1) 2) 3) 4) 5) 6 7) 8) 9) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi Portachiavi smaltato Orologio Crest grande Labaretto Emblema Araldico Cartolina, cartoncino doppio e busta Fermacarte in onice 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) Posacenere Attestato di Benemerenza Cravatta: disponibile in polyestere e seta Foulards in seta Mug Fermacarte peltro Copricapo a bustina Quadro con emblema araldico del Nastro Azzurro Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che, in caso di carenza di materiale, possono richiederla alla Presidenza Nazionale dell’Istituto. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale. PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE ANNO LXXIV - N. 2 - MAR./APR. 2013 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 MP-AT/C-CENTRO/RM PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE SOMMARIO In copertina Marzo 2013: 90° anniversario del Nastro Azzurro In questo numero: pag. 8 Arezzo celebra i Cappellani Decorati pag. 10 90 anni di Nastro Azzurro pag. 24 90 anni di Aeronautica Militare COME COLLABORARE La collaborazione a “Il Nastro Azzurro” è aperta a tutti ed è a titolo gratuito. I testi possono pervenire per posta elettronica oppure possono essere inviati alla redazione su supporto informatico (CD-Rom o DVD). Le immagini in formato elettronico devono essere “ad alta risoluzione”. Testi e foto, anche se non pubblicati, NON si restituiscono. • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Sommario Editoriale: “Giorno del Ricordo” Lettere a “Il Nastro Azzurro” La Presidenza Nazionale comunica Notizie stampa La G.E.C. si è riunita a Roma il 9 marzo Arezzo celebra i cappellani Decorati 90 anni di Nastro Azzurro La Fondazione Museo Storico N.A. di Salò Cambi al Vertice della Difesa 70° Anniversario della morte del S.Ten. C. Menotti Festa del Tricolore Giornata della Memoria Il Giorno del Ricordo I Battaglioni mobili di Polizia MOVM eccellenti: Paola Del Din 90 anni di Aeronautica Militare Lanzarotto Malocello Dall’Italia alle Canarie 1312-2012 Racconti dal Don Le portatrici carniche Il Duca degli Abruzzi Parliamone ancora Notizie in Azzurro Azzurri che si fanno Onore Cronache delle Federazioni Recensioni Azzurri nell’azzurro dei cieli Potenziamento del periodico Oggettistica del Nastro Azzurro Pag. “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” 2 3 4 6 7 7 8 10 12 14 16 17 17 18 20 23 24 28 29 30 33 34 36 38 39 40 46 47 47 48 “Il Nastro Azzurro” ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 - (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) - Bimestrale - Anno LXXIV - n.° 2 - Marzo-Aprile 2013 - Poste Ital. S.p.A.: Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - MP-AT/C-CENTRO/RM - Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org - E-mail: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Francesco Maria Atanasio, Graziano Maron, Anna Maria Menotti, Carlo Minchiotti, Giuseppe Picca, Federico Vido - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: Marzo 2013 - C.F. 80226830588 - Il Nastro Azzurro viene inviato a tutti i soci dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, ma è anche possibile, per chi non è socio dell’Istituto del Nastro Azzurro, riceverlo abbonandosi. Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” - ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 Abbonamenti: Ordinario: 20 Euro, Sostenitore: 25 Euro, Benemerito: 30 Euro e oltre. Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana 2 IL NASTRO AZZURRO EDITORIALE: RICORDIAMOCI DEL “GIORNO DEL RICORDO” na legge dello quando si è cercato di fare luce sugli avvenimenti Stato, la n° 92 del oscuri del dopoguerra, ricordo le contestazioni, le 30 marzo 2004, minacce e l’ostracismo subito da Gianpaolo Pansa istituì il “Giorno del dopo la pubblicazione dei suoi libri “Il sangue dei Ricordo” nella data del vinti” “I gendarmi della memoria” “La grande 10 febbraio per commebugia”; le vibrate proteste che hanno accolto le morare le vittime delle indagini degli organi di polizia che stavano indaganfoibe e dell’esodo giuliano-dalmata. Fu scelta queldo su alcuni omicidi post 25 aprile o la manovra di la data per ricordare la firma del trattato di pace di copertura a favore di Francesco Moranino Parigi del 10 febbraio 1947 con il quale l’Italia cedet(Gemisto), condannato all’ergastolo e ospitato in te alla Jugoslavia l’Istria, Fiume e Zara. Dobbiamo Cecoslovacchia fino alla concessione della grazia. ricordarlo perché come tutti gli L’Ordinariato Militare per avvenimenti storici che hanno l’Italia ha individuato la figura È sufficiente fare una ricerca su visto protagonista negativo il del tenente Cappellano internet alla voce “Giornata del comunismo e molti suoi Militare della Guardia di seguaci, tende ad essere tralaFinanza don Giuseppe Gabana, Ricordo – ANPI” per assistere ad sciato, dimenticato, giustificatrucidato a Trieste da sosteniuna lunga serie di prese di to. tori slavo-comunisti nel 1944 posizione e comunicati stampa nei È sufficiente fare una ricerin quanto, come recita la motica su internet alla voce quali il dramma di migliaia di Italiani vazione della Medaglia d’Oro al viene considerato un’inevitabile “Giornata del Ricordo – ANPI” Merito Civile, ritenuto possibiper assistere ad una lunga le pericolo per i principi della conseguenza dell’occupazione della serie di prese di posizione e dottrina marxista. Dalmazia da parte delle forze italocomunicati stampa nei quali il Questa segnalazione mi dà tedesche. dramma di migliaia di Italiani lo spunto per parlare della viene considerato un’inevitabigiornata organizzata dalla le conseguenza dell’occupaFederazione di Arezzo in zione della Dalmazia da parte delle forze italo-tedememoria dei Sacerdoti e dei Cappellani Militari sche. Lo dimostra il fatto che la meritoria associacaduti per eventi bellici. Una cerimonia senza prezione partigiana due anni fa ha preferito commemocedenti, ben organizzata e molto partecipata. Al terrare 4 antifascisti fucilati a Basovizza nel 1930 invemine della funzione religiosa l’Arcivescovo di Arezzo ce dei 250 metri cubi di resti umani rinvenuti nell’oha così commentato “Oggi il Nastro Azzurro ci ha monima foiba! dato una bella lezione, organizzando un ricordo di Sfogliando poi i giornali del 10 febbraio ho potucui la Chiesa si doveva far carico!” . to apprezzare alcune particolari modalità di celeInfine una nota lieta: il Presidente della brare la ricorrenza. Università di Trieste: affissione Federazione di Torino Mauro Maria Marino è stato di volantini (NO alla giornata della menzogna – nuovamente eletto al Senato della Repubblica. Al riscrivono il passato per dominare il presente); nostro augurio di buon lavoro uniamo l’auspicio di Torino: in pezzi la lapide dedicata ai martiri delle far sentire la nostra voce all’Interno del Palazzo. foibe già distrutta nel 2011; Genova: devastato a Un abbraccio forte a tutti Staglieno il monumento a ricordo delle vittime delle Carlo Maria Magnani foibe. È un atteggiamento che si può riscontrare U DONIAMO IL 5 PER MILLE AL NOSTRO ISTITUTO Come ogni anno, si avvicina il momento della consegna della Denuncia dei redditi con la quale è possibile destinare il “5 per mille” dell’IRPEF a sostegno delle attività dell’ Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti Decorati al Valor Militare , come Associazione riconosciuta che opera nei settori di cui all’art.10, comma 1, lettera a, del DLG n.460/97. Sia con il Mod. UNICO che con il Mod. 730 è possibile compiere tale scel ta, pertanto invitiamo tutti i lettori ad utilizzare questo strumento per sostenere gli impegni che il nostro Istituto si è assunto, cioè diffondere, in particolare nelle giovani generazioni, il rispetto e l’amore per la Patria e la conoscenza dei doveri verso di essa; assistere gli iscritti e salvaguardare gli interessi morali e materiali della categoria; mantenere vivi i contatti con le Forze Armate e con le Associazioni Combattentistiche e d’Arma. La scelta di destinare il 5 per mille IRPEF all’Istituto può essere espressa appo nendo, nell’apposito spazio, la propria firma ed inserendo il Codice Fiscale dell’Istituto 80226830588 e non comporta alcun onere a carico del contribuente. IL NASTRO AZZURRO 3 LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO” Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e Direttore Editoriale della rivista “Il Nastro Azzurro”. egregio Presidente, sono il figlio del capitano di vascello Giuseppe Presti, insignito con due Medaglie d'Argento e una di Bronzo e varie Croci di Guerra al V.M., da voi ricordato pochi mesi fa sulla vostra rivista dopo il suo decesso. Mio padre è stato sempre attaccatissimo al suo passato e sopratutto alla Marina Militare che pur aveva lasciato a metà degli anni '50. Dopo la sua morte ho mandato più di una mail all'Ufficio Storico della Marina, all'Ufficio Rapporti con il Pubblico, ecc ... ricordando mio padre ma anche offrendo vari cimeli, a parer mio molto interessanti, sull'Accademia di Livorno ai tempi della seconda guerra mondiale, sulla sua storia di Comandante di Flottiglia delle famose "Motozattere", ecc ... (egli ha subito anche un affondamento). Quello che mi è assai dispiaciuto, è stato non essere nemmeno considerato degno di una risposta da parte della sua tanto amata Marina. Allora, a cosa serve il vostro pur lodevole impegno a favore dei Decorati? Così lo stato è grato a chi ha passato ogni sofferenza per la Patria? Mi piacerebbe scrivere per la vostra rivista un articolo su quante traversie mio padre ha passato in mare durante la guerra ma il punto non è questo ... spero che la mia amarezza e questa mia possano servire per dare più sostanza e non solo "forma" al ricordo di quelli come mio padre. grazie e scusate il disturbo. ing. Giampiero Presti gent.mo ingegnere, non entro nel merito delle mancate risposte da parte dello Stato Maggiore della Marina alle sue e-mail, ma leggo, non solo nel testo, ma anche tra le righe della sua lettera l'amarezza. L'amarezza di un figlio che conosce bene il Valore di suo padre, che non ha neppure la necessità di sapere che è stato Decorato al Valor Militare per avere contezza dei rischi e dei sacrifici che egli affrontava durante la guerra. L'amarezza profonda che prova rendendosi conto che, non la società civile, abituata alla pace da una politica finalmente ben accorta nel contenere le situazioni di attrito internazionale, ma la stessa Forza Armata alla quale suo padre è appartenuto, sembra non prendere neppure in considerazione il gesto d'amore col quale Lei voleva mettere a disposizione i ricordi e i cimeli di suo padre. Devo solo sottolineare che tutto questo non viene neppure lontanamente scalfito dal nostro "... pur lodevole impegno a favore dei Decorati ...", non è influenzato dalle attività dell'Istituto del Nastro Azzurro, che, sebbene non faccia in alcun modo parte della struttura del Governo e dei suoi Ministeri, pure è un Ente morale che ha come riferimento il Ministero della Difesa. L'Istituto, come Lei certamente saprà, ha un Museo Storico nella città di Salò, unico nel suo genere, che raccogli documenti e cimeli della nostra storia patria dal Risorgimento alla Guerra di Liberazione. Saremmo ben lieti di accogliervi i cimeli del C.V. Giuseppe Presti. L'articolo su Suo Padre potrebbe essere interessante per i nostri lettori e potrebbe essere anche un buon modo per compensare, attraverso una via alternativa, il silenzio della Marina Militare nei suoi riguardi. Lo aspettiamo volentieri per la pubblicazione. Caro Direttore, ho ricevuto il nuovo "Calendario Azzurro", che è stato quest’anno dedicato al Valore dei Soldati dell’Esercito Italiano nelle varie epoche importanti per la storia del nostro Paese. Ho letto con molto interesse i vari "approfondimenti" che sono stati stampati in corrispondenza di ogni mese del nuovo Calendario, e che documentano il contributo di Valore del Soldato italiano nelle varie epoche storiche dalla data della fondazione dell’Esercito Italiano fino alla fine dell’ultimo conflitto mondiale. Detti "approfondimenti" sono, a mio parere, molto carenti per ciò che concerne il periodo della nostra storia dal 9 settembre 1943 al 25 aprile 1945 (Calendario Azzurro - mese di Ottobre ), in quanto non si fa alcun cenno al notevole contributo dato in quel periodo alla Liberazione del nostro Paese da parte dei reparti regolari dell’Esercito Italiano (Gruppi di Combattimento). A questo proposito mi spiace dover ancora una volta rilevare che in Italia, quando si parla del contributo degli italiani alla Guerra di Liberazione, quasi sempre e quasi esclusivamente, vengono ricordati solo i partecipanti alla guerra partigiana e non si parla del notevolissimo contributo che, anche in termini di vite umane e di episodi di valore, hanno dato le formazioni dell’Esercito Italiano che hanno valorosamente combattuto per la nostra libertà a fianco degli Alleati. Al fine di potersi meglio documentare in merito al suddetto contributo ed agli episodi di eroismo dei soldati dell’Esercito Italiano nella Guerra di Liberazione, vorrei suggerire agli estensori dei suddetti "approfondimenti" di contattare il Sig. Marco Lodi Presidente della Sezione di Roma della “Associazione Nazionale Combattenti Forze Armate Regolari Guerra di Liberazione” (ANCFARGL), della quale anch’io faccio parte e che ha fra le sue lodevoli finalità quella di conservare e tramandare alle future generazioni la memoria di coloro che hanno combattuto per la Liberazione del nostro Paese indossando la divisa dell’Esercito Italiano. Molti cordiali saluti, Carlo Giarrè 4 IL NASTRO AZZURRO gent.mo sig. Giarrè, innanzitutto mi complimento con Lei per l'attenzione con cui ha letto i testi pubblicati sul "Calendario Azzurro 2013" nonché per l'appartenenza ad un'Associazione che, riprendo le Sue stesse parole, intende "... conservare e tramandare alle future generazioni la memoria di coloro che hanno combattuto per la Liberazione del nostro Paese indossando la divisa dell’Esercito Italiano ...", attività lodevole in un'Italia che ricorda quel periodo in maniera sempre più distorta e meno aderente alla realtà. Questo è il motivo per cui "Il Nastro Azzurro" non intende promuovere una revisione della storia né in un senso, né nell'altro, ma raccontarla per quello che è. In quest’ottica, potrebbe sembrare che Lei abbia ragione, se l'"approfondimento", come Lei lo chiama, venisse letto in maniera rapida e, me lo lasci dire, un po' troppo ferma sulle semplici parole. Tutta la prima parte, inerente cosa avvenne nei giorni immediatamente susseguenti l'armistizio, parla solo delle operazioni condotte da reparti militari italiani contro i tedeschi. E si tratta di quasi metà dell'intero testo. Nella seconda parte prevale la descrizione "politica" degli eventi, perché è quella che, nell'estrema sintesi del poco spazio disponibile, permette di condensare i fatti davvero salienti che spiegano l'evoluzione di ben due anni densi di avvenimenti. I Gruppi di Combattimento, “Cremona” “Folgore” “Mantova” “Friuli” “Legnano” “Piceno”, successivamente trasformati in Divisioni leggere, per l'intero biennio 1943-45, operarono sempre inquadrati all'interno dei reparti Alleati e nell'ambito di operazioni tattiche condotte in base a piani ideati, coordinati e condotti dagli Alleati. In questo senso, e data l'estrema esiguità dello spazio disponibile (che pure è stato sfruttato al massimo), si è ritenuto di indicare semplicemente con la parola "Alleati" i protagonisti di tali operazioni, confidando che il lettore fosse naturalmente a conoscenza che tale parola ora indicava gli "Italo Anglo Americani" uniti insieme nella lotta contro i tedeschi. Colgo l'occasione della Sua lettera per ricordare la figura del Generale Luigi Poli, Presidente dell'ANCFARGL, recentemente scomparso: ultimo Capo di Stato Maggiore dell'Esercito ad aver partecipato al 2° conflitto mondiale, ma soprattutto un vero Gentiluomo. Nella speranza di averLe dato sufficiente chiarimento, rinnovo i miei complimenti a Lei ed alla Sua Associazione. Gentile Direttore, invio questa foto scattata il pomeriggio del 19 gennaio 2013 a Palermo in piazza Vittorio Veneto. Ritrae la proiezione della bandiera di un altro popolo stesa sul nostro Monumento ai Caduti/Altare della Patria. Ritengo oltraggioso ed offensivo questo scenario, purtroppo in linea con una cultura di demonizzazione del concetto di Patria e di male interpretata solidarietà fra popoli. Quello lì non è un cumulo di vecchie pietre con una gradinata al centro ma è il nostro Altare della Patria. Prima di ospitare le istanze di altri popoli (nel cui merito non entro) ci si preoccupi di dare visibilità alla vicenda dei nostri Marò illegalmente trattenuti in India. dott. Boris La Corte Socio Simpatizzante Federazione di Palermo Gent.mo dott. La Corte, Le confesso che la fotografia che ha inviato, qui pubblicata, è davvero sconcertante e spero che quella bandiera sia stata tolta dal Monumento ai Caduti/Altare della Patria di Palermo, pochissimo tempo dopo il Suo scatto. Purtroppo devo rilevare che "solo" Lei ha sentito il dovere morale e civile di segnalarmi quella situazione. Inoltre, ho effettuato una rapida ricerca su internet e ... ho trovato solo una scarna notizia, pubblicata dalla testata "Palermo Noi" che riferiva di "polemiche" a seguito dell'iniziativa, giudicata "incredibile" di "... proiettare la bandiera palestinese sul Monumento ai Caduti ...". Ciò che è davvero incredibile, ma la mia ricerca ha dato questi risultati, è che tale presa di posizione sia venuta solo dall'on. Gino Ioppolo, segretario regionale de "La Destra" e ... da nessun altro! Si potrà obiettare che, trattandosi di una situazione strana, ma tutto sommato locale, è normale che su internet non ve ne sia molta traccia, ma non è così. Durante la mia ricerca, ho trovato una grande quantità di altre presunte notizie di un'insignificanza e di una banalità disarmante, ripetute più e più volte: innanzitutto, un numero esorbitante di informazioni relative ai soliti attacchi gratuiti e pretestuosi all'ex premier Berlusconi; poi decine di "non" notizie relative a questo o quel politico locale o nazionale (siamo in campagna elettorale, ma a tutto c'è un limite!); una moltitudine di presunte informazioni su attività (generalmente denunciate come illecite) condotte nei territori di paesi islamici da parte di truppe ONU, NATO e soprattutto statunitensi; perfino alcune presunte informazioni relative a testimonianze e dichiarazioni, spacciate per verità rivelata, con cui si cerca di giustificare personaggi del calibro di Ahmadinejad o di demonizzarne altri come Kharzai; molte notizie relative a cerimonie istituzionali svoltesi presso diversi Monumenti ai caduti di tutta Italia; un certo numero di immagini di belle donne poco vestite che, con la notizia oggetto della mia ricerca non avevano proprio nulla a che vedere. Ma ... niente altro, neppure un comunicato dell'assessore comunale di Palermo, sig. Giusto Catania, che spiegasse le ragioni per le quali egli avrebbe dato il via alla proiezione dell'immagine della bandiera palestinese sul monumento che, nella città, più di ogni altro rappresenta l'Italia e le sue profonde ferite. D'altra parte scorrendo il C.V. dell'assessore la spiegazione risulta palese! Condivido la Sua indignazione e spero che la pubblicazione della Sua lettera e della mia ovvia risposta permetta a qualcuno che "non ha notato" la cosa, di aprire gli occhi e vigilare affinché non ne accadano altre analoghe mai più. IL NASTRO AZZURRO 5 LA PRESIDENZA NAZIONALE COMUNICA 16 dicembre Il Presidente Nazionale ha presenziato alla “Giornata del Decorato” celebrata dalla Federazione Provinciale di Milano con una cerimonia svoltasi nelnell’aula magna della Casa del Mutilato. Alla presenza dei Gonfaloni delle città di Milano e Sesto San Giovanni, soci d’onore dell’Istituto e Decorati di M.O.V.M., del Labaro Nazionale dell’Istituto, il Gen. Arnaldo Cassano, Presidente della Federazione di Milano e Vice Presidente Nazionale, ha consegnato i diplomi di benemerenza ai Soci Decorati al V.M. La Fanfara della 1° Regione Aerea ha accompagnato le f a s i Milano: Giornata del Decorato salienti d e l l a cerimonia ed ha concluso la giornata con l’esecuziol’esecuzione di un breve concerto. 15 gennaio Il Presidente Nazionale ha incontrato i Presidenti delle Federazioni Provinciali di Padova, Vicenza e Rovigo. Il Presidente Magnani incontra i Presidenti Provinciali del Veneto 31 gennaio Il Labaro ed il Presidente Nazionale hanno presenpresenziato al passaggio di conseconsegne nella carica di Capo di Stato Maggiore della Difesa tra il Gen. Biagio Abrate (cedente) e l’Amm. Luigi Binelli Mantelli (subentran te). Il Passaggio di Conseggne tra i due Capi di SMD 2 febbraio Nei locali del Circolo Ufficiali di Bologna si è svolta la tradizionale seraserata benefica organizzata dalla Federazione Provinciale di Bologna. Ospite d’onore il Sottosegretario di Stato alla Difesa dott. Gianluigi Magri. Il Presidente Nazionale ha consegnato la tessera di Socio Benemerito al Gen. Antonio De Vita, Comandante Militare Esercito dell’Emilia Romagna ANNO CONTRIBUTO ORDINARIO DEL TESORO 2006 2007 2008 2009 2010 2011 6 18.990 14.990 14.990 14.990 14.990 13.350 CONTRIBUTO STRAORDINARIO DIFESA 49.998 49.998 42.063 24.490 2.990 2.798 IL NASTRO AZZURRO NOTIZIE STAMPA Grande successo della conferenza tenuta dal Presidente Nazionale, gen. Carlo Maria Magnani, nell’ambito del Convegno organizzato dal Comitato Provinciale di Cremona dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano per l’apertura del nuovo anno sociale. La notizia è stata ampia mente riportata sulla stampa locale. LA GIUNTA ESECUTIVA CENTRALE SI È RIUNITA A ROMA IL 9 MARZO 2013 Dopo i saluti di prammatica, il Presidente Nazionale, gen. Carlo Maria Magnani, ha toccato nell'ordine tutti gli argomenti all'OdG della riunione. In particolare ha reso noto che: – nella "contabilità" del 2012, ormai pronta, risultano incamerati nella disponibilità della Presidenza Nazionale anche i fondi residui della gestione della Federazione di Modena, che ha chiuso la propria attività; – la data del Congresso Nazionale, che si terrà a Roma, è stata posticipata a sabato 9 novembre 2013; – a seguito del notevole successo del Convegno sui Cappellani Militari della provincia di Arezzo Decorati al Valor Militare, organizzata dalla Federazione di Arezzo, e in occasione delle prossime celebrazioni per il 70° Anniversario della Liberazione (programmate per il 2015) è allo studio la possibilità di stampare un libro su tutti i cappellani militari italiani Decorati al VM quale primo atto di una nuova attività che dovrebbe vedere il Nastro Azzurro protagonista di eventi e manifestazioni culturali tese alla diffusione della "cultura del Valore"; – il 90° Anniversario della fondazione dell'Istituto del Nastro Azzurro verrà celebrato sabato 25 maggio in occasione dell'annuale celebrazione indetta insieme al Gruppo delle Medaglie d'Oro della Giornata del Decorato. Dopo la cerimonia all'Altare della Patria, verrà organizzato un convegno aperto al pubblico sul "Concetto di Valore nella storia militare italiana"; – Il Consiglio Nazionale sarà convocato in due riunioni ordinarie, rispettivamente la prima venerdì 24 maggio 2013, e la seconda venerdì 8 novembre 2013 giusto prima del Congresso; – subito dopo la riunione del Consiglio Nazionale del 24 maggio, si riunirà il Comitato di Redazione de "Il Nastro Azzurro". Prima di chiudere la riunione il Presidente Magnani ha rivolto un pensiero al Consigliere Nazionale e presidente della Federazione di Chieti, comm. Biagio Rossi, Grande Invalido di guerra, pluri Decorato al Valor Militare, recentemente scomparso. IL NASTRO AZZURRO 7 AREZZO CELEBRA I CAPPELLANI MILITARI DECORATI Parla il Presidente del Nastro Azzurro gen. Carlo Maria Magnani l sacrificio dei sacerdoti e dei cappellani militari della Provincia di Arezzo Caduti a causa della guerra e delle stragi nazifasciste e Decorati al Valor Militare è stato il tema al centro della cerimonia svoltasi sabato 26 gennaio 2013 nella Sala dei Grandi del Palazzo della Provincia di Arezzo, in una giornata che, con giusto titolo, si collegava alla ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio come Giorno della Memoria, volta a ricordare le vittime dell’Olocausto. Una cerimonia proposta e organizzata dall’Istituto del Nastro Azzurro – Federazione di Arezzo – e accolta con profondo convincimento dalla Provincia, dall’Ufficio Scolastico Provinciale, dalla Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro, dalla Diocesi di Fiesole e dall’Ordinariato Militare. Per la prima volta, in un momento di grande partecipazione di pubblico e di autorità, è stata ricordata la virtù dell’abnegazione di figure ‘anonime’ del passato che, in un tempo lontano da noi, hanno fatto dono della vita nell’adempimento del proprio dovere. Un’iniziativa che ha visto l’apprezzamento del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il quale, in un messaggio inviato all’Istituto del Nastro Azzurro e letto dal Presidente Regionale ANB e socio del Nastro Azzurro Cav. Alfio Coppi, evoca “figure luminose di prelati militari che con dedizione e spirito di sacrificio si sono resi ambasciatori di speranza e pace anche nel più terribile dei contesti, la guerra, affinché il significato e il valore di tale nobile mandato siano tramandati anche alle giovani generazioni.” I trentaquattro religiosi della provincia di Arezzo, I 8 “ambasciatori di speranza e di pace fra i soldati travolti dal trauma della guerra”, come li ha definiti il Presidente della Provincia Roberto Vasai nel suo intervento, erano cappellani militari, sacerdoti e seminaristi portatori della parola di Dio, insegnanti del vivere cristiano e dello sviluppo della dignità della persona. E la Provincia di Arezzo, Socia d’Onore dell’Istituto del Nastro Azzurro e Decorata di MOVM, “ha aderito con grande convinzione” all’iniziativa, per merito di “un Istituto sempre puntuale nello svolgere il suo ruolo di ente morale, che ha fra i propri scopi sociali quello di mantenere viva la memoria storica”, ha proseguito Vasai. Gente che intese “non lasciarsi sopraffare dalle difficoltà, non arrendersi alle iniziative avversarie, non accontentarsi di fare argine e tenere posizioni, ma precedere e guidare in spirito di apostolato”, come insegnò Papa Giovanni XXIII - anch’egli cappellano militare. Caratteri distintivi, quelli, non solo della coscienza morale ma anche dello spirito di servizio, e “noi”, spiega l’Arcivescovo di Arezzo Mons. Riccardo Fontana, “abbiamo il grande dovere di far conoscere ai ragazzi le motivazioni che spinsero i loro nonni a muoversi insieme ai sacerdoti per riunire le genti, nonostante le divisioni già presenti allora”, di ricordare gli atti di incondizionato altruismo dei sacerdoti, come sottolinea il Vescovo di Fiesole Mons. Mario Meini, in quanto “l’esperienza profonda di questi sacerdoti dev’essere un monito affinché le guerre, il