MCHELANGIOLO BUONARROTI
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.'RICORDO
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AL POPOLO I T A L I A N O .
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.
IN FIRENZE
G.
C. SANSONI, EDITORE
-
1875
m
AVVERTENZA DELL' EDITORE
,
.
Alle dotte e volumìvzose pubblicazioniawresta t e
dal Comitato Promotoredel quarto Centenario dalla
nascìta del divino ~ C m u N a o L o ,e anche da privati
cìttad<nì, mì parve betlo unir questa che ha due ìntendìmentì: parlareefficacemente del Buonarrotia coloro,
e sono i pì&, cui certi libri troppo eruditi e speciali'
non fanno al caso, e porgere unu GUIDA sicura delle
Opere,e delle Memorie che d ì quel Grande serba Firenze, non tanto aì concìttadini quanto aì forestierì
che ìn questa occasione si uniranno c m noì per onorarne la ricordanza.
Per riuscire, e66i ricorso ad alcunì Valentuomìnì,
della cui amicizia mi onoro, ed essiposero insieme
questo libretto, nuovo in S&; ove il Lettore troverd, oltre
la Guida anzìdetta, quel tanto che occorre sapersi da
tutti, della Vita d ì Michelangiolo; e anche, ìn pik specialì monografie, delle sue celebri sculture, pitture e
architetture, cos2 civìlì come militarì, e delle sue rime
sapìenti. Vollì poi ornarlo della fotografia dì Mìchelangiolo,cavata da un anticoritratto, che il bravo
artefice Pietro Galli,successore del compianto prof. ClementePapì,ha @so mirabilmente ìn bronzo per la
facciatadelMuseo
Buonarroti.
Firenze, ìl
d.O
d ì settembre 11875.
G. C. SANSONI.
ONORE
.A MI'CHELANGIOLO BUONARROTI.
INGEGNOMIRACOLOSO NELL'ARTE
CHE ARCHITETTA SCULPE E COLORA.
. ANIMA AUSTERA
COSTANTE
NELCULTO DELLA LIBERTA E DELLAVIRTi?' .
MENTRE LA REPUBBLICA FINIVA TRADITA
E I COSTUMIANDAVAXOINCORRUZIONE.
FANTASIA DANTESCANEL DARE POETICA VESTE
A CONCETTIDIAMOREALTO
A SENSI DI PATRIA E DIRELIGIONE
QUANDO LE LETTERE, BLANDITRICI DELLA FORTUNA
PERDEVANO DIGNITLADI PENSIERO E DECORODIFORMA.
ONOREONORE AL DIVINO
OGGICHE FIRENZE
CON AFFETTO E ALTEREZZA DIMADRE
FESTEGGIA- L'ANNO MEMORABILE
IN CUI GIA QUATTRO SECOLI COMINCIO A VIVERE
CHI PER OPRE DELLA MANO OBBEDIENTE ALL'INTELLETTO
SAREBBE STATO IMMORTALE.
CESARE GUASTI.
I
DEI RITRATTI
DI
MICHELANGIOLO
Degli uomini, i qualiper l'eccellenza dell'opere dell'ingegnoedella
mano, o per magnanimi fatti, o per bello esercizio d'ogni pih
cara e lod.ata virtù salirono in gran fama, nasce
in noi natural desiderio di averne innanzi agli
occhi la effigie, con qualsivoglia industria ritratta ; nella quale non solo le forme e i lineamenti cerchiamo, ma insieme ancora come da
specchio riflessi, l'animo, la mente e gli affetti.
Non c'è forse nessuno tra gli artisti famosi,
di cui si abbiano tanti ritratti quanti di Michelangiolo, così dipinti, come di rilievo e in stampa
e molti se ne vedono nelle pubbliche e private
gallerie: ma i 'più copie e ricopie de'pochi originali ricordati dal Vasari. Oraperche il descri-
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RITRATTI
DI MICHELANGIOLO
DEI
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verli aparteaparte
sarebbe lunga enoiosa
faccenda, e fuori de’termini assegnati alla p r e
sente scrittura, io mi contenterò di accennarne
i principali e i migliori.
Quattro secondo ilVasarierano
a’ suoi
tempi i ritratti più notidi Michelangiolo : di
pittura, quello fatto da Giuliano Bugiardini per
commissione di Ottaviano de’Medici, e l’altro
da Iacopo del Conte: di tutto rilievo, uno gettatoin bronzo da Daniello Ricciarelli; ed in
medaglia quello intagliato da Leone Leoni.
Quanto al ritratto del Bugiardini, vuole il
cav.Zobi in un suo libretto a stampa, che sia
quel medesimo venuto ultimamente nelle mani
del signor Fedi, oggi ne’suoi eredi Baldi; congetturando circa alla suaprovenienza, che dalla
casa di Ottaviano de’Medici passasse ne’Bracci,
e da questi nel detto Fedi; e circa alla prova
della sua identità, aiutandosi col parere di alcuniartisti,i
quali, vi riconoscevano tutta la
maniera del Bugiardini.
Ma è da osservare che il ritratto di casa
Bracci è dato inciso come opera .di Francesco
Salviati negli Elogi e Ritratti degli uomini &L
Zusti (Firenze 1768-73 vol. 14 in 4.’),il quale,
oltre che è in tela e non in tavola ; non si riscontra nè per l’attitudine della testa, nè per
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la proporzione della figura con queilo degli
eredi Fedi; anzi si conosce benissimo che l’ano
4 cosa diversa dall’altro. ,In quella vece io ritengo più ragionevole il credere che il ritratto
.di casaBraccisia
quello posseduto oggidal
cav. Chaix d’Estang, gentiluomo francese, che
persone intendenti affermano bellissimo, e certamente della mano del Salviati; come si può
riconoscere non tanto dallo stile; quanto dall’essere dipinto sopraunatelache
copre una
-opera di quel maestro. Come dall’ Italia passasse in Francia è a me ignoto. Pure io vado
co’ngetturando che dalla casa Bracci fosse portato a Napoli, e quivi acquistatodal cav. Alquier, francese, come racconta il Moreni nella
Illustrazione di un.a-nzedag lia d ì Bindo A Ztowìt& descrivendolo colle parole del cav. Wicar.
I1 qual ritratto del Salviati è stato nuovamente benissimo inciso in legno, secondo il disegno del Noach, dal Sig. MicheleGelesnoff
gentiluomo russo, e posto nellastampa della.
sua traduzione in russo della Vita di Michelangiolo del Condivi. Parimenteorna la nuova
Vita del Buonarroti scritta dal-comm.
Aurelio
Gotti, che si pubblicherà in Firenze pel quarto
Centenario di Michelangiolo.
Dell’ altro che fu dipinto da Iacopo Del
~
XII
DEI RITRATTI
Conte, nessuno dopo il Vasari,ha maipiù
parlato, pernonsapersi
seancora esista e
dove. A questo proposito mi si permetta di arrischiare una congettura. Nella Serie degli uomini illustri ecc. (Firenze, 1776 vol. 4 in f.’)
B inciso un ritratto d i Michelangiolo, che si dice
cavato dall’originale presso il principe Ferainando Strozzi.
Ora io suppongo non senza ragione, che il
ritratto di casa Strozzi possa esser quello stesso
che fu dipinto da Iacopo Del Conte; il quale è.
notoche stettegranparte
del suo tempo in
Roma, dove dai papi, dai cardinali e da’ gran
signori fu molto adoperato, specialmente in far
ritratti, ne’quali era eccellente: ed & noto altresì che fra gli altri egli ritrasse Piero, Leone
e Roberto figliuoli di Filippo Strozzi. Bene dunque pub essereche quei signori desiderando,
di avereil ritrattodi Michelangiolo, che era
molto loro amico, lo commettessero ad Iacopo
come pittore della casa; e che questo ritratto
restato presso gli Strozzi .in Roma, fosse poi
da loro portato a Firenze,quando vi ritornarono. E difatti anch’ oggi si vede nel loro
palazzo. E a questo assai più che all’altro dei.
Bracci si rassomiglia il ritratto posseduto dagli
eredi Fedi.
DI MICHELANGIOLO
XII1
Dal‘ fin quidetto
,
.
parrebbe che quellodipintodalBugiardini
fosse smarrito, qualora
non si Toglia riconoscerlo inunomoltobello
intelachehail
marchese Lotteringo della
StufadiFirenze ; nel quale Michelangiolo è
rappresentato col cappello in testa e nella età
di circa 55 anni. Nella casa de’Buonarroti se
ne vede un altro dipinto, come si dice, da Marcello Venusti, che arieggia alquantoquello attribuito al Salviati.’ Dell’altro che B nella R. GalleriadiFirenze
non accadeparlare, essendo
tenuto ormai peruna copia e molto guasta.
Venendo ora al ritratto di tutto rilievo in
bronzo, fatto come dice il Vasari da Daniello
Ricciarelli, è bene di sapere che secondo le
memorie domestiche de’ Buonarroti, il Ricciarelli ne gettò tre: due per Lionardo nipote di
Michelangiolo ed uno per Sè.
Morto Daniello, i suoi garzoni ne fecero un
quarto per Diomede Leoni, stato amicissimo di
Michelangiolo, etrovatosialla
sua morte. E
si deve ritenere che uno di questi quattro sia
quello della Galleria Buonarroti, attribuito con
1 Vuolsi,ma io non lo credo,chenella
stessa casa sia un
.altro ritratto del Buonarroti ; ed B quello d‘uomo con barba nera,
e col capo coperto da una
specie di turbante che termina a modo
d
i corno.
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poco fondamento a Giovanni Bologna. Gli altri
8 ignot;o dove si trovino.
Tra i ritratti di rilievo in bro11zo, uno ne
ha la Galleria del Campidoglio, celcl)rn-lissimo,
che alcuni, tanta B la sua l~cllczza, vogliono
riconoscereperquel
meclesimo(le11Cicciarelli
chericorda il Vasali. X mctll l:wl!,) (! certamentel'altro clel Musco XTnzionalc di Firenze,
del quale si dà qui la fotografia. Appartenne ad
Antonio del Ikmcese da Castel Durante, ultimo
servitore cli Michelangiolo; e fu da lui nel 1570
mandato a dormre al Duca d'Urbino. Dopo la
mortedel quale,venneinsieme con altre preziose masserizie nel possesso de'Medici, per via
della principessa Vittoria,ultima della casa delln
Rovere, e moglie del granduca Ferdinand0 IT.
11.Sig. Eugenio Piot possiede un altro ritratto
di Michelangiolo di tutto rilievo in bronzo, che
si 'dice molto bello. Eglisostieneessere
quel
-medesimo che Antonio del Francese donb al.
duca di Urbino. Mi par difficile a credere che
ildettoritrattodallacasa
de' Medici, dove 8
certo che passò per eredità, sia poi andato disperso o venduto.
Dellamedaglia intagliata da Leone Leoní
nel l561 si conoscono varj esemplari. Essa ha.
nel diritto la testa di Michelangiolo di profilo,.
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YITA.
DI
MICHELA)JGT3LO BUOYAKhOTJ
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L -. Fra i bellissimi colli che coronano Firenze dalla'
parte orientale sorge a un'ora di cammino dalla citta il
villaggiodi 'Settignano sur un poggiodimacigno
che
serve. di continuazione a quelli di MonteCeceri e di
Fiesole, ricco ugualmente di cave di pietra, e lieto di
vigneti e d' olivi, di casolari e di ville. La storia di
.questovillaggio 8 la storia dei molti artisti che ivi eb'bero la nascita ; e .primo di essi lo scultore Desiderio,
detto percib da.Settignano, che i n soli ventotto anni di
vita condusse operepregevolissime, fiale quali basti
rammontare il monumentoMarsuppiniin Santa Crme.
Si direbbe quasi ch' egli lasciasseper eredita al suo
paese 1' umore della scultura ; dacche in Toscana, OP' ebbero origine tanto lo arti, quanto le lettere italiane, origini ambedue di tutte le moderne nella cristianith, pochi
luoghi troveresti, incui la tradizione .e la pratica dell'arte si sian conservate così costanti come in Settignano.
E se t u facessi, o lettore, una passeggiata cola verso
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VITA DI MICHEL. l3UONARROTI
sera, vedresti tornare a frotte uomini. d'ogni et8 stati al
lavoro in Firenze nelle officine di scultori e di marmisti,
esercitati in special modo nelle opere di ornato. Che se
poi dimandaasi loro di-chi 8 quella modesta villa che si
trova poco prima d'arrivare al villaggio, ti risponderebberoesser la villa Buonarroti, ed ivi conservarsi con
molta cura quel Satiretto che vi tratteggid sul muro col
carbone del focolare il divino Michelangiolo: e forse, chi
aa? alcuno di es!i un po' più istruito aggiungerebbe, non
senza un sentimento di compiacenza, che quel grand'uomo
mandato a balia col&, e nutrito del latte d' una donna.
natadi scarpellino e maritata a uno scarpellino, ebbe.
poi a dire a Giorgio Vasari: a Se io ho nulla di buononell' ingegno,egli & venutodal nascere nellasottilita
dell'aria d'Arezzo ; così corne anche tirai dal latte della
mia balia di Settignano gli scarpelli e il mazzuolo con.
che io fo le figure B.
Queste parole, con le quali Michelangiolo accennava
scherzando,all'ingegno e alle opere sue, mi aprono la
via a narrarne la' vita, ora che Firenze, festeggiando il
quarto'centenariodalla nascita, onora la memoria d'un
suo figliuolo, il cui nome, grande fra i grandissimi., 6 .
quello forse che suona pili familiarenelle bocche del
nostro popolo. Ed io col discorrerne le opere principali
e studiosamente i fatti, sardcontento a raccontartela,
o lettore, alla piana e con discreta brevith, ma collegan-...
dola quantosia possibile con la storia civile, cosicchb
t u vegga chiaramente insieme l'artista, l'uomo e i tempi.
E ,per averti benevolo basta che tu sappia ammirare
nel Buonarroti lo scultore del David, ed amare il ci&.
tadino che. sui colli di San Miniato pose l'i :Igegno e la
mano alla disperata d i f s a dsJa patria.
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II. - Nacque il sei di marzo del 1475 nel castello 6 marzo
di Chiusi e Caprese vicino al sasso della Verna da LO- 1475
,doVico Buonarroti Simoni, che esercitava
vi
l'ufficio di
potest&del Comune fiorentino.' Terminatoilquale incarico, tornd il padre a Firenze, e mandd Michelangiolo
a balia a Settignano, dove possedeva un poderetto e la
villa rammentata qui sopra. La natura chiamava questo
-bambino all'arte, sì che tutto il tempo che poteva metr
tere di nascosto alla scuola di grammatica lo consumava
copiando i disegni che gli erano procurati da Francesco
Granacci, giovane allora, e poi pittoredi bella fama.
Combattuta inutilmente dal padre tale
invincibile inclinazione,
fu
posto
a
studio
nella
bottega
del pittore
menico Ghirlandaio ch'erastimatodei - migliori
cheDovi
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.
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
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fossero. Ebbe Michelangiolo toccatiappena
i primi rudimonti dell'arte, che diede indizio d'ingegno e d'animo
ardimentoso, allorch8 corresse, ridintornandd, una figura
del maestro per darle quella perfezione che gi& gli balenava; nellamente;, e con altri disegni tratti dal vero
1 LamadrefuFrancescadiMiniatoDelSera.Scrivono
il
Condivi e il Vasari, biografiecontemporanei .di Michelangiolo ,
che la famigliaBuonarrotidiscendevadaiContidiCanossa;ma
quoattr tradizione è statarecentementeprovatapriva
difondamento isterico. Nella casa ove nacque il grand'uomo si è posta
in queel' anno un' elegante iscrizione del ,ch.O Cesare Guasti, che
mi piace di riportare:
Qui
il VI di marzodel MCCCCLXXV a Lodovico Buonarroti Simoni
podeatadiChiusi
e Capreee
per il comune di
Firenze n~cqueda madonna Francesca del Sera un f~gliuolo
che fu
Michelangiolo
e l'anno Y D C C C L ~ V il comitato
fiorentino nello esultanza dei popoli
che abitano tra le fonti
Jell' Arno e del Tevere
questamemoria
a inaugurarne la
celebrith centenalia
innome d'Italia
poneva.
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I
1.0 aprile
14@
.
4’
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
VITA DI YICHEL. BUONARROTI
fece sì che il Ghirlandaio rimase stupito della nuova
maniera d’un giovinetto di così tenera etA, e non dubitb
di dire : 4 Costui ne sa pih di me u.
Firenze, grande per ricchezze e commerci, si reggeva
fino dagli antichi tempi a libero stato. Fra le famiglie
ch’erano andate contrastandosi con astutearti o con
aperte violenze il primato d’ autoria, S’alzava la Caga
dei Medici; il cui maggior lustro le era venuto da Cosimo il vecchio,ricchissimo mercante e banchiere, possessore del più bel palazzo d‘ Italia fatto costruire col
disegno del Michelozzi,’ nel quale aveva gia accoh
íilosofl e letterati, e nostri, e venuti d’ Oriente dopo la
caduta di Costantinopoli. Ed egli con 1’uso dell’ ingegno
e col profondere le sue ricchezze era giunto a comporre
in pace la citth, ad esser salutato Padre della patria e
ad assicurare la propria potenza.Di lui scrive il Machiavelli c h 4 degli stati dei principi e c i s i governi
niun altro al suo tempo per intelligenza lo raggiunse Y ;
e ne fa ilritratto con quelle stupende parole: 4 Fu
senza. dottrina, ma eloquentissimo, pieno d’una naturale
prudenza, e percib ufficioso negli amici, misericordioso
nei‘ poveri,nelleconversazioni utile, nei consiglicauto,
nell’esecuziani presto, e ne’suoi detti e risposte arguto
e grave B, La potenzadi Cosimo era ai tempi diMichelangiolo nelle mani del nipote Lorenzo de’ Medici, a
cui la posteria
conservb il titolo di Magnifico. Questi,
rile. scampato dal pugnale de’ Pazzi che gli aveva ucciso in
Duomo il fratello Giuliano, e minacciato tre anni dopo
fieramente dalle armi di Ferdinand0 re di Napoli, era
it0 a presentarsi solo e inerme a quel monarca, E 18
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E quelloconosciutosotto
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il nome di
palazzo
Riccardi.
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ragionandogli (diceil Machiavelli) a delle condizioni d’Italia, degli umori dei principi e popoli, e di quello che si
poteva sperare nella pace, temere nella guerra, tanto
‘lo fece maravigliato della destrezza dell’ingegno e gravita del giudici0 B, che giunse a conchiudere con lui
una pace onorevole. Così tornato quasi in trionfo ebbe
la gloria di rassodare e mantenere la lega politica tra
Milano, Firenze e Napoli; e divenuto come il consigliere
e l’arbitro di principi e di repubbliche seppe tenere in
equilibrio le sorti dei piccoli stati italiani, tanto da renderli sicuri e indipendenti dai grandi, e meritb, lui vivo,
d’esser chiamato a bilancia d‘Italia Y. Salito in sì grande
riputazione e .autorit& universale, non 8 a maravigliare
se la potenza ereditata mutb ambiziosamente in signoria
di governo : a rafforzar la quale giovb la rara munificenza, con cuisidiede
a proteggere ogni maniera di
studi. Bello, vario ed elegante ingegno, scrittore di lodati versi,, libero nel costume, gaio e affabile con ogni
peraona, parve accogliere in S& tutto il secolo. La sua
casa eo1 giardino sulla piazza di San Marco era la sede
dell’ accademia platonica, il ritrovo dei letterati pih celebri, la scuola dell’arte, e al tempo stesso unmuseo,
dove avea riunita grande e preziosa quantith di antiche
sculturo e disegni e modelli e quadri; postovi a custode
e maoetro il fiorentino scultore Bertoldo discepolodi
Donatollo. Diverso da quelli antichi principotti che si
contentavano d’avere ospitiincasa loro uomini illustri,
e il pane de’ quali ben provb l’ Alighieri nella poverth
dolorosa come sapesse di sale, Lorenzo cultore ‘appassionato e intelligente dava ricetto, ma insieme aiuti, in. segnamenti, consigli e nobhi modi di trar profitt dal1’ esercizio degli studi.
-
~
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
Volendo egli pertanto qualche giovane che mostrasse
inclinazione alla scultura, ne fece richiesta al Ghirlandaio e gli fu offerto Mïchelangiolo che aveva allora quattordici anni. Il quale destb disubito l' ammirazione di
Lorenzo,. quando questi. vide lui, nuovo affatto nell'arte
d i condurne figure tonde in terra cotta, vincere in bravura il Torrigiano, scolare di Bertoldo e gih esperto in
quella pratica; e molto pih quando da lui, che non aveva
mai tocco n6 mazzuolo nescarpello, glifu presentata
una testadi vecchio Fauno, cui, contraffacendo altra testa
antica,' aveva scolpito in marmo maestrevolmente.' Allora
fu che il Magnifico innamorato del giovanetto lo chiese
al padre, dicendogii che voleva tenerlo corn' uno de' suoi
figliuoli; e ottenutolo, lo ebbe in sua casa,, lo fece della
sua famiglia, e lo tenne alla sua stessa mensa, accarezzandolo e largamente provvedendolo. Ê facile l'immaginare
come si rallegrasse iJnostro, Michelangiolo nel vedersi
aperta dinanzi la via desiderata, e nel poter arricchire la
propria mente di eletta dottrina nelle famigliari conversazioni con Angelo Poliziano e Luigi Pulci poeti, con Pico
della Mirandola che fu portento di sapere in quell'eth, e
con tutti gli altri uomini sapienti di casa Medici. I1 Poliziano dovette essere il primo a porgli nell'animo con le
sue rime elegantissime l'amore della poesia e di .Dante;
e il giovinetto vi s'accese, dettb i' primi versi, e si sentì a
un tempo artista e poeta. E fu appunto il Poliziano che
gli propose per soggetto' d' un bassorilievo la battaglia
d'Ercole coi Centauri, dichiarandogliene a parte a parte
tutta la favola. Con che vigore d'immaginazione e di
mano conducesse Michelangiolo questo lavoro in marmo,
t u puoi ben credere, o lettore, se ti dirb ch'ei medesimo
in eta ma&a e nel colmo delle sue glorie si doleva,
rivedendolo,di non aver potu'to farequanto esso prometteva. E puoi anche meglio giudicarne con gli occhi
propri, sol che t u vada a visitare 'lacasa di lui,ove
nel 1617 il suo pronipote Michelangiolo Buonarroti, detto
.il Giovane, spese
cenquarantamila lireperfar
dipingere torno tornoalleparetilestorie
più memorabili
della vita, e raccogliere quante memorie pot&,,del grande
Antenato. Aveva appena terminato quel bassorilievo, che
Lorenzo il Magnifico, in eta di soli quarantaquattro anni,
morì nella villa medicea di Careggi. La sua aorte fu
cagione di sommo dolore a Michelangiolo, il quale nei
tro anni vissuti in sua casa aveva dovuto apprezzarne
le raredoti, e .conoscere come veramenteegli fosse
a natura d'artista, anima di principe, ultimagrandezza
d' una eta splendida che finiva Y.' Se quell'anno 1492
fu glorioso alla Spagna per la cacciata dei Mori da Granata,estremo lor rifugio in Europa, e per la scopwta
d'un nuovo mondo acquistatole dal nostro Cristoforo Colombo, fu altrettanto funesto all' Italia, cheperdecon
Lorenzo il piu illustre uomo di stato, vide salire . a l
pontiflcato Alessandro VI, e balenar da lontano le armi
atraniere che si preparavano, chiamate da un indegno
~luoflglio, a varcare la barriera
delle
Alpi.
. III.
In FirenzePiero de'hledici, primogenito del
Magniflco, auccegse a lui negli onori e nell' autoria.
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An. 1489
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Tolgo questeparoledalla
StoriadellaRepubblica
dà
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?ense pubblicata in quest'anno dal marchese Gin0 Capponi; lavoro
1
brio.
Ora ei. trova nel Museo nazionale, istituito nel palazzo Pr+
ricco d'erudizione sicura, di critica serena e di sapienza profonda,
,che l'Italia aspettava e di cui altamente si onora.
I
I
8
Dov8m.
1494
!
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
Privo d’ ingegno, tutto dato ai piaceri e agli esercizi del
corpo,fecesgabello
della sua politica l’arte di tenerela citta addormentata nelle baldorie e nel fasto. Solo
per far la scimmia al padre continud a dar ospitalit&a
Michelangiolo; ma tanto stolta alterigia era in lui, che
aveva il coraggio di porre il Buonarroti alla pari con un
lacche spagnuolo bravissimo corridore, e vantarsi di questi due giovani come deipih insigni suoifamigliari. E
gi8, la lege politica cogì ben conservata da Lorenzo si
andava sciogliendo, e Carlo VI11 re di Francia, chiamato
dal pih esecrabile traditore d’ Italia Lodovico il Moro,
scendeva ai nostri danni per saccheggiare cid che incontrasse, e conquistare il regno di Napoli come eredita
degli Angioini. Firenze ne fu sbigottita. Piero de’Medici,
a cui si dava meritamente? colpa di non aver provveduto
a tempo, tentb ,di stornare il pericolo; e come il padre
s’era presentato al re di Napoli con felice successo, andb
a presentarsi a re Carlo nel suo campo presso Sarzana:
ma non avendo’ ne il senno, ne l’accortezza, n& la riputazione paterna, non riuscì che a far con lui un vergognoso accordo, cedendogli le principali fortezze che erane
le chiavi dello stato. Giunta a Firenze questa notizia,
fu un grido generale di sdegno. Piero cacciatofuggì, e
fu dichiarato, con gli altri di sua casa, ribelle; e la macchia vituperevole dell’accordoconcbiuso da lui fu ben
presto lavatada Pier Capponi, allorchd stracciando in
faccia a Carlo VI11 la carta degli arroganti capitoli ch’ei
voleva imporre alla citth, fulminb le memorabili parole:
a Voi date nelle vostre trombe, e noi daremo nelle nostre
campane Y.
Michelangiolopoche settimane prima della cacciata
dei Medici aveva lasciato Firenze. Se forse non furono
.
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VITA DI MICHEL.. BUONARROTI
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L.-
9
le maniere insolenti di Piero che lo costrinsero adabbandonar quella casa, certo egli previde che il mal governo dilui non poteva riuscire che a mala fine; e
. temendopercid qualche sinistro per la nota sua familiarita coiMedici, si recd a Bologna.Colafuaccolto
cortesemente da Gian Francesco Aldrovandi, il quale lo
tenne con se, e gli fece eseguire in marmounangiolo
che mancava all’arca di San Domenico, opera insigne dì
Niccola Pisano. Ma tra per malevolenza d’un invidioso
scultore bolognese, e perche gli pareva di perdere il
tempo, ritornd il Buonarroti dopo un anno in Firenze,
ove si cercava di dare nuovo e disciplinato assetto alla
forma repubblicana, in special modo dietro i consigli e
con l’opera d i fia Girdamo Savonarola.
IV. - Questo terribile frate, ehe chiamato gia da
Lorenzo il Magnifico al letto di morte, lo aveva, come
6 fama, esortato invano a restituirealla
cittA sua la
liberta rapitale, non cessava di predicare la riforma dei
costumi, degli studi, delle arti, della societa, dello stato;
riforma .tutta morale e civile. E se voglia dirsi anche
religiosa, si dica; purch& s’intenda quella che la Chiesa
universale voleva, e che appena le fu possibile, ella stessa
operb coi decreti del Concilio di Trento. La parola del
frate domenicano severa, stringente, Fofetica, penetrava
nolle coecienze, e trascinava seco i piu forti intelletti :
e a quella calda parola s’accese anche l’anima virtuosa
del giovane Michelangiolo, il quale nella sua lunga vita
ne tennein venerazione gliscritti, e come artista e
come cittadino mostrd sempre di portar vivo nel cuore
l’affetto alla memoria di lui. Ma ne le prediche del Savonarola, ne i popolarimovimenti, potevano distoglierlo
dall’arte. Egli si pose a scolpire prima un S. Giovm-
--. .
L
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10
DI
VITA
MICHEL. BUONARROTI
NICHEL.
BUONARROTI
DIVITA
nino,’ poi un Cupido dormente; e questo con tanto artificio
eseguì,che tenuto sotto terra fu poi giudicato scultura
antica,e come tale venduto in Roma al cardinale San
Giorgio.’ Per la qual cosa il nome suo sali in cod grande
stima, ch’ e’ fu invitato a recarsi a Roma per trovarvi
larghissimo campo di mostrare il suo valore. I1 desiderio
di vedere quella famosa metropoli gli fece accettare
l’invito,e il 25 giugno del 1496 v’ andb per la prima
volta, ed ebbe subito commissione da messer Iacopo Galli
di scolpire quel Bacco, il qualeportato poi a Firenze
qui rimase, e trovasi adesso nel Museo nazionale. Ha
nella mano destra una tazza, e nella sinistra un grappolo
d’uva che- un Satiretto posto a’suoi piedi cerca piluccare
di soppiatto; e mostra in viso una stupida ilarits, e nella
personaquell’attovacillantecheaccenna
il principio
dell’ ubriachezza. Questa statua fece maravigliar tutta
Roma, sì che tosto il cardinale Giovanni Dalla Groslays
di Villiers gli commise un gruppo che si chiamb la Pie&’
rappresentante la Vergine che tiene il mortoFiglio in
grembo. Tu ne puoi vedere, o lettore, una copia in Santo
Spirito diFirenze, fatta da Nanni di Baccio Bigio; ed
osservandola non saprai se più debba ammirare l’espressione del dolore nel volto della Madre, o l’arte stupenda
con cui,vintele
Qifficolts della materia, 8 scolpita la
morte
tutte
in
le
membra del
Michelangiolo
]: Una Commissione di artisti ha giudicato recentissimamente
.chequesto S. Giovannino,dicui non si aveva pihnotizia, b ora
posseduto dal conte Rosselmini Gualandi di Pisa.
Pass6 poi invariemani, e daultimoinquelle
di Isabella
marchesadiMantova. Ora, che ne sia stato non si sa.
3 Alcunigoffamentecriticarono
il Buonarrotiper averfatto
troppogiovaAe la Vergine. Le ragioni ch’egli addusse in propria
I
I
’
11
non avevi allora che ventiquattro anni. Noi lo vedremo
poi salire fino ‘alle pih ardue sommit8, oltre le quali si
digrada, e spingersi i n . formidabili ardimenti : ma 8 bene
intanto notare in questi suoi giovanili lavori una tempra
insolita d’ingegno, e una volonta che non incontra ostacoli,
nd soggiace alle paure e ai tentativi, da cui suo1 essere
impacciato il primo. cammino dell’arte.
Dopo cib fu costretto per alcuni suoi negozi a tornare
d a Roma a Firenze.Grandi
avvenimenti S’ erano qui
aucceduti in questi quattro anni. Le prediche del SavcF
narola in favore della liberth del popolo avevano divisa
la citt&in parti; una delle quali si chiamava dei Piagnoni
o Frateschi, ci08 dei fautoridilui; l’altra, degli Arrabbiati, o Palleschi, ciod dei contrari. Latonante eloquenza di fra Girolamo diede alfine il tratto alla bilancia,
facendo prevalere la parte sua. Si proclamd un Consiglio
generale di ottocento. trenta cittadini accresciuto poi fino
a mille settecento cinquantacinque, dal qualedovevano
eleggersi le magistrature; e di questa solenne mutazione
di governo si volle serbare pubblica ricordanza col porre
8uua ringhiera del palazzo della Signoria il gruppo della
Giuditta,gis fuso in bronzo da Donatello in memoria
della cacciata di Gtualtieri duca d‘Atene. Ad accoglier poi
a\ numeroso Consiglio s’ordinb che fosse costruita di pianta
in quel palazzo un’immensa sala, e se ne diede l’ incarico
a Simone del Pollaiuolo, detto il Cronaca, celebre architotto o ardente seguace di fra Girolarno. Intanto gl’infodifesa sarebbe qui troppo lungo il riferire, ma possono leggersi nel
Condivi (S xx) ; dalle quali si manifesta con che acume e dirittura
di giudizi preparasse Michelangiolo i concetti,e scegliesse le forme,
nelle operesue.
1
A ~ 1499
.
’
\
12
I
a
14"'
cati biasimi di qnesto frate contro la rilassatezza dei costumi e la corruttela delle arti commovevano l'intera
cittd. Si fecero pubbliche processioni di penitenza, e furon
bruciati in piazza .molti libri. e quadri osceni e oggetti
di lusso, portati spontaneamente da ogni ordine di cittadini. Splendido, ma breve, fu il suo trionfo. Minacciato
da papa Alessandro VI, perseguitato dai Palleschi, odiato
da quanti amavano il vivere licenzioso, egli vide giungere
l'ultima sua ora, solo 'dolendosi di non aver potuto condurre a compimento .la sospirata riforma. Assalito a mano
.armata nel suo convento di San Marco e difeso invano
dagli amici, fu trascinato e torturato in carcere, e il 23 di
maggio del 1498 in et& di quarantacinque anni.appiccato
gio 'edarso insieme con due suoi discepoli in piazza della
Signoria. Non 8 daporrein
dubbio che Michelangiolo.
S' addolorasse fieramentne di così ingiusta condanna, e
fosse spintoad amar sempre pia la forGa digoverno
avversata dai fautori dei Medici : e non credo punto inverosimile che insieme con tanti altri affezionati alla memoria del frate si unisse nell'anniversario della morte di
lui a sparger fiori sul terreno dov' ebbe esecuzione il cru, dele supplizio. I
V. - Giaceva da trentacinque anni in abbandono nel
cortile delyopera del Duomo un gran pezzo di marmo
portato da Carrara, dov'era stato abbozzato da 'un maestro Agostino, e ridotto a taltermine che a nessuno
scultoreerabastatol'animo
di cavarne costrutto. Michelangiolo lo squudrb, lo chiese e l'ottenne. Accomodandosi con l'attitudine al sasso, penad di trarne un David
.
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
VITA, DI MICHEL. BUONARROTI
1 Questapietosacostumanza dur6 fin verso la meta del secolo
decimottavo.
con la frombola in mano, e fattone prima 'un modelletto
in cera, che si conserva ancora nellacasaBuonarroti,
ai mise all'opera. In queltempo lo scultore non faceva,
mm' oggi si fa,. il modello in creta della grandezza della
statua, ma per mezzo delle triangolazioni usate col compasso cavava le misure del modelletto. per trasportarle
dal piccolo al grande; il che importava maggior difficolts
e minor sicurezza. Michelangiolo, solito a dire che l'artista deve avere le seste negli occhi, spesso, fermato che
aveva il concetto, senza prendere esattamente le misure
si avventava al marmo, dentro le cui viscere scorgeva la
figura; e facendo saltar le scaglie sotto i colpi tremendi
del suo mazzuolo, se la vedeva balzar fuori piena di vita
come stavagli innanzi alla mente. La qual cosa, molto
meglio delle mie parole, esprimeegli stesso nei primi
quattro versi di quel suo sonetto, ricco (ben dice il Varchi)' a di antica purezza e dantesca gravita B:
'
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,
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13
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a
Non ha l'ottimoaJtiata alcun concetto
Ch'unmarmo solo in Sè non circoscriva
Col suo soverchio, e solo a quelloarriva
Lamancheubbidisce
all'intelletto.
Mainalcunipuntidel
marmo per il David il a soverChio Y non c' era, e il marmo gli bastb a pelo a pelo ,
tanto che nella schiena e in qualche altra parte appare
tuttora 1' antica scorza e le scarpellate di chi prima lo
aveva abbozzato. E certo fu prodigio il trarre opera così
bella da materia giudicata inutile da tutti, o (come disse
il Vasari) a far risuscitare uno che era gis morto B.
I l 'David, dopo quattro giornispesinel
trasporto
'
1 Nella Lerione ch'egli fece sul sonetto medesimo, che i, il xv
delle Rime delBuonarroti.
,
1
l
-14
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
dall'0pera del Duomo in piazza della Signoria, fucollocato
8
f2co
sulla ringhiera del palazzo nel luogo stesso dove, nove
anni prima, era stata posta la Giuditta di Donatello. Lo
desiderb Michelangiolo, e non senzaragione:ch& se la
Giuditta era ricordo della liberazione diFirenzedalla
tirannia del duca d' Atene., il David nel nuovo ordinamento politico doveva insegnareche, come il giovane
Ebreo aveva difeso il suo popolo e governatolo con giusti-zia, così i reggitori della cittS prendessero animosamente
a difenderla e giustamente governarla. Queste parole che
il -Vasaririporta, e che dove, molto tempodopo, aver.
udite dalla bocca 'del Buonarroti, h da credere che fossero
statedette dallo stesso Michelangiolo a Piero Soderini .
grande amico suo, il quale era stato eletto gonfaloniere.
a vita, uomo di fede a tutta prova e di somma bonta e
rettitudined'animo, a cuidava vigoredi consiglio la
mente acuta del segretario Niccolb Machiavelli. Le sortil
di Firenze in breve volsero in rovipa : erano scorsi (come
fra poco vedremo) appena dieci anni, che il Soderini fu
cacciato, il Machiavelli imprigionato e i Medici trionfanti :
ma il David rimase. Bench& portasse tronco un braccio
inun popolare tumulto, rimase fino ainostrigiorni.
muto rimproveratore di colpe principesche; e rimase per
essere almeno ammirato come la pid sublime statua di.
Michelangiolo, e la più bella della moderna scultura.*
.
,
.
1 Nel 1527, quando furono cacciati 'per la terzavolta i Medici
da Firenze.
z Cbsì la chiamava il sommo Bartolini. E lo stesso Milizia,
chetantoacerbamentecritic6
il Mosè, diceavere il Buonarroti
colDavidsuperato digran lunga gli scultori di Gtrecia. Questa .
statua fu trasportata l' anno decorso nell' Accademia delle Belle .
Artiperassicurarne la preziosa conservazione.
'
'
15
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
i
VI. - I n 'questo tempo dipinse il Buonarroti quel
tondo che ora & nella tribuna della nostra Galleria, rappresentante la Vergine inginocchiata, che tienefrale
braccia il bambino Gesù in atto di porgerlo a S. Giuseppe. L'illustre Pietro Selvatico chiama questa Santa .
Famiglia 4 più che profana P : I e da una parte ha r&
gione,sela si paragoni con quelle di Giotfo, dell'Angelico,di Mino 'ecc. ; ma h necessario notare il manifesto intendimento ch'ebbe Michelangiolo di rompere ogni
tradizione della scuola liturgica scesa dai primitempi
fino a lui, e di trovare nuovi tipi e nuove forme ad esprimere cib che l'animo gli dettava dentro. .Ad ogni modo
questo dipinto eseguito a tempera con gran pulitezza e
Nnpionen di disegno 8 frale pochissime suepitturein
Cnvolu l a piu certa e pih pregevole. E fra i lavori di
eculturu merita menzione una Sacra. Famiglia scolpita a
bnssorilievo in un tondo, ma non condotta a termine ;*
e la statua di S. Matteo, anch'essa non finita, che era
uno dei dodici apostoli, i quali egli s'era obbligato con
gli operai di Santa Maria del Fiore di scolpire in marmo An.
per il nostro Duomo. Ma,,avendo rinunziato sì vasto
lavoro, delle dodici statue nonabbozzb che questa sola,
ln quale ora si vede nelcortile dell' Accademia delle
hilo Arti,figura ammirabile e degna dellesplendide
1 ) m h cho vi scrisse sotto Gio. Battista Niccolini.a Per'
Storia ddle arti del dàsegno. Lezione XXVI del vol. II.
Ora b no1Museo nazionale.
9 Le parole Bono queste:
Questo simulncro di S. Matteo abbozzäto da Michelangiolo
lungamente stette
nel cortile dell'opera di Santa Maria
del
Fiore
e nel MDCCCXXXI
trasferitovenneinquestaAccademia delle belle arti
che dall'apostolo ha il nome ad insegna
l
g
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-
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-
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1503
c
16
17
VITA DI MICHEL. BUONARR~VI
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
ch6 rinunzib? Perche poco o nulla fece delle quindici
statue che il cardinale Piccolomini gli aveva rrllogate
per la propria cappella nella cattedrale di Siena? Narra
. i l Condivi che Michelangiolo stette alquanto tempo senza
punto attendere all'arte, e gittato via mazzuolo e pennello4 si diede solo alla lettura dei poeti e oratori nostri,
e a scriver 'versi. E facile pertanto il credere ch'ei fosse
preso da uno di quelli scoraggiamenti che provano non
di rado i grandi ingegni (e disgraziatamente i piccoli non
li provano mai), nel vedere le loro opere non arrivare
alla eccellenza, alla quale 1' animo, aspira, ne giungere a
rappresentare l' immagine meditata, ch' b raggio dell' intelletto e quasi parola interiore, a cui si suo1 dare il nome
di Ideale. Ma dopo le stanchezze naturali che succedono
alle fatiche della mente creatrice, essi ripiglian vigore,
e dagli stessi abbattimenti sanno trarre rinnovazione di"
forze e piùoperosocoraggio.
Così fu di Michelangiolo: il quale invitato dalgonA n . 1504 faloniere Soderini a dipingere una parete della 'gran
sala del Consiglio, .architettata (come sopra 6 detto) dal
Cronaca, sentì il dovere di lasciare alla sua citta la pih
insigne opera del suo pennello, e si misecon tutta la
. potenza dell'animo a disegnare il cartone. Dovevano
essere le due pareti adorne di pitture che rappresentassero fatti.memorabili della storia di Firenze. Lionardo
da Vinci, a cui fu allogata una delle due storie, prese
a soggetto la battaglia d' Anghiari vinta dai Fiorentini
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no1 1440 contro Niccold Piccinino; e il Buonarroti un
epieodio della guerratra' Fiorentini e i Pisani, nella
quale finse il momento, in cui i 'primi fossero a bagnarsi
in Arno, e si desse a un tratto all'arme come se i nemici assalissero. A Lionardo il soggetto dava modo d'immaginare uno scontro di gente a cavallo che si contrastavano una bandiera; a Michelangiolo, di disegnare
nudi e scorti e atteggiamenti difficilissimi. Questi due
cartoni, che fecero trasecolare artisti e non artisti, non
furonomessiin pittura: non il primo,perch6 tentando
Lionardo un certo suo modo di colorire a olio sul muro,
non gli riuscì, e-abbandond l'opera; e neppure il secondo, forse pernuove commissioni che sopravvennero
al Buonarroti, Firenze fu priva degli affreschi dei suoi
duo pih grandi artisti, e per maggioresventura anche
doi oartoni stessi non 8 rimasta quasi traccia: che di
quello del Vincinon si 6 saputo. pih nulla, e dell'altro
solosi sa che fu fatto in pezzi da Baccio Bandinelli
astioso della gloria diMichelangiolo.' Così, prima l'invidia, ch' 6 vizio d' ogni tempo, e poi la non curanza ,
ch'8 piaga di casa nostra I si diedero la mano per disperdere que'due mirabili disegni, i qual i avevan servito
d'emnpio agli artefici, e furono (come disse Ben.venuto
Collini) la scuola del mondo.*
I
-
..--
Lo narra il Vaearinella Vita del Bandinelli.
Di p i l il Cellini nella sua Vita dice del cartone del Buonarsi vedde opera
roti a che n& degliantichin&d'altrimoderninon
che arrivassi a cod alto segno ; e che sebbene il divino Michelagnolo fece la gran cappella di papa Julio (!a Sistina), da poi non
arrivo mai a questosegno alla metà ; ela sua virti non aggiunse
.mai da poi alla forzadiqueiprimistudi
W . (Cap. II).
J
9
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--
mentodegliscultori
e perchetuttiammirino
la possente.
fantasia di quel divino
il quale nell'arte moderna
sollevandosi il primo dalla materia all'idea
qui sembra con lo scalpello
.- liberar dal marmo che gliela nasconde
quella figura che ha
gia creata coll'intelletto.
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18
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
VII.
1.0 nnvem.
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An. 1506
--
- Aveva
Michelangiolo cominciato il suo cartone, quando, morto Alessandro VI, e pochissimodopo
anche Pio III che gli succedette, fu eletto papa Giulio II
di casa Della Rovere. Uomo di fieri spiriti, mosso dalla
fama del Buonarroti, lo chiamb a Roma, e gli commise
d i fargli la sepoltura da porsi in San Pietro. Accettb
questi l'invito, e irnmagínb un immenso monumento a
quattro facce, ornato di quarantastatue e di storie di
mezzo rilievo in bronzo; il qual disegnopiacque tanto
a Giulio, che per dargli pia degno luogo si risolve a rifare di nuovo la basilica di San Pietro, e ne diede l'incarico all'architetto Bramante. Michelangiolo si mise al
lavoro, ma accadde cosa che giova n p a r e per mostrar
la tempra d' animo gi del papa, sì dell' artista. Aveva
Giulio II detto al Buonarroti che per qualsivoglia bisogno
.di. danari o altro dovesse presentarsi direttamente a lui,
ch& non gli sarebbe mai indugiato l' ingresso. Ora- essendo venuta da Carrara gran, quantith di marmi che
conveniva pagare, andb Michelangiolo dal pontefice per
chiedere danari, ma non pot6 aver udienza. Tornd un'al
tra mattina, e fu l'îstesso. Allora sdegnato si volse al
cameriere con queste parole: a Voi direte al papa che
se di qui innanzimi vom&, mi cercherh altrove 9 ; e
montato in posta partìper Firenze. A Poggibonsi loraggiunsero cingue corrieri di Giulio incaricati di menado indietro a ogni costo; ma egli rispose che gli doleva d'essere stato cacciato, e che non era per tornare
mai pi&. Giunto a Firenze, vennero l'un dietro l'altro
tre Brevi del papa, .con cui si richiedeva alla Signoria
il fuggito artista. Il'gonfaloniere Soderini a poco a poco
persuase l'amico a ritornare, assicurandolo che Giulio
lo richiamava non per fargli dispiacere, sì perche gli
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
. .
.
. 19
.
voleva bene; ma Michelangiolovolleprima 'terminare
il BUO famoso cartone, e finalmente S' indusse a ripresenCarsi al papa, ch'era allora a Bologna; ben presto quei
due spiriti
. . bollenti, e quasi paurosi l'uno dell'altro,' tornarono in pace.
Tornarbno in pace; ma quel gran monumento sepolcrale, cheMichelangiolosi
struggeva di eseguire, fu
lasciato in tronco: e,anche questo per opera dell'invidia.
L'architetto Bramante, nonsolo per il suo gran valore
nsll' arte, ma e per la sua speditezza, era tutto nelle
buone grazie del pontefice che voleva le cose dette e
fatte. Ora egli, che aveva una .particolare predilezione
per Fbffaello, vedendo di mal occhio il Buouarroti perche
gli scopriva alcuni . errorinel modo di costruire con
troppa fretta, si mise con altri malevoli intorno a Giuli.0,
dicondogli che il farsi fare la sepoltura in vita era CO=
di cattivo augurio; e tanto soffiarono e s'agitarono ch.e
il papa se ne svoglib.' Di più, con malizioso intendimento
proposero che fosse data a dipingere a Michelangiolo la
volta della cappella di Sisto IV in Vaticano, nella speranza che non avendo pratica del colorire a fresco sarebbe riuscito inferiore a s& e ad altrui. Piacque somtnlrmente a Giulio 1' idea, e ne diede-la commissione al
Iloonarroti, il quale tutto tentb per iscaricarsi di questo
WO, o eousandosi che la pittura non era arte aua e che
. e
'
'
p
-
1 Scrlva i n una BUP, lettera Bastion delPiombo che papa Giulio
~~arla~~tlogli
d i Micheltlngiolo disee: Y fi terribile, come tu vedi: non
eipol prrdicrrr con lui s.
2 M'icheltulgiolo i11 una sua lettera diretta (credesi) a monsig.
Marco Vigerio, ecrive : Y Tutte le discordie che nacquono tra papa
Qiulio e me, fu l'invidia di Bramante e di Raffaello da Urbino:
e questa fu causa che e' non seguit6 la sua sepolturain vita sua R.
.
.
I
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-20 .
.
1-onovem.
1509
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21
VITA DI MICHEL BUONARROTI
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
non riuscirebbe, propose a cib (vedi bonta d'animo l) lo
stesso suo emulo Rdaello. Ma fu inutile : il papa tenne
sodo ; e Michelangiolo costretto all'opera chiamb da Fi.reme alcuni giovani pittori che gli mostraasero i modi
del lavorare a iì-esco. Poi circondato da chi ingidiando
lo spiava, si rinchiuse; e senza veder nessuno nb di nee
suno fidarai, tanto che p e r h o macinava da s& i colori
e preparava le mestiche, inventi mesi diede quell'immenso lavoro compiuto.I Questa volta la tcnacitil di Ginli0 II riuscì a buonfine,
ela malignita degl'invidiosi
fece male i suoi conti, perche per essifu che si ebbe
nella pittura della Sistina la maraviglia dei secoli.Rapito nella lettura di Mosb vi rappresentb in novo spartimenti le opere della Creazione, il peccato
dell'uomo,
il
sagrifiziod'Abele, il diluvio e la storia di Nod; e ben
pub dirsi che le ,immagini bibliche non furono mai esplicate in pih alto modo. Stupendi son poi quei Profeti e
quelle Sibille. che dipinseneipeducci
delle lunette, le
quali figure nell' austerit8 dei sembianti pmsosi e contemplativi mostrano gent.e, a cui Dio parla o da Dio b
ispirata. Tutti ne rimasero stupefatti, come ne fu Ra:faello che tolse motivodi allargaree nobilitare il suo
stile, e come ne sono pur sempre coloro che vanno cola
ad ammirare la sublimitti d' un' invenzione che riempie
1' anima di sovrumani pensieri espressi con forme non
mai innanzi tentate.
VIII. - Mentre.queste ed altre opere di minor.conto
ansguiva Michelangiolo in Roma, gravi fatti si avvicendavano in Firenze. A forzadi trattative e d'accordi coi
re di Francia
e di Spagna, e poi per mezzo di un blocco,
i Fiorentini avevan potuto riprendere la desiderata: Pisa,
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s ribellatasi da loro nella venuta di Carlo VI11 ; ed' ivi
Luigi XII (succeduto a quel re), per porre un freno agli
umori guerreschi diGiulio II avverso alla signoria di
Francia,. fece da alcuni cardinali e vescovi convocare un
concilio, antica arme contro i pontefici. Giulio si sdegnb
forte col gonfaloniereSoderini e con la repubblica, perche
avessero concesso il luogo alla riunione di quel conciliabolo ; si volse a favorire il partito dei Medici; e inrriome coi Veneziani e coi re di Spagna e d'Inghilterra
ntrineo ai danni di Francia una lega, .cui &iamb santa.
hccoea la guerra, le sorti dell' armi si tentarono sotto
Rnvenna, ove il giovane e valoroso capitano. Gastone di
Foix colse una splendida vittoria, ma la pagb con la vita.
