prof. DAVIDE GRASSI LA PRIMA PROVA SCRITTA DELL’ESAME DI STATO Guida pratica per lo svolgimento della prima prova scritta all’esame di Stato PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 2 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Dedico questo libretto a tutti i miei studenti con particolare riguardo a quelli del corso serale dell’I.T.I.S. “Galilei” di Carrara Davide Grassi 3 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 4 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com INTRODUZIONE Il presente manuale ha lo scopo di fornire agli alunni delle Scuole secondarie alcune fondamentali indicazioni utili per la composizione scritta. I problemi che spesso si registrano nelle scuole secondarie sulla composizione scritta del testo nascono, del resto, dalla mancanza di una seria metodologia didattica per comporre il testo e dalla conseguente carenza di organicità e di logicità nella struttura della composizione stessa. Questo breve manuale, pur non avendo pretese innovative dal punto di vista didattico, si offre come un supporto per gli studenti che intendono acquisire le basi per poter comporre ed analizzare i principali tipi di testo. Tale acquisizione si è resa oggi assolutamente inderogabile, anche alla luce dei provvedimenti ministeriali (conseguenti alla Legge 425/1997) che hanno profondamente modificato la struttura delle prove d’esame, richiedendo, accanto al tradizionale tema, nuove tipologie di prove, dall’analisi del testo, all’articolo giornalistico, al saggio. L’opera é in primis rivolta ai discenti delle classi iniziali degli Istituti secondari superiori, ove i programmi prevedono la composizione dei vari tipi di testo e la loro analisi. Verranno esposti alcuni metodi utili per la composizione delle varie tipologie di testo che sono, attualmente, proposte all’esame di Stato: il tema di ordine generale, il saggio breve, il tema storico, l’analisi del testo. Accanto alla parte teorica saranno forniti esempi pratici di composizione con le relative fasi del testo in costruzione. Questo proprio per facilitare gli studenti e per offrire loro un aiuto concreto nell’esercizio di produzione del testo scritto. Riteniamo che questo lavoro possa rivelarsi utile a quanti mantengono difficoltà di ordine interpretativo, oltre che esecutivo, nei confronti dello svolgimento delle prove d’esame. Per questo ci è parso utile esporre, in modo dettagliato, tutte le varie fasi della composizione della prova, “sezionando” - per così dire l’elaborazione del testo nelle sue singole fasi creative. Abbiamo scelto, come si è detto, le quattro tipologie di prove proposte all’esame (tema di argomento generale, saggio breve / articolo di giornale, tema di argomento storico, l’analisi testuale), anche se esse non sono 5 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com certamente esaustive per quanto riguarda le varie forme di composizione scritta. In appendice si è fatto cenno anche ad altre possibili tipologie di prova, che, per il momento, non sono state ancora utilizzate nei testi d’esame, ma che sono previste dall’art. 1 comma 2 lett. B) del D.M. 18.09.1998 n° 356. 6 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com IL SAGGIO BREVE Nel compito d‘esame si trova scritto, di norma, questo: Se scegli la forma del “saggio breve”, interpreta e confronta i documenti e i dati forniti e su questa base svolgi, argomentandola, la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle tue conoscenze ed esperienze di studio. Da’ al saggio un titolo coerente con la tua trattazione e ipotizzane una destinazione editoriale (rivista specialistica, fascicolo scolastico di ricerca e documentazione, rassegna di argomento culturale, altro). Se lo ritieni, organizza la trattazione suddividendola in paragrafi cui potrai dare eventualmente uno specifico titolo Il saggio breve rientra nei testi argomentativi e può, quindi, essere strutturato come un testo argomentativo (tesi, argomenti a favore della tesi, antitesi …). Tuttavia, rispetto ad un testo argomentativo classico, esso presenta in allegato diversi documenti che devono essere adoperati dallo studente e, inoltre, si caratterizza per la sua sinteticità e brevità espositiva. L’elaborazione di un saggio breve può procedere secondo quattro fasi: 1. analisi e comprensione del titolo assegnato occorre, in questa fase, leggere attentamente il titolo, prendere in esame le richieste, decidere il destinatario 2. ricerca ed organizzazione delle idee in questa seconda fase occorre leggere attentamente ed analizzare il materiale a nostra disposizione, scegliere la tesi che vogliamo dimostrare e selezionare il materiale attinente a questa tesi 3. stesura del testo a questo punto possiamo iniziare a scrivere il testo in brutta, secondo questa successione: - introduzione (si può scrivere anche all’ultimo e ricollocarla in cima) - esposizione della nostra tesi 7 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com - argomenti a favore della tesi – si devono qui citare alcuni documenti a sostegno delle nostre opinioni - antitesi (la tesi contrapposta alla nostra) e confutazione dell’antitesi – si devono citare alcuni documenti a sostegno delle nostre opinioni - conclusione: breve riformulazione della tesi si può, allora, trovare, per il nostro saggio, un titolo che andrà collocato prima dell’introduzione 4. revisione e sistemazione grafica in questa fase si controlla e si rivede tutto il testo, che va disposto in ordine logico; occorre anche ricontrollare sintassi ed ortografia ESEMPIO DI SVOLGIMENTO DI UN SAGGIO BREVE ESAME DI STATO - Sessione ordinaria 2000 – Prima prova scritta Tipologia B Ambito tecnico – scientifico Argomento: “Da Gutenberg al libro elettronico: modi e strumenti della comunicazione” DOCUMENTI 1. “L’homo sapiens che moltiplica il proprio sapere è il cosiddetto uomo di Gutenberg. E’ vero che la Bibbia stampata da Gutenberg tra il 1452 e il 1455 ebbe una tiratura (per noi, oggi, risibile) di 200 copie. Ma quelle 200 copie erano ristampabili. Il salto tecnologico era avvenuto. E dunque è con Gutenberg che la trasmissione scritta della cultura diventa potenzialmente accessibile a tutti. Il progresso della riproduzione a stampa fu lento ma costante e culmina nell’avvento - a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento – del giornale che si stampa ogni giorno, del “quotidiano”. Nel contempo, dalla metà dell’Ottocento in poi 8 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com comincia un nuovo e diverso ciclo di avanzamenti tecnologici. Primo, l’invenzione del telegrafo, poi quella del telefono (di Alexander Graham Bell). Con queste due invenzioni spariva la distanza e cominciava l’era delle comunicazioni immediate. La radio, anch’essa un eliminatore di distanze, aggiunge un nuovo elemento. Una voce facile da diffondere in tutte le case. La radio è il primo formidabile diffusore di comunicazione; ma un diffusore che non intacca la natura simbolica dell’uomo. […] La rottura avviene, alla metà del nostro secolo, con la televisione. La televisione – lo dice il nome – è vedere da lontano (tele), cioè portare al cospetto di un pubblico di spettatori cose da vedere da dovunque, da qualsiasi luogo e distanza. E nella televisione il vedere prevale sul parlare, nel senso che la voce in campo o di un parlante è secondaria, sta in funzione dell’immagine, commenta l’immagine. Ne consegue che il telespettatore è più un animale vedente che un animale simbolico. Per lui le cose raffigurate in immagini contano e pesano più delle cose dette in parole. E questo è un radicale rovesciamento di direzione, perché mentre la capacità simbolica distanzia l’homo sapiens dall’animale, il vedere lo ravvicina alle sue capacità ancestrali, al genere di cui l’homo sapiens è specie. […] I veri studiosi continueranno a leggere libri, avvalendosi di Internet per i riempitivi, per le bibliografie e le informazioni che prima trovavano nei dizionari, ma dubito che se ne innamoreranno”. G. SARTORI, Homo sapiens, Laterza, Bari 1997 2. “Attraverso il disegno e la stampa, già nei secoli scorsi, l’uomo aveva catturato e imparato a governare l’immagine. Solo in questo secolo (Novecento) è stato capace di realizzare una delle sue più antiche ambizioni: quella di catturare, riprodurre, trasmettere a distanza i suoni delle voci e delle cose. La galassia Gutemberg ha fatto piombare il mondo nel silenzio. La galassia multimediale gli ha ridato voce, ne ha moltiplicato le immagini acustiche”. R. MARAGLIANO, Nuovo manuale di didattica multimediale, Laterza Bari, 1998 3. “La rivoluzione dell’editoria comincia a primavera. E nell’arco di pochi anni si verificheranno tali trasformazioni nella produzione di libri e nella loro distri9 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com buzione (ma anche in quella dei giornali) che alla fine apparirà tutto mutato. Addio carta, addio biblioteche con chilometri di scaffali dal pavimento al soffitto. La rivoluzione si chiama e Book……Gli E book, conclude Fabio Falzea [responsabile delle relazioni strategiche della Microsoft Italia], saranno il più grosso fattore di accelerazione della cultura dopo Gutenberg”. L. SIMONELLI, “Tuttoscienze”, 23 febbraio 2000 Procediamo secondo le quattro fasi: 1. analisi e comprensione del titolo assegnato il titolo mi chiede di parlare dello sviluppo delle comunicazioni dalla stampa a caratteri mobili fino agli attuali libri in formato elettronico e di dare un giudizio su questo. Scelgo il destinatario: un settimanale per famiglie 2. ricerca ed organizzazione delle idee inizio a leggere il materiale e a farmi un’idea. L’articolo di Sartori parla della perdita dei contenuti essenziali della comunicazione nell’era digitale e tecnologica, visto che l’immagine visiva finisce per prevalere sui contenuti, e dà, pertanto, un giudizio implicitamente negativo sulla stessa. L’articolo di Maragliano, invece, esprime un giudizio sostanzialmente positivo, poiché si sono accresciute le possibilità di comunicazione soprattutto con la diffusione a distanza della voce e dei suoni (file multimediali). Infine, l’articolo di Simonelli si sofferma sull’accelerazione del mondo globale e sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie, dunque un altro giudizio positivo. A questo punto posso scegliere la mia tesi: <<il progresso tecnologico nelle comunicazioni, nonostante i rischi, è positivo>>. Passo, quindi, a scegliere i testi in relazione alla mia tesi A favore della tesi: Maragliano e Simonelli A favore dell’antitesi: Sartori 10 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 3. stesura del testo a questo punto posso iniziare a scrivere il testo in brutta, secondo lo schema argomentativo: Introduzione: Sin dai tempi della preistoria l’uomo ha cercato di comunicare con i suoi simili, adoperando vari sistemi che la tecnica di allora poteva permettergli. Si è iniziato con i graffiti e con le incisioni rupestri, per poi passare ad altre forme di comunicazione più complesse, man mano che lo sviluppo procedeva. Una prima rivoluzione è stata la scrittura, che ha avuto il merito di registrare la storia dell’uomo e di trasmetterla a distanza anche di anni e secoli. Le prime forme di scrittura erano assai complesse e difficili da imparare, come i geroglifici egizi e i caratteri cuneiformi dei Babilonesi. In seguito si è avuto un processo di semplificazione fino ad arrivare all’alfabeto usato, per la prima volta, dai Fenici e in seguito importato dalle altre culture. La seconda rivoluzione si è avuta, invece, con l’invenzione della stampa a caratteri mobili (Gutenberg, metà del XV secolo), che ha permesso di riprodurre con più facilità le copie delle opere scritte, superando i limiti dei vecchi manoscritti. Grazie a questo si è avuta la progressiva diffusione dei libri, che hanno raggiunto un pubblico sempre più vasto. Nell’Ottocento e nel Novecento siamo entrati, poi, nella terza rivoluzione, quella tecnologica, con le invenzioni di telegrafo, telefono, televisione, che hanno portato ad una più rapida trasmissione dei contenuti delle opere e delle informazioni in genere. Questa rivoluzione è stata completata con la diffusione di internet e con le possibilità offerte dalla trasmissione elettronica dei dati. Così, oggi, ci troviamo di fronte a documenti multimediali, a libri in formato elettronico (e – book), a filmati concentrati in file che possono essere scaricati ed usati al posto dei libri tradizionali. Tutto questo, nel secolo XXI, ci fa porre una domanda: tutte queste innovazioni hanno veramente migliorato le relazioni fra gli uomini o hanno portato ad un lento degrado comunicativo? Tesi: pur con i limiti che ogni innovazione porta necessariamente con sé, il nostro giudizio su queste tecnologie è nel complesso positivo. Infatti ci troviamo di fronte ad un indiscutibile miglioramento delle comunicazioni che offre 11 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com l’opportunità di imparare e di conoscere ad un numero sempre più elevato di persone e a costi sempre più contenuti. Argomenti a favore della tesi. L’accessibilità alle informazioni di qualsiasi tipo sta diventando globale, come, ai tempi di Gutenberg, si avviava a diventare globale, almeno potenzialmente, la diffusione del testo scritto. Vi è una maggiore comodità nel reperimento delle informazioni e nel loro scambio, e si assiste ad una accelerazione globale della cultura, con la scomparsa, forse, del libro, ma con la nascita di biblioteche elettroniche e di enciclopedie universali in evoluzione, come Wikipedia. Inoltre la dimensione globale dell’informazione cancella le differenze fra i popoli e rende le persone cittadini di un unico mondo, eliminando barriere e chiusure storiche. Queste grandi novità sono state colte dagli studiosi più intelligenti e culturalmente aperti, i quali ne hanno lodato i pregi. Il pedagogista Maragliano, per esempio, afferma che l’uomo in questo secolo, grazie alle nuove tecnologie, è riuscito a realizzare un suo vecchio sogno: catturare, riprodurre, trasmettere a distanza i suoni delle voci e delle cose. Da questo punto di vista, se Gutenberg, con il libro stampato, aveva un po’ messo a tacere la trasmissione orale, la nuova galassia multimediale gli ha ridato voce. Simonelli, analogamente, si sofferma sulla grande rivoluzione che, tra breve, produrranno gli e – book, capaci di rivoluzionare l’intero sistema delle informazioni, della loro diffusione, reperibilità e conservazione. Antitesi. Non mancano, tuttavia, pareri negativi su questo grande processo di cambiamento. La critica più ricorrente che viene fatta a questi progressi tecnologici è la perdita dei contenuti essenziali delle informazioni, che vengono sacrificati a beneficio delle immagini che diventano più importanti delle parole; questo si accompagna alla mancanza di contatti personali che solo l’incontro fisico può dare, come pure alla perdita degli elementi emotivi legati al linguaggio analogico (ad esempio gesti, suoni, modi di respirare …). Lo studioso Sartori, a questo proposito, ha criticato specialmente la televisione perché ha modificato le modalità di trasmissione del pensiero, rendendo le immagini più importanti delle parole e riducendo la persona ad uno spettatore passivo, una sorta di <<animale vedente>>, diverso dall’... homo sapiens. In più, da diverse parti, si segnalano il calo delle letture che si è registrato negli ultimi anni, dovuto principalmente ad Internet e in parte agli e Book; la riduzione delle capacità e delle competenze culturali; la diminuzione dell’interesse culturale soprattutto nelle giovani generazioni. Infine, come aspetto negativo, si è sottolineata la manipolazione delle in12 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com formazioni, soprattutto nella televisione e in Internet, alla quale non è possibile porre un freno, visto che non è semplice, con i normali mezzi che si hanno a disposizione, verificare l’autenticità e la veridicità delle informazioni. Confutazione dell’antitesi. Queste preoccupazioni, se pur legittime, non ci sembrano del tutto fondate e soprattutto tradiscono una certa miopia culturale. È l’atteggiamento che si registra, in ogni epoca, quando ci sono grandi mutamenti tecnologici e scientifici, i quali vengono prima giudicati con diffidenza, salvo poi essere assunti e fatti propri da tutti. Intanto non è assolutamente vero che con la trasmissione elettronica si perdono i contenuti; cambia solo il modo di trasmetterli e di acquisirli; anche la prevalenza dell’immagine sul testo scritto non è automatica e non si lega necessariamente ad una modalità di trasmissione elettronica e telematica dei dati. Anche la diminuzione dell’interesse verso la cultura non è certamente dovuta ai mezzi elettronici e ad Internet, ma ha radici più profonde e si inquadra nella generale caduta di valori e di modelli morali e intellettuali che sta attraversando la nostra società in crisi. Riguardo, infine, alla manipolazione delle informazioni, questo è un problema reale e grave, ma non è legato né alla televisione in sé, né ad Internet e alla diffusione elettronica dei dati e delle informazioni. I veri motivi, infatti, sono altri, tra i quali, primo, la concentrazione dei mezzi di informazione nelle mani di pochi soggetti che esercitano, di fatto, una sorta di monopolio e controllano gran parte dell’informazione. È un problema che oggi riguarda la televisione e i giornali (ma non ancora Internet), ma che un tempo veniva ugualmente esercitato anche senza questi mezzi di comunicazione attraverso la censura ed il controllo repressivo sui mezzi di comunicazione che esercitavano le dittature classiche (fascismo, nazismo, stalinismo). Sotto questo profilo, il rimedio è, oltre che la concorrenza, l’azione delle democrazie che devono introdurre leggi e norme severe a garanzia del pluralismo culturale, informativo e intellettuale, cosa che in certi paesi autenticamente democratici è stata fatta. Conclusioni. Di fronte ai nuovi mezzi di trasmissione il nostro parere è che non si debba assumere alcun atteggiamento precostituito e prevenuto. Essi sono, come dice il nome, “mezzi” e come tali non sono, in sé, né negativi, né positivi; ciò che li rende tali è l’uso che ne fa l’uomo. Per questo il nostro auspicio è che si abbandonino le resistenze e si colgano le opportunità che la tecnologia è in grado di offrirci, studiandole e acquisendole nel nostro patrimonio informativo. A noi 13 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com sta di adoperarle nel miglior modo possibile e agire perché possano essere strumenti di diffusione della cultura, del sapere e della libertà Adesso posso scegliere il titolo per il saggio, coerente con quanto ho dimostrato. Un esempio di titolo potrebbe essere: <<I nuovi strumenti della comunicazione: un’opportunità da non perdere>> 4. revisione e sistemazione grafica Non resta, ora, che rivedere il testo, correggerlo, e sistemarlo nell’ordine. Alla fine, il saggio breve si presenterà così: SEMPRE NUOVI STRUMENTI NELLA COMUNICAZIONE: UN’OPPORTUNITÀ DA NON PERDERE Sin dai tempi della preistoria l’uomo ha cercato di comunicare con i suoi simili, adoperando vari sistemi che la tecnica di allora poteva permettergli. Si è iniziato con i graffiti e con le incisioni rupestri, per poi passare ad altre forme di comunicazione più complesse, man mano che lo sviluppo procedeva. Una prima rivoluzione è stata la scrittura, che ha avuto il merito di registrare la storia dell’uomo e di trasmetterla a distanza anche di anni e secoli. Le prime forme di scrittura erano assai complesse e difficili da imparare, come i geroglifici egizi e i caratteri cuneiformi dei Babilonesi. In seguito si è avuto un processo di semplificazione fino ad arrivare all’alfabeto usato, per la prima volta, dai Fenici e in seguito importato dalle altre culture. La seconda rivoluzione si è avuta, invece, con l’invenzione della stampa a caratteri mobili (Gutenberg, metà del XV secolo), che ha permesso di riprodurre con più facilità le copie delle opere scritte, superando i limiti dei vecchi manoscritti. Grazie a questo si è avuta la progressiva diffusione dei libri, che hanno raggiunto un pubblico sempre più vasto. Nell’Ottocento e nel Novecento siamo entrati, poi, nella terza rivoluzione, quella tecnologica, con le invenzioni di telegrafo, telefono, televisione, che hanno portato ad una più rapida trasmissione dei contenuti delle opere e delle informazio14 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com ni in genere. Questa rivoluzione è stata completata con la diffusione di internet e con le possibilità offerte dalla trasmissione elettronica dei dati. Così, oggi, ci troviamo di fronte a documenti multimediali, a libri in formato elettronico (e – book), a filmati concentrati in file che possono essere scaricati ed usati al posto dei libri tradizionali. Tutto questo, nel secolo XXI, ci fa porre una domanda: tutte queste innovazioni hanno veramente migliorato le relazioni fra gli uomini o hanno portato ad un lento degrado comunicativo? Pur con i limiti che ogni innovazione porta necessariamente con sé, il nostro giudizio su queste tecnologie è nel complesso positivo. Infatti ci troviamo di fronte ad un indiscutibile miglioramento delle comunicazioni che offre l’opportunità di imparare e di conoscere ad un numero sempre più elevato di persone e a costi sempre più contenuti. L’accessibilità alle informazioni di qualsiasi tipo sta diventando globale, come, ai tempi di Gutenberg, si avviava a diventare globale, almeno potenzialmente, la diffusione del testo scritto. Vi è una maggiore comodità nel reperimento delle informazioni e nel loro scambio, e si assiste ad una accelerazione globale della cultura, con la scomparsa, forse, del libro, ma con la nascita di biblioteche elettroniche e di enciclopedie universali in evoluzione, come Wikipedia. Inoltre la dimensione globale dell’informazione cancella le differenze fra i popoli e rende le persone cittadini di un unico mondo, eliminando barriere e chiusure storiche. Queste grandi novità sono state colte dagli studiosi più intelligenti e culturalmente aperti, i quali ne hanno lodato i pregi. Il pedagogista Maragliano, per esempio, afferma che l’uomo in questo secolo, grazie alle nuove tecnologie, è riuscito a realizzare un suo vecchio sogno: catturare, riprodurre, trasmettere a distanza i suoni delle voci e delle cose. Da questo punto di vista, se Gutenberg, con il libro stampato, aveva un po’ messo a tacere la trasmissione orale, la nuova galassia multimediale gli ha ridato voce. Simonelli, analogamente, si sofferma sulla grande rivoluzione che, tra breve, produrranno gli e – book, capaci di sconvolgere l’intero sistema delle informazioni, della loro diffusione, reperibilità e conservazione. Non mancano, tuttavia, pareri negativi su questo grande processo di cambiamento. La critica più ricorrente che viene fatta a questi progressi tecnologici è la perdita dei contenuti essenziali delle informazioni, che vengono sacrificati a beneficio delle immagini,le quali diventano più importanti delle parole; questo 15 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com si accompagna alla mancanza di contatti personali che solo l’incontro fisico può dare, come pure alla perdita degli elementi emotivi legati al linguaggio analogico (ad esempio gesti, suoni, modi di respirare …). Lo studioso Sartori, a questo proposito, ha criticato specialmente la televisione perché ha modificato le modalità di trasmissione del pensiero, rendendo le immagini più importanti delle parole e riducendo la persona ad uno spettatore passivo, una sorta di <<animale vedente>>, diverso dall’... homo sapiens. In più, da diverse parti, si segnalano il calo delle letture, che si è registrato negli ultimi anni, dovuto principalmente ad Internet e in parte agli e Book; la riduzione delle capacità e delle competenze intellettuali; la diminuzione dell’interesse culturale, soprattutto nelle giovani generazioni. Infine, come aspetto negativo, si è sottolineata la manipolazione delle informazioni, soprattutto nella televisione e in Internet, alla quale non è possibile porre un freno, visto che non è semplice, con i normali mezzi che si hanno a disposizione, verificare l’autenticità e la veridicità delle informazioni. Queste preoccupazioni, se pur legittime, non ci sembrano del tutto fondate e soprattutto tradiscono una certa miopia culturale. È l’atteggiamento che si registra, in ogni epoca, quando ci sono grandi mutamenti tecnologici e scientifici, i quali vengono prima giudicati con diffidenza, salvo poi essere assunti e fatti propri da tutti. Intanto non è