Dispensa n. 5 LOTTA ALL’EVASIONE E RIFORMA FISCALE 1. LOTTA ALL’EVASIONE Per avere meno evasione servono più conflitti d’interesse, rendere deducibili spese per 5 – 6.000 € l’anno darebbe un incremento del PIL di 3 punti, aumentando i redditi dei lavoratori. Ma ciò è avversato dai burocrati di Stato che invece vogliono eliminare il contante (riducendo la circolazione della moneta), aumentare il numero dei dipendenti delle Entrate e Finanzieri (aumentando lo Stato di polizia) e imporre Studi di Settore ormai slegati alla dura realtà economica. Domandiamoci perché l’italiano è uno dei maggiori evasori? Prendiamo un lavoratore con reddito lordo di 1.750 € al mese, circa 1.200 netti. Se dovesse pagare una manutenzione (idraulico, meccanico, riscaldamento, ecc.) per 1.000 € più Iva = 1.220 (fattura che non può dedurre), se invece pagasse a nero, senza fattura scenderebbe sotto i mille euro (magari 900). Poiché nessuno vuol fare “l’eroe fiscale” si stima che solo 2 prestazioni su 10 sono con regolare fattura. Sono state presentate alcune proposte: 1. introdurre sperimentalmente, per un periodo di 2 anni, la deducibilità per le famiglie di 5/6.000 l’anno su alcune prestazioni ben identificate (riparazioni di auto, moto, biciclette, lavori elettrici, idraulici, mobili, ecc.) con riduzione Iva al 5% (per la parte di manodopera); 2. a fronte di fattura le famiglie potranno dedurre il prelievo fiscale comunicando le deduzioni al datore di lavoro; 3. dopo due anni, in caso di mancanza di risultati, si potrà tornare al regime odierno. Vediamo i vantaggi per il contribuente: se per esempio effettua spese per 5.250 (iva compresa) recupererà 1.417 di Irpef (con l’aliquota marginale del 27%), meglio degli 80 euro di Renzi. Lo Stato? Guadagnerebbe più Iva perché emergono 8 prestazioni, e più imposte dagli operatori economici e più contributi sociali. Il contribuente avrebbe 1.417 € in più per i suoi bisogni e potrebbe dare un incremento alla domanda interna. Il Fisco divide, inevitabilmente, in due gruppi la popolazione: chi versa le imposte regolarmente, e chi, invece, cerca di farne a meno. Due gruppi che reagiscono alle possibili modifiche delle regole sulle tasse in modo naturalmente molto diverso, a seconda della loro posizione (come dire) fiscale. Ogni nuova norma suscita sempre delle legittime polemiche che vanno ad incidere, non solo sui due gruppi di contribuenti corretti ed evasori, ma anche su un terzo che in qualche modo li accomuna: le persone che vorrebbero regole più semplici, meno vessatorie, una minore stratificazione delle leggi. Per non favorire un Fisco che talvolta diventa inesorabile con chi commette un errore di calcolo o una svista, perché più facili da scovare rispetto all’evasione vera e propria. Lo Stato non riesce ad applicare la Spending Review, non riesce a ridurre gli sprechi, specialmente degli enti pubblici centrali e locali (Ministeri vari, Regioni, Province, Comuni ecc.), non riesce a tagliare i costi inutili. Ma lo Stato ha bisogno sempre più di risorse e quindi ha inasprito la Lotta all’Evasione, ma con scarsi successi. Ha innalzato ulteriormente il livello di tassazione sia a livello nazionale (Imposte sui redditi, contributi pensionistici e assistenziali, ecc.) e a livello locale (IMU, TASI e TARI) e in tal modo è aumentata ulteriormente l’evasione. Moltissimi imprenditori si trovano in difficoltà nel pagare le tasse, molti di essi si trovano nel dilemma: mantenere la famiglia o versare le tasse? Perciò lo Stato ha ritenuto utile mettere mano alla riforma fiscale e attuare una volta per tutte una vera e profonda revisione del sistema fiscale. Ma già dalle prime articolazioni della delega fiscale si può dire che sarà semplicemente un rattoppo dell’abito vecchio e sdrucito. Non solo l’Italia punta a rafforzare la lotta all’evasione, ma anche gli altri Paesi dell’UE continuano ad affinare le proprie armi per scovare redditi e capitali nascosti al Fisco. E, in alcuni casi, mettono in campo dei “Premi” per i contribuenti. In Grecia ci si basa sulla capillare diffusione dei pagamenti elettronici, soprattutto delle carte di credito e si sta valutando la possibilità di premiare con un incentivo fiscale il contribuente che utilizzi le carte di credito oltre un certo tetto di spesa. In 1 Slovacchia e Portogallo si cerca di invogliare i cittadini a chiedere gli scontrini fiscali trasformando le ricevute in tagliandi per l’estrazione di premi settimanali; oppure anziché uno scontrino viene rilasciato una “scontrino speciale”, un gratta e vinci. In Francia per contrastare il sommerso si è abbassata la soglia per i pagamenti in contanti. In Spagna si favorisce l’emersione spontanea di somme evase o di lavoro nero attenuando le sanzioni per coloro che decidono di mettersi in regola ed inoltre si punta a rendere più efficace lo scambio di informazioni con la creazione di banche dati condivise. La G.B. si muove su due fronti, è stata istituita una “Task Force” di esperti altamente qualificati per supportare l’Amministrazione Finanziaria. Inoltre sono stati programmati controlli fiscali mirati nei confronti di particolari categorie di contribuenti. La Germania ”motiva” i contribuenti a far emergere capitali nascosti impegnandosi a ridurre il carico fiscale con i proventi derivanti dalla lotta all’evasione. 1.1 Studi di Settore Contro l’evasione lo Stato ha inventato gli Studi di Settore, ma sono falliti perché non hanno dato alcun risultato al fine di scoprire la vera evasione. Quindi è stato introdotto il Nuovo Redditometro, con il quale si raffronta il reddito dichiarato con una serie di spese e nel caso di scostamenti eclatanti l’Agenzia delle Entrate è autorizzata ad intervenire con l’invio di una Lettera, in prima fase a circa 20.000 contribuenti, con la quale si invita a dimostrare, per il 2009 le motivazioni di certi scostamenti. Nel caso che il contribuente giustifica la sua posizione l’Ufficio archivia la pratica, mentre nel caso che non sia in grado di giustificarsi l’Ufficio avvia l’Accertamento con Adesione cercando di arrivare ad un accordo, con le sanzioni ridotte ad 1/3, se egli accetta l’Adesione e paga entro 15 gg. la sanzione è ridotta ad 1/6. Nel caso che il contribuente non accetti l’Ufficio notifica un Avviso di Accertamento, in tal caso il contribuente, se le Imposte contestate superano i 20.000 euro, può presentare direttamente il Ricorso alla Commissione Tributaria Provinciale, se invece le Imposte sono inferiori a 20.000 € si apre la procedura della Mediazione (Art.17 bis D.Lgs 546/92). La Mediazione può chiudersi entro 90 gg. con un accordo pagando le sanzioni ridotte al 40%, se non si chiude la Mediazione si apre l’iter del Contenzioso. Può anche definire in via breve le sole sanzioni pagando 1/3 di esse ed impugnare l’Accertamento limitatamente alle imposte. I dati che entrano nel Redditometro sono quelli che le imprese, professionisti, lavoratori autonomi e operatori finanziari devono comunicare alle Entrate. Si tratta di costi superiori a 3.600 € riferiti all’acquisto di: Mobili ed Elettrodomestici – Viaggi e Pacchetti Vacanze – Autovetture – Abbigliamento e Accessori di Lusso – Iscrizione a Club e Circoli Sportivi – Gioielli, Preziosi ed Opere d’Arte. 1.2 Redditometro In passato lo strumento del Redditometro non aveva portato i frutti sperati in termini di gettito, esso era basato su possesso di barche, cavalli, aerei, auto di lusso, sui quali si applicava un moltiplicatore per determinare il reddito da accertare. Questa nuova versione dovrebbe essere applicata in maniera più semplice e diretta, basandosi sui dati di spesa effettivi e superando i moltiplicatori. Puntare, però, su questo strumento come potenziale moltiplicatore del gettito potrebbe portare a delusioni. La funzione principale del nuovo Redditometro dovrebbe essere, infatti, quella di creare un deterrente all’evasione più che ricercare nuove importanti fonti di entrate tributarie. Purtroppo il rischio è di creare uno strumento che agisca più come deterrente sui consumi che sui comportamenti illeciti. Alla prova dei fatti si sta rivelando poco efficace, è diventato uno strumento di controllo snaturato e depotenziato a causa delle numerose modifiche apportate alla disciplina dopo i rilievi mossi dal Garante della Privacy. Dalle ultime indagini di mercato è emerso che numerosi clienti acquistano pacchetti vacanze e viaggi online tramite agenzie estere, gli acquisti di gioielli e preziosi in Italia sono crollati, e così via e ciò a causa della paura di essere obbligati poi a giustificare dette spese, anche da persone che non hanno nulla da nascondere. 