Per l'immatura sua morte le cose di Francia volsero al
peggio; e fu allora che il papa intim6 ai Fiorentini si
accostassero alla lega- staccandosi dall' amicizia del re
Luigi, e richiamassero i Medici fuorusciti. Al ch: ripuellantlo il Soderini, fu da lui proposto e da tutti giurato
tIi non acconsentir mai al ritorno d'una famiglia, la quale
c h i NI^ con che baldanza sarebbe venuta colmezzo d i
nrld ntrnniero a dominare in Firenze. Per siflatta ripulsa
rrronno alla volta di Toscana il vicerd di Napoli Raimondo
di Cardonu capitano generale della lega, e con lui il cardinale Giovanni dei Modici, Aglio di Lorenzo il Magnifico,
il quale fatto gih
prigioniero
alla battaglia di Ravenna
era riuscito a sfilggire dalle mani dei Francesi. Presa
d'assalto e orribilmente saccheggiata dagli Spagnuoli del
1 Il Vasari dice in venti mesi: ma il signor CarloClement
nel suo bel libro XcheZdnge, Leonard de 'Vin& Haphael, è di
parere che in quel tempo Michelangiolo compisse solamente la
prima metir deli'opera, da lui incominciata nel maggio del 1508, e
che l'intero lavoro non fosse terminato prima del 1512. .
.
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An. 1506
II aprile
1512
29 aposta
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23
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
Cardona la cita di Prato, Firenze ne rostb spaventata,
e incominciaronopih violente le agitazioni delle parti.
Baccio Valori, Paolo Vettori e altri partigiani dei rcledici
congiurarono contro il gonfaloniere, e lo minacciarono di
morte se tosto non si dimettesse di carica e fuggisse. I1
Soderini, d’animo buono, ma non capace di coraggiose risoluzioni, cede e partì; e .la citta venuta ad accordi col
Cardona entrb nella lega obbligandosi a pagare una fortissima multa, e accettb i Medici. Così il cardinal Giovanni col fratello Giulian9 e il nipoteLorenzo, scortati
dal vicerd e dall’esercito,, rimisero piede in Firenze, e
al solito con nuovi ordinamenti ne arrufkona
il
governo.
Non erano ancora trascorsi sei mesi che, morto Giuli0 II, il cardinale Giovanni fu eletto papa, e prese il
nome di Leone X. Cresciuto frale eleganti morbidezze
e le dotte .magnificenze del giardino paterno, di natura
facile, lieta, pomposa, stato negli affari e nelle’legazioni
sotto Giulio, porporato a tredici anni, pontefice a trentasette, la .sua elezione fu accolta con gioia in special
modo da quella turba d‘ uomini di lettere e d’ arti, che
spensierati in mezzo a ‘aì ree politiche e alle tante sofferenze d’Italia conducevano in corrotti ozi, e a spese dei
potenti, la vita. Che ne pensasse Michelangiolonon si
sa; ma se la notizia dell’iniqua cacciata del povero amico
Soderini, e della mutazione delle sorti di Firenze, ‘non
pots -non avergli amareggiato l’animo, 6 verosimile che
qualche contentezza gli recasse l’elezionediLeon
X, di
etil pari alla sua, e col quale aveva dimesticamente vissuto, scherzato e studiato, giovanetti ambedue, nelle case
del primo suo benefattore.
Aveva papa Giulio, prima di morire, ordinato ai suoi
oaocutori testamentarii di .far terminare da Michelangiolo
il
Buonarroti, -stimolato pih che tutto dal desiderio di mostrare la sua gratitudine verso quel pontefice che tanto
lo favorì, e alla sua maniera lo amb : ma Leon .X appena ebbero fine le sfolgorantissime pompe della sua
incoronaiione, si ricordb dell’ antico compagno di giovi,nezza; e volendo lasciare gloriosamemoriadi
S& alla
oittdnatale, 1’obbligb a intermettere quel lavoro,e
lo mandb. a Firenze con l’incarico d i compiere la facciata di San Lorenzo, la qual basilica erastatafatta
costruire da Cosimo il vecchio per opera del gran Brunollosco. Consommo doloresospese il Buonarroti la
sopoltura, e venne a Firenze. Ed eccolo a quarant’anni
balzato in un campo nuovo dell’arte, vo’ dire nell’ architottura. Nuovo intendi, o lettore, per noi, non gih per
quei tempi, nei quali i più eletti ingegni. non erano
oontenti dell’ esercizio d’una sola parte; ma giudicando
le arti sorelle come fossero rivi. d’ una stessa sorgente,
e rami d’ un medesimo tronco, stimavano nonpotesse
separarsi l’una dall’altra da chi volesse interamente ed
eccellentemente esprimere il proprio concetto. Pittori e
trrrhitetti (per citare i sommi) furono Giotto, Raffaello
o 11 Peruzzi; scultori e architetti i Pisani, il Brunellesco,
Midtolwzo, Benedetto da Maiano e il Sansovino; e
grrrldl in tutte e tre le arti 1’ Orgagna, il Verrocchio,
-
la propria sepoltura.’ Al che fare simise dinuovo
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I documenti
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apparieco che il Buonarrotinediede
un di-
scrfn~) ph\ I u n ~ i f l c o dal primo, o pcr la eomma di sedici mila
duclhti,monlra I r nopolt1lnr nllogatugli da Giulio non dovevacostare che dieci miln. L’opera riusd poi pid semplice e modesta,
-perch&cod fu convenuto tra gli eredi del papa e l’artista ne’ nuovi
patti stipulati nel 1532, e rinnovati nel ‘1542.
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17 marzo
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1519
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
Lionardo,esopra
ogni a b Michelangiolo. 11 quale
avendoscelto persua impresa tre corone. o tre cerchi
intrecciati insieme così Che la circonferenza dell' uno
passasse per il centro degli altri due, volle significare
(dice il Vasari) essere le tre arti legatefra loro in modo
che l'una da e riceve' dall'altra comodo e ornamento, 8
che le non si possono n6 debbono spiccar d'insieme.
IX. - Mentre egli attendendo al disegno della f a e
ciata di San Lorenzo, di cui fece un modello di legno,
si portava pih volte a Carraraper l' escavazione dei
marmi, moriva in Roma a trentasette anni Giuliano ul-.
timo fratellodel papa, uomo di modestaindolee
POCO
atto ai politici negozi, a cui Francesco I r e di Francia.
aveva conferito il titolo .di duca di Nemours; e moriva
non molto dopo inFirenze nell' et8 di ventisetteanni
anche Lorenzo nipote di Leon X, rimasto sola al gov.erno.
della repubblica, enominato dallaBalia capitano delle
milizie fiorentine. Costui,' usurpato con perfidaingratitudineil ducato d' Urbino a FrancescoDella Rovere,
dal qualeavevano ricevuto amorevole ospitalita i Medici
esuli, senza nessun d e t t o pei Fiorentini, gittando via pur
la maschera di cittadino, e violando, le patrie istituzioni,
avevatenuto la cittil come patrimonio avito,tirandosi
addosso l'odio dei contemporanei e .i1 disprezzo dell' et8.
avvenire. Allora fu chepapa Leone, messo da parte il
disegno dellafacciata, a cui non si pensbpiu,
comn i s e a Michelangiolo la costruzione in quella stessa basilica d'una nuova sagrestia, ovedovessero porsi le sepolturedelfratello
e del nipote così immaturamente
mancatidi
vita. E Michelangiolo visi rassegnd: ma
per le continue incertezze 'del papa e le moltissime gite
che dove fare a Carrara e a Pietrasanta in cercadi
marmi, perde lungamente un tempo prezioso. Cid che di
notevole accadde in mezzo a questi andirivieni fu, ch'essendo. egli uno dei membri dell'Accademia fiorentina si
uni a indirizzare a Leon X un memoriale per chiedere che 20 ottobre
1519
fossero trasportatedaRavenna
a .Firenze le ceneri di
Dante Alighieri. La proposizione venne da Girolamo. Benivieni amatore ardentissimo dellapatria, ch'era stato
dei pih caldi seguaci di frateSavonarola; e Michelangiolo si sottoscrisse con gli altri così: 6 Io Michelagnolo
scultore il medesimo a Vostra Santit8 supplico, offerendomi al divino Poeta fare la sepoltura sua condecente,
e in loco onorevole in questa cittA B. Tu.intendi bene,
o lettore, che cosa era da aspettarsi di maraviglioso da
un monumento inalzato dal piu grande artista al pia gran
poeta d'Italia! La proposta se n' and6in fumo, ma ci
restano quelleparole tantoschiette,qumtodignitose,
scritte di sua propria mano;e noi le serbiamo come
sacraereditb dell'amore e della venerazioneche al divino Dante portava il divino Michelangiolo.'
Ebbo appenaLeon X notizia dell' incorninciamento
dai lavori per i sepdlcri in San Lorenzo, che lui pure colse
Iwvipltoua la morte,Ultimo dei legittimidiscendenti 1."
1r111wId di Coeimo il vecchio; ultimo, anzi unico, erede
t l ~ l l ' i ~ ~ g vog dol10
~ ~ o splcnclidczee del padre; largo spar&oro (li Culruri fra i letterati egli artisti, in soli otto
..
,
.
8
.
.
.
fi;;".
1
flglio diquel Piero de'Medici che fu espulso di Firenze
(com'e stato detto) nel 1494.
1 Era
25
1 L'originnle di questo importantissimo documento si comerva
nell'Archivio di Stato di Firenze. La soscrizione delBuonarroti è
la 6 0 h in volgare
26
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
27
I
..
c19. "ovem.
1523
.....
.........
.
.
anni di pontificato, reso illustre dal pennello di Raffaello,
ma funestatodallasorgente
eresia di Lutero, egli lascib
fra ipapi la fama pilll nota e popolare ; e ottenneche
da lui, terzo dopo Pericle e Augusto, prendesse nome
il suo secolo. I1 fiammingo Adriano VIche gli succedette, stato maestro e tutta cosa di Carlo V, non visse
che tredici mesi, dopo i quali fu eletto un altro Medici,
il cardinal Giulio. Questi, nato illegittimamente dal primo
Giuliano, aveva preso il posto di Lorenzo duca d'Urbino,
e tenuto 1' ufficio di capo del governo con tal moderazioneerispetto
delle forme e degli ordinamenti della
repubblica da superare ogni buona espettativa, cosicche
.parve che la citth non fosse mai governatadai Medici
meglio che sotto il suo reggimento. Andata a vuoto una
congiuratramatada Zanobi Buondelmontie dalpoeta
Luigi Alamanni che poterono porsi in salvo con la fuga,
e da Lodovico. Alamanni e Iacopo da Diacceto ch'ebber
tronca .la testa, il cardinal Gtiulio eletto papa col nome
di Clemente VI1 fece sì che la Signoria 'di Firenze decretasse abile agli uffici della repubblica Ippolito de' Medici, figlio naturale di Giuliano duca di Nemours, giovinetto di quindici anni;, al cui fianco pose perguida
il cardinale Silvio Passerinidi Cortona. Il quale,duro,
inesperto e sordo ai consigli dei pih autorevoli cittadini,
co'suoi ordini e modi giunse inbreve a far tornare di
nuovo la parte. medicea in fastidio all' universale.
Michelangiolo durante il breve pontificato di Adriano VI s'era rimesso a lavorare intorno alla sepoltura di
Giulio II: ma Clemente VII, che era stato compagno
suo di giovinezza insieme con Leon X nelle case del
Magnifico, lo chiamb subito a S&, e fatti accokodare alla
meglio gl'interessi fra lui e glieredi dipapa Giulio, ri-
u
'
I
confermb la commissione della sagrestia nuova di San
Lorenzo coi sepolcri medicei, epial'incarico,che
gli
uveva, gih dato, di fabbricare la libreria mediceo-laurenziana, per collocarvi i codici preziosissimi e le pergamene
raccolte con rara munificenza da Cosimo il vecchio, da
f i e r o suo figliuolo e da Lorenzo il Magnifico. Micheaangiolo si mise all' opera; e non avendo in architettura
altro maestroche il proprio ingegno, diede i disegni
della pianta, delle finestre, del soffitto e perfino dei banchi per la libreria, con ordine dissomigliante affatto da
ogni esempio antico, e pur 'tale per nobiltsl ed eleganza,
che tuttospira solennita di luogo 'sacro agli studi ed a
gloriaeo memorie. Quanto alla sagrestia nuova, ch'k forse
la p h balla fnbbrica dol Buonarroti e fu chiamata la Capph doi h p w i t i , no levd la pianta simile a quella della
rryrorticr vocchia costruita con tanta sobrieth e purith di
Ilneo dal Brunellcsco; ma mutato ordine, invent6 nuove
maniere di ornamenti; e tutto legando con armonia leggiadrissima mostrb una fantasia che va per vie non tentate e sdegnal'usocomune,
quasi voglia attribuire a
S& quelle parole che Dante si fece dire da Cacciaguida:
a tefiabello
Averti fattaparteper te stesso.1
Mn anche così creando e innovando apparve l'animo suo
buono o rivorente ai sommi maestri, dacche nel girare
lu volta di quoeta cappolla dirnandato da alcuno : 4 Voi
dovrcto molto variare l a . vostra lanterna da quella del
Brunellesco Y rispose: a E' si pub ben variare, ma migliorar non si pub Y.
1
Parad. XVII.
E
'
28
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
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VITA DI MICHEL. BUONARROTI
29
.
.
I
_
-
24 febbraio
E25
22 maggio
wee
I
X.
Intanto il gran secolodell’ arte italiana, per
la morte diLionardo, di Raffaello,di fra Bartolommeo
e d i Bramante, andava declinando. Mentre Michelangiolo,
rimasto, corn’ aquila sulla rupe, a guardare sotto ,di sb
una moltitudine diminori, attendeva con ognistudio a
quelli edifizi, e volgeva il .pensiero alle statue pei sepolcri di Giuliano e di Lorenzo, tali fatti avvennero che
lo costrinsero a interrompere; dei quali non ha pia orribile esempio la storia nostra. Giovi accennarli di volo.
Correvan l’Italia, contrastandosi fra loro, due eserciti,
francese e tedesco, in nome d i Francesco I che agognava
il regno di Napoli, e di Carlo V bramoso di possedere
come feudo imperiale il ducato di Milano. Arbitri dell’Europa i due giovani monarchi, invidiando la grandezza
l’uno dell’altro, facevano pagare con le lacrime e.il sangue dei popoli la rivalith della propria ambizione. Francesco (succeduto a Luigi XII) gentil cavaliere e guerriero, sconfitto a Pavia dove disse d’aver perduto tutto
fuor che l’onore, pot& stringere per via di promesse, che
poi non mantenne, una lega con lo Sforza di Milano, Venezia, Firenze e Clemente VII; lega che riuscì a tutti
funesta. E principalmente al papa: ch6 nel settembre
dello stesso anno i Colonnesi, nemici suoi, potenti inRoma
e parteggianti per 1’imperatore, prima gli tolsero Anagni, e poi con l’opera del volpino spagnuolo Ugo di Moncada simulando un accomodamento, e persuaso il pontefice
a congedare le sue soldatesche, piombarono su Roma, la
presero, e posero a sacco il Vaticano.
Clemente ricoveratosi inCastel Sant’Angelo pote far patti, e siliberd.
Ma l’anno dopo il francese Carlo contestabile cli Borbone,
che tradendo la patria era passato ai servigi cli Carlo V,
gis vittorioso in Lombardia e capodimoltemiliziemal
pagate, affamate e ingorde di rapina, corse prima verso
Itiwnze, maimpedito dalla resistenza che gli oppose
Pranceeco Maria Della Rovere duca d! Urbino con l’eser‘ cito della lega, scese come fulmine avventandosi a Roma.
Ogni proposizione conciliativa offertagli dall’atterrito ponteflce fu inutile. Il Borbone d& l’assalto, e scalando il
primo le mura 8 ucciso da un’archibugiata che Benvenuto
Collini si vanta di avere scaricata egli stesso. La morte
del condottiero raddoppia il furore de’suoi, che comandati da un altro traditore di Francia Filiberto di Chalons
principe d’Orange calano a furia e invadono e saccheg- G lnag io
152
giano la cita. Per dar un’idea di cid che patì Roma in
quoato aacco dal 1527, basti il dire che ne Vandali n&
(Ml,In tempi barbari, s’erano mai lordati di tante brutali
N rahlforo soollorutczze, quante vi operarono Tedeschi e
Nlwnuoll e Italiani in tempi di civilts e in nome del re
aalbllco.
Firenze, alla notizia della presa di Roma e della prigionia di Clemente VI1 in Castel Sant’Angelo, volle rivendicarsi in liberth, e caccib per.la terza volta i Medici; 17 mnFgio
ma le lotte intestine e le discordie delle parti la lace- 1527
ravano. Niccold Capponi, anima retta, degnofiglio di
qlrol Piero, che rintuzzbl’orgoglio di Carlo VIII, pot&,
nominato gonfaloniere , ricostituire il governo della reprbblica, e dar ordinamento alle milizie cittadine che
vont’anni prima era atato consigliato da Niccolb Madliavolli. Ma lnmoderaziono conciliatrice delCapponi
fil costretta a cedoro il campo alle violenteimprontitudini degli Arrabbiati : eglifu deposto, ed eletto in
.sua vece Franccsco Carducci; uomo a indegno (scrive
.il Guicciardini), se t u riguardi la vita passata, le condi-,
xioni sue e i fini pravi di tanto onore B, Intanto per
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30
29
fuiugno
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VITA D I MICHEL. BUONARROTI
VITA DI M1CHEL. BUONARROTI
l’accordo di Barcellona Carlo V, avendo fatto pace con
papa Clemente, erasi obbligato a restituirgli i suoi Stati
e a ristabilire l’espulsa casa dei Medici. Firenze lo seppe,
e delusa nelle speranze riposte nel1’-aiuto di Francia che
vilmente 1’ abbandonb,’unica cittS non compresa .nelle
.
convenzionidei potentati, e unico resto ormai dell’indipendenza italiana, invib all’ imperatore un’ ambasceria,
dichiarandosi pronta a qualsiasi patto, sol che a la si la-.
sciasse viver libera con le sue leggi B.’ Ma riuscito inutile questo tentativo,si armb della propria dignit8, e.
deliberbdi resistere. Preparata ad ogni estremo volse
subitamente 1’animo a fortificarsi, e cercandosi un Corn- - .
missario generale che provvedesse a tanto bisogno, tutti
a una voce proposero MichelangioIo. Non era ignota la
sua antica affezione per casa Medici, ma nessuno dubìtb
che fosse per vincere in lui il dovere della patria difesa. Ed egli infattiaccettd, lasciando così in forse ,se
abbia a stimarsi più grande fra gli artisti, o più magnanimo fra i cittadini. Ordinati alcuni savi provvedimenti
per la citth, si recb a Pisa, a Livorno e adArezzo, per
dare assetto alle loro munizioni, e poi (con mandato- dei
Dieci di Balia) a Ferrara, a studiarvi la nuova maniera di
fortificazionie d’artiglierie che vi aveva stabilite il duca
Alfonso.Dopocid,
adoperando 1’ingegno e la dottrina
come gis Archimede nell’assedio di Siracusa, si pose a .
pie fermo sul colle di. San Miniato, e lo cinse di validi
ripari,a ben giudicando che se i nemici si fossero impadro- .
.
’
Son parole del Varchi. z I1 celebreVauban,passandodi
Firenze, ammird le fortificazioni erette da Michelangiolo, ne Btudid la pianta, e ne prese le
misure.
’-
nití di quell’altura, la citth sarebbe inevitabilmente per-duta. Intanto le soldatesche guidate dal principe d’orange
. avevano &condato d’assedio Firenze, disponendo il campo
ad Arcetri, a Montici e s u tutte le collineche stanno
sopra la citta a sinistra dell’Arno. La Signoria aveva
affidato il comando delle milizie cittadine a Stefano Colonna, e delle sue soldatesche al perugino Malatesta Baglioni, valente, ma furbissimo, e (se s’ha credere al Var-.
chi) empio, crudele e di tutti i vizi e scelleraggini coperto.
Michelangiolo, nominato dei Nove ‘della milizia, dirigeva
la difesa dal poggiodi San Miniato, e posti due pezzi
d’artiglieria sul campanile della chiesa, bravamente manoggiati dal bombardiere Lupo, molestava il nemico, e
romva gran danno al campo di fuori. Erano gis corsi sei
mosi, e vari assalti erano stati respinti, e la resistenza
durava nccnnitn, quandosicominci6 tra i soldati deIla
citth a biuligliaro dinon so qual tradimento. Michelangiolo ne fu avvisato, e tanto piùne prese sospetto
dncchd vide eseguirsi alcuni ordini dei Baglioni contrari
alla sua volonth e alle buone regole di guerra. Cresciuti
1 mepetti per avvisi ch’ebbe da Mario Orsini e da altri
clnpltani suoi fidi, parlb chiaro alla Signoria, e le scopri
d h clro avova inteso e veduto, mostrando il pericolo in
alla d trovava la citth, e dicendo ch’erano a tempo a
p~*ovvodoro,SO volovano. Manon gli si diede retta, e
clrd ~ ( I I I ~ I ~ O I ~Cnrdncci
~WO
nonebbe che parole villane e
r h q w o v w l d i I l o r n r , trnpp timido o ombroso. Allora
ntlirndo por 1’ improvicln nudncia d’alcuni e il frodolentoavrncggh di altri, odiato a morte dal Baglioni, cadute
le speranza, ne yotondo cedere altrui 1’ ufficio di Commissario senza esporsi alla furia popolare, si fece aprire
segretamente la porta detta della Giustizia, e insieme con
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32
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20 ottobre
l529
.VITA
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
AntonioMini e Rinaldo Corsini (che non finivanomai
d' incitarlo alla fuga) uscì di Firenze.
SI,
fuggì Michelangiolo: ma egli era pur quell' istesso
che ventitre anni prima era fuggito da Giulio II. e da
Roma. L& fu un sentimento di nobile alterezza e di animo
indipendente che lo spinse allafuga;qui,il
timore di
cader vittima di stolti ardimenti e di scellerati tranelli,
non che lo sdegnodi vedere coi propri occhi la ormai
irrimediabile mutazione dello stato, cx la quale era desiderata da quasi tutti i ricchi, parte per ambizione, parte
per isciocchezza, parte per dipendenza B.' Presa la via di
Garfagnana, incontrb a Castelnuovo Niccclb Capponi che
v'era caduto infermo, e che vi morì alcuni giorni dopo proferendo queste ultime desolate parole: u Dove abbiamo
noi condotto questa misera patria? B. Proseguì il Buonarroti il viaggio fino a Ferrara desideroso di starvi nascosto; ma poteva restar nascosto un Michelangiolo? Lo
seppe il duca Alfonso, e gli usb mille cortesie, tanto che
lo costrinse a cercar luogo pih segreto a Venezia; ma fu
1' istesso anche l&. Frattanto la sua partenza aveva levato gran rumore in Firenze, e la Signoria aveva spiccato contro di lui, comecont.ro altri dodici cittadini
fuggiti del pari, il bandodiribelle.
Mafu queda per
Michelangiolounadichiarazione
solamente per forma :
infatti colmezzo di Galeotto Giugni, oratore fiorentino
presso la corte di Ferrara, e'fu
pregato con calde
istanze a ritornare a Firenze per riprendere la gloriosa
impresa di difenderla nei crescenti pericoli, e gli s'invib
. .
1 Questo afferma Gio. Battista Busini i n una delle sue famose
lettere al Varchi sopra l'assedio di Firenze.
,
33
DI BXICHEL. BUONARROTI
dno 8 Venezia un salvocondotto.' Ed ecco che Miche-
langJolo mosso da quell'invito, depostaogniamarezza,
'
m
'
rprezrando ogni rischio, e sebbene prevedesse un tristo
doe, fece ritorno a Firenze, clove fu ricevuto a braccia
aperte. Sue prime cure furono, l'animare col consiglio e
oon l'opera i cittadini, e restaurare il forte di San Miniato, il quale per il. fulminar continuo delle artiglierie .
minacciava rovina. E a tale intento fascid la torre di
balle di lana, che legate per certe corde al cornicione
e oportando in fuori, ammortavano, cedendo, i colpi delle
batterie; e fece bastionare con un gran monte di terra
tutta la faccia del campanile esposta al camponemico.
A tanto lunga e inaspettata resistenza, che durb dieci
meai, l'orange disperando di poter prendere d'assalto la
cittd mutb 1' assodio in blocco. A Firenze venutaagli
aatremi per fame unica speranza rimaneva ormai il
braccio o il core di Francesco Ferrucci. Quest'uomo, di
cui troppo tardi si conobbe la fede e la virth,' schietta
immagine dell'eroe popolano,dopo alcuni fattid'arme
fortunatissimi, aveva ripresa dalle mani degl' Imperiali
Ir fibellata Volterra. Nominatocommissario generale,
1 ooll dlce il Varchi ; ma da una lettera del Giugni riportata
brp rpprrlrce che invece fu Michelangiolo, il quale chiese gli
h a u y(.vnlrto II ritorno. E ci6 si accorda in qualche modo con
quoIIo pm10 dal Nard¡, che ecrive che u Michelangiolo e Rinaldo
f h n l n l polllontlorl dl aomune coneiglio d'eeeereinesentati dalla
CILU,
r ~ ~ ~ u ~ v o l m orllornarono
nto
m. Ma nullaripugna a credere
I'ann comb e l'ultra, tonarndo a decoro della repubblica il far premure per ll ritorno 111 tanto clttudino, e ad onore dell'animo dignitoro di lui il curcareJi prerto ricondursiadifenderla.
t u Se aveaeono eletto lui (diceilVarchi)efattolodittatore
da dovero, le cow earebbono state governate altramente che non
furono, .e per conseguenzaavutoaltrofinech'elle
non ebbero m.
3
I
1
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I
I
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c-
34
I
I
.;mm
3 agosto
1530
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
riceve l’ordinedi recarsi a soccorrere Firenze, e parte
da Volterra alla volta di Pisa avendo accozzato circa
tremila fanti e quattrocento cavalli. Trattenuto a Pisa
per malattia non pub impedire che il nemico mandi soldatesche nel Pistoiese per opporsi alla sua venuta ; ma
appena rimesso in salute passa pel contado di Lucca, ,e
S’incammina verso la montagna di Pistoia. L’ Orange,
avvisato (par certo) delle sue mosse daMalatesta, si
spinge ad incontrarlo col grosso dell’esercito; e Malatesta
non profitta dell’occasione per fare, come da tutti si voleva, una sortita contro i rimasti assedianti. Varca il
Ferrucci la montagna, assalta e prende San Narcello, e
s’accosta a Gavinana, mentre l’orange con sette in otto
mila uomini v’entra dalla parte del Pistoiese. Dopo lungo
e valoroso combattimento, in cui riman morto l’orange,
il Ferruccio oppresso dal numero soverchiante dei nemici, ferito e condotto inerme alla presenza del calabrese Fabrizio Maramaldo viene da costui barbaramente
scannato.
Con la morte del Ferruccio si spense l’ultimo anelito della repubblica fiorentina. Si tentb di deporre dal
comando il Baglioni; ed egli col coltello alla mano s’op
pose, e volgendo le artiglierie della porta San Pier Gattolini contro la citta, smascherb il suo tradimento.’ Fu
1 a Egli ha venduto (disse, saputa la cosa, il doge di Venezia
AndreaGritti)quelpopoloequellacitt&
e il sanguediqueipoveri cittadini a oncia a oncia, e messosi un cappello del maggior
traditoredelmondo B. Anche il ,marchese Sino Capponi,temperatissimonelloscriveredel Baglioni, diceche u egli aveva non
solamente oltrepassato, ma tradito il suo mandato,quandochiamato ad esser capitano della repubblica, non aveva fatto in dieci
mesi altrochesemprenegoziarecoll’inimico,
e disponevadella
‘VITA DI MICHEL. BUONARROTI
,
’
35
Iwaalllltb capitolare. I nemici entrarono trionfanti, e travrgllati dalla pestilenza la propagarono pih micidiale
O&
cita, dove gih era penetrata. Presero e uccisero
‘ d t i cittadini, e uno dei primi ad aver mozza la testa
fb quel Carducci che non aveva voluto aprire le orecohie ai savi avvertimenti di Michelangiolo. La casa del
grande artista fu dalla corte del bargello invasa e messa
a mqquadro,cercandosi lui a morte; ma egli, che gih
m lo aapettava, pote trovare scampopresso un fidato
mim, e molti giorni vi stette nascosto.
XI.
Passato quel primo furore, Clemente VI1
roriue B Firenze che si ponesse ogni studio per ricercar
hilobolangiolo,ordinandoche
nonfosseinniunmodo
~ Q W o
, dotagli liberth, perche potesse attendere all’opera
tlella royolture in San Lorenzo. Erano pi^ anni che non
aveva baco i ferri, e si rimise al lavoro con l’ardore
dalla gioventrl. Ma sì per questo e per le sofferte amarozze, ai ridusse in tal cattivo stato di salute che dava
n temere de’suoi giorni.Uno dei suoi più gravi dolori
fu dl vedere insediato in Firenze come assoluto principe
II dum Alessandro,bastardo di casa Medici,uomoferma o vendicativo, il quale l’odiava per l’opera prestata.
In dlf- della citta, e se non fosse stato per rispetto
rl 1~r1mlo avrobbo fatto segno alla sua vendetta. Non
nc~cwtklsportantx, dal Buonarroti le commissioni di nuovi
altri porsonaggi gli
per San Lorenzo, e
19
1530
-
cittrl conle di mu r o h , e di au0 arbitrio ne regolava le sorti avvenire m.
1 Coei narra il Condivi. Altri dissero che stette nascosto nel
campanile di San Niccold oltr’brno.
,
.
36
.
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
VITA DI BUCHEL. BUONARROTI
soccorao l'ingegno a vendicarla nella memoriadei posteri, e il marmo a far la sua vendetta immortale.'
XII.
Terminate queste. duestatue, e abbozzate
'le altre quattro, il Giorno e la Notte, l'Aurora e il Crepuscolo, che rammentano la brevia della vita, il variar
continuo e il rapido sparire delle umane fortune, fu da
papaClementechiamato a Roma per dipingere la faodata principale della cappella Sistina. A lui gis vecchio
di sessant'anni coceva di non potere per sì lunga sequela
di awenimenti proseguire la sepoltura di Giulio II, molto
gib perche dalla casa Della Rovere gliene venivano.rimproveri amari e minacce.*Ma Clemente VII, cercando
ogni maniera di liberarlo da taleimpegno, tanto gli stette
uddoaao che Michelangiolo fece i cartoni della Sistina.
In p o e t o mezzo il papa morì. Con la sua morte perde ' e 5 settem
il dum Aleeaandro un protettore, ma gli restava Carlo V, 1534
il quale avevagli data in moglie Margherita d'Austria
MUR figliuola naturale. A questo monarca, contro le ribalderie di colui, ricorsero in Napoli gli esuli fiorentini,
do'quali e'era fatto capo Filippo Strozzi. Lo storico Nardi
ne difeee bellamente la causa; lo storico Guicciardini bru&
tamente la combatte ;a e Alessandro, vinta che 1' ebbe,
dol^ p h che mai libero il freno ai delitti, finch4 Lo-
in pochimesi 'fece le famose statue dei Depoqiti,prodigio d'arte umana. Termin6 le due sole monumentali di
Giuliano e di Lorenzo con tanto perfetta esecuzione che
par proprio.il ferro diventato pennello. Siedono ambedue
sui loro sepolcri : quegli fiero neU'atto e nel girar della
testa; questi immerso in grave meditazione, si che il suo
simulacro fu detto da tutti (I( il Pensieroso P; e mostra
come Michelangiolo volesse far servire la forma ad esprimere non solo i sentimenti della propria anima contristata, ma anche quelli dell'anima di ,Lorenzo lacerata dal
rimorso della colpa e dell'ingratitudine. E quando Gio.
Battista Strozzi, lodando la statua della Notte dormente
sul sepolcro di Giuliano, scrisse:
'
37
-
La Notte che tu vedi in si dolci atti
Dormire, fu daun Angiolo scolpita
In questo sasso, e perchedorme ha vita:
Destala, se no1 credi, e parleratti;
Michelangiolo, quasi direi sdegnoso che non si fosse indagata la sua riposta idea, rispondeva così:
Caro 1 m'B il sonno e Pilz l'esser di sas60
Infin che '1 danno e la vergognadura. ,
Non udir, non vederm'&granventura,
Pert3 non mi destar:dehlparlabasso.
--
W
Questi versi scritti negli ultimi e pih tristi anni del duca
-Alessandro, versi chepaionoun'eco
della parola e un
fremito del cuore di Dante, sono rivelazionedell'anirno
di Michelangiolo: e bene e, stato detto che, non potendo
ormai pib aiutare col braccio la patria, egli chiamb in
1 La lezionecomune
legge
l'autografo dice a Caro B.
a
1~IO
nrlllats
,
Niccolini nel celebre discorso Del aublàm e di
Mhhcrlqlob,
a Mlcholrnglalo nella sopra citata lettera al Vigerio, parlando
dell'ulore CIIO prlova P quell'opora, acrive: a Diche ne sono
PB~ILLU
col dlrad cll'i'aiu ludro e usuraio da ignoranti che non
orano nl mondo B,
3 L'ortlzione del Nard¡ si legge nel lib. XIV della .Storia del
Varchi; ed B forse il pid insigne esempio, in quell'et8, di eloquenza
politica,schietta,libera,stringente.
Grato S ; ma pia felicemente
t
Ø
.
l
-.-
38
9
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
renzino de'Medici, gis turpe incitatore e strumento delle
sue dissolutezze, non lo pugnalb a tradimento. Parve un
istante volesse Firenze riprendere gli antichi spiriti. Palla
Rucellai e alcuni altri seguaci delle dottrine del Savenarola alzarono la voce, ma non ebbero ascolto, ch&i pik
coraggiosi cittadini erano in bando. In tanto scompiglio,
offertosi pronto a qualsivoglia servigio il giovane Cosimo
(figlio del celebre capitano Giovanni de'Medicidetto delle
Bande nere), il Guicciardini , il Vettori ecc. fatti capi
della parte pih numerosa chiesero lui al Consiglio dei
gennaio quarantotto per reggitore dello Stato ; e Cosimo fu eletto.
15"
Non 8 qui luogo a giudicare di questo principe: solo pub
dirsi, che se Firenze si sottrasse così alla dominazione
spagnuola, 1' elezione di lui fu il minor male che potesse avvenirle.
XIII. - A papa Clemente VI1 tenne dietro Paolo' III
,di casa Farnese. I1 quale di subito fece ricerca di Michelangiolo per averlo a'suoi servigi : ma avendogli questi risposto con onesta franchezza esser 'gitk legato con
gli eredi di Giulio II, il ponteficeefficacemente s'interpose per un accomodamento che lasciasse alfine libero i l
Buonarroti, e contentasse gli eredi. E così ebbe termine
la lunga questione,di quella che il Condivi chiama a tragedia della sepoltura s, di. compier la quale fu sempre
desiderosoMichelangiolo, e sempre impedito da ogni
nuovo papa che voleva far di lui la gloria del suo pontificato. Di questo monumento pi^ statue rimangono abbozzate,' e tre sole terminate nella chiesa di San Pietro
In Firenzeuna B quelladellaVittoriaclietiensotto
un
prigione ; ed B posta nel Museo nazionale. Altre quattro che rappresentanoaltrettantiprigioni, sono nellagrottadelBuontalenti
1
VITA DI MICHEL. BU~NARROTI
in Vinculis di Roma, la più celebrata delle quali & il
Mosb.' E chi mai non ne ha lette o udite le maraviglie?
Per questa staha, significando negli occhi,nelvolto e
hell' atteggiamento del gran Legislatore 1' impeto della
vigoria e una fermezza che ha del minaccioso, volle Michelangiolo adombrare la fiera natura di Giulio II, e con
la memoria del liberatore del popolo ebreorispondere
all'ardimentoso animo di colui,chevolle gli fosse posta
in mano una spada e non un libro,'chefece
udire il
grido di voler liberare 1' Italia dai barbari, e cui piacque
.a Cesare ßalbo di chiamare il Dante dei pontefici.
Dopo cidposemano
alla pittura della Sistina, e vi
rappresentb il Giudizio Universale. Da giovane aveva
dipinto nella volta l'onnipotenza della Creazione; da vecr
(!Ilio dipinse la fine, ritraendo così in un medesimo luogo
i due punti estremi della storia del genere umano. Questo
affreaco che 8 la pih vasta opera di Mich,elangiolo,o forse
(101 mondo, fu scoperto dopo otto anni d i lavoro. Su in
cima, Cristo giudice irritato, e la Vergine in atto d'intercoditrice: in mezzo, un gruppo mirabile di angeli che
danno flato alle trombe: innumerevoli figure salgono,
proalphno, 8' accalcano : in tutte, una scienza d i scorti
c h Nono di rilievo,8 e una fecondittk d'immaginazione
. - - - .-- .
Hlrrtllno d
l noboli. Alcune poi furono donate a Roberto Strozzi,
1101
II
IuIIIurwII II\ Frnncir.
I 11011 lllnnn II curtlilmlo di Mantova, quando accompagd alla
d l M l r l l t r l r ~ ~ ) r l rIkdo
h
111 pnr dintorln dalpensiero di conp i r w I n h t t a nqol~.uru:a Quc~stnsoh dgurabasta a onorare la
c.wl
metnorilr di Qiulio II m.
e Nella etatua dibronzo che il Buonarroti gli fece per Bologna; la quale fu poi gittata a terra, e disfatta.
3 In una lettera al Varchi diceMichelangiolocon finissimo
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40
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
I
VITA DI .MICHEL. BUONARROTI
41
I
megliounica che rara. Passato quel sentimento
di stupore che percosse gli animi allo scoprirsi di quel lavoro,
vennero fuori lecritiche, specialmente intorno alla negligenzadel colore e all’abusodella notomia. Quello che
dove più ferire il cuore del Buonarroti 6 da credere chk
fosse l’acerbo biasimo che ardi di lanciargli con lettera
(per vendicarsi del mancato dono di certi disegni) Pietro
Aretino, il pih vile e fortunato uomo dei tempi. suoi, vergogna del secolo che lo tollerb e lo pago. Ma largo compenso al dolore delBuonarroti,ilquale
troppo tardi
conobbe il fango di quell’anima, furono senza dubbio le
dolcezze dell’amicizia e le parole d i conforto di Tommaso
de’cavalieri, di Luigi Del Riccio, di Donato Giannotti
esule di Firenze e d’altri illustri Fiorentini che sotto il
pontificatodi Paolo III, avverso non meno di loro ai
Medici, trovarono asilo in Roma, e amavano in Michelangiolo una memoria della spenta repubblica. Nella
compagnia di tali amici vu01 esser posta, e sopra tutti,
Vittoria Colonna.
Questa donna, illustre per le virth dell’animo e dell’ingegno, figlia di Fabrizio Colonna, avevasposato
nel 1509 a diciannove inni Ferrante Francesco Davalos
marchesedi Pescara. I1 quale, spagnuolo d’origine e
d‘affetti, prode in arme,’ acquistb gloriain varie battaglie contro la Francia, e sotto le bandierediCarlo
V
feceprodigi di valorenellavittoria di Pavia, dove riportb ferite, per le quali lentamente gli fu consumata l a
vita. E meglio sarebbe stato per lui il morire in quella
acumeche a la pittura gli par pi^ tenutabuonaquanto pi6 va
verso il rilievo, e il rilievo pili tenuto cattivo quanto piu va versa
la pittura m.
c
’
famosa giornata, che non avrebbe macchiato il suo nome
col tradimento a danno di Girolamo Morone, con cui era
entrato a partedel disegno d’ unalegaperrendere
‘ all’ Italia la sua politica indipendenza : et& sciagurata,
incuiparvecheiltradire
fosse creduto un diritto I
Vittoria rimasta vedova a trentacinque anni nello splendore della bellezza, lo amb anche morto, lo pianse con
versi nobilmente affettuosi, e continub a pascere, finch6
visse, il suo dolore con la preghiera, lo studio e le
opere della carith. Michelangiolo la conobbe inRoma
forse nel 1536,quando Carlo V fu a visitarla : la conobbe,
allorchd la sua vita d’artista era in sul declinare; e I’affetto purissimo con cui quei due cuori si strinsero, valse
al Ruonarroti un conforto alle tristezeedei tempi, e a
Vittoria 1’ onoro di congiungere con esso il proprio nome,
o partocipare così dell’immortalittt di lui. Ella morì di
cinquantasetteanniin
mezzo alle riverenticure degli
uomini pih chiaridi Roma; e morta che fu, Michelangiolo (dice il Condivi) 4 d’altro non si doleva, se non
che quando l’andb a vedere nel passar di questa vita, non
ood le bacib la fronte come bacib la mano B.
XIV. - Nell’anno medesimo ch’essa mancb, il papa
h d o III olesse il Buonarrotiarchitetto dellafabbrica
rll Ran I’ietro, ufflcio rimasto vacante per morte di ‘Ant o d o [ln Wan aallo. Michelangiolo gih settuagenario, a
c111 l’dh, 1 tempi o i dolori incutevano nell’animo quella
nmf.iv,¡u allo noilo suo rimosi palesa pih volte, fece di
tlltf.o p r fuggiro qumto gravo pcso, ma costretto dalle
preghioro o poi dal comando del pontefice accetto, ponondo peraltro por condizione che fosse dichiaratonel
Breve papale ch’egli avrebbe servito la fabbrica 4 per
l’amore di Dio e per la riverenza al principe degli Apo-
.
Febbraio
.
’
1
~~~~~
42
A
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
stoli, e senza alcun premio >>.Nel qual proposito rimase
costantemente fermo sino all’ultimo c-le’suoi giorni, tanto
che rimando più volte indietrole remunerazioniinviategli dal papa, anche a rischio d’incont~wnc per cota1
rifiuto l’indignazione. Già intorno a quella fabbrica molti
valorosi ingegni s’erano adoperati. I1 San Gallo nc aveva
fatto un modello che durò anni e anni e costh quattromila
scudi: hlichelangiolo nc rifccc nn altro in quindici giorni e
costb venticinque scudi. Alla croce latina sost,ituì la grcca;
a dispendiosi ed inutili ornamenti, macst8 di linee e bellezza di disegno; e immagind, sull’ esempio del Brunellesco, l’immcnsa cupola a doppia volta, la quale doveva
esser veduta da tutti e quattro i bracci della chiesa. Non
& da dire, e meno da credere, quanti dispiacerie travagligli dettero ipartigiani del,SanGallo, principalmente perche così vedevanochiusa per loro unafonte
d’indegno traffico. Finch& visse Paolo III e anche il successore Giulio III che di lui si fidavano, i lavori si condusserosenza intoppi;mamorti ambeclue, l’opera rallentbperle
molestie dei Sangalleschi imbaldanziti. Le
quali, sguinzagliate sotto il pontificato brevissimo di Marcello II, più invelenirono ‘sotto quellodi Paolo IV, in
cuivenne dato per indegno competitore alBuonarroti
un Pirro Ligorio napoletano, chc spinse l’arroganza fino
a svillaneggiare laveneranda canizie di Rilichelangiolo,
chiamandolo vecchio rimbambito. F u una perfida gnerra
e crudele che questilungamentepatì;ma
sebbene stimolato dal suo nipote Lionardo ad abbandonar l’ufficio
e portarsi a Firenze, risposeche non voleva far cib,
perche non potesse la fabbricaesser guastadaaltri,
e per non dare occasione ai ladri di ritornarvi a rubare come solevano, e come ancora aspettavano
Non-
*.
clilncno, le tribolazioni giunsero a segno ch’ei sentì (li
nun poter più tollerarle: e trc anni dopo, in una lcttera
al cardinale Rodolfo Pio da Carl)i, dcl 13 settembre 1560,
dopo essersidoluto e giustificato tlcllc accuse mossegli
contro, chiude così: << Ma perchèforsc il proprio interessee la mia grave vecchiezza rni posso110 .Lwilrnentc
ingannare, e, cont.1-o l’intenzione mia, far progiutlizic.)alla
fabbrica, io intendo (come prima p h % ) donmltlnr licvtlm
alla Santitli di N. S. ; anzi, pcr n ~ m z n rtempo, voglio
supplicare, come fo, V. S. illustrissima e rcvercndissim:t,
.che sia contenta liberarmi da questa molcstia, nella qualc
per li comandamenti dei papi, com’ella sa, volentieri sono
stato gratis giA diciassette anni :. . . tornandola ciiicnccmente a pregaredidarmi
licenza, che per una vo1t.a
non mi potrebbe fare la più singolm grazia B. La rinunzia non fu accettata; ed egli rimase f w m o sulla Ijrcccia.
I n mezzo a tanti crepacuori non manci, di occuparsi uclla
costruzione di fabbriche, di penti, di porte e. di cii.wgrii (li
chicse; fra i quali (oltrcquello per la n u o n cl~icsadi
San Giovanni de’Fiorentini) l’altro di Santa Ilaria dogli
Angeli, tempiocostruitosulle
terme diDiocleziano, clle
non ostante leinfelici mutazioni dell’architetto Vanvil clli,
rimane, per vaghczza diparti eregole di proporzione,
uno dci più belli di Roma. E nell’ct8 di ott.antadue anni
tornava a lavorare a un gruppo che doveva ecrvirv 1 ) ~ ’
il suo scpolcro, rappresentante una Dcposixionc (li croco,
che oggi si vcdc clictro il coro dcl nosl,ro 1)uomo ; nel
qual gruppo la figura, tlcl Rcrlcntorc, ch’b la sola compiuta,
esprimemirabilnwntc 1’ abbandono d’un corpo privo di
vita, e spira sentimenti cl’ affetto e di pieta riverente.
Oltre a cid, come Sofocle ottuagenario col leggere dinanzi ai giudici il suo Ed@o a Colono trionfb dell’ accusa
b.
i. .
I
”
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l”
44
18febbraio
l564
VITA. DI MICHEL. BUONARROTI’
d’ incapacita a ben regolare la domesticaamministrazione, così egli col mostrare. il suo modello della cupola
di San Pietro rispondeva alla taccia d’imbecillit8, e svergognava i rabbiosi suoi schernitori. E mandando al Vasari il bellissimo sonetto (I Giunto & gi& ’1 corso della
vita mia Y I gli scriveva: 4 So che direte ch’io sia vecchio o pazzo a voler far sonetti; ma perche molti dicono.
ch’ io son rimbambito, ho .voluto fare l’uffiziomio Y.
Morto Paolo IV, sotto il pontificato di Pio IV fu
sventata la congiura dei Sangalleschi, e la fabbrica si
condusse a sì buon termine che gi&cominciava a voltarsi la gran cupola, la quale ebbe piena esecuzione solamente ai tempi di Sisto V. San Pietro fu l’ultimo dei
pensieri diMichelangiolo; e impedito dall’estrema vecchiezza di assktere con la persona, s
i consolava di aver
le finestre della camera rivolte al caro edifizio,col cui
prodigioso inalzamento direi quasi chemovesse il volou
l’anima sua per sollevarsi a Colui che 1’ aveva creata.
Questo fu il 18 febbraio 1564, mancandogli sedici giorni
per entrare nel novantesimoanno.
Nelle ceneri del suo maggiore artista Firenze fu piir
fortunata che in quelle del suo maggiorpoeta ; che i1
nipote Lionardo, presone il corpo un mese dopo la morte
e ripostolo dentro una balla, lo pote trasportare furtivamente da Roma a Firenze, e deporlo in Santa Croce,
dov’ erano sepolti i suoi antichi. L’ esequie solenni si
celebrarono il 14 di luglio in San Lorenzo, e vi furono
deputati i due pittori Angelo Bronzino e Giorgio Vasari,
i due scultori BartolommeoArnmannati e Benvenuto
Cellini, e ne lesse l’orazione funebre Benedetto Varchi.
1
VITA DI
MICHEL. BUONARROTI
45
A dir breve, non mai la memoria d’ uomo illustre fu onorata con pia ampia dimostrazione di reverenza, d’amore
e di pubblico lutto, per via di letture di componimenti
in prosa e in verso, e scritti di lode, e concorso infinito
d‘ogni ordine di cittadini.
XV.
Discorsi così i fatti principali della storia e
i lavori di questo grand’uomo, giovi, o lettore, vedere
compendiosamente raccolta l’ immagine dell’ ingegno e
dell’animo suo, specchiata nelle opere dell’arte e ne’costumi della vita.
Narra il Vasari che Lorenzo il Magnifico intese fare
di Michelangiolo uno scultore, perche, morti il Ghiberti
e Donatello, la scultura era meno in dore della pittura.
I1 giovinetto, maravigliato alla vista delle statue greche
raccolte nel giardino mediceo, vide in quelle un esempio
di perfezione che stimb degno dell’opera emulatrice del
.suo nobilissimo spirito. Ma non era egli l’uomo che volesse
strascicarsi sulle orme dei Greci, egli che non sipiegb
mai a legge alcuna antica o moderna,solito a dire che
4 chi va dietro a altri, non li passa innanzi B. Fu scritto
che Eufranone, pittore anch’esso e scultore, contemporaneo di Prassitele, spingendosi oltre le dottrine della
rrouola ateniese, e sdegnando di ricopiare le apparenze
o ~ ~ r l i ~ ~dei
~ ncorpi,
i o cercb nella notomia la ragione delle
wovcrnzo e la legge delle forme, per dar liberth all’ immagirurziuno di cavar nuovi tipi da nuovi elementi di
scienza.
’
l
-
,
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i
Sonetto LXV.
I
Couì Miclrolungiolo, lasciato ben presto IC pure tradizioni
do¡ quattrocentiuti, o assoggettando l’ imitazione dell’arte
antica dsuoi intondimonti, si formb una novena maniera
fondata principalmento sullo studio del corpo umano, e diversa dalmodo con cui gl‘ istessi Greci lo concepirono.
Nessuno meglio di lui investigb la struttura e le propor-
?--
46
I:i
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
zioni delle membra: viveva con pertinace pazienza sui cadaveri, tanto da portarne stemperato lo stomaco, h g a n d o
per ogni fuggevole avvolgimento, e cercando ogni appicco.
dei muscoli .per infondere in essi la vita. E vita Vigo-.
rosissima spird nelle opere sue; nelle quali trovi fantasia
ardente, sovrabbondante, e dottrina insuperabile, e severittt di carattere, e altezza di stile, ed espressione mi-.
steriosa d'un linguaggio non usato da alcun altro e pureintesodatutti.Se
non che la pompa della scienza, lo
sfoggio della notomia e l'ostinata ricerca del diflicile, del:
grandioson del nuovo, oltrepassano non di rado i confini
del naturale. Si direbbe quasi che quanto dell'uomo a p
parisce all' esterno non contentasse 1' anima sua, .e che
avendo presenti alla memoria tutti i moti e gli aspetti
del corpo umano, la vista del modello gli fosse d ' h paccioagl'impeti della fantasia e alla libera manifestazione dell' immagine che vedeva nell' intelletto, e la vedeva giil natatutta insieme con la forma. Ma questa
immagine, in mezzo alle minacciose e spesso trasmodate
fierezze; 6 sempre sublime, perche cava le sue forze dal
sentimento dell'ideale, da cui prende vita, e a cui tende
comefine supremo ogni creazione dell'arte.
Dopocid non far& maraviglia se egli non scolpì, n&
mai dipinse ritratti. Uno ne rammenta il Vasari. fatto,
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
'
47
ac non la contemplazione della bellezza per salire al cielo,
'
.
.
I"
.
