MCHELANGIOLO BUONARROTI ... . .. . . . .'RICORDO c AL POPOLO I T A L I A N O . .. . IN FIRENZE G. C. SANSONI, EDITORE - 1875 m AVVERTENZA DELL' EDITORE , . Alle dotte e volumìvzose pubblicazioniawresta t e dal Comitato Promotoredel quarto Centenario dalla nascìta del divino ~ C m u N a o L o ,e anche da privati cìttad<nì, mì parve betlo unir questa che ha due ìntendìmentì: parlareefficacemente del Buonarrotia coloro, e sono i pì&, cui certi libri troppo eruditi e speciali' non fanno al caso, e porgere unu GUIDA sicura delle Opere,e delle Memorie che d ì quel Grande serba Firenze, non tanto aì concìttadini quanto aì forestierì che ìn questa occasione si uniranno c m noì per onorarne la ricordanza. Per riuscire, e66i ricorso ad alcunì Valentuomìnì, della cui amicizia mi onoro, ed essiposero insieme questo libretto, nuovo in S&; ove il Lettore troverd, oltre la Guida anzìdetta, quel tanto che occorre sapersi da tutti, della Vita d ì Michelangiolo; e anche, ìn pik specialì monografie, delle sue celebri sculture, pitture e architetture, cos2 civìlì come militarì, e delle sue rime sapìenti. Vollì poi ornarlo della fotografia dì Mìchelangiolo,cavata da un anticoritratto, che il bravo artefice Pietro Galli,successore del compianto prof. ClementePapì,ha @so mirabilmente ìn bronzo per la facciatadelMuseo Buonarroti. Firenze, ìl d.O d ì settembre 11875. G. C. SANSONI. ONORE .A MI'CHELANGIOLO BUONARROTI. INGEGNOMIRACOLOSO NELL'ARTE CHE ARCHITETTA SCULPE E COLORA. . ANIMA AUSTERA COSTANTE NELCULTO DELLA LIBERTA E DELLAVIRTi?' . MENTRE LA REPUBBLICA FINIVA TRADITA E I COSTUMIANDAVAXOINCORRUZIONE. FANTASIA DANTESCANEL DARE POETICA VESTE A CONCETTIDIAMOREALTO A SENSI DI PATRIA E DIRELIGIONE QUANDO LE LETTERE, BLANDITRICI DELLA FORTUNA PERDEVANO DIGNITLADI PENSIERO E DECORODIFORMA. ONOREONORE AL DIVINO OGGICHE FIRENZE CON AFFETTO E ALTEREZZA DIMADRE FESTEGGIA- L'ANNO MEMORABILE IN CUI GIA QUATTRO SECOLI COMINCIO A VIVERE CHI PER OPRE DELLA MANO OBBEDIENTE ALL'INTELLETTO SAREBBE STATO IMMORTALE. CESARE GUASTI. I DEI RITRATTI DI MICHELANGIOLO Degli uomini, i qualiper l'eccellenza dell'opere dell'ingegnoedella mano, o per magnanimi fatti, o per bello esercizio d'ogni pih cara e lod.ata virtù salirono in gran fama, nasce in noi natural desiderio di averne innanzi agli occhi la effigie, con qualsivoglia industria ritratta ; nella quale non solo le forme e i lineamenti cerchiamo, ma insieme ancora come da specchio riflessi, l'animo, la mente e gli affetti. Non c'è forse nessuno tra gli artisti famosi, di cui si abbiano tanti ritratti quanti di Michelangiolo, così dipinti, come di rilievo e in stampa e molti se ne vedono nelle pubbliche e private gallerie: ma i 'più copie e ricopie de'pochi originali ricordati dal Vasari. Oraperche il descri- "a b X RITRATTI DI MICHELANGIOLO DEI . , I i 11 -_I_. ............. ~ . . .... .. verli aparteaparte sarebbe lunga enoiosa faccenda, e fuori de’termini assegnati alla p r e sente scrittura, io mi contenterò di accennarne i principali e i migliori. Quattro secondo ilVasarierano a’ suoi tempi i ritratti più notidi Michelangiolo : di pittura, quello fatto da Giuliano Bugiardini per commissione di Ottaviano de’Medici, e l’altro da Iacopo del Conte: di tutto rilievo, uno gettatoin bronzo da Daniello Ricciarelli; ed in medaglia quello intagliato da Leone Leoni. Quanto al ritratto del Bugiardini, vuole il cav.Zobi in un suo libretto a stampa, che sia quel medesimo venuto ultimamente nelle mani del signor Fedi, oggi ne’suoi eredi Baldi; congetturando circa alla suaprovenienza, che dalla casa di Ottaviano de’Medici passasse ne’Bracci, e da questi nel detto Fedi; e circa alla prova della sua identità, aiutandosi col parere di alcuniartisti,i quali, vi riconoscevano tutta la maniera del Bugiardini. Ma è da osservare che il ritratto di casa Bracci è dato inciso come opera .di Francesco Salviati negli Elogi e Ritratti degli uomini &L Zusti (Firenze 1768-73 vol. 14 in 4.’),il quale, oltre che è in tela e non in tavola ; non si riscontra nè per l’attitudine della testa, nè per 4 . ’ ” . XI . - .. ,. ‘ i . la proporzione della figura con queilo degli eredi Fedi; anzi si conosce benissimo che l’ano 4 cosa diversa dall’altro. ,In quella vece io ritengo più ragionevole il credere che il ritratto .di casaBraccisia quello posseduto oggidal cav. Chaix d’Estang, gentiluomo francese, che persone intendenti affermano bellissimo, e certamente della mano del Salviati; come si può riconoscere non tanto dallo stile; quanto dall’essere dipinto sopraunatelache copre una -opera di quel maestro. Come dall’ Italia passasse in Francia è a me ignoto. Pure io vado co’ngetturando che dalla casa Bracci fosse portato a Napoli, e quivi acquistatodal cav. Alquier, francese, come racconta il Moreni nella Illustrazione di un.a-nzedag lia d ì Bindo A Ztowìt& descrivendolo colle parole del cav. Wicar. I1 qual ritratto del Salviati è stato nuovamente benissimo inciso in legno, secondo il disegno del Noach, dal Sig. MicheleGelesnoff gentiluomo russo, e posto nellastampa della. sua traduzione in russo della Vita di Michelangiolo del Condivi. Parimenteorna la nuova Vita del Buonarroti scritta dal-comm. Aurelio Gotti, che si pubblicherà in Firenze pel quarto Centenario di Michelangiolo. Dell’ altro che fu dipinto da Iacopo Del ~ XII DEI RITRATTI Conte, nessuno dopo il Vasari,ha maipiù parlato, pernonsapersi seancora esista e dove. A questo proposito mi si permetta di arrischiare una congettura. Nella Serie degli uomini illustri ecc. (Firenze, 1776 vol. 4 in f.’) B inciso un ritratto d i Michelangiolo, che si dice cavato dall’originale presso il principe Ferainando Strozzi. Ora io suppongo non senza ragione, che il ritratto di casa Strozzi possa esser quello stesso che fu dipinto da Iacopo Del Conte; il quale è. notoche stettegranparte del suo tempo in Roma, dove dai papi, dai cardinali e da’ gran signori fu molto adoperato, specialmente in far ritratti, ne’quali era eccellente: ed & noto altresì che fra gli altri egli ritrasse Piero, Leone e Roberto figliuoli di Filippo Strozzi. Bene dunque pub essereche quei signori desiderando, di avereil ritrattodi Michelangiolo, che era molto loro amico, lo commettessero ad Iacopo come pittore della casa; e che questo ritratto restato presso gli Strozzi .in Roma, fosse poi da loro portato a Firenze,quando vi ritornarono. E difatti anch’ oggi si vede nel loro palazzo. E a questo assai più che all’altro dei. Bracci si rassomiglia il ritratto posseduto dagli eredi Fedi. DI MICHELANGIOLO XII1 Dal‘ fin quidetto , . parrebbe che quellodipintodalBugiardini fosse smarrito, qualora non si Toglia riconoscerlo inunomoltobello intelachehail marchese Lotteringo della StufadiFirenze ; nel quale Michelangiolo è rappresentato col cappello in testa e nella età di circa 55 anni. Nella casa de’Buonarroti se ne vede un altro dipinto, come si dice, da Marcello Venusti, che arieggia alquantoquello attribuito al Salviati.’ Dell’altro che B nella R. GalleriadiFirenze non accadeparlare, essendo tenuto ormai peruna copia e molto guasta. Venendo ora al ritratto di tutto rilievo in bronzo, fatto come dice il Vasari da Daniello Ricciarelli, è bene di sapere che secondo le memorie domestiche de’ Buonarroti, il Ricciarelli ne gettò tre: due per Lionardo nipote di Michelangiolo ed uno per Sè. Morto Daniello, i suoi garzoni ne fecero un quarto per Diomede Leoni, stato amicissimo di Michelangiolo, etrovatosialla sua morte. E si deve ritenere che uno di questi quattro sia quello della Galleria Buonarroti, attribuito con 1 Vuolsi,ma io non lo credo,chenella stessa casa sia un .altro ritratto del Buonarroti ; ed B quello d‘uomo con barba nera, e col capo coperto da una specie di turbante che termina a modo d i corno. P I ' I E 1 poco fondamento a Giovanni Bologna. Gli altri 8 ignot;o dove si trovino. Tra i ritratti di rilievo in bro11zo, uno ne ha la Galleria del Campidoglio, celcl)rn-lissimo, che alcuni, tanta B la sua l~cllczza, vogliono riconoscereperquel meclesimo(le11Cicciarelli chericorda il Vasali. X mctll l:wl!,) (! certamentel'altro clel Musco XTnzionalc di Firenze, del quale si dà qui la fotografia. Appartenne ad Antonio del Ikmcese da Castel Durante, ultimo servitore cli Michelangiolo; e fu da lui nel 1570 mandato a dormre al Duca d'Urbino. Dopo la mortedel quale,venneinsieme con altre preziose masserizie nel possesso de'Medici, per via della principessa Vittoria,ultima della casa delln Rovere, e moglie del granduca Ferdinand0 IT. 11.Sig. Eugenio Piot possiede un altro ritratto di Michelangiolo di tutto rilievo in bronzo, che si 'dice molto bello. Eglisostieneessere quel -medesimo che Antonio del Francese donb al. duca di Urbino. Mi par difficile a credere che ildettoritrattodallacasa de' Medici, dove 8 certo che passò per eredità, sia poi andato disperso o venduto. Dellamedaglia intagliata da Leone Leoní nel l561 si conoscono varj esemplari. Essa ha. nel diritto la testa di Michelangiolo di profilo,. I I . .. . -. ... I YITA. DI MICHELA)JGT3LO BUOYAKhOTJ ...... ....... . L -. Fra i bellissimi colli che coronano Firenze dalla' parte orientale sorge a un'ora di cammino dalla citta il villaggiodi 'Settignano sur un poggiodimacigno che serve. di continuazione a quelli di MonteCeceri e di Fiesole, ricco ugualmente di cave di pietra, e lieto di vigneti e d' olivi, di casolari e di ville. La storia di .questovillaggio 8 la storia dei molti artisti che ivi eb'bero la nascita ; e .primo di essi lo scultore Desiderio, detto percib da.Settignano, che i n soli ventotto anni di vita condusse operepregevolissime, fiale quali basti rammontare il monumentoMarsuppiniin Santa Crme. Si direbbe quasi ch' egli lasciasseper eredita al suo paese 1' umore della scultura ; dacche in Toscana, OP' ebbero origine tanto lo arti, quanto le lettere italiane, origini ambedue di tutte le moderne nella cristianith, pochi luoghi troveresti, incui la tradizione .e la pratica dell'arte si sian conservate così costanti come in Settignano. E se t u facessi, o lettore, una passeggiata cola verso 1 '-T- - * .. . . '1 1 . . p - 2 VITA DI MICHEL. l3UONARROTI sera, vedresti tornare a frotte uomini. d'ogni et8 stati al lavoro in Firenze nelle officine di scultori e di marmisti, esercitati in special modo nelle opere di ornato. Che se poi dimandaasi loro di-chi 8 quella modesta villa che si trova poco prima d'arrivare al villaggio, ti risponderebberoesser la villa Buonarroti, ed ivi conservarsi con molta cura quel Satiretto che vi tratteggid sul muro col carbone del focolare il divino Michelangiolo: e forse, chi aa? alcuno di es!i un po' più istruito aggiungerebbe, non senza un sentimento di compiacenza, che quel grand'uomo mandato a balia col&, e nutrito del latte d' una donna. natadi scarpellino e maritata a uno scarpellino, ebbe. poi a dire a Giorgio Vasari: a Se io ho nulla di buononell' ingegno,egli & venutodal nascere nellasottilita dell'aria d'Arezzo ; così corne anche tirai dal latte della mia balia di Settignano gli scarpelli e il mazzuolo con. che io fo le figure B. Queste parole, con le quali Michelangiolo accennava scherzando,all'ingegno e alle opere sue, mi aprono la via a narrarne la' vita, ora che Firenze, festeggiando il quarto'centenariodalla nascita, onora la memoria d'un suo figliuolo, il cui nome, grande fra i grandissimi., 6 . quello forse che suona pili familiarenelle bocche del nostro popolo. Ed io col discorrerne le opere principali e studiosamente i fatti, sardcontento a raccontartela, o lettore, alla piana e con discreta brevith, ma collegan-... dola quantosia possibile con la storia civile, cosicchb t u vegga chiaramente insieme l'artista, l'uomo e i tempi. E ,per averti benevolo basta che tu sappia ammirare nel Buonarroti lo scultore del David, ed amare il ci&. tadino che. sui colli di San Miniato pose l'i :Igegno e la mano alla disperata d i f s a dsJa patria. . , i . , ' . . 3 . II. - Nacque il sei di marzo del 1475 nel castello 6 marzo di Chiusi e Caprese vicino al sasso della Verna da LO- 1475 ,doVico Buonarroti Simoni, che esercitava vi l'ufficio di potest&del Comune fiorentino.' Terminatoilquale incarico, tornd il padre a Firenze, e mandd Michelangiolo a balia a Settignano, dove possedeva un poderetto e la villa rammentata qui sopra. La natura chiamava questo -bambino all'arte, sì che tutto il tempo che poteva metr tere di nascosto alla scuola di grammatica lo consumava copiando i disegni che gli erano procurati da Francesco Granacci, giovane allora, e poi pittoredi bella fama. Combattuta inutilmente dal padre tale invincibile inclinazione, fu posto a studio nella bottega del pittore menico Ghirlandaio ch'erastimatodei - migliori cheDovi m . . VITA DI MICHEL. BUONARROTI 1 ' . fossero. Ebbe Michelangiolo toccatiappena i primi rudimonti dell'arte, che diede indizio d'ingegno e d'animo ardimentoso, allorch8 corresse, ridintornandd, una figura del maestro per darle quella perfezione che gi& gli balenava; nellamente;, e con altri disegni tratti dal vero 1 LamadrefuFrancescadiMiniatoDelSera.Scrivono il Condivi e il Vasari, biografiecontemporanei .di Michelangiolo , che la famigliaBuonarrotidiscendevadaiContidiCanossa;ma quoattr tradizione è statarecentementeprovatapriva difondamento isterico. Nella casa ove nacque il grand'uomo si è posta in queel' anno un' elegante iscrizione del ,ch.O Cesare Guasti, che mi piace di riportare: Qui il VI di marzodel MCCCCLXXV a Lodovico Buonarroti Simoni podeatadiChiusi e Capreee per il comune di Firenze n~cqueda madonna Francesca del Sera un f~gliuolo che fu Michelangiolo e l'anno Y D C C C L ~ V il comitato fiorentino nello esultanza dei popoli che abitano tra le fonti Jell' Arno e del Tevere questamemoria a inaugurarne la celebrith centenalia innome d'Italia poneva. -- - - -- - - - - I 1.0 aprile 14@ . 4’ VITA DI MICHEL. BUONARROTI VITA DI YICHEL. BUONARROTI fece sì che il Ghirlandaio rimase stupito della nuova maniera d’un giovinetto di così tenera etA, e non dubitb di dire : 4 Costui ne sa pih di me u. Firenze, grande per ricchezze e commerci, si reggeva fino dagli antichi tempi a libero stato. Fra le famiglie ch’erano andate contrastandosi con astutearti o con aperte violenze il primato d’ autoria, S’alzava la Caga dei Medici; il cui maggior lustro le era venuto da Cosimo il vecchio,ricchissimo mercante e banchiere, possessore del più bel palazzo d‘ Italia fatto costruire col disegno del Michelozzi,’ nel quale aveva gia accoh íilosofl e letterati, e nostri, e venuti d’ Oriente dopo la caduta di Costantinopoli. Ed egli con 1’uso dell’ ingegno e col profondere le sue ricchezze era giunto a comporre in pace la citth, ad esser salutato Padre della patria e ad assicurare la propria potenza.Di lui scrive il Machiavelli c h 4 degli stati dei principi e c i s i governi niun altro al suo tempo per intelligenza lo raggiunse Y ; e ne fa ilritratto con quelle stupende parole: 4 Fu senza. dottrina, ma eloquentissimo, pieno d’una naturale prudenza, e percib ufficioso negli amici, misericordioso nei‘ poveri,nelleconversazioni utile, nei consiglicauto, nell’esecuziani presto, e ne’suoi detti e risposte arguto e grave B, La potenzadi Cosimo era ai tempi diMichelangiolo nelle mani del nipote Lorenzo de’ Medici, a cui la posteria conservb il titolo di Magnifico. Questi, rile. scampato dal pugnale de’ Pazzi che gli aveva ucciso in Duomo il fratello Giuliano, e minacciato tre anni dopo fieramente dalle armi di Ferdinand0 re di Napoli, era it0 a presentarsi solo e inerme a quel monarca, E 18 L ’ ’ a 14” . 1 E quelloconosciutosotto . . il nome di palazzo Riccardi. ’ . 5 ragionandogli (diceil Machiavelli) a delle condizioni d’Italia, degli umori dei principi e popoli, e di quello che si poteva sperare nella pace, temere nella guerra, tanto ‘lo fece maravigliato della destrezza dell’ingegno e gravita del giudici0 B, che giunse a conchiudere con lui una pace onorevole. Così tornato quasi in trionfo ebbe la gloria di rassodare e mantenere la lega politica tra Milano, Firenze e Napoli; e divenuto come il consigliere e l’arbitro di principi e di repubbliche seppe tenere in equilibrio le sorti dei piccoli stati italiani, tanto da renderli sicuri e indipendenti dai grandi, e meritb, lui vivo, d’esser chiamato a bilancia d‘Italia Y. Salito in sì grande riputazione e .autorit& universale, non 8 a maravigliare se la potenza ereditata mutb ambiziosamente in signoria di governo : a rafforzar la quale giovb la rara munificenza, con cuisidiede a proteggere ogni maniera di studi. Bello, vario ed elegante ingegno, scrittore di lodati versi,, libero nel costume, gaio e affabile con ogni peraona, parve accogliere in S& tutto il secolo. La sua casa eo1 giardino sulla piazza di San Marco era la sede dell’ accademia platonica, il ritrovo dei letterati pih celebri, la scuola dell’arte, e al tempo stesso unmuseo, dove avea riunita grande e preziosa quantith di antiche sculturo e disegni e modelli e quadri; postovi a custode e maoetro il fiorentino scultore Bertoldo discepolodi Donatollo. Diverso da quelli antichi principotti che si contentavano d’avere ospitiincasa loro uomini illustri, e il pane de’ quali ben provb l’ Alighieri nella poverth dolorosa come sapesse di sale, Lorenzo cultore ‘appassionato e intelligente dava ricetto, ma insieme aiuti, in. segnamenti, consigli e nobhi modi di trar profitt dal1’ esercizio degli studi. - ~ VITA DI MICHEL. BUONARROTI VITA DI MICHEL. BUONARROTI Volendo egli pertanto qualche giovane che mostrasse inclinazione alla scultura, ne fece richiesta al Ghirlandaio e gli fu offerto Mïchelangiolo che aveva allora quattordici anni. Il quale destb disubito l' ammirazione di Lorenzo,. quando questi. vide lui, nuovo affatto nell'arte d i condurne figure tonde in terra cotta, vincere in bravura il Torrigiano, scolare di Bertoldo e gih esperto in quella pratica; e molto pih quando da lui, che non aveva mai tocco n6 mazzuolo nescarpello, glifu presentata una testadi vecchio Fauno, cui, contraffacendo altra testa antica,' aveva scolpito in marmo maestrevolmente.' Allora fu che il Magnifico innamorato del giovanetto lo chiese al padre, dicendogii che voleva tenerlo corn' uno de' suoi figliuoli; e ottenutolo, lo ebbe in sua casa,, lo fece della sua famiglia, e lo tenne alla sua stessa mensa, accarezzandolo e largamente provvedendolo. Ê facile l'immaginare come si rallegrasse iJnostro, Michelangiolo nel vedersi aperta dinanzi la via desiderata, e nel poter arricchire la propria mente di eletta dottrina nelle famigliari conversazioni con Angelo Poliziano e Luigi Pulci poeti, con Pico della Mirandola che fu portento di sapere in quell'eth, e con tutti gli altri uomini sapienti di casa Medici. I1 Poliziano dovette essere il primo a porgli nell'animo con le sue rime elegantissime l'amore della poesia e di .Dante; e il giovinetto vi s'accese, dettb i' primi versi, e si sentì a un tempo artista e poeta. E fu appunto il Poliziano che gli propose per soggetto' d' un bassorilievo la battaglia d'Ercole coi Centauri, dichiarandogliene a parte a parte tutta la favola. Con che vigore d'immaginazione e di mano conducesse Michelangiolo questo lavoro in marmo, t u puoi ben credere, o lettore, se ti dirb ch'ei medesimo in eta ma&a e nel colmo delle sue glorie si doleva, rivedendolo,di non aver potu'to farequanto esso prometteva. E puoi anche meglio giudicarne con gli occhi propri, sol che t u vada a visitare 'lacasa di lui,ove nel 1617 il suo pronipote Michelangiolo Buonarroti, detto .il Giovane, spese cenquarantamila lireperfar dipingere torno tornoalleparetilestorie più memorabili della vita, e raccogliere quante memorie pot&,,del grande Antenato. Aveva appena terminato quel bassorilievo, che Lorenzo il Magnifico, in eta di soli quarantaquattro anni, morì nella villa medicea di Careggi. La sua aorte fu cagione di sommo dolore a Michelangiolo, il quale nei tro anni vissuti in sua casa aveva dovuto apprezzarne le raredoti, e .conoscere come veramenteegli fosse a natura d'artista, anima di principe, ultimagrandezza d' una eta splendida che finiva Y.' Se quell'anno 1492 fu glorioso alla Spagna per la cacciata dei Mori da Granata,estremo lor rifugio in Europa, e per la scopwta d'un nuovo mondo acquistatole dal nostro Cristoforo Colombo, fu altrettanto funesto all' Italia, cheperdecon Lorenzo il piu illustre uomo di stato, vide salire . a l pontiflcato Alessandro VI, e balenar da lontano le armi atraniere che si preparavano, chiamate da un indegno ~luoflglio, a varcare la barriera delle Alpi. . III. In FirenzePiero de'hledici, primogenito del Magniflco, auccegse a lui negli onori e nell' autoria. 6 An. 1489 ' i ;, I I I \ 7 - a . . . 1 Tolgo questeparoledalla StoriadellaRepubblica dà Fi- ?ense pubblicata in quest'anno dal marchese Gin0 Capponi; lavoro 1 brio. Ora ei. trova nel Museo nazionale, istituito nel palazzo Pr+ ricco d'erudizione sicura, di critica serena e di sapienza profonda, ,che l'Italia aspettava e di cui altamente si onora. I I 8 Dov8m. 1494 ! VITA DI MICHEL. BUONARROTI Privo d’ ingegno, tutto dato ai piaceri e agli esercizi del corpo,fecesgabello della sua politica l’arte di tenerela citta addormentata nelle baldorie e nel fasto. Solo per far la scimmia al padre continud a dar ospitalit&a Michelangiolo; ma tanto stolta alterigia era in lui, che aveva il coraggio di porre il Buonarroti alla pari con un lacche spagnuolo bravissimo corridore, e vantarsi di questi due giovani come deipih insigni suoifamigliari. E gi8, la lege politica cogì ben conservata da Lorenzo si andava sciogliendo, e Carlo VI11 re di Francia, chiamato dal pih esecrabile traditore d’ Italia Lodovico il Moro, scendeva ai nostri danni per saccheggiare cid che incontrasse, e conquistare il regno di Napoli come eredita degli Angioini. Firenze ne fu sbigottita. Piero de’Medici, a cui si dava meritamente? colpa di non aver provveduto a tempo, tentb ,di stornare il pericolo; e come il padre s’era presentato al re di Napoli con felice successo, andb a presentarsi a re Carlo nel suo campo presso Sarzana: ma non avendo’ ne il senno, ne l’accortezza, n& la riputazione paterna, non riuscì che a far con lui un vergognoso accordo, cedendogli le principali fortezze che erane le chiavi dello stato. Giunta a Firenze questa notizia, fu un grido generale di sdegno. Piero cacciatofuggì, e fu dichiarato, con gli altri di sua casa, ribelle; e la macchia vituperevole dell’accordoconcbiuso da lui fu ben presto lavatada Pier Capponi, allorchd stracciando in faccia a Carlo VI11 la carta degli arroganti capitoli ch’ei voleva imporre alla citth, fulminb le memorabili parole: a Voi date nelle vostre trombe, e noi daremo nelle nostre campane Y. Michelangiolopoche settimane prima della cacciata dei Medici aveva lasciato Firenze. Se forse non furono . .. H VITA DI MICHEL.. BUONARROTI 1 I I L.- 9 le maniere insolenti di Piero che lo costrinsero adabbandonar quella casa, certo egli previde che il mal governo dilui non poteva riuscire che a mala fine; e . temendopercid qualche sinistro per la nota sua familiarita coiMedici, si recd a Bologna.Colafuaccolto cortesemente da Gian Francesco Aldrovandi, il quale lo tenne con se, e gli fece eseguire in marmounangiolo che mancava all’arca di San Domenico, opera insigne dì Niccola Pisano. Ma tra per malevolenza d’un invidioso scultore bolognese, e perche gli pareva di perdere il tempo, ritornd il Buonarroti dopo un anno in Firenze, ove si cercava di dare nuovo e disciplinato assetto alla forma repubblicana, in special modo dietro i consigli e con l’opera d i fia Girdamo Savonarola. IV. - Questo terribile frate, ehe chiamato gia da Lorenzo il Magnifico al letto di morte, lo aveva, come 6 fama, esortato invano a restituirealla cittA sua la liberta rapitale, non cessava di predicare la riforma dei costumi, degli studi, delle arti, della societa, dello stato; riforma .tutta morale e civile. E se voglia dirsi anche religiosa, si dica; purch& s’intenda quella che la Chiesa universale voleva, e che appena le fu possibile, ella stessa operb coi decreti del Concilio di Trento. La parola del frate domenicano severa, stringente, Fofetica, penetrava nolle coecienze, e trascinava seco i piu forti intelletti : e a quella calda parola s’accese anche l’anima virtuosa del giovane Michelangiolo, il quale nella sua lunga vita ne tennein venerazione gliscritti, e come artista e come cittadino mostrd sempre di portar vivo nel cuore l’affetto alla memoria di lui. Ma ne le prediche del Savonarola, ne i popolarimovimenti, potevano distoglierlo dall’arte. Egli si pose a scolpire prima un S. Giovm- --. . L ’ 10 DI VITA MICHEL. BUONARROTI NICHEL. BUONARROTI DIVITA nino,’ poi un Cupido dormente; e questo con tanto artificio eseguì,che tenuto sotto terra fu poi giudicato scultura antica,e come tale venduto in Roma al cardinale San Giorgio.’ Per la qual cosa il nome suo sali in cod grande stima, ch’ e’ fu invitato a recarsi a Roma per trovarvi larghissimo campo di mostrare il suo valore. I1 desiderio di vedere quella famosa metropoli gli fece accettare l’invito,e il 25 giugno del 1496 v’ andb per la prima volta, ed ebbe subito commissione da messer Iacopo Galli di scolpire quel Bacco, il qualeportato poi a Firenze qui rimase, e trovasi adesso nel Museo nazionale. Ha nella mano destra una tazza, e nella sinistra un grappolo d’uva che- un Satiretto posto a’suoi piedi cerca piluccare di soppiatto; e mostra in viso una stupida ilarits, e nella personaquell’attovacillantecheaccenna il principio dell’ ubriachezza. Questa statua fece maravigliar tutta Roma, sì che tosto il cardinale Giovanni Dalla Groslays di Villiers gli commise un gruppo che si chiamb la Pie&’ rappresentante la Vergine che tiene il mortoFiglio in grembo. Tu ne puoi vedere, o lettore, una copia in Santo Spirito diFirenze, fatta da Nanni di Baccio Bigio; ed osservandola non saprai se più debba ammirare l’espressione del dolore nel volto della Madre, o l’arte stupenda con cui,vintele Qifficolts della materia, 8 scolpita la morte tutte in le membra del Michelangiolo ]: Una Commissione di artisti ha giudicato recentissimamente .chequesto S. Giovannino,dicui non si aveva pihnotizia, b ora posseduto dal conte Rosselmini Gualandi di Pisa. Pass6 poi invariemani, e daultimoinquelle di Isabella marchesadiMantova. Ora, che ne sia stato non si sa. 3 Alcunigoffamentecriticarono il Buonarrotiper averfatto troppogiovaAe la Vergine. Le ragioni ch’egli addusse in propria I I ’ 11 non avevi allora che ventiquattro anni. Noi lo vedremo poi salire fino ‘alle pih ardue sommit8, oltre le quali si digrada, e spingersi i n . formidabili ardimenti : ma 8 bene intanto notare in questi suoi giovanili lavori una tempra insolita d’ingegno, e una volonta che non incontra ostacoli, nd soggiace alle paure e ai tentativi, da cui suo1 essere impacciato il primo. cammino dell’arte. Dopo cib fu costretto per alcuni suoi negozi a tornare d a Roma a Firenze.Grandi avvenimenti S’ erano qui aucceduti in questi quattro anni. Le prediche del SavcF narola in favore della liberth del popolo avevano divisa la citt&in parti; una delle quali si chiamava dei Piagnoni o Frateschi, ci08 dei fautoridilui; l’altra, degli Arrabbiati, o Palleschi, ciod dei contrari. Latonante eloquenza di fra Girolamo diede alfine il tratto alla bilancia, facendo prevalere la parte sua. Si proclamd un Consiglio generale di ottocento. trenta cittadini accresciuto poi fino a mille settecento cinquantacinque, dal qualedovevano eleggersi le magistrature; e di questa solenne mutazione di governo si volle serbare pubblica ricordanza col porre 8uua ringhiera del palazzo della Signoria il gruppo della Giuditta,gis fuso in bronzo da Donatello in memoria della cacciata di Gtualtieri duca d‘Atene. Ad accoglier poi a\ numeroso Consiglio s’ordinb che fosse costruita di pianta in quel palazzo un’immensa sala, e se ne diede l’ incarico a Simone del Pollaiuolo, detto il Cronaca, celebre architotto o ardente seguace di fra Girolarno. Intanto gl’infodifesa sarebbe qui troppo lungo il riferire, ma possono leggersi nel Condivi (S xx) ; dalle quali si manifesta con che acume e dirittura di giudizi preparasse Michelangiolo i concetti,e scegliesse le forme, nelle operesue. 1 A ~ 1499 . ’ \ 12 I a 14"' cati biasimi di qnesto frate contro la rilassatezza dei costumi e la corruttela delle arti commovevano l'intera cittd. Si fecero pubbliche processioni di penitenza, e furon bruciati in piazza .molti libri. e quadri osceni e oggetti di lusso, portati spontaneamente da ogni ordine di cittadini. Splendido, ma breve, fu il suo trionfo. Minacciato da papa Alessandro VI, perseguitato dai Palleschi, odiato da quanti amavano il vivere licenzioso, egli vide giungere l'ultima sua ora, solo 'dolendosi di non aver potuto condurre a compimento .la sospirata riforma. Assalito a mano .armata nel suo convento di San Marco e difeso invano dagli amici, fu trascinato e torturato in carcere, e il 23 di maggio del 1498 in et& di quarantacinque anni.appiccato gio 'edarso insieme con due suoi discepoli in piazza della Signoria. Non 8 daporrein dubbio che Michelangiolo. S' addolorasse fieramentne di così ingiusta condanna, e fosse spintoad amar sempre pia la forGa digoverno avversata dai fautori dei Medici : e non credo punto inverosimile che insieme con tanti altri affezionati alla memoria del frate si unisse nell'anniversario della morte di lui a sparger fiori sul terreno dov' ebbe esecuzione il cru, dele supplizio. I V. - Giaceva da trentacinque anni in abbandono nel cortile delyopera del Duomo un gran pezzo di marmo portato da Carrara, dov'era stato abbozzato da 'un maestro Agostino, e ridotto a taltermine che a nessuno scultoreerabastatol'animo di cavarne costrutto. Michelangiolo lo squudrb, lo chiese e l'ottenne. Accomodandosi con l'attitudine al sasso, penad di trarne un David . VITA DI MICHEL. BUONARROTI VITA, DI MICHEL. BUONARROTI 1 Questapietosacostumanza dur6 fin verso la meta del secolo decimottavo. con la frombola in mano, e fattone prima 'un modelletto in cera, che si conserva ancora nellacasaBuonarroti, ai mise all'opera. In queltempo lo scultore non faceva, mm' oggi si fa,. il modello in creta della grandezza della statua, ma per mezzo delle triangolazioni usate col compasso cavava le misure del modelletto. per trasportarle dal piccolo al grande; il che importava maggior difficolts e minor sicurezza. Michelangiolo, solito a dire che l'artista deve avere le seste negli occhi, spesso, fermato che aveva il concetto, senza prendere esattamente le misure si avventava al marmo, dentro le cui viscere scorgeva la figura; e facendo saltar le scaglie sotto i colpi tremendi del suo mazzuolo, se la vedeva balzar fuori piena di vita come stavagli innanzi alla mente. La qual cosa, molto meglio delle mie parole, esprimeegli stesso nei primi quattro versi di quel suo sonetto, ricco (ben dice il Varchi)' a di antica purezza e dantesca gravita B: ' ' , ! 13 ' ' a Non ha l'ottimoaJtiata alcun concetto Ch'unmarmo solo in Sè non circoscriva Col suo soverchio, e solo a quelloarriva Lamancheubbidisce all'intelletto. Mainalcunipuntidel marmo per il David il a soverChio Y non c' era, e il marmo gli bastb a pelo a pelo , tanto che nella schiena e in qualche altra parte appare tuttora 1' antica scorza e le scarpellate di chi prima lo aveva abbozzato. E certo fu prodigio il trarre opera così bella da materia giudicata inutile da tutti, o (come disse il Vasari) a far risuscitare uno che era gis morto B. I l 'David, dopo quattro giornispesinel trasporto ' 1 Nella Lerione ch'egli fece sul sonetto medesimo, che i, il xv delle Rime delBuonarroti. , 1 l -14 VITA DI MICHEL. BUONARROTI dall'0pera del Duomo in piazza della Signoria, fucollocato 8 f2co sulla ringhiera del palazzo nel luogo stesso dove, nove anni prima, era stata posta la Giuditta di Donatello. Lo desiderb Michelangiolo, e non senzaragione:ch& se la Giuditta era ricordo della liberazione diFirenzedalla tirannia del duca d' Atene., il David nel nuovo ordinamento politico doveva insegnareche, come il giovane Ebreo aveva difeso il suo popolo e governatolo con giusti-zia, così i reggitori della cittS prendessero animosamente a difenderla e giustamente governarla. Queste parole che il -Vasaririporta, e che dove, molto tempodopo, aver. udite dalla bocca 'del Buonarroti, h da credere che fossero statedette dallo stesso Michelangiolo a Piero Soderini . grande amico suo, il quale era stato eletto gonfaloniere. a vita, uomo di fede a tutta prova e di somma bonta e rettitudined'animo, a cuidava vigoredi consiglio la mente acuta del segretario Niccolb Machiavelli. Le sortil di Firenze in breve volsero in rovipa : erano scorsi (come fra poco vedremo) appena dieci anni, che il Soderini fu cacciato, il Machiavelli imprigionato e i Medici trionfanti : ma il David rimase. Bench& portasse tronco un braccio inun popolare tumulto, rimase fino ainostrigiorni. muto rimproveratore di colpe principesche; e rimase per essere almeno ammirato come la pid sublime statua di. Michelangiolo, e la più bella della moderna scultura.* . , . 1 Nel 1527, quando furono cacciati 'per la terzavolta i Medici da Firenze. z Cbsì la chiamava il sommo Bartolini. E lo stesso Milizia, chetantoacerbamentecritic6 il Mosè, diceavere il Buonarroti colDavidsuperato digran lunga gli scultori di Gtrecia. Questa . statua fu trasportata l' anno decorso nell' Accademia delle Belle . Artiperassicurarne la preziosa conservazione. ' ' 15 VITA DI MICHEL. BUONARROTI i VI. - I n 'questo tempo dipinse il Buonarroti quel tondo che ora & nella tribuna della nostra Galleria, rappresentante la Vergine inginocchiata, che tienefrale braccia il bambino Gesù in atto di porgerlo a S. Giuseppe. L'illustre Pietro Selvatico chiama questa Santa . Famiglia 4 più che profana P : I e da una parte ha r& gione,sela si paragoni con quelle di Giotfo, dell'Angelico,di Mino 'ecc. ; ma h necessario notare il manifesto intendimento ch'ebbe Michelangiolo di rompere ogni tradizione della scuola liturgica scesa dai primitempi fino a lui, e di trovare nuovi tipi e nuove forme ad esprimere cib che l'animo gli dettava dentro. .Ad ogni modo questo dipinto eseguito a tempera con gran pulitezza e Nnpionen di disegno 8 frale pochissime suepitturein Cnvolu l a piu certa e pih pregevole. E fra i lavori di eculturu merita menzione una Sacra. Famiglia scolpita a bnssorilievo in un tondo, ma non condotta a termine ;* e la statua di S. Matteo, anch'essa non finita, che era uno dei dodici apostoli, i quali egli s'era obbligato con gli operai di Santa Maria del Fiore di scolpire in marmo An. per il nostro Duomo. Ma,,avendo rinunziato sì vasto lavoro, delle dodici statue nonabbozzb che questa sola, ln quale ora si vede nelcortile dell' Accademia delle hilo Arti,figura ammirabile e degna dellesplendide 1 ) m h cho vi scrisse sotto Gio. Battista Niccolini.a Per' Storia ddle arti del dàsegno. Lezione XXVI del vol. II. Ora b no1Museo nazionale. 9 Le parole Bono queste: Questo simulncro di S. Matteo abbozzäto da Michelangiolo lungamente stette nel cortile dell'opera di Santa Maria del Fiore e nel MDCCCXXXI trasferitovenneinquestaAccademia delle belle arti che dall'apostolo ha il nome ad insegna l g - - - - - - - 1503 c 16 17 VITA DI MICHEL. BUONARR~VI VITA DI MICHEL. BUONARROTI ch6 rinunzib? Perche poco o nulla fece delle quindici statue che il cardinale Piccolomini gli aveva rrllogate per la propria cappella nella cattedrale di Siena? Narra . i l Condivi che Michelangiolo stette alquanto tempo senza punto attendere all'arte, e gittato via mazzuolo e pennello4 si diede solo alla lettura dei poeti e oratori nostri, e a scriver 'versi. E facile pertanto il credere ch'ei fosse preso da uno di quelli scoraggiamenti che provano non di rado i grandi ingegni (e disgraziatamente i piccoli non li provano mai), nel vedere le loro opere non arrivare alla eccellenza, alla quale 1' animo, aspira, ne giungere a rappresentare l' immagine meditata, ch' b raggio dell' intelletto e quasi parola interiore, a cui si suo1 dare il nome di Ideale. Ma dopo le stanchezze naturali che succedono alle fatiche della mente creatrice, essi ripiglian vigore, e dagli stessi abbattimenti sanno trarre rinnovazione di" forze e piùoperosocoraggio. Così fu di Michelangiolo: il quale invitato dalgonA n . 1504 faloniere Soderini a dipingere una parete della 'gran sala del Consiglio, .architettata (come sopra 6 detto) dal Cronaca, sentì il dovere di lasciare alla sua citta la pih insigne opera del suo pennello, e si misecon tutta la . potenza dell'animo a disegnare il cartone. Dovevano essere le due pareti adorne di pitture che rappresentassero fatti.memorabili della storia di Firenze. Lionardo da Vinci, a cui fu allogata una delle due storie, prese a soggetto la battaglia d' Anghiari vinta dai Fiorentini c ' ' I m no1 1440 contro Niccold Piccinino; e il Buonarroti un epieodio della guerratra' Fiorentini e i Pisani, nella quale finse il momento, in cui i 'primi fossero a bagnarsi in Arno, e si desse a un tratto all'arme come se i nemici assalissero. A Lionardo il soggetto dava modo d'immaginare uno scontro di gente a cavallo che si contrastavano una bandiera; a Michelangiolo, di disegnare nudi e scorti e atteggiamenti difficilissimi. Questi due cartoni, che fecero trasecolare artisti e non artisti, non furonomessiin pittura: non il primo,perch6 tentando Lionardo un certo suo modo di colorire a olio sul muro, non gli riuscì, e-abbandond l'opera; e neppure il secondo, forse pernuove commissioni che sopravvennero al Buonarroti, Firenze fu priva degli affreschi dei suoi duo pih grandi artisti, e per maggioresventura anche doi oartoni stessi non 8 rimasta quasi traccia: che di quello del Vincinon si 6 saputo. pih nulla, e dell'altro solosi sa che fu fatto in pezzi da Baccio Bandinelli astioso della gloria diMichelangiolo.' Così, prima l'invidia, ch' 6 vizio d' ogni tempo, e poi la non curanza , ch'8 piaga di casa nostra I si diedero la mano per disperdere que'due mirabili disegni, i qual i avevan servito d'emnpio agli artefici, e furono (come disse Ben.venuto Collini) la scuola del mondo.* I - ..-- Lo narra il Vaearinella Vita del Bandinelli. Di p i l il Cellini nella sua Vita dice del cartone del Buonarsi vedde opera roti a che n& degliantichin&d'altrimoderninon che arrivassi a cod alto segno ; e che sebbene il divino Michelagnolo fece la gran cappella di papa Julio (!a Sistina), da poi non arrivo mai a questosegno alla metà ; ela sua virti non aggiunse .mai da poi alla forzadiqueiprimistudi W . (Cap. II). J 9 -- -- mentodegliscultori e perchetuttiammirino la possente. fantasia di quel divino il quale nell'arte moderna sollevandosi il primo dalla materia all'idea qui sembra con lo scalpello .- liberar dal marmo che gliela nasconde quella figura che ha gia creata coll'intelletto. . 1 - - . ? --- 18 VITA DI MICHEL. BUONARROTI VII. 1.0 nnvem. a l0 3 l , An. 1506 -- - Aveva Michelangiolo cominciato il suo cartone, quando, morto Alessandro VI, e pochissimodopo anche Pio III che gli succedette, fu eletto papa Giulio II di casa Della Rovere. Uomo di fieri spiriti, mosso dalla fama del Buonarroti, lo chiamb a Roma, e gli commise d i fargli la sepoltura da porsi in San Pietro. Accettb questi l'invito, e irnmagínb un immenso monumento a quattro facce, ornato di quarantastatue e di storie di mezzo rilievo in bronzo; il qual disegnopiacque tanto a Giulio, che per dargli pia degno luogo si risolve a rifare di nuovo la basilica di San Pietro, e ne diede l'incarico all'architetto Bramante. Michelangiolo si mise al lavoro, ma accadde cosa che giova n p a r e per mostrar la tempra d' animo gi del papa, sì dell' artista. Aveva Giulio II detto al Buonarroti che per qualsivoglia bisogno .di. danari o altro dovesse presentarsi direttamente a lui, ch& non gli sarebbe mai indugiato l' ingresso. Ora- essendo venuta da Carrara gran, quantith di marmi che conveniva pagare, andb Michelangiolo dal pontefice per chiedere danari, ma non pot6 aver udienza. Tornd un'al tra mattina, e fu l'îstesso. Allora sdegnato si volse al cameriere con queste parole: a Voi direte al papa che se di qui innanzimi vom&, mi cercherh altrove 9 ; e montato in posta partìper Firenze. A Poggibonsi loraggiunsero cingue corrieri di Giulio incaricati di menado indietro a ogni costo; ma egli rispose che gli doleva d'essere stato cacciato, e che non era per tornare mai pi&. Giunto a Firenze, vennero l'un dietro l'altro tre Brevi del papa, .con cui si richiedeva alla Signoria il fuggito artista. Il'gonfaloniere Soderini a poco a poco persuase l'amico a ritornare, assicurandolo che Giulio lo richiamava non per fargli dispiacere, sì perche gli VITA DI MICHEL. BUONARROTI . . . . 19 . voleva bene; ma Michelangiolovolleprima 'terminare il BUO famoso cartone, e finalmente S' indusse a ripresenCarsi al papa, ch'era allora a Bologna; ben presto quei due spiriti . . bollenti, e quasi paurosi l'uno dell'altro,' tornarono in pace. Tornarbno in pace; ma quel gran monumento sepolcrale, cheMichelangiolosi struggeva di eseguire, fu lasciato in tronco: e,anche questo per opera dell'invidia. L'architetto Bramante, nonsolo per il suo gran valore nsll' arte, ma e per la sua speditezza, era tutto nelle buone grazie del pontefice che voleva le cose dette e fatte. Ora egli, che aveva una .particolare predilezione per Fbffaello, vedendo di mal occhio il Buouarroti perche gli scopriva alcuni . errorinel modo di costruire con troppa fretta, si mise con altri malevoli intorno a Giuli.0, dicondogli che il farsi fare la sepoltura in vita era CO= di cattivo augurio; e tanto soffiarono e s'agitarono ch.e il papa se ne svoglib.' Di più, con malizioso intendimento proposero che fosse data a dipingere a Michelangiolo la volta della cappella di Sisto IV in Vaticano, nella speranza che non avendo pratica del colorire a fresco sarebbe riuscito inferiore a s& e ad altrui. Piacque somtnlrmente a Giulio 1' idea, e ne diede-la commissione al Iloonarroti, il quale tutto tentb per iscaricarsi di questo WO, o eousandosi che la pittura non era arte aua e che . e ' ' p - 1 Scrlva i n una BUP, lettera Bastion delPiombo che papa Giulio ~~arla~~tlogli d i Micheltlngiolo disee: Y fi terribile, come tu vedi: non eipol prrdicrrr con lui s. 2 M'icheltulgiolo i11 una sua lettera diretta (credesi) a monsig. Marco Vigerio, ecrive : Y Tutte le discordie che nacquono tra papa Qiulio e me, fu l'invidia di Bramante e di Raffaello da Urbino: e questa fu causa che e' non seguit6 la sua sepolturain vita sua R. . . I -- -20 . . 1-onovem. 1509 , \ 21 VITA DI MICHEL BUONARROTI VITA DI MICHEL. BUONARROTI non riuscirebbe, propose a cib (vedi bonta d'animo l) lo stesso suo emulo Rdaello. Ma fu inutile : il papa tenne sodo ; e Michelangiolo costretto all'opera chiamb da Fi.reme alcuni giovani pittori che gli mostraasero i modi del lavorare a iì-esco. Poi circondato da chi ingidiando lo spiava, si rinchiuse; e senza veder nessuno nb di nee suno fidarai, tanto che p e r h o macinava da s& i colori e preparava le mestiche, inventi mesi diede quell'immenso lavoro compiuto.I Questa volta la tcnacitil di Ginli0 II riuscì a buonfine, ela malignita degl'invidiosi fece male i suoi conti, perche per essifu che si ebbe nella pittura della Sistina la maraviglia dei secoli.Rapito nella lettura di Mosb vi rappresentb in novo spartimenti le opere della Creazione, il peccato dell'uomo, il sagrifiziod'Abele, il diluvio e la storia di Nod; e ben pub dirsi che le ,immagini bibliche non furono mai esplicate in pih alto modo. Stupendi son poi quei Profeti e quelle Sibille. che dipinseneipeducci delle lunette, le quali figure nell' austerit8 dei sembianti pmsosi e contemplativi mostrano gent.e, a cui Dio parla o da Dio b ispirata. Tutti ne rimasero stupefatti, come ne fu Ra:faello che tolse motivodi allargaree nobilitare il suo stile, e come ne sono pur sempre coloro che vanno cola ad ammirare la sublimitti d' un' invenzione che riempie 1' anima di sovrumani pensieri espressi con forme non mai innanzi tentate. VIII. - Mentre.queste ed altre opere di minor.conto ansguiva Michelangiolo in Roma, gravi fatti si avvicendavano in Firenze. A forzadi trattative e d'accordi coi re di Francia e di Spagna, e poi per mezzo di un blocco, i Fiorentini avevan potuto riprendere la desiderata: Pisa, @ i s ribellatasi da loro nella venuta di Carlo VI11 ; ed' ivi Luigi XII (succeduto a quel re), per porre un freno agli umori guerreschi diGiulio II avverso alla signoria di Francia,. fece da alcuni cardinali e vescovi convocare un concilio, antica arme contro i pontefici. Giulio si sdegnb forte col gonfaloniereSoderini e con la repubblica, perche avessero concesso il luogo alla riunione di quel conciliabolo ; si volse a favorire il partito dei Medici; e inrriome coi Veneziani e coi re di Spagna e d'Inghilterra ntrineo ai danni di Francia una lega, .cui &iamb santa. hccoea la guerra, le sorti dell' armi si tentarono sotto Rnvenna, ove il giovane e valoroso capitano. Gastone di Foix colse una splendida vittoria, ma la pagb con la vita. Per l'immatura sua morte le cose di Francia volsero al peggio; e fu allora che il papa intim6 ai Fiorentini si accostassero alla lega- staccandosi dall' amicizia del re Luigi, e richiamassero i Medici fuorusciti. Al ch: ripuellantlo il Soderini, fu da lui proposto e da tutti giurato tIi non acconsentir mai al ritorno d'una famiglia, la quale c h i NI^ con che baldanza sarebbe venuta colmezzo d i nrld ntrnniero a dominare in Firenze. Per siflatta ripulsa rrronno alla volta di Toscana il vicerd di Napoli Raimondo di Cardonu capitano generale della lega, e con lui il cardinale Giovanni dei Modici, Aglio di Lorenzo il Magnifico, il quale fatto gih prigioniero alla battaglia di Ravenna era riuscito a sfilggire dalle mani dei Francesi. Presa d'assalto e orribilmente saccheggiata dagli Spagnuoli del 1 Il Vasari dice in venti mesi: ma il signor CarloClement nel suo bel libro XcheZdnge, Leonard de 'Vin& Haphael, è di parere che in quel tempo Michelangiolo compisse solamente la prima metir deli'opera, da lui incominciata nel maggio del 1508, e che l'intero lavoro non fosse terminato prima del 1512. . . ' 1 I An. 1506 II aprile 1512 29 aposta 1513 I --- 22 . . 