assolutamente vero che con la trasmissione elettronica si perdono i contenuti; cambia solo il modo di trasmetterli e di acquisirli; anche la prevalenza dell’immagine sul testo scritto non è automatica e non si lega necessariamente ad una modalità di trasmissione elettronica e telematica dei dati. Inoltre la diminuzione dell’interesse verso la cultura non è certamente dovuta ai mezzi elettronici e ad Internet, ma ha radici più profonde e si inquadra nella generale caduta di valori e di modelli morali e intellettuali che sta attraversando la nostra società in crisi. Riguardo, infine, alla manipolazione delle informazioni, questo è un problema reale e grave, ma non è legato né alla televisione in sé, né ad Internet e alla diffusione elettronica dei dati e delle informazioni. I veri motivi, infatti, sono altri, tra i quali, primo, la concentrazione dei mezzi di informazione nelle mani di pochi soggetti che esercitano, di fatto, una sorta di monopolio e controllano gran parte dell’informazione. È un problema che oggi riguarda la televisione e i giornali (ma non ancora Internet), ma che un tempo veniva ugualmente esercitato anche senza questi mezzi di comunicazione attraverso la censura ed il controllo repressivo sui mezzi di comunicazione che esercitavano le dittature classiche (fascismo, nazismo, stalinismo). Sotto questo profilo, il rimedio è, oltre che la concorrenza, l’azione delle democrazie 16 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com che devono introdurre leggi e norme severe a garanzia del pluralismo culturale, informativo e intellettuale, cosa che in certi paesi autenticamente democratici è stata fatta. Di fronte ai nuovi mezzi di trasmissione il nostro parere è che non si debba assumere alcun atteggiamento precostituito e prevenuto. Essi sono, come dice il nome, “mezzi” e come tali non sono, in sé, né negativi, né positivi; ciò che li rende tali è l’uso che ne fa l’uomo. Per questo il nostro auspicio è che si abbandonino le resistenze e si colgano le opportunità che la tecnologia è in grado di offrirci, studiandole e acquisendole nel nostro patrimonio informativo. A noi sta di adoperarle nel miglior modo possibile e agire perché possano essere strumenti di diffusione della cultura, del sapere e della libertà 17 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com L’ ARTICOLO DI GIORNALE L’articolo di giornale, nella prova scritta di Italiano all’esame di Stato, ha lo stesso argomento e la stessa documentazione del saggio breve, ma è una tipologia di testo da questo affatto distinta. Anche l’esame dei documenti e il loro utilizzo viene fatto secondo modalità differenti da quelle viste per il saggio breve. Nel compito d’esame si trova scritto, di norma, questo: Se scegli la forma dell’ “articolo di giornale”, individua nei documenti e nei dati forniti uno o più elementi che ti sembrano rilevanti e costruisci su di essi il tuo ‘pezzo’. Da’ all’articolo un titolo appropriato ed indica il tipo di giornale sul quale ne ipotizzi la pubblicazione (quotidiano, rivista divulgativa, giornale scolastico, altro). Per attualizzare l’argomento, puoi riferirti a circostanze immaginarie o reali (mostre, anniversari, convegni o eventi di rilievo). L’elaborazione di un articolo di giornale può procedere secondo quattro fasi: analisi e comprensione del titolo assegnato occorre, in questa fase, leggere attentamente il titolo, prendere in esame le richieste, decidere il destinatario. Si procede, pertanto, in modo analogo a quanto visto per il saggio breve, stando ben attenti a scegliere il destinatario, che condiziona anche il tipo di articolo (cronaca locale, cronaca nera, cronaca politica …) ricerca ed organizzazione delle idee in questa seconda fase occorre leggere attentamente ed analizzare il materiale a nostra disposizione, dopo di che bisogna scegliere la notizia che vogliamo trattare e selezionare il materiale attinente a questa notizia. A differenza del saggio breve, che di norma prevede l’utilizzo di più documenti ed il loro confronto, l’articolo può partire anche da un solo documento o da una parte di esso. Teniamo presente che, secondo le indicazioni che compaiono nelle consegne, è possibile riferirsi a circostanze reali, ma anche immaginarie; pertanto è lecito inventarsi una situazione, un fatto, una conferenza, manifestazione, purché siano verosimili, cioè possibili nella realtà concreta 18 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com stesura del testo a questo punto possiamo iniziare a scrivere il testo dell’articolo, secondo questa successione: - attacco (o lead): in esso vanno condensati cinque elementi fondamentali che, di solito, si indicano con cinque domande, le cosiddette cinque W: who? (il protagonista del fatto), what? (informazioni sugli eventi), where? (l’ambiente che fa da sfondo agli avvenimenti descritti), when? (il tempo dell’avvenimento), why? (le cause, vere o ipotizzate) - blocco: occorre riprendere i cinque punti fondamentali ed ampliarli, con l’inserimento di dettagli, fatti, opinioni, notizie di completamento - conclusione: in genere contiene un commento al fatto e lascia, a volte, qualche interrogativo, suggerendo possibili sviluppi ed interpretazioni al lettore si può, a questo punto, trovare, per il nostro articolo, un titolo che andrà collocato prima dell’attacco e che consta, di norma, di tre parti: - titolo vero e proprio: una frase ad effetto che ha lo scopo di attirare l’attenzione - occhiello (sopra il titolo con caratteri più piccoli): è un riassunto sintetico del contenuto dell’articolo - sottotitolo (sotto il titolo con caratteri più piccoli): completa il titolo, riportando informazioni aggiuntive e, a volte, qualche citazione revisione e sistemazione grafica in questa fase si controlla e si rivede tutto il testo, che va disposto in ordine logico; occorre anche ricontrollare sintassi ed ortografia 19 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com ESEMPIO DI SVOLGIMENTO DI UN ARTICOLO DI GIORNALE ESAME DI STATO - Sessione ordinaria 2000 – Prima prova scritta Tipologia B Ambito tecnico – scientifico Argomento: “Da Gutenberg al libro elettronico: modi e strumenti della comunicazione” DOCUMENTI 1. “L’homo sapiens che moltiplica il proprio sapere è il cosiddetto uomo di Gutenberg. E’ vero che la Bibbia stampata da Gutenberg tra il 1452 e il 1455 ebbe una tiratura (per noi, oggi, risibile) di 200 copie. Ma quelle 200 copie erano ristampabili. Il salto tecnologico era avvenuto. E dunque è con Gutenberg che la trasmissione scritta della cultura diventa potenzialmente accessibile a tutti. Il progresso della riproduzione a stampa fu lento ma costante e culmina nell’avvento - a cavallo tra il Settecento e l’Ottocento – del giornale che si stampa ogni giorno, del “quotidiano”. Nel contempo, dalla metà dell’Ottocento in poi comincia un nuovo e diverso ciclo di avanzamenti tecnologici. Primo, l’invenzione del telegrafo, poi quella del telefono (di Alexander Graham Bell). Con queste due invenzioni spariva la distanza e cominciava l’era delle comunicazioni immediate. La radio, anch’essa un eliminatore di distanze, aggiunge un nuovo elemento. Una voce facile da diffondere in tutte le case. La radio è il primo formidabile diffusore di comunicazione; ma un diffusore che non intacca la natura simbolica dell’uomo. […] La rottura avviene, alla metà del nostro secolo, con la televisione. La televisione – lo dice il nome – è vedere da lontano (tele), cioè portare al cospetto di un pubblico di spettatori cose da vedere da dovunque, da qualsiasi luogo e distanza. E nella televisione il vedere prevale sul parlare, nel senso che la voce in campo o di un parlante è secondaria, sta in funzione dell’immagine, commenta l’immagine. Ne consegue che il telespettatore è più un animale vedente che un animale simbolico. Per lui le cose raffigurate in immagini contano 20 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com e pesano più delle cose dette in parole. E questo è un radicale rovesciamento di direzione, perché mentre la capacità simbolica distanzia l’homo sapiens dall’animale, il vedere lo ravvicina alle sue capacità ancestrali, al genere di cui l’homo sapiens è specie. […] I veri studiosi continueranno a leggere libri, avvalendosi di Internet per i riempitivi, per le bibliografie e le informazioni che prima trovavano nei dizionari, ma dubito che se ne innamoreranno”. G. SARTORI, Homo sapiens, Laterza, Bari 1997 2. “Attraverso il disegno e la stampa, già nei secoli scorsi, l’uomo aveva catturato e imparato a governare l’immagine. Solo in questo secolo (Novecento) è stato capace di realizzare una delle sue più antiche ambizioni: quella di catturare, riprodurre, trasmettere a distanza i suoni delle voci e delle cose. La galassia Gutemberg ha fatto piombare il mondo nel silenzio. La galassia multimediale gli ha ridato voce, ne ha moltiplicato le immagini acustiche”. R. MARAGLIANO, Nuovo manuale di didattica multimediale, Laterza Bari, 1998 3. “La rivoluzione dell’editoria comincia a primavera. E nell’arco di pochi anni si verificheranno tali trasformazioni nella produzione di libri e nella loro distribuzione (ma anche in quella dei giornali) che alla fine apparirà tutto mutato. Addio carta, addio biblioteche con chilometri di scaffali dal pavimento al soffitto. La rivoluzione si chiama e Book……Gli e Book, conclude Fabio Falzea [responsabile delle relazioni strategiche della Microsoft Italia], saranno il più grosso fattore di accelerazione della cultura dopo Gutenberg”. L. SIMONELLI, “Tuttoscienze”, 23 febbraio 2000 21 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Procediamo secondo le quattro fasi: 1. analisi e comprensione del titolo assegnato l’argomento è lo sviluppo delle comunicazioni dalla stampa a caratteri mobili fino agli attuali libri in formato elettronico. Scelgo di scrivere un articolo di cronaca economico – finanziaria sul libro elettronico, commentando le opportunità di questa invenzione. Scelgo il destinatario: un quotidiano. 2. ricerca ed organizzazione delle idee inizio a leggere il materiale e a farmi un’idea. L’articolo di Sartori parla della perdita dei contenuti essenziali della comunicazione nell’era digitale e tecnologica, visto che l’immagine visiva finisce per prevalere sui contenuti, e dà, pertanto, un giudizio implicitamente negativo sulla stessa. L’articolo di Maragliano, invece, esprime un giudizio sostanzialmente positivo, poiché si sono accresciute le possibilità di comunicazione soprattutto con la diffusione a distanza della voce e dei suoni (file multimediali). Infine, l’articolo di Simonelli si sofferma sull’accelerazione del mondo globale e sulle opportunità offerte dalle nuove tecnologie, facendo riferimento alle strategie della Microsoft Italia. Scelgo quest’ultimo documento per il mio pezzo, decidendo di parlare della campagna della Microsoft per la divulgazione dei libri elettronici. In seguito potrò, se necessario, fare riferimento agli altri documenti. 3. stesura del testo a questo punto posso iniziare a scrivere il testo in brutta, secondo lo schema dell’articolo: Attacco (lead): in un recente intervento (When) ad una riunione programmatica (Where), Fabio Falzea (Who), il responsabile delle relazioni strategiche della Microsoft Italia, ha dichiarato che presto ci sarà un’autentica rivoluzione nell’editoria e nella divulgazione di libri e giornali (What). Questo grazie alla introduzione, all’uso ed alla diffusione di testi di vario tipo in formato elettronico (Why) che prenderanno gradualmente il posto di biblioteche e librerie. Blocco: Il fatto potrebbe rappresentare veramente una grande rivoluzione non solo nella produzione di libri, riviste, giornali, ma anche nella loro distribuzione. 22 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Si tratta semplicemente di passare dalla carta stampata al formato elettronico, in modo da rendere possibile la lettura dei testi con un elaboratore (P.C.) e la loro ricerca tramite la navigazione in Internet. Sono i cosiddetti e – book (abbreviazione di electronic book = libro elettronico), testi in formato Word o PDF che possono leggersi sul monitor del P.C. con un semplice programma di videoscrittura. Gli e – book (ed anche i giornali), in verità, esistono già, visto che vi sono in commercio CD che contengono opere di autori o libri, ed anche in rete si trovano siti nei quali si possono scaricare libri di letteratura (vedi liberliber.it) o articoli di giornale (i siti dei quotidiani on line). La novità consiste nel fatto che, ben presto, almeno nelle intenzioni della Microsoft, questa pratica potrebbe essere notevolmente ampliata e trovare un’applicazione su larga scala. I cambiamenti in effetti potrebbero veramente rivoluzionare il mondo dell’editoria, facendo progressivamente scomparire librerie, biblioteche, scaffali, carta stampata, zaini, borse … infatti l’applicazione avrebbe riflessi non solo nell’ambito strettamente editoriale, ma anche in quello – ad esso connesso – della scuola che potrebbe fare a meno dei libri di testo e dotarsi di un sistema di ricerca e fruizione in rete del materiale. Come tutte le novità anche questa sta incontrando opposti pareri. C’è chi, come Maragliano, ha salutato positivamente l’intervento di Felzea ed ha visto favorevolmente queste innovazioni, soprattutto per quanto riguarda la didattica e le strategie di comunicazione nelle istituzioni scolastiche. Infatti, alla comunicazione scritta e orale, si affiancherebbe quella multimediale, con il recupero di suoni, immagini, filmati, sovente trascurati nella prassi scolastica. Inoltre la modalità di consultazione del materiale non sarebbe più quella della semplice successione logico – temporale (da pag. 1 a pag. …) ma avrebbe un aspetto interattivo, attraverso la forma dell’ipertesto, nel quale si accede a determinati elementi del prodotto testuale semplicemente puntando sulle frasi e parole evidenziate (i cosiddetti link). Altri studiosi, come Sartori, sono, invece, più scettici, perché lamentano la perdita dei contenuti fondamentali della comunicazione. Secondo loro, infatti, nell’era digitale e tecnologica, l’immagine visiva finirebbe per prendere il sopravvento sui contenuti, facendo trascurare la lettura e scoraggiando l’applicazione e lo studio riflessivo. Non mancano poi – ed è anche logico – le preoccupazioni delle case editrici e di tutto il mondo che ruota attorno alla distribuzione di materiale di divulgazione e di comunicazione, dai libri, ai giornali, ai testi scolastici. In effetti potrebbe verificarsi un autentico terremoto che provocherebbe la crisi di un settore produttivo con inevitabili ricadute sociali ed occu23 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com pazionali. Senza contare che anche la fruizione dei testi in rete non è sempre facile ed agevole: le scuole dovrebbero avere più computer, ogni studente dovrebbe, in teoria, essere messo nelle condizioni di accedere ad Internet e di scaricare testi. Ma questo non basta: per permettere la lettura domestica bisognerebbe garantire ad ogni studente un P.C. con accesso ad Internet. Da ultimo ricordiamo che il formato PDF, su cui è attualmente disponibile la maggioranza dei libri, si presenta, talvolta, di uso non agevole. Ciò detto ci sembra, comunque, che le resistenze a questa innovazione, se pur legittime, non siano condivisibili. Ci troviamo di fronte ad un indiscutibile miglioramento delle comunicazioni che offre l’opportunità di imparare e di conoscere ad un numero sempre più elevato di persone e a costi sempre più contenuti. L’accessibilità alle informazioni di qualsiasi tipo sta diventando globale, come, ai tempi di Gutenberg, si avviava a diventare globale, almeno potenzialmente, la diffusione del testo scritto. Vi sarà, in futuro, una maggiore comodità nel reperimento delle informazioni e nel loro scambio, e si assisterà ad una accelerazione globale della cultura, con la scomparsa, forse, del libro, ma con la nascita di biblioteche elettroniche e di enciclopedie universali in evoluzione, come Wikipedia, già presente in rete. Conclusione: Quali saranno gli sviluppi futuri? Nel suo intervento Felzea ha parlato di cambiamenti epocali ed ha auspicato un sostanziale miglioramento della produzione e della comunicazione dei testi, nell’ottica di una maggiore accessibilità. Questo è anche il nostro auspicio, ma per ora siamo ancora nel campo della speranza e solo i fatti ci diranno se la realtà sarà altrettanto promettente. Possiamo, ora, elaborare il titolo nelle sue tre componenti: titolo vero e proprio: e – book: una rivoluzione nell’editoria? sottotitolo: clamorose dichiarazioni del responsabile relazioni strategiche di Microsoft Italia occhiello: presto forse libri e giornali in formato elettronico a larga diffusione 24 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 4. revisione e sistemazione grafica Non resta, adesso, che rivedere il testo, correggerlo, e sistemarlo nell’ordine. Alla fine, il nostro articolo si presenterà così: PRESTO LIBRI E GIORNALI IN FORMATO ELETTRONICO A LARGA DIFFUSIONE E – BOOK: UNA RIVOLUZIONE NELL’EDITORIA? CLAMOROSE DICHIARAZIONI DEL RESPONSABILE RELAZIONI STRATEGICHE DI MICROSOFT ITALIA In un recente intervento ad una riunione programmatica, Fabio Falzea, il responsabile delle relazioni strategiche della Microsoft Italia, ha dichiarato che presto ci sarà un’autentica rivoluzione nell’editoria e nella divulgazione di libri e giornali. Questo grazie alla introduzione, all’uso ed alla diffusione di testi di vario tipo in formato elettronico che prenderanno gradualmente il posto di biblioteche e librerie. Il fatto potrebbe rappresentare veramente una grande rivoluzione non solo nella produzione di libri, riviste, giornali, ma anche nella loro distribuzione. Si tratta semplicemente di passare dalla carta stampata al formato elettronico, in modo da rendere possibile la lettura dei testi con un elaboratore (P.C.) e la loro ricerca tramite la navigazione in Internet. Sono i cosiddetti e – book (abbreviazione di electronic book = libro elettronico), testi in formato Word o PDF che possono leggersi sul monitor del P.C. con un semplice programma di videoscrittura. Gli e – book (ed anche i giornali), in verità, esistono già, visto che vi sono in commercio CD che contengono opere di autori o libri, ed anche in rete si trovano siti nei quali si possono scaricare libri di letteratura (vedi liberliber.it) o articoli di giornale (i siti dei quotidiani on line). La novità consiste nel fatto che, ben presto, almeno nelle intenzioni della Microsoft, questa pratica potrebbe essere notevolmente ampliata e trovare un’applicazione su larga scala. I cambiamenti 25 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com in effetti potrebbero veramente rivoluzionare il mondo dell’editoria, facendo progressivamente scomparire librerie, biblioteche, scaffali, carta stampata, zaini, borse … infatti l’applicazione avrebbe riflessi non solo nell’ambito strettamente editoriale, ma anche in quello – ad esso connesso – della scuola che potrebbe fare a meno dei libri di testo e dotarsi di un sistema di ricerca e fruizione in rete del materiale. Come tutte le novità anche questa sta incontrando opposti pareri. C’è chi, come Maragliano, ha salutato positivamente l’intervento di Felzea ed ha visto favorevolmente queste innovazioni, soprattutto per quanto riguarda la didattica e le strategie di comunicazione nelle istituzioni scolastiche. Infatti, alla comunicazione scritta e orale, si affiancherebbe quella multimediale, con il recupero di suoni, immagini, filmati, sovente trascurati nella prassi scolastica. Inoltre la modalità di consultazione del materiale non sarebbe più quella della semplice successione logico – temporale (da pag. 1 a pag. …) ma avrebbe un aspetto interattivo, attraverso la forma dell’ipertesto, nel quale si accede a determinati elementi del prodotto testuale semplicemente puntando sulle frasi e parole evidenziate (i cosiddetti link). Altri studiosi, come Sartori, sono, invece, più scettici, perché lamentano la perdita dei contenuti fondamentali della comunicazione. Secondo loro, infatti, nell’era digitale e tecnologica, l’immagine visiva finirebbe per prendere il sopravvento sui contenuti, facendo trascurare la lettura e scoraggiando l’applicazione e lo studio riflessivo. Non mancano poi – ed è anche logico – le preoccupazioni delle case editrici e di tutto il mondo che ruota attorno alla distribuzione di materiale di divulgazione e di comunicazione, dai libri, ai giornali, ai testi scolastici. In effetti potrebbe verificarsi un autentico terremoto che provocherebbe la crisi di un settore produttivo con inevitabili ricadute sociali ed occupazionali. Senza contare che anche la fruizione dei testi in rete non è sempre facile ed agevole: le scuole dovrebbero avere più computer, ogni studente dovrebbe, in teoria, essere messo nelle condizioni di accedere ad Internet e di scaricare testi. Ma questo non basta: per permettere la lettura domestica bisognerebbe garantire ad ogni studente un P.C. con accesso ad Internet. Da ultimo ricordiamo che il formato PDF, su cui è attualmente disponibile la maggioranza dei libri, si presenta, talvolta, di uso non agevole. Ciò detto ci sembra, comunque, che le resistenze a questa innovazione, se pur legittime, non siano condivisibili. Ci troviamo di fronte ad un indiscutibile miglioramento delle comunicazioni che offre l’opportunità di imparare e di cono26 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com scere ad un numero sempre più elevato di persone e a costi sempre più contenuti. L’accessibilità alle informazioni di qualsiasi tipo sta diventando globale, come, ai tempi di Gutenberg, si avviava a diventare globale, almeno potenzialmente, la diffusione del testo scritto. Vi sarà, in futuro, una maggiore comodità nel reperimento delle informazioni e nel loro scambio, e si assisterà ad una accelerazione globale della cultura, con la scomparsa, forse, del libro, ma con la nascita di biblioteche elettroniche e di enciclopedie universali in evoluzione, come Wikipedia, già presente in rete. Quali saranno gli sviluppi futuri? Nel suo intervento Felzea ha parlato di cambiamenti epocali ed ha auspicato un sostanziale miglioramento della produzione e della comunicazione dei testi, nell’ottica di una maggiore accessibilità. Questo è anche il nostro auspicio, ma per ora siamo ancora nel campo della speranza e solo i fatti ci diranno se la realtà sarà altrettanto promettente. D.G. destinato ad un quotidiano 27 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com IL TEMA DI ARGOMENTO GENERALE Nel compito d’esame si trova scritto, di norma, questo: TIPOLOGIA D - TEMA DI ORDINE GENERALE [ … TITOLO …] Si tratta quindi di un tema in senso tradizionale, senza la presenza di materiale allegato e con la sola indicazione del titolo Un metodo efficace per svolgere il tema potrebbe essere il seguente: 1. Analisi e comprensione del titolo assegnato Occorre leggere bene il titolo e comprendere che cosa chiede. In particolare è necessario domandarci: ° di che cosa tratta? ° quali informazioni offre? ° che cosa richiede? La prima domanda ci invita a trovare l’argomento centrale del tema, dal quale non dobbiamo discostarci. Le informazioni che possiamo ottenere sono scritte nella seconda domanda; dal titolo dobbiamo ricavare quello che ci può servire. Le richieste, contenute nella terza domanda, contengono di norma alcune richieste che ci vincolano nella trattazione. 2. Ricerca e organizzazione delle idee Per fare questo si può procedere nel modo seguente: ° scrivere nel foglio tutte le idee che ci vengono in mente in relazione al titolo ° collegare tra loro le idee, eliminando quelle che non ci sembrano utili ° mettere in ordine le idee, mettendo accanto ad esse dei numeri 28 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 3. Stesura del testo Partendo dallo schema, cominciamo a scrivere, trattando i vari punti nell’ordine stabilito prima. Alla fine della trattazione si può scrivere un paragrafo introduttivo ed uno conclusivo, stando attenti a non cadere nel banale. 