-.
ondo scende uno splendore che innamora; e cheogni
bellezza che si vede quaggiù s'assomiglia a quel celeste
Ifonte, da cui deriva il bello. I A questo tipo ideale pertanto egli cercava difar rispondere l'intimo concetto,
e ad esso par che accenni con le parole della giil citata
lettera a monsignor Marco Vigerio : a La Vostra Signoria mi manda a dire ch' io dipinga. E iorispondoche
si dipinge col cervello e non con le mani; e chi non
pub avere il cervello seco, si vitupera >. E qui 8 da
notare che studiosissimo com'era della bellezza dell' idea,
la forma era da lui curata
quanto stimasse necessario
ad osprimere quella, e non pia. Percib se a molte delle
oporo sue non diede perfetto compimento, fralealtre
rugiorbi vi pub esser forse anche questa, ch'egli le abhmlonnsso a quo1 punto, comecolui che lascia interrotto il poriodo, quando le parole che ha dette gli paion
laetanti a signiflcare il pensiero.
XVI. - Michelangiolo credeva dipendere dalla scultura la BUB maggiorfama. Nelle Rime la dice e arte
prima W' e a ottimo artista Y chiama lo scultore; a e in
uns lottors al Varchi scrive che a la scultura 8 la Ian-.
Corm rlolla pittura, e che dall' una all' altra 8 la diffeIWO aho 8 dal sole alla luna Y. Confessava non essere
-m-
--.
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48
VITA
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l
DI MICHEL.. BUONARROTI
'
49
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
6
I
.
arte sua n&l'architettura, 'n8 la pittura; anzi il trab
tar colori e pennelli narrasi che fosse detta da lui opera
da femmine. Bppnre alcuni dei più valenti suoicontemporanei, lo tennero invece in. maggior pregio come
pittore,' e questogiudizio
ebbe poi la conferma dei
posterig a Le pitture della volta della Sistina (scrive
un dotto alemanno) sono, il più bel fiore *delle opere.
del Buonarroti. Qui la sua mente grandissima si manifesta in tutto lo splendore, la dignit& e la pih serena
purezza. I n esse non appare segno di quelle audaci
stranezze, a cui talvolta fu trascinato dalla sovrana forza
del suo intelletto, le quali non sonosenza turbamento
di chi le contempla
E un valoroso critico francese
chiama la volta della Sistina a la più splendida opera
di Michelangioloe il pih prodigioso monumento che abbia
mai prodotto lo spirito umano P.' E poich6cib 6 vero,
e men vero non 8 che il David e gli altri lavori della sua
gioventù non mostrano quasi segno dei difetti che Venner
dopo, convien confessare che egli insofferente di freni e
d'ostacoli, fatto pih libero col volger degli anni e consapevole della propria potenza, volle esser unicodominatore dell'arte per conquistare l'ammirazione universale.
Ma di questa ammirazione, di cui trasse profitto con savio
accorgimento Raffaello, ben previde Michelangiolo stesso
le' triste conseguenze, allorch6 disse parlando appunto
della Sistina : a Oh quanti vu01 render goffi quest'opera
1 V. fra.le Lettere pittoriche raccoltedalBottariquelladel
Cellini al Varchi, e l' altra del Pontormo a¡ Cellini.
V., fra gli altri, Pietro Selvatico op. cit., e Cicognara Storia della scultura, lib. v, cap. II.
.
3 %rancescoKugler. Manuale dellaStoria della pittura.
4 CarloClement, o#. cit.
'
mia!
I
I
ID.Nb
S'
ingannb : perche gli ardimenti, che solo il
suo sterminato ingegno poteva tentare, nelle opere dei
suoimiseri seguaci appaionosconcezze, e inquelle d e
I'
gl'imitatori deisuoi imitatori sono deliri.
XVII. - Egli amb l'arte, e l'amb tanto da chiamarla
sua moglie, e da fargli dire :
L'affettuosa fantasia,
Che l'arte mi fece idolo e monarca ;1
ma non si accosta ad essa Be non ornato l'animo di eletti
studi, e nutrito il cuore d'alta sapienza. Di che son prova
le rime ch'ei dettb, e di cui scrisse il Berni: *
Io giurereid'avelle
Letta tutte fiel mezzo di Platone.
11 momo dol10 dottrine platoniche (si 6 gih notato) trasse
Mlahalangiolo nei ritrovi e nelle dispubzioni accademiche
(loi giardini medicei, ma esse non produssero i n lui frutto
d i ntorlll pensieri e bugiardi affetti ;così lontano dall' uso
comuno, che lo steesoBerni,mordendo i poeticontemporanei,ebbe a dir con ragione:
Ei dice coee, e
voi dite parole.
In un'BfB, nella quale con le caste forme del Petrarca
if
al oaprlvano i vizi del cuore, o (come scrive in una letl a m II Tuno) a ai trapassava dal Parnaso, dal Liceo e
drll'Ademla agli alloggiamenti di Epicuro B, e volevnwl hr rpprrlro calor d'entusiasmo cid che non era se
non gcrrßs dl lrui artiflciate e vuoti conoetti, Michelangiolo nvvnlorb II mu0 spirito nello studio della Bibbia,
rrogli ucrltti dol ßrvollrrrolrr e nelle opere di Dante. Morto
il I'oliaiaao, ne' oui leggiadriesimi versi si palesa l' imi-.
1
t
Sonetto Lxv.
Nel Capitolo afraBastianodelPiombo.
4.
I
.
I
-
I
50
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
!azione dei modi danteschi, ma non la virilits dello stile .
e l'altezza degl'intendimenti, il poema divino era quasi
dimenticato; e non fa maraviglia : che in quel secolo d i
mollezze e di turpitudini la parola gagliarda dell' Alighieri non poteva esser pid ne compresa, ne amata.
L'amb e la compreseMichelangiolo per conformitit d'ingegno; e 1' amor suo parve culto divenerazione. Gran
dantista lochiamaDonato Giannotti, ed afferma a non
conoscere alcuno che meglio di lui lo
intenda e possegga P,
Lo sapeva quasi tutto a memoria: da l u i trasse il vigor delle immagini; ne istorib il poema con disegni marginalí, codice prezioso che and6 sommerso in un naufragio
da Livorno a Civitavecchia; scrisse di lui :
,
'
Se par non ebbe il suo esilio indegno,
Simil uom, .nb maggior, non naqque mai ;S
e ne invidib la sorte con quei bellissimi versi:
Fuss' io pur lui ! c' a tal fortuna nato,
Per l'aspro esilio suo, con la virtute,
Dare'del mondo il pid felice stato.3
E D.ante gl'insegnb a cantar degnamente l'amore,la
religione e la patria. Gran parte delle poesie egli scrisse
dopo l' anno sessantesimo, e le pih esprimono il suo
affetto per Vittoria Colonna con freschezza di 'fantasia
giovanile, quasi sempre accompagnata da sentimenti di
cristiana piet8; i quali. fra tutte le vili adulazioni e le
canore ciance di quel tempo trovano solo riscontro nei
versi della virtuosa sua donna. Le rime del Buonarroti
Dialoghi ihtitolati : Deà giorni che Dante consumd nel
2'Inf-o e il Purgatorbo.
Sonetto II.
Sonetto I.
1 Nei
cercave
3
,
51
nppuiono vestite delle forme petrarchesche, norma allora
cl' ogni liricocomponimento,ma sotto .quelle vestì sta
'l'anima dell'Alighieri.' Scritte per diletto, o per manifecrtazione d'intimi sentimenti, o anche per compiacere agli
amici, si divulgarono di subito sì che le più brevi furono
poste in musica, e si cantavano per 1'It.alia con plauso.
Esse accennanospesso la non curanza o l'insufficienza
dell' esercizio, quasi strumento laborioso ad atteggiare
l' idea; e moltopiù ora che il nostro Cesare Guasti le
ha restituite all' autografa Zezione,' cui Michelangiolo il
Giovane aveva, nel pubblicarle, raffazzonata a suo modo e .
sovente, lisciando, falsata. Ma da quelle oscuritd di condonsati concetti e asprezze di forma balza fuori,
come scintilla dalla solcc, un pensiero che t'innalza, ti rinfranca,
ti fu dimonticar la fatica, e ti mostra i n Michelangiolo
poets Miclrolnngiolo artista.
XVlII. Ebbe natura malinconica, animo severo,
ooetumiincontaminati. Parco nel cibo, si contentava le
pia volte, lavorando, di un pezzo di pane; e solito a
menar vita dura, poco dormiva, e non di rado senza nem-
-
I Bollo rarebbe il confronto
dei
modi, di Michelangiolo con
~~umlll
alrl Potr~rca.Uno solo quimi piace di.darneper saggio.
II I'mtrrma ml wnetta LXXX dice che la sua mente, nella contemIdndclttr 111 Irmurm, Cid che non B lei Gia per antica usanza odia
a rllq~rormB, M\hlnngiolo nel madrigale LII parla a Vittoria
(:thna: a C M quo1 che non B voi non &I il mio bene m. L'idea
pntllo ln un!wdur h la rtAana ; ma la frase miehelangiolesca 6 ,
IO non p\d poalha, csrto pll concisa e pifi schiettamente affettuona
9 fi una delle p i l belle e importantipubblicazioni
fatte ai
nootritempi. Ad 8808 mi son conformato nelle citazioni dei versi
michelangioleschi, e nella numeraiione dei componimenti.
'
-
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
meno spogliarsi.a Per ricco ch’ iosia stato, diceva, sempre
son vissuto da povero B. Sensibile alle ingiurie, talora
sdegnoso,ma per amore della giustizia, . p h spessopaziente, non portava invidia alle altrui fatiche, anzi lodava generalmente tutti: di che 6 prova la stima, in cui
tenne le opere di Raffaello suo fortunato, ma degnissimo,
rivale; non che le parole onorevoli che scrisse di Bramante, del quale, corn’& gis stato detto, aveva buona
ragione di lagnarsi. Modestopoi tanto, che dopo aver
lungo tempo pensato di comporre un’opertt che trattasse
,di tutte le maniere e apparenze del corpo nmano (e nessuno poteva dettarla meglio di lui), ne abbandonb il
pensiero,giudicandosiincapacedi
scriverla convenevolmente.
6 L’amore della virtù (dirb con le parole del Condivi)
e la continua esercitazionedelle virtuqse arti lo facevano solitario, sì che le compagnie nongli davano contento, m.a dispiacere, come quelle che lo
sviavano dalla
meditazione sua, non essendoeglimai,
come l’antico
Scipione, men solochequando
era solo D. E che la
solitudine con l’andar degli anni gli riuscisse sempre
più cara, si rileva da una sua lettera al Vasari, in cui
’
Ili
Narra il Bocchinelle Bellezze della cita di Fàmaze che
paessendosortaqualchedifficolt8.sopraunrestodiprezzoda
garsi a Raffaello per lapitturadelleSibillenellachiesadella
il quale pieno
Pace in Roma, fu chiamato arbitro Michalangiolo,
di meraviglia disse che ciascuna di quelle teste valeva cento scudi.
Inuna lettera all’Ammannati scrive Michelangiolo (L essere
stato Bramante valente quanto ogni altro architetto dagli antichi
in qua n, e loda la prima pianta che disegno di San Pietro, chiara,
schietta, luminosa, e tale che a chiunque se n’e diecostato, come
fece ilSanGallo, si B discostato dalla veritti m.
*
i
uwrando d’essere stato a Spoleto a visitare certi monaci,
scrive: a lo sono tornato menche mezzo a Roma, perche veramente e’non si trova pace se non ne’boschi B.
Aveva a uggia gli uomini che con frase d’architet,t,ura
chiamava a fognati B, ci06 che hanno due bocche; ma
l’affetto per i valenti e i buoniprofonclamente sentì.
a Qualunque volta (così gli fa dire il Giannotti,’ e son
parole che probabilmente udì dalla bocca sua stessa), qualunque volta ioveggo alcuno che abbia qualche virtù,
,che mostri qualche destrezza d’ingegno, che sappia farc
.o dire qualche cosapih acconciamente che gli altri, io
80n0 costretto a innamorarmi di lui, e me gli do in preda
in maniera ch’io non son pih mio, ma tutto suo 9. Benigno o generoso del pari, era largo di protezione e consigli
ni suoi dliovi, maritava segretamente povere fanciulle,
sovvoniva molti indigenti, e a’suoi più cari donava opere
o disegni propri, che spesso rifiutava di eseguire per ricchi personaggi che glieli avessero richiesti. Ma afar
palese di che affetto fosse capace il suocuore, basti il
narrare come vecchio e infermiccio passasse vegliando le
intere notti accanto al guanciale del suo servitore Urbino, e leggere le parole che ne scrisse al Vasari,
alcune delle quali mi par bello il riportare: a Voi sapote come Urbino 8 morto. Io l’aspettavo bastone e riORO della mia vecchiezza: e’ m’ 8 sparito, e morendo
m’ha insegnato a morire non con dispiacere, ma con
doaiderio della morte. La maggior parte di me n’& ita
soco, n& mi rimane altro che un’infinita miseria, e altra
speranza che di rivederlo in paradiso B. Questa idea di
1
Nei Dialoghi sopracitati.
.
54
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
55
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
..
rassegnata mestizia egli ripete nella chiusa d'un sonetto,
in cui rammenta piangendo la perdita di quel suo fido:
Suamortepoi
M' affretta e tira per altro cammino,
Dove m'aspetta ad albergar con seco. 1
I
E l'idea medesima trovasi accennata in un
sua Vittoria,che
sonetto alla
termina così:
Voglia sfrenata '1 senso B, nonamore,
Che l'alma uccide; e '1 nostro fa perfetti
Gli amici qui, ma pid per
morte in cielo.
I
-5
I
..
.
*
Onde s'argomenta come il sentimentodella gratitudine
si congiungesse nel cuor di lui con quello dell'aruicizia,
profondo a un tempoe religioso, tenero e nobilissimo..
E questo apparisce in vapie sue rime, e meglio in quella
frase d'una lettera,8 con cui ricorda la perduta suadonna:
4 Morte mi tolseuno
grande amico Y : ove la 'parola
4 amico P invece che 6 amica Y ha senso pib alto, e
spiega la natura e la forza dell'detto di que'due spiriti
eccelsi, unitiinsieme nel culto del bello, nella contemplazione del vero, nella gloria dell'arte, nellesicurezze
della virth.
Alieno dallecontese di parte, l'animo SUD
XIX.
non poteva fargli dimenticare i benofizi ricevuti. da casa.
Medici, perquantocaregli
fossero le istituzioni della
patria, e conoscesse di
degni
riprovazione i modi usati
-
I
.-
dai successori di Lorenzo il Magnifico. I sentimenti della
riconoscenza doverono spesso trovarsi in contrasto con
,
Sonetto LxyIIr.
2 Sonetto LII.
3 Diretta a Gio. Francesco Fattucci cappellano di Santa Marla
del Fiore.
IC clue opinioni,confermate dalledottrinedel
Savonar o h intorno al governorepubblicano,ch'era
la forma
Iqittimamente stabilita in Firenze ; pur nondimeno egli
ueppe obbedire al cuore senza tradir la coscienza.Così,
mentre dirigeva le fortificazioni di San Miniato, si portava segretamente (dice il Vasari) a lavorare in San Lorenzo : ma allorchh Alessandro de' Medici lo fece chiamare
per consultarlointorno al luogo e al modo di costruire
una fortezza che fosse quasi baluardo alla SUS libidinosa
tirannide, con rifiuto magnanimo negb di servirlo. E ricusb pih e pih volte ugualmente gl'inviti che Cosimo I
gli faceva di recarsi da Roma a Firenze con promesse di
larghi onori, dacchk vide in l u i le maniere del principe,
non doll'uomo elettodal libero votodei cittadini. I1
Vnclrrri S*nfl'aticn a ripetere le carezze fatte e scritte da
Covirrlo a Michelangiolo, e le cortesie risposte da questo a
quello. Nb le une n6 le altre voglion negarsi, poiche si
leggono nelle lettere: ma intanto sappiamo che pregato
dall'amico Giannotti scolpì una testa di Bruto per il car- .
dinal Ridolfi,' e fece poi una stupenda medaglia coll'effigio di Bindo Altoviti da un lato, e dall' altro una femmina
in atto di reggere una colonna incominciata a fendersi e
vicina a cadere; con cui volle rappresentare la liberth
ilorontina sostenuta fino a l possibile dal valore di Bindo.*
l$ sappiamo inoltrecheper
mano diLuigi Del Riccio
foco rcrivere una lettera a Roberto Strozzi a Lione per
ringraziarlo dell'asilo offertogli in Roma, nella cui casa
giuccvn allora malato; con la qual lettera pregb lo Strozzi
-
1
!
-F I creduto
~
generalmentecheconquellaimmaginevolesse
.
1
lrlludere a Lorenzino.de' Medici.
P Parla di questa medaglia il Baldinucci nella
Rmì.
i
Vita di Gui&
.
'
-.- . .-
56
c
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
di ricordare a Francesco I re di Francia quel che avevagli gi8 mandato a dire per altri, ciob che, a se rimetteva Firenze in libertb, gli voleva fareunastatua
di
bronzo a cavallo in sulla piazza dei Signori, a proprie
spese B.' Questa liberth Michelangiolo non vide rimessa;
e sebbene in'quei versi, in cui fa parlare Firenze agli
esuli fiorentini, accenni a consolarli,*la tristezza stava nell' animo suo ; tanto che dl'annunzio della festa fatta per
la nascita 'di un figliuolo del suo nipote Lionardo, scrisse
al Vasari aver gradito la notizia, ma a dispiacergli tal
pompa, perche l'uomo non dee ridere, quando il mondo
tutto piange 9. Se non che la tristezza medesima negli
ultimi anni pare gli si facesse menoacerba, quanto pib sapeva gli animi dei Fiorentini, per le mutate condizioni,
piegarsi alla nuova signoria. E tra per questo e per le
crescenti amorevolezze di Cosimo, i suoi sentimenti verso
il duca si andarono moderando, sì che promise di far ritorno a Firenze, ma sempre con la condizione di poter
prima condurre in buon termine Is fabbrica di SanPietro.
N6 giovb meno a siffatta moderazione il distaccarsi che
faceva il suo cuore dalle cose di quag@, per trovar pace
nel mansueto conforto delle speranze immortali. 6 Non
nasceva, dice il Vasari, pensiero in lui che non vi fosse
scolpita la morte Y : di morte parla spessissimo nelle, sue
lettere, e dice nelle rime che da quella impara a quant'ogni uman diletto ha corta fine Y. E sebbene con umilta
confessi che
n
a.trovar grazia e mercede
Nell' ultim'ora B pur dubbioso e raro,!
1
t
3
V. Claye. Carteggio inedito d'artisti. vol. II., pag. m.
Madrig. I.
Sonetto ~xxvn.
VITA DI MICHEL. BUONARROTI
e
.. .-
tuttavia con serenit& confida
57
.
in quell'Amor divino
Ch'aperse, a prender noi, 'n croce le braccia. 1
-
XX. Con questi pensieridi religiosa pietb mori
d u i , che dall'Ariosto fu chiamato 4 Michel, pih che mortale, angel divino Y, e dal Pindemonte a l'uomo dalle
quattro anime B ; e con questi do fine al mioracconto. .
E tu, lettore, se desideri pih efficace ispirazione che non
t' abbianpotuto dare le mie povere parole,va nella
ohiesa di Santa Croce; e IS fra i sacri misteri e i silenzi della morte guarda la tomba di Michelangiolo acanto al monumentodiDante. Charda e rifletti. Dante
e Michelangiolo sono i due soli che possano degnamente
stnr vicini, od esser posti a paragone fra loro, come
quolli ch' obbor l' animo altissimo pari all'altissimo in~ t j g ~ r oSoveri,
.
frugali, incorrotti, amaronoambedue carnrnoute la patria, e combatteron per lei. In tempi calamitosi di civilidiscordie esuli ambeduenellaseconda
meta della vita, e contristati nella pi$ nobil parte dell'anima, uno corre ramingodicasa
in casa straniera
vlnto dalla crudelt8 dei lupi che gli fanno guerra; * ma
trova rifugio nella propriadignitil, e si tiene a onore
l' trrllltl: 1' altro assalito dalle armi dell'invidia e dello
w t l l I m w I' avvalora nel sentimento del dovere, e persiste
nolltt ( l m contoea. In ambedue la mente grandeggia in
o q h l l rrrarlituzioni, le feconda nel calor dell'affetto, e
dh vllu col v t m o o col pennollo ai due pih grandi poemi
d o h crintirlnith. In Dnnto, poota, toologo, politico e illustratoro di quanto ei eapeva fino a lui, la scienza si
1 Sonetto LXV.
9
Parad. xxv.
S
.
58
VITA DI MICHEL.
BUONARROTI
abbella dei colori dell’ arte : in Michelangiolo,.. pittore y
scultore, architetto, poeta, l’arte prende abito di scienza;
ed ambedue manifestano con originali concetti vestiti di
forme tutte proprie 1’universalit.hdei loro ingegni.
E poi dB; o lettore, un ultimo sguardo in faccia alhtomba di Michelangiolo, col& dove riposano le ceneri di
Galileo, la cuianima scese in terra nelgiornoistesso,
nel quale il Buonarroti morì; e unisci insieme la memoria.
dei tre pia grandi uomini, di che S’ onora sopra ogni altra
nazione l’Italia nostra. Creatori d’ unanuova lingua
d’una nuova arte, d’ una nuova filosofia, troverai immeneo in tutti e tre lo studio, sublime 1’esercizio del
pensiero, divino 1’accordo fra la dottrina e la fede, 1’ intelletto e il cuore. Troverai che uguale fu in loro il de-siderio del vero e la potenza di scoprirlo, 1’amoredel
bello e la virta disignificarlo; e che Galileo parve d a
Dio mandato a spiegare con gli argomenti della scienza
le grandezze della Creazione,dopo che Dante le aveva.
consacrate col canto, e Michelangiolo illustrate con l’arte,
IL DAVID E IL MOSI3
Maggio 1875.
LUIGIVENTURI.
,
Discorrere convenientemente di queste due celebri
statue che levarono tanto grido, non solo ai tempi di Michelangiolo ma poi per tre secoli fino a’& nostri, bench&
con differenti criteri, secondo lo scadere o il risorgere
delle discipline artistiche, 6 più malagevole che non sembri. Pressoche inutile, infatti, sarebbe ripetere sotto nuova
forma i plausi tributati al David e al Moa& per secoll;
prosuntuoso o peggio ringiovanire le vecchie satire, che,
pur mirando a un bene vero, alterarono, irriverenti, la
verith. Le opere del Buonarroti vogliono di presente
chiara e assennata interpr.etazione per tutti, perch6 tutti
vi possano leggere con amore e consiglio una delle pih
maravigliose pagine della storia dell’brte italiana. Perd
come si discorsero in questo libretto (pio che altro offerto a coloro che non fanno professione delle arti del
disegno) le vicende dello scolpimento di queste due grandiose figure, qul si vu01 metterne sott’occhio i meriti
insigni, sema checifacciano ‘velo n& l’altezza sublime
del Divino .che le creava, n6 l’autorith degli antichi o
dei modernígiudizi.
. Il David, come fu CaIlocato nel 1504da Michelangiolo desso,stette, fino a dì nostri, sopra una sempli-
.
t
i
60
IL DAVID E IL MOSB
c .---.I’
.
IL DAVID E LL MO&
. .
61
trrltto sotto formecolossali .un giovinetto. E questorirptto al pensiero; che scendendo alla forma, trovarono
cissima base marmorea,innanzi alla porta del palazzo
della Signoria, al manco lato del riguardante, tra l’Ercole ed il Nettuno; opere volgari che gli posero ai lati
i primi duchi medicei per cancellare le memorie troppo
recenti della liberth di Firenze,
È un garzone in su’ diciotto anni, dimaschiama
gentile bellezza, che presa la mira (come spiegano lo
sguardo intento innanzi a S&, e il misurato atteggiamento
della persona)muovecontroGoliat
il filisteo. Il corpo
sembrerebbe riposare sulla gamba destra, ma la sinistra
distesa, puntando piede avanti, accenna chiaro che
sta per mettersi in moto.I1 braccio diritto scende lungo
il fianco e tiene in mano i capi della frombola; il manco
poi, ripiegato sulla spalla, assicura alla correggia, che
glipassa sul tergo, il sasso fatale. Interamentenudo,
volge sul lato sinistro la faccia, sicura manon baldanzosa, sdegnata ma senza ira: egli B’ appresta a liberare
la patria come l’angiolo sterminatore cheeseguisce la
giustizia di Dio. E ben S’ addiceva a questo David di Michelangiolo un luogosulla ringhiera del palagio de’ Priori,
comesimbolodell’ autorith popolare che, cacciati i Medici fatti dominatori, si apprestava a regger
patria
con .giustizia e a difenderla virilmente.
Purela sempliceidea di .questa statua, svolta in
tanto pura e conveniente forma,sembrb a certi critici,
pih ingegnosi che savi, troppo povera cosa. Dissero che
così nuda e priva, a senso loro, di espressione, pareva,
n& pih n& meno, una. di quelle figure che si chiamano
comunemente Accudernie;..che indicando appena col mezzo,
d’ un accessorio la ragione del soggetto, non poteva rappresentare un David; che il concetto era per tan& mole
meschino; monveniente poi, pih di tutto, il vedere
unaho(Andove
arriva l’invidia o la mania d’esser
nuovi!) che la figura non stava ritta. Ora senza ripetere
lo sperticate lodi degli apologisti, fard alcune considerazioni che forse non saranno inopportune. Talvolta
l’autorith dei nomi abbaglia i meno esperti, ed t3 necessario che i criteri dell’ arte procedano senza dubbiezze.
Studiando l’atteggiamento di questa statua, come si
mostra all’occhio d’un attento osservatore, chi la disse
inespressiva par quasi che non sapessevederla. È la
flgura d’ un giovanechepiglia di mira 1’ inimico per
attorrarlo ; e 1’ occhio terribilmente intento, il sopracciglio torvo, la vita che spira in tutta la persona, senza
togliorlo ln vaghozza ,propria d’ una movenza tranquilla,
cod confawnto alla statuaria, rivelano abbastanza che
u11 momonto dopo quel corpo
agilissimopiglierh
un
nuovo o pib flero aspetto. Non vu01 negarsi che quella
complcta nuditil all’ arte odierna, studiosa finoall’ esagoraziono del vero negli accessori, possa sembrare sconroniente. Ma in sul cominciare del secolo XVI, le idee
t l d rinaecimonto invadendo , il campodell’ arte, si vaglwqglava sopra ogni cosa il nudo,come tipo del bello
n11Idlco grnoo. E senza por mente che nel concetto di
Mlhln~~qlolo,
tanto innamorato delle sacre carte, questo
flgll111r11)
(I’Ilrd cod nudo, potovasignificare il pastore,
c h p h \ h l ~ w cimento,
n
provato inutile impaccio le
armi M ~ I I S tll
O Haul, lo posa e va contro al gigante eolla
frombola o col bartona.’
Quel volrtirnollto provnlorrto della grecith, cui accen-
‘ ï l
.la
1 Primo
,ri-
i
de’&.
XVII,
38-40.
i
62
I
I
._IL DAVID E IL MOS&
- __
IL DAVID E IL MOSS
navo,risponderebbe anche per avventura a coloroche
non sanno concepire un Davidsenza la testa e la sciabola di Goliat nelle mani. A me invece quella frombola,
arme d' origine orientale, che fu 1' istrumento della
mdrte, del filisteo, sembra sufficiente argomento a spiegare il aoggetto della statua; poichenon si tratta di
un accessorio inutile, sibbene d' un arnese di guerra che
fa parte integrale dell'azione. Oh se l'arte nostra s'attenesse come quella degli antichi al semplice, solo avvantaggiandosi delle cose necessarie, quanto riuscirebbe pia
efficace! La scienza storica odierna deve rendere gli
artisti pih accurati de' nostri padri nella scelta delle
vesti e degli accessori; ma non smaniosi saccheggiatori
di musei e di libri a danno della semplicitB e del gusto,
qualitai supreme per rivelare i concepimentidell' arte.
Che poinon sipossa rappresentare un garzone in
proporzioni colossali 8 critica povera di senno. Sotto le
forme gigantesche di questa statua vedete o no un giovinotto diciottenne appena? E se tale veramente apparisce ( e nessuno vorrh negarlo) riterremo quella sua
maggior grandezza come una relazione di quantith, affatto indipendente dal concetto dell'nrtista, e sottoposta
a certe condizioni speciali di luogo e di distanza, le
quali, non che minorarne il pregio, di gran lunga lo
accrescono; considerata la molta difflcoltil del ritrarre
sotto forme colossali e pesanti- la grazia, la gentilezza e
la 'freschezza della prima gioventft.
E non voglio andare pih. oltre. Che rispondere infatti a chi pretese trovare in questa .bellissima opera del
Buonarroti, errori ,grossolani di forma, e tanto si compiacque in questa ,sottile ricerca, e spessovidemale, e
quasi sempre magerb! Statuedi così gran mole e di
-.-
63
essere guardate a caso, ma
~t,Ll~li;lte
spessoed a lungo.Bisogna assuefare la mente
n bon comprenderne e ritenerne le proporzioni; chè una
fuggevole vista e 1' occhiomal pravenuto offuscano il
vero e tradiscono la virtù della critica. Se Y' ha giudizio
chepiù richieda animo pacato, 6 qucllo che facciamo
sulle opere dei nostri sommi, e perche non ci alk-gli la
grandezza loro, e perche non la vinca il nostro orgoglio ; tal fiata anche il .desiderio di giovare altrui.
Certo anche il David di Michelangiolo non è senza
mende. La perfezione nell'arte, come in ogni cosa umana,
6 un sogno. Ma questa statua è finita con tanta misura
o bellezza e con tanta bont.A, e in essasono contorni di
g¿uuhr!Lcllissime,ed appiccature e sveltezzadifianchi
d q m t ( b , o wl posamentodolce
e una grazia di moV(!IIXO quiuita, c! tanta writ,&e gusto gentile di disegno,
c 1 1 0 cclto cguaglia se non vince ogni altra moderna.
J,;wntIc, tcnuto conto che l'opera non usciva interamente
libcra tlull'intellctto del Buonarroti, il quale aveva dovutoacconciarsi alle strettezze d'un marmo malamente
ebuzzato;seesagerb
il Vasari, discepolo e amico suo,
11o11 mon chc fervente ammiratore, paragonando il David
111 coloeai di
Montecavallo,
e asseverando che aveva
h l 1t.1) Il grido alle stesse statue greche; fu vero LORENZO
I h ILTWNI 11ost,ro, che sono adesso trent' anni, facendo
wlti ~ ~ t r t , c d ~ tt\ p ~ t( 'J ~ c I insigne
.~
venisse sa1vat.a dall' ingillritl hilt! nhgíoni, scrivcva: 4 II solo sublimeDavid
fir t4prrwtr Irr rwrrxiorw dcll' uomo pcrfdto nclla, statuaria
cloll' OIVk volglll'c~P.'
tnnh merito, nonvogliono
I
,
Q
.
p
.
-
Lctlcra al sig. Giovanni Benericetti Talenti amicissimo suo,
de'27 ,giugno 11346.
P,
64
II
II
IL DAVID E IL
11 Mo&, unadellemolte
statue colossaliche nel
primo concetto del Buonarroti dovevano ornare il sepolcro diGiulio II, sembra certo che allcgoricamente dovesse accennare allo stesso Giulio, il fiero pontefice dalle
audaciimprese. Morto nel 1513, il suo mausoleo che
doveva erigersi nella Basilica Vaticana, rimase a lungo
interrotto; finch&poi fu collocato,inproporzioni
assai
piùmodesteinSan
Pietro inVincoli, 12dove anche
di presente si ammira. Neformaprincipaldecoro
il
Profeta legislatore, figura quasi duevolte il vero, che.
Michelangiolo scolpì, lavorandoci attcmo, sebbene interrottamente, permolti anni. È seduta di prospetto con
grave atteggiamento e pienodimaesth.Volge
sul lato,
sinistro la faccia terribile, profferendo controle turbe idolatre d' Isdraello il cennodellagiustizia
divina, e sta.
come uomo che d'altro non cura: ragione sapiente della
sua tranquilla movenzache , al solito, parve agli aristarchi insignificante. Infatti delle braccia, ignude , il
d e s h sostiene le Tavole della Legge, e k mano vi S' appoggia, carezzando colle dita la barba ( c,apriccio d' un
genio fuor d' ogni misura) che in lunghi e ricciuti velli
gli scende sul petto fino in grembo; e l'altro piega a mezzo.
il. corpo, lasciando la mano in abbandono. La gamba destra si vede di prospetto col piede bellissimo, l'altra, scortata alquanto indietro, come per sccondare il moto della
personache volesse levarsi dal seggio.Una veste gli
fascia il corpo, fermata ai fianchi e sulle spalle da larghe
corregge. Le gambe ha ravvolte in piii sottili panni, le-.
gati sotto i ginocchi come fossero brache. I piedi calzati
1
h DAVID E IL MOSB
nlosB
'
l
l
!
i
I
l
di sandali all'orientale; e gli scende dalla spalla sicist.r,z
un gran mant,odi lana, secondo il costumeisdraelitico,
che girando a tergo della figura, viene a ripiegarsi con
amplio panneggiamento sulle ginocchia e scende fino in
terra. Latesta, riccadi folta chioma, porta in fronte
due punte oscillanti a guisadi cornett,i, intesi a r a p
presentmareinmodo sensibile quel radialite sl)lclldore clel
volto di lui , che parlnrn faccìct cc jccccìcc col Siyitwc,
come suole 'l uomo col proprio a m ' c ~ . ~
Pub dirsi a ragione che questa sia la piil f m o s n
statua delyet8 moderna e che abbia stmancatto oramai la
penna dei panegiristi e deicritici. Ebbe a profusione
prose e versi inognitempo,ma
anche l'addentb furiosamente la satira, come avviene delle grandi cose. Rimase nonostante il più nmmirabileesempio di forza, di
severit.&e di potenza che 1' arte abbia mai saputo imprimere nel marmo. Anche senza tener conto dell'allusione
a papaGiulio,pregiosecondario
se vuolsi, la severa
grandiosità diquesto simulacro, quel suo piglio fiero e
minaccioso,quello sguardo irresistibile, c.he pare diffonda la vita in tutt,a la persona, rivelano a b b a s h z a la
natura di Mose, l'uomo superiore a' suoi simili,l'eletto del
Signore, il liberatore delle sue genti e che ha sopr' esse
l'autorith del comando. Desta proprio in chi lo vede
quasi un sacro terrore, e senza fatica inalza il pensicro
all' Uomo cllevinse solo le superbe resistenzc dcl Varaone; che seppelli nel gran naufragio gli Egizi; che sottomise Isdraello, popolo di dura cervice, e lo condusse it
smarrirsi quarant'anni nelle plnghe del deserto; e che
Io maledisse, vendicatore s~~prcmo,
quando scendendo ch1
CAPPONIGINO, Storia della Repbblica di Firenze. tom. II,
pag. 378.
65
1
Esodo,
XXIII,
11.
_d
.66
-......
. ...
IL DAVID E b, MOSh
Sinai con le Tavole della Legge, lo trovb prostrato al
Vitello d’oro. Su quella fronte inesorata, si legge l’e*
cidio di ventìtremìla uomini, odonsi le terribili parole :
C h i 6 pel fignore venga a me; e tutti ì figb’uolì d ì Levi
.S’ adunarono intorno a luì. Ed eì disse: ciasczGno di
voi metta la spada al fianco, e passate e ràpassate per
Eo campo da zcna parte all‘altra, e zcccidete ciascuno
il fratello, I‘umico, i l vicino suo.‘
u Non v’ha opera d’arte, scrive GinoCapponi,z che
presti alla critica piufacileappiglio,
n6 altra ve n’&
che ti lasci sì forte impressione come il Mosb di Michelangiolo B. Infatti scendendo dall’ altezza del concetto
alle singolarith della forma, e considerando questa statua
nelle sue diverse parti, si prova, non vu01 negarsi, il
desiderio d‘ un fare più castigato e corretto. Quella lunga
e strana barba, nessuno dira che sia propriamente vera,
maestosissima perd e conveniente al liberatore d’unp01
polo orientale, che aveva ricevuto il comando di non
radersela mai. Quelle’ braccia sembrano di esagerata
muscolatura; pure la scienza anatomica v’ b tale, e dentro
di esse corre tanta vita, che le si muovano dinanzi agli
occhi del riguardante. I tpanni nella loro amplia e confusa apparenza possono sembrare alquanto strani; ma
oltxedichb 8 penuria anche oggidì di monumenti che
attestino le fogge che usarono gli Ebrei, Mosb fu il duce
di genti barbariche, lontane assai da quella civilth di c01
stumi che si rivela anche nel decoro delle vesti. U La
faccia istessa, dove all’ uomo si aggiunge la vigoria d‘ un
Esodo, XXXIII, 26’27.
Loc. cit.
3 Levitico, XIX, 27.
IL DAVID E IL
l
G7
MOSS
leone,ma dentro alla quale siede un pensieropih che
umano P,* partrovata oltre i confini del possibile. Ma
il Buonarroti, sollevandosi con una forza che nessuno
ebbe mai, fin dove non si poteva seguitarlo senza manifesto pericolo, cercb la scienza nell’arte, e all’esplicazione
de’suoi alti concetti una forma sensibile al di lh di quel
che uom yede. Non lodevole in cibne da essere preso
in esempio ; pure originale, singolarissimo, maraviglioso.
Rimarrebbe ora a discorrere dell’insieme di questa
statua e in specie di certa pretese sproporzioni di parti
che parvero tanto saglienti ad alcuni critici. Inesperto
piix che mai a favellare di cid, domando solamente : dato
che proprio esista siffatto errore, e ne dubito assai; potrebb’ egli nascere dall’ essere questo Mosb col1ocat.o in
basso, quasi a livellodel riguardante,mentrel’artista
lo aveva scolpito per andare a considerevole altezza?
E anche, potrebbe dipendere dalfatto che gli odierni’
scultori riprovarono, e Michelangiolo stesso, avanzato
negli anni, condannb colla pratica; ciob dello scolpire arditamente un colosso da un piccolo e imperfetto modello?
Non vu01 negarsi che siffatto audace metodo producesse
. alcune bellezze, perche il marmo energicamente scolpito
,da.uomini d‘ingegno e di pratica infinita, S’impront,ava
in molte parti d’una vigoria e d’ un sentimento sconosciut.0 dagli odierni; ma era anche impossibile che lavorando in codesta
guisa,
lo
scultore, fosse pure un
Micholangiolo, non cadesse talvolta in gravi errori:
aggiungi
che certe maniere tecniche per riprodurre nel marmo i
modelli, non erano così innanzi comedi presente sono.
a
‘,
1
1 CAPPONI,
loc.
cit.
68
I
i
‘ 4,
IL DAVID E IL
MOSS
Michelangiolo Buonarroti, che aveva dato i primi passi
nell’arte, senza abbandonare la scuola fiorentina tradizionale, tutta spirante semplicith e castigatezza, e che era
salito in così grande fama col David; trascinato poi dall’altezza dell’intelletto ïe dal suo straordinario sapere,
oltrepassb, convien pur dirlo, il limite concesso all’arte
in quanto essa 6 imitazione della natura, e noq conobbe
freni, e non curb di regole. La sna potenza stragrande
lo guidbsicuronelloscabroso cammino,come in questo
Mo&, che tutti ammirano riverenti, ma che nessuno potrebbe studiar troppo senza grave pericolo. Non :t tutti
dato come a David di misurarsi colgigante. Michelangiolo stesso intravvide che i suoi imitatori avrebbero
goffamente delirato : egli andava per vie men calpestate
e
sole.
!-
l
G. E. SALTINI.
DEI SEPOLCRI MEDICEI
IN SAN LORENZO
.
-
Brevi considerazioni artistiche.
Parlare di un’opera di Michelangiolo & sempre arduo:
parlarne un artista, pub parer temerario. Percib quando
fui richiesto da parte dell’editore signor Giulio Sansoni
di dire due parole su i Sepolcri Medicei di San Lorcnzo,
prima stetti dubbioso,temendo di non riuscire e di non
corrispondere alla fiducia che si aveva di me; e più ancora ebbi sospetto che mi si potesse appuntare di audacia.Mapoi pensai tra me così: quante volte non ho io
parlato delle opere di quel Divinocoimiei colleghi, con
gli amici, e soprattutto, per dovere, CO’ miei scolari? E
perch& quelle mie parole non potrei io ripeterle ora che
si rinnova la memoria, l’affetto e l’ammirazioncdi lui
e delle opcre suc immortali? Per manifcstnro la veritA
civuole poca fatica e poco studio; basta un po’ di coraggio. - E accettai.
Sesi consideri lanaturaaustera
diMichelangiolo,
il suo amore per le patrie istituzioni, pub far meraviglia
che eglipigliasse a scolpire i sepolcri de’due duchi Lo-
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1
II
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I
II
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71
A d i r * breve, simmetria e variettt formano l’unita forte e
lcggiadra di questi due stupendi Sepolcri.
La stessa unita che nell’ uno e nell’ altro monumento
si riscontra nella parte superiore e inferiore, e nella
composizione lineare o plastica, ritrovasi anche nel concetto di tutti e due. I1 Giorno e la Notte, l’Aurora e
il Crepuscolo che posano sulle urne, esprimono una sola
idea, ci08 la brevit.8 della vita, e la fugacittt delle umane
grandezze. Pare che il Buonarroti avesse in mente quel
‘bell’avvertimento dell’Alighieri, buono a rintuzzare 1’or-goglio umano :
m
La vostra nomina.nza Q color d’erba
Che vienee va, e quei la discolora,
Per cui ell’ esce dalla terra,acerba.
e il discolorimento del poeta risponde alla Notte dell’artista; ciob alla notte della dominazione Medicea. Se non
che la memoria della casa de’Medici sopravvisse non tanto
per sua munificenza, quanto per la celebrith degli uomini
di cuiseppe valersi: e forse questo Lorenzo e questo
Giuliano sarebbero nomi quasi ignoti, se non gli avesse
Michelangiolo illustrati con lo splendore de’ monumenti
di San Lorenzo.
La statua che su tutte primeggia & quella del duca
d’ Urbino. Fu chiamata e sichiamaanch’oggi il Pensiero, o voramente nell’ atteggiamento tutto concentrato,
ncllo Hpnrtlo profondo e ncllcomhrcche si addensano
BU quolla flgurn, c’& un pcnsicro, ma pensieromolesto,.
tormontoeo conto di porrtonn cruccinta con se medesima.
L a buona compngnin cho frunclwggia l’ uomo S’ 8 fuggita
da Lorenzo : e bcne sta: che la pena degl’ingrati 8 iil.
rimorso: e Michelangioloscolpì con potenza divina d
filosofo, di cristiano, e d’ artista. L’ altra figura del duca.
’
.....
..
..
.... .. .
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IN SAN LORENZO
DEI SEPOLCRI MEDICEI
renzo e Giulianode’Medici; o si pub credere almeno.
che dovette essere a lui doloroso questo incarico, molto:
pihche venivagli commesso mentregli si ingiungeva
d’ interrompere il grandiosissimo e desiderato monumento d i Giulio II. Machiponesse mente che l’artista
b amante dell’ arte (e il Buonarroti la disposb) ,. e che
un soggetto anche spiacevole, gli pub sorridere dal punto
di vista obiettivo, o dalla forma; e che, pur serbando
la reverenza e il decoro, pub adombrare un pensiero che
riveli ed appaghi l’animo suo; alla sorpresa prodotta da
quell’apparente contradizione, subentrers la stima per
l’uomo, e Fammirazione per l’artista.
La composizione deì due monumenti b architettonica.
e scultoria ; e 1’ addossamento dell’ urna alla parete Br-.
chitettata, nel centro della quale posa seduta la statua.
principale, 8 così magistralmente con essa legato, che
par tutt’ una cosa, E questo legame si forma dal sopraianzare che fanno le figure sulla cornice del davanzale,
sol che tu guardi il monumento prospetticamente alla
sua giusta distanza. L’idea generale della composizione
8 quanto mai si pub dire leggiadra e forte; ed b nuova.
di novith tutta Michelangiolesca; e l’occhio nerestadi
subito appagato,dacchh pare che il coperchiodell’urna<
sia ideato per le .figure, e queste per quelIo. Io penso
che 1’ artista abbia fatto un modelletto del Sepolcro unito
insieme colle statue, e molta lo abbia studiato; tanta 81’ armonia, la corrispondenza, e quasi direi la compenetrazione delle.parti col tutto. Lo.sporgere poi delle figure.
fuori dell’ urna, lungi dall‘ apparire -un difetto, aggiunge
invece grazia all’urna medesima, e da pandiositil e TO-.
bustezza alle statue: ed. era anzi cid necessario per rispetto alla massa architettonica che campeggia dietro-
__- ----
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MEDICEI
SEPOLCRI
DEI
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IN SAN LORENZO
.. ..
pctrazioni datea queste quattro figure allegoriche. Se-
di Nemours.posa tranquilla: maestoso 6 il suo atteggiamento, e la .faccia rivolta con vivadignith. Vi trasparisce quasi un ripensamento della caducith della vita e
della vanith delle terrene speranze.
Le quattro statue sulle urne, esprimono, come ho
detto di sopra, un concetto solo. L'Aurora 6 atteggiata
languidamente stanca, e nel visomesto e come dolente
accenna a un Giorno veloce e minaccioso. I1 Crepuscolo
pih calmo nell'attitudine , guarda con maestosa fierezza
e compiacenza le ombre della Notte vicina; e la Notte
dorme a disagio, e il sonno gli 6 caro, solo per non
udire e non vedere.la vergogna e il dannopresente.
Quanto al loro merito artistico dirb, sempre con sentimento di alta, reverenza, essere innegabile che l'espressione pare forzata, contorto il movimento,erculea la
forma : ma quegli ardimenti alquanto fuori della comune
natura e dell' ordinario modo di sentire, sono compenetrati di tanta originale bellezza, che esclusi quelli, questa
non ti apparirebbe pia qual' 8, terribilmente sublime.
Fu detto aver Michelangiolo nociuto più che giovato
all' arte, a cagione del traviamento de'suoi imitatori:
ma questo qui previde
egli stesso, e non teme di dirlo.
Fu ed 6 un errore l'imitazione; che per tal via non si
giunge . all'eserciziodell' arte vera, mentre si spoglia
del suo maggior pregio, ciod dell'originalitb. L' imitazione 6 necessaria nel beneche 6 assoluto; nel bello,
no: perciocchequesto nella sua universalith si mostra
in svariatissimi modi,secondo la potenza di chi lo mira
e lo sente. Egli.!! multifaccie come il brillante, sul quale
la luce, che 6 ,l' eterno vero, vibra i suoi raggi e vi si
specchia,lampeggiandofuochi e colori.
Non 6 da tacere per ultimo che varie sono le inter:
c o d o il Condivi, il Giorno e la Notte significano: il
Tempocheconsuma
il tutto. Secondoil Vasari (che
tenne dietro alla spiegazionedAtanodal
Varchi),' Michelangiolo intese che ad onorare i duc Duchi si convenidse non un emisperio solo, ma tutto il mondo; e percib
poseadunoilGiorno
elaNotte, e all'altro l'hnrora
e il Crepuscolo, che gli mettessero in mezzo e colwisscro
il loro sepolcro.
Più vicino a noi Go. Battista Niccolininel suo cli.scorso Del Sublime e d i Michelangelo; parve darne la
spiegazionepiùplausibile,chequella
ora generalmente
seguita, e dirb anche confermata dai famosi versi con
cui il Buonarroti fece parlare la sua Notte. Macid che
vale, dopoche in questi ultimi giorni 6 stata trovata la
dichiarazione scritta dipropriopugno
da Michelangelo
stesso? Essa si legge dietro il n.O 10 de'suoi disegni di
architettura conservati in casa Buonarroti, e dice così: *
.
'
El Cielo
Terra
e la
El dì e la noctepartono e dicono:noìabbiamo
col
nostroveloce corso condocto alla morte el duca Gìulìano : t? ben giusto ch' e' ne faceì vendecta, come fa:
e la vendecta 8 questa: che avendo noì morto luì, luì
così morto à tolta la luce
a noi, e cogliocchi chì&
.à serrato e' nostri, che non risplendono
p& sopra la
.ferra. Che àrebbe di noì dunche fadto mentre vivea?
Chi vcdcndo c? considerando quelle statuc c leattitudini loro potrcbbc immaginare che dovessero significare
Nella Disputa sulla maggioranza e nobiltd delle Arti.
Debbo alla gentilezza del carissimo amicomio
Gaetano
Milanesi la comunicazione di questo prezioso documento.
1
'E
6
n-
a.
I
74
i
DEI SEPOLCRI MEDLCEI IN SAN LORENZO
questo pensiero dell’ artista ? Quanto a me, lasciando ad
altri il giudizio, questo solo dirb: che la generazione la
quale possa fissare gli occhi della mento nelle profondita Michelangiolesche, forse non ancor nata. Ciascuno
spinge lo sguardo secondo le proprie forze. I1 Buonarroti
con potenza maravigliosa fissb il suo nell’ Eterna Luce,
nerapì una favilla, e la trasfuse nelle sue opere immortali. Gli stolti e gl’invidiosi serrati inmiliziavana
e superba rinnovarono in lui il suppliziodi Prometeo :
ma il suo cuore ogni giorno rivive per chi ha in se cid
che non muore: la divina scintilla delbello in unione
col bene. I maligni non possono sopportarlo: che l’aquila
figgo sicura e gioiosa lo sguardo nel sole, ment,re le
nottole ne restano accecate.
G. DUPRA.
MICHELANGIOLO
NELLA SISTINA
-
Le sorti d’ Italia, a mezzo del 1508, poTgevano>.pih-che mai miserande : S’addensava la vergognosa Lega .di’
Cambrai. - E intanto l’arte, come colei ehe obbedha.
all’ impulso irresistibile del precedente secolo, gittava:
vampe di luce, che neluogo n& tempo alcuno, prima
poi, ebbero mai a pareggiare. Eppure, quella triade, in;
cui, per la posterit8, doveva riguardarsi incarnato CO-testo momento maraviglioso della vitalita italiana, vi-veva dispersa, nascosta e poco men che avversata nei suoi
rappresentanti istessi. I1più annoso, nella maesth d’una
bellezza e d’una forza intellettuale giunte all’apogeo,
traeva solitario i giorni lungo la valle dell’hdda, presso
i Melzj, a Vaprio,speculando sulle acque tlclla Martesana; il più giovane,invece,nelrigogliod’una
venusta
corporea, pari all’ingcgnu, quasi divina, dopo aver pervagato tra Urbino e Perugia, erasi acconciato in mezzo
alla festosa societh fiorentina, ricambiandone 1’ ospitalita
con lavori di pittura che aggiungevano nuovi e inaspettati miracoli a quelli,dicui ingemmavasi: il terzo, in01
n
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MICHELANGIOLO
u
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NELLA
Gíulio più sordo e sdegnoso che mai, comecchè a lui bastasse la prova del cartone dei Fiorentini al bagno sorpresi dai Pisani, condotto due anni prima dall’ artista.
