SENTIREA SCOLTARE
online music magazine
GIUGNO N. 32
Wilco
salvati dal rock and roll
H a n s A p p e l q v ist
King Kong
Laura Veirs
Valet
Keren Ann
Feist
Low
P
nf T h
Aer tLOid
f FSmog
i g h t i n gI Nipoti
M a r del
i n o Capitano
José Malag
nino
P a r t s & L a Billy
b o r NiDcehaodl lC
Se
t al ircsaO
Cristina
Zavalloni
s
The Sea And Cake
Labrador
Akoustic Desease
Buffys eSainte-Marie
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vendita per corrispondenza tel. 055-3280121, fax 055 3280122, [email protected]
DISTRIbuzione discografica tel. 055-328011, fax 055 3280122, [email protected]
MATTHEW DEAR
JENNIFER GENTLE
“Asa Breed”
CD Ghostly Intl
Nuovo lavoro per
Matthew Dear, uno
degli artisti/produttori fra i più stimati
del giro elettronico
minimale e sperimentale. Con il
nuovo lavoro, “Asa Breed”, l’uomo di Detroit, si
rivela più accessibile che mai. Sì certo, rimane il tocco à la Matthew Dear, ma l’astrattismo
usuale delle sue produzioni pare abbia lasciato
uno spiraglio a parti più concrete e groovy. 12
brani come se fossero un incrocio fra le ambientazioni di Brian Eno e le ritmiche di David
Byrne. Meraviglioso.
NINA NASTASIA & JIM WHITE
“You Follow Me”
CD Fat Cat
Sono passati pochissimi
mesi dal bellissimo
“On
Leaving” che
Nina Nastasia è già pronta con un
nuovo lavoro. Questa volta accompagnata da Jim White, ricercatissimo batterista dei Dirty Three, in
tour con Cat Power e già al lavoro
con Bonnie Prince Billy, Nick Cave
e Smog, la Nastasia supera nuovamente sé stessa. Lei, voce e
chitarra. Jim, batteria. “You Follow
Me” vive della sua spontaneità ed
è di una meraviglia disarmante.
Folk, sana indipendenza artistica
e classe purissima. Produce Steve
Albini. Inarrivabili.
CD !K7
Una
delle band più
chiacchierate
degli
scorsi
mesi, i londinesi Hot Chip, è stata invitata a
compilare il nuovo capitolo della
serie DJ Kicks. La selezione svela
molte delle influenze dei cinque in
un continuo divertentissimo saliscendi tra Electro-Pop, House,
Hip Hop, Drum’n’Bass e Jazz. In
scaletta: Tom Zé, New Order, Etta
James, Ray Charles e Joe Jackson! Uno dei brani migliori della
compila è ‘My Piano’ che gli Hot
Chip hanno regalato in esclusiva.
Senza un attimo di sosta, mai banali o troppo cerebrali.
CD !K7
A 2 anni di distanza dal successo di
critica di “Valende”,
la creatura Jennifer
Gentle, ormai nelle
sole mani di Marco Fasolo, arriva al
nuovo “The Midnight Room”, sempre su Sub
Pop. Registrato presso una vecchia e sperduta
casa del Polesine ed ispirato forse da questa
sinistra collocazione, il nuovo album si districa
tra atmosfere notturne, febbrili, e allucinate.
Psychedelia, rock’n’roll, Kurt Weill e Nino Rota,
lo strano e solitario viaggio musicale dei Jennifer Gentle continua….
MISHA
“Teardrop Sweetheart”
CD Tomlab
“ Te a r d r o p
Sweet-heart”
è il debutto
dei
Misha,
duo
formato da Ashley Yao e John Chao. Il
disco è una ricerca continua ed
elegante della struttura Pop, attraverso melodie agrodolci e circuiti
analogici. Il progetto Misha riesce
a far convivere una serie di idee ed
influenze infinite e fra le più disparate, dal Pop di Van Dyke Parks
e Burt Bacharach a suoni un po’
giocattolosi nelle corde del primo
Badly Drawn Boy, dalla Tropicalia
agli arrangiamenti in stile Os Mutantes, dai Kraftwerk ai richiami
cinematografici.
“The Art of Fiction”
“DJ Kicks”
“Stateless”
CD Sub Pop
JEREMY WARMSLEY
HOT CHIP
STATELESS
“The Midnight Room”
CD Ryko
“The Art of
Fiction” è il
meraviglioso
e scintillante
debutto del
giovanissimo londinese Jeremy
Warmsley, personaggio dalle influenze prevedibilmente imprevedibili: Paul Simon, Sam Cooke e
la musica classica, Microphones,
Steve Reich, Bian Eno, Aphex Twin
e Radiohead. Le canzoni del disco
si collocano in un momento estatico sospeso tra storie à la Bowie,
sensualità, rimorsi ed universalità.
Fra folk sghembo, indietronica ed
armonie vocali strampalate, Warmsley, è una sorta di versione maschile di Regina Spektor!
è pronto l’omonimo
debutto degli Stateless, formazione
proveniente da Leeds. Guidata dalla
voce del cantante Chris James, voluto anche
da DJ Shadow affinché partecipasse alle registrazioni del suo disco, la formazione inglese
mette insieme guitar sound ed elettronica, ricercati arrangiamenti d’archi e beats sincopati.
Uno stile ambizioso ma in grado di creare magiche canzoni sospese tra il rock e l’elettronica.
Tra Portishead, Radiohead e Coldplay.
NOUVELLE VAGUE
APPARAT
presents “New
“Walls”
CD
Shitkatapult
Dopo la riuscita
collaborazione
con Ellen Allien, Sascha Ring aka
Apparat aka uno degli artisti e produttori più importanti ed innovativi,
arriva al suo nuovo lavoro “Walls”.
Muri che non dividono, tutt’altro.
Le 13 tracce del disco sono un
agglomerato perfetto e costruito
con precisione certosina, in cui il
concetto Pop vive di un rinnovato
splendore. Parti groovy, suoni meravigliosi ed elettronica mai sopra
le righe. Fra gli ospiti, Raz O’Hara e Josh Eustis, metà Telefon Tel
Aviv.
PISSED JEANS
“Hopes for Men”
CD Sub Pop
Dopo un album realizzato su Parts
Unknown
Records ed
un 7” per Sub Pop, i Pissed Jeans
dalla Pennsylvania, arrivano al debutto per la leggendaria etichetta
di Seattle. “Hope For Men” si nutre di punk ipnotico, monolitico ed
aggressivo. Ed i Pissed Jeans, il
punk, lo sanno fare con ironia ed
instabilità, con furbizia ed amarezza. Se siete amanti delle sensazioni forti, questo gruppo potrebbe
diventare il vostro favorito. Se
avete amato Nomeansno, Flipper, Black Flag e Melvins, Pissed
Jeans fanno per voi.
Wave”
2CD District 6
Marc
Collin
dei Nouvelle
Vague realizza la seconda
uscita per l’
etichetta District 6, una compilation
il cui titolo esplica immediatamente
i contenuti: “New Wave”. Il concept
è chiaramente nelle corde di Collin
che in un assurdo gioco di specchi
seleziona alcuni dei protagonisti
della new wave anni 80, gli stessi
che si era divertito a coverizzare
con Nouvelle Vague: Duran Duran,
Joy Division, Gary Numan, OMD,
Telex, Visage e tanti altri, alle prese con classici di The Rolling Stones, David Bowie, The Kinks, The
Velvet Underground...
GUSTER
“Ganging Up On The Sun”
CD Ryko
Quinto lavoro
per Guster da
Boston, attivi
sin dal ’94 ed
ormai molto
popolari in patria. La band riesce
a rendere moderne le sonorità
care a CSN&Y, Fleetwood Mac e
Rolling Stones e si trova a proprio
agio tra richiami seventies e armonie vintage senza però disdegnare una produzione assolutamente
contemporanea. L’impegno dei
Guster per il rispetto dell’ambiente è testimoniato dal loro attivismo
sul sito … e dal fatto che i loro tour
sono organizzati con mezzi ecologici ed energie alternative. Modernamente classici.
sommario
4 News
8 The Lights On
Pelican, Art Of Fi g h t i n g , P a r t s & L a b o r,
Akoustic Desease
12 Speciali
8
Labrador, Marino J o s é M a l a g n i n o ,
Dead C, The Sea A n d C a k e , W i l c o
34 Recensioni
Crowded House, P s y c h i c T V,
The Clientele, Vid e o H i p p o s , M e l t Banana, Monotra c t , Te a t r o d e g l i O r r o r i . . .
8 3 Rubriche
(Gi)Ant Steps
Massimo Urbani
We Are Demo:
Amelie, Black Ba s s , J o c e l y n P u l s a r. . .
Classic
Leonard Cohen, Tr u l y, B r i a n J o n e s t o w n
Massacre, Buffy S a i n t e - M a r i e
Cinema
Tarantino-Grindh o u s e , S p i d e r m a n 3 ,
Mio fratello è fig l i o u n i c o . . .
I cosiddetti conte m p o r a n e i
Bruno Maderna
26
Direttore
Edoardo Bridda
Coordinamento
Teresa Greco
Consulenti alla redazione
Daniele Follero
Stefano Solventi
Staff
Valentina Cassano
Antonello Comunale
Antonio Puglia
96
Hanno collaborato
Gianni Avella, Davide Brace, Filippo Bordignon,
Marco Braggion, Gaspare Caliri, Roberto Canella,
Paolo Grava, Alessandro Grassi, Manfredi Lamartina,
Linda Maldini, Alarico Mantovani, Andrea Monaco,
Massimo Padalino, Stefano Pifferi, Andrea Provinciali,
Stefano Renzi, Vincenzo Santarcangelo, Giancarlo
Turra, Fabrizio Zampighi
Guida spirituale
Adriano Trauber (1966-2004)
Grafica
Edoardo Bridda, Valentina Cassano
in copertina
Wilco
SentireAscoltare online music magazine
Registrazione Trib.BO N° 7590
del 28/10/05
Editore Edoardo Bridda
Direttore responsabile Antonello Comunale
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supporto e con qualsiasi mezzo, è proibita senza autorizzazione scritta
di SentireAscoltare
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a c u r a d i Te r e s a G r e c o
L a D o m i n o a n n u n c i a d a l s u o s i t o u ff i c i a l e c h e p u b b l i c h e r à e n t r o l a fine
d e l l ’ a n n o i l n u o v o d i s c o d i R o b e r t Wy a t t , d a l t i t o l o p r o v v i s o r i o C o m i c o per a ; l ’ u l t i m o s u o a l b u m , C u c k o o l a n d, r i s a l e a l 2 0 0 3 …
D e b u t t o s u M o r r M u s i c p e r l ’ i s l a n d e s e S e a b e a r ( m o n i k e r d i e t r o c u i s i na s c o n d e S i n d r i M á r S i g f ú s s o n ) c o n T h e G h o s t T h a t C a r r i e d U s A w a y, alb u m c h e s a r à p u b b l i c a t o a s e t t e m b r e e c h e s i a v v a l e d e l l a c o l l a b o r a z i one
d i s u o i c o n n a z i o n a l i , t r a c u i O r v a r d e i M ú m , E i k i c h e f a p a r t e d e l l a f o r ma zione live dei Sigur Ròs oltre ad alcuni membri di Benni Hemm Hemm…
I l v i d e o d e l s i n g o l o D a n c e To n i g h t d i P a u l M c C a r t n e y ( t r a t t o d a l p r o s s imo
a l b u m i n u s c i t a i l 5 g i u g n o M e m o r y A l m o s t F u l l) è a p p a r s o a s o r p r esa
s u Yo u Tu b e ; d i r e t t o d a l f r a n c e s e M i c h e l G o n d r y, v e d e N a t a l i e P o r t man
p r o t a g o n i s t a … ( h t t p : / / w w w. y o u t u b e . c o m / w a t c h ? v = x T N X r k B S p _ o ) . . .
I L i a r s r i t o r n a n o c o n i l q u a r t o a l b u m , c h e s a r à p u b b l i c a t o i l 2 8 a g o s t o su
M u t e , e s a r à u n S e l f Ti t l e d …
A n n u n c i a t o a n c h e i l c o m e b a c k d e i P i n b a c k, c o n i l q u a r t o d i s c o , T h e Au t u m n O f T h e S e r a p h s, c h e u s c i r à i l p r o s s i m o 11 s e t t e m b r e s u To u c h &
Go…
C o n i l n u o v o d i s c o F u t u r e A r t i s t s - u s c i t o i l 2 9 m a g g i o s u B a D a B i n g! fanno il loro ritorno i neozelandesi Dead C…
Larrikin Love
I l 2 2 e 2 3 g i u g n o r i t o r n a a P e s c a r a I n d i e r o c k e t F e s t i v a l 2 0 0 7 a d i n g r e sso
g r a t u i t o , c on t r a g l i a l t r i T h e L a s t D r i v e , D e v a s t a t i o n s , T h e s e N e w P u r i t ans
e g u e s t d a a n n u n c i a r e ; i l p r o g r a m m a c o m p l e t o a l s i t o u ff i c i a l e ( h t t p : / / w ww.
indierocketfestival.it)...
To u r e u r o p e o p e r S l y a n d T h e F a m i l y S t o n e, c o n n o v e d a t e i n l u g l i o a
partire da Perugia (il 12 al festival Umbria Jazz )…
M i k e S k i n n e r s t a l a v o r a n d o a l q u a r t o a l b u m ( a n c o r a s e n z a t i t o l o ) a n ome
d i T h e S t r e e t s , p r e v i s t o p e r f i n e a n n o ; l ’ u l t i m o l a v o r o d e l g r u p p o r i s ale
a l l ’ a n n o s c o r s o , c o n T h e H a r d Wa y To M a k e A n E a s y L i v i n g…
S i s c i o l g o n o a s o r p r e s a g l i e s o r d i e n t i i n g l e s i L a r r i k i n L o v e , c o n u n c o mu n i c a t o i n c u i n o n s o n o s t a t e r e s e n o t e l e r a g i o n i , s e n o n c h e c o n t i n u e r a nno
a f a r e m u s i c a ; i l g r u p p o a v e v a p u b b l i c a t o u n a l b u m , T h e F r e e d o m S p ark
u s c i t o l ’ a n n o s c o r s o s u I n f e c t i o n e a p p e n a d i s t r i b u i t o d a R y k o / A u d i o g l obe
a maggio (recensione pubblicata da SA nel numero precedente)…
I S u n s e t R u b d o w n ( Wo l f P a r a d e , S w a n L a k e e F r o g E y e s a s s o r t i t i ) pre p a r a n o i l t e r z o d i s c o ( R a n d o m S p i r i t L o v e) p r e v i s t o p e r l ’ a u t u n n o s u Ja g j a g u w a r ; il s e c o n d o , S h u t U p I A m D r e a m i n g, u s c i t o l ’ a n n o s c o r s o , è
distribuito ora in Italia da Self ed è in uscita il 29 giugno prossimo…
sentireascoltare
Strawberry J a m , i l n u o v o a l b u m d e g l i A n i m a l C o l l e c t i v e è p r e v i s t o p e r
settembre su D o m i n o, n e l c u i r o s t e r s o n o e n t r a t i a i n i z i o a n n o …
Sanctuary Ro a d , i l r i t o r n o d e l r e d i v i v o M a r c A l m o n d ( d o p o i l q u a s i f a t a l e
incidente mot o c i c l i s t i c o c h e e b b e n e l 2 0 0 4 ) s a r à p u b b l i c a t o i l 4 g i u g n o s u
Sanctuary Re c o r d s ; d i s c o d i c o v e r a d e c c e z i o n e d i u n i n e d i t o ( R e d e e m
Me ) è un via g g i o n e l s u o u n i v e r s o m u s i c a l e a t t r a v e r s o l e c a n z o n i c h e
ne hanno infl u e n z a t o l a c r e s c i t a a r t i s t i c a , c o m p r e n d e n d o p e z z i d i D u s t y
Springfield, D a v i d B o w i e , F r a n k S i n a t r a . C o n l a p a r t e c i p a z i o n e d i A n t o n y,
Jools Holland e S a r a h C r a c k n e l l d e i S t E t i e n n e …
Odd Nosdam p u b b l i c h e r à L e v e l L i v e Wi r e s i l 2 8 a g o s t o p r o s s i m o s u A n ticon…
Richard Haw l e y s t a u l t i m a n d o L a d y ’s B r i d g e, p r o d o t t o i n s i e m e a C o l i n
Elliott, che sa r à p u b b l i c a t o i l 2 0 a g o s t o …
Nuovo pezzo d i Ve r t ( R o c k e t M a n ) - a s c o l t a b i l e a n c h e s u l s u o M y S p a c e
- in Versions O f T h e P r e p a r e d P i a n o s u K a r a o k e K a l k , r e m i x d a T h e P r e pared Piano d i H a u s c h k a . Ve r t s a r à i n t o u r i n I t a l i a i l 6 g i u g n o a P a d o v a ,
al Summer St u d e n t s F e s t i v a l , e i l 7 a M i l a n o M a r i t t i m a a l L o c o S q u a d …
La Chemikal R e c o r d s a n n u n c i a l o s p l i t d e g l i A e r e o g r a m m e , d o p o q u a s i
un decennio d i a t t i v i t à ; i l g r u p p o a v e v a p u b b l i c a t o l ’ u l t i m o d i s c o l o s c o r s o
febbraio, My H e a r t H a s A Wi s h T h a t Yo u Wo u l d N o t G o…
Vert
Due uscite (il 2 1 m a g g i o ) s u R u n e G r a m m o f o n / W i d e : i l d u o n o r v e g e s e
Moha con No r v e g i a n i s m e t e r z o a l b u m p e r g l i U l t r a l y d d e l s a s s o f o n i s t a
Frode Gjersta d c o n C o n d i t i o n s F o r A P i e c e O f M u s i c…
Italia Wave L o v e F e s t i v a l s i t e r r à a S e s t o F i o r e n t i n o ( F I ) d a l 1 7 a l 2 2
luglio prossim i c o n u n r i c c o c a l e n d a r i o , c h e v a d a t h e G o o d T h e B a d A n d
The Queen a K a i s e r C h i e f s , d a S c i s s s o r S i s t e r s a ! ! ! , Ti n a r i w e n , J i m i Te nor, Vinicio C a p o s s e l a , i l t u t t o c o n i n g r e s s o g r a t u i t o f i n o a l l e 2 1 …
Spaziale Fes t i v a l r i t o r n a a l u g l i o a To r i n o a l l o S p a z i o 2 11 c o n u n p r o gramma che o s p i t a e v e n t i u n i c i i t a l i a n i c o n a r t i s t i s t r a n i e r i , i n a u g u r a n d o
il 5 con i Son i c Yo u t h c h e s u o n a n o D a y d r e a m N a t i o n . S i p r o s e g u e i l 6
con i Giardin i d i M i r ò , i l 7 c o n i P e r t u r b a z i o n e , l ’ 8 c o n P e t r o l i l 1 5 c o n
Mudhoney, il 1 6 t o c c a a B r i g h t E y e s , i l 1 7 a i Wi l c o ( u n i c a d a t a i t a l i a n a ) ,
il 18 ai C.S.S … .
Neromagazin e p e r i l s u o t e r z o c o m p l e a n n o p u b b l i c a u n n u m e r o s p e c i a l e ,
Nero Champio n s L e a g u e i n i n g l e s e , c h e g i r e r à l ’ E u r o p a n e l l e p i ù i m p o r tanti manifest a z i o n i c u l t u r a l i d i q u e s t ’ e s t a t e ( B i e n n a l e d i Ve n e z i a , A r t B a sel, Documen t a 1 2 , S k u l p t u r P r o j e k t e ) . I p r i m i t r e e v e n t i d i p r e s e n t a z i o n e
saranno ad in g r e s s o g r a t u i t o : i l 1 9 m a g g i o a R o m a ( h 2 3 , T h e L o f t , v i a d i
sentireascoltare news
a c u r a d i Te r e s a G r e c o
P i e t r a l a t a 1 5 9 c o n C a r s t e n N i c o l a i , O k a p i , R o m b i , B o b C o r s i , D i c i a n n ove
O m a g g i o ) , i l 2 4 a M i l a n o ( h 2 3 , S o t t o m a r i n o G i a l l o , v. D o n a t e l l o 2 c o n Daf n e B u g g e r i , O k a p i , R o m b i ) e l ’ 8 g i u g n o a Ve n e z i a ( c o n C a r s t e n N i c o l ai).
P e r i n f o l i s t a i n v i t i : i n f o @ n e r o m a g a z i n e . i t ( 3 3 3 6 6 2 8 11 7 - 3 3 3 2 4 7 3 0 9 0 ) …
A n t i c i p a z i o n i d a S o n i c B e l l i g e r a n z a : i n p r o g e t t o u n d i s c o d i n o i s e r egi s t r a t o u t i l i z z a n d o e s c l u s i v a m e n t e s u o n i d a s k a t e b o a r d , d a l t i t o l o I n S ka t e b o r E D We N o i z e…
R e s o n o t o i l t i t o l o d e f i n i t i v o d e l t e r z o d i s c o d e g l i I n t e r p o l: O u r L o v e To
A d m i r e u s c i r à i l 6 l u g l i o p r o s s i m o s u C a p i t o l ; a l l i n k ( h t t p : / / w w w. f o r u ms.
s p i n n e r. c o m / 2 0 0 7 / 0 5 / 0 1 / i n t e r p o l s - n e w - s o n g - i s - b i - c o a s t a l / ) u n ’ a n t e p r i ma
del singolo The Heinrich Maneuver…
L a r k i n G r i m m è p a s s a t a d a l l a O n e L i t t l e I n d i a n a l l a Yo u n g G o d d i M i c h ael
Gira…
Peter Hook
M e n t r e v i e n e a n n u n c i a t o c h e i l b i o p i c d i A n t o n C o r b j i n s u I a n C u r t i s , C ont r o l, s a r à p r e s e n t a t o a C a n n e s d a l 1 6 a l 2 7 m a g g i o , P e t e r H o o k c o n f e rma
s u l s u o b l o g ( h t t p : / / b l o g . m y s p a c e . c o m / i n d e x . c f m ? f u s e a c t i o n = b l o g . v i e w&f
r i e n d I D = 1 8 0 5 7 5 6 7 1 & b l o g I D = 2 6 2 6 7 9 1 8 1 ) l o s c i o g l i m e n t o d e i N e w O r der ,
d o p o l e v o c i r i c o r r e n t i d e i m e s i s c o r s i . I l b a s s i s t a s a r à t r a i p r o t a g o nisti
d e i S a t e l l i t e P a r t y , p r o g e t t o d i P e r r y F a r r e l l a c u i p a r t e c i p a n o a n che
T h i e v e r y C o r p o r a t i o n , F l e a & F r u s c i a n t e e S t e v e L i l l y w h i t e n e l l e v e s t i di
p r o d u t t o r e e s e c u t i v o . I l l o r o a l b u m , T h e U l t r a - p a y L o a d e d, u s c i r à i l 29
maggio …
N u o v o a l b u m p e r M i r a h i n u s c i t a i l 7 a g o s t o p r o s s i m o s u K R e c o r d s : S h are
T h i s P l a c e : S t o r i e s a n d O b s e r v a t i o n s è p r o d o t t o d a S t e v e F i s k ( N i r v a na,
L O W, B e a t H a p p e n i n g ) e P h i l E l v r u m e a c c o m p a g n a u n a s e r i e d i d o dici
s h o r t f i l m a n i m a t i d a B r i t t a J o h n s o n , u n o d e i q u a l i ( C r e d o C i g a l i a ) è c om p r e s o n e l di s c o …
D o p o i l L i v e 8 d i d u e a n n i f a , s i è s f i o r a t a u n a n u o v a r e u n i o n s u p a l c o dei
P i n k F l o y d. L o s c o r s o 11 m a g g i o a l B a r b i c a n d i L o n d r a , n e l c o r s o d i un
c o n c e r t o - t r i b u t o a S y d B a r r e t t ( a c u i h a n n o p a r t e c i p a t o D a m o n A l b arn,
R o b y n H i t c h c o c k , K e v i n Ay e r s e d a l t r i ) , i q u a t t r o h a n n o d i n u o v o c a l c a t o la
s t e s s a s c e n a , m a i n e s i b i z i o n i s e p a r a t a . P r i m a s o n o c o m p a r s i a s o r p r esa
G i l m o u r, Wr i g h t e M a s o n p e r e s e g u i r e A r n o l d L a y n e , p o i R o g e r Wa t ers
a c c o m p a g na t o d a l l a s u a b a n d . . .
A n n u n c i a t o i l c a s t d e l Tr a f f i c To r i n o F r e e F e s t i v a l ( h t t p : / / w w w. t r a ff i cfes t i v a l . c o m / ) , c h e s i t e r r à d a l l ’ 11 a l 1 4 l u g l i o n e l c a p o l u o g o p i e m o n t e se:
L o u R e e d ( c o n B e r l i n, 11 l u g l i o ) , D a f t P u n k e L C D S o u n d s y s t e m ( 12),
A r c t i c M o n k e y s e A r t B r u t ( 1 3 ) , A n t o n y & T h e J o h n s o n s e F r a n c o B a t t i ato
(14)…
sentireascoltare
Touch & Go s i s c u s a p e r a v e r a n n u n c i a t o l ’ e n t r a t a n e l s u o r o s t e r d e i Q u i,
che pubblican o i n v e c e i l l o r o L o v e ’s M i r a c l e a s e t t e m b r e s u I p e c a c …
Il nuovo albu m d i B e n H a r p e r , L i f e l i n e s u s c i r à s u Vi r g i n i l p r o s s i m o 2 8
agosto…
La Young Re c o r d s d i M i c h a e l G i r a r i s t a m p e r à i l 1 8 g i u g n o i l p e n u l t i m o
album di Lisa G e r m a n o , L u l l a b y F o r L i q u i d P i g c o n u n s e c o n d o C D d i
bonus…
La terza edizi o n e d e l M U V M u s i c a n d D i g i t a l A r t F e s t i v a l - e v e n t o c h e
interseca le a r t i d i g i t a l i e l a m u s i c a e l e t t r o n i c a - s i s v o l g e r à a F i r e n z e d a l
6 al 10 giugno p r o s s i m i n e g l i s p a z i d e l l a L i m o n a i a d i Vi l l a S t r o z z i . P e r i n f o
consultare il s i t o u ff i c i a l e ( h t t p : / / w w w. f i r e n z e m u v. c o m ) . . .
Face Addict è u n f i l m e u n a m o s t r a f o t o g r a f i c a d i E d o B e r t o g l i o c h e s i
svolgerà a Ro m a a l C i n e m a F a r n e s e ( P i a z z a C a m p o D e ’ F i o r i , 5 6 , R o m a ,
tel 066864395 ) d a l l ’ 11 a l 1 7 m a g g i o ; f o t o g r a f o d e l l a r i v i s t a I n t e r v i e w d i
Warhol Berto g l i o è s t a t o t e s t i m o n e e p r o t a g o n i s t a d e l l a N e w Yo r k D o w n town di fine a n n i ’ 7 0 i n i z i ’ 8 0 ( J e a n - M i c h e l B a s q u i a t , K e i t h H a r i n g , J i m
Jarmusch, De b b i e H a r r y, J o h n L u r i e ) …
Il messicano M u r c o f h a c o m p l e t a t o i l t e r z o a t t e s o a l b u m , C o s m o s , c h e
uscirà in tarda e s t a t e …
Lisa Germano
Da domenica 6 m a g g i o ( i n a u g u r a z i o n e o r e 1 6 )
a domenica 3 giugno il Muse o I n d u s t r i a l e L a F a b b r i c a d e l l a R u o t a d i P r a y ( B I )
ospiterà la m o s t r a L a f a b b r i c a e l a s u a v o c e - Tr a m e s o n o r e
dell’industria t e s s i l e r e a l i z z a t a d a g l i a r t i s t i b i e l l e s i L u c a B e r b e r o ( F h i e vel) e Luca Si g u r t à , c o n l a p a r t e c i p a z i o n e d i M a n u e l e C e c c o n e l l o e p a t r o cinata dal Do c B i - C e n t r o S t u d i B i e l l e s i . O r a r i o d i a p e r t u r a : d o m e n i c a o r e
15-18,30. Gru p p i e v i s i t e g u i d a t e s u p r e n o t a z i o n e : t e l . 0 1 5 / 7 3 8 8 3 9 3 …
La Thrill Jock e y d i C h i c a g o f e s t e g g i a q u e st ’ a n n o i s u o i 1 5 a n n i e p e r l ’ o c casione pubbl i c h e r à u n b o x d i 1 5 7 ” i n c u i g l i a r t i s t i d e l s u o r o s t e r c o v e r i z zeranno altri a r t i s t i T J . P e r l ’ o c c a s i o n e s i t e r r à u n c o n c e r t o i l 1 0 n o v e m b r e
2007 alla Rou n d h o u s e d i L o n d r a ; a n c o r a n o n c o n f e r m a t a l a s c a l e t t a , p e r
il momento ha n n o a d e r i t o A r b o u r e t u m , T h e S e a A n d C a k e , B o b b y C o n n ,
Califone, Adu l t , O O I O O e To r t o i s e …
sentireascoltare The Lights On...
pelican
L’ e c o d i u n f l e b i l e v e n t o “ p o s t ” h a
sospinto sin dagli esordi le pagliuzze strumentali del metal marcato
Pelican. Libratesi in volo, sono poi
ricadute ben lontano dal fusto da
cui in origine furono spiccate via.
Esse sono infatti giunte a noi attraverso una prima, preparatoria,
e s p e r i e n z a . Q u e l l a d e i Tu s k . A
farne parte v’erano già tutti e tre i
membri dei futuri Pelican. Laurent
L e b e c , Tr e v o r d e B r a u w e L a r r y H e rweg furono un power trio nell’era
del dopo grind. Due chitarre e una
batteria, rispettivamente. La musica suonata, nei due album consegnati agli annali minori della Windy
City (i nostri provengono infatti da
Chicago), è nient’altro che grindcore allo stato brado. Get Ready (He
W h o C o r r u p t s ) e T h e Tr e e O f N o
R e t u r n ( To r t u g a ) s u o n a n o p r o p r i o
così. E non lascerebbero sperare
quella conversione “concettuale”
che il trio ha poi assunto a propria
e ff i g e s o n o r a c o l c a m b i a r e r a g i o n e
sociale. Non sappiamo bene quando, ma qualcuno – o forse tutti e
tre – a un certo punto della loro
giovane storia discografica sento-
una festa di gala, influenze ben più
r a ff i n a t e c h e i n p a s s a t o . N e u r o s i s
su tutti. Pulse, Mammoth, Forecast
F o r To d a y e T h e W o o d s h a n n o a n cora durate umane (fra i 4 e i 7
minuti), ma parlano una lingua puramente strumentale d’avant metal. Gli Earth e Boris in primis.
Te r r i f i c a n t i e l i r i c h e v i s i o n i d ’ u n a
landa che post(umana) lo diventa
dopo simili incursioni bombardiere.
Non accidentale, poi, il fatto che
la band si accasi presso la Hydra
Head Records, proprietà dell’Isis
A a r o n Tu r n e r. I n f a t t i g l i I s i s d i v e n tano sempre più un termine calzante per riferirci al genere ibrido
suonato dai nostri. A tal proposito
vale un ascolto del meraviglioso
The Fire In Our Throats Will Beckon The Thaw (2005).
Ascoltando i 9 minuti di Last Day
Of Winter (o anche la lunghissima
March Into The Sea) ci si imbatte
in un perfetto ibrido fra crescendo
drammatizzati scuola Neurosis, un
uso dilatato e “ambientale” dello
strumento chitarra e, risultante delle due prime direttive, in una sorta
di psichedelia lirica che del metal
arte “d’atmosfera” dei Pellicani. A
precedere vi era già stata un altra avvisaglia di grandi cose “a
venire”. Australasia (2003) infatti
spaziava, con ben due anni d’anticipo su The Fire, su territori post
m e t a l e d r o n i n g d i n o n i n d i ff e r e n t e
arditezza strumentale e concettuale. Anche qui a farla da padrona è
la suite più estesa nel minutaggio.
N i g h t A n d D a y d u r a i n f a t t i b e n 11
m i n u t i . 11 m i n u t i a l s e r v i z i o d ’ u n
narrare per contrappunti chitarristici, fatti di vuoti siderei e pieni assordanti, che davvero aprono porte
della percezione mai prima discostate al nostro orecchio d’incalliti
audiofili. Soprattutto, Australasia
è una testa di ponte fra il passato (prossimo) del trio e un futuro
(altrettanto prossimo) alle porte.
Questo futuro, oramai scivolato
nella cronaca discografica degli
eventi d’attualità, è l’ultimo parto
lungo della band di Chicago. City
Of Echoes (2007) riflussa il già
noto attraverso partiture sempre
più curate e “progressive”. Come
del resto le progressioni strumentali del gruppo, ancora più l’abilità
no il metal suonato come una camicia di forza stilistica della quale
d i ff i c i l e s a r e b b e s b a r a z z a r s i . Vi s i
dibattono dentro per un poco, e poi
decidono per un sostanziale salto
qualitativo. Pelican è il nome che
danno a questo insperato triplo
salto mortale sonoro che con una
sola piroetta proietta i nostri molto al di sopra dello steccato metal
che fino ad allora così perfettamente li aveva contenuti. Pelican
(Hydra Head, 2003) sforna un primo assaggio della nuova creatura.
E mostra, quali abiti eleganti ad
conserva solo la grammatica.
Sgrammaticata a dovere però. Fino
a farne lo strumento per descrizioni voiceless d’assoluta armonia e
bellezza sonica. La risultante fra
epos e pathos è qui felicemente
raggiunta e doppiata da risultati artistici di grande validità, suggestione, pregnanza. -, traccia acustica
e purgativa delle tante distorsioni
a profusione sprecatesi sino a quel
mentre, introduce il finale cosmico di Aurora Borealis e Sirius. Un
concentrato sonoro di polveri sottili che astrae tutta l’evanescente
del disco è quella di avvincere e
incantare senza mai far calare l’attenzione sullo svolgimento delle
partiture. E, sorpresa delle sorprese, gli echi post si fanno prepotentemente sentire. Il pezzo eponimo,
ad esempio, ne è perfettamente
c o n s a p e v o l e . Tu t t o p r e s o i n q u e i
suoi giochi geometrici chitarra-batteria-chitarra che quasi rasentano
geometrie ‘mathematiche’. Nuovo
sbocco, forse, allo stile emotivo e
epico dai precedenti dischi testimoniato grandemente.
sentireascoltare
Massimo Padalino
The Lights On...
art of fighting
È il booklet del loro secondo album
Second Storey, con quelle palafitte nell’oceano, che forse ci ha
suggerito l’immagine dell’acqua, di
quel lento ondeggiare sinusoidale.
Ma non solo: è proprio la musica
degli Art Of Fighting a evocare di
per sé l’oceano. La loro formula stilistica tanto struggente quanto rilassante culla come un’onda lunga.
Dopo aver salpato da Melbourne,
Australia, la loro è una navigazione
in oceano aperto: lenta, rispettosa
e calma. Immune da ogni tempesta
e perturbazione. Ma, attenzione,
la traversata è solitaria e improvvisata: bisogna seguire le stelle
per orientarsi. Efemeridi di un universo fatto di slow-core e di fluorescenze pop. Non a caso, infatti,
la stella-guida alla quale i Nostri
fanno riferimento è proprio quella
dei Red House Painters. Ma non
solo, il baluginare intermittente di
Jeff Buckley e quello più tenue
dei Coldplay, sui quali gli Art Of
Fighting dirigono il timone, sembrano alleggerire un poco quella
drammaticità propria della band di
Mark Kozelek. Proprio qui, infatti,
te facciano della lentezza il loro
principio esistenziale, si infilano
sottopelle inesorabilmente. Che,
a dispetto del nome della band,
rappresentano la più palese negazione del combattimento, inteso
nella sua accezione comune. Ma
se conflitto deve esserci sicuramente è interiore: rivolto malinconicamente verso l’interno. Formati
nel 1997 gli Art Of Fighting, dopo
u n p a i o d i E P, c o m p l e t a n o l a l o r o
definitiva line-up nel 2000. Iniziano
così i preparativi per questa lenta
e rilassante navigazione in oceano
aperto senza meta alcuna.
Il varo della loro imbarcazione avviene nel 2001 con la pubblicazion e d e l l o r o p r i m o a l b u m Wi r e s ( Tr i fekta). Mai cerimonia iniziatica fu
più fortunata. Infatti il loro esordio
valse loro il premio come miglior
album alternativo agli Australian
R e c o r d I n d u s t r y Aw a r d s 2 0 0 1 . I n
questo loro debutto risiedono abbozzate già tutte le loro peculiarità stilistiche. Il passo di queste
undici canzoni è quello tipico dello
slow-core, però sono già evidenti
a n c h e r i c h i a m i a J e ff B u c k l e y ( f o r -
r e y ( Tr i f e k t a / B e l l a U n i o n ) , l ’ a l bum consacratore dell’avvenuta
maturità stilistica degli Art Of Fighting. La loro proposta musicale,
ora molto più curata e dettagliata,
scava decisamente in profondità,
ammalia con canzoni memorabili e
stupisce per la carica emozionale
che i Nostri riescono a conferire
a ogni singolo passaggio. Ovviamente, il contesto su cui muovono
è sempre lo stesso del loro esordio, ma qui è la componente vocale a raggiungere picchi emotivi
altissimi. I nomi dei riferimenti che
vengono evocati sono tutti di alta
caratura: Radiohead, R.E.M. e gli
onnipresenti Buckley e Red House
Painters. La bellissima Break For
Me, la struggente Busted, Broken,
F o r g o t t e n e l a s o s p e s a Tw o R i v e r s
rappresentano gli episodi più riusciti dell’album, se non addirittura
dell’intera loro discografia. Canzoni che se fossero state contenute
negli album degli artisti succitati
avrebbero fatto gridare al miracolo.
Invece, essendo scritte da questa
nostalgici navigatori senza meta,
restano sospese sopra la superfi-
risiede il merito del combo australiano: quel giusto dosare atmosfere
solari e consolatorie a quelle più
cupe e solitarie, sulle quali muove la loro sezione strumentale.
Infatti, di questa rivisitazione pop
dello slow-core, il merito è da conferire soltanto alle leggere traiettorie vocali che il cantante riesce
a far planare dolcemente su quel
dilatato contesto musicale, fatto di
trame chitarristiche in crescendo e
struggenti note di piano. Ciò che
ne scaturisce sono delicate canzoni senza tempo che, nonostan-
se anche troppo marcati, sul limite
del plagio, in Moonlight) e a quel
pop chitarristico inglese tipico di
etichette come Sarah Records e
4 A D . L’ a l b u m v i e n e d i s t r i b u i t o i n
netto ritardo nel resto del mondo
(Stati Uniti, Germania, Giappone e
Ta i w a n ) , m a i l t o u r e u r o p e o c h e n e
è seguito ha catturato l’attenzione
di Simon Raymonde (ex-Cocteau
Tw i n s ) , b o s s d e l l a B e l l a U n i o n l a bel, che decise così di occuparsi
della distribuzione europea del
loro secondo album. (6.5/10) Così
nel 2004 prende vita Second Sto-
cie dell’oceano come quella nostalgica foschia mattutina. Infatti, nonostante una distribuzione europea
(sempre in ritardo rispetto all’uscita in madre patria), questo album
è rimasto oggetto soltanto di pochi
intimi. (7.8/10) La meta del loro
percorso oceanico è ancora celata;
ma il loro ultimo album, Runaways
(vedere spazio recensioni) sembra
darci una romantica chiave di lettura. Noi saremo lì, dove l’oceano
incontra la terra, la sabbia, pronti a
raccogliere nuovi, preziosi tesori.