4. Revisione del testo A questo punto bisogna rivedere l’elaborato, correggerlo, migliorarlo, sistemarlo anche dal punto di vista linguistico – espressivo. Raccomandazioni: - usare il tempo più appropriato e i tempi ad esso collegati, evitando repentini ed ingiustificati cambiamenti di tempo (es. dal presente al passato o viceversa) - parlare in terza persona singolare o in prima persona singolare se è un tema di riflessione personale • evitare affermazioni banali e non dimostrate – occorre argomentare sempre le proprie opinioni in maniera logica e coerente • ESEMPIO DI SVOLGIMENTO DI UN TEMA DI ARGOMENTO GENERALE ESAME DI STATO - Sessione ordinaria 2004 – Prima prova scritta Tipologia D Il principio della legalità, valore universalmente condiviso, è spesso oggetto di violazioni che generano disagio sociale e inquietudine soprattutto nei giovani. Sviluppa l'argomento, discutendo sulle forme in cui i vari organismi sociali possono promuovere la cultura della legalità, per formare cittadini consapevoli e 29 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com aiutare i giovani a scegliere un percorso di vita ispirato ai valori della solidarietà e della giustizia. Procedo secondo le quattro fasi sopra spiegate: 1.Analisi e comprensione del titolo assegnato Leggo attentamente il titolo per comprendere che cosa chiede. ° di che cosa tratta? <<Il principio della legalità, valore universalmente condiviso, è spesso oggetto di violazioni ...>> = l’argomento è la questione della legalità e le sue numerose violazioni ° quali informazioni offre? mi dà le seguenti informazioni: <<violazioni [della legalità] che generano disagio sociale e inquietudine soprattutto nei giovani>> ° che cosa richiede? mi chiede di sviluppare <<l'argomento, discutendo sulle forme in cui i vari organismi sociali possono promuovere la cultura della legalità, per formare cittadini consapevoli e aiutare i giovani a scegliere un percorso di vita ispirato ai valori della solidarietà e della giustizia>> 2.Ricerca e organizzazione delle idee Per fare questo procedo nel modo seguente: ° scrivo sul foglio tutte le idee che ci vengono in mente in relazione al titolo Violazione legge Stato di diritto Legge Costituzione sfiducia corruzione politica criminalità insegnamento campagne associazionismo volontariato mezzi comunicazione impegno istituzionale Estremismo disagio Delinquenza Pena non certa Disaffezione alla politica 30 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com ° adesso collego tra loro le idee in modo logico, eliminando quelle che non mi sembrano utili e metto in ordine le idee, ponendo accanto ad esse dei numeri 2) Violazione legge 1) Stato di diritto Legge Costituzione Pena non certa sfiducia Criminalità corruzione 4) Impegno istituzionale mezzi comunicazione volontariato scuola campagne 3) Sfiducia Estremismo disagio Delinquenza Disaffezione alla politica associazionismo 3.Stesura del testo Partendo dallo schema, comincio a scrivere, trattando i vari punti nell’ordine stabilito prima. Punto 1 Alle basi di uno stato di diritto deve esserci il rispetto assoluto della Legge e delle norme che regolano la convivenza civile ed i rapporti tra i consociati. Questo principio, di ordine naturale, si trova scritto nella Costituzione che, nella prima parte, dedica alcuni articoli alla enunciazione dei cardini che sorreggono lo Stato di diritto. Ad esempio, l’art. 3 parla di eguaglianza e pari dignità di tutti i cittadini di fronte alla Legge, mentre l’art. 10 afferma che l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale riconosciute universalmente. Anche negli articoli successivi vengono esposti principi e norme simili, che riguardano i diritti dei singoli cittadini, le garanzie per chi è sottoposto a giudizio, le caratteristiche della pena (artt. 24-27). Punto 2 Purtroppo, però, nonostante i principi della Costituzione e le leggi che derivano da questa fonte primaria, molte sono le violazioni della legalità e delle norme di comportamento a cui assistiamo quotidianamente. 31 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Gli episodi di criminalità, comune o organizzata, sono moltissimi e infondono nel cittadino onesto un profondo senso di sfiducia e di insicurezza che induce a temere per i diritti fondamentali e arriva a restringere la libertà personale di chi si sente costantemente minacciato. Alla delinquenza “classica” (furti, rapine, omicidi, reati di associazione a delinquere) si aggiunge, spesso, anche una dilagante corruzione che investe settori del mondo economico, dell’amministrazione pubblica e della stessa classe politica. Anche questa violazione della legalità, se pure meno pericolosa della predente, non è da considerarsi meno grave, in quanto provoca un clima di diffidenza e di disaffezione del cittadino nei confronti della società e delle sue strutture, pubbliche o private, che vengono ritenute corrotte, inefficienti, lontane dai reali interessi generali e volte solo all’arricchimento illecito di pochi privilegiati. In più c’è da aggiungere che anche la pena per questi episodi di malcostume non appare esemplare né tantomeno certa. Sono sotto gli occhi di tutti i processi, spesso lunghi e tormentati, che si concludono con sentenze a volte discutibili, con annullamenti di giudizi dei gradi precedenti per puri cavilli di forma, a volte con la stessa prescrizione del reato. Il cittadino comune è portato spesso a credere che la giustizia funzioni solo per i deboli, mentre per i potenti ci sia sempre la possibilità di eludere la condanna e di non pagare mai per gli errori commessi, anche se riguardano illeciti arricchimenti di milioni di euro! Punto 3 Tutto ciò ha come effetto quello di infondere nell’opinione pubblica, e soprattutto tra le giovani generazioni, un senso di profonda sfiducia nella società, che va a toccare inevitabilmente anche le principali istituzioni e il mondo politico e amministrativo. Le conseguenze sono molto preoccupanti, anche per ciò che producono in seno alla società ed al mondo giovanile. Molte persone, soprattutto giovani, appaiono deluse dalla società ed avvertono un senso di disagio e di rifiuto verso le istituzioni. Questi fenomeni, quando non si limitano al semplice rifiuto per la politica, si traducono in atteggiamenti molto negativi. Tra questi l’estremismo e la militanza di molti ragazzi in formazioni antidemocratiche, razziste e violente che pensano di risolvere i problemi con la prepotenza e la legge del più forte. Oppure il disagio sfocia nella violenza “gratuita” senza un reale colore politico, come quella degli stadi e la così detta <<logica del branco>> secondo la quale i soprusi e le sevizie verso un “diverso” (disabile, straniero ...) appaiono lecite se condotte non dal singolo, ma dal gruppo dei pari. Molte persone, poi, sono facile preda per la delinquenza comune ed organizzata che sfrutta il loro disagio e la loro delusione per farne dei criminali al servizio dei potenti capi delle cosche organizzate (mafiose o camorriste). Il risultato di tutto è una profonda disaffezio32 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com ne verso le istituzioni, verso la solidarietà ed un ripiegamento nella propria interiorità e nella propria dimensione privata. Punto 4 Che fare per risolvere questa difficile e preoccupante situazione? è fuori di dubbio che, al di là delle pure dichiarazioni di intenti, occorre un serio ed efficace intervento a livello istituzionale. Infatti sono le stesse istituzioni che, proprio per la delegittimazione a cui stanno andando incontro, devono farsi carico del problema, recuperando la credibilità e l’autorevolezza necessaria per promuovere un’autentica cultura della legalità nella gente e soprattutto tra i giovani. Tra le istituzioni sociali che più possono (e debbono) intervenire per promuovere e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla legalità e su un percorso centrato sulla giustizia e sulla solidarietà ci sembrano fondamentali queste: la Scuola, i Media, il Volontariato, l’Associazionismo, le Forze dell’ordine e gli Enti locali. Per quanto riguarda la Scuola, essa ha il compito, oltre che di trasmettere il sapere, di educare i giovani e di formare i cittadini, secondo i principi di legalità e giustizia. A questo proposito occorre potenziare l’Educazione civica, lo studio della Costituzione e della normativa principale della legislazione civile e sociale del Paese, anche nei suoi aspetti evolutivi. Questo va fatto non solo in maniera curriculare, cioè nelle ore specifiche della disciplina, ma anche in modo trasversale, attraverso progetti e programmi educativi e formativi pluridisciplinari da inserire nel P.O.F. e da realizzare con la collaborazione degli Enti locali e delle principali organizzazioni del territorio. All’azione della Scuola deve aggiungersi quella dei mezzi di comunicazione, che possono rivestire un ruolo di primo piano nel veicolare programmi di approfondimento sulla legalità e soprattutto nel promuovere campagne di sensibilizzazione sulla solidarietà e sulla giustizia, anche con gli strumenti della pubblicità. E’ importante, infatti, che i mezzi di comunicazione agiscano con un ruolo determinante in questa battaglia per la promozione dei principi e dei valori della civile convivenza e della libertà. Non sono, poi, da trascurare le organizzazioni di volontariato (laico e confessionale), le quali, con la loro presenza e con la loro azione di aiuto e di sostegno alle persone più deboli e bisognose, offrono una testimonianza della cultura solidale e del rispetto dei principi di eguaglianza e pari dignità, scritti nella nostra Carta costituzionale. Proprio grazie a queste organizzazioni è possibile impostare una politica di concreto sostegno alle fasce più svantaggiate della società ed offrire un esempio concreto soprattutto per tanti giovani che hanno desiderio di impegnarsi per gli altri. Le associazioni possono ugualmente promuovere questi valori, attraverso le attività dei loro iscritti e le concrete azioni di solidarietà e di impegno nella società civile e nelle specifiche situazioni. 33 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Un’azione importante è quella delle Forze dell’ordine che hanno il compito della tutela della sicurezza e della legalità tra i cittadini. Accanto alla concreta azione di esercizio dei poteri di sicurezza, le Forze dell’ordine possono, altresì, contribuire a diffondere tra la gente, e soprattutto tra i giovani, un’efficace attività di educazione al rispetto della legge, alla prevenzione del crimine, alla cultura della collaborazione con la Giustizia, contribuendo a fugare quella mentalità della diffidenza che ancora si registra tra il cittadino e l’agente di Pubblica sicurezza. Attività in tal senso sono state svolte dai Carabinieri con incontri con gli studenti delle scuole secondarie superiori, all’interno di specifici progetti. Infine, da ultimo, ricordiamo il contributo che possono offrire gli Enti territoriali locali, con specifiche azioni di capillare presenza nel territorio e campagne di promozione del rispetto dei valori e dei diritti: ambiente, salute, prevenzione della tossicodipendenza e dell’alcolismo, rispetto degli anziani e dei disabili. Conclusioni Se queste istituzioni possono sicuramente promuovere legalità, solidarietà e giustizia, resta però il fatto che è la Politica, nel senso più alto del termine, alla quale compete in ultima analisi, come fonte di produzione di leggi e come azione di governo, il compito di favorire un’autorevole cultura del rispetto delle leggi. Pertanto ci sembra giusto affermare che la vera ed autentica legalità potrà essere promossa ed attuata solo quando la classe politica riuscirà a recuperare una nuova etica del dovere e un nuovo spirito di servizio e di senso istituzionale. 5.Revisione del testo Adesso occorre riunire e rivedere il testo, correggerlo, e sistemarlo nell’ordine. Alla fine, il nostro tema si presenterà così: Alle basi di uno stato di diritto deve esserci il rispetto assoluto della Legge e delle norme che regolano la convivenza civile ed i rapporti tra i consociati. Questo principio, di ordine naturale, si trova scritto nella Costituzione che, nella prima parte dedica alcuni articoli alla enunciazione dei cardini che sorreggono lo Stato di diritto. Ad esempio, l’art. 3 parla di eguaglianza e pari dignità di tutti i cittadini di fronte alla Legge, mentre l’art. 10 afferma che l’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale riconosciute universalmente. Anche negli articoli successivi vengono esposti principi e norme simili, che riguardano i diritti dei singoli cittadini, le garanzie per chi è sottoposto a giudizio, le caratteristiche della pena (artt. 24-27). 34 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Purtroppo, però, nonostante i principi della Costituzione e le leggi che derivano da questa fonte primaria, molte sono le violazioni della legalità e delle norme di comportamento a cui assistiamo quotidianamente. Gli episodi di criminalità, comune o organizzata, sono moltissimi e infondono nel cittadino onesto un profondo senso di sfiducia e di insicurezza che induce a temere per i diritti fondamentali e arriva a restringere la libertà personale di chi si sente costantemente minacciato. Alla delinquenza “classica” (furti, rapine, omicidi, reati di associazione a delinquere) si aggiunge, spesso, anche una dilagante corruzione che investe settori del mondo economico, dell’amministrazione pubblica e della stessa classe politica. Anche questa violazione della legalità, se pure meno pericolosa della predente, non è da considerarsi meno grave, in quanto provoca un clima di diffidenza e di disaffezione del cittadino nei confronti della società e delle sue strutture, pubbliche o private, che vengono ritenute corrotte, inefficienti, lontane dai reali interessi generali e volte solo all’arricchimento illecito di pochi privilegiati. In più c’è da aggiungere che anche la pena per questi episodi di malcostume non appare esemplare né tantomeno certa. Sono sotto gli occhi di tutti i processi, spesso lunghi e tormentati, che si concludono con sentenze a volte discutibili, con annullamenti di giudizi dei gradi precedenti per puri cavilli di forma, a volte con la stessa prescrizione del reato. Il cittadino comune è portato spesso a credere che la giustizia funzioni solo per i deboli, mentre per i potenti ci sia sempre la possibilità di eludere la condanna e di non pagare mai per gli errori commessi, anche se riguardano illeciti arricchimenti di milioni di euro! Tutto ciò ha come effetto quello di infondere nell’opinione pubblica, e soprattutto tra le giovani generazioni, un senso di profonda sfiducia nella società, che va a toccare inevitabilmente anche le principali istituzioni e il mondo politico e amministrativo. Le conseguenze sono molto preoccupanti, anche per ciò che producono in seno alla società ed al mondo giovanile. Molte persone, soprattutto giovani, appaiono deluse dalla società ed avvertono un senso di disagio e di rifiuto verso le istituzioni. Questi fenomeni, quando non si limitano al semplice rifiuto per la politica, si traducono in atteggiamenti molto negativi. Tra questi l’estremismo e la militanza di molti ragazzi in formazioni antidemocratiche, razziste e violente che pensano di risolvere i problemi con la prepotenza e la legge del più forte. Oppure il disagio sfocia nella violenza “gratuita” senza un reale colore politico, come quella degli stadi e la così detta <<logica del branco>> secondo la quale i soprusi e le sevizie verso un “diverso” (disabile, straniero ...) appaiono lecite se condotte non dal singolo, ma dal gruppo dei pari. Molte persone, poi, sono facile preda per la delinquenza comune ed organizzata che sfrutta il loro disagio e la loro delusione per farne dei criminali al servizio dei potenti capi delle cosche organizzate (mafiose o camorriste). Il risultato di tutto è una profonda disaffe35 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com zione verso le istituzioni, verso la solidarietà ed un ripiegamento nella propria interiorità e nella propria dimensione privata. Che fare per risolvere questa difficile e preoccupante situazione? è fuori di dubbio che, al di là delle pure dichiarazioni di intenti, occorre un serio ed efficace intervento a livello istituzionale. Infatti sono le stesse istituzioni che, proprio per la delegittimazione a cui stanno andando incontro, che devono farsi carico del problema, recuperando la credibilità e l’autorevolezza necessaria per promuovere un’autentica cultura della legalità nella gente e soprattutto tra i giovani. Tra le istituzioni sociali che più possono (e debbono) intervenire per promuovere e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla legalità e su un percorso centrato sulla giustizia e sulla solidarietà ci sembrano fondamentali queste: la Scuola, i Media, il Volontariato, l’Associazionismo, le Forze dell’ordine e gli Enti locali. Per quanto riguarda la Scuola, essa ha il compito, oltre che di trasmettere il sapere, di educare i giovani e di formare i cittadini, secondo i principi di legalità e giustizia. A questo proposito occorre potenziare l’Educazione civica, lo studio della Costituzione e della normativa principale della legislazione civile e sociale del Paese, anche nei suoi aspetti evolutivi. Questo va fatto non solo in maniera curriculare, cioè nelle ore specifiche della disciplina, ma anche in modo trasversale, attraverso progetti e programmi educativi e formativi pluridisciplinari da inserire nel P.O.F. e da realizzare con la collaborazione degli Enti locali e delle principali organizzazioni del territorio. All’azione della Scuola deve aggiungersi quella dei mezzi di comunicazione, che possono rivestire un ruolo di primo piano nel veicolare programmi di approfondimento sulla legalità e soprattutto nel promuovere campagne di sensibilizzazione sulla solidarietà e sulla giustizia, anche con gli strumenti della pubblicità. E’ importante, infatti, che i mezzi di comunicazione agiscano con un ruolo determinante in questa battaglia per la promozione dei principi e dei valori della civile convivenza e della libertà. Non sono, poi, da trascurare le organizzazioni di volontariato (laico e confessionale), le quali, con la loro presenza e con la loro azione di aiuto e di sostegno alle persone più deboli e bisognose, offrono una testimonianza della cultura solidale e del rispetto dei principi di eguaglianza e pari dignità, scritti nella nostra Carta costituzionale. Proprio grazie a queste organizzazioni è possibile impostare una politica di concreto sostegno alle fasce più svantaggiate della società ed offrire un esempio concreto soprattutto per tanti giovani che hanno desiderio di impegnarsi per gli altri. Le associazioni possono ugualmente promuovere questi valori, attraverso le attività dei loro iscritti e le concrete azioni di solidarietà e di impegno nella società civile e nelle specifiche situazioni. Un’azione importante è quella delle Forze dell’ordine che hanno il compito della tutela della sicurezza e della legalità tra i cittadini. Accanto alla concreta azione di esercizio dei poteri di sicurezza, le Forze dell’ordine possono, altresì, 36 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com contribuire a diffondere tra la gente, e soprattutto tra i giovani, un’efficace attività di educazione al rispetto della legge, alla prevenzione del crimine, alla cultura della collaborazione con la Giustizia, contribuendo a fugare quella mentalità della diffidenza che ancora si registra tra il cittadino e l’agente di Pubblica sicurezza. Attività in tal senso sono state svolte dai Carabinieri con incontri con gli studenti delle scuole secondarie superiori, all’interno di specifici progetti. Infine, da ultimo, ricordiamo il contributo che possono offrire gli Enti territoriali locali, con specifiche azioni di capillare presenza nel territorio e campagne di promozione del rispetto dei valori e dei diritti: ambiente, salute, prevenzione della tossicodipendenza e dell’alcolismo, rispetto degli anziani e dei disabili Se queste istituzioni possono sicuramente promuovere legalità, solidarietà e giustizia, resta però il fatto che è la Politica, nel senso più alto del termine, alla quale compete in ultima analisi, come fonte di produzione di leggi e come azione di governo, il compito di favorire un’autentica cultura del rispetto delle leggi. Pertanto ci sembra giusto affermare che la vera ed autentica legalità potrà essere promossa ed attuata solo quando la classe politica riuscirà a recuperare una nuova etica del dovere e un nuovo spirito di servizio e di senso istituzionale. 37 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com INDICAZIONI PER LO SVOLGIMENTO DEL TEMA DI STORIA Nel compito d’esame si trova scritto, di norma, questo: TIPOLOGIA C - TEMA DI ARGOMENTO STORICO [ … TITOLO …] Si tratta quindi di un tema di Storia in senso tradizionale, senza la presenza di materiale allegato e con la sola indicazione del titolo - Il tema storico non é un riassunto e perciò non può ridursi alla pura e semplice narrazione dei fatti o, peggio ancora, ad una noiosa elencazione di date - Il tema di storia non va confuso con il saggio breve di argomento storico, che, invece, riporta il materiale e va strutturato come un saggio secondo le indicazioni già fornite - Il tema di storia deve sviluppare un discorso personale e critico sulla traccia proposta. Pertanto è necessario argomentare una propria opinione e fare possibilmente riferimento a fonti di critica storica conosciute Possiamo tenere presente questo schema base per lo svolgimento del tema: A) Tema su un fatto storico: 1) Spiegare le cause del fatto 2) Spiegare gli sviluppi del fatto 3) Spiegare le conseguenze del fatto 4) Esprimere un giudizio sul fatto e motivarlo 5) Citare qualche fonte critica B) Tema su un periodo storico: 1) Introdurre il periodo storico con agganci alla letteratura, alla filosofia, all’arte... 2) Esporre le caratteristiche del periodo in questione e citare gli avvenimenti più importanti 3) Fare riferimento a fatti e/o personaggi fondamentali del periodo 38 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 4) Esprimere un giudizio e motivarlo 5) Citare qualche fonte critica C) Tema su un personaggio storico: 1) Parlare brevemente del personaggio 2) Esporre le idee politiche e i progetti del personaggio 3) fare riferimento alle imprese compiute dal personaggio (guerre, riforme ...) 4) Esprimere un nostro giudizio sul personaggio e darne motivazione 5) Citare qualche fronte critica - E’ bene, prima di svolgere il tema, prepararsi una griglia che indichi gli argomenti da trattare. Possiamo, in ogni caso, applicare le stesse regole già viste per la produzione del tema di argomento generale, con i necessari adattamenti ESEMPIO DI SVOLGIMENTO DI UN TEMA DI ARGOMENTO STORICO ESAME DI STATO - Sessione ordinaria 2004 – Prima prova scritta Tipologia C Tema di argomento storico <<I due volti del Novecento. Da un lato esso è secolo di grandi conquiste civili, economiche, sociali, scientifiche, tecniche; dall'altro è secolo di grandi tragedie storiche. Rifletti su tale ambivalenza del ventesimo secolo, illustrandone i fatti più significativi.>> Proviamo a fare la scaletta del tema 1. Breve introduzione al Novecento: epoca di profondi mutamenti nella storia mondiale 2. Fattori di conquista: a) conquiste civili: democrazie, suffragio universale, stato sociale, diritti della persona umana, libertà di pensiero b) conquiste economiche: miglioramento del tenore di vita, industrializzazione e consumi di massa, sviluppo del settore terziario e dei servizi, globalizzazione c) conquiste sociali: diritti dei lavoratori, tutela dei più deboli, scolarizzazione, assistenza sanitaria. 39 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com d) conquiste scientifiche: medicina (vaccini, antibiotici e penicillina, cura malattie) e chirurgia (trapianti Barnard), biologia, psicologia (Freud), ingegneria, matematica e fisica (Einstein, Fermi) e) conquiste tecniche: meccanica (automobile), cinema, radio e TV, elettronica (transistor, circuiti integrati, microcip), elettrotecnica, automazione, telematica, informatica (sviluppo dei computer - Microsoft Bill Gates), aeronautica (1969: l’uomo sulla Luna) 3. Grandi tragedie: a) le due guerre mondiali b) i regimi totalitari (fascismo, nazismo, stalinismo) c) la Shoah d) la guerra del Viet Nam e la tragedia dell’Indocina (Cambogia - Pol Pot), altre guerre (Iran, Afghanistan, Iraq, Africa) e) la fame nel mondo f) il terrorismo, la violenza e le sue vittime (Ghandi, Kennedy, M. Luther King, Moro, Sadat, Indira Ghandi, Rabin) 4. Commento sul significato degli avvenimenti e sulla loro ambivalenza: è stato un secolo in cui si è registrata la compresenza di progressi nel bene, ma anche di accanimenti nel male che hanno portato a tragedie collettive 5. Giudizi critici a) Hobsbawn: “Il secolo breve” b) V. Andreoli “Un secolo di follia” 6. Commento finale: messaggio di speranza per un futuro migliore a misura di uomo - insegnamento di grandi menti laiche e religiose: Ghandi, Roosevelt, la Pira, Einstein, M. Luther King, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, Gorbaciov, Madre Teresa, Rabin, Mandela Adesso posso iniziare a svolgere i singoli punti dello schema 1. Breve introduzione al Novecento: epoca di profondi mutamenti nella storia mondiale Una riflessione sul Novecento e sulle sue caratteristiche appare assai problematica, non solo per la vastità del periodo e per l’ampiezza e la diversità dei fenomeni politici, economici, sociali e culturali che lo hanno contraddistinto, ma anche per la complessità e la problematicità degli stessi fenomeni. Infatti nel secolo scorso i processi sono stati non solo innumerevoli, ma anche estremamente rapidi nella loro affermazione ed evoluzione ed inoltre hanno assunto molto spesso la caratteristica dell’ambivalenza e della contraddizione, così che un giudizio storico obiettivo e sereno sul secolo che ci siamo lasciati alle spalle appare ancora di non facile realizzazione. 