civile - nulla innovando rispetto alla legge
1089/39 – prevede che per i restauri di beni culturali sia indispensabile l’autorizzazione preventiva da parte della
competente Soprintendenza.
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Tale autorizzazione alla Soprintendenza non potrà però essere richiesta direttamente dall’amministratore
(parroco, rettore…) del bene che si vuole restaurare, ma dovrà essere l’Ordinario (o suo Delegato) a presentare la prescritta istanza per conto della Parrocchia. Infatti l’Intesa fra Stato e Chiesa prevede che la Soprintendenza abbia a prendere in esame solo le richieste presentate dall’Ordinario (o suo Delegato). In concreto il parroco, rettore… che voglia restaurare un bene, quando presenterà all’Ufficio Beni Culturali della
Curia la richiesta di autorizzazione canonica al restauro, al contempo chiederà pure che tale richiesta
(completata l’istruttoria) venga inoltrata alla competente Soprintendenza: ciò, come è evidente, comporta
pure una facilitazione nelle pratiche che il singolo parroco, rettore… deve compiere per restaurare un bene.
Il procedere al restauro senza la prescritta autorizzazione civile (richiesta per il tramite della Curia), comporta l’irrogazione di sanzioni penali a carico dell’amministratore (cfr. art. 118 Testo Unico Beni Culturali e
Ambientali).
Quindi, prima di inviare qualsiasi comunicazione scritta alle Soprintendenze, si invitano i Sigg. Parroci, i Rettori
ed i Legali Rappresentanti gli Enti ecclesiastici a consultarsi con l’Ufficio Beni Culturali onde evitare disguidi
giuridici e spiacevoli fraintendimenti relativi l’intervento in atto.
A questo proposito si ricorda che l' Ufficio Beni Culturali (Piazza Gabriotti,10) è aperto dal lunedì al sabato dalle
ore 8.30/13.30. Inoltre è possibile contattare l'Ufficio al numero telefonico 075 855 43 28, ed è attivo un indirizzo di
posta elettronica a disposizione sia dei tecnici incaricati che dei parroci: [email protected].
speci ale
quar esima
2016
1. L’attualità delle opere di misericordia
Il messaggio di Papa Francesco è rivolto anzitutto a noi cristiani, che spesso dimentichiamo la misericordia, che non può essere fatta di belle parole o di nobili sentimenti, ma deve diventare solidarietà concreta
che porta salvezza. A livello personale, certo, ma anche nell’impegno sociale e pubblico.
Le opere di misericordia spirituale e corporale, chi le ricorda ancora? Forse nessuno, nemmeno tra i cattolici
fedeli e praticanti. A malapena i vecchi avranno memoria delle prime due: “Dar da mangiare agli affamati,
dar da bere agli assetati…”; ma oltre non si va.
Per fortuna che nostro Signore la memoria ce l’ha più lunga di noi e, come ammonisce la Madonna nel Magnificat, agisce sempre “ricordandosi della sua misericordia”, che si è manifestata in pienezza nella vita t errena di Gesù, il quale le opere di misericordia, sia spirituale sia corporale, le ha messe in pratica in maniera
insuperabile. Vi immaginate cosa accadrebbe se Dio si dimenticasse della sua misericordia? L’umanità sarebbe senza speranza.
Ad aiutare la nostra memoria ci ha pensato Papa Francesco che, nel messaggio per la prossima Quaresima –
“Misericordia voglio e non sacrifici” (Mt 9,13) -, ci indica “Le opere di misericordia nel cammino giubilare”.
2. Le opere quaresimali possono cambiare il nostro stile di vita
Digiuno, preghiera e carità sono un atto di amore al Padre “che vede nel segreto” (Mt 6,18). Sono un
aspetto essenziale della sequela di Cristo da parte dei discepoli e hanno un’indubbia dimensione sociale.
DIGIUNO
Così la Conferenza episcopale italiana ce lo presenta nel documento “Il senso cristiano del digiuno e dell'astinenza” (4 ottobre 1994). Il senso cristiano del digiuno e dell’astinenza spingerà i credenti non solo a coltivare una più grande sobrietà di vita, ma anche ad attuare un più lucido e coraggioso discernimento nei confronti delle scelte da fare in alcuni settori della vita di oggi: lo esige la fedeltà agli impegni del battesimo.
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I cristiani sono chiamati dalla grazia di Cristo a comportarsi “come i figli della luce” e quindi a non partecipare “alle opere infruttuose delle tenebre” (Ef 5,8.11).
Tra le forme di digiuno consigliate agli uomini e donne del nostro tempo, ricordiamo:
buon uso del denaro, evitare sprechi, rinunciare a cose inutili come sigarette, alcool,
dolciumi oppure all'uso inutile dell'automobile, all’uso acritico ed eccessivo della televisione o di internet… secondo la sensibilità e il buon senso di ciascuno per migliorare il nostro rapporto con gli altri e con il mondo che ci circonda.
Così, praticando un giusto “digiuno” in questi e in altri settori della vita personale e
sociale, i cristiani offrono una preziosa testimonianza, favorendo la nostalgia e la ricerca di quella spiritualità di cui ogni persona ha grande bisogno.