2 1.3 Indagini Bancarie Un altro strumento utilizzato nella lotta all’evasione è l’Indagine Bancaria alla ricerca di versamenti e prelievi non giustificati per ricostruire l’effettiva disponibilità reddituale del contribuente. I dati bancari sono considerati “prove” che possono essere poste a base delle rettifiche e degli accertamenti. In particolare i versamenti non annottati nelle scritture contabili, nonché i prelevamenti di cui il contribuente non abbia indicato l’effettivo beneficiario, sono considerati “Ricavi o Compensi” in capo al contribuente a meno che egli dimostri di averne tenuto conto per la determinazione del reddito, oppure che sono irrilevanti ai fini fiscali. Questa indagine può essere applicata anche confronti dei lavoratori dipendenti e pensionati, non titolari di partita Iva e nei loro confronti le contestazioni possono riguardare solo i versamenti che non trovano giustificazioni e non anche i prelevamenti. L’idea che possano commettere reato coloro che ipoteticamente prelevano contanti dal proprio conto bancario con i quali comprano i beni, eludendo le tasse, poteva venire alla mente malata di un politico nostalgico dello Stato di polizia (fascista o comunista) o qualche burocrate fanatico. Chi preleva dal proprio conto corrente dei soldi e debba dichiarare che fine faranno è, di fatto, la cancellazione del diritto di proprietà, uno dei fondamenti sui quali si è sviluppata e si regge la civiltà occidentale. Siamo il solo Paese di “socialismo reale” rimasto sulla terra dopo il fallimento, la sconfitta e la scomparsa del comunismo nel resto del mondo. Con la leva fiscale si sta cercando di instaurare, attraverso un eccesso di invasione legislativa della sfera privata, una sorta di totalitarismo fondato su una fittizia e falsa legalità. In un Paese di democrazia liberale, il sistema informativo ne parlerebbe, denunciandone le carenze, ma non da noi, dove il culto del potere (ideologico, politico, economico e sociale) si è tanto capillarmente diffuso da fare dell’Italia un “caso da Terzo Mondo”. Il cosiddetto ceto medio si professa, allegramente, di sinistra e si dichiara entusiasta di un Papa pauperista, accusa capitalismo e mercato (grazie ai quali si è arricchito), accetta la dirigista solidarista della sinistra che hanno portato l’Italia sull’orlo del fallimento per bancarotta. Per parte loro i partiti non hanno ancora elaborato gli effetti della guerra civile che aveva diviso il Paese nell’immediato dopoguerra fra i sostenitori dell’URSS e fautori della democrazia liberale e del libero mercato. Ciò vuol dire che la classe politica già comunista (politicamente sconfitta nel 1948 ma annidata nella scuola, nell’università, nell’editoria e nelle pieghe della burocrazia parassitaria) è legittimata a tener sotto scacco il sistema capitalistico. E, così, non ne usciremo se non al prezzo di una crisi economica, sociale e istituzionale analoga a quella che spazzò via la Quarta Repubblica Francese e che faccia giustizia della vulgata (falsamente) sociale e ripristini i meccanismi concorrenziali e competitivi. Renzi ci sta provando, non tanto con provvedimenti di governo, quanto con il tentativo psicologico e parolaio di rottamare il vecchio modo di pensare della Sinistra, cambiandone la testa. (Piero Ostellino) Per rinforzare la lotta all’evasione è stato siglato a Berlino nell’ottobre 2014 un accordo dai rappresentanti di 51 Paesi membri dell’OCSE, fra cui Germania, Italia, Francia, Spagna, G.B., che prevede l’adozione di un nuovo standard globale per lo “Scambio automatico delle informazioni” sui contribuenti. Lo scambio dei dati finanziari entrerà ufficialmente in vigore dal 1/1/2017 (che riguarderanno anche Conti aperti nel 2015). Perciò chi non sanerà la propria posizione prima di allora rischia di finire nella rete del fisco. Si prevede inoltre che altri Paesi potrebbero sottoscrivere l’accordo. All’accordo mancano ancora le firme degli USA e della Svizzera (però nel febbraio 2015 l’Italia ha sottoscritto un accordo proprio con la Svizzera e il Lichtenstein). 1.4 Partecipazione dei Comuni Per incentivare la lotta all’evasione il governo ha promesso una quota dei maggiori redditi accertati dalla partecipazione dei Comuni al contrasto all’evasione. Dalla loro collaborazione sono scaturite numerosissime segnalazioni che sono diventate Accertamenti e che hanno procurato loro dei grossi premi, come per esempio l’assegno incassato dal Comune di Milano nel 2013 è stato di 1,6 milioni di euro, poi Torino con 1,2, Genova 1,1 ecc. Però le alleanze anti evasione fra Comuni e Fisco sono 3 assenti in tutte le città grandi e piccole del Centro-Sud (l’intera Sicilia è arrivata a un premio complessivo di soli 265 euro!!!!). Per quanto riguarda il 2015 la legge di Stabilità propone ai Comuni un premio del 55% delle somme recuperate in più rispetto all’anno precedente. Poniamoci la domanda “perché la lotta all’evasione non sfonda?” La lotta all’evasione dovrebbe essere un obiettivo condiviso in una società civile che vuole distribuire equamente il peso delle tasse. L’incrocio delle banche dati e la riduzione del contante invece spaventano anche chi le tasse le paga regolarmente. Se scatta la logica del più furbo il carico fiscale resterà come un macigno su imprese, lavoratori e altri soggetti che non possono sfuggire alla rilevazione. E chi paga finirà addirittura per invidiare chi si è fatto furbo. Ogni collegamento fra le banche dati viene vissuto come “il grande fratello” che controlla le scelte di vita, ogni pagamento digitalizzato come un favore alle banche. Gli italiani hanno paura che qualcuno rubi le carte di credito e possa prelevare dal suo conto (il 27%), altri hanno paura di perdere il controllo delle spese che fa (il 23%) e ancora preferiscono il contante (il 21%), ecc. La continua altalena normativa ha reso “desolante” il quadro della lotta all’evasione, in uno scenario nel quale per i soggetti medio-piccoli la probabilità di incappare in controlli approfonditi è “remota” (una verifica ogni 33 anni) e la correttezza fiscale sembra affidata più alla lealtà del singolo che a un organico sistema di regole. I controlli puntano a favorire l’adeguamento spontaneo dei contribuenti, invece gli accertamenti con adesione e altri strumenti deflattivi hanno quasi azzerato la forza deterrente di controlli e sanzioni. La Corte dei Conti ha bocciato gli interventi che vogliono alleggerire gli adempimenti (addio all’elenco clienti e fornitori nel 2008, poi reintrodotti con lo Spesometro), e quelli che sono diretti a ridurre il contenzioso (dall’accertamento con adesione e la mediazione obbligatoria). La conseguenza è stata nefasta: gli sconti sono stati utilizzati “opportunisticamente” dai contribuenti per levarsi d’impaccio ma anche dall’amministrazione per migliorare agevolmente le proprie performance annuali, ma hanno frenato ulteriormente la spinta all’adempimento spontaneo perché conviene attendere l’azione di controllo fiscale piuttosto che versare autonomamente l’imposta alle varie scadenze. Viste le forze in campo solo le grandi imprese sono soggette a verifiche regolari e continue, mentre gli altri soggetti ne sono esclusi (2010 – 2013 pari a 661.000 controlli all’anno), ma la metà è rappresentata dagli accertamenti parziali automatizzati (basati su incroci di dati dell’anagrafe tributaria). Gli esami approfonditi non son più di 250.000 all’anno. 1.5 Lotta all’evasione nella Legge Delega Per la lotta all’evasione il governo fa riferimento alla Legge Delega e più precisamente all’articolo 9. Sono tre i pilastri su cui poggia l’attuazione di questo articolo a partire dal 1/1/2017: 1. Scontrini e ricevute digitali. Verrà reso obbligatorio dal 2017 per commercianti, artigiani e professionisti la memorizzazione e la trasmissione telematica al fisco di tutti i corrispettivi giornalieri, per dire addio allo “scontrino di carta”. L’obbligo riguarderà anche la Grande distribuzione (supermercati, ipermercati, discount, ecc.) e chi vende con distributori automatici. Il processo di adeguamento e ammodernamento tecnologico sarà comunque sostenuto economicamente dallo Stato, tramite l’erogazione di un credito d’imposta. 