15 mareo l5I3 ... ...-. ..... .... .-. .. ............. ... ’ . 23 VITA DI MICHEL. BUONARROTI VITA DI MICHEL. BUONARROTI Cardona la cita di Prato, Firenze ne rostb spaventata, e incominciaronopih violente le agitazioni delle parti. Baccio Valori, Paolo Vettori e altri partigiani dei rcledici congiurarono contro il gonfaloniere, e lo minacciarono di morte se tosto non si dimettesse di carica e fuggisse. I1 Soderini, d’animo buono, ma non capace di coraggiose risoluzioni, cede e partì; e .la citta venuta ad accordi col Cardona entrb nella lega obbligandosi a pagare una fortissima multa, e accettb i Medici. Così il cardinal Giovanni col fratello Giulian9 e il nipoteLorenzo, scortati dal vicerd e dall’esercito,, rimisero piede in Firenze, e al solito con nuovi ordinamenti ne arrufkona il governo. Non erano ancora trascorsi sei mesi che, morto Giuli0 II, il cardinale Giovanni fu eletto papa, e prese il nome di Leone X. Cresciuto frale eleganti morbidezze e le dotte .magnificenze del giardino paterno, di natura facile, lieta, pomposa, stato negli affari e nelle’legazioni sotto Giulio, porporato a tredici anni, pontefice a trentasette, la .sua elezione fu accolta con gioia in special modo da quella turba d‘ uomini di lettere e d’ arti, che spensierati in mezzo a ‘aì ree politiche e alle tante sofferenze d’Italia conducevano in corrotti ozi, e a spese dei potenti, la vita. Che ne pensasse Michelangiolonon si sa; ma se la notizia dell’iniqua cacciata del povero amico Soderini, e della mutazione delle sorti di Firenze, ‘non pots -non avergli amareggiato l’animo, 6 verosimile che qualche contentezza gli recasse l’elezionediLeon X, di etil pari alla sua, e col quale aveva dimesticamente vissuto, scherzato e studiato, giovanetti ambedue, nelle case del primo suo benefattore. Aveva papa Giulio, prima di morire, ordinato ai suoi oaocutori testamentarii di .far terminare da Michelangiolo il Buonarroti, -stimolato pih che tutto dal desiderio di mostrare la sua gratitudine verso quel pontefice che tanto lo favorì, e alla sua maniera lo amb : ma Leon .X appena ebbero fine le sfolgorantissime pompe della sua incoronaiione, si ricordb dell’ antico compagno di giovi,nezza; e volendo lasciare gloriosamemoriadi S& alla oittdnatale, 1’obbligb a intermettere quel lavoro,e lo mandb. a Firenze con l’incarico d i compiere la facciata di San Lorenzo, la qual basilica erastatafatta costruire da Cosimo il vecchio per opera del gran Brunollosco. Consommo doloresospese il Buonarroti la sopoltura, e venne a Firenze. Ed eccolo a quarant’anni balzato in un campo nuovo dell’arte, vo’ dire nell’ architottura. Nuovo intendi, o lettore, per noi, non gih per quei tempi, nei quali i più eletti ingegni. non erano oontenti dell’ esercizio d’una sola parte; ma giudicando le arti sorelle come fossero rivi. d’ una stessa sorgente, e rami d’ un medesimo tronco, stimavano nonpotesse separarsi l’una dall’altra da chi volesse interamente ed eccellentemente esprimere il proprio concetto. Pittori e trrrhitetti (per citare i sommi) furono Giotto, Raffaello o 11 Peruzzi; scultori e architetti i Pisani, il Brunellesco, Midtolwzo, Benedetto da Maiano e il Sansovino; e grrrldl in tutte e tre le arti 1’ Orgagna, il Verrocchio, - la propria sepoltura.’ Al che fare simise dinuovo ’ a I . . -. . ..._-- *D I documenti ~ apparieco che il Buonarrotinediede un di- scrfn~) ph\ I u n ~ i f l c o dal primo, o pcr la eomma di sedici mila duclhti,monlra I r nopolt1lnr nllogatugli da Giulio non dovevacostare che dieci miln. L’opera riusd poi pid semplice e modesta, -perch&cod fu convenuto tra gli eredi del papa e l’artista ne’ nuovi patti stipulati nel 1532, e rinnovati nel ‘1542. A U 15s , -, _. . ----- - c I-. - -7 - 9 c l --- 24 . 17 marzo ''51 1519 VITA DI MICHEL. BUONARROTI VITA DI MICHEL. BUONARROTI Lionardo,esopra ogni a b Michelangiolo. 11 quale avendoscelto persua impresa tre corone. o tre cerchi intrecciati insieme così Che la circonferenza dell' uno passasse per il centro degli altri due, volle significare (dice il Vasari) essere le tre arti legatefra loro in modo che l'una da e riceve' dall'altra comodo e ornamento, 8 che le non si possono n6 debbono spiccar d'insieme. IX. - Mentre egli attendendo al disegno della f a e ciata di San Lorenzo, di cui fece un modello di legno, si portava pih volte a Carraraper l' escavazione dei marmi, moriva in Roma a trentasette anni Giuliano ul-. timo fratellodel papa, uomo di modestaindolee POCO atto ai politici negozi, a cui Francesco I r e di Francia. aveva conferito il titolo .di duca di Nemours; e moriva non molto dopo inFirenze nell' et8 di ventisetteanni anche Lorenzo nipote di Leon X, rimasto sola al gov.erno. della repubblica, enominato dallaBalia capitano delle milizie fiorentine. Costui,' usurpato con perfidaingratitudineil ducato d' Urbino a FrancescoDella Rovere, dal qualeavevano ricevuto amorevole ospitalita i Medici esuli, senza nessun d e t t o pei Fiorentini, gittando via pur la maschera di cittadino, e violando, le patrie istituzioni, avevatenuto la cittil come patrimonio avito,tirandosi addosso l'odio dei contemporanei e .i1 disprezzo dell' et8. avvenire. Allora fu chepapa Leone, messo da parte il disegno dellafacciata, a cui non si pensbpiu, comn i s e a Michelangiolo la costruzione in quella stessa basilica d'una nuova sagrestia, ovedovessero porsi le sepolturedelfratello e del nipote così immaturamente mancatidi vita. E Michelangiolo visi rassegnd: ma per le continue incertezze 'del papa e le moltissime gite che dove fare a Carrara e a Pietrasanta in cercadi marmi, perde lungamente un tempo prezioso. Cid che di notevole accadde in mezzo a questi andirivieni fu, ch'essendo. egli uno dei membri dell'Accademia fiorentina si uni a indirizzare a Leon X un memoriale per chiedere che 20 ottobre 1519 fossero trasportatedaRavenna a .Firenze le ceneri di Dante Alighieri. La proposizione venne da Girolamo. Benivieni amatore ardentissimo dellapatria, ch'era stato dei pih caldi seguaci di frateSavonarola; e Michelangiolo si sottoscrisse con gli altri così: 6 Io Michelagnolo scultore il medesimo a Vostra Santit8 supplico, offerendomi al divino Poeta fare la sepoltura sua condecente, e in loco onorevole in questa cittA B. Tu.intendi bene, o lettore, che cosa era da aspettarsi di maraviglioso da un monumento inalzato dal piu grande artista al pia gran poeta d'Italia! La proposta se n' and6in fumo, ma ci restano quelleparole tantoschiette,qumtodignitose, scritte di sua propria mano;e noi le serbiamo come sacraereditb dell'amore e della venerazioneche al divino Dante portava il divino Michelangiolo.' Ebbo appenaLeon X notizia dell' incorninciamento dai lavori per i sepdlcri in San Lorenzo, che lui pure colse Iwvipltoua la morte,Ultimo dei legittimidiscendenti 1." 1r111wId di Coeimo il vecchio; ultimo, anzi unico, erede t l ~ l l ' i ~ ~ g vog dol10 ~ ~ o splcnclidczee del padre; largo spar&oro (li Culruri fra i letterati egli artisti, in soli otto .. , . 8 . . . fi;;". 1 flglio diquel Piero de'Medici che fu espulso di Firenze (com'e stato detto) nel 1494. 1 Era 25 1 L'originnle di questo importantissimo documento si comerva nell'Archivio di Stato di Firenze. La soscrizione delBuonarroti è la 6 0 h in volgare 26 VITA DI MICHEL. BUONARROTI VITA DI MICHEL. BUONARROTI 27 I .. c19. "ovem. 1523 ..... ......... . . anni di pontificato, reso illustre dal pennello di Raffaello, ma funestatodallasorgente eresia di Lutero, egli lascib fra ipapi la fama pilll nota e popolare ; e ottenneche da lui, terzo dopo Pericle e Augusto, prendesse nome il suo secolo. I1 fiammingo Adriano VIche gli succedette, stato maestro e tutta cosa di Carlo V, non visse che tredici mesi, dopo i quali fu eletto un altro Medici, il cardinal Giulio. Questi, nato illegittimamente dal primo Giuliano, aveva preso il posto di Lorenzo duca d'Urbino, e tenuto 1' ufficio di capo del governo con tal moderazioneerispetto delle forme e degli ordinamenti della repubblica da superare ogni buona espettativa, cosicche .parve che la citth non fosse mai governatadai Medici meglio che sotto il suo reggimento. Andata a vuoto una congiuratramatada Zanobi Buondelmontie dalpoeta Luigi Alamanni che poterono porsi in salvo con la fuga, e da Lodovico. Alamanni e Iacopo da Diacceto ch'ebber tronca .la testa, il cardinal Gtiulio eletto papa col nome di Clemente VI1 fece sì che la Signoria 'di Firenze decretasse abile agli uffici della repubblica Ippolito de' Medici, figlio naturale di Giuliano duca di Nemours, giovinetto di quindici anni;, al cui fianco pose perguida il cardinale Silvio Passerinidi Cortona. Il quale,duro, inesperto e sordo ai consigli dei pih autorevoli cittadini, co'suoi ordini e modi giunse inbreve a far tornare di nuovo la parte. medicea in fastidio all' universale. Michelangiolo durante il breve pontificato di Adriano VI s'era rimesso a lavorare intorno alla sepoltura di Giulio II: ma Clemente VII, che era stato compagno suo di giovinezza insieme con Leon X nelle case del Magnifico, lo chiamb subito a S&, e fatti accokodare alla meglio gl'interessi fra lui e glieredi dipapa Giulio, ri- u ' I confermb la commissione della sagrestia nuova di San Lorenzo coi sepolcri medicei, epial'incarico,che gli uveva, gih dato, di fabbricare la libreria mediceo-laurenziana, per collocarvi i codici preziosissimi e le pergamene raccolte con rara munificenza da Cosimo il vecchio, da f i e r o suo figliuolo e da Lorenzo il Magnifico. Micheaangiolo si mise all' opera; e non avendo in architettura altro maestroche il proprio ingegno, diede i disegni della pianta, delle finestre, del soffitto e perfino dei banchi per la libreria, con ordine dissomigliante affatto da ogni esempio antico, e pur 'tale per nobiltsl ed eleganza, che tuttospira solennita di luogo 'sacro agli studi ed a gloriaeo memorie. Quanto alla sagrestia nuova, ch'k forse la p h balla fnbbrica dol Buonarroti e fu chiamata la Capph doi h p w i t i , no levd la pianta simile a quella della rryrorticr vocchia costruita con tanta sobrieth e purith di Ilneo dal Brunellcsco; ma mutato ordine, invent6 nuove maniere di ornamenti; e tutto legando con armonia leggiadrissima mostrb una fantasia che va per vie non tentate e sdegnal'usocomune, quasi voglia attribuire a S& quelle parole che Dante si fece dire da Cacciaguida: a tefiabello Averti fattaparteper te stesso.1 Mn anche così creando e innovando apparve l'animo suo buono o rivorente ai sommi maestri, dacche nel girare lu volta di quoeta cappolla dirnandato da alcuno : 4 Voi dovrcto molto variare l a . vostra lanterna da quella del Brunellesco Y rispose: a E' si pub ben variare, ma migliorar non si pub Y. 1 Parad. XVII. E ' 28 VITA DI MICHEL. BUONARROTI ..-. VITA DI MICHEL. BUONARROTI 29 . . I _ - 24 febbraio E25 22 maggio wee I X. Intanto il gran secolodell’ arte italiana, per la morte diLionardo, di Raffaello,di fra Bartolommeo e d i Bramante, andava declinando. Mentre Michelangiolo, rimasto, corn’ aquila sulla rupe, a guardare sotto ,di sb una moltitudine diminori, attendeva con ognistudio a quelli edifizi, e volgeva il .pensiero alle statue pei sepolcri di Giuliano e di Lorenzo, tali fatti avvennero che lo costrinsero a interrompere; dei quali non ha pia orribile esempio la storia nostra. Giovi accennarli di volo. Correvan l’Italia, contrastandosi fra loro, due eserciti, francese e tedesco, in nome d i Francesco I che agognava il regno di Napoli, e di Carlo V bramoso di possedere come feudo imperiale il ducato di Milano. Arbitri dell’Europa i due giovani monarchi, invidiando la grandezza l’uno dell’altro, facevano pagare con le lacrime e.il sangue dei popoli la rivalith della propria ambizione. Francesco (succeduto a Luigi XII) gentil cavaliere e guerriero, sconfitto a Pavia dove disse d’aver perduto tutto fuor che l’onore, pot& stringere per via di promesse, che poi non mantenne, una lega con lo Sforza di Milano, Venezia, Firenze e Clemente VII; lega che riuscì a tutti funesta. E principalmente al papa: ch6 nel settembre dello stesso anno i Colonnesi, nemici suoi, potenti inRoma e parteggianti per 1’imperatore, prima gli tolsero Anagni, e poi con l’opera del volpino spagnuolo Ugo di Moncada simulando un accomodamento, e persuaso il pontefice a congedare le sue soldatesche, piombarono su Roma, la presero, e posero a sacco il Vaticano. Clemente ricoveratosi inCastel Sant’Angelo pote far patti, e siliberd. Ma l’anno dopo il francese Carlo contestabile cli Borbone, che tradendo la patria era passato ai servigi cli Carlo V, gis vittorioso in Lombardia e capodimoltemiliziemal pagate, affamate e ingorde di rapina, corse prima verso Itiwnze, maimpedito dalla resistenza che gli oppose Pranceeco Maria Della Rovere duca d! Urbino con l’eser‘ cito della lega, scese come fulmine avventandosi a Roma. Ogni proposizione conciliativa offertagli dall’atterrito ponteflce fu inutile. Il Borbone d& l’assalto, e scalando il primo le mura 8 ucciso da un’archibugiata che Benvenuto Collini si vanta di avere scaricata egli stesso. La morte del condottiero raddoppia il furore de’suoi, che comandati da un altro traditore di Francia Filiberto di Chalons principe d’Orange calano a furia e invadono e saccheg- G lnag io 152 giano la cita. Per dar un’idea di cid che patì Roma in quoato aacco dal 1527, basti il dire che ne Vandali n& (Ml,In tempi barbari, s’erano mai lordati di tante brutali N rahlforo soollorutczze, quante vi operarono Tedeschi e Nlwnuoll e Italiani in tempi di civilts e in nome del re aalbllco. Firenze, alla notizia della presa di Roma e della prigionia di Clemente VI1 in Castel Sant’Angelo, volle rivendicarsi in liberth, e caccib per.la terza volta i Medici; 17 mnFgio ma le lotte intestine e le discordie delle parti la lace- 1527 ravano. Niccold Capponi, anima retta, degnofiglio di qlrol Piero, che rintuzzbl’orgoglio di Carlo VIII, pot&, nominato gonfaloniere , ricostituire il governo della reprbblica, e dar ordinamento alle milizie cittadine che vont’anni prima era atato consigliato da Niccolb Madliavolli. Ma lnmoderaziono conciliatrice delCapponi fil costretta a cedoro il campo alle violenteimprontitudini degli Arrabbiati : eglifu deposto, ed eletto in .sua vece Franccsco Carducci; uomo a indegno (scrive .il Guicciardini), se t u riguardi la vita passata, le condi-, xioni sue e i fini pravi di tanto onore B, Intanto per c. -, ~ .,. i ! i i -’ .-- 30 29 fuiugno ’ . VITA D I MICHEL. BUONARROTI VITA DI M1CHEL. BUONARROTI l’accordo di Barcellona Carlo V, avendo fatto pace con papa Clemente, erasi obbligato a restituirgli i suoi Stati e a ristabilire l’espulsa casa dei Medici. Firenze lo seppe, e delusa nelle speranze riposte nel1’-aiuto di Francia che vilmente 1’ abbandonb,’unica cittS non compresa .nelle . convenzionidei potentati, e unico resto ormai dell’indipendenza italiana, invib all’ imperatore un’ ambasceria, dichiarandosi pronta a qualsiasi patto, sol che a la si la-. sciasse viver libera con le sue leggi B.’ Ma riuscito inutile questo tentativo,si armb della propria dignit8, e. deliberbdi resistere. Preparata ad ogni estremo volse subitamente 1’animo a fortificarsi, e cercandosi un Corn- - . missario generale che provvedesse a tanto bisogno, tutti a una voce proposero MichelangioIo. Non era ignota la sua antica affezione per casa Medici, ma nessuno dubìtb che fosse per vincere in lui il dovere della patria difesa. Ed egli infattiaccettd, lasciando così in forse ,se abbia a stimarsi più grande fra gli artisti, o più magnanimo fra i cittadini. Ordinati alcuni savi provvedimenti per la citth, si recb a Pisa, a Livorno e adArezzo, per dare assetto alle loro munizioni, e poi (con mandato- dei Dieci di Balia) a Ferrara, a studiarvi la nuova maniera di fortificazionie d’artiglierie che vi aveva stabilite il duca Alfonso.Dopocid, adoperando 1’ingegno e la dottrina come gis Archimede nell’assedio di Siracusa, si pose a . pie fermo sul colle di. San Miniato, e lo cinse di validi ripari,a ben giudicando che se i nemici si fossero impadro- . . ’ Son parole del Varchi. z I1 celebreVauban,passandodi Firenze, ammird le fortificazioni erette da Michelangiolo, ne Btudid la pianta, e ne prese le misure. ’- nití di quell’altura, la citth sarebbe inevitabilmente per-duta. Intanto le soldatesche guidate dal principe d’orange . avevano &condato d’assedio Firenze, disponendo il campo ad Arcetri, a Montici e s u tutte le collineche stanno sopra la citta a sinistra dell’Arno. La Signoria aveva affidato il comando delle milizie cittadine a Stefano Colonna, e delle sue soldatesche al perugino Malatesta Baglioni, valente, ma furbissimo, e (se s’ha credere al Var-. chi) empio, crudele e di tutti i vizi e scelleraggini coperto. Michelangiolo, nominato dei Nove ‘della milizia, dirigeva la difesa dal poggiodi San Miniato, e posti due pezzi d’artiglieria sul campanile della chiesa, bravamente manoggiati dal bombardiere Lupo, molestava il nemico, e romva gran danno al campo di fuori. Erano gis corsi sei mosi, e vari assalti erano stati respinti, e la resistenza durava nccnnitn, quandosicominci6 tra i soldati deIla citth a biuligliaro dinon so qual tradimento. Michelangiolo ne fu avvisato, e tanto piùne prese sospetto dncchd vide eseguirsi alcuni ordini dei Baglioni contrari alla sua volonth e alle buone regole di guerra. Cresciuti 1 mepetti per avvisi ch’ebbe da Mario Orsini e da altri clnpltani suoi fidi, parlb chiaro alla Signoria, e le scopri d h clro avova inteso e veduto, mostrando il pericolo in alla d trovava la citth, e dicendo ch’erano a tempo a p~*ovvodoro,SO volovano. Manon gli si diede retta, e clrd ~ ( I I I ~ I ~ O I ~Cnrdncci ~WO nonebbe che parole villane e r h q w o v w l d i I l o r n r , trnpp timido o ombroso. Allora ntlirndo por 1’ improvicln nudncia d’alcuni e il frodolentoavrncggh di altri, odiato a morte dal Baglioni, cadute le speranza, ne yotondo cedere altrui 1’ ufficio di Commissario senza esporsi alla furia popolare, si fece aprire segretamente la porta detta della Giustizia, e insieme con I ’ ’ ’ k ! 1 31 ! - 4 . m -- =- 32 ' i 20 ottobre l529 .VITA VITA DI MICHEL. BUONARROTI AntonioMini e Rinaldo Corsini (che non finivanomai d' incitarlo alla fuga) uscì di Firenze. SI, fuggì Michelangiolo: ma egli era pur quell' istesso che ventitre anni prima era fuggito da Giulio II. e da Roma. L& fu un sentimento di nobile alterezza e di animo indipendente che lo spinse allafuga;qui,il timore di cader vittima di stolti ardimenti e di scellerati tranelli, non che lo sdegnodi vedere coi propri occhi la ormai irrimediabile mutazione dello stato, cx la quale era desiderata da quasi tutti i ricchi, parte per ambizione, parte per isciocchezza, parte per dipendenza B.' Presa la via di Garfagnana, incontrb a Castelnuovo Niccclb Capponi che v'era caduto infermo, e che vi morì alcuni giorni dopo proferendo queste ultime desolate parole: u Dove abbiamo noi condotto questa misera patria? B. Proseguì il Buonarroti il viaggio fino a Ferrara desideroso di starvi nascosto; ma poteva restar nascosto un Michelangiolo? Lo seppe il duca Alfonso, e gli usb mille cortesie, tanto che lo costrinse a cercar luogo pih segreto a Venezia; ma fu 1' istesso anche l&. Frattanto la sua partenza aveva levato gran rumore in Firenze, e la Signoria aveva spiccato contro di lui, comecont.ro altri dodici cittadini fuggiti del pari, il bandodiribelle. Mafu queda per Michelangiolounadichiarazione solamente per forma : infatti colmezzo di Galeotto Giugni, oratore fiorentino presso la corte di Ferrara, e'fu pregato con calde istanze a ritornare a Firenze per riprendere la gloriosa impresa di difenderla nei crescenti pericoli, e gli s'invib . . 1 Questo afferma Gio. Battista Busini i n una delle sue famose lettere al Varchi sopra l'assedio di Firenze. , 33 DI BXICHEL. BUONARROTI dno 8 Venezia un salvocondotto.' Ed ecco che Miche- langJolo mosso da quell'invito, depostaogniamarezza, ' m ' rprezrando ogni rischio, e sebbene prevedesse un tristo doe, fece ritorno a Firenze, clove fu ricevuto a braccia aperte. Sue prime cure furono, l'animare col consiglio e oon l'opera i cittadini, e restaurare il forte di San Miniato, il quale per il. fulminar continuo delle artiglierie . minacciava rovina. E a tale intento fascid la torre di balle di lana, che legate per certe corde al cornicione e oportando in fuori, ammortavano, cedendo, i colpi delle batterie; e fece bastionare con un gran monte di terra tutta la faccia del campanile esposta al camponemico. A tanto lunga e inaspettata resistenza, che durb dieci meai, l'orange disperando di poter prendere d'assalto la cittd mutb 1' assodio in blocco. A Firenze venutaagli aatremi per fame unica speranza rimaneva ormai il braccio o il core di Francesco Ferrucci. Quest'uomo, di cui troppo tardi si conobbe la fede e la virth,' schietta immagine dell'eroe popolano,dopo alcuni fattid'arme fortunatissimi, aveva ripresa dalle mani degl' Imperiali Ir fibellata Volterra. Nominatocommissario generale, 1 ooll dlce il Varchi ; ma da una lettera del Giugni riportata brp rpprrlrce che invece fu Michelangiolo, il quale chiese gli h a u y(.vnlrto II ritorno. E ci6 si accorda in qualche modo con quoIIo pm10 dal Nard¡, che ecrive che u Michelangiolo e Rinaldo f h n l n l polllontlorl dl aomune coneiglio d'eeeereinesentati dalla CILU, r ~ ~ ~ u ~ v o l m orllornarono nto m. Ma nullaripugna a credere I'ann comb e l'ultra, tonarndo a decoro della repubblica il far premure per ll ritorno 111 tanto clttudino, e ad onore dell'animo dignitoro di lui il curcareJi prerto ricondursiadifenderla. t u Se aveaeono eletto lui (diceilVarchi)efattolodittatore da dovero, le cow earebbono state governate altramente che non furono, .e per conseguenzaavutoaltrofinech'elle non ebbero m. 3 I 1 -- I I l c- 34 I I .;mm 3 agosto 1530 VITA DI MICHEL. BUONARROTI riceve l’ordinedi recarsi a soccorrere Firenze, e parte da Volterra alla volta di Pisa avendo accozzato circa tremila fanti e quattrocento cavalli. Trattenuto a Pisa per malattia non pub impedire che il nemico mandi soldatesche nel Pistoiese per opporsi alla sua venuta ; ma appena rimesso in salute passa pel contado di Lucca, ,e S’incammina verso la montagna di Pistoia. L’ Orange, avvisato (par certo) delle sue mosse daMalatesta, si spinge ad incontrarlo col grosso dell’esercito; e Malatesta non profitta dell’occasione per fare, come da tutti si voleva, una sortita contro i rimasti assedianti. Varca il Ferrucci la montagna, assalta e prende San Narcello, e s’accosta a Gavinana, mentre l’orange con sette in otto mila uomini v’entra dalla parte del Pistoiese. Dopo lungo e valoroso combattimento, in cui riman morto l’orange, il Ferruccio oppresso dal numero soverchiante dei nemici, ferito e condotto inerme alla presenza del calabrese Fabrizio Maramaldo viene da costui barbaramente scannato. Con la morte del Ferruccio si spense l’ultimo anelito della repubblica fiorentina. Si tentb di deporre dal comando il Baglioni; ed egli col coltello alla mano s’op pose, e volgendo le artiglierie della porta San Pier Gattolini contro la citta, smascherb il suo tradimento.’ Fu 1 a Egli ha venduto (disse, saputa la cosa, il doge di Venezia AndreaGritti)quelpopoloequellacitt& e il sanguediqueipoveri cittadini a oncia a oncia, e messosi un cappello del maggior traditoredelmondo B. Anche il ,marchese Sino Capponi,temperatissimonelloscriveredel Baglioni, diceche u egli aveva non solamente oltrepassato, ma tradito il suo mandato,quandochiamato ad esser capitano della repubblica, non aveva fatto in dieci mesi altrochesemprenegoziarecoll’inimico, e disponevadella ‘VITA DI MICHEL. BUONARROTI , ’ 35 Iwaalllltb capitolare. I nemici entrarono trionfanti, e travrgllati dalla pestilenza la propagarono pih micidiale O& cita, dove gih era penetrata. Presero e uccisero ‘ d t i cittadini, e uno dei primi ad aver mozza la testa fb quel Carducci che non aveva voluto aprire le orecohie ai savi avvertimenti di Michelangiolo. La casa del grande artista fu dalla corte del bargello invasa e messa a mqquadro,cercandosi lui a morte; ma egli, che gih m lo aapettava, pote trovare scampopresso un fidato mim, e molti giorni vi stette nascosto. XI. Passato quel primo furore, Clemente VI1 roriue B Firenze che si ponesse ogni studio per ricercar hilobolangiolo,ordinandoche nonfosseinniunmodo ~ Q W o , dotagli liberth, perche potesse attendere all’opera tlella royolture in San Lorenzo. Erano pi^ anni che non aveva baco i ferri, e si rimise al lavoro con l’ardore dalla gioventrl. Ma sì per questo e per le sofferte amarozze, ai ridusse in tal cattivo stato di salute che dava n temere de’suoi giorni.Uno dei suoi più gravi dolori fu dl vedere insediato in Firenze come assoluto principe II dum Alessandro,bastardo di casa Medici,uomoferma o vendicativo, il quale l’odiava per l’opera prestata. In dlf- della citta, e se non fosse stato per rispetto rl 1~r1mlo avrobbo fatto segno alla sua vendetta. Non nc~cwtklsportantx, dal Buonarroti le commissioni di nuovi altri porsonaggi gli per San Lorenzo, e 19 1530 - cittrl conle di mu r o h , e di au0 arbitrio ne regolava le sorti avvenire m. 1 Coei narra il Condivi. Altri dissero che stette nascosto nel campanile di San Niccold oltr’brno. , . 36 . VITA DI MICHEL. BUONARROTI VITA DI BUCHEL. BUONARROTI soccorao l'ingegno a vendicarla nella memoriadei posteri, e il marmo a far la sua vendetta immortale.' XII. Terminate queste. duestatue, e abbozzate 'le altre quattro, il Giorno e la Notte, l'Aurora e il Crepuscolo, che rammentano la brevia della vita, il variar continuo e il rapido sparire delle umane fortune, fu da papaClementechiamato a Roma per dipingere la faodata principale della cappella Sistina. A lui gis vecchio di sessant'anni coceva di non potere per sì lunga sequela di awenimenti proseguire la sepoltura di Giulio II, molto gib perche dalla casa Della Rovere gliene venivano.rimproveri amari e minacce.*Ma Clemente VII, cercando ogni maniera di liberarlo da taleimpegno, tanto gli stette uddoaao che Michelangiolo fece i cartoni della Sistina. In p o e t o mezzo il papa morì. Con la sua morte perde ' e 5 settem il dum Aleeaandro un protettore, ma gli restava Carlo V, 1534 il quale avevagli data in moglie Margherita d'Austria MUR figliuola naturale. A questo monarca, contro le ribalderie di colui, ricorsero in Napoli gli esuli fiorentini, do'quali e'era fatto capo Filippo Strozzi. Lo storico Nardi ne difeee bellamente la causa; lo storico Guicciardini bru& tamente la combatte ;a e Alessandro, vinta che 1' ebbe, dol^ p h che mai libero il freno ai delitti, finch4 Lo- in pochimesi 'fece le famose statue dei Depoqiti,prodigio d'arte umana. Termin6 le due sole monumentali di Giuliano e di Lorenzo con tanto perfetta esecuzione che par proprio.il ferro diventato pennello. Siedono ambedue sui loro sepolcri : quegli fiero neU'atto e nel girar della testa; questi immerso in grave meditazione, si che il suo simulacro fu detto da tutti (I( il Pensieroso P; e mostra come Michelangiolo volesse far servire la forma ad esprimere non solo i sentimenti della propria anima contristata, ma anche quelli dell'anima di ,Lorenzo lacerata dal rimorso della colpa e dell'ingratitudine. E quando Gio. Battista Strozzi, lodando la statua della Notte dormente sul sepolcro di Giuliano, scrisse: ' 37 - La Notte che tu vedi in si dolci atti Dormire, fu daun Angiolo scolpita In questo sasso, e perchedorme ha vita: Destala, se no1 credi, e parleratti; Michelangiolo, quasi direi sdegnoso che non si fosse indagata la sua riposta idea, rispondeva così: Caro 1 m'B il sonno e Pilz l'esser di sas60 Infin che '1 danno e la vergognadura. , Non udir, non vederm'&granventura, Pert3 non mi destar:dehlparlabasso. -- W Questi versi scritti negli ultimi e pih tristi anni del duca -Alessandro, versi chepaionoun'eco della parola e un fremito del cuore di Dante, sono rivelazionedell'anirno di Michelangiolo: e bene e, stato detto che, non potendo ormai pib aiutare col braccio la patria, egli chiamb in 1 La lezionecomune legge l'autografo dice a Caro B. a 1~IO nrlllats , Niccolini nel celebre discorso Del aublàm e di Mhhcrlqlob, a Mlcholrnglalo nella sopra citata lettera al Vigerio, parlando dell'ulore CIIO prlova P quell'opora, acrive: a Diche ne sono PB~ILLU col dlrad cll'i'aiu ludro e usuraio da ignoranti che non orano nl mondo B, 3 L'ortlzione del Nard¡ si legge nel lib. XIV della .Storia del Varchi; ed B forse il pid insigne esempio, in quell'et8, di eloquenza politica,schietta,libera,stringente. Grato S ; ma pia felicemente t Ø . l -.- 38 9 VITA DI MICHEL. BUONARROTI renzino de'Medici, gis turpe incitatore e strumento delle sue dissolutezze, non lo pugnalb a tradimento. Parve un istante volesse Firenze riprendere gli antichi spiriti. Palla Rucellai e alcuni altri seguaci delle dottrine del Savenarola alzarono la voce, ma non ebbero ascolto, ch&i pik coraggiosi cittadini erano in bando. In tanto scompiglio, offertosi pronto a qualsivoglia servigio il giovane Cosimo (figlio del celebre capitano Giovanni de'Medicidetto delle Bande nere), il Guicciardini , il Vettori ecc. fatti capi della parte pih numerosa chiesero lui al Consiglio dei gennaio quarantotto per reggitore dello Stato ; e Cosimo fu eletto. 15" Non 8 qui luogo a giudicare di questo principe: solo pub dirsi, che se Firenze si sottrasse così alla dominazione spagnuola, 1' elezione di lui fu il minor male che potesse avvenirle. XIII. - A papa Clemente VI1 tenne dietro Paolo' III ,di casa Farnese. I1 quale di subito fece ricerca di Michelangiolo per averlo a'suoi servigi : ma avendogli questi risposto con onesta franchezza esser 'gitk legato con gli eredi di Giulio II, il ponteficeefficacemente s'interpose per un accomodamento che lasciasse alfine libero i l Buonarroti, e contentasse gli eredi. E così ebbe termine la lunga questione,di quella che il Condivi chiama a tragedia della sepoltura s, di. compier la quale fu sempre desiderosoMichelangiolo, e sempre impedito da ogni nuovo papa che voleva far di lui la gloria del suo pontificato. Di questo monumento pi^ statue rimangono abbozzate,' e tre sole terminate nella chiesa di San Pietro In Firenzeuna B quelladellaVittoriaclietiensotto un prigione ; ed B posta nel Museo nazionale. Altre quattro che rappresentanoaltrettantiprigioni, sono nellagrottadelBuontalenti 1 VITA DI MICHEL. BU~NARROTI in Vinculis di Roma, la più celebrata delle quali & il Mosb.' E chi mai non ne ha lette o udite le maraviglie? Per questa staha, significando negli occhi,nelvolto e hell' atteggiamento del gran Legislatore 1' impeto della vigoria e una fermezza che ha del minaccioso, volle Michelangiolo adombrare la fiera natura di Giulio II, e con la memoria del liberatore del popolo ebreorispondere all'ardimentoso animo di colui,chevolle gli fosse posta in mano una spada e non un libro,'chefece udire il grido di voler liberare 1' Italia dai barbari, e cui piacque .a Cesare ßalbo di chiamare il Dante dei pontefici. Dopo cidposemano alla pittura della Sistina, e vi rappresentb il Giudizio Universale. Da giovane aveva dipinto nella volta l'onnipotenza della Creazione; da vecr (!Ilio dipinse la fine, ritraendo così in un medesimo luogo i due punti estremi della storia del genere umano. Questo affreaco che 8 la pih vasta opera di Mich,elangiolo,o forse (101 mondo, fu scoperto dopo otto anni d i lavoro. Su in cima, Cristo giudice irritato, e la Vergine in atto d'intercoditrice: in mezzo, un gruppo mirabile di angeli che danno flato alle trombe: innumerevoli figure salgono, proalphno, 8' accalcano : in tutte, una scienza d i scorti c h Nono di rilievo,8 e una fecondittk d'immaginazione . - - - .-- . Hlrrtllno d l noboli. Alcune poi furono donate a Roberto Strozzi, 1101 II IuIIIurwII II\ Frnncir. I 11011 lllnnn II curtlilmlo di Mantova, quando accompagd alla d l M l r l l t r l r ~ ~ ) r l rIkdo h 111 pnr dintorln dalpensiero di conp i r w I n h t t a nqol~.uru:a Quc~stnsoh dgurabasta a onorare la c.wl metnorilr di Qiulio II m. e Nella etatua dibronzo che il Buonarroti gli fece per Bologna; la quale fu poi gittata a terra, e disfatta. 3 In una lettera al Varchi diceMichelangiolocon finissimo l 1 I I ::9 I l I I I I I 1 l I 1 25 :;!;m- 40 VITA DI MICHEL. BUONARROTI I VITA DI .MICHEL. BUONARROTI 41 I megliounica che rara. Passato quel sentimento di stupore che percosse gli animi allo scoprirsi di quel lavoro, vennero fuori lecritiche, specialmente intorno alla negligenzadel colore e all’abusodella notomia. Quello che dove più ferire il cuore del Buonarroti 6 da credere chk fosse l’acerbo biasimo che ardi di lanciargli con lettera (per vendicarsi del mancato dono di certi disegni) Pietro Aretino, il pih vile e fortunato uomo dei tempi. suoi, vergogna del secolo che lo tollerb e lo pago. Ma largo compenso al dolore delBuonarroti,ilquale troppo tardi conobbe il fango di quell’anima, furono senza dubbio le dolcezze dell’amicizia e le parole d i conforto di Tommaso de’cavalieri, di Luigi Del Riccio, di Donato Giannotti esule di Firenze e d’altri illustri Fiorentini che sotto il pontificatodi Paolo III, avverso non meno di loro ai Medici, trovarono asilo in Roma, e amavano in Michelangiolo una memoria della spenta repubblica. Nella compagnia di tali amici vu01 esser posta, e sopra tutti, Vittoria Colonna. Questa donna, illustre per le virth dell’animo e dell’ingegno, figlia di Fabrizio Colonna, avevasposato nel 1509 a diciannove inni Ferrante Francesco Davalos marchesedi Pescara. I1 quale, spagnuolo d’origine e d‘affetti, prode in arme,’ acquistb gloriain varie battaglie contro la Francia, e sotto le bandierediCarlo V feceprodigi di valorenellavittoria di Pavia, dove riportb ferite, per le quali lentamente gli fu consumata l a vita. E meglio sarebbe stato per lui il morire in quella acumeche a la pittura gli par pi^ tenutabuonaquanto pi6 va verso il rilievo, e il rilievo pili tenuto cattivo quanto piu va versa la pittura m. c ’ famosa giornata, che non avrebbe macchiato il suo nome col tradimento a danno di Girolamo Morone, con cui era entrato a partedel disegno d’ unalegaperrendere ‘ all’ Italia la sua politica indipendenza : et& sciagurata, incuiparvecheiltradire fosse creduto un diritto I Vittoria rimasta vedova a trentacinque anni nello splendore della bellezza, lo amb anche morto, lo pianse con versi nobilmente affettuosi, e continub a pascere, finch6 visse, il suo dolore con la preghiera, lo studio e le opere della carith. Michelangiolo la conobbe inRoma forse nel 1536,quando Carlo V fu a visitarla : la conobbe, allorchd la sua vita d’artista era in sul declinare; e I’affetto purissimo con cui quei due cuori si strinsero, valse al Ruonarroti un conforto alle tristezeedei tempi, e a Vittoria 1’ onoro di congiungere con esso il proprio nome, o partocipare così dell’immortalittt di lui. Ella morì di cinquantasetteanniin mezzo alle riverenticure degli uomini pih chiaridi Roma; e morta che fu, Michelangiolo (dice il Condivi) 4 d’altro non si doleva, se non che quando l’andb a vedere nel passar di questa vita, non ood le bacib la fronte come bacib la mano B. XIV. - Nell’anno medesimo ch’essa mancb, il papa h d o III olesse il Buonarrotiarchitetto dellafabbrica rll Ran I’ietro, ufflcio rimasto vacante per morte di ‘Ant o d o [ln Wan aallo. Michelangiolo gih settuagenario, a c111 l’dh, 1 tempi o i dolori incutevano nell’animo quella nmf.iv,¡u allo noilo suo rimosi palesa pih volte, fece di tlltf.o p r fuggiro qumto gravo pcso, ma costretto dalle preghioro o poi dal comando del pontefice accetto, ponondo peraltro por condizione che fosse dichiaratonel Breve papale ch’egli avrebbe servito la fabbrica 4 per l’amore di Dio e per la riverenza al principe degli Apo- . Febbraio . ’ 1 ~~~~~ 42 A VITA DI MICHEL. BUONARROTI stoli, e senza alcun premio >>.Nel qual proposito rimase costantemente fermo sino all’ultimo c-le’suoi giorni, tanto che rimando più volte indietrole remunerazioniinviategli dal papa, anche a rischio d’incont~wnc per cota1 rifiuto l’indignazione. Già intorno a quella fabbrica molti valorosi ingegni s’erano adoperati. I1 San Gallo nc aveva fatto un modello che durò anni e anni e costh quattromila scudi: hlichelangiolo nc rifccc nn altro in quindici giorni e costb venticinque scudi. Alla croce latina sost,ituì la grcca; a dispendiosi ed inutili ornamenti, macst8 di linee e bellezza di disegno; e immagind, sull’ esempio del Brunellesco, l’immcnsa cupola a doppia volta, la quale doveva esser veduta da tutti e quattro i bracci della chiesa. Non & da dire, e meno da credere, quanti dispiacerie travagligli dettero ipartigiani del,SanGallo, principalmente perche così vedevanochiusa per loro unafonte d’indegno traffico. Finch& visse Paolo III e anche il successore Giulio III che di lui si fidavano, i lavori si condusserosenza intoppi;mamorti ambeclue, l’opera rallentbperle molestie dei Sangalleschi imbaldanziti. Le quali, sguinzagliate sotto il pontificato brevissimo di Marcello II, più invelenirono ‘sotto quellodi Paolo IV, in cuivenne dato per indegno competitore alBuonarroti un Pirro Ligorio napoletano, chc spinse l’arroganza fino a svillaneggiare laveneranda canizie di Rilichelangiolo, chiamandolo vecchio rimbambito. F u una perfida gnerra e crudele che questilungamentepatì;ma sebbene stimolato dal suo nipote Lionardo ad abbandonar l’ufficio e portarsi a Firenze, risposeche non voleva far cib, perche non potesse la fabbricaesser guastadaaltri, e per non dare occasione ai ladri di ritornarvi a rubare come solevano, e come ancora aspettavano Non- *. clilncno, le tribolazioni giunsero a segno ch’ei sentì (li nun poter più tollerarle: e trc anni dopo, in una lcttera al cardinale Rodolfo Pio da Carl)i, dcl 13 settembre 1560, dopo essersidoluto e giustificato tlcllc accuse mossegli contro, chiude così: << Ma perchèforsc il proprio interessee la mia grave vecchiezza rni posso110 .Lwilrnentc ingannare, e, cont.1-o l’intenzione mia, far progiutlizic.)alla fabbrica, io intendo (come prima p h % ) donmltlnr licvtlm alla Santitli di N. S. ; anzi, pcr n ~ m z n rtempo, voglio supplicare, come fo, V. S. illustrissima e rcvercndissim:t, .che sia contenta liberarmi da questa molcstia, nella qualc per li comandamenti dei papi, com’ella sa, volentieri sono stato gratis giA diciassette anni :. . . tornandola ciiicnccmente a pregaredidarmi licenza, che per una vo1t.a non mi potrebbe fare la più singolm grazia B. La rinunzia non fu accettata; ed egli rimase f w m o sulla Ijrcccia. I n mezzo a tanti crepacuori non manci, di occuparsi uclla costruzione di fabbriche, di penti, di porte e. di cii.wgrii (li chicse; fra i quali (oltrcquello per la n u o n cl~icsadi San Giovanni de’Fiorentini) l’altro di Santa Ilaria dogli Angeli, tempiocostruitosulle terme diDiocleziano, clle non ostante leinfelici mutazioni dell’architetto Vanvil clli, rimane, per vaghczza diparti eregole di proporzione, uno dci più belli di Roma. E nell’ct8 di ott.antadue anni tornava a lavorare a un gruppo che doveva ecrvirv 1 ) ~ ’ il suo scpolcro, rappresentante una Dcposixionc (li croco, che oggi si vcdc clictro il coro dcl nosl,ro 1)uomo ; nel qual gruppo la figura, tlcl Rcrlcntorc, ch’b la sola compiuta, esprimemirabilnwntc 1’ abbandono d’un corpo privo di vita, e spira sentimenti cl’ affetto e di pieta riverente. Oltre a cid, come Sofocle ottuagenario col leggere dinanzi ai giudici il suo Ed@o a Colono trionfb dell’ accusa b. i. . I ” - l” 44 18febbraio l564 VITA. DI MICHEL. BUONARROTI’ d’ incapacita a ben regolare la domesticaamministrazione, così egli col mostrare. il suo modello della cupola di San Pietro rispondeva alla taccia d’imbecillit8, e svergognava i rabbiosi suoi schernitori. E mandando al Vasari il bellissimo sonetto (I Giunto & gi& ’1 corso della vita mia Y I gli scriveva: 4 So che direte ch’io sia vecchio o pazzo a voler far sonetti; ma perche molti dicono. ch’ io son rimbambito, ho .voluto fare l’uffiziomio Y. Morto Paolo IV, sotto il pontificato di Pio IV fu sventata la congiura dei Sangalleschi, e la fabbrica si condusse a sì buon termine che gi&cominciava a voltarsi la gran cupola, la quale ebbe piena esecuzione solamente ai tempi di Sisto V. San Pietro fu l’ultimo dei pensieri diMichelangiolo; e impedito dall’estrema vecchiezza di assktere con la persona, s i consolava di aver le finestre della camera rivolte al caro edifizio,col cui prodigioso inalzamento direi quasi chemovesse il volou l’anima sua per sollevarsi a Colui che 1’ aveva creata. Questo fu il 18 febbraio 1564, mancandogli sedici giorni per entrare nel novantesimoanno. Nelle ceneri del suo maggiore artista Firenze fu piir fortunata che in quelle del suo maggiorpoeta ; che i1 nipote Lionardo, presone il corpo un mese dopo la morte e ripostolo dentro una balla, lo pote trasportare furtivamente da Roma a Firenze, e deporlo in Santa Croce, dov’ erano sepolti i suoi antichi. L’ esequie solenni si celebrarono il 14 di luglio in San Lorenzo, e vi furono deputati i due pittori Angelo Bronzino e Giorgio Vasari, i due scultori BartolommeoArnmannati e Benvenuto Cellini, e ne lesse l’orazione funebre Benedetto Varchi. 1 VITA DI MICHEL. BUONARROTI 45 A dir breve, non mai la memoria d’ uomo illustre fu onorata con pia ampia dimostrazione di reverenza, d’amore e di pubblico lutto, per via di letture di componimenti in prosa e in verso, e scritti di lode, e concorso infinito d‘ogni ordine di cittadini. XV. Discorsi così i fatti principali della storia e i lavori di questo grand’uomo, giovi, o lettore, vedere compendiosamente raccolta l’ immagine dell’ ingegno e dell’animo suo, specchiata nelle opere dell’arte e ne’costumi della vita. Narra il Vasari che Lorenzo il Magnifico intese fare di Michelangiolo uno scultore, perche, morti il Ghiberti e Donatello, la scultura era meno in dore della pittura. I1 giovinetto, maravigliato alla vista delle statue greche raccolte nel giardino mediceo, vide in quelle un esempio di perfezione che stimb degno dell’opera emulatrice del .suo nobilissimo spirito. Ma non era egli l’uomo che volesse strascicarsi sulle orme dei Greci, egli che non sipiegb mai a legge alcuna antica o moderna,solito a dire che 4 chi va dietro a altri, non li passa innanzi B. Fu scritto che Eufranone, pittore anch’esso e scultore, contemporaneo di Prassitele, spingendosi oltre le dottrine della rrouola ateniese, e sdegnando di ricopiare le apparenze o ~ ~ r l i ~ ~dei ~ ncorpi, i o cercb nella notomia la ragione delle wovcrnzo e la legge delle forme, per dar liberth all’ immagirurziuno di cavar nuovi tipi da nuovi elementi di scienza. ’ l - , I i i Sonetto LXV. I Couì Miclrolungiolo, lasciato ben presto IC pure tradizioni do¡ quattrocentiuti, o assoggettando l’ imitazione dell’arte antica dsuoi intondimonti, si formb una novena maniera fondata principalmento sullo studio del corpo umano, e diversa dalmodo con cui gl‘ istessi Greci lo concepirono. Nessuno meglio di lui investigb la struttura e le propor- ?