La delicata attenzione agli altri è una caratteristica irrinunciabile del digiuno cristiano,
al punto che esso è sempre stato collegato con la carità: “I cristiani devono dare ai
poveri quanto, grazie al digiuno, è stato messo da parte”, ammonisce la Didascalia
Apostolica. In questo senso il digiuno dei cristiani deve diventare un segno concreto di comunione con chi
soffre la fame e una forma di condivisione e di aiuto con chi si sforza di costruire una vita sociale più giusta e
umana.
PREGHIERA
L’Esortazione Apostolica di Papa Francesco Evangelii gaudium afferma che
l’intercessione è una forma di preghiera che stimola particolarmente a
spenderci nell’evangelizzazione e ci motiva a cercare il bene degli altri.
La preghiera di un grande evangelizzatore come San Paolo era ricolma di
persone: “Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia
[…]perché vi porto nel cuore” (Fil 1,4.7). Intercedere non ci separa dalla
vera contemplazione, perché la contemplazione che lascia fuori gli altri è un
inganno.
Questo atteggiamento si trasforma anche in un ringraziamento a Dio per gli
altri: “Anzitutto rendo grazie al mio Dio per mezzo di Gesù Cristo riguardo a tutti voi” (Rm 1,8). Si tratta di
un ringraziamento costante: “Rendo grazie continuamente al mio Dio per voi, a motivo della grazia di Dio
che vi è stata data in Cristo Gesù” (1Cor 1,4). È uno sguardo spirituale, di profonda fede, che riconosce
quello che Dio stesso opera in tutti. Al tempo stesso, è la gratitudine che sgorga da un cuore veramente attento agli altri. In tale maniera, quando un evangelizzatore riemerge dalla preghiera, il suo cuore è diventato più
generoso, si è liberato della coscienza isolata ed è desideroso di compiere il bene e di condividere la vita con
gli altri.
CARITÀ
Nell’organizzare la colletta a favore della Chiesa di Gerusalemme, San Paolo ci
presenta il senso vero e profondo della Carità: “E come siete ricchi in ogni cosa,
nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest'opera generosa. Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro
amore con la premura verso gli altri. Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che
fin dallo scorso anno siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma anche a
volerla.
Ora dunque realizzatela perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia
anche il compimento, secondo i vostri mezzi. Se infatti c'è la buona volontà, essa
riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non
possiede.
Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla
vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: Colui che raccolse molto non abbondò e colui che
raccolse poco non ebbe di men” (2Cor 8,7-15).
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LE CENERI
“Ricordati che sei polvere ed in polvere ritornerai. Convertiti e credi al Vangelo”. Le parole che sentiamo nel momento in cui veniamo segnati con la cenere ci riportano ad un disegno, quello di Dio che
pensò l’essere umano capace di amore, amicizia, legami autentici. Polvere e cenere indicano l’essere
umano creaturale. Si potrebbe dunque dire: ricordati che sei creatura di Dio!.
Il segno che dà inizio alla Quaresima ci riporta a riscoprire il nostro essere
immagine e somiglianza di Dio. L’impegno è quello di ritornare alla freschezza del cristianesimo vero, quello che nasce dalla Parola e dai sacramenti, dall’incontro con Cristo. Lacerarsi il cuore e non le vesti vuol dire
lasciarci guidare da un amore autentico che sa fare posto agli altri e a Dio.
Il dono al povero non sia fatto per togliercelo di torno, ma per creare con
lui un legame; il digiuno non sia fatto per adempiere un precetto ma per
creare uno spazio di libertà; la preghiera non sia fatta per abitudine o per
assicurarsi qualche cosa ma per far nascere in noi il desiderio dell’amore di Dio.
PREGHIERA
Signore, all'inizio di questo tempo di Quaresima, ti chiedo di liberarmi dagli affanni
che nascono dall'ansia del possesso delle cose e così ti prego: «Solo per oggi, cercherò di vivere alla giornata, senza voler risolvere il problema della mia vita tutto
in una volta. Solo per oggi, sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell'altro mondo, ma anche in questo. Solo per oggi, dedicherò
dieci minuti del mio tempo a qualche lettura buona, ricordando che come il cibo è
necessario alla vita del corpo, così la buona lettura è necessaria alla vita dell'anima. Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno. Solo per oggi, crederò fermamente, nonostante le apparenze, che la buona provvidenza di Dio
si occupa di me come se nessun altro esistesse al mondo. Solo per oggi, non avrò
timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere
alla bontà. «Basta a ciascun giorno il suo affanno». Questo ti chiedo. Amen».
(beato Giovanni XXIII)
PAROLEDIFRANCESCO - Preghiera a Maria
Aiuta, o Madre, la nostra fede!
Apri il nostro ascolto alla Parola,
perché riconosciamo la voce di Dio
e la sua chiamata.
Sveglia in noi il desiderio di seguire i
suoi passi,
uscendo dalla nostra terra
e accogliendo la sua promessa.
Aiutaci a lasciarci toccare dal suo
amore,
perché possiamo toccarlo con la fede.
Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui,
a credere nel suo amore,
nei momenti di tribolazione e di croce,
quando la nostra fede è chiamata a
maturare.
.
A tutti auguriamo una quaresima
nella gioia del vangelo!
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1 - Caritas Diocesana Città di Castello