2. Fatturazione elettronica fra privati Nel cassetto fiscale finiranno anche tutti i dati delle fatture emesse da imprese e professionisti. E sarà questo il secondo pilastro per stanare gli evasori e per ridurre gli adempimenti a carico delle attività produttive. La fatturazione elettronica rappresenterà un’arma in più per il Fisco sul fronte della lotta all’evasione. Infatti avrà a disposizione in tempo reale tutti i dati delle transazioni commerciali in modo uniforme e strutturale. Questi dati potranno essere incrociati con le altre informazioni già disponibili nell’anagrafe tributaria (dichiarazioni Iva, bonifici bancari, F24, informazioni finanziarie, ecc.). 3. Tracciabilità dei mezzi di pagamento. Le banconote sono al centro di un ampio dibattito, immaginare che spariscano è un controsenso. Se ne circolassero di meno, forse, si potrebbe dare un colpo all’evasione fiscale e al lavoro nero. 4 Inoltre un uso eccessivo del contante ha un costo stimato di 8 miliardi di euro all’anno. L’Italia è in coda nella classifica europea sull’uso della moneta elettronica e ciò per vari motivi culturali, disabitudine, ignoranza, sfiducia ecc. infatti in Italia l’82% delle operazioni avvengono ancora in contanti, Le proposte sono diverse, come introdurre incentivi fiscali (come in Corea con ottimi risultati), oppure una riduzione del 2% sull’Iva se si paga con la carta, o una deduzione a fine anno con l’estratto conto della carta, si può svolgere una profonda campagna d’informazione che convinca i cittadini che le carte sono sicure. Il governo proverà a dichiarare guerra al contante con l’introduzione di una imposta di bollo proporzionale ai versamenti giornalieri superiori ai 200 € e ciò farà contente le banche che potranno vedere crescere i loro utili sulle operazioni di accredito elettronico e allo stesso tempo vedranno ridursi i costi di gestione del contante, stimati negli ultimi anni vicini ai 5 miliardi. Il terzo pilastro è la spinta alla moneta elettronica e la stangata sull’uso del contante. Si proverà a stimolare direttamente i consumatori con l’applicazione di sconti sugli acquisti effettuati con carte di credito o carte prepagate. Dal canto suo l’esercente potrà vedersi riconosciuto un credito d’imposta rapportato alla quantità dei suoi incassi realizzati con la moneta elettronica. Per stimolare l’addio al contante si profila, invece, un’imposta di bollo proporzionale sulle ricevute e quietanza rilasciate da banche e poste per i versamenti in contanti giornalieri sopra i 200 € (ma questa ipotesi ha scatenato infinite polemiche per cui Renzi ha fatto, per ora, marcia indietro). Ma la lotta al contante non è solo un’operazione a scopo puramente fiscale perché il legislatore ha previsto dal 6/12011 per i trasferimenti di denaro contante il limite di 999,99 € anche per contrastare il riciclaggio di denaro “sporco” e il terrorismo. Poi, per venire incontro agli albergatori e negozianti e non penalizzare i turisti stranieri, russi in testa, dopo due mesi il limite è stato portato a 15.000 nel caso di vendite di prodotti o servizi a cittadini extracomunitari. Ricordiamo che dal 1/7/2012 le pensioni di importo superiore a 1.000 €, così come gli stipendi e i compensi erogati dalla P.A. oltre questa soglia, non possono più essere pagati in contanti presso gli uffici postali. L’operazione va effettuata usando strumenti elettronici (conto corrente bancario o postale, libretto postale) dopodichè il denari potrà essere prelevato. Dal 5/2/2014 i pagamenti dei canoni di locazione delle abitazioni possono essere incassati anche in contanti entro la soglia di 999,99 € Infine dal 30/6/2014 i professionisti e gli esercenti di attività commerciali sono tenuti ad accettare i pagamenti effettuati con carte di debito, purchè di importo superiore a 30 € In tale data è scattato l’obbligo di dotarsi del POS, che però è considerato semplicemente un onere, ma non è sanzionato. 1.6 Nuovo ISEE Nel 2014 era partita la “Superanagrafe dei conti correnti” dell’Agenzia delle Entrate, sempre nell’ottica della lotta all’evasione. Entro il 2/3/2015 banche, poste e altri intermediari finanziari devono trasmettere l’esistenza e la natura dei rapporti da essi intrattenuti, la giacenza media di depositi e conti correnti, con l’indicazione dei dati anagrafici dei titolari (compreso il codice fiscale) relativi al 2013, mentre quelli relativi al 2014 andranno trasmessi entro il 29/5/2015. Pertanto i dati contenuti in questa superanagrafe vanno dal 2011 al 2014. Questa mole di dati servirà anche per verificare la veridicità della Dichiarazione sostitutiva unica (Dsu) per la determinazione dell’Isee ed evitare che i soliti furbi possano attraverso false dichiarazioni ottenere indebiti benefici (come previsto dal comma 314 della legge di Stabilità 2015. Ai fini della lotta all’evasione i dati permetteranno di realizzare delle “analisi del rischio” di soggetti che attraverso meccanismi di utilizzo del sistema finanziario occultano ricchezze da dichiarare. Con il Decreto Ministeriale 7/11/2014 è stato approvato il nuovo Modello DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) necessario per calcolare l’Isee, con l’obiettivo di identificare in maniera più efficace le condizioni effettive di bisogno e controllare le tante pratiche scorrette. L’Isee è l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente che consente di accedere a prestazioni sociali e servizi pubblici a condizioni agevolate. L’obiettivo è quello di smascherare i “finti poveri”, quelli 5 che negli anni passati hanno chiesto e ottenuto prestazioni sociali agevolate grazie a qualche trucchetto. Da gennaio 2015 cambia tutto, l’Isee sarà calcolato in base a dati solo in parte autodichiarati e i controlli saranno più serrati. Da tale data, chi vorrà chiedere uno sconto per: asili nido, mense scolastiche, università, assistenza domiciliare per disabili, residenze socio-sanitarie assistenziali, ecc. dovrà compilare la nuova DSU (Dichiarazione sostitutiva unica) o la DSU minima in base alla tipologia di prestazioni richiesta. Nella maggior parte dei casi basterà la DSU minima; invece dovranno compilare la DSU se nel nucleo familiare è presente un disabile, se i genitori non sono coniugati né conviventi, se si è esonerati dalla presentazione della dichiarazione dei redditi, se si chiede l’agevolazione universitaria. In data 13/2/2015 il TAR del Lazio ha riconosciuto le ragioni delle associazioni dei disabili: le pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento non vanno considerate tra i redditi per non penalizzare fortemente proprio una delle fasce più deboli della società. Perciò il Nuovo Isee, entrato in vigore dal 1/1/2015 per il TAR è illegittimo nella parte che prevede che nel reddito complessivo siano accorpate anche le indennità e pensioni concesse per chi si trova in condizioni di accertata disabilità, che l’ordinamento riconosce loro come compensazione della situazione di svantaggio, anche