40 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Sicuramente i mutamenti che si sono verificati nel secolo scorso possono essere considerati la principale caratteristica del periodo che è stato segnato da profondi cambiamenti di ogni genere i quali hanno, nel bene e nel male, modificato l’assetto della società ed hanno impresso al Mondo il volto che possiamo vedere attualmente. 2. Fattori di conquista Il Novecento è stato certamente un secolo di grandi conquiste in ogni campo del sapere e della conoscenza umana. Possiamo partire dalle grandi conquiste civili che hanno visto la loro realizzazione proprio nel secolo scorso, almeno in una parte del Pianeta. Tra queste vi è senz’altro l’estensione dei sistemi democratici in gran parte dell’Europa e dell’America settentrionale, dove si sono consolidate le democrazie parlamentari, se pur a prezzo di sacrifici e conflitti. L’affermazione delle democrazie liberali ha visto l’introduzione progressiva del suffragio universale già a partire dai primi anni del secolo per arrivare alla metà dello stesso. In più, nel Novecento, i diritti della persona, che erano stati affermati dalla Rivoluzione francese nel 1789, sono stati fatti propri da molte nazioni sviluppate e sono stati accolti dall’O.N.U. nel 1948 (Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) come carta fondamentale per la stabilizzazione della convivenza tra i popoli e all’interno delle singole nazioni. Si è diffuso, così, il principio dello stato di diritto che è andato a sostituire i regimi di polizia e gli stati basati sulla concezione autoritaria del potere. Tutto questo ha prodotto un progressivo ampliamento della sfera dei diritti e delle garanzie per i cittadini che hanno visto le leggi recepire, nei propri articoli, importanti questioni come la libertà di opinione, l’obiezione di coscienza, la parità uomo / donna, la tutela della diversità e dell’handicap, il rispetto per l’ambiente, la maternità, la malattia mentale, l’adozione... Oltre alle conquiste civili si sono avute, nello scorso secolo, anche conquiste dal punto di vista economico. L’industrializzazione, diffusasi in gran parte del Mondo, ha prodotto, come conseguenza, un miglioramento del tenore di vita di larghi strati della popolazione del Pianeta, che hanno potuto godere di un benessere prima impensabile. A partire dagli anni Venti/Trenta negli USA e dagli anni Sessanta in Europa si sono diffusi i consumi di massa che hanno dato vita alla società del benessere diffuso, alla quale molti hanno guardato come ad un modello positivo di sviluppo nell’ambito dell’economia di mercato, da contrapporre all’altro modello, allora vigente, quello dell’economia socialista dell’URSS e dei Paesi dell’Est europeo. In seguito ai profondi mutamenti degli ultimi anni, l’avvento della così detta società post - industriale, che è maggiormente centrata sulla diffusione del settore terziario e dei servizi, pur con le sue contraddizioni tipiche di ogni fase di passaggio, ha offerto nuove opportunità di sviluppo e di miglioramento a realtà che prima erano rimaste fuori dai grandi processi econo41 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com mici (Cina, India, Sud est asiatico) e che, grazie agli effetti della globalizzazione, hanno potuto fare il loro ingresso nel mercato mondiale. Ai progressi in campo economico si sono aggiunti quelli nell’ambito sociale. I diritti dei lavoratori, non tutelati e persino repressi agli inizi del processo di industrializzazione, hanno visto un loro progressivo riconoscimento nel corso del Novecento, in tutti gli stati democratici. Accanto a ciò si è registrata, in molti paesi, una legislazione più attenta alla tutela dei più deboli, a partire dal New Deal rooseveltiano per arrivare alle politiche sociali del welfare degli anni Sessanta e Settanta. In pratica, dopo l’avvento dei diritti dei singoli, gli stati democratici hanno realizzato il tentativo di tutelare i diritti della società, istituendo, in molti paesi, un sistema di stato sociale che è arrivato a garantire a molte fasce di popolazione una serie di diritti che prima erano considerati solo un lusso per pochi (istruzione, sanità, malattia, ferie, previdenza). Tutto questo ha portato ad un modello di stato che tende a curarsi del benessere dei propri cittadini e a tutelarne la qualità della vita. Anche se, di recente, qualcuno ha criticato alcune deficienze e incongruenze dello stato sociale, quasi nessuno (o comunque poche minoranze reazionarie) sostiene l’idea di un modello sociale che non si faccia carico, in qualche modo, delle esigenze dei ceti più deboli e meno fortunati; se mai la divergenza rimane sul mezzo e sul ruolo della struttura pubblica sulla gestione di determinati servizi (in primis sanità e scuola) che vanno comunque garantiti a tutti. A questo si devono aggiungere, poi, le numerose conquiste che la Scienza è riuscita a raggiungere, nel XX secolo, traguardi che hanno permesso all’uomo di varcare alcune soglie prima ritenute proibitive. Nei primi anni del secolo sono due grandi <<geni>> a esplorare i campi immensi ed ignoti di due realtà: Albert Einstein quello dello spazio e del tempo fisico che vengono messi in discussione con l’elaborazione della Teoria della relatività (1913); Sigmund Freud quello dell’inconscio che viene studiato e spiegato nelle sue manifestazioni più strane ed inconoscibili. Grandi conquiste si hanno inoltre nel campo della medicina, con la scoperta della penicillina (1928) dalla cui evoluzione derivano gli antibiotici (1943). Da qui molte malattie prima mortali sono diventate curabili, risparmiando milioni di vite umane. La medicina ha proseguito la sua marcia inarrestabile con la scoperta di numerosi vaccini (antitetanica, antipoliomielitica, antirabbica) e con il perfezionamento della chirurgia che ha portato all’effettuazione di trapianti di organi sempre più difficili e sofisticati. Nel campo della Fisica, comunque, la scoperta più rilevante è stata quella dell’energia atomica con gli studi sulla fissione nucleare (Fermi e altri) che hanno aperto all’uomo un universo prima totalmente sconosciuto. Infine, vanno ricordate le conquiste della tecnica che hanno segnato, più di tutte le altre, il Novecento. Agli inizi del secolo scorso esistevano poche e rudimentali automobili ed il cinema faceva la sua timida apparizione. Dopo un trentennio l’automobile, la cinematografia, l’aviazione hanno fatto passi da gigante e si so42 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com no diffuse progressivamente su strati sempre più ampi, finché, a partire dagli anni Sessanta, si è arrivati alla società della motorizzazione di massa; mentre nel 1969 abbiamo potuto vedere i primi umani toccare il suolo lunare. Nel campo delle comunicazioni il XX secolo è stato segnato dalla radiotelegrafia, scoperta da Marconi, dalla quale sono derivati i grandi mezzi di comunicazione di massa, la radio e la televisione. Una grandiosa rivoluzione si è poi registrata nel campo dell’elettronica; qui si è passati, nel giro di pochi decenni dalle valvole, ai transistor, ai circuiti integrati, per arrivare agli attuali microcip. La diminuzione delle dimensioni ha così permesso di creare elaboratori elettronici più piccoli ed alla portata di tutti (i Personal computer) e con memorie di massa sempre più estese, sino a poter contenere milioni e milioni di dati, immagini, filmati, testi multimediali. L’informatica, diffusasi negli anni Sessanta, è stata la protagonista dell’ultima grande rivoluzione del secolo scorso, una rivoluzione che ha cambiato totalmente il volto del Mondo ed ha finito per modificare il lavoro, l’istruzione, la Pubblica amministrazione, la sanità ed ogni campo della vita che si è dotato di strumenti informatici. In tal modo le comunicazioni hanno assunto uno sviluppo ed un livello di perfezionamento estremamente sofisticato, in grado di rivoluzionare totalmente il Mondo ed i contatti tra i suoi abitanti. 3. Grandi tragedie: Queste grandi conquiste, delle quali abbiamo parlato, non devono tuttavia farci dimenticare le grandi tragedie che hanno segnato il Novecento, un secolo nel quale la follia e la crudeltà umana hanno raggiunto forme e livelli prima mai visti. La prima guerra mondiale ha provocato circa otto milioni di morti, mentre la seconda ha superato la paurosa cifra di 50 milioni! Il secolo ha visto, poi, l’affermazione negli anni Venti / trenta e quaranta dei regimi totalitari di massa, forme di dittature feroci e oppressive che hanno preteso di controllare la vita dei cittadini nei minimi particolari, gerarchizzandola e annullando ogni libertà individuale ed ogni dissenso o semplice diversità. Le tre dittature totalitarie: fascismo, nazismo, stalinismo hanno creato altrettanti regimi repressivi e tirannici, trascinando gli uomini nella tragedia del secondo conflitto mondiale. Tra le tragedie del XX secolo, la Shoah, il genocidio del popolo ebraico attuato dalla ferocia criminale di Hitler e dei gerarchi nazisti, è stata certamente quella più terribile e quella che ha segnato in modo negativo il cammino dell’umanità, macchiandola di un orribile crimine. Purtroppo, dopo queste tragedie e dopo che le Nazioni sembravano aver raggiunto un equilibrio ed un accordo per un nuovo periodo di pace e di collaborazione, la violenza non si è fermata. Nel secondo dopoguerra, pur mancando un conflitto diretto tra le due nuove superpotenze (USA e URSS), guerre, anche sanguinose, 43 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com sono state combattute in aree periferiche del Pianeta, con grandi dispendi di energia e vite umane: la guerra di Corea (1950-53), la guerra del Vietnam (195473), i conflitti in Indocina, con la follia criminale dei Khmer rossi di Pol Pot (1975-79), conflitti in Africa, nel Sud est asiatico, in Iran (1979-88), Iraq (199091), Afghanistan. Alla guerra va aggiunto il terrorismo con la sua spirale di violenza e di morte, con le sue vittime innocenti e con il clima di paura che contribuisce a creare e a diffondere in tutto il Mondo. Proprio la violenza terroristica ha caratterizzato l’ultima parte del secolo: dalla violenza delle organizzazioni neonaziste e neofasciste degli anni 60/70, a quella delle forze che si richiamavano al comunismo rivoluzionario (Brigate Rosse, banda Bader - Meinoff), per finire con il fondamentalismo religioso islamico. Proprio il terrorismo islamico di Al - Qaeda ha aperto il XXI secolo con il terribile attentato delle Twin Towers (2001) che ha scosso l’America e tutto il Mondo occidentale. Inoltre, il Novecento, pur con i suoi numerosi progressi dei quali abbiamo parlato, non è riuscito a debellare lo scandalo della fame del Mondo che ancora interessa una parte consistente del Pianeta e che costringe molte persone - in larga parte donne e bambini - a morire di stenti. In un universo che ha conosciuto uno sviluppo così grande ed un livello così alto di progresso tecnologico, il pensare che la fame ancora fa morire qualcuno è un vero e proprio insulto! 4. Commento sul significato degli avvenimenti Il Novecento è stato il secolo dell’ambivalenza: si è, infatti, registrata la compresenza di progressi nel bene, ma anche di accanimenti nel male che hanno portato a tragedie collettive, come guerre, genocidi, terrorismo. Diventa pertanto molto difficile esprimere un giudizio generale che possa diventare adeguatamente rappresentativo dell’intero periodo in esame. Se guardiamo al primo uomo sulla Luna, ai Computer sempre più specializzati, alla medicina che permette di salvare vite umane, e poi volgiamo lo sguardo alle morti che quotidianamente continuano a mietere le guerre, le varie forme di violenza e persino la denutrizione non possiamo fare a meno di interrogarci di fronte a tutto ciò e non riusciremo a trovare una risposta. 5. Giudizi critici Anche la critica storica si è spesso interrogata sul secolo scorso e ne ha tracciato giudizi e valutazioni sovente contraddittori e difformi. Lo storico Eric Hobsbawn ha coniato il fortunato termine <<secolo breve>> In un suo celebre saggio egli ha delineato un panorama della storia del Novecento che egli fa iniziare con la Prima guerra mondiale (1914) e fa terminare con la caduta dell’URSS (1991). Il Novecento è stato, per molti aspetti, il periodo più 44 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com violento della storia dell’uomo con ben due guerre mondiali. E’stato però anche il secolo dell'emancipazione della donna, del progresso scientifico, delle grandi rivoluzioni culturali e sociali. Il termine <<secolo breve>> si riferisce tuttavia anche ai processi estremamente rapidi che gli avvenimenti storici e le trasformazioni nella vita umana hanno subito nel corso del secolo. Lo psichiatra Vittorino Andreoli, dal canto suo, ha scritto un ottimo saggio “Un secolo di follia” che analizza tutte le manifestazioni della follia umana nel Novecento, non solo quelle di natura psichica, ma anche quelle determinate dalle guerre, dalle stragi, dalle dittature. Per Andreoli, comunque, il Novecento, diversamente che da Hobsbawn, ha inizio con il 1895 quando Freud pubblica il suo celebre saggio su l’Isteria e si chiude con l’attuale scenario pieno di scoperte e di novità, ma anche di incertezze e di paure. 6. Commento finale Un commento finale al secolo che ci ha lasciato da poco non è facile, proprio per la compresenza di fattori di straordinaria positività e di estrema negatività. Abbiamo scelto di chiudere con un messaggio di speranza in vista di un futuro migliore a misura di uomo. E’ questo l’insegnamento che ci hanno lasciato alcuni grandi personaggi del Novecento che ancora vengono universalmente ricordati come “menti illuminate”. Alcuni di loro fanno parte del mondo religioso, come M. Luther King, papa Giovanni XXIII e papa Giovanni Paolo II, Madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama. Altri appartengono al mondo laico come Ghandi, Einstein, John Kennedy, Gorbaciov, Nelson Mandela. Tutti hanno contribuito a migliorare il Mondo nel quale sono vissuti, pagando, in certi casi, anche con la loro stessa vita. Il loro messaggio di pace, di libertà, di fratellanza non deve rimanere inascoltato e ci deve aiutare a credere che una società ed un’umanità migliori sono sempre possibili. Adesso riunisco le varie parti sviluppate, rileggo il tutto, al limite apporto qualche correzione o qualche miglioramento (posso anche fare aggiunte o cancellature limitate). Alla fine il tema si presenta così: Una riflessione sul Novecento e sulle sue caratteristiche appare assai problematica, non solo per la vastità del periodo e per l’ampiezza e la diversità dei fenomeni politici, economici, sociali e culturali che lo hanno contraddistinto, ma anche per la complessità e la problematicità degli stessi fenomeni. Infatti nel secolo scorso i processi sono stati non solo innumerevoli, ma anche estremamente rapidi nella loro affermazione ed evoluzione ed inoltre hanno assunto molto spesso la caratteristica dell’ambivalenza e della contraddizione, così che 45 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com un giudizio storico obiettivo e sereno sul secolo che ci siamo lasciati alle spalle appare ancora di non facile realizzazione. Sicuramente i mutamenti che si sono verificati nel secolo scorso possono essere considerati la principale caratteristica del periodo che è stato segnato da profondi cambiamenti di ogni genere i quali hanno, nel bene e nel male, modificato l’assetto della società ed hanno impresso al Mondo il volto che possiamo vedere attualmente. Il Novecento è stato certamente un secolo di grandi conquiste in ogni campo del sapere e della conoscenza umana. Possiamo partire dalle grandi conquiste civili che hanno visto la loro realizzazione proprio nel secolo scorso, almeno in una parte del Pianeta. Tra queste vi è senz’altro l’estensione dei sistemi democratici in gran parte dell’Europa e dell’America settentrionale, dove si sono consolidate le democrazie parlamentari, se pur a prezzo di sacrifici e conflitti. L’affermazione delle democrazie liberali ha visto l’introduzione progressiva del suffragio universale già a partire dai primi anni del secolo per arrivare alla metà dello stesso. In più, nel Novecento, i diritti della persona, che erano stati affermati dalla Rivoluzione francese nel 1789, sono stati fatti propri da molte nazioni sviluppate e sono stati accolti dall’O.N.U. nel 1948 (Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo) come carta fondamentale per la stabilizzazione della convivenza tra i popoli e all’interno delle singole nazioni. Si è diffuso, così, il principio dello stato di diritto che è andato a sostituire i regimi di polizia e gli stati basati sulla concezione autoritaria del potere. Tutto questo ha prodotto un progressivo ampliamento della sfera dei diritti e delle garanzie per i cittadini che hanno visto le leggi recepire, nei propri articoli, importanti questioni come la libertà di opinione, l’obiezione di coscienza, la parità uomo / donna, la tutela della diversità e dell’handicap, il rispetto per l’ambiente, la maternità, la malattia mentale, l’adozione... Oltre alle conquiste civili si sono avute, nello scorso secolo, anche conquiste dal punto di vista economico. L’industrializzazione, diffusasi in gran parte del Mondo, ha prodotto, come conseguenza, un miglioramento del tenore di vita di larghi strati della popolazione del Pianeta, che hanno potuto godere di un benessere prima impensabile. A partire dagli anni Venti/Trenta negli USA e dagli anni Sessanta in Europa si sono diffusi i consumi di massa che hanno dato vita alla società del benessere diffuso, alla quale molti hanno guardato come ad un modello positivo di sviluppo nell’ambito dell’economia di mercato, da contrapporre all’altro modello, allora vigente, quello dell’economia socialista dell’URSS e dei Paesi dell’Est europeo. In seguito ai profondi mutamenti degli ultimi anni, l’avvento della così detta società post - industriale, che è maggiormente centrata sulla diffusione del settore terziario e dei servizi, pur con le sue contraddizioni tipiche di ogni fase di passaggio, ha offerto nuove opportunità di sviluppo e di miglioramento a realtà che prima erano rimaste fuori dai grandi processi eco46 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com nomici (Cina, India, Sud est asiatico) e che, grazie agli effetti della globalizzazione, hanno potuto fare il loro ingresso nel mercato mondiale. Ai progressi in campo economico si sono aggiunti quelli nell’ambito sociale. I diritti dei lavoratori, non tutelati e persino repressi agli inizi del processo di industrializzazione, hanno visto un loro progressivo riconoscimento nel corso del Novecento, in tutti gli stati democratici. Accanto a ciò si è registrata, in molti paesi, una legislazione più attenta alla tutela dei più deboli, a partire dal New Deal rooseveltiano per arrivare alle politiche sociali del welfare degli anni Sessanta e Settanta. In pratica, dopo l’avvento dei diritti dei singoli, gli stati democratici hanno realizzato il tentativo di tutelare i diritti della società, istituendo, in molti paesi, un sistema di stato sociale che è arrivato a garantire a molte fasce di popolazione una serie di diritti che prima erano considerati solo un lusso per pochi (istruzione, sanità, malattia, ferie, previdenza). Tutto questo ha portato ad un modello di stato che tende a curarsi del benessere dei propri cittadini e a tutelarne la qualità della vita. Anche se, di recente, qualcuno ha criticato alcune deficienze e incongruenze dello stato sociale, quasi nessuno (o comunque una minoranza reazionaria) sostiene l’idea di un modello sociale che non si faccia carico, in qualche modo, delle esigenze dei ceti più deboli e meno fortunati; se mai la divergenza rimane sul mezzo e sul ruolo della struttura pubblica sulla gestione di determinati servizi (in primis sanità e scuola) che vanno comunque garantiti a tutti. A questo si devono aggiungere, poi, le numerose conquiste che la Scienza è riuscita a raggiungere, nel XX secolo, traguardi che hanno permesso all’uomo di varcare alcune soglie prima ritenute proibitive. Nei primi anni del secolo sono due grandi <<geni>> a esplorare i campi immensi ed ignoti di due realtà: Albert Einstein quello dello spazio e del tempo fisico che vengono messi in discussione con l’elaborazione della Teoria della relatività (1913); Sigmund Freud quello dell’inconscio che viene studiato e spiegato nelle sue manifestazioni più strane ed inconoscibili. Grandi conquiste si hanno inoltre nel campo della medicina, con la scoperta della penicillina (1928) dalla cui evoluzione derivano gli antibiotici (1943). Da qui molte malattie prima mortali sono diventate curabili, risparmiando milioni di vite umane. La medicina ha proseguito la sua marcia inarrestabile con la scoperta di numerosi vaccini (antitetanica, antipoliomielitica, antirabbica) e con il perfezionamento della chirurgia che ha portato all’effettuazione di trapianti di organi sempre più difficili e sofisticati (un esempio per tutti il trapianto di cuore di C. Barnard). Nel campo della Fisica, comunque, la scoperta più rilevante è stata quella dell’energia atomica con gli studi sulla fissione nucleare (Fermi e altri) che hanno aperto all’uomo un universo prima totalmente sconosciuto. Infine, vanno ricordate le conquiste della tecnica che hanno segnato, più di tutte le altre, il Novecento. Agli inizi del secolo scorso esistevano poche e rudimentali automobili ed il cinema faceva la sua timida apparizione. Dopo un trentennio 47 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com l’automobile, la cinematografia, l’aviazione hanno fatto passi da gigante e si sono diffuse progressivamente su strati sempre più ampi, finché, a partire dagli anni Sessanta, si è arrivati alla società della motorizzazione di massa; mentre nel 1969 abbiamo potuto vedere i primi umani toccare il suolo lunare. Nel campo delle comunicazioni il XX secolo è stato segnato dalla radiotelegrafia, scoperta da Marconi, dalla quale sono derivati i grandi mezzi di comunicazione di massa, la radio e la televisione. Una grandiosa rivoluzione si è poi registrata nel campo dell’elettronica; qui si è passati, nel giro di pochi decenni dalle valvole, ai transistor, ai circuiti integrati, per arrivare agli attuali microcip. La diminuzione delle dimensioni ha così permesso di creare elaboratori elettronici più piccoli ed alla portata di tutti (i Personal computer) e con memorie di massa sempre più estese, sino a poter contenere milioni e milioni di dati, immagini, filmati, testi multimediali. L’informatica, diffusasi negli anni Sessanta, è stata la protagonista dell’ultima grande rivoluzione del secolo scorso, una rivoluzione che ha cambiato totalmente il volto del Mondo ed ha finito per modificare il lavoro, l’istruzione, la pubblica amministrazione, la sanità ed ogni campo della vita che si è dotato di strumenti informatici. In tal modo le comunicazioni hanno assunto uno sviluppo ed un livello di perfezionamento estremamente sofisticato, in grado di rivoluzionare totalmente il Mondo ed i contatti tra i suoi abitanti. Queste grandi conquiste, delle quali abbiamo parlato, non devono tuttavia farci dimenticare le grandi tragedie che hanno segnato il Novecento, un secolo nel quale la follia e la crudeltà umana hanno raggiunto forme e livelli prima mai visti. La prima guerra mondiale ha provocato circa otto milioni di morti, mentre la seconda ha superato la paurosa cifra di 50 milioni! Il secolo ha visto, poi, l’affermazione negli anni Venti / trenta e quaranta dei regimi totalitari di massa, forme di dittature feroci e oppressive che hanno preteso di controllare la vita dei cittadini