Andrea Provinciali
sentireascoltare The Lights On...
parts & labor
Il titolo dell’ultimo a l b u m d e i P a r t s
& Labor contiene in n u c e l a c h i a v e
per decodificare al m e g l i o i l s u o n o
di questo furibondo t r i o d i s t a n z a a
New York. Mapmak e r ( c a r t o g r a f o
appunto) innesca i n f a t t i m o d a l i t à
nuove stravolgendo l a s i n t a s s i d e l
genere e ridefinend o n e i c o n f i n i ,
grazie ad un impat t o s o n o r o c h e
riesce a coniugare i n m o d o e c l e t tico melodia e disto r s i o n i e c h e h a
pochi eguali nel pan o r a m a r o c k a t tuale. Ma chi sono e d a d o v e v e n gono questi tre inva s a t i ? G a l e o t t a
fu la Knitting Factor y, t e m p i o d e l l a
musica più avant e r a d i c a l e d e l l a
Grande Mela. E’ pro p r i o l ì , i n f a t t i ,
che nel 1999 si incon t r a n o D a n F r i e l
e BJ Warshaw, chit a r r i s t a / t a s t i e r i sta e bassista/tastie r i s t a . U n a v o l t a
completata la lineu p c o n i l b a t t e rista Jim Sykes, il d i s c o d ’ e s o r d i o
non può che venire d i c o n s e g u e n za: ecco quindi Gro u n d s w e l l ( J M Z
2002), una delle co s e p i ù r i u s c i t e
ascoltate in ambit o s t r u m e n t a l e
negli ultimi anni, un p o t e n t e m i x d i
math rock e noise ro c k m e n o c a n o nico, che in termini d i r e s a r i t m i c a
paga pegno alla rob o t i c a r e i t e r a t i vità krautrock d’anta n .
I tre confezionano u n d i c i p e z z i i n
cui Oneida ( Parts & L a b o r ) , s f uriate Lightning Bo l t ( A u t o p i l o t ) ,
riverberi Trans Am ( T b S t r u t) , p a chidermi à la Melv i n s ( I n t e r v e n tion ) scorazzano all e g r a m e n t e . U n
ruolo centrale lo g i o c a d a s u b i t o
l’elettronica cheap, t r a a v v e n t u rose soundtracks p e r v i d e o g i o c h i
alla Richard P. Jame s s o m m e r s e d a
spasmi di rumore bi a n c o ( R a i l g u n ) ,
e deliranti orge Can - K r a f t w e r k p e r
il ventunesimo seco l o ( M i k e B u r k e
For President ). Nea n c h e u n a n n o
10 sentireascoltare
dopo vede la luce Rise, Rise, Rise
(Narnack 2003) disco che punta
molto più in alto, svincolando il
trio dalle sabbie mobili dei cliché
del genere e variando ulteriormente spettro espressivo e modalità
d’esecuzione. Senza dubbio aver
c o n d i v i s o l ’ a l b u m c o n q u e l Ty o n d a i
Braxton, figlio di cotanto padre e
già membro fondatore dei Battles,
ha stimolato il terzetto a sviscerare
un suono che riesce a non perdere
in compattezza e coesività. Cimentandosi per la prima volta col cantato con risultati più che apprezzabili. Se nei tre pezzi finali Braxton
mostra di che pasta è fatto con le
sue suite di rock post-moderno, i
Parts & Labor non sono da meno:
The Endless Air Show sfodera un
assalto sonico come non si ascoltava dai tempi di Sheets Of Easter,
umanizzato e compresso in appena tre minuti scarsi. Con influenze
e numi tutelari insospettabili, dai
Chrome alle musiche tradizionali, e
qua e là è rintracciabile perfino una
sorta di country deforme.
Qualcuno li ha definiti dei No Means
No che fanno a pugni con i Savage
m e n t o s i c o n c a t e n a m i r a b i l m e nte
a g l i a l t r i : u n a m e l o d i a v o c a l e c on t a g i o s a f u o r i e s c e l i b e r a m e n t e d alla
m a s s a n o i s e , t r a t a s t i e r e g i o c a t tolo
t o r t u r a t e s e n z a r e m o r e e a n t h em
s o c i o - p o l i t i c i z z a t i . L’ a l b u m è un
m a c i g n o c o m p a t t i s s i m o c h e n o n ri s u l t a m a i c a o t i c o o a u t o r e f e r e n zia l e , g r a z i e a l l a v o r o d i f i n o d e i tre
i l c u i i n t e n t o p r i m a r i o r e s t a q u ello
d i s c r i v e r e c a n z o n i e o r g a n i z z are
s u o n i . I l d r u m m i n g q u a s i t r i b a l e del
n u o v o b a t t e r i s t a C h r i s t o p h e r Wein g a r t e n , l e n o t e s c h i z o f r e n i c h e d ella
t a s t i e r a d i F r i e l e i l b a s s o m a s sic c i o d i Wa r s h a w s i f o n d o n o a f olle
v e l o c i t à , m e n t r e l e v o c i , m a i c ome
o r a i n p r i m o p i a n o , t i r a n o l e f i l a di
u n s u o n o d a l l ’ i m p a t t o d e v a s t a nte
ma perfettamente controllato.
C o n l ’ u s c i t a d e l l ’ u l t i m o M a p m a ker
( J a g j a g u w a r, r e c e n s i o n e s u l PDF
# 3 1 ) p e r i P a r t s & L a b o r s e m bra
e s s e r e a r r i v a t o i l m o m e n t o p r o p izio
p e r f a r c o n o s c e r e a f e t t e p i ù am p i e d e l p o p o l o i n d i e l a l o r o m i s c ela
noise-pop. Frutto di una formula e
d i u n a l i n e u p o r m a i r o d a t a , l ’ a l b um
v i v e i s u o i m o m e n t i m i g l i o r i nel l’equilibrio fra sperimentazione e
Republic; quello che però li contraddistingue è un invidiabile lavoro di sintesi, che permette al gruppo di non disperdere tanta varietà
d’influenze. Il botto è nell’aria e
a r r i v a c o l te r z o d i s c o , S t a y A f r a i d
( J a g j a g u w a r, 2 0 0 6 ) d i c u i n o n t u t t i
sono stati in grado di apprezzarne
d a s u b i t o l e q u a l i t à . L’ a l b u m è u n
blocco di granito rock, dotato di
geometrie elastiche già a partire
d a l l ’ i n i z i a l e A G r e a t D i v i d e , p i c c ola gemma noise-pop e ideale hit
del gruppo, paradigma di un suono
quasi corale in cui ogni singolo ele-
f i s i c i t à , d u e e l e m e n t i c h e s p e sso
n o n v a n n o d i p a r i p a s s o n e l s o tto b o s c o i n d i e - r o c k p e r c h é d i ff i c i l m en t e g e s t i b i l i , s o p r a t t u t t o s e s i p e nsa
a l l a c o m p o n e n t e p o p c h e r i l a ncia
u l t e r i o r m e n t e i n a v a n t i i l d i s c o r so.
R a r a m e n t e n e g l i u l t i m i a n n i t a nta
c o n c e t t u a l i t à è s t a t a c o s ì b e n d i ssi m u l a t a i n u n d i s c o c h e r a p p r e s e nta
u n o d e g l i e s i t i p i ù s i g n i f i c a t i v i del la storia recente del noise-rock. E
q u e s t o è s o l o u n o d e i m o t i v i p e r av v i c i n a r s i a q u e s t o g r u p p o e a q ue sto album.
Stefano Briffanelli
The Lights On...
akoustic desease
Qualcosa si sta muovendo, in Italia, dalle parti dell’avant-folk, della drone music, dell’elettroacustica. E stavolta non sembra trattarsi
dell’ultimo sussulto di un’onda
generata da una sorgente sismica
distante. Pare piuttosto un fenomeno osservabile a diversi livelli
Digitalis, che negli ultimi anni si
sono fatte latrici di una variopinta
esplosione di creatività, con edizioni limitate ed handmade che,
oltre a suonare “storti e diversi”,
parlano di questa maniacale ricerca di artwork fuori formato, di
oggetti unici, quasi di feticci. In fin
citamente dettate da un’attitudine naif, possono scorgersi delle
affinità. Non siamo interessati al
mezzo con cui si realizza la musica o all’etichetta che le si affibbia:
siamo attratti da un suono che sia
il più emozionale possibile. Poi le
nostre scelte personali ci avvici-
di granularità: l’atteggiamento più
naturale è quello di abitarlo all’interno, lasciandosi disorientare dal
puntiforme flusso di stimoli che
ogni uscita rappresenta. Oppure
lo si può guardare dall’alto, come
se fosse un corpo organico: si finirebbe allora per accorgersi della sua dimensione macroscopica.
E ’ c a p i t a t o a R o b Yo u n g c h e , r e censendo le ultime uscite di Orsi/
Becuzzi e MCIAA su The Wire,
ha individuato nella connaturata
predisposizione, tutta italiana, al
sodalizio, una delle possibili ragioni di un simile exploit di uscite
e progetti in ambito avant. Fa un
n o m e g r o s s o , Yo u n g , s e b b e n e e n
passant e in forma retorica, ed è
q u e l l o d i M u s i c a E l e t t r o n i c a Vi v a .
Il concetto di vita, si sa, è legato
a quello di nascita, ed è per tastare il polso di una scena musicale
in stato di crescita che guardiamo
alla neonata etichetta Akoustic
Desease. Stanziata a Prato, fieramente autogestita, la Akoustic Desease è una CD-R label che nasce
grazie alla passione di artisti che
ruotano attorno ad Antonio Gallucci, musicista già attivo come
throuRoof via CD-R e tracce su
compilation. E’con lui che abbiamo parlato. « La scelta della cdr
label», spiega, «nasce certamente con uno sguardo a realtà estere
come Ruralfaune, Whistle Along,
dei conti non è che la rinascita
della filosofia dei tape network e
del do-it-yourself che si rimaterializza ed espande nell’era della
rete». Se gli si chiede perché una
CD-R label, risponde così: «Sono
mosso dal piacere di circondarmi
di suoni e persone interessanti,
ma ancor più da quello di vedere
q u e s t i s t r a n i o g g e t t i m a t e r i a l i z z a rsi tra le mie mani, dopo ore ed ore
trascorse a cercar di capire come
funzioni la macchina da cucire
che mi trovo in casa per preparare i sacchetti che contengono
la nostra prima uscita. Ad ognuno
le sue forme di masochismo…».
Tr e e s I n T h e A t t i c s è l a c o m p i lation inaugurale dell’etichetta,
un tributo di16 artisti alla figura
e all’opera del pittore, architetto
ed ecologista Friedensreich Hund e r t w a s s e r . « L’ i n c o n t r o c o n H u n dertwasser avviene grazie ad una
scoperta della mia compagna Laura, che si occupa di arte ed è coresponsabile della creazione degli
artwork», racconta Antonio. «Sono
letteralmente stato invaso da cataloghi e scritti sulla sua figura e
sulla teoria ecologica con la quale
è stato in grado di crearsi il suo
piccolo mondo utopico ed affascinante». Si scorge molto dell’attitudine naif di Hundertwasser nelle
proposte dall’etichetta: «Sebbene
le nostre scelte non sono espli-
n a n o a p r o d u z i o n i l e g a t e a l l a t e rra, alla ruralità e alla ritualità del
suono». Le altre due dell’etichetta sono una l’ennesima conferma
del talento di Fabio Orsi; l’altra la
prima manifestazione di quello, finora inespresso, di Donato Epiro
(vedere spazio recensioni). Uno
sguardo in Italia, uno alla situazione internazionale e la consapevolezza di alimentare uno spirito
di confraternita, di far parte di una
sorta di sodale Internazionale del
suono. I progetti futuri dell’etichetta lo confermano: «Non è nel
mio stile fare programmi a lungo
termine», precisa Antonio, «si programmano due uscite per volta e
nel frattempo si instaurano nuove
amicizie, si lasciano affiorare affinità ed innamoramenti dell’anima. Le prossime imminenti uscite
sono i Monks of The Balhill, un
duo francese dedito ad un suono
che sa di rituali panici, tra nenie
antiche e passaggi schizofrenici,
e il francese aManAguitar con le
sue improvvisazioni per chitarra
acustica e paesaggi invernali. Poi
oltre, che con alcuni dei nomi comparsi nella compilation, avremo il
piacere di realizzare qualcosa anc h e c o n M a r c e l Tu r k o w s k y , N a t u ralSnowBuildings ed Anla Courtis, il tutto con i tempi da artigiano
innamorato del proprio lavoro».
Vincenzo Santarcangelo
s e n t i r e a s c o l t a r e 11
Labrador
MALINCONIA AL POTERE
di Manfredi Lamartina
L’uscita della centesima pubblicazione targata Labrador, un imponente cofanetto composto
da quattro CD, offre l’occasione per ripercorrere la storia dell’etichetta che della malinconia
ha fatto un credo e della chitarra acustica un monumento. Ché la Svezia, in fondo, non è
così lontana.
I m m a g i n a t e l a s c e n a . Ve n e s t a t e
nella vostra cameretta, a sospirare malinconie tardo – molto tardo
– adolescenziali e a strimpellare canzoncine sdolcinate con la
vostra chitarra acustica. Il ciuffo
biondiccio ad offuscare lo sguardo e il pallore lunare della vostra
pelle che vi fa sembrare dei pers o n a g g i u s c i t i d a u n f i l m d i Ti m
B u r t o n . Tu t t o q u e s t o m e n t r e i v o stri amici cantano La Canzone del
Sole e la più bella della compagnia sta limonando con il vostro
migliore amico. Ma vi fate forza.
Con la chitarra declinate in la minore le vostre tristezze di geni incompresi e iniziate a fantasticare. Ché la Svezia, in fondo, non è
c o s ì l o n t a n a . Tr e o r e d i v o l o o g i ù
di lì per arrivare a Stoccolma. E
poi un taxi – no, meglio l’autostop
– fino ad arrivare alla sede dell a L a b r a d o r, l ’ e t i c h e t t a c h e d e l l a
malinconia ha fatto un credo e
della chitarra acustica un monumento. Basti pensare che quando ha deciso di dare una botta di
vita al proprio catalogo si è affidata ai Radio Dept. Quasi come
cercare un’ubriacatura con una
lattina di coca cola. Si parla di
L a b r a d o r, d u n q u e . S i p a r l a d i p o p
svedese, di musica indipendente,
di progetti nati per scommessa e
di scommesse vinte sul mercato
internazionale. E l’occasione per
fare una panoramica su tutto ques t o è d e l l e p i ù i m p o r t a n t i . L’ u s c i ta della centesima pubblicazione
t a r g a t a L a b r a d o r. U n i m p o n e n t e
cofanetto composto da quattro
CD – più un interessante libretto
12 sentireascoltare
che ripercorre le tappe fondamentali dell’etichetta – per un totale
di cento canzoni, una per ogni album o EP pubblicato nel corso di
questi nove anni di vita e musica. D’altronde, il titolo scelto per
un’operazione simile non poteva
che essere altrettanto imponente,
grandioso e tutto sommato legittimamente autoreferenziale. Labrador 100, A Complete History
Of Popular Music (Labrador /
Goodfellas, aprile 2007) riassume con rara efficacia quello che
è stato sin dall’inizio l’obiettivo
che cinque ragazzoni scandinavi
– Bengt Rahm, Johan Angergård,
Joakim Ödlund, Niklas Angergård,
Mattias Berglund – si sono posti:
promuovere
musica
popolare.
Dove per popolare si intende accessibile ma non facilona, tiepida
all’apparenza ma calda e appassionata nella sostanza. Indie pop,
insomma. I cui suoni sembrano in
gran parte convergere geograficamente in una città situata al di
f u o r i d e i c o n f i n i s v e d e s i : G l a s g o w.
Dove, guarda caso, sono nate due
band che senza timore di smentita si sono rivelate seminali nella
costruzione del suono Labrador:
i Jesus And Mary Chain e i Belle And Sebastian. Come dire,
lo shoegaze in fase germinale e
l’indie pop – appunto – nel pieno
della maturità. Più altre sporadiche puntate nell’Inghilterra dell’electroclash e della new wave.
La cosa interessante di questa
operazione monografica è il modo
scelto per compilare le scalette
dei quattro volumi del cofanetto.
Sulla copertina del primo – ricoperta da un fuxia aggressivo e accecante – campeggia una scritta
enorme che traccia un segmento
temporale preciso, dall’esordio
discografico festeggiato nell’ormai lontano ottobre 1998 fino
all’agosto 2002. In questo lungo
arco di quattro anni si alternano
quelle band – in molte delle quali
militano i fondatori della Labrador
– che detteranno la linea Maginot
artistica della casa discografica. Dal pop sognante degli ottimi
Club 8 alle paradossali tentazioni latine dei Céleste, i primi ad
uscire col marchio dell’etichetta
bene in vista. Un campionario di
emozioni ben assortite – pur con
qualche ballatona strappalacrime di troppo, vedi il melodramma
pianistico di Lasse Lindh – che
qualche anno più tardi porterà il
prestigioso
quotidiano
inglese
The Guardian a parlare della Labrador usando termini notevoli ed
impegnativi come “Sweden’s most
i n f l u e n t i a l i n d i e l a b e l ” . L’ a r c o d i
tempo preso in considerazione
dal secondo volume – stavolta
vestito con un marroncino autunnale – è decisamente più breve:
dal settembre del 2002 all’ottobre
del 2003. Appena tredici mesi che
segnano evidentemente un’accelerazione nella produzione della
casa svedese. E che acceleraz i o n e . Tr a g l i o n n i p r e s e n t i C l u b 8
e le sorprese pop dei Legends,
passando per le soffuse carezze
notturne targate Douglas Heart,
questo periodo è forse quello di
maggior estro creativo per la La-
b r a d o r, c h e c o m i n c i a a d i n v a d e r e
il mercato europeo con più forza
e convinzione. E l’ariete usato
per sfondare le barriere geografiche e per conquistare le luci della
ribalta prende il nome dei già citati Radio Dept. Figli naturali di
M y B l o o d y Va l e n t i n e , J e s u s A n d
Mary Chain e Slowdive, i Dept
escono con il loro primo singolo, Against The Tide, pubblicato
inizialmente per la loro etichetta
Slottet. La canzone è il manifesto
del dream pop del terzo millennio,
caratterizzato di registrazioni a
bassa(issima) fedeltà, ritmi grezzi e spesso ossessivi ed emozioni che squillano ad ogni nota. Il
resto sarà cronaca di un trionfo
inaspettato. Articoli su NME, passaparola internazionale, colonne
sonore per Hollywood (il film su
Maria Antonietta diretto da Sofia
Coppola). E si arriva al terzo episodio, stavolta colorato di celeste.
Dall’ottobre del 2003 all’aprile del
2005. Un arco di tempo che segna
una flessione nella qualità generale dei lavori usciti per la Labrad o r. Q u a l c h e g r a n e l l o d i s a b b i a
comincia ad infiltrarsi nel meccanismo pop dell’etichetta. E a parte gli inossidabili – almeno per il
momento – Radio Dept e Legends, non tutto gira come dovrebbe.
Pelle Carlberg e le sue canzoni
a c u s t i c h e . L’ a l l e g r i a s p e n s i e r a t a
dei Corduroy Utd. La radiofonia
– eccessiva? – dei Laurel Music.
Tu t t a r o b a c h e , p u r b e n s c r i t t a e
suonata, comincia a mostrare un
po’ la corda. La formula sembra
essere ripetitiva. Gli artisti si
uniformano e non si differenziano tra di loro. La Labrador continua a macinare dischi su dischi.
Ma forse non affascina più come
prima. Forse. E veniamo al presente, rappresentato dall’ultimo
CD – viola – che parte dal maggio
del 2005 fino ad arrivare al qui e
ora del 2007. E se non è un colpo
di reni ci manca poco. E dire che
questo cd parla di una piccola
grande delusione. Pet Grief dei
Radio Dept, pubblicato lo scorso
anno. Seguito del magnifico Lesser Matters di cui sopra, l’album
che segna il ritorno dei Dept perde un po’ della spensieratezza
shoegaze che aveva fatto grande
il suo predecessore per lasciarsi
sedurre dal pop oscuro dei Cure
di Disintegration, senza averne
lo stesso appeal dark, ça va sans
dire. Un lavoro non male, se non
fosse che viene da una band che
amiamo alla follia e dalla quale
ci aspettiamo molto di più. Ma la
Labrador ha diversi assi nella manica. Come i soliti Legends, che
virano verso l’electroclash e continuano a farci innamorare. Come
gli Irene, che con le loro perfette
canzoni pop portano la primavera nella gelida Svezia e nei nostri
cuori. Come gli [ingenting], che
cantano in svedese senza perdere nulla in credibilità e qualità
(d’altronde, la lingua delle emozioni è unica ed universale).
Ve r r e b b e d a c h i e d e r s i a l l o r a q u a le sia l’eredità che la Labrador
lascia alla musica moderna. Se
questi primi dieci anni sono stati un fuoco di paglia o qualcosa
di più. Se l’attenzione internazionale è dovuta più al richiamo
modaiolo che, a turno, tocca tutte le etichette in circolazione,
oppure se i gruppi che orbitano
intorno alla scena svedese hanno
davvero quelle armi in più che la
stampa internazionale ha – pretestuosamente? – trovato nelle loro
canzoni.
Difficile dirlo adesso, con la mente ancora coinvolta dagli eventi. Come ogni impresa umana, il
cammino della Labrador è pieno
sia di picchi altissimi che di cadute di stile. Ma dopo l’esplosione creativa dei primi anni, l’assestamento seguente e la fase di
stanca successiva, sembra che
in quel di Stoccolma le cose abbiano ricominciato a girare per il
verso giusto. E nei prossimi mesi
le sorprese potrebbero non mancare. Intanto, a chiudere tutto – il
cerchio, la storia,
il cammino – sono di nuovo i Radio Dept. Sono loro a mettere
un punto a questa mastodontica
c e l e b r a z i o n e d e l l a L a b r a d o r. E
lo fanno con un pezzo inedito,
l’unico della raccolta, scritto per
l’occasione e intitolato forse programmaticamente We Made The
Te a m . F a c c i a m o a l l o r a g r u p p o ,
squadra, muro. Stringiamoci forte
e ripartiamo. Per altre cento avventure da raccontare. Per altri
cento modi di intendere la musica
pop. Per altri cento dischi da far
girare negli stereo e nelle camer e t t e d i t u t t o i l m o n d o . Ta n t i a u g u r i , L a b r a d o r.
s e n t i r e a s c o l t a r e 13
Marino José Malagnino
POP SENZA VIRGOLETTE
di Gaspare Caliri
C’è del nuovo in Puglia. Si chiama Malagnino Marino José, e ha formato una “sua”
etichetta, la Produzioni Pezzente. Chi vuole lasciarsi stupire metta da parte le perplessità
automatiche. E si prepari a prendere sul serio le virgolette.
C’è modo e modo
C’è modo e modo di parlare del
Malagnino. Uno è trattarlo con tenerezza. E “sorridere e assieme
riflettere”. Conoscete il retrogusto
meschino della tenerezza? È come
la stima per riconoscenza, il mancato biasimo per amicizia. Come,
che orrore, la compassione. Una
via che non ci piace.
Si può invece parlare di e con lui
senza voler sapere nient’altro che
quello che ha fatto, cioè aprire e
condurre negli ultimi anni un’etichetta dal nome Produzioni Pez-
to, quello che vediamo non è certo
percettivamente un triangolo, ma il
nostro cervello sa che lo è, sotto
sotto.
Se volete un ritratto iconicamente
credibile, è il momento giusto per
andare a vedere un suo concerto.
Vi p o s s i a m o d i r e c h e è g i o v a n e
m a p e r n u l l a a d o l e s c e n z i a l e . Vi e ne dalla provincia di Brindisi. E
che all’inizio del 2005 è uscita una
compilation che fungeva da “biglietto da visita” delle Produzioni
Pezzente, intitolata Ghirigori.
comune, come quando si vede un
Ghirigori
È Marino stesso a spiegarmi, a
margine del nostro intensissimo
scambio epistolare, come nacque
l’idea della raccolta. «All’epoca
inviai delle e-mail dove chiedevo
brani che non fossero in inglese,
che i gruppi non avessero nemmeno nomi inglesi, che non usassero il trio maledetto chitarra basso
e batteria e qualora si trattasse
di canzoni che la voce non fosse
troppo alta rispetto agli altri strumenti (come invece accade per la
musica radiofonica). Chiesi che
non mi fosse portato alle orecchie
jazz. Che non fosse rock. Che non
ci fossero overdub.»
Non fu del tutto così (come ammette lo stesso Malagnino, quest’ultima clausola ebbe pietà per gli Ufficio Postale), anche in funzione
dell’apparente bizzarria per cui fu
pensato l’assemblaggio dei brani;
cioè di farla ascoltare a dei bambini e di registrare l’esito, nelle loro
riposte, di una domanda cruciale:
triangolo con davanti un quadra-
secondo voi questa è musica?
zente. Se qualcuno sta pensando all’autoproduzione, raramente
gli si potrebbe dare ragione con
maggiore convinzione. Noi si ride
generalmente per molte cose, e
abitualmente prima di ridere si sorride, anche solo per logistica mandibolare. Ma del Malagnino non
rideremo né sorrideremo, ma ne
tracceremo una brevissima storia
critica - non sua, ma delle sue idee
e delle produzioni dell’etichetta.
Macchineremo (noi macchiniamo,
sì) un meccanismo di mediazione
tra i risvolti sociali di un’idea e la
forma musicale che essa si è scelta. Come anguille, saremo.
Punto primo. Chi è il Malagnino?
La stampa ha il potere di creare ritratti, e si sa che grazie alle facoltà del cervello umano quello che
si racconta serve a tratteggiare un
carattere nel lettore, quello che
non si dice è “saturato” dal suddetto lettore secondo il suo senso più
14 sentireascoltare
Scorrendo i brani della compilation possiamo immaginare (come
poi è stato) la quasi totale unanimità della risposta negativa di cotanta beata (e crudele) innocenza
fanciullesca. I nomi sono vecchie
e nuove conoscenze dell’ultra-underground più o meno contemporaneo e della fuga dalla riduzione
a genere musicale – per citarne
quattro quasi a caso, dagli OvO e
O p u s Av a n t r a , a M a s s i m o A i e l l o
e I o i o i . C h i p i ù n e h a d i ff i c i l m e n t e
si azzarderebbe a metterne.
Spunta qualche riflessione immediata.
L’ a t t e n z i o n e
all’italianità
non sembra filo-italianità o nazionalismo ma neo-ruralità. Balugina il mondo futuro del Malagnino.
Se ci si pensa, l’autoproduzione
è arrangiarsi coi propri strumenti,
senza esaltazione del proprio o
del localismo, ma dando quel che
s i p u ò e a ff i l a n d o l ’ i n g e g n o . C o m e
– ehm – fabbricarsi gli strumenti da soli, allo stesso modo usare
la stessa lingua con cui si fanno
i complimenti agli amici quando ci
cucinano la leccornia che mammà
ha insegnato ai figli perché procrastinassero le sue ricette.
Ma fa stupore, prima che queste prese di posizione, “la” presa
di posizione per cui la Prod. Pzz
inizia a far parlare di sé. Come si
può aggirare il potere adamico (nel
senso di originario e fautore di una
immensa coda di paglia nell’umanità) delle banche nella distribuzione? Un modo c’è. È geniale
come primitivista. Infattibile solo
per pigrizia. È il baratto.
Baratto
p a g n a t o d a l “ To r c i t o E n s e m b l e ” . S i
ti avranno fatto un “oooh”, oppure
«Il baratto riattiva un senso di co-
potrebbe dire molto di questi due
no, e lo faranno ora; il packaging
municazione. Così come anche la
cd, ma, per cura della provviso-
di questi album, di questi come di
ricerca del proprio mondo perso-
ria linearità che sta raggiungendo
tutti quelli che verranno, è unico
nale. É la comunicazione, reale e
l’articolo,
velocemente
e fatto a mano (dei patchwork di
non vorace e veloce come i media
alla terza Produzione Pezzente,
carta ) da Marino José, il quale sa
la vorrebbero, la vita che ci hanno
Poesia Sonora:Poesia Con Creta
come trovare uno scarto dalla se-
tolto.» Sentire queste parole mi ha
(2005).
r i a l i t à c o n m e z z i m i n i m i . L’ e ff e t t o
ricordato il Potlach dei lettristi pre-
Sembra che il Malagnino non ne
è delicato ed esilarante insieme;
situazionisti (fra l’altro ispiratori di
voglia sapere di fare uscire dischi
poverista (ecco da dove arriva il
Fluxus, corrente cara anche a M.
poco interessanti, e la sua “dire-
nome
José), e che gioia ripensare a quei
zione artistica”, la sua supervisio-
unico. Un altro tassello di quella fi-
giorni che non abbiamo vissuto.
ne del progetto Pezzente, sembra
losofia della musica che le Produ-
Se da un lato nessuno «raccoglie
essere sempre più chiara. Coeren-
zioni Pezzente materializzeranno.
più per la propria sussistenza - e
tissima, ma in nuce, verso quello
Prima, però, tra la fine del 2005
di conseguenza nessuno baratta
a cui perverrà. Ma si diceva della
(che ha visto anche la pubblicazio-
più il proprio raccolto», dall’altro la
t e r z a u s c i t a . L’ a u t o r e d e l d i s c o è
ne limitatissima di un “malinconico”
proposta malagniniana (aggettivo
Davide Riccio, giornalista, educa-
EP del Sig.Sapio, Acufeni) e l’ini-
che evoca energia e finezza pari
tore psichiatrico, musicista, scrit-
zio del 2006, escono altri cinque
a q u e l l e d e l m a l i g n o ) è u n a ff r o n t o
tore. Un personaggio di certo non
dischi, tutti davvero fuori dall’ordi-
verso i meccanicismi dell’industria
materializzatosi da poco. E soprat-
nario. Inizialmente Musica Per No
d i s c o g r a f i c a – u n a ff r o n t o n a t o d a
tutto, per quel che riguarda que-
Film. Bestiario Musicale ad opera
necessità logistiche, non il solito
sto disco, scrittore e lettore di se
di Davide Riccio/Interferenze ad
pamphlet. La risposta ai dubbi che
stesso.
opera di Luca Pagani e Malagni-
nasceranno nel lettore sta comun-
Si inizia con un’inquietante pietan-
no + Matu (e qui “bestiario” non è
que nei dischi, nel senso corale
za sci-fi: la prima voce sintetizzata
un eufemismo); 5poesiesonore di
di partecipazione alla causa pez-
al mondo (del 1939), quella del vo-
Luisa Sax (ex-sassofonista delle
zentifera che trasuda dagli album
d e r d i H o m e r D u d l e y, a p r e e c h i u d e
pionieristiche Clito); poi nell’anno
successivi.
l’album, mettendo tra parentesi la
n u o v o i l S e l f Ti t l e d d i A l é m o n ( o v -
Si riparte da un disco-evento; il
poesia sonora. A, il quarto brano,
vero la lituana Agne Raceviciute,
L i v e A t To r c i t o 3 0 1 2 2 0 0 4 ( 2 0 0 5 )
è per esempio poesia parlata in
che suona il tornio in ceramica del-
documenta due concerti avvenuti
corso d’opera, cioè letta mentre la
la madre, che promette analoghe
dopo i seminari tenutisi nel luogo
si scrive. “So di fumo di sigarette
sensazioni a «quando si ascolta
che dà titolo al doppio album. Il
come l’ostrica sa di mare”, caden-
per la prima volta The Art Of The
primo cd-r è un’improvvisazione di
za Riccio, e fa pensare alla varian-
Theremin di Clara Rockmore»); le
mezz’ora (splendida dimostrazione
te (concreta, cioè raccolta mentre
Suonerie D’autore di Davide Ric-
di un matrimonio hard-core tra il
la si fa) di quei dischi a 45 giri, che
cio – anche qui, niente di finto, ma
sax e il fiato che lo fa suonare) di
oggi non si vedono più, dove Mon-
davvero suonerie da scaricare sul
Arrington De Dionyso (sì, quello
tale leggeva Montale, o Gassman
c e l l u l a r e ; i l S e l f Ti t l e d d e i Q u a r t o
d e g l i O l d Ti m e R e l i j u n ) ; i l s e c o n d o
leggeva Quasimodo. Nessuna no-
E Il Cartolaio Di Francia (cioè i
la testimonianza di un concerto di-
stalgia.
Stimmung Blend insieme ai Lar-
retto da Scott Rosenberg, accom-
S i è d e t t o s o p r a d i c d - r. Tu t t i q u a n -
sen Lombriki).
passiamo
dell’etichetta)
e,
appunto,
s e n t i r e a s c o l t a r e 15
Dischi che si infilano nella quoti-
terferenza delle automatizzazioni
Non vuol dire, dunque, la missione
dianità – quella del lavoro, riguar-
– come questa trattasi di una defi-
malagniniana, solo un piano per
do ad Alémon, per esempio - e vi
nizione decisamente imperfetta.
evitare
si contorcono dentro, scoprendone
“Rurale” sta dunque (ma il riman-
Anche. Ma soprattutto la messa in
le cuciture come fanno le persone
do eccede la relazione) per l’an-
pertinenza di un «dualismo fatto di
per bene con il cartone della pizza
coramento alle proprie possibilità,
virtuosismo e stuzzicamento» del-
prima di metterlo nella raccolta dif-
anzi, al fatto che esse rimangono
l’orecchio dell’ascoltatore, tramite
ferenziata. Bisognerebbe solo tro-
i n e s p l o r a t e , s e c i a ff i d i a m o s e m p r e
gli “strumenti” di cui ci dota la vita
vare un’espressione che riassuma
alle possibilità omologate. Non è
“normale”, come un ritmo sprigio-
questo zeitgeist. Ma non dobbiamo
arte del sapersi arrangiare. È fare
nato dai palazzi di paese.
compiere sforzi; ci ha già pensato
qualcosa che si ritiene valido do-
L’ o p e r a z i o n e d e l l a N u o v a M u s i c a
Malagnino.
v e n d o e v o l e n d o s i a r r a n g i a r e . L’ e f -
Rurale è semplice, se vogliamo, a
fetto estetico, come sarà chiaro nel
livello di nomenclatura – il proble-
Nuova Musica Rurale
primo album firmato da Malagnino,
ma è che non si arginano mai le
Nel nuovo sito delle Produzioni
è una compressione tra la tecnolo-
conseguenze delle cose semplici.
Pezzente campeggia una scritta
gia indotta che impera nelle nostre
L’ o b i e t t i v o è f a r e i n m o d o c h e l a
– quella che figura sul riquadro del
case e il sapore mediterraneo del-
musica pop – così come la cono-
browser – estremamente eloquen-
l’innesto di quella tecnologia sopra
sciamo oggi – finisca per neces-
te. Dice “Perché esser la parodia
un’Italia ancora fortemente simile
sitare di virgolette – in modo da
del rochenroll se in ogni casa ci
a quella rurale di qualche decina
farla diventare “pop”. Ché al vero
son rumori personalissimi?” – né
di anni fa.
Pop ci pensa il Malagnino, e chi gli
la cosa si ferma lì, perché questo
Niente di più felice, operazione
sta, nuovamente musicalmente ru-
mini-manifesto è confermato dal
che comunque ha molte anticipa-
ralmente, attorno. Quale migliore
programma principale della Pez-
zioni illustri, che rendere l’idea
conferma di Pop (che dice «ecco
zente, ovvero, ormai l’avrete capi-
con la autocostruzione di strumen-
cosa
to, la Nuova Musica Rurale.
ti, dal clarinettosupercontrabbasso
d’esordio a nome di Marino José
Tr a t t a s i d i o p e r a z i o n e d i a ff e r m a -
solo di Jacopo Andreini al Jewel-
Malagnino?
zione di ciò che uno ha, che può
pop (cioè il rumore di una custo-
fare coi suoi mezzi, senza l’in-
dia di cd che si apre e si chiude).
16 sentireascoltare
sei
l’emulazione
diventato»),
esterofila.
il
disco
s e n t i r e a s c o l t a r e 17
decalogo del noise
Dead C
di Massimo Padalino
Maestri del rumore come pochi ne abbiamo incontrati
negli ultimi trent’anni. Estensibile, deformabile,
distorcibile, modulabile, il rumore dei Dead C è
b i a n c o e p u r o . I n o c c a s i o n e d e l l ’’ u s c i t a d i F u t u r e
Artists ripercorriamo la carriera e la storia del
gruppo neozelandese.
Siamo nel 1987. Luogo dell’azione,
la Nuova Zelanda. Bruce Russell
lavora come pubblicista per l’etichetta indipendente Flying Nun,
con sede in una città del South
I s l a n d , C h r i s t c h u r c h . L’ i n d u s t r i a
discografica nazionale sta vivendo un momento di grande crisi nel
paese. La EMI, da tempo attiva
con una sua filiale in quei paraggi, ne ha da poco chiuso i battenti.
L’ i n d i p e n d e n t e F l y i n g N u n d e c i d e
di tentare la carta della sopravviv e n z a e d i s p o s t a r e i p r o p r i u ff i c i
ad Auchland, stabilendo rapporti di
distribuzione con la potente WEA.
Siamo ancora, vale ricordarlo, in
un’epoca di primitiva espansione
del supporto digitale. I cd ci sono,
vendono, ma costano un occhio
della testa. E le principali etichette indie, di qualsiasi parte del globo terrestre esse siano, stampano
ancora i loro lavori su supporti vinilici e persino cassetta. Russell,
comunque, non è sereno riguardo
la decisione presa dai vertici della
Flying Nun. La scena neozelandese è da almeno un decennio che
prolifica - cauta e pacifica, ma ri-
sul dorso Live Dead See. Un anno
è trascorso, ed è nel 1988 che il
manufatto discografico esce sul
mercato. A dire il vero, la sua è
una comparsa alla chetichella. Gli
stessi nastri live ivi inclusi parlano di un’esistenza ectoplasmatica.
Quella dei Dead C nel loro primo,
furtivo, anno di carriera:
Paradossalmente,
sarà
proprio
sfruttando la collaudata catena distributiva degli antichi datori di lavoro della Flying Nun che Russell
riuscirà a piazzare le prime uscite
a nome Dead C sul mercato discografico, nazionale e non. Intanto
la sua Xpressway diviene, di fatto,
una sorta di punto d’intersezione
- tanto da non poterne ben distinguere i confini - fra band e label
v e r a e p r o p r i a . R o b b i e Ye a t s , c h e
g i à c o n i Ve r l a i n e s a v e v a i n c i s o
per la Flying Nun, trova impiego
gli lp che il gruppo pubblica fra
1 9 8 3 e 1 9 8 7 . C u i M o r l e y o ff r e u n
contributo tutt’altro che simbolico. Se il loro album più regolare,
In The Same Room (Flying Nun,
1987), parla la lingua di una wave
d a l l e t i n t e d a r k e f o l k y, d o v e i l p i a no ha spesso una sua non minoritaria parte, forse il loro capolavor o r i m a r r à i l c o e v o A t S w i m Tw o
Birds. Su entrambi i dischi Morley
già non c’è più. Ma vale prestare
un orecchio alle nenie psichedelico-catatoniche, a metà fra minimal music e ascendenze gotiche
e floydiane, dei due succitati lp
d e g l i T K O P. A n c o r a p r i m a , u n i m berbe Michael era stato parte, con
l’amico di scuola Richard Ram, dei
primordi della scena psych-rock di
Dunedin. La band l’aveva chiamata
Wr e c k S m a l l S p e a k e r s O n E x p e n sive Stereos (di cui rimane quale
testimonianza l’ep postumo, uscito
per i tipi Flying Nun nel 1987, River Falling Love).
Aggiungiamo solo che la musica da
loro proposta, registrata fra il 1984
e i l 1 9 8 6 , a ff r o n t a v a t e r r i t o r i l o - f i
talmente spogli e dimessi da parto-
gogliosa - soprattutto perchè poco
condizionata da improvvide ‘scelte
di mercato’. Decide quindi di formare una propria etichetta discog r a f i c a c h e m a n t e n g a i s u o i u ff i c i
ancora a Christchurch. Nasce così
l a X p r e s s w a y. L’ h o m e - m a d e r e c o r ding sarà il suo campo d’azione.
Ma non solo....
tanto nei Dead C quanto nelle fila
d e l l a m i c r o s c o p i c a X p r e s s w a y. M a
l’altra vera e importante metà creativa del combo ha nome Michael
M o r l e y. S i a M o r l e y c h e R u s s e l l
avevano bazzicato il retroterra fertilissimo della giovane scena neozelandese - ora incidendo per la
Flying Nun, ora per altre etichette
minori (la loro inclusa) – prestando le chitarre elettriche a band dai
nomi bislacchi (ma di non trascurabile portata artistica).