economico. Con la Comunicazione 179 del 18/12/2014 l’INPS ha illustrato le principali novità: - Esistono diversi Isee validi per tutte le prestazioni: Isee standard - Isee universitaria - Isee socio sanitaria – Isee socio sanitaria residenze - Isee Minorenni con genitori non coniugati e non conviventi - Isee corrente, tutte con modalità di calcolo differenziate. - Nucleo familiare: i coniugi fanno parte del medesimo nucleo anche se hanno diversa residenza anagrafica (ad eccezione di separazioni, divorzi, ecc.). I figli minori di 18 anni fanno sempre parte del nucleo del genitore con cui convivono. Fa parte del nucleo anche il figlio maggiorenne a carico dei genitori anche se non convive con loro (ad eccezione dal caso che sia coniugato e che non abbia figli). - Nel calcolo del reddito vengono inclusi anche gli importi esenti, inoltre si dà una maggiore valorizzazione del patrimonio e si applicherà un abbattimento per la presenza di figli con handicap nel nucleo. - Vi sarà un rafforzamento dei controlli da parte dell’Amministrazione Finanziaria e dell’INPS. - Ai fini del calcolo i contribuenti dovranno compilare (non senza difficoltà) una DSU modulare, cioè contenente diversi moduli: - Modulo MB1 che vale per tutte le prestazioni - Modulo MB2 che vale per il diritto allo studio e per i minorenni in caso di genitori non coniugati e non conviventi - Modulo MB3 che vale per le prestazioni socio sanitarie residenziali (per esempio ricovero) - Modulo FC1 che vale per tutte le prestazioni - Modulo FC2 che vale in presenza di disabili - Modulo FC3 che vale se vi sono persone esonerate dal compilare la dichiarazione dei redditi - Modulo FC4 che vale per prestazioni per minorenni o per universitarie - Modulo Integrativo che serve per correggere errori nella precedente DSU I redditi da dichiarare sono relativi al secondo anno precedente, mentre le spese e le franchigie si riferiscono all’anno precedente. Il patrimonio immobiliare è quello definito ai fini IMU al 31/12 dell’anno precedente. Nel patrimonio mobiliare si calcolano anche i conti correnti e i depositi postali tenendo conto della consistenza media annua. Si tiene conto anche del valore mutuo al 31/12 dell’anno precedente. La dichiarazione DUS ha una validità fino al 15 gennaio dell’anno successivo. Il nuovo Isee crea tre sfide importanti ai Comuni: prevedere gli effetti del “Riccometro” – rivedere le soglie di accesso alle agevolazioni sui servizi sociali per non penalizzare i cittadini – dialogare con le banche dati dell’Inps. Compiti non da poco, specialmente per il 70% degli 8.000 municipi italiani, con meno di 5.000 abitanti e una struttura ben diversa da quella dei grandi capoluoghi. 6 l nuovo Isee era stato regolato dal DPcm 159/2013 e poi le istruzioni operative sono state formalizzate il 17/11/2014 necessari per richiederne il calcolo ai Caf, all’Inps o agli sportelli comunali. Gli elementi presi in esame peseranno in modo diverso rispetto a prima: l’immobile di proprietà fa aumentare l’indicatore, poi vi rientra anche la pensione di invalidità, l’assegno sociale e il reddito dei figli che possono contribuire alle esigenze del genitore. In altri casi l’Isee sarà più vantaggioso come per le persone con disabilità gravi o per le famiglie con tre o più figli, ecc. per cui il Comune potrebbe trovarsi ad affrontare un aumento della spesa sociale. Pertanto i Comuni stanno effettuando delle simulazioni sull’impatto della riforma, tutti calcoli teorici che potrebbero avere notevoli conseguenze per le casse comunali. Per esempio il Comune di Milano ha simulato una differenza di 1 € nel determinare le soglie per avere posti scontati nelle mense scolastiche e ha rilevato che in un anno l’errore di un euro produrrebbe “fino a 9 milioni di entrate in meno nelle casse comunali. Un altro problema è il dialogo con l’Inps, inoltre la maggior parte delle informazioni deve arrivare dalle banche dati dell’Inps e dell’Agenzia delle Entrate (specialmente per i dati dei C/C e la giacenza media in essi). E’ indispensabile che anche le Regioni si adeguino nelle materie di loro competenza: edilizia residenziale pubblica, assegni di cura per anziani non autosufficienti in casa. 2. LA RIFORMA FISCALE Che cosa rende una tassa insopportabile? In primo luogo è il “peso” e qui siamo i primi nel mondo, poi quando è “complicata”, quando è “retroattiva” e quando è “assurda” (quando cioè non se ne coglie la logica). Sono 4 caratteristiche che appartengono da troppo tempo al nostro sistema fiscale, passate in eredità da un governo all’altro. Infinite promesse di cambiare ma poi ci si trova sempre allo stesso punto. Si è calcolato che solo negli ultimi tre anni la retroattività ha comportato maggiori tasse per oltre 10 miliardi di euro. Nel giugno 2008 Berlusconi annunciava una “semplificazione storica per imprese e cittadini”, tre anni dopo Monti promise di “migliorare la qualità della vita” con le semplificazioni, poi Letta, prima di lasciare il posto a Renzi rivelò di avere nel cassetto “un piano specifico per la piccola impresa centrato sui temi della semplificazione……”. Però le leggi che uscivano dal Parlamento complicavano sempre di più! Dal 2008 al 2014 sono state approvate 629 norme fiscali di cui 72 di semplificazione, ma ben 389 di complicazioni ulteriori, perciò per ogni regola che facilita ne spuntano 5,4 che peggiorano l’impatto burocratico. Il Fisco è stato complicato al ritmo di una norma alla settimana e questa maledizione va avanti ininterrottamente da più di 30 anni, durante i quali si sono succedute almeno 4 Riforme fiscali, e quasi tutte sfociate in un aumento delle tasse: 1984 Visentini ter con una crescita della pressione fiscale di 2,4 punti – Tremonti ha fatto salire le imposte del 1,1% - poi Visco che ha abbassato la pressione in modo marginale 0,5% - Nuova Tremonti con un + 1,7. Tra il 2005 e il 2014 le entrate tributarie sono aumentate del 21,1% contro un aumento del PIL di appena il 10,2%. Nessuno in Europa ha fatto peggio di noi! 2.1 La Legge Delega sulla Riforma Finalmente il governo si è reso conto che è necessario il riordino del Sistema Fiscale. L’ha proposta il governo Berlusconi, poi il governo Monti l’ha riproposta al Parlamento, ritoccando in più parti la precedente versione, senza tuttavia riuscire a vederne l’approvazione definitiva causa la fine della legislatura. E poi il governo Letta che l’ha ripescato e rispedita all’esame delle Camere, per chiudere con il governo Renzi cui spetta ora di attuarla attraverso i prossimi decreti legislativi. Tre governi per portare a casa la Legge Delega sui fisco, cui è affidato il compito di rendere il nostro sistema tributario meno complesso e più equo. Nel febbraio 2014 è stata approvata la Legge Delega ed entro un anno sono attesi i decreti legislativi per riformare il sistema fiscale. La Legge Delega è formata da 16 articoli che condensano i principi generali e i criteri direttivi: Revisione del Catasto dei Fabbricati, Norme in materia di Evasione ed Erosione fiscale, Disciplina dell’Abuso del diritto e dell’Elusione fiscale, Norme in materia di Tutoraggio, Semplificazione fiscale e Revisione del 7 sistema Sanzionatorio. Nel testo sono contemplati anche i principi guida per il riordino del Contenzioso e della Riscossione degli Enti locali, ma anche la revisione dell’Imposizione sui redditi d’impresa. E ancora nuove disposizioni in materia di Giochi e fiscalità Ambientale, oltre al riordino delle 720 “tax expenditures” (detrazioni, agevolazioni) che erodono il gettito di circa 164 miliardi. L’obiettivo prioritario è ridurre il prelievo semplificando gli adempimenti per i contribuenti e potenziando le forme del Contraddittorio, anche attraverso il rafforzamento della Conciliazione. Si punta al contrasto all’evasione per recuperare gettito da destinare al Fondo per la riduzione della pressione fiscale. Le leggi tributarie nascono tutte per delega perché richiedono