Fu ripetuto che gare .d‘arte e malfidc suggestioni d’artisti istigassero il papa. La probabilitd non esclude che
questi si compiacesse per proprioconto a persistere,
come chisi trova in conflitto con una volontd rivaIe
da piegare, la quale pretenda a non minore inflcssibjljtiL
della avversaria. E la piegb. A malincuore, l’ artista mise
il piede nella Sistina: se non che a quella lotta che non
poteva reggere col papa, diede sfogo rivolgendola SU Sè
stesso, torcendosi al lavoro inusato; ondeneuscìcolla
vittoria in pugno, vendicatode’suoi rivali e lasciando
sorpreso il suo iracondo proteggitore.
Dire quello che fece Michelangiolo nella Cappella di
Sisto IV, egli 6 ripetere un racconto narratole cento
volte. Ma se e vero che, per la gIoriadei gran nomi,
e peril benedichi S’ affisa in essi come a guida c a
conforto nell’operare, nonnesonomai
a sufficenaaconsiderati gli atti, certo ci sarà fatta indulgenza del ritornarvi sopra chefacciamoin
questa occasionesolenne.
La Sistina, anzicllè una cappella di un pieno stile architettonico, degna d‘una corte pontificale, aveva l’aspetto
di una vasta e nuda aula colossale. Le sue forme iconografichc sono quelle d’un rettangolo, i cui lati brevi m i surano un tcrzo dei lunghi ortogonali (m.i 14
m.i 41);
talchk, qui, clovc si numerano sei altc fincstrc. per lato,
trovi luogo pcr duc soltanto ncllc teste, delle quali,
perb, solo quella sull’ingresso no va munita. Essa fu
innalzata nel 1473 da qucl Baccio Pintelli o meglio Pontelli che,dall’ origine sua, aveva portato nell’ arte architettonica le eleganze e le grazie dell’intagliatore di
tanto, sui trentatrk anni d’et&, ben altro che avvenente
nell’aspetto,dall’occhio sfavillante, ma dal sorrisosdegnoso, tarchiata del corpo e poderoso delle membra, come
ferreo per tempra di mente e d’animo, reduce da Bologna, si stava solitario a Roma, aspettando gli ordini
del papa, Giulio II, al quale erasi legato non gis siccome
a principe, e ancor menocome a capo dclla CristianitA,
sibbene da paro a paro,da artefice a commettente.
Michelangiolo e Giuliano Della Rovere, due tipi così
uniformi nel fondo dell’animo e che sembravano fatti
per intendersi e interpretarsi, dovevano invece, a volta
a volta, darsi di cozzo, e non era detto che sempre il .
papa neuscissevittorioso.Questi
aveva allogato allo
scultore fiorentino il au0 sepolcro : approvato il disegno,
commessi i marmi ; nondimanco 1’opera procedeva a rilento. L’artista, distratto da precedenti impegni, trovava
.il suo riscontro nel papa pih chemai
assorto nelle sue
imprese belligere contro Bologna e Ferrara. A Bologna,
Giulio ‘volle innalzare non una tomba, ma un papa vivo:
e fu ancora la mano e l’ ingegno del Buonarroti che
fece interpreti della sua volont&. Al principio del 1508,
la statua di bronzo, cui era serbata così pronta. e misera
fine, torreggiava gih davanti alla porta maggiore di S . Petronio. L’artista, stanco, erasi allora ricondotto a riposo
nel seno della famiglia a Firenze ; ma l’indomita irrequietezza del pontefice non ebbe a lasciarvelo adagio. Nel
marzo istesso del 1508 lo volle presso di S&, a Roma.
Egli aveva finito -allora appena d’averne messe alla prova
le facolthcome qtatuario, che lo pungeva la smania di
cimentarlo come pittore. L’artista protestava della sua
imperizia nell’arte del pennello, e specialmente del lavoro
i n fresco, di cui trattavasi, ma si trovava di fronte. a
r 3 s I
SISTINA
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MICHELANGIOLO
tlclla vita di Cristo. Alcuni santi mitrati sorgevano negli
q m i parietali tra le finestre.
Tale era l’aspctto della cappella, allorchb vi s’insedib
il secondo dei Della Rovere. Ccrto, Giulio II, mirando le
opere intorno commesse dallo zio, non sapeva elevare lo
sguardo alla disadorna soffitta senza u m stretta dispettosa.
Così il suo pensiero era corso a Michelangiolo. Fra
le moltemclnoricdilui
perdnt,e, ci rimane questa che,
il 10 maggio 1508, egli saliva le scale per accingersi
a quell’opera, da cui gli dovcva venire fama imperitura.
Convien essere ignaro affatto dei preliminari imposti
da queste grandiose opere, per credere che non vi avesse
postu lnente ben lmlt,i luesi y h a . Tutt;ivin, CSSO i: Lulu
clci pullti più oscuri dcllc SLIC mcmoric. C,i pare basti
riflettore clleucldocumento citato appaiono intelligcnzc
prese gis col cardinal di Pavia, Francesco Alidosi, che è
conle dire prima del 1508, quando entrambi trovavansi II
Bologna.Allora l’art.ista, nclsuo segreto, ebbe certo a
maturarne l’ invenzione, nè i cartoni dovevano tardargli
sotto mano: inoltrc, colorochedovevano assistcrlo ncll’opera erano giA presti a Roma, e i ponti ebbero ad
esscre due volte composti, quclli dapprima accomodati da
Bramante non rispondendoall’uopo ; c ad ordinare e
compirc tutt.e queste cose sarebbe stato oltre ogniconfine insuficicntc il tempocorso dal marzo al 1n:Iggio.
Ci sia dunqucpermesso di crcclcrlo: il I3uon;lrrBoti da
oltre unanno, hrsc, ne mulinava il pcnsicro, ma come
un vago progctto intimo, lontano, ncl quale 1’Alidosi e
Giuliano da Sangallo per ur1 verso, e Bramante d’Urbino per un altro, soffiando dentro a gara, venne a vita
primadell’ ora che era lecito pensare,
legname, contemporaneo a Bramante, in Lombardia. La
parte terminale, all’ alto della sala, gira a mezza botte
su lunette ai quattro lati egualmente: la sua grettezza,
spoglia corn’ 8 di corniciature di sorta, meraviglierebbe
se non ci paresse di vedere in essa riflesse le consuetudini claustrali dell’ anticogenerale dell’ordine di S. Francesco, come era stato Francesco Della Rovere; il quale,
mernoredella poverth del cenobio teste lasciato, non
poteva n& voleva desiderare di pii nellanuova sua residenza del Vaticano.
Cotesti sentimenti da monaco mal s’accordavano col
fervore dei tempi e colle aspirazionidel papato. La maesth
del luogo come quella dei riti v’imponevano il maggior
decoro, mcntre la nudith istessa della cappella pontificia
era un appcllo alla pittura come al pid libero dci campi.
Sebbene più tardi, fu il medesimo Sisto che chiamb per
essa il Filipepi, detto Sandro Eotticelli, da Firenze ; il
quale, circondatosi della plciadepiù splendida della scuola
fiorentina del tempo, vi accorse, e comincib quella serie
di lavori chein granparte rimangono tuttodi oggetto
d’ ammirazione e di studio.
Non c’ indugieremo davanti adessi : 6 necessario,
perb, di ricordare che le storie furono allineate sopra una
lista continua sotto le finestre, e che ripiegavansi pure
sulle pareti dell’ altare e dell’ ingresso, per guisa che se
ne noveravano sei pei lunghi lati, due sulla porta, e tre
alla fronte. Partendosi dal centro, sopra l’altare, dove era
figurata l’Assunzione della Vergine col ritratto di Sisto IV, per mano di Pietro Perugino, le storie distendevansi in due rami; a sinistra di chi entra, e quindi
dal lato del Vangelo, correvano alcuni tratti della vita
del sommo condottiero degli Ebrei; per riscontro altri
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NELLA SISTINA
MICHELANGIOLO
-.-.-
dall’ artista per sottrarsi ad un incarico per l o meno prematuro, quello
vero e sentito fu la sua imperizia nella pittura in fresco ;
laonde quando f u gtocbforza il cedere, gird intorno lo
sguardo per avere almeno un seguito d’ aiuti, come cosa
che non disdegnavano i migliori. I1 10 maggio, egli si
presentb, adunque, con una breve, ma valorosa scorta.
Erano in tutto sei: tutti venuti
daFirenze, se non fiorentini,Francesco
Granacci, Giuliano Bugiardini, Bastiano da Sangallo, Iacopo del Tedesco detto di Sandro,
Iacopo detto l’Indaco, finalmente un Agnolo di Donnino.
Coetanei delBuonarrotigli
uni, come il Bugiardini;
maggiori d’ anni altri, come il Granacci, e forse, i due
Iacopi, allievi di Domenico del Grillandaio ; così, Bastiano,
dettoI’bristotile,accettato a raccomandazione del protettore suo; ignoto l’ultimo, forse un semplice pittore di
quadrature ; comunquc , dimostrano riunitiintornoal
grande artista, corne questi mirasse a circondarsi, eccettuati forse i due primi, di artefici, della cui praticaccia
nel fiescare potesse trarre esempio e profitto perlui
stesso. Ci confermerebbe in tale ipotcsi il fatto ricordato
dai hiografi dell’artista, che mal soddisfatto del loro colla-.
borare, una mattina gittb a terra ogni cosa e racchiusosi
solo sul ponte, vi ricomincib 1’impresa sua solo, togliendosi così risolutamente e tacitamente, come l’indole sua
voleva, alle inevitabili importunits dei respinti, onde ne
andarono in .breve rassegnati e dispersi.
Dopo quanto tempo dal principio dell’opera cib avvenisse e quando, di nuovo e solo, si appigliasse al lavoro
non è dctio, bench& sia facile dedurlo da una singolare
circostanza. La B il nuovo lamento portato innanzi al ponteficecirca la sua inettitudine a cosiffatta specie di la-
Fra gli ostacoli messiinnanzi
..
.....,....
P
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vor0 col fine d’ andarne ancora una volta esonerato. Erasene risoluto, vintodalla mortificazione per certe CBOriscenze saline,di cui s’ erano coperte lesuepitture
autografe. Ci&deve bastare ad avvertirci ch’egli vi aveva
posto mano nell’ invernata,chequantodire
alcuni
mesi dopo il brutale licenziamento degliaiuti,lavorandovi neltempo dell’anno meno propizio per rifarsi del
perduto, con quel ben noto effetto, bench& effimcro, di cui
si dava colpa, e che 1’amico Giuliano da Sangallo gli q ) prese a scongiurare, animandolo insieme alla continuazione.
Ci sia permesso di pensare altresìche ‘?abbandono
degli aiuti ebbe in lui un altro stimolo : quello di togliersi
d‘ intorno test.imoni, sempre uggiosi agli artist.i, nel brancolareincerto tra il tentare ed il pentirsi. N&poi egli
era diquelliche
potesse riprendere da capo unlavoro
senzanuove ìdee: vu01 essere attribuito, anzi, a qucsta
interruzione 1’avere al1argat.a la pittura a tutta la v0lt.a
einvase fin anche le pareti, mentre chc dapprima cloveva stringcrsi al centro di essa. Sia che si vog.1’
’ la, soll
circostanze tutte che dimostrano il ritardo interposto alla
ripresa del lavoro,
Ora non ci rimanechefarci
sul ponte nella solitudine dell’ artista.
La vi)ltn quale fu archeggiatadalPontelli,
vcniva
adinsistmc sulle pareti verticali per rnczzo (li Innottc
semicircolnri i t fine di mcglio ;lsscstnt*:lc? il peso: rispondevano esse n1 s u p m o rzwo d d c fincstrc; onde si numeravano sei per ogni likf,o, c tluc per ciascuna testat.a:
combinazione qucsta, trista c monotona. I1 primo pensiero di Michelangiolo fudi mutarne, se non la forma,
1’ aspetto. Simulò,pertanto, mediantecorniciature
di
d
F
:I
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MICHELANGIOLO
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.
stucco, spiccate dallecorna dei mezzi tondie congiunte
oltre l’arco, ad un terzo del girar dellavblta, un pari
numero di vele triangolari: da questa avvcduta cornbinazione ottenne seivele
libere ai lati, qnante gono le
finestre,e quattro spazi più ampiagli angoli pel reciproco incontrarsi di quelle che ivi cadono. Dal che per
Michelangiolo un doppio scopo: indurre as1)ctt.odi maggior gittata eleggerezza allavdlta;creme
un seguito
di piani curvilinei fiammeggianti a modo di pennacchio,
donde trarre ragione per la contestura del suo progetto.
Egli,infatti, tolse occasione dal peduccio clei pennacchi per estollere da essi 1’ organismo architett,onico,
di cui voleva strumento il suo pennello. AEdandosi alla
virtù di questo, immaginb tutto intorno l’ elevarsi d’ un
claustro marmoreo coronato da una robusta cornice architravata; e nclla paretedi esso,int.erpolata da pilastri sporgenti, fece in guisa chequelli pill d’ accosto ,
stanti sui pennacchi,si rinserrassero, e col claustro a
modo di dossale vi dessero luogo ad una corona d’insenamentiaforma
di catt.edra. Disopra dcl claustro lo
spazio rimaneva aperto a pieno cielo: SC non che questa
apertura ipetrale parve tosto all’aytista, prendere forme
sgraziatissime, com’era infatti quella d‘un lungo e stretto
rettangolo, seguendo le simmetrie dell’aula, poichb ne
tolse argomento per chiuderla ad intervalli,
simulandovi
gittate cinque grandi arcaturea botte, nascenti dagli acroteridellecattedre
designate.Da questaardita combinazione architettonica ne venne lo spazio aereo diviso in
nove compartimenti, alternamente eguali, cioe in quattro
vasti lacunari che vaneggianoverso l’aperto cielo e in
cinque inquadrature negli archi di vblta, corrispondenti
allo spazio verticalc dei dieci seggi marmorei.
I
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NELLA SISTINA
(Y3
11 concettodell’artista
non era concib giunto ancoraal mezzo del suo cammino: quellafreddae rigida
compagine architettonica cllicdcva animae
moto per
mezzo dellafigurativa umana. Qui la potenza creatrice
di Michelangiolo si mostra sconfinata; conun miracolo
di fecondita artistica non lascib angolo, in cui la vit,a
non vi rifluisse. I vani dell’etere, il vblto dei grandi archi,
i .quadrilateri curvilinei negli angoli della vb1t.a portano
tredici storie più o meno complicate. Oltreclicid , l’ intero claustro, acroteri, piedistalli, timpani, mensole, gira
scaglionato di figure diverse,performa,permisura,
per carattere, per et&, le quali non sommano manco di
un centinaio: cui imp0rt.a aggiungere le figureche isolate o a gruppi vari prendono posto nel seno delle velc
triangolari e negli spicchi semicircolari dei mezzi tondi,
le quali arrivano ad un numero non minore di quello
delle vele, ein tutto forse un altro centinaio.
Davanti all’ affollamento di queste figuraxioni, le proporzioni dcl prescntc scritto suelJ1wu fwilulcllt t) viultti (‘,
se non ci rcstr-ingesaimo ai punt,i principdi, per q~7nsto
la vastit.& clel soggatto lo permette.
Nell’ alto cielo della volta si svolge la grande pagina
della creazione, secondo la tradizione rnosaica : corn’ era
ovvio, gliene venne il concetto dalle pareti. Ognuno
dei now campi apresi ad una storia,equeste si SUCCOdono scnm tcncr conto dcll’alterna divcrsn natwa c misura di essi. A partirc dal fondo dell:^ cnpl)clla, c primo
incontrando un campo minorc, vcgpnsi : 1’ Eterno che
separalaluce
dalle t;encLrc; - poi,la creazione clci
duegrandi luminaridelciclo;
- lo spartimento delln
terra dalle acque : - la creazione dell’uomo; - quelh
della donna; - la tentazione dei primi parcnti, il primo
I
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84
MICHELANGIOLO
peccato e insieme il primocastigo; -il doppio olocausto di
Abele e di Caino; -il diluvio; ultimo, l’ebbrezza di
Nob.
Per importanza di creazione, dopo questi, tengono il
secondoposto i profeti e le sibilleche l’artista assise
nelle cattedre del claustro, Non ci faremo per ora che a
segnarle a dito : sulla curva ‘dell’altare,Giona; sulle pareti
da lato, alla sua destra, Geremia, e d i seguito, la sibills
Persica, Ezechiele, l’Eritrea, Gioele: a loro riscontro, la
Libica, Daniele, la Cumea, Isaia,la Delfica. I1 ciclo è
chiuso dalla figura di Zaccaria, l’ultimo.dei veggenti, che
pende sull’ingresso principale. Agli angoli dove si coufondono le vicine due vele, stanno quattro composizioniminori : il trionfo d’ Ester; - il serpente di bronzo ; Giuditta vindice del popolo ebreo; - Davide che tronca.
il capo di Golia: più abbasso entro le vele e nei segmenti
circolari, talora nggruppamenti, talora semplici figure, in
cui la lunga progenicDavitlicagiaceassisa
o stesa a
terra in atto di riposo e diaspettaxionesolinga.
Pogsiamo ormai cogliere
la sintcsi dcl concctto. Non
v’ha dubbio, prendendo a ragionc IC storic modcstamentc
sparse dai suoi antesignani sulle pareti, l’ artista intese
epilogarnc il senso nel ryaffigurare la causa iniziale della
venuta del Rcdcntore. La creazioncdel mondo e dell’uomo, il suo fallo, il lungo suo castigo, il primo giusto
e primo Salvatore ne sono i prodromi: i profeti e le sibille, banditori alle genti della venuta del Messo di Dio,
ne sono l’anello di transizione ; come tal sono ‘i raffigurati- della schiatta di Jesse aspettanti dalloro segreto
il Vaticinato d’Israello. Le quattro storie angolari, tolte
dalle paginebibliche,alludonoesse
pure al tempopromesso e alla doppia gloria di Lui e della Vergine madre,
trionfatrice clell’ímtico serpente.
L’elevatezza ela serieth del pensiero artistico non
soffrono raffronti. Quanto costituiva la scienza teocosmica
del suo tempovi &. epilogato : cll’ e ancora quella dei
primi padri della Chiesa, e qucsta crcazione postuma di
veggenti d’ambo i sessi noi la riscontriamo gis nella
iconografia cristiana prima del millc, dcllc cui miniature
usb largamente il risorgimento artistico italiano c, Michelangiolo più arditamente di quant’ altri.
Cid che pare ancor meglio prodigioso sono la semplicith e la chiarezza del concetto incosì varia complicazione
di elementi: ma va distinto ancor più per 1’ arte grandiosa e potente, con cui gli diede forma e unith. Egli &. in
questo che si mostra più che mai sublime edunica la
personalith del maestro. I soggetti svolti dal suo pennello sono pur quclli trattati le mille volte prima e dopo
di lui ; ma chi non sente davanti ai suoi lo slancio d’ una
.mente vigorosa che spazia nell’ infinito? Giammai prima
d’allora non si stampb a segni-pihcaratteristici l ’ i r n ~ m n n w
dramma caotico. In quattro dellecinquegralldi composizioni,incui l’ Eterno appare crentorc, qucsti t.ras\-ol;l
nellospazio,colla rapidith delfulmine,immaginevcncranda degli anni e delsenno maturi e del corpo incorruttibile. L’artista ha reso evidente questa idea specialmente nella storia della creazione della luce, nella qunlc
l’immagine del Creatore vedesi contemporaneamcnt,c d i
fronte e da tcrgo, quasicheall’occhionon
fossc tempo
per affissarvisi, chc si&era sparita. Ancor.piu mirabile
è il momento, in cui infonde vita nell’incrte massa della
plasmata argilla. Ncllc forme umane questa giace distesa
e sonnecchiante sulla vetta d’una rupe : il supremo Creatore gli trasvola daccanto trasportato da un aureola di
spiriti dell’aria; a lui basta lo stendere del braccio, allun-
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gando l’indice, perche scatti, pel tramite della protesa
ma110 d’Adam0 e quasi attratta a forza, la scintilla della
vita, onde questi pare che tutto si risenta, sollevandosi
improvviso. In questa composizione si direbbe che 1,811tista ha divinato la modernascienza dell’elettricismo.
e le forme della sua trasmissibilith. Nella storia seguente
non meno notabile la figura d’ Eva che alla voce dell’Eterno si leva timida e pudica dal fiancod’Adam0 ,
vestita di grazie femminili, quali l’artista giammai non
ebbemeglio ad immaginare.
Allorquando egli ponevamano a queste invenzioni,
le prime in ordine di storia, egli aveva gis condotto a
termine le altre quattro, fra cui quella del Diluvio, che fu
il suo primo lavoro a fresco, e segna ïl momento dei suoi.
tentativi solitari; infatti v’ha di che avvedersene. Come
in brevissimotempo avesse superato lo stadio imparaticcio, e vinte le più ardue prove del freacante, lo attestano poi le figure delle sibille c dei pro€eti che siedono
intorno a questo Ambito anteriore della sala. Aveva egli
allora varcato di poco il trentesimo anno cl’ eta, e vi mostrava la coscienzadelpienopossesso
dclle sue forze.
Il pensoso e insieme ispirato Isaia, la tranquilla Eritrea,
vegliante nella letture al lume d’una lucerna, cui un
putto rinnova l’ olio, la veggente Delfica col guardo fisso
nell’avvenire, segnano gis il novo periodo. Un gran passo
compitodall’ artista fu quello al certo nell’opera dei
nudi garzoni che si raccolgono in. vario modo seduti
sugli scamilli superiori ai pilastri del claustro, dove tengono in mezzo le brevi gtorie dei sottarchi, e hanno a p
parente officio di reggere con bende o festoni di frondi
le medaglie simulate d i metallo a fianco delle storie anzidette. Sono questi, pifi che garzoni, atleti dalle membra
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tihiclle, la più chiara protesta contro quella pittura
sciocca, quale ingiustamente la definiva il Buonarroti,
c come chi volesse significare insipida,
per cui si vanta
e si ammira i n oggi il quattrocmto it,aliano. Sono essi
liberamente atteggiatia riposo, ma con tuttii segni
d’una reale inquietudine, siffattamente si stanno male
adagiati, e colle membra contratte sopra S& stessi. L’artista non fece che tradurvi la nota dominante dell’arlilno
suo, e per questo sono ammirandi. Nelle figure degli antecessori della Vergine la tranquil1it.Be la solennita della
posa sono ben maggiori, ma da questa pure si rivela
una energia quasi morbosa che non permette la quiete e
1’ abbandononemmanconel sonno; e valga n prova l n
sua giustamente celebre statua connessa al sepolcrodi
Lorcnzo de’ Medici, la quale si contrac piuttost,oche giacere dormente sul lubrico pendio, dovc la colloco l’artista,
Prima di pondcrare nelsuo tutto il merito artistico
dell’opera, non pub esscre inutile di notare u n e1wwc
che di mano inmanosipassarono
gli scrittori chene
tennero parola, a cominciare dal Condivi. F u deth fin
dall’origine che l’intera volta fosse il lavoro di venti
mesiditempo.Sappiamocon
assoluta certezza essere
stata incominciata lapittura il 10 maggio 1508, loche
persuade gi&che i cartoni si avessero giA preparati :
sappiamoche,dopo la data medesima, il primo lavoro,
quellocondotto colmezzo degli aiut.i, vennescanicato
per intero; snppiamo che poscis fu ricominciato di nuovo
da lui solo, e al motlo ist.csso sappiamo la prima sua
parte, ciok la meta anteriore, cssere stata scoperta, sebbene imperfetta, pel giorno primodel novembre 1509 onde
soddisfare all’impazienza diGiulio II che, pel giorno indicato, voleva sgombra la cappella al fine di celebrarvi
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l’ ufficio divino, ma effettivamente per mostrare come col
suo pugno di ferro aveva piegato il piil inflessibile degli
artisti. È chiaro: la prima met& della volta aveva costato
al Buonarroti oltre a dodici o quattordici mesi; come non
argomentare che almeno un egual tempo abbia richiesto
l’altra meth che b la parte più accurata e quindi meno
rapida dell’ opera sua? Qui, i suoi biografi contemporanei
e i ciechi lodatori caddero nelle più strane contradizioni:
nulla giova a noi dirilevarle, contentandoci di sapere
per una lettera dell’Alidosi, nel 1510 starvi egli tuttavia
intorno,edueanni
dopo sussisterviancora i ponti; le
quali circostanzelascianosupporre, per la sola seconda
parte, ben oltre i venti mesi chedalla comune degli
storici d’arte si accetta ad occhi chiusi per tutta l’opera,
confondcndo il primo intervallo, dal maggio all’ottobre
dell’anno successivo, per quellodellavorointero.
A noi lontaniposteri del grande artista, se 6 possibile comprendere l’ entusiasnlo ccondonarebenanche
leintemperanti ammirazioni del diluitempo,
a noi 6
ancor meglio dato di misurarne il valore e le conseguenze
di fronte ai suoi successori. Non v’ ha dubbio ; la valta
della Sistina 6 , non che il sovranolavoro dell’ artista
sommo, il più grande dei lavoridel suo tempo, imperocche la sala della Segnatura non erasi ancora aperta
a contendergli il primato. Non v’ ha dubbio del pari, che
egli spianb la via dell’ Urbinate; e da questo lato, 1’ammirazione nostra, concorde con quellade’suoi conternporanei, 8 inappellabile. Ma l’ ingegno oltrepotente del
Buonarroti, nell’ impeto dell’animo più che della mente,
smanioso di romperla colla tradizione, mal riguardandola
quasi catena alla liberta delpensiero, devid dal logico
cammino dell’artepergittarsi a capofitto nell’apoteosi
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11011’ oncrgia vitale edella forza animale, mediante la
Iwstanza e la gagliardia delle forme corporee clell’uomo.
U n drappello dei migliori, ilBdticelli,
il Signorelli,
il Vannucci, che lo avevano I)rccorso ncllavoro
alle
pareti dellaSistina,vivevanoancora.Essi
clhcro certo
a strabiliare clella fantasiaprepotentc c frtlminea del
loro successore ; ma ebbero, nell’ atto istcsso, c w t o a
domandarsi nel segreto del loro animo (cllb il farlalislun
del tcmpo non avrebbe permcsso pubblicamente) SC ncll’Eterno splendcvaquellamaesth
tranquilla e serellit
che dal nulla suscita il creato colla sola forza del verbo;
se nome diprofetie
di sibille meritasseroquelle ralligurazionidisagiate,dalle
pose convtIlse, dalle estremith
contratte,aggranchiatc, ravvoltolatein
un culnulo (li
panni c h vincc il 1)isogllo c il carico dclla persona; se
gli adolescenti oncle si corona il sommo dcl claustro, piil
ehe gcmelli nell’aspetto, usciti da un modcllo unico,
nonostantc la varicta delle teste, e poi,tt1tt.i mcmlwnti,
fvcmcnti d’inqnictudine ncl violento loro riposo, rispvndcsscro con qucllc fvrmc marnlorec, con clue;oli atti di
ginnada, con quclla picna nudita del corpo, alla sarlt,itti
del luogo e alle idee stesse dell’artista? Ma ormai era
vana ogni protesta : lacaterattaera
dischiusa : quel
portentoso contesto diossa, di muscoli, ditendini,di
cui consta la macchina uomo, pretendevaal picno cd
unico trionfo ncll’arte: in altre parole, la matcria volcva
il dominio srdlo spirito, c la vittoria parcv:i tanto grande,
quanto più talc era colui chcnc inalznva il vessillo.
Per l’ artista non cra pcrb ancorala pienezza del
trionfo : arrovellavasi, minacciato, come si credeva, dal
giovane e degno suo emulo,entro i suoi confini della
Sistina e nella continuazione istessa del suo lavoro. Non
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altma, compresi i due mezzi tondi, su cui s’imposta la
vdlta, onde uno spazio pocopiùd’ un quadrato, dicui
la verticale tiene l’altezza maggiore. La composizione
invade intero questo campo,ma si divide e si suddivide
i n aggruppamenti diversi. La celebrita acquistata, fin
da principio, da questodipintoci dovrebbe cscntare da
qualunque cenno, se non fosse necessario di porne in sodo
il generale compartimento per meglio coglierne il senso.
Nonoccorre dire checollocbin alto la parte celestiale
della sua composizione; a destra delCristo gli eletti; i
reprobi, dall’opposto lato : al basso, l’inferno; e compì poi
lo spazio intermedio di scene aeree che congiungessero la
partme
superiore colla inferiore. In questa disposizione che
l1arrehbc nmlotonn per simmetria, ne studib così vario
1;
e s l w ’ t m e o il ~r~ovimcnto
che, mentre non ne va alte-
II
rata la unita della scena, nulla ti ar~ivacli preconcetto
o di artificiato: pcrtutto v’ha qualche cosa che mira it
toccarci in modo singolare. Cosi, la scena inferiore i:
distinta in duc parti : a sinistra dello spettatore, la re-
!
surrezione dei morti: IC tombe si spalancano, ln terra si
squarcia pcr dar passo evocati
agli
dalle tron~becelesti :
i corpi si levano sotto tutte
le
forme
del
cadavere, dal
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NELLA SISTINA
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Giudizio
finale,
siccornc
soggctto nell’indole delle di lui
ispirazioni. Nb il papa ingannavnsi; sennonchbdi poco
tardava a discendere nella t,omba (settembre 1534). F u
per tal modo che toccb al successore suo, Paolo III, un
Farnese, l’onore di .connettere il proprio nome alla grande
pagina che Michelangiolo aggiunse alla sua vblta. La
nuova sua opera comincib, peraltro, con un doloroso sa-.
crificio: avendo essa a distendersi dal piano della mensa
dell’ altare al sommo della parete, fb forza mandare a
male le tre storie a fresco del Perugino. Il nostro tempo
cedendo anche davanti al sommo artista, avrebbe proceduto ben diversamente coimezzi di esportazione che
gli sono comuni.
La pittura del Giudizio, mentre prende la parete in
tutta la sua larghezza (m.i 14), elevandosiperb disopra dell’ altare, non ne occupa che circa due terzi della
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ne andb tranquillo se non quando Giuliolofece
certo
della sua parola che nessun altra mano sarebbe venuta
a violarne la soglia.Non b supporre troppo il credere
che da quel momentobalenb alla mente di Michelangiolo il pensiero di affrettarsi amettere pegno sulle
pareti ancor libere. Madovevano corrcre quasi trenta
anni, da quel giorno,prima che il proposito diventasse
realt&, ed intanto su lui erasi versato il pcso degli anni,
comeche toccasse il sessantesimo anno cl’ et8 quando vi
S’ accinse.
I1 secondo dei Medici, Clemente VII, che nell’ intervallo di tempo erasi assiso sul trono pontificio, quasi
ad alleviare 1’ artefice dalle noie,onde lo aveva distratt,o per la sua Firenze, lo richiedeva un giorno di
recare a fine 1’ opera della Sistina, e gli proponeva a.
tema della parcte sovrastante all’ altare
la
storia del
il
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nudo scheletro alla mummificazione più o meno compiut,a,
fino alla freschezza del vivente, e o nudi o traendosi dietro la sindone o le fasce funerarie, in cui furono avvolti.
La boccadel Tartaro nel mezzo, occupata da alcuni demoni alle vedctte, scrve di transizione al lato destro, dove
la scena dell’etcrno castigo 0 piena di terrore, d’angoscia
e di lamento.
Un somigliante principio d’ ordine equilibra il campeggiamento intermedio nel libero aere. Nel mezzo s’ qgruppa isolato unnodo d’ angeli chedannofiato
alle.
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trombe rivolte verso i quattro vent.i della terra, mentre
due di essi tengono spalancato il libro, in cui 8 scritto il
diverso destino delle anime : ai fianchi di essi la doppiacorrente degli eletti e dei dannati, ascendente l’una, discendente a precipizio l’altra, presenta uno dei contrasti piil
caratteristici: coi primi e uno spettacolo di pace, di concordia, di benevolenza; essi ascendono lcggicri, sorridenti,
soli, a ‘gruppi, taluni porgendosi la mano o abbracciandosi, sollevati quasi, da un’ attrazione occulta: e tra coloro che si levano dalle tombe chiamati alla gloria dell’ empireo e la coorte dei santi non v’ha quasi soluzione
di continuit& Al contrario dall’opposto lato, si affaccia
la lotta, l’ accapigliarsi forsennato; i maledetti che nel1’impeto della disperazione vorrebbero abbat.tere le porte
del cielo, davanti alle quali sopraffatti dagli angeli sono
ricacciati a colpi di pugilato, intanto che gli spiriti dellc
tenebre li traggono al basso,avvinghiandosiloro
alle
membrainferiori.
Nel paradiso, il posto eminente ¿? tcnuto dal Cristo
giudicante : alla sua destra la madre : ai fianchi, ai piedi,
tutt’intorno la coronadei santi 6 in prima linea, degli
apostoli,dei protomartiri: sull’ alto, nel senodei mezzi
tondi, uno stuolo d’ angeli per ciascun d’ essi palleggiano,
a -simbolo di trionfo, lacroce,la
colonna egli altri
strumenti della passione del Redentore.
Tale S’ affacciadiprimo
tratto questa paginasmisurata, tragedia finale de1l’umanit.A. L’ idea predominante
8 il giorno dell’ ira divina: la terribile parola di maledizione trova un’ eco pertutto : e l’ animo sarebbe tentato di ,togliersi da quello spettacolo, se qualche cosa di
ben affascinante non lo tenesse incatenato davanti: 8 il
fascino irresistibile del genio.
NELLA SISTINA
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Si lasci al tumulto deiprimi affetti sottcntrarc la.
calma dell’ osservatore, e lo spiro che dal lavoro vi
aleggia in viso, vi porta 1’ ecoclcllapoesia
apocalittica
e dantesca, in quanto esseposseggono di piùspettacoloso e insieme di piùplastico.Quindi,ncssunverosentimento cristiano, nessuna schietta clcvmionc rcligiosa.
Piacque vederc nell’opera analoga del Siguoldli nel
Duomo di Orvieto il Seme di quella della Sistinn. Qllalcl~c
fortuito e inevitabile incontro non basta. Vi n~ancala
prima condizione, 1’intimo sentire dell’ artista. Del resto
nel Buonarroti ferveva il desideriodisvincolarsi dalle
troppo ascetiche consuetudini.Ond’echeilCristo
SLIO
si mostra il sommoGiove dantesco; anzi un Giove tonante, cui manca il fulminc in pugno, per essere quelle
d’Esiodo. Ln, mndro sun 6 una femminetta sbigottita senza
il contegno regale della predestinata nella, stirpe di David:
apostoli e santi coisimbolidel martirio sono un’incomposta accozzaglia gesticolante di esseri umani più o meno
irh-amente nudi, dnllcforme erculce, dagli alti ignobili: si crcdcrcbbc un olimpo pagano tunmltunntc in anlli
per respingere la s~r2l;~t;t
clci figli delle tcnebrc. Gli nngeli non sono 1’aligcra c composta schiera dell’ aria ; noli
posseggononemmeno gli strumenti per rcggervisi, eil
loro corpo istesso, tutto terreno, non ha che lo distingua
da quello dei genii d'Averne. Nè, per compiere la prova
dell’ispirazione dantesca epagana, vi manca il negro
Acheronte, c Carontc dagli occhi di bragia che a colpi di
remo sollecita i pigri, c il ringhioso Minosse doppiamente
avvinghiato dal serpe, e ncmmanco il peccatore carcato
con .ambo l’ anche sull’ omero d’ un demonio; tanto che
nella costoromasnada vi pare di riconoscereMalacoda
e l’immonda sua famiglia.
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Non deve recar meraviglia se ad una ispirazione così
esteriore e pagana in tutto corrispondano le forme. I1
Laoconte e 1’ Ercole Farnese se ne stimerebbero i modelli: l’ abuso delle nuditA cheallibirono Paolo IV, richiese le brutture peggiori di Daniele da Volterra; tutta
la disposizione poi delle figure segue un moto turbinoso,
quasi che fossero i,n preda alla bufcra infernale che mai
non resta. Oltre di cib, il carattere predominante, ancor
più che nella valta, t!! quello di lavoro fatto per la
scultura:e non solo & presentata la composizionecon
tale un ordinamento a pianichepotrebbesenza
grandi
difficolta essere tradotta in un vast.0 bassorilievo, ma le
parti carnose eccedono tanto nell’aspetto muscoloso e
solido da sentirsi la materia del m.armo. È una vittoria
compiuta del sensualismoplastico, della scultura sulla
pittura.
Nonabbiamo fatto parola dell’arte di Michelangiolo
nel colorire. Corn’ 8 ovvio, dopo quanto si disse, egli
non vi pretendeva punto, ed era questo così lontano dai
suoi vanti che si confessavanel sonetto a Giovanni da
Pistoia, nofi pittore. Tuttavia, ilcolore nella Sistina
adempie abbastanza le necessii3 dccoralive; e come egli
prestava le sue ispirazioni a Sebastiano del Piombo, da
l u i doveva torre in ricambio qualche cosa,ed era quel
sentimento, sebbene invero affatto personale, che questi
aveva recat.0 seco dalla Scuola Veneta. Oggi, peraltro,
non sarebbe possibile un sentenziare securo. I danni
gravi che entrambi i lavori ebbero a soffrire dalla pold)
vere, dal fumo degl’incenai e da quello dell’arsione delle
schede dei Conclavi; poi, inoltre, le sconciature in alto,
gli screpoli della valta, talchd alcune delle figure andarono, pih che guaste, perdute; quelle patite dalla pa,
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RETJLA SISTIXA
MICHELAXGIOLO
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reto provenienti dall’ ardore rlci lnmi, dallo sfregamento
tlcllc scale e degliapparat,i ccclcsiastici; peggio ancora
quclle recate dai pretesi rcstaurntori, - danni e sconciature, diciamo, oltre ogni dirc misormtli che ottenebrano
gran parte della valta, dovc f u dal ttmpo rispettata, e
hannopressochècancel1at.ala parte piil bassa del Giudizio. Il dcstino pare irridere agli sforzi m l : u l i d i conservazione, dove più forti nesono IC ragioni c l’atnotv; e
all’artc nella cappclla di Sido IV non ftz molto piil I)otlig:.no
clle a quella nel refettorio delle Grazie. Davanti all’ irlcsorabile ira deisccoli i duo grandi emuli, Leonarclo c
Michelangiolo, vanno qnasi del pari. Al secondo fece pi<l:
lo arrestb nel suo proposito clic era di dare un riscontro
al Giudizio, sull’opposta paretc, colla cacciata di Lucifcro
dall’ empirco.
Qualora si riguardi la doppia opera rlell’artista istesso
nella Sistina, un nuovo ordine di considerazioni nemcrgc.
La superioritg artist,ica della prima in ordine di t,cnlpo
6 cosaormai(1s
tntt,i p~*oclam:~ta,
bcnchc ne vada piil
f i ~ l ~ ~ olas nscconrln. LA, 1’ artista asmrgc nella ma. vil-ginith diconcctt9 c di mano: qui, ilcancroche nc 1’0deva gig l’ascoso congegno, 6 fatto l i ù che mai mnnifcsto,
l’ esagerazione, la violenza fatt.a al vero e alla dignit8
dell’arte. Nonsi ravviserebbe davvero ncl suo autore
quel dessoche nelle sue poesie si sdilinquiva, in scnsi
ed espressioni pctrarchesche; tanto l’uom.) nello suc manifestazioni tlclle formc gmficllc pu0 con1 ~ a l t l i r cquello
degli scritti! Del rcsto, il Buonarroli meno meravigliosonelGiudizio
c h nella,vGlta, tal è invece qui di
piil, pensando agli anni chc lo aggravavano, dal 1534
al 1541, in cui proseguì infaticabile nel lavoro : egli toccava allora ormai il sessantesimo anno, senzache gli
I
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MICHELANGIOLO NELLA SISTINA
venissero manco l’ ardore e l’ impeto giovanili, la chia-.
rezza d‘ idee propria dell’ uomo maturo, l’ ordine nel comporre, la fermezza di mano nell’eseguire, che sono quella
contemperanza di doti, ond’ t? costituita una grande potenza artistica.
Sarebbe stoltezza negare che con lui, e specialmente
colla
pittura
del
Giudizio.
finale, non sia
cominciata
per
1’ Italia quell’ e r a n e f d a , e forse f a M c , che le tolse
dallafronte il sertoconquistatonei
secoli precedenti.
Egli volle e riuscì a mostrare quanto l’arte potesse colla
solavirtùdelleformeesteriori.Ncllasuamentenon
stava confitta che una sola idea: la parola di terribilitd,
coniata
appunto
al
tempo
suo, ce -la esprime
intera. Ma.
i suoi ammiratoricontemporanei, come i successori imnon videro il fine
mediati, non vidcrol’anguenascosto:
preposto
ai
mezzi, i dirit,ti
del pensiero conculcati a vantaggio
delle
lusinghe
del
senso. Tanto
pub
la magia.
del genio! E questa mngia. egli ln confidb, sopra
tutto,
alla Sistina,
onde i suoi imitatori cadtlero come i reprobi
usciti dal d i lui pennelio, cd egli stesso, come il Cristo,
imprleca su loro coll’opcra rimasta. L a qunlc, quando pur
andasse del tuttodistrutta, fia, clle 111: durieterna la
memoria siccome d’uno dei più grandi monumenti creati.
. dall’ arte nel corso dei secoli.
G. MONGERI.
ARCHITETTO C I V I L E
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Bench& il Buonarroti, 1’ uomo dalle quattro anime,
anche nell’ architet,t,ura tanto sapesse quanto era necesd i sommo;comeavevaprovato
sario a salirvinfama
col primo disegno clel mausoleo di Giulio II, composizione,
in cui le seste ebbero larga parte, e nuova, e importante;
purenonviattese
diproposito
che gi8 innanzincgli
anni,quandoncl
131s papa Leone S gliallo@ln f x Pircnzc. Xc fccc
ciatn clclln rtnsilica L;lu!wui:mndi
egliildisegno c 1)oi il morlcllo dilcgno, e nnchc ax10
a Carraru p ’ m a m i e 1 ~ 0 IsI I ~; ~ ~ I Odl‘
,
o p v a , suLLo111: iuutilmente.Nel 1520, semprc committentepapaLeone,
incomincib la fabbrica della Sagrestia Nuova di San Lo1 Con qucsto titolo doveva essere qui st:mpato un articolo
del professore Cilmmillo Boito, urlista noIl meno clle scrittore egregio. Faccende imprevctlrrte, dopo averlo promesso gli tolsero di
dettarlo. Non sapelldo li IWL’li conlc supplire al difetto, nè volendo
che il libretto secondo il cr~ncctlodivisato riuscisse manchevole,
pensammo’ di riportare alcuni dotti criteri sopra le maggiori opere
architettoniche del Buonarroti, estratti da libri insigni così straL’EDITORE.
nieri come italiani.
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SIICHELANGIOLO
ARCHITETTO CIVILE
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.
renzo, e poi nel 1523 la bella Libreria .amesBa a questa
insigneBasilica.
Dopo il 1534, mutate affatto le sorti di Firenze, il
Buonarroti, fermata stanza inRoma, fu eletto l’anno
appresso pittore, scultore e architetto delVaticano. Allora gli furono affidate le opere più grandiose che l’ arte
del suo tempo vedesse. Baster&ricordare, il riordinamento
della piazza del Campidoglio e i tre palazzi che la fiancheggiano; il famosocornicione ei lavori del cortile
nel palazzo Farnese; i disegni d’alcune porte di Roma, in
ispecie di porta Pia; quello della chiesa di San Giovanni
de’Fíorentini; la chiesa di Santa Maria degli Angeli che
inalzb sulle rovine delle Terme Diocleziane, e infine i
lavori stupendi della Basilica Vaticana, quando,mancato prima il Bramantee poscia nel 1547 Antonio da
San Gallo, il Buonarroti fu chiamato ad assumerne la
direzione. Per chi ha veduto la cupoladi SanPietro,
monumentocheonora il mondo, non fanno di mestieri
altre considerazioni.
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La Biblioteca Medicea e la Sagrestia
di San Lorenzo.
.
.
4 Nella prima met,:\ dol sccolo XVI non molti erano
gli esempiconosciuti dcgli ordini architettonici adoperati dagli antichi, sccondo il vario carattere proprio dei
singoli edifizi; c il pubblico non aveva ancora potuto as-
I
.
I
ouvrages
de MICHEL-ANOE
BUONARROTI,
Paris, chez Firrnin Didot, 1835 in
g.’, p. 287-296.
Libera traduzione.
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-
.
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I
.
.
suefarsi allavera critica delle propriet8 nell’arte edificatoria, ne gli artisti impararc a rispettarne leconvenienze. Le osservazioni che vengono dal gusto e che sono
il resultato della erudizione acquistata sopra i diversi
monumenti a mano a mano studiati, non cran0 tante ancora da offrire gli elementi necessari ad una compiuta
teoria. E sebbenesiconoscessero
gi8 i divorsi ordini
della classica antichit&, cibnon era senzaconfuaionc ,
specialmente rispetto al loro vero carattereeal
Luon
uso che era da farne nei diversi monumenti. Importa
dunque sapere fin da principio che quando Michelailgiolo
costruiva la Biblioteca e poi la Sagrestia Nuova di
San Lorenzo, la critica e l’erutlizione dell’arte avevano
di poco progredito: eravamo sempre rimasti a2Za S e m plìce grammatica, ma la poetica artistica, per continuare il paragone, considerato il picco1 numero degli
antichi modelli, non aveva ancora esercihto sopra i concepimenti degli artisti la necessaria influenza. Non vuol
negarsi che l’arte prat.ica edificatoria avesse fat,to gran
passi, ma noncosì la. tcorica, chc ablmccia il sCgrct[)
dclla composiizionc,dcllo st.ilc e clcllc formespeciali dn
adoperare secondo la clivcrscz intloledeinzonunlcnti. G l i
esempiprovano chiaro come allora S’intendessero poco
le finezze della teorica, la quale considerando i differenti
ordini architcttonici come la speciale significazione dcL
1’uso o della proprieth morale degli cdiiizi, assegna a
ciascuno la forma e la misura più analoghe, nonmeno
che la scelta dcgli ornati piu rispondenti.
Queste considerazioniabbiamo voluto che precedessero l’esame dei duo monumenti michelangioleschi. I1
nome del grande che gli inalzava, ela famache non
ha mai cessato di ripetere le sue glorie, nondebbono
. -, ...-
.
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100
MICHELANGIOLO
ARCHITETTO CIVILE
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101
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impedire alla critica le necessarie osservazioni. Una tale
reticenza nuocerebbe alla imparzialita della storia, e ser-.
virebbe assai male chi non ha bisogno di poveri riguardi.
Esaminando dunque laBiblioteca e la Sagrestia Nuova.
di San Lorenzo con questa critica indipendente che tien
conto e mette in bilancia tra diloro le diverseragioni
di luogo e di tempo; crediamo di dover considerare primieramente cib che si riferisceall’usodegliordini
architettonici, qnali allora si adoperavano nella decorazione
degli edifizi.
La conoscenza positiva dei veri ordini dell’architet
tura era sempre circondata d’oscurit8. I grandi e nume-.
rosi esempi dei monumentigreci
non avevanoancora
potuto chiarire il sistemaarchitettonico. Si erano introdotti due ordini bastardi eparasitisotto
il nome d’or-.
dine Composìto ed’ordine Toscano.
E fu senza dubbio seguendo le tracce di quest’ultimo.
che Michelangiolo predilesse nella decorazione del vestibolo della Biblioteca di San Lorenzo certe forme che
il progredire delle cognizioni’ dell’arte tiene di presente
come bastarde. Infatti, quello che potrebbe chiamarsi tuttavia, secondo certe testimonianze di Vitruvio, l’ ordine
Toscano, non trova nei monumenti autorita di sorta, e
i moderni, prima delleultime scoperte, lo designavano
sopprimendo i tipi caratteristici di quello Dorico.
Tale e pertanto l’ordine adoperato da Michelangiolo
nella decorazione del vestibolo di questa Biblioteca. Si
potrebbe rimproverargli la troppaaltezza e ancheuna
certa tal quale povert&, forse perd analoga al carattere
del luogo. Anche si potrebbecredere, seguendo la maniera diatonicadegliordini
greci, che l’ordine Ionico
avrebbe risposto meglio al carattere d’ una biblioteca,
come quello che sta nel mezzo alla gravith dorica e alla
ricchezza elegante corintia.
E dobbiamo del pari riguardarc come difetto l’abuso
dell’accoppiamento deipilastri ncl vcstibolo, in specie
quando nessuna ragione poteva giustificarlo. Par proprio
di vedere che in quest’opera egli abbondassc dcimateriali a seconda dello spazio. Vogliamo clirccioc), che si
lasciasse scorrere dalla matita liberamente ccrti
til’i mchitettonicie certi ornati, di cui. anche
di prcscntc ci
domandiamo il significato, come se vedessimo la scrittura
di una lingua sconosciuta.
E questo 8 necessario ripetereancherispettoalle
decorazioni del gran soffitto di questa Biblioteca. La disposizione grave e severa delle murainterneavrebbe
voluto inesso,in
luogo di ornanzenti arbitrari, senza
effettoesenza
carattere, unamaniera
dccorativa chc
rispondesse alla disposizione dei pilastri toscani. P c r
esempio, uno scompartimentoa cassettoni, rispondcnte
all’insieme, avrebbe accresciuto dimolto 1’ effetto, d’ altra parte assai rrlccliocrc, di qno’piccoli ricami nrnbcschi,
la insignificanzn dci q d i , anche a prima vista, prova
soltanto che in quel tempo lo stile degliantichi arabebeschi era poco conosciuto fuori di Roma.
.
Ma se nella Biblioteca Laurenziana Michelangiolo fu
obbligato di conformare l’insieme e le parti singolc dclla
sua composizione alle necessita di un fabbricato antcrior-mente costruito; non fu così ncllsSngrcstiaNuova,
inalzata per divenire la cappella scpolcrale di Lorenzo e
Giuliano de’ Medici. L’artista creava di nuovo per collocarvi tombe che esso stesso inventava e scolpiva; nessuno dunque meglio diluipoteva conoscere quale do%-esseesserne il tipoe la conveniente disposizione.
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102
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MICHELANGIOLO
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103
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La piazza
e i palazzi’del Campidoglio.
6 La piccola collina del Campidoglio, di
prescnte nel
centro diRoma, e che fu l’bcropoli, la sacra cittadella
del più vasto e posaente imperio del mondo, dopo la ca-
1 VASARI,
Vita
d i MicheZangioZo Buonarroti.
de Bonae moderne, notices historiLibera traduzione.
ques et critiques. Paris, 1825-30, tom. III.
9
0 , ’
pi
---
secolo dopo avrebbe snaturato l’arte e tolto all’uso degli
ornamenti regoIa e ragione: << La quale licenzia ha dato
4 grande animo a quelli che hanno voluto il far suo di
4 mettersi a imitarlo; e nuove fantasic si son vedut.e
4 poi alla grottesca,. piuttosto che a ragione o regola,
a a’loro ornamenti 9. *
Ecco, press’ a poco, le principali osservazioni (rip?
tute dagli ammiratori istessi del Buonarr0t.i) sulla parte
decorat.ivadi questo monumento,che anche di prcselltc
deve esser tenuto tra
le
opere sue più
belle.