I This Kind Of Punishment di Pet e r J e ff r i e s , a d e s e m p i o . Q u a t t r o
rire uno strano connubio fra i coevi
n e o z e l a n d e s i Ta l l D w a r v e s , i P e r e
Ubu ed accattivanti evanescenze
p i n k f l o y d i a n e ( A l i c e I n W o n d e rland potrebbe essere un outtake
di A Saucerful Of Secrets). Passiamo adesso a sondare, in breve,
la preistoria musicale ed artistica
di Russell, che da anni calcava le
scene locali con gruppetti più o
meno noti. Scontata però questa
‘falsa partenza’, il nostro inizia a
fare sul serio proprio con i Dead
C. Un paio di ‘uscite minori’ - il 33
giri DR503 del 1987 raccoglie loro
“Being Beyond Music...
Prima uscita della neonata label,
una misteriosa cassetta a nome
di un altrettanto fantasmagorico
gruppo. Il nastro reca stampigliato
18 sentireascoltare
“Live Dead See. The first thing i
ever mastered for cassette release,
c o m p i l e d f r o m t a p e s m a d e o f p e rformances over the first year of the
b a n d ’s e x i s t e n c e ” . ( B . R u s s e l l )
composizioni già datate, seguito a
distanza dal mini Helen Said This
(1989) - ed ecco che arriva un primo vero assaggio di quei luculliani
festini a base di rumore modulato
che i nostri ci sapranno, di lì a non
molto, regalare.
....It Is Noise”
Tr a p d o o r F u c k i n g E x i t ( S i l t b r e e ze, 1990) contiene Power, canzone contro l’invasione statunitense
di Panama, e Hell Is Now Love.
E n t r a m b e o ff r o n o i l d e s t r o a l c r i tico arguto per elencare, senza
comunque tirarle troppo per i capelli, tutta una serie di influenza
‘sghembe’ che il suono Dead C ha
saputo attrarre nelle maglie della
sua cotta noise. Ci sono i Jesus
And Mary Chain, gli Holy Modal
Rounders, i Pink Floyd, i Grateful Dead e soprattutto dosi massicce, trasfigurate in pure icone di
r u m o r e e s t e n s i b i l e , d i Ve l v e t U n derground e raga-rock. I due veri
capolavori del disco sono Helen
S a i d T h i s , c h e c o n i u g a Ve l v e t e
F u g s , Vi r g i n F o r e s t e S i s t e r R a y , e
Bury, rumoroso sketch psico-folk.
Dice Bruce a proposito del mini-lp
Helen Said This:
“With 2 songs clocking in at just
about 25 minutes, this guitar monstery at its most ferocious”
Krossed e Mighty fungono da degno corollario a questa gogna cui
il suono psichedelico degli anni
‘60 viene sottoposto al fine di trascenderlo in puro avant-rock. Ed è
solo il principio di quell’azione catartica che il temibile trio imporrà
come dictat alle sue partiture improvvisate su canovacci di rumore
astratto. Considerando Eusa Kills
(Flying Nun, 1990) come tappa di
transizione verso la loro fase matura, non si può però non cogliere
come l’alternanza di episodi acus t i c i ( A l i e n To B e , S c a r e y N e s t ) e
quella di altri elettrici (Now I Fall,
I Wa s T h e r e , M a g g o t ) s i a , i n e n t r a m b i i c a m p i a ff r o n t a t i , s e m p r e
trascesa in un modus operandi ind e c i f r a b i l e , a s t r a t t o , c a o t i c o . Ve r a
cifra stilistica di tutta la psichedelia. Di ieri come di oggi. Ottenere lo
status di classicità dell’esecuzione
strumentale facendone però il passaggio obbligato per l’irrazionalità
(musicale, concettuale ecc...) maggiormente ardita. Questo lo scopo
s o t t a c i u t o d e l l ’ o p e r a z i o n e . Ve r t i c e
e apice di questa prassi fu il celebratissimo Harsh ‘70s Reality...
“Free Music Is The Absence Of
Exact Premeditation”
Harsh ‘70s Reality (Siltbreeze,
1992) è un album, doppio per durata media rispetto ai precedenti
altri, ‘tetragono ai colpi di ventur a ’ . A p r e c o n D r i v e r U . F. O . , v e n tidue minuti che bisogna saper
resistere, ancora prima che comprendere. Musica primitiva e non
primitivista. Musica che celebra il
suono prima che le note. Fisica e
fisiologia dell’azione esecutiva ‘dispersa’. Se avessero lasciato dec o m p o r r e a l s o l e i l c a d a v e r e Tw i n
I n f i n i t i v e s ( R o y a l Tr u x ) t e n t a n d o
poi di ricomporne le carni putrefatte, i Dead C non avrebbero saputo meglio rendere ciò in metafora
sonora. O peggio forse. Chitarra,
basso, batteria. Synth e tastiere.
Ancora tracce, seppure flebili e
mai così ‘spezzate’ nel dispiegarsi, di Pink Floyd cosmici e Grateful
Dead. Ma come fossero stati macinati assieme senza distinguere tra
canzoni e cantanti, disco e band,
strumenti ed ossa, la viva carne
dalla musica.
sentireascoltare 19
Estensibile, deformabile, distorcibile, modulabile, il rumore dei
Dead C è bianco e puro. La distorsione geme in sordina. Forse
qualcosa di questo caos è stato
sottratto con destrezza agli Amm
e all’improvvisazione libera. Forse è semplicemente che il suono è
m a t e r i a o r g a n i c a . Vi v a . I m b r i g l i a bile a stento. Non se ne fa cavia
da laboratorio. E’ esso stesso topino-cavia e laboratorio scientifico
al contempo. Sky e Constellation
sanno, sin dal titolo, di non essere
cose di questo mondo. Ma di fluttuare libere nell’iperspazio. E così
anche l’ascolto medesimo. Bolla di
sapone fragile in balia del rumore
più oscuro e geroglifico.
A Wa l k I n T h e W h i t e H o u s e . . . .
La marcia di avvicinamento al rock
‘regolare’ segna, sulla tabella di
marcia retrospettiva che stiamo
vagliando, un’ulteriore tappa significativa. Essa ha nome The Operation Of The Sonne (Siltbreeze,
1994) ed è una sorta di album non
u ff i c i a l e r e s o p o i t a l e p e r v o l e r e
della band. Incorpora tre improvvisazioni prive della voce biascicata
d i D r i v e r U . F. O . e c o n i f e e d b a c k
quasi dimenticati nel baule dei
trucchetti abusati. Così, per dire
anche solo di Mordant Heaven, le
musiche rimangono sì psichedeliche ma quanto mai classiche. Ci
sono qui i Grateful Dead e la music a c o s m i c a , i Ta n g e r i n e D r e a m e i
Floyd. Ma quasi non paiono esterrefatti come al solito. Il trattamento loro riservato, infatti, è nitido
piuttosto che caotico. E’ così che
il volto ‘umano’ della band neozelandese, scontati i continui vortici
elettronici e dei passi quasi jazz
dell’opera tutta, si mostra appieno.
La sfera di cristallo si è illuminata. Si vede finalmente chiaro nelle
influenze dei nostri. E non è cosa
da nulla! Morley spiegherà meglio
la strategia sul rumore attuata dal
terzetto. Molto meglio di mille altre
vane parole:
“I have been painting for 20 years
so it is just an ongoing research of
looking at painting and what it can
d o , a n d s i l e n c e ’s h a s k i n d o f o f fered itself as an interesting area,
you have different responses to
what it is. I am looking at how that
can be manipulated as a visual
thing.”
The White House vede la luce nel
1995, dopo un altro bootleg ‘ufficiale’ (Clyma Est Mort, 1994).
Etichetta
discografica,
l’usuale
Siltbreeze. Sebbene da alcuni giudicato troppo ‘normale’ è in realtà un altro lavoro epocale dei tre.
La forma canzone emerge nitida
a d e s s o . Yo u r H a n d s u o n a c o m e f a rebbe Smog in quegli anni. Sporca
e catatonica nenia biascicata. Le
distorsioni chitarristiche le coprono le terga, ma in modo funzionale
alla costruzione del pathos narrativo intrinseco la canzone stessa.
Vo o d o o S p e l l e T h e N e w S n o w ,
prima e seconda song in scaletta, accumulano una certa quantità
d’energia noise brada. Distruttiva
20 sentireascoltare
la prima, quasi (free)jazzata la
seconda. Bitcher e Outside chiud o n o , d a p a r l o r o , o ff r e n d o c i u n a
sorta di rivisitazione dello space
rock marca Hawkwind, la prima (i
vortici elettrici sono quelli di Lord
Of Ring, 1972, degli inglesi), e con
17 minuti di shoegazing letto a loro
modo la seconda.
“Our
Noise
Grows
Out
Of
Confusion”
Repent è l’album del 1996. La copertina è in digipack. Erano quelli invenduti di The White House.
Nuova copertina appiccicata sulla
v e c c h i a e v i a . L’ a r t e d e l b r i c o l a g e
ha sedotto anche i nostri (molto
più verosimilmente pronti a smerciare così il non venduto). Repent
è disco della stessa pasta di The
Operation Of The Sonne. La struttura è davvero free questa volta.
Morley non si dà pace alle tastiere e il livello del caos armonico è
solo (a tratti) normalizzato. Sibili,
fruscii, molto free jazz deformato e
mimetizzato. Le suite senza nome
incluse nel cd parlano chiaro: avviluppano senza scampo, sono dei
boa costrictor del suono lento e
biascicato.
Iperpsichedelico.
Ec-
cessivo, denso.
Quando
però
la
bomba
disinte-
gratrice d’armonie detta Dead C
esplode, il botto c’è. E la sesta
delle composizioni in scaletta, la
maggiormente caotica e brutale,
sta lì, in chiusura di programma, a
r i c o r d a r c e l o . Tu s k s e g u e u n a p a rentesi di due anni in cui i nostri
rimangono
tutt’altro
che
cammin (artistico) facendo.
gencies of its service, left enough
“What Is Free?”
marks behind to show others the
“ I t ’s a l l a b o u t m i c r o p h o n e p l a c e -
way”.
ment and room sound. The sound
New Electric Music (2002), The
that people make together in a
Damned
r o o m p l a y i n g , t o m e t h a t ’s w h a t
2 0 0 3 ) e l a r a c c o l t a Ve i n , E r u d i t e
recording ought to be about”. (B.
And Stupid (Ba Da Bing, 2006)
Russell)
mantengono decentemente in vista
(Starlight
Furniture,
il nome dei Dead C, senza però far
Dal 2000 in qua, ogni uscita del
gridare al miracolo.
terzetto neozelandese è dignitosa
Stessa sorte tocca all’ultimissimo
ma non eclatante. Ripete schemi,
Future Artists (Ba Da Bing, 2007),
riformula
riassembla
il quale certifica una delle ipotesi
intuizioni. Ma già tutte compulsa-
precedentemente fatte riguardo le
te e meglio attuate altrove nella
origini del suono Dead C. Quella
discografia del gruppo di Morley
riguardante, almeno in teoria, la
e Russell. Dead C (2000), doppio
matrice Amm del medesimo.
omonimo, cambia la dicitura del-
The Amm Of Punk Rock, prima di
l’etichetta discografica sul dorso
5 tracce in scaletta che durano fra
stampigliata (la Language, mentre
i 3 e i 20 minuti, non parla il lin-
la vicenda della Xpressway s’era
guaggio impro-disarticolato degli
già conlusa 6 anni prima...) ma non
Amm quanto piuttosto scorre via
i contenuti. Recupera, per lo più,
come stolido canovaccio minimal-
vecchie registrazioni risalenti ai 5
percussivo.
anni precedenti e ha forse il suo
cose più riuscite (a parte il finale
vertice espressivo in Speederbot.
pulsante e circolare). The Magi-
Mastodontica!
composizione
cian è invece una canzone regola-
nei suoi 33 minuti di durata riesce
re. Cantata e tutto. Naturalmente
a fondere l’andamento cingolato di
su tappeto di distorsioni fracas-
Chrome e Hawkwind a una ricetta
sone su ritmo rock 4/4. Le ultime
non individuabile di pseudo sono-
3 tracce ripetono lo svolgimento
rità noise e jazz. Il free jazz è sta-
della prima con variazioni di stile
ta indubbiamente una lezione ben
minime. Ed anche se non ci vedo
imparata dai nostri. Ecco l’ultima
il futuro dell’impro-noise in questo
parola a riguardo del ‘free’ scritta
cd, vale almeno la pena prenderlo
da Russell nel suo What Is Free?
come spunto per rivisitare, riscol-
A Free Noise Manifesto:
tandoli, gli album più riusciti della
linguaggi,
La
Non
una
delle
loro
carriera dei neozelandesi. Maestri
“Free jazz, while chewing up and
del rumore come pochi ne abbiamo
spitting out many through the exi-
incontrati negli ultimi trent’anni.
inattivi
(vedi i progetti ‘collaterali’, che ci
ripromettiamo di trattare più estesamente in un articolo successivo,
Gate, A Handful Of Dust, 2 Foot
Flame, Dust nonchè i cd solisti di
Morley e Russell, The Pavillion
Of Dreams, 1996, e Project For
A R e v o l u t i o n I n N e w Yo r k , 1 9 9 8 ) .
Si tratta di un’opera riassuntiva
dell’intera arte dei neozelandesi.
Una sorta di loro White Album. La
materia prima è sempre il noise più
insano.
Niente
frivolezze
poppy
q u i . H a l f e Tu s k s o n o a n z i t i t a n i che. Monumentali inni alla scienza
del rumore costruita nei tanti laboratori-album disseminati dai nostri
sentireascoltare 21
sofisticazioni pop
The Sea And Cake
d i Va l e n t i n a C a s s a n o e V i n c e n z o S a n t a r c a n g e l o
C h i c a g o . L a c i t t à d i To u c h & G o , d e l l ’ H o u s e M u s i c ,
d e l f o l k d e g l i U n c l e Tu p e l o , d e l l ’ i n d u s t r i a l d e i
Ministry e degli esperimenti di Jim O’Rourke. E’ in
questo scenario che nascono i Sea And Cake. Un
mostro a quattro teste che unisce John McEntire,
Sam Prekop, Eric Claridge e Archer Prewitt.
Forti
i
venti
Chicago.
che
attraversano
Kroll), Archer Prewitt (in trasferta
le
dai
Poderose
correnti
lounge-revival
Coctails)
e
p o t u t o s c a m b i a r e p e r u n c o l l etto
bianco,
nascevano
le
i n t u i z i oni
artistiche che la cont r a d d i s t i n g u o n o
John McEntire (ex-Bastro, nonché
di una musica calda, divertente e
e che l’hanno resa n e g l i a n n i t e r r a
m e m b r o d i To r t o i s e e G a s t r D e l
g e n i a l e c h e a l l ’ e p o c a d e v e a ver
fertile e prosperosa , t a n t o d a f a r
Sol
fondamentale
c o l p i t o s o p r a t t u t t o p e r q u e l l a p a tina
spegnere alla presti g i o s a To u c h &
nel mondo della produzione locale
d i s t r a v a g a n z a e d e s o t i c o c h e la
Go venticinque can d e l i n e p r o p r i o
e non) abbiano tirato fuori dalle
ricopriva
lo scorso anno. Fu l c r o , a p a r t i r e
loro singole esperienze un mostro
c h e s t a v a n e l f r a t t e m p o f o r g i a ndo
dagli
proliferare
a quattro teste chiamato Sea And
l a f o r t u n a , a n c h e c o m m e r c i a l e , dei
magmatico di scen e e b a n d c h e
Cake. Era il 1993. Ma facciamo un
Primus.
lasceranno un segno f o n d a m e n t a l e
passo indietro e torniamo a sfogliare
e r a q u e s t a t u t t a l a s t o r i a : s i n da
per
qualche istantanea in bianco e nero
S p e c k y , p r i m o l p p u b b l i c a t o i n v i nile
d e g l i S h r i mp B o a t .
n e l 1 9 8 9 p e r l a S p e c i m e n P r o d u cts,
Ottanta,
il
futuro
di
un
che
verrà.
Dalla
House Music di Fra n k i e K n u c l e s
e
personaggio
ma
e del la sua storica Wa r e h o u s e a l l a
-
quella
Ma
stessa
p a t ina
evidentemente,
soprattutto
con
i
non
s u c c e s sivi
D u e n d e ( B a r / N o n e , 1 9 9 2 ) e C a v ale
destrutturazione del l a m a t e r i a f o l k
Il
degli Uncle Tupelo, d a l l ’ i n d u s t r i a l
Boat
( B a r / N o n e , 1 9 9 3 ) , g l i S h r i m p B oat
dei Ministry alle s p e r i m e n t a z i o n i
futuro
nel
passato:
Shrimp
La loro, come quella di altri gruppi,
s e p p e r o , c o n i n t e l l i g e n z a p r o f e t ica,
O ’ R o u r k e.
fu la sorte di Cassandra. Gridavano
d i a l o g a r e c o n t u t t e q u e l l e m u s i che
Fino ad arrivare a qu e l l a s c u o l a c h e
‘post’ - ed era il crepuscolo degli
a l t r e d i v e n u t e p o i p u n t o d i a p p r odo
ha marchiato a fuoc o i N i n e t i e s a
anni 80 -, ma nessuno gli credette,
d i i n n u m e r e v o l i s p e r i m e n t a t o r i r ock
colpi di Tortoise e G a s t r D e l S o l e
e nei solchi dei loro dischi si volle
a venire.
che porta il nome di p o s t - r o c k . È q u i
ascoltare solo rock, e nemmeno
Probabile
che le derive prog si s c o n t r a n o c o n
d e i m i g l i o ri . A n n i d o p o , c o m e d i
p r e n d e s s e r o t r o p p o s u l s e r i o , ma
le fredde raffiche kr a u t e , q u i c h e i l
solito avviene in questi casi, quei
P r e k o p e s o c i a v e v a n o g i à i n t uito
jazz scontorna meti c o l o s a m e n t e l e
lavori si sarebbero ripresi in mano -
c h e i l f u t u r o s t a v a n e l p a s s ato :
figure lasciandole ga l l e g g i a r e o r a i n
d e b i t a m e n t e r i s t a m p a t i - a ff e r m a n d o
nella
foschie dub ora in s p u m e f u n k , q u i
che, “sì, certo, forse buona parte
p e r t a n t o i n t e r p r e t a t a , d e l p r e war
che i l classicismo a r r i v a a t o c c a r e
d e l l e i n t u i z i o n i d e i v a r i U i , To r t o i s e ,
f o l k , d e l j a z z c h e a v e v a a t t a c c ato
territori quasi auste r i m a s e m p r e
To w n & C o u n t r y, G a s t r D e l S o l v i
la
di grande effetto. Ed è q u e s t a c i t t à
comparivano già in nuce”. Come
m u s i c a , d e l l ’ u b r i a c h e z z a c r e a t iva
che vanta una percen t u a l e c o s p i c u a
dei Primus senza alcuna velleità
dell’Europa
di musicisti dalle no t e v o l i c a p a c i t à
progressive, meno smaliziati, ma con
corredo
tecniche in costante m i g r a z i o n e d a
l a s t e s s a no n c h a l a n c e d i u n F r a n k
g r u p p o i n d i e d i f i n e a n n i 8 0 , d u n q ue,
un realtà all’altra, qu a s i d e i m o d e r n i
Z a p p a, g l i S h r i m p B o a t l a s c i a v a n o
d o v e v a a d e g u a r s i : c ’ e r a b i s o gno
mercenari che abbia n o c o n s a c r a t o
banchettare su cellule poliritmiche
d i u n s a x - e n o n i m p o r t a v a che
la lo ro vita al vole r e d e l l e s e t t e
che un giorno si sarebbero dette
l o s i m a n e g g i a s s e c o n p a r t i c o l are
note.
di
math, una sciancata combriccola
p e r i z i a - e d i u n b a n j o i l c u i s u ono
che stupirsi se da u n a s i t u a z i o n e
di suoni bluegrass, rock, folk, jazz,
odorasse
congeniale
country e persino di derivazione
d ’ a n t e g u e r r a . To c c a v a s e m m a i alla
quella di Chicago Sa m P r e k o p , E r i c
caraibica.
v o c e e a l l a c h i t a r r a d i P r e k o p il
Claridge (fautori de g l i S h r i m p B o a t
Dalla sei corde e dalla voce di
c o m p i t o d i r i s t a b i l i r e l e c o o r d i n ate
assieme al determin a n t e a p p o r t o d i
Sam Prekop, cantautore che per
spazio-temporali
Brad Wood, Ian Sch n e l l e r e D a v i d
l’algida
l ’ a s c o l t a t o r e a l l e s o n o r i t à t i p i che
avanguardiste
Non
c’è
e
di
Jim
du n q u e
tanto
stim o l a n t e
22 sentireascoltare
come
sembianza
si
sarebbe
che
neanche
riscoperta
spina,
del
consapevole,
tropicalismo
balcanica.
strumentale
quanto
loro
più
e
Anche
del
si
e
in
il
t i p ico
p o s s i bile
r i c o n d urre
dell’indie stat u n i t e n s e d i q u e l t o r n o
venivano diluite, così trasfigurate
S e e s i s t e u n p r o b l e m a di fondo
d’anni.
da potersi percepire appena, in un
n e l l ’ a p p r o c c i a r s i a i S e a And Cake
In questo se n s o , g i à C a v a l e , p u r
omogeneo pastiche di pop colto
è c h e b i s o g n a f a r l o n e lla piena
essendo
screziato di jazz e tropicalismo.
consapevolezza
meglio messo a f u o c o d e l q u a r t e t t o ,
I Sea And Cake dell’omonimo esordio
c o s p e t t o d i u n s u o n o c he nasce
concedeva d i p i ù a l l ’ a ff e t t a z i o n e
( T h r il l J o c k e y, c o m e p o i t u t t i g l i a l t r i
g i à v e c c h i o . L a d i n a m i c a formativa
(un aggettivo c h i a v e p e r d e f i n i r e
dischi, 1994) paiono accecati sulla
d i u n s i m i l e c o l l e t t i v o - e sia detto
l’estetica
pro b a b i l m e n t e
di
d’incisività
Prekop)
primitivismo
per
artifici
genialità
e
quasi
inge n u a
perizia
strum e n t a l e .
e ssere
al
perdeva
via del preziosismo pop di Steely
s e n z a a l c u n r i l i e v o c r i t i co - non
D a n e Ta l k Ta l k. L a s c r i t t u r a d i
c o n t e m p l a i l c o n c e t t o d i c r escita , ma
moderni
P r e k o p , s e m p r e p i ù r a ff i n a t a , g o d e
s e m m a i q u e l l o d i u n a s t a si creativa
ingestibile
dei
arrangiamento
f o r t e m e n t e v o l u t a e m a g i stralmente
controllata
para-orchestrale
(sebbene
perpetrata.
certi
per
di
Barattava
e
naïf.
pop,
l’album
un
a
Forgiate
n el
primo
quest’altezza gli strumenti siano
a l b u m l e s e m b i a n z e d i u na formula
tipico suono S e a A n d C a k e s i s t a v a
quelli usuali del quartetto rock, con
v i n c e n t e , d a T h e S e a A n d Cake in
già delineand o n e l l e l i c e n z e c h e
l’innesto di qualche fiato), sì che
p o i i d i s c h i d e l q u a r t e t t o saranno
quel disco, in u n u l t i m o , i n f r u t t u o s o
brani come Jacking The Ball e Bring
s e m p l i c i v a r i a z i o n i s u t e m a di un pop
tentativo
grande
M y C a r I F e e l To S m a s h I t s u o n a n o
a d u l t o s m a l i z i a t o e d i n t ellettuale:
pubblico, accordava all’accessibilità
come osanna levati da fedeli non
c h e s a v e n d e r s i a i p r o p r i f an, che si
della proposta s o n o r a .
battezzati ai sacri padri del pop
s a d i v e r t i s s m e n t d i m u s i c i sti esperti
a m e r i c a n o : B u r t B a c h a r a c h e Va n
- n o n d i m e n t i c h i a m o c h e avrebbe
vendersi
al
fatto,
di
il
di
Di
servigi
Immutabile e v o l u z i o n e
Dyke Parks sopra tutti. La voce di
dovuto
scioltisi
Prekop si fa quella del cantautore
e s t e m p o r a n e o - i n t e n t i a sfogliare
definitivamen t e n e l 1 9 9 3 g l i S h r i m p
ormai scafato, i coretti si sprecano,
c o n s i c u m e r a n e l p r o p r i o album di
Boat, Sam Pr e k o p e d E r i c C l a r i d g e
le chitarre indugiano arpeggiando
f a m i g l i a s t i p a t o d i f o t o i n giallite.
con il fondam e n t a l e a p p o r t o a l l a
distratte sulla ritmica squadrata ed
In
chitarra
(ex
ultratecnica di McEntire, a proprio
e s e m p i o , l e d i n a m i c h e r itmiche si
Coctails ma anche apprezzato artista
agio con tutti i tipi di percussioni,
f a n n o p i ù c o m p l e s s e ( a produrre,
grafico al la v o r o , t r a l ’ a l t r o , p e r
ma con un debole particolare per la
p e r l a p r i m a v o l t a , è McEntire),
Marvel), della b a t t e r i a e d e l l ’ a c u m e
m a r i m b a d e i s u o i To r t o i s e ( C h o i c e
l ’ i n c a s t r o t r a l e p a r t i t u r e sempre
tecnico del To r t o i s e J o h n M c E n t i r e ,
Blanket). La tromba di Culabra Cut
p i ù r i g o r o s o . U n o r g a n o tinge di
davano vita a d u n p r o g e t t o c h e s i
invoca lo spirito di un altro nume
S t e r e o l a b N a t u r e B o y , l ’ atmosfera
voleva
ci
tutelare di quella Chicago: il Miles
s i i n c u p i s c e i n P a r a s o l ed Alone
metteva l’amo r e , c h e e r a s t a t o d e i
D a v is d e l l a t r i a d e B i r t h O f T h e
F o r T h e M o m e n t , l a s t rumentale
suoi Coctails, p e r c e r t e a t m o s f e r e
C o o l- I n
Wa y - B i t c h e s
A M a n W h o N e v e r S e e s A Pretty
lounge ed un a p p r o c c i o a l l a s e i c o r d e
Brew; Bombay e Showboat Angel
G i r l T h a t H e D o e s n ’ t L ove Her A
civettuolo e re t r ò ; M c E n t i r e e l a r g i v a
s o ff i a n o v e n t i d ’ e s o t i s m o , S o L o n g
Little
cure infinite a d u n s u o n o c h e s i
The Captain ribadisce la parentela
e l e t t r o n i c i . M a l a f i r m a di Prekop
faceva
Accadeva
in f a t t i
di
che,
Archer
Prewitt
estem p o r a n e o .
iperp r o d o t t o
Prewitt
Silent
Nassau
si
di
un
(gennaio
attarda
su
progetto
1 995),
ad
e sperimenti
rendeva
stretta con i Gastr Del Sol (in cui
s i s c o r g e i n c o n f o n d i b i l e in veri e
geometria un a r i t m i c a i n d o t t r i n a t a
McEntire milita), Lost In Autumn
propri
da quel terrem o t o c h e q u a l c h e a n n o
chiude la partita sulle note di uno
M o m e n t , S o f t S l e e p e T h e Cantina ,
prima si era c h i a m a t o S p i d e r l a n d e
slowcore rarefatto ma pur sempre
q u e s t ’ u l t i m a c o n v e l l e i t à prog nel
dalla sua coev a a t t i v i t à n e i To r t o i s e :
schiavo di sua maestà Melodia.
refrain dell’organo. (7.0/10)
le
( 7 . 3 /1 0 )
I
intuizioni
degli
e
A
trattarsi
Shrimp
Boat
standard
quattro
Sea
come
And
Lamont’s
C ake
sono
sentireascoltare 23
s i n t e t i c h e , l a s c i a n d o d i e t r o d i sé
q u a l c h e p e r p l e s s i t à p e r u n s u ono
c h e s e m b r a a v e r p e r s o q u e l l ’ u m ano
c a l o r e d i u n a v o l t a , B l a c k Tr e e In
T h e B e e Ya r d e l a c o n c l u s i v a Do
N o w F a i r l y We l l m a n t e n g o n o i n t atto
i l c o r d o n e o m b e l i c a l e c h e l e g a il
g r u p p o a q u e l p o s t d a l l e s u g g e s t ioni
cinematiche
da
posizionandosi
cui
p r o v e n g o no,
esattamente
tra
M i l l i o n s N o w L i v i n g Wi l l N e v e r Die
e T N T. N o n c h e i n r e a l t à c i f o sse
b i s o g n o d i u n s i m i l e r a c c o r d o tra
l e p a r t i , m a s i c u r a m e n t e s i t r a t t a di
u n c a m b i o d i r o t t a d a s o t t o l i n e are.
(6.6/10)
E c o m e t u t t e l e m i g l i o r i e d u r a t ure
r e l a z i o n i , a n c h e p e r i N o s t r i a r r i v a il
esperti animali da s t u d i o , g l i a n n i
che andava a congiungere in un
sono quelli di mas s i m o f e r m e n t o
esoterico
creativo, in quel di C h i c a g o : e c c o
H i g h L l a m a s , To r t o i s e , S e a A n d
così che nel giro di 1 2 m e s i e s c e i l
Cake. Come infatti l’arrivo di Sean
terzo album del grup p o . I n T h e B i z
O’Hagan tra i due Stereolab andò
(ottobre 1995) si re s p i r a p i ù c h e
ad ispessire le trame orchestrali
mai un’atmosfera d i r i l a s s a t e z z a
a
che deve esser pro p r i o q u e l l a c o n
Batchelor Pad Music, allo stesso
cui
e
modo la figura di McEntire si portò
Claridge affrontano l e s e s s i o n i d i
sempre più in primo piano, andando
registrazione
a configurare un puzzle sonoro in
Prekop,
McEnt i r e ,
del
Prewitt
nuovo
lavoro.
partire
Appo ggiati incondizi o n a t a m e n t e d a
cui
una Thrill Jockey ch e n e l f r a t t e m p o
tortoisiane
sta
e
tesaurizzando
geniali
intuizioni
le
dei
prime,
To r t o i s e ,
i
quadrilatero
dal
mini
l’elettronica
una
Stereolab,
Space
e
le
dilatazioni
assunsero
luce
sempre
soddisfazione
dei
Age
un
rilievo
maggiori. A
matematici,
i
quattro si lasciano a n d a r e s e n z a
S e a A n d C a k e s t a n n o a i To r t o i s e
remore a leziosi fr a s e g g i d i u n a
come gli High Llamas stanno agli
conversazione
manierata
Stereolab. Queste le premesse che
e altamente formal i z z a t a . C o n l a
fanno di The Fawn (marzo 1997) il
sezione ritmica di M c E n t i r e m e n o
v e r o a l b u m d i s v o l t a - s e d i e ff e t t i v a
dispotica
sono
svolta si può parlare - nella storia
spesso le seicorde d i P r e k o p e
artistica del quartetto chicagoano.
Prewitt a recitare d a p r i m e d o n n e :
La
The
Biz
orm a i
che
le
in
passato,
vede
dialogare
per
base
ricercato
di
un
pop
rimane
elegante
e
solida
(il
ben
assoli quasi fusion , s a n n o d i A r t o
drumming
Lindsay invece in E s c o r t. T h e K i s s
la saudade di The Ravine), ma
pare lo sfogo pop d i u n M c E n t i r e
questa volta diventa il piedistallo
in libera uscita dal g r u p p o m a d r e ,
ideale
per
e rimane uno degli e p i s o d i m e g l i o
lavoro
certosino
riusciti di un album p e r c e r t i v e r s i
mai prima d’ora i Nostri avevano
da
fatto: basti ascoltare The Argument
considerarsi
interlocutorio.
(6.7/10 )
puntuale
intarsi
di
Civiliste,
digitali
in
studio
di
un
come
per scorgere tra le righe un suono
m o m e n t o d e l l a p a u s a , d e l d i s t a cco
v o l u t o e n e c e s s a r i o . Tr e a n n i i n cui
s i a P r e w i t t c h e P r e k o p s i l a n c i ano
i n a v v e n t u r e s o l i s t e , r i n c o r r e ndo
ciascuno
le
il
scoprendosi
primo
proprie
s u g g e s t i oni:
-
con
ben
c i n q u e p r o v e a l l ’ a t t i v o - i l l u m i n ato
a r r a n g i a t o r e d i u n p o p d a i c o n t orni
f o l k - b l u e s , p o n e n d o s i c o n l ’ u l t i mo
Wi l d e r n e s s ( T h r i l l J o c k e y / W i de,
2005) a cavallo tra tradizione e
i n n o v a z i o n e , i l s e c o n d o i n d a g a ndo
con
perizia
tecnica,
nel
p r i mo
o m o n i m o l a v o r o e n e l s u c c e s s ivo
W h o ’s Yo u r N e w P r o f e s s o r ? ( T hrill
J o c k e y / W i d e , 2 0 0 5 ) , q u e l l ’ i s t i nto
jazz-tropicalista
è
diventato
che
del
simbolo
g r u ppo
d i s t i n t ivo.
Sfogate le pulsioni individuali e
f o r t i d i u n p e r c o r s o i n d i v i d u a l e di
r i c e r c a e m a t u r a z i o n e , i d u e t o r n ano
t r a l e b r a c c i a a c c o g l i e n t i d e i Sea
A n d C a k e p e r m e t t e r e a f u o c o il
q u i n t o a l b u m , O u i ( o t t o b r e 2 0 00).
A d u n p r i m o a s c o l t o n o n s e m bra
c h e i l q u a r t e t t o a b b i a f a t t o p assi
d a g i g a n t e , a n z i , p a r e n o n s i sia
s p o s t a t o d i u n m i l l i m e t r o r i s p etto
a l p u n t o i n c u i l o a v e v a m o l a s c i ato,
ovvero
un
impasto
s o p r a ffino
t r a l ’ e l e t t r i c o e l ’ a c u s t i c o s u cui
c o n t i n u a a s p i r a r e i l v e n t o c aldo
d e l B r a s i l e , t r a l a n g u i d i g i o c h i di
che i Notwist di Neon Golden farà
Elettroniche transo c e a n i c h e
c h i t a r r a e l a v o c e s o u l f u l d i P r e k op a
esplodere
tardi
Il presagio dunque c h e q u a l c o s a
d o m i n a r e d a l l ’ a l t o . N i e n t e d i n u ovo,
in maniera plateale (quei flutti di
sarebbe
cambiat o
aleggiava
d u n q u e . C o s ì v e r r e b b e d a p e n s are.
batteria elettronica così vicini alle
M a q u a l c o s a , n e l s o t t e r r a n e o , f a sì
nell’aria,
ma
lasciava
meraviglie di Pilot). E se The Fawn
c h e i l v o l t o c a m b i a n c o r a u n a v olta
intravedere la cost r u z i o n e d i u n
e Sporting Life non fanno altro che
pur
ponte che avrebbe u n i t o C h i c a g o
confermare la nascente e prepotente
d e g l i e l e m e n t i . L’ e l e t t r o n i c a , che
a Londra, un salto t r a n s o c e a n i c o
attrazione per certe sperimentazioni
buona
nulla
24 sentireascoltare
cinque
anni
più
nell’immutabilità
parte
aveva
e
c o s t a nza
giocato
nel
precedente la v o r o , d i v e n t a p a r t e
integrante del c o r p o S e a A n d C a k e ,
assumendo se m b i a n z e s e m p r e p i ù
umane, ritorn a n d o a q u e l l ’ e n e r g i a
terribilmente
contagiosa
che
fu
dell’esordio e d e l l o r o p r i m o f i o r e n t e
periodo ed int e g r a n d o l e e s p e r i e n z e
solitarie di P r e k o p e P r e w i t t . E i
risultati sono l ì a p o r t a t a d ’ o r e c c h i o :
il funky solar e d e l l ’ i n i z i a l e A l l T h e
Photos , il trop i c a l i s m o a s i n g u l t i d i
The Colony R o o m t r a f i a t i s o r n i o n i ,
la tortoisiana T h e L e a f t r a g a m e l a n
e
blues
(fo r s e
uno
dei
brani
maggiormente d e b i t o r e d e l q u i n t e t t o
nella
discogr a f i a
dei
Nostri),
la
marimba sbar a z z i n a d i M i d t o w n e
il basso mai c o s ì t a n t o n a r r a t i v o d i
Claridge in Yo u B e a u t i f u l B a s t a r d .
Sotto il velo s o t t i l e d e l l a s e m p l i c i t à ,
i Sea And Ca k e d i m o s t r a n o a n c o r a
un volta di s a p e r e t r a s f o r m a r e i l
mestiere in ar t e p e c u l i a r e . ( 7 . 0 / 1 0 )
E se i quattro s i p o n g o n o s u l l ’ a l t r o
lato della me d a g l i a To r t o i s e , a l l o
stesso modo s i f a n n o c o n t r a l t a r e d e l
dolente e spe r i m e n t a l e a l t . c o u n t r y
di Yankee H o t e l F o x t r o t a f i r m a
Wilco, che pro p r i o n e l l o s t e s s o a n n o
porterà Twee d y e s o c i a l l a r i b a l t a
e alla consa c r a z i o n e d i p u b b l i c o
e
critica,
facendo
risplendere
Chicago di q u e l l a l u c e c r e a t i v a
che ancor ogg i v i e n e a m m i r a t a c o n
profondo risp e t t o . F o r s e o ff u s c a t i
dal successo d e l l ’ e x U n c l e Tu p e l o ,
i paladini de l l e s o f i s t i c a z i o n i p o p
faranno trasc o r r e r e a l t r i t r e a n n i
prima di ritorn a r e s u l m e r c a t o e s u i
palchi con un n u o v o l a v o r o . E s c e
infatti nel 2 0 0 3 O n e B e d r o o m ,
disco che pr o s e g u e s u l l a s t r a d a
dell’elettronic a a p e r t a c o n T h e
Fawn e che s i a p p r o s s i m a a d
un easy lis t e n i n g d a n c i n g , s e
ci si passa l a d i z i o n e , c o m e
ben
dimostr a n o
l’handclapping
decorativo di H o t e l Te l l e l e r i t m i c h e
sincopate Sh o u l d e r L e n g t h . S o n o
decisamente l e t a s t i e r e e i p a t t e r n
ritmici sinteti c i a f a r l a d a p a d r o n e
in questo lavo r o c h e p a r e s s e r e u n a
dichiarazione d ’ i n t e n t i e u n v o t o
all’immediatez z a . I n a l c u n i e p i s o d i
la formula fu n z i o n a , c o m e n e l l e
già citate Ho t e l Te l l e S h o u l d e r
Length ,
oppure
nell’iniziale
frenesia Stere o l a b d i F o u r C o r n e r s ,
ma altrove, o v v e r o n e l l a m a g g i o r
parte dei casi , g l i e s p e d i e n t i m e s s i
in campo suonano forzati, quasi
volessero “svecchiare” un sound
che potrebbe non soddisfare più
non solo l’ascoltatore di turno, ma
gli stessi protagonisti (vedi la cover
b o w i a n a d i S o u n d & Vi s i o n t u t t a
s y n t h a n n i O t t a n t a ) . (5 . 8 / 1 0 )
Va me g l i o n e l l ’ e p c h e e s c e a r i d o s s o
dell’album, Glass (2003): i nomi
coinvolti per i remix sono,quelli
di Stereolab, Broadcast e Carl
Craig, tutti intenti a rimarcare
quell’attitudine
danzereccia
già
emergente nei brani del disco, e di
cui si diceva, grazie a ritmiche da
c l u b c u l t u r e ( H o t e l Te l l r i v i s t a d a
Carl Craig), strizzate d’occhio alla
b o s sa n o v a ( Te a A n d C a k e a d o p e r a
degli Stereolab), synth e drum
m a c h i n e ( I n t e r i o r s c o s ì c ome vista
dai Broadcast). (6.5/10)
C h e s i s i a t r a t t a t o d i una mera
o p e r a z i o n e c o m m e r c i a l e o meno
p o c o i m p o r t a , s e h a i l p r egio di far
e m e r g e r e i n t e r p r e t a z i o n i diverse
d i u n s u o n o r i m a s t o f e dele a se
s t e s s o i n t u t t o q u e s t o tempo.