più grande fallimento umano, abbiano a finire e le nazioni trovino altre strategie per la risoluzione delle controversie”, così Mons. Michele Pes, Capo Servizio Interforze Ottava Zona Pastorale Toscana. IL NASTRO AZZURRO Significativa l’autorevole presenza del Prato; dei Decorati MAVM Cav. Augusto Barna, Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro MAVM Cav. Ezio Raspanti e il Pluridecorato Vice Azzurro, generale Carlo Maria Magnani, per il quale Presidente della Federazione dott. Omero Ferruzzi; il ricordo di quelle straordinarie figure era un atto dei familiari delle MOVM Bettini e Maltese e della doveroso: “Ho avuto la fortuna di poter apprezzare MOVC Lazzeri, hanno reso tangibile il desiderio di l’opera silenziosa e preziosa dei cappellani militari ritrovare la nostra storia e di riconquistare il nostro svolta nei confronti dei giovani di leva, credenti o passato. non credenti, che trovavano nel sacerdote un sosteUn incontro che è stato un momento di grande gno indispensabile nelle loro difficoltà personali. attenzione, grazie anche alla partecipazione attiva Posso quindi facilmente immaginare quale impordegli studenti degli Istituti Comprensivi “Petrarca” tanza abbiano avuto in momenti decisamente più di Montevarchi e “Dante Alighieri” di Castelnuovo tragici della nostra storia. Ecco perché” ha prosedei Sabbioni Cavriglia e della Scuola Primaria guito il Presidente “non dobbiamo dimenticarli; “Gamurrini” dell’Istituto Comprensivo Cesalpino di ecco perché la loro memoria, così come quella di Arezzo, i quali hanno letto le motivazioni delle molti altri caduti non deve essere mai dispersa. È Decorazioni al Valore e intonato dei canti inerenti uno dei compiti istituzionali dell’Istituto del Nastro alla celebrazione. Perché, come ha riferito la Azzurro, deve essere allo stesso tempo un monito Dirigente dell’Ufficio Scolastico provinciale affinché certe situazioni non abbiano più a ripetersi Professoressa Tiziana Giovenali, “La missione delle e un doveroso omaggio a chi ci consente oggi di nostre scuole è conservare e custodire la memoria, vivere in una Patria libera e democratica.” Un interscoprire le radici per rafforzare la propria identità, vento di forte impatto emotivo, al termine del quale per educare alla cittadinanza attiva, democratica e il generale Magnani ha consegnato la tessera di plurale, in quanto la Scuola dialoga con le Istituzioni Socio Benemerito dell’Istituto all’Arcivescovo di e la società civile.” Alla cerimonia civile è seguita la Santa Messa, Arezzo ed al Vescovo di Fiesole. celebrata nel Duomo dall’Arcivescovo Riccardo Vedere la memoria del passato come educazione Fontana e dal Vescovo Mario Meini alla presenza di continua ai valori è stato il messaggio che in sintesi numerosi cappellani militari e sacerdoti, nel corso racchiude il pensiero del Presidente della della quale il Vice Presidente Nazionale dell’Istituto Federazione di Arezzo e Vice Presidente Nazionale del Nastro Azzurro cav. Stefano Mangiavacchi ha del Nastro Azzurro, cav. Stefano Mangiavacchi: “I numeri del sacrificio del clero aretino sono signifidato lettura della Preghiera del Decorato e deposto cativi: 14 religiosi furono Decorati al Valore per aver ai piedi della sacra Immagine della Madonna del compiuto atti di estremo sacrificio e 17 sacerdoti Conforto - Patrona di Arezzo - un omaggio floreale furono trucidati nella tragica estate del 1944 per le in memoria dei sacerdoti e cappellani Caduti in rappresaglie nazifasciste. Religiosi che rimasero guerra. Un rito giusto, considerando che la vicini alle loro popolazioni, offrendo la propria vita Federazione del Nastro Azzurro di Arezzo è intitolain cambio di quella dei civili inermi, fedeli al loro ta alla memoria del Ten. Cappellano Giovanni servizio verso il prossimo. È utile ricordare il pasMazzoni, Caduto in Russia nel 1941 mentre soccorsato per apprezzare il presente e avere fiducia nel reva un ferito, e Decorato di due MOVM, di una futuro. Certamente i tempi cambiano, ma i valori MAVM e due MBVM. veri della vita devono persistere.” D.ssa Elena Mollica Lo sfondo dei labari della Presidenza Nazionale (socia della Federazione di Arezzo) e delle Federazioni di Arezzo, Siena e Prato; dei labari regionali dell'Associazione Nazionale Bersaglieri, dell’UNIRR e della Sezione Artiglieri di Cortona; delle Sezioni aretine del Nastro Azzurro di Montevarchi, Cortona, Sansepolcro e Bibbiena. Importante la presenza del gen. C.A. Domenico Rossi; dei Sindaci dei Comuni della Provincia di Arezzo, insigniti di Decorazione al Valor Militare e al Valor Civile; dei Presidenti delle Federazioni del Nastro Azzurro di Firenze, Siena, Il Vice Presidente Nazionale, cav. Stefano Mangiavacchi, depone la Grosseto, Livorno e corona ai piedi dell’altare IL NASTRO AZZURRO 9 90 ANNI DI NASTRO AZZURRO idea di fondare l’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, Associazione Combattentistica oggi posta sotto la vigilanza della Presidenza del Consiglio dei Ministri tramite il Ministero della Difesa, venne alla Medaglia d’Oro Ettore Viola ed al Pittore Maurizio Barricelli, che si incontravano spesso, nella primavera del 1923, al Caffè Aragno dove idearono l’“Associazione del Nastro Azzurro” riferendosi al colore Azzurro del nastrino della Medaglia al Valor Militare; vennero successivamente cooptati l’allora maggiore Simone Simoni e l’avvocato Umberto Guzzoni e altri amici Decorati al Valor Militare come la M.O. Amilcare Rossi. Il primo Segretario Generale dell’Istituto fu Maurizio Barricelli. Essi scelsero come data di nascita dell'Associazione il 26 marzo per ricordare che 90 anni prima, con Regio Viglietto del 26 Marzo 1833, Carlo Alberto istituiva la Medaglia d’Oro e la Medaglia d’Argento al Valor Militare. Nel corso di un’assemblea del “Consiglio dei 10”, che può essere considerato l’organismo fondatore, presieduta dal Gen. Pirzio Biroli, svoltasi il 24 febbraio 1923 presso gli uffici di Roma dell’Associazione Umbra siti in Via delle Finanze n.6, l’Istituto fu costituito, inizialmente col nome di “Legione Azzurra”. Sul verbale della riunione i nomi dei componenti del "Consiglio dei 10" sono scritti in ordine alfabetico ed in tale ordine furono numerate anche le tessere. Essi sono: Acerbo, Balbo, Casagrande, De Vecchi, Guzzoni, Bronci, Paolucci, Pellizzari, Simoni, Viola. Fu costituito anche il “Comitato di Organizzazione e Propaganda” presieduto da Ettore Viola e composto da Barni, Benedetti, Stelluti Scala, Copelli, Guzzoni, Pellizzari, Montanari, Amicarelli, Mazzari, Pucci, Greco ed altri. Fu Mussolini, sempre in febbraio, a proporre il nome di “Istituto del Nastro Azzurro”. La data ufficiale di costituzione dell’Istituto del Nastro Azzurro, in realtà è il 21 aprile 1923, Natale di Roma, quando, con una cerimonia particolarmente solenne, il Capo del Governo, Benito Mussolini, volle consegnare al Comitato Centrale dell’Istituto, nell’Aula Senatoria del Campidoglio, l’Orifiamma L' Il Labaro Nazionale del Nastro Azzurro 10 Nazionale. A tale evento erano presenti: Copelli, Barricelli, Barni, Viola, Bronci, Simoni, Natale, Rocchi, Stelluti Scala, Barbieri, Guzzoni, Pellizzari, Benedetti, Del Vecchio, Trombetti. Tutti questi debbono pertanto essere considerati soci fondatori. Dal 3 al 5 novembre 1923, in Campidoglio, si svolse il primo Congresso Nazionale che vide il varo, il 4 novembre 1933, di uno schema di Statuto provvisorio che regolasse l’attività e l’ordinamento dell’Istituto. Erano presenti soltanto i membri del Consiglio Nazionale e i pochi soci fondatori. Dopo il delitto Matteotti (10 giugno 1924) le cose cominciarono a cambiare e coloro che avevano costituito il Nastro Azzurro si trovarono in difficoltà. Il Congresso di Sassari (marzo - aprile 1925), pur chiamato 2° Congresso dell’Istituto, in realtà fu il primo vero congresso con la partecipazione di tutti i soci, ma l’Istituto cadde sotto il controllo dei fascisti. La M.O.V.M. Ettore Viola, anima e fondatore dell’Istituto, già sostituito anche quale Presidente dell’Associazione Combattenti, non poté neppure parlare. Con Regie Patenti 29 marzo 1928, in applicazione del R.D.17 novembre 1927, fu riconosciuto all’Istituto del Nastro Azzurro ed ai suoi soci il diritto di far uso di un Emblema Araldico. Lo statuto provvisorio fu sostituito, poi, con quello approvato con R.D. 31 maggio 1928 n.1308. Con successive Regie Patenti 16 gennaio 1936, in applicazione del R.D. 19 dicembre 1935, tale diritto fu esteso ai soci dell’Istituto Decorati della Croce di Guerra al Valor Militare. Con ulteriore R.D. 10 settembre 1936, n. 1898 (pubblicato nel n.357 della “Gazzetta Ufficiale” del 6 novembre successivo) lo Statuto Sociale fu modificato ed integrato da nuove norme. La struttura territoriale dell'Istituto si andava intanto consolidando in Federazioni Provinciali nel cui ambito trovavano collocazione le Sezioni e i Gruppi; i soci crescevano con l’afflusso di nuovi Decorati delle guerre coloniali, dell’impresa di Spagna e poi della seconda guerra mondiale. Malgrado gli eventi politico-militari successivi all’8 settembre 1943, l’Istituto del Nastro Azzurro non fu mai sciolto e la sua vita non subì interruzioni, pur essendo avvenuta una certa dispersione di soci che ne attenuò, per qualche tempo, l’attività. Dopo la guerra, ferme restando le finalità essenzialmente d’ordine morale e l’assoluta apoliticità dell’Istituto stesso, fu necessario tuttavia un adeguamento delle norme statutarie e del suo ordinamento interno alla nuova forma istituzionale repubblicana che si era data l’Italia nel 1946. Furono pertanto nominati un Commissario Straordinario Nazionale e due Vice Commissari Straordinari, nelle persone della M.O. Gen. Achille Martelli, cinque volte promosso per merito di guerra, del pluridecorato Gen. C.A. Avv. Nino Villasanta e dell’allora Presidente della Federazione di Bari Gr. Uff. Domenico De Tullio, ai quali toccò il non facile compito di adeguare l’attività dell’Istituto alle nuove direttive governative, organizzare nel 1950 il 1° Congresso Nazionale del dopoguerra, ela- IL NASTRO AZZURRO borare lo schema del nuovo Statuto (entrato in vigore con D.P.R. 23 maggio 1951 n. 2449) ed infine organizzare il successivo Congresso del 1952 per procedere all’elezione della Presidenza Nazionale e del Consiglio Nazionale, della Corte Suprema d’Onore e del Collegio Centrale dei Sindaci, con le modalità previste dal nuovo Statuto. Lo Statuto è stato poi modificato ancora altre volte. Quello approvato con Decreto del Presidente della Repubblica n.158 del 24 ottobre 1975 è stato nuovamente rielaborato e modificato nel corso del Congresso Nazionale tenutosi a Brescia dal 13 al 15 ottobre 2006. In tale occasione, tenendo conto che l’esiguo numero di Decorazioni al Valor Militare concesse dopo la seconda guerra mondiale (peraltro in maggioranza alla memoria di Caduti) non avrebbe più permesso il naturale rinnovamento generazionale dei membri dell’Istituto, si è allargato il concetto di “Valore” come obiettivo del Nastro Azzurro anche al di fuori del campo esclusivamente “Militare”. Lo statuto attualmente in vigore risulta dagli aggiornamenti ulteriori sanciti al Congresso Nazionale di Bologna (16-17 ottobre 2009) che ha segnato anche il termine della Presidenza da parte dell'ultimo Combattente Decorato al Valor Militare nel corso della seconda guerra mondiale, il Comandante Giorgio Zanardi che, prima di lasciare la presidenza, ha voluto fare dono all'Istituto dell'Archivio digitalizzato di tutti i Decorati al Valor Militare. L’Istituto, mantenendo fede ai suoi principi statutari, nei suoi 90 anni di storia ha svolto un’opera di altissimo valore spirituale e morale per affermare quei principi di amor di Patria che sono alla base della vita di ogni Popolo, e per diffondere, particolarmente fra i giovani, la coscienza dei doveri verso la Patria. Dalla sua istituzione ad oggi, hanno chiesto ed ottenuto l’iscrizione al Nastro Azzurro oltre 70.000 Decorati al Valor Militare. Tra essi spiccano alcune personalità eminenti in campo nazionale quali: l’ex Presidente della Repubblica, Giovanni Gronchi, l’ex Presidente del Senato Cesare Merzagora, il Duca di Bergamo ed il Duca di Pistoia, l’ex Ministro della Difesa Randolfo Pacciardi, tutte le più alte cariche militari in servizio fino a tutti gli anni ’70, il Presidente della Pontificia Opera Assistenza, Mons. Ferdinando Balzelli, numerosi prelati, tra cui alcuni Vescovi, la duplice M.O. al V.M. Generale Elia Rossi Passavanti e la M.O. Generale Gaetano Carolei (entrambi sono stati Presidenti di Sezione della Corte dei Conti), molti Senatori e Deputati di più legislature, l’ex Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Roma, Avv. Arrigo Lanzara, e molti altri Magistrati ormai a riposo o defunti. Innumerevoli sono state le iniziative di carattere patriottico patrocinate dall’Istituto: raduni di ex Combattenti Decorati al Valor Militare, erezione di monumenti ai Caduti, visite ai Campi di Battaglia, organizzate soprattutto a favore di studenti, intitolazione di edifici scolastici ed aule scolastiche al nome di Decorati al Valor Militare Caduti, offerte di Bandiere Nazionali alle scuole e ad altri enti, conferenze e proiezioni di film patriottici e numerose altre iniziative per ricordare fatti d’arme ed avvenimenti in cui rifulse particolarmente il Valore del Soldato Italiano. IL NASTRO AZZURRO Congresso di Bologna 2009: l’allora appena eletto Presidente Carlo Maria Magnani e il compianto Presidente uscente Giorgio Zanardi Possono far parte dell’Istituto quei Combattenti che avendo ottenuto, per atti di valore compiuti esclusivamente in presenza del nemico, una ricompensa al Valor Militare, non abbiano successivamente compiuto azioni indegne o tenuto riprovevole comportamento o siano venuti meno alle leggi dell’Onore Militare, della morale o ai doveri verso la Patria. Sono titoli di iscrizione: la Medaglia d’Oro, d’Argento, di Bronzo e la Croce di Guerra al Valor Militare, le Decorazioni dell’Ordine Militare d’Italia, le Promozioni per Merito di Guerra, Croce d’Onore e le Medaglie al Valore dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza. Hanno facoltà di iscriversi anche i congiunti degli insigniti di ricompense al Valor Militare, Caduti o Deceduti per causa di guerra, autorizzati a fregiarsi delle Decorazioni del Caduto. Possono essere nominati soci d’onore dell’Istituto, ed iscritti in apposito Albo d’Oro, Reparti ed Unità Militari Decorati al Valor Militare per azioni di guerra, nonché i Comuni Decorati al Valor Militare per fatti di guerra. Numerosissimi Reparti delle FF.AA., tutti i Comuni Decorati al Valor Militare e l’Università di Padova il cui Gonfalone è Decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare, avvalendosi di tale facoltà, sono soci dell’Istituto. L’Istituto svolge anche un’opera di alto valore sociale per i soci ed i loro familiari offrendo loro soprattutto valido appoggio per il riconoscimento dei loro diritti e delle benemerenze acquisite (Decorazioni, pensioni, promozioni, assegni di Medaglia, ecc.). L’Istituto pubblica inoltre il periodico bimestrale “Il Nastro Azzurro” che, oltre ad essere un mezzo di collegamento fra tutti gli associati, ha il precipuo scopo di diffondere, con la rievocazione delle glorie militari e dell’eroismo del Soldato Italiano, il culto della Patria. L’Istituto vive con i proventi delle quote sociali e con un sempre più esiguo contributo pubblico annuale. Antonio DANIELE 11 La Fondazione Museo Storico del Nastro Azzurro di Salò e origini del museo del Nastro Azzurro, risalgono al 10 marzo 1934, quando a Salò venne fondato il Gruppo Circondariale dell’Istituto del Nastro Azzurro voluto da 13 Decorati al Valor Militare. Essi elessero come Presidente il medico locale e Decorato di Medaglia d’Argento Adolfo Battisti. Una delle prime idee fu quella dell’ex caporale dei bersaglieri Luigi Ebranati che, già dal 1928, aveva iniziato a raccogliere fotografie e cimeli vari sui Decorati della zona gardesana per fare in modo che le testimonianze ed il materiale vario non venisse disperso, ma fosse conservato a memoria per le generazioni future in un museo. La proposta fu subito accettata con entusiasmo da Battisti e i soci gardesani si misero subito all’opera per raccogliere tutto ciò che era possibile. Il primo nucleo del museo prese forma tra il 1935 e il 1940 trovando una prima sede all’interno della casa del Littorio di Salò. Oltre ai cimeli, c’era una biblioteca di volumi di storia militare: era un piccolo sacrario. Con lo scoppio della 2ª guerra mondiale, Battisti partì volontario, destinato in qualità di maggiore medico in Corsica. A causa di un’infezione contratta durante un’operazione chirurgica, morì il 31 gennaio 1943. Durante il periodo della guerra civile, per salvarlo, tutto il materiale venne nascosto in varie abitazioni private. Nel secondo dopoguerra, il sacrario – museo venne dedicato a Battisti. I 30 gennaio 1949, alla presenza del Presidente della Federazione di Brescia generale Sandro Piazzoni, venne inaugurata la nuova sede, decisamente più spaziosa, situata all’interno del Palazzo Municipale della Magnifica Patria. In tre sale, vennero esposti cimeli vari, dai libri alle uniformi, armi e Decorazioni al Valor Militare. Gli anni passavano e, grazie al lavoro fondamentale di Ebranati, il museo continuava ad arricchirsi. Si giunse al 1976, quando oramai per il fondatore gli anni erano passati, ne aveva 86. Le sale a disposizione erano piene zeppe di materiale, la situazione era di vera emergenza e si decise di interessare delle sorti della raccolta la Federazione del Nastro Azzurro di Brescia. La risposta fu positiva. Il 18 dicembre 1976, sempre su impulso di Ebranati, divenuto Presidente della Sezione di Salò, con atto notarile, venne istituita la "Fondazione Museo Storico del Nastro Azzurro". Lo scopo dell'Istituzione era di far confluire in essa tutti i cimeli e la documentazione presenti nel museo Battisti e, per mezzo di manifestazioni culturali, promuovere tra i giovani la storia dei Decorati al Valor Militare di tutte le guerre. Nel 1980 si rese necessaria la disponibilità di tutti i locali del pur grande edificio. l’Amministrazione Comunale, nella persona della dott.ssa Annamaria Salvo De Paoli Ambrosi, Vice Sindaco della città ed attuale Direttrice del Museo, non volendo privare la cittadinanza di una realizzazione così importante, che negli anni si era ulteriormente arricchita, riuscì a reperire una sede prestigiosa nel Palazzo Fantoni, vera e propria Casa della Cultura cittadina, in quanto ospita anche l’Ateneo di Salò, la cui biblioteca custo- L 12 disce oltre 25 mila volumi con manoscritti duecenteschi, codici e incunaboli, nonché la biblioteca Civica e la Civica Raccolta del Disegno. Il Museo, di proprietà della Sezione del Nastro Azzurro di Salò, fu da questo donato alla Federazione Provinciale di Brescia dell’Istituto e con Decreto del Presidente della Repubblica venne riconosciuto come Fondazione. Nel 1983 venne rinnovato seguendo i nuovi criteri museali. Unico del suo genere in Italia, il Museo Storico del Nastro Azzurro raccoglie e documenta 200 anni di storia gloriosa del Soldato Italiano, da quando cioè furono istituite da Vittorio Amedeo III di Sardegna, il “Distintivo d’Onore” per militari che avessero compiuto “azioni di segnalato Valore in guerra”. Mediante Bandiere, Labari, Uniformi, Decorazioni, armi e documenti, il Museo testimonia gli ideali, gli eroismi, i sacrifici e l’alto senso del dovere verso la Patria del Combattente italiano. È articolato su quattro sale alle quali si accede attraverso un corridoio dove, in quattro grandi bacheche, sono custoditi i gonfaloni di Province e Comuni Decorati al Valor Militare. La prima sala abbraccia il periodo storico che inizia con l’epopea napoleonica e termina alla vigilia del primo conflitto mondiale. Sono esposte uniformi garibaldine, assieme ad armi dell’epoca, la bandiera Tricolore con lo scudo sabaudo che sventolò nel 1859 in Salò liberata. Tra i documenti più significativi vi è un manoscritto di Emilio Dandolo ed un libretto, diario del volontario garibaldino Giorgio Pirlo. Un cimelio d’eccezione è il calamaio utilizzato da Giuseppe Mazzini. Di particolare valore due uniformi garibaldine complete ed una teca contenente la prima bandiera innalzata ad Homs nel 1912 dal salodiano Giulio Fantoni. Sempre in quella teca, si trova il cappello, la sciarpa azzurra e il copri sciabola dell’Ammiraglio Enrico Millo, Medaglia d’Oro al Valor Militare. Al centro della sala, a ricordo delle prime guerre coloniali, sono esposte antiche armi abissine ed una casacca da parata. Nella seconda sala, dedicata alla Prima Guerra Mondiale, le pareti sono ornate di numerose armi bianche e da fuoco italiane ed austriache, altre armi bianche (baionette – pugnali – mazze ferrate) sono conservate nelle bacheche. Manoscritti originali, stampe, decorazioni, copricapo, accessori di uniformi sono ampiamente presenti nelle numerose vetrine e ricordano sia gli eroi più noti quali Cesare Battisti, Nazario Sauro, Enrico Toti, Gabriele D’Annunzio, sia altri cari ai Bresciani: Giuditta Franzoni, Enea Guarnieri, Silvio Scaroni. Un’intera vetrina è dedicata al generale Achille Papa, Medaglia d’Oro al Valor Militare Caduto sul Campo al fronte isontino nel 1917; la documentazione relativa è ricchissima e comprende manoscritti, dattiloscritti, cartoline e non è certamente inferiore ai cimeli esposti: berretti, spalline, cassette per oggetti ed infine un busto in gesso e cera. In una teca è conservata una bandiera Tricolore, autografata da Gabriele D’Annunzio. Una menzione particolare va riservata ad alcuni braccialetti realizzati dai fanti italiani nelle trincee del Carso IL NASTRO AZZURRO utilizzando le corone dei proiettili delle artiglierie austriache raccolte sul campo. La terza sala comprende gli anni fra le due guerre mondiali e quindi il periodo fascista, la guerra d’Etiopia e quella civile spagnola. Oltre a numerose fotografie autografate di esponenti della Casa Reale e del Regime, si possono ammirare un antico corano in lingua tigrina manoscritto su pergamena, della cartamoneta etiopica, una cintura di capo abissino in metallo ageminato. L’attenzione dei visitatori è attirata dalle variopinte sciarpe dei diversi battaglioni coloniali, dai caschi coloniali e dalle cartoline dei diversi reparti. Di significativo interesse nel settore dedicato alla guerra civile spagnola sono due drappelle in tessuto policromo che recano sul recto la scritta “Agredir para vencer – Brigada de Asalto Flechas Nigras” e sul verso un’aquila, un trofeo di frecce legate e la scritta “Una grande libre” appartenute al generale Piazzoni, pluridecorato al Valor Militare. La sala dedicata alla Seconda Guerra Mondiale ed alla Guerra di Liberazione è sicuramente la più ricca di documenti, uniformi e cimeli. In questa sala, risalta un cimelio unico: i rarissimi gradi di caporale d’onore, un fregio di berretto ed una spallina dell’uniforme di Benito Mussolini, arrivate al museo grazie al dono del barbiere del Capo del Governo della RSI, Otello Montermini. In una grande vetrina sono esposte le uniformi del Decorato generale Ugo Montemurro, un suo ricordo, una forcella di bicicletta da bersagliere, con una piccola targa “L’ottavo Bersaglieri al suo colonnello, 1974”, e due uniformi fasciste della Medaglia d’Oro al Valor Militare Eugenio Bravi. Seguono numerosi copricapo, un ricordo della carica del Savoia Cavalleria a Jsbuscenskij guidata dal Colonnello Alessandro Bettoni, Medaglia d’Argento al Valor Militare, bresciano. Alle pareti sono appese sciabole, armi da fuoco, manifesti della Repubblica Sociale Italiana, del Comando Tedesco e del “Fronte Clandestino di Liberazione”. La bacheca riservata al periodo 1943 – 45, riporta senza alcuna divisione copricapo, pubblicazioni, accessori di uniformi delle due parti contrapposte. La Fondazione è gestita da un Consiglio di Amministrazione retto dal Presidente della Federazione di Brescia del Nastro Azzurro, da un delegato del Presidente Nazionale, da un delegato dell’Assessore alla Cultura della provincia di Brescia, da un rappresentante del Comune di Salò, il Direttore dei Musei Civici di Brescia, dal Segretario Tesoriere e da quattro Consiglieri del Consiglio Direttivo della Federazione di Brescia e dal Direttore del museo. Cogliendo l’occasione della pubblicazione di questo articolo, la Fondazione lancia un appello a tutte le Federazioni affinché non vadano dispersi documenti e cimeli dei Decorati ma che vengano inviati al museo, patrimonio di tutto l’Istituto. Per lo sviluppo futuro del museo e per la sua valorizzazione, sono allo studio delle nuove iniziative, come la pubblicazione dei Quaderni. Per maggiori informazioni sul museo si può visitare il sito www.museonastroazzurro.it dott. Leonardo Malatesta (Vice Direttore del Museo del Nastro Azzurro) Il Museo del Nastro Azzurro di Salò IL NASTRO AZZURRO 13 CAMBI AL VERTICE DELLA DIFESA L’amm. Luigi Binelli Mantelli è il nuovo Capo di Stato Maggiore della Difesa Ammiraglio Luigi Binelli Mantelli è nato a Breno (Brescia) il 4 dicembre 1950. Ha frequentato il Collegio Navale Morosini di Venezia e poi l’Accademia Navale di Livorno dal 1969 al 1973. È laureato in Scienze Marittime Navali. Inizialmente imbarcato a bordo del Cacciatorpediniere Audace (1973-74), poi sul Cacciatorpediniere Ardito (1974-76), ha quindi ricoperto l’incarico di Capo Servizio Operazioni sulla Fregata Carabiniere (1978-80) e sull’Incrociatore Vittorio Veneto (1984-86). Ha comandato il Cacciamine Platano (1980-81), la Corvetta Albatros (1981-82), la Fregata Grecale (1989-90) e l’Incrociatore Giuseppe Garibaldi (1994-1996) partecipando, in particolare, all’operazione United Shield in Somalia nel 1995. Dall’ottobre 1999 all’ottobre 2001 è stato il primo Comandante del neo-costituito Gruppo Navale Italiano (Comgrupnavit) nonché (dal 30 ottobre 2000) Comandante della Forza Anfibia Ispano-Italiana (Comsiaf). Nelle destinazioni a terra ha assolto molteplici incarichi sia a carattere operativo, presso il Comando della Squadra Navale (Capo Servizio IOC) e lo Stato Maggiore Marina (Capo Ufficio Operazioni del 3° Reparto), e sia relativi alla formazione del personale (Comandante ai corsi in Accademia Navale - Capo Ufficio Studi dell’Ispettorato Scuole). Dal 1997 al 1999 è stato Capo Ufficio Pianificazione Generale e Finanziaria e dal 2001 al 2004 Capo del 3° Reparto Piani e Operazioni dello Stato Maggiore Marina. Dal 10 Marzo 2004 al 18 aprile 2007 è stato Capo Ufficio Generale del Capo di Stato Maggiore della Difesa (Ammiraglio Di Paola). Dal 30 aprile 2007 al 20 aprile 2009, ha ricoL’amm. Luigi Binelli Mantelli perto l’incarico di Sottocapo di Stato Maggiore della Marina. In qualità di Comandante in Capo della Squadra Navale, dal 29 aprile 2009 al 22 febbraio 2012, ha condotto, per la componente marittima nazionale, numerose operazioni quali l’operazione umanitaria a favore della popolazione terremotata di Haiti, il contributo alle