Succeduto
nella fabbrica di San Lorenzo ad un uomo sommo e altamente ammirato corn’ era Filippo Brunelleschi, autorc
della stupenda cupola di Santa Maria del Fiore, Michelangiolosifece
dovcrc di seguitarne le orme fino nel
disegno della lanterna chechiude la cupola di questa
Sagrestmia.Tutto considerato, convicn ripcttcrc che qucstn
fabbrica è dicerto una ddle migliore cose micll~lnngiolesche, sia all’ esterno per la bella curva dclla sua volta
e per la cupola, sia ncll’intcrno per la nobile ed elcgantc
decorazione dc’ suoic:lssct.toni. Scmhra chc ?\lichclnn-
.I .
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ARCHITETTO CIVILE
.-
Sembra perd che. questa poetica architettonica non
avesse ancora trovato facileaccesso nella mente degli
inventori e nelle idee generali del gusto. Parrebbe infatti
che questa volta Michelangiolo avesse dovuto ricorrere
allagrave e seria indole dell’ordineDorico,affinch6
questa cappellarispondesse alla severit& della sua duplicedestinazione. Nonostante egli la divise in due ordini di pilastri corinti, uno sopra all’altro. Ora 8 notevole che il Corintio, serbato B significare la pib grande
ricchezza congiunta alla maggiore eleganza, abbia avuto
la preferenza in un luogo che per la sua duplice destinazione doveva essere semplice e gravel Ma erano tanto
pochi, lo ripetiamo, gli esempi conosciuti, da non essere
allora possibile designare la gerarchia dello stile negli
,ordini dell’ architettura
Del rimanente, la critica ha da assai tempo giudicata
solennemente quella Sagrestia diMichelangiolo. L’ ordine superiore di essa & sopra tutto laudabile per le proporzioni correttissime che vi si ammirano e per la purezza
elegante delle nicchie a colonne, di cui 8 adorno. La bellezza di questa parte contribuisce assai alla critica di
quella inferiore , incui non ~kpontlono all’insieme le
magre B allungate colonne e gli ornati affatto capricciosi,
corne per esempio quei bizzarrimascheroni, e d‘invenzione tutta nuova, i quali contrastano con la saggia
temperanza della rimanente composizione.
Il Vasari, granda ammiratare ed amico di Michelangíolo, lo. loda d’avere col suo spirito d’indipendenza
liberato l’arddettura dalle pastoie, in cui 8’ ers lepta,
seguitando rigorosamente gli antichi precetti. Perdil suo
entusiasmo non gli vieta di riconoscere in questa.indipendenza troppo spinta una delle cause del disordine, che un
. ..
LE TAROUILLY,
Edifices
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MICHELANGIOLO
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104
1
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duta di questo subiva una grande trasformazione. Della
forte roccaedeitempli,in
ispecie di quello eretto S
Giove Capitolino, l’archeologo appenariuscì a trovare
qualche vestigio. L’opera grandiosa dei re edella repubblica romana, rifatta poi da Silla, da Vespasiano e
da Domiziano, pih non esistevanel I X secolo dell’ era
volgare. Ne il Campidoglio odierno risponde alla grandezza delle memorie che ridesta il suo nomc. Invece della
magnificenza monumentale di questo antico luogo, si vede
dipresenteuna
piazza di mediocre ampiezza, decorat,a
distatueantiche colossali, e di trofei, e circondata su
tre lati di palazzi d’un’ architettura simmetrica, ma che
non ha in se maesta vera.
Ridire le diverse trasformazioni clel Campidoglio, fino
ai tempi di Michelangiolo, che dette a questa piazza l’ordine serbato anche oggidì, sembra superfluo; bastera far
sapere che ‘desiderando iConscrvatori (ilVasariattri,
buisce questo desiderio al popoì0 romano) togliere il Campid-Ogliodallo stato d’abbandono in cui era, restituendogli
una parte almeno dellosplendoremonumentale
conveniente alla celehritg del
luogo ; papa Paolo III ordinb a
Michelangiolo di apprcstarnc il discgno. I1 grande artistaquando ricevette questo nuovo e nobilissimo carico, era
gih innanzi negli anni e dirigeva la fabbrica di San
Pietro. E sebbene da esso, bisogna pur dirlo, sipotesse
sotto certi rispetti desiderare di più; tenuto conto delle
difficoltb superate in quel breve spazio di terreno senza
la necessaria distanza, l’opera pub dirsi lodevole. Di più
che la generale disposizione della piazza,non lo dimentichiamo, era giA designata dalle costruzioni fatte durante il medio evo, le quali ne formavano la massa prin-
.
ARCHITETTO CIVILE
105
.-
Michelangiolo per indole Iramavafare di nuovo ;
pur non volle allontanarsi dai dati primitivi. Solamcntc,
conoscendo l’angustia dcl l ~ ~ o g osi, sforzb d’ingrandirne
l’effettoapparente. E senza du1Jl)iocon questo intendimento scelse quell’ ordine colossnlc (li nuova maniera,
che poidopo il secolo STTIin mano clc’ moi incsper1t.j.
imitatori
deturpb
tanti
monumenti. Egli C ~ J ~ J1)crb
C
una
migliore ispirazione nel
disporre
le facciatc dci tluc cdifizi a destra e a sinistra, in modo divergente, cioh piu
prossimc all’ingresso della piazza e piil discoste in fondo,
gresso il l’alazzo dclSenatore.
Siffdta idea contlibui
,all’ effetto delle lineeprospettichc , amoltiplicarne il
risalto c a rcndcrncIC f a m c piì1 accidcntali c pittorcschc.
I trc cdihi clic circondano la piazza sono : in fondo
a levantcil palazzo delScnatorc, a diritta rcrso mczzogiorno quello dei Cunscrvatori (la mullicil)alit;‘L), 11iri1~1pctto a sinistral’altrodcl
Museo Civico. h l lato (li
pmelltc la piazza ha un lmapctto cli ljalaustri, clic al
ccntlw fa capo at1 un’iuq)ia salita, cl01 1)ariricinta tlallo
balaust,ratc; In c1~1aTcoKrc CO‘ suoi h @ i gradi algc\.olc
accesso ai pcdoni. llichcla1lgiolo 11c 1)usc svltnntv il h samento, e costruì ln scalinat,a monumentale del palazzo
senatorio, terminato poi da altri architetti. I due palazzi
lateralifurmo inalzati CO’ suoi disegni, ma tlnrnntc la
vita sua non fu incominciato che quello clci Conservdori.
Michelangiolo 11lor;1 ilcl 1564, c il Vns;u’i che pubblicb
nel 1568 la sccontla ctlizionc tlcllc snc Vite, discorre di
questa fabbrica come cl’ u II’ opcri1 tuttavia incompiuta ;
.anzi accenna chiaro clle il palazzo del Museo e lagradinata non avevano ancora avuto cominciamento. Una incisione del 1600 ci ha serbato il Campidoglio com’era in
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?rlICHELAXGIOLO
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quel tempo. I1 palazzo dei Conservatori in questa stampa
6 finito, non così quello del Museo, e rlel luogo ore cli
presente si eleva, non v’&che una semplice fontana e una.
arcata col suo frontone. Sembra anzi che il palazzo del
Museo fosse edificato sotto Innocenzo X, che sedette
sullacattedra di SanPietrodal
1644 al 1G55. Quello
poi delSenatoresi vedesempre con 1’ ant.ica facciata,
benche la torre abbiagià mutato d‘aspctto.
Nel centro della piazza la statua equcstre di bronzo,
che fu in antico dorata, dell’ Imperatorc Mnrco Aurelio.
I1 piedistallo,ricavato da un architravedi marmo del.
Foro Traiano, si dice operadi Michelangiolo. È basso
perb di
c
stile poco severo,
.
Vcncrlclo o m ni particolari, diremo, che Michelangiolo costruisolamentel’imbasamentodel
palazzo del
Senatore e la scalinatamonumentalea
doppia branca
che conduce al primo ordine. Ulm incisione fatta in Roma
nel 1569 da un disegno dell’architetto francese Dupeyrac,.
e per conseguenza dopo quattroannidallamortedel
Buonarroti, ci ha serbato l’ordinc clclln facciata di questo palazzo come cgli l’avcva itlcato. Ivi ln vecchia torre
medievale del Campidoglio esistc ancora, e nella parte superiore della scalinata a doppia branca avvi u n verone
copertoche poi non fu costruito. Gli architetti che suecedettero a Michelangiolo nella esecuzione di questo
lavoro, modificarono assai il suo primitivo disegno. Giacomo della Porta inalzd tutto il primo piano; il rimanente dell’edifizio fu condotto da Girolamo Rinaldi. Poi
dal 1848 al 1850 questo palazzo fu ampliamente restau-.
rato dall’ architettoCalderari,per
collocarvi gli uffici
della municipalit& romana. Una porta d’ingresso con la
scalaper accedere ai detti uffici vi fu apertadal lato
clclla Rocca Tarpea. La torrc quaclrata che domina l‘cclifizio fu eretta cla Martino Longhi sotto il pontificato di
Gregorio XIII, e dall’alt,o di C Y S ~si gode il più bel panoramadella citts e dclln cnmpagna di Roma.
I due edifizi che formano quasi tlircmmo le ali della
piazza clcl Campidoglio,cioè il palazzo tlci C:)nservatori
e quello. del Mnseo, hannoeguale la fxcint.;t. I k i furonoeseguitisul
discgno di Michelangiolo, c l l ~ ! tlirwSero i lavori dopo la sua morte, prima Giacomo I3al*ozzi
cla Vignola, poi Giacomo della Porta e infine Giit(.()ltlo
del Duca, architetto escultore siciliano, cuidovuto
il.
clisegno scorretto e bizzarro clella finestra di mczzo n
ciascuna delledue facciate.
Consiclcrandolc ncl loroinsieme questc duc facciate.
sono molto socldisfwcnti. I1 cornicione del primo piano
è di bnonissirno stilc. Ma le colonne ionichc clci portici
al pian terreno non sono cli felice proporzionc, c s(mbrano quasi nane n cngionc clcll’ altezza smisurata tlci
pilastricorinti
clcl primo piano, clle S’ appoggiano ai
piediritti clci l)ort,ici c sono fianchcggiati clallecolonnc:
staccato. Qucsta t1islmsizio:lc ncl SLIO inaicnx C stata (’011siderata come una novit.à.
I1 Quatremkre de Quincy dice I che Michelangiolo,
a al piccolo ordinedi colonne a terrcno, adatti) il capitello ionico a voluta rientrante, al qualc fu dato il SIIO
nome, pcrchb cgli 110 fu l’inventorc. Pu0 CSWY’C infatti
che a’suoi tcnlpi non si avww ncswr1;L cunoscc1ua di
capitelli ionici, Ilsati tlilgli m ~ t i c l ~ collc
i,
volute d i tanto
aggetto. Del rcsto il suo capitcllo h di stile ionico il piil
comune, perche IC suc filcce son differenti eperche le
1
Opera cit., pag. 150.
108
MICHELASGIOLO
__
I
--
sue volute, calanti e ovali,hanno graziosi contorni. Ne
differisce per l’aggiunta dell’astragalo, (l’ Lm collarino e
per la linea curva che descrive dai quattrolati il suo
abaco. Secondo il Winckelmann! ! c un errorc quello di credere che Michelangiolo abbia quivi vcramente innovato.
È vero che i pilL antichi capitelli ionicihanno le loro
volute in linea orizzontale, ma qualche volta sono an- .
che rientranti come nel tempiodi Erecteo ad Atene! Y
Secondo noi Michelangiolo ha tolto da diversi monumenti di Roma, e tra gli altriai capitelliionici delle
otto colonne del tempio detto dcllaConcordia, qudl’incavo cheseconda l’andamento curvilineo dell’abaco e
delle volute angolari rientranti. Solamente in luogo di
pipeterlo sulle qnattro facce tal quale, ha conservato su
due di esse il guancialetto del capitello ionico primitivo )>.
pilastri sui quali sorge la Cupola a t.anta altezza, quasi si
fossc voluto gettare in cil11iL i1 cluclli i fonclanuxti del
Panteon, per costruirlo h s i l u l l a wconcla volta. Oltre
i pilastri, .l’unione di essi c 13volti1 tlolla tribuna, Bramante non aveva post,o mano nel altri lavori. E siccome
tutte quelle costrnzioni si trovavano vcrso il fondo dell’antica chiesa di San Pietro, non v’ c m S t a t o lisogno
di atterrarneoltrela
meth. Si era costruito LIII 111uro
trasversale di chiusura, e durante i lavori, continuava it
servire alle funzioni del culto la meta della lunga basilica
antica, di cui rimasero intatte la facciata e la gradinata
esteriore, molti anni ancora dopo la morte di Michclangiolo.
Morto Bramnntc, qoanclo, Raffaello, Frate Gioconclo,
e Antol~ioda Sallgdlo llrcscro a continuare la fabbrica,
riconobbero essere di medieri prima d’ ogni cosa raflorzarne i fondanlenti; ed il Vasari descrive il metodo ;L
cui si ebbe ricorso.Raffaellopoi
presentò il cliscgno (li
una nuova pianta. Bramante aveva icleato innalzare ln
Cupola al centro di quattro bracci in croce di lunghezm
L I ~ L I;
~ CRaffaello alfungb ilbraccio
antcriore , riducendo per tal guisa la pianta, da croce greca, a croce
latina. Baldassarre Peruzzi che dopo la morte di Raffaello elhe la direzione delle costruzioni, presentb ancora un altro disegno, del quale il Vasari fa i più grandi
encomi, c chc riduccva l’opera a proporzioni minori. Durante il papdo d i Clclllcnlc VIX faccva difctto il danaro.
Giulio II e Leon X ; ~ v ~ \ ; (lato
~ n o una grande spinta ai
lavori, e tutto aveva corrisposto alla vastit& dei loro
concetti. Clemente VI1 ilivece, sembra che non avesse
am&e a quell’opera. DOPO il sacco della citth, i lavori
erano st.ati intieramente sospesi, ma Paolo III li ripresc,
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-
-
La Basilica di San Pietro.
.
,
Venuto in pensiero a papa Giulio II di ifab ab bric are in
più suntuosa maniera la Basilica di San Pietro, che per
vetusta minacciava rovina, nc allog? l’opcra al celebrato
architetto Bramanto da T.Trl)ino. Questi ne immaginava
il disegno in forma d i crocc greca, nel cui mezzo, sopra
.il sepolcro di San Pictro, cloveia inalzarsi una gran Cupola tra due campanili, e sul davanti un vestibulo sostenuto da sei colonnc. I1 18 di aprile del 1506 ne fu posta
.con grande solennith la prima pietra. 6 Le opere incomi.nciate ai tempi di Bramante erano i quattro enormi
1 GRIMMERMANNO,
Vita di Michelangiolo. Capitolo xv.
Liberatraduzione.
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ARCI1I'l'ETTO
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edilPeruzzi,
che era ritornatoaRoma,
continu6 ad
averne' la direzione fino alla morte.
Venne allora il Sangallo, che erastato per un certo
tempo collaboratore del Peruzzi, ed egli alla. sua volta
propose un nuovo disegno. Furono allora messi da parte
quelli del Peruzzi come troppo meschini e si pensb di
tornare alle grandi proporzioni antiche, come quelle che
sole erano convenienti. F u di mestieri rafforzare ancora
una volta le fondamenta dei pilastri. Si lavorb ben dieci
annia cid e spendendomolto danaro; se non che alla
morte del Sangallo nonsi erafatto quasi altro,'che
avere compiuto i quattro pilastri, e averli collegati con
archi, in modo da formare unospazio quadrangolare.
Questi archi sono a sesto tondo, e. di proporzioni tali, che
la loro saetta & superiore alla meta dell' altezza dei pilastri su cuiriposano. I1 lavoro eseguito inquarant'anni
era molto, se si tien conto della mole e dell'impanenza
di quei pilastri e di quegli archi, che non hanno gli
uguali al mondo, e anche tenendo conto di tutta la muratura nascosta sotto terra. Cid nonostante, quando Michelangiolo prese la direzione delle opere, si poteva dare
ancora alla fabbrica una forma piuttosto che un' altra;
e siccome d'allora in poi, per quanto almeno riguarda
la Cupola, non furono fatte piZl variazioni essenziali
a'suoi disegni, egli pub essere considerato come il vero
architetto della Basilica. La solamodificazioneimportante che poi venne fatta alle sue idee fu il prolungamento del braccio anteriore che la ridusse a croce latina,
mentre egli era tornato alla croce greca proposta da Bramante, del cuidisegno faceva grandissimocaso. Deriva
da questo prolungamento, se lo spettatore che al di
fuori, a meno di collocarsiad una certa distanza dalla
.,.
-
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CII-II,E
...
111
-
facciata non pub scorgere la Cupola. Dcl pari la facciat.a, corn' e di prcsentc, no11 q)part,ienea Micl~clangiolo; quella proposta da lai, rl(4ln quale rimangono i disegni, era semplice e grandiosa.
Le idee di Michelangiolo illtorno alla parte della fabbrica eseguita fin allom, cd a quella cl~csi clovcva ancora
eseguire, stanno registrate inuna sua lcttcra, la quale
deve essere stata scritta allorchb venne ricllicstu (li assumere la direzione dei lavori. Eccola:
a E' non si pub negare che Bramante nonfdssc va.<< lentmenell'architettura quanto ogni altro che sia stato,
4 dagli ant.ichi in qua. Lui pose la prima pianta di
.a San Pietro, non piena di confusione,ma chiara e
<c schietta, luminosa e isolata a t.orno, in modo che
<( non noceva a cosa ncsmna del palazzo, e fu tenuta
<< cosa bclls e come ancora è manifesto, in modo che
ec chiunque si 8 discostato da detto ordine di Bramante,
<< come à fatto il Sangallo, si e discostato dalla verit,il;
e se così b, chi ha occhi non appassionati, nel suo modellolo pub vedere. Lui con quel circolochefadi
<( fuori, la prima cosa toglie tutt.i i lumi alla pianta di
.a Bramante, e nonsolo questo, ma per S& non ha an<< cora lume nessuno a tanti nascondigli fra di sopra e
<< disotto scuri, chefannocornodit,à
grande ad infinite
.a ribalderio, con teneresegretamente sbanditi, far mo4 nete false,.
c altre ribalderie; in modo clic la scra,
4 quando tlctia chicss si scrrassc, bisogncrchberoven< ticinque a cercnrc chi vi rcstnssc I I ~ S C U S Odentro, e con
u fatica si trovcroll.)c. Ancora ci sarcbbe questo altro
u inconveniente, che ncl circuirc con l'aggiunta che il
<< modellofadi fuora, detta composizione di Bramante,
6 saria forzadi mandare in terra la cappella di Paolo,
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112
ARCHITETTO CIVILE
MICHELANGIOLO
sdttu Sangnllescn, dice il Vasari, i qualidettcro
sfogo
al loro malwmore,clicendo essere lieti che Michelnngiolo
si fosse presala pena cli esaminarc! i disegni clel Sangallo, imperocchè sarebbero stati por csso una buona
prateria cla potervi pascolarv. a Xvctc? bcn ragione B
rispose senz’alt.ro Michelangiolo ; volenc l o t1 irc (corn’ egli
stesso dichiarb poi ad altri) che giudicardo cssi (la buoi,
avevano ragione di chiamare quel modello u m t l ) d c r i a .
Oggicli si richiecle poca pena per capire la cliirc~~cnxa
che passa fra i due art.isti. In altra stanza, poco discosta
da quella dovesiconserva
il moclelloclel Sangallo,si
vede quello inlegnodella
Cupola ideatada
h4ichelangiolo,e fatt.0 da luieseguire con tutta precisione,
ne’suoi piil minuti particolari, clle servì cli norma ai
lavori che venncro condotti a compimento dopo la sua
morte. Michelangiolo fece pagare quel modello ven&
u le st,anze del Piombo, la Ruota emolte altre; nè l a
u cappella diSistocredo
che n’uscirebbenetta.
Circa
la parte fatta dal circolo di fuora, chc dicono che cost6
è vero, perche con sedia cimila si farebbe; e rovinandola, poca cosa si perdeu rebbe, perchelepietre
fattevi, ed i fondamenti non.
u potrebbero venire più aproposito,emegliorerebbesi
la fabbrica ducentomila scudi, e trecento anni di tempo.
u Questo quanto a mepare,e
senza passione, perche
a il vincere mi sarebbe grandissima perdita. E se potete
u far intendere questo al Papa, mi farete piacere: che,
u non mi sentobene B.
Così scriveva Michelangiolo all’architetto messer Ear-tolommeo Ammannati; per la guerra accanita che gli facevano i nemici, i qualireputavanograve
danno che
fossero accettati i suoi disegni, ed egli male risolvendosi
ad assumere la direzionc della fabbrica. In quanto poi
allepartideilavori
biasimate ,dalui,erano
quei t.re
ordini di gallerie, sostenute da colonne al.tissime, i quali,
con imitazionemanifesta del Colosseo, dovevano girare.
tutto quanto l’ edificio, e dargli una forma circolare. I1
modello del Sangallo,checsistcaggidiancora
in buonissimo stato, in una dellc
stanzeannesse alla Basilica
di SanPietro c di grandezza tale che si pub starvi
dentro, dimostra chiaramente quel che intendesse dire,
Michelangiolo. L’insieme appare all’esterno un complesso.
di idee architettoniche minute e meschine, mentre 1’ in-.
terno 6 semplice e grandioso, riproducendo, ad eccezione
della Cupola, troppo gretta ed oscura, la forma del tempio com’e dipresente. Un giorno’ che Michelangiolo si
recb ailavori, perprenderead
esame il modello deL
Sangallo, erano presenti tutti quelli del suo partito, le
4
u centomila scudi, questo non
I
I I
.
113
cinque scudi,
mentre
il Sangallo ne aveva spesi millc
‘per il suo. Conviene perd notare che il modello tlcl Ij110narroti t? molto piil semplice edi proporzioni molto minori; ma ad ogni modo si.scorgechiaro
da quei clue
modelli, quanto valevano respettivamente i clue artisti.
Michelangiolo aveva
ideata
un’architettura
nuova c gran-
t
I
diosa, che viveva di per sè, mentre il Sangallo, non aveva
fatto altro che riunire e affastellare, quanto ln, mcmorin
gli suggeriva,scnza nulla aggiungervi del proprio.
I primilavoridi Micllelangiolo furono rliwt,t.i n rafforzare ancora nnn volt,n i qwttro pihstri, nflitlchc fossero atti a reggcrc il pcso dclla Cupola; quincli costruì
sui quatt.ro archi la mnr;?,nm circolarc, dcnominata tamburo, sullaquale,soltanto
dopo la sua morte,venne
costruttala doppia Cupola. Esistono molte vedute di
Roma del secolo XVI, lequali porgono l’aspettoche
1
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.
114
MICHELANGIOLO
ARCXIITETTO CITILE
1 l5
.
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.
present,ava la Basilicanon ancora ultimata. Si scorge
di fronte la facciata antica, vasta superficie tutta liscia,
nella quale si aprivano senza ornati di sorta, le porte e
le finestre, con gli spazzi tra questi vani, ricoperti di pitture. Più in l&sul tetto, rozzo ancora c difforme, sorgeva il tamburo aperto, senza copertura, il quale faceva
la figura strana dell’ imbasamento d’ un tempio circolare,
lanciato per aria a quell’ altezza. Nella stessa guisa che
oggidì, stando sulla piazza davanti alla Basilica, la vista
del tamburo e della Cupola, eseguita soltant,o dopo la
morte di Michelangiolo,viene intercetta dalla facciata,
che non fu opera S U R ; si pub djrc ch‘ egli nonpensb al
SanPietro, come si scorge oggidì. Parimenti furono
eseguiti dopo di lui, e da altri architetti i porticati che
cingono la piazza, e le fontane che stanno nel mezzo di
essa, fra le quali S’ inalza l’ obelisco.
Le colonne che circondano il tamburo, nel cui mezzo
siaprono le finestre, ed il cornicioneche v’ è sovrapposto,ad ornamento della Cupola,sono una maraviglia
architettonica. Tutto vi appare leggiero e proporzionato,
quasi fosse sorto tutt’insieme e adun tratto. Pure non
vuolsi dimenticare, che anche in quosla parte, non venne
eseguito per intiero il modcllodi Michelangiolo; imperocchè ivi le colonne,accoppiatedue a due, non erano
addossate alla parete, ma formavano attorno al tamburo una specie di galleria, ed erano destinate a sostenere sui ‘loro capitelli, i quali ora appaiono spogli d’ogni
specie d’ ornamento, piedistalli con statue, presentando,
quasil’aspettodi
candelabri grandiosi attorno alla Cupola.Molti
stimano di ravvisare in questi particolari
un difetto, perche non hanno cognizione delle idee di
Michelangiolo. fi in questa parte appunto che egli si mo-
~
.._,
__
~
.
-
strava grande architetto ; non considerando la scultura
come un abbellimento da inlpicgczre a volontà, d a come
un elemento architettonico, indispcnsnbile al complesso
dell’ armonia dei suoi concctti.
E anche nell’ interno, è proprio mcra\-jglioso, al.zando il capo all’insu, il contelnplnrc la (!ul)ola. Sotto
la finestra clel tamburo ricorre una scric di figlire,disegnate a chiaroscuro sopra fondobianco c 1*iI(!v:11;~da
ornati in oro. Gli ornati poi degli archi,i mal.llli di
vari colori che rivestono i pilastri, le nicchiecntl’o IC
quali sorgono statue e pitture, tut.to fu eseguito in epo!-n
posteriore, e nulla ha che fare coldisegnoprimitivodi
Michelangiolo.
Tutti questi accessovi, i quali vennero allogati dovunque si offeviva arcae spazio,senza avere riguardo
di sorta all’architettura della Basilica, fanno sì che questa a prima vista non appare grandiosa corn’èin rcdth.
L’ occhio, il quale dovrebbe abbracciarne il complcsso ,
rimane fuorviato dall’abbonclanza deiparticolari. fi d’uopo
visitarla mo1t.e volte per potere, trascurati gli accessori,
farsi un’idca prccisa ed csat.t.a dcllc sue colossczli proporzioni. Allorasi rimane maravigliati clclln grantliositti
dei pilastri e degli archi, e si comprende la loro distanza
dallo spettatore, non avvertita i n principio. Ricordo d’cs:servi entrato una volta, nelle ore del pomeriggio. Davanti
al luogo dove mi trovavo scendevano tlallc finostro vivi
raggi di soh, i quali passando fra gli archi, spandcvan3
diagonalmente ampia lucc sul suolo: poco a poco sottentrb l’oscuria attorno alla cripta, dove stanno le ossa
di San Pietro, propriamente sotto il centro della Cupola,
dove ardono in cerchio’ le lampade dorate. Mi pareva
d’essere ad una distanza immensa. Gli archi giganteschi,
..
l
l’
.___-__
116
MICHELANGIOLO
sorgevano cupied oscuri innanzi a me; ed i suonidell’ organo, che accompagnavano la funzione religiosa, che
si celebrava in quell’istante, giungevano al mio orecchio con una dolcezza inarrivabile. La Basilica mi pareva
che fosse diventata due volte più grande.
Aggirandosi sul tetto del tempio, tra le cupole laterali, che s’inalzanoquasi ternpli isolati su quella vasta
superficie, ma che appaionoad un tempomcschine in
prossimith del tamburo che sostiene la Cupola centrale,
grandiosa ed imponente quanto il Panteon; si crederebbe
di trovarsi quasi in un’ isola circondata clall’ atmosfera,
isola che.forrnando di per SB una cittlt, fa comparire meschino e lontano tutto cid che le st&d‘intorno. Da quell’altezza lo sguardo scende nelle corti dei palazzi del Vaticano, come per entro a casse scoperte e vuote. E tutto
all’ intorno l’ occhio spazia sulla cerchia dei monti, e contempla a ponente la striscia rilucente del mare, verso
il quale degradano dolcemente le catene dei monti. Accostandosi poi a Roma dal mare, prima d’ogni altra
cosa si vede sorgere questa Cupola di San Pietro; come
arrivando da terra, la si vede, ancora a grande distanza
balzar fuori tutto ad un tratto, come fosse il nunzio della
citt& eterna. Oggidinon si potrebbe immaginare Roma
senza il San Pietro, che nessuno vide compiuto ai tempi
di Mïchelangiolo. Egli solo aveva chiara innanzi alla
mente sovrana l’opera che intendeva creare, non deturpata dai vaneggiamenti dei posteri B.
A questi pensieri dello scrittore alemanno, molto bene
rispondono i seguenti dell’ illustre GinoCapponi nelle
I
117
ARCHITETTO CIVILE
...
sue bellissime considerazionisul Buonarroti. Cisiconceda di qui’riportarli.’
u Nei venti estremi anni tlclla ma vita Michelangiolo
u fece lo Cupoladi San Pietro. K011 c h perdsiconduu cesse egli ad alzarla su quclfontlnmcntoche
egli
.a medesimo le aveva posto a tanto nuova c l-nnravigliosa
u’ altezza; ma tutta l’opera del voltarla u clcl munirla
4 fu condotta sopra i suoi modelli e con IC nlisnlv-! cln
u lui lasciate. Chi stando in terra nel centro del gImtlc
a spazio, alzi su gli occhi girandoli per tutta la ClllJOh
4 all’ intorno, poi giunga a fcrmarli nel sommo punto
a dov’ ella sichiude, crede il pensiero avere cedute le
a sue ragioni alla fantasia o crede esser eglinell’infiQ nito. Quella Cupola fortunatamente rimase nell’interno
sobria (l’ornamenti c non perdè la sua grandiosith
4 sublime. Volea il Buonarr0t.i che tutta la Chiesa fosse
u a croce greca, chiudendo le tre grandi navat13 con
4 una quarta d’eguale misura. Quella piil lunga che
venne fabbricata dopo alla sua morte, disturba non
4 che l’economia di
tutta la pianta, l’effetto ancora per
<c cui la Chiesa, corn' 6 ingombrat,a di ornamcnti costosi
<( e importuni, appare d’assai minore grandezza pei molti
4 inciampi e per gli inganni che incontra la vista. Se
u il primodisegnofosse
stato mantenuto e che il noa bile c grandiosovestibolo avesse introdotto a quelln
u bene ragionata e sopra tuttc magnifica 1)nsc chc il
a Buonarroti volcva dnrc alla Culda, la Chicsaaccor4 ciata sarebbe agli occhi apparsa pii1 grande;eil
pen-.
-4 siero religioso di tutto il Tcrnnio, chc oggi ha perduto
Storia delda Reyubblica di Firenze, vol.
II,
p. 380.
,
118
BIICHELhNGIOLO
<< l'unita sua ed e interrotto da tanto incongrua variet&
a d'oggetti, sarebbe asceso riposatamentc verso il cielo P.
Pallacliani, i, quali, quasi contempornncamente, si antlavano erigendo in Vcnczia cc1 i n Viccnza. Le occasioni
che presentaronsia Afichelnngiolo furono grandi e singolari,esentendosi
egli per la form tlclln sua dottrina
elevatissimo, e per l'augc in cui si tt-ovavil iatlipcndente,
non ebbe riguardo nell' introdurre qualunque spccic di
novitA, singolarmente nella parte ornamentalc rlcglictlifici. Le fabbriche che smo in cima clcl Cm~l)itlogIio,
sebbene offrano a prima vista un grato aspetto, null t m dono per6 un'idea dell'antica grandiosith, e dell'augm t a
magnificenza d i quelluogo,consacrato
da tanti gravissimi avvenimenti; e t,roppa i: la distanzache passa tra
queste e gli avanzi cllc vcggollsi, sccndcndo vcrso Cnnlpo
Vaccino, o w i rutlcri tlcl tcmpio di Giove Statore,. c gli
altri t.cml)li od nvclliditvionfo c lnonumenti cli ogni genere oscurano di gran lung2 quanto fu wett9 di moclcrllo
sullapiattaformadella
collina.
I1 cornicione del palazzo Farnese, sopraccnricato d'ornamenti, bench& grandioso per la w a f o r ~ a non
,
giunge
c71 merito di quello cllc il Cronaca cseguìin F'
4 11'enze
nel palazzo Strozzi, ni! dcll' altro che Smtc Lombardo
pose in Venezia nel palazzo detto Xoon nobis Domine
oraappartenente ai nobilissimi signoriVendramin
Cnlergi a Santa Marcuola.
Nella IArcria Lnurenziana, immaginata di scrio st ilc,
ricorrono conf.ilntncopin
IC lluovc foggic do'suoi urnamenti,e talmcntc abbol~ltlilrlo ICvolutc cd i cartelloni,
cherendesi per&i~lclcgmtc! tuth clucllo chepotevasi
con più seinplicith c! minor t1isl)cndio condurre a un effetto migliore. E chi oscrebbeproporre
a modello di
gusto e- di stile la scalad'ingresso a questo angusto e
venerando c1eposit.o delle produzioni umane ideatada
Queste le più assennate considerazioni della critica
odiernaintornoalleopere
architettonichc d i Michelangiolo Buonarroti, che rivelano una volt,a di più l'altezza
del suo ingegno divino. A noi f u caro ilvcdere come
esse rispondano sostanzialmente al savio giudizio che ne
aveva dato mezzo secolo fa un illustre scrittore d'arte,
italiano, il conte Leopoldo Cicognara.' Ci piace pertanto
diriportare questo giudizio dellacriticanazionale,
la
quale non avrebbe invidia alle forestiere, seprima di
sottilizzare con quei d'oltr'alpe cercasse più spesso di
pensare CO' nostri.
6 Ognuno sa l' estensione smisurat,a delle
profonclissime teorie di hlicllclangiolo nell'arte del costruire, non
tanto come architetto pieno d' immaginazione, quanto
come dottissimo nella parte meccanica di questa scienza;
talchi? ponti e fort,ificazioni egli o immaginb o diresse in
Fircnzc cd in Roma, le primc intorno San Miniato, come
attestanoilNardi,il
Varchi, il Condivi, le seconde al
Borgo presso il Vaticano sotto PaoloIII. Le fabbriche perb
che coronano la cima del Campidoglio, il cornicione, e gli
ordini interni del cortile nelpalazzo Farnese in Roma,. la.
Biblioteca Laurenziana in Firenze se comprovano il SUO
saper fare, non attestano squisitezza di gusto, e non possono, in quanto allostile, venire a contesa cogli edifici
1 Storia della Scultura dal
suo risorgimento in Itaiia fino.,
al secolo d ì Canova. Prato 1824, in 8 . O vol. v, pag, 178-180.
-R-'.'- - F
4
I R '
G-m
-
120
~IICIIEI,APU'GIOLO ARCHITE'L'TO CIVILE
Michelangiolo,' quantunque eseguita da'suoi allievi negli
ultimi anni della sua vita?
Le sue invenzioni erano per6 sempre piene di grandezza e dimaesth, la quale farebbe un risalto infinitamente maggiore, se piu semplicità c più grazia fosse
negli ornamenti, dai quali si conosce la finezza del gusto
nell'arte e che, distintamente, fu dote quasi csclusiva di
Andrea Palladio, cui non pnd certamente Contendersi il
primato; e convien compiangere in questo principe degli
architetti la disgrazia di non aver avuto pari circostanze
a quelle che misero a prova l'ingegno sublime di Michelangiolo u.
G. E. S.
1 È noto oramai che questa scala, tale qual'è, appartiene
al
Vasarie non al Buonarroti.Questiinterrogato,nei
suoi ultimi
anni dal discepolo, sul modo di costruirla, rispose come chi
non
l m 1 sicorda, e ilVasari
fece ;.L modo SIIO,
sempre ostentando
di seguitare le orme michelallgiolesclle.
S.
l
I.
Chi uscendo (ln Fjl'cnzo c salcnclopei lunghi c agevoli nlcnntlll tlcll' ; I I ~ ~ P I ~viale
O
tloi M l i , o per alcuna
delle ripide crtc chesi dipartono dalle porte a San Miniato e a San Niccolò, giunge al vast.0 e n1agnific.o 1biilxzale che ha nome da Michelangiolo, trova largo COLIIpcnso alla durata fatmica
nell'incantevole spctt.acolo offcrto
a1 sno sguartlo, che (li Ih p u b abbracciare 1' intern cittil,
clistinguer'ne i monumenti, i l)alagi, IC torri, e tntta intorno vagheggiare ln. rlidcl1t.cclistcsa delle vercleggianti
colline, tempestate di pacaelli e divillc, e gli azzurri
riflessiclcll'Arnoche
biparte la citt&, ilpiano c In ccrchia dci colli.
Sulla tlcstra dcl fiume, dnlln l m v c pimnln t . 1 1 ~vcrso
Est attornin I~'~I*cIuc,
si c1ov;mo grxI;~l
aurontc i pogget.ti
di Settignano, (li Irincigli;kt:~,d i S m Donlcnico,di Montughi, che si annotlano :dlc maggiori alture di Castel
di Poggio,di Fiesole, di Trcspiaao, diMontauto, alle
quali tutte sovrasta MonteMorello, il proverbiale barometro dei Fiorentini.
9
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J-
122
MICHELANGIOT~O
I
E T Z FOll’l’lFIChZIOSI D I FIRES%E
-
--
.
Questa cintura d i colli e di monti S’ allarga poi verso
Nord-ovest per abbracciare la pianura pistoiese, chilisa
da quella parte dall’Appennino e 1imitat.nadOvest clal
Monte Albano, che fa stretta all’hrno presso Signa cogli
opposti
poggi della Val di Pesa.
.
Al Sud di Firenze e a ridosso del quartiere d’O1tr’Arno, ristretto in breve piano, S’ ergc c! si distende
un gruppo di tondeggianti colline fra i corsi pardleli del1’Erna e dell’Arno e discende ad Ovest alla pianura che
termina a Signa, mentre ver80 Est si attacca per dossi’
poco elevat,i ai poggi della sponda sinistra del Va1 d’Amo,
contro dei quali si arresta il pianodiRipoli.
Di questo gruppo fanno parte il poggetto di San Miniato e quelli che dintorno ad esso scorgiamo di San Leonardo, della Torre delGallo e di Giramonte.
Per abbracciar collo sguardo un 0rizzont.epiù vasto
ci convien salire sulle mura dell’anticafort.ezzadi San
Miniato, ove pur ci chiama il soggetto di questo scritt.0.
Imperciocch6 da questo che fu il piil valido propugnacolo
dei difensori di Firenze contro l’esercito imperiale, durante il memorabileassedio del 1530, ci sarà più facile
trasportarci col pensiero a queitempi, ricordare i fatti
principali, dicui queste amenecollinefurono allora testimoni, e, quel chepiil importa al nostro argomento,
rappresentarci con maggiore evidenza le opere da Michelangiolo ideatee costruite a difesadella intiera cit,tà,
e principalmente diquesto poggio.
Il.
I motividell’assedio
di Firenzee i fatti che 1s
precedettero sono ben noti; qui basti ricordare come
nel 1527 alla notizia del sacco di Roma e della prigionia
I
L’
1:
,
delpontefice,si wstituisse in Firenzeil governo p u p lare, e come duc anni più tardi Clemente VII, accordntosi coll’ Imperatore, poncssc fra ipatti c h C.esare si
obbligasse a rimettere in Filwnzc! il figliuolodiLorenzo
de’ Nedici duca cl’ ITrbino, nclln mcclrsinla grandezza, in
cui erano statii suoi innanzi cllc fosscro cmcinti.
I n conscgnenza cli questoaccordo il Yicori! (li Xapoli, principe! cl’ Orange, ricevcva ordine h!l’ In11wra~o w
di radunare l’cscrcito e porsi a dispusiizioac di C ~ l c ~ ~ ~ o ~ l t c
per l’ ideata impresa.
Conccrtatosi a tal uopo col pontefice, facesa mass:t.
l’Orange l'ressa Terni, donde per Fuligno, Pcrngin ed
Arezzomoveva contro Firenze.
Dopo avcr occupatolungo lu via le castella c cittk
clei Fiorentini, giungcva 1’esercito imperiale ilgiorno
14 ottobre 1529 nelpiano di Ripoli adunmiglio dalla
citta,e S’alloggiava intorno al Paradisoeal
Bnnrlino
tenendo la coda fino a Neoste. - Karra il Varchi che :
a gliSpngnuoli come furono giunti all’hpparita e vid<< dero adun tratto la città di Firenze con tutto il suo
u piano, vïbrando clli le picche e chi brandendo le spade,
<< gridarono ad alta voce, e con indicibile allegrczza c l i < Sero nella loro lingua: Signora Fiorenza, apparecchia
<< i broccati, clle noi venghiamo per comperarli a misura
a di picchc >>.
L’ avangunrclin fu spinta a Girnmontc, rlovc costruiva
ai 17 cl’ ottobrc una t;rincca, ora ricrortlatn d n una lapide inclicnntc il 111ogo,tlovc clla fu cretta.
Ricevute artiglicric da Siena e da Lucca con alquanti
guastatori, prendeva il Principe gli alloggiamenti sopra
i colli,cingendo la cittS a guisa di mezzo cerchio dalla
porta San Niccoldfino a quella di San Frediano.
124
E LE FOItTIFICAZIONI
DI
MICHELANGIOI~O
12:)
FIRENZE
-.
-..__.-.
.....
...
..
S’ alloggiarono gl’ Italiani, cominciando da sinistra e
andando verso destra di chivolge le spalle a Firenze,
sulle alture di Rusciano, sopra a Ricorboli, del Gallo, di
.Giramonte, e sulle altre a tergo di quelle, che ancora conservano gli antichi nomi di Santa Margherita e del Pian
di Giullari, le pendici delle quali scendonosull’Ema.
Più a destra, sull’altura che unisce la porta San Giorgio al viale deiColli, e che con Giramonte si annoda
alla Torre del Gallo, occupavano gl’ Italiani le ville che
gis a quei tempi si chiamavano il Barduccio e la Luna
e spingevano pib innanzi i loro alloggiamenti fin presso
a San Leonardo.
I Lanzi (tedeschi) s’erano messi a campo in più luoghia sinistra degl’ Italiani,parte presso alPrincipe,
parte nella valle e sui poggi, tra Baroncelli, ora Poggio Imperiale, e il convento del Portico, che sta sopra
il Galluzzo.
Compievano 1’ accerchiamento gli Spagnuoli , occupando le rimanenti alture tra San Gaggio, Monte Uliveto
e Marignolle, ed avevano le loro bagaglie fino a Scandicci.
I1 29 piantarono gli assedianti sul bastione fatto da
loro a Giramonte quattro grossi cannoni per battere il
campanile di San Miniato, dal quale un bombardiere di
sorcannome LUDOcon due sami faceva loro man danno.
Per il che Michelangiolo, che personalmente sopraintendeva ai ripari di queste fortificazioni, ne fece rivestire la
faccia che guarda verso Giramonte con grosse balle di
lana, sacconi e materasse sospese a canapi, e fece inoltre
innanzi al campanile elevare un gran monte di terra.
Non 8 nostro ufficio iltesser qui la storia del memorabile assedio, dicui tantoeintanti
modifu gia
scritto; ma alla vista di questi luoghi non possiamo riL
U
U
starci dal ricordare sommariamente i principali fatti clle
vi accaddero, parendo a noiche
n’ abbia a clerivare
maggior chiarezza a p a n t o in appresso e scopo nostro
di esporre.
Sulla sinistra di chi volge le spalle alla citta, per la
valle percorsa dal primo tratto del vide dciColli,che
sale da Porta San Niccolò, Stefano Colonna tlircssc la celebre incarniciutcc contro la codaclell’ cscrvito n m i c : o
presso Santa Margherita e vi fece grande uccisione. JA,
presso il Poggio Imperiale, fu combattuto l’ 11 maggio 1530 il famoso duello tra Lodovico Martelli, 1)alll.c
da Castiglione,Giovanni Bandini e Bertino Aldobrandi
incampochiuso alla prcsenza del principe d’ Orarlgc e
dell’ intiero‘campo ncrnico. Qui, prcsso la casa della Luna,
si pugnb il 31 marzo, n m senza frutto, per distruggere
le opere che i nemici vi avevano erette. Presso la Porta
al Prato più volte avvenne chesiazzuffassero i cavalli
delle due parti con molto onore del Biclli, coldotticro
d i quelli della repubblica, il quale inunadi ciucste fazioni yerdettela vita per un colpodifuoco. I dintorni
di San Salvi furonoanch’essi testimoni di sanguinose
scaramucce, specialmente dopo che, giunte di Lombardia
nuove forze agli assedianti, la citta fu cinta da ogni parte,
occupando i Lanzi Peret,ola ed i dintorni di San Donato
in Polverosa, e gli Spagnuoli la Badia di Fiesole.
&la di maggiore importanza furono i combatt.imenti
del maggio 1630 contro le posizioni dcgl’ Imperiali, sulle
alture tra San Gaggio e Bellosguartlo, edunaseconda
incalniciatn diretta da StcfslnoColonna contro i trinceramenti nemici fuori le I’ortc al Prato e a Faenza; nei
quali tutti gli assediati pugnaron0 con valore grandissimo, quantunque non secondato da prosperd successo.
l
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I
l
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!.
.
.-- ..
126
i
MICHELANGIOLO
. ..
127
-.
Chiuderemo questi pochi ricordi facendo osservare
come in tutto il periodo dell' assedio, che durb 11 mesi,
se si eccettua un tentativo di sorpresa, mai atto alcuno di
qualche momentofu dagl' Imperiali tentato nb a viva
forza, nb per artificj guerreschi per impadronirsi della
citta. - Cid ' h da attribuirsi forse più di tutto alla certezzache il tempo e le pratiche segrete avrebbero bastato all' uopo, ma ccrtarnente anche alla insufficienza
dei mezzi d'attacco, nonmeno che 'alla vigilanza e al
valore degli assediati, ed alla diligenza concuile antiche mura, giA per se difficili a superarsi, erano state in
ogni lor parte accuratamente rafforzate con opere di fortificazione, munite dimolte artiglierie.
III.
Ma per meglio comprendere qual fosse veramente
il valore delle opere erette o migliorate allora per cura
specialmente di Michelangiolo, è d' uopo rifarsi alcun
poco indietro a considerare lo stato dell' arte del fortificare in quei tempi e le condizioni difensive della citta
di Firenze, quando al grande artista venne affidato l'incarico dirafforzarla.
Gis per l' applicazione della polvere alle artiglierie
gli antichi sistemi didifesa si erano mostrati insufficienti a resistere ai nuovi mezzi di oppugnazione. Le
mura, sottili troppo, facilmente cedevano all'urto di quei
potenti, per quanto ancora imperfetti, strumenti di guerra;
sicch6 apertalabreccia,
venendo a mancare in gran
parte la difesa immediata della cinta, non si poteva efficacemente impedire al nemico di penetrare nella citta.
Avvegnachb nb le mura, ne letorri, per la loro poca
grossezza,, comportavano il collocamento di grosse arti'
'
4
Fi---
-.__
E LE FORTIFICAZIOSI DI FIRESZE
.. . -
glierie necessarie per. la difesada lontallo, ni! la poca
sporgenza delle seconde, fabbricate a ridosso od a cavallo alla cinta, permetteva che sui lorofianchi si potesse riunire quantita didifensori suficiente a spazzare
coi fuochi il fosso avanti alla lmxcin, clle ordinariamente
si apriva nella cort.ina, cioè nella mur:gliit flqqwsta alle
torri. Queste poi per esser troppo alte non pc~~mottcvano
il tiroradente contro le artiglierie nemicllc , ;ti colpi
dcllc quali ermo espmte al par delle mura, 1)(:1~!1i! pwsentavano le faccie di piatto alla campagna.
La discesa di Carlo VI11 in Italia sulla fine del S V
secolo, con grande quantith di artiglierie, quanta non ne
era mai stata fino allora trascinata al seguito diun
esercito, fè palese l' inauilicicnza dei mezzi difensivi delle
antiche fortificazioni; insulficienza che per altro era gis
stata presentita, ed aveva spintogli archit.ctti militari
.ail escogitare acconci ripieghi.
Questo fatto affrettb la trasformazione delle antiche
fortczze. Si abbassarono le torri, si rieupirono di terra
ycr farle piu resistenti: le mura qua S' ingrossarono
con addossarvi la terra, l& si sottrassero alloeffetto distruttivo dei proiettili col munirle di ripari esterni, o
col preparare ripari interni, talora cli muratura,.piu spesso
di tcrra e legnami, che convocabolo generico vennero
.detti bastioni, cioe grosse bastite.
Nel costruire nuove torri sene rivolsc, non piil la
faccia ma \l' ittlgolo, verso il ncrnico , ¿dlinclld le faccie
non potesscro Csscrc colpitcill1)icno dai proiettili che
.allora genernlmentc si tiravallo in senso perpendicolare
alle mura; e perch& IC torri stcsse avessero maggior
azione verso i fianchi, si fecero più sporgenti e vennero
dette puntoni.
L-
;
.
128
MICHELANGIOLO
’
Questi, puntoniperb
non ebberosempre la stessa
forma ; talora furono semicircolari e Mora pentagonali.
Ad aumentare poi la difesa del fosso avanti e lungo
la cinta, si fecero costruzioni speciali chiamate ea-
pannuti.
Era questa una specie di casotti coperti, che si fabbricavano avanti alle torri,ordinariamente sugli angoli
salienti: e vi si ponevano artiglierie destinate a spazzare
i fossi dagli assalitori.
I1 sopraddetto nome di puntone fu dapprima, specialmente in Toscana,applicato a tutte le opere sporgenti,
sia a punta, sia a semicircolo ; e spesso fu adoperato promiscuamente con quelli di rivellino e di antzporto, per
indicare quelmuro munitodicannoniereeferitoie
che
S’inalzava davanti alle porte, dalla parte del nemico;
come quello di bastiofze (chedapprima significava un
recinto per lo più quadrangolare, formato di legnie di
terra ,e destinato a far 1’ ufficio di forte isolato) fu poi
genericamente usato per indicare una costruzione di tal
genere, qualunque fosse la w a forma.
A meglio dominare coi tiri la campagna si costruivano nell’ interno della cerchia, formata dalle fortificazioni qui sopra descritte, altre opere consimili ai puntoni
e rivellini, ma più elevate, che eranodette cavalieri,
delle quali troviamo di frequentefatto cenno nella descrizione che ci lascib il Varchi delle fortificazioni di
Firenze.
Daipuntoni
si passb poi ai moderni balzcardi, i
quali da principio non furono se non puntoni con faccie
di 25 a 30 metri, che d i puntoni ritennero per qualche
tempo il nome.Ai baluardivenne inseguitoapplicata
esclusivamente nella fortificazione moderna la denomi-
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E LE FORTIFIC~AZIONID I FIRENZE
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nazione di bastioni. Sporgevano essi la punt.a verso il
nemico per esporre, come dicemmo, le ‘faccie di sbieco
ai suoi tiri; siatt.accavano alla cortina, cioè allamuraglia interposta fra due bastioni,mediante brevi fianchi,
talora perpendicolari, talora obliqui rispetto a quella.
Le lunghe faccie poterono esser munite di maggior quantit&-diartiglieriedestinate
a batterela campagna da
lontano; mentre sui brevi
fianchi altre ne furono collocate, spesso a due ordini, di cui il primo nel piano superiore del bastione, il secondo in camere a volta situate
o dentro o fuori dei fianchi, per spazzare il fosso avanti
alle faccie dei bastioni.