-- 46 I:i VITA DI MICHEL. BUONARROTI zioni delle membra: viveva con pertinace pazienza sui cadaveri, tanto da portarne stemperato lo stomaco, h g a n d o per ogni fuggevole avvolgimento, e cercando ogni appicco. dei muscoli .per infondere in essi la vita. E vita Vigo-. rosissima spird nelle opere sue; nelle quali trovi fantasia ardente, sovrabbondante, e dottrina insuperabile, e severittt di carattere, e altezza di stile, ed espressione mi-. steriosa d'un linguaggio non usato da alcun altro e pureintesodatutti.Se non che la pompa della scienza, lo sfoggio della notomia e l'ostinata ricerca del diflicile, del: grandioson del nuovo, oltrepassano non di rado i confini del naturale. Si direbbe quasi che quanto dell'uomo a p parisce all' esterno non contentasse 1' anima sua, .e che avendo presenti alla memoria tutti i moti e gli aspetti del corpo umano, la vista del modello gli fosse d ' h paccioagl'impeti della fantasia e alla libera manifestazione dell' immagine che vedeva nell' intelletto, e la vedeva giil natatutta insieme con la forma. Ma questa immagine, in mezzo alle minacciose e spesso trasmodate fierezze; 6 sempre sublime, perche cava le sue forze dal sentimento dell'ideale, da cui prende vita, e a cui tende comefine supremo ogni creazione dell'arte. Dopocid non far& maraviglia se egli non scolpì, n& mai dipinse ritratti. Uno ne rammenta il Vasari. fatto, VITA DI MICHEL. BUONARROTI ' 47 ac non la contemplazione della bellezza per salire al cielo, ' . . I" . -. ondo scende uno splendore che innamora; e cheogni bellezza che si vede quaggiù s'assomiglia a quel celeste Ifonte, da cui deriva il bello. I A questo tipo ideale pertanto egli cercava difar rispondere l'intimo concetto, e ad esso par che accenni con le parole della giil citata lettera a monsignor Marco Vigerio : a La Vostra Signoria mi manda a dire ch' io dipinga. E iorispondoche si dipinge col cervello e non con le mani; e chi non pub avere il cervello seco, si vitupera >. E qui 8 da notare che studiosissimo com'era della bellezza dell' idea, la forma era da lui curata quanto stimasse necessario ad osprimere quella, e non pia. Percib se a molte delle oporo sue non diede perfetto compimento, fralealtre rugiorbi vi pub esser forse anche questa, ch'egli le abhmlonnsso a quo1 punto, comecolui che lascia interrotto il poriodo, quando le parole che ha dette gli paion laetanti a signiflcare il pensiero. XVI. - Michelangiolo credeva dipendere dalla scultura la BUB maggiorfama. Nelle Rime la dice e arte prima W' e a ottimo artista Y chiama lo scultore; a e in uns lottors al Varchi scrive che a la scultura 8 la Ian-. Corm rlolla pittura, e che dall' una all' altra 8 la diffeIWO aho 8 dal sole alla luna Y. Confessava non essere -m- --. r 48 VITA t l DI MICHEL.. BUONARROTI ' 49 VITA DI MICHEL. BUONARROTI 6 I . arte sua n&l'architettura, 'n8 la pittura; anzi il trab tar colori e pennelli narrasi che fosse detta da lui opera da femmine. Bppnre alcuni dei più valenti suoicontemporanei, lo tennero invece in. maggior pregio come pittore,' e questogiudizio ebbe poi la conferma dei posterig a Le pitture della volta della Sistina (scrive un dotto alemanno) sono, il più bel fiore *delle opere. del Buonarroti. Qui la sua mente grandissima si manifesta in tutto lo splendore, la dignit& e la pih serena purezza. I n esse non appare segno di quelle audaci stranezze, a cui talvolta fu trascinato dalla sovrana forza del suo intelletto, le quali non sonosenza turbamento di chi le contempla E un valoroso critico francese chiama la volta della Sistina a la più splendida opera di Michelangioloe il pih prodigioso monumento che abbia mai prodotto lo spirito umano P.' E poich6cib 6 vero, e men vero non 8 che il David e gli altri lavori della sua gioventù non mostrano quasi segno dei difetti che Venner dopo, convien confessare che egli insofferente di freni e d'ostacoli, fatto pih libero col volger degli anni e consapevole della propria potenza, volle esser unicodominatore dell'arte per conquistare l'ammirazione universale. Ma di questa ammirazione, di cui trasse profitto con savio accorgimento Raffaello, ben previde Michelangiolo stesso le' triste conseguenze, allorch6 disse parlando appunto della Sistina : a Oh quanti vu01 render goffi quest'opera 1 V. fra.le Lettere pittoriche raccoltedalBottariquelladel Cellini al Varchi, e l' altra del Pontormo a¡ Cellini. V., fra gli altri, Pietro Selvatico op. cit., e Cicognara Storia della scultura, lib. v, cap. II. . 3 %rancescoKugler. Manuale dellaStoria della pittura. 4 CarloClement, o#. cit. ' mia! I I ID.Nb S' ingannb : perche gli ardimenti, che solo il suo sterminato ingegno poteva tentare, nelle opere dei suoimiseri seguaci appaionosconcezze, e inquelle d e I' gl'imitatori deisuoi imitatori sono deliri. XVII. - Egli amb l'arte, e l'amb tanto da chiamarla sua moglie, e da fargli dire : L'affettuosa fantasia, Che l'arte mi fece idolo e monarca ;1 ma non si accosta ad essa Be non ornato l'animo di eletti studi, e nutrito il cuore d'alta sapienza. Di che son prova le rime ch'ei dettb, e di cui scrisse il Berni: * Io giurereid'avelle Letta tutte fiel mezzo di Platone. 11 momo dol10 dottrine platoniche (si 6 gih notato) trasse Mlahalangiolo nei ritrovi e nelle dispubzioni accademiche (loi giardini medicei, ma esse non produssero i n lui frutto d i ntorlll pensieri e bugiardi affetti ;così lontano dall' uso comuno, che lo steesoBerni,mordendo i poeticontemporanei,ebbe a dir con ragione: Ei dice coee, e voi dite parole. In un'BfB, nella quale con le caste forme del Petrarca if al oaprlvano i vizi del cuore, o (come scrive in una letl a m II Tuno) a ai trapassava dal Parnaso, dal Liceo e drll'Ademla agli alloggiamenti di Epicuro B, e volevnwl hr rpprrlro calor d'entusiasmo cid che non era se non gcrrßs dl lrui artiflciate e vuoti conoetti, Michelangiolo nvvnlorb II mu0 spirito nello studio della Bibbia, rrogli ucrltti dol ßrvollrrrolrr e nelle opere di Dante. Morto il I'oliaiaao, ne' oui leggiadriesimi versi si palesa l' imi-. 1 t Sonetto Lxv. Nel Capitolo afraBastianodelPiombo. 4. I . I - I 50 VITA DI MICHEL. BUONARROTI VITA DI MICHEL. BUONARROTI !azione dei modi danteschi, ma non la virilits dello stile . e l'altezza degl'intendimenti, il poema divino era quasi dimenticato; e non fa maraviglia : che in quel secolo d i mollezze e di turpitudini la parola gagliarda dell' Alighieri non poteva esser pid ne compresa, ne amata. L'amb e la compreseMichelangiolo per conformitit d'ingegno; e 1' amor suo parve culto divenerazione. Gran dantista lochiamaDonato Giannotti, ed afferma a non conoscere alcuno che meglio di lui lo intenda e possegga P, Lo sapeva quasi tutto a memoria: da l u i trasse il vigor delle immagini; ne istorib il poema con disegni marginalí, codice prezioso che and6 sommerso in un naufragio da Livorno a Civitavecchia; scrisse di lui : , ' Se par non ebbe il suo esilio indegno, Simil uom, .nb maggior, non naqque mai ;S e ne invidib la sorte con quei bellissimi versi: Fuss' io pur lui ! c' a tal fortuna nato, Per l'aspro esilio suo, con la virtute, Dare'del mondo il pid felice stato.3 E D.ante gl'insegnb a cantar degnamente l'amore,la religione e la patria. Gran parte delle poesie egli scrisse dopo l' anno sessantesimo, e le pih esprimono il suo affetto per Vittoria Colonna con freschezza di 'fantasia giovanile, quasi sempre accompagnata da sentimenti di cristiana piet8; i quali. fra tutte le vili adulazioni e le canore ciance di quel tempo trovano solo riscontro nei versi della virtuosa sua donna. Le rime del Buonarroti Dialoghi ihtitolati : Deà giorni che Dante consumd nel 2'Inf-o e il Purgatorbo. Sonetto II. Sonetto I. 1 Nei cercave 3 , 51 nppuiono vestite delle forme petrarchesche, norma allora cl' ogni liricocomponimento,ma sotto .quelle vestì sta 'l'anima dell'Alighieri.' Scritte per diletto, o per manifecrtazione d'intimi sentimenti, o anche per compiacere agli amici, si divulgarono di subito sì che le più brevi furono poste in musica, e si cantavano per 1'It.alia con plauso. Esse accennanospesso la non curanza o l'insufficienza dell' esercizio, quasi strumento laborioso ad atteggiare l' idea; e moltopiù ora che il nostro Cesare Guasti le ha restituite all' autografa Zezione,' cui Michelangiolo il Giovane aveva, nel pubblicarle, raffazzonata a suo modo e . sovente, lisciando, falsata. Ma da quelle oscuritd di condonsati concetti e asprezze di forma balza fuori, come scintilla dalla solcc, un pensiero che t'innalza, ti rinfranca, ti fu dimonticar la fatica, e ti mostra i n Michelangiolo poets Miclrolnngiolo artista. XVlII. Ebbe natura malinconica, animo severo, ooetumiincontaminati. Parco nel cibo, si contentava le pia volte, lavorando, di un pezzo di pane; e solito a menar vita dura, poco dormiva, e non di rado senza nem- - I Bollo rarebbe il confronto dei modi, di Michelangiolo con ~~umlll alrl Potr~rca.Uno solo quimi piace di.darneper saggio. II I'mtrrma ml wnetta LXXX dice che la sua mente, nella contemIdndclttr 111 Irmurm, Cid che non B lei Gia per antica usanza odia a rllq~rormB, M\hlnngiolo nel madrigale LII parla a Vittoria (:thna: a C M quo1 che non B voi non &I il mio bene m. L'idea pntllo ln un!wdur h la rtAana ; ma la frase miehelangiolesca 6 , IO non p\d poalha, csrto pll concisa e pifi schiettamente affettuona 9 fi una delle p i l belle e importantipubblicazioni fatte ai nootritempi. Ad 8808 mi son conformato nelle citazioni dei versi michelangioleschi, e nella numeraiione dei componimenti. ' - VITA DI MICHEL. BUONARROTI meno spogliarsi.a Per ricco ch’ iosia stato, diceva, sempre son vissuto da povero B. Sensibile alle ingiurie, talora sdegnoso,ma per amore della giustizia, . p h spessopaziente, non portava invidia alle altrui fatiche, anzi lodava generalmente tutti: di che 6 prova la stima, in cui tenne le opere di Raffaello suo fortunato, ma degnissimo, rivale; non che le parole onorevoli che scrisse di Bramante, del quale, corn’& gis stato detto, aveva buona ragione di lagnarsi. Modestopoi tanto, che dopo aver lungo tempo pensato di comporre un’opertt che trattasse ,di tutte le maniere e apparenze del corpo nmano (e nessuno poteva dettarla meglio di lui), ne abbandonb il pensiero,giudicandosiincapacedi scriverla convenevolmente. 6 L’amore della virtù (dirb con le parole del Condivi) e la continua esercitazionedelle virtuqse arti lo facevano solitario, sì che le compagnie nongli davano contento, m.a dispiacere, come quelle che lo sviavano dalla meditazione sua, non essendoeglimai, come l’antico Scipione, men solochequando era solo D. E che la solitudine con l’andar degli anni gli riuscisse sempre più cara, si rileva da una sua lettera al Vasari, in cui ’ Ili Narra il Bocchinelle Bellezze della cita di Fàmaze che paessendosortaqualchedifficolt8.sopraunrestodiprezzoda garsi a Raffaello per lapitturadelleSibillenellachiesadella il quale pieno Pace in Roma, fu chiamato arbitro Michalangiolo, di meraviglia disse che ciascuna di quelle teste valeva cento scudi. Inuna lettera all’Ammannati scrive Michelangiolo (L essere stato Bramante valente quanto ogni altro architetto dagli antichi in qua n, e loda la prima pianta che disegno di San Pietro, chiara, schietta, luminosa, e tale che a chiunque se n’e diecostato, come fece ilSanGallo, si B discostato dalla veritti m. * i uwrando d’essere stato a Spoleto a visitare certi monaci, scrive: a lo sono tornato menche mezzo a Roma, perche veramente e’non si trova pace se non ne’boschi B. Aveva a uggia gli uomini che con frase d’architet,t,ura chiamava a fognati B, ci06 che hanno due bocche; ma l’affetto per i valenti e i buoniprofonclamente sentì. a Qualunque volta (così gli fa dire il Giannotti,’ e son parole che probabilmente udì dalla bocca sua stessa), qualunque volta ioveggo alcuno che abbia qualche virtù, ,che mostri qualche destrezza d’ingegno, che sappia farc .o dire qualche cosapih acconciamente che gli altri, io 80n0 costretto a innamorarmi di lui, e me gli do in preda in maniera ch’io non son pih mio, ma tutto suo 9. Benigno o generoso del pari, era largo di protezione e consigli ni suoi dliovi, maritava segretamente povere fanciulle, sovvoniva molti indigenti, e a’suoi più cari donava opere o disegni propri, che spesso rifiutava di eseguire per ricchi personaggi che glieli avessero richiesti. Ma afar palese di che affetto fosse capace il suocuore, basti il narrare come vecchio e infermiccio passasse vegliando le intere notti accanto al guanciale del suo servitore Urbino, e leggere le parole che ne scrisse al Vasari, alcune delle quali mi par bello il riportare: a Voi sapote come Urbino 8 morto. Io l’aspettavo bastone e riORO della mia vecchiezza: e’ m’ 8 sparito, e morendo m’ha insegnato a morire non con dispiacere, ma con doaiderio della morte. La maggior parte di me n’& ita soco, n& mi rimane altro che un’infinita miseria, e altra speranza che di rivederlo in paradiso B. Questa idea di 1 Nei Dialoghi sopracitati. . 54 VITA DI MICHEL. BUONARROTI 55 VITA DI MICHEL. BUONARROTI .. rassegnata mestizia egli ripete nella chiusa d'un sonetto, in cui rammenta piangendo la perdita di quel suo fido: Suamortepoi M' affretta e tira per altro cammino, Dove m'aspetta ad albergar con seco. 1 I E l'idea medesima trovasi accennata in un sua Vittoria,che sonetto alla termina così: Voglia sfrenata '1 senso B, nonamore, Che l'alma uccide; e '1 nostro fa perfetti Gli amici qui, ma pid per morte in cielo. I -5 I .. . * Onde s'argomenta come il sentimentodella gratitudine si congiungesse nel cuor di lui con quello dell'aruicizia, profondo a un tempoe religioso, tenero e nobilissimo.. E questo apparisce in vapie sue rime, e meglio in quella frase d'una lettera,8 con cui ricorda la perduta suadonna: 4 Morte mi tolseuno grande amico Y : ove la 'parola 4 amico P invece che 6 amica Y ha senso pib alto, e spiega la natura e la forza dell'detto di que'due spiriti eccelsi, unitiinsieme nel culto del bello, nella contemplazione del vero, nella gloria dell'arte, nellesicurezze della virth. Alieno dallecontese di parte, l'animo SUD XIX. non poteva fargli dimenticare i benofizi ricevuti. da casa. Medici, perquantocaregli fossero le istituzioni della patria, e conoscesse di degni riprovazione i modi usati - I .- dai successori di Lorenzo il Magnifico. I sentimenti della riconoscenza doverono spesso trovarsi in contrasto con , Sonetto LxyIIr. 2 Sonetto LII. 3 Diretta a Gio. Francesco Fattucci cappellano di Santa Marla del Fiore. IC clue opinioni,confermate dalledottrinedel Savonar o h intorno al governorepubblicano,ch'era la forma Iqittimamente stabilita in Firenze ; pur nondimeno egli ueppe obbedire al cuore senza tradir la coscienza.Così, mentre dirigeva le fortificazioni di San Miniato, si portava segretamente (dice il Vasari) a lavorare in San Lorenzo : ma allorchh Alessandro de' Medici lo fece chiamare per consultarlointorno al luogo e al modo di costruire una fortezza che fosse quasi baluardo alla SUS libidinosa tirannide, con rifiuto magnanimo negb di servirlo. E ricusb pih e pih volte ugualmente gl'inviti che Cosimo I gli faceva di recarsi da Roma a Firenze con promesse di larghi onori, dacchk vide in l u i le maniere del principe, non doll'uomo elettodal libero votodei cittadini. I1 Vnclrrri S*nfl'aticn a ripetere le carezze fatte e scritte da Covirrlo a Michelangiolo, e le cortesie risposte da questo a quello. Nb le une n6 le altre voglion negarsi, poiche si leggono nelle lettere: ma intanto sappiamo che pregato dall'amico Giannotti scolpì una testa di Bruto per il car- . dinal Ridolfi,' e fece poi una stupenda medaglia coll'effigio di Bindo Altoviti da un lato, e dall' altro una femmina in atto di reggere una colonna incominciata a fendersi e vicina a cadere; con cui volle rappresentare la liberth ilorontina sostenuta fino a l possibile dal valore di Bindo.* l$ sappiamo inoltrecheper mano diLuigi Del Riccio foco rcrivere una lettera a Roberto Strozzi a Lione per ringraziarlo dell'asilo offertogli in Roma, nella cui casa giuccvn allora malato; con la qual lettera pregb lo Strozzi - 1 ! -F I creduto ~ generalmentecheconquellaimmaginevolesse . 1 lrlludere a Lorenzino.de' Medici. P Parla di questa medaglia il Baldinucci nella Rmì. i Vita di Gui& . ' -.- . .- 56 c VITA DI MICHEL. BUONARROTI di ricordare a Francesco I re di Francia quel che avevagli gi8 mandato a dire per altri, ciob che, a se rimetteva Firenze in libertb, gli voleva fareunastatua di bronzo a cavallo in sulla piazza dei Signori, a proprie spese B.' Questa liberth Michelangiolo non vide rimessa; e sebbene in'quei versi, in cui fa parlare Firenze agli esuli fiorentini, accenni a consolarli,*la tristezza stava nell' animo suo ; tanto che dl'annunzio della festa fatta per la nascita 'di un figliuolo del suo nipote Lionardo, scrisse al Vasari aver gradito la notizia, ma a dispiacergli tal pompa, perche l'uomo non dee ridere, quando il mondo tutto piange 9. Se non che la tristezza medesima negli ultimi anni pare gli si facesse menoacerba, quanto pib sapeva gli animi dei Fiorentini, per le mutate condizioni, piegarsi alla nuova signoria. E tra per questo e per le crescenti amorevolezze di Cosimo, i suoi sentimenti verso il duca si andarono moderando, sì che promise di far ritorno a Firenze, ma sempre con la condizione di poter prima condurre in buon termine Is fabbrica di SanPietro. N6 giovb meno a siffatta moderazione il distaccarsi che faceva il suo cuore dalle cose di quag@, per trovar pace nel mansueto conforto delle speranze immortali. 6 Non nasceva, dice il Vasari, pensiero in lui che non vi fosse scolpita la morte Y : di morte parla spessissimo nelle, sue lettere, e dice nelle rime che da quella impara a quant'ogni uman diletto ha corta fine Y. E sebbene con umilta confessi che n a.trovar grazia e mercede Nell' ultim'ora B pur dubbioso e raro,! 1 t 3 V. Claye. Carteggio inedito d'artisti. vol. II., pag. m. Madrig. I. Sonetto ~xxvn. VITA DI MICHEL. BUONARROTI e .. .- tuttavia con serenit& confida 57 . in quell'Amor divino Ch'aperse, a prender noi, 'n croce le braccia. 1 - XX. Con questi pensieridi religiosa pietb mori d u i , che dall'Ariosto fu chiamato 4 Michel, pih che mortale, angel divino Y, e dal Pindemonte a l'uomo dalle quattro anime B ; e con questi do fine al mioracconto. . E tu, lettore, se desideri pih efficace ispirazione che non t' abbianpotuto dare le mie povere parole,va nella ohiesa di Santa Croce; e IS fra i sacri misteri e i silenzi della morte guarda la tomba di Michelangiolo acanto al monumentodiDante. Charda e rifletti. Dante e Michelangiolo sono i due soli che possano degnamente stnr vicini, od esser posti a paragone fra loro, come quolli ch' obbor l' animo altissimo pari all'altissimo in~ t j g ~ r oSoveri, . frugali, incorrotti, amaronoambedue carnrnoute la patria, e combatteron per lei. In tempi calamitosi di civilidiscordie esuli ambeduenellaseconda meta della vita, e contristati nella pi$ nobil parte dell'anima, uno corre ramingodicasa in casa straniera vlnto dalla crudelt8 dei lupi che gli fanno guerra; * ma trova rifugio nella propriadignitil, e si tiene a onore l' trrllltl: 1' altro assalito dalle armi dell'invidia e dello w t l l I m w I' avvalora nel sentimento del dovere, e persiste nolltt ( l m contoea. In ambedue la mente grandeggia in o q h l l rrrarlituzioni, le feconda nel calor dell'affetto, e dh vllu col v t m o o col pennollo ai due pih grandi poemi d o h crintirlnith. In Dnnto, poota, toologo, politico e illustratoro di quanto ei eapeva fino a lui, la scienza si 1 Sonetto LXV. 9 Parad. xxv. S . 58 VITA DI MICHEL. BUONARROTI abbella dei colori dell’ arte : in Michelangiolo,.. pittore y scultore, architetto, poeta, l’arte prende abito di scienza; ed ambedue manifestano con originali concetti vestiti di forme tutte proprie 1’universalit.hdei loro ingegni. E poi dB; o lettore, un ultimo sguardo in faccia alhtomba di Michelangiolo, col& dove riposano le ceneri di Galileo, la cuianima scese in terra nelgiornoistesso, nel quale il Buonarroti morì; e unisci insieme la memoria. dei tre pia grandi uomini, di che S’ onora sopra ogni altra nazione l’Italia nostra. Creatori d’ unanuova lingua d’una nuova arte, d’ una nuova filosofia, troverai immeneo in tutti e tre lo studio, sublime 1’esercizio del pensiero, divino 1’accordo fra la dottrina e la fede, 1’ intelletto e il cuore. Troverai che uguale fu in loro il de-siderio del vero e la potenza di scoprirlo, 1’amoredel bello e la virta disignificarlo; e che Galileo parve d a Dio mandato a spiegare con gli argomenti della scienza le grandezze della Creazione,dopo che Dante le aveva. consacrate col canto, e Michelangiolo illustrate con l’arte, IL DAVID E IL MOSI3 Maggio 1875. LUIGIVENTURI. , Discorrere convenientemente di queste due celebri statue che levarono tanto grido, non solo ai tempi di Michelangiolo ma poi per tre secoli fino a’& nostri, bench& con differenti criteri, secondo lo scadere o il risorgere delle discipline artistiche, 6 più malagevole che non sembri. Pressoche inutile, infatti, sarebbe ripetere sotto nuova forma i plausi tributati al David e al Moa& per secoll; prosuntuoso o peggio ringiovanire le vecchie satire, che, pur mirando a un bene vero, alterarono, irriverenti, la verith. Le opere del Buonarroti vogliono di presente chiara e assennata interpr.etazione per tutti, perch6 tutti vi possano leggere con amore e consiglio una delle pih maravigliose pagine della storia dell’brte italiana. Perd come si discorsero in questo libretto (pio che altro offerto a coloro che non fanno professione delle arti del disegno) le vicende dello scolpimento di queste due grandiose figure, qul si vu01 metterne sott’occhio i meriti insigni, sema checifacciano ‘velo n& l’altezza sublime del Divino .che le creava, n6 l’autorith degli antichi o dei modernígiudizi. . Il David, come fu CaIlocato nel 1504da Michelangiolo desso,stette, fino a dì nostri, sopra una sempli- . t i 60 IL DAVID E IL MOSB c .---.I’ . IL DAVID E LL MO& . . 61 trrltto sotto formecolossali .un giovinetto. E questorirptto al pensiero; che scendendo alla forma, trovarono cissima base marmorea,innanzi alla porta del palazzo della Signoria, al manco lato del riguardante, tra l’Ercole ed il Nettuno; opere volgari che gli posero ai lati i primi duchi medicei per cancellare le memorie troppo recenti della liberth di Firenze, È un garzone in su’ diciotto anni, dimaschiama gentile bellezza, che presa la mira (come spiegano lo sguardo intento innanzi a S&, e il misurato atteggiamento della persona)muovecontroGoliat il filisteo. Il corpo sembrerebbe riposare sulla gamba destra, ma la sinistra distesa, puntando piede avanti, accenna chiaro che sta per mettersi in moto.I1 braccio diritto scende lungo il fianco e tiene in mano i capi della frombola; il manco poi, ripiegato sulla spalla, assicura alla correggia, che glipassa sul tergo, il sasso fatale. Interamentenudo, volge sul lato sinistro la faccia, sicura manon baldanzosa, sdegnata ma senza ira: egli B’ appresta a liberare la patria come l’angiolo sterminatore cheeseguisce la giustizia di Dio. E ben S’ addiceva a questo David di Michelangiolo un luogosulla ringhiera del palagio de’ Priori, comesimbolodell’ autorith popolare che, cacciati i Medici fatti dominatori, si apprestava a regger patria con .giustizia e a difenderla virilmente. Purela sempliceidea di .questa statua, svolta in tanto pura e conveniente forma,sembrb a certi critici, pih ingegnosi che savi, troppo povera cosa. Dissero che così nuda e priva, a senso loro, di espressione, pareva, n& pih n& meno, una. di quelle figure che si chiamano comunemente Accudernie;..che indicando appena col mezzo, d’ un accessorio la ragione del soggetto, non poteva rappresentare un David; che il concetto era per tan& mole meschino; monveniente poi, pih di tutto, il vedere unaho(Andove arriva l’invidia o la mania d’esser nuovi!) che la figura non stava ritta. Ora senza ripetere lo sperticate lodi degli apologisti, fard alcune considerazioni che forse non saranno inopportune. Talvolta l’autorith dei nomi abbaglia i meno esperti, ed t3 necessario che i criteri dell’ arte procedano senza dubbiezze. Studiando l’atteggiamento di questa statua, come si mostra all’occhio d’un attento osservatore, chi la disse inespressiva par quasi che non sapessevederla. È la flgura d’ un giovanechepiglia di mira 1’ inimico per attorrarlo ; e 1’ occhio terribilmente intento, il sopracciglio torvo, la vita che spira in tutta la persona, senza togliorlo ln vaghozza ,propria d’ una movenza tranquilla, cod confawnto alla statuaria, rivelano abbastanza che u11 momonto dopo quel corpo agilissimopiglierh un nuovo o pib flero aspetto. Non vu01 negarsi che quella complcta nuditil all’ arte odierna, studiosa finoall’ esagoraziono del vero negli accessori, possa sembrare sconroniente. Ma in sul cominciare del secolo XVI, le idee t l d rinaecimonto invadendo , il campodell’ arte, si vaglwqglava sopra ogni cosa il nudo,come tipo del bello n11Idlco grnoo. E senza por mente che nel concetto di Mlhln~~qlolo, tanto innamorato delle sacre carte, questo flgll111r11) (I’Ilrd cod nudo, potovasignificare il pastore, c h p h \ h l ~ w cimento, n provato inutile impaccio le armi M ~ I I S tll O Haul, lo posa e va contro al gigante eolla frombola o col bartona.’ Quel volrtirnollto provnlorrto della grecith, cui accen- ‘ ï l .la 1 Primo ,ri- i de’&. XVII, 38-40. i 62 I I ._IL DAVID E IL MOS& - __ IL DAVID E IL MOSS navo,risponderebbe anche per avventura a coloroche non sanno concepire un Davidsenza la testa e la sciabola di Goliat nelle mani. A me invece quella frombola, arme d' origine orientale, che fu 1' istrumento della mdrte, del filisteo, sembra sufficiente argomento a spiegare il aoggetto della statua; poichenon si tratta di un accessorio inutile, sibbene d' un arnese di guerra che fa parte integrale dell'azione. Oh se l'arte nostra s'attenesse come quella degli antichi al semplice, solo avvantaggiandosi delle cose necessarie, quanto riuscirebbe pia efficace! La scienza storica odierna deve rendere gli artisti pih accurati de' nostri padri nella scelta delle vesti e degli accessori; ma non smaniosi saccheggiatori di musei e di libri a danno della semplicitB e del gusto, qualitai supreme per rivelare i concepimentidell' arte. Che poinon sipossa rappresentare un garzone in proporzioni colossali 8 critica povera di senno. Sotto le forme gigantesche di questa statua vedete o no un giovinotto diciottenne appena? E se tale veramente apparisce ( e nessuno vorrh negarlo) riterremo quella sua maggior grandezza come una relazione di quantith, affatto indipendente dal concetto dell'nrtista, e sottoposta a certe condizioni speciali di luogo e di distanza, le quali, non che minorarne il pregio, di gran lunga lo accrescono; considerata la molta difflcoltil del ritrarre sotto forme colossali e pesanti- la grazia, la gentilezza e la 'freschezza della prima gioventft. E non voglio andare pih. oltre. Che rispondere infatti a chi pretese trovare in questa .bellissima opera del Buonarroti, errori ,grossolani di forma, e tanto si compiacque in questa ,sottile ricerca, e spessovidemale, e quasi sempre magerb! Statuedi così gran mole e di -.- 63 essere guardate a caso, ma ~t,Ll~li;lte spessoed a lungo.Bisogna assuefare la mente n bon comprenderne e ritenerne le proporzioni; chè una fuggevole vista e 1' occhiomal pravenuto offuscano il vero e tradiscono la virtù della critica. Se Y' ha giudizio chepiù richieda animo pacato, 6 qucllo che facciamo sulle opere dei nostri sommi, e perche non ci alk-gli la grandezza loro, e perche non la vinca il nostro orgoglio ; tal fiata anche il .desiderio di giovare altrui. Certo anche il David di Michelangiolo non è senza mende. La perfezione nell'arte, come in ogni cosa umana, 6 un sogno. Ma questa statua è finita con tanta misura o bellezza e con tanta bont.A, e in essasono contorni di g¿uuhr!Lcllissime,ed appiccature e sveltezzadifianchi d q m t ( b , o wl posamentodolce e una grazia di moV(!IIXO quiuita, c! tanta writ,&e gusto gentile di disegno, c 1 1 0 cclto cguaglia se non vince ogni altra moderna. J,;wntIc, tcnuto conto che l'opera non usciva interamente libcra tlull'intellctto del Buonarroti, il quale aveva dovutoacconciarsi alle strettezze d'un marmo malamente ebuzzato;seesagerb il Vasari, discepolo e amico suo, 11o11 mon chc fervente ammiratore, paragonando il David 111 coloeai di Montecavallo, e asseverando che aveva h l 1t.1) Il grido alle stesse statue greche; fu vero LORENZO I h ILTWNI 11ost,ro, che sono adesso trent' anni, facendo wlti ~ ~ t r t , c d ~ tt\ p ~ t( 'J ~ c I insigne .~ venisse sa1vat.a dall' ingillritl hilt! nhgíoni, scrivcva: 4 II solo sublimeDavid fir t4prrwtr Irr rwrrxiorw dcll' uomo pcrfdto nclla, statuaria cloll' OIVk volglll'c~P.' tnnh merito, nonvogliono I , Q . p . - Lctlcra al sig. Giovanni Benericetti Talenti amicissimo suo, de'27 ,giugno 11346. P, 64 II II IL DAVID E IL 11 Mo&, unadellemolte statue colossaliche nel primo concetto del Buonarroti dovevano ornare il sepolcro diGiulio II, sembra certo che allcgoricamente dovesse accennare allo stesso Giulio, il fiero pontefice dalle audaciimprese. Morto nel 1513, il suo mausoleo che doveva erigersi nella Basilica Vaticana, rimase a lungo interrotto; finch&poi fu collocato,inproporzioni assai piùmodesteinSan Pietro inVincoli, 12dove anche di presente si ammira. Neformaprincipaldecoro il Profeta legislatore, figura quasi duevolte il vero, che. Michelangiolo scolpì, lavorandoci attcmo, sebbene interrottamente, permolti anni. È seduta di prospetto con grave atteggiamento e pienodimaesth.Volge sul lato, sinistro la faccia terribile, profferendo controle turbe idolatre d' Isdraello il cennodellagiustizia divina, e sta. come uomo che d'altro non cura: ragione sapiente della sua tranquilla movenzache , al solito, parve agli aristarchi insignificante. Infatti delle braccia, ignude , il d e s h sostiene le Tavole della Legge, e k mano vi S' appoggia, carezzando colle dita la barba ( c,apriccio d' un genio fuor d' ogni misura) che in lunghi e ricciuti velli gli scende sul petto fino in grembo; e l'altro piega a mezzo. il. corpo, lasciando la mano in abbandono. La gamba destra si vede di prospetto col piede bellissimo, l'altra, scortata alquanto indietro, come per sccondare il moto della personache volesse levarsi dal seggio.Una veste gli fascia il corpo, fermata ai fianchi e sulle spalle da larghe corregge. Le gambe ha ravvolte in piii sottili panni, le-. gati sotto i ginocchi come fossero brache. I piedi calzati 1 h DAVID E IL MOSB nlosB ' l l ! i I l di sandali all'orientale; e gli scende dalla spalla sicist.r,z un gran mant,odi lana, secondo il costumeisdraelitico, che girando a tergo della figura, viene a ripiegarsi con amplio panneggiamento sulle ginocchia e scende fino in terra. Latesta, riccadi folta chioma, porta in fronte due punte oscillanti a guisadi cornett,i, intesi a r a p presentmareinmodo sensibile quel radialite sl)lclldore clel volto di lui , che parlnrn faccìct cc jccccìcc col Siyitwc, come suole 'l uomo col proprio a m ' c ~ . ~ Pub dirsi a ragione che questa sia la piil f m o s n statua delyet8 moderna e che abbia stmancatto oramai la penna dei panegiristi e deicritici. Ebbe a profusione prose e versi inognitempo,ma anche l'addentb furiosamente la satira, come avviene delle grandi cose. Rimase nonostante il più nmmirabileesempio di forza, di severit.&e di potenza che 1' arte abbia mai saputo imprimere nel marmo. Anche senza tener conto dell'allusione a papaGiulio,pregiosecondario se vuolsi, la severa grandiosità diquesto simulacro, quel suo piglio fiero e minaccioso,quello sguardo irresistibile, c.he pare diffonda la vita in tutt,a la persona, rivelano a b b a s h z a la natura di Mose, l'uomo superiore a' suoi simili,l'eletto del Signore, il liberatore delle sue genti e che ha sopr' esse l'autorith del comando. Desta proprio in chi lo vede quasi un sacro terrore, e senza fatica inalza il pensicro all' Uomo cllevinse solo le superbe resistenzc dcl Varaone; che seppelli nel gran naufragio gli Egizi; che sottomise Isdraello, popolo di dura cervice, e lo condusse it smarrirsi quarant'anni nelle plnghe del deserto; e che Io maledisse, vendicatore s~~prcmo, quando scendendo ch1 CAPPONIGINO, Storia della Repbblica di Firenze. tom. II, pag. 378. 65 1 Esodo, XXIII, 11. _d .66 -...... . ... IL DAVID E b, MOSh Sinai con le Tavole della Legge, lo trovb prostrato al Vitello d’oro. Su quella fronte inesorata, si legge l’e* cidio di ventìtremìla uomini, odonsi le terribili parole : C h i 6 pel fignore venga a me; e tutti ì figb’uolì d ì Levi .S’ adunarono intorno a luì. Ed eì disse: ciasczGno di voi metta la spada al fianco, e passate e ràpassate per Eo campo da zcna parte all‘altra, e zcccidete ciascuno il fratello, I‘umico, i l vicino suo.‘ u Non v’ha opera d’arte, scrive GinoCapponi,z che presti alla critica piufacileappiglio, n6 altra ve n’& che ti lasci sì forte impressione come il Mosb di Michelangiolo B. Infatti scendendo dall’ altezza del concetto alle singolarith della forma, e considerando questa statua nelle sue diverse parti, si prova, non vu01 negarsi, il desiderio d‘ un fare più castigato e corretto. Quella lunga e strana barba, nessuno dira che sia propriamente vera, maestosissima perd e conveniente al liberatore d’unp01 polo orientale, che aveva ricevuto il comando di non radersela mai. Quelle’ braccia sembrano di esagerata muscolatura; pure la scienza anatomica v’ b tale, e dentro di esse corre tanta vita, che le si muovano dinanzi agli occhi del riguardante. I tpanni nella loro amplia e confusa apparenza possono sembrare alquanto strani; ma oltxedichb 8 penuria anche oggidì di monumenti che attestino le fogge che usarono gli Ebrei, Mosb fu il duce di genti barbariche, lontane assai da quella civilth di c01 stumi che si rivela anche nel decoro delle vesti. U La faccia istessa, dove all’ uomo si aggiunge la vigoria d‘ un Esodo, XXXIII, 26’27. Loc. cit. 3 Levitico, XIX, 27. IL DAVID E IL l G7 MOSS leone,ma dentro alla quale siede un pensieropih che umano P,* partrovata oltre i confini del possibile. Ma il Buonarroti, sollevandosi con una forza che nessuno ebbe mai, fin dove non si poteva seguitarlo senza manifesto pericolo, cercb la scienza nell’arte, e all’esplicazione de’suoi alti concetti una forma sensibile al di lh di quel che uom yede. Non lodevole in cibne da essere preso in esempio ; pure originale, singolarissimo, maraviglioso. Rimarrebbe ora a discorrere dell’insieme di questa statua e in specie di certa pretese sproporzioni di parti che parvero tanto saglienti ad alcuni critici. Inesperto piix che mai a favellare di cid, domando solamente : dato che proprio esista siffatto errore, e ne dubito assai; potrebb’ egli nascere dall’ essere questo Mosb col1ocat.o in basso, quasi a livellodel riguardante,mentrel’artista lo aveva scolpito per andare a considerevole altezza? E anche, potrebbe dipendere dalfatto che gli odierni’ scultori riprovarono, e Michelangiolo stesso, avanzato negli anni, condannb colla pratica; ciob dello scolpire arditamente un colosso da un piccolo e imperfetto modello? Non vu01 negarsi che siffatto audace metodo producesse . alcune bellezze, perche il marmo energicamente scolpito ,da.uomini d‘ingegno e di pratica infinita, S’impront,ava in molte parti d’una vigoria e d’ un sentimento sconosciut.0 dagli odierni; ma era anche impossibile che lavorando in codesta guisa, lo scultore, fosse pure un Micholangiolo, non cadesse talvolta in gravi errori: aggiungi che certe maniere tecniche per riprodurre nel marmo i modelli, non erano così innanzi comedi presente sono. a ‘, 1 1 CAPPONI, loc. cit. 68 I i ‘ 4, IL DAVID E IL MOSS Michelangiolo Buonarroti, che aveva dato i primi passi nell’arte, senza abbandonare la scuola fiorentina tradizionale, tutta spirante semplicith e castigatezza, e che era salito in così grande fama col David; trascinato poi dall’altezza dell’intelletto ïe dal suo straordinario sapere, oltrepassb, convien pur dirlo, il limite concesso all’arte in quanto essa 6 imitazione della natura, e noq conobbe freni, e non curb di regole. La sna potenza stragrande lo guidbsicuronelloscabroso cammino,come in questo Mo&, che tutti ammirano riverenti, ma che nessuno potrebbe studiar troppo senza grave pericolo. Non :t tutti dato come a David di misurarsi colgigante. Michelangiolo stesso intravvide che i suoi imitatori avrebbero goffamente delirato : egli andava per vie men calpestate e sole. !- l G. E. SALTINI. DEI SEPOLCRI MEDICEI IN SAN LORENZO . - Brevi considerazioni artistiche. Parlare di un’opera di Michelangiolo & sempre arduo: parlarne un artista, pub parer temerario. Percib quando fui richiesto da parte dell’editore signor Giulio Sansoni di dire due parole su i Sepolcri Medicei di San Lorcnzo, prima stetti dubbioso,temendo di non riuscire e di non corrispondere alla fiducia che si aveva di me; e più ancora ebbi sospetto che mi si potesse appuntare di audacia.Mapoi pensai tra me così: quante volte non ho io parlato delle opere di quel Divinocoimiei colleghi, con gli amici, e soprattutto, per dovere, CO’ miei scolari? E perch& quelle mie parole non potrei io ripeterle ora che si rinnova la memoria, l’affetto e l’ammirazioncdi lui e delle opcre suc immortali? Per manifcstnro la veritA civuole poca fatica e poco studio; basta un po’ di coraggio. - E accettai. Sesi consideri lanaturaaustera diMichelangiolo, il suo amore per le patrie istituzioni, pub far meraviglia che eglipigliasse a scolpire i sepolcri de’due duchi Lo- - - 70 ‘ I 1 II I I II . 71 A d i r * breve, simmetria e variettt formano l’unita forte e lcggiadra di questi due stupendi Sepolcri. La stessa unita che nell’ uno e nell’ altro monumento si riscontra nella parte superiore e inferiore, e nella composizione lineare o plastica, ritrovasi anche nel concetto di tutti e due. I1 Giorno e la Notte, l’Aurora e il Crepuscolo che posano sulle urne, esprimono una sola idea, ci08 la brevit.8 della vita, e la fugacittt delle umane grandezze. Pare che il Buonarroti avesse in mente quel ‘bell’avvertimento dell’Alighieri, buono a rintuzzare 1’or-goglio umano : m La vostra nomina.nza Q color d’erba Che vienee va, e quei la discolora, Per cui ell’ esce dalla terra,acerba. e il discolorimento del poeta risponde alla Notte dell’artista; ciob alla notte della dominazione Medicea. Se non che la memoria della casa de’Medici sopravvisse non tanto per sua munificenza, quanto per la celebrith degli uomini di cuiseppe valersi: e forse questo Lorenzo e questo Giuliano sarebbero nomi quasi ignoti, se non gli avesse Michelangiolo illustrati con lo splendore de’ monumenti di San Lorenzo. La statua che su tutte primeggia & quella del duca d’ Urbino. Fu chiamata e sichiamaanch’oggi il Pensiero, o voramente nell’ atteggiamento tutto concentrato, ncllo Hpnrtlo profondo e ncllcomhrcche si addensano BU quolla flgurn, c’& un pcnsicro, ma pensieromolesto,. tormontoeo conto di porrtonn cruccinta con se medesima. L a buona compngnin cho frunclwggia l’ uomo S’ 8 fuggita da Lorenzo : e bcne sta: che la pena degl’ingrati 8 iil. rimorso: e Michelangioloscolpì con potenza divina d filosofo, di cristiano, e d’ artista. L’ altra figura del duca. ’ ..... .. .. .... .. . . IN SAN LORENZO DEI SEPOLCRI MEDICEI renzo e Giulianode’Medici; o si pub credere almeno. che dovette essere a lui doloroso questo incarico, molto: pihche venivagli commesso mentregli si ingiungeva d’ interrompere il grandiosissimo e desiderato monumento d i Giulio II. Machiponesse mente che l’artista b amante dell’ arte (e il Buonarroti la disposb) ,. e che un soggetto anche spiacevole, gli pub sorridere dal punto di vista obiettivo, o dalla forma; e che, pur serbando la reverenza e il decoro, pub adombrare un pensiero che riveli ed appaghi l’animo suo; alla sorpresa prodotta da quell’apparente contradizione, subentrers la stima per l’uomo, e Fammirazione per l’artista. La composizione deì due monumenti b architettonica. e scultoria ; e 1’ addossamento dell’ urna alla parete Br-. chitettata, nel centro della quale posa seduta la statua. principale, 8 così magistralmente con essa legato, che par tutt’ una cosa, E questo legame si forma dal sopraianzare che fanno le figure sulla cornice del davanzale, sol che tu guardi il monumento prospetticamente alla sua giusta distanza. L’idea generale della composizione 8 quanto mai si pub dire leggiadra e forte; ed b nuova. di novith tutta Michelangiolesca; e l’occhio nerestadi subito appagato,dacchh pare che il coperchiodell’urna< sia ideato per le .figure, e queste per quelIo. Io penso che 1’ artista abbia fatto un modelletto del Sepolcro unito insieme colle statue, e molta lo abbia studiato; tanta 81’ armonia, la corrispondenza, e quasi direi la compenetrazione delle.parti col tutto. Lo.sporgere poi delle figure. fuori dell’ urna, lungi dall‘ apparire -un difetto, aggiunge invece grazia all’urna medesima, e da pandiositil e TO-. bustezza alle statue: ed. era anzi cid necessario per rispetto alla massa architettonica che campeggia dietro- __- ---- . ’ f i ‘1 -. 72 . - MEDICEI SEPOLCRI DEI - '73 IN SAN LORENZO .. .. pctrazioni datea queste quattro figure allegoriche. Se- di Nemours.posa tranquilla: maestoso 6 il suo atteggiamento, e la .faccia rivolta con vivadignith. Vi trasparisce quasi un ripensamento della caducith della vita e della vanith delle terrene speranze. Le quattro statue sulle urne, esprimono, come ho detto di sopra, un concetto solo. L'Aurora 6 atteggiata languidamente stanca, e nel visomesto e come dolente accenna a un Giorno veloce e minaccioso. I1 Crepuscolo pih calmo nell'attitudine , guarda con maestosa fierezza e compiacenza le ombre della Notte vicina; e la Notte dorme a disagio, e il sonno gli 6 caro, solo per non udire e non vedere.la vergogna e il dannopresente. Quanto al loro merito artistico dirb, sempre con sentimento di alta, reverenza, essere innegabile che l'espressione pare forzata, contorto il movimento,erculea la forma : ma quegli ardimenti alquanto fuori della comune natura e dell' ordinario modo di sentire, sono compenetrati di tanta originale bellezza, che esclusi quelli, questa non ti apparirebbe pia qual' 8, terribilmente sublime. Fu detto aver Michelangiolo nociuto più che giovato all' arte, a cagione del traviamento de'suoi imitatori: ma questo qui previde egli stesso, e non teme di dirlo. Fu ed 6 un errore l'imitazione; che per tal via non si giunge . all'eserciziodell' arte vera, mentre si spoglia del suo maggior pregio, ciod dell'originalitb. L' imitazione 6 necessaria nel beneche 6 assoluto; nel bello, no: perciocchequesto nella sua universalith si mostra in svariatissimi modi,secondo la potenza di chi lo mira e lo sente. Egli.!! multifaccie come il brillante, sul quale la luce, che 6 ,l' eterno vero, vibra i suoi raggi e vi si specchia,lampeggiandofuochi e colori. Non 6 da tacere per ultimo che varie sono le inter: c o d o il Condivi, il Giorno e la Notte significano: il Tempocheconsuma il tutto. Secondoil Vasari (che tenne dietro alla spiegazionedAtanodal Varchi),' Michelangiolo intese che ad onorare i duc Duchi si convenidse non un emisperio solo, ma tutto il mondo; e percib poseadunoilGiorno elaNotte, e all'altro l'hnrora e il Crepuscolo, che gli mettessero in mezzo e colwisscro il loro sepolcro. Più vicino a noi Go. Battista Niccolininel suo cli.scorso Del Sublime e d i Michelangelo; parve darne la spiegazionepiùplausibile,chequella ora generalmente seguita, e dirb anche confermata dai famosi versi con cui il Buonarroti fece parlare la sua Notte. Macid che vale, dopoche in questi ultimi giorni 6 stata trovata la dichiarazione scritta dipropriopugno da Michelangelo stesso? Essa si legge dietro il n.O 10 de'suoi disegni di architettura conservati in casa Buonarroti, e dice così: * . ' El Cielo Terra e la El dì e la noctepartono e dicono:noìabbiamo col nostroveloce corso condocto alla morte el duca Gìulìano : t? ben giusto ch' e' ne faceì vendecta, come fa: e la vendecta 8 questa: che avendo noì morto luì, luì così morto à tolta la luce a noi, e cogliocchi chì& .à serrato e' nostri, che non risplendono p& sopra la .ferra. Che àrebbe di noì dunche fadto mentre vivea? Chi vcdcndo c? considerando quelle statuc c leattitudini loro potrcbbc immaginare che dovessero significare Nella Disputa sulla maggioranza e nobiltd delle Arti. Debbo alla gentilezza del carissimo amicomio Gaetano Milanesi la comunicazione di questo prezioso documento. 1 'E 6 n- a. I 74 i DEI SEPOLCRI MEDLCEI IN SAN LORENZO questo pensiero dell’ artista ? Quanto a me, lasciando ad altri il giudizio, questo solo dirb: che la generazione la quale possa fissare gli occhi della mento nelle profondita Michelangiolesche, forse non ancor nata. Ciascuno spinge lo sguardo secondo le proprie forze. I1 Buonarroti con potenza maravigliosa fissb il suo nell’ Eterna Luce, nerapì una favilla, e la trasfuse nelle sue opere immortali. Gli stolti e gl’invidiosi serrati inmiliziavana e superba rinnovarono in lui il suppliziodi Prometeo : ma il suo cuore ogni giorno rivive per chi ha in se cid che non muore: la divina scintilla delbello in unione col bene. I maligni non possono sopportarlo: che l’aquila figgo sicura e gioiosa lo sguardo nel sole, ment,re le nottole ne restano accecate. G. DUPRA. MICHELANGIOLO NELLA SISTINA - Le sorti d’ Italia, a mezzo del 1508, poTgevano>.pih-che mai miserande : S’addensava la vergognosa Lega .di’ Cambrai. - E intanto l’arte, come colei ehe obbedha. all’ impulso irresistibile del precedente secolo, gittava: vampe di luce, che neluogo n& tempo alcuno, prima poi, ebbero mai a pareggiare. Eppure, quella triade, in; cui, per la posterit8, doveva riguardarsi incarnato CO-testo momento maraviglioso della vitalita italiana, vi-veva dispersa, nascosta e poco men che avversata nei suoi rappresentanti istessi. I1più annoso, nella maesth d’una bellezza e d’una forza intellettuale giunte all’apogeo, traeva solitario i giorni lungo la valle dell’hdda, presso i Melzj, a Vaprio,speculando sulle acque tlclla Martesana; il più giovane,invece,nelrigogliod’una venusta corporea, pari all’ingcgnu, quasi divina, dopo aver pervagato tra Urbino e Perugia, erasi acconciato in mezzo alla festosa societh fiorentina, ricambiandone 1’ ospitalita con lavori di pittura che aggiungevano nuovi e inaspettati miracoli a quelli,dicui ingemmavasi: il terzo, in01 n 3- I ! 