operazioni antipirateria in Oceano Indiano della Nato e dell’Unione Europea, le operazioni nazionali e Nato connesse alla Crisi Libica. Dal 1° marzo 2012 al 27 gennaio 2013 è stato il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare. L’ L’amm. Giuseppe De Giorgi è il nuovo Capo di Stato Maggiore della Marina amm. Giuseppe De Giorgi è nato a Napoli nel 1953. Nominato Guardiamarina al termine dell’Accademia Navale nel 1975, ha frequentato le Scuole di volo della Marina statunitense presso le basi di Pensacola (Florida) e Corpus Christi (Texas), dove ha conseguito il Brevetto di Pilota Navale nel 1976. Gli incarichi di maggior rilievo ricoperti sono stati i seguenti: – Capo delle Operazioni Aeree del 18° Gruppo Navale schierato in Golfo Persico durante il conflitto Iran-Iraq (1987-1988); – Capo Servizio Volo di CINCNAV (1989 -1992); – Capo dell’Ufficio Studi e Nuovi Programmi del Reparto Aeromobili dello Stato Maggiore Marina (1993 – 1997); – Comandante delle seguenti Unità: Nave Bradano (1982 – 1983); Fregata Libeccio (1992 – 1993); Incrociatore Vittorio Veneto (1997-1999); – Comandante delle Forze Aeree della Marina e Capo Reparto Aeromobili dello Stato Maggiore della Marina (1999-2005); – Comandante delle Forze d’Altura (2005-2007) e Comandante della Forza Marittima di Reazione Rapida della NATO (2006-2007); – Comandante dell’Operazione “Leonte” per l’immissione in Libano del contingente nazionale nella missione “UNIFIL” e, successivamente, dell’Interim Maritime Task Force sotto egida ONU, per il controllo delle acque territoriali libanesi, che ha ottenuto la rimozione del blocco navale israeliano e ha restituito al Libano la sovranità sulle proprie acque territoriali e la libertà di navigazione (28 agosto-19 ottobre 2006); L' 14 L’amm. Giuseppe De Giorgi IL NASTRO AZZURRO – – – – Capo di Stato Maggiore del Comando Operativo di Vertice Interforze della Difesa (2007-2009); Capo di Stato Maggiore del Comando in Capo della Squadra Navale (2009-2011); Ispettore delle Scuole della Marina Militare (maggio 2011-febbraio 2012); Comandante in Capo della Squadra Navale (febbraio 2012-gennaio 2013). Per i risultati conseguiti durante l’Operazione “Leonte”, l’Ammiraglio De Giorgi è stato insignito delle seguenti onorificenze: – Ufficiale dell'Ordine Militare d’Italia, conferitagli dal Presidente della Repubblica il 4 novembre 2007; – Medaglia d’Argento dell'Ordine al Merito Militare, conferitagli dal Governo Libanese il 16 ottobre 2006, per il ripristino della sovranità libanese sulle sue acque territoriali. Inoltre, per la stessa Operazione, il 20 marzo 2007 è stato premiato quale “Militare dell’anno”, presso lo Smithsonian National Air and Space Museum di Washington D.C. nel corso della cerimonia dei “Laureate Awards”. L’Ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi ha assunto l’incarico di Capo di Stato Maggiore della Marina il 28 gennaio 2013. Il gen. Pasquale Preziosa è il nuovo Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica l Generale Pasquale Preziosa è nato a Bisceglie (BA) il 21 marzo 1953. Si è arruolato in Aeronautica nel 1971 con il corso "Marte III" dell’Accademia Aeronautica; si é laureato in Scienze Diplomatiche Internazionali e in Scienze Aeronautiche. Nel 1976 ha conseguito il brevetto di pilota militare sul velivolo G91T. Dopo l’abilitazione sul velivolo F104 è assegnato, nel 1977, al 156° Gruppo del 36° Stormo dove ha comandato la 382ª e successivamente la 384ª squadriglia. Nel 1982 si è qualificato istruttore di volo su Aviogetti e nel 1983 si è qualificato istruttore di volo sul velivolo Tornado presso il TTE (Tornado Training Establishment) di Cottesmore (U.K.). Gli incarichi di maggior rilievo ricoperti sono stati: – Capo Ufficio Operazioni del 36° Stormo (1985 - 1987); – Comandante del 156° Gruppo del 36° Stormo (1987 1988); – Aiutante di Volo e Capo Segreteria Particolare del Comandante della 2^ Regione (1989 – 1992); – Comandante del 36° Stormo (1994 - 1996), in tale incarico ha partecipato alle operazioni aeree in Bosnia. – Assegnato all’Ufficio Pianificazione Generale Programmazione e Bilancio dello SMA, dal novembre 1997 ne è Capo del 2° Ufficio e dal luglio all’ottobre 1998 Vice Capo Reparto. – Capo dell’Ufficio del Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare (1999 - 2001); – Vice Capo del 3° Reparto dello SMA (2001), dal 15 giugno Il gen. S.A. Pasquale Preziosa al 30 luglio 2002 è stato Italian Senior National Representative presso la cellula di risposta “Enduring Freedom” a Tampa (USA). – Addetto Militare per la Difesa e la Cooperazione alla Difesa a Washington (2003 - 2006); – Capo Ufficio Generale Pianificazione Programmazione e Bilancio dello Stato Maggiore Difesa (2006 - 2008); – Capo del III Reparto dello Stato Maggiore Difesa (2008 - 2009); – Il 22 giugno 2009 è stato promosso Generale di Squadra Aerea. – Comandante delle Scuole AM/3ª Regione Aerea (2010 - 2011); – Capo di Gabinetto del Ministro della Difesa (2011 - 2013). Dal 25 febbraio 2013 ha assunto l’incarico di Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica. Ha al suo attivo oltre 2.300 ore di volo e, dal 1978, è sposato con la Signora Elisabetta ed ha due figlie: Stefania e Roberta. I L’Istituto del Nastro Azzurro formula all’Ammiraglio Luigi Binelli Mandelli, all’Ammiraglio di Squadra Giuseppe De Giorgi e al Generale di Squadra Aerea Pasquale Preziosa, i più sentiti auguri e le più vive congratulazioni per i prestigiosi incarichi ai quali sono stati chiamati. L’Istituto rivolge altresì un sentito ringraziamento per l’opera di eccellente valore svolta con profonda e sentita dedizione al servizio delle Istituzioni dal Generale Biagio Abrate, nell’incarico di Capo di Stato Maggiore della Difesa, e dal Generale Giuseppe Bernardis, nell’incarico di Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica, entrambi raggiunti dal limite di età. IL NASTRO AZZURRO 15 70° ANNIVERSARIO DELLA MORTE DEL S.TEN. ALPINO CIRO MENOTTI unedì 24 dicembre 2012 alle ore 11,00, a Roma, in Piazza Verbano 8, ha avuto luogo la Cerimonia Commemorativa per il 70° Anniversario della morte del Sottotenente degli Alpini Ciro Menotti, classe 1919, 9° Alpini, Battaglione “Vicenza”, Divisione “Julia”, Medaglia d’Oro al Valor Militare, disperso sul Don nella valle Vallbielogorzew, il 24 dicembre 1942. Schierati: il Picchetto d’Onore dei Granatieri di Sardegna, i Labari della Federazione Provinciale di Roma del Nastro Azzurro, dell’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, il Medagliere dell’Associazione Nazionale del Fante - Sezione di Roma Capitale – “M.O.V.M. Guido Alessi” e il Vessillo dell’Associazione Nazionale Alpini - Sezione di Roma “Umberto Ricagno”. Alla presenza del Delegato del Sindaco di Roma, On. Lavinia Mennuni, Consigliere di Roma Capitale, e dell’On. Federico Guidi, Consigliere dell’Assemblea Capitolina, Don Marco, Parroco della Parrocchia di S. Saturnino, ha benedetto, sotto lo sventolio della Bandiera Tricolore, la lapide posta a ricordo sul portone della casa ove Ciro Menotti, nipote del Martire del Risorgimento Italiano, visse la sua breve giovinezza, lapide recentemente restaurata dalla Sovrintendenza di Roma Capitale. Il Picchetto armato ha presentato le armi: “Onore ai Caduti”. La Cerimonia, organizzata, dovuta e voluta per irrinunciabili valori morali, ha visto una sentita partecipazione. Erano presenti oltre ai nipoti Anna Maria, Riccardo Massimiliano, Adolfo Celeste, Elena Polissena e ai pronipoti, tra cui il Gen. B. Bruno Buratti, Autorità civili e militari, Associazioni Combattentistiche e d’Arma: per la Federazione Provinciale di Roma del Nastro Azzurro il Presidente, dott Alberto Rissone, il Vice-Presidente, ing. L I partecipanti alla cerimonia: al centro la dott.ssa Anna Maria Menotti e la sig.ra Palma Viola di Ca’ Tasson 16 Guido Lanzara, i soci, sig.ra Palma De Luca Viola, vedova della Medaglia d’Oro al V.M. Ettore Viola di Ca’ Tasson, Cavaliere dell’Ordine Militare di Savoia e socio fondatore dell’Istituto del Nastro Azzurro, prof.ssa Anna Maria Iannicelli, figlia della Medaglia d’Argento al V.M. Gennaro Iannicelli, dott. Francesco Pariset, sig. Gabriele Gigliotti, la segretaria, sig.ra Chiara Carandente e le Dame, dott.ssa Giulia Milesi dé Bazzichini e dott.ssa Raffaella Terracciano; per l’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, il dott. Paolo Caruso; per l’Associazione Nazionale del Fante - Sezione di Roma Capitale - M.O.V.M. Guido Alessi - il Presidente, I°cap.f.cpl. Marco Pasquali, il Segretario, dott. Vincenzo Currò, i Soci Pietro Panfilo, Alessandro Nani e le Patronesse Cristina Anzini, Raffaella Olimpia Bellucci, Rosanna Baragone; per l’Associazione Nazionale Alpini, Sezione di Roma “Umberto Ricagno”, l’Alpino Pasquale Manzolino. Erano, inoltre, tra i presenti: la sig.ra Stefania Ravizza Garibaldi, nipote di Menotti Garibaldi, con il marito, la figlia Costanza, il genero e i cinque nipoti, il Gen.C.A. Arnaldo Grilli, il Gen. C.A. Giuseppe Richero, Prefetto della Repubblica Italiana, il Dirigente del locale Commissariato di P.S. dott. Pasquale Fiocco, il Luogotenente Mario Terribile della Stazione dei Carabinieri di via Clitunno, rappresentanti dell’Associazione Nazionale Bersaglieri, il Consigliere del II° Municipio di Roma, Francesco Di Bartolomei, il Presidente del Centro Studi Culturali e di Storia Patria di Orvieto, Mario Laurini e il Vice-Presidente prof.ssa Anna Maria Barbaglia, la prof.ssa Paola Furesi, figlia del Gen. Mario Furesi, con il marito Vilfrido Natoli e il figlio Andrea, l’avv. Maria Pia Buccarelli, la prof.ssa Cecilia Novelli, il dott. Carlo Nikolassj, il dott. Gennaro Greco, la prof.ssa Maura Ricci, il dott. Guido Palamenghi Crispi. Ha chiuso la Cerimonia la nipote dell’Eroe, Anna Maria, con la lettura dell’ultima lettera scritta da Ciro Menotti dal Don, il 19 dicembre 1942, e indirizzata alla Famiglia: “Ci resta il Nome”. dott.ssa Anna Maria Menotti IL NASTRO AZZURRO FESTA DEL TRI COLORE ono dimesso per l’edizione 2013 della Festa del Tricolore tradizionalmente svolta a Reggio Emilia, la città dove, il 7 gennaio 1797 Giuseppe Compagnoni fece decretare, per la prima volta nella storia, il Tricolore come vessillo della Repubblica Cispadana. Scarsa la partecipazione dei cittadini in piazza Prampolini, non propriamente folta quella più istituzionale (sindaci del territorio, parlamentari locali, consiglieri regionali, forze dell’Ordine, studenti, società civile) che si è svolta per l’intera mattinata al teatro Ariosto. Da registrare, invece, la bella lectio magistralis tenuta da Roberto Balzani, docente e sindaco di Forlì sulla storia delle bandiere, e l’intervento di Paolo Peluffo, Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio. La Ministro dell'Interno Cancellieri, affiancata sempre dal sindaco di Reggio, Graziano Delrio, ha parlato dell’importanza del Tricolore, “che unisce sempre e rappresenta la parte migliore del nostro Paese. Festeggiarlo vuol dire festeggiare l’Italia, le nostre radici e i nostri valori. Reggio ha avuto la capacità di tener viva questa tradizione”. Il presidente della Repubblica, Napolitano, nel messaggio inviato alla città per l’occasione, ha affermato: ''Il Tricolore, scelto dai Costituenti come vessillo della Repubblica, costituisce da allora il simbolo non solo dell’unità della Nazione italiana ma anche del patrimonio di valori e principi comuni di libertà, democrazia, giustizia sociale e solidarietà che costituiscono le fondamenta dell'ordinamento repubblicano". Sconcertante anche il basso profilo tenuto dai media nazionali e locali per la ricorrenza. T La Bandiera Tricolore: il bianco, la fede serena delle idee il verde, la fioritura della speranza il rosso, la passione e il sangue verversato dai martiri ed eroi. Giosuè Carducci GIORNATA DELLA MEMORIA LA RELAZIONE CHE GIUSEPPE GROSSA HA LETTO NELLA “SALA DELLA BIBLIOTECA” DEL COMUNE DI SPINEA (VE) el ricordare i giorni della memoria, in particolare per chi li ha vissuti, evidenzio quelle tristi pagine con la speranza che quegli orrori non abbiano a ripetersi. Era il 1944 e c'era la guerra ... la guerra, parola triste che sa di odio, di dolore, di sangue e di morte. Io, su volere del responsabile della "Casa del fascio", come studente, ero obbligato al servizio di segreteria. Faticavo ad accettare questa imposizione perché dentro di me c'erano altre idee, tanto che per negligenza e insubordinazione dovevo essere degradato sul palco che veniva allestito di fronte alla "Casa del fascio" il giorno della leva fascista. Una grande umiliazione alla presenza della cittadinanza che assisteva alla cerimonia. Ma non avvenne perché la situazione politica cominciava a traballare. Avevo ricevuto la cartolina precetto per il servizio militare di leva; rischiando la fucilazione, ho fatto renitenza sfidando il plotone di esecuzione per inserirmi nella formazione partigiana "Brigata Martiri di Mirano". In un rastrellamento, sono stato preso e portato in carcere in Piazza Castello a Padova. Lì sono stato picchiato e torturato (mi accendevano dei fiammiferi inseriti sotto le unghie dei piedi) perché volevano farmi confessare il movimento delle forze partigiane. Dopo sono stato deportato in Germania e, con vari spostamenti, sono arrivato al campo di Auschwitz Birkenau. Indicibili le sofferenze: la presenza del mattino nudi con la neve, il principio di congelamento alle mani e ai piedi ridotti a una piaga, oltre alla fame, la sete e le bastonate che causavano ferite sanguinanti, pensavo di non ritornare più in Italia. Come prigioniero politico, ero in KZ lager A. N IL NASTRO AZZURRO Probabilmente proprio per questo, come ad altri, non mi venne tatuato il numero sull'avambraccio sinistro. Più tardi ho saputo che eravamo destinati al crematorio. Nella mia disperazione non avevo più lacrime da versare, le crisi di ogni giorno mi avevano fatto capire di essere arrivato nel vero inferno dove la morte ci era maledettamente a fianco. Umanamente parlando, ancora non riesco a capire come le SS avessero la disumana coscienza di infierire con le azioni più brutali, con crudeli e impensate atrocità su noi prigionieri (ebrei in particolare). L'etica umana non esisteva dove le SS avevano fatto di ogni lager il regno della morte. Aizzavano i cani contro noi poveri deportati che non avevamo la forza di restare in piedi stremati dalla stanchezza di infinite ore di lavoro. Sempre a dover sopportare l'infame vivere incivile, altrimenti c'era il colpo di pistola, la camera a gas, il forno crematorio. A questo punto, anche se ci sarebbero ancora tante cose da dire, preferisco fermare il mio racconto per non provocare, con il nodo alla gola, il pensiero delle tristezze e delle sofferenze che non si cancellano mai perché sono cose vissute e chi non ha vissuto certe cose non può capirne il vero significato. Malgrado tutto, nonostante il fisico debilitato, la fortuna mi è stata molto amica per farmi ritornare in Patria dove tristemente ho appreso la morte di tanti compagni che per amor di Patria erano stati fucilati. Pertanto gradirei ci si alzasse in piedi e con un minuto di silenzio si ricordassero questi eroi che non saranno mai dimenticati. Giuseppe Grossa (Socio della Federazione di Venezia) 17 IL GIORNO DEL RICORDO on legge del 30 marzo 2004, la Repubblica Italiana ha riconosciuto il 10 Febbraio quale “Giorno del Ricordo che si celebra al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli Italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, Fiumani e Dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del nostro confine orientale”. Prevede anche, stabilendone le regole, la consegna di un attestato e di una medaglia ai congiunti di quanti sono morti in quelle vicende: infoibati, annegati, fucilati, morti in prigionia o soppressi con altre modalità. Questa legge ha consentito di riportare alla memoria degli Italiani una pagina di storia colpevolmente dimenticata per mezzo secolo. La data del 10 febbraio è quella nella quale fu firmato il cosiddetto “Trattato di Pace” con il quale l’Italia cedeva: ad occidente Tenda e Briga Marittima e, ad oriente, i territori compresi tra il precedente confine e l’attuale, lasciando fuori Trieste. Trieste, amministrata dagli anglo-americani, e la parte nord-occidentale dell’Istria, amministrata dagli Jugoslavi, rimanevano a disposizione per costituire un Territorio Libero, che non sarà mai costituito. Optando per la conservazione della cittadinanza italiana, bisognava abbandonare i territori ceduti. In realtà questa storia drammatica era conosciuta dagli Italiani fino al 1954, quando Trieste fu ricongiunta al resto d’Italia. Dopo di allora, risolta la parte più nota del problema, si preferì dimenticare quanto era avvenuto. Era comodo per motivi di politica estera, come la convenienza di allontanare la Jugoslavia da Mosca, ma anche di politica interna, per non ricordare la connivenza e la collaborazione che il P.C.I. aveva dato a Tito. Era comodo infine per non pagare il debito con gli esuli. Il Trattato di pace non consentiva infatti alla Jugoslavia di appropriarsi, come fece, dei beni degli optanti. L’Italia peraltro era inadempiente nel previsto pagamento dei danni di guerra. Il problema fu risolto con lo Stato italiano che pagava i danni di guerra con i beni degli esuli, già usurpati dalla Jugoslavia, e si impegnava ad indennizzarne i legittimi proprietari. L’impegno non è stato mantenuto che in minima parte. Ma il momento più vergognoso fu nel 1975 quando il nostro Stato regalò alla Jugoslavia, con il Trattato di Osimo, i propri diritti sulla parte nord-occidentale dell’Istria. È indicativo che il trattato non fu condotto direttamente dal Ministero degli Esteri, ma da un funzionario del Commercio Estero. Fu poi firmato in una villa isolata, evitando al massimo che l’opinione pubblica se ne accorgesse. Nel 1989 cade il Muro di Berlino. Nel 1991 la Jugoslavia comincia a disintegrarsi in vari Stati, iniziando dalla Slovenia e dalla Croazia, e cominciano le stragi e le “pulizie etniche” (definizione prima sconosciuta) fra Croati e Serbi. Le notizie di tali cattiverie, delle quali sono testimone avendo operato in Dalmazia ed in Erzegovina nell’ambito della Missione di pace UE-OCSE, ricordano agli Italiani quanto era avvenuto alla nostra frontiera orientale cominciando nel 1943. Nel 2004 gli esuli riescono ad ottenere la legge predetta, approvata da quasi tutto il Parlamento. Una recente indagine demoscopica ha appurato che il 44% degli Italiani ha sentito parlare delle foibe e del loro significato storico. Dell’esodo dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia dice di averne sentito parlare solo il 22%. Una buona parte di loro poi non sa che quanti dovettero abbandonare le proprie case erano un popolo che vi viveva da sempre, pensa invece che vi fossero giunti da occupatori dopo la 1^ guerra mondiale. Come si vede è più conosciuta la parte più impressionante: le foibe. Ritengo però che il fatto più importante sia l’esodo con quanto esso ha significato: lo stravolgimento di due regioni che erano sempre state legate alla storia ed anche alla protostoria italiane: la Venezia Giulia e la Dalmazia. Venezia Giulia è il nome dato verso la metà del 1800 dal C 18 glottologo goriziano Graziadio Isaia Ascoli all’insieme di quattro realtà aventi qualcosa in comune: il Friuli Orientale, cioè il Goriziano fino alla displuviale alpina, Trieste con il suo retroterra fino alla displuviale, Fiume, l’Istria, cioè la penisola istriana. La Dalmazia è la regione costiera, a sud della Venezia Giulia, delimitata da catene montane che la separano nettamente dall’interno. Gli Slavi arrivano verso il 600 d.C.. È un’invasione barbarica diversa da quelle germaniche. Dove arrivano realizzano grosso modo una “pulizia etnica”. In Venezia Giulia giungono fino all’attuale confine orientale italiano. Non riescono però ad entrare in Istria, dove solo più tardi si stabilirà una loro minoranza. In Dalmazia occupano tutto l’interno e parte della costa. Non riescono però ad entrare nelle principali città costiere e nelle isole. Nel Medio Evo in Istria e in Dalmazia si sviluppano i Comuni, sempre in bilico tra la tutela della propria autonomia e la crescente influenza veneziana. Dal 1400, Venezia estende il proprio Stato sulla terraferma e, prima ancora, in Istria ed in Dalmazia. Restano fuori dal dominio veneziano Trieste e Fiume, Comuni autonomi italiani, e la Repubblica di Ragusa che anch’essa stabilirà per legge l’italiano come lingua ufficiale. Istriani e Dalmati, inclusi gli Slavi, resteranno i sudditi più fedeli a Venezia fino alla sua caduta, nel 1797. La situazione etnica è diversa secondo le zone, da quelle compattamente italiane, come l’Istria occidentale, a quelle compattamente slave, come l’interno della Dalmazia e la Venezia Giulia nord-orientale. La cultura egemone è ovunque l’italiana, così come squisitamente italiane sono l’architettura e le altre arti. Le varie etnie convivevano senza particolari problemi. Questi nasceranno nell’800 con i nazionalismi. L’Austria li utilizzerà dopo il 1848 e, ancor più, dopo il 1866, quando si renderà conto che l’Italia rappresenta per lei un pericolo. Particolarmente dura è la persecuzione antitaliana in Dalmazia. I Comuni dalmati, che nel 1861 erano retti tutti dal partito autonomista, italiano, cadono ad uno ad uno tanto che all’inizio della 1^ guerra mondiale è rimasto italiano solo quello di Zara. La situazione da luogo ad un primo esodo strisciante. Dopo la 1^ guerra mondiale, il relativo Trattato di pace del 1920 e la soluzione del problema fiumano, l’Italia annette tutta la Venezia Giulia fino alle Alpi. In Dalmazia annette solo Zara, l’isola di Lagosta e quelle di Cherso e Lussino. Nasce la Jugoslavia, un insieme di popoli che, come dimostreranno gli avvenimenti successivi, non hanno alcuna voglia di stare insieme. Da tutta la Dalmazia non annessa inizia l’esodo degli Italiani che ha il suo picco nel 1921, ma che continua fino alla 2^ guerra mondiale. A Sebenico, dal 10 al 12 giugno 1921 parte, in modo drammatico, la grande maggioranza della forte minoranza italiana. Un’interpretazione faziosa vorrebbe fare risalire quanto avverrà dal 1943 alle colpe del fascismo ma, come abbiamo visto, tutto era cominciato assai prima. L’Italia, come facevano tutti gli Stati su base mono nazionale, lascia scuole pubbliche solo in italiano, non prevedendo nulla per le minoranze. Così fa la Jugoslavia in Dalmazia e così farà la Francia a Tenda e Briga addirittura dopo la 2^ guerra mondiale. Poi viene il fascismo che accentua questo atteggiamento negativo verso le minoranze. Si parla molto di un “fascismo di frontiera” particolarmente duro. Penso che il giudizio vada ridimensionato perché nelle realtà che conosco meglio, come Zara, posso escluderlo. Nel 1940 l’Italia entra in guerra. La Jugoslavia nel 1941 firma un accordo con la Germania e l’Italia. Subito un colpo di Stato rovescia il governo, che passa dalla parte dell’Inghilterra. La Germania, dopo un ultimatum, invade la Jugoslavia, seguita dall’Italia e dall’Ungheria. L’invasione richiede poco tempo perché Croati e Sloveni non combattono. I Croati sono contenti di poter formare un IL NASTRO AZZURRO loro Stato indipendente. L’Italia annette una parte della Dalmazia, ingrandendo la provincia di Zara e formando quelle di Spalato e di Cattaro. Annette anche la zona di Lubiana, formandovi una provincia autonoma dove lo sloveno è lingua ufficiale. È una soluzione che gli Sloveni accettano come male minore, per non essere annessi dalla Germania nazista. La situazione resta tranquilla fino alla fine di giugno, quando la Germania attacca l’URSS, rompendo l’accordo con il quale nel 1939 si erano spartite la Polonia. Tito allora, ricevuti ordini da Mosca, inizia con le azioni terroristiche. Cominciano anche le stragi interetniche che abbiamo visto ripetersi più recentemente. Comincia una guerra di tutti contro tutti nella quale Tito, totalmente privo di scrupoli, riesce a prevalere fra le altre fazioni slave. L’Esercito italiano non può sottrarsi dall’applicare le dure regole previste dal diritto internazionale per una simile guerra. Riesce però a bloccare le stragi interetniche, salvando così più persone delle vittime che sarà costretto a fare. Dopo l’8 settembre 1943, con il tracollo dell’Italia, cominciano, con crudeltà difficilmente immaginabili, le stragi degli Italiani. Il metodo più comune utilizza le foibe, ma sono frequenti anche le fucilazioni, gli annegamenti e altre atrocità. Questa prima ondata di morti, poco meno di un migliaio, è interrotta dai Tedeschi che riprendono possesso di quei territori, peraltro facendo altre vittime. A Zara,dopo l’8 settembre, il btg. bersaglieri “Zara” non si sbanda, ma resta a difesa della città fino a quando, avendo conservato le stellette del Regio Esercito, i Tedeschi lo prendono prigioniero. Avrà comunque evitato, come altri reparti a Fiume e a Trieste, la prima ondata di stragi. Per la difesa del confine orientale si costituiscono anche formazioni di volontari della RSI. Le stragi riprendono nel maggio del 1945, quando le vittime saranno più di 10.000. Contemporaneamente in Slovenia, oltre le Alpi Giulie, vengono soppressi dai 70 ai 100.000 appartenenti alle varie fazioni anticomuniste slave che si erano consegnati in Austria agli inglesi e da questi erano stati consegnati a Tito. A Trieste e Gorizia le stragi sono interrotte, dopo 40 giorni, dall’arrivo degli anglo-americani. Tremendi sono i campi di concentramento, anche peggiori di quelli nazisti. Si instaura poi un regime poliziesco e carcerario simile a quello dell’URSS. La conseguenza è l’esodo, che riguarda circa 300.000 persone tra cui anche poche decine di migliaia di Slavi. Includendo gli esuli dalla Dalmazia dopo il 1921, il numero si avvicina però ai 350.000. Gli esuli, frequentemente accolti con ostilità, dovettero in buona parte vivere per anni in 109 campi profughi in condizioni estremamente precarie. Nonostante questo, l’esodo continuò anche quando rimanere divenne meno pericoloso per la propria vita. Si trattò di un popolo che accettò di perdere tutto per amore della libertà, della fede religiosa e della propria italianità: un esempio del quale fare tesoro. Circa 40.000 Italiani rimasero in Istria, a Fiume e in Dalmazia. Uno Stato marxista come la Jugoslavia doveva IL NASTRO AZZURRO dimostrarsi internazionalista, consentì quindi questa permanenza, riunita in un’organizzazione funzionale alla politica antitaliana. Questa organizzazione è cambiata e, tramite le sue scuole ed una cinquantina di Comunità degli Italiani, sostenute dallo Stato italiano, ora opera con efficacia per la conservazione dell’italianità. Dai censimenti del 2011 risulta che in Croazia e in Slovenia si sono dichiarati di nazionalità italiana rispettivamente circa 25.000 e 3.800 persone. Il censimento in Montenegro non fornisce dati in merito. La situazione degli Italiani è diversa da zona a zona. In Istria, dove sono funzionali all’autonomismo istriano, esiste