una tecnica particolare, una complessità che solo il Governo può dominare, è il Governo a legiferare vincolato dai principi direttivi, però i vari gruppi parlamentari mostrano di avere le idee chiare rispetto a questo o a quel punto, ci si perde nella puntualizzazione di cose minute. Riassumendo i contenuti della Legge Delega sono: Principi – Riforma del Catasto – Lotta all’Evasione – Abuso del Diritto – Tutela del Contribuente – Redditi d’Impresa – Giochi – Ambiente. Come detto in precedenza la Legge 11/3/2014 n. 23 ha conferito una Delega al Governo per attuare, entro il 26/3/2015, la Riforma Fiscale. Dopo diversi mesi (ben 7) nessun decreto delegato era stato ancora pubblicato sulla G.U., però erano in via di approvazione il D.Lgs sulle Semplificazioni e sulla Dichiarazione Precompilata. Però ci si aspettavano provvedimenti più “pesanti” per cambiare marcia al Fisco (Sanzioni, Giustizia tributaria, riordino della base imponibile, abuso di diritto, elusione, ecc.). Le esigenze di Finanza pubblica hanno lasciato al palo l’istituzione dell’IRI (imposta sui redditi dell’imprenditore) con una aliquota allineata a quella delle società (Ires al 27,5%). Per il resto si era ancora a livello di bozze elaborata dai gruppi di lavoro, che dovranno essere limate e presentate al CdM. Alla fine del 2014 la Riforma fiscale era ferma al 15%, in realtà un solo provvedimento è già entrato in vigore: il Decreto sulle Semplificazioni e la dichiarazione 730 precompilata. Mentre sono state approvate ma non ancora pubblicate le nuove misure sulla tassazione dei Tabacchi e sulle Commissioni Censuarie che è il primo tassello della Riforma del Catasto. Altre misure rientrano nella Legge di Stabilità come la Riforma del Ravvedimento operoso e il Regime agevolato per autonomi e mini-imprese. Per tutte le “incompiute” il termine è il 27/3/2015 entro il quale i provvedimenti devono essere approvati definitivamente, ma la prospettiva di rispettare la scadenza è remota e non appare realistica. Ameno che non ci sia una proroga. Alla fine di gennaio 2015, quando mancano circa 2 mesi per attuare la Delega Fiscale le cose non vanno bene, ci si sta impantanando sia perché l’attenzione è stata spostata sull’Italicum e sull’elezione del Presidente della Repubblica. Come abbiamo detto e diremo, due sono i Decreti pubblicati sulla G.U., quello sulle Commissioni Censuarie di cui si è persa traccia dopo l’approvazione definitiva e un po’ di misure inserite in altre norme (come la Legge di Stabilità), è poi entrato in vigore il Decreto Legislativo relativo alla Riforma delle Accise sui tabacchi. Sarebbe necessario uno sprint eccezionale per realizzare l’Iri (imposta unica sul reddito dell’imprenditore), la revisione del contenzioso, ecc. Per ora gli unici 2 provvedimenti entrati in vigore sono il D.Lgs 175/2014 sulle Semplificazioni fiscali e quello sulla tassazione dei Tabacchi D.Lgs 188/2014. All’interno del decreto sulle Semplificazioni c’è il corposo capitolo sulla Dichiarazione Precompilata. Vediamo lo stato di attuazione della Legge Delega e dei relativi provvedimenti: Attuati Allo Studio Inattuati Fisco e Contributi Tabacchi e Giochi Riforma del Catasto Reddito d’impresa 3 0,5 1 1 zero 1 1 zero 8 zero 0,5 3 4 Lotta all’evasione Riordino dei Bonus Certezza del diritto Sanzioni e Controlli Contenziosi e Ricorsi Tassazione e Ambiente 1 zero zero zero zero zero zero 1 2 3 zero zero 5 3 4 zero 5 3 Totali 6,5 8 27,5 Da questo specchietto emerge che siamo solo al 155%!!!! 2.2 Le Semplificazioni Il sistema tributario deve essere fortemente semplificato poiché la complessità e l’incertezza delle regole, ancor più del carico impositivo, scoraggiano gli investimenti, la creazione di posti di lavoro. La Semplificazione è la madre di tutte le riforme: bisogna eliminare le regole complesse, frutto di una legislazione bulimica, fare ordine nel guazzabuglio di scadenze e adempimenti che umiliano il contribuente, accorpare in un’unica comunicazione i dati che oggi vengono comunicati più volte separatamente, eliminare adempimenti inutili a contrastare fenomeni di evasione o di illegalità ma onerosissimi per le imprese, ecc. La semplificazione fiscale deve rendere la normativa tributaria lineare, di facile interpretazione, affidabile e mai retroattiva. Misure a costo zero per l’Erario capaci di ridurre i costi per i contribuenti e farci risalire quella avvilente classifica della Bancamondiale che vede l’Italia al 138° posto su 189 Paesi, con una media di 269 ore l’anno per assolvere gli adempimenti fiscali. Pagare le tasse non deve essere un esercizio per acrobati. Già dall’esame della bozza del Decreto emergono le linee su cui sta puntando il Governo per attuare una grande semplificazione fiscale: 1. Mod. 730 precompilato per circa 20 milioni di contribuenti, sarà “on line” dal 15/4/2015 e sarà reperibile anche dal proprio sostituto d’imposta, dai CAF e dai professionisti. 2. Eredità corsia privilegiata per i parenti in linea retta. La dichiarazione di successione non dovrà più essere presentata dal coniuge e parenti in linea retta, con un valore inferiore a 100 mila euro e che non comprenda immobili o diritti immobiliari reali. 3. Rimborsi Iva strade più veloci fino a 15.000 €, eseguibili senza alcun adempimento. Per rimborsi oltre i 15 mila non è più necessaria la prestazione della garanzia dello Stato. Non sono previsti limiti all’ammontare dei rimborsi ottenibili dai contribuenti non a rischio. 4. Bonus energetico una sola comunicazione alle Entrate. Per poter usufruire del bonus energetico era necessaria una dichiarazione all’Agenzia delle Entrate per ogni periodo d’imposta nel quale si sarebbe beneficiato della detrazione, con le nuove regole non sarà più necessario. La comunicazione obbligatoria è una soltanto. Lo sconto fiscale è apri al 65% in dieci anni. 5. Alloggi di lusso via l’Iva agevolata anche per chi vi ha la residenza. Una norma stabilisce che la definizione di “abitazione di lusso” deve essere una sola, sia per l’imposta di Registro e sia per l’Iva in caso di compravendita. Per il Catasto sono classificati immobili di lusso quelli individuati nelle categorie A/1 – A/8 e A/9 per cui chi comprerà una casa A/1 non potrà usufruire dell’Iva agevolata del 4%anche se si tratta di prima abitazione. 6. Detrazioni, sponsorizzazioni e spese di rappresentanza arriva la percentuale di detrazione del 50% per prestazioni di pubblicità e di sponsorizzazione per associazioni senza scopo di lucro, quelle sportive dilettantistiche e le pro-loco. C’è poi la possibilità di detrarre l’Iva sulle spese di rappresentanza per acquisti di beni di costo non superiore a 50 €. Fino ad oggi le spese per omaggi fino a 50 € sono interamente deducibili dalle imposte sui redditi. 7. Avvocati e Architetti per loro vitto e alloggio non sono compensi. Le spese per vitto e alloggio pagate dal committente non costituiscono compensi in natura per il professionista che ne usufruisce. Pertanto non dovrà più riaddebitare in fattura questo genere di spese al committente, evitando di effettuare la deduzione del relativo ammontare come componente di costo da inserire tra le deducibilità. 9 8. Dal Medico all’Ingegnere agevolazioni per chi si associa. Per rendere più semplice il regime fiscale applicabile nei casi di partecipazione a società tra professionisti si applicano le disposizioni fiscali già previste per le associazioni. 9. Nuove regole per le operazioni con i Paesi della “Black List”. Le comunicazioni all’Agenzia delle Entrate relative alle operazioni con i Paesi cosiddetti Black List saranno fornite con cadenza solo annuale. Inoltre viene innalzata la soglia sotto la quale non vi sarà più l’obbligo di fornire una comunicazione, il tetto sarà di 10.000 €. 10. Nascono le Commissioni per il Registro degli Immobili. Il decreto legislativo che avvia la riforma del Catasto prevede le Commissioni Censuarie che saranno divise in Commissioni Locali e in una Centrale con sede a Roma. La Commissione Centrale sarà composta da 25 membri e un Presidente, quelle Locali avranno 6 componenti e un Presidente. 