76 ’ l MICHELANGIOLO u 77 NELLA Gíulio più sordo e sdegnoso che mai, comecchè a lui bastasse la prova del cartone dei Fiorentini al bagno sorpresi dai Pisani, condotto due anni prima dall’ artista. Fu ripetuto che gare .d‘arte e malfidc suggestioni d’artisti istigassero il papa. La probabilitd non esclude che questi si compiacesse per proprioconto a persistere, come chisi trova in conflitto con una volontd rivaIe da piegare, la quale pretenda a non minore inflcssibjljtiL della avversaria. E la piegb. A malincuore, l’ artista mise il piede nella Sistina: se non che a quella lotta che non poteva reggere col papa, diede sfogo rivolgendola SU Sè stesso, torcendosi al lavoro inusato; ondeneuscìcolla vittoria in pugno, vendicatode’suoi rivali e lasciando sorpreso il suo iracondo proteggitore. Dire quello che fece Michelangiolo nella Cappella di Sisto IV, egli 6 ripetere un racconto narratole cento volte. Ma se e vero che, per la gIoriadei gran nomi, e peril benedichi S’ affisa in essi come a guida c a conforto nell’operare, nonnesonomai a sufficenaaconsiderati gli atti, certo ci sarà fatta indulgenza del ritornarvi sopra chefacciamoin questa occasionesolenne. La Sistina, anzicllè una cappella di un pieno stile architettonico, degna d‘una corte pontificale, aveva l’aspetto di una vasta e nuda aula colossale. Le sue forme iconografichc sono quelle d’un rettangolo, i cui lati brevi m i surano un tcrzo dei lunghi ortogonali (m.i 14 m.i 41); talchk, qui, clovc si numerano sei altc fincstrc. per lato, trovi luogo pcr duc soltanto ncllc teste, delle quali, perb, solo quella sull’ingresso no va munita. Essa fu innalzata nel 1473 da qucl Baccio Pintelli o meglio Pontelli che,dall’ origine sua, aveva portato nell’ arte architettonica le eleganze e le grazie dell’intagliatore di tanto, sui trentatrk anni d’et&, ben altro che avvenente nell’aspetto,dall’occhio sfavillante, ma dal sorrisosdegnoso, tarchiata del corpo e poderoso delle membra, come ferreo per tempra di mente e d’animo, reduce da Bologna, si stava solitario a Roma, aspettando gli ordini del papa, Giulio II, al quale erasi legato non gis siccome a principe, e ancor menocome a capo dclla CristianitA, sibbene da paro a paro,da artefice a commettente. Michelangiolo e Giuliano Della Rovere, due tipi così uniformi nel fondo dell’animo e che sembravano fatti per intendersi e interpretarsi, dovevano invece, a volta a volta, darsi di cozzo, e non era detto che sempre il . papa neuscissevittorioso.Questi aveva allogato allo scultore fiorentino il au0 sepolcro : approvato il disegno, commessi i marmi ; nondimanco 1’opera procedeva a rilento. L’artista, distratto da precedenti impegni, trovava .il suo riscontro nel papa pih chemai assorto nelle sue imprese belligere contro Bologna e Ferrara. A Bologna, Giulio ‘volle innalzare non una tomba, ma un papa vivo: e fu ancora la mano e l’ ingegno del Buonarroti che fece interpreti della sua volont&. Al principio del 1508, la statua di bronzo, cui era serbata così pronta. e misera fine, torreggiava gih davanti alla porta maggiore di S . Petronio. L’artista, stanco, erasi allora ricondotto a riposo nel seno della famiglia a Firenze ; ma l’indomita irrequietezza del pontefice non ebbe a lasciarvelo adagio. Nel marzo istesso del 1508 lo volle presso di S&, a Roma. Egli aveva finito -allora appena d’averne messe alla prova le facolthcome qtatuario, che lo pungeva la smania di cimentarlo come pittore. L’artista protestava della sua imperizia nell’arte del pennello, e specialmente del lavoro i n fresco, di cui trattavasi, ma si trovava di fronte. a r 3 s I SISTINA x i I 78 MICHELANGIOLO tlclla vita di Cristo. Alcuni santi mitrati sorgevano negli q m i parietali tra le finestre. Tale era l’aspctto della cappella, allorchb vi s’insedib il secondo dei Della Rovere. Ccrto, Giulio II, mirando le opere intorno commesse dallo zio, non sapeva elevare lo sguardo alla disadorna soffitta senza u m stretta dispettosa. Così il suo pensiero era corso a Michelangiolo. Fra le moltemclnoricdilui perdnt,e, ci rimane questa che, il 10 maggio 1508, egli saliva le scale per accingersi a quell’opera, da cui gli dovcva venire fama imperitura. Convien essere ignaro affatto dei preliminari imposti da queste grandiose opere, per credere che non vi avesse postu lnente ben lmlt,i luesi y h a . Tutt;ivin, CSSO i: Lulu clci pullti più oscuri dcllc SLIC mcmoric. C,i pare basti riflettore clleucldocumento citato appaiono intelligcnzc prese gis col cardinal di Pavia, Francesco Alidosi, che è conle dire prima del 1508, quando entrambi trovavansi II Bologna.Allora l’art.ista, nclsuo segreto, ebbe certo a maturarne l’ invenzione, nè i cartoni dovevano tardargli sotto mano: inoltrc, colorochedovevano assistcrlo ncll’opera erano giA presti a Roma, e i ponti ebbero ad esscre due volte composti, quclli dapprima accomodati da Bramante non rispondendoall’uopo ; c ad ordinare e compirc tutt.e queste cose sarebbe stato oltre ogniconfine insuficicntc il tempocorso dal marzo al 1n:Iggio. Ci sia dunqucpermesso di crcclcrlo: il I3uon;lrrBoti da oltre unanno, hrsc, ne mulinava il pcnsicro, ma come un vago progctto intimo, lontano, ncl quale 1’Alidosi e Giuliano da Sangallo per ur1 verso, e Bramante d’Urbino per un altro, soffiando dentro a gara, venne a vita primadell’ ora che era lecito pensare, legname, contemporaneo a Bramante, in Lombardia. La parte terminale, all’ alto della sala, gira a mezza botte su lunette ai quattro lati egualmente: la sua grettezza, spoglia corn’ 8 di corniciature di sorta, meraviglierebbe se non ci paresse di vedere in essa riflesse le consuetudini claustrali dell’ anticogenerale dell’ordine di S. Francesco, come era stato Francesco Della Rovere; il quale, mernoredella poverth del cenobio teste lasciato, non poteva n& voleva desiderare di pii nellanuova sua residenza del Vaticano. Cotesti sentimenti da monaco mal s’accordavano col fervore dei tempi e colle aspirazionidel papato. La maesth del luogo come quella dei riti v’imponevano il maggior decoro, mcntre la nudith istessa della cappella pontificia era un appcllo alla pittura come al pid libero dci campi. Sebbene più tardi, fu il medesimo Sisto che chiamb per essa il Filipepi, detto Sandro Eotticelli, da Firenze ; il quale, circondatosi della plciadepiù splendida della scuola fiorentina del tempo, vi accorse, e comincib quella serie di lavori chein granparte rimangono tuttodi oggetto d’ ammirazione e di studio. Non c’ indugieremo davanti adessi : 6 necessario, perb, di ricordare che le storie furono allineate sopra una lista continua sotto le finestre, e che ripiegavansi pure sulle pareti dell’ altare e dell’ ingresso, per guisa che se ne noveravano sei pei lunghi lati, due sulla porta, e tre alla fronte. Partendosi dal centro, sopra l’altare, dove era figurata l’Assunzione della Vergine col ritratto di Sisto IV, per mano di Pietro Perugino, le storie distendevansi in due rami; a sinistra di chi entra, e quindi dal lato del Vangelo, correvano alcuni tratti della vita del sommo condottiero degli Ebrei; per riscontro altri I 80 NELLA SISTINA MICHELANGIOLO -.-.- dall’ artista per sottrarsi ad un incarico per l o meno prematuro, quello vero e sentito fu la sua imperizia nella pittura in fresco ; laonde quando f u gtocbforza il cedere, gird intorno lo sguardo per avere almeno un seguito d’ aiuti, come cosa che non disdegnavano i migliori. I1 10 maggio, egli si presentb, adunque, con una breve, ma valorosa scorta. Erano in tutto sei: tutti venuti daFirenze, se non fiorentini,Francesco Granacci, Giuliano Bugiardini, Bastiano da Sangallo, Iacopo del Tedesco detto di Sandro, Iacopo detto l’Indaco, finalmente un Agnolo di Donnino. Coetanei delBuonarrotigli uni, come il Bugiardini; maggiori d’ anni altri, come il Granacci, e forse, i due Iacopi, allievi di Domenico del Grillandaio ; così, Bastiano, dettoI’bristotile,accettato a raccomandazione del protettore suo; ignoto l’ultimo, forse un semplice pittore di quadrature ; comunquc , dimostrano riunitiintornoal grande artista, corne questi mirasse a circondarsi, eccettuati forse i due primi, di artefici, della cui praticaccia nel fiescare potesse trarre esempio e profitto perlui stesso. Ci confermerebbe in tale ipotcsi il fatto ricordato dai hiografi dell’artista, che mal soddisfatto del loro colla-. borare, una mattina gittb a terra ogni cosa e racchiusosi solo sul ponte, vi ricomincib 1’impresa sua solo, togliendosi così risolutamente e tacitamente, come l’indole sua voleva, alle inevitabili importunits dei respinti, onde ne andarono in .breve rassegnati e dispersi. Dopo quanto tempo dal principio dell’opera cib avvenisse e quando, di nuovo e solo, si appigliasse al lavoro non è dctio, bench& sia facile dedurlo da una singolare circostanza. La B il nuovo lamento portato innanzi al ponteficecirca la sua inettitudine a cosiffatta specie di la- Fra gli ostacoli messiinnanzi .. .....,.... P m t I l 81 vor0 col fine d’ andarne ancora una volta esonerato. Erasene risoluto, vintodalla mortificazione per certe CBOriscenze saline,di cui s’ erano coperte lesuepitture autografe. Ci&deve bastare ad avvertirci ch’egli vi aveva posto mano nell’ invernata,chequantodire alcuni mesi dopo il brutale licenziamento degliaiuti,lavorandovi neltempo dell’anno meno propizio per rifarsi del perduto, con quel ben noto effetto, bench& effimcro, di cui si dava colpa, e che 1’amico Giuliano da Sangallo gli q ) prese a scongiurare, animandolo insieme alla continuazione. Ci sia permesso di pensare altresìche ‘?abbandono degli aiuti ebbe in lui un altro stimolo : quello di togliersi d‘ intorno test.imoni, sempre uggiosi agli artist.i, nel brancolareincerto tra il tentare ed il pentirsi. N&poi egli era diquelliche potesse riprendere da capo unlavoro senzanuove ìdee: vu01 essere attribuito, anzi, a qucsta interruzione 1’avere al1argat.a la pittura a tutta la v0lt.a einvase fin anche le pareti, mentre chc dapprima cloveva stringcrsi al centro di essa. Sia che si vog.1’ ’ la, soll circostanze tutte che dimostrano il ritardo interposto alla ripresa del lavoro, Ora non ci rimanechefarci sul ponte nella solitudine dell’ artista. La vi)ltn quale fu archeggiatadalPontelli, vcniva adinsistmc sulle pareti verticali per rnczzo (li Innottc semicircolnri i t fine di mcglio ;lsscstnt*:lc? il peso: rispondevano esse n1 s u p m o rzwo d d c fincstrc; onde si numeravano sei per ogni likf,o, c tluc per ciascuna testat.a: combinazione qucsta, trista c monotona. I1 primo pensiero di Michelangiolo fudi mutarne, se non la forma, 1’ aspetto. Simulò,pertanto, mediantecorniciature di d F :I I 82 MICHELANGIOLO - . stucco, spiccate dallecorna dei mezzi tondie congiunte oltre l’arco, ad un terzo del girar dellavblta, un pari numero di vele triangolari: da questa avvcduta cornbinazione ottenne seivele libere ai lati, qnante gono le finestre,e quattro spazi più ampiagli angoli pel reciproco incontrarsi di quelle che ivi cadono. Dal che per Michelangiolo un doppio scopo: indurre as1)ctt.odi maggior gittata eleggerezza allavdlta;creme un seguito di piani curvilinei fiammeggianti a modo di pennacchio, donde trarre ragione per la contestura del suo progetto. Egli,infatti, tolse occasione dal peduccio clei pennacchi per estollere da essi 1’ organismo architett,onico, di cui voleva strumento il suo pennello. AEdandosi alla virtù di questo, immaginb tutto intorno l’ elevarsi d’ un claustro marmoreo coronato da una robusta cornice architravata; e nclla paretedi esso,int.erpolata da pilastri sporgenti, fece in guisa chequelli pill d’ accosto , stanti sui pennacchi,si rinserrassero, e col claustro a modo di dossale vi dessero luogo ad una corona d’insenamentiaforma di catt.edra. Disopra dcl claustro lo spazio rimaneva aperto a pieno cielo: SC non che questa apertura ipetrale parve tosto all’aytista, prendere forme sgraziatissime, com’era infatti quella d‘un lungo e stretto rettangolo, seguendo le simmetrie dell’aula, poichb ne tolse argomento per chiuderla ad intervalli, simulandovi gittate cinque grandi arcaturea botte, nascenti dagli acroteridellecattedre designate.Da questaardita combinazione architettonica ne venne lo spazio aereo diviso in nove compartimenti, alternamente eguali, cioe in quattro vasti lacunari che vaneggianoverso l’aperto cielo e in cinque inquadrature negli archi di vblta, corrispondenti allo spazio verticalc dei dieci seggi marmorei. I l:: -- NELLA SISTINA (Y3 11 concettodell’artista non era concib giunto ancoraal mezzo del suo cammino: quellafreddae rigida compagine architettonica cllicdcva animae moto per mezzo dellafigurativa umana. Qui la potenza creatrice di Michelangiolo si mostra sconfinata; conun miracolo di fecondita artistica non lascib angolo, in cui la vit,a non vi rifluisse. I vani dell’etere, il vblto dei grandi archi, i .quadrilateri curvilinei negli angoli della vb1t.a portano tredici storie più o meno complicate. Oltreclicid , l’ intero claustro, acroteri, piedistalli, timpani, mensole, gira scaglionato di figure diverse,performa,permisura, per carattere, per et&, le quali non sommano manco di un centinaio: cui imp0rt.a aggiungere le figureche isolate o a gruppi vari prendono posto nel seno delle velc triangolari e negli spicchi semicircolari dei mezzi tondi, le quali arrivano ad un numero non minore di quello delle vele, ein tutto forse un altro centinaio. Davanti all’ affollamento di queste figuraxioni, le proporzioni dcl prescntc scritto suelJ1wu fwilulcllt t) viultti (‘, se non ci rcstr-ingesaimo ai punt,i principdi, per q~7nsto la vastit.& clel soggatto lo permette. Nell’ alto cielo della volta si svolge la grande pagina della creazione, secondo la tradizione rnosaica : corn’ era ovvio, gliene venne il concetto dalle pareti. Ognuno dei now campi apresi ad una storia,equeste si SUCCOdono scnm tcncr conto dcll’alterna divcrsn natwa c misura di essi. A partirc dal fondo dell:^ cnpl)clla, c primo incontrando un campo minorc, vcgpnsi : 1’ Eterno che separalaluce dalle t;encLrc; - poi,la creazione clci duegrandi luminaridelciclo; - lo spartimento delln terra dalle acque : - la creazione dell’uomo; - quelh della donna; - la tentazione dei primi parcnti, il primo I 1 . -. . .J - . _-_ -F- - 84 MICHELANGIOLO peccato e insieme il primocastigo; -il doppio olocausto di Abele e di Caino; -il diluvio; ultimo, l’ebbrezza di Nob. Per importanza di creazione, dopo questi, tengono il secondoposto i profeti e le sibilleche l’artista assise nelle cattedre del claustro, Non ci faremo per ora che a segnarle a dito : sulla curva ‘dell’altare,Giona; sulle pareti da lato, alla sua destra, Geremia, e d i seguito, la sibills Persica, Ezechiele, l’Eritrea, Gioele: a loro riscontro, la Libica, Daniele, la Cumea, Isaia,la Delfica. I1 ciclo è chiuso dalla figura di Zaccaria, l’ultimo.dei veggenti, che pende sull’ingresso principale. Agli angoli dove si coufondono le vicine due vele, stanno quattro composizioniminori : il trionfo d’ Ester; - il serpente di bronzo ; Giuditta vindice del popolo ebreo; - Davide che tronca. il capo di Golia: più abbasso entro le vele e nei segmenti circolari, talora nggruppamenti, talora semplici figure, in cui la lunga progenicDavitlicagiaceassisa o stesa a terra in atto di riposo e diaspettaxionesolinga. Pogsiamo ormai cogliere la sintcsi dcl concctto. Non v’ha dubbio, prendendo a ragionc IC storic modcstamentc sparse dai suoi antesignani sulle pareti, l’ artista intese epilogarnc il senso nel ryaffigurare la causa iniziale della venuta del Rcdcntore. La creazioncdel mondo e dell’uomo, il suo fallo, il lungo suo castigo, il primo giusto e primo Salvatore ne sono i prodromi: i profeti e le sibille, banditori alle genti della venuta del Messo di Dio, ne sono l’anello di transizione ; come tal sono ‘i raffigurati- della schiatta di Jesse aspettanti dalloro segreto il Vaticinato d’Israello. Le quattro storie angolari, tolte dalle paginebibliche,alludonoesse pure al tempopromesso e alla doppia gloria di Lui e della Vergine madre, trionfatrice clell’ímtico serpente. L’elevatezza ela serieth del pensiero artistico non soffrono raffronti. Quanto costituiva la scienza teocosmica del suo tempovi &. epilogato : cll’ e ancora quella dei primi padri della Chiesa, e qucsta crcazione postuma di veggenti d’ambo i sessi noi la riscontriamo gis nella iconografia cristiana prima del millc, dcllc cui miniature usb largamente il risorgimento artistico italiano c, Michelangiolo più arditamente di quant’ altri. Cid che pare ancor meglio prodigioso sono la semplicith e la chiarezza del concetto incosì varia complicazione di elementi: ma va distinto ancor più per 1’ arte grandiosa e potente, con cui gli diede forma e unith. Egli &. in questo che si mostra più che mai sublime edunica la personalith del maestro. I soggetti svolti dal suo pennello sono pur quclli trattati le mille volte prima e dopo di lui ; ma chi non sente davanti ai suoi lo slancio d’ una .mente vigorosa che spazia nell’ infinito? Giammai prima d’allora non si stampb a segni-pihcaratteristici l ’ i r n ~ m n n w dramma caotico. In quattro dellecinquegralldi composizioni,incui l’ Eterno appare crentorc, qucsti t.ras\-ol;l nellospazio,colla rapidith delfulmine,immaginevcncranda degli anni e delsenno maturi e del corpo incorruttibile. L’artista ha reso evidente questa idea specialmente nella storia della creazione della luce, nella qunlc l’immagine del Creatore vedesi contemporaneamcnt,c d i fronte e da tcrgo, quasicheall’occhionon fossc tempo per affissarvisi, chc si&era sparita. Ancor.piu mirabile è il momento, in cui infonde vita nell’incrte massa della plasmata argilla. Ncllc forme umane questa giace distesa e sonnecchiante sulla vetta d’una rupe : il supremo Creatore gli trasvola daccanto trasportato da un aureola di spiriti dell’aria; a lui basta lo stendere del braccio, allun- - . I 85 NELLA SISTINA m m -mm I 4 L I I l I I I l I I I I I . . - -. . .. . . . .. I ! I 86 I MICHELANGIOLO gando l’indice, perche scatti, pel tramite della protesa ma110 d’Adam0 e quasi attratta a forza, la scintilla della vita, onde questi pare che tutto si risenta, sollevandosi improvviso. In questa composizione si direbbe che 1,811tista ha divinato la modernascienza dell’elettricismo. e le forme della sua trasmissibilith. Nella storia seguente non meno notabile la figura d’ Eva che alla voce dell’Eterno si leva timida e pudica dal fiancod’Adam0 , vestita di grazie femminili, quali l’artista giammai non ebbemeglio ad immaginare. Allorquando egli ponevamano a queste invenzioni, le prime in ordine di storia, egli aveva gis condotto a termine le altre quattro, fra cui quella del Diluvio, che fu il suo primo lavoro a fresco, e segna ïl momento dei suoi. tentativi solitari; infatti v’ha di che avvedersene. Come in brevissimotempo avesse superato lo stadio imparaticcio, e vinte le più ardue prove del freacante, lo attestano poi le figure delle sibille c dei pro€eti che siedono intorno a questo Ambito anteriore della sala. Aveva egli allora varcato di poco il trentesimo anno cl’ eta, e vi mostrava la coscienzadelpienopossesso dclle sue forze. Il pensoso e insieme ispirato Isaia, la tranquilla Eritrea, vegliante nella letture al lume d’una lucerna, cui un putto rinnova l’ olio, la veggente Delfica col guardo fisso nell’avvenire, segnano gis il novo periodo. Un gran passo compitodall’ artista fu quello al certo nell’opera dei nudi garzoni che si raccolgono in. vario modo seduti sugli scamilli superiori ai pilastri del claustro, dove tengono in mezzo le brevi gtorie dei sottarchi, e hanno a p parente officio di reggere con bende o festoni di frondi le medaglie simulate d i metallo a fianco delle storie anzidette. Sono questi, pifi che garzoni, atleti dalle membra NELLA SISTINA 1 .- ! i l . . -._ 87 tihiclle, la più chiara protesta contro quella pittura sciocca, quale ingiustamente la definiva il Buonarroti, c come chi volesse significare insipida, per cui si vanta e si ammira i n oggi il quattrocmto it,aliano. Sono essi liberamente atteggiatia riposo, ma con tuttii segni d’una reale inquietudine, siffattamente si stanno male adagiati, e colle membra contratte sopra S& stessi. L’artista non fece che tradurvi la nota dominante dell’arlilno suo, e per questo sono ammirandi. Nelle figure degli antecessori della Vergine la tranquil1it.Be la solennita della posa sono ben maggiori, ma da questa pure si rivela una energia quasi morbosa che non permette la quiete e 1’ abbandononemmanconel sonno; e valga n prova l n sua giustamente celebre statua connessa al sepolcrodi Lorcnzo de’ Medici, la quale si contrac piuttost,oche giacere dormente sul lubrico pendio, dovc la colloco l’artista, Prima di pondcrare nelsuo tutto il merito artistico dell’opera, non pub esscre inutile di notare u n e1wwc che di mano inmanosipassarono gli scrittori chene tennero parola, a cominciare dal Condivi. F u deth fin dall’origine che l’intera volta fosse il lavoro di venti mesiditempo.Sappiamocon assoluta certezza essere stata incominciata lapittura il 10 maggio 1508, loche persuade gi&che i cartoni si avessero giA preparati : sappiamoche,dopo la data medesima, il primo lavoro, quellocondotto colmezzo degli aiut.i, vennescanicato per intero; snppiamo che poscis fu ricominciato di nuovo da lui solo, e al motlo ist.csso sappiamo la prima sua parte, ciok la meta anteriore, cssere stata scoperta, sebbene imperfetta, pel giorno primodel novembre 1509 onde soddisfare all’impazienza diGiulio II che, pel giorno indicato, voleva sgombra la cappella al fine di celebrarvi I: I ’ I 1 I - L :I . 1 . 88 MICHELANGIOLO -- l’ ufficio divino, ma effettivamente per mostrare come col suo pugno di ferro aveva piegato il piil inflessibile degli artisti. È chiaro: la prima met& della volta aveva costato al Buonarroti oltre a dodici o quattordici mesi; come non argomentare che almeno un egual tempo abbia richiesto l’altra meth che b la parte più accurata e quindi meno rapida dell’ opera sua? Qui, i suoi biografi contemporanei e i ciechi lodatori caddero nelle più strane contradizioni: nulla giova a noi dirilevarle, contentandoci di sapere per una lettera dell’Alidosi, nel 1510 starvi egli tuttavia intorno,edueanni dopo sussisterviancora i ponti; le quali circostanzelascianosupporre, per la sola seconda parte, ben oltre i venti mesi chedalla comune degli storici d’arte si accetta ad occhi chiusi per tutta l’opera, confondcndo il primo intervallo, dal maggio all’ottobre dell’anno successivo, per quellodellavorointero. A noi lontaniposteri del grande artista, se 6 possibile comprendere l’ entusiasnlo ccondonarebenanche leintemperanti ammirazioni del diluitempo, a noi 6 ancor meglio dato di misurarne il valore e le conseguenze di fronte ai suoi successori. Non v’ ha dubbio ; la valta della Sistina 6 , non che il sovranolavoro dell’ artista sommo, il più grande dei lavoridel suo tempo, imperocche la sala della Segnatura non erasi ancora aperta a contendergli il primato. Non v’ ha dubbio del pari, che egli spianb la via dell’ Urbinate; e da questo lato, 1’ammirazione nostra, concorde con quellade’suoi conternporanei, 8 inappellabile. Ma l’ ingegno oltrepotente del Buonarroti, nell’ impeto dell’animo più che della mente, smanioso di romperla colla tradizione, mal riguardandola quasi catena alla liberta delpensiero, devid dal logico cammino dell’artepergittarsi a capofitto nell’apoteosi I I I . .... - ... ... S9 NELLA SISTINA . . . - .- 11011’ oncrgia vitale edella forza animale, mediante la Iwstanza e la gagliardia delle forme corporee clell’uomo. U n drappello dei migliori, ilBdticelli, il Signorelli, il Vannucci, che lo avevano I)rccorso ncllavoro alle pareti dellaSistina,vivevanoancora.Essi clhcro certo a strabiliare clella fantasiaprepotentc c frtlminea del loro successore ; ma ebbero, nell’ atto istcsso, c w t o a domandarsi nel segreto del loro animo (cllb il farlalislun del tcmpo non avrebbe permcsso pubblicamente) SC ncll’Eterno splendcvaquellamaesth tranquilla e serellit che dal nulla suscita il creato colla sola forza del verbo; se nome diprofetie di sibille meritasseroquelle ralligurazionidisagiate,dalle pose convtIlse, dalle estremith contratte,aggranchiatc, ravvoltolatein un culnulo (li panni c h vincc il 1)isogllo c il carico dclla persona; se gli adolescenti oncle si corona il sommo dcl claustro, piil ehe gcmelli nell’aspetto, usciti da un modcllo unico, nonostantc la varicta delle teste, e poi,tt1tt.i mcmlwnti, fvcmcnti d’inqnictudine ncl violento loro riposo, rispvndcsscro con qucllc fvrmc marnlorec, con clue;oli atti di ginnada, con quclla picna nudita del corpo, alla sarlt,itti del luogo e alle idee stesse dell’artista? Ma ormai era vana ogni protesta : lacaterattaera dischiusa : quel portentoso contesto diossa, di muscoli, ditendini,di cui consta la macchina uomo, pretendevaal picno cd unico trionfo ncll’arte: in altre parole, la matcria volcva il dominio srdlo spirito, c la vittoria parcv:i tanto grande, quanto più talc era colui chcnc inalznva il vessillo. Per l’ artista non cra pcrb ancorala pienezza del trionfo : arrovellavasi, minacciato, come si credeva, dal giovane e degno suo emulo,entro i suoi confini della Sistina e nella continuazione istessa del suo lavoro. Non 7 ... L I I 90 1; I’ .:JI li ’ i i l I I I 4 I I 4 ’ 91 altma, compresi i due mezzi tondi, su cui s’imposta la vdlta, onde uno spazio pocopiùd’ un quadrato, dicui la verticale tiene l’altezza maggiore. La composizione invade intero questo campo,ma si divide e si suddivide i n aggruppamenti diversi. La celebrita acquistata, fin da principio, da questodipintoci dovrebbe cscntare da qualunque cenno, se non fosse necessario di porne in sodo il generale compartimento per meglio coglierne il senso. Nonoccorre dire checollocbin alto la parte celestiale della sua composizione; a destra delCristo gli eletti; i reprobi, dall’opposto lato : al basso, l’inferno; e compì poi lo spazio intermedio di scene aeree che congiungessero la partme superiore colla inferiore. In questa disposizione che l1arrehbc nmlotonn per simmetria, ne studib così vario 1; e s l w ’ t m e o il ~r~ovimcnto che, mentre non ne va alte- II rata la unita della scena, nulla ti ar~ivacli preconcetto o di artificiato: pcrtutto v’ha qualche cosa che mira it toccarci in modo singolare. Cosi, la scena inferiore i: distinta in duc parti : a sinistra dello spettatore, la re- ! surrezione dei morti: IC tombe si spalancano, ln terra si squarcia pcr dar passo evocati agli dalle tron~becelesti : i corpi si levano sotto tutte le forme del cadavere, dal I I I NELLA SISTINA 1 Giudizio finale, siccornc soggctto nell’indole delle di lui ispirazioni. Nb il papa ingannavnsi; sennonchbdi poco tardava a discendere nella t,omba (settembre 1534). F u per tal modo che toccb al successore suo, Paolo III, un Farnese, l’onore di .connettere il proprio nome alla grande pagina che Michelangiolo aggiunse alla sua vblta. La nuova sua opera comincib, peraltro, con un doloroso sa-. crificio: avendo essa a distendersi dal piano della mensa dell’ altare al sommo della parete, fb forza mandare a male le tre storie a fresco del Perugino. Il nostro tempo cedendo anche davanti al sommo artista, avrebbe proceduto ben diversamente coimezzi di esportazione che gli sono comuni. La pittura del Giudizio, mentre prende la parete in tutta la sua larghezza (m.i 14), elevandosiperb disopra dell’ altare, non ne occupa che circa due terzi della l 4 -- i ne andb tranquillo se non quando Giuliolofece certo della sua parola che nessun altra mano sarebbe venuta a violarne la soglia.Non b supporre troppo il credere che da quel momentobalenb alla mente di Michelangiolo il pensiero di affrettarsi amettere pegno sulle pareti ancor libere. Madovevano corrcre quasi trenta anni, da quel giorno,prima che il proposito diventasse realt&, ed intanto su lui erasi versato il pcso degli anni, comeche toccasse il sessantesimo anno cl’ et8 quando vi S’ accinse. I1 secondo dei Medici, Clemente VII, che nell’ intervallo di tempo erasi assiso sul trono pontificio, quasi ad alleviare 1’ artefice dalle noie,onde lo aveva distratt,o per la sua Firenze, lo richiedeva un giorno di recare a fine 1’ opera della Sistina, e gli proponeva a. tema della parcte sovrastante all’ altare la storia del il l i MICHELANGIOLO nudo scheletro alla mummificazione più o meno compiut,a, fino alla freschezza del vivente, e o nudi o traendosi dietro la sindone o le fasce funerarie, in cui furono avvolti. La boccadel Tartaro nel mezzo, occupata da alcuni demoni alle vedctte, scrve di transizione al lato destro, dove la scena dell’etcrno castigo 0 piena di terrore, d’angoscia e di lamento. Un somigliante principio d’ ordine equilibra il campeggiamento intermedio nel libero aere. Nel mezzo s’ qgruppa isolato unnodo d’ angeli chedannofiato alle. v ’ , , 8: !i l’ li II 1 e . . ----- 92 . ’ MICHELANGIOLO trombe rivolte verso i quattro vent.i della terra, mentre due di essi tengono spalancato il libro, in cui 8 scritto il diverso destino delle anime : ai fianchi di essi la doppiacorrente degli eletti e dei dannati, ascendente l’una, discendente a precipizio l’altra, presenta uno dei contrasti piil caratteristici: coi primi e uno spettacolo di pace, di concordia, di benevolenza; essi ascendono lcggicri, sorridenti, soli, a ‘gruppi, taluni porgendosi la mano o abbracciandosi, sollevati quasi, da un’ attrazione occulta: e tra coloro che si levano dalle tombe chiamati alla gloria dell’ empireo e la coorte dei santi non v’ha quasi soluzione di continuit& Al contrario dall’opposto lato, si affaccia la lotta, l’ accapigliarsi forsennato; i maledetti che nel1’impeto della disperazione vorrebbero abbat.tere le porte del cielo, davanti alle quali sopraffatti dagli angeli sono ricacciati a colpi di pugilato, intanto che gli spiriti dellc tenebre li traggono al basso,avvinghiandosiloro alle membrainferiori. Nel paradiso, il posto eminente ¿? tcnuto dal Cristo giudicante : alla sua destra la madre : ai fianchi, ai piedi, tutt’intorno la coronadei santi 6 in prima linea, degli apostoli,dei protomartiri: sull’ alto, nel senodei mezzi tondi, uno stuolo d’ angeli per ciascun d’ essi palleggiano, a -simbolo di trionfo, lacroce,la colonna egli altri strumenti della passione del Redentore. Tale S’ affacciadiprimo tratto questa paginasmisurata, tragedia finale de1l’umanit.A. L’ idea predominante 8 il giorno dell’ ira divina: la terribile parola di maledizione trova un’ eco pertutto : e l’ animo sarebbe tentato di ,togliersi da quello spettacolo, se qualche cosa di ben affascinante non lo tenesse incatenato davanti: 8 il fascino irresistibile del genio. NELLA SISTINA -- 93 Si lasci al tumulto deiprimi affetti sottcntrarc la. calma dell’ osservatore, e lo spiro che dal lavoro vi aleggia in viso, vi porta 1’ ecoclcllapoesia apocalittica e dantesca, in quanto esseposseggono di piùspettacoloso e insieme di piùplastico.Quindi,ncssunverosentimento cristiano, nessuna schietta clcvmionc rcligiosa. Piacque vederc nell’opera analoga del Siguoldli nel Duomo di Orvieto il Seme di quella della Sistinn. Qllalcl~c fortuito e inevitabile incontro non basta. Vi n~ancala prima condizione, 1’intimo sentire dell’ artista. Del resto nel Buonarroti ferveva il desideriodisvincolarsi dalle troppo ascetiche consuetudini.Ond’echeilCristo SLIO si mostra il sommoGiove dantesco; anzi un Giove tonante, cui manca il fulminc in pugno, per essere quelle d’Esiodo. Ln, mndro sun 6 una femminetta sbigottita senza il contegno regale della predestinata nella, stirpe di David: apostoli e santi coisimbolidel martirio sono un’incomposta accozzaglia gesticolante di esseri umani più o meno irh-amente nudi, dnllcforme erculce, dagli alti ignobili: si crcdcrcbbc un olimpo pagano tunmltunntc in anlli per respingere la s~r2l;~t;t clci figli delle tcnebrc. Gli nngeli non sono 1’aligcra c composta schiera dell’ aria ; noli posseggononemmeno gli strumenti per rcggervisi, eil loro corpo istesso, tutto terreno, non ha che lo distingua da quello dei genii d'Averne. Nè, per compiere la prova dell’ispirazione dantesca epagana, vi manca il negro Acheronte, c Carontc dagli occhi di bragia che a colpi di remo sollecita i pigri, c il ringhioso Minosse doppiamente avvinghiato dal serpe, e ncmmanco il peccatore carcato con .ambo l’ anche sull’ omero d’ un demonio; tanto che nella costoromasnada vi pare di riconoscereMalacoda e l’immonda sua famiglia. . T--- . -. . . . . . . . . . .. . ....................... (* . ~ 94 .............. . __ ....... Non deve recar meraviglia se ad una ispirazione così esteriore e pagana in tutto corrispondano le forme. I1 Laoconte e 1’ Ercole Farnese se ne stimerebbero i modelli: l’ abuso delle nuditA cheallibirono Paolo IV, richiese le brutture peggiori di Daniele da Volterra; tutta la disposizione poi delle figure segue un moto turbinoso, quasi che fossero i,n preda alla bufcra infernale che mai non resta. Oltre di cib, il carattere predominante, ancor più che nella valta, t!! quello di lavoro fatto per la scultura:e non solo & presentata la composizionecon tale un ordinamento a pianichepotrebbesenza grandi difficolta essere tradotta in un vast.0 bassorilievo, ma le parti carnose eccedono tanto nell’aspetto muscoloso e solido da sentirsi la materia del m.armo. È una vittoria compiuta del sensualismoplastico, della scultura sulla pittura. Nonabbiamo fatto parola dell’arte di Michelangiolo nel colorire. Corn’ 8 ovvio, dopo quanto si disse, egli non vi pretendeva punto, ed era questo così lontano dai suoi vanti che si confessavanel sonetto a Giovanni da Pistoia, nofi pittore. Tuttavia, ilcolore nella Sistina adempie abbastanza le necessii3 dccoralive; e come egli prestava le sue ispirazioni a Sebastiano del Piombo, da l u i doveva torre in ricambio qualche cosa,ed era quel sentimento, sebbene invero affatto personale, che questi aveva recat.0 seco dalla Scuola Veneta. Oggi, peraltro, non sarebbe possibile un sentenziare securo. I danni gravi che entrambi i lavori ebbero a soffrire dalla pold) vere, dal fumo degl’incenai e da quello dell’arsione delle schede dei Conclavi; poi, inoltre, le sconciature in alto, gli screpoli della valta, talchd alcune delle figure andarono, pih che guaste, perdute; quelle patite dalla pa, .~ .... !13 RETJLA SISTIXA MICHELAXGIOLO ~. . reto provenienti dall’ ardore rlci lnmi, dallo sfregamento tlcllc scale e degliapparat,i ccclcsiastici; peggio ancora quclle recate dai pretesi rcstaurntori, - danni e sconciature, diciamo, oltre ogni dirc misormtli che ottenebrano gran parte della valta, dovc f u dal ttmpo rispettata, e hannopressochècancel1at.ala parte piil bassa del Giudizio. Il dcstino pare irridere agli sforzi m l : u l i d i conservazione, dove più forti nesono IC ragioni c l’atnotv; e all’artc nella cappclla di Sido IV non ftz molto piil I)otlig:.no clle a quella nel refettorio delle Grazie. Davanti all’ irlcsorabile ira deisccoli i duo grandi emuli, Leonarclo c Michelangiolo, vanno qnasi del pari. Al secondo fece pi<l: lo arrestb nel suo proposito clic era di dare un riscontro al Giudizio, sull’opposta paretc, colla cacciata di Lucifcro dall’ empirco. Qualora si riguardi la doppia opera rlell’artista istesso nella Sistina, un nuovo ordine di considerazioni nemcrgc. La superioritg artist,ica della prima in ordine di t,cnlpo 6 cosaormai(1s tntt,i p~*oclam:~ta, bcnchc ne vada piil f i ~ l ~ ~ olas nscconrln. LA, 1’ artista asmrgc nella ma. vil-ginith diconcctt9 c di mano: qui, ilcancroche nc 1’0deva gig l’ascoso congegno, 6 fatto l i ù che mai mnnifcsto, l’ esagerazione, la violenza fatt.a al vero e alla dignit8 dell’arte. Nonsi ravviserebbe davvero ncl suo autore quel dessoche nelle sue poesie si sdilinquiva, in scnsi ed espressioni pctrarchesche; tanto l’uom.) nello suc manifestazioni tlclle formc gmficllc pu0 con1 ~ a l t l i r cquello degli scritti! Del rcsto, il Buonarroli meno meravigliosonelGiudizio c h nella,vGlta, tal è invece qui di piil, pensando agli anni chc lo aggravavano, dal 1534 al 1541, in cui proseguì infaticabile nel lavoro : egli toccava allora ormai il sessantesimo anno, senzache gli I 96 MICHELANGIOLO NELLA SISTINA venissero manco l’ ardore e l’ impeto giovanili, la chia-. rezza d‘ idee propria dell’ uomo maturo, l’ ordine nel comporre, la fermezza di mano nell’eseguire, che sono quella contemperanza di doti, ond’ t? costituita una grande potenza artistica. Sarebbe stoltezza negare che con lui, e specialmente colla pittura del Giudizio. finale, non sia cominciata per 1’ Italia quell’ e r a n e f d a , e forse f a M c , che le tolse dallafronte il sertoconquistatonei secoli precedenti. Egli volle e riuscì a mostrare quanto l’arte potesse colla solavirtùdelleformeesteriori.Ncllasuamentenon stava confitta che una sola idea: la parola di terribilitd, coniata appunto al tempo suo, ce -la esprime intera. Ma. i suoi ammiratoricontemporanei, come i successori imnon videro il fine mediati, non vidcrol’anguenascosto: preposto ai mezzi, i dirit,ti del pensiero conculcati a vantaggio delle lusinghe del senso. Tanto pub la magia. del genio! E questa mngia. egli ln confidb, sopra tutto, alla Sistina, onde i suoi imitatori cadtlero come i reprobi usciti dal d i lui pennelio, cd egli stesso, come il Cristo, imprleca su loro coll’opcra rimasta. L a qunlc, quando pur andasse del tuttodistrutta, fia, clle 111: durieterna la memoria siccome d’uno dei più grandi monumenti creati. . dall’ arte nel corso dei secoli. G. MONGERI. ARCHITETTO C I V I L E 1 l i I I 1t I i i Bench& il Buonarroti, 1’ uomo dalle quattro anime, anche nell’ architet,t,ura tanto sapesse quanto era necesd i sommo;comeavevaprovato sario a salirvinfama col primo disegno clel mausoleo di Giulio II, composizione, in cui le seste ebbero larga parte, e nuova, e importante; purenonviattese diproposito che gi8 innanzincgli anni,quandoncl 131s papa Leone S gliallo@ln f x Pircnzc. Xc fccc ciatn clclln rtnsilica L;lu!wui:mndi egliildisegno c 1)oi il morlcllo dilcgno, e nnchc ax10 a Carraru p ’ m a m i e 1 ~ 0 IsI I ~; ~ ~ I Odl‘ , o p v a , suLLo111: iuutilmente.Nel 1520, semprc committentepapaLeone, incomincib la fabbrica della Sagrestia Nuova di San Lo1 Con qucsto titolo doveva essere qui st:mpato un articolo del professore Cilmmillo Boito, urlista noIl meno clle scrittore egregio. Faccende imprevctlrrte, dopo averlo promesso gli tolsero di dettarlo. Non sapelldo li IWL’li conlc supplire al difetto, nè volendo che il libretto secondo il cr~ncctlodivisato riuscisse manchevole, pensammo’ di riportare alcuni dotti criteri sopra le maggiori opere architettoniche del Buonarroti, estratti da libri insigni così straL’EDITORE. nieri come italiani. d r -. .. 9s SIICHELANGIOLO ARCHITETTO CIVILE . - 99 . renzo, e poi nel 1523 la bella Libreria .amesBa a questa insigneBasilica. Dopo il 1534, mutate affatto le sorti di Firenze, il Buonarroti, fermata stanza inRoma, fu eletto l’anno appresso pittore, scultore e architetto delVaticano. Allora gli furono affidate le opere più grandiose che l’ arte del suo tempo vedesse. Baster&ricordare, il riordinamento della piazza del Campidoglio e i tre palazzi che la fiancheggiano; il famosocornicione ei lavori del cortile nel palazzo Farnese; i disegni d’alcune porte di Roma, in ispecie di porta Pia; quello della chiesa di San Giovanni de’Fíorentini; la chiesa di Santa Maria degli Angeli che inalzb sulle rovine delle Terme Diocleziane, e infine i lavori stupendi della Basilica Vaticana, quando,mancato prima il Bramantee poscia nel 1547 Antonio da San Gallo, il Buonarroti fu chiamato ad assumerne la direzione. Per chi ha veduto la cupoladi SanPietro, monumentocheonora il mondo, non fanno di mestieri altre considerazioni. I i I La Biblioteca Medicea e la Sagrestia di San Lorenzo. . . 4 Nella prima met,:\ dol sccolo XVI non molti erano gli esempiconosciuti dcgli ordini architettonici adoperati dagli antichi, sccondo il vario carattere proprio dei singoli edifizi; c il pubblico non aveva ancora potuto as- I . I ouvrages de MICHEL-ANOE BUONARROTI, Paris, chez Firrnin Didot, 1835 in g.’, p. 287-296. Libera traduzione. ! - . i I . . suefarsi allavera critica delle propriet8 nell’arte edificatoria, ne gli artisti impararc a rispettarne leconvenienze. Le osservazioni che vengono dal gusto e che sono il resultato della erudizione acquistata sopra i diversi monumenti a mano a mano studiati, non cran0 tante ancora da offrire gli elementi necessari ad una compiuta teoria. E sebbenesiconoscessero gi8 i divorsi ordini della classica antichit&, cibnon era senzaconfuaionc , specialmente rispetto al loro vero carattereeal Luon uso che era da farne nei diversi monumenti. Importa dunque sapere fin da principio che quando Michelailgiolo costruiva la Biblioteca e poi la Sagrestia Nuova di San Lorenzo, la critica e l’erutlizione dell’arte avevano di poco progredito: eravamo sempre rimasti a2Za S e m plìce grammatica, ma la poetica artistica, per continuare il paragone, considerato il picco1 numero degli antichi modelli, non aveva ancora esercihto sopra i concepimenti degli artisti la necessaria influenza. Non vuol negarsi che l’arte prat.ica edificatoria avesse fat,to gran passi, ma noncosì la. tcorica, chc ablmccia il sCgrct[) dclla composiizionc,dcllo st.ilc e clcllc formespeciali dn adoperare secondo la clivcrscz intloledeinzonunlcnti. G l i esempiprovano chiaro come allora S’intendessero poco le finezze della teorica, la quale considerando i differenti ordini architcttonici come la speciale significazione dcL 1’uso o della proprieth morale degli cdiiizi, assegna a ciascuno la forma e la misura più analoghe, nonmeno che la scelta dcgli ornati piu rispondenti. Queste considerazioniabbiamo voluto che precedessero l’esame dei duo monumenti michelangioleschi. I1 nome del grande che gli inalzava, ela famache non ha mai cessato di ripetere le sue glorie, nondebbono . -, ...- . . 100 MICHELANGIOLO ARCHITETTO CIVILE . 101 ~~ l impedire alla critica le necessarie osservazioni. Una tale reticenza nuocerebbe alla imparzialita della storia, e ser-. virebbe assai male chi non ha bisogno di poveri riguardi. Esaminando dunque laBiblioteca e la Sagrestia Nuova. di San Lorenzo con questa critica indipendente che tien conto e mette in bilancia tra diloro le diverseragioni di luogo e di tempo; crediamo di dover considerare primieramente cib che si riferisceall’usodegliordini architettonici, qnali allora si adoperavano nella decorazione degli edifizi. La conoscenza positiva dei veri ordini dell’architet tura era sempre circondata d’oscurit8. I grandi e nume-. rosi esempi dei monumentigreci non avevanoancora potuto chiarire il sistemaarchitettonico. Si erano introdotti due ordini bastardi eparasitisotto il nome d’or-. dine Composìto ed’ordine Toscano. E fu senza dubbio seguendo le tracce di quest’ultimo. che Michelangiolo predilesse nella decorazione del vestibolo della Biblioteca di San Lorenzo certe forme che il progredire delle cognizioni’ dell’arte tiene di presente come bastarde. Infatti, quello che potrebbe chiamarsi tuttavia, secondo certe testimonianze di Vitruvio, l’ ordine Toscano, non trova nei monumenti autorita di sorta, e i moderni, prima delleultime scoperte, lo designavano sopprimendo i tipi caratteristici di quello Dorico. Tale e pertanto l’ordine adoperato da Michelangiolo nella decorazione del vestibolo di questa Biblioteca. Si potrebbe rimproverargli la troppaaltezza e ancheuna certa tal quale povert&, forse perd analoga al carattere del luogo. Anche si potrebbecredere, seguendo la maniera diatonicadegliordini greci, che l’ordine Ionico avrebbe risposto meglio al carattere d’ una biblioteca, come quello che sta nel mezzo alla gravith dorica e alla ricchezza elegante corintia. E dobbiamo del pari riguardarc come difetto l’abuso dell’accoppiamento deipilastri ncl vcstibolo, in specie quando nessuna ragione poteva giustificarlo. Par proprio di vedere che in quest’opera egli abbondassc dcimateriali a seconda dello spazio. Vogliamo clirccioc), che si lasciasse scorrere dalla matita liberamente ccrti til’i mchitettonicie certi ornati, di cui. anche di prcscntc ci domandiamo il significato, come se vedessimo la scrittura di una lingua sconosciuta. E questo 8 necessario ripetereancherispettoalle decorazioni del gran soffitto di questa Biblioteca. La disposizione grave e severa delle murainterneavrebbe voluto inesso,in luogo di ornanzenti arbitrari, senza effettoesenza carattere, unamaniera dccorativa chc rispondesse alla disposizione dei pilastri toscani. P c r esempio, uno scompartimentoa cassettoni, rispondcnte all’insieme, avrebbe accresciuto dimolto 1’ effetto, d’ altra parte assai rrlccliocrc, di qno’piccoli ricami nrnbcschi, la insignificanzn dci q d i , anche a prima vista, prova soltanto che in quel tempo lo stile degliantichi arabebeschi era poco conosciuto fuori di Roma. . Ma se nella Biblioteca Laurenziana Michelangiolo fu obbligato di conformare l’insieme e le parti singolc dclla sua composizione alle necessita di un fabbricato antcrior-mente costruito; non fu così ncllsSngrcstiaNuova, inalzata per divenire la cappella scpolcrale di Lorenzo e Giuliano de’ Medici. L’artista creava di nuovo per collocarvi tombe che esso stesso inventava e scolpiva; nessuno dunque meglio diluipoteva conoscere quale do%-esseesserne il tipoe la conveniente disposizione. -. 102 ’ MICHELANGIOLO 1 : I : : : - I n .. *- * 1 i i I I ! h -*m 3- . .- . ..- . 103 . La piazza e i palazzi’del Campidoglio. 6 La piccola collina del Campidoglio, di prescnte nel centro diRoma, e che fu l’bcropoli, la sacra cittadella del più vasto e posaente imperio del mondo, dopo la ca- 1 VASARI, Vita d i MicheZangioZo Buonarroti. de Bonae moderne, notices historiLibera traduzione. ques et critiques. Paris, 1825-30, tom. III. 9 0 , ’ pi --- secolo dopo avrebbe snaturato l’arte e tolto all’uso degli ornamenti regoIa e ragione: << La quale licenzia ha dato 4 grande animo a quelli che hanno voluto il far suo di 4 mettersi a imitarlo; e nuove fantasic si son vedut.e 4 poi alla grottesca,. piuttosto che a ragione o regola, a a’loro ornamenti 9. * Ecco, press’ a poco, le principali osservazioni (rip? tute dagli ammiratori istessi del Buonarr0t.i) sulla parte decorat.ivadi questo monumento,che anche di prcselltc deve esser tenuto tra le opere sue più belle. Succeduto nella fabbrica di San Lorenzo ad un uomo sommo e altamente ammirato corn’ era Filippo Brunelleschi, autorc della stupenda cupola di Santa Maria del Fiore, Michelangiolosifece dovcrc di seguitarne le orme fino nel disegno della lanterna chechiude la cupola di questa Sagrestmia.Tutto considerato, convicn ripcttcrc che qucstn fabbrica è dicerto una ddle migliore cose micll~lnngiolesche, sia all’ esterno per la bella curva dclla sua volta e per la cupola, sia ncll’intcrno per la nobile ed elcgantc decorazione dc’ suoic:lssct.toni. Scmhra chc ?