E v i d e n t e r i m a n e p e r ò l a volontà di
s p e r i m e n t a r e e p e r c o r r e re strade
a p p e n a t r a s v e r s a l i : i n t e n t o lodevole
m a c h e i n i z i a a s a p e r e di trovata
ancorandosi
e s c l u s i v a mente
al
m o m e n t o . A l l o r a m e g l i o f ermarsi e
t i r a r e u n b e l r e s p i r o p e r tornare,
d o p o q u a t t r o l u n g h i a nni, con
E v e r y b o d y ( r e c e n s i o n e s u SA #31),
a l b u m c h e p r o f u m a d i r o ck sin dal
primo ascolto.
sentireascoltare 25
26 sentireascoltare
II più
r d i s t i f r a i fra
c o nis econservatori,
rvatori, i più trad
z i o n atradizionalisti
listi tra gli innova
t o r igli
. O ,innovatori.
s e p r e f e r i t e , O,
l a pse
i ù gpreferite,
r ande rock
più avangua
avanguardisti
i ipiù
tra
band
attivit à . Q
u a l e band
s i a l a din
e f iattività.
n i z i o n e c hQuale
e v i f a psia
i ù c ola
m odefinizione
d o , q u e l l a d e iche
W i l c vi
o èfa
u npiù
a s t ocomodo,
r i a c h e v a lquella
e sempre
la
la piùin grande
rock
dei
pena
di
racco
n
t
a
r
e
,
f
r
a
v
i
s
i
o
n
i
d
’
A
m
e
r
i
c
a
e
f
a
n
t
a
s
m
i
i
n
t
e
r
i
o
r
i
,
s
f
i
d
e
i
m
p
o
s
s
i
b
i
l
i
e
t
r
a
g
u
a
r
d
i
s
o
ff
e
r
t
i
,
l
u
n
ghi
viaggi
Wilco è una storia che vale sempre la pena di raccontare, fra visioni d’America e fantasmi
e ritorni a cas a .
interiori, sfide impossibili e traguardi sofferti, lunghi viaggi e ritorni a casa.
WILCO
Salvati dal rock and roll
di Antonio Puglia
“La musica è l a m i a s a l v a t r i c e
Sono stato mu t i l a t o d a l r o c k a n d r o l l
Sono stato ad d o m e s t i c a t o d a l r o c k a n d r o l l
Ho avuto il mi o n o m e d a l r o c k a n d r o l l
(da Sunken Tr e a s u r e , 1 9 9 6 )
I più avangua r d i s t i f r a i c o n s e r v a t o -
Reed, “his life was saved by rock
m e z z o m o n d o s o n o l a p iù gra nde
ri, i più tradizi o n a l i s t i t r a g l i i n n o v a -
and roll”. Uno la cui vita è dipesa
r o c k b a n d i n a t t i v i t à . F o r se p erché
tori.
O, se
pr esfaerrài t es, t al at op d
i ùe tgt or a n
de
e
Quante
volte
ch
rock band in a t t i v i t à . Q u a l e s i a l a
“il rock è mort o ” ? Ve d i a m o : a i t e m p i
definizione ch e v i f a p i ù c o m o d o ,
del prog, ai te m p i d e l p u n k , a i t e m p i
quella dei Wi l c o è u n a s t o r i a c h e
della new wa v e , a i t e m p i d e l p o s t
vale sempre l a p e n a d i r a c c o n t a r e ,
rock,
e proba
i ài ci nh-i
fra
visioni
d’Abmi lemr ei cnat ee cf’aenr a
t a sgm
d
i ce ha ev yh M
a eatsacl oDl traut m
om
e edr a
c oa ni tdai sicnh H
) ;l l e
o
note che ha suonato. In ogni moancora quando, insieme all’amato /
mento. Quando divorava incessano d i a t o J a y F a r r a r, s t u d i a v a d i l i g e n temente la copia del White Album
temente le canzoni di Carter Family
che i fratelli maggiori gli avevano
Yoi u
i cl ocri o
lea sNcei
i al t o
n ndgo p
t ee,r oi caonndcaevrat i ad e
ca
a
Jt ae ffe de e
i vsoulouiz, i n
to con
oo
nn
e ; s li ’ asrat i sq tuaanche
lot-s a p e v o l m e n t e - m a p i a c e comunque
t a c o s t a n t e m e n t e p e r a n dare oltre
p e n s a r l o - , h a n n o r i a d a t tato per i
i s u o i l i m i t i . F o r s e p e r c h é del rock
n o s t r i t e m p i a l c u n i m i t i f o ndanti del
- e d e i g e n e r i a d e s s o a ff i ni - conti r o c k : l a m u s i c a c o m e c u ra; il rock
a neo pa um
salde
le
cn ou m
r aa net es n
pe
r er e
s sfi oo rntei ;e la
band
lo
diceva
qua inmdpooE
i si l ip aer ttìr amgi u
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t ar-teriori,
sfide
s sl vi b
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h i pdeel io .CO
l a sqhu adnodpoo i n
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rcaodmi cei ,opr guar nni e
l l eo lionr oc opnetri n
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grinazioni
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di sofferti,
g ip ree rqi tuoar nl ci uare.
Eppure, lun
ci gshair àv isaegm
ln’ u
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d i zBi eo inneg dTi hR
e l tyi m
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e roel l i-n sg i S
mteotnt e -.
t a per odg ev
checosa
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r e sosl ui ozni oi nset i;l i sl ’tai cr thi set a(una
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per cui il r o c k n o n è s o l o v i v o e
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u a nfdaon,, “nbeei l lpi sasninmi od eel l as bsat lal a
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r tsou” ,l
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veg eto, ma è u n a c o s a t r e m e n d a La musica è l a m i a s a l v a t r i c e /
men te seria. J e ff Tw e e d y è u n a d i
Sono stato m u t i l a t o d a l r o c k a n d
q ueste person e . P a r a f r a s a n d o L o u
roll / So no sta t o a d d o m e s t i c a t o d a l
Reed , “h is lif e w a s s a v e d b y r o c k
rock and roll / H o a v u t o i l m i o n o m e
and rock
roll” .a nd
Unor o ll la” (cduai S
v iut an kèe nd iTr
p eesaadal
dai
dischi
sure,
1996)c he h a a s c o l t a t o e d a l l e
centi anni di un’adolescenza fatta
sola, in un pericoloso flashforward
di sbronze e chitarre (come ci racdel suo futuro nei Wilco.
conta in Heavy Metal Drummer); o
Che, se una dozzina d’anni fa poteancora quando, insieme all’amato /
v ad ni aot oa m
e aar lr amr,a ss tsui m
se
o
J abyi r F
d ioa vaad dei lsi g
e rne-
- e d e i g e n e r i a d e s s o a ff ini - conti t r a g l i i n n o v a t o r i ) . F o r se perché
n u a n o a m a n t e n e r e f o r t i e salde le
i n c a r n a n o q u e l l a c h e nell’imma r a d i c i , p u r n e l l e l o r o p e r e grinazioni
g i n a r i o i n d i e è l a b a n d i deale, un
e p r o g r e s s i o n i s t i l i s t i c h e (una cosa
n ieùl acvaannognuardisti
e dei vari
cmhoed feal l od i el ot ircooi p
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note che ha s u o n a t o . I n o g n i m o -
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t e , p a r l a n o l a s t e s s a l i n g ua di tutti
del prog, ai te m p i d e l p u n k , a i t e m p i
che i fratelli m a g g i o r i g l i a v e v a n o
della new wa v e , a i t e m p i d e l p o s t
lasciato in do t e , o an d a v a a c a c c i a
rock, e proba b i l m e n t e c ’ e r a g i à c h i
di dischi dei C l a s h do p o a v e r l e t t o
lo diceva qua n d o E l v i s p a r t ì m i l i t al’ultima
edizio
d i sR
o lpl irneg qSu taol n
e -.
re. Eppure,
ci nsea r à
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di Juenff’ aTw
d o leeesdcye nèz au nfa t tdai
queste
person
e
.
P
r a (f rcaosmaen dcoi rLaocudi sbronze e c h i t a rar e
va, da fan, nei panni della star sul
rock band in attività. Forse perché
palco, bellissima e inesorabilmente
J e ff e i s u o i , n o n s i s a q u a n t o c o n sola, in un pericoloso flashforward
sapevolmente - ma piace comunque
del suo futuro nei Wilco.
p
Cehnes, asrel ou n- ,a hdaonz n
z ion ar i da ’daantnt ai tfoa ppoetre -i
b
r emaek e rpsu r(ap e re sqpuraenstsoi osnueo;n i l as e vbearnod,
co
icnogmeen eorrogsaon ies m
u no pi no ’csonnot ibn)u, ao gc g
r ei spcei r-
m o d e l l o e t i c o n e l c a n o n e dei vari
t e , p ar l a n o l a s t e s s a l i n g ua di tutti
S o n i c Yo u t h , R . E . M . e Radiohead
q u e l l i l a c u i v i t a è s t a t a s alvata dal
( n o n a c a s o , l a m i g l i o r e rock band
r o c k a n d r o l l . C o m e J e ff Tweedy,
i n a t t i v i t à p e r l ’ a l t r a m e t à del mon a
n t of o
. r s e p e r c h é , s e m plicemen dp
op
) .u O
q u e l l i l a c u i v i t a è s t a t a s alvata dal
r o c k a n d r o l l . C o m e J e ff Tweedy,
appunto.
sentireascoltare 27
Roots
Radici. Uno dei mod i p e r r a c c o n t a re la storia dei Wilc o p u ò e s s e r e i l
calcolare quanto si s i a n o a v v i c i n a ti o allontanati da e s s e n e l t e m p o .
E alle radici profond e d e l l a m u s i c a
degli States è infat t i l e g a t o i l p r i mo p rogetto importa n t e d i Tw e e d y :
è il 1987 quando ne l l a n a t i v a B e l leville, Illinois, insi e m e a l l ’ a u t o r e
e chi tarrista (nonch é c o m p a g n o d i
scuola) Jay Farrar e a l b a t t e r i s t a
Mike Heidorn, dà u ff i c i a l m e n t e
vita a una band ch e , n e l v o l g e r e
di quattro album, fi n i s c e p e r d e l i neare paesaggi ine d i t i p e r i l r o c k
alternativo a stelle e s t r i s c e . G l i
Uncle Tupelo. Semb r a c h e t e r m i n i
come alt. country o a m e r i c a n a n o n
sarebbero stati nean c h e i p o t i z z a b i li senza di loro. Se i l l o r o s t i l e è
inizialmente nato d a l l ’ e s i g e n z a d i
suonare country mu s i c p e r i l p u b blico rurale di Bellev i l l e , n o n m o l t o
avvezzo al punk roc k , è s e n z ’ a l t r o
vero che i tre sono t r a i p r i m i a r ifarsi esplicitamente a f o l k e c o u n t r y
più c lassici (dalla C a r t e r F a m i l y i n
giù), e a contamina r e q u e l l a s t e s sa musica con la ru v i d a e v i s i o n a ria irruenza di R.E.M . , M i n u t e m e n
e Replacements . Fa r r a r, Tw e e d y e
Heidorn pescano a p i e n e m a n i d a l l o
scrigno della tradizi o n e , c o n o s s e quio filologico, sì, m a s e n z a t i m o r e
di sporcarla, suona n d o r i s p e t t o s i
dei canoni del gener e ( d a u n p u n t o
di vista lirico quanto d i a l l e s t i m e n to sonoro), e contem p o r a n e a m e n t e
riservando loro un t r a t t a m e n t o d e gno del miglior rock i n d i p e n d e n t e .
28 sentireascoltare
E’ quanto emerge dal debutto No
Depression (Rockville, 1990), ad
oggi considerato un classico del
genere: un blend dai forti contrasti, che conferisce all’indie di marc a D i n o s a u r J r., a l l o r a i m p e r a n t e ,
un sapore dichiaratamente rustico.
Da tali premesse, era necessario
che scaturisse un linguaggio nuov o , c o s a c h e e ff e t t i v a m e n t e a v v i e ne attraverso Still Feel Gone (più
rock e centrato, il migliore) e March 16 20, 1992 (acustico, prodotto da Peter Buck, fan della prima
o r a ) . J e ff s i c u r a m e n t e a m a q u e l l a
musica, ma non si sa ancora per
quanto sia disposto a far parte di
un sistema che lo vede, necessar i a m e n t e , c o m p r i m a r i o . I Tu p e l o che, si sarà capito, sono meritori di
contestualizzazione e trattazione
a sé - durano finché Jay riesce a
mantenere il controllo; nel moment o i n c u i Tw e e d y p o r t a d a l l a s u a
parte il fido John Stirratt (basso),
M a x J o h n s to n ( f i d d l e , b a n j o , d o b r o )
e Ken Coomer (batteria) - ovvero
l a f o r m a z i on e c h e a v e v a r e a l i z z a t o
Anodyne (1993) e aveva strappat o u n c o n t r a t t o a l l a S i r e - , i n s i em e a l m a n a g e r d i l u n g o c o r s o To n y
Margherita, nascono di fatto i Wilc o . F a r r a r, d a l c a n t o s u o , s c e g l i e
di proseguire coerentemente con i
s u o i S o n Vo l t, i l c u i v i a g g i o è a n cora in corso.
Radici, si diceva. Quelle del song w r i t i n g d i Tw e e d y s o n o g i à c h i a r e
i n p e z z i d e g l i U n c l e Tu p e l o c o m e
G u n , T h e L o n g C u t , We ’ v e B e e n
Had e No Sense In Lovin’: una vena
p i ù m e l o d i c a , a p e r t a e p o p d i q u ella
d i c h i a r a t a m e n t e t r a d i t i o n a l d i Far r a r, s e r v i t a d a u n a v o c e n a s a l e e
g r a ff i a n t e a l p u n t o g i u s t o , c h e t r ova
n e l l e s u e a s c e n d e n z e Yo u n g / Dy l a n u n c a r d i n e s u c u i s v i l u p p a rsi.
L a b a l l a d m i d - t e m p o a l l a To m P etty
c h e a p r e i l d e b u t t o d e i W i l c o è pro b a b i l m e n t e l a m i g l i o r e e s p r e s s i one
d e l l e l o r o p o t e n z i a l i t à a l m o m e nto:
I M u s t B e H i g h i n s é n o n è n i e nte
d i t r a s c e n d e n t a l e , m a s p i e g a i l v ec c h i o s o u n d d e i Tu p e l o a d o r i z z onti
più ampi, nutrendosi di melodia e
d e l c l a s s i c r o c k s e m p r e t a n t o c aro
a l l e f r e q u e n z e r a d i o f o n i c h e a me r i c a n e . P e r i l r e s t o , A . M . ( R e p r ise
/ Wa r n e r, 1 9 9 5 ) g e t t a l e b a s i per
i l l a v o r o a v e n i r e c o n l e s u e b elle
s v i s a t e h o n k y t o n k a l l a S t o n e s (la
c a l l i g r a f i c a C a s i n o Q u e e n ) , p i ù un
v a s t o a s s o r t i m e n t o d i : j i n g l e j an g l e ( B o x F u l l O f L e t t e r s) , c o u ntry
l a n g u i d o ( P i c k U p T h e C h a n ge ),
s o f t r o c k ( S h o u l d n ’ t B e A s h a m ed ),
G r a m P a r s o n s (I T h o u g h t I H eld
Yo u , I t ’s J u s t T h a t S i m p l e , f i r m ata
d a S t i r r a t t ) , b l u e g r a s s ( T h a t ’s Not
T h e I s s u e ) , l ’ o v v i o N e i l Yo u n g s ter z a t o s u u n a h i g h w a y ( P a s s e n ger
S i d e ) . A s c u o t e r e u n p o ’ i l r i s c h i o di
u n o s h o c k r a d i o f r i e n d l y a r r i v a ver s o f i n e p r o g r a m m a i l f o l k i n t i m o di
D a s h 7 e , i n s o m m a , p a r e c o m u n que
p o s s a e s s e r c i v i t a o l t r e l ’ a l t . c o un t r y ; m a s o n o t u t t e i d e e d a s v i l u p p are
m e g l i o i n f u t u r o , m a g a r i c o n l ’ o b iet t i v o b e n p u n t a t o v e r s o i l b e r s a g lio.
C ’ è p e r ò u n p r o b l e m a - i l p r i mo
d i t a n t i - r i g u a r d o l a l i n e u p : Jeff
n o n è p o i q u e s t o g r a n d e c h i t a r r i sta,
tanto che le p a r t i s o l i s t e d e l d e b u t to sono state c o m p l e t a t e d a B r i a n
Hennemann d e i B o t t l e R o c k e t s . L a
soluzione è a p o r t a t a d i m a n o , n e l l e
vesti di un va l e n t e p o l i s t r u m e n t i s t a
e arrangiatore c h e r o n z a v a i n t o r n o
agli studios, a l p u n t o d i f i n i r e n e l
booklet del c d t r a i r i n g r a z i a m e n t i
speciali e, po c o p i ù t a r d i , s u l p a l c o
a rimpolpare s u o n o e a r r a n g i a m e n ti. Con i nuovi e n u m e r o s i s t i m o l i d i
Jay Bennett i n o r g a n i c o , è t e m p o
di alzare imm e d i a t a m e n t e l a p o s t a
in gioco.
In viaggio
La prima, vera s c o m m e s s a d i Tw e e dy si chiama B e i n g T h e r e ( R e p r i s e
/ Warner, 199 6 ) . L a p e n n a è c o s ì
in forma da p r o d u r r e l a b e l l e z z a d i
diciannove ca n z o n i ; n e s s u n a è s a crificabile, piu t t o s t o f i n i s c o n o t u t t e
su un doppio a l b u m , n e l l a m i g l i o r e
tradizione de i ’ 6 0 e ‘ 7 0 . E x i l e O n
Main Street e i l W h i t e A l b u m n o n
sono citazion i a c a s o , c h é q u e s t o
disco è, anzitu t t o , u n d i c h i a r a t o t r i buto al rock a n d r o l l – i l r o c k a n d
roll di Jeff, ne l l o s p e c i f i c o . C h e d a
un lato indoss a s e n z a i n i b i z i o n i t u t te le sue infl u e n z e , d a l l ’ a l t r o a l z a
decisamente i l t i r o d e l s o n g w r i ting, abbando n a n d o s i p i ù s p e s s o
al flusso di co s c i e n z a . I r i f e r i m e n t i
sono tanto si s t e m a t i c i c h e , d i f a t to, ce n’è un o p e r o g n i c a n z o n e ,
dal country n a s h v i l l i a n o d i F a r F a r
Away al Mers e y b e a t d i I G o t Yo u,
dal folk spazi a l e d i R e d E y e d A n d
Blue ai Big S t a r d i S a y Yo u M i s s
Me , dal Rubb e r S o u l d i O u t t a s i d e
(Outtamind) allo Spector sound del
suo rifacimento Outtamind (Outta
Sight), dal bluegrass di Forget The
F l o we r s a l l a S u n R e c o r d s d i S o m e d a y S o o n , d a l j a z z c l u b d i (Wa s I )
I n Yo u r D r e a m s a l l a B a n d d i K i n gpin … Ecco, se c’è un ensemble
di musicisti a cui i Wilco – grazie
ai polistrumentisti Johnston e Bennett, più una nutrita schiera di ospiti
- v o rr a n n o s e m p r e p i ù s o m i g l i a r e è
quello di Robbie Robertson e Levon
Helm, oltre ovviamente agli Stones,
tributati esplicitamente in Monday
e nella conclusiva e scollacciata
D r e am e r I n M y D r e a m s . S o n o p e r ò i
brani d’apertura dei due dischi a fornire significativi squarci sul futuro,
su quella che diventerà – e che qui
è g i à - l ’ a r t e t o r m e n t a t a d i Tw e e d y.
M i s u n d e r s t o o d e S u n k e n Tr e a s u re, manifesti sul vivere il rock and
roll, e sull’alienazione (“you’re so
misunderstood”), i dubbi (“you still
love rock and roll?”) e la frustrazione (“I’d like to thank you all… for
nothing”) che ne scaturiscono. Anche musicalmente le due canzoni
appartengono a un’altra categoria,
e v o ca n d o u n m o o d c h e r i p o r t a a l l e
b a l l a t e d e l N e i l Yo u n g d i O n T h e
Beach, disturbate da vigorosi e incisivi inserti noise (cortesia di Jay
Bennett) che raggiungono picchi
di intensità non comune; flash che
sembrano provenire dritti dai ’70 e
dalle sue leggende rock maledett e ( l ’ a l t r a y o u n g h i a n a d i To n i g h t ’s
T h e N i g h t, c e r t o , m a a n c h e q u e l l a
di Peter Laughner – fondatore dei
primi Pere Ubu, nonché redattore
d i C r e e m i n s i e m e a L e s ter Bangs
- , c h e p r o p r i o a M i s u n d e r stood pres t a a l c u n i v e r s i d e l l a s u a Amphe t a m i n e ) . L’ h o t e l y a n k e e s embra già
d i e t r o l ’ a n g o l o , m a a l m omento, la
b a n d d i C h i c a g o p o r t a a c asa un ri s u l t a t o i m p o r t a n t e e p e s ante, che
c o n t r i b u i r à n o n p o c o a definirne
c r e s c i t a e c a r a t t e r e , o l t r e a fornire
u n b u o n n u m e r o d i c l a s sici a be n e f i c i o d i u n ’ a t t i v i t à c o ncertistica
sempre più intensa.
D a q u i , è u n a r e a z i o n e a catena:
m e n t r e a m e t à 1 9 9 7 c ominciano
g i à i l a v o r i p e r i l s u o s u c cessore, il
b u o n e s i t o d i B e i n g T h e r e (300.000
c o p i e v e n d u t e ) p o r t a i Wilco in
u n o s t r a n o p o s t o . L i c o n tatta Billy
B r a g g , c h e h a b i s o g n o d i una mano
p e r r e a l i z z a r e u n c u r i o so quanto
i n c r e d i b i l e p r o g e t t o d i f i l ologia mu s i c a l e : m e t t e r e i n m u s i c a le parole
i n e d i t e d i Wo o d y G u t h r i e, un ono r e c h e n o n e r a t o c c a t o n emmeno a
D y l a n , l ’ e r e d e d e s i g n a t o ( la leggen d a v u o l e c h e B o b , p r e s e n tatosi alla
p o r t a d e l m a e s t r o , f o s s e mandato
v i a d a u n a b a b y s i t t e r – l o racconta
l u i s t e s s o n e i s u o i C h r o nicles ). Il
c o m b a t f o l k s t e r i n g l e s e sottopone
c o s ì a Tw e e d y & c o . a l cune poes i e a ff i d a t e g l i d a l l a f i g l i a di Woody,
N o r a , r i s a l e n t i a l p e r i o d o fra il 1939
e 1 9 6 7 , c o n l ’ i n t e n t o d i elaborarle
i n u n o s t i l e p e r s o n a l e . Registrato
f r a D u b l i n o e C h i c a g o c on la par t e c i p a z i o n e , t r a g l i a l t r i , di Natalie
M e r c h a n t d e i 1 0 0 0 0 M a n i acs, Mer m a i d A v e n u e ( E l e k t r a , 1 998) è un
r i s u l t a t o c h e s o r p r e n d e t u tti per fre s c h e z z a e r o b u s t e z z a d e l le compo -
sentireascoltare 29
sizioni. Se a Bragg to c c a i l v e r s a n t e
più traditional, ai Wi l c o s i p r e s e n t a
l’occasione di misura r s i a n c o r a u n a
volta con un linguagg i o , i l f o l k - r o c k ,
che sanno padroneg g i a r e e a s s e r v i re ai propri scopi co m e p o c h i a l t r i .
E allora, fra la clas s i c a C a l i f o r n i a
Stars e il groove d i H o o d o o Vo o doo , si verifica un i n e v i t a b i l e c o r tocircuito che porta a D y l a n & T h e
Band (senti I Guess I P l a n t e d ) , o
capita che un testo p a r t i c o l a r m e n t e
toccante ( One By O n e ) v e n g a s e questrato a tempo i n d e t e r m i n a t o
da Tweedy per una d e l l e s u e b a l l a d
più p ersonali. L’albu m è u n t r i o n f o
(sarà tra i più vendu t i d e l l a c a r r i e r a
di Bragg, e frutterà a i W i l c o l a p r i ma nomination a un G r a m m y ) , t a n to da incoraggiare la p u b b l i c a z i o n e
due anni più tardi di u n s e c o n d o v o lume - Mermaid Ave n u e I I ( E l e k t r a ,
2000) - forse un fil o i n f e r i o r e m a
ugualmente riuscito , c o n i N o s t r i
che provano nuove s o n o r i t à i n A i r l i ne To Heaven e Secr e t s O f T h e S e a
e Billy trova un nuov o i n n o a l l a s u a
causa in All You Fas c i s t s . A l d i l à d e l
valore specifico, di p e r s é e l e v a t o
- il g ettare uno sgu a r d o i n e d i t o s u
30 sentireascoltare
Guthrie e proiettare il suo universo
n e l l a c o n t em p o r a n e i t à , o l t r e D y l a n
e la leggenda - , l’intera operazione per i Nostri è un centro inatteso,
quasi fortuito e accidentale (pare
che sia stato Bennett a insistere,
di fronte alle riluttanze iniziali di
Tw e e d y ) , n o n d i m e n o u n a l t r o p a s s o
non da poco nel costruirsi credibilità.
Vu o i p e r r e a z i o n e , v u o i p e r n a t u r a l e
evoluzione, Summerteeth (Reprise
/ Wa r n e r, 1 9 9 9 ) v a i n u n a d i r e z i o n e
d i ff e r e n t e . I n t a n t o , l a b a n d a v e v a
dovuto fare a meno di Max Johnston, avvalendosi del temporaneo
supporto di Bob Egan per gli intensi
t o u r p o s t - Be i n g T h e r e ; c i ò s i r i s o l v e i n u n n uo v o e q u i l i b r i o , c h e v e d e
Bennett condividere la direzione
a r t i s t i c a c o n Tw e e d y. I l p r i m o h a i n
mente di espandere suono e arrang i a m e n t i , ap p o g g i a n d o s i l a r g a m e n te sulle sue tastiere piuttosto che
su chitarre e strumenti tradizionali dell’alt. country; il secondo, pur
p r o v a t o d al l o s t i l e d i v i t a o n t h e
road, si concentra su una scrittura
b a s a t a s u l f o r t e c o n t r a s t o f r a m elodie solari e testi personali, in-
c r e d i b i l m e n t e c u p i , t a l v o l t a v i o l enti
( “ I d r e a m t a b o u t k i l l i n g y o u a gain
l a s t n i g h t , a n d i t f e l t a l r i g h t t o me”,
r e c i t a i m p a s s i b i l e i n Vi a C h i c a go ).
E c c o d u n q u e q u i n d i c i c a n z o n i di
p o p - r o c k p s i c h e d e l i c o e m u l t i s tra t o , a l l a m a n i e r a d e i B e a t l e s del
’ 6 7 e r e l a t i v i B e a c h B o y s , c o n una
s t r i z z a t i n a d ’ o c c h i o a M o t o w n , Phil
S p e c t o r e s p a c e - r o c k . U n p r o f l uvio
d i p i a n o f o r t i , o r g a n i , s y n t h , mel l o t r o n , c l a v i c e m b a l i , p e r c u s s i oni,
c o r i e d e ff e t t i s o n o r i d a s t u d i o , in
u n ’ e s p l o r a z i o n e c i n e m a t i c a c h e si
a l l o n t a n a m a r c a t a m e n t e d a l l e r adi c i f o l k p e r a p p r o d a r e i n u l t i m o l uo g o a u n a f o r m u l a p e r s o n a l e d i i n die
p o p - r o c k ; q u e l l o c h e , a l l a f i n e del
m i l l e n n i o , u n p o ’ t u t t i a s p e t t a v a no.
Il soul pop a passo di kraut di A
S h o t I n T h e A r m - u n a h i t p l a n eta r i a , s e s o l o v i v e s s i m o i n u n m o ndo
p i ù g i u s t o – è g i à u n t r a g u a r d o in
s é , c u i s u l l o s t e s s o v e r s a n t e f an n o e c o l e v a r i e I ’ m A l w a y s I n L o ve,
C a n ’ t S t a n d I t , E LT, N o t h i n g s e v erg
o n n a c h a n g e i n m y w a y ( a g a i n ) , C a ndy
F l o s s ; a d e q u i l i b r a r e l ’ e s u b e r a nza
d i B e n n e t t c ’ è s e m p r e i l l a t o o s cu r o d i Tw e e d y e l e s u e i n d o l e nze
Lennon / Dyl a n : S h e ’s A J a r, Vi a
Chicago , My D a r l i n g ( o r c h e s t r a t a
alla All Thin g s M u s t P a s s ) , H o w
To Fight Lone l i n e s s , m e n t r e a f i n e
programma aff i o r a q u a l c h e r e s i d u o
folky da Being T h e r e ( l a t i t l e t r a c k ,
In A Future Ag e) . A d e s s e r e s i n c e r i
Summerteeth s o ff r e u n p o ’ l a l u nga distanza, m a s a r à c o m u n q u e u n
successo: Pitc h f o r k l o g r a t i f i c a c o n
un bel 9.4 e G r e g K o t ( c r i t i c o d e l
Chicago Tribu n e , n o n c h é b i o g r a f o
ufficiale della b a n d ) l o p a r a g o n a
addirittura a P e t S o u n d s.
Troppa grazia , f o r s e , m a è c o m u n que un bel sa l t o , s o p r a t t u t t o c o n s i derando l’inc e d e r e f r e n e t i c o d e g l i
eventi. Nell’ar c o d i s o l i q u a t t r o a n n i ,
dal 1996 al 2 0 0 0 , i W i l c o h a n n o d i
fatto compiuto u n v i a g g i o a r i t r o s o ,
in una sorta d i p e r c o r s o d i f o r m a zione attraver s o l ’ e s p l o r a z i o n e d e l le loro radici: r o c k ( B e i n g T h e r e ) ,
folk ( Mermaid Av e n u e ) , p o p ( S u m merteeth ). Co n i l n u o v o m i l l e n n i o ,
è giunto fina l m e n t e i l m o m e n t o d i
ingranare la q u a r t a e a n d a r e a v a n ti. Più di tutti, s e p o s s i b i l e .
In avanti
Quando Yank e e H o t e l F o x t r o t a r riva nei nego z i , i l 2 3 a p r i l e 2 0 0 2 , i
Wilco non son o p i ù l a s t e s s a b a n d
che, circa un a n n o e m e z z o p r i ma, si era ba r r i c a t a n e l s u o n u o vo studio di C h i c a g o , T h e L o f t . N e l
frattempo Ken C o o m e r è s t a t o s o stituito dietro i t a m b u r i d a G l e n n
Kotche , si è a g g i u n t o i l p o l i e d r i c o
Leroy Bach e , s o p r a t t u t t o , a l l a f i n e
delle registra z i o n i J a y B e n n e t t è
stato cordialm e n t e a c c o m p a g n a t o
alla porta. L’ a m i c i z i a c h e Tw e e d y
ha intanto str e t t o c o n J i m O ’ R o urke ha finito p e r c o n d i z i o n a r e b u o na parte di q u e s t e s c e l t e , i n s i e m e
al carattere d e l l ’ a l b u m s t e s s o , d i chiaratamente s p e r i m e n t a l e ( B a d
Timing dell’e x G a s t r D e l S o l p a r e
abbia avuto u n ’ i n f l u e n z a d e c i s i v a ) .
L’etichetta su c u i s i a p p o g g i a n o n o n
è più la Repr i s e , m a l a N o n e s u c h ;
un incidente c h e , o l t r e a c a u s a r e u n
significativo r i t a r d o n e l l ’ u s c i t a d e l
disco, è un c a s o s e n z a p r e c e d e n t i
nella storia de l l a d i s c o g r a f i a r e c e n te: entrambe l e l a b e l a p p a r t e n g o n o
alla stessa c o m p a g n i a , l a Wa r n e r.
Il pubblico ch e a d e s s o è p r o n t o a
celebrarne la c o n s a c r a z i o n e è u n
nuovo pubbli c o , a p e r t o , l e g a t o a i
nuovi modi di vivere la musica (l’album viene messo in streaming sul
sito della band, con enorme successo), e ben disposto a seguire
l a l or o n u o v a d i r e z i o n e . I n s o m m a ,
è s t a t o l o s t e s s o Ya n k e e H o t e l F o xtrot a cambiare profondamente i
Wilco, trasformandoli nella band
che avevano voluto sempre essere:
una band che ha qualcosa di - molt o - i m p o r t a n t e d a d i r e , e s o p r a ttutto lo fa secondo i suoi tempi e
i suoi modi. Facile intuire quanto
tormentato sia stato questo proc e s s o , b a s t a g u a r d a r e I A m Tr y i n g
To B r e a k Yo u r H e a r t ( 2 0 0 2 ) , i l b e l
film in b/n di Sam Jones che documenta da vicino le fasi della lavorazione. Ma, aldilà di tutto, quello
che contribuisce maggiormente ad
alimentare ed insieme a rendere
credibile l’aura mitologica sorta intorno alla band di Chicago a partire
da queste vicende, è la caparbietà
che hanno mostrato sin dall’inizio
nel perseguire il loro obiettivo. Che
era di creare il loro capolavoro, la
loro opera più ambiziosa: da qui
l’altissimo investimento di energie
e di aspettative, che hanno finito
per distruggere i vecchi legami - la
vecchia identità - in favore di nuovi,
più solidi e importanti.
Se il quarto album dei Wilco è un
trionfo in piena regola, una strage
d i c ri t i c a e d i p u b b l i c o i n b a r b a a
tutte le previsioni (in primis quelle
dei dirigenti Reprise che, ascoltato
i l m a s t e r, a v e v a n o p r e f e r i t o s c a r i c a re la band), non può essere che per
l a q u a l i t à d e l l a s c r i t t u r a d i Tw e e dy (che produce alcune delle sue
migliori liriche); per il suono profondo e multidimensionale di ogni
singolo episodio (ricercato in ogni
dettaglio, e in questo va reso onore a Bennett); per il modo in cui la
vena sperimentale esalta il carattere dei brani stessi, in un equilibrio
miracoloso fra toni crepuscolari e
improvvisi raggi di sole, malinconie folk e melodie pop, flussi di
noise&drones e arrangiamenti classici. Ciò rende praticamente ogni
brano memorabile e per questo,
aldilà delle possibili ascendenze,
l’album non può che suonare solo
e soltanto come i Wilco. Il lavoro
in fase di mixing di O’Rourke - sub e n t r a t o a J a y B e n n e t t s u e s p r e ss a i n s i s t e n z a d i Tw e e d y, s u l l a s c i a
d e l l ’ e n t u s i a s m o p e r l ’ a l l o ra neona t o s i d e - p r o j e c t L o o s e F ur, insie m e a K o t c h e – c o n t r i b u i sce infine
a s m u s s a r e g l i a n g o l i , a d esaltare
l e m e l o d i e , a c o n f e r i r e l ucentezza
( e n o n , c o n t r a d d i c e n d o l a credenza
p o p o l a r e , a d e n f a t i z z a r e i l lato spe r i m e n t a l e , c o s a c h e i n v e ce voleva
B e n n e t t ) ; c o m e h a a ff e r mato di re c e n t e K i m G o r d o n , “ J i m b o” è il Jack
N i t z c h e d e i n o s t r i t e m p i, e quel l a s u Ya n k e e H o t e l F o x t rot è una
d e l l e s u e m i g l i o r i p e r f o rmance in
q u e s t o c a m p o . Ti r a n d o l e somme,
l a m a g n u m o p u s d e i W i l c o perpetua
u n o d e i p i ù c e l e b r a t i m i t i del rock,
q u e l l o s e c o n d o i l q u a l e i traguardi
p i ù s i g n i f i c a t i v i s i t a g l i a n o soltanto
s u p e r a n d o i p r o p r i l i m i t i , allargando
a l m a s s i m o l e p r o p r i e p ossibilità,
o s a n d o c i ò c h e n o n e r a s tato anco r a o s a t o . U n r i s u l t a t o c h e premia la
b a n d e l a c o l l o c a i n u n a posizione
d i v i r t u a l e s e m i - o n n i p o t e nza, simil m e n t e a q u a n t o s u c c e s so ai Ra d i o h e a d n e l p o s t K i d A.
I n t e o r i a , a d e s s o d o v r e b be essere
t u t t o p i ù f a c i l e . M a c c h é : nonostan t e Ya n k e e a b b i a e l a r g i t o ai suoi au t o r i t u t t e l e g r a t i f i c a z i o n i possibili
( s e s i e s c l u d e u n a g r a n a legale per
l ’ u s o n o n a u t o r i z z a t o d i u n campio n e r a d i o f o n i c o - l a v o c e che recita
i l t i t o l o d e i d i s c o , t r a t t a dal Conet
P r o j e c t ) , i l 2 0 0 3 n o n è u n bell’anno
p e r J e ff Tw e e d y. E ’ a n z i un periodo
p i u t t o s t o b u i o , c h e c u l m i na in una
d i s i n t o s s i c a z i o n e d a g l i a n tidolorifici
a s s u n t i p e r c o m b a t t e r e l e emicranie
c r o n i c h e c h e l o a s s i l l a n o dall’infan z i a , e c h e , i n s i e m e a g l i attacchi di
p a n i c o , e r a n o d i v e n u t e u n enorme
o s t a c o l o a l l a s e m p r e p i ù estensiva
a t t i v i t à l i v e . L a b a n d p e r ò è un tre n o i n c o r s a , n o n s c i v o l a dallo stato
d i g r a z i a i n c u i s i t r o v a , accumula
i m p u l s i e ( s a n a ) t e n s i o n e, per poi
c h i u d e r s i i n s t u d i o a l a v o r are insie m e a O ’ R o u r k e , s t a v o l t a coinvolto
s i n d a l l e p r i m e f a s i d i r e g istrazione
i n q u a l i t à d i m e m b r o a g g i unto.
Q u e s t o r e n d e A G h o s t I s Born (No n e s u c h / Wa r n e r, 2 0 0 4 ) u na sorta di
g e m e l l o o s c u r o d e l s u o predeces s o r e , i n p o s s i b i l e r i s p o s t a a un al t r o d e i m i t i d e l r o c k : q u e llo secon d o i l q u a l e l e o p e r e p i ù t ormentate
s o n o l e m i g l i o r i . R i s p e t t o a Yankee ,
p e r ò , c ’ è q u a l c o s a i n p i ù: nell’ur g e n z a l a n c i n a n t e d e i b r e ak elettrici
d i A t L e a s t T h a t ’s W h a t You Said ,
s e n t i r e a s c o l t a r e 31
nei suoi crescendo, n e l l a t o r r e n z i a le (e immancabilmen t e y o u n g h i a n a )
coda liberatoria, c’è t u t t o u n m o n d o ,
una grammatica roc k c h e s i s c o m pone e ricompone, p e r f a r s i p u r a
espressione. Le can z o n i s i l a s c i a no andare, sciolgon o l e r e d i n i a l l e
emozioni, scorrono f l u i d e i n u n o
streaming che coinvo l g e m o m e n t i e
linguaggi diversi, co m e n e l m o t o r i k
incessante di Spide r s ( K i d s m o k e ) ,
le sue nervose int e r f e r e n z e e l e t triche, le sue impro v v i s e a p e r t u r e
melodiche. Una mer a v i g l i o s a s c h i zofre nia, in cui da un l a t o s i r a d i c a lizzano le velleità s p e r i m e n t a l i ( l e
interferenze di Hand s h a k e D r u g s e
Wishful Thinking , il d r o n e i n f i n i t o
di Le ss Than You Th i n k ) , d a l l ’ a l t r o
si accentua la class i c i t à d i s c r i t t u ra ed esecuzione, c o n u n Tw e e d y
sempre più vicino a i v a r i L e n n o n ,
Young, Dylan, Parso n s , C h i l t o n , e
il gruppo a seguirn e c o n e s t r o e
inventiva l’inesaurib i l e v e n a ( i r a g gi di speranza di H u m m i n g b i r d , l o
spleen indolente di H e l l I s C h r o m e ,
le beffe rock di The o l o g i a n s , l e l u centi tessiture di M u z z l e O f B e e s ,
le sc hegge punky d i I ’ m a W h e e l ,
le carezze malinco n i c h e d i C o m pany In My Back, gl i s c h e r z i c o u n try di Late Greats ), i n u n t e r r i t o r i o
tra folk, pop e rock c h e è s o l o l o r o .