il bilinguismo nella regione e in determinati comuni. Nella Dalmazia croata, dove la presenza italiana contrasta con un certo deteriore nazionalismo croato, la situazione è peggiore, anche se migliorata rispetto al periodo jugoslavo ed in ulteriore lento miglioramento. A Zara la Comunità degli Italiani ha più di 500 soci. Quanti però se la sono sentita di dichiararsi di nazionalità italiana sono solo 91. Nella Dalmazia montenegrina, dove la presenza italiana è amata, la situazione è radicalmente migliore ed a Cattaro esiste un’attivissima Comunità degli Italiani. Nella vicina Ragusa (Dubrovnik), dove gli Italiani potrebbero essere di più, una nostra Comunità non è riuscita a nascere. Ma Ragusa è in Croazia. Il nocciolo della contesa è in certo nazionalismo che mal sopporta la presenza italiana e che vorrebbe modificare la storia, contro ogni evidenza. Per fortuna qualcosa sta cambiando. Nel settembre scorso a Pola, di fronte a migliaia di Italiani e al nostro Presidente della Repubblica, il Presidente croato, nato a Zagabria da famiglia della Dalmazia, ha detto che la stessa Croazia non sarebbe se stessa senza l’apporto storico della presenza italiana, che in famiglia parla il dialetto croato della Dalmazia, pieno di italianismi che non sente estranei ma suoi. “Sono convinto - ha aggiunto - che la presenza italiana rimasta abbia la funzione di ravvivare una storia che fino a 150 anni fa ha visto l’Adriatico come elemento di unione e convivenza, riportando il più possibile le cose secondo natura”. L’Italia non è più quella dei tempi di Osimo. È quella che con l’approvazione quasi unanime del Giorno del Ricordo ha dato prova di un certo spirito di coesione. Un maggiore senso di dignità nazionale sarebbe comunque auspicabile, anche nei rapporti internazionali. Nel 2001 il Presidente Ciampi ha firmato la MOVM alla memoria della Zara italiana, vittima dei bombardamenti aerei richiesti da Tito e delle stragi. Non è ancora stata consegnata per ingerenze croate: assurde perché si riferisce ad un periodo nel quale Zara era Italia. Deprecabile è anche una diffusa tendenza a giustificare le stragi cominciate nel 1943 e la connessa “pulizia etnica” con le repressioni attuate dal nostro Esercito, senza tenere conto del contesto che le aveva provocate. È un argomento sul quale sarebbe opportuno tornare, anche perché sono convinto che il nostro Esercito abbia tenuto, per quanto consentito dalle circostanze, un atteggiamento umano. gen. Elio Ricciardi 19 I BATTAGLIONI MOBILI DI POLIZIA idea di forze mobili di cui lo sforzo bellico, che iniGuardia motociclista 1943 Polizia è dovuta all’alziava a volgere verso incerlora Direttore ti esiti, monopolizzava le Generale Capo della risorse finanziarie, econoPolizia, il Prefetto Carmine miche ed umane del Paese. Senise (1). Egli assunse Rapporti di stima con la l’incarico al decesso di Corona e di amicizia con i Arturo Bocchini, nel Comandanti Generali delle novembre 1940, dopo altre Forze Armate e di esserne stato suo vice per Polizia, gli permisero di alcuni anni. Da profondo favorire la collaborazione conoscitore dell’Amminitra le stesse e la Polizia fino strazione della Pubblica a farne condividere, come Sicurezza, trovò l’organizvedremo, funzioni e destini. zazione e l’organico della Su questa spinta motiPolizia inadeguati alle vazionale, a partire dal mutate esigenze dettate 1940, furono istituiti i dall’intervento dello Stato Battaglioni Mobili (Roma, nel Conflitto Mondiale. Milano, Torino…) e le L’organico al 1938, di circa Compagnie Mobili, da dislo17.800 unità, fu incremencare nelle più importanti tato da Bocchini, nel giugno città del Regno o in quelle ’40, di 1.000 agenti e 45 funpiù vicine nelle zone di opezionari (per le funzioni di razioni (Genova, Napoli, comando di Corpo) e nel Trieste, Bari, Catania, settembre successivo di Bologna) (2). circa 3.740 unità. Senise, Con dotazioni tipiche nel febbraio ’41, integrò delle Forze Armate e con il ulteriormente la forza di 3.500 unità, portandola a dovuto addestramento questa Forza riuscì a coniuun totale di circa 26.000 tra marescialli, brigadieri, gare i precipui compiti di polizia con le urgenze dei appuntati, guardie e allievi. Nel 1942, provvederà a gravosi cicli operativi bellici in atto nell’area balcadotare il Corpo di propri ufficiali. nica. In continuità con esigenze belliche, fu istituito Con detti provvedimenti furono rafforzati gli anche un Battaglione Agenti di Polizia Motociclisti, organici delle questure esistenti, e di quelle istituimobilitato dallo Stato Maggiore del Regio Esercito te nelle nuove province nate dalla ridefinizione dei dal 18 aprile 1941 al 24 febbraio 1942, e posto alle territori dell’ex Jugoslavia. Inoltre, fu possibile svidipendenze del Comando Superiore FF.AA. luppare una Forza Mobile di P.S., ben addestrata ed d’Albania. equipaggiata e composta da giovani reclute. L’idea A tali motivazioni tecnico-operative, che comunfu di avere a disposizione del Ministero dell’Interno que elevarono la Polizia al rango di Corpo in Armi un nuovo strumento per fronteggiare: agitazioni, dello Stato con pari prestigio di altri, si aggiungano disordini, tumulti, sovvertimenti dell’ordine pubblipure ulteriori motivazioni più prettamente politiche co, ammutinamenti e, non ultimo, contribuire alla da individuare nella fedeltà allo Statuto e alla resistenza armata contro eserciti stranieri, evenCorona. A testimonianza di ciò, ne sono la narraziotualmente occupanti. L’autorevolezza e l’indiscussa ne postuma dei dialoghi di Senise col Ministro abilità di relazione di Senise gli permise di attuare il dell’Interno Buffarini Guidi al quale, forte della sua rafforzamento della Polizia anche in un momento in lunghissima carriera iniziata con i governi liberali, palesa la sua immedesimazione con l’Amministrazione dello Stato e non con i possibili governi (3). Le Forze Mobili di P.S. furono, anche, espressione di un sotteso disegno politico per creare una forza potenzialmente antagonista alle organizzazioni di polizia parallele o ausiliarie al Corpo degli Agenti di P.S., dipendenti dal Partito Nazionale Fascista (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale, Milizie Speciali….) direttamente subordinate al Capo del Governo e che, in caso di scontro tra Re e Governo, avrebbero potuto sostenere quest’ultimo. Il Prefetto completò il suo proSchieramento di motociclisti gramma rafforzando la disciplina e L’ 20 IL NASTRO AZZURRO il senso di appartenenza del Corpo degli Moto Guzzi 500 sidecar blindata con mitragliatrice Agenti di P.S. accentuandone i caratteri scudata militari con l’istituzione degli Ufficiali (4). Sua l’istituzione a Roma di una compagnia di onore per i servizi di rappresentanza di agenti fisicamente più prestanti, eventualmente utile anche per i servizi di ordine pubblico. Lo stesso disegno di rafforzamento della Polizia e di autonomia tecnica dal Governo non tralasciò aspetti uniformologico semantici. Infatti, Senise si fece promotore delle nuove uniformi per i Funzionari di P.S. che, adeguate alla foggia militare, ne sostituì i fregi caratterizzati dagli attributi fascisti al copricapo e alle controspalline delle giubbe, per quelli sabaudi, lasciandoli solo al bavero. I Battaglioni e le Compagnie furono inviati dal Ministero dell’Interno come rinforzo alle Questure del Regno e alle Autorità Militari, per rispondere a particolari esigenze di ordine e sicurezza pubblica, come nell’aprile del 1941 allorRegno, dalle Scuole di Polizia di Caserta e Roma e quando, a seguito dell’intervento militare germanida alcuni Battaglioni Mobili. co in Jugoslavia, le Questure di Udine, Gorizia, La diretta partecipazione della Forza Mobile di Trieste, Pola, Fiume e Zara rientrarono nel territoP.S. nei primi due anni di guerra e l’incalzare dei rio zona di operazioni e, per le leggi di guerra, le patrioti jugoslavi dopo la disastrosa disfatta militaautorità militari assunsero anche i poteri civili e di re dell’asse italo-tedesco sul fronte russo, spinse la polizia. Conseguentemente, quegli enti integrarono costituzione di un nuovo Battaglione Mobile, questa i tradizionali compiti di pubblica sicurezza con altri volta direttamente in zona di operazioni. più prettamente militari. La dissoluzione del vecchio Stato jugoslavo comIl Battaglione Speciale di Polizia ”Fiume” portò una ridefinizione territoriale e amministrativa Fu costituito dalla Direzione Generale della P.S. del Regno d'Italia e, tra il maggio e il giugno 1941 i il 21 giugno del 1943 con elementi della Regia territori sloveni attribuiti al Regno costituirono le Scuola di Polizia di Caserta, e destinato immediataprovince di Lubiana, di Zara, di Spalato, di Cattaro. mente a prestare servizio in zona di operazioni. Per contrastare la durissima reazione slava messa Con la forza di 6 ufficiali, 18 sottufficiali e 502 in atto con attentati, sabotaggi, azioni armate e di guardie, il Battaglione fu strutturato in un Comando guerriglia, l’attività delle Forze italiane divenne di tre Plotoni e tre Compagnie fucilieri. Dislocato il spiccatamente repressiva. In questo clima nel gen22 giungo ’43 a S. Martino di Sussak, fu posto alle naio del '42 fu istituita la Divisione Speciale di dipendenze del Prefetto di Fiume per la vigilanza Polizia di Lubiana con dipendente una Compagnia della città e del pattugliamento delle aree limitrofe, Mobile per i servizi di ordine pubblico, rastrellanonché come rinforzo dei Commissariati di quel mento, scorta convogli e controguerriglia. Capoluogo; il 28 luglio fu mobilitato e posto alle Anche Zara e Spalato ebbero una Compagnia dipendenze del V° Raggruppamento Guardia alla Mobile, con agenti tratti dalle maggiori Questure del LE MEDAGLIE ALLA BANDIERA Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Bandiera del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza al Battaglione Agenti di polizia motociclisti: “In stretta collaborazione con altre forze armate, partecipava con spiccato ardore bellico a logorante sanguinoso ciclo operativo, dando luminosa prova, in tenaci azioni difensive come nel corso di audaci cruente operazioni controffensive, di singolare slancio e superbo spirito di sacrificio. In ogni circostanza, ma particolarmente nella crisi, teneva fede alla tradizionale dedizione al Valore della Polizia italiana”. Montenegro, 1941-1942 Roma, 4 aprile 1949 - Il Ministro Pacciardi Medaglia di Bronzo al Valor Militare alla Bandiera del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza al Battaglione speciale “Fiume”: “Temprato all’ardimento ed al sacrificio in precedenti azioni belliche su altro fronte, con ardore immutato si schierava contro preponderanti forze tedesche e le affrontava in stretta collaborazione con altre forze armate, in successive violente impari azioni difensive e controffensive dimostrando singolare Valore e superbo spirito di sacrificio. In ogni circostanza teneva fede alla tradizionale dedizione al dovere del Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza”. Croazia giugno 1943 – 11 settembre 1943 Roma, 4 aprile 1949 - Il Ministro Pacciardi IL NASTRO AZZURRO 21 Frontiera (G.A.F.) della II^ Armata. In quest’ambito gli agenti parteciparono a numerosi rastrellamenti antiguerriglia, alla vigilanza alle linee ferroviarie, telegrafiche e telefoniche, alla difesa di obbiettivi strategici (ponti, centrali elettriche…). Il 4 settembre 1943 il Battaglione partì per Roma lasciando sul posto poche decine di agenti e, dopo l’Armistizio (8 settembre) partecipò con Reparti della Polizia Africa Italiana e dell’Esercito agli scontri contro le forze tedesche nella Capitale. Il Battaglione Agenti di polizia motociclisti Il 13 aprile 1941 la Direzione Generale della Pubblica Sicurezza costituì il “Battaglione Agenti di polizia motociclisti”, mobilitato il 18 aprile con atto dello Stato Maggiore Regio Esercito verso l’area di conflitto dell’Albania-Montenegro e posto alle dipendenze del Comando Superiore FF.AA., e successivamente del Comando Truppe Montenegro. Il Battaglione, formato da 298 effettivi tratti su base volontaria e da agenti di nuova nomina, era organizzato in un Comando di Battaglione, un Plotone Comando e due Compagnie Motociclisti. L’armamento di reparto prevedeva, tra l’altro, mitragliatrici Isotta Fraschini, montate su motocarrozzette e motocicli scudati Moto Guzzi e Gilera e fucili mitragliatori Breda 30 montati su motociclette. Ogni agente dispose di una pistola automatica Beretta calibro 9 mm., un moschetto modello ’91 T.S., bombe a mano. Il Reparto disimpegnava compiti di pattugliamento, scorta e viabilità al trasporto militare, rastrellamento e interventi di controguerriglia. Ovunque impegnato si distinse per coraggio e ardimento. Rimpatriò il 22 febbraio 1942 L’azione delle Forze Mobili di Pubblica Sicurezza nei diversi cicli operativi nelle zone balcaniche caratterizzò queste unità. L’eterogeneità d’impiego di questo strumento permise alla Polizia di disimpegnare i propri compiti e anche di svolgere resistenza armata in scenari politici istituzionali tragicamente incerti. Il coinvolgimento diretto contro le unità militari tedesche a Roma e la gestione dell’ordine pubblico, in un Paese sconvolto dalla guerra civile tra il 1943 e il ’45, furono i dolorosi banchi di prova che disegnarono inediti modelli organizzativi e operativi della Polizia. Tali modelli, non disgiunti Il btg. “Fiume” in combattimento da altri tradizionalmente attinenti all’attività di polizia giudiziaria, di sicurezza e di soccorso pubblico, diedero al Corpo di Polizia un’assoluta specificità rispetto ad altre Forze Armate dello Stato, delle quali divenne parte integrante dal luglio 1943 (5). Con l’inizio del periodo repubblicano, il Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza si trovò a garantire le libertà costituzionali. La Forza Mobile divenne, con quella Territoriale e quella Speciale, una delle tre articolazioni in cui venne riorganizzato radicalmente il Corpo nel secondo dopoguerra e sulla quale gravò prioritariamente l’esecuzione dei servizi di ordine e soccorso pubblico. Sovrintendente Fabio Ruffini Sostituito commissario Giulio Quintavalli (Ufficio Storico della Polizia di Stato) NOTE: 1 - Napoli, 28 novembre 1883; Roma, 24 gennaio 1958. Nell'amministrazione del Ministero degli interni dal 1908, fu segretario e poi capo dell'Ufficio stampa del Ministero. Capo della Divisione per gli Affari Generali e Riservati, nel 1932 fu promosso Prefetto e nominato Vice Capo della Polizia. Capo della Polizia dal 1 dicembre 1940 al 14 aprile 1943; destituito da Mussolini, il 26 luglio successivo Pietro Badoglio, nuovo Capo del Governo, lo restituì alle sue funzioni. Il 23 settembre fu arrestato dai Tedeschi e deportato in Germania. Recluso nel campo di concentramento di Dachau, poi Hirschegg ed infine liberato il 2 maggio 1945. 2 - Carmine Senise “Quando ero Capo della Polizia 1940 – 1943” Ruffolo Editore, Roma, 1946, pag. 54. 3 - Carmine Senise, op.cit., “…Io vi devo confessare che non sono stato mai fascista; neanche antifascista, mi sento soltanto un servitore dello Stato, e non ho alcun credo: il giuramento prestato allorché entrai nell’Amministrazione e al quale soltanto ho tenuto e tengo fede. Ho servito tutti i governi che si sono succeduti al potere […] ho servito uomini di governo dalle tendenze politiche diverse, e questo è potuto accadere soltanto perchè sentivo di servire soltanto lo Stato […] i governi per me sono un fatto transitorio […] se domani […] il Re mettesse a posto del governo fascista un comunista, continuerei a fare il mio dovere anche con tale governo, così come l’ho fatto sempre”, pagg. 25-26. 4 - Regio decreto-legge 26 gennaio 1942 “Istituzione del ruolo degli Ufficiali del Corpo degli Agenti di P.S.”: fino ad allora le funzioni di comando di corpo erano esercitate dai Funzionari al comando delle Divisioni Speciali di Polizia (Roma, Napoli , Palermo) e delle Scuole di Polizia (Roma, Caserta, Pola). 5 - Regio decreto-legge 31 luglio 1943, n. 687 “Appartenenza del Corpo degli agenti di pubblica sicurezza alle Forze Armate dello Stato e applicazione della legge penale militare ai componenti il Corpo stesso”. IMMAGINI: Ufficio Storico Polizia di Stato 22 IL NASTRO AZZURRO MOVM ECCELLENTI: PAOLA DEL DIN in occasione dell’8 marzo, tradizionale festa delle donne, proponiamo all’attenzione dei nostri lettori l’eroismo di una donna leggendaria iglia di un Ufficiale degli Alpini, Combattente della prima e della seconda guerra mondiale, subito dopo l’armistizio, con il fratello Renato, entrò nella Resistenza in Friuli-Venezia Giulia nelle file della Brigata Osoppo con il nome di battaglia “Renata”. Prese parte a numerosi e rischiosi incarichi come staffetta e informatrice. Dopo l’uccisione del fratello il 25 aprile 1944 da parte dei tedeschi, per incarico della “Osoppo” ed in accordo con la madre (che fu poi messa in prigione come ostaggio), raggiunse Firenze, dove poté attraversare le linee nella città insorta e presentarsi al comando avanzato della N.1 Special Force, pronunciando la parola d'ordine "Voglio parlare col maggiore biondo". Come ricompensa per l'operazione compiuta il Comando della Special Force di Monopoli (BA) le fece rientrare il Padre dall'India, dov'era prigioniero di guerra. Per continuare la sua opera patriottica, frequentò un corso di paracadutismo a San Vito dei Normanni ed il 9 aprile 1945, nell’ambito della missione “Bigelow”, dopo numerosi tentativi andati a vuoto per guasti all’aereo o per l’intensa attività contraerea sopra Monfalcone, venne lanciata in una zona del Friuli dove doveva prendere contatto con una missione alleata e con la formazione Osoppo. All’atterraggio si fratturò una caviglia, ma riuscì comunque ad adempiere i suoi compiti e a consegnare i documenti che aveva con sé, attraversando a più riprese le linee di combattimento, per portare messaggi ai reparti alleati in avanzata. Nei giorni successivi alla fine della guerra svolse ancora attività di informazione e di recapito materiali. Dopo la Liberazione terminò gli studi laurendosi F in lettere all'Università di Padova. Dopo alcuni anni di insegnamento, vinse una borsa di studio ed emigrò negli Stati Uniti, dove all’Università di Pennsylvania conseguì il titolo di "Master of Arts". Tornata in Italia, si dedicò all'insegnamento nella scuola pubblica. Il 23 maggio 1960, nella piazza d’Armi di Padova, le venne conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare. Nell’aprile del 2012, presenziando all’intitolazione della base americana di Vicenza al fratello Renato, anch’Egli Medaglia d’Oro al Valor Militare, commentando il giudizio dell’ANPI vicentina che riteneva inopportuno intitolare una base straniera a chi lottò per la libertà e l’indipendenza dallo straniero, affermò “Ma gli americani ci hanno aiutati nella liberazione! Se finivamo sotto Tito avremmo fatto un'altra fine, la fine dell'Istria, e oggi non saremmo qui a parlare di questo”. Confermò la sua posizione nel 2005, quando dichiarò che non se la sentiva di condannare l’organizzazione paramilitare Gladio. Dal 1989 ad oggi ha svolto attività di volontariato: é stata presidente dell'Associazione Partigiani Osoppo e ne é tuttora consigliere; è stata presidente provinciale dell'A.N.F.C.D.G. (Associazione Nazionale Famiglie Caduti e Dispersi in Guerra) e ne è tuttora membro del Consiglio Direttivo Provinciale e Presidente Regionale; è Vice Presidente Nazionale della F.I.V.L. (Federazione Italiana Volontari della Libertà); è consigliere del Gruppo delle Medaglie d'Oro al V.M. d'Italia; é presidente onorario della sezione di Udine della Associazione Nazionale Paracadutisti d'Italia. gen. Carlo Maria Magnani (Presidente Nazionale del Nastro Azzurro) MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE A PAOLA DEL DIN “Dopo aver svolto intensa attività partigiana nel Friuli nella formazione comandata dal fratello, ad avvenuta morte di questi in combattimento, viene prescelta per portare al Sud importanti documenti operativi interessanti il Comando Alleato. Oltrepassate a piedi le linee di combattimento dopo non poche peripezie e con continuo rischio della propria vita ed ultimata la sua missione, chiedeva di frequentare un corso di paracadutisti. Dopo aver compiuto ben undici voli di guerra in circostanze fortunose, riusciva finalmente, unica donna in Italia, a lanciarsi col paracadute nel cielo del Friuli alla vigilia della liberazione. Nel corso dell’atterraggio riportava una frattura alla caviglia ed una torsione alla spina dorsale, ma nonostante il dolore lancinante, la sua unica preoccupazione era di prendere subito contatto con la Missione alleata nella zona per consegnarle i documenti che aveva portato con sé. Negli ultimi giorni di guerra, benché claudicante, passava ancora ripetutamente le linee di combattimento per recapitare informazioni ai reparti alleati avanzanti. Bellissima figura di partigiana, seppe in ogni circostanza assolvere con rara capacità e virile ardimento i compiti affidatile, dimostrando sempre elevato spirito di sacrificio e sconfinata dedizione alla causa della libertà.” Zona di operazione, settembre 1943 - aprile 1945 IL NASTRO AZZURRO 23 90 ANNI DI AERONAUTICA MILITARE occidentale nel 1928 l Regio Decreto n. con 61 idrovolanti S.59 645 del 28 marzo Italo Balbo e la “Squadra Atlantica” bis e S.55; la seconda, 1923 sancisce la del Mediterraneo costituzione della Regia orientale, nel 1929; La Aeronautica come forza terza dell'Atlantico armata autonoma. Già meridionale, tra fine nel 1911 durante la 1930 e inizio 1931, con guerra di Libia, l'Italia è 14 S.55A, si conclude a la prima nazione al Rio de Janeiro; la quarmondo ad impiegare il ta ed ultima, effettuata mezzo aereo in azioni di in occasione del decenricognizione e bombarnale dell’istituzione damento. Nella Grande dell’Aeronautica, è Guerra poi, l'aeroplano quella dell'Atlantico ricopre un ruolo di settentrionale nel 1933 assoluto rilievo. Le con 24 S.55X. Le crocieimprese dei piloti da re di massa segnano il caccia esaltano la fanpassaggio dal periodo tasia popolare che vede romantico dell'aviazioin "assi" come Baracca, ne a quello "moderno", Piccio, Ruffo di fatto soprattutto di Calabria, Baracchini, organizzazione e proScaroni, Ranza la tragrammazione seria e sposizione moderna di meticolosa. Nel 1928 eroi cavallereschi. A Arturo Ferrain e Carlo guerra finita, Del Prete collegano l'Aeronautica è ormai l'Italia al Brasile con un considerata l'arma del S.64, percorrendo futuro. Le esigenze belsenza scalo 7.188 chiloliche hanno senza dubmetri. Due anni dopo Umberto Maddalena e Fausto bio avuto l'effetto di accelerare lo sviluppo della Cecconi sempre con un S.64bis percorrono 8.188 chinuova arma aerea e nasce, con le opere di Giulio lometri in 67 ore e 13 minuti conquistando il record Douhet, la sua filosofia d'impiego. mondiale di volo senza scalo in circuito chiuso. Numerosi aviatori sono, nel dopoguerra, protagoIl 23 ottobre 1934 Francesco Agello si aggiudica il nisti di imprese importanti. Nel 1919 Antonio primato di velocità per idrovolanti con motore alterLocatelli, attraversa le Ande con uno SVA. Arturo nativo (ancora imbattuto), raggiungendo i 709,209 Ferrain e Guido Masiero, con i motoristi Gino km/h su un Macchi Castoldi MC.72. Cappannini e Roberto Maretto, nel 1920, effettuano su Il colonnello Mario Pezzi raggiunge il 22 ottobre due SVA il raid a tappe Roma-Tokyo. Nel 1925 1938 su uno speciale Ca.161bis dotato di cabina staFrancesco De Pinedo e il motorista Ernesto gna i 17.083 metri di quota. Nel 1937, intanto, i tre Campanelli volano con l'idrovolante S. 16 ter S.79 noti come “Sorci Verdi” si classificano ai primi tre "Gennariello" per 55.000 chilometri da Sesto Calende posti della gara di velocità in circuito “Intres a Melbourne, a Tokyo fino a Roma. Sempre De Pinedo, Damasco - Parigi” (primo equipaggio: Cupini e questa volta con Carlo Del Prete e con il motorista Paradisi). Un anno dopo Roma è collegata a Rio de Carlo Zacchetti, nel 1927, con l'S.55 "Santa Maria", Janeiro ancora dai tre "Sorci Verdi" in 24 ore e 20 percorre 46.700 chilometri collegando Elmas - Porto minuti di volo. Natal - Rio de Janeiro - Buenos Aires - Asunciòn Un susseguirsi, insomma, di primati in varie cateNew York - Terranova - Lisbona - Roma. Nel 1926 il gorie. Nel 1939, alla vigilia dell'entrata in guerra, dirigibile "Norge" al comando di Umberto Nobile ragsugli 84 primati previsti dalla Federazione giunge il Polo Nord. Aeronautica Internazionale, l'Italia ne detiene ben 33. Due anni dopo Nobile vuole ripetere l'impresa con Ciò nonostante, quando, dopo un breve periodo di un nuovo dirigibile, l'"Italia". Il 24 maggio 1928 l'aeroneutralità, il 10 giugno 1940 l'Italia entra nella seconnave alle ore 0.20 raggiunge il Polo ancora una volta. da guerra mondiale a fianco dell'alleato tedesco, la Durante il ritorno, la tragedia! Il dirigibile urta la banRegia Aeronautica dispone di poco più di 3.000 velivochisa e si squarcia. Dei sedici uomini a bordo uno li dei quali soltanto 1.800 efficienti, distribuiti dalle muore nell'urto, nove sono balzati sui ghiacci e sei Alpi all'Equatore. Gli aerei da bombardamento più vengono trascinati dall'aeronave ormai priva di conmoderni sono gli S.79, i BR.20 e i Cant Z.506 e, per la trollo: non se ne saprà più nulla. I superstiti al riparo caccia, i G.50, gli MC.200, i CR.32 e i CR.42, generaldella "tenda rossa", resistono sul pack fino a quando mente dalle caratteristiche di volo e di armamento non vengono recuperati. L'avventura polare chiude nettamente inferiori a quelle degli apparecchi alleati definitivamente nel nostro Paese l'era del "più leggee avversari. Un divario che molto spesso sarà riequiro". librato solo dal coraggio e dalle capacità dei nostri Italo Balbo, Ministro dell'Aeronautica, crede nelle equipaggi. crociere aeree collettive. La prima, del Mediterraneo I 24 IL NASTRO AZZURRO Con queste forze le difficoltà si rivelano presto enormi e i risultati condizionati, oltre che dallo scarto tecnologico e dall'insufficienza delle risorse, anche dalle caratteristiche proprie del conflitto, e cioè dalla vastità del teatro operativo, dalle distanze delle fonti di rifornimento, dalle diversità ambientali e climatiche, dalla durata della guerra. Solo nel 1941 entrano in linea i primi MC.202, veloci e manovrieri, anche se dotati di un volume di fuoco ancora insufficiente, solo due mitragliatrici calibro 12,7 mm.; il loro contributo non risolve una situazione ormai compromessa. Tra le campagne aeree più significative spicca l'invio, a ottobre 1940, del Corpo Aereo Italiano forte di due stormi da bombardamento su BR.20, uno stormo da caccia su CR.42 e G.50 e una squadriglia da ricognizione strategica su Cant Z.1007bis in Belgio per partecipare, a fianco dei tedeschi, all'attacco contro l'Inghilterra. La mancanza di addestramento al volo strumentale e di idonee attrezzature radioelettriche abbreviano questa esperienza. L'aviazione italiana in Africa orientale, costituita da vecchi velivoli come i Ca.133 e i CR.32, affiancati da pochi S.79, S.81 e CR.42, viene rapidamente distrutta. Nel 1941, l'Aeronautica partecipa con due gruppi al Corpo di Spedizione Italiano in Russia. Dopo un ciclo molto duro, durante il quale il vero nemico si rivela l'inverno russo, nel gennaio del 1943 i reparti vengono richiamati in Patria (vds. “Il Nastro Azzurro” n. 1-2013, pagg. 32-33 “Il Corpo Aereo Italiano in Russia”). Il Mediterraneo è teatro di una specialità, gli aerosiluranti, che darà gloria e prestigio ai nostri aviatori L’SM.79 lancia il siluro IL NASTRO AZZURRO Fiat CR.32 il caccia utilizzato dalla Regia Aeronautica soprattutto nelle colonie che operano con lo straordinario SM.79 attaccando costantemente i convogli inglesi. Nella battaglia di "mezzo giugno" si erano salvate dai loro attacchi solo due navi mercantili; dal 12 al 14 agosto, nella battaglia aeronavale di "mezz'agosto", i nostri aerosiluranti riescono a colpire gravemente il convoglio e la scorta inglese. Nella prima metà del 1942 in Africa settentrionale le truppe italo-tedesche - conquistata la superiorità aerea - effettuano una travolgente avanzata fino ad El Alamein. Le sorti della campagna africana sembrano volgere a nostro favore ma l'esito è vanificato dall'ennesima controffensiva inglese. Ormai il destino della guerra appare segnato e a nulla serve che la nostra industria inizi a produrre macchine finalmente competitive. Gli ultimi caccia a entrare i linea sono gli MC.205, i RE.2005 e i G.55, veloci e ben armati. Dopo lo sbarco alleato in Sicilia, i nostri reparti, pur nell'ormai generale certezza di quello che sarà l'esito della guerra, si sacrificano in una estrema quanto inutile resistenza con un ardimento che riceverà il riconoscimento dello stesso nemico. Il 25 luglio 1943, cade il regime fascista. Badoglio, capo del nuovo governo, il successivo 8 settembre, informa la Nazione della firma dell'armistizio con un messaggio alla radio la cui ambiguità pone la maggior parte dei Combattenti di fronte alla necessità di una grave e immediata scelta tra il governo del Re e dello stesso Badoglio e Mussolini, nel frattempo liberato dai tedeschi e posto a capo della R.S.I. Tra il settembre del '43 e il maggio successivo, circa 2.000 militari dell'Aeronautica, di cui 1.200 in volo, raggiungono gli aeroporti di Lecce, Palata, Canne, Biferno e Campo Vesuvio. 