2.3 Decreto Legislativo 175/2014 Finalmente è stato approvato il primo atto della Legge Delega: il D. Lgs. 21/11/2014 n. 175. Dall’esame dei 37 articoli che lo compongono si capisce subito che è stato seguito un approccio minimalista: sono poche le questioni veramente importanti che sono state toccate, mentre si è scelto di “limare” alcuni adempimenti per alleggerire (leggermente) la vita delle imprese e professionisti, possiamo classificare gli interventi in tre grandi aree. Il primo lotto comprende le norme sulle società in perdita e quelle sui compensi dei professionisti. Il secondo comprende norme per rendere più snelli alcuni adempimenti: rimborsi Iva, elenchi intrastat, costi black list, ecc. Il terzo ruota intorno alla dichiarazione dei redditi Mod. 730 precompilata per lavoratori dipendenti e pensionati. Però mancano la nuova Iri (imposizione sugli utili di imprese individuali e società di persona), la revisione della tassazione separata, esclusione dall’Irap, regole per ammortamenti e costi parzialmente indeducibili, ecc. per non parlare “dell’abuso del diritto”, del sistema sanzionatorio amministrativo e penale, catasto, giochi, ecc. Esaminiamo solo gli articoli più importanti per noi: Art. 1 Dichiarazione dei redditi precompilata Si introduce in via sperimentale, a partire dal 2015, con riferimento ai redditi del 2014, la dichiarazione dei redditi precompilata. Il carattere sperimentale si rende necessario al fine di approfondire tutti gli eventuali strumenti di correzione e aggiornamento. Essa sarà messa direttamente a disposizione dei contribuenti a partire dal 15 aprile di ciascun anno telematicamente, potrà anche conferire apposita delega al proprio sostituto d’imposta o a un CAF o a un professionista abilitato. Infine resta ferma la possibilità di presentare la dichiarazione, autonomamente compilata, con le modalità ordinarie ma solo al CAF o al professionista. Art. 4 Accettazione e modifica della dichiarazione precompilata. Questo articolo prevede la possibilità non solo di accettarla così com’è, ma anche di modificarla. Il termine per la presentazione della dichiarazione per i sostituti d’imposta, per i CAF e professionisti è spostato al 7 luglio dell’anno successivo all’anno d’imposta cui si riferisce la dichiarazione. Essi dovranno consegnare copia della dichiarazione elaborata prima dell’invio all’Agenzia delle Entrate e comunque prima del 7 luglio. Il comma 3 del presente articolo prevede le modalità di presentazione della dichiarazione sia nel caso di accettazione che nel caso di modifiche: - se egli è abilitato ai servizi telematici può effettuare direttamente la trasmissione; - può rivolgersi al proprio sostituto d’imposta se presta assistenza fiscale; - può rivolgersi ad un CAF o a un professionista abilitato presentando la relativa documentazione per permettere la verifica di conformità. Il comma 5 dispone che i coniugi possano presentare la dichiarazione in forma congiunta. Nel caso che la dichiarazione precompilata è messa a disposizione di uno solo dei coniugi è esclusa la possibilità di presentare direttamente la dichiarazione congiunta, sarà possibile solo presentandola al CAF o al professionista. 10 Art. 6 Visto di Conformità Vengono introdotti nuovi Profili di Responsabilità. Si stabilisce che se la dichiarazione è accettata o modificata direttamente dal contribuente e inviata autonomamente dallo stesso tutta la responsabilità ricade in capo a lui. Se invece si avvale di una Caf o professionista questi sono obbligati ad apporre il Visto di Conformità e quindi la responsabilità ricade su di loro. Cioè in caso di errori riconducibili al Visto infedele l’intermediario sarà tenuto al pagamento dell’imposta, della sanzione (pari al 30%) e degli interessi maturati e non potrà rivalersi sul contribuente. I CAF e i professionisti rispondono per l’errato controllo dei dati documentali. Il CAF o il professionista possono entro il 10 novembre presentare una dichiarazione rettificativa, che corregge gli eventuali errori e in tal caso la sanzione viene ridotta al 3,75% (1/8 del minimo) e rimane a carico di essi, mentre l’imposta e gli interessi saranno a carico del contribuente. Questo regime sanzionatorio su CAF e professionisti è a rischio di legittimità ed è praticamente inattuabile per vari motivi: perché non si può pensare di far pagare ad altri le imposte dovute dal contribuente ed inoltre perché le polizze assicurative non prevedono il rimborso delle imposte dovute dal contribuente ma solo le sanzioni per gli errori commessi. Numerosissimi sono i professionisti che si sono già defilati dal presentare i Mod. 730, creando non pochi problemi ai contribuenti, infatti come si può traslare, per via legislativa, il carico fiscale dal contribuente al soggetto che ha trasmesso la dichiarazione? Art. 11 Dichiarazione di Successione: esoneri e documenti da allegare. Si è esonerati dal presentare la dichiarazione di Successione quando l’eredità è devoluta al coniuge e ai parenti in linea retta e l’attivo ereditario non comprende immobili o diritti reali immobiliari ed inoltre l’importo complessivo non superi i 100 mila euro. Inoltre non ci sarà più l’obbligo di presentare una dichiarazione integrativa o sostitutiva nel caso in cui, successivamente alla presentazione della dichiarazione originaria, siano erogati rimborsi fiscali spettanti al de cuius. Un’altra agevolazione si riferisce ai documenti necessari: l’erede potrà allegare alla dichiarazione di Successione in luogo di documenti in originale o autenticati da un notaio anche copie non autenticate accompagnate da un’autocertificazione. Resta ferma tuttavia la facoltà dell’Agenzia di richiedere i documenti in originale o in copia autentica. Vediamo i documenti da allegare: - Certificato di morte - Certificato di Stato di famiglia del de cuius ed eredi - Estratti catastali relativi agli immobili - Prospetto di liquidazione delle imposte ipotecarie, catastali e di bollo Per questi documenti non è possibile presentare l’autocertificazione - Copia autentica degli atti di ultima volontà - Copia autentica dell’ultimo bilancio o inventario - Documenti di prova delle passività e degli oneri deducibili Per questi documenti è possibile l’autocertificazione. Art. 12 Abrogazione della comunicazione all’Agenzia delle Entrate per i lavori che proseguono Viene abolito il comma 6 del D.L. 185/2008 che prevedeva che i contribuenti interessati alla detrazione Irpef delle spese sostenute per la riqualificazione energetica degli edifici, i cui lavori proseguono per più periodi d’imposta, debbano inviare all’Agenzia delle Entrate una apposita comunicazione in cui sono elencati i dati delle spese sostenute negli anni precedenti. Pertanto non c’è più detto obbligo. Art. 33 Allineamento definizione prima casa Iva- -Registro La norma modifica i criteri da utilizzare per l’individuazione delle case di abitazione per le quali è possibile fruire delle agevolazioni “prima casa” al fine di stabilire l’aliquota Iva agevolata del 4% 11 per le case classificate nelle categorie A/1 – A/8 e A/9. Vanno quindi in soffitta i criteri previsti dal Decreto del Ministero dei Lavori pubblici del 2/8/1969 che li classificava come “immobili di lusso”. Quindi ad esclusione delle abitazioni A/1. A/8 e A/9 gli immobili classificati come “prima casa” saranno soggette ad Iva al 4%, mentre le altre resteranno ad Iva al 10%. Pertanto le abitazioni A/1, A/8 e A/9 NON potranno mai essere considerate “prima casa” né ai fini Iva , né ai fini dell’Imposta di Registro. Nel prospetto sotto riportato si espongono due schemi chiarificatori ATTO COMPRAVENDITA PRIMA CASA Atto soggetto a Registro Imposta di Registro Aliquota IVA Imposta Ipotecaria Imposta Catastale Atto soggetto ad Iva 2% 