\lichclnn- .I . , __ .-. ._. ARCHITETTO CIVILE .- Sembra perd che. questa poetica architettonica non avesse ancora trovato facileaccesso nella mente degli inventori e nelle idee generali del gusto. Parrebbe infatti che questa volta Michelangiolo avesse dovuto ricorrere allagrave e seria indole dell’ordineDorico,affinch6 questa cappellarispondesse alla severit& della sua duplicedestinazione. Nonostante egli la divise in due ordini di pilastri corinti, uno sopra all’altro. Ora 8 notevole che il Corintio, serbato B significare la pib grande ricchezza congiunta alla maggiore eleganza, abbia avuto la preferenza in un luogo che per la sua duplice destinazione doveva essere semplice e gravel Ma erano tanto pochi, lo ripetiamo, gli esempi conosciuti, da non essere allora possibile designare la gerarchia dello stile negli ,ordini dell’ architettura Del rimanente, la critica ha da assai tempo giudicata solennemente quella Sagrestia diMichelangiolo. L’ ordine superiore di essa & sopra tutto laudabile per le proporzioni correttissime che vi si ammirano e per la purezza elegante delle nicchie a colonne, di cui 8 adorno. La bellezza di questa parte contribuisce assai alla critica di quella inferiore , incui non ~kpontlono all’insieme le magre B allungate colonne e gli ornati affatto capricciosi, corne per esempio quei bizzarrimascheroni, e d‘invenzione tutta nuova, i quali contrastano con la saggia temperanza della rimanente composizione. Il Vasari, granda ammiratare ed amico di Michelangíolo, lo. loda d’avere col suo spirito d’indipendenza liberato l’arddettura dalle pastoie, in cui 8’ ers lepta, seguitando rigorosamente gli antichi precetti. Perdil suo entusiasmo non gli vieta di riconoscere in questa.indipendenza troppo spinta una delle cause del disordine, che un . .. LE TAROUILLY, Edifices - l MICHELANGIOLO ___ __ -- -.. . ~~ 104 1 .- duta di questo subiva una grande trasformazione. Della forte roccaedeitempli,in ispecie di quello eretto S Giove Capitolino, l’archeologo appenariuscì a trovare qualche vestigio. L’opera grandiosa dei re edella repubblica romana, rifatta poi da Silla, da Vespasiano e da Domiziano, pih non esistevanel I X secolo dell’ era volgare. Ne il Campidoglio odierno risponde alla grandezza delle memorie che ridesta il suo nomc. Invece della magnificenza monumentale di questo antico luogo, si vede dipresenteuna piazza di mediocre ampiezza, decorat,a distatueantiche colossali, e di trofei, e circondata su tre lati di palazzi d’un’ architettura simmetrica, ma che non ha in se maesta vera. Ridire le diverse trasformazioni clel Campidoglio, fino ai tempi di Michelangiolo, che dette a questa piazza l’ordine serbato anche oggidì, sembra superfluo; bastera far sapere che ‘desiderando iConscrvatori (ilVasariattri, buisce questo desiderio al popoì0 romano) togliere il Campid-Ogliodallo stato d’abbandono in cui era, restituendogli una parte almeno dellosplendoremonumentale conveniente alla celehritg del luogo ; papa Paolo III ordinb a Michelangiolo di apprcstarnc il discgno. I1 grande artistaquando ricevette questo nuovo e nobilissimo carico, era gih innanzi negli anni e dirigeva la fabbrica di San Pietro. E sebbene da esso, bisogna pur dirlo, sipotesse sotto certi rispetti desiderare di più; tenuto conto delle difficoltb superate in quel breve spazio di terreno senza la necessaria distanza, l’opera pub dirsi lodevole. Di più che la generale disposizione della piazza,non lo dimentichiamo, era giA designata dalle costruzioni fatte durante il medio evo, le quali ne formavano la massa prin- . ARCHITETTO CIVILE 105 .- Michelangiolo per indole Iramavafare di nuovo ; pur non volle allontanarsi dai dati primitivi. Solamcntc, conoscendo l’angustia dcl l ~ ~ o g osi, sforzb d’ingrandirne l’effettoapparente. E senza du1Jl)iocon questo intendimento scelse quell’ ordine colossnlc (li nuova maniera, che poidopo il secolo STTIin mano clc’ moi incsper1t.j. imitatori deturpb tanti monumenti. Egli C ~ J ~ J1)crb C una migliore ispirazione nel disporre le facciatc dci tluc cdifizi a destra e a sinistra, in modo divergente, cioh piu prossimc all’ingresso della piazza e piil discoste in fondo, gresso il l’alazzo dclSenatore. Siffdta idea contlibui ,all’ effetto delle lineeprospettichc , amoltiplicarne il risalto c a rcndcrncIC f a m c piì1 accidcntali c pittorcschc. I trc cdihi clic circondano la piazza sono : in fondo a levantcil palazzo delScnatorc, a diritta rcrso mczzogiorno quello dei Cunscrvatori (la mullicil)alit;‘L), 11iri1~1pctto a sinistral’altrodcl Museo Civico. h l lato (li pmelltc la piazza ha un lmapctto cli ljalaustri, clic al ccntlw fa capo at1 un’iuq)ia salita, cl01 1)ariricinta tlallo balaust,ratc; In c1~1aTcoKrc CO‘ suoi h @ i gradi algc\.olc accesso ai pcdoni. llichcla1lgiolo 11c 1)usc svltnntv il h samento, e costruì ln scalinat,a monumentale del palazzo senatorio, terminato poi da altri architetti. I due palazzi lateralifurmo inalzati CO’ suoi disegni, ma tlnrnntc la vita sua non fu incominciato che quello clci Conservdori. Michelangiolo 11lor;1 ilcl 1564, c il Vns;u’i che pubblicb nel 1568 la sccontla ctlizionc tlcllc snc Vite, discorre di questa fabbrica come cl’ u II’ opcri1 tuttavia incompiuta ; .anzi accenna chiaro clle il palazzo del Museo e lagradinata non avevano ancora avuto cominciamento. Una incisione del 1600 ci ha serbato il Campidoglio com’era in i I l I I l i S l -- ...~~ ,”.,,>*.a.. P7 4 1 * ..- ’ - --n c * l l l I 1 I 1 106 ?rlICHELAXGIOLO ~ . - quel tempo. I1 palazzo dei Conservatori in questa stampa 6 finito, non così quello del Museo, e rlel luogo ore cli presente si eleva, non v’&che una semplice fontana e una. arcata col suo frontone. Sembra anzi che il palazzo del Museo fosse edificato sotto Innocenzo X, che sedette sullacattedra di SanPietrodal 1644 al 1G55. Quello poi delSenatoresi vedesempre con 1’ ant.ica facciata, benche la torre abbiagià mutato d‘aspctto. Nel centro della piazza la statua equcstre di bronzo, che fu in antico dorata, dell’ Imperatorc Mnrco Aurelio. I1 piedistallo,ricavato da un architravedi marmo del. Foro Traiano, si dice operadi Michelangiolo. È basso perb di c stile poco severo, . Vcncrlclo o m ni particolari, diremo, che Michelangiolo costruisolamentel’imbasamentodel palazzo del Senatore e la scalinatamonumentalea doppia branca che conduce al primo ordine. Ulm incisione fatta in Roma nel 1569 da un disegno dell’architetto francese Dupeyrac,. e per conseguenza dopo quattroannidallamortedel Buonarroti, ci ha serbato l’ordinc clclln facciata di questo palazzo come cgli l’avcva itlcato. Ivi ln vecchia torre medievale del Campidoglio esistc ancora, e nella parte superiore della scalinata a doppia branca avvi u n verone copertoche poi non fu costruito. Gli architetti che suecedettero a Michelangiolo nella esecuzione di questo lavoro, modificarono assai il suo primitivo disegno. Giacomo della Porta inalzd tutto il primo piano; il rimanente dell’edifizio fu condotto da Girolamo Rinaldi. Poi dal 1848 al 1850 questo palazzo fu ampliamente restau-. rato dall’ architettoCalderari,per collocarvi gli uffici della municipalit& romana. Una porta d’ingresso con la scalaper accedere ai detti uffici vi fu apertadal lato clclla Rocca Tarpea. La torrc quaclrata che domina l‘cclifizio fu eretta cla Martino Longhi sotto il pontificato di Gregorio XIII, e dall’alt,o di C Y S ~si gode il più bel panoramadella citts e dclln cnmpagna di Roma. I due edifizi che formano quasi tlircmmo le ali della piazza clcl Campidoglio,cioè il palazzo tlci C:)nservatori e quello. del Mnseo, hannoeguale la fxcint.;t. I k i furonoeseguitisul discgno di Michelangiolo, c l l ~ ! tlirwSero i lavori dopo la sua morte, prima Giacomo I3al*ozzi cla Vignola, poi Giacomo della Porta e infine Giit(.()ltlo del Duca, architetto escultore siciliano, cuidovuto il. clisegno scorretto e bizzarro clella finestra di mczzo n ciascuna delledue facciate. Consiclcrandolc ncl loroinsieme questc duc facciate. sono molto socldisfwcnti. I1 cornicione del primo piano è di bnonissirno stilc. Ma le colonne ionichc clci portici al pian terreno non sono cli felice proporzionc, c s(mbrano quasi nane n cngionc clcll’ altezza smisurata tlci pilastricorinti clcl primo piano, clle S’ appoggiano ai piediritti clci l)ort,ici c sono fianchcggiati clallecolonnc: staccato. Qucsta t1islmsizio:lc ncl SLIO inaicnx C stata (’011siderata come una novit.à. I1 Quatremkre de Quincy dice I che Michelangiolo, a al piccolo ordinedi colonne a terrcno, adatti) il capitello ionico a voluta rientrante, al qualc fu dato il SIIO nome, pcrchb cgli 110 fu l’inventorc. Pu0 CSWY’C infatti che a’suoi tcnlpi non si avww ncswr1;L cunoscc1ua di capitelli ionici, Ilsati tlilgli m ~ t i c l ~ collc i, volute d i tanto aggetto. Del rcsto il suo capitcllo h di stile ionico il piil comune, perche IC suc filcce son differenti eperche le 1 Opera cit., pag. 150. 108 MICHELASGIOLO __ I -- sue volute, calanti e ovali,hanno graziosi contorni. Ne differisce per l’aggiunta dell’astragalo, (l’ Lm collarino e per la linea curva che descrive dai quattrolati il suo abaco. Secondo il Winckelmann! ! c un errorc quello di credere che Michelangiolo abbia quivi vcramente innovato. È vero che i pilL antichi capitelli ionicihanno le loro volute in linea orizzontale, ma qualche volta sono an- . che rientranti come nel tempiodi Erecteo ad Atene! Y Secondo noi Michelangiolo ha tolto da diversi monumenti di Roma, e tra gli altriai capitelliionici delle otto colonne del tempio detto dcllaConcordia, qudl’incavo cheseconda l’andamento curvilineo dell’abaco e delle volute angolari rientranti. Solamente in luogo di pipeterlo sulle qnattro facce tal quale, ha conservato su due di esse il guancialetto del capitello ionico primitivo )>. pilastri sui quali sorge la Cupola a t.anta altezza, quasi si fossc voluto gettare in cil11iL i1 cluclli i fonclanuxti del Panteon, per costruirlo h s i l u l l a wconcla volta. Oltre i pilastri, .l’unione di essi c 13volti1 tlolla tribuna, Bramante non aveva post,o mano nel altri lavori. E siccome tutte quelle costrnzioni si trovavano vcrso il fondo dell’antica chiesa di San Pietro, non v’ c m S t a t o lisogno di atterrarneoltrela meth. Si era costruito LIII 111uro trasversale di chiusura, e durante i lavori, continuava it servire alle funzioni del culto la meta della lunga basilica antica, di cui rimasero intatte la facciata e la gradinata esteriore, molti anni ancora dopo la morte di Michclangiolo. Morto Bramnntc, qoanclo, Raffaello, Frate Gioconclo, e Antol~ioda Sallgdlo llrcscro a continuare la fabbrica, riconobbero essere di medieri prima d’ ogni cosa raflorzarne i fondanlenti; ed il Vasari descrive il metodo ;L cui si ebbe ricorso.Raffaellopoi presentò il cliscgno (li una nuova pianta. Bramante aveva icleato innalzare ln Cupola al centro di quattro bracci in croce di lunghezm L I ~ L I; ~ CRaffaello alfungb ilbraccio antcriore , riducendo per tal guisa la pianta, da croce greca, a croce latina. Baldassarre Peruzzi che dopo la morte di Raffaello elhe la direzione delle costruzioni, presentb ancora un altro disegno, del quale il Vasari fa i più grandi encomi, c chc riduccva l’opera a proporzioni minori. Durante il papdo d i Clclllcnlc VIX faccva difctto il danaro. Giulio II e Leon X ; ~ v ~ \ ; (lato ~ n o una grande spinta ai lavori, e tutto aveva corrisposto alla vastit& dei loro concetti. Clemente VI1 ilivece, sembra che non avesse am&e a quell’opera. DOPO il sacco della citth, i lavori erano st.ati intieramente sospesi, ma Paolo III li ripresc, I - .- - - La Basilica di San Pietro. . , Venuto in pensiero a papa Giulio II di ifab ab bric are in più suntuosa maniera la Basilica di San Pietro, che per vetusta minacciava rovina, nc allog? l’opcra al celebrato architetto Bramanto da T.Trl)ino. Questi ne immaginava il disegno in forma d i crocc greca, nel cui mezzo, sopra .il sepolcro di San Pictro, cloveia inalzarsi una gran Cupola tra due campanili, e sul davanti un vestibulo sostenuto da sei colonnc. I1 18 di aprile del 1506 ne fu posta .con grande solennith la prima pietra. 6 Le opere incomi.nciate ai tempi di Bramante erano i quattro enormi 1 GRIMMERMANNO, Vita di Michelangiolo. Capitolo xv. Liberatraduzione. _ I I I I l I I r -- = F - *H ‘3 __-. . ARCI1I'l'ETTO . ! ! I I , , -: -; :3 edilPeruzzi, che era ritornatoaRoma, continu6 ad averne' la direzione fino alla morte. Venne allora il Sangallo, che erastato per un certo tempo collaboratore del Peruzzi, ed egli alla. sua volta propose un nuovo disegno. Furono allora messi da parte quelli del Peruzzi come troppo meschini e si pensb di tornare alle grandi proporzioni antiche, come quelle che sole erano convenienti. F u di mestieri rafforzare ancora una volta le fondamenta dei pilastri. Si lavorb ben dieci annia cid e spendendomolto danaro; se non che alla morte del Sangallo nonsi erafatto quasi altro,'che avere compiuto i quattro pilastri, e averli collegati con archi, in modo da formare unospazio quadrangolare. Questi archi sono a sesto tondo, e. di proporzioni tali, che la loro saetta & superiore alla meta dell' altezza dei pilastri su cuiriposano. I1 lavoro eseguito inquarant'anni era molto, se si tien conto della mole e dell'impanenza di quei pilastri e di quegli archi, che non hanno gli uguali al mondo, e anche tenendo conto di tutta la muratura nascosta sotto terra. Cid nonostante, quando Michelangiolo prese la direzione delle opere, si poteva dare ancora alla fabbrica una forma piuttosto che un' altra; e siccome d'allora in poi, per quanto almeno riguarda la Cupola, non furono fatte piZl variazioni essenziali a'suoi disegni, egli pub essere considerato come il vero architetto della Basilica. La solamodificazioneimportante che poi venne fatta alle sue idee fu il prolungamento del braccio anteriore che la ridusse a croce latina, mentre egli era tornato alla croce greca proposta da Bramante, del cuidisegno faceva grandissimocaso. Deriva da questo prolungamento, se lo spettatore che al di fuori, a meno di collocarsiad una certa distanza dalla .,. - -i" -. CII-II,E ... 111 - facciata non pub scorgere la Cupola. Dcl pari la facciat.a, corn' e di prcsentc, no11 q)part,ienea Micl~clangiolo; quella proposta da lai, rl(4ln quale rimangono i disegni, era semplice e grandiosa. Le idee di Michelangiolo illtorno alla parte della fabbrica eseguita fin allom, cd a quella cl~csi clovcva ancora eseguire, stanno registrate inuna sua lcttcra, la quale deve essere stata scritta allorchb venne ricllicstu (li assumere la direzione dei lavori. Eccola: a E' non si pub negare che Bramante nonfdssc va.<< lentmenell'architettura quanto ogni altro che sia stato, 4 dagli ant.ichi in qua. Lui pose la prima pianta di .a San Pietro, non piena di confusione,ma chiara e <c schietta, luminosa e isolata a t.orno, in modo che <( non noceva a cosa ncsmna del palazzo, e fu tenuta << cosa bclls e come ancora è manifesto, in modo che ec chiunque si 8 discostato da detto ordine di Bramante, << come à fatto il Sangallo, si e discostato dalla verit,il; e se così b, chi ha occhi non appassionati, nel suo modellolo pub vedere. Lui con quel circolochefadi <( fuori, la prima cosa toglie tutt.i i lumi alla pianta di .a Bramante, e nonsolo questo, ma per S& non ha an<< cora lume nessuno a tanti nascondigli fra di sopra e << disotto scuri, chefannocornodit,à grande ad infinite .a ribalderio, con teneresegretamente sbanditi, far mo4 nete false,. c altre ribalderie; in modo clic la scra, 4 quando tlctia chicss si scrrassc, bisogncrchberoven< ticinque a cercnrc chi vi rcstnssc I I ~ S C U S Odentro, e con u fatica si trovcroll.)c. Ancora ci sarcbbe questo altro u inconveniente, che ncl circuirc con l'aggiunta che il << modellofadi fuora, detta composizione di Bramante, 6 saria forzadi mandare in terra la cappella di Paolo, I .. ' I ........i ._,___ .. - .---d.~ . . . . .. . ~. _ . . 1 . .. 112 ARCHITETTO CIVILE MICHELANGIOLO sdttu Sangnllescn, dice il Vasari, i qualidettcro sfogo al loro malwmore,clicendo essere lieti che Michelnngiolo si fosse presala pena cli esaminarc! i disegni clel Sangallo, imperocchè sarebbero stati por csso una buona prateria cla potervi pascolarv. a Xvctc? bcn ragione B rispose senz’alt.ro Michelangiolo ; volenc l o t1 irc (corn’ egli stesso dichiarb poi ad altri) che giudicardo cssi (la buoi, avevano ragione di chiamare quel modello u m t l ) d c r i a . Oggicli si richiecle poca pena per capire la cliirc~~cnxa che passa fra i due art.isti. In altra stanza, poco discosta da quella dovesiconserva il moclelloclel Sangallo,si vede quello inlegnodella Cupola ideatada h4ichelangiolo,e fatt.0 da luieseguire con tutta precisione, ne’suoi piil minuti particolari, clle servì cli norma ai lavori che venncro condotti a compimento dopo la sua morte. Michelangiolo fece pagare quel modello ven& u le st,anze del Piombo, la Ruota emolte altre; nè l a u cappella diSistocredo che n’uscirebbenetta. Circa la parte fatta dal circolo di fuora, chc dicono che cost6 è vero, perche con sedia cimila si farebbe; e rovinandola, poca cosa si perdeu rebbe, perchelepietre fattevi, ed i fondamenti non. u potrebbero venire più aproposito,emegliorerebbesi la fabbrica ducentomila scudi, e trecento anni di tempo. u Questo quanto a mepare,e senza passione, perche a il vincere mi sarebbe grandissima perdita. E se potete u far intendere questo al Papa, mi farete piacere: che, u non mi sentobene B. Così scriveva Michelangiolo all’architetto messer Ear-tolommeo Ammannati; per la guerra accanita che gli facevano i nemici, i qualireputavanograve danno che fossero accettati i suoi disegni, ed egli male risolvendosi ad assumere la direzionc della fabbrica. In quanto poi allepartideilavori biasimate ,dalui,erano quei t.re ordini di gallerie, sostenute da colonne al.tissime, i quali, con imitazionemanifesta del Colosseo, dovevano girare. tutto quanto l’ edificio, e dargli una forma circolare. I1 modello del Sangallo,checsistcaggidiancora in buonissimo stato, in una dellc stanzeannesse alla Basilica di SanPietro c di grandezza tale che si pub starvi dentro, dimostra chiaramente quel che intendesse dire, Michelangiolo. L’insieme appare all’esterno un complesso. di idee architettoniche minute e meschine, mentre 1’ in-. terno 6 semplice e grandioso, riproducendo, ad eccezione della Cupola, troppo gretta ed oscura, la forma del tempio com’e dipresente. Un giorno’ che Michelangiolo si recb ailavori, perprenderead esame il modello deL Sangallo, erano presenti tutti quelli del suo partito, le 4 u centomila scudi, questo non I I I . 113 cinque scudi, mentre il Sangallo ne aveva spesi millc ‘per il suo. Conviene perd notare che il modello tlcl Ij110narroti t? molto piil semplice edi proporzioni molto minori; ma ad ogni modo si.scorgechiaro da quei clue modelli, quanto valevano respettivamente i clue artisti. Michelangiolo aveva ideata un’architettura nuova c gran- t I diosa, che viveva di per sè, mentre il Sangallo, non aveva fatto altro che riunire e affastellare, quanto ln, mcmorin gli suggeriva,scnza nulla aggiungervi del proprio. I primilavoridi Micllelangiolo furono rliwt,t.i n rafforzare ancora nnn volt,n i qwttro pihstri, nflitlchc fossero atti a reggcrc il pcso dclla Cupola; quincli costruì sui quatt.ro archi la mnr;?,nm circolarc, dcnominata tamburo, sullaquale,soltanto dopo la sua morte,venne costruttala doppia Cupola. Esistono molte vedute di Roma del secolo XVI, lequali porgono l’aspettoche 1 i I i t i li :I - -. - . . 114 MICHELANGIOLO ARCXIITETTO CITILE 1 l5 . .. .. .. .. . present,ava la Basilicanon ancora ultimata. Si scorge di fronte la facciata antica, vasta superficie tutta liscia, nella quale si aprivano senza ornati di sorta, le porte e le finestre, con gli spazzi tra questi vani, ricoperti di pitture. Più in l&sul tetto, rozzo ancora c difforme, sorgeva il tamburo aperto, senza copertura, il quale faceva la figura strana dell’ imbasamento d’ un tempio circolare, lanciato per aria a quell’ altezza. Nella stessa guisa che oggidì, stando sulla piazza davanti alla Basilica, la vista del tamburo e della Cupola, eseguita soltant,o dopo la morte di Michelangiolo,viene intercetta dalla facciata, che non fu opera S U R ; si pub djrc ch‘ egli nonpensb al SanPietro, come si scorge oggidì. Parimenti furono eseguiti dopo di lui, e da altri architetti i porticati che cingono la piazza, e le fontane che stanno nel mezzo di essa, fra le quali S’ inalza l’ obelisco. Le colonne che circondano il tamburo, nel cui mezzo siaprono le finestre, ed il cornicioneche v’ è sovrapposto,ad ornamento della Cupola,sono una maraviglia architettonica. Tutto vi appare leggiero e proporzionato, quasi fosse sorto tutt’insieme e adun tratto. Pure non vuolsi dimenticare, che anche in quosla parte, non venne eseguito per intiero il modcllodi Michelangiolo; imperocchè ivi le colonne,accoppiatedue a due, non erano addossate alla parete, ma formavano attorno al tamburo una specie di galleria, ed erano destinate a sostenere sui ‘loro capitelli, i quali ora appaiono spogli d’ogni specie d’ ornamento, piedistalli con statue, presentando, quasil’aspettodi candelabri grandiosi attorno alla Cupola.Molti stimano di ravvisare in questi particolari un difetto, perche non hanno cognizione delle idee di Michelangiolo. fi in questa parte appunto che egli si mo- ~ .._, __ ~ . - strava grande architetto ; non considerando la scultura come un abbellimento da inlpicgczre a volontà, d a come un elemento architettonico, indispcnsnbile al complesso dell’ armonia dei suoi concctti. E anche nell’ interno, è proprio mcra\-jglioso, al.zando il capo all’insu, il contelnplnrc la (!ul)ola. Sotto la finestra clel tamburo ricorre una scric di figlire,disegnate a chiaroscuro sopra fondobianco c 1*iI(!v:11;~da ornati in oro. Gli ornati poi degli archi,i mal.llli di vari colori che rivestono i pilastri, le nicchiecntl’o IC quali sorgono statue e pitture, tut.to fu eseguito in epo!-n posteriore, e nulla ha che fare coldisegnoprimitivodi Michelangiolo. Tutti questi accessovi, i quali vennero allogati dovunque si offeviva arcae spazio,senza avere riguardo di sorta all’architettura della Basilica, fanno sì che questa a prima vista non appare grandiosa corn’èin rcdth. L’ occhio, il quale dovrebbe abbracciarne il complcsso , rimane fuorviato dall’abbonclanza deiparticolari. fi d’uopo visitarla mo1t.e volte per potere, trascurati gli accessori, farsi un’idca prccisa ed csat.t.a dcllc sue colossczli proporzioni. Allorasi rimane maravigliati clclln grantliositti dei pilastri e degli archi, e si comprende la loro distanza dallo spettatore, non avvertita i n principio. Ricordo d’cs:servi entrato una volta, nelle ore del pomeriggio. Davanti al luogo dove mi trovavo scendevano tlallc finostro vivi raggi di soh, i quali passando fra gli archi, spandcvan3 diagonalmente ampia lucc sul suolo: poco a poco sottentrb l’oscuria attorno alla cripta, dove stanno le ossa di San Pietro, propriamente sotto il centro della Cupola, dove ardono in cerchio’ le lampade dorate. Mi pareva d’essere ad una distanza immensa. Gli archi giganteschi, .. l l’ .___-__ 116 MICHELANGIOLO sorgevano cupied oscuri innanzi a me; ed i suonidell’ organo, che accompagnavano la funzione religiosa, che si celebrava in quell’istante, giungevano al mio orecchio con una dolcezza inarrivabile. La Basilica mi pareva che fosse diventata due volte più grande. Aggirandosi sul tetto del tempio, tra le cupole laterali, che s’inalzanoquasi ternpli isolati su quella vasta superficie, ma che appaionoad un tempomcschine in prossimith del tamburo che sostiene la Cupola centrale, grandiosa ed imponente quanto il Panteon; si crederebbe di trovarsi quasi in un’ isola circondata clall’ atmosfera, isola che.forrnando di per SB una cittlt, fa comparire meschino e lontano tutto cid che le st&d‘intorno. Da quell’altezza lo sguardo scende nelle corti dei palazzi del Vaticano, come per entro a casse scoperte e vuote. E tutto all’ intorno l’ occhio spazia sulla cerchia dei monti, e contempla a ponente la striscia rilucente del mare, verso il quale degradano dolcemente le catene dei monti. Accostandosi poi a Roma dal mare, prima d’ogni altra cosa si vede sorgere questa Cupola di San Pietro; come arrivando da terra, la si vede, ancora a grande distanza balzar fuori tutto ad un tratto, come fosse il nunzio della citt& eterna. Oggidinon si potrebbe immaginare Roma senza il San Pietro, che nessuno vide compiuto ai tempi di Mïchelangiolo. Egli solo aveva chiara innanzi alla mente sovrana l’opera che intendeva creare, non deturpata dai vaneggiamenti dei posteri B. A questi pensieri dello scrittore alemanno, molto bene rispondono i seguenti dell’ illustre GinoCapponi nelle I 117 ARCHITETTO CIVILE ... sue bellissime considerazionisul Buonarroti. Cisiconceda di qui’riportarli.’ u Nei venti estremi anni tlclla ma vita Michelangiolo u fece lo Cupoladi San Pietro. K011 c h perdsiconduu cesse egli ad alzarla su quclfontlnmcntoche egli .a medesimo le aveva posto a tanto nuova c l-nnravigliosa u’ altezza; ma tutta l’opera del voltarla u clcl munirla 4 fu condotta sopra i suoi modelli e con IC nlisnlv-! cln u lui lasciate. Chi stando in terra nel centro del gImtlc a spazio, alzi su gli occhi girandoli per tutta la ClllJOh 4 all’ intorno, poi giunga a fcrmarli nel sommo punto a dov’ ella sichiude, crede il pensiero avere cedute le a sue ragioni alla fantasia o crede esser eglinell’infiQ nito. Quella Cupola fortunatamente rimase nell’interno sobria (l’ornamenti c non perdè la sua grandiosith 4 sublime. Volea il Buonarr0t.i che tutta la Chiesa fosse u a croce greca, chiudendo le tre grandi navat13 con 4 una quarta d’eguale misura. Quella piil lunga che venne fabbricata dopo alla sua morte, disturba non 4 che l’economia di tutta la pianta, l’effetto ancora per <c cui la Chiesa, corn' 6 ingombrat,a di ornamcnti costosi <( e importuni, appare d’assai minore grandezza pei molti 4 inciampi e per gli inganni che incontra la vista. Se u il primodisegnofosse stato mantenuto e che il noa bile c grandiosovestibolo avesse introdotto a quelln u bene ragionata e sopra tuttc magnifica 1)nsc chc il a Buonarroti volcva dnrc alla Culda, la Chicsaaccor4 ciata sarebbe agli occhi apparsa pii1 grande;eil pen-. -4 siero religioso di tutto il Tcrnnio, chc oggi ha perduto Storia delda Reyubblica di Firenze, vol. II, p. 380. , 118 BIICHELhNGIOLO << l'unita sua ed e interrotto da tanto incongrua variet& a d'oggetti, sarebbe asceso riposatamentc verso il cielo P. Pallacliani, i, quali, quasi contempornncamente, si antlavano erigendo in Vcnczia cc1 i n Viccnza. Le occasioni che presentaronsia Afichelnngiolo furono grandi e singolari,esentendosi egli per la form tlclln sua dottrina elevatissimo, e per l'augc in cui si tt-ovavil iatlipcndente, non ebbe riguardo nell' introdurre qualunque spccic di novitA, singolarmente nella parte ornamentalc rlcglictlifici. Le fabbriche che smo in cima clcl Cm~l)itlogIio, sebbene offrano a prima vista un grato aspetto, null t m dono per6 un'idea dell'antica grandiosith, e dell'augm t a magnificenza d i quelluogo,consacrato da tanti gravissimi avvenimenti; e t,roppa i: la distanzache passa tra queste e gli avanzi cllc vcggollsi, sccndcndo vcrso Cnnlpo Vaccino, o w i rutlcri tlcl tcmpio di Giove Statore,. c gli altri t.cml)li od nvclliditvionfo c lnonumenti cli ogni genere oscurano di gran lung2 quanto fu wett9 di moclcrllo sullapiattaformadella collina. I1 cornicione del palazzo Farnese, sopraccnricato d'ornamenti, bench& grandioso per la w a f o r ~ a non , giunge c71 merito di quello cllc il Cronaca cseguìin F' 4 11'enze nel palazzo Strozzi, ni! dcll' altro che Smtc Lombardo pose in Venezia nel palazzo detto Xoon nobis Domine oraappartenente ai nobilissimi signoriVendramin Cnlergi a Santa Marcuola. Nella IArcria Lnurenziana, immaginata di scrio st ilc, ricorrono conf.ilntncopin IC lluovc foggic do'suoi urnamenti,e talmcntc abbol~ltlilrlo ICvolutc cd i cartelloni, cherendesi per&i~lclcgmtc! tuth clucllo chepotevasi con più seinplicith c! minor t1isl)cndio condurre a un effetto migliore. E chi oscrebbeproporre a modello di gusto e- di stile la scalad'ingresso a questo angusto e venerando c1eposit.o delle produzioni umane ideatada Queste le più assennate considerazioni della critica odiernaintornoalleopere architettonichc d i Michelangiolo Buonarroti, che rivelano una volt,a di più l'altezza del suo ingegno divino. A noi f u caro ilvcdere come esse rispondano sostanzialmente al savio giudizio che ne aveva dato mezzo secolo fa un illustre scrittore d'arte, italiano, il conte Leopoldo Cicognara.' Ci piace pertanto diriportare questo giudizio dellacriticanazionale, la quale non avrebbe invidia alle forestiere, seprima di sottilizzare con quei d'oltr'alpe cercasse più spesso di pensare CO' nostri. 6 Ognuno sa l' estensione smisurat,a delle profonclissime teorie di hlicllclangiolo nell'arte del costruire, non tanto come architetto pieno d' immaginazione, quanto come dottissimo nella parte meccanica di questa scienza; talchi? ponti e fort,ificazioni egli o immaginb o diresse in Fircnzc cd in Roma, le primc intorno San Miniato, come attestanoilNardi,il Varchi, il Condivi, le seconde al Borgo presso il Vaticano sotto PaoloIII. Le fabbriche perb che coronano la cima del Campidoglio, il cornicione, e gli ordini interni del cortile nelpalazzo Farnese in Roma,. la. Biblioteca Laurenziana in Firenze se comprovano il SUO saper fare, non attestano squisitezza di gusto, e non possono, in quanto allostile, venire a contesa cogli edifici 1 Storia della Scultura dal suo risorgimento in Itaiia fino., al secolo d ì Canova. Prato 1824, in 8 . O vol. v, pag, 178-180. -R-'.'- - F 4 I R ' G-m - 120 ~IICIIEI,APU'GIOLO ARCHITE'L'TO CIVILE Michelangiolo,' quantunque eseguita da'suoi allievi negli ultimi anni della sua vita? Le sue invenzioni erano per6 sempre piene di grandezza e dimaesth, la quale farebbe un risalto infinitamente maggiore, se piu semplicità c più grazia fosse negli ornamenti, dai quali si conosce la finezza del gusto nell'arte e che, distintamente, fu dote quasi csclusiva di Andrea Palladio, cui non pnd certamente Contendersi il primato; e convien compiangere in questo principe degli architetti la disgrazia di non aver avuto pari circostanze a quelle che misero a prova l'ingegno sublime di Michelangiolo u. G. E. S. 1 È noto oramai che questa scala, tale qual'è, appartiene al Vasarie non al Buonarroti.Questiinterrogato,nei suoi ultimi anni dal discepolo, sul modo di costruirla, rispose come chi non l m 1 sicorda, e ilVasari fece ;.L modo SIIO, sempre ostentando di seguitare le orme michelallgiolesclle. S. l I. Chi uscendo (ln Fjl'cnzo c salcnclopei lunghi c agevoli nlcnntlll tlcll' ; I I ~ ~ P I ~viale O tloi M l i , o per alcuna delle ripide crtc chesi dipartono dalle porte a San Miniato e a San Niccolò, giunge al vast.0 e n1agnific.o 1biilxzale che ha nome da Michelangiolo, trova largo COLIIpcnso alla durata fatmica nell'incantevole spctt.acolo offcrto a1 sno sguartlo, che (li Ih p u b abbracciare 1' intern cittil, clistinguer'ne i monumenti, i l)alagi, IC torri, e tntta intorno vagheggiare ln. rlidcl1t.cclistcsa delle vercleggianti colline, tempestate di pacaelli e divillc, e gli azzurri riflessiclcll'Arnoche biparte la citt&, ilpiano c In ccrchia dci colli. Sulla tlcstra dcl fiume, dnlln l m v c pimnln t . 1 1 ~vcrso Est attornin I~'~I*cIuc, si c1ov;mo grxI;~l aurontc i pogget.ti di Settignano, (li Irincigli;kt:~,d i S m Donlcnico,di Montughi, che si annotlano :dlc maggiori alture di Castel di Poggio,di Fiesole, di Trcspiaao, diMontauto, alle quali tutte sovrasta MonteMorello, il proverbiale barometro dei Fiorentini. 9 -9- n y ... 1 .._m u . . J- 122 MICHELANGIOT~O I E T Z FOll’l’lFIChZIOSI D I FIRES%E - -- . Questa cintura d i colli e di monti S’ allarga poi verso Nord-ovest per abbracciare la pianura pistoiese, chilisa da quella parte dall’Appennino e 1imitat.nadOvest clal Monte Albano, che fa stretta all’hrno presso Signa cogli opposti poggi della Val di Pesa. . Al Sud di Firenze e a ridosso del quartiere d’O1tr’Arno, ristretto in breve piano, S’ ergc c! si distende un gruppo di tondeggianti colline fra i corsi pardleli del1’Erna e dell’Arno e discende ad Ovest alla pianura che termina a Signa, mentre ver80 Est si attacca per dossi’ poco elevat,i ai poggi della sponda sinistra del Va1 d’Amo, contro dei quali si arresta il pianodiRipoli. Di questo gruppo fanno parte il poggetto di San Miniato e quelli che dintorno ad esso scorgiamo di San Leonardo, della Torre delGallo e di Giramonte. Per abbracciar collo sguardo un 0rizzont.epiù vasto ci convien salire sulle mura dell’anticafort.ezzadi San Miniato, ove pur ci chiama il soggetto di questo scritt.0. Imperciocch6 da questo che fu il piil valido propugnacolo dei difensori di Firenze contro l’esercito imperiale, durante il memorabileassedio del 1530, ci sarà più facile trasportarci col pensiero a queitempi, ricordare i fatti principali, dicui queste amenecollinefurono allora testimoni, e, quel chepiil importa al nostro argomento, rappresentarci con maggiore evidenza le opere da Michelangiolo ideatee costruite a difesadella intiera cit,tà, e principalmente diquesto poggio. Il. I motividell’assedio di Firenzee i fatti che 1s precedettero sono ben noti; qui basti ricordare come nel 1527 alla notizia del sacco di Roma e della prigionia I L’ 1: , delpontefice,si wstituisse in Firenzeil governo p u p lare, e come duc anni più tardi Clemente VII, accordntosi coll’ Imperatore, poncssc fra ipatti c h C.esare si obbligasse a rimettere in Filwnzc! il figliuolodiLorenzo de’ Nedici duca cl’ ITrbino, nclln mcclrsinla grandezza, in cui erano statii suoi innanzi cllc fosscro cmcinti. I n conscgnenza cli questoaccordo il Yicori! (li Xapoli, principe! cl’ Orange, ricevcva ordine h!l’ In11wra~o w di radunare l’cscrcito e porsi a dispusiizioac di C ~ l c ~ ~ ~ o ~ l t c per l’ ideata impresa. Conccrtatosi a tal uopo col pontefice, facesa mass:t. l’Orange l'ressa Terni, donde per Fuligno, Pcrngin ed Arezzomoveva contro Firenze. Dopo avcr occupatolungo lu via le castella c cittk clei Fiorentini, giungcva 1’esercito imperiale ilgiorno 14 ottobre 1529 nelpiano di Ripoli adunmiglio dalla citta,e S’alloggiava intorno al Paradisoeal Bnnrlino tenendo la coda fino a Neoste. - Karra il Varchi che : a gliSpngnuoli come furono giunti all’hpparita e vid<< dero adun tratto la città di Firenze con tutto il suo u piano, vïbrando clli le picche e chi brandendo le spade, << gridarono ad alta voce, e con indicibile allegrczza c l i < Sero nella loro lingua: Signora Fiorenza, apparecchia << i broccati, clle noi venghiamo per comperarli a misura a di picchc >>. L’ avangunrclin fu spinta a Girnmontc, rlovc costruiva ai 17 cl’ ottobrc una t;rincca, ora ricrortlatn d n una lapide inclicnntc il 111ogo,tlovc clla fu cretta. Ricevute artiglicric da Siena e da Lucca con alquanti guastatori, prendeva il Principe gli alloggiamenti sopra i colli,cingendo la cittS a guisa di mezzo cerchio dalla porta San Niccoldfino a quella di San Frediano. 124 E LE FOItTIFICAZIONI DI MICHELANGIOI~O 12:) FIRENZE -. -..__.-. ..... ... .. S’ alloggiarono gl’ Italiani, cominciando da sinistra e andando verso destra di chivolge le spalle a Firenze, sulle alture di Rusciano, sopra a Ricorboli, del Gallo, di .Giramonte, e sulle altre a tergo di quelle, che ancora conservano gli antichi nomi di Santa Margherita e del Pian di Giullari, le pendici delle quali scendonosull’Ema. Più a destra, sull’altura che unisce la porta San Giorgio al viale deiColli, e che con Giramonte si annoda alla Torre del Gallo, occupavano gl’ Italiani le ville che gis a quei tempi si chiamavano il Barduccio e la Luna e spingevano pib innanzi i loro alloggiamenti fin presso a San Leonardo. I Lanzi (tedeschi) s’erano messi a campo in più luoghia sinistra degl’ Italiani,parte presso alPrincipe, parte nella valle e sui poggi, tra Baroncelli, ora Poggio Imperiale, e il convento del Portico, che sta sopra il Galluzzo. Compievano 1’ accerchiamento gli Spagnuoli , occupando le rimanenti alture tra San Gaggio, Monte Uliveto e Marignolle, ed avevano le loro bagaglie fino a Scandicci. I1 29 piantarono gli assedianti sul bastione fatto da loro a Giramonte quattro grossi cannoni per battere il campanile di San Miniato, dal quale un bombardiere di sorcannome LUDOcon due sami faceva loro man danno. Per il che Michelangiolo, che personalmente sopraintendeva ai ripari di queste fortificazioni, ne fece rivestire la faccia che guarda verso Giramonte con grosse balle di lana, sacconi e materasse sospese a canapi, e fece inoltre innanzi al campanile elevare un gran monte di terra. Non 8 nostro ufficio iltesser qui la storia del memorabile assedio, dicui tantoeintanti modifu gia scritto; ma alla vista di questi luoghi non possiamo riL U U starci dal ricordare sommariamente i principali fatti clle vi accaddero, parendo a noiche n’ abbia a clerivare maggior chiarezza a p a n t o in appresso e scopo nostro di esporre. Sulla sinistra di chi volge le spalle alla citta, per la valle percorsa dal primo tratto del vide dciColli,che sale da Porta San Niccolò, Stefano Colonna tlircssc la celebre incarniciutcc contro la codaclell’ cscrvito n m i c : o presso Santa Margherita e vi fece grande uccisione. JA, presso il Poggio Imperiale, fu combattuto l’ 11 maggio 1530 il famoso duello tra Lodovico Martelli, 1)alll.c da Castiglione,Giovanni Bandini e Bertino Aldobrandi incampochiuso alla prcsenza del principe d’ Orarlgc e dell’ intiero‘campo ncrnico. Qui, prcsso la casa della Luna, si pugnb il 31 marzo, n m senza frutto, per distruggere le opere che i nemici vi avevano erette. Presso la Porta al Prato più volte avvenne chesiazzuffassero i cavalli delle due parti con molto onore del Biclli, coldotticro d i quelli della repubblica, il quale inunadi ciucste fazioni yerdettela vita per un colpodifuoco. I dintorni di San Salvi furonoanch’essi testimoni di sanguinose scaramucce, specialmente dopo che, giunte di Lombardia nuove forze agli assedianti, la citta fu cinta da ogni parte, occupando i Lanzi Peret,ola ed i dintorni di San Donato in Polverosa, e gli Spagnuoli la Badia di Fiesole. &la di maggiore importanza furono i combatt.imenti del maggio 1630 contro le posizioni dcgl’ Imperiali, sulle alture tra San Gaggio e Bellosguartlo, edunaseconda incalniciatn diretta da StcfslnoColonna contro i trinceramenti nemici fuori le I’ortc al Prato e a Faenza; nei quali tutti gli assediati pugnaron0 con valore grandissimo, quantunque non secondato da prosperd successo. l I I l l l l l I f !. . .-- .. 126 i MICHELANGIOLO . .. 127 -. Chiuderemo questi pochi ricordi facendo osservare come in tutto il periodo dell' assedio, che durb 11 mesi, se si eccettua un tentativo di sorpresa, mai atto alcuno di qualche momentofu dagl' Imperiali tentato nb a viva forza, nb per artificj guerreschi per impadronirsi della citta. - Cid ' h da attribuirsi forse più di tutto alla certezzache il tempo e le pratiche segrete avrebbero bastato all' uopo, ma ccrtarnente anche alla insufficienza dei mezzi d'attacco, nonmeno che 'alla vigilanza e al valore degli assediati, ed alla diligenza concuile antiche mura, giA per se difficili a superarsi, erano state in ogni lor parte accuratamente rafforzate con opere di fortificazione, munite dimolte artiglierie. III. Ma per meglio comprendere qual fosse veramente il valore delle opere erette o migliorate allora per cura specialmente di Michelangiolo, è d' uopo rifarsi alcun poco indietro a considerare lo stato dell' arte del fortificare in quei tempi e le condizioni difensive della citta di Firenze, quando al grande artista venne affidato l'incarico dirafforzarla. Gis per l' applicazione della polvere alle artiglierie gli antichi sistemi didifesa si erano mostrati insufficienti a resistere ai nuovi mezzi di oppugnazione. Le mura, sottili troppo, facilmente cedevano all'urto di quei potenti, per quanto ancora imperfetti, strumenti di guerra; sicch6 apertalabreccia, venendo a mancare in gran parte la difesa immediata della cinta, non si poteva efficacemente impedire al nemico di penetrare nella citta. Avvegnachb nb le mura, ne letorri, per la loro poca grossezza,, comportavano il collocamento di grosse arti' ' 4 Fi--- -.__ E LE FORTIFICAZIOSI DI FIRESZE .. . - glierie necessarie per. la difesada lontallo, ni! la poca sporgenza delle seconde, fabbricate a ridosso od a cavallo alla cinta, permetteva che sui lorofianchi si potesse riunire quantita didifensori suficiente a spazzare coi fuochi il fosso avanti alla lmxcin, clle ordinariamente si apriva nella cort.ina, cioè nella mur:gliit flqqwsta alle torri. Queste poi per esser troppo alte non pc~~mottcvano il tiroradente contro le artiglierie nemicllc , ;ti colpi dcllc quali ermo espmte al par delle mura, 1)(:1~!1i! pwsentavano le faccie di piatto alla campagna. La discesa di Carlo VI11 in Italia sulla fine del S V secolo, con grande quantith di artiglierie, quanta non ne era mai stata fino allora trascinata al seguito diun esercito, fè palese l' inauilicicnza dei mezzi difensivi delle antiche fortificazioni; insulficienza che per altro era gis stata presentita, ed aveva spintogli archit.ctti militari .ail escogitare acconci ripieghi. Questo fatto affrettb la trasformazione delle antiche fortczze. Si abbassarono le torri, si rieupirono di terra ycr farle piu resistenti: le mura qua S' ingrossarono con addossarvi la terra, l& si sottrassero alloeffetto distruttivo dei proiettili col munirle di ripari esterni, o col preparare ripari interni, talora cli muratura,.piu spesso di tcrra e legnami, che convocabolo generico vennero .detti bastioni, cioe grosse bastite. Nel costruire nuove torri sene rivolsc, non piil la faccia ma \l' ittlgolo, verso il ncrnico , ¿dlinclld le faccie non potesscro Csscrc colpitcill1)icno dai proiettili che .allora genernlmentc si tiravallo in senso perpendicolare alle mura; e perch& IC torri stcsse avessero maggior azione verso i fianchi, si fecero più sporgenti e vennero dette puntoni. L- ; . 