25 C-119G Vagone Volante Interi reparti aerei e singoli velivoli affluiscono verso gli aeroporti del sud Italia per continuare la guerra a fianco degli alleati anglo-americani. Dei circa 200 velivoli affluiti, solo la metà sono in condizioni di combattere. L'attività bellica dell'Aeronautica italiana sarà continua fino all'8 maggio 1945, quando, la Germania si arrende. La bandiera dell'Aeronautica e quella del 4° 5° e 51° Stormo sono Decorate con la Medaglia d'Oro al Valor Militare; lo Stormo "Baltimore" e quello Notturno con la Medaglia d'Argento per l'attività svolta durante la Guerra di Liberazione; lo Stormo Trasporti con la Croce di Guerra al V.M. per lo stesso motivo; per il ciclo di guerra 1940-1943 due stormi, il 36° e il 46°, sono decorati di Medaglia d'Oro al V.M.; ventinove reparti di volo ricevono in totale 30 Medaglie d'Argento e una di Bronzo al V.M.. Alle 138 Medaglie d'Oro concesse ad appartenenti alla Forza Armata fino al settembre 1943, se ne aggiungono 26 per fatti d'arme compiuti nei venti mesi dopo l'8 settembre dai militari dell'Aeronautica inquadrati in reparti regolari o in formazioni partigiane; nove ricompense interalleate sono assegnate ai nostri aviatori nello stesso periodo. In cinque anni di guerra solo l'Aeronautica lascia sul campo oltre 9.000 morti e più di 3.500 dispersi. Con questo pesante tributo di vite a una guerra durata 59 mesi, l'Aeronautica si presenta di fronte agli immensi problemi della ricostruzione. L'Aeronautica cerca di ricostruire, intorno ai pochi mezzi e infrastrutture esistenti, una forza armata con un minimo di credibilità. Nell'ottobre del 1945, vengono acquistati a prezzi di rottame i 120 P-38 "Lightning" americani che erano stati concentrati a Marcianise. Con questi caccia bimotori viene riequipaggiato il 4° Stormo, mentre gli altri due reparti da caccia esistenti, il 5° e il 51°, ricevono gli "Spitfire" IX inglesi. Il 2 giugno 1946 il popolo italiano, col referendum a suffragio universale, sceglie la Repubblica ed elegge L'Assemblea Costituente che redigerà la Carta Costituzionale, in vigore dal 1° gennaio 1948. La nascita della Repubblica comporta il cambio di denominazione delle varie istituzioni dello Stato: la Regia Aeronautica diventa Aeronautica Militare. Il trattato di pace impone forti restrizioni alle Forze Armate italiane. L'Aeronautica è limitata a 25.000 uomini e 350 aerei, di cui solo 200 da combattimento. A farne le spese in realtà è solo il personale, 26 una parte del quale viene smobilitato. Ma il 1947 è anche l'anno che vede i reparti A.M. distribuirsi su tutto il territorio nazionale. In particolare, gli idrovolanti Cant Z.506, Fiat RS.14 e un unico Cant Z.501 ancora disponibili, sono dislocati tra Vigna di Valle, Taranto, Brindisi, Venezia, Augusta ed Elmas e inseriti nell'organizzazione operativa del Soccorso aereo, istituito nel '46 per effetto dell'adesione dell'Italia all'ICAO, l'Organizzazione Internazionale dell'Aviazione Civile costituita fin dal '44. L'ammodernamento della linea avviene con velivoli ceduti dagli Stati Uniti. Si comincia dalle scuole di volo con gli L-5 "Sentinel" e i North American T-6 "Texan”, si prosegue con i trasporti C-47 e C-53 nonché C-45 "Expediter". Per i collegamenti entrano in linea una ventina di UC-61 "Forwarder", e circa 40 SB2C-5 "Helldiver" verranno impiegati nella lotta antisomergibile fino al '53, quando li sostituiranno i Lockheed PV-2 "Harpoon". L'industria aeronautica nazionale inizia a riprendersi fornendo, tra gli altri, l'MB.308 e l'S.7 mentre la Fiat produce, insieme al G.59 derivato dal G.55, l'addestratore G.46. Un altro addestratore, il P.148 esce invece dalla Piaggio. Con l'adesione dell'Italia alla NATO il 4 aprile 1949, gli Stati Uniti forniscono all'A.M. gratuitamente o a prezzi politici, nell'ambito di programmi di assistenza OSP (Off-Shore Procurement) e MDAP (Mutual Defence Assistance Program), i caccia P-51D "Mustang" e P-47 "Thunderbolt". Il 5°, il 6° e il 51° Stormo saranno i primi reparti italiani ad essere inseriti nella 5^ ATAF (Allied Tactical Air Force). Il caccia inglese DH.100 "Vampire", il primo velivolo a getto in dotazione all'A.M., viene anche prodotto su licenza. Dopo alcuni tentativi infruttuosi di produrre jet di progettazione nazionale, quali il G.80 e il G.82, l'F.5, il "Sagitario" 2° e l'"Ariete", nel 1952 arrivano i primi F-84G "Thunderjet", ceduti praticamente gratis dagli USA, anche in versione da ricognizione RF-84G. Rinasce la tradizione dell'acrobazia aerea collettiva con le pattuglie del "Cavallino Rampante", dei "Getti Tonanti", dei "Diavoli Rossi", dei "Lancieri Neri", delle "Tigri Bianche", finché nel '60 non viene costituito a Rivolto (UD) il 313° Gruppo Addestramento Acrobatico (PAN, Pattuglia Acrobatica Nazionale) detta “Frecce Tricolori”. Nel 1953 i primi Fairchild C-119G, i famosi "vagoni volanti", sono assegnati alla 46^ Aerobrigata di Pisa mentre alle scuole di volo, nel '52, arrivano i Lockheed T-33A. Nel '55 dagli USA arrivano, "offshore", i primi F-86E "Sabre". In Italia vengono invece prodotti su licenza gli F-86K con i quali sono riequipaggiati vari reparti, come il ricostituito 1° Stormo. Arriva l'F-84F "Thunderstreak" a cui fa seguito l'RF84F "Thunderflash" che va ad equipaggiare la 3^ Aerobrigata. A dieci anni dalla Seconda Guerra Mondiale, l'Aeronautica Militare si è perfettamente inserita nell'Alleanza occidentale. Dal 1957 il soccorso aereo è dotato degli anfibi Grumman HU-16A "Albatross", IL NASTRO AZZURRO mentre ai reparti antisom sono assegnati i Gruman S2F-1 "Tracker”. Intanto, la guerra fredda esige che l'Aeronautica Militare si doti dei missili terra-aria Nike “Ajax/Hercules” per la 1^ Aerobrigata, e i missili strategici a medio raggio “Jupiter” con cui viene costituita a Gioia del Colle la 36^ Aerobrigata. Il FIAT G.91 vince il concorso NATO per il caccia tattico-leggero. Verrà adottato, oltre che dall'A.M., anche dalla Luftwaffe e dall'Aeronautica Portoghese. La versione "T" biposto da addestramento viene assegnata alla Scuola Addestramento Avanzato Aviogetti di Amendola mentre l'MB.326, da addestramento iniziale, è in linea a Lecce dal '62; a Latina i Piaggio P.166 sono impiegati per l'addestramento plurimotori. A Frosinone sugli AB.47G e "J", e sugli AB.204B, costruiti in Italia su licenza, si addestrano al volo tutti i piloti di elicottero italiani. All'inizio degli anni Sessanta l'Italia decide di aderire a un programma europeo, del quale fanno parte Belgio, Germania e Olanda, per l'acquisizione del caccia bisonico Lockheed F-104G "Starfighter". L'Aeronautica militare ne acquista 125 esemplari. Il 30 dicembre 1968 vola il primo F-104S, aggiornamento tutto italiano. Se ne produrranno 205. Tra gli avvenimenti che caratterizzano la storia dell'Aeronautica di questi anni, va ricordata la tragedia dei 13 aviatori trucidati a Kindu (Congo). Negli anni ‘70 il Reparto Volo Stato Maggiore, ancora su CV.440 e DC.6, viene ammodernato dapprima con i PD.808, poi con due DC.9/32. Nel 1978 il reparto viene assorbito dal 31° Stormo, che gli porta in dote due elicotteri SH3D/TS e, negli anni '80, arrivano anche due Gulfstream III e quattro Falcon 50. Nel '72 la 46^ Aerobrigata riceve i C-130H e a seguire il G.222. Nel '73, mentre gli antisom transitano sull'"Atlantic", l'Aeronautica compie il primo mezzo secolo di vita e la sua Bandiera di Guerra viene insignita della Medaglia d'Oro al Valore Aeronautico. Nel '76, l'SF.260 a Latina e, agli inizi degli anni '80 l'MB.339 a Lecce, rinnovano la linea da addestramento. Nel '78 l'entrata in linea dell'HH-3F consente la ristrutturazione del SAR. Nel '79 arriva anche l'AB.212. Nel 1977 un provvedimento straordinario interessa l'Aeronautica Militare, vengono stanziati 1.265 miliardi di vecchie lire, in dieci anni, per l'attuazione di importanti programmi di ammodernamento. Vengono sviluppati il nuovo radar per la Difesa Aerea Argos 10, il sistema missilistico “Spada”, il programma trinazionale tra Italia, Germania e Gran Bretagna per la produzione del bombardiere “Tornado”. Il 14° Stormo viene dotato di quattro Boeing 707-TT (Tanker Transport) che conferiscono per la prima volta la capacità di rifornimento in volo all'A.M.. Gli F-104S vengono aggiornati alla ver- IL NASTRO AZZURRO sione ASA (Aggiornamento Sistema d'Arma) alla quale farà seguito l'ASA 2 che segnerà il canto del cigno di questo eccezionale velivolo rimasto in linea fino al compimento, nel 2004, dei suoi 50 anni. A fine degli anni ‘80, e mentre entra in linea l'AMX, l'abbattimento del muro di Berlino porta uno sconvolgimento nel panorama politico-strategico del pianeta: impressionante è il proliferare di crisi politiche, sociali e militari. Nel 1990 l'invasione del Kuwait ad opera dell'Iraq è il casus belli della "Guerra del Golfo". L'A.M. partecipa con i "Tornado" nell'area del Golfo e gli F-104G in Turchia. Il conflitto altamente tecnologico evidenzia il limite raggiunto dal vetusto F104. L'A.M. reagisce col leasing prima dei "Tornado" ADV (versione da intercettazione fornita dagli inglesi), poi degli F-16 USA per compensare i ritardi nella consegna del caccia EF 2000, prodotto dal consorzio europeo formato da Gran Bretagna, Germania, Italia e Spagna. Altri conflitti vedranno operare con successo l'Aeronautica Militare. Dopo la Bosnia-Erzegovina, il più importante resta quello del Kosovo per il quale l'A.M. è stata chiamata dalla NATO a fornire, oltre alla propria componente aerotattica, il supporto di ben 22 basi aeree sul territorio nazionale, sulle quali si è rischierata l'intera forza aerea della NATO. L'ultimo evento, in ordine di tempo, è stato l'intervento in Libia a supporto della ribellione contro Gheddafi nell'ambito della cosiddetta "Primavera Araba". Nel primo decennio del nuovo secolo, la linea da trasporto viene aggiornata col C-130J e il C-27J, ai quali si aggiungono i Falcon 900EX e gli Airbus 319CJ per il trasporto di stato, e l'aerocisterna Boeing 767 che, insieme al C-130J opportunamente attrezzato, porta a livelli adeguati la capacità di rifornimento in volo. Nuovi campi operativi sono esplorati con l’adozione, presso il 32° Stormo di Amendola, degli UAV RQ-1A “Predator”, abbondantemente utilizzati in Afghanistan. A 90 anni dalla sua istituzione, l'Aeronautica Militare è oggi in grado di assicurare la libertà dei cieli e di fornire una deterrenza più che adeguata alle esigenze della Nazione. Eurofighter 2000 27 LANZAROTTO MALOCELLO Il sen. Vannino Chiti, la dott.ssa Anna Maria Barbaglia e l’avv. Alfonso Licata iovedì 17 gennaio a Roma, nella sala del Senato della Repubblica intitolata ai “Caduti di Nassiriya”, si è svolta la conferenza stampa indetta dal Comitato promotore per le celebrazioni del 700° anniversario della scoperta di Lanzarote e delle Isole Canarie da parte del navigatore italiano Lanzarotto Malocello. Anche in questa occasione, come già era successo il 18 Aprile 2012 nella sala conferenze stampa della Camera dei Deputati, si è verificato un grande interesse per il lavoro di ricerca e divulgazione della storia di un’impresa e di un personaggio rimasti per troppo tempo sconosciuti ed ignorati dai libri di storia. Sono intervenuti il Sen. Vannino Chiti, Vice Presidente del Senato, l’Avv. Alfonso Licata, Presidente del Comitato promotore per le celebrazioni del VII centenario, il Prof. Giovanni Delfino, Sindaco della Città di Varazze, il Col. Matteo Paesano, Presidente della Commissione Italiana di Storia Militare del Ministero della Difesa, il Contrammiraglio Piero Vatteroni, Vice Presidente Nazionale della Lega Navale Italiana, l’Ammiraglio Paolo Pagnottella, Presidente Associazione Nazionale Marinai d’Italia, la Prof.ssa Anna Maria Barbaglia, Vice Presidente del Centro Studi Culturali e di Storia Patria di Orvieto. Ha aperto la conferenza stampa il Vice Presidente del Senato Sen. Vannino Chiti il quale ha evidenziato l’importanza delle celebrazioni internazionali tracciando un profilo del navigatore Lanzarotto Malocello e i suoi meriti per aver avuto il coraggio di sfidare per primo il mito delle Colonne d’Ercole, in un’epoca in cui si credeva che ciò non fosse possibile, e di aver allargato i confini del mondo allora conosciuto. G 28 Il Presidente del Comitato promotore Avv. Licata, nel corso del suo intervento ha ricordato i più significativi eventi celebrativi, svoltisi in Italia e in Europa, in omaggio al navigatore ligure Lanzarotto Malocello che nel 1312 scoprì le Isole Canarie dando il nome alla più occidentale di esse: Lanzarote. Tra le prestigiose iniziative svoltesi nel corso dell’anno 2012 una conferenza bilaterale italo-spagnola a Bruxelles nella sede del Parlamento Europeo, un Campionato di sei prove di regata velica di altura nelle acque di Varazze, città che diede i natali al navigatore, a cura del Varazze Club Nautico e della Lega Navale Italiana che ha messo in palio un trofeo in omaggio al navigatore, l’inaugurazione di un Parco pubblico dedicato e intitolato a Lanzarotto Malocello da Roma Capitale nel quartiere Ostiense, la collocazione di un bassorilievo nel centro storico di Varazze, la pubblicazione come inserto al Giornalino di Varazze dell’opera di ricerca e riflessione dello studioso Dr. Sandro Pellegrini, “1312: Le Canarie entrano nella storia moderna. Un dramma umano dietro un incontro di civiltà?”, la presentazione del volume compendio “Lanzarotto Malocello, dall’Italia alle Canarie” scritto da Alfonso Licata, edito dalla CISM-Ministero della Difesa al Salone Internazionale del libro di Torino ed al 52° Salone Nautico di Genova, la realizzazione di una medaglia commemorativa da parte dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato in collaborazione con l’Associazione dell’Arte della Medaglia, un gemellaggio tra il Comune di Varazze e la capitale dell’Isola di Lanzarote, oltre a numerosi convegni e giornate di studio in Italia e all’estero ove è stata messa a fuoco l’importanza della scoperta di Lanzarotto Malocello. Le manifestazioni commemorative continueranno nel corso dell’anno 2013 e saranno direttamente coinvolti gli Istituti scolastici, i circoli culturali e le Istituzioni a tutti i livelli. Tra i prossimi obiettivi del Comitato promotore vi è l’inserimento nei programmi scolastici delle scuole primarie e secondarie di un capitolo di storia dedicato all’impresa compiuta dal navigatore, l’intitolazione di una unità navale della Marina Militare a Lanzarotto Malocello e l’avvio di un gemellaggio tra il Comune di Varazze e la capitale di Lanzarote. Nel corso della conferenza stampa, l’Avv. Licata, a nome del Comitato promotore, ha donato al Vice Presidente del Senato, Sen. Vannino Chiti, la medaglia ufficiale celebrativa del VII centenario raffigurante il volto immaginario del navigatore ed IL NASTRO AZZURRO il logo internazionale delle celebrazioni e, al Col. Matteo Paesano, nella sua qualità di Presidente del CISM Min. della Difesa, editore di “Lanzarotto Malocello, dall’Italia alle Canarie”, ha consegnato una targa d’argento quale riconoscimento per aver pubblicato il volume a scopo meramente divulgativo. Al termine dell’incontro il Presidente del Comitato promotore Avv. Alfonso Licata ha dichiarato che il merito dell’insigne navigatore Lanzarotto Malocello, precursore di Cristoforo Colombo, è quello di avere per primo oltrepassato le Colonne d’Ercole, considerate nel Medioevo un limite invalicabile dall’uomo ed ha concluso affermando che: “Proprio l’impresa di Lanzarotto Malocello compiuta nel 1312 (e non il viaggio di Cristoforo Colombo del 1492) segna la fine del Basso Medioevo e l’inizio dell’Età Moderna, aprendo il processo di scoperta del Nuovo Mondo. La fine dell’epoca medievale deve retrodatarsi quindi di 180 anni e, pertanto, deve rivedersi e riscriversi un passaggio fondamentale della storia.” Subito dopo la conferenza l’Avv. Licata e il Prof. Giovanni Delfino, con una delegazione di cittadini di Varazze, si sono recati alla Città del Vaticano dove hanno fatto omaggio a Sua Eminenza, il Cardinale ligure Domenico Calcagno, della medaglia commemorativa dell’importante scoperta ad opera del loro illustre concittadino e una copia del libro “Lanzarotto Malocello, dall’Italia alle Canarie” con dedica speciale dell’autore. LANZAROTTO MALOCELLO - DALL'ITALIA ALLE CANARIE - 1312-2012 a biografia "Lanzarotto Malocello - Dall'Italia alle Canarie" - 1312-2012, scritta da Alfonso Licata ed edita dal CISM (Commissione Italiana Storia Militare), svela tutte le qualità di un uomo di grandi passioni. L'autore, con questo lavoro ci fa dono di un'esistenza, di un volto: il navigatore Lanzarotto Malocello, probabilmente nativo di Varazze, a 700 anni dal suo viaggio da Genova alle Canarie. Con l'accurato e rigoroso lavoro e le complesse ricerche compiute tra Roma-Genova-Varazze-Isole Canarie-Madrid, con l'aver studiato luoghi, fonti, registri, annali e tutti i documenti attualmente accessibili, Alfonso Licata ha plasmato un’esistenza che d’ora in avanti non vivrà soltanto come nome tra gli studiosi ma dilagherà giustamente nei libri, nelle coscienze e, si spera, anche nei manuali scolastici. Altro grande merito di Alfonso Licata, la cui professione vera è avvocato, è di aver accarezzato tale figura, mutuandone il possibile disegno, sognato di fatto ma inesistente, in un busto di marmo. Memorabile a tale proposito il Primo Capitolo: “L'enigma del navigatore: Lanzarotto Malocello nell'immaginario collettivo”. Ma come dimenticarci di quanto svetta in appendice come interpretazione del cognome della famiglia Malocello e poi dei meravigliosi portolani e delle carte nautiche? Ad Alfonso Licata si deve dunque l'aver umanizzato un nome, l’aver reso più vicino a noi il navigatore e averlo sentito talmente intenso, come evento/storia/presenza, che ne ha fatto quasi una persona della sua famiglia. Alfonso Licata ha, in un certo senso, anticipato gli storici di professione per la ricorrenza del 7° Centenario della scoperta delle Isole Canarie. La sua azione ha sorpreso tutti e, in vero, s'è trattato d'un autentico colpo di classe o, se ci si vuole esprimere in un frasario calcistico, di una affascinante ed efficace azione di contropiede. Mancava, a tutt'oggi, una vera biografia sul navigatore Lanzarotto Malocello. Dopo questa, scritta da Alfonso Licata, lo stato dell'arte, come si dice, migliorerà. Seguiranno studi, convegni, spunteranno, forse, nuovi documenti. Il grazie, comunque, andrà sempre all'apripista, allo studioso solitario, allo storico in penombra, ad Alfonso Licata che non ha soltanto "spolverato" un volto, come se il nostro eroe stesse relegato nei Magazzini dell'Antichità, ma ha sollevato un dibattito, riscuotendo il plauso degli storici di professione. Con questo libro non è soltanto il mar Mediterraneo ad emergere, a narrarsi, ma tutto quel mondo posto ben oltre le Colonne d'Ercole e che il Malocello, 180 anni prima di Cristoforo Colombo, avvistò, accarezzò, ne colse tempesta e brezza. Aver riproposto al mondo una figura di così alto spessore storico; aver riportato nella giusta nicchia della Storia un personaggio importante come il Malocello; aver soprattutto lanciato ad un mondo sempre più in contatto, ma sempre più distratto, un'esistenza dimenticata: eccoli, in sequenza, i grandi meriti di Alfonso Licata. Ormai tolto dall'oblio e restituito alla storia dei grandi del mare, Lanzarotto Malocello può ora bearsi d'un monumento nella sua Varazze e d'un parco a lui dedicato a Roma. L IL NASTRO AZZURRO 29 RACCONTI DAL DON Tristi testimonianze oltre il campo di battaglia na tragedia: una lunga ed interminabile fila di donne, madri, mogli, sorelle e parenti a leggere i nomi dei caduti, degli introvabili o dispersi o fatti prigionieri. Una lunga fila di nomi che in quel tempo dell’inverno, a ridosso del ’42 - 43, lasciò nella disperazione migliaia di famiglie che aspettavano con ansia notizie dal fronte russo che, di giorno in giorno, diventavano sempre più scarne e diradate fino a lasciare nel silenzio assoluto ma assordante quanti aspettavano. Ricordo la Sig.ra De Stasio, madre di un soldato impegnato sul fronte orientale in Russia, unico figlio, amica di mia madre che raccontava che ogni giorno si recava ad apprendere notizie del figlio senza ottenere alcuna risposta. Ricordo il suo aspetto triste e la sofferenza che lacerava il suo volto sempre solcato dalle lacrime (1). Una lunga fila di uomini sparuti, avviliti, sfiniti nel morale e nel fisico, avvolti in cappotti, coperte, stracci e quant’altro potesse coprirli e preservarli dal freddo, si snodava nella plaga nevosa affondando i piedi e le gambe nel gelido fango della immensa steppa russa. Erano i “resti” di 220.000 eroici Soldati impegnati sul fronte russo dei quali oltre 26.000 erano morti, 43.000 erano feriti e circa 65.000 dispersi. Erano i nostri Soldati, i nostri Eroi, che sebbene sfiniti e sconfitti tentavano di coprire a piedi i 3.500 km di distanza che li separavano dalla loro Patria e rientrare nella loro terra, tenendo alta, però, la loro dignità di Uomini e di Soldati. E questo è quanto sappiamo e siamo venuti a conoscenza dai racconti dei “superstiti”; sono le notizie relative ai militari impegnati sul quel fronte, sul fronte del Don che con le sue anse ed i suoi dolci rientri determinò, almeno per noi, delle reali e tragiche enclave dove i nostri furono intrappolati dalle soverchianti forze opposte senza via di scampo. Non fummo fortunati in quella guerra il cui epilogo fu per noi tragico nella battaglia sul Don: non pote- U vamo esserlo perché non bastava l’ardimento e la dignità a respingere le forze nemiche ma sarebbero occorsi non solo addestramento adeguato ma, soprattutto, equipaggiamenti personali e militari degni di essere chiamati in quel modo. I nostri si trovarono a “combattere” contro il primo nemico russo “il freddo” che, a volte, raggiungeva anche i 50° sotto lo zero! In effetti nessuna guerra può ritenersi fortunata, perché sia dalla parte dei vincitori sia da quella degli sconfitti lascia macerie, lutti, dolori e ferite insanabili nella struttura sociale e nel morale di ciascun individuo. Inoltre alla sconfitta si unì lo scherno e disprezzo dell’alleato tedesco che imputava ai militari italiani la sconfitta della prima battaglia sul Don, in quando ci riteneva incapaci a combattere. Una pagina meravigliosa fu scritta dal Generale di Divisione Mariano Russo nel volume “Il Don senza pace”, in cui narra l’intera epopea dei nostri in Russia, intitola il VI capitolo della seconda parte "Animo eroico del soldato Italiano". Dal generale, più volte Decorato di Croce di Guerra al Valor Militare, ho avuto numerosi resoconti della disfatta in Russia perché per vari anni ci siamo incontrati con periodicità quindicinale (2). Una tragedia anche per quelli che ebbero la forza e la fortuna di rientrare in Patria perché molti di essi rimasero congelati negli arti o ammalati di tubercolosi. Pochi sopravvissero al rientro in Patria. Una battaglia intensa, dura, nell’estate del ‘42 fu combattuta dall’8° Armata, affidata al Gen. Italo Gariboldi, lungo le sponde di questo fiume, senza l’appoggio delle forze tedesche anche perché volevano verificare l’efficienza delle nostre truppe, che, cedettero varie postazioni all’armata sovietica: Serafimovic, Vercne Mamon ed altre mai più riconquistate. A ciò si aggiunse il panico che si generò nella Divisione di Fanteria “Sforzesca” che ne determinò uno sbandamento, eliminato solo a seguito dell’aiuto La ritirata di Russia 30 IL NASTRO AZZURRO fornito dal sopraggiungere di altri fanti provenienti dalle retrovie che consentì di opporsi all’offensiva sferrata dai sovietici senza ulteriori cedimenti. Il quadro organico completo delle nostre truppe in Russia era complesso sia perché gli armamenti erano insufficienti e poco adatti a quelle condizioni climatiche, sia perché mancavano le notizie di guerra strettamente legate alle direttive delle operazioni militari e quelle importantissime per i nostri militari, provenienti dalle loro famiglie, che lasciavano i nostri nell’isolamento morale. Il quadro operativo delle forze dell’Asse, a seguito dell’iniziale avanzata tedesca verso l’interno della Russia, senza una opposizione tenace, prevedeva che il Gen. Maximilian von Weichs, a capo del “gruppo d’Armate B”, raggiungesse l’ansa del Don per opprimere Stalingrado in particolare con la 6°Armata del Gen. Friedrich von Paulus, mentre il Feldmaresciallo Wilhelm List, Comandante del “gruppo d’Armate A”, avanzasse verso il Caucaso per conquistarne il territorio ricco di risorse minerarie. Tutto sembrava che fosse favorevole all’Asse ma Stalin non abbandonò l’idea di conquistare le postazioni sul Don perché in tal modo avrebbe interrotto