200 € 4% 200 € 200 € 50 € 50 e ATTO COMPRAVENDITA NON PRIMA CASA Atto soggetto a Registro Imposta di Registro Aliquota IVA Imposta Ipotecaria Imposta Catastale Atto soggetto ad Iva 9% 200 € 10% o 22% 200 € 200 € 50 € 50 e Ma la Riforma fiscale si interessa anche dei seguenti argomenti: 2.4 Forme di pagamento elettroniche Il Governo, dopo aver dato, finalmente, il via libera definitivo al Decreto sulle Semplificazioni contenente anche la disciplina della Dichiarazione precompilata, dovrà affrontare il Decreto delegato che introdurrà forme di pagamento e tenuta della contabilità elettroniche. Sono previsti scontrini digitali, fatturazione elettronica e sistemi di pagamento elettronici. Entro il 31/12/2015 tutti gli enti pubblici, a livello locale e centrale, dovranno garantire ai cittadini la possibilità di effettuare qualsiasi pagamento ad esse diretto, anche in modo digitale: contravvenzioni, imposte comunali, ticket sanitario, tutte le incombenze fiscali, ecc. potranno essere pagate anche dal tabaccaio, presso la grande distribuzione. In tal modo si ha la rendicontazione di tutti gli incassi in tempo reale, con vantaggi in termini di certezza della spesa, pianificazione e controllo dei costi ed inoltre si liberano risorse da dedicare ad altre funzioni. La Regione Lombardia sta realizzando un sistema per erogare contributi destinati ai celiaci direttamente presso la grande distribuzione, presentando la carta regionale dei servizi alla cassa del supermercato egli può usufruire del contributo. La USL di Bologna consente il pagamento del ticket sanitario anche alla cassa dei supermercati e ipercoop; alla prenotazione della visita o esame diagnostico egli riceve il documento con codice a barre che pagherà alla cassa e lo scontrino è valido come ricevuta anche ai fini fiscali. Sempre nell’obiettivo della lotta all’evasione spariranno le Fatture cartacee con la Pubblica Amministrazione come previsto dal Decreto Legge 90/2014. Infatti dal 31 marzo 2015 nessuno 12 potrà più presentare una fattura cartacea a un’amministrazione, e per adeguarsi alle nuove regole ogni operatore privato che vorrà avere un cliente pubblico dovrà dotarsi di un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec), di una firma digitale e di un archivio dove conservare per cinque anni le fatture elettroniche. L’Agenzia per l’Italia digitale ha registrato dal giugno 2014 a fine di febbraio 2015 ben 2,6 milioni di fatture digitali. Si prevede che a regime dovrebbero essere circa 60 milioni di fatture annue, con un risparmio stimato in 1,4 miliardi di euro per gli operatori privati. 2.5 Scontrini detraibili? Scriverlo nella Legge Delega non è stato così difficile, tradurlo in pratica, però, non sarà per niente semplice. La potenziale perdita di gettito e la difficoltà di gestire le agevolazioni e i necessari controlli rischiano di bloccare il tutto. L’idea è quella di permettere ai clienti di scontare parte della spesa, così da invogliarli a farsi rilasciare gli scontrini (o le ricevute). Nel sistema attuale vi sono già molte disposizioni ispirate al “contrasto d’interessi” tra clienti e operatori economici, quelle principali valgono più di 7 miliardi (spese sanitarie 2,7 miliardi - ristrutturazioni 2,5 – risparmio energetico 1,1 – contributi colf 400 milioni ….). Ci sono anche le aliquote ridotte (Iva al 10% sui lavori edili) e le imposte sostitutive (come la Cedolare secca sugli affitti). Alcune agevolazioni che necessitano di uno scontrino “parlante”, ecc. Il meccanismo insomma esiste già e non sarebbe tecnicamente impossibile estenderlo ad altre spese, ma l’ostacolo più rilevante è il rischio che l’operazione non sia a somma positiva per lo Stato. Non bisogna dimenticare, infatti, che lo sconto d’imposta si applicherebbe sì agli acquisti che oggi vengono pagati in “nero”, ma anche a quelli che sono già regolarmente fatturati, di conseguenza la perdita di gettito sulle spese in “chiaro” potrebbe mangiarsi i maggiori incassi a “nero”. 2.6 Tax Expenditures (Bonus e Agevolazioni) Con la Riforma fiscale si vuole anche fare pulizia sulle oltre 700 agevolazioni fiscali, quindi la revisione delle cosiddette “tax expendures” sarà inserita in uno dei decreti attuativi della delega fiscale ed anche nella Legge di Stabilità. Le stime parlano di oltre 90 miliardi di euro, comprese anche le agevolazioni alle imprese e agli autonomi. Ma l’operazione di riordino è complessa perché all’eliminazione di ognuna di esse corrisponde un incremento della tassazione per il soggetto che ne beneficiava, quindi abbiamo oltre a una difficoltà tecnica anche una a livello politico. Nel mirino entreranno le agevolazioni “ingiustificate o superate” e quelle che rappresentano una duplicazione di misure già esistenti. Dovranno però essere tutelati i redditi di lavoro dipendente, pensionati, lavoratori autonomi, famiglie, salute, soggetti svantaggiati, patrimonio artistico, ambiente, ricerca e innovazione. E’ evidente quindi che le “tax expenditures” davvero facili da tagliare non sono così numerose. Inoltre in questi ultimi anni la lista delle agevolazioni si è allungata anziché ridursi: proroga detrazione su acquisto mobili, bonus del 65% per chi recupera i beni artistici. Perciò il riordino dei bonus da tre anni viene sempre rinviato e non si sa cosa succederà con la nuova Legge Delega. 3 RIFORMA DEL CATASTO L’originario Dpr (Decreto Presidente della Repubblica) 1142/1949 stabiliva che ogni Comune amministrativo costituiva una zona censuaria, e in caso di notevoli difformità si poteva suddividere il Comune stesso in più zone censuarie. Con la Legge 427/1989 questa disposizione fu così sostituita” Le operazioni di qualificazione e classificazione si eseguono per zone territoriali omogenee sotto il profilo socio economico che possono comprendere gruppi di Comuni o singoli Comuni o porzioni di essi”. Questa modifica era dovuta al notevolissimo aumento degli immobili negli anni, passando da circa 15 milioni del 1051 agli oltre 25 milioni del 1991. Anche la Riforma in corso di applicazione farà riferimento ad ambiti territoriali entro cui svolgere le operazioni estimative, con metodi però più sofisticati 13 Gli importi su cui si calcolano IMU e TASI presentano profonde differenze non solo tra le varie aree ma anche tra le diverse zone della stessa città, perciò è difficile ma necessario evitare distorsioni sul prelievo fiscale a carico dei cittadini. La Legge Delega traccia la strada dell’intervento su aliquote, deduzioni dalla base imponibile o detrazioni da parametrare anche al reddito familiare. L’iter che porterà alle nuove rendite catastali comincerà dalla “mappatura” dell’esistente, partendo dalle “Microzone”, porzioni di territorio comunale con caratteristiche omogenee. Il passo successivo è quello di procedere a una revisione radicale del sistema di vani, classi e categorie, per arrivare agli “Immobili-Tipo” su cui costruire gli algoritmi per attribuire i nuovi valori basati sui mq. Successivamente per ogni “microzona” e per ogni tipologia immobiliare (abitazioni, negozi, ecc.) bisognerà individuare il “Valore medio di mercato”. A questo si applicheranno coefficienti che terranno conto di ubicazione, epoca di costruzione, gradi di finitura, ecc. essi funzioneranno sulla base di un algoritmo che definirà il “Valore unitario a mq.” Le 103 Commissioni locali dovranno validare queste funzioni statistiche. La fase conclusiva dell’iter sarà l’attribuzione del “Valore patrimoniale medio“ e la “Nuova rendita catastale”. Le categorie catastali attuali di 45 verranno riordinate, prevedendone solo 3 per il residenziale (fabbricati con più unità, unifamiliari, abitazioni tipiche dei luoghi), 8 o 9 per le categorie “ordinarie” (cantine, negozi, laboratori, magazzini e uffici) e infine 17 – 18 per le categorie speciali. 