Nel suo quasi imposs i b i l e e q u i l i b r i o
fra maturata esperi e n z a e n a t u r a le espressività, A G h o s t I s B o r n è
il disco più sincero, r e a l e e r i u s c i to dei Wilco, il capo l a v o r o r o c k d i
un’era in cui i due t e r m i n i - “ c a p o lavoro” e “rock” – no n s i i n c o n t r a n o
più tanto facilmente.
To r n a r e a c a s a
Buon a parte del su c c e s s o d e l l ’ a l bum (un altro plebi s c i t o d i c r i t i c a
e pubblico, che fru t t e r à a i W i l c o
il primo posizionam e n t o i n t o p t e n
e il primo Grammy) è d o v u t o a u n
affiatamento sempre m a g g i o r e a l l’interno della band , r e s a a n c o r a
più stabile dall’inne s t o d e l p i a n o
di Michael Jorgens t e n . E s e p o c o
prima della release d i A G h o s t I s
Born il prezioso Le r o y B a c h s i è
perso lungo il camm i n o , a l m o m e n to di ripartire in tou r s u b e n t r a n o i l
polistrumentista Pat S a n s o n e e i l
guitarist extraordina i r e N e l s C l i n e,
due acquisti che fan n o d e l g r u p p o
di Tweedy una micid i a l e m a c c h i n a
32 sentireascoltare
da concerti. E’ questa formazione a
sei - quella attualmente in attività che realizza il primo album dal vivo
d e i W i l c o , K i c k i n g Te l e v i s i o n ( N o n e s u c h / Wa r n e r, 2 0 0 5 ) , t e s t i m o nianza di due homecoming shows a
Chicago del maggio del 2005. Un
lavoro che centra l’obiettivo di far
fede alla reputazione che i Nostri
si sono costruiti in oltre dieci anni,
spesi sui palchi di tutto il mondo in
un neverending tour di dylaniana
memoria, che fa dell’ascolto una
benedizione per ogni fan che si
rispetti e per chiunque si avvicini
a l l ’ u n i v e r s o d i Tw e e d y e i s u o i . Q u i
troviamo infatti un gruppo al massimo del suo potenziale espressivo
- le svisate alla sei corde del fenomenale Cline (sentite come si insinua tra le crepe di Company In My
Back, o esalta i passaggi di Handshake Drugs, o infioretta Ashes Of
American Flags con un solo di prima
classe), i colpi precisi e inventivi di
Glenn Kotche (memorabili i break
i n Vi a C h i c a g o ) , i s o l i d i g r o o v e e
le fedeli backing vocals dell’inossidabile Stirratt, le intessiture reciproche di Jorgensten e Sansone
- , alle prese con il suo repertorio
m i g l i o r e - i n p r e v a l e n z a d a Ya n k e e
e G h o s t, c o n p r e z i o s e c o n c e s s i o n i
a M e r m a i d Av e n u e e S u m m e r t e e t h ,
più una Misunderstood stellare -,
i n u n a c e l eb r a z i o n e c a p a r b i a m e n t e
voluta e cercata.
Un guardarsi indietro fisiologico e
n e c e s s a r i o - p e r p e t r a t o d a Tw e e dy in solitaria nel suo DVD live
S u n k e n Tr e a s u r e ( N o n e s u c h /
Wa r n e r, 2 0 0 6 ) - , c h e p e r ò v i v e d e l l a
c o n s a p e v o le z z a d e l q u i e d e l l ’ o r a .
S k y B l u e S k y ( N o n e s u c h / Wa r n e r,
maggio 2007 - recensito su SA #
31) è l’album del definitivo ritorno
a casa; manco a dirlo, un altro mito
c a r o a l r o c k , c o m e i n s e g n a M r. Z i m merman. Mai come oggi la musica
dei Wilco punta dritto al cuore dell’America, a Memphis, al Big Pink
d e l l a B a n d , a B l o o d O n T h e Tr a c k s ,
in un folk rock lievemente dimesso, ma capace tuttavia di scossoni
sotterranei e profondi. Esaurita naturalmente la propulsione in avanti
e t u t t e l e te n s i o n i a d e s s a l e g a t e ,
resta solo spazio per cantare la serenità del presente, ed esprimerla
in un linguaggio il più familiare possibile (la classicità soul di Hate It
H e r e , l e n o s t a l g i e s e v e n t i e s d i You
A r e M y F a c e) . Q u e l l a c h e s u o n a è
una band estremamente rilassata e
s i c u r a , a ff i a t a t a e i s p i r a t a ( I m p os s i b l e G e r m a n y, s i n e r g i a i d e a l e fra
i l s o n g w r i t i n g d i Tw e e d y e l ’ i n ter p l a y d e l g r u p p o ) , c h e t r o v a p e r f ino
i l m o m e n t o d i g i g i o n e g g i a r e con
l e a c q u i s i t e c a p a c i t à t e c n i c h e (gli
s t a c c h i b u ff o n e s c h i d i S h a k e I t Off,
i m i l l e c a m b i d ’ u m o r e d i Wa l k en ,
l a p a v e m e n t i a n a S i d e O f T h e S ee d s ) , s e n z a r i n u n c i a r e a l l e u r g e nze
e s p r e s s i v e d i u n i n t i m i s m o a n c ora
s e n t i t o e a c c o r a t o ( S k y B l u e Sky,
P l e a s e B e P a t i e n t Wi t h M e , W hat
L i g h t ) . L a s u p e r f i c i e r e s t a c a l ma,
s o l o a p p e n a i n c r e s p a t a d a u n a lie v e i n q u i e t u d i n e ( l a f i n a l e O n And
O n A n d O n ) . “ F o r s e i l s o l e oggi
s p l e n d e r à , l e n u v o l e s p a r i r a n no ”,
c a n t a J e ff i n E i t h e r Wa y . G i à , f o rse.
C o n l ’ i m p l i c i t o a z z a r d o c h e , c o n la
c h i u s u r a d e l c e r c h i o , s o p r a g g i u nga
a n c h e l a s t a s i d e l l a m a n i e r a . E ’ un
r i s c h i o c h e – n e s i a m o q u a s i c erti
- i W i l c o c o r r e r a n n o c o s c i e n t e m en t e , p e r v i v e r l o f i n o i n f o n d o . E poi,
chissà, scongiurarlo.
“ D e v i i m p a r a r e a m o r i r e , s e v uoi
v o l e r e s s e r e v i v o ” ( d a Wa r O n War,
2002)
Provando a spezzarti il cuore:
una guida agli extra
S e g l i a l b u m p r i n c i p a l i n o n v i b a sta n o e v o l e t e t u t t o - m a p r o p r i o t utto
- , p u ò e s s e r e u t i l e q u a l c h e i n d i ca z i o n e a g g i u n t i v a . I n p r i m i s , p e r un
m a g g i o r e a p p r o f o n d i m e n t o s t o r i cob i o g r a f i c o , c ’ è d a p r o c u r a r s i i l l i bro
d i G r e g K o t L e a r n i n g H o w To Die
( 2 0 0 4 , n o n a n c o r a t r a d o t t o i n i t a lia n o , r e p e r i b i l e s u A m a z o n . c o m ) ; uno
s g u a r d o a f o n d o s u l l a v i t a d i Tw ee d y, l e d i ff i c i l i d i n a m i c h e i n t e r n e alla
b a n d , i l u n g h i t o u r, g l i e v e n t i cru c i a l i c u l m i n a t i n e l l a r e a l i z z a z i one
d i Ya n k e e H o t e l F o x t r o t . A q u e sto
p r o p o s i t o , c o m e g i à i n d i c a t o s o pra,
i l f i l m d i S a m J o n e s I A m Tr y ing
t o B r e a k Yo u r H e a r t è u n a v i s i one
f o n d a m e n t a l e , t a n t o n e l l ’ i l l u s t r a re i
p r o g r e s s i n e l l a l a v o r a z i o n e d e l di s c o , q u a n t o n e l f o r n i r e u n r i t r atto
i n t i m o e c r u d o d e l g r u p p o d a l l ’ i n ter n o . U n ’ i d e a l e v i a d i m e z z o f r a Let
I t B e ( g l i s c a z z i f r a Tw e e d y e Jay
B e n n e t t r i c o r d a n o q u e l l i s t o r i c i fra
M c C a r t n e y e H a r r i s o n ) e M e e t ing
People Is Eas y d e i R a d i o h e a d ( v e d i
l’uso del bianc o e n e r o , l ’ a l t e r n a n z a
interviste / liv e ) ; l ’ e d i z i o n e i n D V D
beneficia di u n b o n u s c o n s c e n e
tagliate e bra n i e x t r a . R e s t a n d o i n
tema, il docum e n t a r i o d e l 1 9 9 9 M a n
In The Sand r a c c o n t a i n m a n i e r a
analoga il pro g e t t o M e r m a i d A v e nue, ruotand o p e r ò m a g g i o r m e n t e
attorno alle f i g u r e d i B i l l y B r a g g e
di Nora, la fig l i a d i G u t h r i e .
In attesa di u n D V D l i v e d e l l a b a n d
(vista la cance l l a z i o n e p e r p r o b l e m i
tecnici di que l l o t r a t t o d a K i c k i n g
Television ), i l g i à c i t a t o S u n k e n
Treasure ren d e g i à u n o t t i m o s e r vizio, raccont a n d o c i n q u e d a t e d e l
tour di Jeff Tw e e d y n e l f e b b r a i o
2006. E’ il mig l i o r m o d o p e r g u s t a r s i
ogni sfaccetta t u r a d e l l a p e r s o n a l i t à
del leader dei W i l c o , o r a d i v e r t e n t e
e cordiale, or a f e r o c e e s a r c a s t i c o ,
ora intimo e r i f l e s s i v o ; l e e s i b i z i o ni, che in alcu n i c a s i v e d o n o l a p a r tecipazione d i N e l s C l i n e e G l e n n
Kotche, atting o n o a n c h e d a l r e p e r torio di Uncle Tu p e l o e L o o s e F u r.
In merito a q u e s t ’ u l t i m o p r o g e t t o ,
che – ricordia m o - v e d e i n a z i o n e
Tweedy insiem e a J i m O ’ R o u r k e e
lo stesso Kotc h e , s e g n a l i a m o i d u e
album finora pubblicati da Drag
C i t y, l ’ o m o n i m o L o o s e F u r ( 2 0 0 3 )
e il recente Born Again In The
U.S.A. (2006); sperimentale e dilatato il primo, più rock e classico il
s e c on d o . A n c h e s e è i n d u b b i a m e n te il più famoso, avendo beneficiato
d e l l a s c i a d i h y p e s e g u i t a a Ya n k e e
H o t el F o x t r o t , L o o s e F u r n o n è
l ’ u n i c o s i d e p r o j e c t d i Tw e e d y. G i à
nel 1996, sotto lo pseudonimo di
Scott Summit, aveva partecipato a
D o w n B y T h e O l d M a i n s t r e a m, i l
p r i m o a l b u m d e i G o l d e n S m o g, s upergruppo informale composto da
membri di Jayhawks e Soul Asylum;
una gradevole collezione di canzoni
oscillanti fra alt. country e classic
r o c k , b i s s a t a n e l 1 9 9 8 c o n We i r d
Ta l e s ( J e ff h a p a r t e c i p a t o i n m i s u r a
m i n or e a n c h e a A n o t h e r F i n e D a y
del 2006). Dello stesso tenore è la
c o l l ab o r a z i o n e a D o w n Wi t h Wi lco (appunto), album del 2003 dei
Minus 5 di Scott McCaughey che
vede i Nostri in fase di co-scrittura
ed esecuzione di alcuni brani; un
bell’esercizio di pop-folk con forti
f r a g ra n z e B e a t l e s e B i g S t a r.
Per concludere, alla categoria fans
only, troviamo i due bonus EP di
Ya n k e e H o t e l F o x t r o t e A Ghost
I s B o r n , e n t r a m b i s c a r i cabili dal
s i t o d e l l a b a n d u n a v o l t a inserito
i l c d n e l c o m p u t e r ( i n a l cuni paesi
s o n o s t a t i r i l a s c i a n t i a n che come
s u p p o r t i f i s i c i ) . I l p r i m o , conosciu t o c o m e M o r e L i k e T h e Moon , in c l u d e f r a l e a l t r e c o s e u n ’alternate
t a k e d i K a m e r a e u n p r i m o tentativo
s u H a n d s h a k e D r u g s , m e ntre il se c o n d o , a c c a n t o a d a l c u n e rese live
d i b r a n i d i A G h o s t, r e g ala le ine d i t e P a n t h e r s e K i c k i n g Television
( p o s s i b i l m e n t e i l b r a n o più sporco
r e a l i z z a t o d a i W i l c o ) . S olo per ir r i d u c i b i l i i l Wi l c o B o o k del 2004,
o g g e t t o d a c o l l e z i o n i s m o fra i più
a m b i t i , c o n a r t w o r k r e a l i zzato dal l a b a n d , i n t e r v i s t e , s a g g i , poesie e
u n c d d i i n e d i t i r i s a l e n t i al periodo
f r a Ya n k e e e G h o s t. D a segnalare
i n f i n e i l r e c e n t i s s i m o d o c umentario
d i C h r i s t o p h G r e e n e B r e ndan Can t y d e i F u g a z i ( g i à a u t o r i di Sunken
Tr e a s u r e ) , S h a k e I t O ff, pubblicato
c o m e D V D b o n u s n e l l a e d izione de l u x e d i S k y B l u e S k y, c h e racconta
l a g e s t a z i o n e e r e a l i z z a zione del
d i s c o t r a m i t e r i c c h e i n t e r viste e di v e r s i c l i p d e l l a b a n d i n s t udio.
s e n t i r e a s c o l t a r e 33
turn it on
Art Of Fighting – Runaways (Remote Control Records, aprile
2007)
Genere: slow-core
A r t O f F i g h t i n g . C h e b u ff o n o m e p e r u n a b a n d c h e f a d e l l a m a l i n c o n i a e
d e l l a d e l i c a t e z z a i p r o p r i p r i n c i p i e s i s t e n z i a l i , i q u a l i , d e l c o m b a t t i m e nto,
s o n o l a p i ù v i v i d a n e g a z i o n e . P a r a d o s s o q u e s t o c h e g i à e r a e m e r s o p osi t i v a m e n t e d a i p r i m i d u e a l b u m d e l l a b a n d a u s t r a l i a n a : Wi r e s ( 2 0 0 1 ) e Se c o n d S t o r e y ( 2 0 0 5 ) . E n t r a m b i d i s t r i b u i t i i n E u r o p a i n n e t t o r i t a r d o r i s p etto
a l l a l o r o p u b b l i c a z i o n e i n m a d r e p a t r i a . S t e s s a c o s a s e m b r a a v v e n i r e an c h e p e r R u n a w a y s : p e r o r a d i s t r i b u i t o , f u o r i d a i c o n f i n i n a z i o n a l i , s o l t a nto
i n G i a p p o n e . D i s i n t e r e s s e i n c o m p r e n s i b i l e d a t o c h e q u a ( c o m e a n c h e p er i
p r i m i d u e a l b u m ) c i t r o v i a m o t r a l e m a n i u n d e l i c a t o t e s o r o d a p r o t e g g ere.
Non certo da trascurare.
C ’ è l ’ o c e a n o i n q u e s t e c a n z o n i . C ’ è t u t t o l ’ o c e a n o c h e h a n n o d o v u t o a t tra v e r s a r e p e r a r r i v a r e f i n q u a d a M e l b o u r n e , A u s t r a l i a . O n d e l u n g h e c h e si
alzano e si abbassan o l e n t a m e n t e , c h e s i p r o p a g a n o d e l i c a t a m e n t e d a q u e l l o s t e s s o c e n t r o c h e f u o r i g i n a t o d alla
prima nota che i mai d i m e n t i c a t i R e d H o u s e P a i n t e r s f e c e r o c a d e r e s o l e n n e m e n t e i n q u e l m a r e d i c a l m a . I n f atti,
è lo stesso principio d i b a s e , l a l e n t e z z a , a s e g n a r e i l p a s s o d i q u e s t e u n d i c i c a n z o n i , f r a t r a m e c h i t a r r i s t i c h e in
crescendo, nostalgic h e n o t e d i p i a n o e u n a v o c e c h e d a s o l a r i e s c e a e n t r a r e s o t t o p e l l e c o n s t r u g g e n t i m e l odie
mai banali.
È proprio quest’ultim o e l e m e n t o i l v a l o r e a g g i u n t o d e g l i A r t O f F i g h t i n g ; c i ò c h e p i ù r e n d e l a l o r o f o r m u l a o r i g i n ale
rispetto alla classica d e f i n i z i o n e d i s l o w - c o r e . L a v o c e d i O l l i e B r o w n e, u n u m b r a t i l e i n c o n t r o t r a C h r i s M a rtin
e Andy Yorke (il lea d e r d e i m i s c o n o s c i u t i U n b e l i e v a b l e Tr u t h e f r a t e l l o d e l p i ù f a m o s o T h o m) h a i l p o t e r e di
ridestare antiche me l o d i e s t r u g g e n t i c h e c i s e m b r a d i c o n o s c e r e d a s e m p r e . È p r o p r i o q u e s t a s f u m a t u r a p o p del
cantato, intessuta in u n d i l a t a t o c o n t e s t o s t r u m e n t a l e m o l t o c u r a t o , a r e n d e r e l a l o r o m u s i c a c o s ì s u g g e s t i va mente spontanea, na t u r a l e e o n e s t a . M a , n o n p e r q u e s t o b a n a l e . I m m a g i n a t e i C o l d p l a y, s p o g l i a t i d i o g n i o r p ello
commerciale, sprofo n d a r e n e l l e n t o i n c e d e r e d e i R e d H o u s e P a i n t e r s a m m i c c a n d o a l l a l e g g e r e z z a s t i l i s t i c a dei
Bedhead più delica t i . C i ò c h e n e v i e n e f u o r i s o n o s t r u g g e n t i b a l l a d s i n t r o s p e t t i v e : t a n t o i m m e d i a t e n e l l a l oro
melodica epifania, q u a n t o p e n e t r a n t i p e r l a l o r o r i c e r c a t e z z a c o m p o s i t i v a . C a n z o n i c o m e M i s t y A s T h e M o r n ing
e Territories ci avvo l g o n o c a n d i d a m e n t e m o v e n d o s i i n p u n t a d i p i e d i t a n t o è d o l c e e r a ff i n a t a l a l o r o t r a t t e g g i ata
traiettoria. Certo, no n m a n c a n o e p i s o d i p i ù i n c a l z a n t i ( M y s t e r i e s ) o p i ù s b a r a z z i n i ( R i d e A f t e r R i d e – c a n t a t a d alla
bassista Peggy Frew) , m a t u t t o c i ò s u ff r a g a a n c or p i ù l a c o m p l e t e z z a d e l l ’ a l b u m .
Un disco profondam e n t e l e g g e r o . F a t t o d i o n d e . O n d e l u n g h e c h e c u l l a n o , c h e r i l a s s a n o , c h e s u s s u r r a n o d e l i ca tamente che l’ocean o è f a t t o p e r i n c o n t r a r e l a t e r r a , l a c o s t a , l a s a b b i a . “ I d o n ’ t k n o w w h e r e I ’ m g o i n g / s o me where where the wa t e r m e e t s t h e l a n d ” (S y c a m o r e A n d S a n d ) . (7 . 5 / 1 0 )
Andrea Provinciali
34 sentireascoltare
e ok la morale, però vederli (ved e r l i - a s c o l t a r l i a s s i e m e ) f a e ff e t t o ,
aggiunge quel tocco in più, proprio
come il loro scarto musicale rispetto alla tradizione, umile e rispettoso assieme (accade per dire nel bel
lavoro ritmico di Barnes su Zozobra
e i n t a n t i a l t r i a n f r a t t i ) . Tu t t o s o mmato, visto il prezzo speciale del
cofanetto un pensierino ce lo farei
( 7 . 0 /1 0 )
Edoardo Bridda
A Hawk And A Hacksaw And The
Hun Hangar Ensemble - Self
Titled (CD+DVD, Leaf / Wide, 7
maggio 2007)
Genere: folk dell’est
e balcani assortiti
Il doppio form a t o C D p i ù D V D d o cumenta sia il m e g l i o d e l l a c o l l a b o razione del d u o c o n l ’ H u n H a n g a r
Ensemble - u n q u a r t e t t o d i m u s i c i sti folk unghe r e s i p e r i q u a l i J e r e m y
Barnes ha lett e r a l m e n t e p e r s o l a t e sta - e un doc u m e n t a r i o c e l e b r a t i v o
per la serie: u n ’ i n t r o d u z i o n e a g l i A
Hawk And A H a c k s a w c o m e f i l o s o fia di coppia e v i t a o n t h e r o a d .
La parte aud i o n o n o ff r e g r o s s e
sorprese: è m o l t o e s t - f o l k ( z o n e d i
riferimento d i c h i a r a t e : o v v i a m e n te Ungheria m a a n c h e R o m a n i a ,
Serbia e Klez m e r ) c o n m e t à b r a n i
traditional e l ’ a l t r a f a t t a d i c o m p o sizioni origina l i s p a r t i t e e q u a m e n t e
tra le due for m a z i o n i . L a p a r t e v i deo invece è u n a n a r r a z i o n e e s t e tica: nessuna i n t e r v i s t a o p a r l a t o
durante i suoi v e n t i m i n u t i , s o l t a n t o
un occhio che c a t t u r a u n a m a n c i a ta di live in m e z z o a l l a g e n t e ( a l cune curiose t a p p e c o n d e g l i i n d i e
kid che non s a n n o s e p o g a r e o p pure no) e al c u n i b a c k s t a g e ( p r i m i
piani della b e l l a H e a t h e r, J e r e m y
che tamburell a v i r t u o s o , l ’ a c q u i s t o
di un cappello c o n i c a m p a n e l l i n i ) .
La forza di q u e s t e r i p r e s e s t a n e l
mood e sopra t t u t t o n e l l ’ a b i l i t à d e l
regista di rac c o n t a r e l ’ i n t e r a z i o n e
tra i due mus i c i s t i a m e r i c a n i ( u n o
che sembra p i ù u n m e t i c c i o e l ’ a l t r a
dai lineament i f r a n c o - a n g l o a s s o n i )
nel contesto t r a d - f o l k c o n i l q u a l e
hanno deciso d i s p o s a r s i . C ’ è d e terminazione, s e m p l i c i t à e u m i l t à
nell’approccio v e r s o m u s i c h e c o s ì
lontane dalle p r o p r i e r a d i c i e a b i tudini di vita, e o k l a m u s i c a u n i s c e
A A . V V. – S h u t U p A n d D a n c e !
U p d a t e d ( O s t g u t To n / F a m i l y
A f f a i r, 2 9 m a g g i o 2 0 0 7 )
Genere: electro ballet
L’ e l e c t r o s i i n s i n u a s e m p r e d i p i ù
nel panorama della musica contemporanea classica. Come già
l’anno scorso avevamo assistito
all’eccellente tributo della London
S i n f o n i e t t a s u Wa r p , e c o m e i n
questi giorni abbiamo visto il guru
S t o ck h a u s e n i n s e r i t o n e l p r o g r a m m a d i D i s s o n a n z e i n s i e m e a i B o oks o ad altri alfieri del glitch, così
questa produzione tedesca ci riporta sul palco (del balletto). Insomma
al dancefloor ‘per intenditori’.
L e mu s i c h e r a c c o l t e p e r l ’ e s i b i z i o n e
dello Staatsballet di Berlino sono
piacevolmente distanti dall’immaginario del balletto post-romantico e
starebbero bene in qualsiasi compilation della Raster-Noton o della
~ s c ap e : p a e s a g g i g l i t c h s i d e r a l i ,
c o s t r u i t i s u l s u o n o e s u l l ’ e ff e t t o
minimal-techno, sonorità post-dub,
discussioni al limite del minimal
s i n f o n i c o . L’ i n n e s c o d i n s i ., a d
esempio, ci fa intravedere attraverso tendaggi di arpe(ggiatori) cosa
potrebbe diventare il chill-out dopo
l’incontro con la techno misurata di
P o l e, l a m i s t i c a p r o g r e s s i v e p o s t Ta n g e r i n e D r e a m d i  m e r i a t t u a lizza il suono electro-krauto degli
anni 80 e lo riporta a nuova vita,
prato perennemente fiorito di beat
in crescendo su pattern per nostalgici dei sequencer Amiga. Luciano
ritorna per qualche momento ai voc o d e r d e l To u r D e F r a n c e k r a f t w er k i a n o , m e n t r e l a c o n c l u s i v a S y mphony For The Surrealists è una
splendida ninna nanna à la Satie,
un piccolo gioiellino mozartiano
fatto di glockenspiel filtrati con ar-
c h i a t i n t e p a s t e l l o e p ercussioni
caldissime.
U n p r o g e t t o c h e c o n f i n a con l’am b i e n t , m a c h e i n p i ù c o s truisce un
p o n t e s u l l o s t r e t t o c h e d i vide il pal c o d e i t e a t r i d a l r a v e , l a classicità
d a l l a ‘ s p o r c i z i a ’ i m p e r f ettamente
v o l u t a d e l g l i t c h , q u e g l i a zzardi che
s i i n t r a v e d e v a n o n e i m i scugli offj a z z d i A m o n To b i n e nelle notti
o p e n a i r d e g l i O r b. L a l e zione del l ’ o r m a i s e p o l t a n e w a g e r itorna qui
c o n i l s u o u n i c o p u n t o d i f orza: mu s i c a c o m e m e l t i n ’ p o t t r a idealismo
d a s t u d i o e a n i m a ( o v viamente)
black. (6.7/10)
Marco Braggion
A A . V V. – R u m b l e I n T h e J u n g l e
( S o u l J a z z / F a m i l y A f f a i r, 1 0
maggio 2007)
Genere: ragga-jungle
O g n i c o m p i l a z i o n e d e l l a Souljazz
è u n s a g g i o s o c i o l o g i c o sugli usi,
c o n s u m i , c o m p o r t a m e n t i e conse g u e n z e d e l p e r i o d o m u s i cale preso
i n e s a m e . M e g l i o d i q u alsivoglia
t e s t o s c r i t t o , R u m b l e I n The Jung l e r i p e r c o r r e l ‘ a g e d ’ o r del ragga
j u n g l e , u n a c o n s e g u e n z a del breakb e a t ( c i o è l ’ a n t i t e s i d e l l a cassa in
q u a t t r o p r o p r i a d e l l ’ h o u s e e della
d i s c o ) n a t a n e l p r i m o l u s tro dei ’90
nella Londra post-rave.
U n a m u s i c a , l a j u n g l e , proibiti v a d a b a l l a r e p e r c h é asincrona
e m o n c a r i t m i c a m e n t e , nevrotica
c o m e l ’ h a r d - c o r e m a c o n più funk
n e l D N A , m a l l e a b i l e a t a l punto da
p e r m e t t e r g l i - n e l 1 9 9 4 c i rca - l’in c o n t r o c o n l ’ e v o l u t i v o r h yming del
reggae: il ragga.
I n R u m b l e I n T h e J u n g l e troverete
i l m e g l i o d i q u e l p e r i o d o , dai Ragga
Tw i n s ( F l i n t y B a r m a n e D emon Roc -
s e n t i r e a s c o l t a r e 35
kers, due mc dello U n i t y s o u n d - s y stem) di Ragga Trip, Ta n S o B a c k e
Illegal Gunshot ad A s h a S e n a t o r d i
One Bible, dai Shut U p a n d D a n c e
(Philip ‘PJ’ Johnson e C a r l ‘ S m i l e y ’
Hyman) di No Doub t s i n o a i c l a s sicissimi incredible d i M B e a t W i t h
General Levy e Orig i n a l N u t t a h d i
Uk A pachi & Shy F x . Tu t t o o v v i amente da ascolta r e ( r e s i s t e n d o
nel ballare) sfoglian d o l ’ e s a u s t i v o
booklet incluso nel l a c o n f e z i o n e .
(7.0/10 )
fidenza, incoraggiati dall’appeal
melodico di Fabio Orsi (Sometimes
T h e E n d O f S o m e t h i n g) , d a g l i a mmiccamenti al glitch-pop di Mark
Hamn (The Passenger Of A Little
Gianni Avella
A A . V V. – Tr e e s I n T h e A t t i c s .
A n H o m a g e To H u n d e r t w a s s e r
(Akoustic
Desease,
aprile
2007)
Genere: avant-folk, drone
music, psichedelia
Che abbiano le sem b i a n z e d i c o l l a ge dada (quelli di (e t r e ) e D o n a t o
Epiro) o di semplic i f o l k b a l l a d ( i l
napoletano K-Conjo g) ; c h e p r o f u mino di Oriente (lo s c o n t r o t r a i l
sax di Valerio Cosi e l a c h i t a r r a d i
Wilson Lee a nome C o l d S o l e m n
Rytes In The Sun , i l p r o g e t t o B r a d
Rose/Micheal Donn e l l y A l l i g a t o r
Crystal Moth ) o si s p o r c h i n o d i r u more ( Die Stadt De r R o m a n t i s c h e
Punk, Jukka Reve r b e r i i n l i b e r a
uscita dai Giardini di M i r ò ) ; c h e s i a no bozzetti di psiche d e l i a s o g n a n t e
(il collettivo Stoneb a b y) o d i v a g a zioni improvvisate ( i l g i o v a n i s s i m o
terzetto bergamasc o d e i C l a n) , i
brani della compila t i o n i n a u g u r a l e
Akoustic Desease co n d i v i d o n o t u t t i
con il pensiero – o m e g l i o s a r e b be di re la poetica – d i F r i e d e n s r e i ch Hundertwasser a ff l a t o m i s t i c o e
suggestioni teoriche , t r o v a n d o d u n que nella dedica al g r a n d e a r c h i tetto, pittore e pens a t o r e v i e n n e s e
il comune denomina t o r e - d i c e r t o
molto più che un s e m p l i c e p r e t e sto.
Trees In The Attics è u n o s g u a r do rivolto dall’Italia a l l e s o r t i d i
un movimento artist i c o d i ff i c i l e d a
immortalare perché i n u n m o m e n to di massima cres c i t a . L o s c o t t o
da pagare è dunque p e r c e r t i v e r s i
quello di dover fare i c o n t i u n a s c a letta (composta da b e n 1 8 b r a n i d i
artisti diversi) che p u ò d i s o r i e n t a re, soprattutto ad un p r i m o a s c o l t o .
Ma non sarà difficile p r e n d e r e c o n -
Summer), dalla neniea stralunata di
A Man & A Guitar (Monkey On The
Moon), dagli ultimi contatti con il
rock di (VxPxC), anche con proposte più ostiche ma dotate di grande
f a s c i n o ( Va l e r i o C o s i, S e t h, t h r o uR o o f) . Tr e e s I n T h e A t t i c s v a d u n que visto più come manifesto firmato, alla vecchia maniera, da artisti
uniti da una sensibilità comune,
che come prima vera e propria uscit a ; p i ù c o me c o m u n e d i c h i a r a z i o n e
d’intenti che come documento d’archivio. Ciò precisato, non resta che
rallegrarsi per la nascita di un’etichetta audace come la Akoustic Des e a s e . ( 7 . 3/ 1 0 )
Vincenzo Santarcangelo
A A . V V. – D u b s t e p A l l s t a r s Vo l .
5 M i x e d b y N - Ty p e ( Te m p a ,
maggio 2007)
Genere: dubstep
L a q u i n t a c o m p i l a t i o n s u Te m p a p e r
riconfermare lo stato dell’arte dubstep. Se le precedenti quattro erano incentrate su una cupezza e una
sorta di deriva dark, quest’ultima
v u o l e a ff e r m a r e d i p r e p o t e n z a l ’ e s i stenza di una scuola, vuole far confluire il genere in una classicità ormai doverosa, ma nel contempo ci
fa intravedere quella che potrebbe
essere in fondo già una new wave
post-grime, ricca di spunti “altri”.
L’ i m p r e s a d i u n ’ e n c i c l o p e d i a d e l m i x
n u - d u b s t e p v i e n e a ff i d a t a a l l e m a n i
e a i g i r a d i s c h i d i N - Ty p e , g i o v a n e
m a e s t r o d el l a s c e n a , a p p a s s i o n a t o
c o l l e z i o n i s ta e m i s c e l a t o r e d i s u o n i
a c i d i , p u r o u n d e r g r o u n d l o n d i n ese.
U n d i s c o r e g i s t r a t o i n p r e s a d i r e tta,
v e l o c e , s e n z a u n m o m e n t o d i p au s a , p i e n o d i c o l p i d i s c e n a c h e v an n o d a i p i ù n o t i S k r e a m e H a t cha
a l l e p r o d u z i o n i d i a d e p t i c o n o s c iuti
n e i f o r u m . I l d u b s t e p d i v e n t a così
l ’ u n i c o l u o g o d o v e s i p o s s o n o me s c o l a r e l e a n i m e d e l u s e d a l l ’ i n v ec c h i a m e n t o d e g l i A s i a n D u b F o und a t i o n e d a l l a s c o m p a r s a d i una
p o s s i b i l i t à d i m u s i c a r a p / b l a c k di
p r o t e s t a p o s t - P u b l i c E n e m y . La
s o l u z i o n e s t a s o t t o g l i o c c h i d i t utti:
c o m e l ’ h a r d c o r e h a s b a n c a t o ne g l i a n n i ‘ 8 0 - u s c e n d o d i f a t t o dal l ’ a n o n i m a t o d e l l a p r o v i n c i a o d ella
c e r c h i a d e l l e f a n t i n e - g r a z i e alla
c o e r e n z a e a l l ’ a t t i t u d e , c o s ì o g gi il
d u b s t e p p u ò e s p l o d e r e c o m e u n ico
s t i l e m e l t i n ’ f u t u r i s t a ( m i s c u g l i o che
e l e v a i l s o u l d e l d u b a l l ’ a s t r a z i one
d e l l a m a c c h i n a g l i t c h ) g r a z i e alla
d e d i z i o n e d i u n a s t r e t t a c e r c h i a di
a c c o l i t i c h e s p i n g o n o v e r s o i l n u ovo
s e n z a d i m e n t i c a r e l e r a d i c i p r o f on damente black.
Q u e s t o d i s c o r i c o n f e r m a l a s t a t ura
e l ’ u n i c i t à d e l l a Te m p a . L’ e t i c h etta
d i r i f e r i m e n t o p e r i l g e n e r e n o n in v o l v e s u s c h e m i r i t r i t i , b e n s ì a pre
a d a s c o l t a t o r i e D J s e m p r e più
g i o v a n i , a p e r t i a s o n o r i t à d i v e rse
( v e d i i l r e g g a e / r o c k s t e a d y i n Burn i n ’ , l a t e c h n o m i s s k i t t i n e s c a in
A l r i g h t W h a t ’s H a p p e n i n g o i l r o ots
i n 5 0 , 0 0 0 Wa t t s , t a n t o p e r c i t a rne
a l c u n e ) . S i c u r a m e n t e u n a d elle
c o m p i l a t i o n d e l l ’ a n n o , u n a l b u m per
c a p i r e d o v e s t a a n d a n d o L o n d r a, e
q u i n d i d o v e s t a a n d a n d o l a m usi c a p o s t - c l u b . D o p o q u e s t a n u ova
a ff e r m a z i o n e p o s s i a m o c o n s i d era r e l a Te m p a c o m e l a n u o v a Tr o j an.
Senza esagerare. (7.0/10)
Marco Braggion
Alexander
Robotnik
–
My
La(te)st Album (Hot Elephant
Music / Audioglobe, 8 aprile
2007)
Genere: acid italo house
Vi s i o n i a c i d e i n s a l s a n o v a n t a . E chi
h o u s e . R i t o r n a p r e p o t e n t e m e n t e il
c l u b b i s m o s e n s u a l / r o b o t i c o , m ac c h i n a d i d e s i d e r i o a n t i e d i p i c a d ella
g e n e r a z i o n e p o s t - t e c h n o - t r a n c e . La
p r e s e n z a d i u n m a r c h i o i t a l o c ome
q u e l l o d i M a u r i z i o D a m i è u n ge s t o f u g a c e m a i n t e n s o , u n o s t r a ppo
turn it on
The Clientele - God Save The Clientele (Merge, 8 maggio 2007)
Genere: dream/pop
Questo disco - i l t e r z o v e r o e p r o p r i o p e r l a b a n d d e l l ’ H a m p s h i r e - s ’ i n t i t o l a
come ogni rec e n s i o n e , c r e d o , d o v r e b b e c o n c l u d e r s i : D i o s a l v i i C l i e n t e l e .
Già. Non foss e c h e p e r l a c o c c i u t a g g i n e c o n c u i p o r t a n o a v a n t i l a l o r o
ossessione/vi s i o n e . L’ a m o r e s c o n f i n a t o p e r l o p s y c h o p o p o n i r i c o d e i t a r d i
sixties, quel p e r d e r s i n e l l e c a l i g i n i d i u n ’ i n q u i e t u d i n e e m o t i v a c h e a l l ’ i n i z i o
sembrava sol o u n o t t i m o e s p e d i e n t e e i n v e c e s i è r i v e l a t o n e g l i a n n i c a novaccio ines a u r i b i l e , m a t r i c e d i v a r i a z i o n i s u l t e m a a n c o r a o g g i - a n c o r a
una volta - co n v i n c e n t i .
Accolta in for m a z i o n e l a t a s t i e r i s t a e v i o l i n i s t a M e l D r a i s e y, f o r t i d e l l ’ a c corta produzio n e d i M a r k “ L a m b c h o p ” N e v e r s e d e g l i a r r a n g i a m e n t i o r chestrali dell ’ a n g l o - f r a n c e s e L o u i s P h i l i pp e, i C l i e n t e l e c i p r o p o n g o n o
dunque quatt o r d i c i c a n z o n i c h e s c e n d o n o a p a t t i c o l l o r o t i p i c o s p a z i o tempo raggela t o , l u o g o - n o n l u o g o d e l c u o r e e d e l l a m e n t e , s o u l b r u m o s i
dalle strane s b a v a t u r e p s y c h ( I H o p e Yo u K n o w ) , f o l k e c t o p l a s m a t i c i t r a i n c a n t e s i m o e a l l u c i n a z i o n e ( No Dreams
Last Night ), st r u g g i m e n t i f a n t a s m a d a a n t i c h i a d o l e s c e n t i ( i l c h a m b e r p o p t r a B e e G e e s e L e f t B a n k e d i Isn’t Life
Strange? ) e b r e v i s o u n d t r a c k p e r m i r a g g i t r a f e l a t i ( i l b o o g i e a c i d o d i T h e G a r d e n A t N i g h t, i l p a l p i t a n t e errebì di
The Dance Of T h e H o u r s ) .