la via di rifornimento alle truppe invasori, strategia che risultò vincente. La disposizione delle truppe alleate, “satelliti” per i tedeschi, prevedeva che la 2^ armata ungherese fosse schierata a sud della città di Voronez e tra le città di Pavlovsk e Serafimovic vi fosse l’8^ Armata italiana. Sin dal l’agosto 1941 Mussolini, “fiutando” una vittoria dell’Asse, iniziò a rafforzare i contingenti militari in Russia per essere al fianco del “vincitore” e usufruire delle ricchezze del Caucaso. Il rafforzamento fu poi anche richiesto da Hitler, nel gennaio del ‘42, per sopperire alle perdite subite dalle sue truppe nella battaglia di Mosca. La battaglia sul Don, sferrata dalle truppe sovietiche, fu intensa, continua, ed annientò qualsiasi resistenza. Nella disfatta compiutasi alla fine del gennaio ‘43 molti nostri soldati, Ufficiali e Generali, caddero prigionieri dell’armata sovietica e il bagaglio di notizie posseduto soprattutto dagli ufficiali diventò “bottino di guerra” e fu secretato dai sovietici. D’altronde le incursioni improvvise e continue delle armate sovietiche nelle nostre postazioni sul Don e anche nelle retrovie erano numerose e non lasciavano scampo né tempo ad alcuna operazione di salvaguardia degli uomini e delle cose, né consentiva che bollettini, carteggi e documenti segreti, in possesso dei Comandi Militari Italiani, fossero distrutti o bruciati; anche gli alti Ufficiali che rientrarono in Italia, a guerra terminata, chiarirono che i documenti di qualsiasi natura, riservati e non, erano rimasti in mano dei sovietici. Il nemico dell’Asse non fu solo la soverchiante forza avversaria ma anche il gelido inverno russo che aveva già visto sconfitte le armate IL NASTRO AZZURRO La zona dei combattimenti sul Don dove era schierata la Divisione “Vicenza” napoleoniche. Il Gen. Russo narra che fummo fortunati ad uscire dalla sacca del Don perché i russi erano a pochi “metri” dai nostri e non si avvidero della loro marcia altrimenti sarebbe stata una carneficina (Op. cit.: cap.li 2°, 3°, e 4° della terza parte). Rientrarono a casa tanti militari ma bisognava guardare le loro condizioni. Ricordo l’arrivo di Pasqualino P., abitava nel mio stesso edificio che oltre ad avere l’ingresso al palazzo aveva un altro androne che immetteva alla masseria “Pezzalonga”, origine e teatro delle “Quattro Giornate di Napoli”. Era un pomeriggio caldo dell’inoltrata primavera e stavo in questo luogo riservato che mia madre poteva controllare anche dall’alto del secondo piano. Arrivò questo giovane in divisa militare con un ampio zaino ed un fucile a tracolla. Lo guardai, lo riconobbi ed anche lui mi riconobbe e, dopo uno sguardo di saluto a cui io risposi “ciao”, salì i quattro gradini che immettevano all’unica abitazione accessibile dall’androne, la sua casa. Si aprì la porta d’ingresso e abbracci, pianti, grida di gioia si elevarono e gli abitanti dell’intero edificio, dopo un poco, parteciparono a questa gioia comune. In quel tempo le famiglie di un edificio scambiavano visite fra loro e vi erano rapporti di buon vicinato: oggi, con una società più evoluta si è determinato l’isolamento. Pasqualino, però, non ebbe vita lunga. Aveva contratto la tubercolosi e nonostante le cure, non guarì né volle ricoverarsi presso il “Sanatorio Principe di Piemonte” (oggi “Ospedale V. Monaldi”). Era molto spesso affacciato alla finestra centrale della sua abitazione e tutti gli abitanti della zona si fermavano a parlare con lui. Era cordiale e sorridente. Visse fino alla primavera successiva. Ricordo l’annuncio della sua morte data dalla madre, era l’alba: la donna uscì in giardino e, guardando in alto verso le abitazioni, disse: "È morto Pasqualino". Tutti fummo in lutto per questa perdita: ci aveva sottratto un amico ed un uomo che aveva dato la propria vita per la Patria e per noi. Povera Signora P. che perse anche l’altro figlio, Nunzio, rientrato anch’egli dal fronte russo con la stessa incurabile malattia. Nunzio era molto più grande, era sposato con due figli 31 ed abitava nello stesso edificio alla scala “C”. Anche lui non andò in ospedale come il fratello Pasquale. Morì e prima della sua morte, morì il figlio, un bambino che lui contagiò dandogli cibo, caramelle o altro che già aveva assaporato o in parte mangiato. Ciò raccontava la moglie che riuscì a salvare la figlia Maria, più grande del fratellino, alla quale aveva raccomandato con insistenza di non accettare quanto le offriva il padre. La donna spiegò che era intento del marito far perire l’intera famiglia perché il destino non gli aveva offerto alcunché. Una ulteriore tragedia nella grande tragedia che aveva coinvolto l’intera Italia. Altra storia triste quella del suocero del Geometra che collaborava con me, Giovanni L. Anche questo militare rientrò dal fronte russo ammalato di tubercolosi nella sua città di Parma, era sposato ed aveva una figlia, Marisa (4), poi moglie di Giovanni, e venne a Napoli perché gli dissero (ripeto quanto riferitomi tanti anni addietro): "Vai a Napoli dove c’è un medico che fa miracoli” (5). Non furono sufficienti le cure praticategli nel “Sanatorio” che, però, gli concedettero diversi anni di vita dopo il rientro per poter godere dell’affetto dei suoi familiari. Ecco, dicevo all’inizio, una “tragedia” perché anche se reduci da quella grande guerra tanti non ebbero vita facile: la loro battaglia continuò, senza scampo, oltre il campo di battaglia. I racconti dal Don, perché il Don, dolce fiume, è stato un campo di battaglia terribile, atroce, come d’altronde lo sono i campi di battaglia, e, ripeto, come sono sempre funeste le Colonna di soldati in ritirata dal fronte del Don guerre indipendentemente dalla parte in cui ci si trova. Ho raccontato queste testimonianze affinché possano essere per i giovani e per quanti non hanno avuto tali esperienze, che mi auguro non avranno, non solo un avvertimento a non più ripeterle, ma soprattutto una sollecitazione a costruire la pace, ad avere come esempio i nostri Soldati che, pur sconfitti e avviliti, tennero alta la loro e la nostra dignità, e ad essere "costruttori" di una Società Civile. Ho vissuto quel tempo e, sebbene appena ragazzo, questi racconti, queste testimonianze ascoltate, raccolte, a volte vissute in prima persona, sono state per me delle ferite che mi hanno segnato e che non ho mai dimenticato. Preside Architetto Pasquale Campo (Federazione di Napoli) NOTE: 1 - Lei ed il marito erano amici ma anche i mobilieri della nostra casa e, da essi i miei genitori avevano acquistato vari arredamenti. Avevano il negozio a Napoli, al Vomero, in via Luca Giordano, che chiusero allorquando le speranze del rientro del figlio si esaurirono. 2 - Il gen. di Divisione Mariano Russo frequentava il cenacolo della “Cattedra Francescana” il cui Coordinatore era Padre Antonio Gallo, francescano conventuale. Ero interessato alla storia e alle vicissitudini dei nostri soldati impegnati sul fronte russo e, per tali motivi, al termine della riunione m’intrattenevo con lui per ricevere da un “testimone privilegiato” notizie e informazioni. Mi fece dono del suo libro con dedica “All’amico Pasquale Campo con viva cordialità. Mariano Russo – Napoli, 2/3/1970”. Il libro è stato editato dalla Società Editrice Vannini – Brescia nel 1969. Gli incontri avvenivano o nell’auditorium della Chiesa dell’Immacolata, in piazza Immacolata al Vomero, o in casa dell’Arch. Francesco Farinari. Molti intellettuali, filosofi, poeti e artisti ne erano frequentatori assidui. 3 - La famiglia P. era composta dai genitori e quattro figli: oltre ai due menzionati, vi erano Maria e Italo. 4 - Marisa C. moglie di Giovanni L. è Docente presso l’Università “Federico II” di Napoli alla Facoltà di Veterinaria e già insegnante di Lingua Inglese nelle Scuole Statali. Fui testimone delle loro nozze celebrate da Padre Antonio Gallo. 5 - Alludevano al Prof. Vincenzo Monaldi che praticava ai malati di tubercolosi “l’aspirazione endocavitaria”, una tecnica nuova, da lui creata, che ripuliva i polmoni di quel liquido, che contribuiva al deperimento dell’organo di respirazione, tramite un continuo drenaggio. Testi consultati: “Bersaglieri sul Don”; “Alpini in Russia sul Don”; “L’8° Armata Italiana sul Don”; “Ritorniamo sul Don”; “Il Don senza Pace”. 32 IL NASTRO AZZURRO LE PORTATRICI CARNICHE storia di “combattenti” senza le armi ul finire dell’estate di quell’anno eravamo in una casa in un villaggio che di là del fiume e della pianura guardava le montagne. Nel letto del fiume c’erano sassi e ciottoli, asciutti e bianchi sotto il sole, e l’acqua era limpida e guizzante e azzurra nei canali. Davanti alla casa passavano le truppe e scendevano lungo la strada e la polvere che sollevavano copriva le foglie degli alberi. Anche i tronchi degli alberi erano polverosi e le foglie caddero presto quell’anno e si vedevano le truppe marciare lungo la strada e la polvere che si sollevava e le foglie che, mosse dal vento, cadevano e i soldati che marciavano e poi la strada nuda e bianca se non per le foglie. La pianura era ricca di messi; c’erano molti frutteti e al di là della pianura le montagne erano brune e spoglie. Sulle montagne si combatteva… (E. Hemingway, Addio alle armi) merie non potevano avanzare causa la molta neve caduta e le batterie erano ancora sprovviste di teleferica […]. Non era sperabile che tanto aiuto portato da tante donne e da tanti ragazzi, potesse continuare a lungo senza che nessuno avesse a restare vittima dei proiettili nemici.” Difatti, “Eccole sotto il tiro degli austriaci […]. All’improvviso le pallottole sventagliarono simili alla grandine […]: la Maria, giunta in località Malpas, si era seduta estenuata, su un masso per riprendere fiato. I nemici, che non distavano più di trecento metri, la scorsero e spararono: un proiettile la colpì al fianco sinistro penetrandole nell’addome. Un urlo: era caduta riversa abbandonando la gerla…”. Dalla dura prova della prima guerra mondiale, l’Italia ne uscì vittoriosa, profondamente trasformata e consapevole degli enormi sforzi compiuti in quel particolare momento storico. Sforzi che hanno dato origine a un patrimonio fatto di morale e dignità, inciso con la punta della baionetta nelle Fin dall’inizio della Prima guerra mondiale, in occidente pietre della Carnia, riconosciuto dall’unica caserma italiana la superiorità delle difese sulle offese intitolata a una donna, Maria Plozner portò a una situazione di stallo, supeMentil, dall’onorificenza di Cavaliere Le portatrici carniche rata soltanto quando gli opposti eserdell’Ordine di Vittorio Veneto, dal citi, logorati da anni di guerra di posimonumento nazionale intitolato a zione, operarono degli sfondamenti Maria Plozner Mentil e alle Portatrici importanti e delle rapide avanzate. Carniche e dalla Medaglia d’Oro al L’Italia aveva una struttura fragile, Valor Militare alla memoria, conferita e la guerra fu un peso enorme. Dal nel 1997 motu proprio dal Presidente Monte Coglians al Monte Cuestalta si della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro combatteva per chiudere alle forze a Maria Plozner Mentil: nemiche le due importanti vie di "Madre di quattro figli in tenera accesso del Passo di Monte Croce età e sposa di combattente sul fronte Carnico e del Fella, sebbene le impercarsico, non esitava ad aderire, con vie condizioni del terreno su cui si sviencomiabile spirito patriottico, alla luppava il conflitto rendessero difficidrammatica richiesta rivolta alla lissima l’attività di rifornimento: solpopolazione civile per assicurare i tanto l’intervento attivo e partecipe rifornimenti ai combattenti in prima del personale civile consentì di supelinea. Conscia degli immanenti e gravi rare gli ostacoli naturali per soddisfapericoli del fuoco nemico, Maria re le esigenze della macchina militaPlozner Mentil svolgeva il suo servire. Il decreto legge del 13 giugno 1915 zio con ferma determinazione e granconsiderava infatti “sospeso durante de spirito di sacrificio ponendosi subiil periodo della guerra, per i figli, in to quale sicuro punto di riferimento età dai 12 ai 15 anni compiuti, dei milied esempio per tutte le "portatrici tari richiamati o trattenuti alle armi carniche", incoraggiate e sostenute l’obbligo di possedere un determinadal suo eroico comportamento. Curva sotto il peso della to grado di istruzione per essere ammessi al lavoro…”; "gerla", veniva colpita mortalmente da un cecchino austriamentre da una partecipazione volontaria del popolo si co il 15 febbraio 1916, a quota 1619 di Casera Malpasso, nel formò il particolare Corpo ausiliario delle Portatrici settore Alto But ed immolava la sua vita per la Patria. Ideale Carniche. rappresentante delle "portatrici carniche", tutte esempio di Entrate a far parte del XII Corpo d’Armata, dall’agosto abnegazione, di forza morale, di eroismo, testimoni umili e 1915 fino alla disfatta di Caporetto millequattrocentocinsilenziose di amore di Patria. Il popolo italiano Le ricorda quanta donne non militarizzate, di età compresa fra i 13 e i con profonda ammirata riconoscenza.” 60 anni, ‘attaccavano’ la montagna per dirigersi a raggiera Fatti e non racconti, di donne vere e non idealizzate, che verso la linea del fronte con in dotazione soltanto una gerla, seppero cogliere il dolore altrui, assimilando nel corpo e un libretto personale di lavoro e un bracciale rosso (con su nello spirito i contraccolpi di uno stato di guerra che aveva stampato il numero del libretto e dell’unità di appartenenalterato il loro vivere quotidiano e annullato lo spazio di ciaza). “Prima della costruzione delle teleferiche le donne di scun individuo e ogni vitalità; che hanno ‘combattuto’ accanTimau e di Cleulis (in Carnia) portavano ai soldati in montato e insieme con gli uomini. Storia di donne semplici, ‘norgna picconi, badili, viveri, munizioni, medicinali fin quasi mali’, protagoniste di una storia contemporanea pressoché alle prime linee. Salivano con le gerle colme, di notte e di sconosciuta e di un cambiamento in forte contrasto con le giorno …” regole stabilite dal codice Pisanelli, che le voleva sottoposte Per due anni operarono con ferrea disciplina al fianco all’autorità maritale. Storia di donne il cui scegliere e realizdei soldati per la difesa del suolo italiano, divenendo allo zare un comportamento lontano dalle consolidate logiche stesso tempo figure preziosissime (per gli italiani) e obiettifamiliari fu un’opportunità per affermare la propria volontà, vo da colpire (per i comandi austro-ungarici). “Nell’inverno e per accettare “negli anni più belli i giorni più tristi.” continuarono le donne a portar viveri e munizioni fino agli dott.ssa Elena Mollica avamposti, in tutte le ore notturne sotto ogni inclemenza di (socia della Federazione di Arezzo) tempo, sotto fitta pioggia di proiettili nemici; perché le sal- S IL NASTRO AZZURRO 33 IL DUCA DEGLI ABRUZZI e del Cervino. Mentre la carriera militare lo conduce a toccare ripetutamente l’Africa, l’Asia e le Americhe, con la collaborazione di fedeli guide alpine e di amici ufficiali, come Luigi Cagni, e con i finanziamenti di Umberto I e Margherita di Savoia, progetta una serie di esplorazioni geografiche che spezzano il monopolio britannico in questo campo: 1897, conquista del monte Sant’Elia in Alaska (5499 metri); 1899, spedizione al Polo Nord nel corso della quale si arriverà al punto mai prima toccato di 86° 33’ 49’’ di latitudine nord; 1906, conquista del Ruwenzori (la cui vetta più alta sarà denominata dal Duca “Punta Margherita” (5125 m.) in omaggio alla prima sovrana d’Italia; 1909, spedizione sul Karakorum (tenta di conquistare il K2 e scala fino all’altezza di 7498 m., mai prima raggiunta, il Bride Peak) (1). Promosso capitano di vascello, effettua con l’incrociatore “Liguria” la sua seconda circumnavigazione del mondo. Nel 1911 Luigi di Savoia, ispettore delle siluranti, alza le insegne di contrammiraglio sull’incrociatore “Vettor Pisani” a Taranto. Nonostante l’ordine di astenersi da operazioni contro le coste balcaniche dell’Impero ottomano, imposto dall’Austria timorosa dell’espandersi dell’influenza italiana in quell’area, il Duca salpa da Taranto con una potente squadra per “ripulire” da navi nemiche le acque delle isole Ionie: plauso della Nazione, ma “ira” dei politici. Il successo dell’operazione, gli impegni per la scorta dei convogli per la Libia, il blocco del canale di Corinto e la partecipazione all’occupazione del Dodecaneso, pur meritandogli l’Ordine Militare di Savoia, non impediscono il suo trasferimento al comando della piazza marittima di La Spezia: una promozione equivalente a rimozione…. Nel conflitto si distingueranno anche i suoi più fidati collaboratori: Cagni, che ha guidato lo sbarco dei marinai a Tripoli il 6 ottobre 1911, e Enrico Millo, suo capo di stato maggiore, che forza i Dardanelli il 18 luglio 1912: tutti compiti che il Duca avrebbe voluto assolvere se non gli fosse stato impedito perché Savoia… Il 24 maggio 1915 innalza le insegne di comandante dell’armata navale sulla potente corazzata “Conte di Cavour”. La sua prima impresa si impone subito all’attenzione dell’Europa per le proporzioni quasi titaniche dell’impegno profuso organizzando il salvataggio dell’esercito serbo. Dal dicembre 1915 al febbraio 1916, attraverso un mare insidiato dai sommergibili austriaci e da condizioni metereologiche avverse, salpando da ancoraggi di fortuna in Albania, 45 piroscafi italiani, scortati da nostre unità militari, con 584 missioni porteranno in salvo quasi 200.000 serbi preda di epidemie e affamati in fuga dinanzi all’avanzare del nemico. Vittorio Emanuele III gli conferirà “motu proprio” la Gran Croce dell’Ordine Militare di Savoia. Nonostante i ripetuti ed estenuanti tentativi di impegnare in uno scontro in mare aperto la flotta austriaca, celata fra le insenature della costa giulia- Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi l 18 marzo di ottant’anni fa concludeva la sua avventura terrena Luigi Amedeo di Savoia: una vita leggendaria iniziata sui gradini del plurisecolare trono di Spagna, al quale il padre era stato chiamato dalle Cortes, e svoltasi fra esplorazioni, imprese navali e attività coloniali in quell’Africa che ne custodisce le spoglie: le sterminate distese degli oceani, le inviolate cime delle più alte vette di tutti i continenti, gli infuocati tramonti dell’equatore saranno gli ambienti da lui vissuti più che le sale delle regge d’Italia. Luigi Amedeo era nato a Madrid il 29 gennaio 1873, terzogenito dei Duchi d’Aosta Amedeo di Savoia e Maria Vittoria del Pozzo, nel 1884 entra all’Accademia Navale di Livorno. Sorta con l’unità d’Italia dalla fusione delle flotte sarda e napoletana, la Regia Marina, grazie alle intelligenti politiche del suo ministro Benedetto Brin e alla moderna industria siderurgica nazionale, stava imponendosi per la potenza e la qualità delle sue nuove unità. Su una di esse, l’incrociatore ”Amerigo Vespucci”, nel 1889 si imbarca il guardiamarina Luigi di Savoia per la sua prima crociera addestrativa attorno al globo (nel corso della quale apprenderà della morte del padre e della concessione del titolo di Duca degli Abruzzi). All’amore per il mare il principe unirà presto quello per la montagna: il Club Alpino Italiano ne registrerà nel 1892 la prima ascensione sulle Alpi Graie, cui seguiranno quelle sulle vette del Monte Bianco, del Monte Rosa I 34 IL NASTRO AZZURRO no-dalmata, le operazioni militari segnano il passo (come del resto nel mare del Nord fra inglesi e tedeschi). Dinanzi alle richieste della marina francese, che intima al governo italiano di unificare sotto il proprio comando le flotte alleate a sud del Canale di Otranto e assegnare a quella italiana solo compiti difensivi, il Duca con il rammarico dei suoi marinai (si temettero a Taranto proteste e persino ammutinamenti…) preferisce ritirarsi per non sottostare a tali imposizioni. È un colpo assai grave per lui anche perché gli viene rifiutato il permesso di andare a combattere con gli Arditi sul Carso: dal suo ritiro a Capodimonte, angustiato dal non poter contribuire alla guerra mentre tutti i principi di Casa Savoia sono al fronte, il Duca apprenderà delle vittorie di Rizzo (ottenute grazie a quei Mas di cui aveva intuito le potenzialità belliche) e dell’effettiva natura dolosa dell’esplosione delle corazzate “Brin” e “Leonardo da Vinci” per opera dello spionaggio nemico, prima attribuita a presunte negligenze della Regia Marina da lui comandata. Ma la pace non lo troverà inattivo: dopo un sopralluogo nel 1919, assieme al nipote Amedeo, nei territori bagnati dal fiume Uebi Shebeli, fonda con capitali privati la SAIS – Società Agricola Italo Somala per erigere nella piana di Giohar, a 120 km da Mogadiscio, un villaggio coloniale modello: 25.000 ettari messi a coltura, 9000 indigeni e 200 italiani impiegati, una rete di infrastrutture avveniristiche per i tempi, portano in breve tempo quell’area della nostra colonia a uno sviluppo inimmaginato. È il villaggio “Duca degli Abruzzi” che egli guiderà e animerà per creare un’Africa in cui indigeni ed europei possano collaborare con pari dignità per il bene comune. Su Luigi Amedeo di Savoia, che ha imparato il somalo nelle sfumature di tre dialetti, che con il consiglio di tecnici e agronomi chiamati a sue spese dall’Italia ha avviato a livello industriale colture di cotone e zucchero, che stipula di persona i contratti di affitto con le varie tribù, piovono ora i riconoscimenti pubblici: Senatore del Regno nel 1924; Cavaliere del Lavoro nel 1925, la laurea “honoris causa” da parte dell’Istituto superiore di agraria di Perugia nel 1927, Accademico d’Italia nel 1932 per meriti scientifici. Nel 1928 riceve la visita in forma ufficiale del Principe Ereditario Umberto di Savoia. Dopo aver sottoscritto importanti accordi diplomatici con l’Etiopia nello stesso anno, ottiene il permesso di esplorare l’Uebi Shebeli fino alle sorgenti: tre Il corso dell’Uebi Shebeli, nella carta indicato come “Shebelle” mesi di viaggio, 67 tappe, 1.400 Km percorsi. È la sua ultima grande impresa. La fine lo coglie solo ma cosciente nel “suo” villaggio, dove viene sepolto con l’uniforme di ammiraglio della Regia Marina (2) sotto un semplice masso di granito adorno di una croce. Il nipote Amedeo, tornato in Africa nel 1937 come Vicerè d’Etiopia per cercare di attuare nel nuovo impero italiano la grande lezione del Duca degli Abruzzi, visitatane la spoglia tomba, annoterà nel suo diario:”…il mio pensiero corre allo zio Luigino, il cui ricordo è ognora vivo ovunque, qui. I più bei monumenti, i più duraturi sono quelli costruiti nel cuore della gente”. L’Italia ufficiale lo ha ovviamente dimenticato (3) e oltre 20 anni di lotte sanguinose hanno distrutto con lo Stato somalo anche quanto costruito dal Duca sulle rive dell’Uebi Shebeli: solo il suo sacello è rimasto integro, quasi “protetto” dalla fama di uomo austero e giusto che fra le genti d’Africa è certezza di eternità. avv. Francesco Atanasio (Presidente della Federazione di Siracusa) NOTE: 1 - L’auspicio del Duca degli Abruzzi che “qualche ardito giovane italiano” proseguisse verso il K2 fu raccolto nel 1928 dal nipote Aimone coadiuvato da Ardito Desio. Il disastro di Nobile al Polo Nord costrinse Aimone a limitare la spedizione alla perlustrazione del bacino del Baltoro e della valle Shaksgam. Nel 1954, grazie all’esperienza maturata, la spedizione guidata da Desio “prenderà” il K2, che ai piedi della cima farà murare la seguente targa: “Alla memoria di Luigi Amedeo di Savoia Duca degli Abruzzi e di Aimone di Savoia Duca di Spoleto che guidarono due spedizioni italiane fra queste montagne, i componenti della spedizione italiana 1954 al Karakorum K2 posero dopo la vittoriosa conquista seguendo la via tracciata mezzo secolo fa sulla cresta Abruzzi”. 2 - Nel 1936 fu varato l’incrociatore leggero Duca degli Abruzzi, che prese parte a tutte le operazioni navali della II guerra mondiale. Nel 1956 divenne la sede del Comando in capo della squadra navale. Fu radiato nel 1961. 3 - Una pubblicazione della Società Geografica Italiana nel 2009 e una biografia di Pablo dell’Osa per la Mursia nel 2010 lo hanno di recente riportato all’attenzione della comunità scientifica e del grande pubblico. L’attuale Duca d’Aosta, Amedeo di Savoia, ha assegnato al secondogenito del figlio Aimone, nato il 24 maggio del 2011, il titolo di Duca degli Abruzzi, appartenuto all’illustre avo. IL NASTRO AZZURRO 35 PARLIAMONE ANCORA Risponde il gen. Antonio Daniele, direttore responsabile de “Il Nastro Azzurro” Egregio Generale, ... Sono spiacente di aver procurato qualche disagio con la mia lettera da lei commentata sul n.