nei minimi particolari, gerarchizzandola e annullando ogni libertà individuale ed ogni dissenso o semplice diversità. Le tre dittature totalitarie: fascismo, nazismo, stalinismo hanno creato altrettanti regimi repressivi e tirannici, trascinando gli uomini nella tragedia del secondo conflitto mondiale. Tra le tragedie del XX secolo, la Shoah, il genocidio del popolo ebraico attuato dalla ferocia criminale di Hitler e dei gerarchi nazisti, è stata certamente quella più terribile e quella che ha segnato in modo negativo il cammino dell’umanità, macchiandola di un orribile crimine. Purtroppo, dopo queste tragedie e dopo che le Nazioni sembravano aver raggiunto un equilibrio ed un accordo per un nuovo periodo di pace e di collaborazione, la violenza non si è fermata. Nel secondo dopoguerra, pur mancando un conflitto diretto tra le due nuove superpotenze (USA e URSS), guerre, anche sanguinose, sono state combattute in aree periferiche del Pianeta, con grandi dispendi di energia e vite umane: la guerra di Corea (1950-53), la guerra del 48 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Vietnam (1954-73), i conflitti in Indocina, con la follia criminale dei Khmer rossi di Pol Pot (1975-79), conflitti in Africa, nel Sud est asiatico, in Iran (197988), Iraq (1990-91), Afghanistan. Alla guerra va aggiunto il terrorismo con la sua spirale di violenza e di morte, con le sue vittime innocenti e con il clima di paura che contribuisce a creare e a diffondere in tutto il Mondo. Proprio la violenza terroristica ha caratterizzato l’ultima parte del secolo: dalla violenza delle organizzazioni neonaziste e neofasciste degli anni 60/70, a quella delle forze che si richiamavano al comunismo rivoluzionario (Brigate Rosse, banda Bader - Meinoff), per finire con il fondamentalismo religioso islamico. Proprio il terrorismo islamico di Al - Qaeda ha aperto il XXI secolo con il terribile attentato delle Twin Towers (2001) che ha scosso l’America e tutto il Mondo occidentale. Inoltre, il Novecento, pur con i suoi numerosi progressi dei quali abbiamo parlato, non è riuscito a debellare lo scandalo della fame del Mondo che ancora interessa una parte consistente del Pianeta e che costringe molte persone - in larga parte donne e bambini - a morire di stenti. In un universo che ha conosciuto uno sviluppo così grande ed un livello così alto di progresso tecnologico, il pensare che la fame ancora fa morire qualcuno è un vero e proprio insulto! Il Novecento è stato il secolo dell’ambivalenza: si è, infatti, registrata la compresenza di progressi nel bene, ma anche di accanimenti nel male che hanno portato a tragedie collettive, come guerre, genocidi, terrorismo. Diventa pertanto molto difficile esprimere un giudizio generale che possa diventare adeguatamente rappresentativo dell’intero periodo in esame. Se guardiamo al primo uomo sulla Luna, ai Computer sempre più specializzati, alla medicina che permette di salvare vite umane, e poi volgiamo lo sguardo alle morti che quotidianamente continuano a mietere le guerre, alle varie forme di violenza e persino alla denutrizione non possiamo fare a meno di interrogarci di fronte a tutto ciò e non riusciremo a trovare una risposta. Anche la critica storica si è spesso interrogata sul secolo scorso e ne ha tracciato giudizi e valutazioni sovente contraddittori e difformi. Lo storico Eric Hobsbawn ha coniato il fortunato termine <<secolo breve>> In un suo celebre saggio egli ha delineato un panorama della storia del Novecento che egli fa iniziare con la Prima guerra mondiale (1914) e fa terminare con la caduta dell’URSS (1991). Il Novecento è stato, per molti aspetti, il periodo più violento della storia dell’uomo con ben due guerre mondiali. E’stato però anche il secolo dell'emancipazione della donna, del progresso scientifico, delle grandi rivoluzioni culturali e sociali. Il termine <<secolo breve>> si riferisce tuttavia anche ai processi estremamente rapidi che gli avvenimenti storici e le trasformazioni nella vita umana hanno subito nel corso del secolo. Lo psichiatra Vittorino Andreoli, dal canto suo, ha scritto un ottimo saggio “Un secolo di follia” che analizza tutte le manifestazioni della follia umana nel Novecento, non solo quelle di natura psichica, ma anche quelle determinate dalle 49 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com guerre, dalle stragi, dalle dittature. Per Andreoli, comunque, il Novecento, diversamente che da Hobsbawn, ha inizio con il 1895 quando Freud pubblica il suo celebre saggio sull’isteria e si chiude con l’attuale scenario pieno di scoperte e di novità, ma anche di incertezze e di paure. Un commento finale al secolo che ci ha lasciato da poco non è facile, proprio per la compresenza di fattori di straordinaria positività e di estrema negatività. Abbiamo scelto di chiudere con un messaggio di speranza in vista di un futuro migliore a misura di uomo. E’ questo l’insegnamento che ci hanno lasciato alcuni grandi personaggi del Novecento che ancora vengono universalmente ricordati come “menti Illuminate”. Alcuni di loro fanno parte del mondo religioso, come M. Luther King, papa Giovanni XXIII e papa Giovanni Paolo II, Madre Teresa di Calcutta, il Dalai Lama. Altri appartengono al mondo laico come Ghandi, Einstein, John Kennedy, Gorbaciov, Nelson Mandela. Tutti hanno contribuito a migliorare il Mondo nel quale sono vissuti, pagando, in certi casi, anche con la loro stessa vita. Il loro messaggio di pace, di libertà, di fratellanza non deve rimanere inascoltato e ci deve aiutare a credere che una società ed un’umanità migliori sono sempre possibili. 50 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com INDICAZIONI PER LO SVOLGIMENTO DELL’ANALISI DEL TESTO Nel compito d’esame si trova questa dicitura: TIPOLOGIA A - ANALISI DEL TESTO Segue una poesia o un brano (tratto da un romanzo, un racconto, un testo teatrale) Le richieste del compito si articolano in tre parti che sono, di norma, le seguenti (con qualche leggera variante): 1. Comprensione del testo 2. Analisi del testo 3. Interpretazione complessiva e approfondimenti Esaminiamo, nel dettaglio, le tre parti distinguendo dall’analisi di un testo in prosa e di un testo in poesia. ANALISI DI UN TESTO IN PROSA 1. Comprensione del testo La comprensione del testo prevede, in genere, un riassunto del brano o alcune domande sul contenuto del brano stesso. Per svolgere il riassunto possiamo seguire questa metodologia: 1- Individuare le parole chiave e sottolinearle: - Idee importanti - parole e frasi importanti 2- Cancellare le frasi superflue: - Cancellare le frasi che non hanno importanza 3- Generalizzare e nominalizzare: - Nomi specifici = Nomi generali esempio: Mario uscì con Maria, Luca, Marco, Alessandra = Mario uscì con alcuni suoi amici. 51 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com - Frasi, parole = Una sola parola esempio: Mario, Maria, Luca, Marco, Alessandra decisero di andare a mangiare un hamburger = Mario, Maria, Luca, Marco, Alessandra andarono al Mc. Donald. 4- Combinare e riformulare: - Usare i connettivi. 2. Analisi del testo L’analisi del testo richiede, di norma, un attento esame del contenuto del brano e, talvolta, anche una conoscenza delle parole adoperate dall’autore e un’analisi del loro significato nel contesto preciso del brano. Occorre leggere attentamente le domande e rispondere in modo corretto. A titolo puramente didattico forniamo, comunque, uno schema completo di analisi testuale che comprende, oltre che l’analisi degli aspetti linguistici, anche quella delle strutture del racconto e del sistema personaggi-spazio-tempo. SUDDIVISIONE IN SEQUENZE Determinazione del tipo di sequenza: narrativa (racconta le azioni dei personaggi), descrittiva (descrive persone o ambienti), riflessiva (riporta le riflessioni), dialogata (riporta un dialogo diretto tra due o più personaggi) Individuazione dell’ordine: naturale (fabula e intreccio coincidono, poiché vi è un ordine cronologico), artificiale (c’è qualche flash back o una prolessi, non c’è ordine cronologico) Individuazione della struttura tipo: situazione iniziale, rottura dell’equilibrio, peripezie, spannung (momento culminante), ricomposizione dell’equilibrio, conclusione ANALISI DEL TEMPO Tempo cronologico: l’epoca in cui si sono svolti i fatti raccontati Tempo della storia: la durata degli eventi oggetto della narrazione TdS Tempo del racconto: la durata effettiva della narrazione TdR Individuazione delle tecniche narrative: sommario (riassunto di alcuni eventi – TdS>TdR), ellissi (eliminazione di alcuni eventi – TdS>TdR), pausa (interruzione della narrazione per riflettere o descrivere – TdS<TdR), scena (dialogo tra personaggi – TdS=TdR) 52 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com ANALISI DEL NARRATORE Distinzione tra autore (chi ha composto l’opera) e narratore (la voce che racconta) Distinzione tra narratore interno (è uno dei personaggi) ed esterno (non è uno dei personaggi) Determinazione della focalizzazione: interna (il narratore assume il punto di vista di un personaggio), esterna (eventi raccontati dall’esterno), zero (il narratore conosce pensieri, fatti, intenzioni dei personaggi – narratore onnisciente) ANALISI DEI PERSONAGGI Determinazione dei ruoli: protagonista (il più importante), coprotagonista (il più importante se ce n’è più di uno), deuteragonista (secondo personaggio importante in rapporto con il protagonista), antagonista (agisce contro gli interessi del protagonista), oppositori (aiutanti dell’antagonista) Tipologie dei personaggi: reali (esistono nella realtà), realistici (potrebbero esistere nella realtà), fantastici (sono inverosimili) Determinazione delle tipologie del discorso: diretto (riporta le parole esatte e si presenta con : <<…>>; indiretto (riporta le parole in terza persona, è retto da dice/afferma/risponde che …; indiretto libero (riporta le parole in terza persona, ma non le introduce con il verbo dice/afferma/risponde che …) ANALISI DELLO SPAZIO Tipologia di luogo: reale (esiste nella realtà), realistico (potrebbe esistere nella realtà), fantastico (non può esistere nella realtà) Rapporto ambiente / personaggi: sintonia, contrasto Funzione dello spazio: narrativa (serve solo a raccontare), simbolica (simboleggia uno stato d’animo o un altro concetto) 3. Interpretazione ed approfondimenti del testo Quest’ultima parte del compito comprende, in genere, alcune domande sull’autore, sul periodo in cui è vissuto, sulle sue idee fondamentali ed un confronto tra l’autore ed altri scrittori. Per svolgere questa parte occorre conoscere l’autore anche dal punto di vista critico e saperlo inquadrare nella sua epoca. Si tratta di un compito che, di per sé, esula dall’aspetto propriamente tecnico dell’analisi testuale propriamente detta e rimanda di più al vecchio tema letterario. 53 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com ANALISI DI UN TESTO IN POESIA 1. Comprensione del testo La comprensione del testo prevede, in genere, la parafrasi della poesia (cioè riscrivere la poesia in lingua corrente), a volte il riassunto del contenuto della lirica o alcune domande sul contenuto del testo stesso. Per svolgere il riassunto possiamo seguire la metodologia già esposta in precedenza. Per la parafrasi possiamo adottare la seguente metodologia: 1- evidenziare le parole di uso non comune o difficili e le figure retoriche di significato (metafore, sinestesie, metonimie …) 2- fare la costruzione della frase in ordine logico: soggetto + verbo + complemento oggetto + altri complementi 3- riscrivere il testo cambiando le parole difficili e sciogliendo le figure retoriche 2. Analisi del testo L’analisi del testo richiede, di norma, un attento esame del contenuto della poesia e, spesso, anche una conoscenza delle parole adoperate dall’autore e un’analisi del loro significato nel contesto preciso del testo poetico. Occorre leggere attentamente le domande e rispondere in modo corretto. A titolo puramente didattico forniamo, comunque, uno schema completo di analisi testuale che comprende, oltre che l’analisi degli aspetti linguistici, anche quella delle strutture del testo e dei principali aspetti metrici e stilistici. 1. ELEMENTI METRICI · Il verso: individuare il verso dal numero di sillabe (endecasillabo, settenario …), eventualmente verso libero · La strofa: individuare il tipo di strofa: distico (AA), terzina (ABA, BCB …), quartina (ABAB o ABBA), sesta rima (ABABCC), ottava (ABABABCC), strofa libera · La rima: individuare il tipo di rima: baciata (AA), alternata (ABAB), incatenata (ABA,BCB, CDC…), incrociata (ABBA), ripetuta (ABA, ABC), invertita (ABC, CAB), libera, versi sciolti (senza rima) 54 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com · · 2. I componimenti poetici: individuare il tipo di componimento: Sonetto (14 versi endecasillabi 2 quartine + 2 terzine), canzone (5 o più strofe tutte con lo stesso schema metrico), ballata (5 o più strofe tutte con lo stesso schema metrico ciascuna preceduta da un breve ritornello), sestina (6 strofe di 6 versi con le stesse parole finali che variano di posizione ABCDEF, FAEBDC …), madrigale (breve componimento di 2-3 strofe con due versi finali in genere in rima tra loro), ode (più strofe di vari versi con schemi metrici vari), poesia libera Le figure metriche: sinalefe (es. d’in su la vetta de la torre_ antica); dialefe (es. quivi morì || e come tu mi vedi); dieresi (es. forse perché de la fatal quï – e - te); sineresi (es. il mio maestro e io dopo le spalle); enjambement (es. e questa siepe, che da tanta parte / dell’ultimo orizzonte il guardo esclude) ELEMENTI RETORICI Individuare le principali figure retoriche: a) figure retoriche di suono · allitterazione: ripetizione di suoni consonantici (es. fruscio che fan le foglie…) · assonanza: ripetizione di suoni vocalici (es. piacer figlio d’affanno; / gioia vana ch’è frutto) · consonanza: identità di suono consonantico ma con diversa vocale (es. stella – stalla) · onomatopea: imitazione di un rumore (es. tin tin, tac tac …) · paronomasia: parole con suono simile, ma con diversa radice (es. bella Belinda) b) figure retoriche di parola · anafora: ripetizione di un termine a inizio verso (Per me si va ne la città dolente / per me si va … / per me si va tra …) · anastrofe: inversione degli elementi sintattici (es. spesso il male di vivere ho incontrato) · asindeto: legame senza congiunzioni (es. erba, frutta, colori …) · polisindeto: legame con congiunzioni (e sui pini … / e sul grano … / e sul fieno …) · climax: aumento di intensità (es. Albero tristo … infermo … morto) · duplicazione: ripetizione di una parola (es. sogna, sogna, mia cara anima …) 55 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com · · · ellissi: il verbo viene sottinteso (es. un bubbolio lontano) enumerazione: elenco (es. e l’api e l’isole e i golfi) epifora: ripetizione di un termine a fine verso (es. E mi dicono Dormi! / Mi cantano Dormi!) · figura etimologica: parole con stessa radice (es. amare / d’amor più forte) · poliptoto: variazione dello stesso termine con funzioni diverse (es. sorriderà, se tu sorriderai) c) figure retoriche di significato · antonomasia: nome proprio che diventa nome comune (es. Perpetua) · iperbole: esagerazione (es. dammi mille baci) · metafora: similitudine senza il come (es. è un leone = è [forte come] un leone) · metonimia: un nome al posto di un altro con un legame di dipendenza logica (es. stanco di catene = stanco della prigionia che viene fatta con le catene) · sineddoche: un nome al posto di un altro con un legame di quantità (es. non hanno un tetto = non hanno una casa [tetto per casa = una parte per il tutto]) · sinestesia: relazione tra due parole che appartengono a sfere sensoriali diverse (es. urlo nero [urlo = udito; nero = vista]) d) figure retoriche di pensiero · antitesi: concetto in opposizione (es. pace non trovo e non ho da far guerra) · allegoria: una metafora continuata che interessa un intero concetto (es. mi ritrovai per una selva oscura [selva = condizione di peccato per tutto il passo]) · allusione: richiamare un concetto senza nominarlo espressamente (es. come sa chi per lei vita rifiuta = Dante allude, nel contesto, al personaggio di Catone) · apostrofe: rivolgersi ad un interlocutore (es. O donna mia …) · chiasmo: disposizione di due parole in posizione incrociata (es. correva l’onda del Po’ regale / l’onda del nitido Mincio correa) · esclamazione: intonazione marcata (es. Io partirò!) · ossimoro: accostamento di termini con senso opposto (es. Ghiaccio bollente) · personificazione: attribuzione ad oggetti di caratteri umani (es. O Natura cortese) · similitudine: paragone tra due concetti (es. la vita è come una strada in salita) 56 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 3. ELEMENTI TEMATICI · · · temi principali della poesia – immagini significative significati del testo: messaggio del poeta, idee del poeta, significati simbolici parole – chiave: le parole più importanti e quello che esprimono Per svolgere in modo opportuno questa parte si può procedere nel modo seguente: si cerca la parola chiave del testo; di norma è in posizione di rilievo (in rima, all’interno di una figura retorica o ripetuta), possono esserci anche due o tre parole chiave nel testo per ogni parola chiave si cercano i termini che hanno qualche riferimento con le parole stesse; in questo modo si vengono a determinare due o più gruppi di parole si cercano le relazioni tra i gruppi; queste possono essere: di opposizione (concetti contrapposti), parallelismo (concetti messi a confronto), identità (concetti ripetuti). da tutto ciò scaturisce il commento alla poesia. Es. E nella notte nera come il nulla, a un tratto, col fragor d'arduo dirupo che frana, il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, e poi vanì. Soave allora un canto s'udì di madre, e il moto di una culla (PASCOLI “Il tuono”) parole chiave: tuono – canto gruppi di parole: 57 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com TUONO notte nera/ fragor d'arduo dirupo / rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo/ rima- CANTO Soave / madre / moto di una culla relazione tra i gruppi: i due gruppi sono nettamente contrapposti: il gruppo “TUONO” evoca sensazioni di buio, paura, isolamento … il gruppo “CANTO” evoca un mondo molto più rassicurante, centrato sugli affetti familiari e sulla protezione materna del <<nido>> 3. Interpretazione ed approfondimenti del testo Quest’ultima parte del compito comprende, in genere, alcune domande sull’autore, sul periodo in cui è vissuto, sulle sue idee fondamentali ed un confronto tra l’autore ed altri scrittori. Per svolgere questa parte occorre conoscere l’autore anche dal punto di vista critico e saperlo inquadrare nella sua epoca. Si tratta di un compito che, di per sé, esula dall’aspetto propriamente tecnico dell’analisi testuale propriamente detta e rimanda di più ad un compito di letteratura ESEMPIO DI SVOLGIMENTO DI ANALISI DI UN TESTO TIPOLOGIA A ANALISI DEL TESTO A.S. 2000/2001 sessione ordinaria Cesare Pavese, La luna e i Falò C'è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c'è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch'io possa dire "Ecco cos'ero prima di nascere". Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini 58 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com del duomo di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana. Chi può dire di che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione. Se sono cresciuto in questo paese, devo dir grazie alla Virgilia, a Padrino, tutta gente che non c'è più, anche se loro mi hanno preso e allevato soltanto perché l'ospedale di Alessandria gli passava la mesata. Su queste colline quarant'anni fa c'erano dei dannati che per vedere uno scudo d'argento si caricavano un bastardo dell'ospedale, oltre ai figli che avevano già. C'era chi prendeva una bambina per averci poi la servetta e comandarla meglio; la Virgilia volle me perché di figlie ne aveva già due, e quando fossi un po' cresciuto speravano di aggiustarsi in una grossa cascina e lavorare tutti quanti e star bene. Padrino aveva allora il casotto di Gaminella - due stanze e una stalla -, la capra e quella riva dei noccioli. Io venni su con le ragazze, ci rubavamo la polenta, dormivamo sullo stesso saccone, Angiolina la maggiore aveva un anno più di me; e soltanto a dieci anni, nell'inverno quando morì la Virgilia, seppi per caso che non ero suo fratello. Da quell'inverno Angiolina giudiziosa dovette smettere di girare con noi per la riva e per i boschi; accudiva alla casa, faceva il pane e le robiole, andava lei a ritirare in municipio il mio scudo; io mi vantavo con Giulia di valere cinque lire, le dicevo che lei non fruttava niente e chiedevo a Padrino perché non prendevamo altri bastardi. Adesso sapevo ch'eravamo dei miserabili, perché soltanto i miserabili allevano i bastardi dell'ospedale. Prima, quando correndo a scuola gli altri mi dicevano bastardo, io credevo che fosse un nome come vigliacco o vagabondo e rispondevo per le rime. Ma ero già un ragazzo fatto e il municipio non ci pagava più lo scudo, che io ancora non avevo ben capito che non essere figlio di Padrino e della Virgilia voleva dire non essere nato in Gaminella, non essere sbucato da sotto i noccioli o dall'orecchio della nostra capra come le ragazze. Cesare PAVESE è nato nel 1908 a Santo Stefano Belbo, piccolo centro del Piemonte meridionale nella zona collinare delle Langhe ed è morto a Torino nel 1950. Ha esordito come poeta e traduttore di romanzi americani, per poi affermarsi come narratore. Il brano è tratto dal romanzo La luna e i falò, pubblicato nel 1950. La vicenda è raccontata in prima persona dal protagonista, Anguilla, un trovatello allevato da poveri contadini delle Langhe, il quale, dopo aver fatto fortuna in America, ritorna alle colline della propria infanzia. 59 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 1. Comprensione complessiva Dopo una prima lettura, riassumi il contenuto informativo del testo in non più di dieci righe. 2. Analisi e interpretazione del testo 2.1 "C'è una ragione...". Individua nel testo la ragione del ritorno del protagonista. 2.2 I paesi e i luoghi della propria infanzia sono indicati dal protagonista con i loro nomi propri e con insistenza. Spiegane il senso e la ragione. 2.3 Spiega il significato delle espressioni "non c'è da queste parti una casa né un pezzo di terra, né delle ossa" e chiarisci il senso della ricerca di se stesso "prima di nascere". 2.4 La parola "carne" ritorna nel testo tre volte. Spiega il significato di questa parola e della sua iterazione. 2.5 Spiega come poter conciliare l'affermazione "tutte le carni sono buone e si equivalgono" con il desiderio che uno ha "di farsi terra e paese" per durare oltre l'esistenza individuale ed effimera. 2.6 La parola "bastardo" ricorre con insistenza. Spiegane il significato in riferimento alla situazione specifica in cui il termine viene di volta in volta collocato. 3. Interpretazione complessiva e approfondimenti Sulla base dell'analisi condotta, proponi una tua interpretazione complessiva del brano ed approfondiscila collegando questa pagina iniziale di La luna e i falò con altre prose o poesie di Pavese eventualmente lette. In mancanza di questa lettura, confrontala con testi di altri scrittori contemporanei o non, nei quali ricorre lo stesso tema del ritorno alle origini. Puoi anche riferirti alla situazione storico-politica dell'epoca o ad altri aspetti o componenti culturali di tua conoscenza. Provo a svolgere l’analisi 1. Comprensione complessiva Dopo una prima lettura, riassumi il contenuto informativo del testo in non più di dieci righe. Si tratta di elaborare un riassunto del testo di circa dieci righe. Procedo secondo le regole che ho esposto in precedenza. individuare le parole, le idee e le frasi importanti e sottolinearle 60 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com C'è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato, è quasi certo; dove son nato non lo so; non c'è da queste parti una casa né un pezzo di terra né delle ossa ch'io possa dire "Ecco cos'ero prima di nascere". Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari non veniva neanche dalla campagna, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana. Chi può dire di che carne sono fatto? Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione. Se sono cresciuto in questo paese, devo dir grazie alla Virgilia, a Padrino, tutta gente che non c'è più, anche se loro mi hanno preso e allevato soltanto perché l'ospedale di Alessandria gli passava la mesata. Su queste colline quarant'anni fa c'erano dei dannati che per vedere uno scudo d'argento si caricavano un bastardo dell'ospedale, oltre ai figli che avevano già. C'era chi prendeva una bambina per averci poi la servetta e comandarla meglio; la Virgilia volle me perché di figlie ne aveva già due, e quando fossi un po' cresciuto speravano di aggiustarsi in una grossa cascina e lavorare tutti quanti e star bene. Padrino aveva allora il casotto di Gaminella - due stanze e una stalla -, la capra e quella riva dei noccioli. Io venni su con le ragazze, ci rubavamo la polenta, dormivamo sullo stesso saccone, Angiolina la maggiore aveva un anno più di me; e soltanto a dieci anni, nell'inverno quando morì la Virgilia, seppi per caso che non ero suo fratello. Da quell'inverno Angiolina giudiziosa dovette smettere di girare con noi per la riva e per i boschi; accudiva alla casa, faceva il pane e le robiole, andava lei a ritirare in municipio il mio scudo; io mi vantavo con Giulia di valere cinque lire, le dicevo che lei non fruttava niente e chiedevo a Padrino perché non prendevamo altri bastardi. Adesso sapevo ch'eravamo dei miserabili, perché soltanto i miserabili allevano i bastardi dell'ospedale. Prima, quando correndo a scuola gli altri mi dicevano bastardo, io credevo che fosse un nome come vigliacco o vagabondo e rispondevo per le rime. Ma ero già un ragazzo fatto e il municipio non ci pagava più lo scudo, che io ancora non avevo ben capito che non essere figlio di Padrino e della Virgilia voleva dire non essere nato in Gaminella, non essere sbucato da sotto i noccioli o dall'orecchio della nostra capra come le ragazze. b) cancellare le frasi superflue Sono tornato in questo paese, perché questo è il luogo dove son nato Non so se vengo dalla collina o dalla valle, dai boschi o da una casa di balconi. La ragazza che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari era la figlia dei pa61 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com droni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato in un cavagno da vendemmia due povere donne da Monticello, da Neive o perché no da Cravanzana. Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le carni sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici, perché la sua carne valga e duri Se sono cresciuto in questo paese, devo dir grazie alla Virgilia, a Padrino, tutta gente che non c'è più, anche se loro mi hanno preso e allevato soltanto perché l'ospedale di Alessandria gli passava la mesata. Su queste colline quarant'anni fa c'erano dei dannati che per vedere uno scudo d'argento si caricavano un bastardo dell'ospedale, oltre ai figli che avevano già. Io venni su con le ragazze, ci rubavamo la polenta, dormivamo sullo stesso saccone, Angiolina la maggiore aveva un anno più di me; e soltanto a dieci anni, nell'inverno quando morì la Virgilia, seppi per caso che non ero suo fratello. Adesso sapevo ch'eravamo dei miserabili, perché soltanto i miserabili allevano i bastardi dell'ospedale. Prima, quando correndo a scuola gli altri mi dicevano bastardo, io credevo che fosse un nome come vigliacco o vagabondo e rispondevo per le rime. Ancora non avevo ben capito che non essere figlio di Padrino e della Virgilia voleva dire non essere nato in Gaminella, non essere sbucato da sotto i noccioli o dall'orecchio della nostra capra come le ragazze. Generalizzare e nominalizzare: I nomi specifici cerco di trasformarli in nomi generali; le frasi composte da più parole vanno possibilmente ridotte ad una sola parola Sono tornato in questo paese, perché questo è il luogo dove son nato Non so se da dove vengo: collina o valle, o boschi . Mia madre, che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato due povere donne da qualche località vicina. Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le cose sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici. Se sono cresciuto in questo paese, devo ringraziare alcune persone come Virgilia e Padrino, anche se loro mi hanno preso e allevato soltanto perché l'ospedale di Alessandria gli passava la mesata. Su queste colline quarant'anni fa c'erano dei dannati che per vedere uno scudo d'argento si caricavano un bastardo dell'ospedale, oltre ai loro figli. Io venni su con le ragazze, ci rubavamo la polenta, dormivamo sullo stesso saccone, Angiolina la maggiore aveva un anno più di me; e soltanto a dieci anni, quando morì la Virgilia, seppi per caso che non ero suo fratello. Adesso sapevo ch'eravamo dei miserabili, perché soltanto i miserabili allevano i bastardi dell'ospedale. Prima, quando correndo a scuola gli altri mi dicevano bastardo, io credevo che fosse un nome come vigliacco o vagabondo e rispondevo 62 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com per le rime. Ancora non avevo ben capito che non essere figlio di Padrino e della Virgilia voleva dire non essere nato in Gaminella d) Risistemare e mettere i connettivi Cerco di collegare le frasi tra di loro Sono tornato in questo paese, perché questo è il luogo dove son nato, anche se non so da dove vengo: collina o valle, o boschi . Mia madre, che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato due povere donne da qualche località vicina. Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le cose sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici. Se sono cresciuto in questo paese, devo ringraziare alcune persone come Virgilia e Padrino, anche se loro mi hanno preso e allevato soltanto perché l'ospedale di Alessandria gli passava la mesata. Infatti su queste colline quarant'anni fa c'erano dei dannati che per vedere uno scudo d'argento si caricavano un bastardo dell'ospedale, oltre ai loro figli. Per questo io venni su con le ragazze, ci rubavamo la polenta, dormivamo sullo stesso saccone; Angiolina, la maggiore, aveva un anno più di me; e soltanto a dieci anni, quando morì la Virgilia, l’altra ragazza, seppi per caso che non ero suo fratello. Adesso sapevo ch'eravamo dei miserabili, perché soltanto i miserabili allevano i bastardi dell'ospedale. Prima, quando correndo a scuola, gli altri mi dicevano bastardo, io credevo che fosse un nome come vigliacco o vagabondo e rispondevo per le rime. Ancora non avevo ben capito che non essere figlio di Padrino e della Virgilia voleva dire non essere nato in Gaminella Alla fine il riassunto si presenterà così: Sono tornato in questo paese, perché questo è il luogo dove son nato, anche se non so da dove vengo: collina o valle, o boschi . Mia madre, che mi ha lasciato sugli scalini del duomo di Alba, magari era la figlia dei padroni di un palazzo, oppure mi ci hanno portato due povere donne da qualche località vicina. Ho girato abbastanza il mondo da sapere che tutte le cose sono buone e si equivalgono, ma è per questo che uno si stanca e cerca di mettere radici. Se sono cresciuto in questo paese, devo ringraziare alcune persone come Virgilia e Padrino, anche se loro mi hanno preso e allevato soltanto perché l'ospedale di Alessandria gli passava la mesata. Infatti su queste colline quarant'anni fa c'erano dei dannati che per vedere uno scudo d'argento si caricavano un bastardo dell'ospedale, oltre ai loro figli. Per questo io venni su con le ragazze, ci rubavamo la polenta, dormivamo sullo stesso saccone; Angiolina, la maggiore, aveva un anno più di me; e soltanto a dieci anni, quando morì la Virgilia, l’altra ragazza, seppi per caso 63 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com che non ero suo fratello. Adesso sapevo ch'eravamo dei miserabili, perché soltanto i miserabili allevano i bastardi dell'ospedale. Prima, quando correndo a scuola, gli altri mi dicevano bastardo, io credevo che fosse un nome come vigliacco o vagabondo e rispondevo per le rime. Ancora non avevo ben capito che non essere figlio di Padrino e della Virgilia voleva dire non essere nato in Gaminella 2. Analisi e interpretazione del testo Adesso devo rileggere attentamente il passo e rispondere in modo puntuale e adeguatamente dettagliato alle domande che mi sono poste 2.1 "C'è una ragione...". Individua nel testo la ragione del ritorno del protagonista. La ragione del ritorno del protagonista è legata al desiderio di riscoprire le sue radici, di ritrovare il luogo dove ha trascorso l’infanzia, una parte molto importante e significativa della sua esistenza. Accanto a ciò c’è la condizione di <<sradicato>> del personaggio che non ha più punti di riferimento e cerca di ritrovarli nel paese natale. Nel testo possiamo trovare le seguenti espressioni: <<C'è una ragione perché sono tornato in questo paese, qui e non invece a Canelli, a Barbaresco o in Alba. Qui non ci sono nato>> e <<uno si stanca e cerca di mettere radici, di farsi terra e paese, perché la sua carne valga e duri qualcosa di più che un comune giro di stagione.>> 2.2 I paesi e i luoghi della propria infanzia sono indicati dal protagonista con i loro nomi propri e con insistenza. Spiegane il senso e la ragione. Il fatto che il protagonista indichi i luoghi della sua infanzia con i rispettivi nomi propri si deve al valore affettivo ed alla grande considerazione che egli nutre per questi posti che vengono, in un certo qual modo, assimilati ai suoi genitori biologici che egli non ha mai visto né conosciuto. Per questi motivi il protagonista insiste più volte sulla denominazione delle località, anche in modo molto specifico e particolareggiato, come di norma si fa con qualcosa che ci appartiene e che sentiamo legato al nostro “essere” 2.3 Spiega il significato delle espressioni "non c'è da queste parti una casa né un pezzo di terra, né delle ossa" e chiarisci il senso della ricerca di se stesso "prima di nascere". L’espressione <<non c’è da queste parti ... terra ... delle ossa>> sta a significare l’assenza di tracce e di segnali concreti che possano far dedurre al protagonista 64 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com di essere veramente nato in un preciso posto e da specifiche persone, delle quali - come abbiamo visto - ha perduto ogni elemento. L’espressione <<prima di nascere>> chiarisce il significato della ricerca che il protagonista sta compiendo. Si tratta di un ritorno alle origini non solo della sua vita, ma anche dell’entroterra familiare e culturale nel quale sono vissuti i suoi genitori biologici e pertanto una riscoperta della dimensione ancestrale della propria esistenza. Siamo di fronte ad una ricerca che, secondo lo stile di Pavese, si configura quasi come un percorso mitologico, attraverso l’ignoto e lo sconosciuto. 2.4 La parola "carne" ritorna nel testo tre volte. Spiega il significato di questa parola e della sua iterazione. Il termine <<carne>> è sinonimo di <<natura umana>>, e più specificamente di identità culturale, morale e antropologica. Il soggetto, fatto di carne, è titolare di diritti naturali e di una serie di doveri verso se stesso e verso gli altri che lo rendono elemento di una società della quale è chiamato, volente o nolente, a fare parte. In questo caso il protagonista, con l’iterazione del termine, vuol fare intendere il suo desiderio, comune ad ogni uomo, di trovare un posto stabile, in cui <<mettere radici>>, allo scopo di entrare a far parte di una specifica collettività organizzata. In questo vi è il comune sentimento che porta ognuno di noi a identificarsi con una particolare identità culturale e sociale; per questo il Nostro, dopo tanti viaggi, vuole tornare al suo paese natale, in modo da ritrovare le sue origini. 2.5 Spiega come poter conciliare l'affermazione "tutte le carni sono buone e si equivalgono" con il desiderio che uno ha "di farsi terra e paese" per durare oltre l'esistenza individuale ed effimera. La prima espressione <<tutte le carni sono buone e si equivalgono>> denota il sentimento di rispetto e di eguaglianza che il protagonista ha verso gli uomini di qualunque cultura, paese, tempo e luogo. Questo, tuttavia, non fa venir meno, in lui, il desiderio di <<farsi terra e paese>>, proprio perché ogni uomo, pur eguale come dignità agli altri, è però diverso negli aspetti culturali, morali, ideali, antropologici. Per questo motivo ognuno desidera crearsi una propria identità, che è rappresentata da sempre dagli elementi naturali dell’aggregazione sociale: il paese, la terra, la famiglia, elementi che hanno contraddistinto, a partire dal Neolitico, tutte le civiltà. 2.6 La parola "bastardo" ricorre con insistenza. Spiegane il significato in riferimento alla situazione specifica in cui il termine viene di volta in volta collocato. 65 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com La parola <<bastardo>> significa figlio illegittimo (dall’ant. Franc. bastard = figlio di re e di concubina con suffisso spregiativo). Con questo significato il termine viene usato, nel brano, per tre volte. In particolare: <<c'erano dei dannati che per vedere uno scudo d'argento si caricavano un bastardo dell'ospedale>> = allusione alla costumanza di prendere con sé i figli abbandonati dai genitori per sfruttarli come forza da lavoro; <<... chiedevo a Padrino perché non prendevamo altri bastardi>> = come sopra; <<Adesso sapevo ch'eravamo dei miserabili, perché soltanto i miserabili allevano i bastardi dell'ospedale>> = allusione alla condizione miserabile della famiglia che aveva preso il protagonista. Una quarta volta il termine è usato con un significato più ampio e traslato, precisamente verso la fine del brano: <<Prima, quando correndo a scuola gli altri mi dicevano bastardo, io credevo che fosse un nome come vigliacco o vagabondo e rispondevo per le rime>> = in questo caso bastardo diviene sinonimo di vigliacco, vagabondo, persona spregevole e con connotazioni negative, almeno secondo il punto di vista dei compagni di scuola del Nostro. Anch’egli, comunque, dà al termine una interpretazione traslata come emerge nella frase seguente: <<io ancora non avevo ben capito che non essere figlio di Padrino e della Virgilia voleva dire non essere nato in Gaminella, non essere sbucato da sotto i noccioli o dall'orecchio della nostra capra come le ragazze.>> = qui la parola bastardo significa persona estranea al contesto sociale e famigliare in cui vive; diventa, pertanto, sinonimo di <<sradicato>>, <<senza radici>>, che è poi la condizione che caratterizza il protagonista. 3. Interpretazione complessiva e approfondimenti Sulla base dell'analisi condotta, proponi una tua interpretazione complessiva del brano ed approfondiscila collegando questa pagina iniziale di La luna e i falò con altre prose o poesie di Pavese eventualmente lette. In mancanza di questa lettura, confrontala con testi di altri scrittori contemporanei o non, nei quali ricorre lo stesso tema del ritorno alle origini. Puoi anche riferirti alla situazione storico-politica dell'epoca o ad altri aspetti o componenti culturali di tua conoscenza. Questa parte è praticamente un commento basato sulle conoscenze personali di letteratura e storia della cultura letteraria italiana. Si può svolgere in tre modi: - collegando la pagina di “La luna e i falò” con altre prose o poesie di Pavese - facendo un confronto con testi di altri scrittori, contemporanei o non, nei quali ricorre lo stesso tema del ritorno alle origini - facendo riferimento alla situazione storico-politica dell'epoca o ad altri aspetti o componenti culturali di tua conoscenza. 66 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Scelgo - a titolo di esempio - la seconda possibilità, cioè il confronto con testi di altri scrittori che hanno affrontato lo stesso tema del ritorno alle origini. Tra i contemporanei scelgo: Vittorini, Ungaretti, Quasimodo, Haley; tra i classici: Virgilio, Agostino, Dante, Foscolo. Il tema del ritorno alle origini e della riscoperta delle proprie radici culturali, familiari, ideali ed etiche è un aspetto tra i più interessanti che hanno caratterizzato l’esperienza poetica o narrativa e, in genere, la cultura letteraria di ogni epoca. Molti scrittori hanno trattato questa tematica, che abbiamo potuto osservare in Pavese, il quale, nei suoi romanzi, tra cui il menzionato “La luna e i falò”, sviluppa il motivo del ritorno del protagonista, sradicato e senza famiglia, nella propria terra di origine. Nel suo caso l’operazione non riesce poiché Anguilla riscontra il sostanziale fallimento dell’esperienza, constatando la devastazione morale, sociale e intellettuale del suo paese natale; così, non riuscendo a ricostituire la sua identità e a ritrovare le sue vere radici, decide di andarsene. Tra i vari scrittori, contemporanei o non, che hanno trattato il tema del ritorno alle origini, possiamo sceglierne alcuni particolarmente significativi. Nella letteratura latina abbiamo un esempio di <<ritorno alle radici>> che coinvolge tutto un popolo; si tratta dell’Eneide virgiliana, opera che ha lo scopo di nobilitare la civiltà romana, riscoprendone, in chiave mitologica, le origini e le cause della sua nascita. Per questo Virgilio parte addirittura dalla guerra di Troia e ripercorre le tappe principali del viaggio di Enea, che riceve dagli dei il compito di dare origine ad una nuova patria. La dimensione personale e privata del ritorno alle origini è riscontrabile, invece, in un altro grande autore della latinità, Agostino che nelle “Confessioni” ripercorre le tappe dei suoi errori, delle sue cadute e del percorso spirituale che lo ha portato all’incontro con Dio. Egli parte addirittura dalla nascita, sottolineando come, sin dai primi giorni di vita, nell’uomo (ancora lattante) ci sia un egoismo innato, che lo porta ad una sostanziale avidità e ad un desiderio di emergere, manifestando rabbia e capricci. Questa inclinazione innata al male accompagna l’uomo per tutta la vita; Agostino cita, per esempio, il furto di alcune pere, da lui attuato assieme ad alcuni amici solo per il gusto stesso di commettere un peccato. Per il filosofo cristiano solo l’incontro con Dio è in grado di cambiare l’uomo e di renderlo aperto e disponibile al bene ed all’amore verso il prossimo. Per passare alla letteratura italiana, potremmo citare Dante che, nella “Vita nuova” ci descrive il suo percorso spirituale verso Dio, tramite Beatrice. Egli parte proprio dall’infanzia, chiamando la prima parte dell’opera il <<libro della memoria>> e facendo risalire le radici dell’amore all’età infantile. L’infanzia è poi trattata da Ugo Foscolo che nel celebre sonetto “A Zacinto” rievoca le sue origini in chiave mitologica. Attraverso Venere, Omero, Ulisse egli riscopre le radici della sua esistenza (nato da madre greca, in terra greca) e si identifica con gli alti valori e i profondi significati che 67 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com rappresentano quei miti: l’amore (e la madre), la poesia eternatrice, la bellezza, l’eroe. Se consideriamo la letteratura contemporanea, possiamo ugualmente trovare importanti autori che hanno trattato il tema del ritorno alle origini. L’infanzia è uno dei temi che emergono nelle poesie del primo Quasimodo, assieme alla Sicilia, al mito, all’esilio. L’infanzia viene vissuta in una dimensione mitica, come un’età perduta e lontana che va a ricollegarsi con la nostalgia per la propria terra abbandonata e rivissuta in chiave simbolica. Testi come “Vento a Tindari” o “Che vuoi, pastore d’aria” ci presentano queste riflessioni del poeta siciliano, con complessi richiami simbolici secondo la tecnica propria dell’Ermetismo. Anche Ungaretti, nella sua “Vita di un uomo” ha ripercorso le tappe della sua esistenza. Il componimento “I fiumi” è un esempio di viaggio a ritroso nel proprio passato, attraverso i fiumi, a partire dalle radici lucchesi (Serchio), dall’infanzia in Egitto (Nilo), dalla formazione culturale francese (Senna), per poi finire con il momento attuale della prima guerra mondiale (Isonzo). Se passiamo alla prosa, possiamo ricordare Elio Vittorini, che nel suo capolavoro “Conversazione in Sicilia” racconta di Silvestro (il protagonista) che decide di partire da Milano e tornare nel suo paesino natale, in Sicilia, alla riscoperta delle sue radici. Qui egli scopre una realtà di dolore e malattia che, tuttavia, non porterà ad alcuna svolta, né al bisogno di rivolgimento interiore, ma solo ad un vagare in solitudine. Attraverso la madre Concetta, che fa il giro del paese per fare le iniezioni agli ammalati, Silvestro entra in contatto con un’umanità sofferente, ed in seguito farà amicizia con alcune persone (Calogero, Ezechiele, Porfirio) che sono poi la rappresentazione umanizzata delle principali ideologie antifasciste (marxista, liberale, cattolica) nessuna delle quali, tuttavia, riesce ad esprimere una soluzione convincente alla situazione di degrado e di prostrazione cui è soggetto il “mondo offeso”. Il finale del libro, infatti, è problematico e non offre una soluzione determinata, ma si risolve in una sorta di insuccesso. Terminiamo con la citazione di uno scrittore americano, Alex Haley, che ha raccontato nel celebre libro “Radici” (1977) la storia della sua famiglia, risalendo addirittura al 1767, attraverso la schiavitù, la guerra di secessione, gli avvenimenti successivi fino all’America contemporanea. Anche quest’opera è un esempio di come il ritorno alle origini costituisca da sempre un elemento fondamentale nell’espressione letteraria e nell’indagine conoscitiva dell’uomo dentro se stesso. TIPOLOGIA A ANALISI DEL TESTO A.S. 1998/1999 sessione ordinaria Giuseppe Ungaretti, I fiumi Mi tengo a quest'albero mutilato abbandonato in questa dolina (1) che ha il languore 68 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com di un circo prima o dopo lo spettacolo e guardo il passaggio quieto delle nuvole sulla luna Stamani mi sono disteso in un'urna d'acqua e come una reliquia ho riposato L'Isonzo scorrendo mi levigava come un suo sasso Ho tirato su le mie quattr'ossa e me ne sono andato come un acrobata sull'acqua Mi sono accoccolato vicino ai miei panni sudici di guerra e come un beduino mi sono chinato a ricevere il sole Questo è l'Isonzo e qui meglio mi sono riconosciuto una docile fibra dell'universo Il mio supplizio è quando non mi credo in armonia Ma quelle occulte mani 69 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com che m'intridono mi regalano la rara felicità Ho ripassato le epoche della mia vita Questi sono i miei fiumi Questo è il Serchio (2) al quale hanno attinto duemil'anni forse di gente mia campagnola e mio padre e mia madre Questo è il Nilo che mi ha visto nascere e crescere e ardere d'inconsapevolezza nelle estese pianure Questa è la Senna e in quel suo torbido mi sono rimescolato e mi sono conosciuto Questi sono i miei fiumi contati nell'Isonzo Questa è la mia nostalgia che in ognuno mi traspare ora ch'è notte che la mia vita mi pare una corolla di tenebre (1) dolina: concavità del terreno (formata dall'azione dell'acqua piovana) tipica del Carso. 70 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com (2) Serchio: fiume della Lucchesia, terra di origine della famiglia di Ungaretti. Giuseppe Ungaretti (1888-1970), di famiglia toscana, nato ad Alessandria d'Egitto, visse in gioventù a Parigi. Durante la prima Guerra Mondiale combatté sul fronte italiano e proprio mentre era al fronte compose molte poesie della raccolta L'allegria (pubblicata in più edizioni, a partire dal 1919). Anche questa poesia è stata scritta mentre il poeta era al fronte, nella zona del Carso, sulle rive dell'Isonzo, il fiume che è stato una importante zona di guerra e il cui paesaggio è rimasto "mutilato". Il poeta-soldato Ungaretti si immerge in questo fiume, per cercare ristoro e passa in rassegna i fiumi che hanno segnato le tappe della sua vita. 1. Parafrasi e comprensione complessiva. Dopo aver fatto la parafrasi di questa poesia, riassumi brevemente il contenuto dei tre tempi in cui essa si articola (vv. 1-26), (vv. 27-41), (vv. 42-69). 2. Analisi e commento del testo. 2.1 Che cosa rappresenta ciascun fiume nella vita del poeta? 2.2 Spiega il significato dei versi 9-12 "Stamani mi sono disteso / in un'urna d'acqua / e come una reliquia / ho riposato", individuando anche in altre espressioni del testo gli elementi di sacralità presenti nella lirica. 2.3 Quale significato simbolico assume l'acqua che accompagna il viaggio del poeta alla scoperta di sé e al recupero del passato attraverso la memoria? 2.4 Per quali ragioni il poeta definisce questa lirica la propria "carta d'identità" contenente i "segni" che gli permettono di riconoscersi? 2.5 Ungaretti, come altri poeti del tempo, avverte la necessità di trovare nuovi mezzi espressivi, diversi da quelli tradizionali e più adatti a rappresentare la fragilità e la precarietà della condizione umana. Spiega in che cosa consiste la cosiddetta rivoluzione metrica attuata dal poeta in questa prima fase della sua sperimentazione formale, indicandone anche qualche esempio in questa lirica. 