I1 breve cenno che abbiamo fattodeicaratteri pii1
generali delle fortificazioni aitempi dell’assedio di Firenze,e poco primae non molto dopo, edeiletraaformazioni che avvennero nelle opere fortificatorie sul finire
del secolo XV e sul cominciare del XVI, pecca certamente di molte omissioni ediqualcheinesattezza,
non
essendo scritto per le persone dell’ arte: tuttavia ci pare
sufficiente a fornire,anche a chi sia profano in materia
di fortificazione, qualche lume, ond’ ei possa tener dictro
al poco che diremo inappressodelle
fort.ificazioni di
Firenze.
Quantoal cammino fatto da quest’arte inprogresso
di tempo, crediamo dover aggiungere ancora, che l’invenzione dei baluardi, dovuta,, come pare accertat.0, a
Francescodi Giorgio M:wtini scnese, gittO lc basi del
moderno sistema di fortificare.
Chi volesse farsi un’ idea più esatta diciò che fosse
una fortificazione composta dibastioniecortine
poco
dopo quel tempo, pub visit,are qui in Firenze le fortezze
da Basso e di Belvedere, che furono costruite. dal Duca
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131
MICHELANGIOLO
E LE FORTXFICAZIONI DI FIREPI'ZE
Alessandro la prima, da Ferdinand0 II granduca la s e
conda. E quella istessa di San Miniato, ricostruita da
Cosimo I, conserva ancora parte delle sue mura erette
secondo quel sistema, specialmente nel piccolo. fronte
rivolto a Sud-O.vest,dove e l'ingresso.
steva in fondo di via San Sebastiano detta Porta de'Servi,
.ed altra pure tra Porta Romana e Porta San Frediano
(di cui ancora si scorgono le vestigia) denominata di Ca.maldoli dal vicinoconvento.
Quelle Porte maggiori erano alti torrioni merlati, a
.due piani, in tutto simili a quello di Porta San Niccolb,
l'unico che sia stato conservato intat,to. Tutti gli altri,
e così pure quasi tutte le torri delle mura, furonoabbassate nel 1526 dietro il parere di Pietro n'avarro; allorchi! questi venne chiamato a consigliare la commissione incaricata di proporre le modificazioni da farai alla
antica cinta, e le nuove opere da erigersi per porre 'la
.citt.b in grado di resistere ad un assalto, che allora si
temeva da parte dell' esercito del Borbone.
Il Machiavelli,
che
prese parte
a
quelle
deliberazioni,
ce ne ha lasciato la relazione, dalla quale si rileva, come
con quella prima proposh concordino in massima parccchie delle disposizioni prese per fortificare Fircnze al
tempo dell'assedio. Mentre che si abbassarono i torrioni
delle Porte, vi si aprirono delle cannoniere, ne fu chiusa
la maggiore arcata, ed in quella vece fu aperta una
Porta minore nel loro fianco. Gli antiporti furono colmati
di stipa e terra e si afforzarono con baluardi e puntoni.
I1 Mugnone fu deviato per riempire i fossi verso la Porta
a Pintie lungo le mura, ele sue acque imboccate in
Arno a Porta alla Giustizia.
Sull'alturc (li San Miniato, fuor clcllc rmra che quivi
erano più deboli e dominate clai vicini colli, fu intrapresa
la costruzionedi un fortilizio che doveva abbracciare,
,oltre alle chiese e conventi cli San Francesco e San Miniato, anche l' altura diGiramonte.
Pii1 tardi, quando cominciarono a farsi palesi le mire
IV.
Firenze, a quanto pare, eraarrivata al 1521 senza
fare modificazione alcuna alle mura che la cingevano fin
clalla prima meth del secolo XIV.
La sua cinta consisteva in un muro merlato alto
20 braccia e grosso 3 'l9,
preceduto da un largo fosso
e framezzato da torri pure merlate, quasi tutte quadrangolari,alte braccia 40, distantifra loro 200 braccia.
Uno stretto sentiero intagliato nel muro, dalla parte di
dentro, dietro ai merli (cammino di ronda), permetteva
di circolare lungo quello. Esso e ancora visibile in molti
tratti delle antiche mura. L'andamento della vecchia
cinta 8 oggi segnato dai viali sulla rivadestra
dell'Arno, e sulla sinistra dagli avanzi delle mura. Soltanto
á sinistra della Porta al Prato, giunto il muro presso
l'Arno,si
ripiegava ad angolo retto verso il borgo
Ognissanti, e qnivi era una piccola porta detta Porticciuola delle Mzclina.
Le Porte principali erano quelle che tuttora si veggono, e di più sulla destra del fiume la Porta alla Giustizia presso l'Arno, la Porta a Pinti che era precisamente la dove la strada di questo nome imbocca nel viale
principe Amedeo, e la Porta a Faenza, dove S' innalza il
maschio della Fortezza da Basso. La Porta Romana era
detta Porta Sa%PierGattolini. Altra porticciuola esi-
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132
MICHELANGIOLO
E LE FORTIFICAZIONI DI FIREKZE
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non di muro; che il tempo a cib fare sarebbe mancato
e la spesa sarebbe stata troppo grande. Gli scrittori di
quel tempo sono concordi nell’affermare che fossero formate di terra battuta, sostenuta da robuste travi, ed
avessero le esterne pareti rivestite da mura di mattoni
crudi impastati di terra e capecchio.
‘Alcune opere perdfurono costruite più solitlamcnte
con pietra e mattoni, e tale fu per esempio il baluardo
davanti alla torre delle Serpi, sull’angolo delle mura
tra la Porta al Prato e la Porticciuola delle Mulina.
Non siamo per6 lontani dal credere che durante l’ assedio stesso si lavorasse per sostituirelamuraturaa
una parte delle costruzioni di terra; il che si rileverebbe
dall’esistenza di alcuna di quelle opere ai nostri giorni e
dal fatto, chesebbene le fortificazionifossero gis compiute al tempo dell’assedio, ilavori continuarono pur
nondimeno per tutta la sua durata.
diClemente VI1 verso lo Stato di Firenze, determinarono i Fiorentini d i assoldare milizie e fortificare la citts;
al quale uopo in aprile del 1529 nominaronoMichelangiolo Buonarroti con titolo di governatore e procuratore
generale, sopra le fortificazìoni eripari della citu per
un anno.
Per mettersi in grado di corrispondere alla grande
aspettazione dei suoi concittadini, il Buonarroti si recb
sul finire di luglio dello stesso anno a Ferrara, che era
allorastata
fortificata secondo gli ultimi trovati, ed
era giudicata la piu perfetta fortezza di tutta cristianith.
Pare quindi indubitato checol&Michelangiolo
avesse
più chiara dei
idea
nuovi baluardi (i quali fors’anche,
erano gitt stati modificati e migliorati), imperciocche,
quanto alla invenzione per se stessa, gia doveagli esser
nota, essendo stati costruiti baluardi aPisa nel 1519
da Giuliano da San Gallo, fratello maggiore di Antonioa
Per conseguenza sembra non potersi mettere in dub-.
bio, che una parte dei puntoni e bastioni che il Varchi
accenna essersi allora costruiti attornoa Firenze, non
altro fosseroche 6aZuardz’; sebbene nei loro particolari
alquanto dissimili da quelli elevati più tardi, comevedremo in appresso parlando dei disegni di Michelangiolo.
Attenendoci .per quanto riguarda la erezione
di
tali
opere e la situazione loro a ci6 che il Varchi, pia particolarmente d’ ogni altro scrittore, ci narra, e valendoci
delle consideraziohi gis fatte sulla natura di tali costruzioni, e delle poche traccie che ancora qua e la ne rimangono, tenteremo di darne una sommaria descrizione.
Innanzi a tutto però 8 d’uopo premettere, che la maggior parte di esse opere fu dapprima costruita a modo delle
antiche bastite o bastioni, di cui gia dicemmo, e quindi
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Giadicemmocome
nel 1526 fosse stata fra 1’ altre
difese intrapresa la costruzione di una grande opera, che
doveva ricingere all’ intorno il Monte di San Miniato e
l’altura di Giramonte. Michelangiolo, chiamato a sopraintendereatutti
i lavori, modificb il primitivo disegno;
e giacchegli pareva chet.roppotempo
e troppa spesa
ci sarebbero voluti ad erigere un’ opera così estesa,e
t.roppa gente a guardarla, delibcrb di ristringerne il perimetro alla sola altura di San Miniato con le chiese e
conventi di San Miniato e San Francesco.
È ben vero che colnuovo tracciato si lasciava fa(colt8 al nemico di stabilirsi sopra Giramonte, e quindi
dappresso a San Miniato, in sito dominante; ma dall’altra
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E LE FORTIFICAZIONI
MICHELANGIOLO
parte 10 spingersi fin l& non avrebbe impedito l’ occupazione della Torre del Gallo,chesarebbe stata per Giramonte pericolosa, come questoinpoterdel
nemico
era per San Miniato. Inoltre Giramonte in mano del di-.
fensore sarebbe rimasto quasi affatto isolato, non potendo
essere i suoi approcci, stante la sua distanza dalla cinta,
fiancheggiatie
protettidal
fuoco diquesta:sarebbe
quindi diventato unpunto debole per la difesa; mentre
dall’altra parte in mano del nemiconon avrebbe avuto,
a causa appunto di quella stessa dishnza,tale efficacia
contro la citth da renderlo pericoloso.
Queste ragioni avranno certamente influito sulla determinazione presa da Michelangiolo, il quale diede opera,
colla potenza e robustezza delle difese erette a San Miniato, a supplire al difet,to della loro posizione rispetto
a Giramonte. La necessitainvece della occupazione di
San Miniato si pub facilmente conoscere da chiunque osservilagiacitura di quel sito rispett.0 allacitta e alle
alture che lo avvicinano. Infatti, S’immagini per poco”
il nemico stabilito su quel colle, e si vedra che non solo
le mura tra la porta San
Giorgio c laportaSan Niccold, ma ben anche una gran parte della citt8, sarebbero
rimaste affatto scoperte ed esposte a brevissima distanza
ai colpi delle suc artiglierie; senza che alcuna opportunit& fosse serbata a l difensore di elevare contro di essi
il benche minimo riparo, o dicontrapporre all’ aggressore efficacimezzioffensivi.
Ma non basta; perche non avendo pih nulla a temere
pei suoi fianchi, l’assediante avrebbepotutoancora distendersi sullo sprone dirimpetto a Porta San Miniato, e
aprir contro questa la batteria a poco più di 300 metri
di distanza.
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DI FIRENZE
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135
Invero egli si stabilì su quell’altra schiena, che dalla
Torre del Gallo si spinge per San Leonardo fino dentro
la citt8, tra la P0rt.a San Giorgio c l’odierno forte di Belvedere; ma oltredicllh qui l’ altiliano cru non meno favorevole al difensore che all’offensorc, non potcva la posizione di quest’ultinlo esser del tutto al sicuro dai tiri di
fianco che gli venivano cla San Miniato; ci0 chc spiega
in gran parte il nessun progresso fatto anche pcr qucsta
via dall’ assalitore per tutta la durat,a dell’assedio.
San Miniato dunque fu, come si suo1 dire, la chGar-e
della posizione, costituita dalle indicate alture; e gincche in nessun altro tratto della cinta le m u m erano così
deboli e così mal collocate rispettoallacitt8,
corne in
quello che corrc tra I ’ o h Pan Niccolb e Porta San Giorgio, si clcvc collclliuclcrne, che il detto monte era LIranco la chiave cli tutta la difesa.
Nessunameravigliaquindi
se furono la riL1nit.i in
maggior quantita i mezzi d’offesa a di difesa, e se Michelangiolo assunse personalmente la costruzione dei ripariche quivi venneroeretti.
Come i n appresso diremo, parlando più specialmente
dei disegni di fortificazioni lasciati da Michelangiolo, non
ci fu possibile scoprir tracciache ci indicasse quali fra
que’ discgni rappresentino le fortificazioni di San Miniato. Non ve n’ha alcuno così vasto e così complcsso
che ci sembrasse corrispondcrc alle
indicazioni di quclle
opere forniteci dal Varchi : considerando poi che le opere
stesseeranogia
cominciate ncl 152G, eche Michelangiolo le dirigeva in pcrsona (cgli che abborriva dal fare
in ogni sua cosa troppi progetti preliminari) propendiamo
a credere, che veri e propri disegni di quelle opere non
siano maistatifatti,
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E LE FORTIFIC~AZIONIDI FIRENZE
MICHELA.NGIOL0
E qui, reputando opportuno dare un’ idea dell’ andamento generale e della qualita delle fortificazioni, di cui
fu a queiternpi munitalacitt8,
crediamo non poter
meglio conseguire tale scopo, cheriportando integralmente
la
descrizioneVarchi,
del
alla quale
aggiungeremo
alcune notespiegative di mano in mano che ci parr&
conveniente.
e È adunque dasapere, che Michelangelo avendo
4 preso’,la cura della fortificazione di Firenze, come si
c[ disse ne’ libri precedenti, e principalmente quella
del
u monte, o vero poggio di SanFrancesco, o vero di
4 san Miniato, e parendogli, che la forma del bastione
4 cominciata nel
gi8
ventisei da’ Medici,
quando
S’ abu batt,erono letorri delle mura, fosse, oltra gli altri
u difetti, troppo grande, e per conseguente di troppo
u disagio e di troppa spesa .a guardarlo, perciocchè inu chiudeva dentro se ancora
Giramonte,
cominci6 un
6 bastione fuori della porta di San Miniato, ovvero di
4 San Francesco,
di
l&dalle
prime
case, le quali ancora
u vi sono da man sinistra, il quale sagliendo su dalla casa
4 Frescobaldi,
circondava
tutta la chiesa e ’1 convento
(< di San Francesco,
e
quindi volgendoman
a
destra
dalla
u parte verso ponente, circuiva tutto l’orto di San Mi-
Eell’orto di San Miniato sopra uno di quei punbastioni, v’cra 1111 alto e fortissinlo ca<< valiere, il quale riguardava ilCallo, e più da presso
4 il Giramonte, ed era non guarilontano dal Giramon4 tino. Dalla chiesa di Pan Frm1cCsCo, o piuttosto dal
4 convento, si partiva dalla parte verso oricntc nn altro
<< bastione,il quale colle sne cortine scendeva giù a
4 trovare il borgo della Porta a San Niccolb,’ (l’ oncle
4 S’ andava a Ricorboli, eriusciva
sopra alcune Lorn<< bardiere sopr’tlrno. Accanto il tempio di San IIi~1ii~i0,
u dove era ed è il campanile, il qualetutto che non
x< fosse ancora fornito, era nondimeno tantoalto ed in
4 luogo posto, chescopriva
e signorcggiava, non che
le valli, tutti i mont,i circonvicini; si moveva un ba.4 stionc in guisa posto con qucllo di San Francesco, che
<< per alcune piccole porfc si poteva entrare dd1’1mo
nell’altro;e tut.ti questi bastioni avevano clovc biso<< gnava i loro fianchi, i loro fossi e le loro hombarclicm,
<< ovvcro cannoniere; la corteccia di fuori de’ qna’ baa stioni era di mattoni crudi fat,ti di terra pesta mesco<< lata col capccchio trito, il didentro era di terra e
niato, mettendo in fortezza tutto ’1convento e la chiesa,
4 e con due piuttosto puntoni che bastioni scendeva giil
u di mano in mano lungo alcuni gradi di pietra, che sono
4 quegli, de’quali fece menzione Dante, di maniera che
4 andava quasi come un ovato a ritrovare e congiugnersi
u col, primo principio del bastione vicino alla Porta pur
.4diSan l?rancesco, .ovvero d i San Miniato.’
sul primitivo disegno, e se i puntoni o baluardi che Michelnngiolo
v i costrusse, corrispondano ai bastioni dell’ odierno frank volto a
Giramonte. Per nie opinerei che il tracciato primitivo clovcsso
corrispondere, S(! 11011 cs;ktt;uuc?ute, ; t l l w l l o i n coulpltwo ;L quello
che ora si vede, spcciahwntc nella prie V C I ’ J ~ il Ilcmico ; gi;\cch&
in terreno montuoso le forme (li questo non Iikscinno grande varieth nella scelta dell’andnmento generale di un tracciato di fortificazioni.
1 Sembra certo dovesse corrispondere a quel muro, che seguendo appunto questo andamento, congiunge oggicli l’ angolo
Kord-Est clel piazzale llkhelangiolo col borgo San Xiccol6.
4
1 Siccome la fortezza di San Miniato fu ricostruita pih tardi du.
Cosimo I, non è facile riconoscere se ci8 sia avvenuto esattamente
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MICHELANGIOLO
E LE FORTIFICAZIONI
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a stipa moltobene stretta e pigiata insieme. Fu biasiu mato da alcuni Michelagnolo cl’ avergli fatti con troppi
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fianchi e colle cannoniere. troppo spesse, quasi venissero in tal maniera a, indebolirsi, e ancora troppo
stretti, ovvero sottili, dicendo,che l’artiglierie grosse
facevanomoltomaggior passata, che non era la larghezza, ovvero la grossezza loro ; a’ quali mancamenti,
se mancamenti erano, si pot,eva, essendo per altro
bene intesi ed ottimamente lavorati, da i capitani pratichi, dicui 8 propria cota1 cura, agevolissimamente
rimediare. Ora ritornando di nuovo alla dettaPorta,
per fornire le fortificazioni, e facendosi da man destra
(dondeforsedovevaincominciare
prima) dalla medesima Porta di San-Francesco verso quella di San Gorgio, era vicino alle mura un bastione, da1 quale su
per un largo e sicuro fosso dirimpetto alla valle della
Fonte alla Ginevera,dove era gia il lavatoio, si saliva alla Porta a San Giorgio e percid lo chiamavano
ilbastionedella Fontealla Ginevera.‘Dalla Porta’a
San Giorgio verso quella di San.Piero Gattolini lungo
le mura pur dalla parte di fuori, era un grande e meraviglioso bastione, il quale tutto quel piano occupava,
che 6 dalla Porta al luogo nominato il chiasso de’Buombigolli. E qucsti tanti c così fatti ripari erano tutti
fuori della terra.
1 Questo bastione sembra fosse in quella parte delle mura tra
Porta San Miniato e Porta San Giorgio, dove si nota una Sporgenzadiformairregolare.
Lo scopo, per cui fu costruitaquesta
opera, dovette essere di battere il terreno interposto fra San
Miniato e Sau Leonardo; ed impedire l’avanzare
degli assalitori al
coperto pel vallone prospiciente in quel tratto alle mura, ed allora
chiamato della Fonte alla Ginevera.
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FIRENZE
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u Dentro alla Porta di San Giorgio da man destra a
<< quellicheescono fuori, ern un lunghissimo bastione,
4 il quale scendeva fino alla Porta, n San Piero Gattou lini, ed in quel mezzo sopra l’orto de’ Pitti S’ edificb
a poi un gagliardissimo cavaliere, il quale, bench6 altisa sime,sopraffaceva le mura,’ ed in su questo si pose
<< la grandissima colubrina gett,ata da mcsscr Vannoccio
4 Biringucci daSiena,la
quale pesòdiciottomigliaia
a di libbre, aveva nella culatta una testa cli liofmtc! c!
a si chiamava da’ fanciulli l’ archibuso di Malatcstn.
a E perche il poggiodiSanDonato
a Scopeto scopriva
u ed era a cavaliere in guisa, che poteva batterc tutta
a quella parte di Firenze, la quale e tra San Pier Gatu tolini eSanFriano;
vicino alla chiesa di Camaldoli,
u vi si fecero con grand’ artifizio e grandissima spesa
4 più bastioni ed alt.ri ripari: a traverso, lungo le mura
4 tra le dette due Porte si tirb un lungo e grossissimo
u bastione; e un alt.ro se nefece, perche non sipotesu sero da San Donato levar le difese a chi sopra vi corna b a t t e ~ s e .Fuori
~
della porticciuola del Prato, dove
1 Il bastione detto pocanzi tra Porta San Giorgio e San Pier
Gattolini o Romana, unitamente al cavaliere, di cui qui si parla,
costituivanoquella specie di baluardo sporgente dalle mura, che
pur oggi si scorge accanto al forte Belvedere, e sopr;k ilqllitlt? B
il giardino detto de2 cavaliere annesso a Boboli.
2 Sembra da quanto è qui detto che avanti allcI ~ I I tra
~ LPorta
Romana e Porla San Frediano si lacesse un grosso riparo di terra
destinato a coprire le mura troppo esposte (la questa parte ai tiri
del nemico, il quale occupando l’altura dove è la villa di San Donato, poteva batterle a distanza di soli 150 metri circa. E siccome
doveva questo riparo esser munito didifensori, per tenerne lontano
il nemico, così si pu6 arguire che
l’ altro bastione, fatto perchè
non si potessero levar le difese da San Donato a chi combattesse
.
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140
a dalla Vaga Loggia de’Medicisono
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E LE FORTlFICAZIONI DI FIRENZE
IICHELANGEOLO
le mulina vicine
4 ad Arno, si fece
un grandissimo bastione con un proa fondissirnofosso e alcune casematte. Dal munistero
a di Ripoli lungo 1’ orto de’ Bartolini rincontro a quello
.(
de’ Rucellai, si cavb un larghissimo fosso, il quale si
,u stendeva fino in Gualfonda.Allachiesa di Santa Ca< terina tra la Porta a Faenza e quella di San Gallo, si
4 rizzb u n grandissimo e fortissimo baluardo con alcune
ac trincee e fossi.Alla Mattonaia tra Pintiela Croce,
*a dove 8 il palagetto de’ Guardi, vicino alla torre de’ tre
a Canti si dirizzbun altro nonmeno grande n&meno
a forte baluardo.’ A ciascuna delle Porte si lavorb di
a fuori un bastione grande, quanto era l’ antiporto,e
<( tutti gli antiporti si riempirono di terra e di stipa
4 calcata. Fuori della Porta alla Giustizia era un pun4 tone così fatto, ch’ egli aveva pih sembianza difor4 tezza che d’altro; e
tra lei e la Porta alla Croce di
4 fuori S’era sopra il fosso alzata la terra a sdrucciolo
a in guisa, che da quella parte non si potevano battere
4 le mura. Fecesi ultimamente per le cagioni che si
u diranno, in sul prato d’ Ognissanti dalla torre delle
u Serpe un maraviglioso bastione, e di fuori dirimpetto
sopra il primo, dovesse esser posto in guisa da coprire i difensori
dal fuoco di quell’ altura; e quindi altro non doveva essere il detto
secondo bastioneche un grosso montediterra posto di traverso
al primo,echeconvocabolomoderno
si suoleinfortificazione
chiamare appunto traversa.
1 Questatorrepentagonaleera
allo svolto chefacevano le
mura ed ora fa il viale tra Porta Pinti e Porta alla Croce.
9 Nonsappiamo 80 qui S’ intendaparlaredell’opera,
di cui
i disegnidi Mkhelangiolo, della
abbiamotrovatoilprogettofra
quale diremo in appresso, e che per
la sua forma bizzarra non si
potrebbecertamente assomigliare adunpuntone o baluardo.
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adettatorre
si cominci6 amuraretutto
di pietra,
come ancora si pu6 vedere, un gagliardissimo cavaliere.’ E brevemente, in tutto iltempodell’assedio
non si restb mai di fortificare, per consiglio ed ordine
di Malatesta, ora in questo luogo e ora in quell’ altro, il che si conobbedopoil
fatto, cornc avviene
il più delle volte, essere stato operato da lui piil per
consumare lacittk, etenere occupatiglianilnictl
i
pensieri de’ cittadini, ed anco per mostrarsi affezionato
ediligente, che per bisognoche ve nefussc. E di
vero le mura ancora in quella parte, sopra la quale,
comepih
debile, S’ erano accampati i nemici, erano
tant’ alte, tantolargheetantoforti,
e dentro tantï
contadini da lavorare etanti soldati da difenderle,
che in molti luoghisipoteva
agiatamente e sicuramente aspettare chefacessero labatteria *.
VI.
Esposto così sonmariamente quanto cifu dato raccogliere rispetto allo andamento generale delle opere, ci
resta ora a rintracciare qual merito si debba attribuire
al Buonarroti nel campo dell‘ingegneria militare, in primo
luogo per rispetto al complesso delle fortificazioni da
lui ideate a difesadella citta, insecondoluogo per riguardo alla scelta dei tracciati dellc singolcoperc ctl
allo studio delle loro parti.
Per quanto rlguartla il primo soggetto abbiamo giA
veduto secondo quali criteri egli modificasse nella forti1 Diquesteopere
vi sono due disegni diMichelangiolo,
quali non sapreiqualefosseaccettato.
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MICHELANGIOLO
ficazione di San Miniato il primitivo progetto, e ccme coll'aggiunta del baluardo presso Porta San Giorgio e del
cavaliere di Boboli venisse a costituire un sidema di
opere che si proteggevano a vicenda, etutte insieme
concorrevano, oltre alla difesa immediata dei tratti adiacenti della cinta, ad impedire al.nemico una efficace occupazione del terreno interposto.
Col riparo o bastione (come lo chiama il Varchi)
costruito dentro le m'ura tra Porta San Giorgio e Porta
Romana e con quello verso Porta San Frediano, che abbiamo giA fatto oggetto di una nota, egli rendeva possibile una forte occupazione e difesa, mediante artiglierie, in quei tratti del1.a cinta, che per essere dominati
dalle posizioni alte del nemico erano piùminacciati.
Nella pianura invece, sulla destra dell'hrno, dove
erano men forti e men numerosi i nemici, dove per essere il terreno piano eguali pertutto erano le condizioni
di dominio per l'offensore e pel difensore, Michelangiolo credet,te bastevoli ,poche opere fortemente munite
avanti ai principali accessi od ai saglienti della cinta a
tener lontano il nemico, e ad impedirgli di st.abilire artiglierie in posizione opportuna a battere efficacemente
mura;
le
le quali,
porchd
nltc e difficili a superare ed
a discendersi vorm l'intorno, erano sufficientemente protette dalla vigilanza che direttamente per mezzo di guardie ed indirettamcntc! dalle gia acc,ennate opere si poteva
esercitare nei tratti a queste interposti.
Soltanto fra Porta alla Croce e Porta alla Giustizia si
era alzata, comedice il Varchi, la terra a sdrucciolo,
perchè non si potessero da questa parte battere le mura;
il che a noi sembra doversi specialmente riferire ai tiri
che potevano essere contro questo tratto diretti dall'al-
,
i.
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E LE FORTlFICAZIONI DI FIRENZE
~.
143
..
tra sponda dell'hrno cla presso Ricorboli, cioè da una
dist.anza di circa 800 a 1000 metri.
Di questa giusta economianoll'uso
della fortificazione e delle forzedelladifesa,va
a parer nostro sommamente lodato il Buonarroti; il qlmlc SC chhein questo, come crediamo, ad influire col m o cousiglio, deve
riguardarsi dotato di quella giust.a in1.uixionotlcll' arte
di guerra, che lo farebbe degno di maggior rqwl;Ixionc
che a semplice architetto militare sia dovuta.
Egli ben capì l'importanza massima della partc tl~llit
posizione che t? sulla sinistra dell'brno; la quale, sebhcnc
piùdifficilead
essere oppugnat.a, perchè montuosa, era
perb anche la più perigliosa, perchè dominata; e però
.su quella aumentb le difese, e diedealloinsieme delle
fortiflcazioniquivi erette caratt,ere più offensivo, merce
la possibilita di collocarvimaggior numero di difensori
e di artiglierie anche in siti avanzati; ma non gih per qucl
t h e riguarda la vera offensiva, cioh quella chcoggi diciamo difesa attiva, da farsi con grosse e impetuose
sortite. Che se a questa avesse inteso, Michelangiolo
avrebbe dovuto studiare, con maggiornumerodi opere
avanzate, coll' occupazione dei punt.i dominanti, col
praticare i n più luoghi aperture nella cinta, di render possibile la fironta riunione e lo schieramento dei difensori in
questo o in quel sito, per le imprese dirette at1 assaltarc
il campo nemico. Invcce, come lo stcsso Malat,csta adduceva in una sua lcttcra alla Signoria per iscuBare la
sua inoperosith, qucstc imprcso riuscivano oltremodo dif.ficili; dovendosi lesortite operare per poche porte fra
lorodiscoste, e gli schieramenti eseguire allo scoperto
-sotto i tiri del nemico,cheoccupava i luoghi' alti.
Ma dicosiffatto errore non si deve far colpa a Mi-
~~
l
145
MICHELANGIOLO
E LE FORTIFICAZIONI DI FIRENZh
chelangiolo, il quale se da una parte non seppe forse
sottrarsi del tutto alla influenza del carattere essenzial-.
mente difensivo che aveva la fortificazione a quei tempi,
dall’ altra pensd probabilmente esser cosapiù
sicura.
l’ offrire ad un esercito raccogliticcio, piccolo per numero
edin parte compostodimilizie
cittadine non ancora
molto agguerrite, ripari saldi, ben muniti e facili a guardarsi, diquelloche
procurargli un sistema difortificazioni soggetto alle sorprese, ed a custodire il quale sa--.
rebbergli presto venute meno la costanza e la lena.
Per quello poi che si riferisce al secondo soggetto qui
preBo inesame, cioe alla scelta dei tracciati delle sin-.
gole opere, ed allo studio delle loro parti, poco potremo
dire di bene accertato, appoggiandoci pih che altro allo
esame che abbiam potuto fare dei disegni del Bwnarroti esistenti nella Galleria a lui dedicata, e desumendo
dalle imperfette notizie -che potemmo raccogliere sullo
stato della fortificazione a quei tempi, qualche criterio.
per giudicare quali modificazioni egli possa aver introdotte nella applicazione dei nuovi trovati. Ma per questo
ci è necessario fare ancora una breve digressione. Convien dunque prima di tutto ricordare come fosse praticata la ingegneria militare e l’arte in generale al principio del secolo S V I .
Come suol’e accadere nel primo fiorire deile arti, il
bello era più serltito che spiegato, il vero più intuito
che insegnato; sicchi? l’arte fioriva, ma senza regole
fisse, e se mancavadi stabilita, perche più promossa
dalla potenza individuale . che affermata da leggi e, da.
norme, S’ avvantaggiava perd in forza espansiva, ed il
pensiero non inceppato dalla regola, se potente abbracciava larghissimi confini, se impotente cadeva; perche
non si era ancora pensato al mododi fare collo studio
e col lavoro di un artefice mediocre un artista. Queste
condizionifacevano sì che da una parte non coltivava
le arti se non chi veramente vi era portato da ispirazione, dall’altra 1’ ingegno dell’ nrtist.a intendeva a discorrere ilcampodell’ arte in guisa più larga, abbracciandone e professandone parecchi rami, che il scnso del
bello e del grande vivamente inhiti non pcrmcttcva
alla sua mente di concepire disgiunti.
Così e che i grandi artisti del Risorgimento si mostrarono in molte arti ad un tempo eccellenti; quantnnque
ciascuno di essi alcuna con particolare amore e successo
a preferenza coltivasse. Michelangiolo Buonarroti e Leonardo da Vincisono i due tipi piùinsigni di questi ingegni proteiformi; ma a quasi tutti gli artisti dei loro
tempi è applicabile 1’ espostogiudizio.
Nessuna meraviglia quindi se chi era pittore e seultore fu pur sovente architetto, e persino musico o poeta
e sechi era arcl1itett.o non trascurb la ingegneria militare, quando l’ occasioneglisi offerse; tanto piùchein
queitempidi
diuturneguerre nessunopoteva tenersi
affatto estraneo a tutto cid che alla scienza o alla prat,ica delle armi si riferiva. Ond’eche lo stesso FrancescodiGiorgio Martini gia citato era pittore, scultore
ed architetto civile, oltre ad essere architetto militare.
L’ ingegneria militare era allora, come gia dicemmo,
in un periodo di trasformazione, e seguiva nel suo svolgimento le stesse fasi delle altre arti, secondo l’influenza
degli ingegni cheprimi la esercitarono; sicch& invano
si cercherebbero a quei tempi le regole che poi quell’ arte ridussero scienza, mentre nelle opre sue d’ allora
altro non dato rinvenire se non l’ impronta della in-
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I
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146
MICHELA'NGIOLO
-
tuizione artistica edelsenso
pratico, dacui soltanto
furono guidati i suoiprimi cultori.
Edappunto con questicaratteri la fortificazione ci
si presenta nei,concetti del Buonarroti,sia per quanto
.riguarda il tracciato generale, sia per quel che. si riferisce
i particolari delleopere.
Infatti, rimettendoci per la
primaparte, cioe perquanto S' appartiene al tracciato
.generale, all' esamechegiàneabbiamo
fatto, diremo
perrispettoalla seconda:che allavista deidisegni di
fortificazione di Michelangiolo fummo colpiti dalla origi-.
nalità, onde li scorgemmo fortemente impressi; perocchh
inquesti la forma, sebbenein massima si acconci a
quelle dei nuovi tracciati, rivela pur tuttavia la libera
ispirazione individuale,che porta 1' autore a modificare
talora profondamente quelle forme, ed a stampare nelle
sue opere i segni del: suo gusto architettonico. In questi,
che più si possono chiamare abbozzi che disegni, predomina invero il carattere artistico, onde il Buonarroti fu
tratto a sostituirealla .durezza delle lineespezzate le
curve, come più armonichee più gradevoli all' occhio;
sicchk a tuttaprima ad osservatore non pratico nasce
il dubbio, se quelli chegli stannodavanti sianopiani
di fortificazione oppuredisegnidi modiglioni o di frontoni, con i loro archi spezzati, le loro volute, che gli richiamano alla mente le arche
della Cappella. Medicea.
Poi colpisce l'osservatore l a bizzarra variet& deiparticolari, dovuta specialmente alla sovrabbondanza dei ripiegamenti e spezzamenti della magistrale,' degli intagli
-
\
La magistrale si pu6 definire con sufficiente esattezza: la
linea che rappresenta nel disegno diun
piano di fortificazione
1' andamento generale del muro.
1
E LE FORTIFICAZIONI D I FIRENZE
--
.
.-
147
praticati nelle faccie, nei fianchi, nelle cortine, per ottenere un grande incrociamentodi fuochi in tutti i sensi
a protezioneimmediatadelle
opere, e persottrarnele
varie parti all' infilata dei tiri nemici.
N& 6 'certamente d'ajuto ad interpretare questi disegni il modo più da abbozzo artisticoche da disegno
geometrico, onde sono- condotti; come pure la mancanza
totale dei profili, per la qual cosa non è possibilc! farsi
alcuna idea di quel che fosse il loro rilievo.
La mancanzadi tutti questi particolarinel disegno
.si pub forse spiegare, con qualche verosimiglianza , da
.cid che abbiamo gia detto parlando delle fortificazioni
.di San Miniato; vale a dire : che sopravvegliando Michelangiolo
alcuni
lavori pcrsonalment.e, ed altri facendo
eseguiredaarchitetti
e ingegnerimilitari espertissimi,
pote talvolta risparmiarsiaffatto il disegno, e tale altra
dare ai suoi sottoposti. con semplici abbozzi unaguida
sufficiente per 1' esecuzione deisuoiconcetti.
. Cornunque sia, noi crediamo. poter quasi con certezza
asserire : che se il Buonawoti non legs il suo nome. ad
alcuna delle innovazioni fondamentali dell' arte dol fortificare,dellaquale
egli non fece professione e non
iscrisse trattati, perchea più vast.i campi lo chiamd il
suo genio, non possiamo perd negargli il merito di aver
portato,anchenella
applicazione dei tr0vat.ialtrui,la
potenzadel suo ingegno inventivo; perche da l u i vediamo usate disposizioni c irnmaginat.i ripic@i che i n
altri prima nonci f u dato riscontraI*e. E sebbene per la
scarsita delle ndizic che si hanno intorno a quel periodo
di rinnovamento dell' arte, non ci sia lecito di affermare
con qu$che sicurezza quali fra gli oradetti ripieghi e
disposizioni siano di invenzione delBuonarroti e quali
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MICHELANGIOLO
E LE FORTIFICAZIONI DI FIRENZE
I
no,nonci
ristaremo dallo accennar quelli che nella rapidissimascorsa dataai disegni di l u i ci apparvero di
alla quale è praticato il passaggio della Porta al Prato
protetta da un opera a doppia corona tanagliata, ci parvero in particolar modo degni di fermar 1’ attenzione dei
cultori della ingegneria militare, i quali, più che noi non
siamo in grado di fare, potranno forsericonoscere se
quelle disposizioni, di cui riscontriamo ai nostri giorni
frequenti applicazioni, specialmente nella fortificazione
passeggiera, non siano per avventura invenzionidi Michelangiolo piuttosto che d’ altri.
N6 possiamoporfine
a questo breve esamesenza
parlare di un’ altra opera, di cui ci maraviglid
la forma
tanto originale, quanto ben ragionata, la quale dalle in.dicazioni che porta il disegno si rileva essere stata ideata
per la fortificazione della Porta alla Giustizia. È m’opera
tutta a linee curve e spezzate che si spinge avanti sul
.fianco della detta Porta, tra questa e l’Arno, e lecui
parti provvedono :
a) a difendere 1’ accesso con fuochi di rovescio,
6) a battere colle artiglierie l’Arno e le posizi,oni
del nemico sulla opposta riva pressoRicorboli;
c) a coprire i difensori, le artiglierie dell’ opera e
la Porta stessa dai tiri provenienti dalla detta direzione.
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II
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maggior rilievo.
Una delle modificazioni al tracciato primitivo che
riscontrammo più di frequente nei detti disegni 8 la
spezzatura del sagliente delle opere più avanzate verso
il nemico, ove egli sostituisce dl’ angolo un arco concavo verso l’ esterno, munito di feritoie, le quali danno
gran quantita di fuochi nel settore indifeso, che naturalmente risulta avanti al sagliente a motivo della inclinazione delle faccie. Questa podificazione prelude al così
detto taglio a petto immaginato pia tardi ; colla differenza
che quest’ ultimo risponde al bisogno della difesa lontana.
del saliente, mentre la disposizione adoperata da Michelangiolo risponde piuttosto a quello della difesa vicina;
bisogno che del resto abbiam giA detto mostrarsi predominante in tutte le disposizioni
accessorie
da lui ideate.
Altra particolarith è l’ abbondanzadei ripiegamenti
nella linea difuoco e la grande quantitit d’ intagli per
le .artiglierie. Di questo narra il Vasari come gli fosse.
fatto rimprovero per l’ indebolimento,che specialmente
la secondadisposizione apportava ai ripari. Ma visto
il carattere essenzialmente difensivoche occorreva prevalesse nelle fortificazioni di Firenze, dobbiam piuttosto
lodare che biasimare ilBuonarroti di aver sì ingegnosamente provveduto ad ottenere questo intento.
Alcunesporgenze adenti di sega ideate per fiancheggiare il muro tra il baluardo della Serpe e la Porticciuola alle Mulina,e due ripiegamenti della cortina
per fiancheggiare le faccie di una capponiera,’ attraverso
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Specie di capannato.
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VII.
Lanatura delle cose finora discorse parrebbe invitarci a fare un raffronto tra i procedimenti dell’attacco
.edelladifesa al tempodoll’assediodi
Firenze e quelli
che oggi si usano; e senza dubbio qualche utile insegnamentosipotrebbe
pure da cid ricavare. Ma ce lovietano i confini e l’indole di questo scritto, che nostro
malgrado abbiamoforse . gih dovuto in qualche luogo
p
p
150
E LE FORTIFICAZIONI DI FIRENZE
MICHELANGIOLO
oltrepassare. Deporremmo quindi la pennapienamente
soddisfatti se potessimo sperared'aver contribuito con
questostudioimperfettoadonorare,sia
purein minima
parte, la memoria del Grande che oggi in Firenze tutta,
Italia accorre a feste,g'
0 lare.
Se non che il desiderio che queste commemorazioni
dei nostri sommi concittadini esercitino quella benefica
influenza ch' 8 lecito sperarne Fugli animi dei nepoti, ci
spinge ancora ad esaminareperqual
modocid possa
ottenersi.
Lasciamo ad altri, se il creda opportuno, il far voti
perchèl'Italia
possa inun
prossimo avvenireveder.1' arte ricondotta a quella eccellenza, alla- quale contribuì
ad innalzarla il divin Buonarroti: la via che seguimmo ci
porta invece per altro
ordine di. idee a desiderare, che
si ridesti e si diffonda tra noi quelcultodelle
grandi
cose, di cui egli ci dette tanto splendido esempio, e che
S' accenda nella presente generazione una nobile gara di
emulare le civili Firtù, onde rifulse Firenze a quei tempi.
Imperocch6 non possiamo, a dir vero, aspettarci di veder..
fra noi rivivere ingegni di quella stampa, n& riprodursi
avvenimenti come quelli, di cui Michelangiolo fu attore
e Firenze teatro ; e neppure lo desideriamo.
I1 continuo progresso dello spirito umano e della
societb, nonostante il ripetersi dei suoi periodi, -mentre crea
alle generazioni che si succedono bisogni diversi, produce
diversi mezzi, insegna diversi modi, apre vie diverse per
soddisfarli. Così l' influenza civilizzatrice ;in altri tempi
esercitata quasi esclusivamente dalla religione e dall'arte,
viene ora soprattutto dalle scienze pih direttamente produttive dell' utile materiale e del bene morale. Di modoche, pur non negando all' arte quanto le si appartiene-.
.
'
.
.
151
d'azione educativa, crediamo non essere necessario, percheessa giunga aquelgrado
di potenzache percid le
si conviene, chesorganonuovi Buonarroti od altri sommi
a trattarla. E neppure lo crediamo possibile, perche ogni
et8 ha i suoi prodotti; e se pur fosse, cid non soddisfarebbe agli- odierni bisogni.
Ond' che 1' Italiadevecontentarsi
di trarredalla
ammirazione per le opere di quel sommo ingegnoe dai
.ricordi di quelle glorie fiorentine potente incitamento ad
emulare quell' antica grandezza e virtù, non tanto nelle
cose. medesime, quanto in quelle che sono proprie della
presente etb, per le quali la nostra generazione ha, come
dicemmo, -altre vie da seguire, altri modi da adoperare.
Così dovranno gli uomini d'Italia, come gih i cittadini
di Firenze, fare scudo dei loro petti alla patria indipendenza, seminacciata da prepotenza straniera, ma non
pih attendendo ristretti entro la cerchiadelle mura cittadine e dietro improvvisati ripari, bensì assembrandosi
in grosse schiere' dietro i giganteschi baluardi delle Alpi
ein quei luoghiche la scienza strategica, non l'utilith
locale, ha voluto muniti a difesa, in questo o quel punto
dei nostri estesi confini, o sul monte o sul mare, o sui
vast,i campi, ove pub far massa un gran popolo in arme.
Cap. R. P.
.'
.
I
LE RIME
DI MICHELANGIOLO
I1 secolo XV vide cadere in misero stato le lettere
italiane, le quali avevano giA levato sì alto il volo nell’eta precedente,e tornar disadornaequasi barbara la
linguache i cantoridiBeatrice
e di Laura e i prosatori delTrecentoavevanoingentilita
e resa atta ad
esprimere ogni manieradi sublimi edelicati concetti.
Gl’ Italiani S’ eranrivoltial
greco e allatino, più in
special modo da che uno stuolo di letterati,e iilosofi
fuggendo lerovinedel
Basso Imperoportarono
qui
. l’amore dei morti idiomi, erisuscitarono il desiderio di
studi ornai lontanida
quelli che convenivano a una
nuovafede e allamutata civilth. Come anticamente l a
prima venuta dei Greci aveva invogliati delle loro scientifiche discipline i Romani dci tempi di Scipione Affricano, così questa sccorlda loro venuta risveglid un egual
fervore negl’ Italiani clcl millequattrocento.Un
platonismo corrotto d.erivnnto dalle scuole degli Aiessandrini
venne a trapiantarsi in Firenze, e innamorb
di S& i pih
valorosiintelletti.
Pretesedi conciliare e . fonders in
11
.- .... ..
impuro mescuglio le dottrine del gentilesimo coi dornmi
cristiani, e in mezzo a frivole contese giunse a farsi compagnoesostenitore
per sino dei sogni dell’astrologiae
delle follie cabalistiche. Senza disconoscere i vantaggi
che all’ italica erudizione procurb allora 1’ ardente ricerca
delle memorie dell’ antica sapienza, 8 forza confessare
che una sì stemperata adorazione di libri pagani preparb
un’ et& per sentimenti e per iscritti, tutta pagana ; e che
.tantafuriadistudi
classici travolsc in vergognoso dispregio le tradizionidella grandeletteratura nazionale
iniziata dall’ Alighieri. La veneranda memoria di -lui fu
da meschiniraccoglitori di codici gittatanelfango;
e
alla linguanostra, la quale si disse doversi, come roba
da trivio, lasciare ai trecconi e al volgo, da cui prende
il nome, venne sostituita la latina,quella linguaciob
che non era più la forma del pensieroitaliano.
Sorsero peraltro sullo scorcio del secolo alcuni eletti
ingegni, che ricordandosi d‘averavuta una letteratura
e una poesia in casa propria, diedero opera a . farle risorgere:fra i quali bastirammentare Lorenzo il Magnifico e Angelo Poliziano. I1 primo scrisse versi non
sempre limpidi nb eleganti, ma pur notevoli per vivacita d’immagini c schiettezza di locuzioni. E il secondo,
giovanissimo, nclle Stanze per la giostradi Giuliano
de’ Medici nonsolo si lascib addietro digranlunga
il
ruvido e incolto poema che LucaPulciavevascritto
per la giostra di Lorenzo, ma inalzb l’ottava a una
magnificenza dcgnadelle future epopee dell’orlando e
della Gerusalemme. Ma cib ch’ 6 qui più da notare si 6 ,
che Lorenzonel Commto sopra alcuni de’ suoi sonetti,
facendo eco alle severe parole di Francesco Filelfo e di
altri chepur v’erano, ma 6 pochi (dice il Landino) e
piu radi che le porte di Firenze Y, difese dalle pedantesche censure degli eruditi l’usodellalingua
volgare,
ne disse le lodi, e celebrb le gloriediDanteedel
Petrarca : e il Poliziano i fiori scelti dai greci e dai latini
poeti vestì delle antiche grazie toscane, emostrbnei
suoi versi stupendi, con frequente e felice imitazione, il
culto ch’ ei portava a que’ sommi maestri del bello stile,
Se non che tantol’unoquantol’altro,
facendo parto
dell’hccademia platonica, istituita gia da Cosimo il vccChio, e seguendone neigiardini medicei i filosofici insegnamenti, più che sull’altare di Dantearsero
i loro
incensi su quello del Petrarca, le cui dottrine amorose
discendenti dal misticismo greco meglio giovavano acl
onestare la licenza delle passioni e a velare i guasti costumi. E cheguasti fossero, celo dice con leseguenti
parole il Machiavelli: 4 I giovani più sciolti dell’usitato,.
in vestiri, in conviti e in altre simili lascivie oltremodo
spendevano;ed essendo oziosi, in giuochi einfemmine,
il tempo e le sustanze consumavano Y. Coi1 l’amore, i l .
quale all’ ingegno dell’ Alighieri fu quasi luce interposta
tra il vero e l’ intelletto, e scala per salir più alto, passando a traverso l’ erotiche fantasie del Canzoniere petrarchesco si fece alla poesia dei cinquecentisti cagione
finale, esercizio di moda e condimento precipuo delle
conversazioni, dei conviti, delle feste,delteatro,
della.
musica, di tutto. Mainquel
calore artificiale, in quell’ entusiasmo fittizio non era l’ amorc che faceva il poeta,
sì la poesia che faccva l’ amante : c in quell’immensa
fecondita di canzoni e sonetti, così uniformi tra loro che
letto uno gli conosci tutti, 1’ argomento avvilisce l’ingegno, e l’ ingegno non vale a nobilitar l’argomento. Elegante lo stile, esanime il pensiero; armoniosa la forma,
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LE RIME
DI XICHELANGIOLO
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DI MICHELANGIOLO
LE RIME
ture del Vecchio e Nuovo Testamento, e coloro che sopra quelle S’ erano affaticati, come gli scritti del Savonarola, al quale ebbe sempre p a n d e affezione, restandogli
ancor nella mente la ricordanza della sua viva voce >.
A questa .scuola educavasi Girolamo Benivieni, che pur
scrisse una canzone SUU’ amor platonico comentatada
Pico della Mirandola, ma che fautore calclissimo di fra
. Girolamo era non meno ammiratore di Dantc, IC cui
ceneri bramb riportateinFirenze,
e a cui detlicb un
degno Cantico di laude; quel Benivieni, il qualo pot&
esser beffato dai Palleschi come Piagnone, ma che fu il
solo ( e bene qui. ricordarlo con la testimonianza del
Varchi) a il solo che nel 1530 raccomandasse a ClementeVI1 la sua citt8,scrivendogli unalungalettera
conveniente all’ amorevolezza di buon cittadino, perche,
allora che ne aveva il potere, volesse darle una forma
direggimentolaudabile
B.I E alla scuola medesima, si
educb la grande anima di Michelangiolo, Piagnone anche
esso, e in mezzo alla corruttela e alla miscredenza intemerato e fedele. La natura lo chiamava all’arte, ma
in lui il poetapub dirsi una continuazione dell’artista,
perche nelle sue rime ei non fece che mutare la’materia
del marmo e dei colori in quella della parola scritta, ad
esprimere l’amor suo ferventissirno per la bellezza, secondo il concettoche ne avevanella mente. E il concetto lo aveva appreso da Platone; il quale, interpetre
dei dettami di Socrate filosofo insicmc ed artista, insegnb essere la bellezza un raggio dello splendoredivino
tramandato nei corpi, che alletta c solleva l’anima alla
muto il sentimento; puro il canto, corrotto il secolo. ACI
esemplareilsonettista basti il nome del Bembo; a ritrarre .il costume basti quello di Pietro Aretino.
Fra tanta inondazione di sbiaditi verseggiatori un solo
poeta veramente grande S’inalza, Lodovico kriosto ; ma
chi vorn& porre in dubbio che in lui, non meno che negli
altri minori, si palesino i vizi del tempo? Potrh dirsi che
il suo poema, persovrane bellezze unico, sovrasti alla
severit& della critica, ma non negarsi ch’ egli abusi il maravigliosopennello in lascivie di colori, che sparga la
dominante sua celia anche sulle cose più sacre, e che
adulatore a guisa dei poeti del latino scadimento renda
corn’ essi immagine di un’ et8 di morale abiezione e di
nazionali ruine.’
Dal fondo di quell’ elegantissimo baccanale di cultura, di poesia e d’ arte si stacca con rilievo suo proprio
la figura di Michelangiolo Buonarroti, sola, altera e disdegnosa come l’ ombra di Sordello nel Purgatorio dantesco. Nelle disquisizioni dell’ Accademia medicea egli
trasse il semedelle dothine platoniche, e neifamiliari
colloqui col Magnifico e col Poliziano il gusto della poesia.