° 1-2012 della rivista ma forse le ho dato l'opportunità di sfatare quei favolosi per noi anni '10 che sembrano riaffiorare in un periodo del tutto buio e burrascoso. Qualcosa allora è trapelato, ma come tutte le notizie in Italia arrivavano nebulose e striscianti: oggi no! Alcune sere fa tornando a casa accendo la radio, come mia consuetudine e ... cosa sento? Per limitare gli sprechi bisogna limitare le spese. Bene, ma come? In prima lettura pensano, tra le tante "uscite", alle Forze Armate. Ho subito spento perché mi sono sentita sola ed anche in balia di chi parla ... troppo! Nella mia vita sono stata molto vicina ai militari dal capitano al generale, al soldato fiero della sua giovinezza! A mio marito, per due anni combattente in Libia e quattro anni prigioniero in India, non hanno scalfito minimamente il suo "Amor di Patria". Nei suoi impegni civili e sociali, mi ha voluto sempre al suo fianco. La possibilità di conoscervi ha maturato il mio punto di vista ed ha rafforzato quel sentimento che mio padre giovane granatiere 15-18 ci ha inculcato. Perché ai ragazzi è stata tolta la possibilità del servizio militare? Eccoli i nostri giovani (per fortuna qualcuno si salva), girano per la piazza e per le vie della città con lattine di birra, confusi dalla droga, insultando, quando va bene, le persone che passano. Altra questione che mi sta a cuore l'apertura delle associazioni ai nostri ragazzi in missione. So che è difficile e ne ho avuto sentore. Mi domando, non sono italiani? Perché quando tornano perché colpiti, le loro bare sono avvolte nel Tricolore? Qualcuno si è mai domandato il perché? Quando usciremo da questa situazione avvilente!! A volte sento parlamentari che espongono le loro idee e proposte ... quante possibilità abbiamo. È difficile avvertire ciò pensando a famiglie che per tirare avanti, vendono i gioielli di famiglia, c'è ancora chi viaggia in modi lussuosi e lo yacht ancorato in luoghi costosi. Mi spiace avere un'età avanzata, altrimenti avrei fatto la mia scelta, farci della mia Patria un giardino non disonorando le Forze Armate o quant'altro, cercherei affannosamente persone oneste che governassero con giustizia e responsabilità. Usufruire di ministri senza portafoglio nel senso reale della parola. Leader di partiti senza leot nelle tasche, parlamentari che non cambiano scanno ad ogni ... lieve corrente! Ma dove va la mia Patria, e non Paese come molti la chiamano. "Amiamo la Patria non perché è bella, ma perché è nostra" dice Seneca. ... Lucia Polidori Giorgetti gent.ma signora Polidori, mi scuso per averLe fatto attendere ancora un anno prima di rispondere pubblicamente a questa sua interessante lettera, ma le confesso che questa volta lo ho proprio fatto apposta. Infatti, le difficoltà delle elezioni politiche del 2013 erano prevedibili già allora e i pensieri da lei espressi mi sembravano sintetizzarne in maniera davvero efficace le ragioni. Quindi decisi subito di riservare la sua lettera per il numero de “Il Nastro Azzurro” successivo alle elezioni. Il breve anticipo con cui si è chiusa la legislatura ha reso meno lunga l'attesa della pubblicazione. Entro subito nel merito delle sue osservazioni partendo dalla giusta sottolineatura del substrato ideologico alla base della richiesta di tagli delle spese militari che, oggettivamente, per molti paesi aderenti alla NATO potrebbero essere giustificati a più di vent’anni dalla fine della "guerra fredda" e tenendo conto che i conflitti successivi sono stati tutti "asimmetrici", cioè gli armamenti, le strategie, le tattiche utilizzate dai due contendenti sono abissalmente diversi. Da una parte abbiamo le armi più potenti e distruttive mai concepite dall'uomo, dall'altra abbiamo solo armi leggere e esplosivi di bassa potenza; da una parte abbiamo truppe addestrate a combattere in ambienti ad alto livello tecnologico, dall'altra abbiamo combattenti quasi "improvvisati", che hanno avuto un addestramento più teso alla motivazione ideologica che non alla massimizzazione delle capacità tattiche; da una parte abbiamo esperti pianificatori che sanno raccordare in sofisticate strategie globali gli obiettivi politici della tenzone, dall'altra abbiamo una massa di "scontenti" manovrati ed indirizzati su obiettivi che si presentano di giorno in giorno, cogliendo al volo le occasioni di una strategia di corto respiro, tesa solo ad evidenziare al mondo intero un dissenso senza prospettive. In questo contesto, la brevità dei conflitti combattuti, la sicurezza con cui si è giunti alla vittoria militare e la estremamente ridotta quantità di danni collaterali e di vittime, a fronte della potenza delle armi impiegate, dimostra una tale superiorità nelle forze NATO che è sicuramente possibile ridurre, e di molto, le spese militari, senza scendere pericolosamente sotto una soglia di sicurezza accettabile. Peccato che questo discorso può essere fatto (ed è effettivamente in atto) per gli USA, per la Gran Bretagna, per la Francia, ecc ... ma non per l'Italia che, per dirla con un'espressione oggi molto in voga, "ha già dato". Ora deve riscuotere il vantaggio che si è prefissata di ottenere dalla riduzione applicata. Purtroppo, l'azione di impostazione della riduzione delle spese militari è un'azione che richiede molta conoscenza tecnica, una visione strategica e politica a tutto campo e la capacità di prevedere, nei limiti del possibile, gli scenari geopolitici di qui ad almeno trent'anni. Tutto ciò è stato realizzato dal Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola, ex ammiraglio con esperienza di pilota militare, quindi tecnico per eccellenza, che, di concerto col vertice del Ministero della Difesa, ha impostato un 36 IL NASTRO AZZURRO programma di riduzione bilanciata e compatibile con la situazione economica e finanziaria italiana, pur salvaguardando quel limite minimo cui accennavo prima. Ecco perché ho ritenuto d'attualità le sue considerazioni, nel suo caso dettate dal cuore, nella mia analisi, dalla "ragione". Non si può ridurre lo strumento militare in modo indeterminato e pensare che ciò non abbia conseguenze importanti di tipo politico. Peccato che il Ministro Di Paola abbia anticipato troppo la sua "riforma". La ha presentata tra febbraio e marzo 2012, con l'evidente ed "onesto" scopo di adeguare subito l’amministrazione dello stato alle minori necessità della Difesa così determinatesi, sicchè un’operazione di riduzione delle spese così importante, dopo alcuni mesi avvicinandoci alle elezioni, era già stata dimenticata e i soliti partiti ideologicamente anti militari, hanno richiesto a gran voce l'uscita dell'Italia dall’F-35, programma essenziale nell’ottica sin qui descritta, e già più volte ridimensionato. Dall'esigenza iniziale di oltre 200 esemplari all’ultima revisione operata da Di Paola si è giunti a soli 90 esemplari. Poiché meno F-35 di così non servirebbe neppure averli, i detrattori del programma ora chiedono di uscirne. Ma cosa accadrebbe? Da un punto di vista tecnico, i Tornado e gli AMX dell'Aeronautica e gli AV8-B della Marina (in totale oltre 200 cacciabombardieri), non verrebbero sostituiti al termine della loro vita operativa, che si colloca nell'arco del prossimo decennio. L'Italia perderebbe la componente aerea d'attacco, quindi perderebbe gravemente credibilità in politica internazionale. Inoltre, gli accordi che a fine anni ‘90 il governo italiano allora presieduto da Romano Prodi stipulò con gli USA prevedono che il 20% della ricerca e sviluppo del nuovo sistema d'arma siano riversati alle aziende nazionali del settore, la produzione dell'80% dei velivoli di serie e dei relativi sistemi sia effettuata in Italia, come pure la manutenzione dell'intera flotta. Già solo quest'aspetto dovrebbe mettere il programma F-35 al riparo da qualsiasi contestazione: si tratta di tanti posti di lavoro in un settore ad altissima tecnologia con importanti ricadute sulla ricerca scientifica e tecnologica ... eppure ... Per quanto riguarda il rimpianto del servizio di leva, è necessario premettere che la decisione di "sospenderlo" non è stata quella sbandierata grande vittoria del "partito delle mamme d'Italia" che non volevano più vedere i propri pargoletti dover affrontare la terribile prova della vita fuori casa a "soli" vent'anni. In realtà tale "partito", informale e trasversale a tutta la società italiana, ha solo fornito l'occasione per eliminare un servizio militare non più adeguato ai tempi. Oggi la sofisticazione degli armamenti e la delocalizzazione degli scenari politico strategici, richiedono l'impiego di militari di professione che devono avere un addestramento talmente spinto che era diventato impossibile da ottenersi col servizio di leva della durata di soli dieci mesi svolto peraltro da molti giovani, contro voglia. Meglio avere meno militari, tutti volontari davvero motivati, selezionati, addestrati e capaci di svolgere bene il loro servizio. La decisione di passare alle Forze Armate professionali si è rivelata corretta, non foss'altro che per il plauso che i nostri "volontari" sono in grado di riscuotere dovunque l'Italia è presente nelle missioni militari internazionali. Certo, in questa maniera è venuta meno una funzione che il servizio militare svolgeva, pur non avendola come obiettivo dichiarato, quella di educare i giovani alla vita adulta attraverso l'assunzione delle proprie responsabilità nello svolgimento dei servizi che venivano loro affidati giornalmente. E questo lei lo esprime in maniera efficace quando descrive il quadro di una gioventù pressoché allo sbando nell’indifferenza generale. Ma dovremmo riflettere sul fatto che, da tempo, la famiglia è venuta meno alla sua essenziale funzione di "educazione". Oggi in famiglia ci si preoccupa solo del benessere materiale dei figli, ma non si danno loro i riferimenti culturali, morali, etici con i quali affrontare la vita adulta. Inoltre, l'istruzione scolastica è stata ridotta ad un simulacro di quella profondità del sapere che si dispensava solo alcuni decenni fa. Possiamo discettare se ciò fa parte di un disegno strategico oppure è solo il risultato della stessa mentalità del "partito mamme d'Italia" trasposto nella scuola, ma ci servirebbe a poco. Il risultato non si limita al quadro desolante che lei ha descritto, ma risulta preoccupante nel momento in cui pensiamo a come potranno reagire questi giovani di fronte a semplici esigenze di scelta di vita. Una prova l'abbiamo appena avuta: l'incredibile successo elettorale del "Movimento 5 Stelle", una formazione politica capitanata dall'ex comico Beppe Grillo che, solo i bene informati lo sapevano, non si è potuto candidare personalmente alle elezioni a causa di una condanna penale "definitiva". La legge elettorale in vigore ha permesso agli elettori, come ho esposto sullo scorso numero de "Il Nastro Azzurro", di decidere “solo” la ripartizione dei seggi tra i partiti. Il "Movimento 5 stelle", almeno fino a quando ho scritto questo pezzo, non ha fatto conoscere i propri eletti, se non in fotografia. Mi sembra davvero poco ... addirittura “dopo” le elezioni! Ma la maggioranza dei giovani è contenta e crede che adesso i problemi, complessi oltre ogni immaginazione, in cui ci dibattiamo, saranno risolti dallo strillo dell'ex comico ligure e dai suoi sconosciuti. E vengo infine al concetto di Patria, e non Paese come giustamente lei sottolinea. La Patria è prima di tutto un sentimento mediante il quale ci si identifica col territorio, col popolo, con le tradizioni, con la cultura, eccetera. Colpire l’idea di Patria, come è stato fatto nei decenni della guerra fredda, assimilandolo alla negatività di un concetto "fascista", rispondeva ad una strategia tendente a minare nel profondo gli animi delle persone contrarie al Comunismo che, in caso la guerra fosse divenuta “calda”, non dimentichiamolo, era il nemico. Tale deprecabile ipotesi non si è verificata, ma quell'azione sconsiderata si è concretizzata nel più grave dei delitti contro il popolo: la distruzione del sentimento di appartenenza nazionale; e oggi ne raccogliamo le conseguenze. Le recenti elezioni politiche in cui il popolo doveva dimostrarsi ben più saggio dei suoi governanti, invece ha reso il governo della nazione così difficile che, anche se gli eletti fossero molto saggi (e, a parte qualche eccezione, in media non lo sono affatto), sarebbe arduo pervenire a soluzioni adeguate per i gravi problemi che ci attanagliano. Questo perché la gente oggi vota per "rabbia", per "frustrazione", per "antipolitica", per "protesta", ecc ... non "per dare un governo alla Patria". La sacralità dei diritti/doveri è stata distrutta contemporaneamente alla sacralità del concetto di Patria. Cosa è rimasto? Una distorsione dei soli "diritti", branditi come clave contro chi appena accenna alla necessità di un vivere sociale corretto ed ordinato basato sul vecchio adagio: "la libertà di ognuno termina dove inizia quella dell'altro".Spero di non averla ulteriormente rattristata e le auguro ogni bene. IL NASTRO AZZURRO 37 NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO I 10 km più straordinari del rover “Curiosity” Il secondo viaggio di «Curiosity» sta per cominciare. Il rover a sei ruote della Nasa, delle dimensioni di una piccola utilitaria, dovrà macinare i 10 chilometri più impegnativi della sua carriera. Destinazione il centro della depressione, ai piedi di Aelions Mons, noto anche come Mount Sharp, 5.500 mt., definito da John Grotzinger, ricercatore-capo del California Institute of Technology di Pasadena, “enigma scientifico”. Sharp sorge al centro dei 155 chilometri di diametro del cratere di Gale, un fenomeno tipicamente marziano che gli studiosi sono tanto curiosi di capire: Sharp assomiglia a un wafer di strati, depositati, compressi ed erosi in un periodo lunghissimo, che potrebbe estendersi fino a 3.8 miliardi di anni fa, un «mega-fossile», pieno di informazioni sugli sconquassi climatici e sui processi chimici che li hanno accompagnati. Oltre alle tracce dell’acqua che non c’è più, eventuali segni di componenti organici. La Somalia inizia una profonda trasformazione Il sottosegretario generale per gli affari politici delle Nazioni Unite Jeffrey Feltman ha sottolineato, nel corso di una visita svoltasi il 30 gennaio nella capitale Mogadiscio, che la Somalia sta entrando in un nuovo capitolo della sua storia e ha ribadito l'impegno dell’organizzazione a supportare gli sforzi per costruire una pace duratura. “La Somalia si sta sottoponendo a profonde trasformazioni”, ha detto Feltman. “Le Nazioni Unite continueranno ad assisterla in questo momento critico finché sarà possibile”. Dopo decenni di scontri tra fazioni e illegalità, nel Paese dell'Africa orientale è in corso un processo di pace e riconciliazione nazionale, con una serie di passaggi chiave che lo scorso anno hanno contribuito a porre fine al periodo di nove anni di transizione politica. Questi passaggi includono l’adozione di una Costituzione provvisoria, l’istituzione di un nuovo Parlamento e la nomina di un nuovo Presidente e un nuovo primo ministro. La visita di Feltman segue l'annuncio del segretario generale Ban Ki-Moon al vertice dell'Unione Africana tenuto ad Addis Abeba a fine gennaio riguardo la proposta al Consiglio di Sicurezza sull'istituzione di una nuova agenzia dell’ONU di mantenimento della pace nell’ambito del rafforzamento del partenariato tra l’ONU e l’Unione Africana. Da oltre tre mesi US Air Force X-37B orbita di nuovo attorno alla Terra Lanciato l'11 dicembre da Cape Canaveral, in Florida, la missione Orbital Test Vehicle-3 è la terza del programma Air Force X-37B. Il portavoce del programma, il maggiore dell'Air Force Eric Badger, ha reso noto che: "Come per le missioni precedenti, la durata effettiva dipenderà dagli obiettivi del test, dalle prestazioni del veicolo in orbita e dalle condizioni presso la base di atterraggio". Nel 2010, X-37B era alla sua prima missione e terminò il suo viaggio orbitale dopo 225 giorni ammarando nell'Oceano Pacifico. La missione OTV-2 terminò atterrando sulla base dell'Air Force di Vandenberg in California, il 16 giugno dello scorso anno dopo aver trascorso in orbita circa 469 giorni. Ora, in occasione della terza missione, si sta cercando di valutare l'ipotesi di trasferirne la base di atterraggio al Kennedy Space Center in Florida. X-37B è una navicella che misura 8,8 metri di lunghezza e larga 4.5. Fin'ora la ditta fornitrice, la Boeing Government Space Systems, ha prodotto per l'Air Force solo due esemplari. Sebbene parte delle attività che si svolgono in orbita siano accuratamente tenute riservate, sembra che queste missioni iniziali abbiano essenzialmente lo scopo di “dimostrare l'affidabilità e il sicuro riutilizzo della piattaforma senza equipaggio per la United States Air Force”. 38 IL NASTRO AZZURRO AZZURRI CHE SI FANNO ONORE Un piccolo ricordo di mio padre, Bruno Quaglierini Purtroppo, ci ha lasciato il 3 agosto ultimo scorso. Era stato Decorato al Valore Militare per i servigi resi durante il secondo conflitto mondiale: imbarcato sulle motosiluranti aveva partecipato a numerose incursioni lungo le coste della ex Jugoslavia, Montenegro, Albania. Era iscritto al Nastro Azzurro da molti anni. È sempre stato un uomo buono, un profondo amante del mare ed un buon padre. Paola Quaglierini GLI EROI DEL 14° FANTERIA “PINEROLO” Medaglia d’Oro al Valor Miliare alla memoria al Magg. UMBERTO SARACINI – Comandante del 1° btg. 14° Fanteria – Div. “Pinerolo” “Comandante di Battaglione lanciato verso la riconquista di difficile posizione in terreno impervio e fortemente battuto dall’avversario, primo fra tutti assaltava la posizione, trascinando i suoi uomini, sotto intensa raffica di mitragliatrice e sotto violento fuoco di mortai. Ferito una prima volta al braccio, rifiutava ogni cura e senza concedersi sosta progrediva verso il nemico, serrandolo con i suoi reparti in una morsa sempre più stretta. Ferito una seconda volta trovava ancora la forza di compiere uno sbalzo in avanti, finche, colpito a morte si abbatteva al suolo raccogliendo le sue estreme energie in un ultimo grido rivolto ai suoi soldati: “Avanti! Avanti!” Esempio di virtù combattive portate fino allo slancio sublime dell’abnegazione, di supremo attaccamento al dovere.” Quota 1308 del Mali Trebescines (Fronte Greco) 23 gennaio 1941. – Cap. ALDO ODONE – Comandante 1a comp. del 1° btg. 14° Fanteria – Div. “Pinerolo” – concessa “Medaglia d’Argento al Valor Militare” alla memoria nella battaglia del 23 gennaio 1941; – Serg. GAETANO BRUGNANO – Comandante della 1a squadra – 1a comp. del 1° btg. 14° Fanteria Div. “Pinerolo” – concessa “Croce al Valor Militare” nella battaglia del 23 gennaio 1941; – Serg. GAETANO BRUGNANO – Comandante della 1a squadra – 1a comp. del 1° btg. 14° Fanteria Div. “Pinerolo” – concessa “Croce al Valor Militare” nella battaglia del 10 marzo 1941. IL PROFESSOR RAIMONDO LURAGHI MAVM CI HA LASCIATI Nato a Milano, Luraghi fu sorpreso dall'armistizio nel Sud Est della Francia, occupato dalla nostra IV Armata. Sottotenente della Guardia alla Frontiera acquartierata presso Saint Martin Vésubie, aveva già avuto modo di opporsi, con i suoi soldati, ai tedeschi e alle milizie di Pétain, per difendere alcune centinaia di ebrei, che avevano trovato un precario rifugio nelle Alpi Marittime. L'8 settembre 1943, insieme al sottotenente Michele Balestrieri (poi fucilato dai nazifascisti) e ad un gruppo dei suoi soldati, formò un primo reparto partigiano nella zona di Saint Jacques d'Entracque e il 16 settembre sostenne il primo combattimento. Nel gennaio del 1944 entrò nelle formazioni Giustizia e Libertà, passando in maggio nella IV Brigata Garibaldi comandata da "Barbato" (Pompeo Colajanni), dapprima come Capo di Stato Maggiore e poi quale Comandante del Battaglione Arditi, col nome di battaglia di "Martelli". Ferito in combattimento il 29 luglio 1944, fu Decorato "sul campo" di Medaglia d'Argento, e poi Promosso Capitano per Merito di Guerra. Considerato uno dei massimi studiosi della guerra civile americana, è stato "Visiting Professor" in diverse Università degli Stati Uniti e del Canada, da Harvard alla Richmond (Virginia), a Notre Dame (Indiana), alla New York University, alla University of Georgia, a quella di Toronto. Nel 1999 ha ricevuto il "Premio Roosevelt" per la storia navale, per la prima volta assegnato a un non americano. Insieme al capitano cinese Huang Jalin ha pubblicato la prima traduzione italiana originale de "L'arte della guerra" di Sun Zu. È stato dal 1990 al 2000 rappresentante dell'Italia nel Comitato mondiale per la Storia Militare dell'UNESCO. Fondatore, primo Presidente e poi Presidente onorario della Società Italiana di Storia Militare di cui è membro anche il dott. Tomaso Vialardi di Sandigliano, Presidente della Federazione di Biella e Vercelli, Presidente onorario dell'Associazione Amici della Biblioteca Militare Italiana, Presidente dell'Associazione di Studi Canadesi, membro della National Geographic Society, della Society of Military History degli Stati Uniti, dello US Naval Institute. Insignito nel 1999 dal Presidente della Repubblica della Medaglia d'Oro per benemerenze della cultura e della scienza. Raimondo Luraghi MAVM ci ha lasciati il 28 dicembre 2012. A lui va il ricordo particolare dell'Istituto del Nastro Azzurro. Primo Capitano Roberto Bona (Segretario della Federazione di Biella e Vercelli) IL NASTRO AZZURRO 39 CRONACHE DELLE FEDERAZIONI ASCOLI PICENO La Federazione di Ascoli Piceno ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – il 23 ottobre 2012, al giuramento di 330 soldatesse presso la caserma “Clementi” di Ascoli Piceno, col Labaro accompagnato dal Presidente, Cav. Franco Bruno Crucioli, Alfiere un militare, di scorta un Maresciallo entrambi del Reggimento, e subito dietro gli Azzurri Massimi, Piccioni e Petrucci; – il 23 novembre 2012, come ogni anno, è stata celebrata la "Giornata Azzurra ", aperta con una S. Messa celebrata dal Cappellano Militare, in ricordo di tutti i militari Decorati Caduti. Erano presenti le maggiori Autorità Civili e Militari. Il Coro "La Corolla", appositamente invitato dalla Federazione, alla fine ha intonato l'Inno d'Italia. Nel successivo Convivio, il Presidente, Cav. Franco Bruno Crucioli, ha consegnato una pergamena alla Medaglia di Bronzo al V.M. sul campo Ennio Occhiodoro e un crest al Colonnello Roberto Faiazza che dal 2003 non è mai mancato alle attività della Federazione. Sulla stampa locale è stato dato rilievo alla cerimonia. Ascoli Piceno: Consegna del Crest al col. Roberto Faiazza BARI La Federazione di Bari ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – per Capodanno, i soci della Federazione (soprattutto gli anziani e i disabili) hanno effettuato una vacanza turistico-religioso-culturale nella provincia di Teramo, sempre accompagnati da guide locali. Oltre a Roseto degli Abruzzi (dove si era alloggiati), sono state visitate: Pescara, Teramo, Montepagano, Castelli, San Gabriele, Atri e Campli. In aderenza al dettato dell'art. 2c dello statuto, il primo dell'anno è stato dedicato alla visita di Civitella del Tronto, sede di una Fortezza tra le più imponenti d'Europa dove l'esercito di Vittorio Emanele II, il 26 ottobre 1860 strinse d'assedio la città nella quale i soldati borbonici si erano asserragliati e resistettero fino al 20 marzo 1861, tre giorni dopo che era stata sancita l'Unità d'Italia. Questo episodio ne fa l'ultima roccaforte borbonica 40 prima della fine del Regno delle Due Sicilie. I soci hanno sostato in raccoglimento per ricordare gli eroici difensori di Civitella, fedeli al giuramento prestato, sul piazzale più elevato del Forte, dove svetta la Campana del Ricordo, donata dall'Istituto del Nastro Azzurro; – Il 19 gennaio, durante una breve sosta nel porto di Bari, nel suo viaggio di ritorno alla base di Norfolk in Virginia, i soci della Federazione hanno potuto visitare il cacciatorpediniere lanciamissili USS "Forrest Sherman". La visita è stata organizzata dal Socio C. Amm. Vincenzo Dammicco. Dopo l'illustrazione delle armi di bordo e degli elicotteri, la visita si è spostata all'interno del vascello. Al commiato, il Presidente, gen. Giuseppe Picca, ha consegnato il crest della Federazione al Commander in Chief Brad Bush, che ha ricambiato con il berretto e la medaglia del comandante. La nave era attraccata alla banchina del piazzale intitolato, quattro anni addietro, per iniziativa della Federazione, alla MOVM Vincenzo Martellotta, valoroso ufficiale della Regia Marina, che durante l'ultima guerra, a bordo di un maiale, aveva affondato una nave inglese, nella munitissima base di Alessandria. Il Presidente ne ha preso lo spunto per illustrare questo glorioso episodio, e quello successivo per il quale Martellotta ebbe una seconda Medaglia d'Oro al M.C. quando spense da solo un incendio scoppiato nel locale dove erano custoditi ordigni ad iprite, salvando Bari da una immane catastrofe; – il 25 gennaio, nella Caserma "F. Trizio" di Altamura, il col. Domenico d'Isa, Comandante uscente del 7° Rgt. Bersaglieri, ha ceduto il comando al subentrante col. Arcangelo Marucci. Una folta rappresentanza della Federazione di Bari, oltre a numerose Sezioni della Associazione Bersaglieri, hanno partecipato alla cerimonia. Il Labaro della Federazione, scortato dal gen. Giuseppe Picca, dal M.llo M.re Gaetano Barbieri, e dall'ing. Roberto Fabiano, ha aperto l'ingresso delle associazioni nella tradizione dei fanti piumati, cioè a passo di corsa. Prima del rientro a Bari, i Soci hanno visitato, con l'ausilio di una guida, il locale museo archeologico nazionale dove hanno assistito al video che illustra come nel Parco, nei pressi di Altamura, sono state scoperte circa 30.000 orme di dinosauro, e come in quello di Lamalunga, fu scoperto lo scheletro intero del famoso "Uomo di Altamura", vissuto 250.000 anni fa. Il gen. Picca, con la figlia Marilisa, faceva parte del gruppo di speleologi baresi che, insieme a quelli altamurani, all'epoca, compirono la scoperta; – i Soci hanno celebrato il "Giorno della Memoria" assistendo: – il 26 gennaio, nell'Auditorium del liceo scientifico "G. Salvemini", allo spettacolo “Quando la neve era grigia”, reading-concerto ... per non dimenticare (tramite racconti, letture, poesie, storie e suoni) la Shoah con i suoi "numeri", i suoi orrori, i suoi segreti; – il 27 gennaio, nella sala “Murat”, alla manifestazione “Olocausto. Diritti negati di ieri e di oggi”, alla quale è seguita la proiezione del documentario "Paragraph 175", di Rob Epstein e Jeffrey Friedman, premio “Orso d'oro 2000”. IL NASTRO AZZURRO BIELLA E VERCELLI La Federazione di Biella e Vercelli ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – In occasione del Natale 2012 la Federazione, in collaborazione con il Comitato d’Arma Biella di cui è Membro Fondatore, e gli S p o n s o r Ufficiali, ha patrocinato l’iniziativa promossa dalla: Banca del giocattolo “Chi versa gioia … p r e l e v a amore”, svoltasi l’8 dicembre 2012. La Sezione di Biella dell’Associazione Nazionale Paracadutisti d’Italia, Membro del Comitato d’Arma Biella, è intervenuta con i propri paracadutisti per portare dal cielo un’emozione e un sorriso ai bambini senza Natale. Una consegna speciale è stata fatta ai bambini in assistenza oncologica dell'ospedale “Regina Margherita” di Torino; – La figura del ten. Pietro Volpi MOVM è stata commemorata con una cerimonia che si è svolta presso la tomba dell'Eroe nel cimitero di Biella. Il Presidente della Federazione, Tomaso Vialardi di Sandigliano, ha letto le motivazioni delle Medaglie al Valor Militare del ten. Volpi e poi è stata deposta una corona d'alloro. fino alla Chiesa di S. Maria Assunta, a Chiesanuova, con successiva S. Miessa; – il 2 dicembre 2012, all'analoga cerimonia presso il Cimitero Vantiniano; – il 9 dicembre, alla Festa della Madonna di Loreto, Patrona dell'Aeronautica, con S. Messa nella Chiesa di S. Maria della Vittoria, in Brescia. A tutte le tre manifestazioni era presente il Labaro della Federazione portato dal Presidente; – il 14 dicembre 2012, presso la sede della Federazione di Milano, per gli auguri natalizi. FOGGIA La Federazione di Foggia, in una gremita Sala "Mazza" del Museo Civico di Foggia, alla presenza delle rappresentanze del Comune e della Provincia di quelle dell' Aeroporto Militare di Amendola, del 21° Reggimento Artiglieria "Trieste", del IX Reggimento Guastatori e dei Carabinieri, l'8 novembre è stato presentato il libro "La Memoria degli eroi - Valori e testimonianze", redatto a cura del Cav. Lorenzo Brunetti, Consigliere Nazionale del Nastro Azzurro e del Sig. Carmine de Leo, che raccoglie gli atti del Congresso, tenuto a Foggia nel Salone del Tribunale della Dogana dell'Amministrazione Provinciale, l'8 aprile 2011, nell'ambito delle celebrazioni del 150° Anniversario della Unità d'Italia, alla presenza del Presidente Nazionale, generale Carlo Maria Magnani. LECCO La Federazione di Lecco ha partecipato, il 30 gennaio 2013, alla celebrazione del "Giorno della Memoria". Alla presenza delle maggiori autorità locali, il prefetto Antonia Bellomo, ha ricordato più volte la presenza del Ten. Col. Pil. R.O. Luigi Gnecchi (due M.A.V.M.), vice decano della Federazione, 99 anni il prossimo 4 Marzo, insieme col Presidente, Ten. c. R.O. Giuseppe Faccinetto M.A.V.M., 95 anni il 28 Febbraio. Ben dieci, dei quindici riconoscimenti