3. Approfondimenti. Il tema del viaggio, spesso metaforico, è un motivo ricorrente nella letteratura simbolista e decadente. Conosci altre poesie di altri autori che trattano questo tema? 71 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Svolgo il compito 1. Parafrasi e comprensione complessiva. Per fare la parafrasi applico le regole esposte in precedenza a) evidenzio le parole di uso non comune o difficili e le figure retoriche di significato (metafore, sinestesie, metonimie …) Mi tengo a quest'albero mutilato abbandonato in questa dolina che ha il languore di un circo prima o dopo lo spettacolo e guardo il passaggio quieto delle nuvole sulla luna Stamani mi sono disteso in un'urna d'acqua e come una reliquia ho riposato L'Isonzo scorrendo mi levigava come un suo sasso Ho tirato su le mie quattr'ossa e me ne sono andato come un acrobata sull'acqua Mi sono accoccolato vicino ai miei panni sudici di guerra e come un beduino mi sono chinato a ricevere il sole Questo è l'Isonzo e qui meglio 72 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com mi sono riconosciuto una docile fibra dell'universo Il mio supplizio è quando non mi credo in armonia Ma quelle occulte mani che m'intridono mi regalano la rara felicità Ho ripassato le epoche della mia vita Questi sono i miei fiumi Questo è il Serchio al quale hanno attinto duemil'anni forse di gente mia campagnola e mio padre e mia madre Questo è il Nilo che mi ha visto nascere e crescere e ardere d'inconsapevolezza nelle estese pianure Questa è la Senna e in quel suo torbido mi sono rimescolato e mi sono conosciuto Questi sono i miei fiumi 73 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com contati nell'Isonzo Questa è la mia nostalgia che in ognuno mi traspare ora ch'è notte che la mia vita mi pare una corolla di tenebre b) faccio la costruzione della frase in ordine logico: soggetto + verbo + complemento oggetto + altri complementi Mi tengo a quest'albero mutilato abbandonato in questa dolina che ha il languore di un circo prima o dopo lo spettacolo e guardo il passaggio quieto delle nuvole sulla luna Stamani mi sono disteso in un'urna d'acqua e ho riposato come una reliquia L'Isonzo scorrendo mi levigava come un suo sasso Ho tirato su le mie quattr'ossa e me ne sono andato come un acrobata sull'acqua Mi sono accoccolato vicino ai miei panni sudici di guerra e mi sono chinato a ricevere il sole 74 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com come un beduino Questo è l'Isonzo e qui meglio mi sono riconosciuto una docile fibra dell'universo Il mio supplizio è quando non mi credo in armonia Ma quelle occulte mani che m'intridono mi regalano la rara felicità Ho ripassato le epoche della mia vita Questi sono i miei fiumi Questo è il Serchio al quale hanno attinto forse duemil'anni di mia gente campagnola e mio padre e mia madre Questo è il Nilo che mi ha visto nascere e crescere e ardere d'inconsapevolezza nelle estese pianure Questa è la Senna e in quel suo torbido mi sono rimescolato 75 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com e mi sono conosciuto Questi sono i miei fiumi contati nell'Isonzo Questa è la mia nostalgia che in ognuno mi traspare ora ch'è notte che la mia vita mi pare una corolla di tenebre c) riscrivo il testo cambiando le parole difficili e sciogliendo le figure retoriche Mi tengo a quest'albero tagliato abbandonato in questa dolina che ha la tristezza di un circo prima o dopo lo spettacolo e guardo il passaggio silenzioso delle nuvole sulla luna Stamani mi sono disteso in una cavità piena d’acqua, che sembrava un’urna e ho riposato come se fossi una reliquia L'Isonzo scorrendo mi passava sopra e mi lisciava come fossi un suo sasso Ho tirato su il mio corpo magro e stanco e me ne sono andato come un acrobata sull'acqua Mi sono chinato vicino ai miei vestiti 76 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com sporchi a causa della guerra e mi sono chinato a prendere il sole come fossi un beduino Questo è l'Isonzo e qui meglio mi sono riconosciuto una arrendevole parte del mondo universale Il mio tormento è quando non mi credo in armonia Ma quelle acque che mi avvolgono come se fossero mani mi donano la rara felicità Ho ripercorso mentalmente i momenti importanti della mia vita Questi sono i miei fiumi, attraverso cui ho svolto il mio percorso Questo è il Serchio nel quale sono cresciuti i miei antenati forse duemila anni della mia gente campagnola e mio padre e mia madre Questo è il Nilo che mi ha visto nascere e crescere e farmi prendere dalla passione giovanile e inconsapevole nelle estese pianure 77 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Questa è la Senna e in quella sua acqua torbida mi sono come rimescolato idealmente e mi sono riconosciuto in una identità culturale Questi sono i miei fiumi che confluiscono idealmente nell'Isonzo Questa è la mia nostalgia che in ognuno mi traspare adesso ch'è un momento doloroso che la mia vita mi sembra la corolla di un fiore che, però, è del colore nero come le tenebre Dopo aver fatto la parafrasi di questa poesia, riassumi brevemente il contenuto dei tre tempi in cui essa si articola (vv. 1-26), (vv. 27-41), (vv. 42-69). Il riassunto delle tre parti del testo, a questo punto, dopo che è già stata svolta la parafrasi, non presenta serie difficoltà e può agevolmente svolgersi secondo le regole già esposte o anche senza una loro applicazione minuziosa vv. 1-26: il poeta si trova nel Carso, in una dolina, durante la Prima guerra mondiale; riflette con se stesso e dice di essersi steso dentro ad una cavità piena d’acqua, vicino all’Isonzo. Lì ha iniziato a contemplare il paesaggio, poi ha raccolto i suoi vestiti e si è messo a prendere il sole vv. 27-41: il poeta riflette sull’Isonzo, il fiume in cui si trova; lì egli si riconosce come una parte dell’Universo e individua le radici del suo dolore quando non si sente in armonia con ciò che lo circonda vv. 42-69: il poeta compie un percorso mentale, attraverso i quattro fiumi che hanno segnato le quattro tappe più importanti della sua esistenza: il Serchio, fiume della Lucchesia, che ricorda ad Ungaretti la sua famiglia originaria di quelle parti; il Nilo, che gli ricorda l’Egitto, dove è nato e dove ha trascorso la sua infanzia; la Senna, che gli ricorda l’ambiente francese, nel quale ha completato la sua formazione culturale e letteraria. Infine l’Isonzo, il fiume legato al momento presente, quello della guerra, nel quale si ricapitolano tutte le esperienze del poeta che sfociano in una amara considerazione sulla vita e sul dolore. 2. Analisi e commento del testo. Occorre ora rileggere attentamente il testo, cercare di ricordare le conoscenze sull’autore e rispondere in modo puntuale alle domande 78 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 2.1 Che cosa rappresenta ciascun fiume nella vita del poeta? Il Serchio rappresenta le origini della famiglia del poeta, i cui genitori erano lucchesi; inoltre, per estensione, sta ad indicare un’indagine sulle radici dei propri antenati agricoltori e lavoratori della terra. Il Nilo rappresenta l’Egitto, la terra in cui Ungaretti è nato, il paese in cui ha vissuto la sua infanzia. La Senna rappresenta la Francia, la sua formazione culturale ed intellettuale, il contatto con il mondo della Letteratura (Espressionismo, avanguardie, simbolismo) e della Filosofia (Bergson). L’Isonzo rappresenta il momento attuale, la guerra nel Carso, la morte, la distruzione. In questo fiume sono ricapitolati tutti gli altri, cioè le tappe fondamentali della vita dell’autore 2.2 Spiega il significato dei versi 9-12 "Stamani mi sono disteso / in un'urna d'acqua / e come una reliquia / ho riposato", individuando anche in altre espressioni del testo gli elementi di sacralità presenti nella lirica. Il poeta, stendendosi nell’acqua, si è sentito come chiuso in un’urna, ha meditato sulla sua vita e sull’esistenza umana e universale; si è riconosciuto come parte dell’Universo e ha trovato in se stesso ed in ogni uomo una dimensione sacrale (ecco il perché dell’accostamento alla reliquia). Elementi di sacralità si trovano anche in altre parti della poesia: <<L'Isonzo scorrendo / mi levigava / come un suo sasso>> = l’acqua assume una funzione rigeneratrice e purificatrice, richiama l’acqua del fonte battesimale <<Ho tirato su / le mie quattr’ossa>> = la figura umana è scarnificata dal male e dal peccato, ma questo è un presupposto per la sua futura rigenerazione <<come un acrobata / sull'acqua>> = richiama allusivamente Cristo che cammina sulle acque del Giordano e mette alla prova i suoi discepoli sulla fede in lui. <<come un beduino / mi sono chinato...>> = richiama le preghiere dei musulmani che si inchinano rivolgendo il corpo in direzione della Mecca 2.3 Quale significato simbolico assume l'acqua che accompagna il viaggio del poeta alla scoperta di sé e al recupero del passato attraverso la memoria? L’acqua, come già detto, rappresenta la purificazione e la rigenerazione; vi è in essa anche un chiaro richiamo liturgico al Battesimo. Non dobbiamo, comunque, dimenticare che nella cultura biblica l’acqua è spesso causa di morte e di distruzione (diluvio universale, il Mar Rosso che fa morire gli Egiziani ...). Dalla morte, però, scaturisce sempre la vita (salvezza di Noè, salvezza degli Ebrei guidati da Mosè ...). Per questo il poeta ha scelto l’acqua come motivo conduttore del suo viaggio nel passato per recuperare, con i suoi ricordi fondamentali, la sua identità individuale, morale e spirituale. 79 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 2.4 Per quali ragioni il poeta definisce questa lirica la propria "carta d'identità" contenente i "segni" che gli permettono di riconoscersi? Per il motivo già detto: i quattro fiumi (Serchio, Nilo, Senna, Isonzo) rappresentano le tappe fondamentali della vita del poeta. Attraverso questi fiumi egli riesce a riconoscere se stesso e la propria identità storica, civile, morale e culturale; in pratica, come afferma, si riconosce <<fibra dell’universo>>. La riflessione di Ungaretti, condotta attraverso i fiumi, è una presentazione del proprio <<io>> con un sistema efficace e singolare che può, a buon diritto, essere definito la sua <<carta di identità>>. 2.5 Ungaretti, come altri poeti del tempo, avverte la necessità di trovare nuovi mezzi espressivi, diversi da quelli tradizionali e più adatti a rappresentare la fragilità e la precarietà della condizione umana. Spiega in che cosa consiste la cosiddetta rivoluzione metrica attuata dal poeta in questa prima fase della sua sperimentazione formale, indicandone anche qualche esempio in questa lirica. La rivoluzione ungarettiana si inserisce nel panorama del Primo Novecento, sulla scia delle sperimentazioni delle avanguardie storiche (Futurismo, Espressionismo) e della lirica dei crepuscolari (Moretti, Corazzini ...). Si avverte l’esigenza di superare la tradizione e di liberarsi dagli schemi classicisti, anche per poter esprimere, in modo più efficace, la condizione di disagio e di precarietà dell’uomo contemporaneo. Ungaretti sceglie, nella prima fase della sua produzione poetica, versi molto brevi, i cosiddetti versicoli, che si presentano frantumati e destrutturano il discorso e la sintassi tradizionale. Pochi gli aggettivi e i connettivi logici, assente la punteggiatura; scarse le rime, sostituite dalle assonanze, dalle allitterazioni, dal fonosimbolismo. La tecnica più usata è il procedimento analogico, che consiste nell’accostare immagini e parole che apparentemente non hanno alcun nesso logico, ma che, in realtà, nascondono segrete corrispondenze e forti connessioni intuitive. La poesia di Ungaretti, in sostanza, punta sull’efficacia espressiva della parola e per questo viene definita <<poesia pura>>. Possiamo trovare qualche esempio di quanto detto dal testo esaminato: Stamani mi sono disteso in un'urna d'acqua e come una reliquia ho riposato Non ci sono punti e virgole; i versi sono liberi; si può notare l’assonanza in a: urna d'acqua / e come una reliquia / ho riposato. 80 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com urna d’acqua = è una metafora ed un procedimento analogico: la cavità che raccoglie l’acqua diventa come un’urna nella quale si cala il corpo del poeta che acquista una valenza sacrale, espressa anche dalla similitudine <<come una reliquia>> 3. Approfondimenti. Il tema del viaggio, spesso metaforico, è un motivo ricorrente nella letteratura simbolista e decadente. Conosci altre poesie di altri autori che trattano questo tema? Quest’ultima parte del compito chiede di svolgere una breve trattazione sul tema del viaggio, anche in senso metaforico, nella letteratura del Simbolismo e del Decadentismo. Scelgo, a questo proposito, Baudelaire, Rimbaud, Pascoli, Gauguin. Molti sono gli autori del Decadentismo e del Simbolismo che hanno trattato la tematica del viaggio, sia in senso reale, sia in senso metaforico. Possiamo partire da Baudelaire, il maestro dei poeti simbolisti francesi. Egli ha visto il viaggio come evasione nel mondo dei sensi e in quello incontaminato e puro dell’immaginazione. La metafora del viaggio serve a Baudelaire per esprimere il suo disagio verso la società contemporanea in cui non si riconosce. Per questo aspira ad un altro mondo, e in lui ricorre il tema dell’esilio come, ad esempio, l’esilio dell’albatro, che significa poi l’esilio del poeta sulla terra. La ricerca di un “altrove”, diventa l’aspirazione del poeta ad una nuova patria, e, nello stesso tempo, una evasione. Alcune sue composizioni ci parlano, infatti, di un viaggio immaginario che muove dai sensi. Nel Decadentismo viene ripreso molto il mito di Ulisse, reinterpretato per gli elementi di apertura ed ambiguità che racchiude. Il viaggio di Odisseo diviene una ricerca esistenziale che rende vivo ed attuale questo mito. La ricerca avviene essenzialmente in una dimensione interiore e dell’inconscio. Il poeta Rimbaud in “Battello ebbro” ci propone un'evanescente metafora del viaggio che si configura come una frattura, un allontanamento da tutto quello che è noto e come una perdita di sensibilità, cioè, in sostanza, un abbandono alla oscillazione delle acque, all'ondeggiamento, alla fluttuazione, quasi un richiamo ad una forma di purificazione che riscopre l’infanzia. Pascoli invece nell' “Ultimo viaggio” vede Ulisse come un esule sconfitto, che ricerca una verità superiore, ma invano e muore nell'isola di Calipso dopo una inutile interrogazione sul senso della vita. Anche il pittore Gauguin, caposcuola indiscusso del Simbolismo pittorico, ha trattato il tema del viaggio. Gauguin rifiuta il soffocante clima sociale che lo circonda. Per questo fugge da Parigi e dall'Europa, attratto dal bisogno di nuovi 81 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com soggetti da ritrarre, ma anche dalla ricerca di un universo puro e felice in cui rinnovarsi. Frutto di questa esperienza è una sorta di romanzo-diario dei suoi 'giorni oceanici': "Da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?". Infine abbiamo Joyce che nel suo “Ulisse” ripropone ancora il motivo dell'eroe viaggiatore, ambientando però la vicenda nella moderna Dublino. Il viaggio diventa la vana ricerca del senso della vita da parte dell'uomo moderno, che non riesce a trovare il significato della banalità del quotidiano, e si abbandona ad un flusso confuso i pensieri. Il viaggio in sostanza rappresenta una compresenza tra la fedeltà alle radici della terra natale e dei valori della società in cui si vive, e la volontà della ricerca, della conoscenza piena dell'altro. E' un rischio di perdere qualcosa, ma può essere anche l’occasione di conquistare qualcos’altro e di realizzare la speranza del ritorno o l’esperienza estatica dell’ abbandono all'ignoto. LE ALTRE FORME DI SVOLGIMENTO DELLA TIPOLOGIA B Accanto al saggio breve ed all’articolo di giornale la Tipologia B prevede altre forme di svolgimento che, almeno per ora (2009), non sono mai state proposte nelle sessioni d’esame, ma restano indicate nel D.M. 18.09.1998 n° 356 art. 1 comma 2 lett. B). Esse sono: relazione, intervista, lettera LA RELAZIONE La relazione è un testo che espone in modo di norma sintetico i risultati di un’esperienza o di una ricerca. Rientra nei testi espositivi. Vi sono molte tipologie di relazione, in base al contenuto: di un viaggio, di un esperimento scientifico, di un libro letto e commentato, di una ricerca ... Una relazione si svolge secondo alcune indicazioni che, nel caso specifico di un testo da comporre secondo i quattro ambiti previsti dalla legislazione attuale, e cioè storico-politico, socio-economico, artistico - letterario, tecnico-scientifico, potrebbero essere le seguenti: 1. Illustrazione degli obiettivi che si propone la relazione 2. Descrizione dell’esperienza, esposizione commentata delle informazioni apprese, se possibile divise in paragrafi titolati - citazione delle fonti 3. Approfondimento con le proprie considerazioni personali 4. Conclusioni con valutazione finale 5. Indicazione delle fonti adoperate 82 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com L’INTERVISTA L’intervista è un testo che riporta una conversazione tra un giornalista ed un personaggio, in genere importante e famoso. Rientra nella tipologia dei testi giornalistici, ma ha una struttura ed una forma particolari. Può assumere caratteristiche diverse, a seconda del tipo di soggetto intervistato: esperto di settore, testimone di un avvenimento, politico, personaggio dello sport ... L’intervista deve essere sintetica ed efficace, in modo da essere letta con facilità, e possibilmente dovrebbe avere caratteri di neutralità, visto che l’intervistatore deve mantenere la sua imparzialità ed indipendenza di fronte alle opinioni espresse dall’intervistato. Dal punto di vista della struttura il testo può essere così articolato: 1. Introduzione 2. Domanda dell’intervistatore e risposta dell’intervistato - preferibilmente con grafiche differenti 3 Eventualmente un commento dell’intervistatore ... (...) come sopra fino al termine ... (...) come sopra fino al termine Per svolgere il compito in forma di intervista si può procedere secondo questi passi: 1. Lettura dei documenti e scelta del materiale Leggo attentamente i documenti e scelgo, tra essi, quelli che ritengo più pertinente allo svolgimento del mio pezzo 2. Preparazione delle domande Scelgo le domande da porre al personaggio che, a seconda della situazione, della tipologia di argomento chiesto o delle stesse indicazioni della traccia potrà essere reale o inventato. Le domande devono essere pertinenti, chiare, precise e puntuali. Inoltre tra esse deve esserci logicità e consequenzialità 3. Scrittura delle risposte e dei commenti dell’intervistatore Occorre che le risposte siano, il più possibile, pertinenti alle domande e diano un’idea anche della personalità dell’intervistato. In questa fase scrivo anche l’introduzione e gli eventuali commenti esplicativi ad alcune delle risposte. 4. Rilettura e sintesi. A questo punto rileggo tutto ciò che ho scritto e provvedo ad unire le varie parti nel testo definitivo. Questo dovrà essere efficace, sintetico e fedele alla realtà 83 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com (ossia, nel nostro caso, verosimile e congruente alla personalità dell’intervistato scelto). LA LETTERA La lettera è un testo che presuppone un mittente (colui che scrive la lettera e che la invia) ed un destinatario (colui a cui la lettera viene indirizzata). In realtà sotto la denominazione <<lettera>> sono compresi vari tipi di testo che risultano assai differenti per scopi, struttura, linguaggio ... La lettera può avere una funzione puramente descrittiva, oppure essere di tipo espressivo, emotivo, espositivo, argomentativo. Le principali tipologie di lettera sono: 1. La lettera informale: quella che si scrive ad un amico, o comunque ad una persona con cui si ha un rapporto confidenziale; il linguaggio è più semplice e può contenere termini e costrutti di uso popolare. Rientrano nella lettera informale alcuni generi come la comunicazione per via elettronica, o e - mail, il messaggio con il cellulare , o SMS, il biglietto di auguri o altro. 2. La lettera formale: quella che si scrive ad una persona (o anche una ditta, un ufficio, un ente pubblico) con cui non vi è un rapporto confidenziale; il linguaggio deve essere formale, con un lessico ricercato e specialistico. In genere viene scritta per procedimenti amministrativi, per questioni finanziarie, economiche o professionali. 3. La lettera al giornale: quella che viene scritta al direttore di un giornale, da parte di un lettore, per esprimere le proprie opinioni o per far conoscere il proprio punto di vista, che può essere in dissenso o in appoggio alla testata. In genere l’argomento è un tema di attualità o comunque un problema che suscita riflessioni e interrogativi. Il testo può essere, a seconda della situazione, espressivo, argomentativo, narrativo, espositivo. 4. La lettera aperta: simile alla precedente, in quanto di norma pubblicata su un giornale (ma anche su manifesti o volantini), si differenzia dalla lettera al giornale perché lo scopo è propriamente quello di suscitare un dibattito nell’opinione pubblica o di denunciare scandali e situazioni rilevanti. In genere ha carattere argomentativo. Ogni lettera, di qualunque tipologia sia, ha in comune con tutte le altre alcuni elementi: 84 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com il luogo e la data, in genere in alto a destra la formula di inizio in cui compare il destinatario (es. caro Paolo ...), in genere più in basso a sinistra la motivazione della lettera, subito dopo la formula di inizio a capo il corpo della lettera (ossia il contenuto), la firma del mittente, di solito in fondo a destra. Le varie parti della lettera vanno disposte in modo diverso, a seconda della tipologia di lettera scelta. Così se la lettera è formale, per esempio, la motivazione non compare all’interno delle prime frasi del testo, ma è scritta dopo l’intestazione sotto la voce : “oggetto: ...” Anche la data può essere all’inizio o alla fine del documento. Le varie tipologie di lettera possono essere così schematizzate: 85 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com LETTERA INFORMALE E – mail Luogo e data Caro ……………. Oggetto: Caro …………….. -------------------------------------------- --------------------------------------------- Saluto Saluto Firma Firma SMS LETTERA AL GIORNALE Luogo e data -----------------------------------------Firma Egr. Sig. Direttore ___________________________________________ Saluto Firma LETTERA APERTA LETTERA FORMALE Luogo e data Mittente ………………….. ------------------------------------------- Destinatario -------------------------------------------- Oggetto …………………… ------------------------------------------- Formula di inizio ---------------------------------------------------Firma ---------------------------------------------------Distinti saluti …………………. Data Firma Per svolgere il compito in forma di lettera occorre tenere presente che, data la caratteristica della tipologia B, si dovrà svolgere, di fatto, una lettera aperta o una lettera la giornale. Possiamo procedere secondo questi passi: 86 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com 1. Lettura dei documenti e scelta del materiale Leggo attentamente i documenti e scelgo, tra essi, quelli che ritengo più pertinenti allo svolgimento della lettera 2. Individuazione del destinatario Scelgo il destinatario, di norma il direttore di un giornale (vero o immaginario) oppure posso scegliere di scrivere una lettera aperta. Questo dipenderà, ovviamente, dall’argomento che viene proposto 3. Scrittura della lettera Inizio a scrivere la lettera, in forma espositiva, argomentativa, descrittiva (a seconda della migliore opportunità). Cerco, comunque, di sostenere una mia opinione e di suscitare un dibattito ed una riflessione. E’ necessario fare uso di alcuni tra i documenti che ho precedentemente scelto, anche considerandoli, eventualmente, come interlocutori. 