C’è la sensaz i o n e c h e M a c L e a n e s o c i a b b i a n o r a g g i u n t o i n c o n t e m p o r a n e a l ’ e q u i l i b r i o d e l l e f o r m e ( vedi le im prendibili sov r a p p o s i z i o n i v o c a l i , i l c o n t r a s t o t r a i t u r g o r i d e l b a s s o e d i l l u c c i c h i o d i t a s t i e r e e c h i t a r r e, la sfug gente cremosi t à d e g l i a r c h i ) e l a m a t u r i t à d e l l a s c r i t t u r a , a l p u n t o c h e p e r s i n o i m o m e n t i p i ù “ a u t o m a t i c i” sembra no colti dalla s c a t o l a d e i s o g n i , s i t r a t t i d e l l ’ i n q u i e t u d i n e o b l i q u a d i S o m e b o d y C h a n g e d , d e l c a r e z z e v o l e languore
di Dreams Of L e a v i n g , d e l l a s i e r o s a m a l i n c o n i a d i H e r e C o m e s T h e P h a n t o m , d e l l e o m b r e a f o l a t e s ul cuore di
Winter On Vic t o r i a S t r e e t … C ’ è a n c h e i l v a l o r e a g g i u n t o d i u n a T h e Q u e e n O f S e v i l l e c h e i n s e g u e g l i abbandoni
desertici dei M o j a v e 3 e q u e l l a B o o k s h o p O f C a s a n o v a c h e s b r u ff o n e g g i a c o n p i g l i o q u a s i d a n c e , a r i badire che
sarebbe l’ora d i a l l a r g a r e l a c e r c h i a d e i c o n s e n s i . S e l o m e r i t e r e b b e r o , e f a r e b b e u n g r a n b e n e a l b e n e amato pop.
Pertanto: Dio s a l v i i C l i e n t e l e . ( 7 . 3 /1 0 )
Stefano Solventi
s e n t i r e a s c o l t a r e 37
della tela house, un a p r o v a d i f o r za, un esserci a pri o r i , u n s e g n a l e
che passa attravers o l e a v v i s a g l i e
già prepotentemen t e a n n u n c i a t e
dalla Scuola Furano ( s i a n e g l i a l bum che in podcast) e d a q u e l l ’ e d o nista del suono tech n o d i To m b o y:
il futuro è già stato. N o i s i a m o q u i
a rimasticarlo, a ri v i v e r l o e t e r n a mente.
Prendete il vocoder i n f a g o t t a t o d i
We Love The Music c h e p i ù D a f t
Punk non si può (ca t a p u l t a t o n e l r i cordo utopico di Gio r g i o) , i l r i c o r d o
balearic post-tenden t i a d i I n A P o sitive Mood , una lac r i m a d i s c u o l a
Photekiana in Addio A d d i o m e d i a t a
da visioni progress i v e ( q u e s t o s i gnori e signore, è il s i n g o l o s t r a p palacrime che non t a r d e r à a f i g u rare nel prossimo D J s e t d i M i s s
Kittin), il ritorno a u n a c o n c e z i o n e
europeista (la soffus i s s i m a e i p n o tica A Coffee Shop In R o t t e r d a m) , i l
detro itismo 808-303 d i D u b l i n - F l o rence-Siena e di I’m G e t t i n g L o s t
In My Brain che rich i a m a i n e v i t a b i l mente il guru Phutu r e.
Ma non solo ricordi : q u i c ’ è a n c h e
il minimalismo krau t o d i Yo u A r e
Fesh! (un richiamo a l l a c o l l a b o r a zione con The Hac k e r ) , l ’ e c c e s s i vità provocatrice po s t - r a v e d i M y
Battery Is Low e u n g u s t o p e r l a
melodia che pervade t u t t o i l l a v o r o
del produttore italian o , o r m a i g i u n t o
all’agognata (?) mat u r i t à ( p r e n d e t e
ad esempio i cresce n d i o n i r i c i d e l l’incipit Disco Sick ). D a c o n s i g l i a r e
anche a chi non baz z i c a p e r d i s c o teche o club. Un lav o r o c h e s e g n a
uno standard imbe v u t o d i t u t t o
quello che è succes s o e c h e s u c cederà. Un disco ho u s e o r c h e s t r a to co n una maestria c h e f a s c u o l a .
Impossibile resistere a l l ’ h e a d ( / a s s )
banging(/shaking). D a c o n s u m a r e
38 sentireascoltare
i n q u a l s i a s i p a r t y. G r a z i e A l e x a n d e r
per la colonna sonora dell’estate. A
p r e s t o , s p er a n d o c h e n o n s i a l ’ u l t i m o . (7 . 2 / 1 0 )
e m o - s t e p t u t t a d a a p p r o f o n d i r e . Ne
s e n t i r e m o a n c o r a d e l l e b e l l e dal
formicaio Anticon. (7.0/10)
Marco Braggion
Marco Braggion
Alias – Collected Remix (Anticon
/ Goodfellas, 15 maggio 2007)
Genere: glitch-hop emo-step
Si faceva presto a dire hip-hop.
Oggi che il tutto è sfumato in uno
smog post-nucleare dopo lo scoppio delle bombe cLOUDDEAD, Sub t l e e R a d i o h e a d, l e c o o r d i n a t e
che tradizionalmente ci legavano al
genere si sono allargate in un intimismo soul che non attinge più solo
alla protesta black, ma che scava
nell’electroemo di casa Morr (un
nome per tutti: Lali Puna). Se proprio vogliamo fare i pedanti, il tutto
v i e n e a n c he d a p i ù l o n t a n o : d a l l e
c r e p e c h e g r u p p i c o m e To r t o i s e,
Fugazi o This Heat hanno causato nella forma quadrata del rock(/
blues); ma questa forse è un’altra
storia.
Già con le precedenti produzioni,
A l i a s c i a v e v a a b i t u a t o a l l a r a ff i natezza e all’eclettismo, evadendo
momentaneamente dal genere, cercando piani multipli su cui scivolare, rivoluzionando l’ormai obsoleto
hip-hop. In questa raccolta di remix
ci ripropone la sua versione dei fatt i . I l s u o g u s t o c o s ì r a ff i n a t o c o l p i sce subito dalle prime note: la semplicissima pop wave mèlo di What
Yo u G a v e Aw a y , i l g l i t c h d i c h i t a r r e
distanti come un’inquadratura di
We n d e r s i n M a r s h o f E p i d e m i c s , i l
vago sapore björkiano in Alienation
e lo splendido drone che riattualizza Given Ground. Ovviamente il ritmo è sempre la base solida su cui
costruire la visione, ma la continua
v a r i a z i o n e c o n e ff e t t i o n i r i c o - g l i t c h ,
rende la passeggiata adatta anche
a chi non è solito camminare sui
carboni ardenti del grime (vedi lo
stupendo medley Karmic Retribution/Funny Sticks o la cupa Clue).
Un percorso che avanza un’ipotesi
di nuovo dubstep, mescolando la
l e z i o n e d e i m a e s t r i d e l l a Te m p a e
nel contempo aprendo su armonie
nordiche che riportano sul piatto
l’intera produzione post-ambient
d e l l a Ty p e . U n m o d o p e r u s c i r e
dalle paludi del grime: la variante
Almandino
Quite
Deluxe
–
Vi o l e n t P o t a t o ( Wa l l a c e - B a r L a
Muerte / Audioglobe, maggio
2007)
Genere: noise-garageblues-core
U n a l t r o d u o ? S o l o c h i t a r r a e bat t e r i a ? U n l u i ( H e ) e u n a l e i ( S h e)?
C i s a r e b b e d a s p a r a r s i i n b o cca,
s e i n b a s s o a d e s t r a n o n c i f o s s ero
d e i l o g h i f a m i l i a r i ; i l p r i m o è q u ello
c o l f a c c i o n e d a r e m i n i s c e n z a c i ne m a t o g r a f i c a , l ’ a l t r o q u e l l o d e l bar
p o s t - a p o c a l i s s e p i ù a m a t o d agli
italiani.
S i g n o r i e s i g n o r e , f r o m B o l o g na,
Te n n e s s e … A l m a n d i n o Q u i t e D elu xe!
U n d u o m i n i m a l e n e l l a s t r u m e nta z i o n e e g r e z z o f i n o a l m i d o l l o , fie r a m e n t e l o - f i e c o n u n a i d e a f i ssa
i n t e s t a : f a r s e m b r a r e B o l o g n a un
p e z z o d i A m e r i c a . E i l b e l l o è che
c i r i e s c o n o p u r e , n a s c o s t i d i etro
l e l o r o b e l l e m a s c h e r e d a w r e s tler
c h e d o n a n o u n u l t e r i o r e t o c c o di
s t r a n i a m e n t o a l l a d e s t r u t t u r a z i one
d e l c o r p o m o r t o d e l r o c k , f r a ntu mato con attitudine garage-punk e
r i d o t t o a e s a n g u i b r a n d e l l i d i b l ues
distorto.
I n q u e s t i n o v e b r e v i p e z z i p r o d otti
d a s u a m a e s t à J i m D i a m o n d ( Dirt b o m b s ) i n q u e l d i D e t r o i t , i d u e ma c i n a n o b l u e s - c o r e c o n l a g r a z i a dei
P u s s y G a l o r e , o v v i a m e n t e , m a an c h e r o c k ’ n ’ r o l l d ’ a n n a t a a l l a C r am p s ( Wi t c h A f f a i r ) , s c h e g g e d i g ara g e l o - f i (B i g M a t c h ) , s l i d e - g u i t ars
s p a r a t e a m i l l e s u g i r i p s y c h o b i l ly.
Il risultato fin a l e è q u e l l o c h e o g n i
vero amante d e l r o c k s i a u s p i c a :
rendere i Wh i t e S t r i p e s u n g r u p po adatto so l o a d u n p u b b l i c o d i
fighetti in cal o r e . D o p o t u t t o q u e s t i
due dichiaran o e s p l i c i t a m e n t e i n u n
pezzo di esse r e p r o u d t o p l a y l o u d .
( 6.8/10 )
Stefano Pifferi
Amiina
–
Kurr
(Ever
/
Audioglobe, 19 giugno 2007)
Genere: chamber folk, pop
Un quartetto d ’ a r c h i i s l a n d e s e , d i
Reykyavik e d o v e s e n n ò ? F o r m a t o
da sole ragaz z e , q u i l a n o v i t à . U n a
gavetta a fian c o d e g l i i n n o m i n a b i l i
di Takk e poi v i a , a t r e a n n i d i d i stanza dal va r o , i l m a r c h i o A m i i n a
è una realtà e n o n s u o n a p r o p r i o
uguale ai nom i c h e n o n s i p o s s o no dire (più). A n z i , p e n s a t e a q u e l
vecchio fanta s m a p e r t r e n t o t t e n n i
chiamato Pen g u i n C a f é O r c h e s t r a
e calatelo ne l m o n d o d e l l e p r o d u zioni bedroom d i q u e s t i a n n i ( R u gla ). Pensate a J e n s L e k m a n c u o r
di panna e ru g i a d a P a t r i c k Wo l f e
fateli evapora r e u n p o ’ c o n l ’ a c c e n dino.
In pratica, le r a g a z z e f a n n o c h a m ber music fat a t a v i c i n a a l l e C o c o rosie ma più u m i l e : u n a t a s t i e r i n a
zucchero a ve l o e u n b e l p o ’ d i s u o nini da mondo d e l l e f a v o l e ( x i l o f o n i
e glockenspie l ) , f i a m m e l l e a d a r c o ,
gelatina di ch i t a r r i n e e u n a m a r e a
di altri ogget t i s o n o r i , e s p e d i e n t i ingredienti di u n q u a l c o s a a m e t à
tra il magico- N e w s o m e i l d é j à - v u
di genere. Un a l b u m c h e p a r e p e n sato elettroni c o e s u o n a t o a c u s t i co. Una colle z i o n e d i t r a c c e c h e
sa essere do t t a m a a l l a f o r m a l i t à
preferisce una s o t t i l e r i s c o p e r t a d e l
folk purista d e i S e t t a n t a ( K o l a p o t ) .
Beninteso, non ci sono che (pochi)
a c c om p a g n a m e n t i v o c a l i e m a i t e sti, come dire che dalla campagna
ci s’addentra in silenzio nel bosco
(Hilli) ad ammirar le stelle (Boga) e
s e n za a n d a r t r o p p o l o n t a n o . H i l d u r
Á r s æ l s d ó t t i r, E d d a R ú n Ó l a f s d ó t t i r, M a r i a H u l d M a r k a n S i g f ú s d ó t tir e Sólrún Sumarliðadóttir (dove
quel dóttir che trovate sempre nei
cognomi islandesi vuol dire “figlia
di”, quindi figlia di Sumarli, di Olafs
ecc.), cercheranno di far comprendere alle generazioni nate dai Settanta che il magico è questione di
volerlo vedere? Che basta poco e
non servono i cartoni giapponesi e
nemmeno Candy Candy? Ne prend i a mo a t t o : d i ff i c i l e e c o r a g g i o s o
emozionare con queste premesse
e Amiina poi non è poi così ebete:
tinge paesaggi oltre il bucolico con
Lori per dire – tastiere, campanellini, batteria rullante e spezzata
– s’incammina per calle tra fumi e
lanterne, in Blafeldur, intona una
fanfara triste come di addio ai propri
cari. Insomma, non è proprio il caso
di fare i cretini, anche se qualche
cosina un po’ così così c’è (Sexaldur). Questione di voler vedere il
neo quando c’è un metro e mezzo
di pelle chiara come il latte però.
Che poi, volete mettere con quelle
pizze della Resonant? (7.0/10)
Edoardo Bridda
A p p a r a t - Wa l l s ( S h i t k a t a p u l t ,
maggio 2007)
Genere: electro IDM
Anche esibendosi in un piccolo
club, dal vivo, Apparat è un’esperienza. È uno in grado di trasportarti in uno show potente, magari un
p o ’ N o v a n t a m a c o n u n ’ e ff i c a c i a d a
Orbital o Faithless. Scarsissime le
c o n ce s s i o n i a l l a c a s s a d r i t t a ( o a l
suono quadrato di Detroit e certe
s c u ol e b e r l i n e s i ) p i u t t o s t o u n a m a l gama pastoso, vivido, aleatorio, nutrito sapientemente a tastiere IDM
e ritmi sincopati, iniezioni electro
e s a p o r i d a n c e y. U n b a l l o c o p r o t a gonista in scenari multiformi dunque, dove prevalgono aspetti sottilmente psicologici e architetture
bio-dinamiche, caratteristiche che
s u di s c o s o n o s p o s a t e a u n d i a logo maggiormente mediato, bellamente sublimato in Orchestra Of
B u b b l e s ( c o n E l l e n A l l i e n ). Dunque
e s c e Wa l l s, t e r z o l a v o r o in proprio
s u l l a l u n g a d i s t a n z a , s u mma delle
e s p e r i e n z e a c c u m u l a t e i n tre anni
t r a s c o r s i t r a d e c i n e d i a pparizioni
l i v e e c o l l a b o r a z i o n i a v ario titolo.
U n l a v o r o d i s t a n t e – m a n on troppo
– d a l l a j o i n t v e n t u r e c o n Mrs Bpitch
C o n t r o l ( u n r e m e m b e r e s plicito sol t a n t o n e i F r a c t a l e s n . 1 e n.2 ), e una
c o l l e z i o n e v a r i e g a t a t a n t o quanto lo
s t a ff c h e h a c o n c o r s o a r ealizzarla.
I l m i s s a g g i o è a ff a r e d i J osh Eustis
d e i Te l e f o n Te l Av i v ( u n a presenza
c h e s i f a s e n t i r e ) , l ’ a r r a ngiamento
a g l i a r c h i d i K a t h r i n P f ä n der e Lisa
Ve r e n a S t e p f , l a b a t t e r i a è di Jörg
W ä h n e r ( i n H a l o e Wh e n ) e le par t i v o c a l i d e l l a v e c c h i a c onoscenza
R a z O h a r a ( H a i l i n F r o m the Edge ,
O v e r A n d O v e r ) e d e l l o s t esso Ring
c h e s i c i m e n t a i n A r c a d i a e Birds
( q u e l f a l s e t t o c h e p a r e a metà tra
T h o m Yo r k e e C h r i s M artin). C’è
m o l t o p o p s o u l f u l l e d i f acile pre s a ( l a s i n c o p a t a H a i l i n g From The
E d g e , e i l f u n k d i H o l d e n ), e pure
a b b a s t a n z a i n d i e t r o n i c a cameristi c a . U n a p r o p o s t a f u r b a p er un pub b l i c o a d i g i u n o d i s c e n e s candinave
c o n u n t o c c o A p p a r a t a s a lvare ogni
livellamento.
A l t r o v e l a c l a s s e s t a i n certi stru m e n t a l i d a l b u o n g i o c o d i voci ( Li m e l i g h t ) , i n s c e n a r i d a l l e timbriche
o r a m a i c a r a t t e r i s t i c h e ( i citati brani
c o n R i n g a l l a v o c e ) e i n una bella
c a n z o n e c o m e H e a d u p ( t ra i Tele f o n Te l Av i v e l e s t e l l e ) . Certamen t e O r c h e s t r a O f B u b b l e s è una di
q u e l l e e s p e r i e n z e c h e n on si ripe t o n o , e p p u r e Wa l l s – c h e fa comun q u e s t o r i a a s é – r a p p r e s enta il pa t c h w o r k d i u n a p e r s o n a l i tà curiosa
d a l g r a n d e t a l e n t o . I l r a mmarico è
p e r q u e l c o r a g g i o c h e f o r se è man -
sentireascoltare 39
cato. La prossima v o l t a l o v o r r e m mo in proprio al ca n t o e c h i s s à …
(6.8/10 )
c a s a ) n o n f u n z i o n a n o , i d e m l e s ce n e t t e o f f d i S t P a u l i ( i n e d i t o p r e s en t e a n c h e n e l D V D ) c h e p o t e v a es s e r e u n h i t , o l e f o r z a t u r e s t i l i s t i che
d i S o u n d o f S u m m e r . I n s o s t a n za,
i l g u a i o d i I t ’s a B i t C o m p l i c a ted
è q u e l l o d i n o n f a r e b a n g . Q u e l mi s t o d i r u v i d o u n i t o a q u e l l e d o z zine
d i s t r o f e g e n i a l o i d i … a r e p o s s i bly
g o n e . (6 . 4 / 1 0 )
Edoardo Bridda
A r t B r u t - Ta l k i n g To T h e K i d s
DVD (Cargo / Goodfellas, 22
maggio 2007)
I t ’s A B i t C o m p l i c a t e d ( M u t e /
EMI, 19 giugno 2007)
Genere: cockney brit pop
Facciamoci un ricam o : p r o p r i o c o m e
i King Kong nella L o u i s v i l l e d e l
post-rock, gli Art Bru t s o n o i g i o c o lieri del revival pos t - p u n k ( o e m u l
rock) di questi anni v i r t u a l - c i t a z i o nisti, e in mezzo a t a n t a s e r i e t à u n
saltimbanco di corte c i s t a s e m p r e
bene, anzi, alle vo l t e è c a p i t a t o
che proprio lui foss e i l p i ù u m a n o
e persino il più geni a l e . D u n q u e , a l
pari dei ragazzi zap p i a n i d ’ o l t r e a tlanti co, la band de l b a ff u t o E d d i e
Argos ha condiviso u n f o r m a t d i f e lici sketch nonché u n c e r t o c i n i s m o
per le pratiche del p o p . A l c o n t r a r i o
loro però, gli Art Bru t s o n o s t a t i a n che un fenomeno. P e r d i r e i l p o r tale Pitchfork ha vo t a t o F o r m e d A
Band come singolo d e l l ’ a n n o , S p i n
dice che sono la mig l i o r e l i v e b a n d
del pianeta ecc. E sa r à q u e s t o f a r e
un po’ da Mark Sm i t h d a c o m i z i o
applicato allo sberle ff o d e l k i d l o n dinese, il fatto che E d c a n t a c o m e
se avesse perennem e n t e 1 7 a n n i ,
quel suo posare st o l t o , f o r b i t o e
deficiente (la memor a b i l e r i m a M o r rissey/Ennessey…). S a r à . M a v i s t o
retrospettivamente
Bang
Bang
Rock’n’Roll è stato u n e s o r d i o c o n
i fiocchi e naturalm e n t e u n a b e l l a
Kids (peraltro altra frase memorabile e miglior sintesi sfottò soc i o l o g i c o di s e m p r e ) . O k . b i s o g n a
parlare del nuovo disco ora, prima
un veloce commento sul discorso
video: “fans only” per la serie: meglio pagare il biglietto e andarseli
a vederli live che guardare il buio
c o n c e r t o d i C o l o n i a i n T V, q u a t t r o
v i d e o s t r e am a b i l i d a Yo u Tu b e e u n
paio di anonimi show-case per televisioni tedesche. E allora com’è
q u e s t o s o p h o m o r e ? I t ’s a B i t C o m plicated è più coeso e meno punk,
meno angular e più assoli USA, un
album senza Kane e senza Guns
con un Argos comunque al centro
della scena dove non mancano alcune zampate niente male.
Nell’ariosa opener Pump Up The
Vo l u m e a d e s e m p i o c ’ è u n o s p a s soso incontro a due, Argos e la
tipa sono nudi (ma con le scarpe
per via dell’altezza) ma lui s’accorge che lei non è troppo attenta alla
musica, le risponde con un ritornel-
anomalia-ortodossia t u t t a b r i t . E c i
riferiamo a Emily Ka n e c h e o r a m a i
è un classico indie s e n z a t e m p o ,
agli headbang punk - r o c k d ’ a t t a c c o
come Formed In A B a n d, o p p u r e M y
Little Brother. Testi e u n t i r o c h e
sfido chiunque a no n r i c o r d a r e c o n
un sorriso stampigl i a t o i n f a c c i a .
Certo, non dimentic h i a m o R u s t e d
Guns Of Milan altro h i t e d e n n e sima esilarante gen i a l a t a a r g o s i a na (vi lascio scoprir e d a s o l i c o s a
sono queste pistole a r r u g g i n i t e d i
Milano). Tutte cose c h e s ’ i m p a r a n o
ascoltando i testi do p o a v e r b a l l a to la musica, e si g o d o n o v e d e n d o
i ragazzi nel DVD Ta l k i n g To T h e
l o c o s ì “ I kn o w I s h o u d n ’ t , a n d I t ’s
possibily wrong to break from your
k i s s t o t u r n o n a p o p s o n g ” . A z z e ccata anche l’altra storiella d’amore
e ordinario cinismo People In Love
dove il cantante interpreta i pensieri di un kid che vuole risolvere i
problemi di coppia a modo suo (“So
p a s s m e t he w i n e , a c i g a r e t t e t o o ,
w e h a v e a bo u t a w e e k a n d a h a l f t o
get through”).
Altrove però, così castigati nell’arrangiamento, episodi come Direct
Hit (seguito pop di Formed A Band)
o I Wi l l S u r v i v e ( s t o r i a o r d i n a r i a d i
un cazzone che ha reso la sua vita
un continuo di alcol e gente per
40 sentireascoltare
Edoardo Bridda
Artanker
Convoy
–
Cozy
Endings (The Social Registry /
Wide, 19 giugno 2007)
Genere: funk-dub, psych rock
S e x y c o m e l ’ i m m a g i n e d i c o per t i n a d e l d i s c o , c u r a t i n e l d e t t a glio
c o n p e r i z i a i n f i n i t a , i b r a n i d i C ozy
E n d i n g s v i v o n o , c o m e t u t t i q u elli
s c r i t t i s i n o r a d a l l ’ A r t a n k e r C o n v oy,
d e l l a l o r o f u n z i o n e d e i t t i c a - s ono
s e g n i , c i o è , i l c u i r u o l o è q u e l l o di
e s i b i r e m o s t r a r e i n d i c a r e . M u s ica
o r n a m e n t a l e - s e n z a a l c u n a n ota
d i b i a s i m o c r i t i c o - c h e s t a v olta
h a i l c o m p i t o d i r i c h i a m a r e l ’ a t t en z i o n e d e l p u b b l i c o s u l l e i m m a gini
d e i v i d e o a r t i s t i d e l c o l l e t t i v o M UX
- g i à a l l a v o r o p r e s s o Tr a n s c u ltu r a , l ’ E l e c t r i c c u l t u r e d i C h i c a go,
l ’ E l e c t r o n i c Vi s u a l i z a t i o n L a b ora t o r y, l ’ U n i v e r s i t à d e l l ’ I l l i n o i s . L’ o pe ra in sé consisterebbe dunque, a
r i g o r e , n e l d v d c u r a t o d a g l i a r t isti
e d a l l o s t e s s o A r t a n k e r, i n u n a se r i e , c i o è , d i n o v e v i d e o c h e a l ter n a n o a s t r a t t i s m i e d e s p e r i m enti
o p t i c a l a r t a d i m m a g i n i d i e s i b i z i oni
d a l v i v o . M a i l d i s c o , d a l l a s c a let t a p a r z i a l m e n t e d i ff o r m e r i s p e t t o a
q u e l l a d e l d v d , s i l a s c i a a s c o l t are,
n o n o s t a n t e q u a n t o s i n o r a a ff e r ma t o , c o m e s e c o n d a o p e r a : s e n s ata,
d u n q u e l ’ i d e a d i i s o l a r e l e d i v e rse
turn it on
Crowded House – Time On Earth (Capitol, 29 giugno 2007)
Genere: pop
Uno ascolta Ti m e O n E a r t h e s i c h i e d e : m a c o m e d i a v o l o f a N e i l F i n n ?
Tutti quelli ch e p o s s o n o d e f i n i r s i “ g r a n d i ” – t u t t i – h a n n o m e s s o i l p i e d e i n
fallo almeno u n a v o l t a . Z i o M a c c a p e r p r i m o : n o n s i c o n t a n o i s u o i d i s c h i
così così (non d a u l t i m o M e m o r y A l m o s t F u l l , r e c e n s i t o i n q u e s t a s t e s s a
sezione). Bria n W i l s o n , m a n c o a p a r l a r n e , c i h a m e s s o q u a r a n t ’ a n n i a r i prendersi. E i n v e c e N e i l – c h e m a g a r i n o n g i o c a n e l l a s t e s s a s e r i e , m a u n
grande del po p l o è s e n z a d u b b i o - s t a s em p r e i n p i e d i . N o n c h e u l t i m a mente sia sta t o c o n l e m a n i i n m a n o : d a l l o s c i o g l i m e n t o d e i C r o w d e d H o u se nel 1996 (a l t o p d e l l a f o r m a , p e r i n c i s o ) , s i è d e d i c a t o a d u e s o l o a l b u m
freschi e ispir a t i ( Tr y W h i s t l i n g T h i s e O n e N i l) , a u n o c o n i l f r a t e l l o n e
Tim (Everyon e I s H e r e ) , e i n m e z z o c ’ è s t a t a a n c h e q u e l l a m e r a v i g l i a d e l
progetto da s o g n o S e v e n Wo r l d s C o l l i d e ( L i s a G e r m a n o , J o h n n y M a r r ,
2/5 dei Radio h e a d , E d d i e Ve d d e r ) .
Adesso, con l a f e b b r e d e l l a r e u n i o n c h e i m p a z z a , d e c i d e b e n e d i r i e s u m a r e i l g l o r i o s o m a r c h i o ; è i n f a tti bastata
qualche sessi o n c o n N i c k S e y m o u r p e r t r a s f o r m a r e i l s u o t e r z o l a v o r o s o l i s t a n e l r i t o r n o d e l l a c a s a a f f ollata . Richiamato anch e i l f i d o M a r k H a r t ( S u p e r t r a m p ) e c o n v o c a t o M a t t S h e r o d ( B e c k ) a r i m p i a z z a r e i l c o m p ianto Paul
Hester dietro i t a m b u r i , l a p o p b a n d p i ù f a m o s a d e l c o n t i n e n t e a u s t r a l e è p r o n t a p e r u n n u o v o g i r o .
Dicevamo, co m e d i a v o l o f a N e i l F i n n ? C h é l a m e l o d i a i m m a n c a b i l m e n t e b e a t l e s i a n a d i S h e C a l l e d U p sa di tutto
meno che di p o s t i c c i o , e l a c a n z o n e c h e l a p r e c e d e , i l s i n g o l o D o n ’ t S t o p N o w ( s c r i t t a c o n l o z a m p i n o dell’amico
Marr assieme a E v e n A C h i l d ) , è u n p o p r oc k f r e s c o e a s s o l u t a m e n t e i s t a n t a n e o . S e n z a a c c u s a r e c o l po, il neo zelandese par e r i p r e n d e r e d a d o v e To g e t h e r A l o n e ( 1 9 9 3 ) a v e v a l a s c i a t o , f o r s e o s a n d o d i m e n o , m a r ievocando
in pieno quel s e n s o d i c o m f o r t , q u e l l a c o n f i d e n z i a l i t à c h e n o n d i v e n t a m a i n o s t a l g i a f i n e a s e s t e s s a , i l trademark
di ogni disco d e i C r o w d e d H o u s e c h e s i r i s p e t t i .
Se certe tona l i t à u m b r a t i l i a t r a t t i f a n n o p e n s a r e a u n a v e r s i o n e p o p d e g l i u l t i m i Ta l k Ta l k, l e c a n z o n i qui conte nute sono - a n c o r a – i l s o g n o p r o i b i t o d i o g n i Tr a v i s , K e a n e e C o l d p l a y d i q u e s t o m o n d o . N e l l a m a l i n c o nica Nobo dy Wants To, n e l l a t e n s i o n e s o t t e r r a n e a d i S a y T h a t A g a i n , n e l r i t o r n e l l o c o r a l e d i S i l e n t H o u s e , n e l l e r arefazioni
di A Sigh qua n t o n e l f u n k d i H e a v e n T h a t I ’ m M a k i n g e Tr a n s i t L o u n g e e n e l l e s i x t i e s v i b e s d i Wa l k e d Her Way
Down e Even A C h i l d , è i m m e d i a t a m e n t e c h i a r o c o m e i l N o s t r o s a p p i a a n c o r a b e n e d o s a r e m e s t i e r e e passione,
lasciando che i l p r i m o s i a u n s e m p l i c e a c c e s s o r i o a l l a s e c o n d a . A n c h e n e i m o m e n t i p i ù d i c h i a r a t a m e n t e melensi
- la ballatona H a r r i s o n P o u r L e M o n d e , i l f i n a l o n e P e o p l e A r e L i k e S u n s , o i l s o u l s u s s u r r a t o d i Yo u ’ r e The One
Who Makes M e C r y – p u o i s e n t i r e u n a s c i n t i l l a s i n c e r a .
Il tocco di Ste v e L i l l y w h i t e e E t h a n J o n e s i n c a b i n a d i r e g i a s i f a s e n t i r e i l g i u s t o , e d è p r o p r i o i n c a s i c o me questo
che si coglie t u t t a l a d i s t a n z a f r a u n o c o m e F i n n e , c h e s s ò , g l i U 2 d i o g g i . E ’ p r i n c i p a l m e n t e g r a z i e a l u i , artigiano
miracolosame n t e i s p i r a t o , s e Ti m e O n E a r t h s u o n a s p l e n d e n t e , m i s u r a t o e c o n t e m p o r a n e o , o v v e r o c o m e vorresti
suonasse la p o p m u s i c a l l a r a d i o . ( B r i t ) P o p p e r s d ’ o g n i d o v e , i n c h i n a t e v i a l M a e s t r o . ( 7 . 1 / 1 0 )
Antonio Puglia
sentireascoltare 41
esperienze (quella s i n e s t e t i c a e
quella uditiva) in du e c o n t e s t i i n d i pendenti, sebbene l e t r a c k l i s t f i n i scano in parte per s o v r a p p o r s i . L a
musica è quella di s e m p r e , e v i v e
delle passioni dichia r a t e d e l l e a d e r
e ba tterista Artanke r : k r a u t r o c k ,
Canterbury, Soft Ma c h i n e, d a u n a
parte ; il Miles Davi s d e i S e t t a n t a ,
il funk, il dub e la bo s s a n o v a p e r c e piti da orecchie bian c h e , d a l l ’ a l t r a ,
ed il pensiero, quind i , n o n p u ò c h e
torna re ai Tortoise. S i i n s i s t e d i
più, e se ne capisce o r m a i i l m o t i vo, sulla component e a m b i e n t a l e e
site specific della pr o p o s t a s o n o r a ,
in brani come Open U p e E j e c t o r ,
ma quando c’è da su o n a r e s u l s e r i o
i sei non si tirano d i c e r t o i n d i e t r o
(Black Dauphin : l’ e s i b i z i o n e l i v e
nella sezione video l i r i t r a e c o m e
fossero macchine s u o n a n t i ) . C h i
ha amato Mature F a n t a s y a v r à d i
che gioire, per tutti g l i a l t r i C o z y
Endings costituisce u n b u o n p u n to di partenza per a d d e n t r a r s i n e l
multicolore universo d e l C o n v o g l i o
Artanker. (6.5/10 )
Vincenzo Santarcangelo
B a s i l K i r c h i n – P a r t i c l e s ( Tr u n k
Records, aprile 2007)
Genere: avant jazz
Il talento del batteris t a i n g l e s e B a s i l
Kirchin affonda le ra d i c i n e g l i a n n i
pre-bellici, quando e s o r d ì g i o v a n i s simo nell’orchestra d e l p a d r e I v o r
al Paramount di Lon d r a . I l r e s t o è
storia, una carriera t r a s c o r s a t r a i l
mondo della musica d i c o n s u m o e
sperimentazione più e s t r e m a d e g l i
anni ‘70, senza dubb i o l ’ a p i c e d e l l a
sua creatività. Mus i c a c o n c r e t a e
free-jazz hanno rap p r e s e n t a t o p e r
anni le basi della su a r i c e r c a , m o l to imperniata sul lin g u a g g i o e s u l l a
42 sentireascoltare
traduzione strumentale dei suoni
naturali.
L’ i n t e r e s s e n e l f a r d i a l o g a r e g l i
strumenti come se fossero persone,
imitando il linguaggio parlato, lo ha
seguito per gran parte della sua
vita di musicista e Particles, opera definitiva del compositore, che
ci ha lasciati esattamente due anni
fa, ne è la riprova. Una specie di
testamento questo disco, registrato lottando quotidianamente con un
cancro che lo ha stroncato all’età di
77 anni e che si presenta come una
sorta di resa dei conti con la prop r i a a r t e . Vo g l i a d i t i r a r e l e s o m m e ,
riflettendo sul passato, sul presente e su un futuro che non ci sarà.
Lo swing da big band intitolato Bye
Bye 1941 (il ‘41 è l’anno del suo
esordio), che apre l’album conferma la voglia di partire dal principio
per arrivare alla fine. La maggior
parte degli episodi dell disco, però,
fatta eccezione per il cool a piena
orchestra di E+Me, sono incentrati
sull’idea della conversazione, spesso creata ricalcando dialoghi veri e
provando in seguito a trasferirli in
t e c n i c a s t r u m e n t a l e . L’ i d e a è a ff a scinante, vicina agli studi sui canti
degli uccelli (ai quali lo stesso Kirchin si è interessato) di Messiaen.
Nella Concept Suite “Secret Conversations Between Instruments”,
in Amundo, nella bellissima Rise
And Revolt, gli strumenti vengono messi insieme a chiacchierare
di vari argomenti e lo fanno come
se fossero degli umani. Di volta in
volta sax, batteria, clarinetti, tromboni, contrabbassi, prendono la parola per dire la loro in un’atmosfera
totalmente surreale.In un’epoca in
cui la gente non riesce a dialogare o parla troppo, sentire che gli
strumenti musicali riescono a farlo
benissimo pone una questione interessante: e se invece di usare parole a sproposito qualche volta non
provassimo a suonare? (7.4/10)
disco normale che ha appreso a
m e m o r i a l a l e z i o n e K r a n k y o q ual c o s a c h e a b b i a a c h e f a r e c o n le
ultime derive elettro-jazz.
P a r t e i l p r i m o p e z z o e s i è i n vasi
d a u n ’ o n i r i c i t à t u t t a n o r d i c a f atta
d i l o o p l i e v i , d r o n e s c r e p u s c o l a ri e
t a s t i e r e c a r e z z e v o l i e i n t e r g a l atti c h e , m a è u n c l a m o r o s o a b b a g lio.
D a H a t t e n P a s s e r c i s i r i c o l l e g a al
passato da dancefloor del Nostro e
a i s u o i t r a s c o r s i c o n g e n t e c o me i
B i o s p h e r e , e i l p e z z o è t u t t o u n me m o r a b i l i a s t a n t i o d e l l a r a v e c u l t ure
d e i p r i m i a n n i 9 0 , u n s u r r o g a t o f uori
t e m p o m a s s i m o e v a g a m e n t e t r i ba l i s t a d e l l a M a d c h e s t e r d i m e n t i c ata.
S p e l u n k e r p o i è l a s t r a d a c h e se g n a c i ò c h e è m a g g i o r m e n t e t r a tta t o i n q u e s t o d i s c o : d u b b r i s t o l i a no,
f u m o s o , n e g r o , l a s c i v o m a p r i v o di
c o n s i s t e n z a , r e i t e r a t o a l l ’ e c c e s so.
L o e B a r i n d i c a c o n p r e c i s i o n e l ’al t r a s t r a d a b a t t u t a , o s s i a u n c h i l l - out
e t e r e o a f a r l e v e c i d e i p r i m i R o yk s o p p c o n u n a p p e a l m i t t e l e u r o peo
K r u d e r & D o r f m e i s t e r o P e a c e Or c h e s t r a , a p i a c i m e n t o . È f r a q u e ste
d u e s p o n d e b e n m i s c e l a t e f r a l oro
c h e s c o r r o n o l e v a r i e K a p t e i n ens
S k j e g g , M ø l j e k a l a s , G o d K v e l d e la
c o n c l u s i v a F e m b u s s e n H j e m , m a il
t u t t o s e n z a l a s c i a r e m i n i m a m e nte
t r a c c i a d i s é , a n o n i m o c o m e una
l e t t e r a n o n f i r m a t a . U n a l t r o i n s ulso
d i s c h e t t o d a m e t t e r e i n s i e m e a i vari
B u d d h a B a r . (4 . 0 / 1 0 )
Alessandro Grassi
Daniele Follero
B j ø r n To r s k e - F e i l K n a p p
(Smalltown Supersound / Wide,
11 g i u g n o 2 0 0 7 )
Genere: dub, chill-out
Guardi il nome, guardi l’etichetta e
immagini già cosa andrai ad ascoltare al 90 percento: o l’ennesimo
Black Engine – Ku Klux Knows
( Wa l l a c e / A u d i o g l o b e , m a g g i o
2007)
Genere: metal jazz core
C a m b i a r e i d e n t i t à r i m a n e n d o se
s t e s s i è d i v e n t a t o o r m a i i l l e i t m otiv
d e l l a c a r r i e r a d i M a s s i m o P u p i llo,
L u c a M a i e J a c o p o B a t t a g l i a , o v ve -
ro gli Zu al co m p l e t o . C h e s t a v o l t a
si liberano an c h e d e l n o m e . I l v a l o re aggiunto di q u e s t o n u o v o c a m b i o
di pelle, batt e z z a t o B l a c k E n g i n e ,
si chiama Era l d o B e r n o c c h i , m u s i cista il cui nom e p o t r e b b e d i r e p o c o
ai più, se non l o s i a c c o s t a s s e a l l e
sue numerose e i m p o r t a n t i c o l l a b o razioni: Mick H a r r i s , B i l l L a s w e l l,
Giovanni Lind o F e r r e t t i. L’ i n t e r e s se di Bernocc h i , c h e i n q u e s t a o c casione affian c a g l i Z u c o n c h i t a r r a
ed electronics , s i è p o i s p i n t o f i n o a l
cinema, colla b o r a n d o c o n G a b r i e l e
Salvatores a l l e c o l o n n e s o n o r e d i
Nirvana e De n t i .
Era destino c h e a r t i s t i i t a l i a n i c o s ì ,
potremmo di r e , c o l l a b o r a t i v i , u n
giorno si sare b b e r o i n c o n t r a t i .
Chiunque, pri m a o d o p o , a s c o l t a n do il trio roma n o , s i s a r à c h i e s t o i n
cosa si sare b b e t r a s f o r m a t o q u e l
sound secco, p e s a n t e c o m e u n m a cigno, a metà t r a i l j a z z e i l d o o m
metal, se vi s i f o s s e a g g i u n t a u n a
chitarra. La ri s p o s t a a l l e v o s t r e f a n tasie sta in qu e s t o K u K l u x K n o w s ,
in tutto e per t u t t o u n d i s c o f i r m a t o
Zu, ma che ag g i u n g e b e n z i n a s u u n
fuoco già alto : i m m a g i n a t e T h e Wa y
Of The Anima l P o w e r s, c o n l e s u e
sonorità spig o l o s e , q u e l l a t e n d e n za verso i ton i s c u r i e g e l a t a m e n t e
metallici, e ag g i u n g e t e u n a c h i t a r r a
distorta in stil e N a p a l m D e a t h , d r o nes e noisetro n i c a .
