w Matteo Blasi all’età di 27 anni viene colpito da astrocitoma nella zona parietale destra del cervello. La sua lotta contro il cancro dura quattro anni. Muore nel settembre del 2011 dopo aver combattuto con grande dignità e coraggio per vincere la sua battaglia. Sensibile sempre al dolore che poteva circondarlo, nel suo percorso di malattia ha spalancato ancora di più il suo cuore all’accoglienza e all’attenzione verso il più debole. Nello spirito di portare avanti ciò che Matteo era e ha dato, l’Associazione Blaze-Matteo Blasi è nata nel marzo 2012 dal profondo desiderio dei genitori Rodolfo ed Elsa e degli amici più cari di Matteo di aiutare, in collaborazione con l’ospedale dove Matteo è stato curato, le persone affette da tumore cerebrale. Lo Statuto all’Art. 2 definisce lo scopo e l’oggetto sociale dell’Associazione: “L’associazione, che non ha fini di lucro o di speculazione, si propone di prestare assistenza alle persone affette dalle patologie dell'epilessia tumorale sia direttamente che indirettamente, anche mediante aiuti ai centri di cura e di ricerca e pubblicizzazione delle attività di prevenzione. Tale attività di assistenza potrà essere svolta nelle forme e con le modalità che saranno ritenute praticabili dall'organo amministrativo della Associazione in relazione ai mezzi e alle professionalità che si renderanno disponibili”. Obiettivo è quindi quello di supportare Istituti specializzati, forti delle competenze specifiche necessarie per trattare i malati di tumore cerebrale, di cui l’epilessia tumorale è una manifestazione, e le loro famiglie. L’Associazione si prefigge lo scopo di raccogliere fondi da devolvere, come da Oggetto Sociale, agli istituti e alle professionalità competenti per supportare i malati affetti da questo tipo di malattia oncologica. Per quanto concerne le risorse economiche, il successivo art. 5 dello Statuto stabilisce che “L’Associazione trae risorse economiche per il proprio funzionamento e per lo svolgimento delle attività da: - quote di coloro che si iscriveranno all'Associazione; - contributi volontari eventualmente versati dagli associati e da soggetti non iscritti all'Associazione; - entrate derivanti da eventuali donazioni e/o lasciti testamentari; - erogazioni provenienti dallo Stato, dalle Regioni, dagli altri enti locali, da enti e istituzioni pubblici e/o privati; - altre entrate compatibili con le finalità sociali dell'associazione anche se non specificate nel presente Statuto”. Libretto di sala a cura di Livia Resta Hanno partecipato alla messa in scena dello spettacolo: Raffaella Dante Livia Resta Anna Taus Gino Tancorre Jean Claude Matteucci per la regia per l’adattamento del testo per i costumi di scena per la scenografia per le musiche e le luci PERSONAGGI E INTERPRETI Reginald Paget (Reggie) Luigi Coltellacci Jean Horton (Jean) Virginia Mastrilli Wilfred Bond (Wilf) Marcello Marino Cecily Robson (Cissy) La signora Cogan Cedric Ann Langley George Andrew Elly Bobby Ronald L’infermiera Angelique Alessandra Bruzio Sandra Cavaliere Letizia Frezza Benni Passerini Ester Annetta Paolo Fefè Oreste Pecorella Anna Paola Corsetti Gino Tancorre Giulio Maisano Elisabetta Calabrese Silvana Guerrieri Marta Gisella Caruso Simon Joey Jennie Willie Pietro Cerasaro Tommaso Fefè Domizia Agostinelli Luca Coltellacci INSIEME PER CASO Studenti, insegnanti, pensionati, dirigenti, gagliarde casalinghe, manutentori e magistrati: ecco, alla rinfusa e con qualche omissione, le occupazioni degli attori che compongono la compagnia “Insieme per caso”. Mai nome di gruppo teatrale fu più indicato, da questo punto di vista, per non parlare dell’età dei partecipanti … Ma a parte questa varietà di situazioni, dovuta appunto alla casualità degli avvenimenti che li hanno fatti incontrare, i componenti di “Insieme per caso” sono accomunati da tante cose: innanzitutto l’allegria e la voglia di far teatro, e poi l’entusiasmo di cimentarsi con dei testi belli, a volte impegnativi, mai banali o volgari. Infine l’amicizia, che non nasce semplicemente dallo star bene insieme, ma ha bisogno, per essere chiara e leale, del sentimento che si sta facendo qualcosa di buono, di significativo, non solo per noi. Da parecchi anni ormai, la compagnia “Insieme per caso” si impegna a sostenere - sia pure indirettamente, con i propri spettacoli – Associazioni di Volontariato di comprovata serietà, e intorno all’attività del gruppo si aggrega ogni anno la collaborazione di tanti amici che, pur non recitando, danno una mano all’organizzazione e alla realizzazione degli spettacoli. Ad essi, e a tutti coloro che ci hanno seguito già negli scorsi anni, consentendo con la loro presenza di aiutare tante persone in situazioni di difficoltà, va il nostro sincero ringraziamento. 