128 MICHELANGIOLO ’ Questi, puntoniperb non ebberosempre la stessa forma ; talora furono semicircolari e Mora pentagonali. Ad aumentare poi la difesa del fosso avanti e lungo la cinta, si fecero costruzioni speciali chiamate ea- pannuti. Era questa una specie di casotti coperti, che si fabbricavano avanti alle torri,ordinariamente sugli angoli salienti: e vi si ponevano artiglierie destinate a spazzare i fossi dagli assalitori. I1 sopraddetto nome di puntone fu dapprima, specialmente in Toscana,applicato a tutte le opere sporgenti, sia a punta, sia a semicircolo ; e spesso fu adoperato promiscuamente con quelli di rivellino e di antzporto, per indicare quelmuro munitodicannoniereeferitoie che S’inalzava davanti alle porte, dalla parte del nemico; come quello di bastiofze (chedapprima significava un recinto per lo più quadrangolare, formato di legnie di terra ,e destinato a far 1’ ufficio di forte isolato) fu poi genericamente usato per indicare una costruzione di tal genere, qualunque fosse la w a forma. A meglio dominare coi tiri la campagna si costruivano nell’ interno della cerchia, formata dalle fortificazioni qui sopra descritte, altre opere consimili ai puntoni e rivellini, ma più elevate, che eranodette cavalieri, delle quali troviamo di frequentefatto cenno nella descrizione che ci lascib il Varchi delle fortificazioni di Firenze. Daipuntoni si passb poi ai moderni balzcardi, i quali da principio non furono se non puntoni con faccie di 25 a 30 metri, che d i puntoni ritennero per qualche tempo il nome.Ai baluardivenne inseguitoapplicata esclusivamente nella fortificazione moderna la denomi- i’ I, . rf 1e E LE FORTIFIC~AZIONID I FIRENZE - I l.!!) , . . nazione di bastioni. Sporgevano essi la punt.a verso il nemico per esporre, come dicemmo, le ‘faccie di sbieco ai suoi tiri; siatt.accavano alla cortina, cioè allamuraglia interposta fra due bastioni,mediante brevi fianchi, talora perpendicolari, talora obliqui rispetto a quella. Le lunghe faccie poterono esser munite di maggior quantit&-diartiglieriedestinate a batterela campagna da lontano; mentre sui brevi fianchi altre ne furono collocate, spesso a due ordini, di cui il primo nel piano superiore del bastione, il secondo in camere a volta situate o dentro o fuori dei fianchi, per spazzare il fosso avanti alle faccie dei bastioni. I1 breve cenno che abbiamo fattodeicaratteri pii1 generali delle fortificazioni aitempi dell’assedio di Firenze,e poco primae non molto dopo, edeiletraaformazioni che avvennero nelle opere fortificatorie sul finire del secolo XV e sul cominciare del XVI, pecca certamente di molte omissioni ediqualcheinesattezza, non essendo scritto per le persone dell’ arte: tuttavia ci pare sufficiente a fornire,anche a chi sia profano in materia di fortificazione, qualche lume, ond’ ei possa tener dictro al poco che diremo inappressodelle fort.ificazioni di Firenze. Quantoal cammino fatto da quest’arte inprogresso di tempo, crediamo dover aggiungere ancora, che l’invenzione dei baluardi, dovuta,, come pare accertat.0, a Francescodi Giorgio M:wtini scnese, gittO lc basi del moderno sistema di fortificare. Chi volesse farsi un’ idea più esatta diciò che fosse una fortificazione composta dibastioniecortine poco dopo quel tempo, pub visit,are qui in Firenze le fortezze da Basso e di Belvedere, che furono costruite. dal Duca I I l l I l 130 131 MICHELANGIOLO E LE FORTXFICAZIONI DI FIREPI'ZE Alessandro la prima, da Ferdinand0 II granduca la s e conda. E quella istessa di San Miniato, ricostruita da Cosimo I, conserva ancora parte delle sue mura erette secondo quel sistema, specialmente nel piccolo. fronte rivolto a Sud-O.vest,dove e l'ingresso. steva in fondo di via San Sebastiano detta Porta de'Servi, .ed altra pure tra Porta Romana e Porta San Frediano (di cui ancora si scorgono le vestigia) denominata di Ca.maldoli dal vicinoconvento. Quelle Porte maggiori erano alti torrioni merlati, a .due piani, in tutto simili a quello di Porta San Niccolb, l'unico che sia stato conservato intat,to. Tutti gli altri, e così pure quasi tutte le torri delle mura, furonoabbassate nel 1526 dietro il parere di Pietro n'avarro; allorchi! questi venne chiamato a consigliare la commissione incaricata di proporre le modificazioni da farai alla antica cinta, e le nuove opere da erigersi per porre 'la .citt.b in grado di resistere ad un assalto, che allora si temeva da parte dell' esercito del Borbone. Il Machiavelli, che prese parte a quelle deliberazioni, ce ne ha lasciato la relazione, dalla quale si rileva, come con quella prima proposh concordino in massima parccchie delle disposizioni prese per fortificare Fircnze al tempo dell'assedio. Mentre che si abbassarono i torrioni delle Porte, vi si aprirono delle cannoniere, ne fu chiusa la maggiore arcata, ed in quella vece fu aperta una Porta minore nel loro fianco. Gli antiporti furono colmati di stipa e terra e si afforzarono con baluardi e puntoni. I1 Mugnone fu deviato per riempire i fossi verso la Porta a Pintie lungo le mura, ele sue acque imboccate in Arno a Porta alla Giustizia. Sull'alturc (li San Miniato, fuor clcllc rmra che quivi erano più deboli e dominate clai vicini colli, fu intrapresa la costruzionedi un fortilizio che doveva abbracciare, ,oltre alle chiese e conventi cli San Francesco e San Miniato, anche l' altura diGiramonte. Pii1 tardi, quando cominciarono a farsi palesi le mire IV. Firenze, a quanto pare, eraarrivata al 1521 senza fare modificazione alcuna alle mura che la cingevano fin clalla prima meth del secolo XIV. La sua cinta consisteva in un muro merlato alto 20 braccia e grosso 3 'l9, preceduto da un largo fosso e framezzato da torri pure merlate, quasi tutte quadrangolari,alte braccia 40, distantifra loro 200 braccia. Uno stretto sentiero intagliato nel muro, dalla parte di dentro, dietro ai merli (cammino di ronda), permetteva di circolare lungo quello. Esso e ancora visibile in molti tratti delle antiche mura. L'andamento della vecchia cinta 8 oggi segnato dai viali sulla rivadestra dell'Arno, e sulla sinistra dagli avanzi delle mura. Soltanto á sinistra della Porta al Prato, giunto il muro presso l'Arno,si ripiegava ad angolo retto verso il borgo Ognissanti, e qnivi era una piccola porta detta Porticciuola delle Mzclina. Le Porte principali erano quelle che tuttora si veggono, e di più sulla destra del fiume la Porta alla Giustizia presso l'Arno, la Porta a Pinti che era precisamente la dove la strada di questo nome imbocca nel viale principe Amedeo, e la Porta a Faenza, dove S' innalza il maschio della Fortezza da Basso. La Porta Romana era detta Porta Sa%PierGattolini. Altra porticciuola esi- ' n II I I II I ! i --~ I___- 132 MICHELANGIOLO E LE FORTIFICAZIONI DI FIREKZE . . 133 ’ ~~ I 4 :j 1’ ‘l i ) l I .. ........-. .. ’ non di muro; che il tempo a cib fare sarebbe mancato e la spesa sarebbe stata troppo grande. Gli scrittori di quel tempo sono concordi nell’affermare che fossero formate di terra battuta, sostenuta da robuste travi, ed avessero le esterne pareti rivestite da mura di mattoni crudi impastati di terra e capecchio. ‘Alcune opere perdfurono costruite più solitlamcnte con pietra e mattoni, e tale fu per esempio il baluardo davanti alla torre delle Serpi, sull’angolo delle mura tra la Porta al Prato e la Porticciuola delle Mulina. Non siamo per6 lontani dal credere che durante l’ assedio stesso si lavorasse per sostituirelamuraturaa una parte delle costruzioni di terra; il che si rileverebbe dall’esistenza di alcuna di quelle opere ai nostri giorni e dal fatto, chesebbene le fortificazionifossero gis compiute al tempo dell’assedio, ilavori continuarono pur nondimeno per tutta la sua durata. diClemente VI1 verso lo Stato di Firenze, determinarono i Fiorentini d i assoldare milizie e fortificare la citts; al quale uopo in aprile del 1529 nominaronoMichelangiolo Buonarroti con titolo di governatore e procuratore generale, sopra le fortificazìoni eripari della citu per un anno. Per mettersi in grado di corrispondere alla grande aspettazione dei suoi concittadini, il Buonarroti si recb sul finire di luglio dello stesso anno a Ferrara, che era allorastata fortificata secondo gli ultimi trovati, ed era giudicata la piu perfetta fortezza di tutta cristianith. Pare quindi indubitato checol&Michelangiolo avesse più chiara dei idea nuovi baluardi (i quali fors’anche, erano gitt stati modificati e migliorati), imperciocche, quanto alla invenzione per se stessa, gia doveagli esser nota, essendo stati costruiti baluardi aPisa nel 1519 da Giuliano da San Gallo, fratello maggiore di Antonioa Per conseguenza sembra non potersi mettere in dub-. bio, che una parte dei puntoni e bastioni che il Varchi accenna essersi allora costruiti attornoa Firenze, non altro fosseroche 6aZuardz’; sebbene nei loro particolari alquanto dissimili da quelli elevati più tardi, comevedremo in appresso parlando dei disegni di Michelangiolo. Attenendoci .per quanto riguarda la erezione di tali opere e la situazione loro a ci6 che il Varchi, pia particolarmente d’ ogni altro scrittore, ci narra, e valendoci delle consideraziohi gis fatte sulla natura di tali costruzioni, e delle poche traccie che ancora qua e la ne rimangono, tenteremo di darne una sommaria descrizione. Innanzi a tutto però 8 d’uopo premettere, che la maggior parte di esse opere fu dapprima costruita a modo delle antiche bastite o bastioni, di cui gia dicemmo, e quindi -- q I : I rr R V. Giadicemmocome nel 1526 fosse stata fra 1’ altre difese intrapresa la costruzione di una grande opera, che doveva ricingere all’ intorno il Monte di San Miniato e l’altura di Giramonte. Michelangiolo, chiamato a sopraintendereatutti i lavori, modificb il primitivo disegno; e giacchegli pareva chet.roppotempo e troppa spesa ci sarebbero voluti ad erigere un’ opera così estesa,e t.roppa gente a guardarla, delibcrb di ristringerne il perimetro alla sola altura di San Miniato con le chiese e conventi di San Miniato e San Francesco. È ben vero che colnuovo tracciato si lasciava fa(colt8 al nemico di stabilirsi sopra Giramonte, e quindi dappresso a San Miniato, in sito dominante; ma dall’altra ü--m l l l I I 4 l I f l b l l I I l c 134 ’ ’ I E LE FORTIFICAZIONI MICHELANGIOLO parte 10 spingersi fin l& non avrebbe impedito l’ occupazione della Torre del Gallo,chesarebbe stata per Giramonte pericolosa, come questoinpoterdel nemico era per San Miniato. Inoltre Giramonte in mano del di-. fensore sarebbe rimasto quasi affatto isolato, non potendo essere i suoi approcci, stante la sua distanza dalla cinta, fiancheggiatie protettidal fuoco diquesta:sarebbe quindi diventato unpunto debole per la difesa; mentre dall’altra parte in mano del nemiconon avrebbe avuto, a causa appunto di quella stessa dishnza,tale efficacia contro la citth da renderlo pericoloso. Queste ragioni avranno certamente influito sulla determinazione presa da Michelangiolo, il quale diede opera, colla potenza e robustezza delle difese erette a San Miniato, a supplire al difet,to della loro posizione rispetto a Giramonte. La necessitainvece della occupazione di San Miniato si pub facilmente conoscere da chiunque osservilagiacitura di quel sito rispett.0 allacitta e alle alture che lo avvicinano. Infatti, S’immagini per poco” il nemico stabilito su quel colle, e si vedra che non solo le mura tra la porta San Giorgio c laportaSan Niccold, ma ben anche una gran parte della citt8, sarebbero rimaste affatto scoperte ed esposte a brevissima distanza ai colpi delle suc artiglierie; senza che alcuna opportunit& fosse serbata a l difensore di elevare contro di essi il benche minimo riparo, o dicontrapporre all’ aggressore efficacimezzioffensivi. Ma non basta; perche non avendo pih nulla a temere pei suoi fianchi, l’assediante avrebbepotutoancora distendersi sullo sprone dirimpetto a Porta San Miniato, e aprir contro questa la batteria a poco più di 300 metri di distanza. I DI FIRENZE ’ 135 Invero egli si stabilì su quell’altra schiena, che dalla Torre del Gallo si spinge per San Leonardo fino dentro la citt8, tra la P0rt.a San Giorgio c l’odierno forte di Belvedere; ma oltredicllh qui l’ altiliano cru non meno favorevole al difensore che all’offensorc, non potcva la posizione di quest’ultinlo esser del tutto al sicuro dai tiri di fianco che gli venivano cla San Miniato; ci0 chc spiega in gran parte il nessun progresso fatto anche pcr qucsta via dall’ assalitore per tutta la durat,a dell’assedio. San Miniato dunque fu, come si suo1 dire, la chGar-e della posizione, costituita dalle indicate alture; e gincche in nessun altro tratto della cinta le m u m erano così deboli e così mal collocate rispettoallacitt8, corne in quello che corrc tra I ’ o h Pan Niccolb e Porta San Giorgio, si clcvc collclliuclcrne, che il detto monte era LIranco la chiave cli tutta la difesa. Nessunameravigliaquindi se furono la riL1nit.i in maggior quantita i mezzi d’offesa a di difesa, e se Michelangiolo assunse personalmente la costruzione dei ripariche quivi venneroeretti. Come i n appresso diremo, parlando più specialmente dei disegni di fortificazioni lasciati da Michelangiolo, non ci fu possibile scoprir tracciache ci indicasse quali fra que’ discgni rappresentino le fortificazioni di San Miniato. Non ve n’ha alcuno così vasto e così complcsso che ci sembrasse corrispondcrc alle indicazioni di quclle opere forniteci dal Varchi : considerando poi che le opere stesseeranogia cominciate ncl 152G, eche Michelangiolo le dirigeva in pcrsona (cgli che abborriva dal fare in ogni sua cosa troppi progetti preliminari) propendiamo a credere, che veri e propri disegni di quelle opere non siano maistatifatti, i l I I l l I I i ;I I - II 136 YI q ir -1l! 11 1]l I ! I \I :j I ;I I I [:; 4,; I II ;i i 1.1 11 I; ;j !,q I ‘I .1r j i; i;; 1 ;I !l ;-]\ 137 E LE FORTIFIC~AZIONIDI FIRENZE MICHELA.NGIOL0 E qui, reputando opportuno dare un’ idea dell’ andamento generale e della qualita delle fortificazioni, di cui fu a queiternpi munitalacitt8, crediamo non poter meglio conseguire tale scopo, cheriportando integralmente la descrizioneVarchi, del alla quale aggiungeremo alcune notespiegative di mano in mano che ci parr& conveniente. e È adunque dasapere, che Michelangelo avendo 4 preso’,la cura della fortificazione di Firenze, come si c[ disse ne’ libri precedenti, e principalmente quella del u monte, o vero poggio di SanFrancesco, o vero di 4 san Miniato, e parendogli, che la forma del bastione 4 cominciata nel gi8 ventisei da’ Medici, quando S’ abu batt,erono letorri delle mura, fosse, oltra gli altri u difetti, troppo grande, e per conseguente di troppo u disagio e di troppa spesa .a guardarlo, perciocchè inu chiudeva dentro se ancora Giramonte, cominci6 un 6 bastione fuori della porta di San Miniato, ovvero di 4 San Francesco, di l&dalle prime case, le quali ancora u vi sono da man sinistra, il quale sagliendo su dalla casa 4 Frescobaldi, circondava tutta la chiesa e ’1 convento (< di San Francesco, e quindi volgendoman a destra dalla u parte verso ponente, circuiva tutto l’orto di San Mi- Eell’orto di San Miniato sopra uno di quei punbastioni, v’cra 1111 alto e fortissinlo ca<< valiere, il quale riguardava ilCallo, e più da presso 4 il Giramonte, ed era non guarilontano dal Giramon4 tino. Dalla chiesa di Pan Frm1cCsCo, o piuttosto dal 4 convento, si partiva dalla parte verso oricntc nn altro << bastione,il quale colle sne cortine scendeva giù a 4 trovare il borgo della Porta a San Niccolb,’ (l’ oncle 4 S’ andava a Ricorboli, eriusciva sopra alcune Lorn<< bardiere sopr’tlrno. Accanto il tempio di San IIi~1ii~i0, u dove era ed è il campanile, il qualetutto che non x< fosse ancora fornito, era nondimeno tantoalto ed in 4 luogo posto, chescopriva e signorcggiava, non che le valli, tutti i mont,i circonvicini; si moveva un ba.4 stionc in guisa posto con qucllo di San Francesco, che << per alcune piccole porfc si poteva entrare dd1’1mo nell’altro;e tut.ti questi bastioni avevano clovc biso<< gnava i loro fianchi, i loro fossi e le loro hombarclicm, << ovvcro cannoniere; la corteccia di fuori de’ qna’ baa stioni era di mattoni crudi fat,ti di terra pesta mesco<< lata col capccchio trito, il didentro era di terra e niato, mettendo in fortezza tutto ’1convento e la chiesa, 4 e con due piuttosto puntoni che bastioni scendeva giil u di mano in mano lungo alcuni gradi di pietra, che sono 4 quegli, de’quali fece menzione Dante, di maniera che 4 andava quasi come un ovato a ritrovare e congiugnersi u col, primo principio del bastione vicino alla Porta pur .4diSan l?rancesco, .ovvero d i San Miniato.’ sul primitivo disegno, e se i puntoni o baluardi che Michelnngiolo v i costrusse, corrispondano ai bastioni dell’ odierno frank volto a Giramonte. Per nie opinerei che il tracciato primitivo clovcsso corrispondere, S(! 11011 cs;ktt;uuc?ute, ; t l l w l l o i n coulpltwo ;L quello che ora si vede, spcciahwntc nella prie V C I ’ J ~ il Ilcmico ; gi;\cch& in terreno montuoso le forme (li questo non Iikscinno grande varieth nella scelta dell’andnmento generale di un tracciato di fortificazioni. 1 Sembra certo dovesse corrispondere a quel muro, che seguendo appunto questo andamento, congiunge oggicli l’ angolo Kord-Est clel piazzale llkhelangiolo col borgo San Xiccol6. 4 1 Siccome la fortezza di San Miniato fu ricostruita pih tardi du. Cosimo I, non è facile riconoscere se ci8 sia avvenuto esattamente 4 << toni,ovvero 10 .-- --r! ~ - -I-a--%.. mm - .- . l138 MICHELANGIOLO E LE FORTIFICAZIONI DI a stipa moltobene stretta e pigiata insieme. Fu biasiu mato da alcuni Michelagnolo cl’ avergli fatti con troppi 4 6 a u u u 4 a a a 4 a a a a a a 4 a u u a u . fianchi e colle cannoniere. troppo spesse, quasi venissero in tal maniera a, indebolirsi, e ancora troppo stretti, ovvero sottili, dicendo,che l’artiglierie grosse facevanomoltomaggior passata, che non era la larghezza, ovvero la grossezza loro ; a’ quali mancamenti, se mancamenti erano, si pot,eva, essendo per altro bene intesi ed ottimamente lavorati, da i capitani pratichi, dicui 8 propria cota1 cura, agevolissimamente rimediare. Ora ritornando di nuovo alla dettaPorta, per fornire le fortificazioni, e facendosi da man destra (dondeforsedovevaincominciare prima) dalla medesima Porta di San-Francesco verso quella di San Gorgio, era vicino alle mura un bastione, da1 quale su per un largo e sicuro fosso dirimpetto alla valle della Fonte alla Ginevera,dove era gia il lavatoio, si saliva alla Porta a San Giorgio e percid lo chiamavano ilbastionedella Fontealla Ginevera.‘Dalla Porta’a San Giorgio verso quella di San.Piero Gattolini lungo le mura pur dalla parte di fuori, era un grande e meraviglioso bastione, il quale tutto quel piano occupava, che 6 dalla Porta al luogo nominato il chiasso de’Buombigolli. E qucsti tanti c così fatti ripari erano tutti fuori della terra. 1 Questo bastione sembra fosse in quella parte delle mura tra Porta San Miniato e Porta San Giorgio, dove si nota una Sporgenzadiformairregolare. Lo scopo, per cui fu costruitaquesta opera, dovette essere di battere il terreno interposto fra San Miniato e Sau Leonardo; ed impedire l’avanzare degli assalitori al coperto pel vallone prospiciente in quel tratto alle mura, ed allora chiamato della Fonte alla Ginevera. q --my .- 1 r TI I FIRENZE . 139 _. u Dentro alla Porta di San Giorgio da man destra a << quellicheescono fuori, ern un lunghissimo bastione, 4 il quale scendeva fino alla Porta, n San Piero Gattou lini, ed in quel mezzo sopra l’orto de’ Pitti S’ edificb a poi un gagliardissimo cavaliere, il quale, bench6 altisa sime,sopraffaceva le mura,’ ed in su questo si pose << la grandissima colubrina gett,ata da mcsscr Vannoccio 4 Biringucci daSiena,la quale pesòdiciottomigliaia a di libbre, aveva nella culatta una testa cli liofmtc! c! a si chiamava da’ fanciulli l’ archibuso di Malatcstn. a E perche il poggiodiSanDonato a Scopeto scopriva u ed era a cavaliere in guisa, che poteva batterc tutta a quella parte di Firenze, la quale e tra San Pier Gatu tolini eSanFriano; vicino alla chiesa di Camaldoli, u vi si fecero con grand’ artifizio e grandissima spesa 4 più bastioni ed alt.ri ripari: a traverso, lungo le mura 4 tra le dette due Porte si tirb un lungo e grossissimo u bastione; e un alt.ro se nefece, perche non sipotesu sero da San Donato levar le difese a chi sopra vi corna b a t t e ~ s e .Fuori ~ della porticciuola del Prato, dove 1 Il bastione detto pocanzi tra Porta San Giorgio e San Pier Gattolini o Romana, unitamente al cavaliere, di cui qui si parla, costituivanoquella specie di baluardo sporgente dalle mura, che pur oggi si scorge accanto al forte Belvedere, e sopr;k ilqllitlt? B il giardino detto de2 cavaliere annesso a Boboli. 2 Sembra da quanto è qui detto che avanti allcI ~ I I tra ~ LPorta Romana e Porla San Frediano si lacesse un grosso riparo di terra destinato a coprire le mura troppo esposte (la questa parte ai tiri del nemico, il quale occupando l’altura dove è la villa di San Donato, poteva batterle a distanza di soli 150 metri circa. E siccome doveva questo riparo esser munito didifensori, per tenerne lontano il nemico, così si pu6 arguire che l’ altro bastione, fatto perchè non si potessero levar le difese da San Donato a chi combattesse . ! 140 a dalla Vaga Loggia de’Medicisono i E LE FORTlFICAZIONI DI FIRENZE IICHELANGEOLO le mulina vicine 4 ad Arno, si fece un grandissimo bastione con un proa fondissirnofosso e alcune casematte. Dal munistero a di Ripoli lungo 1’ orto de’ Bartolini rincontro a quello .( de’ Rucellai, si cavb un larghissimo fosso, il quale si ,u stendeva fino in Gualfonda.Allachiesa di Santa Ca< terina tra la Porta a Faenza e quella di San Gallo, si 4 rizzb u n grandissimo e fortissimo baluardo con alcune ac trincee e fossi.Alla Mattonaia tra Pintiela Croce, *a dove 8 il palagetto de’ Guardi, vicino alla torre de’ tre a Canti si dirizzbun altro nonmeno grande n&meno a forte baluardo.’ A ciascuna delle Porte si lavorb di a fuori un bastione grande, quanto era l’ antiporto,e <( tutti gli antiporti si riempirono di terra e di stipa 4 calcata. Fuori della Porta alla Giustizia era un pun4 tone così fatto, ch’ egli aveva pih sembianza difor4 tezza che d’altro; e tra lei e la Porta alla Croce di 4 fuori S’era sopra il fosso alzata la terra a sdrucciolo a in guisa, che da quella parte non si potevano battere 4 le mura. Fecesi ultimamente per le cagioni che si u diranno, in sul prato d’ Ognissanti dalla torre delle u Serpe un maraviglioso bastione, e di fuori dirimpetto sopra il primo, dovesse esser posto in guisa da coprire i difensori dal fuoco di quell’ altura; e quindi altro non doveva essere il detto secondo bastioneche un grosso montediterra posto di traverso al primo,echeconvocabolomoderno si suoleinfortificazione chiamare appunto traversa. 1 Questatorrepentagonaleera allo svolto chefacevano le mura ed ora fa il viale tra Porta Pinti e Porta alla Croce. 9 Nonsappiamo 80 qui S’ intendaparlaredell’opera, di cui i disegnidi Mkhelangiolo, della abbiamotrovatoilprogettofra quale diremo in appresso, e che per la sua forma bizzarra non si potrebbecertamente assomigliare adunpuntone o baluardo. a a a a 4 a a << <( a 4 u a << a (< 14 L adettatorre si cominci6 amuraretutto di pietra, come ancora si pu6 vedere, un gagliardissimo cavaliere.’ E brevemente, in tutto iltempodell’assedio non si restb mai di fortificare, per consiglio ed ordine di Malatesta, ora in questo luogo e ora in quell’ altro, il che si conobbedopoil fatto, cornc avviene il più delle volte, essere stato operato da lui piil per consumare lacittk, etenere occupatiglianilnictl i pensieri de’ cittadini, ed anco per mostrarsi affezionato ediligente, che per bisognoche ve nefussc. E di vero le mura ancora in quella parte, sopra la quale, comepih debile, S’ erano accampati i nemici, erano tant’ alte, tantolargheetantoforti, e dentro tantï contadini da lavorare etanti soldati da difenderle, che in molti luoghisipoteva agiatamente e sicuramente aspettare chefacessero labatteria *. VI. Esposto così sonmariamente quanto cifu dato raccogliere rispetto allo andamento generale delle opere, ci resta ora a rintracciare qual merito si debba attribuire al Buonarroti nel campo dell‘ingegneria militare, in primo luogo per rispetto al complesso delle fortificazioni da lui ideate a difesadella citta, insecondoluogo per riguardo alla scelta dei tracciati dellc singolcoperc ctl allo studio delle loro parti. Per quanto rlguartla il primo soggetto abbiamo giA veduto secondo quali criteri egli modificasse nella forti1 Diquesteopere vi sono due disegni diMichelangiolo, quali non sapreiqualefosseaccettato. I dei j. I 142 I , I , . MICHELANGIOLO ficazione di San Miniato il primitivo progetto, e ccme coll'aggiunta del baluardo presso Porta San Giorgio e del cavaliere di Boboli venisse a costituire un sidema di opere che si proteggevano a vicenda, etutte insieme concorrevano, oltre alla difesa immediata dei tratti adiacenti della cinta, ad impedire al.nemico una efficace occupazione del terreno interposto. Col riparo o bastione (come lo chiama il Varchi) costruito dentro le m'ura tra Porta San Giorgio e Porta Romana e con quello verso Porta San Frediano, che abbiamo giA fatto oggetto di una nota, egli rendeva possibile una forte occupazione e difesa, mediante artiglierie, in quei tratti del1.a cinta, che per essere dominati dalle posizioni alte del nemico erano piùminacciati. Nella pianura invece, sulla destra dell'hrno, dove erano men forti e men numerosi i nemici, dove per essere il terreno piano eguali pertutto erano le condizioni di dominio per l'offensore e pel difensore, Michelangiolo credet,te bastevoli ,poche opere fortemente munite avanti ai principali accessi od ai saglienti della cinta a tener lontano il nemico, e ad impedirgli di st.abilire artiglierie in posizione opportuna a battere efficacemente mura; le le quali, porchd nltc e difficili a superare ed a discendersi vorm l'intorno, erano sufficientemente protette dalla vigilanza che direttamente per mezzo di guardie ed indirettamcntc! dalle gia acc,ennate opere si poteva esercitare nei tratti a queste interposti. Soltanto fra Porta alla Croce e Porta alla Giustizia si era alzata, comedice il Varchi, la terra a sdrucciolo, perchè non si potessero da questa parte battere le mura; il che a noi sembra doversi specialmente riferire ai tiri che potevano essere contro questo tratto diretti dall'al- , i. .. .- ~ E LE FORTlFICAZIONI DI FIRENZE ~. 143 .. tra sponda dell'hrno cla presso Ricorboli, cioè da una dist.anza di circa 800 a 1000 metri. Di questa giusta economianoll'uso della fortificazione e delle forzedelladifesa,va a parer nostro sommamente lodato il Buonarroti; il qlmlc SC chhein questo, come crediamo, ad influire col m o cousiglio, deve riguardarsi dotato di quella giust.a in1.uixionotlcll' arte di guerra, che lo farebbe degno di maggior rqwl;Ixionc che a semplice architetto militare sia dovuta. Egli ben capì l'importanza massima della partc tl~llit posizione che t? sulla sinistra dell'brno; la quale, sebhcnc piùdifficilead essere oppugnat.a, perchè montuosa, era perb anche la più perigliosa, perchè dominata; e però .su quella aumentb le difese, e diedealloinsieme delle fortiflcazioniquivi erette caratt,ere più offensivo, merce la possibilita di collocarvimaggior numero di difensori e di artiglierie anche in siti avanzati; ma non gih per qucl t h e riguarda la vera offensiva, cioh quella chcoggi diciamo difesa attiva, da farsi con grosse e impetuose sortite. Che se a questa avesse inteso, Michelangiolo avrebbe dovuto studiare, con maggiornumerodi opere avanzate, coll' occupazione dei punt.i dominanti, col praticare i n più luoghi aperture nella cinta, di render possibile la fironta riunione e lo schieramento dei difensori in questo o in quel sito, per le imprese dirette at1 assaltarc il campo nemico. Invcce, come lo stcsso Malat,csta adduceva in una sua lcttcra alla Signoria per iscuBare la sua inoperosith, qucstc imprcso riuscivano oltremodo dif.ficili; dovendosi lesortite operare per poche porte fra lorodiscoste, e gli schieramenti eseguire allo scoperto -sotto i tiri del nemico,cheoccupava i luoghi' alti. Ma dicosiffatto errore non si deve far colpa a Mi- ~~ l 145 MICHELANGIOLO E LE FORTIFICAZIONI DI FIRENZh chelangiolo, il quale se da una parte non seppe forse sottrarsi del tutto alla influenza del carattere essenzial-. mente difensivo che aveva la fortificazione a quei tempi, dall’ altra pensd probabilmente esser cosapiù sicura. l’ offrire ad un esercito raccogliticcio, piccolo per numero edin parte compostodimilizie cittadine non ancora molto agguerrite, ripari saldi, ben muniti e facili a guardarsi, diquelloche procurargli un sistema difortificazioni soggetto alle sorprese, ed a custodire il quale sa--. rebbergli presto venute meno la costanza e la lena. Per quello poi che si riferisce al secondo soggetto qui preBo inesame, cioe alla scelta dei tracciati delle sin-. gole opere, ed allo studio delle loro parti, poco potremo dire di bene accertato, appoggiandoci pih che altro allo esame che abbiam potuto fare dei disegni del Bwnarroti esistenti nella Galleria a lui dedicata, e desumendo dalle imperfette notizie -che potemmo raccogliere sullo stato della fortificazione a quei tempi, qualche criterio. per giudicare quali modificazioni egli possa aver introdotte nella applicazione dei nuovi trovati. Ma per questo ci è necessario fare ancora una breve digressione. Convien dunque prima di tutto ricordare come fosse praticata la ingegneria militare e l’arte in generale al principio del secolo S V I . Come suol’e accadere nel primo fiorire deile arti, il bello era più serltito che spiegato, il vero più intuito che insegnato; sicchi? l’arte fioriva, ma senza regole fisse, e se mancavadi stabilita, perche più promossa dalla potenza individuale . che affermata da leggi e, da. norme, S’ avvantaggiava perd in forza espansiva, ed il pensiero non inceppato dalla regola, se potente abbracciava larghissimi confini, se impotente cadeva; perche non si era ancora pensato al mododi fare collo studio e col lavoro di un artefice mediocre un artista. Queste condizionifacevano sì che da una parte non coltivava le arti se non chi veramente vi era portato da ispirazione, dall’altra 1’ ingegno dell’ nrtist.a intendeva a discorrere ilcampodell’ arte in guisa più larga, abbracciandone e professandone parecchi rami, che il scnso del bello e del grande vivamente inhiti non pcrmcttcva alla sua mente di concepire disgiunti. Così e che i grandi artisti del Risorgimento si mostrarono in molte arti ad un tempo eccellenti; quantnnque ciascuno di essi alcuna con particolare amore e successo a preferenza coltivasse. Michelangiolo Buonarroti e Leonardo da Vincisono i due tipi piùinsigni di questi ingegni proteiformi; ma a quasi tutti gli artisti dei loro tempi è applicabile 1’ espostogiudizio. Nessuna meraviglia quindi se chi era pittore e seultore fu pur sovente architetto, e persino musico o poeta e sechi era arcl1itett.o non trascurb la ingegneria militare, quando l’ occasioneglisi offerse; tanto piùchein queitempidi diuturneguerre nessunopoteva tenersi affatto estraneo a tutto cid che alla scienza o alla prat,ica delle armi si riferiva. Ond’eche lo stesso FrancescodiGiorgio Martini gia citato era pittore, scultore ed architetto civile, oltre ad essere architetto militare. L’ ingegneria militare era allora, come gia dicemmo, in un periodo di trasformazione, e seguiva nel suo svolgimento le stesse fasi delle altre arti, secondo l’influenza degli ingegni cheprimi la esercitarono; sicch& invano si cercherebbero a quei tempi le regole che poi quell’ arte ridussero scienza, mentre nelle opre sue d’ allora altro non dato rinvenire se non l’ impronta della in- 144 I l I I l l l i i ~ 146 MICHELA'NGIOLO - tuizione artistica edelsenso pratico, dacui soltanto furono guidati i suoiprimi cultori. Edappunto con questicaratteri la fortificazione ci si presenta nei,concetti del Buonarroti,sia per quanto .riguarda il tracciato generale, sia per quel che. si riferisce i particolari delleopere. Infatti, rimettendoci per la primaparte, cioe perquanto S' appartiene al tracciato .generale, all' esamechegiàneabbiamo fatto, diremo perrispettoalla seconda:che allavista deidisegni di fortificazione di Michelangiolo fummo colpiti dalla origi-. nalità, onde li scorgemmo fortemente impressi; perocchh inquesti la forma, sebbenein massima si acconci a quelle dei nuovi tracciati, rivela pur tuttavia la libera ispirazione individuale,che porta 1' autore a modificare talora profondamente quelle forme, ed a stampare nelle sue opere i segni del: suo gusto architettonico. In questi, che più si possono chiamare abbozzi che disegni, predomina invero il carattere artistico, onde il Buonarroti fu tratto a sostituirealla .durezza delle lineespezzate le curve, come più armonichee più gradevoli all' occhio; sicchk a tuttaprima ad osservatore non pratico nasce il dubbio, se quelli chegli stannodavanti sianopiani di fortificazione oppuredisegnidi modiglioni o di frontoni, con i loro archi spezzati, le loro volute, che gli richiamano alla mente le arche della Cappella. Medicea. Poi colpisce l'osservatore l a bizzarra variet& deiparticolari, dovuta specialmente alla sovrabbondanza dei ripiegamenti e spezzamenti della magistrale,' degli intagli - \ La magistrale si pu6 definire con sufficiente esattezza: la linea che rappresenta nel disegno diun piano di fortificazione 1' andamento generale del muro. 1 E LE FORTIFICAZIONI D I FIRENZE -- . .- 147 praticati nelle faccie, nei fianchi, nelle cortine, per ottenere un grande incrociamentodi fuochi in tutti i sensi a protezioneimmediatadelle opere, e persottrarnele varie parti all' infilata dei tiri nemici. N& 6 'certamente d'ajuto ad interpretare questi disegni il modo più da abbozzo artisticoche da disegno geometrico, onde sono- condotti; come pure la mancanza totale dei profili, per la qual cosa non è possibilc! farsi alcuna idea di quel che fosse il loro rilievo. La mancanzadi tutti questi particolarinel disegno .si pub forse spiegare, con qualche verosimiglianza , da .cid che abbiamo gia detto parlando delle fortificazioni .di San Miniato; vale a dire : che sopravvegliando Michelangiolo alcuni lavori pcrsonalment.e, ed altri facendo eseguiredaarchitetti e ingegnerimilitari espertissimi, pote talvolta risparmiarsiaffatto il disegno, e tale altra dare ai suoi sottoposti. con semplici abbozzi unaguida sufficiente per 1' esecuzione deisuoiconcetti. . Cornunque sia, noi crediamo. poter quasi con certezza asserire : che se il Buonawoti non legs il suo nome. ad alcuna delle innovazioni fondamentali dell' arte dol fortificare,dellaquale egli non fece professione e non iscrisse trattati, perchea più vast.i campi lo chiamd il suo genio, non possiamo perd negargli il merito di aver portato,anchenella applicazione dei tr0vat.ialtrui,la potenzadel suo ingegno inventivo; perche da l u i vediamo usate disposizioni c irnmaginat.i ripic@i che i n altri prima nonci f u dato riscontraI*e. E sebbene per la scarsita delle ndizic che si hanno intorno a quel periodo di rinnovamento dell' arte, non ci sia lecito di affermare con qu$che sicurezza quali fra gli oradetti ripieghi e disposizioni siano di invenzione delBuonarroti e quali ' - . " . I 149 I 148 MICHELANGIOLO E LE FORTIFICAZIONI DI FIRENZE I no,nonci ristaremo dallo accennar quelli che nella rapidissimascorsa dataai disegni di l u i ci apparvero di alla quale è praticato il passaggio della Porta al Prato protetta da un opera a doppia corona tanagliata, ci parvero in particolar modo degni di fermar 1’ attenzione dei cultori della ingegneria militare, i quali, più che noi non siamo in grado di fare, potranno forsericonoscere se quelle disposizioni, di cui riscontriamo ai nostri giorni frequenti applicazioni, specialmente nella fortificazione passeggiera, non siano per avventura invenzionidi Michelangiolo piuttosto che d’ altri. N6 possiamoporfine a questo breve esamesenza parlare di un’ altra opera, di cui ci maraviglid la forma tanto originale, quanto ben ragionata, la quale dalle in.dicazioni che porta il disegno si rileva essere stata ideata per la fortificazione della Porta alla Giustizia. È m’opera tutta a linee curve e spezzate che si spinge avanti sul .fianco della detta Porta, tra questa e l’Arno, e lecui parti provvedono : a) a difendere 1’ accesso con fuochi di rovescio, 6) a battere colle artiglierie l’Arno e le posizi,oni del nemico sulla opposta riva pressoRicorboli; c) a coprire i difensori, le artiglierie dell’ opera e la Porta stessa dai tiri provenienti dalla detta direzione. I i ‘l I i ! j II I! I i. maggior rilievo. Una delle modificazioni al tracciato primitivo che riscontrammo più di frequente nei detti disegni 8 la spezzatura del sagliente delle opere più avanzate verso il nemico, ove egli sostituisce dl’ angolo un arco concavo verso l’ esterno, munito di feritoie, le quali danno gran quantita di fuochi nel settore indifeso, che naturalmente risulta avanti al sagliente a motivo della inclinazione delle faccie. Questa podificazione prelude al così detto taglio a petto immaginato pia tardi ; colla differenza che quest’ ultimo risponde al bisogno della difesa lontana. del saliente, mentre la disposizione adoperata da Michelangiolo risponde piuttosto a quello della difesa vicina; bisogno che del resto abbiam giA detto mostrarsi predominante in tutte le disposizioni accessorie da lui ideate. Altra particolarith è l’ abbondanzadei ripiegamenti nella linea difuoco e la grande quantitit d’ intagli per le .artiglierie. Di questo narra il Vasari come gli fosse. fatto rimprovero per l’ indebolimento,che specialmente la secondadisposizione apportava ai ripari. Ma visto il carattere essenzialmente difensivoche occorreva prevalesse nelle fortificazioni di Firenze, dobbiam piuttosto lodare che biasimare ilBuonarroti di aver sì ingegnosamente provveduto ad ottenere questo intento. Alcunesporgenze adenti di sega ideate per fiancheggiare il muro tra il baluardo della Serpe e la Porticciuola alle Mulina,e due ripiegamenti della cortina per fiancheggiare le faccie di una capponiera,’ attraverso J Specie di capannato. --.-_ In a TU I VII. Lanatura delle cose finora discorse parrebbe invitarci a fare un raffronto tra i procedimenti dell’attacco .edelladifesa al tempodoll’assediodi Firenze e quelli che oggi si usano; e senza dubbio qualche utile insegnamentosipotrebbe pure da cid ricavare. Ma ce lovietano i confini e l’indole di questo scritto, che nostro malgrado abbiamoforse . gih dovuto in qualche luogo p p 150 E LE FORTIFICAZIONI DI FIRENZE MICHELANGIOLO oltrepassare. Deporremmo quindi la pennapienamente soddisfatti se potessimo sperared'aver contribuito con questostudioimperfettoadonorare,sia purein minima parte, la memoria del Grande che oggi in Firenze tutta, Italia accorre a feste,g' 0 lare. Se non che il desiderio che queste commemorazioni dei nostri sommi concittadini esercitino quella benefica influenza ch' 8 lecito sperarne Fugli animi dei nepoti, ci spinge ancora ad esaminareperqual modocid possa ottenersi. Lasciamo ad altri, se il creda opportuno, il far voti perchèl'Italia possa inun prossimo avvenireveder.1' arte ricondotta a quella eccellenza, alla- quale contribuì ad innalzarla il divin Buonarroti: la via che seguimmo ci porta invece per altro ordine di. idee a desiderare, che si ridesti e si diffonda tra noi quelcultodelle grandi cose, di cui egli ci dette tanto splendido esempio, e che S' accenda nella presente generazione una nobile gara di emulare le civili Firtù, onde rifulse Firenze a quei tempi. Imperocch6 non possiamo, a dir vero, aspettarci di veder.. fra noi rivivere ingegni di quella stampa, n& riprodursi avvenimenti come quelli, di cui Michelangiolo fu attore e Firenze teatro ; e neppure lo desideriamo. I1 continuo progresso dello spirito umano e della societb, nonostante il ripetersi dei suoi periodi, -mentre crea alle generazioni che si succedono bisogni diversi, produce diversi mezzi, insegna diversi modi, apre vie diverse per soddisfarli. Così l' influenza civilizzatrice ;in altri tempi esercitata quasi esclusivamente dalla religione e dall'arte, viene ora soprattutto dalle scienze pih direttamente produttive dell' utile materiale e del bene morale. Di modoche, pur non negando all' arte quanto le si appartiene-. . ' . . 151 d'azione educativa, crediamo non essere necessario, percheessa giunga aquelgrado di potenzache percid le si conviene, chesorganonuovi Buonarroti od altri sommi a trattarla. E neppure lo crediamo possibile, perche ogni et8 ha i suoi prodotti; e se pur fosse, cid non soddisfarebbe agli- odierni bisogni. Ond' che 1' Italiadevecontentarsi di trarredalla ammirazione per le opere di quel sommo ingegnoe dai .ricordi di quelle glorie fiorentine potente incitamento ad emulare quell' antica grandezza e virtù, non tanto nelle cose. medesime, quanto in quelle che sono proprie della presente etb, per le quali la nostra generazione ha, come dicemmo, -altre vie da seguire, altri modi da adoperare. Così dovranno gli uomini d'Italia, come gih i cittadini di Firenze, fare scudo dei loro petti alla patria indipendenza, seminacciata da prepotenza straniera, ma non pih attendendo ristretti entro la cerchiadelle mura cittadine e dietro improvvisati ripari, bensì assembrandosi in grosse schiere' dietro i giganteschi baluardi delle Alpi ein quei luoghiche la scienza strategica, non l'utilith locale, ha voluto muniti a difesa, in questo o quel punto dei nostri estesi confini, o sul monte o sul mare, o sui vast,i campi, ove pub far massa un gran popolo in arme. Cap. R. P. .' . I LE RIME DI MICHELANGIOLO I1 secolo XV vide cadere in misero stato le lettere italiane, le quali avevano giA levato sì alto il volo nell’eta precedente,e tornar disadornaequasi barbara la linguache i cantoridiBeatrice e di Laura e i prosatori delTrecentoavevanoingentilita e resa atta ad esprimere ogni manieradi sublimi edelicati concetti. Gl’ Italiani S’ eranrivoltial greco e allatino, più in special modo da che uno stuolo di letterati,e iilosofi fuggendo lerovinedel Basso Imperoportarono qui . l’amore dei morti idiomi, erisuscitarono il desiderio di studi ornai lontanida quelli che convenivano a una nuovafede e allamutata civilth. Come anticamente l a prima venuta dei Greci aveva invogliati delle loro scientifiche discipline i Romani dci tempi di Scipione Affricano, così questa sccorlda loro venuta risveglid un egual fervore negl’ Italiani clcl millequattrocento.Un platonismo corrotto d.erivnnto dalle scuole degli Aiessandrini venne a trapiantarsi in Firenze, e innamorb di S& i pih valorosiintelletti. Pretesedi conciliare e . fonders in 11 .- .... .. impuro mescuglio le dottrine del gentilesimo coi dornmi cristiani, e in mezzo a frivole contese giunse a farsi compagnoesostenitore per sino dei sogni dell’astrologiae delle follie cabalistiche. Senza disconoscere i vantaggi che all’ italica erudizione procurb allora 1’ ardente ricerca delle memorie dell’ antica sapienza, 8 forza confessare che una sì stemperata adorazione di libri pagani preparb un’ et& per sentimenti e per iscritti, tutta pagana ; e che .tantafuriadistudi classici travolsc in vergognoso dispregio le tradizionidella grandeletteratura nazionale iniziata dall’ Alighieri. La veneranda memoria di -lui fu da meschiniraccoglitori di codici gittatanelfango; e alla linguanostra, la quale si disse doversi, come roba da trivio, lasciare ai trecconi e al volgo, da cui prende il nome, venne sostituita la latina,quella linguaciob che non era più la forma del pensieroitaliano. Sorsero peraltro sullo scorcio del secolo alcuni eletti ingegni, che ricordandosi d‘averavuta una letteratura e una poesia in casa propria, diedero opera a . farle risorgere:fra i quali bastirammentare Lorenzo il Magnifico e Angelo Poliziano. I1 primo scrisse versi non sempre limpidi nb eleganti, ma pur notevoli per vivacita d’immagini c schiettezza di locuzioni. E il secondo, giovanissimo, nclle Stanze per la giostradi Giuliano de’ Medici nonsolo si lascib addietro digranlunga il ruvido e incolto poema che LucaPulciavevascritto per la giostra di Lorenzo, ma inalzb l’ottava a una magnificenza dcgnadelle future epopee dell’orlando e della Gerusalemme. Ma cib ch’ 6 qui più da notare si 6 , che Lorenzonel Commto sopra alcuni de’ suoi sonetti, facendo eco alle severe parole di Francesco Filelfo e di altri chepur v’erano, ma 6 pochi (dice il Landino) e piu radi che le porte di Firenze Y, difese dalle pedantesche censure degli eruditi l’usodellalingua volgare, ne disse le lodi, e celebrb le gloriediDanteedel Petrarca : e il Poliziano i fiori scelti dai greci e dai latini poeti vestì delle antiche grazie toscane, emostrbnei suoi versi stupendi, con frequente e felice imitazione, il culto ch’ ei portava a que’ sommi maestri del bello stile, Se non che tantol’unoquantol’altro, facendo parto dell’hccademia platonica, istituita gia da Cosimo il vccChio, e seguendone neigiardini medicei i filosofici insegnamenti, più che sull’altare di Dantearsero i loro incensi su quello del Petrarca, le cui dottrine amorose discendenti dal misticismo greco meglio giovavano acl onestare la licenza delle passioni e a velare i guasti costumi. E cheguasti fossero, celo dice con leseguenti parole il Machiavelli: 4 I giovani più sciolti dell’usitato,. in vestiri, in conviti e in altre simili lascivie oltremodo spendevano;ed essendo oziosi, in giuochi einfemmine, il tempo e le sustanze consumavano Y. Coi1 l’amore, i l . quale all’ ingegno dell’ Alighieri fu quasi luce interposta tra il vero e l’ intelletto, e scala per salir più alto, passando a traverso l’ erotiche fantasie del Canzoniere petrarchesco si fece alla poesia dei cinquecentisti cagione finale, esercizio di moda e condimento precipuo delle conversazioni, dei conviti, delle feste,delteatro, della. musica, di tutto. Mainquel calore artificiale, in quell’ entusiasmo fittizio non era l’ amorc che faceva il poeta, sì la poesia che faccva l’ amante : c in quell’immensa fecondita di canzoni e sonetti, così uniformi tra loro che letto uno gli conosci tutti, 1’ argomento avvilisce l’ingegno, e l’ ingegno non vale a nobilitar l’argomento. Elegante lo stile, esanime il pensiero; armoniosa la forma, 154 ..li. i I ‘i I 155 LE RIME DI XICHELANGIOLO nn - “m 156 DI MICHELANGIOLO LE RIME ture del Vecchio e Nuovo Testamento, e coloro che sopra quelle S’ erano affaticati, come gli scritti del Savonarola, al quale ebbe sempre p a n d e affezione, restandogli ancor nella mente la ricordanza della sua viva voce >. A questa .scuola educavasi Girolamo Benivieni, che pur scrisse una canzone SUU’ amor platonico comentatada Pico della Mirandola, ma che fautore calclissimo di fra . Girolamo era non meno ammiratore di Dantc, IC cui ceneri bramb riportateinFirenze, e a cui detlicb un degno Cantico di laude; quel Benivieni, il qualo pot& esser beffato dai Palleschi come Piagnone, ma che fu il solo ( e bene qui. ricordarlo con la testimonianza del Varchi) a il solo che nel 1530 raccomandasse a ClementeVI1 la sua citt8,scrivendogli unalungalettera conveniente all’ amorevolezza di buon cittadino, perche, allora che ne aveva il potere, volesse darle una forma direggimentolaudabile B.I E alla scuola medesima, si educb la grande anima di Michelangiolo, Piagnone anche esso, e in mezzo alla corruttela e alla miscredenza intemerato e fedele. La natura lo chiamava all’arte, ma in lui il poetapub dirsi una continuazione dell’artista, perche nelle sue rime ei non fece che mutare la’materia del marmo e dei colori in quella della parola scritta, ad esprimere l’amor suo ferventissirno per la bellezza, secondo il concettoche ne avevanella mente. E il concetto lo aveva appreso da Platone; il quale, interpetre dei dettami di Socrate filosofo insicmc ed artista, insegnb essere la bellezza un raggio dello splendoredivino tramandato nei corpi, che alletta c solleva l’anima alla muto il sentimento; puro il canto, corrotto il secolo. ACI esemplareilsonettista basti il nome del Bembo; a ritrarre .il costume basti quello di Pietro Aretino. Fra tanta inondazione di sbiaditi verseggiatori un solo poeta veramente grande S’inalza, Lodovico kriosto ; ma chi vorn& porre in dubbio che in lui, non meno che negli altri minori, si palesino i vizi del tempo? Potrh dirsi che il suo poema, persovrane bellezze unico, sovrasti alla severit& della critica, ma non negarsi ch’ egli abusi il maravigliosopennello in lascivie di colori, che sparga la dominante sua celia anche sulle cose più sacre, e che adulatore a guisa dei poeti del latino scadimento renda corn’ essi immagine di un’ et8 di morale abiezione e di nazionali ruine.’ Dal fondo di quell’ elegantissimo baccanale di cultura, di poesia e d’ arte si stacca con rilievo suo proprio la figura di Michelangiolo Buonarroti, sola, altera e disdegnosa come l’ ombra di Sordello nel Purgatorio dantesco. Nelle disquisizioni dell’ Accademia medicea egli trasse il semedelle dothine platoniche, e neifamiliari colloqui col Magnifico e col Poliziano il gusto della poesia. Ma 1’ animo suo informato ad alti propositi e a dignit& di virtù seppe, dilungandosi dallafogauniversale, ternDerarsi ad altra acuola. Narra il Condivi che a fra gli scrittori di prosa e di versi ammirava il Buonarroti principalmente l’Alighieri, cui sapea quasi tutto a memoria, e con grande studio e attenzione leggeva le sacre Scrit- ‘ I 1 Nel Canto xv, 24, chiamaCarlo V u il pid saggio Imperatoreegiusto, Che sia stato o sarti mai dopo Augusto *; e negli immoderati elogi della Casa d’Este celebra diLucreziaBorgia a la belta, la virtd, la famaonesta (Canto xrlr, 69). --m . I. - .. . .. 157 Storia florentina, Libro Libro ~ ~ II. XII. Vedianche il Nardi, Istorie, . 158 r 150 LE RIBER DI MICHELANGIOLO contemplazione della cagion prima, da cui deriva, e di cui in alcun modo 8 rimembranza.L’amore per la bellezza corporea, casto desiderio dello spirito, simboleggiato gi&nell’anticomitodella VenereCeleste,erastato il nume ispiratore dell’ elegiaco lirismo del Petrarca; e di .questo amoreparla spessissime volte Michelangiolo, e segnatamente nel madrigale VIII, ove l’idea platonica 8 accennata con chiarezza mirabile : l’ oggetto. Senza dubbio le rime che ci restan di lui furono scritte in gran parte dopo il suo sessagesimo anno, e non v’ha chiignori che principale isyiratrice ne fu Vittoria Colonna marchesana di Pescara, Di questa inclita donna e dell’affetto scambievole, onde i due cuori si strinsero insieme, ho gis parlato nella Vita di lui. Qui 8 da ripetereche 1’amore,di cui Dante disse 4 che a cor gentil ratto S’apprende P, e Michelangiolo a che ’n gentil cor gis mai colpo non.perde B, fu alla Colonna gloria e sollievo nei dolori della lunga e trista vedovanza, Q al Buonarroti conforto nelle sventure della patria e nelle acerbit& dell’ esilio. Poetb Michelangiolo d’ amore; ma che questo non fosse velo, com’era pei suoi coetanei, alle cupidigie dei sensi, ce lo narra con ingenue parole il Condivi: 6 Io più volte ho sentito Michelangiolo ragionare sopra 1’ amore, e udito poi da quelliche si trovaron presenti, lui non a1triment.i parlarne,diquelche appresso di Platone si legge. Io per me non so quello che Platone sopra ci9 si dica: so bene che avendolo io sì lungamente e intrinsecamente praticato, non sentii mai uscirdiquella bocca se non parole onestissime, e che avevano forza d’estinguere nellagioventù ogn’incomposto e sfrenato desiderio P, Poetb d’ amore; ma 1’ amore non 8 la sola corda della sua lira. Eglisad’avereunapatria, ed ora ne lamenta il danno e la vergogna, ora ne invita gliesuli cittadini a perdonare c speraro: e il pensicro dells patria e degli esuli glirisveglia uno dei più bei canti in lode delPoeta divino, di cui dice che nessun uomo fu maggiore o pari, come nessun esilio fu mai più indegno del suo. Sa d’ esserartista, e penetra nei segreti dell’arte, e inmille modi ne svolge le ragioni e il fine, e Gliocchimieivaghidellecosebelle, E l’alma insieme della sua salute, Non hanno altra virtute Ch’ascenda al ciel, che mirar tutte quelle. Dalle pid alte stelle Discendeunosplendore Che ‘1 desirtira a quelle, E qui si chiamaamore. Nè altro ha gentilcore, Che l’innamorieardaeche ’1 consigli, Ch’un volto che ne gli occhi lor somigli. Vi fu chicredeche questovolto, ritenente uno splendore simile alle stelle, potesse il Buonarroti aver trovato da.prima, e amato nella giovinetta Luisa, ultima figliuola di Lorenzo il Magnifico, la quale morì (ora 8 certo) nel maggio del 1488 ; ma siffatta opinione b stataormai provatascevra e di fondamentostorico e di verisimiglianza.g Che Michelangiolo piegasse l’animo a qualche affetto giovanile castissirno, non potrebberecisamente negarsi, perch6 alcun vago e raro accenno nei suoi versi si trova ; ma difficile sarebbe a indicarsi qual ne fosse Le si fecero l’esequie il 23 di quel mese. Michelangiolo aveva allora tredicianni,e non era stato per anche accolto in casa Medici. 1 . 2 --.. -., m -..4 L - . .. .... . = . m M--- - _....,-- ~. a--’ 160 161 LE RIMP DI MICHELANGIOLO col linguaggio di lei spiegando certe astratte veritil dello spirito dh loro forma quasi sensibile. Sa finalmente che amore, patria e arte son nomi vanise non gli avvivi col suo alito divino la virth ; e questa egli cerca e avvalora nel sentimento ‘della religione, e parla‘ a) affetti, ditimori edisperanze cristiane con la fededi Dante e. la schiettezza virile del Savonarola. Non v’ 41 insomma, direi quasi, nobile e alta idea che non abbia il suo culto,, sia pure per brevi accenni, nei versi di lui; e il poeta; platonico non pub così celarsifrale sottigliezze psicologiche, cheditantointanto non faccia in S& splendidamente manifesto il severo pittore della Creazione e de& Giudizio, lo scultore del David e del Mo&, 1’architetto della prima basilica del mondo. Egliattese a scriverversi (dice il suo biografo). u più per diletto, che perch& ne facesse professione, sempre S& stesso. abbassando,e accusando inquestecose l’ignoranzasua Y. Ma il Buonarrotiche dichiarb non. essere sua arte n& la pittura n& l’architettura, ben pote,. modestissimo qual era, nel dettare non pur rime, ma si* anco lettere amichevoli, dire di S& medesimo: a Lo scrivere m’& di grande affanno, perche non 8 mia arte 9 . I Ad ogni modo, sebbene i versi gli uscissero dalla penna o, com’ espressione dei suoi intimi sentimenti, o come sfoghi d’ affetto e d’ amicizia, dalle varianti che ora si leggono. nell’edizione fatta sugli autografi si rilevachemolte voltevitornava sopra con la lima. Cib non di meno; la fatica o quel ch’ egli chiama e affanno Y vi si scorge sovente : e , sia l’insufficienza dell’abito, sia la natura dell’ animo suo che nelle difficolth compiacevasi, certo ‘appareche la parola, quasi strumento manchevole a significare il pensiero, non sempre obbedivà al suo intelletto, come nell’arte gli obbediva la mano. Ma sì nei luoghi dove la forma S’ accorda felicemente col concetto, sì inquelli doverigidae scura fallisce, Michelangiolo si palesa co’suoi pregi edifettisingolarc da tutti i fri-. voli Petrarchisti del cinquecento, e l’idea potcntc tu ‘la rinvieni anco ne’ suoi men lucidi versi, come la sccrni in mezzo alle scabrositil delle abbozzate suestatuc. Egli scriveva,e gli amici ne raccoglievano con riverenza gli scritti:Arcadentenemettevain musica i madrigali, e l’Italia gli cantava : il Varchi illustrava con dotta ‘lezione un suo sonetto, e ilBerni lo chiamava e nuovo Apollo e nuovo Apelle Y : ! nell’ esequie solenni fuposta sui gradinideltumulo la statua della poesia accanto alle t r e arti sorelle: Matteo Rosselli lo dipinse nellacasa dei Buonarroti in attodistudiare e compor versi, c 1’ amoroso Pronipotene curb, a suo modo, nel 1623 la prima pubblicazione. Giovi pertanto richiamarli oggi alla memoria degl’ Italiani; i quali imperfetto giudizio porterebbero su Michelangiolo, se non lo conoscessero inpari tempo artista e poeta; perche , dove nelle creazioni dell’arte mostrb quel Grande gl’impeti del suo ingegno con immagini quasi sempre di sublime terribilita, nei componimenti poetici egli sparse con Wmonia serena la copia de’suoi purissimi affetti. In quelle si scopre la mente del Buonarroti; in questi il core. 1 ’ ’ LUIGIVENTURI. - In una sua lettera al Vasari. 1 . . . Nel Capitolo a Bastiandel Piombo. ... .. r r J b .$ ' h GUIDA ALLE OPERE DIMICHELANGIOLO IN FIRENZE Firenze non abbondadiopere del Buonarroti, ma ïn compenso le poche delcui possesso pub andare superba sono monumenti di inestimabile valore per l'arte, inquantochb nel maggior numero appartengonoaduna epoca della vita di quel terribile ingegno che pub considerarsi come l'alba di un giorno la cui luce non ebbe tramonto. Trovandosi quelle opere non gi& raccolte in una medesima localita come in un Santuario, sibbene sparse, disseminate quasi, in pih luoghi, non dispiacer&, lo spero, :ai lettori di questo libro che di Michelangiolo parla ed :a lui 8 consacrato ditrovarvi indicati i luoghi OVC IC ricordate opere si trovano, e le notizie illustrative e stoTiche che ad esse direttamente o indirettamente si riferiscono. Nel raccogliere le quali ho posta ogni mia cura, lasciando, rispetto al valore estetico delle opere, il giudizio agli egregiscrittoriche con tantoamore e con tanto ingegno vollero in questo libro pagare un tributo di amore e divenerazione al grande fiorentino, . . . L . . . - . . ' . J I 1 164 ,‘ 4 ! *I : GUIDA ALLE OPERE DI MICHELANGIOLO E poichb mi parve acconcio, a preferenza diogni altro, di seguire ORDI DI NE TOPOGRAFICO, daremo principio alla breve peregrinazione, partendoci dallachiesa di Santa Croce ove tra le ossa frementi amor di patria dei pifi grandiitaliani, posano pure quelledi Miche2 più che mortale ange2 divino, il cuore del quale non ebbe pal-. pito che santo non fosse, non affetto che a quanto di più, sublime di pih nobile 8 sulla terra non fosse inspirato.. Usciti dal Panteon delle nostre glorie, procederemo alla visitla delle opere surricordate, seguendo le indicazioni dello Itinerario che fa corredo al presente libro, . SANTA CROCE. Sepolcro di Michelangiolo. C. J. CAVALLUCCI. , I I 1 , + _. I.i I --n ‘Iq Michelangiolo neisuoi estremi momenti, volgendo .un’ultimo pensiero alla patria, manifestb a Daniele da Volterra e ad altri, il desiderio che le sue ossa riposassero In Firenze nel sepolcro della famiglia; per la qual cosa Leonardo suo nipote 4 cavatocautamente il corpo di 4 Michelangiolo, di Roma, come fosse alcuna mercanzia v .invib la cassa racchiusa in y a balla a Firenze, ove giunse a dì 11di marzo 1564. I deputati a ricevere il prezioso deposito vollero che quella, così imballata com’ era, senza -che fosse tocca di cosa alcuna, si riponesse nella Cornpagniadell’assunta, dietro la chiesadi S. Pier Mag.@ore. Ivi rimase t.utto quel giorno e parte di quello dipoi, nel quale alle ore 24 fu dai professori dell’Accademia del Disegno portata nella chiesa di Santa Croce. uE se bene, -u scrive il Vasari, si fece ogni opera che la cosa non si 4 sapesse, acciocchb spargendosi la fama pcr la citth non u vi concorresse tanta moltitutlinc, che non si potesse 4 fuggire un certo che di tumulto c confusione, e ancora - 6 perche desideravanochc quel poco chevoleano fare u per allora, venisse fatto con più quiete che pompa; ri.-( serbando il resto a più agio e comodo tempo : l’una cosa -4e l’altra andb per lo contrario : perciocchb quanto alla l . I 166 .e I '4 a moltitudine, andando la nuova di voce in voce si empie a in modo la chiesa in un batter d'occhio, che in ultimo a con grandissima difficolu si condusse quel corpo d i J 4 lo vedemmo così in tutte le sue parti intero, e senza a alcuno odore cattivo, chestemmo percredere, che u piuttosto si riposasse in un dolce e quetissimo sonno. a chiesasagrestia in per B. a deposito P. E oltre che le fattezze del .viso erano come appunto u quando era vivo (fuori che un poco il colore era come a di morto) non aveva niun membro che guasto fosae, a O mostrasse alcuna schifezza. E la testa e le gote a u toccarle erano non altrimenti, che se di poche ore ina nanzi fosse passato B. Lungamente conservossi il corpo di Michelangiolo, imperocche essendo stata, circa la mets del passato secolo, aperta la sepoltura, apparve alla vista intatto il cadaverevestito di lucco di velluto verde e colle pianelle in piedi, ad una delle quali erasi staccata la suola con tanta forza, nell' accartocciarsi per l' aridits, chefu trovata lungi più di due braccia. h a nuova visita alla sepoltura fu fatta nel settembre del 1857 quando vi fu deposta la moglie del Commendatore Cosimo Buonarroti, Rosina Grant-Vendramin. Dal ricordo di quella inumazione, scritto dal cav. Pelli Fabbroni, apparisce: che il corpo di Michelangiolo aveva ceduto al morso dei secoli, e cornecch6 ridotto i n polvere 4 conservava in ogni parte la forma e la posizione 4 dello scheletro primitivo, tranne le ossa faciali e anteu rioridel cranio B. Furonotrovati intorno alla t c s h u molti filamenti attortigliati a spira di colorc scuro c h ~ u a toccarlicadevano in polvcre, cd alcurlc foglie d i 4 alloro cho conscrvnvanouna qualcl~cconsistcnzn B. Sul piano della Yopracassa, chc cra sclliodato, leggevasi la seguente iscrizione: - Ad tegenda ossa rnagnì Michaelis Angeli Bonarrotae - hoc operìmentum superìmpositum fuit - Anno salutìs -.,BI . D . c L'VIL . . . , . . > \ . !1 .... 167 SANTA CROCE SANTA CROCE LI . ' ' sballarlo e metterlo nel suo; E e l presente secolo si 8 dubitato se il corpo di Mi-chelangiolo fosse deposto in Santa Croce, avvalorando il dubbio col porre innanzi.unmonumento esistente in Roma nell'androne della chiesa dei Santi Apostoli, la figura del. quale offre una maravigliosa somiglianza con quella del Buonarroti. Siapare chequel Monumento appartenga. a Michelangiolo,' :non possibile il dubbio dopo la con-. statata ident.it8 del cadavere, della quale abbiamo irrefragabili testimonianze nel Vasari, nei ricordi del Pro\-, veditore dell'accademia del Disegno ed in altre memorie del tempo. Roberto diFilippino Lippi, Provveditore dell'Accademia in quell' anno, ricorda : che non si potette , per il gran numero delle persone stipate nel Coro, se now con gran sinistro condurlo in Sagrestia, e quivi ismaglìare la cassa e aprìlla, e vederla; e vedemo chegZi era Zuì;che Idì0 li dia riposo! Non pih esplicito, ma più diffuso, il Vasari ci narra : che aperta la cassa u dove u egli (il Luogotenente Mons. Borghini) e tutti noi preu senti credevamo trovare quel corpo putrefatto e guasto u perchè era stato morto giorni 25, e 22 nella cassa, 4 . . I1 Monumentodi SS. Apostoli, crede l'egregio cav. Gaetano fosse fatto a Michelangiolo, e percomMilanesi,cheveramente Cidappamissione di Lionardo suo nipote,daJacopodelDuca. rirebbe dalle lettere di esso maestro Jacono che snnn nd'Arp.hivin. Buonarroti. ' 1 . \ . " 4 I I I l I 1 I I l I 4 4 l l 1 l E c J . , 168 . SANTA CROCE. ' I1 MONUMENTO decretato al nostro dal Duca Cosimo e fatto a spesa di Leonardo (salvo i marmi liaisti donati dal Duca) fu disegnato da' Giorgio Vasar2 ed eseguito nella parte di quadro e di ornativa da Batisla Lorenzi, al quale ai affidb pure lo scolpimento del BUSTO e della statua rappresentante la PITTURA. Giovanni Bandini SCOlpi la Statua dell'ARCHITETTURA ; Valeri0 aOle' l'altra della SCULTURA, commessa in precedenza da Mons. Borghini aBattista di Benedetto Fiammeri discepolodel1'Ammannato che non pot&accettare l'onorevole incarico. Butista Nakdini dipinse a fresco il Deposto di croce, nel quadro che termina il frontespizio, e gli angioli che reggono la tenda. I documenti relativi a questa sepoltura tirano dal 1564 al 1568,mel quale anno, entro il mese di luglio, riceveva il Lorenzi il saldo di ogni resto di spesa fatta per contodei marmi della sepoltura di Michelangiolo, la quale dalla iscrizione seguente, che leggesi nella facciadell' &basamento, rilevasi che rimanesse compiuta ne1.l' anno 1570. CASA B U O N A R R O T I ... Via Ghibellina N." 61. Pendeva incerta la questione se Michelangiolo avesse o no abitata la casa dei Buonarroti, postainViaGhibellina, ignorandosi 1' anno dell'acquisto di quella.' U n documento favoritomi da quel dotto ed egregio uomo che & il cav. Gaetano Milanesi toglie dimezzo ogni dubbio, e possiamo ritenere, ammenocheMichelangiolo sdegnasse di convivere in famiglia, che abitasse in questa; casa e per molti anni. I1 documento in discorso & il .contratto di vendita che fa Benedetto di Andrea Bonsi, i n nome proprio e dei figli, Andrea, Francesco, Paolo, Matteo e Girolamo, a Michelangiolo di LotlovicoBuonarroti Simoni, scultore e cittadino fiorent,ino, presentì et ementi, diuna casa con sala, camere, pozzo, corte, loggia, et cumdomuncula dallaparte posteriore, con uscita nella via volgarmente detta di S. Maria,a posta nel popolo di S. Pier Maggiore, ed in Via Ghibellina, e piùdi due altre case, contigue alla sopraddetta, con sale, camere, cantina, pozzo et aliis suis habituris, per il prezzodi fiorini mille cinquecento larghi di grosgi. . . ... I . D . 0 - M . ANGELO . BONAROTIO . SIMONIORUM FAMILIA SCULPTOR1 PICTORI . E T . ARCHITECT0 FAMA . OMNIBUS . NOTISSIMO LEONARDUS. PATRUO . AMANTISS .E T . DE . S E . OPTIME . MERITO TRANSLATIS . ROMA. EJUS . OSSIBUS . ATQUE . I N . HOC . TEMPLO MAIORUM . SUORUM .'SEPULCRO . CONDITIS COHORTANTE. SEREXISS. COSMO .MED. MAQNO .ETRURIAE . DUCE .P .C ANN . SAL . M . D . LXX MICHAELI VETUSTA VIXIT ANN m m LXXXVIII m M n XI D m 1 Michelangiolo nella sua giovinczzn ;d)itb 1 s (:usa che fa angolo con le vie dell'Angztillarn c dei nmtaccordi punteggiata. nel mio itinerario. Sulla faccia che risponde in questa seconda via fu posta, non sono molti anni, la seguente iscrizione: Casa dove Mìchelangiolo Buonarroti nato a CapresenelCasenAno vìsse g l i anni della sua giovìneaaa. :2 GiB dei Marmi sudici 'ed oggi Michelangiolo Buonarroti. - - XV - - l2 \ . . . 169 CASA BUONARROTI *- v- . . . .. 1 I I 1 ! . ' 170 .. CASA BUONARROTI CASA BUONARROTI L'atto, rogato da Ser Giovanni da Romena, 8 in data deldì 9 del mese di marzo dell'anno 1507, secondo il computo fiorentino, ci08 1508 secondo il computo moderno. AvendoLionardo stabilito con il consenso dello zio di t6r donna, la casa di via Ghibellina fu reputata non abbastanzaonorevole n& sufficiente: perlaqual cosa Michelangiolo desideroso dell' accasamento del nipote (il quale, secondo egli scriveva, non ern ìl pìù bel giovane d i Firenze) con fanciulla onesta di onorata famiglia, piuttosto poverachericca,stimolavaLionardo a comprare; una casa più nobile posta in luogo miglioreche quello non fosse, perche soggetto a patir danni per' i traripamenti del fiume. L e premure datesi, daLionardo non sortirono buon effetto: per la qualcosa Michelangiolo scrivevagli da Roma nel marzo del. 1547:. . Circa il comperare casa io te 1' 6 scritto, perchequando ti paia di tbr donna, come m i p a r necessario, la casa ove state non 8 del bisognio, e nontrovandovoi d a comperarecasa a2 proposìto,pensodovesiate in Via Ghìbellina v ì potessi allurgare, cid t? finìre i beccateglì della casa fnsino in sul canto e rivoltargli per l'altra strada, comperando la casetta che v'& sotto, se fussì a bastanza. Pure quando troviate da fare una compera sicura e onorevole mì pure che sarà meglio; e ìo vi manderd quello che mancherd.' I1 consiglio dello zio deve essere stato seguito; ed un primo restauro, la casa debbe averlo avuto' nel 1548 per ospitare decorosamente la sposa di Lionardo che fu CassandradiJacopo Ridolfi.. Altrorestauro, o piuttostorifacimento, ebbe questa casa circa l'anno 1617 per opera del figlio di Lionardo, chiamato pur esso Michelangiolo edistinto con l'appellativo di Gfovane; il quale volendo dare splendido ricette alle poche operedelgrande zio rimastoin proprietsdella famiglia, agli schizzi ed agliscritti di lui, fececostruire con i disegni di Pietro- da Cortona una Galleria, al cui adornamentocooperarono i migliori Wtisti fiorentini di quella epoca. Vuolsi che egli spendesse la cospicua somma di scudi ventiduemila fiorentini., che ragguagliano a circa lire 130,000 italiane. Prossimi a mancare due rami della famiglia Buonarroti, con Michelangiolo, che fu pittore, e con il commendatore Cosimo, questi, con atto degnodi nobile animo, prevedendo non lontana la sua fine, chiedeva nel luglio 1857 di poter costituire in Ente morale la Galleria dei suoi antenati.Ricevutane facolth, donava alla citts. di Firenze, con suo testamento nuncupativo del dì 9 di febbraio 1858, l' archivio domestico , i manoscritti, l e carte, idisegni delgran Michelangiolo, le pitture, le sculture ed ogni altra cosa che forma la Galleria Buonarroti, insieme con la casa gentilizia dove tutta quella preziosa suppellettile conservavasi, lasciando altresì un fondo di 800 lire sterline per il mantenimento della casa e della Galleria, per. lo stipendio di unconservatore, e per l'acquisto di tutto cid che potesse giovare ad accrescere il Museo Michelangiolesco. La rappresentanza dell'Entemorale el'amministrazione di esso affidavasi al Direttore delle Gallerie, al Gonfaloniere del Comune di Firenze ed al Bibliotecario della Laurenziana pro tempore. ... S 171 l 1 Dal carteggio di Michelangiolo, pubblicato dal cav. Gaetano Mitanesi nella occasione del presente Centenario. . I € 174 CASA BUONARROTI CASA BUONARROTI N. 31. TESTAVIRILE volta in faccia. Disegno in malita nera. N. 39. FIGURA MULIEBRE volta diprofilo a destra, c.olla gamba destra posata sopra uno scalino; il corpo inclinato, ed il braccio manco proteso in avanti. La meta superiore del corpo b nuda ; e la inferiore, coperta di largo panno, tratteggiata con molta finezza inpenrza. N. 53. PSICHE CHE DESTA AMORE - ERCOLE CHE SCOPPIA ANTEO ; FIGURA MULIEBRE nuda, ritta in pik, veduta difaccia; e altra di UOMOin profilo. Schizzi in matita rossa. N. 70. ABRAMO, IMPEDITO ‘DALL’ANGELO DI SACRIFICARE ISACCO. Dis. a matitu nera. N. 71. LA VERGINE 1~ ATTO DI ALLATTARE IL DIVINO INFANTE. Disegno a matita nera e rossa, lumeggiato di .gessetto. N. 72. LA VERGINEIN ATTO DI STRINGERE AL SENO IL SANTO BAMBINO. Shizzo in penna. . N. 33. FIGURA SEDENTE, volta a destra, della gamba dritta ripiegata indietro. N. 38 TRE FIGURE VIRIL^ NUI)E fuggenti, una a sinistra e le altre a destra, colle braccia :hate in atto di spavento, Schiaso in.penna. hltrc figurc in numero di cinque sono leggermente segnate in lapis. N. 43. ‘FESTA,COLLO e PARTE D I SPA1,Lh d’ UOmO baffuto a bocca aperta, con herrctta in capo fmn1;lt.n da un rnascherone. Disegno in matita rossa. Studio (li qualche demonio pel Giudizio finale. N. 45. FIGURA VIRILE nuda volta un poco a destra in atto di terrore. La tcsta e porzione delle gambe non Bono fatte. Schizzo in matita nera. Pensiero per l’hdamo scacciato dall’ Edcn. N. 64. TRESTUDI del pctto delle braccia e delle mani per l’Adam0 descritto sopra. Disegno in matilcc nera. N. 73. FIGÚRE SEDUTE. &!udii ìn penna e i n nlntita. N. 61 e 66. FIGURA VIRILE nuda, che appoggiandosi sul braccio destro disteso alza il sinistro appena indicato. Pensieri, schizzati in matita nera, per la figura del Cristo del Giudizio finale. N. 65. PENSIERI, schizzah in matita nera. N. 67 c 68. TRE FIGURE simili’a quelle del N. 17. Pensieri per le pitture della vdlta Sistina e per la storia del Giudizio finale. ~ - audio a rnatìta rbssa. .*AC-- appoggiata sul braccio sinistro e 1’alt.ro disteso per toccarsi il piede I N. 17. TREFIGURE VIRILI nude, in diverse attitudini di spavento. Schizzo in penna. Pensiero per il Giudizio finale. ,N. 18. TRE FIGURE MULIEBRI. Schizzo in penna somigliante a quello notato di sopra. N. 27.FIGURA VIRILE, Teduta di schiena, precipitante in basso ; ed altra MEZZA FIGURA in atto di stringersi la testa fra le mani. Schizzo a matita nera. N. 32. TORSO CON BRACCIA di figura virile seduta. 175 I . - I -\. CASA BUONARROTI N. 41,42,45 e 48. Disegni e schizzi,diporzion; della FACCIATA. ridetta. - Disegno grande macchiato d'acquerello della FAG. GIATA. DI SANLORENZO. (Parete sinistra). N. 46 e 52. Disegnl e schizzi per la SAGRESTLA. NUOVA e per i MONUMENTI MEDICEI. N. 53, 80, 81, 92,94,95 e 98. Disegni e schizzi in matita e in penna per la LIBRERIAdi S. LORENZO per la SCALA e per i PLUTEI della medesima. - Stampa del disegno dell'alzato e dello spaccato. della CUPOLAdi SANPIETRO IN VATICANO. I rimanenti disegni sono studj di modanature, di Ca-. . pitelli, di colonne e appunti per gli scarpellini e cavatori di marmi, dietro ai quali disegni leggonsi spesso, scritti di rnanoHdi Michelangiolo, ricordi, abbozzi di lettere e di poesie. .. E , CAPPELLA. . ' 1 . . , TERZA SALA. . , ' I n questa, che 8 la principale della Galleria,sono in dieci quadri fissi alle pareti, ed in altrettanti corn-passi..dipinti a chiaroscuro, rappresentati i principali mo-. menti della vita civile ed artistica del Divino, la cui statua, scolpita da A . Novelli (lGfJO), tiene il posto di onore fra le due finkstrc capo in alla sala. . .'. .! , i;' . , ' .., :L.. r. . .: , 6 , _: I - , . ,. 3 wovane ner suo Catalogo 'della Galleria assegna al ßuonarroti, non & fatto dai Biografi di esso ricordo alcuno. La composizione appartiene evidentemente a Michelangiolo; ma 8 dubbio, uwllQl p L G D G l l b G . . .- Iravula, UU~:I V U I I B I ~ I I ~ I U K I I I $ La vergine seduta tiene ingrembo il divinfanciulletto; in altoa sinistra stanno tre putt.i, uno dei quali in atto di scendere una scala. Al pari clel combattimento dei Lapiti appartiene questo bassorilievo alla prima giovinezza di Michelangiolo, il' quale volle in esso imitarela maniera di Donatello u e si port6 così bene, che par diman sua, eccetto che u visivede più grazia e più disegno >-.(Vasari). Lionardo Buonarroti ne fece un dono a Cosimo I , che l'ebbe carissimo ; t.ornòpoi alla famiglia nel 161'7 'per amorevolezzadi Cosimo I I a Michelangioloil Giovane quando questi faceva in propria casa una Galleria Michelangiolesca.' Attribuiscesi R Michelangiolo il bozzetto i n gesso rappresentante la DEPOSIZIONE I m , r d A CROCE,clcl quale esistono due riproduzioni in avorio chc vedremo indicate al luogo loro nella Ciulleria degli Uífizi. Attribuisconsi i 1 r Prima di privarsi dkll'originale Lionardone fece a r e un che B quello posto a riscontro del marmo. GETTO IN BRONZO, L I L ! 177 anche per essere malconcia dai restauri, se sia stata colorita da lui o da qualcunodeisuoi scolari, prendendo per guida il cartone, che si reputa indubbiamente originale, il quale pass6 non 8 gran tempo dalla collezione Woodburn in quella del Sig. Robinson. I1 Clement, dal quale tolgo la presente notizia, esclude in questo dipinto la manodiMichelangiolo. p;;: '* . I . =='S . 178 'i ' 1 CASA BUONARROTI del pari a , Michelangiolo, un bozzettino in cera del DECROCEche 8 nelnostro Duomo; ed un modellino in terra cotta della MADONNAposta in San Lorenzo nella Sagrestia Nuova. .. .. :j ' - CASA- BUONARROTI cenza, Agnolo Bronzino, Giuliano Eugiardini, Tommaso dei Cavalieri, Tiberio Calcagni, Ascanio Condivi, Francesco d' Olanda miniatore,Federigo di Filippo detto Frizzi-, Andrea Ferrucci , Franccsco Granacci , Vittorio .Ghiberti, Leone Leoni, Baccio da Montelupo, Sebastiano ,del Piombo, Pietro Urbano da Pistoia, il Piloto orefice, il Rosso fiorentino, Gian FrancescoRustici, Andreae .Jacopo Sansovino, Francesco daSan Gallo, il 'l'ribolo, Giovanni da Udine, Benvenuto della Volpaia, c Giorgio Vasari. Vi hanno poi lettere di Clemente VI1 di Vittoria Colonna, diFrancesco I re di Francia, di Cntcrina dei Medici, di Cosimo I, di Piero Soderjni, di Bene.detto Varchi e d i alt,ri ; piil i CODICI DEI,I,E RIME, uno dei .quali con correzioni di mano di Michelangiolo; c.ontratti e bozzedi contratti pcr la I'ietd di Roma, per il Cristo della Minerva, perla facciata cli San Lorenzo, peril Monumento di papa Giulio,e perle quirldici statue della Cappella Piccolominea in 9'lena. '. ' POSTO DI i ' SALA D I ARC-O. Modelli in plastica e in legno. DAVID, statuettain piedi, frammentat,a. - S . GIRO(?), statuettaframmentata clel braccio destro e della mano sinistra. - ERCOLECHE UCCIDE CACCO, gruppo frammentato delle teste edi tre braccia. - FEMMINA NUDA, frammentata della testa e delle braccia. - CROCIFISSO, statuetta inlegno, frammentata delle braccia. TESTE, di .alto rilievo, una con barba e l'altra senza. LAMO FRAMMENTI. DAVID.- Ritiensi come un primo abbozzo della stat u a che di presente sta nell'Accademia di Belle Arti. TORSIVIRILI. - AJACEche sosticne il corpo di PATRO: CLO, copia del gruppo che e nella Log 'a della Signoria. L - FRAMMENTI. . MUSEO NAZIOlSL4LE Via Ghibellina Manoscritti. In questo Archivio 8 il prezioso deposito dei documenti Buonarrotiani. Vi si contano TRECENTO LETTERE autografe di Michelangiolo scritte parte ai suoi di famiglia parte ad altri. Più numerosa d'assai. 8 la serie delle letterescritte aMichelangiolo, nella quale appaiono i nomi dei più famosi artisti suoi coetanei; tali sono; Bartolommeo Ammannati, Baccio d'Agnolo, Valerio da Vi.' 179 .. . . M E 1. In questo RIuwo ove, con savio consiglio, furono raccoltc in più tcmpi IC opwe di scull ura tlci più celebratimaestri dei secoli XV e XVI, chc non trovavansi al luogo loro tra qucllc tlell'anticbit8 greca e romana,dalle quali preseil nome lanostra principale Galleria, rifulgono di tutta laloro bellezza le poche. opere uscite da quello scalpello che dètte all' Italia il primato '. -. \ N.O , . 180 MUSEO, NAZIONALE ' nella scultura echiuse con tanto splendore il secolo di oro dell'arte. rinata in Toscana. Salitial PRIMO PIANO ed entrati nel SALONE detto del CONSIGLIO,nel quale erasi fatto pensiero di porre al' copertodalleingiurie del tempo il Jlavid, la più bella st,atuadell'arte moderna, troveremo dimano del Buonarroti le statue seguenti giustamente celebrate nella storia dell'arte. Bacco, Statua in marmo. l l l l I l MUSEO NhZIONALE 181 giolo non avrebbe mancato di farsi conoscere. Giuseppe Bianchi nel'suo Ragguaglio della Galleria Medicea, pubblicato nel 1759, combattel'opinione di coloro i quali ritennero che il Bacco fosse statosotterratomancante d i una. mano per farlo crederc antico, come fu fatto per quel Cupido scolpito nel 1495 da Mlcllelangiolo a cui fu pagato 30 ducati,e poi vendutoquale opcra ant.ica per. 200 al cardinale di S. Giorgio Raffaello Rinrio. Loda monsignor Bottari, nelle note alle Vitc scritto da Giorgio Vasari, la espressione della statua in discorso .sul cui volto most,rasi 4 quella stupida ilaritttche suo1 a esser prodotta dal liquore spremuto dalle uve, facendo 4 apparire un non so che di vacillante chebene fa co-u noscere il principio dell'cbbrezza 9. I1 Mariette possessore di un disegno originaledel Bacco, nota come da questo resukasse che Michclangiolo voleva alleduefigureaggiungere una Tigre. ' Durante la sua prima dimora in Roma, che fu dal-l'anno 1496 al 1501, scolpì .Michelangiolo per Messer Jacopo Galli romano conoscitore della suavirth,oltre ad un' Cupidodi grandezza naturale 6 la figura di un a Bacco dipalmi 10 che ha unatazza sulla mano de-u stra e nellasinistrauna pelle di unatigre ed un a grappolodi uve che unSatirinocercadi mangiar-. u liene ; nella qual figura si conosce che egli ha voluto a tenere una certa mistionedi membra maravigliosa e u particolarmenteaverglidatola sveltezza della gio-. 4 venth del maschio e l a carnosita e tondezza della fern-u mina, cosa tauto mirabile che nelle statuemoderne u mostrbessere eccellente più d'ogni altro moderno, il u quale sino allora avesse lavorato 9. ( Vasari). Questa statua che 1'Aldrovandi descrive esattamente peraverlavedutanelgiardinodella casa di messer Paolo Galli fu acquistata dal Principe Don Francesco di. Toscana per ducati 240; ed il Gori suppone che insieme col Bacco comprasse il Principe anche il Cupido, di cui parlail Vasari. Ma se questo fosse, b certo che fra i varii Cupidi sparsi per la Galleriaquellodi Michelan- ' Adone morente, Statua ilz marmo. 1 i I biografi di Michelangiolo non ci danno notizia alcuna rispetto all'Adone morente attribuito dagliintelligenti aquello artista. Dalle notizie sulla Galleriarileviamo che nel 1779, post,o nella stanza dell' Ern~tfrodito, faceva partedellaraccolta di statue chein quella si conservavano, e c,he per l'avanti aveaservito di adornamento ad una fontana. Essendo stato ilel 1794 reputatoopera di TTincenzo Rossi c non dcl Buonarroti, fu tolto dalla Galleria c mandato alla villa del Poggio Imperiale; d'onde nel 1850, riconosciuto immeritevole degli inflittogli ostracismo, fu riportato nel luogo, dal quale non avrebbe dovuto maiessere allontanato. . . . . . . .. - . _. ~ 182 ebbe comando di impadronirsi di alcuno dei cittadini reputati pericolosi, e Michelangiolo come streuuo difensore della cittA fu per varii giorni cercato dai birri, ai quali n’on venne fatto di trovarlo per essersi inmodo sicuro sottratto ad ogni ricerca. Sbollita lacollera, a ricordandosi Papa Clemente a della virtù di IIichelangiolo, fe farc diligcnzndi tro<< varlo con ordine che non se gli dicesse nientc, anzi a che se gli tornasse le solite provvisioni e che cgli a attendessi alle opere di San Lorenzo.. , Dovenssi6 curato Michelangiolo comincib, per farsi amico Baccio a Valori, una figura d i tre braccia dimarmoche ern .a un’Apollo che si cavava dal turcasso una freccia, e a la condussepresso al fine; il quale t? oggi nella caa mera del Principe di Fjrenzc: cosa rarissima, ancora a che non sia finita del tutto 9. (T’mari). Dalla Camera del Principe, ove la videil Vmwj,. passb in Boboliadoccupare una nicchia dell’nnfiteatro; ma dopo molti anni fu, con miglior consiglio, mandata alla Galleria degli UtEzi. La Vittoria, gruppo in marmo. a Al ,gruppo, abbozzato nella parte inferiore e finito nella superiore, cheabbiamosott’occhio 8 rimasta l’appellazione datagli dal Vasari di Vittoria (e cosìchiamiamola per Sineddoche) CON un prQp‘on sotto, la dove dice: che donato da Lionardo a Sua Eccellenza, questi lo messe nella sala grande del suo palazzo dipinta dal Vasari. L’aveascolpitoMichelangiolo per ornare la sepoltura di Papa Giulio II, stando al primo disegno con-. cordato con quel Papa nel 1505. Abbandonato dipoi quel concetto e ridotto in pih semplice forma rimasero ino-perose settestatue, cioB due delle otto cheMichelan-. giolo aveva cominciate in Roma, e le cinque che aveva preso a fare in Firenze. Di queste ultime d0nat.e a Co-simo I da Lionardo Buonarroti una B la presente Vittoria, che stette fino al 1868 nel Salone dei Cinquecento. Le altrequattro, appena digrossate, furono adoperate, come At.lanti agli angoli della grotta del Buontalenti nel giardino di Boboli. Passando nelle SALEDEI BRONZItroveremo nella se-conda di queste uno SPORTELLO DI CASSA,riputato opera di Michelangiolo, al quale sportello il Clement assegnerebbe la data del 1542. - Vedesi inciso nella Storia. della Scultura del Cicognara. Saliti al PIANO SUPERIORE, nella SECONDA SALA della. SCULTURA, veggonsi di manodiMichelangiolo le se-. guenti opere : .. La Vergine col Santo Bambino Bassoritievo ita marrmo. I Apollo, Statua in marmo. .. I - Caduta Firenze in potesth dello Imperatore e di Clemente VI1 nel 1530,Baccio Valori commissario pel Papa R 183 MUSEO NAZIONALE MUSEO NAZIONALE c I I l l l I l I I l 1 I I I l Nel 1504, o in quel torno, abbozxb Michelangiolo duc. tondi di marmo, lasciati senza compiment;o,urlo dci quali per Taddco Taadci, l’altro per ßarldommoo Pitti. È figurato in esso Nostra nonna seduta sudiun sasso tenendo il S. Bambino fra. le braccia; e dietro la Vergine apparisce la testa di S. Giovanni.L’opera B tirata in ogni parte di gradina tranne la testa della Madonna che 8 quasi compiuta. . 184 , MUSEO NAZIONALE 4 Di questi tondi, quello dicasa Taddei passb inInghilterra e fu, acquistato per la Galleria dell’Accademia di Belle Arti in Londra, l’altro (che Don Miniato Pitti aveva fino daitempidelVasari donato a Luigi Guicciardini) fu compratodalGovernonel 1823 e dato alla Galleriadegli Uffizi. 4 . - ... . . . 185 MUSEO NAZIONALE tutti i denti, e sempre qualcuno ne manca loro. Parve a Michelagnolo, in quella semplicita temendo e amando quelsignore, che gli dicesse il vero ; n& prima si fu partito,che subitogliroppeun dente e trapanb la 4 gengìa di maniera che pareva gli fussi caduto.. .. B. vdsari). 4 4 Maschera del Fauno scoZpita in marmo. Bruto, Busto in marmo. Era Michelangiolo , quando scolpì questamaschera sua prima opera, passato di poco dalla scuola di Domenico del Ghirlandaioa quella cheLorenzodei Medici aveva istituita nel giardino della sua casa di abitazione presso la Piazza di S. Marco, ovetrovandosi in mezzo alle’ sceltissime opere dell’antichith, raccolte con grande spesadai Medici, S’ infiammb sempre pih 1’ animodel giovanetto nell’amore dell’arte. Incomincib Michelangiolo,vedendoungiovane dei Torrigiani lavorare di terra alcune figure tonde, a farne alcune pur esso, ‘spinto da nobile emulazione 4 dove Lou renzovedendo sì bello spirito, lo tennesemprein u moltaaspettazione ; ed cgli inanimito, dopo alcuni 4 giorni si misse a contrafare con un pezzo dimarmo una testa che v’ert-t d’un fauno vecchio antico e grinzo, d( che era guasta nel naso, e nella bocca rideva ;.dove u a Michelangiolo, che non aveva pih tocco marmo ne 4 scarpegli, successe il contrafarlo cosi bene, che il Mau gnifico ne stupì : e vistoche fuor dell’ anticatesta, 4 di sua fantasia gli aveva trapanato la bocca, e fata tagli la lingua e vederetutti i denti, burlandoquel u signore con piacevolezza come era suo solito gli disse: u Tu doveresti pur sapere che i vecchi non hanno mai Aveva Michelangiolo presoa ben volere uno scultore Fiorentino,datosi poi alle cose dell’architettura, chiamato TiberioCalcagni; ed aquesti,che lo aiutava pure neidisegni per la fabbrica di San Pietro, dette a finire (essendo egli ormai vcccllio) oltre un Deposto di croce a una testa di Bruto, di marmo, col petto,mag4 giore assaidelnaturale.. . qualeera condotta la ;iy testa sola con certe minutissime gradine. Questa l’aveva 4 cavata da un ritratto di esso Bruto intagliato in una 4 corniola antica.. . che ‘ai preghi di messer Donato Gia4 notti suo amicissimo la faceva (Zu testa) Michelangiolo u -per il cardinale Ridolfi; che & cosa rara P. (Vasarz]. I1 BustodelBruto non fu terminato n& dal Calcagni ne da altri, come lo dimostrano le minute impronte lasciatevi dalla gradina che il Vasari ricorda. Pretendono alcunichenelvoltodi Bruto volesse Michelangiolo scolpire le sernbianzo diLorenzino dei Medici uccisore del Duca Alessandro ; ma che poi sembrandogli troppo vil traditore 1~ dcponesse il pensiero. Lo ch& sembrami poco probabile, perche Michelangiolo non era uomo da fare apologie ad assassini, fossero pure iolitici; e perchela narrazione del Vasari chiara éd esplicita. non lascia luogo a far congetture. . . . ‘. ’ 13 4 “1. l l I l l I I . 186 NAZIONALE MUSEO GALLERIADEGLI ' UFFIZI 187 ~~ Sotto al busto, leggesi inciso in metallo, il seguente distico : u Durn Bruti eflgiem scuZptor de marmore ducit, In mentem sce~erisomit et abstinuit u P.' Veggonsi in questa medesima sala una copia in piccolo del Mo& ed una Leda trattadalcartonedi Michelangiolo. ' GALLERIA DEGLI UFFlZI. Sala detta la Tribuna. . Sacra Famiglia, Tondo in tavola. (N. 1139). u Fece Michelangiolo per Agnolo Doni cittadino fio-u rentino amico suo che molto si dilettava di avere cose- belle così di antichi corne di moderni artefici, un tondo di pittura dentrovi una Nostra Donna, la quale ingi-. nocchiata con amendua le gambe ha in sulle braccia. un putto e 'porgelo a Giuseppo, che lo riceve; dove Michelagnolo fa conoscere nello svoltaredellatesta della Madre di Cristo e nel tenere gli. occhi fissi nella somma bellezza del Figliuolo, la maravigliosa sua contentezza e lo affetto di farne parte a quel santissimo v.ecchio ; il quale con pari,amoretenerezza e reve renza lo piglia,. come benissimo si scorgenel volto. suo senza molto considerarlo. Nb bastandoquesto a 4 Michelagnolo, 'per mostrare maggiormente l'arte sua u essere grandissima, fece nel campo di 'questa opera 4 molti ignudi appoggiati ritti ed a sedere, e con tanth 4 a u a a u a u u u u I I u diligenza e pulitezza lavorbquesta opera, checerta< mente delle sue pitture in tavola, ancora chepoche a sieno, 8 tenuta la più finita e la pi^ bella opera che a si trovi 9. (Vasari). Di questa Madonnachiese Michelangiolo al Doni in pagamento ducatisettanta. Cornecch6 la somma richi&# sta non' sembrasse eccessiva ad Angiolo, che riconosceva. il meritodel dipinto, tuttaviaper un sentimento di animotaccagno volle tentare di ottenere una dirninu-' zione di prezzo, ed alla persona incaricatada Michelangiolo di riscuotere il danaro, dette 40 ducati, dicendo che quella era gomma sufficiente pel pagamento dell' opera. Michelangiolo sdegnatodi quel procedimento fece direal Doni che glimandasse cento.ducati o la sua pittura. u P e r il che Agnolo cui l'opera piaceva, disse : Io. u gli darb quei settanta. Ed egli non fu contento; anzi 4 per la poca fede d'Agnolo ne volle il doppio di quel a chela primavolta neavevachiesto:per che, se u Agnolo volse la pittura, fu forzato mandargli cento< quaranta *. (Vasarz.). Rispettoalle figure nudeintrodotte nella composizione deltondo, & opinione di Tommaso Corsi (Filosofia de2concetto in opere di arte) che non per sfoggio di nudo ve le abbia poste l'artista, ma per aignificarc i profeti; checchd ne sia di questa interpretazione, osservano gli annotatori del Vasari: che l'idca del Buonarroti non t! nuova, perche innanzi di lui Luca Signorelli aveva fattoaltrettanto in quel quadro della SantaFamiglia che & pur esso in questa Galleria segnato di N. 36. . . - I 188 GALLERIA DEGLI UFFIZI GALLERIA DEGLI UFFIZI FIGUFLA VIRILE. Disegno in matita rossa. GIOVANE .NUDO. Vedesi in atto di posare il pik destro sopra uno zoccolo, ripiegando la gamba in atto di inginocchiarsi. Colla destra mano girata sul dorso regge un panno. Disegno in matita nera. TESTEMULIEBRI, voltedi profilo. Duo di esse giovanili con bizzarreacconciaturemostrano l'occhio sinistro; la terza, simile, volta all'opposto lato k coperta d a un panno. Disegno.in matita nera. B u s w MULIEBRE, in profilo volto a sinistra. Ha bizzarra acconciatura in testa; nudo il petto. Disegno molto flnito ilz matita nera. Nellostesso campo sono schirzate dueteste,unainfantile ed una senile. TESTAMULLEBRE, quasi in profilo, guardante in basso. Disegnofinito in matita nera. TESTADI FEMMINA, volta di faccia, con bizzarra acconciatura consistente in una specie di cuffia che scende, come' in due ali, lungo le tempie e lascia libero un gran ciuffo di capelli annodati al sommo del capo. A destra 8 segnata una testadi vecchiascarmigliata. Disegno in matita nera. L'ANIMADANNATA. Con questo nome' si 8 distinta una testa virile, veduta di tre quarti, con la bocca spalancata, irti i capelli ed wn panno svolazzanteche la circonda. In alto sta scritto - GHERARDO DE PERINIS; a basso presso l'angolo destro - MICHELAN. BONAROTI FACIEBAT - e sotto la impresa delle t1e corone intrecciate. Disegnofinìto ìn matita nera. - Fu incisa da Agostino Caracci. TESTAVIRILE, CALVA rivoltain gilz; nello stesso campo sono schizzate piccole figure sul giudizio universale. Disegno a pentaa. . Fauno. ' I ' È comune opinione che il restauro del FAUNO (N. 344) consistente nel rifacimento della testa e delle braccia sia opera di Michelangiolo. Nessun ricordo avvalora questa opinione ; soltanto la perfezione dell' opera 'ha fatto attribuire il restauro al grande artista. Gabinetto dei nielli, smalti ec. ec. (Vetrinaa destra). BOZZETTOinceradellastatua di LORENZO DUCADI 'URBINO;dono fatto alla Galleria da. Sir William Currie nel 1863. Oltredi questo bozzetto veggonsi due bassorilievi in avorio rappresentanti la Deposizione dalla Croce, il cui bozzetto si conserv'a mella Galleria Buonaproti. I I I Disegni. . j I ' I .. ...... ... . .. . ' 189 Corridore che conduce al Palazzo Pitti. LA RESURREZIONE DI LAZZARO. Gran composizione, in largo. Sehizzo àn matita rossa. LA SIBILLA LIBICA.Differisce di poco dalla atessa @ n a dipinta in uno dei peducci della Cappella Sistina in- Rama. Disegno in matita rossa. LA PRUDENZA, Sta sedutadi profilo, vblta a destra guardandosi nello specchio che -regge colla sinistra. S u l manco ginocchio diLei si appoggia un puttoin atto di respingere un suo compagno che gli viene incontro coprendosi il volto con una maschera. Dietro alla Prudenza e appiattato per paura un'altro putto. Disegno a penna. , l i I l90 :g .--I BB t" I GALLERIA DEGLI UFFIZI DEMONIO tutto rannicchiato, volto a sinistra con ambe le maniposate suU*anche. È il pensiero diun demonio pel Giudizio universale dipintonella SYstina. A basso &,unostudio a penna della coscia e ginocchio destro della stessa. figura. Disegno in penna. ANATOMIE di ginocchi e di. gambe virili. Schizzi in penna. FIGURE NUDE. Nel mezzo un uomo seduto che appoggia il capo sul braccio destro. Sul lato sinistro un giocoputti, di dall'altro e un vecchio giacente, e studi di gambe. Schizzi in penna. FIGURE NUDE. Schizzi in penna. FIGURINE, parte delle qua6 disposte in due fregi architettonici. 8chizzo àn penna. PENSIERO ARCHITETTONICO PER UNA PARETE DELLA SAGRESTIA DI SANLORENZO. Nel mezzo fra due quadri vi ha una nicchia entrovi una statua della Madonna in piedi;da basso due urne sepolcrali con figuregiacenti su i coperchi. NUDIPEL GIUDIZIODELLA SISTINA. &hi& i? penna. MAUSOLEO DI PAPAGIULIOII. Primo pensiero. Contorno a penna macchiato dacquerello. fi stato inciso e pubblicato dall'Agincourt. , ' PENSIERO PER IL CARTONE DELLA .GUERRA DI PISA. Schizzo in matita nera. Nell'anno 1504 fu dato a Michelangiolo a dipingere una parte del Salone del Consiglio in Palazzo Vecchio in concorrenzadiLeonardo da Vinci. 