4. Rilettura e sintesi. A questo punto rileggo tutto ciò che ho scritto e provvedo a risistemare le varie parti nel testo definitivo. Facciamo, anche qui, alcuni esempi. Prendiamo un compito proposto ad una sessione di esame e proviamo a svolgerlo secondo la forma della relazione, dell’intervista e della lettera. ESEMPIO DI SVOLGIMENTO DI RELAZIONE, INTERVISTA E LETTERA TIPOLOGIA B (...) A.S. 2001/2002 sessione ordinaria 2. Ambito socio-economico Argomento: Il dibattito sulla evoluzione del concetto di stato sociale Documenti: "Il termine Welfare State venne usato per la prima volta in Gran Bretagna dopo la prima Guerra mondiale, per descrive il tipo di stato "ricostruito" dal governo laburista col più ampio consenso. Il termine è sopravvissuto alla caduta di quel governo (1951). (...) Il potere politico, nel Welfare State, poteva essere 87 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com impiegato per modificare, con mezzi legislativi e amministrativi, il gioco delle forze del mercato in tre possibili direzioni. 1) Garantire ai singoli e alle famiglie un minimo reddito indipendente dal valore di mercato del loro lavoro o dal loro patrimonio; 2) Ridurre l'insicurezza sociale mettendo chiunque in grado di far fronte a difficili congiunture: malattia, vecchiaia, disoccupazione; 3) Garantire a tutti, senza distinzione di classe e di reddito le migliori prestazioni possibili (l'ottimo non il minimo) relativamente a un complesso di servizi predeterminati". A. Briggs "Welfare State: passato, presente, futuro". Mondo Operaio II, 1985 "Lo stato-provvidenza realizzato in Europa a partire dal 1945-46 ha cambiato natura e funzione. Ancora tra le due guerre, il suo scopo era quello dell'assistenza, di un riequilibrio precario delle disfunzioni sociali più evidenti, nel quadro di una preoccupazione politica che consisteva nel neutralizzare la lotta di classe nel momento di sviluppo della grande industria (...) Dopo il 1945, l'incremento molto sensibile delle spese sociali per il canale dello statoprovvidenza, appare come uno dei motori necessari per dare impulso alla crescita economica, mediante lo sviluppo della produttività del lavoro (...) Il progresso sociale è una componente indispensabile dello sviluppo, perché partecipa all'ampliamento del mercato interno, al miglioramento della produttività lavorativa, contribuendo a una ripresa degli investimenti, delle opportunità di lavoro e di impiego". F. Demier, "Lo stato sociale", in "Storia e dossier", febbraio 1989 "L'attuale dibattito sulla crisi dello Stato sociale e assistenziale non riguarda solo l'aumento degli oneri finanziari. La critica è rivolta anche alla crescente burocratizzazione, centralizzazione, professionalizzazione, monetarizzazione e giuridificazione, collegate allo sviluppo dello Stato sociale. E' difficilmente contestabile il fatto che lo Stato sociale sia stato un forte motore di trasformazione della società ma che, ampliando le funzioni pubbliche nel campo della sicurezza sociale, abbia anche distrutto l'ambiente sociale, indebolito il potenziale di iniziativa personale e limitato l'autonomia dei singoli. L'individuo è stato assoggettato alle regole disciplinatorie dello Stato sociale ed ha perso la libera disponibilità su un'ampia parte dei propri beni. Molti chiedono perciò di risolvere i problemi sociali in modo più deciso, attraverso il mercato o ridando slancio alla funzione sociale dei gruppi, come le organizzazioni di autotutela ed in particolare la famiglia. Quest'ultimo punto appare tanto più necessario, in quanto, ad esempio, alcolizzati, tossicodipendenti, malati di Aids o malati cronici necessitano non solo di aiuto materiale ma anche, soprattutto, di dedizione umana". G. A. Ritter, "Storia dello Stato sociale", Roma-Bari 1996 88 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com "In realta, si profila l'esigenza di ripartire dal basso poiché, se è vero che la crescente articolazione e sofisticazione della domanda dei cittadini ha rappresentato l'aspetto veramente dirompente rispetto alla rottura del modello di welfare tradizionale, statocentrico e monopolista, di fatto, nei processi di ridefinizione organizzativa e funzionale del nostro modello di politiche sociali gli utenti hanno svolto finora un ruolo del tutto residuale (...) Invece, laddove i soggetti di offerta hanno operato "sporcandosi le mani" con i bisogni sociali emergenti, anche estremi, si sono registrati i risultati più importanti in termini di innovazione dei modelli di intervento e qualità delle prestazioni (emblematica sotto questo aspetto è tutta la vicenda del Terzo settore nel campo dell'assistenza ai tossicodipendenti ed ai malati di Aids, oppure negli interventi a favore dei minori, ecc.)". Trentaquattresimo rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese 2000 Sintesi, Censis. Svolgo l’argomento sotto forma di relazione Con il termine <<stato sociale>> si intende la traduzione libera, in lingua italiana, del termine inglese <<Welfare state>>, alla lettera stato del benessere. Infatti la prima vera esperienza di stato sociale, in senso moderno, nacque in Inghilterra alla fine della Seconda guerra mondiale, quando, a seguito della sconfitta elettorale dei conservatori di W. Churchill, salirono al governo i laburisti di C. Attlee. Durante il Governo Attlee vennero poste le basi dello Welfare state, che avrebbero poi costituito un modello per tutta l’Europa post bellica, soprattutto a partire dagli anni dello sviluppo economico. Peraltro nel 1951, quando i conservatori tornarono al governo in Inghilterra, le basi dello stato sociale non vennero smantellate ed il termine - come ci ricorda A. Briggs in "Welfare State: passato, presente, futuro". (1985) - continuò ad essere adoperato. I fondamenti dello stato sociale, sempre secondo Briggs, possono essere così riassunti: 1) Garanzia di un minimo reddito indipendente dal mercato del lavoro per un numero il più possibile alto di cittadini 2) Riduzione dell'insicurezza sociale in modo da mettere tutti in condizione di far fronte a difficili congiunture: malattia, vecchiaia, disoccupazione; 3) Garantire a tutti delle prestazioni fondamentali senza distinzione di classe e di reddito La struttura dello stato sociale ha accompagnato, con rare eccezioni, tutta l’Europa occidentale nel secondo dopoguerra, soprattutto nel periodo dei cosiddetti trenta anni gloriosi (1945-1975), ma anche oltre. In quel momento storico le masse di cittadini hanno goduto di prestazioni minime pressoché garantite alla quasi totalità dei cittadini; si sono diffuse l’istruzione di massa, 89 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com l’assistenza sanitaria tendenzialmente gratuita, le forme di protezione del lavoro e della disoccupazione (come la cassa integrazione o i sussidi di disoccupazione). Il modello di stato sociale ha iniziato ad essere messo in discussione negli anni Ottanta, all’inizio per influenza delle politiche neoliberiste della premier inglese Margareth Thatcher (1979-1990) e del presidente americano Ronald Reagan (1981-1989). A questi primi <<attacchi>> di natura ideologica e politica, ne sono seguiti altri determinati da motivazioni più strettamente economiche. Infatti, il processo di globalizzazione dell’economia, il mutamento del sistema economico e finanziario negli anni Novanta, la fine del modello industriale e l’avvento di una società post industriale hanno messo in crisi il concetto stesso di stato sociale. I governi, infatti, se nei primi anni del dopoguerra - come ci ricorda F. Demier in "Lo stato sociale" (1989), erano interessati a <<incrementare le spese sociali per dare impulso alla crescita economica, mediante lo sviluppo della produttività del lavoro>>, si sono trovati, in seguito, a gestire una situazione problematica. Una burocratizzazione della struttura pubblica sempre più ampia; un sistema di protezioni spesso troppo costoso, soprattutto sul versante della spesa previdenziale, anche per l’incremento della vita media; un debito pubblico insostenibile; una pressione fiscale molto elevata hanno portato l'individuo ad essere assoggettato alle regole dello Stato e a perdere la libera disponibilità della propria iniziativa. Per questo si sono levate voci sempre più contrarie allo stato sociale, che è stato definito talora <<assistenziale>> o, con termine spregiativo, <<assistenzialista>>. I rimedi proposti, tuttavia, si sono rivelati sovente drastici e troppo semplicistici, come il puro ritorno a metodi liberisti senza controllo, i quali, peraltro, non sempre sono in grado di risolvere il problema del debito pubblico e soprattutto rischiano di accentuare le diseguaglianze e di acuire la conflittualità sociale, soprattutto in periodi di recessione economica e di congiunture sfavorevoli. La soluzione a questo complesso e difficile problema non sta, a nostro avviso, nello smantellamento delle protezioni sociali che sono necessarie in una civiltà moderna e solidale; la questione semmai è quella della loro gestione e della scelta dei soggetti che si possono occupare delle forme assistenziali. Oggi, da più parti, si fa strada il concetto di sussidiarietà, secondo il quale lo Stato può e deve tirarsi indietro, quando la stessa funzione sono in grado di compierla altri enti, pubblici o privati, e soprattutto i corpi intermedi (associazioni, Enti locali e territoriali, organizzazioni no profit ...) Porre fine, o comunque un limite, al regime di monopolio statale e ripartire dal basso è, secondo molti, la soluzione per dare vita ad una nuova stagione di gestione dei bisogni e delle esigenze di una società mutata, sempre comunque nell’ottica della solidarietà e della tutela dei diritti fondamentali. 90 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Indicazioni bibliografiche - A. Briggs "Welfare State: passato, presente, futuro". Mondo Operaio II, 1985 - F. Demier, "Lo stato sociale", in "Storia e dossier", febbraio 1989 - G. A. Ritter, "Storia dello Stato sociale", Roma-Bari 1996 - Trentaquattresimo rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese 2000 Sintesi, Censis Svolgo l’argomento sotto forma di intervista L’attuale crisi economica e il sempre più alto numero di lavoratori che si trovano senza occupazione o che, comunque, sono ad alto rischio di perdere il lavoro e, con esso, le sicurezze per il loro futuro hanno posto all’ordine del giorno il problema dello stato sociale e dei suoi complessi risvolti economici, politici e istituzionali. Se, un po’ di tempo fa, si sottolineava l’incidenza sulla spesa pubblica dei costi dello stato assistenziale e si proponeva una sua profonda revisione e, addirittura da parte di taluni, la sua cancellazione in nome del mercato che è in grado di autoregolarsi e di una società che può fondarsi sulla legge della domanda e dell’offerta con meno tasse e meno interventi possibili della mano pubblica, oggi il discorso sta mutando. I governi devono fare i conti con un alto numero di persone con problemi economici gravi (disoccupazione, precariato, nuove povertà ...) per le quali diventa indispensabile una forma di intervento pubblico (i cosiddetti ammortizzatori sociali). Per approfondire la complessa tematica abbiamo intervistato il dott. Mario Rossi, dirigente sindacale. Dott. Rossi, ci può spiegare che cos’è lo stato sociale? Con il termine <<stato sociale>> si intende la traduzione libera, in lingua italiana, del termine inglese <<Welfare state>>, alla lettera stato del benessere. Infatti la prima vera esperienza di stato sociale, in senso moderno, nacque in Inghilterra alla fine della Seconda guerra mondiale, quando, a seguito della sconfitta elettorale dei conservatori di W. Churchill, salirono al governo i laburisti di C. Attlee. Durante il Governo Attlee vennero poste le basi dello Welfare state, che avrebbero poi costituito un modello per tutta l’Europa post bellica, soprattutto a partire dagli anni dello sviluppo economico. Peraltro nel 1951, quando i conservatori tornarono al governo in Inghilterra, le basi dello stato sociale non vennero smantellate ed il termine - come ci ricorda A. Briggs in "Welfare State: passato, presente, futuro". (1985) - continuò ad essere adoperato. Quali sono i fondamenti dello stato sociale? In sintesi possono essere ricondotti a tre elementi basilari: la garanzia per tutti di un minimo reddito indipendente dal mercato del lavoro; la riduzione 91 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com dell'insicurezza sociale in modo da mettere i cittadini in condizione di far fronte a difficili congiunture: malattia, vecchiaia, disoccupazione; la garanzia a tutti delle prestazioni fondamentali senza distinzione di classe e di reddito. Perché lo Welfare state è andato in crisi? Il modello di stato sociale ha iniziato ad essere messo in discussione negli anni Ottanta, all’inizio per influenza delle politiche neoliberiste della premier inglese Margareth Thatcher (1979-1990) e del presidente americano Ronald Reagan (1981-1989). A questi primi <<attacchi>>, di natura ideologica e politica, ne sono seguiti altri determinati da motivazioni più strettamente economiche. Infatti, il processo di globalizzazione dell’economia, il mutamento del sistema economico e finanziario negli anni Novanta, la fine del modello industriale e l’avvento di una società post industriale hanno messo in crisi il concetto stesso di stato sociale. I governi, pertanto, se nei primi anni del dopoguerra - come ci ricorda F. Demier in "Lo stato sociale" (1989), erano interessati a <<incrementare le spese sociali per dare impulso alla crescita economica, mediante lo sviluppo della produttività del lavoro>>, si sono trovati, in seguito, a gestire una situazione problematica. Una burocratizzazione della struttura pubblica sempre più ampia; un sistema di protezioni spesso troppo costoso, soprattutto sul versante della spesa previdenziale, anche per l’incremento della vita media; un debito pubblico insostenibile; una pressione fiscale molto elevata hanno portato l'individuo ad essere assoggettato alle regole dello Stato e a perdere la libera disponibilità della propria iniziativa. Per questo si sono levate voci sempre più contrarie allo stato sociale, che è stato definito talora <<assistenziale>> o, con termine spregiativo <<assistenzialista>> Che cosa pensa delle soluzioni liberiste? La ricetta di Reagan e della Thatcher ha potuto funzionare in un contesto di espansione dell’economia, quando non erano strettamente necessarie molte protezioni e molti ammortizzatori sociali, visto che il lavoro c’era e con esso i guadagni; per i servizi, poi, si pensava di rimediare alla loro diminuzione con l’abbassamento della pressione fiscale. In ogni caso, anche allora, quelle politiche avevano prodotto un’accentuazione delle diseguaglianze sociali e il sorgere di nuove povertà. A maggior ragione oggi, in tempi di crisi, non è possibile fare a meno di un sistema di protezioni che aiuti coloro che sono meno fortunati. Questo lo hanno capito tutti i governi occidentali che stanno agendo con interventi pubblici su banche, lavoro, protezioni, assistenza. Allora si dovrebbe tornare allo statalismo degli anni Settanta ed alla spesa pubblica? Il problema è molto più complesso. Il modello statalista, con le eccezioni delle democrazie scandinave, non ha funzionato bene per vari motivi (sprechi, 92 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com pressione fiscale troppo elevata, mancanza di concorrenza, inefficienza); questo, tuttavia, non vuol dire che lo Welfare state vada smantellato e che non debbano esservi protezioni per i più deboli. la questione è semmai su chi debba gestire e su chi si debba occupare delle forme di assistenza. Oggi, da più parti, si fa strada il concetto di sussidiarietà, secondo il quale lo Stato può e deve tirarsi indietro, quando la stessa funzione sono in grado di compierla altri enti, pubblici o privati, e soprattutto i corpi intermedi (associazioni, Enti locali e territoriali, organizzazioni no profit ...) Porre fine, o comunque un limite, al regime di monopolio statale e ripartire dal basso è, secondo molti, la soluzione per dare vita ad una nuova stagione di gestione dei bisogni e delle esigenze di una società mutata, sempre comunque nell’ottica della solidarietà e della tutela dei diritti fondamentali. Secondo Lei sarà possibile? Le voglio citare il Trentaquattresimo rapporto annuale sulla situazione sociale del Paese elaborato dal CENSIS nel 2000. Si sostiene che <<la crescente articolazione e sofisticazione della domanda dei cittadini ha rappresentato l'aspetto veramente dirompente rispetto alla rottura del modello di welfare tradizionale, statocentrico e monopolista>>. Invece <<laddove i soggetti di offerta hanno operato "sporcandosi le mani" con i bisogni sociali emergenti, anche estremi, si sono registrati i risultati più importanti in termini di innovazione dei modelli di intervento e qualità delle prestazioni (emblematica sotto questo aspetto è tutta la vicenda del Terzo settore nel campo dell'assistenza ai tossicodipendenti ed ai malati di Aids, oppure negli interventi a favore dei minori, ecc.)".>>. Con questo auspicio mi sento di rimanere ottimista circa la soluzione del problema in modo efficace e soprattutto non penalizzante per i più deboli e per i meno fortunati. Svolgo l’argomento sotto forma di lettera al giornale Egregio Sig. Direttore, sono un lavoratore precario, assunto con contratto di collaborazione da un istituto privato per il recupero degli anni scolastici, un lavoro pagato ad ore che mi fruttava un magro introito. Purtroppo, per problemi di bilancio, l’istituto ha dovuto ridimensionare il personale e così non sono stato confermato nel nuovo anno scolastico. Trovarsi senza lavoro a 35 anni, con una compagna, anch’ella precaria, e con un figlio è un’esperienza drammatica, accresciuta dal fatto che, per la mia categoria, non operano protezioni sociali o assegni di disoccupazione. Mi ritrovo, in pratica, senza stipendio, senza un assegno di disoccupazione, senza alcun aiuto da parte dell’autorità. 93 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Qualche mese fa, la recente vicenda di Alitalia ha rimesso in primo piano il dibattito sullo Welfare state e sugli aiuti dello Stato concessi per evitare che l’importante compagnia aerea venisse ceduta agli stranieri con pesanti ricadute sul personale. Il salvataggio di Alitalia è stato accolto da molti con favore, sia per il personale che, almeno in parte, è stato tutelato, sia per la questione dell’esistenza e della sopravivenza di una compagnia italiana. L’intervento dello Stato questa volta non ha ricevuto le consuete critiche e le solite opposizioni dei sostenitori della teoria del libero mercato. La crisi, in effetti, sembra aver fatto cambiare opinione a molti economisti ed a molti esponenti del mondo politico i quali, da posizioni prima liberiste, hanno ritenuto doveroso un intervento pubblico in momenti di emergenza su settori strategici dell’economia e della società: banche, industrie, trasporti ... Del resto, recentemente, il governo ha stanziato circa 9 miliardi di euro per i cosiddetti ammortizzatori sociali che dovrebbero andare a beneficio dei precari e di coloro che hanno perduto il lavoro. Qualche anno fa un intervento simile sarebbe stato criticato. Infatti il dibattito era centrato proprio sulla crisi del modello di stato assistenziale ereditato dalla società dei consumi degli anni ‘60/’70 e dalle politiche dei governi della socialdemocrazia europea (Inghilterra, Germania federale, Paesi scandinavi). G. A. Ritter, in "Storia dello Stato sociale", nel 1996, sosteneva, per esempio, che <<<lo stato sociale... ha distrutto l'ambiente sociale, indebolito il potenziale di iniziativa personale e limitato l'autonomia dei singoli. L'individuo è stato assoggettato alle regole disciplinatorie dello Stato sociale ed ha perso la libera disponibilità su un'ampia parte dei propri beni. Molti chiedono perciò di risolvere i problemi sociali in modo più deciso, attraverso il mercato o ridando slancio alla funzione sociale dei gruppi, come le organizzazioni di autotutela ed in particolare la famiglia.>>. Il Rapporto CENSIS sulla situazione sociale del Paese nell’anno 2000 parlava dell’esigenza di un profondo cambiamento nella struttura dello stato sociale, auspicando una spinta dal basso e riportando le esperienze del Terzo settore e del mondo dell’associazionismo e dell’assistenza ai minori e ai tossicodipendenti. La nuova sensibilità sociale che sembra emergere, in questi ultimi tempi, mi sembra positiva, anche se alcuni aspetti della stessa mi lasciano perplesso. Infatti, se si aiutano i lavoratori di Alitalia, per quale motivo non si considerano altre categorie di lavoratori? Ancora troppe persone, nel campo del lavoro, sono abbandonate a se stesse, nella migliore delle ipotesi con qualche mese di indennità di disoccupazione al massimo. Mi sto riferendo ad oltre un milione di persone oltre i 40 anni, che si trovano in condizioni di non protezione e che di fatto sono dimenticate dai servizi sociali e dalla struttura pubblica. 94 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Una realtà che conferma la drammaticità del fenomeno della disoccupazione che colpisce lavoratori in età matura che non trovano facilmente la possibilità di un nuovo impiego. I dati che ci pervengono parlano di milioni di disoccupati in Europa, mentre i consumi continuano a calare e cresce il numero delle famiglie sotto la soglia di povertà. La crisi non sembra avere una soluzione rapida e una politica di intervento pubblico è ormai inderogabile. Bisognerebbe, invece, a mio avviso, rimettere al centro del dibattito politico il potenziamento, anche se in modo diverso dal passato, del sistema di protezioni sociali che, nell’attuale contesto economico, mi sembra veramente essenziale e prioritario. Il problema è, però, che, almeno finora, ci si sta movendo in modo un po’ disordinato, senza un piano preciso e articolato e con misure che, se pur positive e doverose, sembrano ancora situarsi in un’ottica di estemporaneità, quando non di mero annuncio ad effetto. Una politica seria, di concertazione con le forze produttive e con i rappresentanti dei lavoratori; un piano organico di interventi in tutti i settori e per tutte le categorie (nessuna esclusa); un potenziamento dei servizi verso il cittadino, soprattutto per quanto concerne le fasce più deboli e meno protette; un piano di investimenti nei settori strategici (industria, commercio, piccola impresa) e anche nel settore della conoscenza (istruzione e formazione); un sistema fiscale che punti alla lotta verso l’evasione e, nel contempo alla detassazione dei salari. Tutto questo è quello che ci vorrebbe, ma che, almeno finora, mi sembra proprio che manchi. 95 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com BIBLIOGRAFIA 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Brunero, Collina, Masera, Vignale “LASER Duo” Vol. 1°/ Vol. 2° ediz. Paravia A.M. Oddi e M. Rezoagli “Il saggio breve argomentativo” in www.isii.it/CDE/meccanica/italiano/SAGGIO%20BREVE3.doc Cioffi, Cristofori, Gavazzi, “Percorsi di letteratura—lingua, scrittura professionale, temi di indirizzo” ediz. Bruno Mondadori Strumenti didattici in http://www.alepalma67.com/prove.htm “Il mestiere di scrivere” http://www.mestierediscrivere.com/ Umberto Santucci “Problem setting” http:// www.umbertosantucci.it/ Vari “Analisi del testo, saggio breve, articolo di giornale. Per la prova scritta di italiano dell'Esame di Stato” ediz. Simone Bertolotti, Montali, Saviano “La prima prova scritta all’esame di stato” ediz. Minerva italica 96 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com INDICE INTRODUZIONE ................................................................................5 IL SAGGIO BREVE ..............................................................................7 ESEMPIO DI SVOLGIMENTO DI UN SAGGIO BREVE ............................8 L’ ARTICOLO DI GIORNALE .............................................................. 18 ESEMPIO DI SVOLGIMENTO DI UN ARTICOLO DI GIORNALE ............ 20 IL TEMA DI ARGOMENTO GENERALE .............................................28 ESEMPIO DI SVOLGIMENTO DI UN TEMA DI ARGOMENTO GENERALE ...... 29 INDICAZIONI PER LO SVOLGIMENTO DEL TEMA DI STORIA.............38 ESEMPIO DI SVOLGIMENTO DI UN TEMA DI ARGOMENTO STORICO.... 39 INDICAZIONI PER LO SVOLGIMENTO DELL’ANALISI DEL TESTO ........51 ESEMPIO DI SVOLGIMENTO DI ANALISI DI UN TESTO ......................58 LE ALTRE FORME DI SVOLGIMENTO DELLA TIPOLOGIA B ................82 ESEMPIO DI SVOLGIMENTO DI RELAZIONE, INTERVISTA E LETTERA 87 BIBLIOGRAFIA ................................................................................96 STAMPATO IN CARRARA ANNO 2009—CICL. IN PROPRIO 97 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com Tutti i diritti riservati © Elaborato in proprio CARRARA ANNO 2009 98 PDF created with pdfFactory trial version www.pdffactory.com