3.1 Commissioni Censuarie Il primo tassello è il DLgs sulle competenze delle Commissioni censuarie definite secondo le indicazioni delle Delega Fiscale pubblicato in G.U. alla fine di gennaio 2015. Le Commissioni locali (una per Provincia) approvano i quadri tariffari delle unità immobiliari urbane e quelli delle qualità e classi dei terreni, collaborano alle revisioni del Catasto urbano e devono validare gli algoritmi che servono all’attribuzione delle nuove rendite catastali. La Commissione centrale funge da giudice sui ricorsi presentate dalle Entrate contro le decisioni delle Commissioni locali sui prospetti di classi e tariffe d’estimo. Inoltre deve verificare e “perequare” le tariffe dei terreni e immobili dopo l’attribuzione delle nuove rendite. Ma sembra che la norma abbia eliminato la possibilità del contraddittorio con i rappresentanti delle varie categorie economiche. Sono state approvate le Commissioni Censuarie, la cui nascita viene fatta risalire in Italia addirittura al 1886, che devono validare i criteri per calcolare le rendite non più in base ai vani ma ai mq. Il problema più complesso sarà poi il “Censimento” di circa 66 milioni di immobili italiani con l’obiettivo di far emergere le “case fantasma” ancora sconosciute al Fisco. Ma le cose non vanno bene perché il DLgs sulle Commissioni Censuarie, approvato a novembre 2014, dopo oltre 3 mesi non è stato ancora pubblicato nella G.U. per motivi ignoti, con questi tempi e vari ripensamenti la Riforma Fiscale rischia di diventare un miraggio, per non parlare poi del Decreto sulle nuove categorie catastali, sulla forma dell’algoritmo, ecc. anch’esso in discussione tra il Governo e le Commissioni parlamentari, anche perché in oltre metà Italia non ci sono abbastanza dati su cui elaborare statistiche che portano ad algoritmi scientificamente validi. 3.2 Valori e Rendite Il secondo passo sarà il Decreto che preveda che il “valore patrimoniale medio” sarà basato sul “valore di mercato”, in mq. E determinato con funzioni statistiche espresse in un algoritmo, mentre la rendita catastale sarà determinata come sopra ma basata sul valore locativo. Il terzo passo dovrà regolamentare i Ricorsi del contribuente: in autotutela all’Agenzia delle Entrate sull’attribuzione delle nuove rendite. I ricorsi veri e propri saranno rivolti alle Commissioni Tributarie Provinciali, invece il TAR risponderà solo su questioni di legittimità. 3.3 Invarianza Tutta la Riforma del Catasto ruota sul principio della “invarianza di gettito”, cioè le nuove rendite non devono trasformarsi in aumento delle Tasse a carico dei proprietari degli immobili. Cioè un 14 contribuente potrà pagare di più e qualche altro di meno, ma nel complesso lo Stato dovrà incassare lo stesso gettito. Uno dei punti significativi della Riforma del Catasto è quello della invarianza di gettito. Ciò significa che variando le basi imponibili si rende necessario redistribuire il carico fra i contribuenti: alcuni pagheranno di più e altri pagheranno di meno. In presenza di un aumento delle basi imponibili l’invarianza si potrà ottenere mediante la riduzione delle aliquote, sia per le imposte nazionali e sia per quelle locali. Quindi la redistribuzione del carico fiscale avverrà limitatamente ai contribuenti dello stesso Comune e non fra tutti i contribuenti italiani. Sull’invarianza di gettito si va verso la scelta ”locale”. Si vuole arrivare a far emergere valori oggettivi, con lo stesso metodo per tutti, e allo stesso modo trasparente, perché comprensibile e uguale. I nuovi valori catastali, sia patrimoniali e sia reddituali, aumenteranno le basi imponibili da due a tre volte e di conseguenza le aliquote delle varie imposte dovrebbero diminuire in proporzione. Se alcuni immobili hanno valori troppo bassi rispetto a quelli di mercato, le loro basi imponibili attuali basate sui valori catastali in vigore, aumenteranno più della media, altri che già ora si avvicinano o sono addirittura sopra i valori di mercato avranno un vantaggio dalla riforma. Inoltre, mentre alcune imposte sono nazionali, come quella di registro, ipotecaria, catastale, sui redditi, ecc. quindi non è difficile adeguarle in modo che il gettito resti uguale; altre sono locali, come Imu e Tasi, una perequazione nazionale creerebbe effetti molto diversi. In altri termini le imposte locali verrebbero ricalcolate sulle nuove basi imponibili con aliquote difficilmente adattabili a livello locale e quindi tutto il peso graverebbe solo sui contribuenti che hanno avuto gli aumenti più alti. Infine, in alcuni Comuni si pagherebbe complessivamente molto meno e in altri molto di più. Quindi una scelta “locale” (e non nazionale) consentirebbe ai Comuni la possibilità di una perequazione ed equità più individualizzata. 3.4 Proroga e Tempi La riforma del Catasto avrà bisogno di una proroga: non sarebbe materialmente possibile fare i due passaggi tra Governo e Commissioni Parlamentari entro il 26 marzo. Anche perché il Decreto sul Catasto si presenta come uno dei più discussi. Attualmente nelle 30 mila microzone disegnate dallo stesso Catasto non esistono abbastanza dati per elaborare funzioni statistiche serie. Una soluzione proposta è quella di allargare il territorio sui “lavorare” con evidenti effetti distorsivi. La mancanza di dati deriva dalla scelta dell’Agenzia delle Entrate dei dati rilevabili dagli atti di compravendita, che purtroppo negli ultimi anni sono crollati di circa il 25% a causa della crisi economica, infatti si è rilevato che in circa 5.150 Comuni ci sono stati meno di 100 atti di compravendita. Un altro problema è quello della notifica al contribuente dei valori e delle nuove rendite mediante affissione all’Albo Pretorio, anziché la notifica personale al soggetto interessato. Una volta che a ogni immobile saranno attribuiti la nuova rendita e il nuovo valore patrimoniale deve essere effettuata una valida notifica e si propende per la pubblicazione presso l’Albo Pretorio per una durata non inferiore a 90 giorni. E solo entro questo termine il contribuente potrà eventualmente presentare reclamo presso la P.A. Oppure avrà 120 giorni a partire dalla data di pubblicazione dell’avviso in G.U. Per completare la riforma del catasto si parla di 5 anni, durante i quali si svolgeranno diverse operazioni. A ogni unità immobiliare, che in Italia sono circa 63 milioni, dovrà essere attribuito un nuovo valore patrimoniale e una nuova rendita locativa. Par arrivare a detti valori si prenderanno a base i dati di mercato e si individueranno una serie di immobili campione, su questi si applicheranno delle funzioni statistiche e con un algoritmo si applicherà il tutto alla singola unità immobiliare. Ricordiamo che i valori saranno espressi in metri quadri e non più in vani. Poiché dette operazioni porteranno ad un innalzamento dei valori catastali, per il principio della “invarianza di gettito” sarà giocoforza ridurre le aliquote. Poi c’è il problema che numerose unità sono prive di planimetrie e quindi sarà necessario applicare un coefficiente di trasformazione su scala nazionale. Inoltre dovranno sparire le attuali categorie catastali, che risalgono al 1939 e saranno sostituite da nuovi raggruppamenti più in sintonia con la realtà. I problemi più difficili da risolvere sono: rilevare 15 gli immobili campione e l’invarianza di gettito. Tutte queste difficoltà hanno obbligato i nostri governanti a rinviare i Decreti. INDICE 1. Lotta all’Evasione 1.1 Studi di settore 1.2 Redditometro 1.3 Indagini Bancarie 1.4 Partecipazione dei Comuni 1.5 Legge Delega sull’evasione 1.6 Il Nuovo Isee pag. pag. pag. pag. pag. pag. pag. 2. La Riforma fiscale 2.1 La Legge Delega sulla Riforma fiscale 2.2 Semplificazioni 2.3 Decreto Legislativo 175/2014 2.4 Forme di pagamento elettroniche 2.5 Scontrini detraibili? 2.6 Tax expenditures pag. 7 pag. 7 pag. 9 pag. 10 pag. 12 Pag. 12 pag. 13 3 Riforma del Catasto 3.1 Commissioni Censuarie 3.2 Valori e Rendite 3.3 Invarianza 3.4 Proroga e Tempi pag. 13 pag. 14 pag. 14 pag. 14 pag. 15 16 1 2 2 3 3 4 5