Ma 1’ animo suo informato ad alti propositi e a dignit&
di virtù seppe, dilungandosi dallafogauniversale, ternDerarsi ad altra acuola. Narra il Condivi che a fra gli
scrittori di prosa e di versi ammirava il Buonarroti principalmente l’Alighieri, cui sapea quasi tutto a memoria,
e con grande studio e attenzione leggeva le sacre Scrit-
‘
I
1 Nel Canto xv, 24, chiamaCarlo V u il pid saggio Imperatoreegiusto, Che sia stato o sarti mai dopo Augusto *; e negli
immoderati elogi della Casa d’Este celebra diLucreziaBorgia
a la belta, la virtd, la famaonesta
(Canto xrlr, 69).
--m
.
I.
-
..
. ..
157
Storia florentina, Libro
Libro
~
~
II.
XII. Vedianche
il Nardi, Istorie,
.
158
r
150
LE RIBER
DI MICHELANGIOLO
contemplazione della cagion prima, da cui deriva, e di
cui in alcun modo 8 rimembranza.L’amore per la bellezza corporea, casto desiderio dello spirito, simboleggiato
gi&nell’anticomitodella
VenereCeleste,erastato
il
nume ispiratore dell’ elegiaco lirismo del Petrarca; e di
.questo amoreparla spessissime volte Michelangiolo, e
segnatamente nel madrigale VIII, ove l’idea platonica 8
accennata con chiarezza mirabile :
l’ oggetto. Senza dubbio le rime che ci restan di lui furono scritte in gran parte dopo il suo sessagesimo anno,
e non v’ha chiignori che principale isyiratrice ne fu
Vittoria Colonna marchesana di Pescara, Di questa inclita
donna e dell’affetto scambievole, onde i due cuori si strinsero insieme, ho gis parlato nella Vita di lui. Qui 8 da
ripetereche 1’amore,di cui Dante disse 4 che a cor
gentil ratto S’apprende P, e Michelangiolo a che ’n gentil cor gis mai colpo non.perde B, fu alla Colonna gloria
e sollievo nei dolori della lunga e trista vedovanza, Q al
Buonarroti conforto nelle sventure della patria e nelle
acerbit& dell’ esilio.
Poetb Michelangiolo d’ amore; ma che questo non
fosse velo, com’era pei suoi coetanei, alle cupidigie dei
sensi, ce lo narra con ingenue parole il Condivi: 6 Io più
volte ho sentito Michelangiolo ragionare sopra 1’ amore,
e udito poi da quelliche si trovaron presenti, lui non
a1triment.i parlarne,diquelche
appresso di Platone si
legge. Io per me non so quello che Platone sopra ci9 si
dica: so bene che avendolo io sì lungamente e intrinsecamente praticato, non sentii mai uscirdiquella bocca
se non parole onestissime, e che avevano forza d’estinguere nellagioventù ogn’incomposto e sfrenato desiderio P, Poetb d’ amore; ma 1’ amore non 8 la sola corda
della sua lira. Eglisad’avereunapatria,
ed ora ne
lamenta il danno e la vergogna, ora ne invita gliesuli
cittadini a perdonare c speraro: e il pensicro dells patria e degli esuli glirisveglia uno dei più bei canti in
lode delPoeta divino, di cui dice che nessun uomo fu
maggiore o pari, come nessun esilio fu mai più indegno
del suo. Sa d’ esserartista, e penetra nei segreti dell’arte, e inmille modi ne svolge le ragioni e il fine, e
Gliocchimieivaghidellecosebelle,
E l’alma insieme della sua salute,
Non hanno altra virtute
Ch’ascenda al ciel, che mirar tutte quelle.
Dalle pid alte stelle
Discendeunosplendore
Che ‘1 desirtira a quelle,
E qui si chiamaamore.
Nè altro ha gentilcore,
Che l’innamorieardaeche
’1 consigli,
Ch’un volto che ne gli occhi lor somigli.
Vi fu chicredeche questovolto, ritenente uno splendore simile alle stelle, potesse il Buonarroti aver trovato
da.prima, e amato nella giovinetta Luisa, ultima figliuola
di Lorenzo il Magnifico, la quale morì (ora 8 certo) nel
maggio del 1488 ; ma siffatta opinione b stataormai
provatascevra e di fondamentostorico e di verisimiglianza.g Che Michelangiolo piegasse l’animo a qualche
affetto giovanile castissirno, non potrebberecisamente
negarsi, perch6 alcun vago e raro accenno nei suoi versi
si trova ; ma difficile sarebbe a indicarsi qual ne fosse
Le si fecero l’esequie il 23 di quel mese.
Michelangiolo aveva allora tredicianni,e non era stato per
anche accolto in casa Medici.
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LE RIMP
DI MICHELANGIOLO
col linguaggio di lei spiegando certe astratte veritil dello
spirito dh loro forma quasi sensibile. Sa finalmente che
amore, patria e arte son nomi vanise non gli avvivi
col suo alito divino la virth ; e questa egli cerca e avvalora nel sentimento ‘della religione, e parla‘ a) affetti,
ditimori edisperanze
cristiane con la fededi Dante
e. la schiettezza virile del Savonarola. Non v’ 41 insomma,
direi quasi, nobile e alta idea che non abbia il suo culto,,
sia pure per brevi accenni, nei versi di lui; e il poeta;
platonico non pub così celarsifrale sottigliezze psicologiche, cheditantointanto
non faccia in S& splendidamente manifesto il severo pittore della Creazione e de&
Giudizio, lo scultore del David e del Mo&, 1’architetto
della prima basilica del mondo.
Egliattese a scriverversi
(dice il suo biografo).
u più per diletto, che perch& ne facesse professione, sempre S& stesso. abbassando,e accusando inquestecose
l’ignoranzasua Y. Ma il Buonarrotiche dichiarb non.
essere sua arte n& la pittura n& l’architettura, ben pote,.
modestissimo qual era, nel dettare non pur rime, ma si*
anco lettere amichevoli, dire di S& medesimo: a Lo scrivere m’& di grande affanno, perche non 8 mia arte 9 . I
Ad ogni modo, sebbene i versi gli uscissero dalla penna o,
com’ espressione dei suoi intimi sentimenti, o come sfoghi
d’ affetto e d’ amicizia, dalle varianti che ora si leggono.
nell’edizione fatta sugli autografi si rilevachemolte
voltevitornava
sopra con la lima. Cib non di meno;
la fatica o quel ch’ egli chiama e affanno Y vi si scorge
sovente : e , sia l’insufficienza dell’abito, sia la natura
dell’ animo suo che nelle difficolth compiacevasi, certo
‘appareche la parola, quasi strumento manchevole a significare il pensiero, non sempre obbedivà al suo intelletto, come nell’arte gli obbediva la mano. Ma sì nei
luoghi dove la forma S’ accorda felicemente col concetto,
sì inquelli doverigidae
scura fallisce, Michelangiolo
si palesa co’suoi pregi edifettisingolarc da tutti i fri-.
voli Petrarchisti del cinquecento, e l’idea potcntc tu ‘la
rinvieni anco ne’ suoi men lucidi versi, come la sccrni in
mezzo alle scabrositil delle abbozzate suestatuc.
Egli scriveva,e gli amici ne raccoglievano con riverenza gli scritti:Arcadentenemettevain
musica i
madrigali, e l’Italia gli cantava : il Varchi illustrava con
dotta ‘lezione un suo sonetto, e ilBerni lo chiamava
e nuovo Apollo e nuovo Apelle Y : ! nell’ esequie solenni
fuposta sui gradinideltumulo
la statua della poesia
accanto alle t r e arti sorelle: Matteo Rosselli lo dipinse
nellacasa dei Buonarroti in attodistudiare e compor
versi, c 1’ amoroso Pronipotene curb, a suo modo,
nel 1623 la prima pubblicazione. Giovi pertanto richiamarli oggi alla memoria degl’ Italiani; i quali imperfetto
giudizio porterebbero su Michelangiolo, se non lo conoscessero inpari tempo artista e poeta; perche , dove
nelle creazioni dell’arte mostrb quel Grande gl’impeti del
suo ingegno con immagini quasi sempre di sublime
terribilita, nei componimenti poetici egli sparse con Wmonia serena la copia de’suoi purissimi affetti. In quelle
si scopre la mente del Buonarroti; in questi il core.
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LUIGIVENTURI. -
In una sua lettera al Vasari.
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Nel Capitolo a Bastiandel Piombo.
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GUIDA ALLE OPERE DIMICHELANGIOLO
IN FIRENZE
Firenze non abbondadiopere
del Buonarroti, ma
ïn compenso le poche delcui possesso pub andare superba sono monumenti di inestimabile valore per l'arte,
inquantochb nel maggior numero appartengonoaduna
epoca della vita di quel terribile
ingegno che pub considerarsi come l'alba di un giorno la cui luce non ebbe
tramonto.
Trovandosi quelle opere non gi& raccolte in una medesima localita come in un Santuario, sibbene sparse,
disseminate quasi, in pih luoghi, non dispiacer&, lo spero,
:ai lettori di questo libro che di Michelangiolo parla ed
:a lui 8 consacrato ditrovarvi indicati i luoghi OVC IC
ricordate opere si trovano, e le notizie illustrative e stoTiche che ad esse direttamente o indirettamente si riferiscono. Nel raccogliere le quali ho posta ogni mia cura,
lasciando, rispetto
al
valore
estetico
delle
opere, il giudizio agli egregiscrittoriche
con tantoamore e con
tanto ingegno vollero in questo libro pagare un tributo
di amore e divenerazione al grande fiorentino,
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GUIDA ALLE OPERE DI MICHELANGIOLO
E poichb mi parve acconcio, a preferenza diogni
altro, di seguire ORDI DI NE TOPOGRAFICO, daremo principio
alla breve peregrinazione, partendoci dallachiesa di Santa
Croce ove tra le ossa frementi amor di patria dei pifi
grandiitaliani, posano pure quelledi Miche2 più che
mortale ange2 divino, il cuore del quale non ebbe pal-.
pito che santo non fosse, non affetto che a quanto di più,
sublime di pih nobile 8 sulla terra non fosse inspirato..
Usciti dal Panteon delle nostre glorie, procederemo
alla visitla delle opere surricordate, seguendo le indicazioni dello Itinerario che fa corredo al presente libro,
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SANTA CROCE.
Sepolcro di Michelangiolo.
C. J. CAVALLUCCI.
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Michelangiolo neisuoi estremi momenti, volgendo
.un’ultimo pensiero alla patria, manifestb a Daniele da
Volterra e ad altri, il desiderio che le sue ossa riposassero
In Firenze nel sepolcro della famiglia; per la qual cosa
Leonardo suo nipote 4 cavatocautamente il corpo di
4 Michelangiolo, di Roma, come fosse alcuna mercanzia v
.invib la cassa racchiusa in y a balla a Firenze, ove giunse
a dì 11di marzo 1564. I deputati a ricevere il prezioso
deposito vollero che quella, così imballata com’ era, senza
-che fosse tocca di cosa alcuna, si riponesse nella Cornpagniadell’assunta, dietro la chiesadi S. Pier Mag.@ore. Ivi rimase t.utto quel giorno e parte di quello dipoi,
nel quale alle ore 24 fu dai professori dell’Accademia del
Disegno portata nella chiesa di Santa Croce. uE se bene,
-u scrive il Vasari, si fece ogni opera che la cosa non si
4 sapesse, acciocchb spargendosi la fama pcr la citth non
u vi concorresse tanta moltitutlinc, che non si potesse
4 fuggire un certo che di tumulto c confusione, e ancora
- 6 perche desideravanochc
quel poco chevoleano fare
u per allora, venisse fatto con più quiete che pompa; ri.-( serbando il resto a più agio e comodo tempo : l’una cosa
-4e l’altra andb per lo contrario : perciocchb quanto alla
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a moltitudine, andando la nuova di voce in voce si empie
a in modo la chiesa in un batter d'occhio, che in ultimo
a con grandissima
difficolu
si condusse quel corpo d i
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4 lo vedemmo così in tutte le sue parti
intero, e senza
a alcuno odore cattivo, chestemmo percredere, che
u piuttosto si riposasse in un dolce e quetissimo sonno.
a chiesasagrestia
in per
B.
a deposito P.
E oltre che le fattezze del .viso erano come appunto
u quando era vivo (fuori che un poco il colore era come
a di morto) non aveva niun membro che guasto fosae,
a O mostrasse alcuna schifezza. E la testa e le gote a
u toccarle erano non altrimenti, che se di poche ore ina nanzi fosse passato B. Lungamente conservossi il corpo
di Michelangiolo, imperocche essendo stata, circa la mets
del passato secolo, aperta la sepoltura, apparve alla vista
intatto il cadaverevestito di lucco di velluto verde e
colle pianelle in piedi, ad una delle quali erasi staccata la
suola con tanta forza, nell' accartocciarsi per l' aridits,
chefu trovata lungi più di due braccia.
h a nuova visita alla sepoltura fu fatta nel settembre del 1857 quando vi fu deposta la moglie del Commendatore Cosimo Buonarroti, Rosina Grant-Vendramin.
Dal ricordo di quella inumazione, scritto dal cav. Pelli
Fabbroni, apparisce: che il corpo di Michelangiolo aveva
ceduto al morso dei secoli, e cornecch6 ridotto i n polvere 4 conservava in ogni parte la forma e la posizione
4 dello scheletro primitivo, tranne le ossa faciali e anteu rioridel cranio B. Furonotrovati intorno alla t c s h
u molti filamenti attortigliati a spira di colorc scuro c h ~
u a toccarlicadevano in polvcre, cd alcurlc foglie d i
4 alloro cho conscrvnvanouna
qualcl~cconsistcnzn B.
Sul piano della Yopracassa, chc cra sclliodato, leggevasi
la seguente iscrizione: - Ad tegenda ossa rnagnì Michaelis Angeli Bonarrotae - hoc operìmentum superìmpositum fuit - Anno salutìs -.,BI . D . c L'VIL
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SANTA CROCE
SANTA CROCE
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sballarlo
e
metterlo
nel
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E e l presente secolo si 8 dubitato se il corpo di Mi-chelangiolo fosse deposto in Santa Croce, avvalorando il
dubbio col porre innanzi.unmonumento esistente in Roma
nell'androne della chiesa dei Santi Apostoli, la figura del.
quale offre una maravigliosa somiglianza con quella del
Buonarroti. Siapare chequel Monumento appartenga.
a Michelangiolo,' :non possibile il dubbio dopo la con-.
statata ident.it8 del cadavere, della quale abbiamo irrefragabili testimonianze nel Vasari, nei ricordi del Pro\-,
veditore dell'accademia del Disegno ed in altre memorie
del tempo.
Roberto diFilippino Lippi, Provveditore dell'Accademia in quell' anno, ricorda : che non si potette , per
il gran numero delle persone stipate nel Coro, se now
con gran sinistro condurlo in Sagrestia, e quivi ismaglìare la cassa e aprìlla, e vederla; e vedemo chegZi
era Zuì;che Idì0 li dia riposo! Non pih esplicito, ma
più diffuso, il Vasari ci narra : che aperta la cassa u dove
u egli (il Luogotenente Mons. Borghini) e tutti noi preu senti credevamo trovare quel corpo putrefatto e guasto
u perchè era stato morto giorni 25, e 22 nella cassa,
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I1 Monumentodi SS. Apostoli, crede l'egregio cav. Gaetano
fosse fatto a Michelangiolo, e percomMilanesi,cheveramente
Cidappamissione di Lionardo suo nipote,daJacopodelDuca.
rirebbe dalle lettere di esso maestro Jacono che snnn nd'Arp.hivin.
Buonarroti. '
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SANTA CROCE.
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I1 MONUMENTO
decretato al nostro dal Duca Cosimo
e fatto a spesa di Leonardo (salvo i marmi liaisti donati
dal Duca) fu disegnato da' Giorgio Vasar2 ed eseguito
nella parte di quadro e di ornativa da Batisla Lorenzi,
al quale ai affidb pure lo scolpimento del BUSTO
e della
statua rappresentante la PITTURA.
Giovanni Bandini
SCOlpi la Statua dell'ARCHITETTURA ; Valeri0 aOle' l'altra
della SCULTURA,
commessa in precedenza da Mons. Borghini aBattista di Benedetto Fiammeri discepolodel1'Ammannato che non pot&accettare l'onorevole incarico.
Butista Nakdini dipinse a fresco il Deposto di croce, nel
quadro che termina il frontespizio, e gli angioli che reggono la tenda. I documenti relativi a questa sepoltura
tirano dal 1564 al 1568,mel quale anno, entro il mese di
luglio, riceveva il Lorenzi il saldo di ogni resto di spesa
fatta per contodei marmi della sepoltura di Michelangiolo, la quale dalla iscrizione seguente, che leggesi nella
facciadell' &basamento, rilevasi che rimanesse compiuta
ne1.l' anno 1570.
CASA B U O N A R R O T I
...
Via Ghibellina N." 61.
Pendeva incerta la questione se Michelangiolo avesse
o no abitata la casa dei Buonarroti, postainViaGhibellina, ignorandosi 1' anno dell'acquisto di quella.' U n
documento favoritomi da quel dotto ed egregio uomo
che & il cav. Gaetano Milanesi toglie dimezzo
ogni
dubbio, e possiamo ritenere, ammenocheMichelangiolo
sdegnasse di convivere in famiglia, che abitasse in questa; casa e per molti anni. I1 documento in discorso & il
.contratto di vendita che fa Benedetto di Andrea Bonsi,
i n nome proprio e dei figli, Andrea, Francesco, Paolo,
Matteo e Girolamo, a Michelangiolo di LotlovicoBuonarroti Simoni, scultore e cittadino fiorent,ino, presentì
et ementi, diuna casa con sala, camere, pozzo, corte,
loggia, et cumdomuncula dallaparte posteriore, con
uscita nella via volgarmente detta di S. Maria,a posta
nel popolo di S. Pier Maggiore, ed in Via Ghibellina,
e piùdi due altre case, contigue alla sopraddetta, con
sale, camere, cantina, pozzo et aliis suis habituris, per
il prezzodi fiorini mille cinquecento larghi di grosgi.
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D . 0 - M
. ANGELO . BONAROTIO
. SIMONIORUM FAMILIA
SCULPTOR1 PICTORI . E T . ARCHITECT0
FAMA . OMNIBUS . NOTISSIMO
LEONARDUS. PATRUO . AMANTISS .E T . DE . S E . OPTIME . MERITO
TRANSLATIS . ROMA. EJUS . OSSIBUS . ATQUE . I N . HOC . TEMPLO
MAIORUM . SUORUM .'SEPULCRO . CONDITIS
COHORTANTE. SEREXISS. COSMO .MED. MAQNO .ETRURIAE . DUCE .P .C ANN . SAL . M . D . LXX
MICHAELI
VETUSTA
VIXIT
ANN
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LXXXVIII
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1 Michelangiolo nella sua giovinczzn ;d)itb 1 s (:usa che fa angolo con le vie dell'Angztillarn c dei nmtaccordi punteggiata.
nel mio itinerario. Sulla faccia che risponde in questa seconda via
fu posta, non sono molti anni, la seguente iscrizione:
Casa
dove Mìchelangiolo Buonarroti
nato a CapresenelCasenAno
vìsse g l i anni della sua giovìneaaa.
:2 GiB dei Marmi sudici 'ed oggi Michelangiolo Buonarroti.
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CASA BUONARROTI
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CASA BUONARROTI
CASA BUONARROTI
L'atto, rogato da Ser Giovanni da Romena, 8 in data
deldì 9 del mese di marzo dell'anno 1507, secondo il
computo fiorentino, ci08 1508 secondo il computo moderno.
AvendoLionardo stabilito con il consenso dello zio
di t6r donna, la casa di via Ghibellina fu reputata non
abbastanzaonorevole
n& sufficiente: perlaqual
cosa
Michelangiolo desideroso dell' accasamento del nipote (il
quale, secondo egli scriveva, non ern ìl pìù bel giovane
d i Firenze) con fanciulla onesta di onorata famiglia, piuttosto poverachericca,stimolavaLionardo
a comprare;
una casa più nobile posta in luogo miglioreche quello
non fosse, perche soggetto a patir danni per' i traripamenti del fiume.
L e premure datesi, daLionardo non sortirono buon effetto: per la qualcosa Michelangiolo scrivevagli da Roma
nel marzo del. 1547:. . Circa il comperare casa io
te 1' 6 scritto, perchequando ti paia di tbr donna,
come m i p a r necessario, la casa ove state non 8 del
bisognio, e nontrovandovoi
d a comperarecasa a2
proposìto,pensodovesiate
in Via Ghìbellina v ì potessi allurgare, cid t? finìre i beccateglì della casa fnsino in sul canto e rivoltargli per l'altra strada, comperando la casetta che v'& sotto, se fussì a bastanza.
Pure quando troviate da fare una compera sicura
e
onorevole mì pure che sarà meglio; e ìo vi manderd
quello che mancherd.' I1 consiglio dello zio deve essere
stato seguito; ed un primo restauro, la casa debbe averlo
avuto' nel 1548 per ospitare decorosamente la sposa di
Lionardo che fu CassandradiJacopo Ridolfi..
Altrorestauro, o piuttostorifacimento, ebbe questa
casa circa l'anno 1617 per opera del figlio di Lionardo,
chiamato pur esso Michelangiolo edistinto con l'appellativo di Gfovane; il quale volendo dare splendido ricette alle poche operedelgrande
zio rimastoin proprietsdella famiglia, agli schizzi ed agliscritti di lui,
fececostruire con i disegni di Pietro- da Cortona una
Galleria, al cui adornamentocooperarono i migliori Wtisti fiorentini di quella epoca. Vuolsi che egli spendesse
la cospicua somma di scudi ventiduemila fiorentini., che
ragguagliano a circa lire 130,000 italiane.
Prossimi a mancare due rami della famiglia Buonarroti, con Michelangiolo, che fu pittore, e con il commendatore Cosimo, questi, con atto degnodi nobile animo,
prevedendo non lontana la sua fine, chiedeva nel luglio 1857 di poter costituire in Ente morale la Galleria
dei suoi antenati.Ricevutane facolth, donava alla citts.
di Firenze, con suo testamento nuncupativo del dì 9 di
febbraio 1858, l' archivio domestico , i manoscritti, l e
carte, idisegni delgran Michelangiolo, le pitture, le
sculture ed ogni altra cosa che forma la Galleria Buonarroti, insieme con la casa gentilizia dove tutta quella
preziosa suppellettile conservavasi, lasciando altresì un
fondo di 800 lire sterline per il mantenimento della casa
e della Galleria, per. lo stipendio di unconservatore, e
per l'acquisto di tutto cid che potesse giovare ad accrescere il Museo Michelangiolesco. La rappresentanza dell'Entemorale el'amministrazione di esso affidavasi al
Direttore delle Gallerie, al Gonfaloniere del Comune di Firenze ed al Bibliotecario della Laurenziana pro tempore.
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1 Dal carteggio di Michelangiolo, pubblicato dal cav. Gaetano
Mitanesi nella occasione del presente Centenario.
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CASA BUONARROTI
CASA BUONARROTI
N. 31. TESTAVIRILE volta in faccia. Disegno in malita nera.
N. 39. FIGURA
MULIEBRE volta diprofilo
a destra,
c.olla gamba destra posata sopra uno scalino; il corpo
inclinato, ed il braccio manco proteso in avanti. La meta
superiore del corpo b nuda ; e la inferiore, coperta di
largo panno, tratteggiata con molta finezza inpenrza.
N. 53. PSICHE
CHE DESTA AMORE - ERCOLE
CHE
SCOPPIA ANTEO
; FIGURA MULIEBRE nuda, ritta in pik,
veduta difaccia; e altra di UOMOin profilo. Schizzi in
matita rossa.
N. 70. ABRAMO,
IMPEDITO ‘DALL’ANGELO
DI SACRIFICARE ISACCO.
Dis. a matitu nera.
N. 71. LA VERGINE
1~ ATTO DI ALLATTARE IL DIVINO
INFANTE. Disegno a matita nera e rossa, lumeggiato
di .gessetto.
N. 72. LA VERGINEIN ATTO DI STRINGERE AL SENO
IL SANTO
BAMBINO.
Shizzo in penna.
.
N. 33. FIGURA
SEDENTE, volta a destra,
della gamba dritta ripiegata indietro.
N. 38 TRE FIGURE VIRIL^ NUI)E fuggenti, una a sinistra e le altre a destra, colle braccia :hate in atto di
spavento, Schiaso in.penna. hltrc figurc in numero di
cinque sono leggermente segnate in lapis.
N. 43. ‘FESTA,COLLO e PARTE D I SPA1,Lh d’ UOmO
baffuto a bocca aperta, con herrctta in capo fmn1;lt.n da
un rnascherone. Disegno in matita rossa. Studio (li qualche demonio pel Giudizio finale.
N. 45. FIGURA
VIRILE nuda volta un poco a destra
in atto di terrore. La tcsta e porzione delle gambe non
Bono fatte. Schizzo in matita nera. Pensiero per l’hdamo
scacciato dall’ Edcn.
N. 64. TRESTUDI del pctto delle braccia e delle mani
per l’Adam0 descritto sopra. Disegno in matilcc nera.
N. 73. FIGÚRE SEDUTE. &!udii ìn penna e i n nlntita.
N. 61 e 66. FIGURA
VIRILE nuda, che appoggiandosi
sul braccio destro disteso alza il sinistro appena indicato. Pensieri, schizzati in matita nera, per la figura
del Cristo del Giudizio finale.
N. 65. PENSIERI,
schizzah in matita nera.
N. 67 c 68. TRE FIGURE simili’a quelle del N. 17.
Pensieri per le pitture della vdlta Sistina
e per la storia del Giudizio finale.
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a rnatìta rbssa.
.*AC--
appoggiata
sul braccio sinistro e 1’alt.ro disteso per toccarsi il piede
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N. 17. TREFIGURE VIRILI nude, in diverse attitudini
di spavento. Schizzo in penna. Pensiero per il Giudizio
finale.
,N. 18. TRE FIGURE MULIEBRI. Schizzo in penna somigliante a quello notato di sopra.
N. 27.FIGURA
VIRILE, Teduta di schiena, precipitante
in basso ; ed altra MEZZA FIGURA in atto di stringersi la
testa fra le mani. Schizzo a matita nera.
N. 32. TORSO
CON BRACCIA di figura virile seduta.
175
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CASA BUONARROTI
N. 41,42,45
e 48. Disegni e schizzi,diporzion;
della FACCIATA.
ridetta.
- Disegno grande macchiato d'acquerello della FAG.
GIATA. DI SANLORENZO.
(Parete sinistra).
N. 46 e 52. Disegnl e schizzi per la SAGRESTLA.
NUOVA e per i MONUMENTI MEDICEI.
N. 53, 80, 81, 92,94,95 e 98. Disegni e schizzi in
matita e in penna per la LIBRERIAdi S. LORENZO
per
la SCALA
e per i PLUTEI
della medesima.
- Stampa del disegno dell'alzato e dello spaccato.
della CUPOLAdi SANPIETRO
IN VATICANO.
I rimanenti disegni sono studj di modanature, di Ca-.
.
pitelli, di colonne e appunti per gli scarpellini e cavatori
di marmi, dietro ai quali disegni leggonsi spesso, scritti
di rnanoHdi Michelangiolo, ricordi, abbozzi di lettere e di
poesie.
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CAPPELLA.
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TERZA SALA.
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I n questa, che 8 la principale della Galleria,sono
in dieci quadri fissi alle pareti, ed in altrettanti corn-passi..dipinti a chiaroscuro, rappresentati
i
principali mo-.
menti della vita civile ed artistica del Divino, la cui
statua, scolpita da A . Novelli (lGfJO), tiene il posto di
onore fra le due finkstrc capo
in
alla sala.
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suo Catalogo 'della Galleria assegna al ßuonarroti, non &
fatto dai Biografi di esso ricordo alcuno. La composizione
appartiene evidentemente a Michelangiolo; ma 8 dubbio,
uwllQl p L G D G l l b G
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Iravula, UU~:I V U I I B I ~ I I ~ I U K I I I
$
La vergine seduta tiene ingrembo il divinfanciulletto; in altoa sinistra stanno tre putt.i, uno dei quali
in atto di scendere una scala.
Al pari clel combattimento dei Lapiti appartiene questo bassorilievo alla prima giovinezza di Michelangiolo,
il' quale volle in esso imitarela maniera di Donatello
u e si port6 così bene, che par diman sua, eccetto che
u visivede più grazia e più disegno >-.(Vasari).
Lionardo Buonarroti ne fece un dono a Cosimo I ,
che l'ebbe carissimo ; t.ornòpoi alla famiglia nel 161'7
'per amorevolezzadi Cosimo I I a Michelangioloil Giovane quando questi faceva in propria casa una Galleria
Michelangiolesca.'
Attribuiscesi R Michelangiolo il bozzetto i n gesso rappresentante la DEPOSIZIONE I m , r d A CROCE,clcl quale esistono due riproduzioni in avorio chc vedremo indicate
al luogo loro nella Ciulleria degli Uífizi. Attribuisconsi
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Prima di privarsi dkll'originale Lionardone fece a r e un
che B quello posto a riscontro del marmo.
GETTO IN BRONZO,
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anche per essere malconcia dai restauri, se sia stata colorita da lui o da qualcunodeisuoi scolari, prendendo
per guida il cartone, che
si reputa indubbiamente originale, il quale pass6 non 8 gran tempo dalla collezione
Woodburn in quella del Sig. Robinson. I1 Clement, dal
quale tolgo la presente notizia, esclude in questo dipinto
la manodiMichelangiolo.
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CASA BUONARROTI
del pari a , Michelangiolo, un bozzettino in cera del DECROCEche 8 nelnostro Duomo; ed un modellino in terra cotta della MADONNAposta in San Lorenzo
nella Sagrestia Nuova.
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CASA- BUONARROTI
cenza, Agnolo Bronzino, Giuliano Eugiardini, Tommaso
dei Cavalieri, Tiberio Calcagni, Ascanio Condivi, Francesco d' Olanda miniatore,Federigo
di Filippo detto
Frizzi-, Andrea Ferrucci , Franccsco Granacci , Vittorio
.Ghiberti, Leone Leoni, Baccio da Montelupo, Sebastiano
,del Piombo, Pietro Urbano da Pistoia, il Piloto orefice,
il Rosso fiorentino, Gian FrancescoRustici, Andreae
.Jacopo Sansovino, Francesco daSan Gallo, il 'l'ribolo,
Giovanni da Udine, Benvenuto della Volpaia, c Giorgio
Vasari. Vi hanno poi lettere di Clemente VI1 di Vittoria Colonna, diFrancesco I re di Francia, di Cntcrina dei Medici, di Cosimo I, di Piero Soderjni, di Bene.detto Varchi e d i alt,ri ; piil i CODICI DEI,I,E RIME, uno dei
.quali con correzioni di mano di Michelangiolo; c.ontratti
e bozzedi contratti pcr la I'ietd di Roma, per il Cristo
della Minerva, perla facciata cli San Lorenzo, peril
Monumento di papa Giulio,e
perle
quirldici statue
della Cappella Piccolominea in 9'lena.
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POSTO DI
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SALA D I ARC-O.
Modelli in plastica e in legno.
DAVID, statuettain piedi, frammentat,a. - S . GIRO(?), statuettaframmentata
clel braccio destro e
della mano sinistra. - ERCOLECHE UCCIDE CACCO,
gruppo
frammentato delle teste edi tre braccia. - FEMMINA
NUDA, frammentata della testa e delle braccia. - CROCIFISSO, statuetta inlegno, frammentata delle braccia. TESTE,
di .alto rilievo, una con barba e l'altra senza. LAMO
FRAMMENTI.
DAVID.- Ritiensi come un primo abbozzo della stat u a che di presente sta nell'Accademia di Belle Arti. TORSIVIRILI. - AJACEche sosticne il corpo di PATRO:
CLO, copia del gruppo che e nella Log 'a della Signoria.
L
- FRAMMENTI.
.
MUSEO NAZIOlSL4LE
Via Ghibellina
Manoscritti.
In questo Archivio 8 il prezioso deposito dei documenti Buonarrotiani. Vi si contano TRECENTO LETTERE
autografe di Michelangiolo scritte parte ai suoi di famiglia parte ad altri. Più numerosa d'assai. 8 la serie delle
letterescritte aMichelangiolo, nella quale appaiono i
nomi dei più famosi artisti suoi coetanei; tali sono; Bartolommeo Ammannati, Baccio d'Agnolo, Valerio da Vi.'
179
..
. .
M
E
1.
In questo RIuwo ove, con savio consiglio, furono
raccoltc in più tcmpi IC opwe di scull ura tlci più celebratimaestri dei secoli XV e XVI, chc non trovavansi al luogo loro tra qucllc tlell'anticbit8 greca e romana,dalle quali preseil
nome lanostra principale
Galleria, rifulgono di tutta laloro bellezza le poche. opere
uscite da quello scalpello che dètte all' Italia il primato
'.
-.
\
N.O
,
.
180
MUSEO, NAZIONALE
'
nella scultura echiuse con tanto splendore il secolo di
oro dell'arte. rinata in Toscana.
Salitial PRIMO PIANO ed entrati nel SALONE
detto
del CONSIGLIO,nel quale erasi fatto pensiero di porre al'
copertodalleingiurie del tempo il Jlavid, la più bella
st,atuadell'arte moderna, troveremo dimano del Buonarroti le statue seguenti giustamente celebrate
nella
storia dell'arte.
Bacco, Statua in marmo.
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l
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I
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MUSEO NhZIONALE
181
giolo non avrebbe mancato di farsi conoscere. Giuseppe
Bianchi nel'suo Ragguaglio della Galleria Medicea, pubblicato nel 1759, combattel'opinione di coloro i quali
ritennero che il Bacco fosse statosotterratomancante
d i una. mano per farlo crederc antico, come fu fatto per
quel Cupido scolpito nel 1495 da Mlcllelangiolo a cui
fu pagato 30 ducati,e poi vendutoquale opcra ant.ica
per. 200 al cardinale di S. Giorgio Raffaello Rinrio.
Loda monsignor Bottari, nelle note alle Vitc scritto
da Giorgio Vasari, la espressione della statua in discorso
.sul cui volto most,rasi 4 quella stupida ilaritttche suo1
a esser prodotta dal liquore spremuto dalle uve, facendo
4 apparire un non so che di vacillante chebene fa co-u noscere il principio dell'cbbrezza 9.
I1 Mariette possessore di un disegno originaledel
Bacco, nota come da questo resukasse che Michclangiolo
voleva alleduefigureaggiungere
una Tigre.
'
Durante la sua prima
dimora in Roma, che fu dal-l'anno 1496 al 1501, scolpì .Michelangiolo per Messer
Jacopo Galli romano conoscitore della suavirth,oltre
ad un' Cupidodi grandezza naturale 6 la figura di un
a Bacco dipalmi 10 che ha unatazza sulla mano de-u stra e nellasinistrauna
pelle di unatigre ed un
a grappolodi uve che unSatirinocercadi
mangiar-.
u liene ; nella qual figura si conosce che egli ha voluto
a tenere una certa mistionedi membra maravigliosa e
u particolarmenteaverglidatola
sveltezza della gio-.
4 venth del maschio e l a carnosita e tondezza della fern-u mina, cosa tauto mirabile che nelle statuemoderne
u mostrbessere eccellente più d'ogni altro moderno, il
u quale sino allora avesse lavorato 9. ( Vasari).
Questa statua che 1'Aldrovandi descrive esattamente
peraverlavedutanelgiardinodella
casa di messer
Paolo Galli fu acquistata dal Principe Don Francesco di.
Toscana per ducati 240; ed il Gori suppone che insieme
col Bacco comprasse il Principe anche il Cupido, di cui
parlail Vasari. Ma se questo fosse, b certo che fra i
varii Cupidi sparsi per la Galleriaquellodi
Michelan-
'
Adone morente, Statua ilz marmo.
1
i
I biografi di Michelangiolo non ci danno notizia alcuna rispetto all'Adone morente attribuito dagliintelligenti aquello artista. Dalle notizie sulla Galleriarileviamo che nel 1779, post,o nella stanza dell' Ern~tfrodito,
faceva partedellaraccolta
di statue chein quella si
conservavano, e c,he per l'avanti aveaservito di adornamento ad una fontana. Essendo stato ilel 1794 reputatoopera di TTincenzo Rossi c non dcl Buonarroti, fu
tolto dalla Galleria c mandato alla villa del Poggio Imperiale; d'onde nel 1850, riconosciuto immeritevole degli
inflittogli ostracismo, fu riportato nel luogo, dal quale non
avrebbe dovuto maiessere allontanato.
.
.
.
. .
.
.. -
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~
182
ebbe comando di impadronirsi di alcuno dei cittadini reputati pericolosi, e Michelangiolo come streuuo difensore
della cittA fu per varii giorni cercato dai birri, ai quali
n’on venne fatto di trovarlo per essersi inmodo sicuro
sottratto ad ogni ricerca.
Sbollita lacollera,
a ricordandosi Papa Clemente
a della virtù di IIichelangiolo, fe farc diligcnzndi tro<< varlo con ordine che non se gli dicesse nientc, anzi
a che se gli tornasse le solite provvisioni e che cgli
a attendessi alle opere di San Lorenzo.. , Dovenssi6 curato Michelangiolo comincib, per farsi amico Baccio
a Valori, una figura d i tre braccia dimarmoche
ern
.a un’Apollo che si cavava dal turcasso una freccia, e
a la condussepresso al fine; il quale t? oggi nella caa mera del Principe di Fjrenzc: cosa rarissima, ancora
a che non sia finita del tutto 9. (T’mari).
Dalla Camera del Principe, ove la videil
Vmwj,.
passb in Boboliadoccupare una nicchia dell’nnfiteatro;
ma dopo molti anni fu, con miglior consiglio, mandata
alla Galleria degli UtEzi.
La Vittoria, gruppo in marmo.
a
Al ,gruppo, abbozzato nella parte inferiore e finito
nella superiore, cheabbiamosott’occhio 8 rimasta l’appellazione datagli dal Vasari di Vittoria (e cosìchiamiamola per Sineddoche) CON un prQp‘on sotto, la dove
dice: che donato da Lionardo a Sua Eccellenza, questi
lo messe nella sala grande del suo palazzo dipinta dal
Vasari. L’aveascolpitoMichelangiolo per ornare la sepoltura di Papa Giulio II, stando al primo disegno con-.
cordato con quel Papa nel 1505. Abbandonato dipoi quel
concetto e ridotto in pih semplice forma rimasero ino-perose settestatue, cioB due delle otto cheMichelan-.
giolo aveva cominciate in Roma, e le cinque che aveva
preso a fare in Firenze. Di queste ultime d0nat.e a Co-simo I da Lionardo Buonarroti una B la presente Vittoria, che stette fino al 1868 nel Salone dei Cinquecento.
Le altrequattro, appena digrossate, furono adoperate,
come At.lanti agli angoli della grotta del Buontalenti nel
giardino di Boboli.
Passando nelle SALEDEI BRONZItroveremo nella se-conda di queste uno SPORTELLO DI CASSA,riputato opera
di Michelangiolo, al quale sportello il Clement assegnerebbe la data del 1542. - Vedesi inciso nella Storia.
della Scultura del Cicognara.
Saliti al PIANO SUPERIORE, nella SECONDA SALA della.
SCULTURA,
veggonsi di manodiMichelangiolo
le se-.
guenti opere :
..
La Vergine col Santo Bambino
Bassoritievo ita marrmo.
I
Apollo, Statua in marmo.
..
I
-
Caduta Firenze in potesth dello Imperatore e di Clemente VI1 nel 1530,Baccio Valori commissario pel Papa
R
183
MUSEO NAZIONALE
MUSEO NAZIONALE
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Nel 1504, o in quel torno, abbozxb Michelangiolo duc.
tondi di marmo, lasciati senza compiment;o,urlo dci quali
per Taddco Taadci, l’altro per ßarldommoo Pitti.
È figurato in esso Nostra nonna seduta sudiun
sasso tenendo il S. Bambino fra. le braccia; e dietro la
Vergine apparisce la testa di S. Giovanni.L’opera B tirata in ogni parte di gradina tranne la testa della Madonna che 8 quasi compiuta.
.
184
,
MUSEO NAZIONALE
4
Di questi tondi, quello dicasa Taddei passb inInghilterra e fu, acquistato per la Galleria dell’Accademia
di Belle Arti in Londra, l’altro
(che Don Miniato Pitti
aveva fino daitempidelVasari
donato a Luigi Guicciardini) fu compratodalGovernonel
1823 e dato alla
Galleriadegli Uffizi.
4
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- ...
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185
MUSEO NAZIONALE
tutti i denti, e sempre qualcuno ne manca loro. Parve
a Michelagnolo, in quella semplicita temendo e amando
quelsignore, che gli dicesse il vero ; n& prima si fu
partito,che subitogliroppeun
dente e trapanb la
4 gengìa di maniera che pareva gli
fussi caduto.. .. B.
vdsari).
4
4
Maschera del Fauno scoZpita in marmo.
Bruto, Busto in marmo.
Era Michelangiolo , quando scolpì questamaschera
sua prima opera, passato di poco dalla scuola di Domenico del Ghirlandaioa quella cheLorenzodei
Medici
aveva istituita nel giardino della sua casa di abitazione
presso la Piazza di S. Marco, ovetrovandosi in mezzo
alle’ sceltissime opere dell’antichith, raccolte con grande
spesadai Medici, S’ infiammb sempre pih 1’ animodel
giovanetto nell’amore dell’arte.
Incomincib Michelangiolo,vedendoungiovane
dei
Torrigiani lavorare di terra alcune figure tonde, a farne
alcune pur esso, ‘spinto da nobile emulazione 4 dove Lou renzovedendo
sì bello spirito, lo tennesemprein
u moltaaspettazione ; ed cgli inanimito, dopo alcuni
4 giorni si misse a contrafare con un pezzo dimarmo
una testa che v’ert-t d’un fauno vecchio antico e grinzo,
d( che era guasta nel
naso, e nella bocca rideva ;.dove
u a Michelangiolo, che non aveva pih tocco marmo ne
4 scarpegli, successe il contrafarlo cosi bene, che il Mau gnifico ne stupì : e vistoche fuor dell’ anticatesta,
4 di sua fantasia gli aveva trapanato la bocca, e fata tagli la lingua e vederetutti i denti, burlandoquel
u signore con piacevolezza come era suo solito gli disse:
u Tu doveresti pur sapere che i vecchi non hanno mai
Aveva Michelangiolo presoa ben volere uno scultore Fiorentino,datosi
poi alle cose dell’architettura,
chiamato TiberioCalcagni; ed aquesti,che
lo aiutava
pure neidisegni per la fabbrica di San Pietro, dette a
finire (essendo egli ormai vcccllio) oltre un Deposto di
croce a una testa di Bruto, di marmo, col petto,mag4 giore assaidelnaturale..
. qualeera condotta la
;iy testa sola con certe minutissime gradine. Questa l’aveva
4 cavata da un ritratto di esso Bruto intagliato in una
4 corniola antica.. . che ‘ai preghi di messer Donato Gia4 notti suo amicissimo la faceva (Zu testa) Michelangiolo
u -per il cardinale Ridolfi; che & cosa rara P. (Vasarz].
I1 BustodelBruto non fu terminato n& dal Calcagni ne da altri, come lo dimostrano le minute impronte
lasciatevi dalla gradina che il Vasari ricorda.
Pretendono alcunichenelvoltodi
Bruto volesse
Michelangiolo scolpire le sernbianzo diLorenzino
dei
Medici uccisore del Duca Alessandro ; ma che poi sembrandogli troppo vil traditore 1~ dcponesse il pensiero.
Lo ch& sembrami poco probabile, perche Michelangiolo
non era uomo da fare apologie ad assassini, fossero pure
iolitici; e perchela narrazione del Vasari chiara éd
esplicita. non lascia luogo a far congetture.
.
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.
‘.
’
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4
“1.
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NAZIONALE
MUSEO
GALLERIADEGLI
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UFFIZI
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~~
Sotto al busto, leggesi inciso in metallo, il seguente
distico :
u Durn Bruti eflgiem scuZptor de marmore ducit,
In mentem sce~erisomit et abstinuit
u
P.'
Veggonsi in questa medesima sala una copia in piccolo del Mo& ed una Leda trattadalcartonedi
Michelangiolo.
'
GALLERIA DEGLI UFFlZI.
Sala detta la Tribuna.
.
Sacra Famiglia, Tondo in tavola. (N. 1139).
u Fece Michelangiolo per Agnolo Doni cittadino fio-u rentino amico suo che molto si dilettava di avere cose-
belle così di antichi corne di moderni artefici, un tondo
di pittura dentrovi una Nostra
Donna, la quale ingi-.
nocchiata con amendua le gambe ha in sulle braccia.
un putto e 'porgelo a Giuseppo, che lo riceve; dove
Michelagnolo fa conoscere nello svoltaredellatesta
della Madre di Cristo e nel tenere gli. occhi fissi nella
somma bellezza del Figliuolo, la maravigliosa sua contentezza e lo affetto di farne parte a quel santissimo
v.ecchio ; il quale con pari,amoretenerezza
e reve
renza lo piglia,. come benissimo si scorgenel volto.
suo senza molto considerarlo. Nb bastandoquesto a
4 Michelagnolo, 'per mostrare maggiormente l'arte
sua
u essere grandissima, fece nel campo di 'questa opera
4 molti ignudi appoggiati
ritti ed a sedere, e con tanth
4
a
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u diligenza e pulitezza lavorbquesta opera, checerta< mente delle sue pitture in tavola, ancora
chepoche
a sieno, 8 tenuta la più finita e la pi^ bella opera che
a si trovi 9. (Vasari).
Di questa Madonnachiese Michelangiolo al Doni in
pagamento ducatisettanta. Cornecch6 la somma richi&#
sta non' sembrasse eccessiva ad Angiolo, che riconosceva.
il meritodel
dipinto, tuttaviaper
un sentimento di
animotaccagno volle tentare di ottenere una dirninu-'
zione di prezzo, ed alla persona incaricatada Michelangiolo di riscuotere il danaro, dette 40 ducati, dicendo
che quella era gomma sufficiente pel pagamento dell' opera. Michelangiolo sdegnatodi quel procedimento
fece direal Doni che glimandasse cento.ducati o la
sua pittura.
u P e r il che Agnolo cui l'opera piaceva, disse : Io.
u gli darb quei settanta. Ed egli non fu contento; anzi
4 per la poca fede d'Agnolo ne volle il doppio di quel
a chela
primavolta
neavevachiesto:per
che, se
u Agnolo volse la pittura, fu forzato mandargli cento< quaranta *. (Vasarz.).
Rispettoalle figure nudeintrodotte nella composizione deltondo, & opinione di Tommaso Corsi (Filosofia de2concetto in opere di arte) che non per sfoggio
di nudo ve le abbia poste l'artista, ma per aignificarc i
profeti; checchd ne sia di questa interpretazione, osservano gli annotatori del Vasari: che l'idca del Buonarroti
non t! nuova, perche innanzi di lui Luca Signorelli aveva
fattoaltrettanto in quel quadro della SantaFamiglia
che & pur esso in questa Galleria segnato di N. 36.
.
.
-
I
188
GALLERIA DEGLI UFFIZI
GALLERIA DEGLI UFFIZI
FIGUFLA
VIRILE. Disegno in matita rossa.
GIOVANE
.NUDO. Vedesi in atto di posare il pik destro
sopra uno zoccolo, ripiegando la gamba in atto di inginocchiarsi. Colla destra mano girata sul dorso regge un
panno. Disegno in matita nera.
TESTEMULIEBRI, voltedi profilo. Duo di esse giovanili con bizzarreacconciaturemostrano
l'occhio sinistro; la terza, simile, volta all'opposto lato k coperta d a
un panno. Disegno.in matita nera.
B u s w MULIEBRE, in profilo volto a sinistra. Ha bizzarra acconciatura in testa; nudo il petto. Disegno molto
flnito ilz matita nera. Nellostesso campo sono schirzate dueteste,unainfantile
ed una senile.
TESTAMULLEBRE, quasi in profilo, guardante in basso.
Disegnofinito in matita nera.
TESTADI FEMMINA, volta di faccia, con bizzarra acconciatura consistente in una specie di cuffia che scende,
come' in due ali, lungo le tempie e lascia libero un gran
ciuffo di capelli annodati al sommo del capo. A destra
8 segnata una testadi vecchiascarmigliata.
Disegno
in matita nera.
L'ANIMADANNATA. Con questo nome' si 8 distinta
una testa virile, veduta di tre quarti, con la bocca spalancata, irti i capelli ed wn panno svolazzanteche la
circonda. In alto sta scritto - GHERARDO
DE PERINIS;
a basso presso l'angolo destro - MICHELAN.
BONAROTI
FACIEBAT - e sotto la impresa delle t1e corone intrecciate. Disegnofinìto ìn matita nera. - Fu incisa da
Agostino Caracci.
TESTAVIRILE, CALVA rivoltain
gilz; nello stesso
campo sono schizzate piccole figure sul giudizio universale. Disegno a pentaa. .
Fauno.
' I
'
È comune opinione che il restauro
del FAUNO
(N. 344)
consistente nel rifacimento della testa e delle braccia sia
opera di Michelangiolo. Nessun ricordo avvalora questa
opinione ; soltanto la perfezione dell' opera 'ha fatto attribuire il restauro al grande artista.
Gabinetto dei nielli, smalti ec. ec.
(Vetrinaa destra). BOZZETTOinceradellastatua
di LORENZO
DUCADI 'URBINO;dono fatto alla Galleria
da. Sir William Currie nel 1863. Oltredi questo bozzetto veggonsi due bassorilievi in avorio rappresentanti
la Deposizione dalla Croce, il cui bozzetto si conserv'a
mella Galleria Buonaproti.
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Disegni.
.
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.. ......
...
.
..
.
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189
Corridore che conduce al Palazzo Pitti.
LA RESURREZIONE DI LAZZARO.
Gran composizione,
in largo. Sehizzo àn matita rossa.
LA SIBILLA
LIBICA.Differisce di poco dalla atessa
@ n a dipinta in uno dei peducci della Cappella Sistina
in- Rama. Disegno in matita rossa.
LA PRUDENZA,
Sta sedutadi profilo, vblta a destra guardandosi nello specchio che -regge colla sinistra.
S u l manco ginocchio diLei si appoggia un puttoin
atto di respingere un suo compagno che gli viene incontro coprendosi il volto con una maschera. Dietro alla
Prudenza e appiattato per paura un'altro putto. Disegno
a penna.
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GALLERIA DEGLI UFFIZI
DEMONIO
tutto rannicchiato, volto a sinistra con ambe
le maniposate suU*anche. È il pensiero diun demonio
pel Giudizio universale dipintonella
SYstina. A basso
&,unostudio a penna della coscia e ginocchio destro della
stessa. figura. Disegno in penna.
ANATOMIE
di ginocchi e di. gambe virili. Schizzi in
penna.
FIGURE
NUDE. Nel mezzo un uomo seduto che appoggia il capo sul braccio destro. Sul lato sinistro un
giocoputti,
di
dall'altro
e
un vecchio giacente, e studi
di gambe. Schizzi in penna.
FIGURE
NUDE. Schizzi in penna.
FIGURINE,
parte delle qua6 disposte in due fregi architettonici. 8chizzo àn penna.
PENSIERO
ARCHITETTONICO
PER UNA PARETE DELLA
SAGRESTIA
DI SANLORENZO.