1999 Non potete portarveli appresso! 2000 Il ballo dei ladri 2001 Angeli con la pistola 2002 Harvey 200 8 200 9 200 9 201 0 Papà disperatamente cercasi Hello, Dolly! La sconcertante Madame Savage Harvey 2003 Quel signore che venne a pranzo 201 0 2004 Orfeo agli Inferi 201 2 2005 Croque monsieur 201 2 2006 Prima Pagina 201 3 2007 Sister Act 201 3 Il Mikado Arsenico e vecchi merletti Sei gradi al Tango Gente dell’Anno Mille Quel signore che venne a pranzo QUARTET (Bella figlia dell’amore) Libero adattamento dalla commedia di Ronald Harwood Ora le persone quasi non cantano più e la stessa fruizione della musica avviene per lo più in forma di spettacolo o mediata dagli strumenti di riproduzione di suoni e immagini. Roma, aprile 2014 Pur tuttavia la musica e il canto mantengono comunque il potere di rimetterci in sintonia con la nostra identità profonda: le nostre emozioni non sono né disonorevoli, né incomprensibili, né tiranne. Sono risorse di enorme energia, che la musica aiuta ad armonizzare e mobilitare in senso positivo, a favore di una più ricca integrità personale. MUSICA, DUNQUE, PERCHÉ… LA MUSICA AIUTA A VIVERE TO PLAY, JOUER, SPIELEN, FAR MUSICA Sarà un caso o qualcosa vorrà significare, se al “far musica” è connessa l’idea del gioco? Il gioco trascende sempre la realtà con proprie regole e ambientazioni anche quando sembra gioco di imitazione (il “facciamo che…” dei bambini), esattamente come la musica astrae da precisi riferimenti semantici e si muove nel gioco combinatorio delle vibrazioni. Fiumi d’inchiostro sono stati scritti per definire che cosa è la musica: parlare di “linguaggio” musicale appare riduttivo perché sembra imporre alla musica una funzione di rappresentazione del reale da cui essa invece sconfina, e tuttavia negarle una grammatica e un lessico interno finisce per sminuirne lo spessore logico e culturale. Si dice che là dove la parola non arriva (anche quella poetica, fortemente connotata di elementi “musicali”: il ritmo, le cesure, le consonanze o le dissonanze, le ripetizioni…), arriva la musica. E in effetti la musica (non solo quella agìta da compositori e strumentisti, ma anche quella più modestamente fruita in veste di ascoltatori) ha il potere di riunificare mente e corpo in un’esperienza quasi al di là del tempo e dello spazio. Un tempo musica e canto erano radicati in una dimensione collettiva del vivere (si pensi ai canti di lavoro, alle musiche e agli inni religiosi, ai cori) e avevano il potere di dar forza, di lenire la sofferenza, incarnando sentimenti, aspirazioni, dolore in situazioni spesso parossistiche di dilaniamento. Cedendo parte della propria individualità a questi momenti di fusione collettiva, impedivano il panico e la perdita di controllo sul proprio destino. QUARTET Avete visto il film? All’origine di Quartet, film di esordio alla regia di Dustin Hoffman, è l’omonima pièce teatrale di Ronald Harwood (1999), ispirata a sua volta al film documentario Il bacio di Tosca, girato da Daniel Schmid nel 1984 e ambientato nella Casa di Riposo per Musicisti fortissimamente voluta da Giuseppe Verdi e da lui finanziata. Verdi dedicò a questo progetto gli ultimi anni della sua vita, e così ne scriveva ad un amico: “Delle mie opere, quella che mi piace di più è la Casa che ho fatto costruire a Milano per accogliervi i vecchi artisti di canto non favoriti dalla fortuna, o che non possedettero da giovani la virtù del risparmio. Poveri e cari compagni della mia vita! Credimi, amico, quella Casa è veramente l’opera mia più bella”. Il nostro Quartet, ultima delle scatoline cinesi da Casa Verdi, a Schmid, a Harwood, a Hoffman, porta alla ribalta - ospiti appunto di una animata Casa di riposo per musicisti - quattro protagonisti d’eccezione, ex star della scena lirica, e il dipanarsi della loro amicizia, delle loro scaramucce, perfino il riannodarsi - tra due di essi - di un antico legame d’amore, sono al centro della vicenda; ma anche i personaggi di contorno sono raffigurati a tutto tondo ed esprimono a pieno titolo una dignità e una vitalità che forse solo il contatto con la bellezza gli ha potuto conferire. Perché, se è dei geni comporre opere che durano nei secoli, c’è spirito e bellezza anche in chi le interpreta, con la sapiente e paziente dedizione alle potenzialità espressive della voce e degli strumenti musicali. - Siamo artisti, siamo nati per celebrare la vita, è un nostro dovere, dice Reggie. - N.A.C. , N.A.C.! Non Auto Commiserarti! è il motto di Wilf. - Io penso di essere qualcuno adesso! rivendica Cissy. - Non canterò un’Aria, preferisco cantare con i miei amici, dichiara Jean. - Are You Havin’ Any Fun! cantano George e Andrew. C’è dentro tutto, per sorridere, perfino ridere e scongiurare il tedio di mille vecchiaie scontente. BUON DIVERTIMENTO!