RIGOLETTO Opera in tre atti di Giuseppe Verdi La nascita dell’opera Con Il trovatore e La traviata, Rigoletto fa parte della cosiddetta “trilogia popolare” di Verdi. Il libretto è di Francesco Maria Piave, ma la storia è tratta dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo. La prima ebbe luogo l’11 marzo 1851 al teatro La Fenice di Venezia. Centrato sulla figura di un buffone di corte, l’opera non ha avuto un esordio facile: d’altronde, già la prima rappresentazione del dramma di Hugo fu un fiasco e il giorno dopo il dramma fu proibito perché giudicato immorale. Ma perché? Perché si parlava delle dissolutezze della corte francese. Per superare l’ostacolo, nell’opera di Verdi si arrivò al compromesso di far svolgere l’azione alla corte di Mantova (che a quell’epoca non esisteva più). Il nome del protagonista fu cambiato da Triboulet a Rigoletto (dal francese rigoler che significa ridere). Da buon “testone”, tuttavia, Verdi non si piegò del tutto alla censura e salvò alcune caratteristiche dell’originale che lo avevano colpito e lo avevano spinto a scegliere quest’opera (fu infatti lui stesso a volerla musicare, nonostante fosse già impegnato con la partitura di Stiffelio). E così, insisté perché il protagonista fosse gobbo e deforme. Non è vero, come riportano alcuni aneddoti, che il Rigoletto sia stato composto in 40 giorni: ci sono voluti circa sei mesi. Ma non è neanche del tutto falso. Rifugiato a Sant’Agata, in quei 40 giorni Verdi porta a termine il grosso del lavoro. Evitando ogni compagnia, trascorre le sue giornate in casa, fa lunghe passeggiate in giardino agitandosi molto e spesso rientra in tutta fretta, mettendosi subito al pianoforte. Curiosità La prima interprete di Gilda fu Teresa Brambilla. Sua nipote, Teresina Brambilla, fu a sua volta un soprano piuttosto noto, che sposò il compositore Amilcare Ponchielli. Il loro viaggio di nozze cominciò a Lecco, o meglio all’Albergo del Porto di Malgrate: affacciato sulle stradette percorse da Don Abbondio leggendo il breviario. Una scelta casuale? Non proprio: I promessi sposi hanno un ruolo non secondario in questa unione. Amilcare Ponchielli aveva infatti musicato un’opera dedicata al celebre romanzo manzoniano, e Teresina Brambilla ne era il soprano protagonista. A proposito di “prime volte”… Rigoletto è il ruolo di esordio alla Scala di un celebre baritono, Titta Ruffo. L’artista, allora solo venticinquenne, fu “catturato” al volo da Toscanini: dopo un’audizione direttamente sul palcoscenico, di lì a mezz’ora il contratto era già bello e firmato. Il baritono provò Rigoletto per 14 giorni, fece tre prove d’orchestra… e poi via allo sbaraglio! Fu un vero successo: 17 rappresentazioni consecutive. Soprani e tenori si alternarono, ma il baritono Rigoletto no: Titta Ruffo ha ormai preso il volo, e la sua stella è sempre più splendente… Ma il grande Titta non è l’unico artista che deve molto a questa opera verdiana… e a Toscanini. Anche la soprano Toti Dal Monte non può fare a meno di ricordare Rigoletto nelle sue memorie. Mentre preparava questo ruolo, fu “rimbrottata” da Toscanini: santo cielo, la tecnica è perfetta, ma ci vuole di più! Tutte le donne verdiane amano… ma esistono delle differenze! L’aria “Caro nome” di Gilda è l’ansietà di una fanciulla che si è accesa d’amore per la prima volta, e si sente mozzare il fiato al pensiero dell’innamorato… Toti Dal Monte non dimenticò questa lezione di Toscanini: qualche anno dopo interpretò lo stesso ruolo al Metropolitan di New York. Dirigeva Tullio Serafini, che, dopo averla ascoltata, le disse: “Tu devi avere studiato con la Madonna, perché solo la Madonna può averti insegnato così…”. Infine, non si può dimenticare che Rigoletto è tra le opere che hanno contribuito alla riscoperta del “vero” Verdi da parte di Riccardo Muti, nella sua lunga e fortunata stagione scaligera. Per Rigoletto, nel 1994, il Maestro arriva a “dare battaglia” in una conferenza all’Università Bocconi. Spiega che non è disposto ad accettare “fioriture” destinate solo ad ottenere applausi: via tutte le manomissioni del libretto. E il risultato è un trionfo. “Fedeli verdiani, il Rigoletto è questo” titolava il Corriere della Sera il giorno dopo la rappresentazione. Parole simili anche da La Repubblica. Insomma il coro dei consensi è unanime, sia per il Maestro sia per il baritono Renato Bruson che interpreta Rigoletto. La trama Atto primo Al Palazzo Ducale di Mantova, durante una festa, il duca