Nel mezzo fra due quadri
vi ha una nicchia entrovi una statua della Madonna in
piedi;da basso due urne sepolcrali con figuregiacenti
su i coperchi.
NUDIPEL GIUDIZIODELLA SISTINA.
&hi& i? penna.
MAUSOLEO
DI PAPAGIULIOII. Primo pensiero. Contorno a penna macchiato dacquerello. fi stato inciso e pubblicato dall'Agincourt.
,
'
PENSIERO
PER IL CARTONE DELLA .GUERRA DI PISA.
Schizzo in matita nera.
Nell'anno 1504 fu dato a Michelangiolo a dipingere
una parte del Salone del
Consiglio in Palazzo Vecchio
in concorrenzadiLeonardo da Vinci. 4 P e r il che Miu chelangiolo ebbe una stanza nello Spedale dei tintori
a a Sant' Onofrio; e quivi comincib un grandissimo cara tone.. ., . e lo empi& di ignudi che bagnandosi pel
a caldo nel fiumed'Arno, in quello st'ante si dava a
.
.
GALLERIA
DEGLI
UFFIZI
191
'< l'arme nel campo, fingendo che gli inimici li assalis.u sero; e mentre che fuor delle acque uscivano per ves stirsi i soldati,si vedevadalle divine mani di Miu chelangiolo chiaffrettare lo armarsi.perdareaiuto
u ai compagni, altri affibbiarsi la corazza, emolti metu tersialtrearmiin
dosso, edinfiniticombattendo
a
< cavallo cominciare la zuffa. Eravi fra le altre figure
.e un vecchio cheaveva in testaper farsiombra una
grillanda di ellera ; il quale postosi a sedereper
6 mettersi le calze e non potevano entrargli per avere
u le gambe umide dell' acqua; esentendo iltumulto
4 de'soldati e le grida e i rumori dei tamburini, affre6
u tando tirava per forza una calza; ed oltra che tutti i
u muscoli enervidella figura si vedevano, faceva uno
a storcimento di bocca, perilquale
dimostrava assai
u quanto pativa, e che egli si adoperava fino alle punte
a dei piedi. Eranvi tamburini ancora,efigure
che, con
4 ipanniavvolti,ignudicorrevano
versola baruffa, e
u di stravaganti attitudini si scorgeva, chi ritto, chi gi.a nocchioni, o piegato, o sospeso a giacere, ed inaria
u attaccati con iscorti difficili 9. (Vasart].
Questo cartone, diventato uno studio di artefici ment r e si conservava in casa dei Medici, fu durante la malattia del Duca Giuliano, quando nessuno 6adava a tal
cosa, fatto in pezzi, alcuni dei quali, (ce lo dice il Va.sari) si vedevano a suo tempo nella casadi Uberto
Strozzi di Mantova. Oggi di essi non abbiamo contezza,
e fu danno che nel 1575 il Granduca non si accordasse
con gli Strozzi che glie li profferivano in vendita. Marcantonio, Agostino Veneziano ed altrineintagliarono
alcune figure.Bastiano da Sanga.110 dopo diavere ri-
tratta in un cartonetto tutta insieme la invenzione di
-.........
192
~~~~
1
I
4
t
GALLERIA DEGLI UFFIZI
~
quel gruppo di figare, la quale niuno di tanti che v i
avevano lavorato, avevano mai disegnato interamente,
condusse nel 1542, a persuasione del Vasari, il detto disegno in un quadro a olio di chiaroscuro. Credesi che
questa copia dipinta (appartenuta alla famiglia Barberini
dallaquale passd inInghilterranel
1808) sia quella.
che si conservanelcastello
di Holkam. I1 Clement ne
dubita, percheil chiaroscuro fattoda Bastianofu d d
Giovi0 mandato a Francesco I, n& a lui sembra probabile
che potesse essere tornato dalla Francia, in Italia.
Lo Schiavonetti ne pubblicd un intaglio, oggi alquanto
raro, riprodotto poi a semplici contorni in fine della vita
di Michelangiolo scritta in inglese dal Duppa.
Le dimensioni delcartone ,originalecorrispondono
.alla misuraattualedimetri
7 dilarghezza.per 4 di
altezza,
PUTTI
e ,ALTRE FIGURE. Schizzi ira penna e in matita,
Altri disegni e schizzi st,anno a tergo delle carte qui
sopra ricordate, dei quali disegni, per compiere la indicazione, mi sembrautiledifare
ricordo.
h tergo deldisegno
N.O 2. - Cavallo in corsa.
-
-
Idem. del N.O 6.
T r e schizzi delle medesimeteste. Idem del N.O 7.
due te,ste virilisbnrbate, e due altre
àn scheletro. - Idem del N.O 12.
Una figura virile e
u n a velata ; due schizzi di Giove con l'Aquila, e lo scudo
- Idem del N.O 14. - UN uomo
dell'armedeiBembo.
sedente, vdlto d i schiena ; studii diversi di braccia e gambe.
Idemde1 N.O 17.
Schizzo de'quadri e delle figure
giacenti dei Sepolcri Medicei. - Idem del N.O -18.
Schi2xO della Madonlza per la Sagrestia nuova di San LOrenzo; Cinqueteste di alzimali. - Idem del N.O 19. Studidiversi di mani e braccia, in matita rogza.
-
-
-
-
-...
u-n
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I
Parlando delle opere di Michelangiolo esposte nel
Museo Nazionale notammo la collocazione datanella
GROTTADI BOBOLIaiquattro PRIGIONI
che furono, insieme colla VITTORIA,
donati da Lionardo Buonarroti al
Duca Cosimo. Parvecertoche in occasione delle feste
centenarie sarebbe stato provveduto alla loro traslocazione, inquantochb la Maesth del Re, con quella generosita che la distingue, vi aveva di buon grado annuito.
Sennonche la speranza di vederli collocati in modo pih
degno del loropregio sene b ita oggimai, nè altro ci
resta che di rimpiangere il poco conto in cui da alcuni
si tengono monumentiinvidiatici dalle nazioni civili, ed
a deplorare il fatto, che
a rendere pago l' onesto desiderio di cittadini amanti delle glorie nazionali sieno rimasti insufficienti, per ragioniignote, la buona volonth
degliunie
la liberalita del Re.
Questo ho dovuto dire, con mio sommo dispiacimento,
perche aspettando di conoscere, per la promessatraslocazione, il luogoassegnato a quelle opere esclusi dallo
itinerario la grotta di Boboli.
Ora (supposto che durante le feste Michelangiolesche
venga conceduto al pubblico libero transito nel Giardino
e nella Grotta) potrebbe il visitatore di questa Galleria
continuare il giro fino al terminedel Corridore in cui
trovasi, e scese lo scale ,che conducono alla porta d'ingresso dellaGalleria. clci Pitti passare in ßoboli. Ivi
entratovisiteralaGrotta
ai quattrolati della quale,
soffocati tra i lavori (li spugnc?ed infinite bizzarrie, stanno
quattro dei Sei Prigioni, destinati per il Mausoleo di papa
Giulio, mentreglialtri
duo tenutiin.grande onoranza
dai Francesi hanno splendido asilo nelle Sale del MUSEO
del LOUVRE.
*
T'
1
-
194
DUOMO.
Il Deposto di Croce, Gruppo
l
in marmo.
Dietro l'altar maggiore.
e Non poteva lo spirito e la virtù di Michelangiolo
u (così il Vasari) restare senza far qualcosa;e
'
.
DUOMO
4
1l
._
1
DUOMO
poichb
non poteva dipignere, si messe attorno a un pezzo di
u marmo per cavarvi drento quattro figure tonde
maga giori che '1 vivo, facendo in quellaCristomorto, per
a dilettazione e passar tempo, e, come egli diceva, pera ch& l'esercitarsi col mazzu.olo lo teneva sano del corpo.
4 Era questoCristo come deposto di croce, sostenuto
tx dalla Nostra Donna, entrandoli sotto ed aiutando con
4 atto di forza Nicodemo fermato in piede, e dauna
u delle Mariecheloaiuta,
vedendo mancato la forza
tx nella Madrechevintadal
dolore non pub reggere.
4 N& si pub vedere corpo morto simile a quel di Cristo,
u che, cascando con le membra abbandonate, fa attiture
.a tutte differenti non solo degli altri suoi; ma di quanti
a se ne feciono mai: opera faticosa, rara in un satto, e
4 veramente divina..
. s.
Rispettoalle peripezie sofferte daquestaoperache
Michelangiolo destinavaperadornamentodellapropria
sepoltura,racconta il Vasari,' come trovandosi un. bel
giorno Tiberio. Calcagniscultore fiorentino, incasa di
Michelangiolo 4 dov'era rotta questa PietA,dopo lungo
u ragionamento li dimandb perch& cagione l'avessi rotta,
4 eguasto
tante maravigliose fatiche; rispose esserne
4 cagione laimpojunitA di Urbino suo servidore, che
u ogni dì lo sollecit.ava a finirla; e che fra le altre cose,
4
..
,
a gli vennelevato
un pezzo diun gomito della M n u donna, e che prima ancora se 1' era recata in odio e ci
Q( avevaavuto
molte disgrazie attorno di un pelo che
4 v' era; dove scappatogli la pazienza la roppe e la voa leva rompere affatto, se Antonio (del Francese) suo seru vitore non se gli fusse raccomandat.o che così com'era
u gliene donassi. Dove Tiberio inteso cib parlb al Ban.a dino (FrancescoBandìnì amico di Mìchelangìolo)che
Q desiderava di avere qualcosa di mano sua; ed il Bana dinooperb che Tiberio promettessi ad
Antonio scudi
u 200 d'oro, epregb Michelangiolo che se volessi che
u con suo aiuto di modelli Tiberio la finissi per il Banu dino, saria cagione chequellefatiche
non sarebbono
4 gettate in vano; e ne fucontento
Michelangiolo : la
a dove ne fece loro un presente. Questa fu portata via
a subito e rimessa insieme poi da Tiberio, e rifatto non
a so che pezzi;. ma rimase imperfetta per la morte del
u Bandino, di Michelangiolo e d i Tiberio B.
I1 ricordato gruppo,che al tempo del Vasari trovavasi nella villadiMonte
Cavallopresso
Pierantonio
Bandini figlio di Francesco, non sappiamo in qual' epoca
fosse da.Romatrasportato a Firenze dove stette nella
stanza .dei marmi che servirono per la nuova Cappella di
San Lorenzo. Nell' anno 1722 Cosimo III lo fece porre
nel luogo ove attualmente si trova apponendovi la iscrizione seguente, dettata dal senatore Filippo Buonarroti.
POSTREMUM
QUAMVIS
.MICHAELIS . ANaELI . DONAROTAE .OPUS
. AB . ARTIFICE . OB .VITIUM . MARMORIS .NEdLECTUM
EXIMIUM . TAMEN , ARTIS . CANONA
COSMUS . III . MAON. DUX . ETRURIAE
ROMA
---- -
I!
JAM ADVECTUM HIC P . I. ANNO
M D CC XXII
. . .
-
------.-
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.....................
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.......
196
CHIESA DI SAN LORENZO
CHIESA DI SAN LORENZO
CHIESA DI SAN LORENZO.
Porta eSacrariodelle
'
l
reliquie.
La porta di mezzo della Chiesa fu decorata internamente, col disegno del Buonarroti, di due colonne corintie '
di pietra, e di una trabeazione con terrazzino sovrapposto
sul quale 8 un prosp.etto di pietra con tre porticine che
introducono nel Sacrario dove si conservarono un tempo
le reliquie in bellissimi vasi di cristallo di monte donate
al Capitolo da Clemente VII.
....
u il comune uso, e secondo Vitruvio e le antichith, p!r
a non volere a quelle aggiugnere.. .. >>.(Vasari).
La Sagrestia, di forma quadrata, misura metri 11, 60
.per ogni lato .e dividesi in due ordinidipilastri
corinzii, i capitelli dei quali ornati con maschere e trofei
furono scolpiti da Silvio Cosini da Fiesole. Nelcentro
.delle quattro Lunette posanti sulla cornice del secondo
.ordine apronsi altrettantefinestreleluci
dellequali
vanno rastremandosi dalla base alla sommits. Chiude la
parte superiore dell' edifizio una cupola a la quale fece
.< (Michelangiolo) di vario componimento lavorare
g ed accadde mentre ch' e' la voltava, che fu 'domandato
-a da alcuni suoi amici Micheltmgiolo: Voi doverete molto
u ,variare la vostra lanterna da
quelladiFilippo
Bru< nelleschi; ed egli rispose loro : Egli si pub ben variare,
<< ma migliorare no Y. (Vasari). Questa cupola fu adorna
- i n origine di rosoni, fogliami ed altri ornamenti di stucco
messi d'oro, operaassai lodata di Giovanni da Udine.
Nella TRIBUNA
abbastanza spaziosa, che S' interna per
metri 4,06 nel lato in faccia della porta d'ingresso,
posto l'altaredi marmo, isolato, la cui mensa posa su
colonniniaffusati pur essi di marmo. I due candelieri,
sono scolpiti con tale vaghezza di ornati ed eleganza di
forma che la comune opinione non haesitato di nttribuirli a Michelangiolo.' Nellaparcte in filccia all'altare
-evvi una Madonna, scolpita in marmo grandooltroil
naturale 4 la qualo nella sua attitudino aodondo manda
la gamba diritta addosso alla manca, con posar ginoc-
....
Sagrestia nuova.
Sul cadere del mese di marzo dell'anno 1521, Papa
Leone X (secondo narra
il
Cambi nelle
sue
istorie)
6 fece cominciare nella chiesa di
S. Lorenzo una Sacria stia,di verso via della Stufachev'era
un poco di
a porticciuola 'per comodo .del popolo..
perfarvi
a drentolasepolturadi
Giuliano suo fratello, 'e del
a Duca Lorenzo suo nipote Y.
Tolse Michelangiolo il concetto di questa nuova Sagrestia dalla forma dell'altra, architettata dal Brunelleschi, che le sta difaccia;maperchedi
farsi imitatore
disdegnava varib l'ordine degli ornamenti e 6 vi fece
a dentro un ornamento composito nel più vario e più
a nuovo modo che per tempo alcuno gli antichi e i mo4 dernimaestri abbiano potutooperare;perchenella
a novitadi sì belle cornici, capitegli e ba$e, portetaa bernacoli e sepolture fece assai diverso da quello che
u di misura ordine e regola facevano gli uomini secondo
,
.&
1 Il candeliere posto in cornu epistolm è moderno, e fu rifatto daWirolamo Ticcipti nel secolo passato essendosi rotto per
.accidente l'originale.
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198
CHIESA D I SAN LORENZO
CHIESA DI SAN LORENZO
Chio sopra ginocchio ; ed il putto inforcando le cosce
8 più alta, si storce con attitudine.
4 bellissima inverso la madre, chiedendo il latte ; ed ella
a col tenerlo con una mano, e con l'altra appoggiandosi;
6 si piega per dargliene : et ancora che non sieno finite.
6 le parti sue, si conosce nell' essere rimasta abbozzata
4 e gradinata, nellaimperfezionedella
bozza, la perfea zione 'dell'opera Y. (Vasari). Pongono in mezzo questa
operadi Michelangiolo duestatuediSantiprotettori
della famiglia dei Medici, ciob i Santi Cosimo e Da-.
miano, scolpito il primo dal Montorsoli,' ed il secondo
da Raffaello da Montelupo.
l!)!)
-
Crepuscolo e l'Aurora, delle quali figure soltanto le muliebri sono condotte a compimento.
Al Tribolo erano state allogate le due figure da porsi
nelle nicchie accanto al simulacro di Giuliano rappresentanti il Cielo e la Terra; lieto e ridente quello per l'acquistofatto,coronatadi
cipresso ed inatto di mestizia
questa, dolorosa per la dipartitadi uno spiritoeletto.'
I1 primo concetto di papa Clemente per le sepolturs
di San Lorenzo, era che esse fossero sei : de' Magnifici,
LorenzoeGiuliano;
de' Duchi, Lorenzoducad'Urbino
e'Giuliano ducadiNemours;dei
papi, Leone e Clemente. Questo concetto si ristrinse a due sole sepoltnre,
ciod a quelle de' Duchi. Aveva Michelangiolo tra l'altre
cose pensatodi introdurvilefigurediquattro
fiumi:
ma poi non ne fece altro. Crede il cav.Milanesi che
il modellino di cera d' uno di questi fiumi, senza dubbio
della mano di Michelangiolo, sia posseduto dal prof. Emilio Santarelli.
4
a in su quella
che
- . - _
I
Sepolcri Medicei.
Addossati alle pareti sorgono due SEPOLCRI
uguali ai
mole e di forma; quello a destra di chi entra appartiene
a GIULIANODuca di Nemours, l'altro a LORENZO
Duca
di Urbino, i simulacri dei quali, seduti entro nicchie di
forma rettangolare, sovrastano alle urne piramidando. con
le figure allegoriche semigiacenti su i coperchi di quelle.
Lefigureallegorichedcl
primo sepolcro stanno a rappresentare il Giorno e la Notte; quelle del secondo i1
Rispettoalladurata ed al .procedimento deilavori
della Sagrestia e dei Sepolcri sappiamo che nell'aprile
del 1521 Michelangiolo trovavasi a Carrara a provveder
marmi per l'opera di quadro, e per tre statue, una delle
-....
............
1 Avevrl quello nrtistn gill fatto il modello grnntle di questa
ultima statua, e cominciato u il lavoraro il nlurxtw con diligenza
u e sollecitudine, che gill si vetlevn scopertatuttalabanda
diu nanzi la statua; quando la fortunu c h ~a' bei principisempre
u volentieri contrasta, con l a morte di Clemente, allora che meno
u si temeva, troncd l' animo P, tanti eccellenti uomini, che sperau vanosotto
Michelangiolo con utilitagrandissimaacquistarsi
u nome immortale e perpetua fama
m. (Vasarz).
I1 San Cosimo de1 Montorsoli (al dir del Vasari) fu ritocco
N anzi fece di sua mano Michelan-.
dal Buonarroti in molte parti
u gelo la testa e le braccia di terra
. . . E nel vero o fosse lo
u studio e diligenza del Montorsoli o 1'aiuto di Michelangelo, ella
u riuscì poi ottima figura, e la migliore, che mai facesse il frate,
u e di quante ne lavord in vita sua,
onde fu veramente degna di
u essere, dove fu collocata B.
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201
CHIESA DI SAN LORENZO
CHIESA DI SAN LORENZO
quali era la Madonna g i A ricordata. Dopo la morte di
Leone X, abbandonati i lavori commessigli da quel papa
in Firenze pote attendere alacremente, durante il breve
pontificato di Adriano VI, allo scolpimento delle figure
per il sepolcro di Giulio II, spinto a. far cib dal proprio
animo pib che dalle sollecitazioni insistenti e spesso
minacciose del Duca di Urbino. Assunto al pontificato
Giulio dei Medici, checinse la tiara col nome di Clemente VI1 a dì 19 di novembredel ,1523, Michelangiolo non deve aver tardato a riprendere, gli interrotti
lavori, dappoichb egli confessa in data del d i 19 di o b
tobre 1524 di averericevutoducati
400 d'oroper la
provvisione di ducati 50 al mese, fattagli otto mesi innanzi dal Papa, per le figure de! sepolcri della Sagrestia di San Lorenzo di Firenze. Chiamato nell'anno ap
pressoin Roma per risolvere di
finireaffatto la Libreria e la Sagrestia, dopo di avere ordinate pih cose sue
tornossene a Firenze di buon animo, dubitando, scrive il
Condivi, della rovina la quale poco dipoi venne sopra a
Borna.
Dopo la cadutadella Repubblica Fiorentina, alla quale
Michelangiolo pagb largamente il tributo di soldato e
di cittadino, Clemente, dimenticando il passato, restituì
a Michelangiolo lesolite
provvisioni; e questiriprese
l'opera di commissione espressa ,e gagliarda del P a p a
Una lettera di Giov. Battista Mini 'a Baccio Valori ci
dA notizia chenelsettembredel
1531 erano.finite le
due statue della Notte edell'Aurora,ammezzate quelle
del Giorno, del Crepuscolo, e della Madonna, e mancava
ancora da murarsi il lavorodi quadro delle sepolture.
Non facendosi menzione alcunain quella letteradelle
statue di Lorenzo e di Giuliano, e vedendo che in tre
.anni, quanti ne corsero dall'anno ricordato a quello della
morte di Clemente(nelquale Michelangiolo si partì da
-Firenze n6 più vi tornb) le statue che erano abbozzate
.rimaseronella stessa condizione parrebbe che i simu'lacridi queiDuchi fossero stati scolpiti in quello intervallo e mentre si dava l'ultimo compimento all'opera
-architettomica ed ornativa dellaSagrestia.
Ebbe Michelangiolo, se il Vasari non erra, ad asso.ciare all'opera propria,peraccelerare
il compimento
della Sagrestia, quella del Tribolo, di Raffaello da Montelupo, di Simone detto il Mosca, di Francesco da San
Gallo Juniore, di Girolamo Ferrarese,di Simone Cioli,
.di Ranieri da Pietra Santa, di Francesco del Tadda, di
Silvio Cosini , di Giovanni da Udine e di Giovann' Angiolo Montorsoli Servita.
Ridottasi la Sagrestia Nuova in peasimo stato per la
incuria di chi l'aveva in custodia, così che Don Vincenzo
Borghini ebbe ad invocare XautoritA del Duca per porvi
riparo,cadde in mente a Giorgio Vasari (Michelangiolo
era tuttora in vita) di toglierla da tanto abbandono e di
riporla in maggiore splendore col darle compimento. P e r
l a qual cosa, cercando egli per ordine del Duca Cosimo
un luogo conveniente per le tornate dell'hccademia del
Disegno, alloradi recente istituita, fece istanza per ottenere la SagrestiaNuova .proponendo difarriempire
le nicchie, Q di fare adornare con dipinti di storie e di
grottesche le pareti della
medesimae quelle della Tribunetta. Le quali opore cgli impcgnnvasi, con il sussidio
dei più valenti professori dell' Accademia,di dar compiuteneltermine
di dueanni con la spesa non maggiore di duemila ducati. Piacque siffattamente a Cosimo
la proposta, che con iettera scritta da Pisa a dì 24 di
14
.. ... . . ......
.
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202
LIBRERIA MEDICEO LAURENZIANA
CHIESA DI SAN LORENZO
203
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febbraio 1563 dichiarava al Vasari di voler che si finisse
.la
Sagrestia con la rara perfezione del
concetto espressogli; e che di questa cosa tenesse egli proposito targamente con Monsignor Vincenzo Rorghini, al cui giudizio
mostravansi in ogni occasione deferentissimi Cosimo ed
il Vasari.
Dist.ratti il pri-ncipe e l’artista, per buona fortuna, d a
altre cure e da altre
opere non pensarono più alla Sagrestia; e così questo monumentopot&! giungere fino a
noi, quale Michelangiolo lo lasciava abbandonando Firenze.
l
--
LIBRERIA MEDICEO LAURENZIANA
nel Chiostro di San Lorenzo.
IncomincibMichelangiolo
i disegni di questo ricco
ed elegante edifbio . nell’ anno 1524,per commissione d i
.
Papa Clemente VI1 che lo destinava ad accogliere i Libri
ed i Codici preziosi, appartenuti un tempo, per la maggior
parte, a. Cosimo il Vecchioed a Lorenzo il Magnifico e
ricomprati dipoi a gran prezzo, da Papa Leone X.
Rimasta imperfetta la Libreria nel ,1534per la morte
di Clemente VII, fu continuata e condotta allo stato
presente, nella parte antica, daCosimo I che I’aperse
al pubblico nel 1571. Consta l’opera di Michelangiolo
di un vestibolo, chiamato RICETTO, spartito in tre ordini
con colonne di pietra serena, pilastri, specchi, e nicchie
i n forma di finestra, nelle quali dovevano esser collocate
m
’
’
-
I
statue allusive allescienze ed alle arti; e di una SALA
ove, disposti nei lati lunghi, stanno 84 Banchi o Plutei
fattiin modo daservire ad u n tempodisedile
e di
lettorino. L’area del primo, misura metri 10,50 di
larghezza emetri 9, 72 di lunghezza; quella della seconda metri 45, 77 di lunghezza, e metri 10,74 di larghezza.
Tanto gli ornamenti delsoffitto della sala, q11anto
quelli dei Plutei, ed i Plutei stessi, furono disegnati da
Michelangiolo ed eseguiti, sotto la sua direzione da Antonio .Carota e dal Tasso i primi ; da Batista de2 a n ,que e da Ciapino i secondi. L’impiantito che ripete l’or-nato del soffitto &! del Triboto.
Doveva dar compiment,o all’edifiziouna terza stanza,
LA PICCOLA LIBRERIA(della quale Michelangiolo ha lasciata in disegno la sola iconografia) di formatriangolare,
con colonne, pilastri e tribunette che intramezzano i sodi.
La luce doveva piovere dall’ alto, secondo la indicazione
scritta di mano dell’ artista negli angoli corrispondenti ai
pennacchidi una callotta. Tre ordinidi PLUTEI sono
indicati nell’area della stanza, disposti,in modo da lasciar
luogoad un bancho tondo sulla linea della porta d’ingresso e dell’ andana centrale della. Biblioteca.’
Risolutosi Cosimo I di dar compimento all’ opcrs
sembra cheneaffidasse
l’incarico a GiorgioVasari..
E perche mancava ancora la scala (che dal ricetto conduce alla sala) della quale non aveva Michelangiolo la-
1
La pianta di questa stanza triangolare
+ stata incisa nel-.
1’ opera intitolata la Libreria Mediceo Laurenziana, disegnata e
illustrata da Giuseppe Ignazio Rossi. Fi~enae1739.
I1 disegno originale si conserva nella Galleria Buonarroti.
-~
~
204
LIBRERIA MEDICEO
LAURENZLANA
LIBRERIA MEDICEO
LAURENZLANA
sciato ricordoalcuno, Giorgio pensb di rivolgersi a lui
richiedendolo di consiglio e diammaestramento con la
speranza di esser pia fortunato del Tribolo, a cui riuscì
vana ogni pratica per avere. dal Buonarroti un disegno
di quella.
Non mancb Michelangiolo di compiacere all’amico
scrivendogli da Roma la seguent,e lettera, in data del
dì 28 di settembre dell’ anno 1555:
;
Y
u Messer Giorgio amico caro,
I
4 Circa la scala della Libreria, di che m’& stato tanto
parlato, crediate, che se io mi potessi ricordare come
io l’ avevo ordinata, che io non mi farei pregare; mi
torna bene nella mente come un sogno una certa scala,
ma non credochesiaappuntoquellache
io pensai
allora, perche mi torna cosa goffa, pure la scriverb
qui : ciok ch’ i’ togliessi una quantita di scatole aovate
di fondo d’ un palmo l’ una, ma nond’ una lunghezza
u e larghezza, e la maggiore e prima ponessi in sul pau vimento, lontanadalmuro
dalla portatantoquanto
u volete che la scalasia dolce o cruda,e un’altra ne
a mettessi sopra a questa,chefussi
tanto minore per
a ogni verso, che in su la prima di sotto avanzassi tanto
6 piano, quanto vuole il pi& per salire, diminuendole, e
u ritirandole verso la porta fra 1’una e 1’altra, sempre
a per salire, e che la diminuzione dell’ultimo grado sia
4 quanto 8 ’1 vano della porta, e detta parte di
scala
u aovata abbi come due d i e una di qua, e una di IS, che
a vi seguitino i medesimi gradi ma diritti e non aovati.
a Di queste serva il mezzo per il Signore, dal mezzo in
u sh di detta scala, le rivolte di dette alie ritornino al
u
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a muro; dal mezzo in
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giu insino in sul pavimento si
a discostino con tutta la scnln tlnl muro circa tro palmi,
a in modo, che 1’ imbasarrwn1,o t l t d ricotta non sia occua pato inluogo nessuno, o rosti libonr ogni firccin.
u Io scrivo cosa da ridcro ; nia HO b o ~ rt : h o voi traa verete cosa al proposito 8.1
Sia che il Vasari cor~lidnvso(li p o l o r * ~ i ~ ~ l ~ ci11
gtv~t~
tempo e con la insistenza a pcrsuado~~o
~ l i t ~ l ~ t(li~ l ~ ~ ~ ~ ~ i ~ ~ l
lasciarRoma, e tornarsene in patria py ~ ! ~ I I ~ ~ I I I -ILI - ~ I
termineleopere
lasciatevi interrotto tlclla I 4 i I w ~ 4 ~o t
della Sagrestia Nuova, o che fosse distratto tl;r IlII r i Irrvori importanti, 8 un fatto che per allora della sorrlrt I I ~
se ne parlb pih.
Soltanto tre anni dopo, quando ogni speranza (li fiwo
rimpatriare Michelangiolo svanì affatto, credo cl10 si p nesse mano alla edificazione dellascala,la
cluulo upparirebbeper documenti t che fosse opera non gih tlol
Vasari, come sempre fu detto, sibbene dell’dmmnnnnli,
a cui Michelangiolo mandb daRoma un modcllirlo t l i
legno, scrivendogliesserquello
conforme al suo primo
pensiero, e portare opinione, che la scala sarebbe pih a 1
proposito al palco, a’ banchie alla porta,quando i i ) w
fatta di un bel legno di noce. - Cosimo lodb il m o t l d l o ;
ma la scalavolleche
si facesse di pietra.
1 Della collezione di Lilla fa parte un libro di disepli (li Alichelangiolo. Tra questi vi è la pianta della Biblioteca Laurer~xi~w~r
e della Scala. Il Clement suppone che fosse perduto da Michcblrrllgiolo nel tempo dell’hssedio, dappoichè non era piti in suo poswwt
quando scriveva la lettera al Vasari.
2 GAYE. Carteggioinedito di Artisti. Tomo III. Lettcru
1’Ammannati e di Francesco di Ser Jacopo al DucaCowilllo I
pag. 11-14.
( l ~ b l -
u
206
ACCADEMIA
DELLE
RICCARDI
PALAZZO
BELLE ARTI
207
--..-
abbozzatacorn'&(secondo osserva il Vasari) Q< mostra
.la sua perfezione, ed insegna agli scultori in che ma-nieraSi cavano le figure da'rnarnzi, senza che venghìno
storpiate, per potere sempre guarlngncwc con giudizio
'levandoìl marmo, ed avere Ra potersi ritrttwe e mu; t w e qualchecosa, come accade8 se bìso!pns.oì r.
Dopo di essere stata per t.rc sccoli illlliilc illKoml)ro
.nel cortile dell' Opera di Santa Maria tlol 1 4 o w 1'11 p r w sato, per provvedere alla conservazione (li tnr1i.o Iwxiom
:reliquia, di trasportarla nel 1831 ove di prcsclllo si v&.
..Giov. Battista Niccolini dettd la bellissima iswiziono,
scolpita nell' imbasamento della statua, cllelcggosi r i portata in nota alla pagina 15 di questo libro.
PALAZZO-RICCARDI.
Via Cavour N.O 1.
Appartengono a Michelangiolo le FINESTRE del piano
terrenoaperte neisodi degli arconi rimurati dellaantica loggia di questo palazzo,che fu della famiglia Medici.
'
ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI.
Cortile.
S . latteo, statua abbozzata in marmo.
Tribuna.
m
A di 24 Aprile 1503, i Consoli dell'arte della Lana
a
Michelangiolo dodici Apostoli in marmo di Carrara, alti
braccia 4 '1, l'uno, da porsi in Santa Maria del Fiore dove
sono quelli dipinti da Bicci di Lorenzo. Queste statue
.dovevano essere compiute in dodici anni (una per anno)
a tutte spese dell'opera, sia per marmi, sia per gite a
Carrara, sia per vitto di Michelangiolo a cui furono assegnati 2 fiorini
d'oro
in oro larghi al mese, durante i
detti dodici anni, e quel pih che agli Operai fosse parso.
Per la esecuzione delle medesime gli fu fatta murare dai
medesimi una casa in Pinti, in faccia al convento di Ce&ello,secondo il disegno del Cronacadiconcordia con
Michelangiolo.
.
Delledodici figure allogateli, Michelangiolo ne abbozzb una, che b questa del S. Matteo, la quale così
-
David, statua in marmo.
e gli Operai di Santa Maria del Fiore, dettero a fare
......
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.
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Correndo l'anno 1501, a dì 16 di aprilo, ohlm M i chelangiolo dai Consoli dell'arte della Lana (non gih t l n
.Piero Soderini) l'incarico d i scolpire una st,ntua colossale rappresentante David. Portava l'allogazionc : c110(lovesse essere quella statua compiuta nel tcmpo c t,olmilw
d i anni due apartire dal mese di settcmbro (li qwllo
stesso anno, dal qual mese a v r o b comiwiaio IL h correre in favore dell'artista uno slipcldio tIItwwilo di
6 fiorini d'oro, salvoad opera coq)iui,n d i sld)ilir(! ( l i
concordia, e secondocoscenza, il prezzo dcll'olwrtL I I I +
desima.
Essendosi obbligati i Consoli di fornire il marttlo, no
assegnarono a Michelangiolo uno da lungo tempo u l ~ l ~ t m donato nel cortile dcll' Opera di Santa Maria t l d I h v ,
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ACCADEMIA
DELLE
BELLE
ARTI
ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI
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nel qualmarmo era stato, fino dal 1466, abbozzato da
Agostino diAntoniodi
Guccio un gigantein forma di
Profeta o di Santo per servire, finito che fosse, all’ornamentoesterno della cattedrale.
Entro il tempo stabilito, ciob in dì di calende di
settembre dell’anno ricordato, incomincib Michelangiolo
la suaopera; enelmese
di febbraio 1502 fu stabilito
il prezzo di questa in fiorini d’ oro 400 da pagarsi al termine dell’opera, computandosi in diminuzione le somme
ricevuteperduranteil
tempo del lavoro, a ragione itT
fiorini 6 al ,mese, secondo stabiliva il contratto di allogazione.
Era quasi compiuta la statuanel mese di gennaio 1504senza che gli Operai di Santa Maria del Fiore (deposto il
pensiero di valersene per ornamento esternodella chiesa)
avessero disposto ove dovesse esser collocata. Per la qual
cosa in data del dì 20 del mese ricordato fu da’consoli
dell’arte della Lana adunato un consiglio di maestri, artigiani e cittadini affine di provvedere all’uopo. Sedevano
inquel consiglio; Andreadella Robbia, Giovanni dalle
Corniole, Vante miniatore, messer Francesco Araldo della
Signoria ed un suo nipote, Giovanni Piffero, Lorenzo
della Volpaia, Silvestro gioielliere, Michelangiolo orafo,
Cosimo Rosselli, Chimenti del Tasso, Francesco Granacci,
Biagio Piero
Pittore,
di Cosimo pittore, Guasparri orafo,
Lodovico orafo e maestro di getti, Andrea detto il Riccio
orafo, Gallieno ricamatore, David del Ghirlandaio pittore,
Simone del Pollaiuolo, Filippino Lippi, Sandro Botticelli,
Giovannialias vocato Giuliano eAntonio da Sangallo,
Leonardoda Vinci, PietroPerugino,Andrea
Contucci
da Sansavino,Lorenzo di Credi, Francesco Monciatto
legnaiuolo, Bernardodetto ta Cecea legnaiuolo, Bene-,
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F1
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dettoBuglioni,Bernardodi
Marcoe Buonaccorso di
Bartoluccio.
I1 parere dei convenuti al consiglio fu vario. Alcuni
opinavano :. che la statua del David, per esser difettoso
il marmo eincotto dalleintemperie, dovesseporsi al
coperto,e proponevano la Loggia dei Priori; altri propendevano per la ringhiera dinanzi al Palazzo della Signoria; altri per altri luoghi, ciob, il cortile del Palazzo,
la Sala del Consiglio, la Piazza di San Giovanni, la terrazza di Santa Maria del Fiore,
e l’angolo della Chiesa
medesima dalla parte di tramontana, in faccia al canto
de’ Lorini.
Nella discrepanza dei pareri i più si accordavano per
la collocazione del David al coperto entro la Loggia
dei Priori. P e r la qual cosa 6 da credersi (vedendo accolto dagli Operai e dai Consoli il parere dei meno) che
Michelangiolo, secondo proponevano Filippino Lippied
altri maestri, fosse interrogato anche esso, eche il suo
desiderio facesse penderela decisione infavoredi coloro ai quali pareva migliorluogol’angolodella
Ringhiera innanzi al Palazzo, ove era stata, fino dal 1495,
,collocata la Giuditta di Donatello.
Stabilito il luogo per la collocazione fu, dagli Operai,
in data del l.’ aprile 1504, allogato a SimonedelPollaiuolo, detto il Cronaca, il trasporto della statuadal
cortile dell’opera alla Piazza dclla Signoria, asscgnandoli
il tempo di giorni ventiquattro clocorrcnti da quel giorno
stesso. Accettb il Cronaca i n prcscnm di Michelangiolo
l’affidatogli incarico, ma non lo compi neltempo,indicato ne solo; imperocchb troviamo in data del dì 30 dello
atesso mese registrato un partito ‘dei Magnifici edeccelsi Signori Priori col quale facevasi comandarncnto agli
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ACCADEMIA DELLE BELLEARTI
ACCADEMIA DELLE BELLE
ARTI
Spettabili Operai di Santa Maria del Fiore : che ad ogni
chiesta di Sirnone del Pollaiolo, di Antonio di Sangallo,
di Bartolommeo Legnaiolo e di Bernardo detto la Cecca,
architetti(deputati
dai prefati e ‘magnifici Signori a
condurre il gigante dall’opera alla piazza della Signoria> dessero loro ogni comodità e qualunque cosa op
porluna richiedessero per la traslocazione in discorso da
farsi entroil mesedimaggio.Alcomando
teneva dietro la esortazione di fare eseguire il trasporto entro il
mese indicato sotto. pena, mancando,di incorrere nella
.eizd@nationedegli. eccelsi Signori Priori. M a in questa
non incorsero negli Operai, ne i Maestri, imperocch&,
secondo porta un ricordo manoscritto di Luca Landucci
speziale, 4 A dì 14 di maggiosi trasse dall’ Opera il
a gigante di marmo. Uscì fuori alle 24 hore e ruppono
u il muro sopra la porta tanto che ne potesse uscire, e
u in questa notte fu gittatocerti sassi al gigante per
u far male; bisognb far guardia la notte e andava molto
<< adagio,e così rittolegato, cheispenzolavache
non
u toccava coi piedi, con fortissimi legni e con grande
u ingegno,e pend quattro dì a giungere in Piazza a
<< hore 12. Haveva pill di 40 uomini per farlo andare;
Q haveva sotto 4 legni unti e’quali si mutavano di mano
a in mano, e penossi fino a’ dì 8 giugno 1504 a posarlo
u ‘in sdla ringhiera, dov’era la Giudit, la quale si ebbe
a a levare e porre in palagio in terra 9.
Rispetto al mqdo tenuto per operare il trasporto abbiamo dal Vasari, che 4 Giuliano da Sangallo ed Antonio
4 suo fratello fecero un castello di legname fortissimo,
u e quella figura con i canapi sospessro a quello, acciocu che scotendosi nori si troncasse, anzi venisse crollanu dosi sempre;e con letravi per terra piane con ar-
211
u gani la tirorono e la missero in opera. Fece un cap-
’
.
<( pio al canapo, che teneva sospesa la figura, facilissimo
a scorrere, e stringeva quanto il peso 1’ aggravava ;
d( che e cosa bellissima ed ingegnosa, che l’ho nel nostro
< libro (di disegm] disegnato di man sua che & mira. & bile, sicuro e forte per legar pesi >,
Questo meccanismo 8 presso a poco descritto nel
.modo stesso da Pietro Parenti ; senonche egli differisce
nell’attribuirlo a Simone del Pollaiolo, detto il Cronaca,
,;anziche al Sangallo. Aggiunge che il peso della statua
.era 18 migliaia, e conferma la notizia data dal Landucci, dicendo : che circa 8 giovanastri, fra coloro i quali
-.assaltata la guardia avevano scag1iat.i dei sassi contro
l a statua, erano stati catturati e sostenuti nelle prigioni
.delle Stinche.
Comefu collocato il gigante al suo posto, (a dì 11
.di giugno 1504) la Signoria ordinb agli Operai di Santa
.-Maria.del Fiore che facessero fare una base di marmo
,a loro spese seguendo il disegno datone dal Cronaca e
dal Sangallo.
. Ebbe agio Michelangiolo di ritoccare l’ opera sua e
dare a quella la necessaria finitura, lavorandoci attorno
fino al dì 8 di settembre, nel qual giorno,secondo un
ricordoche 6 nelle storie fiorentine del Cambi, la sta,tua rimase del tutto finita; loche 6 dacredersi’ perche
a dì 5 dello stesso mese il Buonarroti riceveva la somma
di lire 720 in saldo dei 400 fiorini d’ oro pattuiti con
la convenzione del febbraio 1502.
Nel tempo in cuiMichelangiolo stava ritoccando il
David,accadde il grazioso aneddoto narrato dal Vasari
con queste parole :
a Nacque in questo mentre, che,vistolo Ser Pietro
,---
.
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212
a Soderini, il quale, piaciutogli assai, ed in quel mentre
g che lo ritoccava in certi luoghi, disse a Michelangiolo :
a che gli pareva che il naso di quella figura fussi grosso.
4
Michelangiolo accortosi che era sotto al gigante il
a Gonfalonieri, e che la vista non gli lasciava scorgere
4
il vero, per satisfarlo sali in sul ponte, che era ac-
a canto alle spalle; e preso Michelangiolo con prestezza
a uno scarpello nella manmanca con un poco di pol4
vere di marmo che era sopra le tavole del ponte, e
a cominciato a gettare leggeri con gli scarpegli, lasciava.
cadere a poco a poco la polvere, n& tocc6 il naso da.
quel che era. Poi guardato a basso al Gonfalonieri,.
a che stava a vedere, disse : guardatelo ora. A me mi
a piace più (disse il Gonfalonieri): gli avete dato la vita.
e Così scese Michelangiolo, che se ne rise da se, avendo
a compassione a coloro che, per parere d’intendersi, non
a sanno quel che si dicano..
9.
Questa figura patì dannonella rottura in tre pezzi
del braccio destro cagionata dalla percossa di una pietra che,nel tumulto del 1527, fu gettata dall’alto dai
difensori del palazzo contro coloro che lo assediavano.
I pezzi rimasero in terra per tre giorni e furono
finalmente raccolti da Giorgio Vasari e da Cecchinol
de’Rossi, allora giovanetti, i quali li poseroin salvo in
casa del padre di quest’ultimo ove rimasero lungamente.
Cosimo I gli fece rimettere ed assicurare con perni di
rame.
4
4
...
.....
.... ..
...
La qualita non perfetta del marmo dal quale Michelangiolo aveva cavata la sua statua non era sfuggita
all’occhio esercitato del Sangallo; ed il timore dalui
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ACCADEMIA
DELLE
ACCADEMLA DELLE BELLE ARTI
n-
BELLE ARTI
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manifestato, che il David, per esser cotto il marmo,
dovesse venir mancho presto non ponendolo al coperto,
s e pote parere esagerato rlcl 1!554,apparve giustissimo
tre secoli e mezzodopo. Il tcmpo cho tutto lima e corrode aveva peggiorate le condizioni di qucl marmo tanto
d a rendere pericolante 1’ opera insignc?; pcr la qual
cosa piddi una volta si levarono voci nutorovoli dichiarando in pericolo imminente la statua e clkxlcndo cl10
venisse remossa e postainluogo
riparato dalle intcmpene.
La idea della traslocazione era semplice e logica nd
.trov6 mai una seria opposizione; sennonchb apparve Sempre una diflicOltB.quasi insormontabile il trovare un luogo
adatto per ospitarla.
Lungo sarebbe il riandare sulle proposte e sulle pre.mure fatte dalle varie commissioni nominate nel periodo
.di trent’anni, ché tanti ne corsero dal giorno in cui Lorenzo Bartolini, instando presso il governo affinch6 il
David si ponesse in salvo, proponeva che si riponesse
nella Loggia dei Priori addossandolo al muro.BasterB.
qui il notare, che l’ordine lungamente desiderato di re.muovere quel capolavoro di sulla gradinata del Palazzo
nonfu dato dall’autorit8 governativa se nonnell’ anno 1873,approvandosi a preferenza di ogni altra la proposta: che si erigesse, per riceverlo, una edicolanel locale dell’Accadernia delle arti del disegno.
Così nella notte del 31 di luglio 1873 fu toltala
statua dal casotto di legno che la copriva, e se ne incominci6 il trasporto, compiuto felicemente il dì 4 di ago&o, nel qual giorno veniva posta sulla base inalzatagli
nel luogoovedovea
sorgere la sua nuova dimora, ‘la
cui costruzione fuaffidata al cav.Emilio De-Fabris.
. .
214
ACCADEMIA DELLE
BELLE
ARTI
L'armatura ingegnosissima, di solidith a tutta prova,
alla quale fu raccomandata la statua per trasportarla.
dall'uno all'altro luogo, quanto il carro furonoimmaginati dagli ingegneri cav. Porra e cav. Poggi a quali
dil titolo alla nostra riconoscenza, ed al plauso di tutti,.
l'avere impresa con tanta sicurezza, e condotta felice
mente a termine, una operazione oltremodo rischiosa,:
delicata e difficile.
.
,
Ricorderd a cui piacesse di percorrere gli ameni din-torni della cita, che nella VILLABUONARROTI
a Settignano, villaggio .celebre per aver dato i natali ad artisti
valentissimi, vedesi ancora sul muro presso il focolare.
il SATIRO
disegnato col carbone, da Michelangiolo.
MICHELANGIOLO BUONARROTI
AL LETTO DI MORTE
DI VITTORIA COLONNA
Era unanotteinsolita:le
stelle
Dipingevano il ciel per ogni seno,
E così vivo lume uscla da quelle,
Che parea giorno tacitoe sereno.
Quella n'otte apparì tra le piùbelle
Consolatrici del patir terreno ;
E la gentedicea: certo un' eletta
Anima in paradiso ora S' aspetta.
..
.
216
DI VITTORIA COLONNA
MICHELANGIOLO AL LETTO DI MORTE
.
E sui romulei colli, in un'altera
Magion Patrizia,' ma in angustastanza,
Unadonnagiacea,
che al termin era
Della vita, e già poca ora
le avanza.
Per la santa virtùdella preghiera,
Che più nel cor ravviva la speranza,
Ella si stava in un soave oblio
D'ogni cosa mortaleassortain Dio.
!
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Del doloroso lettoinsullasponda
È una gentil pietosamente intenta,
Mentresul volto della moribonda
La pace appar dell' anima contenta:
,E vinto dall' ambascia più profonda,
Che desiderio di morir diventa,
Pallido, muto di quelletto al piede
Austero veglio lagrimar si vede.
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1
PalazzoCesarini in Roma,chiamatoArgentina.
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217
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Chimai sarà costei che S' avvicina
Al dubbio varco della vita amara?
È Vittoria Colonna, h la divina,
Glorïosa marchesa di Pescara :
E i due che veglian l'altaperegrina,
Cui, d' accogliere il cielo or si prepara,
Spargendo invan per leisospirie voti,
Son Giulia Cesarini-'eil Buonarroti.
Ma gis la moribonda ir] scrw tlccolLo
n I'atica
I1 sacroPanoavca,quando
Girò lo sguardo intorno, e s c h o il volto
Di lui ch' amava d'una fede antica.
Tutto al -labbro 1.0 spirito raccolto
A confortare quell' anima amica,
La debil mano a lui -porgendo, i n . questi
Detti prorompe affettuosi eLesti.
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m .u.
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218
PllICHELANGIOLO AL LETTO DI MORTE
c<Michelangiolo,io moro, c prego Iddio
Chealfin mi ricongiunga al mio bel Sole,‘
A lui che primoedultimo
amor mio
Di sì lontan mi chiama e a sh m i vuole.
Per6 inquest’ ora di tremendo addio
Sent,o come il part,ir da te mi duolc,
Da te che fosti la virtil piil pura
Che seppe allevïar la mia sventura.
c
c
Solo rimaso il I~uon;uwA.i,affiso
Stettc lung’ ora sulla muta s a h a ,
E rivelava il corrugato- viso
I dolori ineffabili dell‘ alma :
Poi levata la €ronte cl‘ iuproniso,
Donna, esclambcon mgosciosa calma,
Di te si scriva e della tua bont,ade
Che IQ’aprì il ciel per IC pih belle strade P.
<<Seandrò nel cielo chiederò al Signore
Ti mantenga la grazia onde tu sai
Suscitardalla mano e più dalcore
Opre per che nell’ arte unico vai ;
E chiederb che l’angiol del dolore,’
Che regge Cristo crocifisso, ed hai
S1 ben ritratto,tisia
un giorno il pio
Confortatore per salire a Dio B.
Così ella chiama nelle sue Rime l’estinto sposo.
di croce e sollevato sotto
le braccia da due angioli, quasi volessero alleviarueil peso alla
MichelanVergine che lo tiene in grembo; opera di disegno che
giolo fece per Vittoria Colonna, e intorno alla quale così essa gli
scriveva: a Mi rallegro molto che l’angiolo da man destra sia assai
a pih bello, perchè il Mic.he1 ponerit voi, Michelangiolo, alla. destra
a delpadre. nel dì novissilno >>.
- VnoIsi qni notare che ,zlt.re
opere di pittura lece per
la Colonna, il Buonarroti, le quali per8
sono di presente perdute.
1
e Si allude a quelCristodeposto
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7:
-
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220
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MICHELANGIO1,O AL LETTO DI MORTE
<<Unicofontc de’ sospir miei tanti,
Al mondo e agli occhi miei ora se’ tolto:
Chi ti conobbc ahimè ! rimase in pianti,
Natura in duol, che ne mostrò il bel volto.
Ma ben raccolse il ciel. tuoi pensier santi,
Se il tuo frale la terra ebbe raccolto ;
Oh sorterea de’mieidolci desiri,
Oh fallaci speranze, oh miei sospiri !
a Però la morte non ‘si mostri altera,
Corn’& suo Stil,d’ avertia noi rapita;
Di tue virtù la glorïosa schiera
Dirà che sempre sulla terra hai vita.
Ed or fama più grande e più sincera
Ti vien dall’ opre della mente ardita;
I1 solo scolorar del tuo belvelo
Dar poteva allo spirto albergo incielo B,
1 Questae la seguente ottava sono rilevate dal sonetto del
Buonarroti, che così comincia: Quand’el .Ministro de’ sospìr
?ne
t&?tti?
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EPIGRAF1
POSTE AL MÖNÚMENTO SUL PIAZZALE MICEIELANGlOLO '
(dinanzi)
A
MICHELANGIOLO BUONARROTI
COMPIENDO IL QUARTO SECOLO
DALLASUA
NASCITA
It. MUNICIPIODI
FIl%BNa
DEDICAVA
QUI
DOVE A DIFESA DELLA LIBERTA
STETTE MICHELANGIOLO
GLI ERESSE CON OPERE DELLA SUA MANO
MONUMENTO
DEGNO
t h PATRIA
1 Si compone del David e delle quattro statue allegoriche
de'sepolcri Medicei, fuse in bronzo.
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