La tendenza d e l t r i o r o m a n o a p r e diligere uno s t i l e m a r c a t a m e n t e
segnato dal m e t a l , q u i s i r e a l i z z a
in maniera ot t i m a l e , t r o v a n d o n e l la chitarra di B e r n o c c h i u n a l l e a t o
sincero e fed e l e . E a l l o r a c i s i p u ò
divertire a sf i d a r e l a v e l o c i t à d e l l’hard core ( F i s h t a n k M i d g e t S u rfer) e a tocca r e l e v e t t e p i ù a l t e d e l
noise ( Cut It, P a c k I t , S h i p I t) . C o n
questi presup p o s t i , t u t t o è p e r m e s -
so. Il disco ha un approccio molto
live. Del resto, chi ha seguito gli Zu
dal vivo negli ultimi due anni, ascoltando Ku Klux Knows si accorgerà
di quanto quest’ultimo sia frutto di
idee elaborate in concerto, tanto da
sembrare, in alcuni casi, registrato
in presa diretta.
Un passetto avanti per i tre musicisti ostiensi, che si mantiene in
b i l i c o t r a p a s s a t o e p r e s e n t e , a ff a c ciandosi timidamente verso un camb i a me n t o c h e s i p r e f e r i s c e s o l t a n t o
sfiorare, scolpendo lentamente, ma
anche continuamente, la statua del
proprio stile. (7.1/10)
Daniele Follero
Bonde Do Role – Bonde Do Role
With Lasers (Domino / Self, 8
giugno 2007)
Genere: trash pop
Sulla scia del planetario clamoroso successo ottenuto dalle C.S.S.
ecco arrivare i Bonde Do Role, inusuale terzetto formato da due Mc
( M a ri n a Ve l l o e P e d r o D ’ E y r o t ) e d
u n d j ( R o d r i g o G o r k y) c h e c o n l a
b a n d d i L e t ’s M a k e A L o v e . . . c o n d ivide origine geografica (ovviamente il Brasile) ed attitudine musicale
(tra il rock maldestro e la dance).
L a n c i a t o d a D i p l o, c h e n e h a p r o dotto l’EP d’esordio ed ha contrib u i t o a s s i e m e a E g g F o o Yo u n g,
Dj Chernobyl e Radio Clit alla
genesi di questo Bonde Do Role
Wi t h L a s e r s , i l t e r z e t t o d i R i o D e
Janeiro macina, in poco più di trenta minuti, una discreta quantità
d’influenze che vanno dall’hip hop
al baile funk, dall’heavy metal all’electro baloccandosi con tastiere giocattolo, batterie elettroniche
di seconda/terza mano, chitarrine
proto hawaiane e quant’altro la loro
balordaggine cheap and chic ispira
e comanda.
Detto così, parrebbe di trovarsi di
f r o n te a l l ’ e n n e s i m o , i r r e s i s t i b i l e
gingillo pop della stagione, invece,
la cruda realtà parla di un disco sì
strano e stranito, ma dagli esiti irreversibilmente incerti.
Se è vero, infatti, che l’iniziale
Danca Do Zumbi risulta come un
esaltante intreccio tra Alice Coop e r, To m To m C l u b e S a l t ‘ N ’ P e p a
e la successiva Solta O Frango dello spot Nokia uno degli stupid rap
p i ù c o n t a g i o s i d e l p e r i o d o, il resto
d e l l ’ a l b u m s i ( d i ) s p e r d e progressi v a m e n t e t r a n e n i e i r r i t a nti ( Gere m i a ) , v o m i t i A f r i k a B a m b aata fuori
t e m p o m a s s i m o ( Q u e r o Te Amar,
M a r i n a D o B a i r r o ) e d i mprobabili,
m a p r o p r i o i m p r o b a b i l i , metal-rap
( B o n d a l l i c a ) c h e r e n d o n o difficolto s o c o n c e d e r s i p e r s i n o u n secondo
ascolto dell’album.
O r a , s e n z a d u b b i o d i e t r o tutto que s t o b a i l ( a m ) e c i s a r à s icuramen t e u n ’ i r o n i a e d u n a “ f o l l ia” che il
v o s t r o c r o n i s t a n o n è i n grado di
c o g l i e r e , v i s t o c h e l a D o mino si è
s c a p i c o l l a t a p e r m e t t e r l i sotto con t r a t t o e l e d a t e e s t i v e d e l loro tour
e u r o p e o s o n o p r e s s o c h é sold out,
m a s e i l p o p d i o g g i , p e r “vendere”
e d e s s e r e a p p e t i b i l e , d e ve per for z a p a s s a r e d a s t r o n z a t e come que s t e a l l o r a è m e g l i o c h e chiudiamo
t u t t i b o t t e g a . (4 . 0 / 1 0 )
Stefano Renzi
Chemical Brothers - We Are The
Night (Virgin, luglio 2007)
Genere: Genere: eclectic
dance novanta
S e c i v o l t i a m o i n d i e t r o , n on possia m o c h e f a r e i m e r i t a t i e l ogi ai chi m i c i ( a l m e n o d a l p u n t o di vista di
u n i d e a l t i p i c o t r e n t e n n e di ora - e
c i s t o d e n t r o a n c h ’ i o ) . P ezzi killer
c o m e L e t F o r e v e r B e e Music Re s p o n s e , s u b l i m a z i o n e d e lla macro
s c u o l a f u s i o n e - t o t a l e d e i Novanta,
u n i v a n o m e g l i o d i c h i u nque altro
s u l l a p i a z z a i l m o n d o r a ve e l’uni v e r s o r o c k d ’ a s s a l t o , i m mergendo
q u e s t o s p l e n d i d o b l e n d in calde
s p e z i e v i n t a g e , q u a l i l ’ L SD e cer t o m i n i m a l i s m o p r ê t à p o rter volga r i z z a t o d a l b r e a k b e a t . S o prattutto i
d u e a v e v a n o d a t o a l l a g e nerazione
d e i N o v a n t a u n ’ i d e a d i l i ve, rave e
l i s t e n i n g b a n d p o t e n t e e proteifor m e , c h i m i c a e o r g a n i c a . Tante pa s t i c c h e i n u n a i n s o m m a , e anche
l ’ e s p r e s s i o n e d e l N u o v o sotto for m a d i s i m m e t r i a a u t o r e - a scoltatore
r i v o l t a a l b a l l o ; c o n u n ’ a simmetria
c h e p r e v e d e v a m o l t e p l i c i possibilità
d i f u i z i o n e i n p r o p r i o ( c u ff ia-stereo)
t r a s p a c e - d a n c e d a v i a g gio in ae r e o ( S t a r G u i t a r ) , m i s s i l i t erra-terra
à l a P r o d i g y d a h e a d b a n g post-rave
( E l e k t r o b a n k ) , e r e l a z i o ni face-tof a c e f a t t e d i w a v e - s o n g e lectro per
i l s i n g a l o n g p i ù u d d u e s c o ( The Gol -
sentireascoltare 43
den Path con Wayne C o y n e ) . Tu t t o
ciò – pace - è van i f i c a t o . C o n i l
debole singolo per v o c e s o u l f u l l d i
Ali Love ( Do It Aga i n ) , i l d u o p r o segue la china di P u s h T h e B u tton e di Galvanize ( c h e c o m u n q u e
teneva la bandiera p i u t t o s t o a i z z a ta); rimane quella c o c c i u t a f u s i o n e
di comunitarismo hip p y e c o m u n i t à
globale attuale, e r i m a n e u n a p o litica superpartes c h e p o n e i l s i n co-beat soprattutto p e r l a s e r i e s e
“io europeo ballo e t u a r a b o b a l l i
allora tutto il mond o p u ò b a l l a r e ” .
Peccato che, pur gio c a n d o l a s e m piterna carta guest, i N o s t r i f i n i s c a no per assomigliare ( s a l v o u n o s t u dio con i controcazz i ) a u n a b a n d d i
kid emuli che cerca n o d i s f o n d a r e .
Sfortuna per loro, l e n u o v e g e n e razioni quel modern o e q u e l f i g o
non ce lo vedono, e p e c c a t o d o p pio i coetanei non t r o v e r a n n o O u t
Of Control ma una c o m m e r c i a l e We
Are The Night dal r i t o r n e l l o b r u t t o
come il peccato, r a d d o p p i a t o d a
un etno coro femmin i l e i n d e c o r o s o .
L’attesa All Rights R e v e r s e d c o n
i lanciatissimi Klaxo n s t r o v a i r a gazzi anonimi come n o n m a i . U n a
marchetta niente pi ù . E i l r e s t o è
pressoché noto: la r e i t e r a z i o n e d e l
suono Orbital di Sat u r a t e , i l p r e g e vole crescendo amb i e n t - t e c h n o c o n
chitarra noiseggianti d i B u r s t G e n e rator e il tentativo p o c o c o n v i n c e n te di ripetere la fasc i n o s a T h e G o l den Path (la bowian a s e n i l e B a t t l e
Scars con Willie Nel s o n ) . D i v e r t e n ti invece le incursio n i n e i t e r r i t o r i
elettro degli ’80 tipo S u g a r h i l l G a n g
(The Salmon Dance c o n F a t l i b , m e glio Modern Midnigh t C o n v e r s a t i o n
con i pasticci acidi a l s y n t h ) , m e n tre a cavar la suffic i e n z a a l l ’ i n t e r a
operazione – a sorp r e s a - u n p i c -
44 sentireascoltare
c o l o s e g r e to : T h e P i l l s W o n ’ t H e l p
Yo u N o w c o n d e i M i d l a k e i n s t a t o
di grazia. Applauso da 7.5 …e no,
n o n f a m e di a p e r c u i : v o t o t r e n t e n ni (6.0/10), voto ventenni (5.0/10).
Facciamo media: (5.5/10).
Edoardo Bridda
Clinic – Funf (Domino / Self, 22
giugno 2007)
Genere: wave rock psych
Av e v a n o d e t t o c h e , a d e s s o c h e p o tevano contare su uno studio tutto
l o r o i n q u el d i L i v e r p o o l , a v r e b b e r o p u b b l i c at o u n d i s c o d o p o l ’ a l t r o .
N o n l a s c i a te v i i n g a n n a r e : F u n f n o n
è il nuovo album di Ade Blackburn e
co., è solo una raccolta di b sides,
rarità e stranezze assortite disseminate nel corso dei primi dieci
anni di carriera. Se prendiamo per
buono l’assunto che un brano dei
Clinic vale l’altro, vi sembrerà di
aver già sentito queste dodici gemme oscure da qualche parte. E qui
sta il bello di questo dischetto, che
è s o s t a n z i a l m e n t e u n a ff a r e p e r f a natici, ma potrebbe anche essere
un’ottima introduzione ai freaks inglesi: fra i VU radicali di The Castle,
il Barrett vintage di The Majestic, il
s u r f g a r a g e d i Yo u C a n ’ t H u r t Yo u
Anymore, il Morricone deviato di
Golden Rectangle e il punk demente e sciamannato di Magic Boots,
Funf è in pratica un giro completo nell’allucinato parco giochi dei
q u a t t r o i n e ff a b i l i m a s c h e r a t i , i n u n
range espressivo che copre l’intero
arco dai primi EP e alle prove più
recenti. (6.5/10)
Antonio Puglia
C h r i s E l l i o t – F i e r c e Tr u t h &
Fortune (Viper / Goodfellas, 10
aprile 2007)
Genere: songwriting acustico
Chris Elliot è un giovane esordiente
proveniente da Liverpool. Fareste
però bene a scordarvi da subito i più
n o t i s e g n a li s u l l a m a p p a s o n o r a d i
quella città, siano essi quei quattro
più famosi di Gesu’ o la neopsiched e l i a w a v e d i Te a r d r o p E x p l o d e s
ed Echo & The Bunnymen. Nulla di
t u t t o c i ò i n F i e r c e Tr u t h & F o r t u n e ,
che da un “blind test” diremmo senza esitazione lavoro d’oltreoceano,
non ci fossero la dizione a fungere
d a g u i d a e u n a r i b a l d a L o v e D on’t
M e a n A T h i n g c h e p a r e s o t t r a t t a al
C o s t e l l o d i t r o p p i c h i l i f a , s e b be n e p i ù s p e s s o t o r n i a l l a m e n t e quel
p i c c o l o g r a n d e a r t i s t a , a n n i d a t o tra
l e p i e g h e d e l l a c a n z o n e d ’ a u t ore
a n n i O t t a n t a , d i P e t e r C a s e . Ti ene
b e n f i s s o l o s g u a r d o s u l l ’ A t l a n t i co,
C h r i s , r i m e s c o l a n d o c o n s c i o l t e zza
i n v i d i a b i l e p e r u n d e b u t t a n t e c o un t r y, b l u e s , f o l k e p e r s i n o a c c e nni
r o c k a b i l l y c h e - s u l l a s c i a d i q u ella
t r a d i z i o n e n a t a p i ù d i q u a r a n t ’ anni
o r s o n o – s ’ è t r a m a n d a t a n e l t e mpo
f i n o a l l a c l a s s i c i t à . A d i s t i n g u erlo
d a l l a c o n c o r r e n z a , c o n t r i b u i s c ono
u n a p e n n a d i g i à n o t e v o l e ( l a d eli c a t e z z a a e r e a d i A l l I S e e . i l b l ues
d ’ o m b r e N o t E v e n T h e r e ) e d a i f r utti
l e s t i a i m p r i m e r s i i n t e s t a ( c o m e nel
sensazionale trittico d’apertura A
M i l l i o n R e a s o n s -L a y I t L o w - O u t For
T h e S e a ) , u n p o r g e r s i s e n z a p r e t ese
e l a p r o d u z i o n e d i P a u l H e m m i ngs
( e x d i L a ’s e L i g h t n i n g S e e d s) a
b e n e d i r e l ’ a m a l g a m a i n m o d o a v ve d u t o , i n n e s s u n c a s o i n v a d e n t e . Lo
c o m p r o v a n o , s u l r e s t o , i l i e v i a r omi
j a z z d i B u t t e r f l y, l a p a e s a n a H an d s o m e M a n e i l d u e t t o H u r t , C h eat
A n d L i e , r a ff o r z a n d o u n ’ i s p i r a z i one
per nulla tronfia laddove il rischio è
l a t e n t e a o g n i m i n u t o . A l c o n t r a rio,
E l l i o t r e s t a s u l f i l o d e l l ’ i n n o d i a s en z a e s a g e r a r e , m o s t r a n d o p e r s ino
u n v o l t o s o r r i d e n t e d a B u d d y H olly
s p r o v v i s t o d i e l e t t r i c i t à ( R a i s e The
D e a d , O h L o v e , L o r d A b o v e ) . G i oca
a l l a p a r i c o n l a m a t u r i t à q u e s t o in g l e s e d e l p r o f o n d o n o r d , l a s c i a ndo
i n t u i r e d i s a p e r f a r e a d d i r i t t u r a me g l i o e r e g a l a r e u l t e r i o r i s o d d i s f a zio n i p r o s s i m e v e n t u r e . P o t r e b b e ba s t a r e a n c h e s o l o u n a l t r o d i s c o , ma
n e l f r a t t e m p o n o n i n s e r i t e l o n ella
turn it on
I l Te a t r o D e g l i O r r o r i – D e l l ’ I m p e r o D e l l e Te n e b r e ( Te m p e s t a /
Ve n u s , 6 a p r i l e 2 0 0 7 )
Genere: cantautorato noise-rock
Esistono disc h i d a a s c o l t a r e e d e s i s t o n o d i s c h i d a l e g g e r e . L’ e s o r d i o d i
questo gruppo d i n o n e s o r d i e n t i a p p a r t i e n e d i d i r i t t o a l l a s e c o n d a c a t e g o ria in virtù non s o l t a n t o d i u n n o m e d a l l e e v i d e n t i r e m i n i s c e n z e a r t a u d i a n e ,
né di un titol o a l t i s o n a n t e e d a s a g g i s t i c a r i n a s c i m e n t a l e . D e l l ’ I m p e r o
Delle Tenebre v i a p p a r t i e n e p e r c h é è l e t t e r a t u r a , a n z i a l t a l e t t e r a t u r a c h e
sfrutta, invece d i c a r t a e p e n n a , n o t e e p e n t a g r a m m a .
Per intenders i , q u e s t o d i s c o è i n t e r a m e n t e d a l e g g e r e n e l l o s t e s s o m o d o
in cui lo era N o n I o d e i B a c h i D a P i e t r a , d i c u i s e m b r a l a v e r s i o n e “ p i e na”. Ma non f r a i n t e n d e t e m i . L e d i ff e r e n z e c i s o n o e s o n o e v i d e n t i , m a i l
sentimento di f o n d o c h e l o p e r m e a n o n è c o s ì d i v e r s o . S e l ì l ’ a c c o p p i a t a
Dorella/Succi p r o c e d e v a p e r s o t t r a z i o n e , d i s i d r a t a n d o i l s u o n o n e l l o s t e s so modo in cu i l a s c r i t t u r a m i n i m a l i s t a d e l s e c o n d o r i s u l t a v a i n a r i d i t a d a g l i e v e n t i e d a u n s e n s o d i apocalisse
incipiente, qu i i q u a t t r o p r o t a g o n i s t i s p a z z a n o v i a l ’ a s c o l t a t o r e c o n u n s u o n o m u s i c a l m e n t e c o s ì p i e n o da mettere
letteralmente p a u r a , c o m e f o s s e q u e l c a r r a r m a t o r o c k d a c u i p r e n d e i l t i t o l o u n p e z z o d e l l ’ a l b u m ; m a il senso
letterario dei t e s t i d i u n C a p o v i l l a ( s t u p e f a c e n t e n e l l ’ i n e d i t o r u o l o d e l c a n t a u t o r e n o i s e ) è s u l l a s t e s s a l unghezza
d’onda in qua n t o a p a t h o s e d d o l o r o s a p a r t e c i p a z i o n e .
Roba che sco t t a , i n s o m m a , d i n a m i t e p u r a t r a s p o s t a s u p e n t a g r a m m a . D a l p u n t o d i v i s t a s t r u m e n t a l e , l’impian to sonoro è r o d a t i s s i m o e s f r u t t a n o n s o l o i l n o i s e - b l u e s t r i t u r a t o d a O n e D i m e n s i o n a l M a n i n u n d ecennio di
onorata carrie r a , m a a n c h e s u g g e s t i o n i d i v e r s e i n c u i g r o s s o m e r i t o h a n n o g l i e l e m e n t i i n b a l l o : s e l a batteria di
Francesco Va l e n t e è u n m e t r o n o m o s c a v e z z a c o l l o , c h i t a r r a e b a s s o ( G i o n a t a M i r a i e G i u l i o R a g n o F a v ero rispet tivamente) so n o u n m o s t r o a p i ù t e s t e c h e s i i n t e r s e c a , s i e v i t a , s i r i n c o r r e d i v o l t a i n v o l t a .
Dal punto di v i s t a d e l l a c o m u n i c a t i v i t à q u e l l a d e l q u a r t e t t o è m u s i c a c h e , c o m p l i c e l ’ i t a l i c o v e r b o , i n v i t a a pensa re, a riflettere s u l l ’ a t t u a l i t à i n v i r t ù d i u n a s c r i t t u r a d a i f o r t i c o n n o t a t i d a c a n t a u t o r a t o r o c k c h e , p r i v a d i mediazio ni o barriere li n g u i s t i c h e , s i f a d i r e t t a e d e ff i c a c i s s i m a . C o m e d i v o l t a i n v o l t a D e A n d r è , B e n e o G a b e r i mmersi nel
rifferama ottu n d e n t e e o p p r i m e n t e c h e d e v e i n e g u a l m i s u r a a J e s u s L i z a r d , B i r t h d a y P a r t y , M e l v i n s, Scratch
Acid (la cui E y e b a l l v i e n e l i b e r a m e n t e r i l e t t a i n D i o M i o ) m a m o l t o , m o l t o p i ù c o m p a t t o e m e s s o a f u o co.
Ad emergere d a l l e l i r i c h e d i C a p o v i l l a è u n s e n s o d i e t e r n a e i n e l u t t a b i l e s c o n f i t t a . Q u e l l a d e l X X I s e colo, privo
di memoria st o r i c a ( l a t i t l e t r a c k ) ; q u e l l a d e l p a r t i g i a n o p r o t a g o n i s t a d i C o m p a g n a Te r e s a ( s e c o n d o chi scrive
capolavoro in d i s c u s s o d e l l ’ i n t e r o d i s c o ) ; q u e l l a d i u n a s o c i e t à c h e i m p a z z i s c e p e r l ’ i m m e d i a t o , g r a n dguignole sco spettacolo d e l l a v a n i t à t e l e v i s i v a m a c h e n o n n e t r a e n e s s u n i n s e g n a m e n t o . I l Te a t r o D e g l i O r r o r i mette su
disco le paure , i t i m o r i , l e f r u s t r a z i o n i d e l q u o t i d i a n o … i n u n a p a r o l a s o l a l ’ i m p e g n o s o c i a l e c h e d a sempre si
richiede all’ar t i s t a , a l l a s u a f u n z i o n e d i c o s c i e n z a c r i t i c a d e l l a s o c i e t à ; f i g u r a c h e m a i c o m e o g g i g i o r no sembra
invece ridotta a m a c c h i e t t a d i s e s t e s s a , i n c a s t r a t a i n o ff e n s i v a m e n t e n e l l ’ i n g r a n a g g i o d e l l o s p e t t a c o l o a tutti i
costi. (8.0/10 )
Stefano Pifferi
sentireascoltare 45
lista dei “nuovi Tizio o C a i o ” : a n c h e
se il giochetto è fin t r o p p o f a c i l e ,
sarebbe ingiusto ne i c o n f r o n t i d e l
suo
talento
genuin o .
Guardatelo
crescere, piuttosto: s a r à m o l t o p i ù
appagante. ( 7.4/10 )
Giancarlo Turra
Cosmetic
–
Sursum
Corda
( Ta f u z z y – C a n e A n d a l u s o , 2 0 0 7 )
Genere: indie / shoegaze
Sogliano sul Rubiconde, terra di
confine tra shoegaze, stoner e noise. Almeno per i Cosmetic, che rapiti dal fascino del rock “espanso”
mescolano Queens Of The Stone
A g e , M y B l o o d y Va l e n t i n e , S o n i c
Yo u t h , Ve r d e n a , - r i s p e t t i v a m e n t e
i n c h i a v e d i b a s s o , n e i r i ff d i c h i t a r ra, in groppa alle fulgide stilettate
d i s o t t o f o n d o , n e i r i ff p o t e n t i – a
pastiche melodici di confine e testi
in italiano. Un suono granitico veicolato da voci quasi inconsistenti,
queste ultime non troppo dissimili dalle “desinenze forbite” della
Carmen Consoli nazionale – per
lo meno nell’impostazione generale, dal momento che chi canta ha
qualche pelo in più sul petto – e al
tempo stesso osmotiche al pari dei
rutti sonici di Kevin Shields. Acaciarosa oltre ad introdurre egregiamente al disco, mastica le speranze residue dei fans di Will Oldham,
Sulle riviste pigia sul pedale dell’acceleratore
trasformando
una
progressione quasi domestica in
punk acido alla Black Rebel Motorcycle Club, Sursum Corda evacua un giro di basso alla Beck per
poi banchettare a chitarre spacey e
feedback, in un gioco al rialzo che
quando non deborda nella maniera
– talvolta ci si chiede dove finisca
un brano e ne cominci un altro -,
regala più di un momento memorabile. Peccato per i testi, a nostro
modo di vedere non del tutto lucidi,
sostenuti tuttavia da un coraggio e
una volontà – provate voi ad accostare le irregolarità della lingua di
Dante al lato più selvaggio del fuzz
– raramente riscontrabile in formazioni emergenti. (6.5/10)
Fabrizio Zampighi
46 sentireascoltare
Danava – Self Titled (Kemado /
Wide, 14 maggio 2007)
Genere: psych-hard rock
U n c u m u l o d i r i ff d i c h i t a r r a r u b a ti a piene mani ai Blue Cheer e ai
Black Sabbath, una passione spropositata per l’hard rock fiorito nella
stagione dei primi 70 e poco altro.
Questo è l’esordio dei Danava da
Portland, Oregon.
Tu t t e s u i t e s o p r a i 6 m i n u t i ( c o n
punte di 12) dove a farla da padrone sono vere e proprie sferragliate
chitarrose, rigurgiti hard a rincorrersi lungo scalinate di note e battaglie innescate dalle due chitarre
che giocano a chi produce l’assolo
più pesante e/o complesso. Questo
è il gioco messo in atto dall’incipit
B y T h e M a rk , m a l a d d o v e l a s t r u t t u ra composita dei brani tende a stufare data la propria lunghezza, ci
pensano lievi inserti progressive a
rendere più respirabile l’atmosfera
e meno delirante il risultato (Eyes
In Disguise).
Quiet Babes Astray In A Manger
gioca ancora la carte dell’hard rock
tout court, mentre Longdance nel
suo minutaggio svela anche fantasmi che ricordano i primi Queens
Of The Stone Age, arie meno datate per un disco che comunque
fatica non poco a decollare. Madie
Shook è l’ennesimo richiamo alle
s p e t t r a l i t à v o c a l i d i O z z y O s b o u rne e lo scheletro di Paranoid è più
d i u n a p r e se n z a f a s t i d i o s a …
Un primo episodio acerbo che ripercorre pedissequamente le strade
fin troppo solcate da gruppi storici
e non, ma che non paventa abbastanza personalità e coraggio da rimescolare le carte in tavola, come
ad esempio hanno fatto negli ultimi
anni e con successo i Comets On
F i r e. D e s t i n a t i a l c a m b i a m e n t o o
a l l ’ o b l i o . ( 4. 5 / 1 0 )
Alessandro Grassi
Dead C - Future Artists (Ba Da
Bing, 2007)
Genere: noise/avant
Copertina con tappezzeria a fiorelloni. Booklet inesistente. I soli
titoli dei pezzi e dell’album, oltre
alla gloriosa ragione sociale Dead
C, permettono di classificare questo manufatto digitale come l’ultima opera partorita dalla premiata
d i t t a M o r l e y & R u s s e l l . I l d u o , m e nte
c r e a t i v a e c u o r e p u l s a n t e d e l l ’ i n t era
o p e r a z i o n e a r t i s t i c a i m b a s t i t a v enti
a n n i o r s o n o , n o n s e m b r a p i ù e s s ere
c a p a c e d i r a p i r e e s t u p i r e . C h i già
ha conosciuto The White House o
H a r s h ‘ 7 0 s R e a l i t y r i m a r r à d e l uso.
C h i i n v e c e , m a g a r i p e r r a g i o n i solo
s q u i s i t a m e n t e a n a g r a f i c h e , s ’ è per s o q u e l l ’ e p o c a e l e u s c i t e c o e v e del
t e r z e t t o … B e h , a l l o r a t e n t i p u r e la
carta Future Artist.
Dall’abbozzo lo-fi
T h e M a g i cian
( c h e c i r i p o r t a i n d i e t r o d i 1 5 a nni
a l l ’ e p o c a d ’ o r o d e l l a b a s s a f e del t à d i S m o g e G u i d e d B y Vo i c es ),
f i n o a i v e n t i m i n u t i d e l l a c o n c l u siva
G a r a g e ( m i n i m a l - r a g a d i p u r a s c uo l a n e o z e l a n d e s e ) , c ’ è b e n p o c o di
n o n r i s a p u t o i n q u e s t e c o m p o s i zio n i . Av v i n c e r a n n o f o r s e i l p r o f a no.
Tu t t i c o l o r o c h e , a l c o n t r a r i o , già
p o s s e g g o n o a l m e n o i d u e s u c c i tati
i l l u s t r i a l b u m n e r i m a r r a n n o d e l usi.
( 6 . 0 /1 0 )
Massimo Padalino
D e a t h Ve s s e l - S t a y C l o s e ( AT P
/ Sub Pop, giugno 2007)
Genere: nu country
P u b b l i c a t o n e l 2 0 0 5 p e r l a Nor t h E a s t I n d i e , q u e s t o S t a y C l ose
p r o v o c ò u n a c e r t a s e n s a z i o n e nel
v i v a c e p i a n e t a a l t - c o u n t r y, t a nto
d a g u a d a g n a r s i l e a t t e n z i o n i d ella
s e m p r e o c c h i u t a S u b P o p , c h e oggi
f i n a l m e n t e n e g a r a n t i s c e l a d i s tri b u z i o n e i n t e r n a z i o n a l e , c o n s e n t en d o c i d i c o n o s c e r e l a o n e m a n b and
D e a t h Ve s s e l , o v v e r o i l c h i t a r r ista
e c a n t a n t e J o e l T h i b o d e a u d a Pro v i d e n c e , R h o d e s I s l a n d . C o a d i u va t o , n a t u r a l m e n t e , d a u n m a n i p o l o di
a m i c i q u a l i i l c o n c i t t a d i n o c h i t a rri s t a e o r g a n i s t a E r i k C a r l s o n ( aka
A r e a C ) , i l m u l t i s t r u m e n t i s t a P ete
Donnelly (già b a s s i s t a e c a n t a n t e
dei The Figg s) e l e B a i r d S i s t e r s
(ovvero Laura e q u e l l a M e g g i à c a n tante degli Es p e r s ) a b a n j o e c o r i .
Si tratta d’una p r o p o s t a p a r t i c o l a r e
per almeno d u e m o t i v i : i l p r i m o è
la voce di Jo e l , u n s o p r a n o d e c i samente fem m i n i n o , u n o s g r a z i a to candore d a g e i s h a c o y o t e , u n a
stentorea car n a l i t à d a a d o l e s c e n t e
angelicato. Il s e c o n d o è l a m i s c e l a
di country, um o r i c e l t i c i e s o t t i g l i e z ze elettronich e . U n “ g e s t o ” s o n o r o
naturale che s t e m p e r a t r a d i z i o n e e
contemporane i t à , m a n d o l i n o e “ n o i ses”, lap stee l c r e m o s e e a r p e g g i
seriali, solari t à c a m p e s t r e e u m o r i
foschi (l’imm a n c a b i l e i n f l e s s i o n e
“eerie” che no n p u ò m a n c a r e i n u n
concittadino d i H . P. L o v e c r a f t ) .
Ne viene fuor i c o s ì u n a s c a l e t t a d i
dieci pezzi co m e m i n i m o g r a d e v o l i
- l’incantevole m e s t i z i a d i N o t h i n g
Left To Bury, l o z a m p e t t i o u g g i o l o so di Mandan D i n k , l a c a n t i l e n a n t e
morbidezza d i M e a n S t r e a k - e t a l ora eccellenti, c o m e l a t o r v a B l o w i n g
Cave (elettric i t à r i v e r b e r a t a e p e r turbazioni el e t t r o n i c h e , q u a s i u n
Lanegan rifa t t o d a F e i s t) , l a s p igolosa e sin c o p a t a D e e p I n T h e
Horchata (asc e n d e n z e w a v e e v i o lino abrasivo, t i p o i C r a n b e r r i e s s e
fossero sbocc i a t i s u g l i A p p a l a c h i ) ,
l’alternanza t r a m i s t e r o e s p i g l i a tezza di Brea k T h e E m p r e s s C r o w n
(tra Fairport e L u c i n d a Wi l l i a m s) .
C’è anche un a r i u s c i t a S n o w D o n ’ t
Fall , cover d i To w n e s Va n Z a n d t
dal brumoso p a s s o O l d h a m, m a l a
mistura ottima l e d i t r i s t e z z a e l u c c i chio è conseg u i t a d a l l a c o n c l u s i v a
White Mole , i l c u i l i r i s m o f r a g i l e e
carnoso si sc i o g l i e i n u n v i b r a n t e
incedere Gran t L e e B u f f a l o . D i s c o
ammaliante e strano. Come, indubb i a me n t e , l ’ a u t o r e . ( 6 . 9 /1 0 )
Stefano Solventi
D J F o o d & D K – N o w, L i s t e n
A g a i n ! ( N i n j a Tu n e / F a m i l y
A f f a i r, 2 a p r i l e 2 0 0 7 )
Genere: electro turntablizm
Se seguite il podcast di Solid Steel
sapete già che aria tira in casa
Ninja. La politica dell’etichetta si
basa da sempre su un’ortodossia
del turntable, mescolata a viaggi sonori in tutte le parti del globo
ritmico. I mattatori per quest’ennesima compilation sono due dei DJ
che hanno fatto la storia del movimento e quindi non hanno bisogno
di presentazioni.
I l s et ( d e l l a d u r a t a c o m p l e s s i v a d i
poco più di un’ora) spazia attraverso il blues, il rock, l’electropop
e ovviamente il rap: un concentrato velocissimo di black music che
s e n za a l c u n a d i s c o n t i n u i t à s p a c c a
il beat in quattro e lo eleva al massimo della sua essenza. I passaggi
curatissimi e veramente impercettibili fanno salire ancora una volta i
monaci zen della puntina sul gradino più alto del podio.
Q u e ll o c h e m a n c a p e r ò , è l a s p e rimentazione sul suono à la Kid
K o a la , l ’ u s o i p e r c r i t i c o e a t t i v o
dello strumento, la voglia di osare
non solo sulla scelta della playlist.
L’ o p e r a z i o n e - e c c e l l e n t e d a l p u n t o
d i v is t a t e c n i c o - r i s c h i a d i c a d e r e
nell’iper-perfezionismo e nell’autocompiacimento. Per chi va a pane
e giradischi, una bomba; per tutti
gli altri, un mix che farà comunque
s c u l e t t a r e i l d a n c e f l o o r. ( 6 . 0 / 1 0 )
Marco Braggion
s o l ’ e t e r n i t à . S e n o n l o a v esse fatto
a d e s s o p r o b a b i l m e n t e s t arebbe in
q u a l c h e b e t t o l a a d a r r o s t i re bistec c h e i n f o r m a t o o ff e r t a s p eciale per
l a f i n a l e d e l S u p e r B o w l . Ma lui la
c h i t a r r a q u e l g i o r n o l ’ h a i mbraccia t a e c o n l a f o r z a g r a n i t i c a di un di n o s a u r o d e l G i u r a s s i c o h a scolpito
a c a r a t t e r i c u b i t a l i l a p a rola EAR T H n e l l a s t o r i a d e l l ’ h e a v y rock anni
’90.
C a r l s o n è a l t r e s ì u n o che vuole
m o l t o b e n e a i s u o i f a n , uno che li
r i e m p i e d i c o s e t r a u n d i sco vero e
l ’ a l t r o . C o s ì d o p o i l g r a n r ientro dal l ’ o b l i o d i d u e a n n i f a , a d esso tam p o n a i l v u o t o c o n u n e p e un dvd,
r i u n i t i s o t t o i l n o m e d i Hiberna c u l u m. L’ e p è p o c a c o s a . In pratica
l u i i n s i e m e a i c o m p r i m a r i con cui ha
f a t t o r i s o r g e r e g l i E a r t h (Adrienne
D a v i s a l l a b a t t e r i a , J o n a s Haskins
a l b a s s o e S t e v e M o o r e a lle tastie r e ) r i l e g g e c o n i l t a g l i o southernd o o m d i H e x t r e c l a s s i c i del loro
r e p e r t o r i o , p i ù u n a r a r i t à ( A Plague
O f A n g e l s ) r e p e r i b i l e f i n o ad oggi
s o l o i n u n 1 2 p o l l i c i c o n diviso con
i S u n n O ) ) ). D a q u e s t ’ ultimi, per
l ’ o c c a s i o n e , a r r i v a G r e g Anderson
a d a r e u n a m a n o i n d u e d ei quattro
b r a n i . Tu t t o a m p i a m e n t e evitabile
i n a t t e s a d i s e n t i r e u n v ero disco
nuovo.
M a i l p e z z o f o r t e d i q u e sto Hiber n a c u l u m s t a n e l d v d c ontenente
i l d o c u m e n t a r i o Wi t h i n The Dron e . D i r e t t o d a S e l d o m H unt il film
r a c c o g l i e i n t e r v i s t e e s pezzoni di
c o n c e r t i r i s a l e n t i a l t o u r europeo
d e l l ’ a n n o s c o r s o f a t t o c on i Sunn
O ) ) ). C ’ è q u a l c o s a d i p r o f ondamen t e a p p a g a n t e n e l s e n t i r e Carlson
p r o n u n c i a r e l a p a r o l a “ d rone”, an c h e p e r c h é l u i p a r l a c o s ì come suo n a : l e n t o , l e n t i s s i m o , drooonico.
Earth – Hibernaculum (CD +
DVD, Southern Lord / Wide,
aprile 2007)
Genere: doom hard rock
Dylan Carlson è un bellissimo esemplare di uomo yankee e basterebb e r o g i à s o l o q u e i m a g n i f i c i b a ff o n i
sergioleoneschi a consegnarlo al
m i t o . D i ff i c i l e t r o v a r e q u a l c u n o c h e
incarni il physique due role meglio
d i l ui . L’ a m e r i c a n i t u d i n e d e l l ’ u o m o
che viene dai boschi di Seattle e
che un giorno ha imbracciato una
chitarra per lanciare un drone ver-
sentireascoltare 47
Ad un certo punto s i v e d o n o l u i e
O’Malley, seduti uno a f i a n c o a l l ’ a l tro, nella roulotte ch e l i s c a r r o z z a
avanti e indietro. Il p r i m o i n t e n t o a
parlare e a fumare, i l s e c o n d o c o n
un notebook mentre c e r c a d i a t t a c care qualche presa u s b o e t h e r n e t .
Sembrano padre e fi g l i o . ( 6 . 5 / 1 0 )
Antonello Comunale
Edible Woman – The Scum
Album (Ame-Psychotica-Bloody
Sound / Audioglobe, maggio
2007)
Genere: post-punk noise
Dalla defezione all a ( q u a s i ) p e r fezione. Ovvero, co m e p e r d e r e u n
pezzo importante e o s a r e l ’ i m p o s sibile.
Solo chi ha ascolta t o l a g r u m o s a
mezzora di monolitic o a s s a l t o m a t h noise dell’esordio ( S p a r e M e / C a l f ,
Psychotica, 2004) p u ò i n t e n d e r e
quanto pesasse nell ’ e c o n o m i a d e l la proposta del grup p o l a c h i t a r r a .
E se l’unica pecca d i q u e l l ’ e s o r d i o ,
se di pecca si può p a r l a r e , e r a u n a
tropp o didascalica d e d i z i o n e a g l i
stilemi di genere, il c a m b i o d i f o r mazione ha permes s o a l q u i n t e t t o
di co mpiere un balz o i n a v a n t i c h e
non ci saremmo asp e t t a t i . L’ i n s e r i mento del synth in v e c e d e l l a c h i tarra ha portato ad u n a r i e l a b o r a zione e ridefinizione d e l s u o n o c h e
ha avuto come prim a c o n s e g u e n za l’amplificazione d e l l e s t r u t t u r e
post-punk sottese a l p r i m o d i s c o .
Post-punk però com e l o i n t e n d o n o
alla GSL, per intend e r s i , c i o è v e n a to da mille umori div e r s i : o r a r e i t e rato alla Oneida, or a , p e r r i m a n e r e
in ter ritorio italico, s c o m p o s t o e d e strutturato alla To T h e A n s a p h o n e
(più per sperimental i a ff i n i t à e l e t t i ve che per manifes t a z i o n i s o n o r e ,
in verità).