4 P e r il che Miu chelangiolo ebbe una stanza nello Spedale dei tintori a a Sant' Onofrio; e quivi comincib un grandissimo cara tone.. ., . e lo empi& di ignudi che bagnandosi pel a caldo nel fiumed'Arno, in quello st'ante si dava a . . GALLERIA DEGLI UFFIZI 191 '< l'arme nel campo, fingendo che gli inimici li assalis.u sero; e mentre che fuor delle acque uscivano per ves stirsi i soldati,si vedevadalle divine mani di Miu chelangiolo chiaffrettare lo armarsi.perdareaiuto u ai compagni, altri affibbiarsi la corazza, emolti metu tersialtrearmiin dosso, edinfiniticombattendo a < cavallo cominciare la zuffa. Eravi fra le altre figure .e un vecchio cheaveva in testaper farsiombra una grillanda di ellera ; il quale postosi a sedereper 6 mettersi le calze e non potevano entrargli per avere u le gambe umide dell' acqua; esentendo iltumulto 4 de'soldati e le grida e i rumori dei tamburini, affre6 u tando tirava per forza una calza; ed oltra che tutti i u muscoli enervidella figura si vedevano, faceva uno a storcimento di bocca, perilquale dimostrava assai u quanto pativa, e che egli si adoperava fino alle punte a dei piedi. Eranvi tamburini ancora,efigure che, con 4 ipanniavvolti,ignudicorrevano versola baruffa, e u di stravaganti attitudini si scorgeva, chi ritto, chi gi.a nocchioni, o piegato, o sospeso a giacere, ed inaria u attaccati con iscorti difficili 9. (Vasart]. Questo cartone, diventato uno studio di artefici ment r e si conservava in casa dei Medici, fu durante la malattia del Duca Giuliano, quando nessuno 6adava a tal cosa, fatto in pezzi, alcuni dei quali, (ce lo dice il Va.sari) si vedevano a suo tempo nella casadi Uberto Strozzi di Mantova. Oggi di essi non abbiamo contezza, e fu danno che nel 1575 il Granduca non si accordasse con gli Strozzi che glie li profferivano in vendita. Marcantonio, Agostino Veneziano ed altrineintagliarono alcune figure.Bastiano da Sanga.110 dopo diavere ri- tratta in un cartonetto tutta insieme la invenzione di -......... 192 ~~~~ 1 I 4 t GALLERIA DEGLI UFFIZI ~ quel gruppo di figare, la quale niuno di tanti che v i avevano lavorato, avevano mai disegnato interamente, condusse nel 1542, a persuasione del Vasari, il detto disegno in un quadro a olio di chiaroscuro. Credesi che questa copia dipinta (appartenuta alla famiglia Barberini dallaquale passd inInghilterranel 1808) sia quella. che si conservanelcastello di Holkam. I1 Clement ne dubita, percheil chiaroscuro fattoda Bastianofu d d Giovi0 mandato a Francesco I, n& a lui sembra probabile che potesse essere tornato dalla Francia, in Italia. Lo Schiavonetti ne pubblicd un intaglio, oggi alquanto raro, riprodotto poi a semplici contorni in fine della vita di Michelangiolo scritta in inglese dal Duppa. Le dimensioni delcartone ,originalecorrispondono .alla misuraattualedimetri 7 dilarghezza.per 4 di altezza, PUTTI e ,ALTRE FIGURE. Schizzi ira penna e in matita, Altri disegni e schizzi st,anno a tergo delle carte qui sopra ricordate, dei quali disegni, per compiere la indicazione, mi sembrautiledifare ricordo. h tergo deldisegno N.O 2. - Cavallo in corsa. - - Idem. del N.O 6. T r e schizzi delle medesimeteste. Idem del N.O 7. due te,ste virilisbnrbate, e due altre àn scheletro. - Idem del N.O 12. Una figura virile e u n a velata ; due schizzi di Giove con l'Aquila, e lo scudo - Idem del N.O 14. - UN uomo dell'armedeiBembo. sedente, vdlto d i schiena ; studii diversi di braccia e gambe. Idemde1 N.O 17. Schizzo de'quadri e delle figure giacenti dei Sepolcri Medicei. - Idem del N.O -18. Schi2xO della Madonlza per la Sagrestia nuova di San LOrenzo; Cinqueteste di alzimali. - Idem del N.O 19. Studidiversi di mani e braccia, in matita rogza. - - - - -... u-n n n I Parlando delle opere di Michelangiolo esposte nel Museo Nazionale notammo la collocazione datanella GROTTADI BOBOLIaiquattro PRIGIONI che furono, insieme colla VITTORIA, donati da Lionardo Buonarroti al Duca Cosimo. Parvecertoche in occasione delle feste centenarie sarebbe stato provveduto alla loro traslocazione, inquantochb la Maesth del Re, con quella generosita che la distingue, vi aveva di buon grado annuito. Sennonche la speranza di vederli collocati in modo pih degno del loropregio sene b ita oggimai, nè altro ci resta che di rimpiangere il poco conto in cui da alcuni si tengono monumentiinvidiatici dalle nazioni civili, ed a deplorare il fatto, che a rendere pago l' onesto desiderio di cittadini amanti delle glorie nazionali sieno rimasti insufficienti, per ragioniignote, la buona volonth degliunie la liberalita del Re. Questo ho dovuto dire, con mio sommo dispiacimento, perche aspettando di conoscere, per la promessatraslocazione, il luogoassegnato a quelle opere esclusi dallo itinerario la grotta di Boboli. Ora (supposto che durante le feste Michelangiolesche venga conceduto al pubblico libero transito nel Giardino e nella Grotta) potrebbe il visitatore di questa Galleria continuare il giro fino al terminedel Corridore in cui trovasi, e scese lo scale ,che conducono alla porta d'ingresso dellaGalleria. clci Pitti passare in ßoboli. Ivi entratovisiteralaGrotta ai quattrolati della quale, soffocati tra i lavori (li spugnc?ed infinite bizzarrie, stanno quattro dei Sei Prigioni, destinati per il Mausoleo di papa Giulio, mentreglialtri duo tenutiin.grande onoranza dai Francesi hanno splendido asilo nelle Sale del MUSEO del LOUVRE. * T' 1 - 194 DUOMO. Il Deposto di Croce, Gruppo l in marmo. Dietro l'altar maggiore. e Non poteva lo spirito e la virtù di Michelangiolo u (così il Vasari) restare senza far qualcosa;e ' . DUOMO 4 1l ._ 1 DUOMO poichb non poteva dipignere, si messe attorno a un pezzo di u marmo per cavarvi drento quattro figure tonde maga giori che '1 vivo, facendo in quellaCristomorto, per a dilettazione e passar tempo, e, come egli diceva, pera ch& l'esercitarsi col mazzu.olo lo teneva sano del corpo. 4 Era questoCristo come deposto di croce, sostenuto tx dalla Nostra Donna, entrandoli sotto ed aiutando con 4 atto di forza Nicodemo fermato in piede, e dauna u delle Mariecheloaiuta, vedendo mancato la forza tx nella Madrechevintadal dolore non pub reggere. 4 N& si pub vedere corpo morto simile a quel di Cristo, u che, cascando con le membra abbandonate, fa attiture .a tutte differenti non solo degli altri suoi; ma di quanti a se ne feciono mai: opera faticosa, rara in un satto, e 4 veramente divina.. . s. Rispettoalle peripezie sofferte daquestaoperache Michelangiolo destinavaperadornamentodellapropria sepoltura,racconta il Vasari,' come trovandosi un. bel giorno Tiberio. Calcagniscultore fiorentino, incasa di Michelangiolo 4 dov'era rotta questa PietA,dopo lungo u ragionamento li dimandb perch& cagione l'avessi rotta, 4 eguasto tante maravigliose fatiche; rispose esserne 4 cagione laimpojunitA di Urbino suo servidore, che u ogni dì lo sollecit.ava a finirla; e che fra le altre cose, 4 .. , a gli vennelevato un pezzo diun gomito della M n u donna, e che prima ancora se 1' era recata in odio e ci Q( avevaavuto molte disgrazie attorno di un pelo che 4 v' era; dove scappatogli la pazienza la roppe e la voa leva rompere affatto, se Antonio (del Francese) suo seru vitore non se gli fusse raccomandat.o che così com'era u gliene donassi. Dove Tiberio inteso cib parlb al Ban.a dino (FrancescoBandìnì amico di Mìchelangìolo)che Q desiderava di avere qualcosa di mano sua; ed il Bana dinooperb che Tiberio promettessi ad Antonio scudi u 200 d'oro, epregb Michelangiolo che se volessi che u con suo aiuto di modelli Tiberio la finissi per il Banu dino, saria cagione chequellefatiche non sarebbono 4 gettate in vano; e ne fucontento Michelangiolo : la a dove ne fece loro un presente. Questa fu portata via a subito e rimessa insieme poi da Tiberio, e rifatto non a so che pezzi;. ma rimase imperfetta per la morte del u Bandino, di Michelangiolo e d i Tiberio B. I1 ricordato gruppo,che al tempo del Vasari trovavasi nella villadiMonte Cavallopresso Pierantonio Bandini figlio di Francesco, non sappiamo in qual' epoca fosse da.Romatrasportato a Firenze dove stette nella stanza .dei marmi che servirono per la nuova Cappella di San Lorenzo. Nell' anno 1722 Cosimo III lo fece porre nel luogo ove attualmente si trova apponendovi la iscrizione seguente, dettata dal senatore Filippo Buonarroti. POSTREMUM QUAMVIS .MICHAELIS . ANaELI . DONAROTAE .OPUS . AB . ARTIFICE . OB .VITIUM . MARMORIS .NEdLECTUM EXIMIUM . TAMEN , ARTIS . CANONA COSMUS . III . MAON. DUX . ETRURIAE ROMA ---- - I! JAM ADVECTUM HIC P . I. ANNO M D CC XXII . . . - ------.- . .- . --,_. ..................... ._ . . -. ....... 196 CHIESA DI SAN LORENZO CHIESA DI SAN LORENZO CHIESA DI SAN LORENZO. Porta eSacrariodelle ' l reliquie. La porta di mezzo della Chiesa fu decorata internamente, col disegno del Buonarroti, di due colonne corintie ' di pietra, e di una trabeazione con terrazzino sovrapposto sul quale 8 un prosp.etto di pietra con tre porticine che introducono nel Sacrario dove si conservarono un tempo le reliquie in bellissimi vasi di cristallo di monte donate al Capitolo da Clemente VII. .... u il comune uso, e secondo Vitruvio e le antichith, p!r a non volere a quelle aggiugnere.. .. >>.(Vasari). La Sagrestia, di forma quadrata, misura metri 11, 60 .per ogni lato .e dividesi in due ordinidipilastri corinzii, i capitelli dei quali ornati con maschere e trofei furono scolpiti da Silvio Cosini da Fiesole. Nelcentro .delle quattro Lunette posanti sulla cornice del secondo .ordine apronsi altrettantefinestreleluci dellequali vanno rastremandosi dalla base alla sommits. Chiude la parte superiore dell' edifizio una cupola a la quale fece .< (Michelangiolo) di vario componimento lavorare g ed accadde mentre ch' e' la voltava, che fu 'domandato -a da alcuni suoi amici Micheltmgiolo: Voi doverete molto u ,variare la vostra lanterna da quelladiFilippo Bru< nelleschi; ed egli rispose loro : Egli si pub ben variare, << ma migliorare no Y. (Vasari). Questa cupola fu adorna - i n origine di rosoni, fogliami ed altri ornamenti di stucco messi d'oro, operaassai lodata di Giovanni da Udine. Nella TRIBUNA abbastanza spaziosa, che S' interna per metri 4,06 nel lato in faccia della porta d'ingresso, posto l'altaredi marmo, isolato, la cui mensa posa su colonniniaffusati pur essi di marmo. I due candelieri, sono scolpiti con tale vaghezza di ornati ed eleganza di forma che la comune opinione non haesitato di nttribuirli a Michelangiolo.' Nellaparcte in filccia all'altare -evvi una Madonna, scolpita in marmo grandooltroil naturale 4 la qualo nella sua attitudino aodondo manda la gamba diritta addosso alla manca, con posar ginoc- .... Sagrestia nuova. Sul cadere del mese di marzo dell'anno 1521, Papa Leone X (secondo narra il Cambi nelle sue istorie) 6 fece cominciare nella chiesa di S. Lorenzo una Sacria stia,di verso via della Stufachev'era un poco di a porticciuola 'per comodo .del popolo.. perfarvi a drentolasepolturadi Giuliano suo fratello, 'e del a Duca Lorenzo suo nipote Y. Tolse Michelangiolo il concetto di questa nuova Sagrestia dalla forma dell'altra, architettata dal Brunelleschi, che le sta difaccia;maperchedi farsi imitatore disdegnava varib l'ordine degli ornamenti e 6 vi fece a dentro un ornamento composito nel più vario e più a nuovo modo che per tempo alcuno gli antichi e i mo4 dernimaestri abbiano potutooperare;perchenella a novitadi sì belle cornici, capitegli e ba$e, portetaa bernacoli e sepolture fece assai diverso da quello che u di misura ordine e regola facevano gli uomini secondo , .& 1 Il candeliere posto in cornu epistolm è moderno, e fu rifatto daWirolamo Ticcipti nel secolo passato essendosi rotto per .accidente l'originale. m - I , c -- I !vì ' - .. . _.___ 198 CHIESA D I SAN LORENZO CHIESA DI SAN LORENZO Chio sopra ginocchio ; ed il putto inforcando le cosce 8 più alta, si storce con attitudine. 4 bellissima inverso la madre, chiedendo il latte ; ed ella a col tenerlo con una mano, e con l'altra appoggiandosi; 6 si piega per dargliene : et ancora che non sieno finite. 6 le parti sue, si conosce nell' essere rimasta abbozzata 4 e gradinata, nellaimperfezionedella bozza, la perfea zione 'dell'opera Y. (Vasari). Pongono in mezzo questa operadi Michelangiolo duestatuediSantiprotettori della famiglia dei Medici, ciob i Santi Cosimo e Da-. miano, scolpito il primo dal Montorsoli,' ed il secondo da Raffaello da Montelupo. l!)!) - Crepuscolo e l'Aurora, delle quali figure soltanto le muliebri sono condotte a compimento. Al Tribolo erano state allogate le due figure da porsi nelle nicchie accanto al simulacro di Giuliano rappresentanti il Cielo e la Terra; lieto e ridente quello per l'acquistofatto,coronatadi cipresso ed inatto di mestizia questa, dolorosa per la dipartitadi uno spiritoeletto.' I1 primo concetto di papa Clemente per le sepolturs di San Lorenzo, era che esse fossero sei : de' Magnifici, LorenzoeGiuliano; de' Duchi, Lorenzoducad'Urbino e'Giuliano ducadiNemours;dei papi, Leone e Clemente. Questo concetto si ristrinse a due sole sepoltnre, ciod a quelle de' Duchi. Aveva Michelangiolo tra l'altre cose pensatodi introdurvilefigurediquattro fiumi: ma poi non ne fece altro. Crede il cav.Milanesi che il modellino di cera d' uno di questi fiumi, senza dubbio della mano di Michelangiolo, sia posseduto dal prof. Emilio Santarelli. 4 a in su quella che - . - _ I Sepolcri Medicei. Addossati alle pareti sorgono due SEPOLCRI uguali ai mole e di forma; quello a destra di chi entra appartiene a GIULIANODuca di Nemours, l'altro a LORENZO Duca di Urbino, i simulacri dei quali, seduti entro nicchie di forma rettangolare, sovrastano alle urne piramidando. con le figure allegoriche semigiacenti su i coperchi di quelle. Lefigureallegorichedcl primo sepolcro stanno a rappresentare il Giorno e la Notte; quelle del secondo i1 Rispettoalladurata ed al .procedimento deilavori della Sagrestia e dei Sepolcri sappiamo che nell'aprile del 1521 Michelangiolo trovavasi a Carrara a provveder marmi per l'opera di quadro, e per tre statue, una delle -.... ............ 1 Avevrl quello nrtistn gill fatto il modello grnntle di questa ultima statua, e cominciato u il lavoraro il nlurxtw con diligenza u e sollecitudine, che gill si vetlevn scopertatuttalabanda diu nanzi la statua; quando la fortunu c h ~a' bei principisempre u volentieri contrasta, con l a morte di Clemente, allora che meno u si temeva, troncd l' animo P, tanti eccellenti uomini, che sperau vanosotto Michelangiolo con utilitagrandissimaacquistarsi u nome immortale e perpetua fama m. (Vasarz). I1 San Cosimo de1 Montorsoli (al dir del Vasari) fu ritocco N anzi fece di sua mano Michelan-. dal Buonarroti in molte parti u gelo la testa e le braccia di terra . . . E nel vero o fosse lo u studio e diligenza del Montorsoli o 1'aiuto di Michelangelo, ella u riuscì poi ottima figura, e la migliore, che mai facesse il frate, u e di quante ne lavord in vita sua, onde fu veramente degna di u essere, dove fu collocata B. 1 . a U ~q . n M T c.c &.....W n -- h W l i 200 . ' 201 CHIESA DI SAN LORENZO CHIESA DI SAN LORENZO quali era la Madonna g i A ricordata. Dopo la morte di Leone X, abbandonati i lavori commessigli da quel papa in Firenze pote attendere alacremente, durante il breve pontificato di Adriano VI, allo scolpimento delle figure per il sepolcro di Giulio II, spinto a. far cib dal proprio animo pib che dalle sollecitazioni insistenti e spesso minacciose del Duca di Urbino. Assunto al pontificato Giulio dei Medici, checinse la tiara col nome di Clemente VI1 a dì 19 di novembredel ,1523, Michelangiolo non deve aver tardato a riprendere, gli interrotti lavori, dappoichb egli confessa in data del d i 19 di o b tobre 1524 di averericevutoducati 400 d'oroper la provvisione di ducati 50 al mese, fattagli otto mesi innanzi dal Papa, per le figure de! sepolcri della Sagrestia di San Lorenzo di Firenze. Chiamato nell'anno ap pressoin Roma per risolvere di finireaffatto la Libreria e la Sagrestia, dopo di avere ordinate pih cose sue tornossene a Firenze di buon animo, dubitando, scrive il Condivi, della rovina la quale poco dipoi venne sopra a Borna. Dopo la cadutadella Repubblica Fiorentina, alla quale Michelangiolo pagb largamente il tributo di soldato e di cittadino, Clemente, dimenticando il passato, restituì a Michelangiolo lesolite provvisioni; e questiriprese l'opera di commissione espressa ,e gagliarda del P a p a Una lettera di Giov. Battista Mini 'a Baccio Valori ci dA notizia chenelsettembredel 1531 erano.finite le due statue della Notte edell'Aurora,ammezzate quelle del Giorno, del Crepuscolo, e della Madonna, e mancava ancora da murarsi il lavorodi quadro delle sepolture. Non facendosi menzione alcunain quella letteradelle statue di Lorenzo e di Giuliano, e vedendo che in tre .anni, quanti ne corsero dall'anno ricordato a quello della morte di Clemente(nelquale Michelangiolo si partì da -Firenze n6 più vi tornb) le statue che erano abbozzate .rimaseronella stessa condizione parrebbe che i simu'lacridi queiDuchi fossero stati scolpiti in quello intervallo e mentre si dava l'ultimo compimento all'opera -architettomica ed ornativa dellaSagrestia. Ebbe Michelangiolo, se il Vasari non erra, ad asso.ciare all'opera propria,peraccelerare il compimento della Sagrestia, quella del Tribolo, di Raffaello da Montelupo, di Simone detto il Mosca, di Francesco da San Gallo Juniore, di Girolamo Ferrarese,di Simone Cioli, .di Ranieri da Pietra Santa, di Francesco del Tadda, di Silvio Cosini , di Giovanni da Udine e di Giovann' Angiolo Montorsoli Servita. Ridottasi la Sagrestia Nuova in peasimo stato per la incuria di chi l'aveva in custodia, così che Don Vincenzo Borghini ebbe ad invocare XautoritA del Duca per porvi riparo,cadde in mente a Giorgio Vasari (Michelangiolo era tuttora in vita) di toglierla da tanto abbandono e di riporla in maggiore splendore col darle compimento. P e r l a qual cosa, cercando egli per ordine del Duca Cosimo un luogo conveniente per le tornate dell'hccademia del Disegno, alloradi recente istituita, fece istanza per ottenere la SagrestiaNuova .proponendo difarriempire le nicchie, Q di fare adornare con dipinti di storie e di grottesche le pareti della medesimae quelle della Tribunetta. Le quali opore cgli impcgnnvasi, con il sussidio dei più valenti professori dell' Accademia,di dar compiuteneltermine di dueanni con la spesa non maggiore di duemila ducati. Piacque siffattamente a Cosimo la proposta, che con iettera scritta da Pisa a dì 24 di 14 .. ... . . ...... . --L1 . .. 5-m I a U \ 202 LIBRERIA MEDICEO LAURENZIANA CHIESA DI SAN LORENZO 203 I febbraio 1563 dichiarava al Vasari di voler che si finisse .la Sagrestia con la rara perfezione del concetto espressogli; e che di questa cosa tenesse egli proposito targamente con Monsignor Vincenzo Rorghini, al cui giudizio mostravansi in ogni occasione deferentissimi Cosimo ed il Vasari. Dist.ratti il pri-ncipe e l’artista, per buona fortuna, d a altre cure e da altre opere non pensarono più alla Sagrestia; e così questo monumentopot&! giungere fino a noi, quale Michelangiolo lo lasciava abbandonando Firenze. l -- LIBRERIA MEDICEO LAURENZIANA nel Chiostro di San Lorenzo. IncomincibMichelangiolo i disegni di questo ricco ed elegante edifbio . nell’ anno 1524,per commissione d i . Papa Clemente VI1 che lo destinava ad accogliere i Libri ed i Codici preziosi, appartenuti un tempo, per la maggior parte, a. Cosimo il Vecchioed a Lorenzo il Magnifico e ricomprati dipoi a gran prezzo, da Papa Leone X. Rimasta imperfetta la Libreria nel ,1534per la morte di Clemente VII, fu continuata e condotta allo stato presente, nella parte antica, daCosimo I che I’aperse al pubblico nel 1571. Consta l’opera di Michelangiolo di un vestibolo, chiamato RICETTO, spartito in tre ordini con colonne di pietra serena, pilastri, specchi, e nicchie i n forma di finestra, nelle quali dovevano esser collocate m ’ ’ - I statue allusive allescienze ed alle arti; e di una SALA ove, disposti nei lati lunghi, stanno 84 Banchi o Plutei fattiin modo daservire ad u n tempodisedile e di lettorino. L’area del primo, misura metri 10,50 di larghezza emetri 9, 72 di lunghezza; quella della seconda metri 45, 77 di lunghezza, e metri 10,74 di larghezza. Tanto gli ornamenti delsoffitto della sala, q11anto quelli dei Plutei, ed i Plutei stessi, furono disegnati da Michelangiolo ed eseguiti, sotto la sua direzione da Antonio .Carota e dal Tasso i primi ; da Batista de2 a n ,que e da Ciapino i secondi. L’impiantito che ripete l’or-nato del soffitto &! del Triboto. Doveva dar compiment,o all’edifiziouna terza stanza, LA PICCOLA LIBRERIA(della quale Michelangiolo ha lasciata in disegno la sola iconografia) di formatriangolare, con colonne, pilastri e tribunette che intramezzano i sodi. La luce doveva piovere dall’ alto, secondo la indicazione scritta di mano dell’ artista negli angoli corrispondenti ai pennacchidi una callotta. Tre ordinidi PLUTEI sono indicati nell’area della stanza, disposti,in modo da lasciar luogoad un bancho tondo sulla linea della porta d’ingresso e dell’ andana centrale della. Biblioteca.’ Risolutosi Cosimo I di dar compimento all’ opcrs sembra cheneaffidasse l’incarico a GiorgioVasari.. E perche mancava ancora la scala (che dal ricetto conduce alla sala) della quale non aveva Michelangiolo la- 1 La pianta di questa stanza triangolare + stata incisa nel-. 1’ opera intitolata la Libreria Mediceo Laurenziana, disegnata e illustrata da Giuseppe Ignazio Rossi. Fi~enae1739. I1 disegno originale si conserva nella Galleria Buonarroti. -~ ~ 204 LIBRERIA MEDICEO LAURENZLANA LIBRERIA MEDICEO LAURENZLANA sciato ricordoalcuno, Giorgio pensb di rivolgersi a lui richiedendolo di consiglio e diammaestramento con la speranza di esser pia fortunato del Tribolo, a cui riuscì vana ogni pratica per avere. dal Buonarroti un disegno di quella. Non mancb Michelangiolo di compiacere all’amico scrivendogli da Roma la seguent,e lettera, in data del dì 28 di settembre dell’ anno 1555: ; Y u Messer Giorgio amico caro, I 4 Circa la scala della Libreria, di che m’& stato tanto parlato, crediate, che se io mi potessi ricordare come io l’ avevo ordinata, che io non mi farei pregare; mi torna bene nella mente come un sogno una certa scala, ma non credochesiaappuntoquellache io pensai allora, perche mi torna cosa goffa, pure la scriverb qui : ciok ch’ i’ togliessi una quantita di scatole aovate di fondo d’ un palmo l’ una, ma nond’ una lunghezza u e larghezza, e la maggiore e prima ponessi in sul pau vimento, lontanadalmuro dalla portatantoquanto u volete che la scalasia dolce o cruda,e un’altra ne a mettessi sopra a questa,chefussi tanto minore per a ogni verso, che in su la prima di sotto avanzassi tanto 6 piano, quanto vuole il pi& per salire, diminuendole, e u ritirandole verso la porta fra 1’una e 1’altra, sempre a per salire, e che la diminuzione dell’ultimo grado sia 4 quanto 8 ’1 vano della porta, e detta parte di scala u aovata abbi come due d i e una di qua, e una di IS, che a vi seguitino i medesimi gradi ma diritti e non aovati. a Di queste serva il mezzo per il Signore, dal mezzo in u sh di detta scala, le rivolte di dette alie ritornino al u a a u a u a i ’ 4 , i ’ i I 1 : : a I I 4 I I a - % 1 u.-! ._. ’ ; ; . . 1 LI l 4 I 3sz a muro; dal mezzo in 205 giu insino in sul pavimento si a discostino con tutta la scnln tlnl muro circa tro palmi, a in modo, che 1’ imbasarrwn1,o t l t d ricotta non sia occua pato inluogo nessuno, o rosti libonr ogni firccin. u Io scrivo cosa da ridcro ; nia HO b o ~ rt : h o voi traa verete cosa al proposito 8.1 Sia che il Vasari cor~lidnvso(li p o l o r * ~ i ~ ~ l ~ ci11 gtv~t~ tempo e con la insistenza a pcrsuado~~o ~ l i t ~ l ~ t(li~ l ~ ~ ~ ~ ~ i ~ ~ l lasciarRoma, e tornarsene in patria py ~ ! ~ I I ~ ~ I I I -ILI - ~ I termineleopere lasciatevi interrotto tlclla I 4 i I w ~ 4 ~o t della Sagrestia Nuova, o che fosse distratto tl;r IlII r i Irrvori importanti, 8 un fatto che per allora della sorrlrt I I ~ se ne parlb pih. Soltanto tre anni dopo, quando ogni speranza (li fiwo rimpatriare Michelangiolo svanì affatto, credo cl10 si p nesse mano alla edificazione dellascala,la cluulo upparirebbeper documenti t che fosse opera non gih tlol Vasari, come sempre fu detto, sibbene dell’dmmnnnnli, a cui Michelangiolo mandb daRoma un modcllirlo t l i legno, scrivendogliesserquello conforme al suo primo pensiero, e portare opinione, che la scala sarebbe pih a 1 proposito al palco, a’ banchie alla porta,quando i i ) w fatta di un bel legno di noce. - Cosimo lodb il m o t l d l o ; ma la scalavolleche si facesse di pietra. 1 Della collezione di Lilla fa parte un libro di disepli (li Alichelangiolo. Tra questi vi è la pianta della Biblioteca Laurer~xi~w~r e della Scala. Il Clement suppone che fosse perduto da Michcblrrllgiolo nel tempo dell’hssedio, dappoichè non era piti in suo poswwt quando scriveva la lettera al Vasari. 2 GAYE. Carteggioinedito di Artisti. Tomo III. Lettcru 1’Ammannati e di Francesco di Ser Jacopo al DucaCowilllo I pag. 11-14. ( l ~ b l - u 206 ACCADEMIA DELLE RICCARDI PALAZZO BELLE ARTI 207 --..- abbozzatacorn'&(secondo osserva il Vasari) Q< mostra .la sua perfezione, ed insegna agli scultori in che ma-nieraSi cavano le figure da'rnarnzi, senza che venghìno storpiate, per potere sempre guarlngncwc con giudizio 'levandoìl marmo, ed avere Ra potersi ritrttwe e mu; t w e qualchecosa, come accade8 se bìso!pns.oì r. Dopo di essere stata per t.rc sccoli illlliilc illKoml)ro .nel cortile dell' Opera di Santa Maria tlol 1 4 o w 1'11 p r w sato, per provvedere alla conservazione (li tnr1i.o Iwxiom :reliquia, di trasportarla nel 1831 ove di prcsclllo si v&. ..Giov. Battista Niccolini dettd la bellissima iswiziono, scolpita nell' imbasamento della statua, cllelcggosi r i portata in nota alla pagina 15 di questo libro. PALAZZO-RICCARDI. Via Cavour N.O 1. Appartengono a Michelangiolo le FINESTRE del piano terrenoaperte neisodi degli arconi rimurati dellaantica loggia di questo palazzo,che fu della famiglia Medici. ' ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI. Cortile. S . latteo, statua abbozzata in marmo. Tribuna. m A di 24 Aprile 1503, i Consoli dell'arte della Lana a Michelangiolo dodici Apostoli in marmo di Carrara, alti braccia 4 '1, l'uno, da porsi in Santa Maria del Fiore dove sono quelli dipinti da Bicci di Lorenzo. Queste statue .dovevano essere compiute in dodici anni (una per anno) a tutte spese dell'opera, sia per marmi, sia per gite a Carrara, sia per vitto di Michelangiolo a cui furono assegnati 2 fiorini d'oro in oro larghi al mese, durante i detti dodici anni, e quel pih che agli Operai fosse parso. Per la esecuzione delle medesime gli fu fatta murare dai medesimi una casa in Pinti, in faccia al convento di Ce&ello,secondo il disegno del Cronacadiconcordia con Michelangiolo. . Delledodici figure allogateli, Michelangiolo ne abbozzb una, che b questa del S. Matteo, la quale così - David, statua in marmo. e gli Operai di Santa Maria del Fiore, dettero a fare ...... ,- . t 1 . ' ' Correndo l'anno 1501, a dì 16 di aprilo, ohlm M i chelangiolo dai Consoli dell'arte della Lana (non gih t l n .Piero Soderini) l'incarico d i scolpire una st,ntua colossale rappresentante David. Portava l'allogazionc : c110(lovesse essere quella statua compiuta nel tcmpo c t,olmilw d i anni due apartire dal mese di settcmbro (li qwllo stesso anno, dal qual mese a v r o b comiwiaio IL h correre in favore dell'artista uno slipcldio tIItwwilo di 6 fiorini d'oro, salvoad opera coq)iui,n d i sld)ilir(! ( l i concordia, e secondocoscenza, il prezzo dcll'olwrtL I I I + desima. Essendosi obbligati i Consoli di fornire il marttlo, no assegnarono a Michelangiolo uno da lungo tempo u l ~ l ~ t m donato nel cortile dcll' Opera di Santa Maria t l d I h v , m a 208 ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI 200 r t l % 1 l . ._ . _ . . . .._ 1: . nel qualmarmo era stato, fino dal 1466, abbozzato da Agostino diAntoniodi Guccio un gigantein forma di Profeta o di Santo per servire, finito che fosse, all’ornamentoesterno della cattedrale. Entro il tempo stabilito, ciob in dì di calende di settembre dell’anno ricordato, incomincib Michelangiolo la suaopera; enelmese di febbraio 1502 fu stabilito il prezzo di questa in fiorini d’ oro 400 da pagarsi al termine dell’opera, computandosi in diminuzione le somme ricevuteperduranteil tempo del lavoro, a ragione itT fiorini 6 al ,mese, secondo stabiliva il contratto di allogazione. Era quasi compiuta la statuanel mese di gennaio 1504senza che gli Operai di Santa Maria del Fiore (deposto il pensiero di valersene per ornamento esternodella chiesa) avessero disposto ove dovesse esser collocata. Per la qual cosa in data del dì 20 del mese ricordato fu da’consoli dell’arte della Lana adunato un consiglio di maestri, artigiani e cittadini affine di provvedere all’uopo. Sedevano inquel consiglio; Andreadella Robbia, Giovanni dalle Corniole, Vante miniatore, messer Francesco Araldo della Signoria ed un suo nipote, Giovanni Piffero, Lorenzo della Volpaia, Silvestro gioielliere, Michelangiolo orafo, Cosimo Rosselli, Chimenti del Tasso, Francesco Granacci, Biagio Piero Pittore, di Cosimo pittore, Guasparri orafo, Lodovico orafo e maestro di getti, Andrea detto il Riccio orafo, Gallieno ricamatore, David del Ghirlandaio pittore, Simone del Pollaiuolo, Filippino Lippi, Sandro Botticelli, Giovannialias vocato Giuliano eAntonio da Sangallo, Leonardoda Vinci, PietroPerugino,Andrea Contucci da Sansavino,Lorenzo di Credi, Francesco Monciatto legnaiuolo, Bernardodetto ta Cecea legnaiuolo, Bene-, m m F1 ._I n dettoBuglioni,Bernardodi Marcoe Buonaccorso di Bartoluccio. I1 parere dei convenuti al consiglio fu vario. Alcuni opinavano :. che la statua del David, per esser difettoso il marmo eincotto dalleintemperie, dovesseporsi al coperto,e proponevano la Loggia dei Priori; altri propendevano per la ringhiera dinanzi al Palazzo della Signoria; altri per altri luoghi, ciob, il cortile del Palazzo, la Sala del Consiglio, la Piazza di San Giovanni, la terrazza di Santa Maria del Fiore, e l’angolo della Chiesa medesima dalla parte di tramontana, in faccia al canto de’ Lorini. Nella discrepanza dei pareri i più si accordavano per la collocazione del David al coperto entro la Loggia dei Priori. P e r la qual cosa 6 da credersi (vedendo accolto dagli Operai e dai Consoli il parere dei meno) che Michelangiolo, secondo proponevano Filippino Lippied altri maestri, fosse interrogato anche esso, eche il suo desiderio facesse penderela decisione infavoredi coloro ai quali pareva migliorluogol’angolodella Ringhiera innanzi al Palazzo, ove era stata, fino dal 1495, ,collocata la Giuditta di Donatello. Stabilito il luogo per la collocazione fu, dagli Operai, in data del l.’ aprile 1504, allogato a SimonedelPollaiuolo, detto il Cronaca, il trasporto della statuadal cortile dell’opera alla Piazza dclla Signoria, asscgnandoli il tempo di giorni ventiquattro clocorrcnti da quel giorno stesso. Accettb il Cronaca i n prcscnm di Michelangiolo l’affidatogli incarico, ma non lo compi neltempo,indicato ne solo; imperocchb troviamo in data del dì 30 dello atesso mese registrato un partito ‘dei Magnifici edeccelsi Signori Priori col quale facevasi comandarncnto agli F l ’ 210 ACCADEMIA DELLE BELLEARTI ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI Spettabili Operai di Santa Maria del Fiore : che ad ogni chiesta di Sirnone del Pollaiolo, di Antonio di Sangallo, di Bartolommeo Legnaiolo e di Bernardo detto la Cecca, architetti(deputati dai prefati e ‘magnifici Signori a condurre il gigante dall’opera alla piazza della Signoria> dessero loro ogni comodità e qualunque cosa op porluna richiedessero per la traslocazione in discorso da farsi entroil mesedimaggio.Alcomando teneva dietro la esortazione di fare eseguire il trasporto entro il mese indicato sotto. pena, mancando,di incorrere nella .eizd@nationedegli. eccelsi Signori Priori. M a in questa non incorsero negli Operai, ne i Maestri, imperocch&, secondo porta un ricordo manoscritto di Luca Landucci speziale, 4 A dì 14 di maggiosi trasse dall’ Opera il a gigante di marmo. Uscì fuori alle 24 hore e ruppono u il muro sopra la porta tanto che ne potesse uscire, e u in questa notte fu gittatocerti sassi al gigante per u far male; bisognb far guardia la notte e andava molto << adagio,e così rittolegato, cheispenzolavache non u toccava coi piedi, con fortissimi legni e con grande u ingegno,e pend quattro dì a giungere in Piazza a << hore 12. Haveva pill di 40 uomini per farlo andare; Q haveva sotto 4 legni unti e’quali si mutavano di mano a in mano, e penossi fino a’ dì 8 giugno 1504 a posarlo u ‘in sdla ringhiera, dov’era la Giudit, la quale si ebbe a a levare e porre in palagio in terra 9. Rispetto al mqdo tenuto per operare il trasporto abbiamo dal Vasari, che 4 Giuliano da Sangallo ed Antonio 4 suo fratello fecero un castello di legname fortissimo, u e quella figura con i canapi sospessro a quello, acciocu che scotendosi nori si troncasse, anzi venisse crollanu dosi sempre;e con letravi per terra piane con ar- 211 u gani la tirorono e la missero in opera. Fece un cap- ’ . <( pio al canapo, che teneva sospesa la figura, facilissimo a scorrere, e stringeva quanto il peso 1’ aggravava ; d( che e cosa bellissima ed ingegnosa, che l’ho nel nostro < libro (di disegm] disegnato di man sua che & mira. & bile, sicuro e forte per legar pesi >, Questo meccanismo 8 presso a poco descritto nel .modo stesso da Pietro Parenti ; senonche egli differisce nell’attribuirlo a Simone del Pollaiolo, detto il Cronaca, ,;anziche al Sangallo. Aggiunge che il peso della statua .era 18 migliaia, e conferma la notizia data dal Landucci, dicendo : che circa 8 giovanastri, fra coloro i quali -.assaltata la guardia avevano scag1iat.i dei sassi contro l a statua, erano stati catturati e sostenuti nelle prigioni .delle Stinche. Comefu collocato il gigante al suo posto, (a dì 11 .di giugno 1504) la Signoria ordinb agli Operai di Santa .-Maria.del Fiore che facessero fare una base di marmo ,a loro spese seguendo il disegno datone dal Cronaca e dal Sangallo. . Ebbe agio Michelangiolo di ritoccare l’ opera sua e dare a quella la necessaria finitura, lavorandoci attorno fino al dì 8 di settembre, nel qual giorno,secondo un ricordoche 6 nelle storie fiorentine del Cambi, la sta,tua rimase del tutto finita; loche 6 dacredersi’ perche a dì 5 dello stesso mese il Buonarroti riceveva la somma di lire 720 in saldo dei 400 fiorini d’ oro pattuiti con la convenzione del febbraio 1502. Nel tempo in cuiMichelangiolo stava ritoccando il David,accadde il grazioso aneddoto narrato dal Vasari con queste parole : a Nacque in questo mentre, che,vistolo Ser Pietro ,--- . D l . u . 212 a Soderini, il quale, piaciutogli assai, ed in quel mentre g che lo ritoccava in certi luoghi, disse a Michelangiolo : a che gli pareva che il naso di quella figura fussi grosso. 4 Michelangiolo accortosi che era sotto al gigante il a Gonfalonieri, e che la vista non gli lasciava scorgere 4 il vero, per satisfarlo sali in sul ponte, che era ac- a canto alle spalle; e preso Michelangiolo con prestezza a uno scarpello nella manmanca con un poco di pol4 vere di marmo che era sopra le tavole del ponte, e a cominciato a gettare leggeri con gli scarpegli, lasciava. cadere a poco a poco la polvere, n& tocc6 il naso da. quel che era. Poi guardato a basso al Gonfalonieri,. a che stava a vedere, disse : guardatelo ora. A me mi a piace più (disse il Gonfalonieri): gli avete dato la vita. e Così scese Michelangiolo, che se ne rise da se, avendo a compassione a coloro che, per parere d’intendersi, non a sanno quel che si dicano.. 9. Questa figura patì dannonella rottura in tre pezzi del braccio destro cagionata dalla percossa di una pietra che,nel tumulto del 1527, fu gettata dall’alto dai difensori del palazzo contro coloro che lo assediavano. I pezzi rimasero in terra per tre giorni e furono finalmente raccolti da Giorgio Vasari e da Cecchinol de’Rossi, allora giovanetti, i quali li poseroin salvo in casa del padre di quest’ultimo ove rimasero lungamente. Cosimo I gli fece rimettere ed assicurare con perni di rame. 4 4 ... ..... .... .. ... La qualita non perfetta del marmo dal quale Michelangiolo aveva cavata la sua statua non era sfuggita all’occhio esercitato del Sangallo; ed il timore dalui - -~ ~~ ACCADEMIA DELLE ACCADEMLA DELLE BELLE ARTI n- BELLE ARTI 213 manifestato, che il David, per esser cotto il marmo, dovesse venir mancho presto non ponendolo al coperto, s e pote parere esagerato rlcl 1!554,apparve giustissimo tre secoli e mezzodopo. Il tcmpo cho tutto lima e corrode aveva peggiorate le condizioni di qucl marmo tanto d a rendere pericolante 1’ opera insignc?; pcr la qual cosa piddi una volta si levarono voci nutorovoli dichiarando in pericolo imminente la statua e clkxlcndo cl10 venisse remossa e postainluogo riparato dalle intcmpene. La idea della traslocazione era semplice e logica nd .trov6 mai una seria opposizione; sennonchb apparve Sempre una diflicOltB.quasi insormontabile il trovare un luogo adatto per ospitarla. Lungo sarebbe il riandare sulle proposte e sulle pre.mure fatte dalle varie commissioni nominate nel periodo .di trent’anni, ché tanti ne corsero dal giorno in cui Lorenzo Bartolini, instando presso il governo affinch6 il David si ponesse in salvo, proponeva che si riponesse nella Loggia dei Priori addossandolo al muro.BasterB. qui il notare, che l’ordine lungamente desiderato di re.muovere quel capolavoro di sulla gradinata del Palazzo nonfu dato dall’autorit8 governativa se nonnell’ anno 1873,approvandosi a preferenza di ogni altra la proposta: che si erigesse, per riceverlo, una edicolanel locale dell’Accadernia delle arti del disegno. Così nella notte del 31 di luglio 1873 fu toltala statua dal casotto di legno che la copriva, e se ne incominci6 il trasporto, compiuto felicemente il dì 4 di ago&o, nel qual giorno veniva posta sulla base inalzatagli nel luogoovedovea sorgere la sua nuova dimora, ‘la cui costruzione fuaffidata al cav.Emilio De-Fabris. . . 214 ACCADEMIA DELLE BELLE ARTI L'armatura ingegnosissima, di solidith a tutta prova, alla quale fu raccomandata la statua per trasportarla. dall'uno all'altro luogo, quanto il carro furonoimmaginati dagli ingegneri cav. Porra e cav. Poggi a quali dil titolo alla nostra riconoscenza, ed al plauso di tutti,. l'avere impresa con tanta sicurezza, e condotta felice mente a termine, una operazione oltremodo rischiosa,: delicata e difficile. . , Ricorderd a cui piacesse di percorrere gli ameni din-torni della cita, che nella VILLABUONARROTI a Settignano, villaggio .celebre per aver dato i natali ad artisti valentissimi, vedesi ancora sul muro presso il focolare. il SATIRO disegnato col carbone, da Michelangiolo. MICHELANGIOLO BUONARROTI AL LETTO DI MORTE DI VITTORIA COLONNA Era unanotteinsolita:le stelle Dipingevano il ciel per ogni seno, E così vivo lume uscla da quelle, Che parea giorno tacitoe sereno. Quella n'otte apparì tra le piùbelle Consolatrici del patir terreno ; E la gentedicea: certo un' eletta Anima in paradiso ora S' aspetta. .. . 216 DI VITTORIA COLONNA MICHELANGIOLO AL LETTO DI MORTE . E sui romulei colli, in un'altera Magion Patrizia,' ma in angustastanza, Unadonnagiacea, che al termin era Della vita, e già poca ora le avanza. Per la santa virtùdella preghiera, Che più nel cor ravviva la speranza, Ella si stava in un soave oblio D'ogni cosa mortaleassortain Dio. ! .' I l Del doloroso lettoinsullasponda È una gentil pietosamente intenta, Mentresul volto della moribonda La pace appar dell' anima contenta: ,E vinto dall' ambascia più profonda, Che desiderio di morir diventa, Pallido, muto di quelletto al piede Austero veglio lagrimar si vede. I I 1 PalazzoCesarini in Roma,chiamatoArgentina. I 217 __ Chimai sarà costei che S' avvicina Al dubbio varco della vita amara? È Vittoria Colonna, h la divina, Glorïosa marchesa di Pescara : E i due che veglian l'altaperegrina, Cui, d' accogliere il cielo or si prepara, Spargendo invan per leisospirie voti, Son Giulia Cesarini-'eil Buonarroti. Ma gis la moribonda ir] scrw tlccolLo n I'atica I1 sacroPanoavca,quando Girò lo sguardo intorno, e s c h o il volto Di lui ch' amava d'una fede antica. Tutto al -labbro 1.0 spirito raccolto A confortare quell' anima amica, La debil mano a lui -porgendo, i n . questi Detti prorompe affettuosi eLesti. I i . . . - D m .u. Ø 218 PllICHELANGIOLO AL LETTO DI MORTE c<Michelangiolo,io moro, c prego Iddio Chealfin mi ricongiunga al mio bel Sole,‘ A lui che primoedultimo amor mio Di sì lontan mi chiama e a sh m i vuole. Per6 inquest’ ora di tremendo addio Sent,o come il part,ir da te mi duolc, Da te che fosti la virtil piil pura Che seppe allevïar la mia sventura. c c Solo rimaso il I~uon;uwA.i,affiso Stettc lung’ ora sulla muta s a h a , E rivelava il corrugato- viso I dolori ineffabili dell‘ alma : Poi levata la €ronte cl‘ iuproniso, Donna, esclambcon mgosciosa calma, Di te si scriva e della tua bont,ade Che IQ’aprì il ciel per IC pih belle strade P. <<Seandrò nel cielo chiederò al Signore Ti mantenga la grazia onde tu sai Suscitardalla mano e più dalcore Opre per che nell’ arte unico vai ; E chiederb che l’angiol del dolore,’ Che regge Cristo crocifisso, ed hai S1 ben ritratto,tisia un giorno il pio Confortatore per salire a Dio B. Così ella chiama nelle sue Rime l’estinto sposo. di croce e sollevato sotto le braccia da due angioli, quasi volessero alleviarueil peso alla MichelanVergine che lo tiene in grembo; opera di disegno che giolo fece per Vittoria Colonna, e intorno alla quale così essa gli scriveva: a Mi rallegro molto che l’angiolo da man destra sia assai a pih bello, perchè il Mic.he1 ponerit voi, Michelangiolo, alla. destra a delpadre. nel dì novissilno >>. - VnoIsi qni notare che ,zlt.re opere di pittura lece per la Colonna, il Buonarroti, le quali per8 sono di presente perdute. 1 e Si allude a quelCristodeposto c - 7: - ~~~~ I 220 ’ MICHELANGIO1,O AL LETTO DI MORTE <<Unicofontc de’ sospir miei tanti, Al mondo e agli occhi miei ora se’ tolto: Chi ti conobbc ahimè ! rimase in pianti, Natura in duol, che ne mostrò il bel volto. Ma ben raccolse il ciel. tuoi pensier santi, Se il tuo frale la terra ebbe raccolto ; Oh sorterea de’mieidolci desiri, Oh fallaci speranze, oh miei sospiri ! a Però la morte non ‘si mostri altera, Corn’& suo Stil,d’ avertia noi rapita; Di tue virtù la glorïosa schiera Dirà che sempre sulla terra hai vita. Ed or fama più grande e più sincera Ti vien dall’ opre della mente ardita; I1 solo scolorar del tuo belvelo Dar poteva allo spirto albergo incielo B, 1 Questae la seguente ottava sono rilevate dal sonetto del Buonarroti, che così comincia: Quand’el .Ministro de’ sospìr ?ne t&?tti? ’ ec, ... I ... . . i .-- .... -.- ............................... EPIGRAF1 POSTE AL MÖNÚMENTO SUL PIAZZALE MICEIELANGlOLO ' (dinanzi) A MICHELANGIOLO BUONARROTI COMPIENDO IL QUARTO SECOLO DALLASUA NASCITA It. MUNICIPIODI FIl%BNa DEDICAVA QUI DOVE A DIFESA DELLA LIBERTA STETTE MICHELANGIOLO GLI ERESSE CON OPERE DELLA SUA MANO MONUMENTO DEGNO t h PATRIA 1 Si compone del David e delle quattro statue allegoriche de'sepolcri Medicei, fuse in bronzo. c . , .. . . '. . . . I . , . ' . / . . > . , . . . ...-....*........L:.::.. . . . . . . .. .. .. . .. .. .. .. ... ... . .. .. ..... ... , ::a .. <.:,-:'i=,: . '. . . . . . . . . . . (dai hrti) . L .... I . , . . . . -.. . . . . . . Avvertenza dell' Editore. Pag. v B~AsT C.~ . .Epigrafededicatoria B v11 h n E s I 6. D e i ritratti di -Michdkngiolo .I B IX . Y ~ N T E J B IL. Vita di Michelangiulo.. .. -; B 1, - I . ...... - 'S. , , . . , , I . . .. . . . . .. . . . . . . !,., . ' . . . . . . (3.E..'? I l Dmid e .il M&& . .L'. . ,. B , ' D U P RGC ~. ". . , Dbi l3eplcri Medicd i n &n Lot.aazo. . . . ->' Michelangiolo Scultore. - , <SNI . , . '.', . . . . I . . . 59 t+ '-88 .........D 75 . . Yichelarrgiolo Pittore. MONGIBI.a. '- La Sistina . . Michelangiolo Architetto. S. (3, E. , . - L'arohitettocriaile.' . . . . . . . . . Michelangiolo Poeta. * . ...;.1 .. VENTURI L. , - L e Kirne 'I'* . . . . . . . . . Pay. 13 t J. CAVAT.T,TTCI C. J . - Guida alle opcrc di Miche- 1 Iangiolo in Fil-enzo . . . . . . . . . . u ) San ta Clucc!. . - Sqm1(*1-o(li 3Iichelar~- : .: I .- . .e l! .. + ' . : &!. . . ..* i 4 ..31 . . . . I - !'.., +i W .* 9 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . b) Casa Buonarroti . . c ) Museo Nazionale 17) h l l c r i n degli 'Uffizi. e ) Duomo. . . . . . . . . . . . . . 163 B 165 P ,169 179 186 r) . . . . . . . . . . . . . . B D . . . . . . . . . . 194 f ) Chicsa di San Lorenzo. g) Libreria Merliceo Lauremiana h) Palazzo Riccardi , B B 1% 202 . . . . . B 206 i) Accademia delle Belle Arti B ivi D 215 D 223 . . I --.I' _. giolo . D FRULLANI E. - Michelangiolo al . . . . . . .... ........ , , !~ l l 1 I letto di morte di YiLtoria Colonnt~- Othyc! . . . . . . GVASTI C. -- Epigrnfi poste snl piazzale Miche- Ittngiolo I I I I 1 I I l I -i . ,$, ;,P-; T-- - - - I I 7 ---E?n= . I ..-.C m.;.. a-my-=TwF-... -1 L:- < -,. -c ,. - . e