parla con il cortigiano Borsa e gli svela di essere interessato a una fanciulla (Gilda) che vede sempre all’uscita della chiesa. Borsa lo distrae però da questa ragazza mostrandogli le “bellezze” presenti alla festa... e il duca non fa certo fatica a farsi convincere! Canta infatti questa o quella per me pari sono... e si “butta” a corteggiare la contessa di Ceprano. Il marito di quest’ultima, oltre a subire l’oltraggio delle avances alla moglie, deve anche sopportare il buffone di corte Rigoletto che lo deride. Nel frattempo, il cavaliere Marullo racconta ai suoi amici che il gobbo e deforme Rigoletto avrebbe un’amante! La giovane erroneamente creduta sua amante è in realtà sua figlia Gilda: ma i cortigiani lo ignorano, e decidono di giocare una burla al povero Rigoletto rapendo la ragazza. Infine, nel bel mezzo della festa, arriva il conte di Monterone, vecchio nemico del duca che lo accusa pubblicamente di avergli sedotto la figlia. Un’altra occasione d’oro per il buffone di corte, che deride il dolore paterno... ma se ne pentirà ben presto: mentre viene imprigionato, il povero genitore maledice il duca e il buffone. La scena si sposta in un vicolo buio, di notte: Rigoletto sta camminando ripensando alla maledizione di Monterone, che lo ha profondamente turbato. Mentre sta rincasando, viene avvicinato da Sparafucile, un sicario che gli offre i suoi servigi; Rigoletto lo allontana... ma non si dimentica di lui. Ancora molto agitato, arriva a casa e riabbraccia Gilda. Rigoletto raccomanda alla cameriera Giovanna di non far entrare nessuno, ma il duca si è già introdotto di nascosto in casa e, quando Rigoletto se ne va, dichiara a Gilda il suo amore (sic!) spacciandosi per un povero studente, Gualtier Maldè. Un rumore di passi obbliga il corteggiatore a fuggire. Rigoletto, ancora agitato, sta tornando verso casa quando si imbatte in Marullo e nei suoi amici, che stanno organizzando la beffa a suo danno: anzi, facendogli credere che stanno rapendo la contessa di Ceprano, arrivano addirittura a farsi aiutare da Rigoletto! Solo quando è troppo tardi, Rigoletto si accorge del tragico errore: ha contribuito lui stesso a rapire la propria figlia... Atto secondo Il Duca di Mantova, tornato a cercare Gilda, si dispera per il suo rapimento. Quando i cortigiani lo informano di aver rapito l'amante di Rigoletto, egli comprende cosa è successo e si fa portare Gilda in camera. Nel frattempo anche Rigoletto è tornato a palazzo in cerca della figlia, ma i cortigiani, deridendolo, gli impediscono di raggiungerla. Alla fine è lei stessa a raggiungere il padre, confessandogli come ha perduto l’onore per amore di quell’uomo di cui ignorava l’identità. Passa in quel momento Monterone, che sta per essere condotto al patibolo; il nobile constata amaramente come la sua maledizione abbia avuto effetto, e predice lunga vita al duca. Per sfatare questa profezia, Rigoletto giura vendetta: si rivolgerà al sicario Sparafucile per uccidere il duca. Atto terzo Rigoletto vuole convincere Gilda – che nonostante tutto è ancora innamorata del duca – che quell’uomo è un poco di buono. Per questo, la conduce alla locanda di Sparafucile dove vedono di nascosto il duca che corteggia Maddalena (la sorella di Sparafucile) cantando un elogio all’amore libertino (La donna è mobile). Gilda è disperata, e il padre cerca di confortarla: le chiede di tornare a casa e partire per Verona, travestita da uomo per maggior sicurezza, mentre lui con l’aiuto di Sparafucile compirà la sua vendetta sul duca. Ma Gilda, già travestita da uomo, non ubbidisce: torna alla locanda e vede Maddalena che, invaghita a sua volta del duca, supplica il fratello di risparmiarlo uccidendo al suo posto il mandante Rigoletto. Sparafucile non accetta, ma arriva a un compromesso: aspetterà la mezzanotte e ucciderà il primo uomo che arriverà alla locanda. Gilda decide di sacrificarsi per il duca: fingendosi un mendicante, bussa all’osteria e viene pugnalata. Sparafucile consegna il corpo a Rigoletto chiuso in un sacco. Il buffone è soddisfatto del compimento della sua vendetta, ma mentre sta per gettare il sacco nel fiume sente in lontananza il duca che canticchia. Il buffone si raggela: se il duca è vivo, chi c’è nel sacco? Lo apre, e scopre con orrore che si tratta di sua figlia ormai agonizzante: Gilda chiede perdono al padre e muore tra le sue braccia. Rigoletto, disperato, si rende conto che la maledizione di Monterone si è ora pienamente compiuta.