consegnati, buona parte alla memoria, sono frutto di un paziente lavoro di ricerca svolta con amore e diligenza dal Segretario della Federazione, geom. Mario Nasatti, presso gli archivi di stato di Como, nella memoria di suo padre Giacomo M.B.V.M., già insignito della medesima onorificenza. MESSINA Biella: Cerimonia in onore del ten. MOVM Pietro Volpi BRESCIA La Federazione di Brescia ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – il 1 dicembre 2012 alla celebrazione della Patrona dell'Arma di Artiglieria, S. Barbara, con formazione di un piccolo corteo dalla sede della Federazione IL NASTRO AZZURRO La Federazione di Messina ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – il 24 novembre, alla commemorazione dei Caduti di tutte le guerre presso la sede dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci di Messina; nell’occasione, alla presenza di Associazioni Combattentistiche e d’Arma e di una rappresentanza della Brigata Aosta, è stata scoperta una lapide commemorativa. – il 4 dicembre, la proff.ssa Italia Santoro, Presidente del Comitato delle Dame, con una rappresentanza di Signore, ha partecipato, nella cattedrale di Messina, alla celebrazione in onore di S. Barbara, patrona degli Artiglieri, dei Granatieri, dei Marinai e dei Vigili del Fuoco, presieduta dall’Arcivescovo Metropolita di Messina, Monsignor Calogero La Piana; presenti le massime autorità civili e militari e i rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma; – sempre il 4 dicembre, il Labaro, con una rappresentanza di Azzurri, ha partecipato a Francavilla di 41 Sicilia, alla manifestazione organizzata dal Comune e dall’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci in occasione della festa della patrona S. Barbara; dopo gli interventi del Sindaco dott. P. Monea, del Vice prefetto Vicario Valerio De Jonnon, del dott. Luigi Savoia della Camera di Commercio di Messina, del Ten. Col. Attilio Vitale in rappresentanza della brigata “Aosta”, del Magg. Vincenzo Randazzo Presidente della Federazione Provinciale di Messina del Nastro Azzurro e del Luogotenente Calogero Donato, si è proceduto alla consegna a 21 reduci del secondo conflitto mondiale, delle croci di merito e delle medaglie commemorative. Messina: festa di Santa Barbara NAPOLI La Federazione di Napoli ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – in dicembre, il Presidente Col. Pasquale Parente ed i Consiglieri Pasquale Campo, Nicola Maraglino, Nicola Liccardo, Pietro Caputo e Ciro Cerutti, con Labaro e scorta, sono stati ricevuti dall’Assessore Regionale Sommese presso la sede della Regione Campania, presente il Marciatore Michele Maddalena, per la cerimonia conclusiva della “Marcia della Rimembranza” e l’apposizione della firma del Governatore della Regione alla pergamena; – il Presidente ed i Consiglieri Campo, Maraglino, Caputo, Liccardo hanno partecipato, sempre con Labaro e scorta, a Pompei all’intitolazione della nuova sede dell’UNSI al Sgt. AA MOVM Tommaso Paga; – il 15 dicembre 2012, presso il prestigioso Circolo della Marina Militare di Napoli, ha avuto luogo la tradizionale “Festa degli Auguri” congiunta dell’Istituto del “Nastro Azzurro” e dell’”ANIOC”. Il Presidente della Federazione Col. Dott. Pasquale Parente e la moglie Elisabetta hanno ricevuto tutti gli intervenuti. Per il Nastro Azzurro erano presenti il Presidente Onorario Gen. C. A. De Vita, i Consiglieri Pasquale Campo, Nicola Liccardo, Pietro Caputo e Nicola Maraglino nonché la Sig. Adriana, moglie del compianto Presidente Cav. Gran Croce Avv. Gennaro Perrella, i Sindaci cav. Pasquale Arfè (anche socio ANIOC e dell’Arciconfraternita), avv. Antonio Cimmino e cav. Sandro Carrozzo. Per l’ANIOC erano presenti il Segretario Nazionale Conte Avv. Maurizio Monzani, il Delegato Regionale Avv. Cav. Uff. Salvatore Bova con la Gent.le Signora, i Delegati Provinciali di Napoli Preside Arch. Comm. Pasquale Campo, di Aversa Cav. Francesco Vitale e di Salerno Cav. Raffaele Sguazzo, il Delegato Comunale M.llo Pietro Caputo ed i Delegati Intercomunali Prof. 42 Comm. Giuseppe Schettino, Avv. Cav. Giorgio Madonna e l’Ing. Cav. Uff. Mario Testa, nonché il Cav. di Gran Croce On. Gennaro Alfano, Presidente del Comitato Diocesano san Gennaro. Molti i soci e gli amici presenti accompagnati, quasi tutti, dalle signore, nonché numerosi soci dell’Arciconfrater-nita dei Pellegrini: Primario prof. Eustachio Miraglia, Primario dott. Raffaele Cerqua, avv. Gesualdo Imparato, M.llo M.re A.te dott. Rosario Schiavone, dott. Gennaro Perrotta, cav. Fabrizio Rispo ed il cap. Prof. Antonio Spiezia anche socio del Nastro Azzurro e dell’ANIOC. Il Presidente Parente ha rivolto agli intervenuti un cordiale saluto ed ha illustrato le finalità del Nastro Azzurro e le attività Istituzionali e culturali svolte durante l’intero anno, e ha ringraziato tutti i Consiglieri, con particolare riferimento a Nicola Maraglino e Nicola Liccardo, e quanti si adoperano per la vita dell’Istituto. Un particolare ringraziamento ha rivolto al Presidente Onorario Gen. De Vita, al Comandante dell’Ammiragliato per la disponibilità dimostrata, concludendo col ricordo del compianto Presidente, di entrambi i Sodalizi, Avv. Cav. Gran Croce Gennaro Perrella. Il Conte Monzani per L’ANIOC oltre ai ringraziamenti ha esposto alcune considerazioni sul significato di appartenenza all’Associazione che raggruppa gran parte degli Italiani Insigniti di Onorificenze; – il Presidente Col. Dott. Pasquale Parente, alla presenza del Consiglio tutto, il 18 dicembre, con una cerimonia sobria e cordiale svoltasi presso la sede della Federazione, ha conferito la nomina di Socio Onorario della Federazione del Nastro Azzurro al Sindaco di Napoli dott. Luigi De Magistris accompagnato dal Segretario dott. Alessio Postiglione. Il Presidente Parente ha illustrato al Sindaco le finalità dell’Istituto e l’opera della Federazione Napoletana. Il Sindaco ha risposto con entusiasmo elogiandone le iniziative e auspicando che possano essere sempre di stimolo e riferimento per i nostri giovani, e poi ha visitato la sede del “Nastro Azzurro” e quella contigua dell’Associazione Alpini. All’evento erano presenti Autorità Civili e Militari; – il 10 gennaio 2013, il Presidente col. Parente, i Consiglieri m.llo Maraglino, m.llo Caputo ed il Presidente dei Sindaci cav. Arfè hanno presenziato, a Castellammare di Stabia, alla cerimonia della presentazione del libro redatto dal Sindaco della Federazione Antonio Cimmino, dal titolo "Il Real cantiere di Castellammare di Stabia e le sue navi 1783 che, 1860", ripercorre, con particolari descrizioni, la storia del cantiere dalle origini della fondazione con le tantissime imbarcazioni costruite e varate all’Unità d’Italia. Alla cerimonia erano presenti le Autorità cittadine tra cui IL NASTRO AZZURRO l’Asses-sore al Soggiorno e Turismo della cittadina, il Vice Comandante della Capitaneria di Porto di Castellamare, l’Associazione “Pro Natura”. PESCARA Il 10 febbraio 2013 è stato celebrato a Pescara il Giorno del Ricordo delle vittime delle Foibe e dell’esodo dalle loro terre degli Istriani, dei Fiumani e dei Dalmati. La Federazione ha partecipato alla cerimonia che ha avuto inizio con la celebrazione della S. Messa nella Chiesa dello Spirito Santo alla presenza delle autorità civili e militari, delle rappresentanze delle Associazioni combattentistiche e d’Arma e di numerosi cittadini. Un vibrante discorso commemorativo è stato, poi, pronunciato dal Presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia Mario Diracca, che ha rievocato, con commosse parole, la tragedia delle Foibe. La cerimonia si è conclusa con la deposizione di una corona d’alloro da parte del Sindaco di Pescara avv. Luigi Albore Mascia, del Presidente della provincia di Pescara dott. Guerino Testa e del Presidente Diracca alla base del cippo, vicino alla chiesa, dedicato ai Martiri Dalmati e Giuliani. Valore del Tricolore. Il Presidente della Federazione del Nastro Azzurro di Potenza (anche Dirigente del Centro Studi Didattico) prof. Rocco Galasso ha richiamato le tappe salienti della storia del Tricolore e dell’eroismo italiani, riferendosi soprattutto al tributo di sangue pagato dalla Basilicata per il riscatto nazionale. Ha quindi presentato il Calendario Azzurro 2013 prodotto dalla Presidenza Nazionale dell'Istituto nonché il Calendario 2013 editato dalla Federazione di Potenza, che ne mette in risalto l’attività svolta nei due anni dalla sua riapertura. Il Presidente Galasso ha poi ricordato l’eroica figura del Ten. CC Orazio Petruccelli, uno dei 22 Decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare della Basilicata, che si rese protagonista, prima di trovare la morte in quel di Cefalonia subito dopo l'8 settembre 1943, di un episodio di forte attaccamento alla Bandiera Italiana: sulla piazza di Argostoli, principale centro di Cefalonia, ammainò, sotto gli occhi di numerosi militari tedeschi, la bandiera con la croce uncinata ed innalzò il Tricolore. Catturato dal nemico dopo giorni di combattimenti, Petruccelli fu fucilato sul posto. A ricordo di Orazio Petruccelli sono state intitolate strade nella sua città natale e a Napoli. POTENZA La Federazione di Potenza ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – per il nuovo anno 2013, novantennale dell’istituzione del Nastro Azzurro, la Federazione ha presentato un calendario che riassume i contenuti storici dell’Istituto e racconta l’eroismo dei lucani in tutte le guerre. Sono riportati, inoltre, i nomi dei Decorati di Medaglia d’Oro al Valor Militare e, in una rassegna fotografica, l’attività della Federazione potentina in quest’ultimo periodo. Il calendario sarà recapitato a tutti i soci; Potenza: Festa del tricolore ROMA La Federazione di Roma ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – il 20 ottobre 2012 , a Locri, presso il Palazzo della Cultura, si è svolta la cerimonia durante la quale sono stati resi noti i vincitori del Premio Centro – Sud Italia: “Generale di Divisione Amedeo De Cia ed Elvira De Cia Palermo dei Principi di Santa Margherita ”“ Virtus ac Fides” -- III Edizione 20112012. Il Premio annuale, voluto e finanziato dal dott. ing. Alberto De Cia per ricordare nel tempo il padre, – nella Giornata del Tricolore, celebrata presso il Centro Studi Danzi di Potenza alla presenza del Ten. Col. Giovanni Corbisiero e del M.llo Bartolomeo Santoro in rappresentanza del Comando Militare Esercito Basilicata, e del Cap. Cirillo del Comando Legione Carabinieri, le Federazioni Provinciali del Nastro Azzurro e dell’Associazione Combattenti e Reduci hanno consegnato agli studenti bandiere Tricolori, da esporre nelle aule, ed un prezioso drappo per la Bandiera d’Istituto. Le belle parole del Presidente ANCR Pietro Biscardi, reduce della seconda guerra, hanno illustrato agli studenti il IL NASTRO AZZURRO 43 pluridecorato, e la famiglia Palermo dei Principi di Santa Margherita, ha avuto il patrocinio del Ministero della Difesa, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Calabria, del Comune di Locri, di ASSOARMA e dell’ANUPSA. Tra i premiati con il Diploma d’Onore, il dott. Adolfo Celeste Menotti, socio della Federazione di Roma, per la pubblicazione: “I Menotti alla Patria”; – l'8 e 9 novembre 2012, presso l'Accademia Militare di Modena, si è svolto il Quarantennale del 154° Corso Allievi Ufficiali. Nel Cortile d'Onore dell'Accademia, comandata dal Gen. B. Giuseppe Nicola Tota, gli appartenenti al 154° Corso si sono schierati con gli Allievi del 193° corso "Valore" e del 194° corso "Coraggio" per poi, insieme, rendere gli Onori Militari ai Caduti con la deposizione di una corona di alloro al Sacrario dell'Accademia. Presenti, fra i 251 ex del 154° Corso, il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito gen. C.A. Claudio Graziano, il Capo Corso gen. D. Giuseppe Pilosio ed il socio della Federazione Provinciale di Roma dott. Adolfo Celeste Menotti, nipote della MOVM S.Ten. Alp. Ciro Menotti; – il 28 novembre, presso il Tempio del Pantheon, l’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon e il Centro Internazionale di Arte, Cultura e Scienza Foyer Des Artistes hanno ricordato il 60° anniversario della morte della Regina Elena. Mons. Daniele Micheletti, Arciprete della Basilica di Santa Maria ad Martyres, ha celebrato la S. Messa, accompagnata dal maestro Davide Clementi e dal Gruppo Vocale dell’Accademia Opera House di Roma. La Federazione di Roma era rappresentata dalla dott.ssa Anna Maria Menotti, accompagnata dalla sorella, chiamata Elena in onore della Regina, perché la bisnonna, Contessa Giuseppina Carducci-Artemisio, estratta viva dalle macerie del terremoto calabro-siculo del 1908, spirò sulla corazzata “Regina Elena” fra le braccia della Regina medesima”; Roma: 60° Anniversario della morte della Ragina Elena – l'8 gennaio 2013, si è svolta nella Sala della Protomoteca del Campidoglio, a Roma la Cerimonia di Premiazione delle Eccellenze Femminili. Settantasei Donne: medici, avvocati, ricercatrici, 44 militari, manager di aziende, rappresentanti della moda, dell'università, del mondo cattolico e dell'associazionismo sono state premiate per essersi distinte in campo professionale o in campo sociale conseguendo, senza tradire il loro ruolo, anche a costo di sacrifici, importanti risultati. L’iniziativa fortemente voluta dall’on. Lavinia Mennuni, Consigliere di Roma Capitale delegata del Sindaco per le Pari Opportunità e per i Rapporti con il Mondo Cattolico, e organizzata in collaborazione con Zètema Progetto Cultura, ha avuto un enorme successo. Per la Federazione di Roma era presenta la dott.ssa Anna Maria Menotti; Roma: Premiazione delle Eccellenze femminili – il 20 gennaio 2013, l'Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon, con la deposizione di una corona d’alloro al sacello del Milite Ignoto presso il Monumento a Vittorio Emanuele II, ha commemorato il 135° Anniversario della propria fondazione, istituita nel gennaio 1878 da un gruppo di ufficiali reduci dalle Campagne Risorgimentali. Le Guardie D’Onore, quindi, hanno sfilato con i Labari e le Bandiere da p.zza Venezia fino al Pantheon dove è stata celebrata una S. Messa in suffragio dei Re e delle Regine d’Italia. Il principe Emanuele Filiberto di Savoia, ringraziati i numerosi presenti, ha auspicato il rientro in Italia delle salme degli ultimi regnanti di Casa Savoia che attendono ancora sepoltura all’interno del Pantheon. La Federazione era rappresentata dalla dott.ssa Anna Maria Menotti, invitata dal Cap. V. (r.) dott. Ugo d’Atri; – il 31 gennaio 2013, dopo la visita al Museo Fotografico e alla Galleria Storica, è stata celebrata, nel Tempio Nazionale del Perpetuo Suffragio, a Roma, la S. Messa in memoria dei Caduti del Corpo degli Alpini e degli Autieri. Hanno partecipato alla Celebrazione Eucaristica d i v e r s e Associazioni d’Arma, con le loro Insegne. La Federazione Provinciale di Roma era rappresentata dalla dott.ssa Anna Maria Menotti, nipote del s.ten. alp. MOVM Ciro Menotti. IL NASTRO AZZURRO SIRACUSA (Sez. Noto) La Federazione Provinciale e la Sezione di Noto hanno concorso all’organizzazione del pontificale celebrato dal Vescovo di Noto, dal clero della Curia diocesana e dai cappellani militari di Augusta nella basilica del SS. Salvatore nella memoria liturgica di San Maurizio martire. Al militare tebano, patrono di Casa Savoia, dell’antico ordine cavalleresco dei Santi Maurizio e Lazzaro e del Regio Esercito, è dedicata tutt’ora la medaglia che già premiava sotto la Monarchia, e premia tuttora il servizio prestato nelle FF.AA. senza demerito. La Santa Messa, promossa unitamente alla Delegazione prov.le Ist. Naz. GG. OO. RR. TT. Pantheon e al Vicariato degli Ordini Dinastici Sabaudi di Siracusa, ha visto l’intervento dell’Amm. D.N. Caruso, Comandante di MariSicilia e dei vertici militari siciliani, del Presidente della provincia di Siracusa e dei Sindaci in sciarpa tricolore di Noto, Lentini, Carlentini, Pachino e Palazzolo con i rispettivi gonfaloni. Il Comando Provinciale Carabinieri ha disposto il servizio d’onore ai lati dell’altare maggiore. Al termine del rito, animato dal coro diocesano “Lorenzo Perosi”, è stata omaggiata agli intervenuti una pubblicazione celebrativa dell’evento stampata con il contributo della Federazione. inviando contestualmente una delegazione, composta dai Soci Camillo Bianchini e Fausto Giugni alla commemorazione svolta nella medesima domenica ad Albosaggia (SO) – il 1 settembre 2012, ha organizzato, in collaborazione con le Associazioni di Tiro della Valposchiavo, la competizione internazionale "Trofeo dell'Amicizia"; – ha presenziato con il Segretario avv. Vido al cambio di comandante del 151° Rgt. Fanteria "Sassari" a Cagliari ed del 3° Rgt. Bersaglieri a Capo Teulada (CA); – ha partecipato all'organizzazione della mostra "Sondrio e gli Alpini ... 90 anni insieme" con il Presidente e la Socia Maristella Ravelli in occasione del Raduno del 2° Raggruppamento Alpini. Nella medesima occasione ha presenziato alla sfilata conclusiva con l'Alfiere, il Segretario, e la scorta al Labaro Nazionale dell'Istituto con il Presidente ed i Soci Aurelio Moiola, Simonpietro Angelone e Manuel Mainetti, cui si sono affiancati il Consigliere Nazionale signora Anna Trimarelli, il Segretario della Federazione di Lecco Mario Nasatti nonchè il figlio della MAVM Col. Manfredini che ha portato lungo il percorso il cappello del proprio padre unitamente alle Decorazioni. Numerosi i soci presenti; Noto (SR): Pontificale in memoria di San. Maurizio martire Sondrio: Manifestazioni per “Sondrio e gli Alpini ... 90 anni insieme” SONDRIO La Federazione di Sondrio ha partecipato alle seguenti cerimonie ed attività: – ha organizzato presso il Centro Direzionale di Aprica (SO) la mostra storica dal titolo "1848 - 1918: 70 anni di lotte per l'Unità d'Italia" in collaborazione con il Gruppo Alpini di Aprica; – ha organizzato la serata storico - culturale "Uomini sulle vette della storia" che ha visto il Segretario della Federazione, avv. Federico Vido, ripercorrere con una proiezione multimediale - attraverso le fotografie del Cap. Aldo Varenna MAVM e MBVM - le difficoltà ed i sacrifici che hanno contraddistinto la vita dei nostri militari sul fronte montano nella Grande Guerra; – ha presenziato, con l'Alfiere Arrigo Mattiussi, alla cerimonia commemorativa tenutasi al Vallone dello Scerscen in ricordo degli alpini Caduti nel 1917 in addestramento a causa di una valanga; – ha presenziato, con il Presidente, il Vice Presidente, l'Alfiere Franco Silva ed i Soci Carlo Plozza e Maristella Ravelli, alla cerimonia commemorativa del Cap. Arnaldo Berni MAVM alla Memoria che si è svolta al Passo del Gavia domenica 19 agosto 2012, IL NASTRO AZZURRO – ha presenziato con il Segretario e l'Alfiere Franco Silva alle cerimonie svoltesi a Sondalo (SO) per il centesimo compleanno del C. F. MOVM Emilio Bianchi e per il novantesimo del C. C. MAVM Andrea Gianoli alla presenza del Capo di Stato Maggiore della Marina amm. Binelli Mantelli e dei Comandanti del COMSUBIN Amm. Caruso e del Dipartimento dell'Alto Tirreno Amm. Tedesco. Nell'occasione il Sindaco Nazionale avv. Vido ha portato al Cap. Gianoli ed alle figlie del Cap. Bianchi i saluti della Presidenza Nazionale; – ha partecipato alle celebrazioni del 200° anniversario della nascita della MOVM Cav. Ord. Mil. Savoia Col. Enrico Gucciardi a Ponte in Valtellina (SO). Sondrio: Compleanni delle MOVM Emilio Bianchi e Andrea Gianoli 45 RECENSIONI ROSINA FERRARIO SIGNORINA AVIATRICE di Rosellina Piano - Umberto Soletti Editore - 96 pagg. - 17 x 24 cm. - ISBN 978-88-956282-5-7 - Prezzo 20,00 Euro Entrare nella vita di Rosina cent'anni dopo, ritrovare la sua fiducia, il coraggio, la gioia del suo brevetto da pilota, il primo per una donna italiana, l'ottavo nel mon-do. Indossare con lei un casco di cuoio marrone, un po' buffo ma pratico. Sentire l'odore dell'olio che brucia nel motore del suo Caproni e l'odore dell'erba della brughiera attorno al Ticino. E poi passarle una mano fra quei capelli a zazzera, ribelli e sbarazzini e dirle: "Brava la mia ragazza, parlaci di te, raccontaci del tuo sogno." Ma la Rosina si schermisce, è ragazza di poche parole e modi spigliati, da maschietto. Scrive un telegramma di tre parole soltanto nel momento più emozionante della sua vita. Dice: Dato brevetto - arrivo Epifania - baci Rosina. Le domande ce le facciamo tutte noi, oggi, al suo posto. Perché l'aereo, così rischioso e inaffidabile? Perché proprio lei, fra le tante signorine del nuovo secolo? Perché un brevetto, cento voli e poi nulla? Ogni vita è un mistero che merita di essere svelato: per Rosina e per il suo coraggio occorre anche raccontarlo. Questo capolavoro di levità e di approfondimento si aggiunge alle altre perle che ci ha già regalato Rosellina Piano, ricercatrice appassionata e curiosa, attenta alla psicologia, al costume sociale e avvincente relatrice. Entra nella storia della prima aviatrice italiana e la fa sua per i lettori. Il libro si legge tutto d'un fiato e da modo di apprezzare non solo la biografia di un personaggio estremamente interessante, ma anche l'epoca in cui è vissuta con le sue peculiarità e le sue contraddizioni. EPISODI SENZA COMMENTO di Giovanni Piccardo Edizioni Santa Maria s.r.l. - 15,5 x 21 cm. - 176 pagg. - Prezzo 15,00 Euro (può essere richiesto direttamente alla Edizioni Santa Maria s.r.l. via Ticino, 45 00015 Monterotoindo - RM) Un testo intimista, scritto con lo stile asciutto di chi non vuole indulgere alla ricercatezza lessicale, quanto piuttosto intende trasmettere tra le righe "sentimenti e sensazioni" con lo scopo affatto dissimulato di coinvolgere il lettore nelle proprie meditazioni sulla vita e sul suo significato, sulla trascendenza e sul quotidiano, sulla necessità di lasciare qualcosa di buono che ricordi il proprio passaggio su questa Terra. L'autore, professore e gestore di due istituti scolastici superiori privati parificati, quindi esperto dell'insegnamento e dell'educazione alla vita, ci coinvolge in riflessioni che, partendo da concetti semplici e quotidiani, arrivano a toccare l'anima. 46 "La vita" egli dice "è un insieme di attimi fuggenti, vissuti con sensazioni e sentimenti mutevoli; di periodi che si rincorrono e restituiscono ricordi lontani, spesso ormai dimenticati. Stranamente, più ci si avvicina alla fine e più affiorano i ricordi dell'infanzia, le immagini, le emozioni delle prime esperienze, come se dovesse chiudersi un ciclo. Nasce, allora, il desiderio di lasciare una traccia, o forse una testimonianza, e vorremmo raccontare la nostra storia minuto per minuto ... , ma dobbiamo accontentarci di registrare soltanto "episodi" della nostra vita: intuizioni che appaiono e svaniscono lasciandoci nel dubbio e che ritornano, periodicamente, fino all'estremo oblio." Il testo, con la prefazione di Alberto Secci, è bilingue italiano - inglese; la traduzione in inglese è stata effettuata dalla figlia dell'autore, Patrizia Piccardo, a sua volta autrice di una bellissima "lettera dalla figlia al padre" alla quale il Piccardo risponde con una sua altrettanto bella. Il libro si chiude su questo scambio di sentimenti che suggella un messaggio di grande, piacevole, malinconica testimonianza di amore e serenità. LIBIA 1922-1931. LE OPERAZIONI MILITARI ITALIANE di Federica Saini Fasanotti, edito dallo Stato Maggiore dell'Esercito - pagg. 433. Presso la Caserma Teuliè di Milano è stato recentemente presentato l'ultimo studio di Federica Saini Fasanotti. L'opera, distribuita su 7 capitoli e 966 note, tratta il difficile e complesso periodo della cosiddetta "riconquista", dopo la prima guerra mondiale, di ciò che rimaneva dei territori occupati dagli italiani in seguito alla guerra italo-turca per il possesso della Libia. Le operazioni militari in Tripolitania furono rapidamente risolte dal governatore Giuseppe Volpi. Più problematico fu sedare la rivolta dei Senussi in Cirenaica. Solo nel 1930 l’azione congliunta di Badoglio e Graziani, con la cattura di Omar al-Mukhtar, ne ebbe ragione. Lo studio, durato tre anni e basatosi su tutta la letteratura italiana e straniera sull'argomento, ma soprattutto su fonti d'archivio, risulta un importante tassello dell'articolato panorama del colonialismo italiano. Scevro da qualunque retorica e ideologia preconcetta, è un importante passo verso una visione più completa di quella vicenda storica. IL NASTRO AZZURRO AZZURRI NELL’AZZURRO DEI CIELI FED. BRESCIA: Azzurro Marcello Raza FED.CAGLIARI: Guardiamarina Antonio Corona cl.1916 (1 M.A.V.M. 1 M.B.V.M. e 1 C.G.V.M) FED. PESCARA: Azzurro Nicola Camarra (M.A.M.V.); Azzurro Guido Rodorigo (Prom. MG) FED. TERNI: Azzurro Alfio Nannini (M.A.V.M.) FED.PISTOIA: Azzurro Pietro Arcangeli FED.VICENZA: Azzurro Oscar Bizzotto; Azzurro Gaetano Bressan (M.A.V.M.) FED. TRIESTE: Sig. Gianfranco Geromel FED.CUNEO: N.H. Antonio Cabiale (M.B.V.M.) FED.LA SPEZIA: S.Ten.(T.O.) Pil Giorgio Fasana FED. NAPOLI: Questore Giuseppe Chiodi (M.B.V.M.) Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le espressioni del più vivo cordoglio della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri. POTENZIAMENTO DEL PERIODICO € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € 200,00 Federazione di Parma 100,00 Ten.Col. Comm. Santo Papa - Sez. Noto (SR) 100,00 Gen. B. (r) Giuseppe Picca, Vice Presidente Nazionale - Fed. Bari 50,00 S.Ten. R.O. Giuseppe Faccinetto MAVM - Fed. Lecco 50,00 Prof.ssa Emilia Roman Tron in memoria del marito Magg. Silvio Tron - Fed. Varese 50,00 Miranda Ratti Politi - Fed. Padova 50,00 Associazione di Maria Teresa Gariboldi vedova Gen. Mario Gariboldi - Fed. Modena 40,00 contributo socio Paolo Debolini in memoria del padre carrista Guido Debolini – Sez. Montevarchi (Ar) 30,00 Prof.ssa Wanda Palmieri Deliperi - Fed. Cagliari 25,00 Maria Concetta Nurchi - Fed. Cagliari 20,00 Giovanni Salvi - Fed. Brescia 20,00 Edda Soldati - Fed. Rimini 20,00 Berardo De Beni - Fed. Bergamo 20,00 Algisa Tatone in Di Nardo - Sez. Roccamontepiano (CH) 20,00 Guglielmo Pettirossi - Fed. Genova 20,00 Attilia Cantele Marostica (VI) 20,00 Maria Andreone De Bellis in memoria di Ernesto De Bellis - Fed. Modena 20,00 Bruna Stefanini - Sez. Alfonsine (RA) 15,00 Romano Olivieri - Fed. Genova 10,00 Antonietta Martino - Sez. Alvignano (CE) 10,00 Mar. Luigi Buccheri - Sez. Sortino (SR) 10,00 Annita Caracci Madussi - Sez. Ciampino (RM) 10,00 Fernando Serra - Fed. Bologna 10,00 Maura Guilizzoni Cantova - Sez ... Laveno Mombello (VA) 10,00 Michele Denaro - Fed. Campobasso 10,00 Assunta Lisi - Fed. Frosinone 5,00 Salvatore Limoli per calendario - Sez. Valdagno (VI) 5,00 Maria Mazzoni - Sez. Bondeno (FE) ERRATA CORRIGE n. 6-2012 pag. 47 nei Consigli Direttivi Fed. Reggio Emilia, il Presidente Giuseppe Ronchetti non Sig. ma Cav.Uff. OMRI Geom. n. 1-2013 pag. 25 Presidente della Federazione di Pesaro e Urbino è il COL. Massimo RINALDI pag. 23 indirizzo della Federazione di Como VIA SERAFINO BALESTRA 3 – 22100 C IL NASTRO AZZURRO 47