Stretti tra le due in t r o / o u t r o e l e t troniche (le complem e n t a r i F r o m A
Taste Of Gez e To A F u l l O f G e z) ,
gli otto pezzi pieni d e l d i s c o v i vono dell’urgenza
comunicativa
dell’esordio, come n e l v o r t i c e c a taclismatico di Mous e m a n ( O n e i d a
meets Zorn?) o ne l s a b b a t r i b a l e
di Mystic River . Ma q u e l l ’ u r g e n z a
sembra screziarsi in m i l l e d i ff e r e n ti riflessi come se f o s s e p r o i e t t a t a
attraverso un prism a : n e e s c o n o
gemme di pop dra m m a t i c a m e n t e
48 sentireascoltare
b u c o l i c o , la n c i n a z i o n i p s i c h e d e l i c h e (S o l v i n g E v e r y t h i n g I n A B a t h ) ,
malinconiche litanie ultraterrene,
intensi squarci alla God Machine
( R i g h t - Wi n g ) e m o l t o d i p i ù .
Nota di merito ulteriore una scrittura mai banale e una voce che non
t r a d i s c e i n f l u e n z e . L’ e n n e s i m a d i mostrazione, se ancora ce ne fosse bisogno, che il rock italiano non
teme confronti. (7.0/10)
Stefano Pifferi
Eildentroeilfuorieilbox84
Omota’l (Creative Commons,
maggio 2007)
Genere: art/wave
Siamo fieri di annunciare il debutto
degli alfieri del grott-rock, già segnalati in un We Are Demo di qualche tempo fa. Seppure sotto l’egida
Creative Commons, questo mini album - dal titolo, al solito, in reverse - è un passo vero e proprio nei
ranghi dell’ufficialità, affrontata dal
trio romano col consueto glamour
deragliato & avariato. La scaletta è
una raffica breve di incubi garruli, di
spasmi nonsense e sarcasmo nervoso. Non cambiano i nomi e i numi
di riferimento. Siamo cioè dalle parti
di un funk-psych-wave capace di mischie CCCP nei fanghi acidi Grandfunk serializzati Devo (Sopraleonde), di gighe acide come un Rino
Gaetano fatto di benzedrina sull’Interstellar Overdrive (Scale mobili),
di soul colti da metastasi krautpsych come potrebbe Jim O’Rourke dopo un trip zappiano (Cippah),
di marcette electrowave dadaiste e
striniti singulti funk come una joint
venture tra Skiantos, RUNI e Marta
Sui Tubi (Volareueb, La danza delle
incomprensioni).
Poi ci sarebbero tutti i risvolti esistenziali e sociopolitici dietro la cortina fumogena grottesca, culminanti
nelle esilaranti ovazioni da taverna
tributate ai luminari del pensiero
quali Newton e Darwin, allarmata
facezia contro le insidie portate dai
famigerati “disegni intelligenti” e altre consimili amenità. Ma con questi
effetti collaterali ognuno se la sbrighi in proprio. C’è questa proposta
sonica interessante cui raccomandiamo più intensità, augurandole
fortuna. (6.7/10)
Stefano Solventi
Fabio Orsi – Faded On The
Blowing Of Winter (Akoustic
Desease, aprile 2007)
Donato Epiro – After Dinner
Black Out (Akoustic Desease,
aprile 2007)
Genere: drone, elettroacustica
I p r i m i d u e t i t o l i - s e s i e c c e t t u a la
c o m p i l a t i o n i n a u g u r a l e - n e l c a t alo g o A k o u s t i c D e s e a s e l a s c e r e b b ero
q u a s i p e n s a r e a d u n a s c e n a n ella
s c e n a : e n t r a m b i p r o v e n i e n t i del l e p a r t i d i Ta r a n t o , D o n a t o E p i r o e
F a b i o O r s i c o n d i v i d o n o i n t e l l i g e nza
m u s i c a l e e p e r c o r s i d i v i t a , s e b be n e a l l ’ a s c o l t o s i s c o r g a n o , e v i d e nti,
l e d i ff e r e n z e d ’ a p p r o c c i o .
F a d e d O n T h e B l o w i n g O f Wi n ter ,
i l n u o v o b r a n o d i F a b i o O r s i , è div i s o i n d u e p a r t i c h e o c c u p a n o per
i n t e r o i l 3 p o l l i c i e l e g a n t e m e n t e or n a t o d a u n a r t w o r k m i n i m a l e m a di
g r a n d e i m p a t t o . L a m u s i c a s t a vol t a , i n d u g i a m e n o s u l l a c o m p o n e nte
m e l o d i c a : i l b r a n o s i a p r e c o n dei
c a m p i o n i d i c o r n a m u s e d i s t e s i su
u n o s t r a t o p e r c u s s i v o c h e g e ne r a u n o s t a t o d i a t t e s a p a n i c a . Ben
p r e s t o s i s c o p r e d i c o s a : i l s e g u en t e s t a d i o è u n m a e s t o s o p a e s a ggio
d i t r a n c e s o s p e s a e q u a s i c o s mica
c h e s i p r o t r a e f i n o a t u t t a l a p r i ma
s e z i o n e . L a s e c o n d a c o n s i s t e i n un
c l a s s i c o d r o n e s i n u s o i d a l e s e nza
s p a z i o e s e n z a t e m p o s t e m p e r ato
a p p e n a d a l l e n o t e d i u n a c h i t a rra,
l a p r i m a v e r a e p r o p r i a c o n c e s s i one
a l l a m e l o d i a d i u n O r s i p i ù e s s en ziale che mai (7.5/10)
D o n a t o E p i r o , c l a s s e 1 9 8 1 , è , per
s u a s t e s s a a m m i s s i o n e p a s s a t o at t r a v e r s o l e c a n z o n i d e l l o Z e c c h ino
d ’ O r o , l a m u s i c a s a c r a e g l i s t udi
c l a s s i c i , i B l a c k S a b b a t h e d i l post
rock. Ha collaborato con Maisie e
L a r s e n L o m b r i k i e c o n A f t e r Din n e r B l a c k O u t g i u n g e a d u n a ma t u r a f o r m a d i m u s i c a c o n c r e t a ed
e l e t t r o a c u s t i c a . I d i c i o t t o m i n u t i del
s u o 3 p o l l i c i ( a l t r a s p l e n d i d a c o nfe z i o n e ) v i v o n o d i u n c u t - u p a c u s ma t i c o - m a i n c u i s e m b r a n o c o n v i v ere
c a m p i o n i p r o c e s s a t i e m u s i c a s uo n a t a - a s s e m b l a t o c o n p r e c i s i one
c h i r u r g i c a e c u r a n e i p a r t i c o l ari.
S e s i f a t i c a a t r o v a r e u n a c o s t a nte
n a r r a t i v a , l a s i c e r c h i i n q u e l c o nti n u o s t a t o d i t e n s i o n e c h e p r o t e nde
c o n t i n u a m e n t e i l b r a n o i n u n a di m e n s i o n e i n - f i n i t a . L a t e c n i c a è lar -
turn it on
Marino José Malagnino – Pop (Pezzente, gennaio 2007)
Genere: nuova musica rurale
Iniziamo dal c o r t o c i r c u i t o t r a g e n e r e e t i t o l o – s v e n t a t o – e d a l l a p r i m a
traccia. Ques t o o v v i a m e n t e n o n è u n d i s c o p o p – s e q u e s t e t r e l e t t e r e
stanno a indic a r e c i ò c h e c o m u n e m e n t e s i a n t e p o n e a “ r o c k ” o s i p o s p o n e
a “indie”. Io B a l l o C o n L e B a b b u c c e è u n a s u i t e c i r c o l a r e ( i l m o t i v o i n i z i a l e ,
cantato sotto l a d o c c i a , r i e m e r g e p e r c h i u d e r e i l p e z z o ; i n m e z z o a l r e s t o ,
il distico esila r a n t e “ I o h o u n a a m i c a e l a c a p i s c o / a n c h e s e n o n s o n o u n a
donna / qualc h e v o l t a s a n g u i n o ” ) e c o n t e m p o r a n e a , n o n i n u n a a c c e z i o n e
colta, ma che r i g u a r d a i t e m p i c h e c o r r o n o . M a l a t e m p o r a ? F o r s e .
Pop è il man i f e s t o ( c h e c o m p r e n d e i l p r e z i o s o a i u t o , t r a g l i a l t r i , d i
Mr.Brace e d i L o m p a) d e l l a N u o v a M u s i c a R u r a l e d i m e s s e r M a r i n o J o s é
– se è vero ch e e s s a è u n a g g i o r n a m e n t o d e l c o n c r e t i s m o ; è m u s i c a c o n creta, non com e l a p o e s i a d i D a v i d e R i c c i o ( a l t r o s o d a l e a l M a l a g n i n o p e r
la Pezzente); l o è p e r c h é r a c c o g l i e c i ò c h e i n g i r o s i s e n t e , c o m e l e s u o nerie del cellu l a r e , d i c u i q u a s i o g n i b r a n o è c o s p a r s o – c h e f r a l ’ a l t r o f u n g o n o d a u n i c o c o l l e g a m e n t o possibile
(e ciò è parad o s s a l e e d e l t u t t o e l o q u e n t e a l l o s t e s s o t e m p o ) c o n l a c o m p o s i z i o n e t r a d i z i o n a l e . F o r s e c he questo
essere “pop” è e q u i p o l l e n t e a c i ò c h e f u n e l l e a r t i v i s i v e i l p o p d e l l a F a c t o r y e d i Wa r h o l ? Q u e s t a m u s i c a, di fatto,
ci chiarisce la d i m e n s i o n e f r a t t a l e d e l c o n c e t t o d i p o p - a r t , c i o è l a s u a m a n c a t a a p p a r t e n e n z a a u n d o minio defi nito, la sua ri p r o d u c i b i l i t à a o g n i l i v e l l o .
Pensiamo alle p a r t i v o c a l i ; s o n o p e r l o p i ù i m p r o c a n t a t e p a r a t r a s h e b r u i t i s t e ( B C E ) c h e r i c o r d a n o l e parabole
dei Residents ( U . S . A . I l N a p a l m S a k a s h i t a ) . N o n v o r r e i e s a g e r a r e – m a s i s a c h e i l r e c e n s o r e , c o n u n ’operazio ne concettual m e n t e s b a g l i a t a , s p e s s o a p p i o p p a p e n s i e r i c h e b a l u g i n a n o n e l l e o p e r e ( o , p e g g i o : n e l l a sua testa)
direttamente a g l i a u t o r i , c h e d e v o n o p a s s ar e l a v i t a a c o n f e r m a r e o n e g a r e ; m a c ’ è i l s o s p e t t o c h e i l Malagnino
stia avviando ( s o l o s o t t o c e r t i p u n t i d i v i s t a e c o n t u t t e l e p e c u l i a r i t à d e l c a s o ) u n a v e r s i o n e i t a l i o t a , e u ropea, pu gliese, glocale a l l a s c e m e n z a o r g a n i z z a t a e i n t e l l i g e n t i s s i m a d e l g r u p p o d i S a n F r a n c i s c o , d i q u e l m o d o di rubare
storie, cose, m e l o d i e d i t u t t i ( p r o p r i o p e r c h é b r u t t e , d i c u i n e s s u n o s i v u o l e i n t e r e s s a r e ) p e r r i v e r s a r l e a quei me desimi tutti. In m o d o c h e s i r e n d a n o c o n t o . C o m e l e o d i a t e b a n c h e , M a l a g n i n o s i p r e n d e l a l i c e n z a d i f a re proprio
il collettivo. È c o s ì c h e q u e s t a m u s i c a c o n c r e t a t o r n a a l l a c o n c e z i o n e o r i g i n a r i a , s o c i o p o l i t i c a d e l t e r m ine.
Pop è un disc o c h e p a r t e c i p a d e l l ’ i n c l a s s i f i c a b i l i t à , m a n o n è i n c l a s s i f i c a b i l e , l o s i p u ò a v v i c i n a r e e p u ntellare di
riferimenti; ce r t o e s s o p u ò s e m p r e f a r e s p a l l u c c e e s c u o t e r s e l i v i a . S a r à q u a l c h e c o s a d i p i ù g r a n d e d i noi e lui,
forse. Ma tent a t a i n m o d o o n e s t o e i n c a p p o t t a t a i n u n a s e m i s e r i e t à l e g g e r a c h e n e r i d u c e s o t t i l m e n t e (ed effica cemente) la s p a v e n t e v o l e z z a . ( 7 . 5 / 1 0 )
Gaspare Caliri
sentireascoltare 49
gamente debitrice d e i g r a n d i p a d r i
della musique concr e t e e d e l l ’ e l e t troacustica - il primo n o m e a v e n i r e
in mente è quello di L u c F e r r a r i - ,
la se nsibilità quella , s t r a o r d i n a r i a ,
di un famelico e lung i m i r a n t e a s c o l tatore nel pieno dell ’ e r a d i i n t e r n e t
(7.3/10 )
viata tra la sensibilità dell’autore
e la sua calligrafia chitarristica, la
capacità di muoversi agilmente nel
solco tra estro e risolutezza, tra
commozione e ingegno, tra sincopi
palpitanti e viluppi pensosi, come
dimostra il trittico dedicato al rimp i a n t o D e r e k B a i l e y . (7 . 0 /1 0 )
Vincenzo Santarcangelo
Stefano Solventi
Francesco Guaiana - Clouds In
Motion (FGR, aprile 2007)
Genere: jazz avant
Dopo aver speso pa r e c c h i d e i s u o i
34 anni ad affinare t e c n i c a e s e n s i bilità tra la natia Pal e r m o e B o s t o n ,
incrociando le corde d e l l a c h i t a r r a
coi bei nomi del jaz z n o s t r a n o ( d a
Bona fede a Rava , d a F r e s u a B a t taglia) e internazio n a l e ( d a P a u l
Jeffrey a Mick Goo d r i c k , d a J o h n
Taylor a Michael C o h e n) , e d o p o
aver esordito col trio N o j a z ( N o j a z,
Exaudi Records, 20 0 1 ) o t t e n e n d o
riscontri piuttosto lu s i n g h i e r i , F r a n cesco Guaiana azza r d a c o n q u e s t o
Clouds In Motion l ’ a v v e n t u r a i n
proprio. Spremuti s u l l a t a v o l o z z a
espressiva cromatis m i d u t t i l i e a r guta visionarietà, e a r m a t o d i u n a
solitudine vibrante d a p i t t o r e d i
suoni, allestisce q u a t t o r d i c i b o z zetti strumentali o r a a s s o r t i o r a
tesi, coniugando le p o s s i b i l i t à d e l l a
chitarra (acustica, e l e t t r i c a e p r e parata) alle esigenz e d e l l a r a ff i g u razione.
Tema portante è il c o n t r a s t o t r a
il movimento lento, n a t u r a l e , d e l
mondo che si rivela ( i l f o l k m a d r i galesco tra sospen s i o n i F a h e y d i
Pano rama , le evanes c e n z e p a s t e l l o
tra arpeggi sospesi d e l l a t i t l e t r a c k )
ed il compiersi bru s c o , i n n a t u r a l e
del tempo “moderno ” ( i s i n g u l t i &
sussulti di Frantic , lo s c o r t i c a t o l i n guaggio-macchina d i F a b b r i c a ) .
Una meditazione ch e c o v a i n q u i e tudine (le stolide re i t e r a z i o n i s o t t o
al jazz flamencato d i R i f f, i l g r o viglio blues scontro s o e m i s t e r i c o
- quasi zeppelinian o - d i P e n s i e r i
densi ), una specie d i s c h i v a f r e n e sia trattenuta tra il d i r e e i l n o n d i r e
ombre, misteri e g i o i a ( g l i u m o r i
bossa infeltriti di Se g n a l i d i f u m o ,
la vivace apprensio n e C a n t e r b u r y
di Quadretto ). Un d i s c o i n s o m m a
che sancisce la cons o n a n z a s e n o n
conseguita quanto m e n o b e n a v -
F r a n c e s c o Tr i s t a n o – N o t F o r
Piano (Infiné Music /Self, 6
aprile 2007)
Genere: piano music
Tr a s c o r s i i p r i m i , g i u s t i f i c a t i , a t t i m i
di smarrimento, in cui ci si chiedeva a mezza bocca se si trattasse
proprio di lui, la sfida di Francesco
Tr i s t a n o è s t a t a d i c h i a r a t a v i n t a
all’unanimità. Una scommessa audace: ci si giocava la reputazione
di primo della classe guadagnata negli ambienti dell’Accademia
bruciando le tappe grazie ad una
t e c n i c a s o p r a ff i n e - o r a c o m p r e s s a
nello spazio di un dodici pollici -; si
tornava a casa, vittoriosi, con una
rilettura al piano di Strings Of Me
brillante, sobria e di insolito buon
g u s t o . M a Tr i s t a n o , s i s a , è a r t i sta da album: i suoi sono i tempi
l u n g h i d e l la c l a s s i c a , e l ’ a s c o l t o
preteso quello del pubblico assorto
nel silenzio di una sala da concerto, piuttosto che quello distratto di
chi, vivaddio, in quel momento è in
pista solo per ballare. E così, ecco
N o t F o r P ia n o: i l d i s c o - p r o d o t t o
dal genio dell’elettronica Murcof che contiene Strings Of Me ed un
a l t r o c l a s s ic o d e l l a D e t r o i t Te c h n o
(lo storico inno dei dancefloor The
Bells, di Jeff Mills, resa altrettanto
godibile); ma anche molto altro, a
concedergli un ascolto vigile in grado di superare l’attrito solitamente
o ff e r t o d a u n d i s c o p e r s o l o p i a n o
- ma l’ironico titolo la dice lunga -,
e rivelarne così l’essenza policroma. Come fosse un Bildungsroman
sentimentale, Not For Piano parla
di tutti gli amori di chi lo ha compos t o . L’ a m o r e p e r i l j a z z , n e l l ’ i n i z i a le Hello e nei brani scritti a quatt r o m a n i c on i l s o d a l e R a m i K h a l i f é
(The Melody, Jeita). Quello per la
classica del Novecento: gli echi
di minimalismo disseminati un po’
ovunque, assai evidenti in Hymn e
nel lirismo melodico à la Michael
50 sentireascoltare
N y m a n d i B a r c e l o n e t a Tr i s t ; l a s t es s a t e c n i c a s t r u m e n t a l e d i Tr i s t a no,
c h e d e v e p i ù d i q u a n t o n o n c o n ce d a a l l ’ o p e r a p e r p i a n o p r e p a r a t o di
J o h n C a g e ( s i a s c o l t i c o m e l o s tru m e n t o d i v e n t a p e r c u s s i o n e i n H y mn
e n e i c r e s c e n d o ) . P e r l a f i s i c i t à del
r i t m o , c h e s i a q u e l l o f o r s e n n a t o del
s a m b a ( 2 M i n d s 1 S o u n d ) , o q u ello
s c a r n i f i c a t o d e l l ’ e l e t t r o n i c a ( a n c ora
u n a c o v e r : A n d o v e r d e g l i A u t e c h re).
U n a s c o m m e s s a v i n t a c o n c l a sse
i n f i n i t a , s i d i c e v a , e d o r a s i a t t e nde
la mossa a venire. (7.3/10)
Vincenzo Santarcangelo
Bob Frank and John Murry World Without End (Decor /
Goodfellas, 4 giugno 2007)
Genere: folk rock
L’ a p p a s s i o n a t o d i A m e r i c a n a c h e è
i n v o i h a s e m p r e s o g n a t o u n paio
d i z i i c o s ì , u n p o ’ f a l e g n a m i u n po’
b e c c h i n i , l e s p a l l e g r o s s e e n ella
t e s t a ( n e l c u o r e ) s t o r i e d a r a c c on t a r e . S t o r i e d i f r o n t i e r a e f a n t a s mi,
d i f a n t a s m i c a d u t i n e l t e n t a t i v o di
d o m a r e ( p l a s m a r e , d e f i n i r e ) l a f r on t i e r a . F a n t a s m i n o n d e l t u t t o p aci f i c a t i , c o n q u a l c o s a d a d i r e a d un
p r e s e n t e c h e n o n s m e t t e d i s c on t r a r s i c o n n u o v e p i ù o m e n o l e g itti m e f r o n t i e r e . B o b F r a n k , 6 2 a n n i da
M e m p h i s , e J o h n M u r r y, v e n t i set t e n n e d a Tu p e l o , s o n o i d u e s t rani
z i i d e l c a s o . Z i i d ’ A m e r i c a , n atu r a l m e n t e . I l p r i m o è u n v e t e r a n o in
p i s t a d a i p r i m i s e t t a n t a , i l s e c o ndo
u n c h i t a r r i s t a e c a n t a u t o r e g i à a l la v o r o c o n s v a r i a t i p r o g e t t i q u a l i The
D i l l i n g e r s e L u c e r o , a r e a M e m p his.
U n g i o r n o s ’ i n c o n t r a n o e d e c i d ono
d i a v v i a r e u n c o m b o c h i a m a t o Los
G u e r o s, f i n c h é n o n m a t u r a n o l ’ i dea
d i u n d i s c o d i m u r d e r b a l l a d s in
d u o , m a g a r i p r o d o t t o d a Ti m M oo n e y d e g l i A m e r i c a n M u s i c C l ub .
Q u e s t o d i s c o . I n c u i a p p u n t o die c i f a n t a s m i – c o n d a t a d i t r a p a sso
a l l e g a t a - s i a g i t a n o i n a l t r e t t a nte
t r a c c e . L i v e d i a l z a r s i d a l l a c i n t ola
in su e raccontare con voce calda e
b r u m o s a , d a n d o v i t a - s i c ! - a b a l lad
o r a l u c c i c o s e ( B u b b a R o s e , 1 9 61 )
o r a e c t o p l a s m a t i c h e ( J o h n Wi llis,
1 8 4 4 ) , o r a c u p e e s d r u c c i o l e voli
( i l b r o d o D i r t y T h r e e / D i r e S t r aits
d i B o s s We a t h e r f o r d , 1 9 3 3 ) e ora
p i ù d i s t e s e ( l a p l a c i d a d i g r e s s i one
R e d H o u s e P a i n t e r s - Wi l l a r d G r ant
Conspiracy d i Tu p e l o , M i s s i s s i p p i ,
1936 ). Organ i , v i o l i n i , l a p - s t e e l e
percussioni - l ’ a r m a m e n t a r i o s t a n dard del caso - s i m u o v o n o s u u n o
sfondo di fee d b a c k e b r u m e e l e t troniche (ved i l ’ a l l u c i n a t o f i n a l e d i
Joaquin Murie t t a , 1 8 5 3 o l a m a z u r ca macabra d a C a v e m a r i o n e t t a d i
Madeline, 179 6 ) .
Una voglia d i c o n t a g i a r e l a t r a dizione di mo d e r n i t à c h e s i f e r m a
forse un attim o p r i m a d i d i v e n t a r e
davvero inter e s s a n t e , s e n z a e v i tare all’impas t o u n r e t r o g u s t o d i
messinscena, e v i d e n t e p e r s i n o n e l la grana lo-fi d e l l a g h o s t ( e h m … )
track. Disco c o m u n q u e b e n i d e a t o ,
ben scritto, be n s u o n a t o , b e n i n t e r pretato. (6.8 /1 0 )
Stefano Solventi
Fridge – The Sun (Domino /
Self, 15 giugno 2007)
Genere: eclectic instrumental
Ma come vive K i e r a n H e b d e n ? C i
pare una dom a n d a d e l t u t t o l e g i t tima all’imme d i a t a v i g i l i a d e l l a s u a
nuova pubblic a z i o n e , l a q u i n t a ( s e
non andiamo e r r a t i ) d a l l a p r i m a vera dello sc o r s o a n n o . U n a m a c china musical e i l l o n d i n e s e , c h e s i
alterna tra stu d i o d i r e g i s t r a z i o n e e
console, live s e t e h o m e r e c o r d i n g ,
strumenti trad i z i o n a l i e d a p p a r e c chi elettronici s e n z a a p p a r e n t e s o luzione di co n t i n u i t à , l u i s c h i v o e
riservatissimo e s p o n e n t e d i q u e s t o
nuovo appro c c i o a l l a d i s c o g r a f i a
basato su di u n a i n d i s c r i m i n a t a e
sfacciata prol i f e r a z i o n e . U n a s c e l t a
forse suicida, c h e i n t e m p i d i r a b bioso peer to p e e r c o m e q u e l l i c h e
stiamo vivend o , n o n p o s s i a m o c h e
rispettare ed a p p o g g i a r e .
Ma veniamo a i f a t t i . P e r q u e s t o e n nesima uscita i l N o s t r o s i r i c o n g i u n ge al laptop fo l k e r A d e m I l h a n ( p e r
l’occasione al b a s s o ) e d a l b a t t e r i sta Sam Jeff e r s , t o r n a n d o a d a r e
vita ad un pro g e t t o , q u e l l o d e i F r i dge, originari a m e n t e n a t o s u i b a n chi di scuola a t t o r n o a l l a m e t à d e g l i
anni novanta e d i n t e r r o t t o , d o p o
alcune altale n a n t i p r o d u z i o n i , n e l
corso del 20 0 1 . M i r a c o l o s a m e n t e
riemerso dagl i a b i s s i s p a z i o / t e m p o rali, il terzetto i n g l e s e r i c o m i n c i a i l
proprio camm i n o d a d o v e l o a v e v a
interrotto sei a n n i o r s o n o e c i o è d a
un sound qu a s i i n t e r a m e n t e s t r u -
mentale (fanno eccezioni i vocalizzi
d i L o s t Ti m e ) t a l m e n t e e c l e t t i c o e d
agile da eludere qualsiasi tentativo
d i c a t a l o g a z i o n e . Tr a i d i e c i e p i s o d i
contenuti in The Sun tutto appare
naturale ma allo stesso tempo irragionevole, dal funk mutante modell o K ir k D e G i o r g i o d e l l a t i t l e t r a c k ,
all’ambient folk di Our Place In This
e Ye a r s A n d Ye a r s A n d Ye a r s …,
dallo svelto e scattante post punk
di Eyelids alla prolissa new wave
d i C lo c k s , d a l l ’ e l e t t r o n i c a g i o c a t t o losa di Comets alle reminescenze
To r t o i s e d e l l a p u r b u o n a O r a m .
Detto tra noi e, ontraddicendoci con
quanto espresso in apertura, sarebbe bene che il buon Kieran considerasse seriamente la possibilità di
prendersi una discreta pausa anche
perché il dubbio che possa interrompersi questa incredibile striscia
di ottime produzioni è più che lecito. Confidando nella sua saggezza,
per il momento: (7.0/10)
Stefano Renzi
Guster - Gangin’Up On The Sun
(Reprise / Ryko / Audioglobe, 4
giugno 2007)
Genere: rock/pop
I G u s t e r d a B o s t o n , o v v e r o u n a d e lle tante rivincite del pop rock venato Americana. College e lo-fi, AOR
e jingle jangle, power e post-glam,
quel che occorre per stemperare
un messaggio adrenalinico nel soft
drink inebriante. Memorie omeopatiche al servizio di un repertorio
tutto sommato innocuo, per quanto
stimolante. Sono in quattro, come
gli album già licenziati dal ‘94 al
2003. Per il quinto, il qui present e G a n g i n ’ U p O n T h e S u n, s i s o n o
fatti un bel respiro profondo e poi
via ad allacciare link agili tra Ben
F o l d s e C o l d p l a y ( D e a r Valentine ),
P a v e m e n t e G o m e z ( O n e Man Wre c k i n g M a c h i n e ) , To m P e tty e Eels
( L i g h t n i n g R o d ) , N e i l Yo u ng e Arc t i c M o n k e y s ( n o n c i c r e d ete? Pren d e t e T h e B e g i n n i n g O f T he End e
d i t e m i s e n o n s o m i g l i a a d una Vam p i r e B l u e s d i s i n n e s c a t a p unk-pop).
I l m o t i v o p e r c u i a l l a f i ne riesco n o a g u a d a g n a r s i u n a s ufficienza
p i u t t o s t o a m p i a è t u t t o i l reticolo di
s u g g e s t i o n i m e t a b o l i z z a t e che puoi
i n t u i r e n e l l a p o l p a c a t c h y, come i
v o c a l i z z i b e a c h b o y s i a n i tra strali
d i s t o r t i d i c h i t a r r a e s y n t h in Ruby
F a l l s ( s o r t a d i G r a n d a d d y con più
v o g l i a d ’ i r r e t i r e c h e t u r b a re) o i tur g o r i e r r e b ì - s o u l à l a Wi n wood nel l e s t r o f e d i C ’ m o n . D e l i z iosamente
s u p e r f i c i a l i , a n c h e q u a n d o il cuore
è a m a r e g g i a t o d a u n o strisciante
“ d i s s e n s o ” ( T h e C a p t a i n , Manifest
D e s t i n y ) . L a b i r r e t t a c h e ogni tanto
è g i u s t o c o n c e d e r e a l l e nostre au t o r a d i o a c c a l d a t e . ( 6 . 3 /1 0 )
Stefano Solventi
Half Cousin – Iodine (Gronland
/ Audioglobe, 30 aprile 2007)
T h e Tw i l i g h t S a d - F o u r t e e n
Autumns & Fifteen Winters (Fat
Cat / Audioglobe, maggio 2007)
Genere: junkyard pop;
shoegazing folk
O l t r e a p r o v e n i r e e n t r a m b e dal folto
s o t t o b o s c o s c o z z e s e ( i primi dalle
m i n u s c o l e i s o l e O r k n e y, i secondi
d a G l a s g o w ) , q u e s t e d u e band con d i v i d o n o l o s t e s s o p u n t o di parten z a – l ’ i n d i e f o l k - p u r a p p rodando a
e s i t i d i v e r s i p e r f o r m a e d approccio.
I n r e a l t à p e r g l i H a l f C o u sin , ovve r o K e v i n C o r m a c k e J i m m y Hogarth,
p a r l a r e d i f o l k è q u a n t o meno limi t a n t e . D a b a s i r u s t i c h e e quasi inti m i s t e s v i l u p p a n o u n p o p casalingo,
g i o c o s o e d e l i z i o s a m e n t e post-mo d e r n o ; J u n k y a r d p o p l o chiamano,
e n o n a t o r t o , p e r q u e l l ’attitudine
b r i c - a - b r a c e a r t i g i a n a l e che mette
i n s i e m e c h i t a r r e a c u s t i c h e e fisar m o n i c h e c o n b e a t m e t a l l i ci, xilofo n i e s y n t h t a l v o l t a o s c u r i. A parte
i n v e n t i v a e f a n t a s i a , c h e pure non
d i f e t t a n o ( s e n t i t e i n q u a n te direzio n i s i s v i l u p p a l ’ i n i z i a l e Big Chief ),
è t u t t a v i a i l s o n g w r i t i n g a fare la
d i ff e r e n z a , c o n p a r t i c a ntate che
r i p r e n d o n o D o n o v a n ( l ’indolente
A b i d e ) e S i m o n & G a r f u n kel, salvo
s e n t i r e a s c o l t a r e 51
poi in sterzare verso u n m e l o d i c o e
catchy electro-pop ( T h e A b s e n t e e ) ,
o sporcare acquerel l i i n a p p a r e n z a
innocui di forti tinte p s i c h e d e l i c h e
(Police Torch ), lasc i a n d o t r a p e l a re qua e là una cert a c u p e z z a a l l a
Drake (inconfondib i l e n e l l o s t r u mentale Home Hel p ) . E c l e t t i s m o
alla riscossa per il d u o , c h e f a c o s ì
un ulteriore passo av a n t i r i s p e t t o a l
già p romettente eso r d i o T h e F u n ction Room (2004). ( 6 . 8 / 1 0 )
In quanto glasweg i a n i , i q u a t t r o
Twilight Sad hanno i n v e c e m o l t o
più in comune con l e b a n d d e l l a
Chemikal Undergro u n d ( l o r o , i n vece escono per Fat C a t ) : a t t i n g o n o
dal folk celtico come i D e R o s a , s v i luppano muri sonori s i m i l – p o s t a l l a
Mogwai, si affidano a l l ’ a s p r o a c c e n to locale come gli A r a b S t r a p e s i
abbandonano a lang u i d e z z e d e n s e
di epos come i recen t i A e r e o g r a m me . Quello che però l i c a r a t t e r i z z a
è soprattutto la sma c c a t a i m p r o n t a
shoegaze che danno a l l o r o s u o n o ,
in partenza acustico m a q u a s i s e m pre soffocato da di s t o r s i o n i , e c h i ,
riverberi e wall of s o u n d , m a n t e nendo la scrittura en f a t i c a e d a p e r ta. Nei paragoni di p r e s e n t a z i o n e
è sta to scomodato p e r s i n o i l g e n i o
di Van Dyke Parks; t r o p p a g r a z i a
per una band non m e n o c h e b u o n a .
Nulla più. ( 6.5/10 )
Antonio Puglia
Hans
Appelqvist
Sifantin
Och Mörkret (Häpna, 8 maggio
2007)
Genere: folk, experimental
Il rischio che Hans A p p e l q v i s t c o r r e
dopo un disco della s t a t u r a d i N a i ma , per sua natura m u l t i s t r a t i c o , è
quello di lasciarsi t r a s p o r t a r e d o l cemente dai mille ri v o l i c h e h a n n o
alimentato sinora i l s u o d i s c o r s o
musicale. E’ un risc h i o c h e a t t u a l mente si fa sentire p i ù c h e a l t r o v e
in ambito avant-folk , d o v e a c c a d e
spesso che la man c a n z a d i i d e e
viene spacciata per n a i v e t e , i l g i rare a vuoto di innu m e r e v o l i d i s c h i
fatto passare per a t t i t u d i n e s p e r i mentale.
Sifantin Och Mörkre t, n u o v a u s c i t a
su Häpna a soli sei m e s i d a l l ’ i m p o r tante predecessore, è u n d i s c o c h e
si fa carico fino in fo n d o d i u n s i m i le cimento, pagando n e i n p a r t e l o
52 sentireascoltare
scotto ma riuscendo al tempo stesso a confermare la grandezza dell’artista Appelqvist. Espunte anche
le ultime scorie digitali che ancora
comparivano in Naima, le tracce
di Sifantin Och Mörkret suonano
per la gran parte come delle campfire songs nel senso dell’Animal
Collective: abbozzi di melodia che
sbocciano da una chitarra strimpellata attorno a un fuoco ed in seguito
sporcati da suoni trovati e field recordings di varia provenienza (soprattutto versi di animali, strumenti
giocattolo, stralci di conversazioni
d i b a m b i n i ) . L’ a t m o s f e r a g e n e r a l e è
quella bucolica di un arcadico stato
di natura perennemente agognato: i
suoni nostalgici richiami a non abb a n d o n a r n e l a r i c e r c a . I n Wa n x i a n
e F r e c k e n åg e s S p a s i t o r n a i n v e c e
a respirare profumo d’Oriente, grazie a miniature di suono che emulano strumenti tradizionali.
Non mi meraviglierei se all’ascolto
di un simile disco si recriminasse
circa una dispersione di forza creativa che lo pervade tutto intero e
che finisce inevitabilmente per disor i e n t a r e - se n o n r i s c h i a a d d i r i t t u r a
d i a l i m e n t ar e s o s p e t t i d i p o c h e z z a
compositiva. Ma quando si torna a
f a r e c o s e n o r m a l i - i n Ta l k i j a n g n a s
A k t l o s v e de s e a b b r a c c i a a d d i r i t t u ra una chitarra elettrica per buttar
giù un refrain rock - ci si accorge
d i r i m p i a n ge r e s e m p l i c e m e n t e q u e i
fulgori di genio che abbiamo vis t o c o s ì s p e s s o a ff i o r a r e d a q u e l la lunga, ininterrotta dichiarazione
d’amore. (7.0/10)
Vincenzo Santarcangelo
Hearts Of Black Science – The
G h o s t Yo u L e f t B e h i n d ( C l u b A C
30 / Goodfellas, giugno 2007)
Genere: electro-rock
È gia tutto sintetizzato perfettamente nel nome della band: Hearts Of Black Science. Dunque: cupo
romanticismo malinconico. Se a
ciò si aggiunge la loro provenienza
geografica i giochi sono ben presto
fatti. Nord europa, più precisamente Svezia. Con queste coordinate è
d i ff i c i l e s b a g l i a r s i . E i n f a t t i n o n c i
s b a g l i a m o . A ff a t t o . T h e G h o s t Yo u
Left Behind rappresenta un condensato electro-rock dalle evidenti tinte pop malinconiche, rimasto
i n e s o r a b i l m e n t e s c h i a c c i a t o d alle
p e s a n t i m a c e r i e d a r k . Vi e n e f o rse
in mente Him?
S o n o d u e i c o m p o n e n t i d e l g r u p po:
D a n i e l Ä n g h e d e ( g i à n e g l i A s tro q u e e n) , c h e s i o c c u p a d e l l a p arte
u m a n a d e l p r o g e t t o ( v o c e , c h i t arra
e b a s s o ) , e To m a s A l m g r e n , c h e in v e c e s i d e s t r e g g i a c o n l a s t r u m en t a z i o n e e l e t t r o n i c a . L a l o r o f o r mula
s t i l i s t i c a t e n d e v e r s o s o n o r i t à new
w a v e ( D e p e c h e M o d e e C u r e s u tutt i ) , m a q u e l r o m a n t i c i s m o s f a r z oso
e t r o p p o i n v a s i v o , o s t e n t a t o i n ogni
s i n g o l o p a s s a g g i o m u s i c a l e , f i n i sce
p e r r e n d e r e l a l o r o p r o p o s t a s t e rile
s e n o n a d d i r i t t u r a l a g n o s a . È i n f atti
i l c o n t e s t o m u s i c a l e , s o p r a t t u t t o gli
i n s e r t i e l e t t r o n i c i , a t r a s p o r t a r e tut t o ( c u p e z z a , m a l i n c o n i a , n o s t a l gia)
v e r s o t e r r i t o r i p i ù p r o p r i a m e n t e kit s c h . L e p o c h e b u o n e i d e e ( S n o w fall
e Wa l k i n g Wi t h T h e S u n ) v e n g ono
r i d i c o l i z z a t e d a s i n t h e t a s t i e r e in
p u r o s t i l e O t t a n t a s e m p r e s o p r a le
r i g h e . A s c o l t a r e M i l e s p e r c r e d e re.
Romanticamente
a n a c r o n i s tici.
F u o r i t e m p o m a s s i m o . C o m e i n d os s a r e u n m a g l i o n e d i l a n a i n p i eno
agosto.
(4 . 5 / 1 0 )
Andrea Provinciali
Humanoira
–
L’ a r t e
di
sciogliere la neve (Snowdonia /
A u d i o g l o b e , 11 m a g g i o 2 0 0 7 )
Genere: pop-post-rock
S i c o m i n c i d a l l ’ i n i z i o d e l d i sco
( A d i o s N o n n i n i ) , s e n z a f a r e e co n o m i a d i p e n s i e r i s e v e r i . L e l i r i che
c i s o n o ( “ S o n o t a l m e n t e r i c c o da
n o n r i u s c i r e a s p i e g a r m i c o n p a role
p o v e r e ” ) ; m a , n o n s i c a p i s c e per c h é , l ’ “ i t a l i a n o ” d e g l i H u m a n o i r a di
L’ A r t e d i s c i o g l i e r e l a n e v e s em b r a g i u s t a p p o s t o a l l a m u s i c a ; a p pa r e g o ff o , n e l l a c o n f e z i o n e m u s i c ale,
turn it on
M e l t - B a n a n a – B a m b i ’s D i l e m m a ( A - Z a p R e c o r d s / G o o d f e l l a s ,
maggio 2007)
Genere: cartoon-hardcore
Si è scritto gi u s t a m e n t e c h e c o n B a m b i ’s D i l e m m a i M e l t - B a n a n a s a r e b bero tornati a f a r e r o c k d o p o l e t e n t a z i o n i e l e c t r o d i C e l l - S c a p e ( A - Z a p ,
2003). Meglio p e r ò s i s a r e b b e f a t t o a s o t t o l i n e a r e a n c o r a u n a v o l t a c o m e
per i quattro g i a p p o n e s i r o c k f i n i s c a i n e v i t a b i l m e n t e p e r f a r r i m a c o n h a rdcore e spess o a n c h e c o n g r i n d : i n q u e s t o s e n s o , b r a n i c o m e S p i d e r S n i p e
e Heiwaboke r i b a d i s c o n o c o n f o r z a c h e l e r a d i c i d i u n g r u p p o c o m e q u e l l o
di Tokyo stan n o l ì i n f o n d o , i n q u a l c h e c a p i t o l o d i m e n t i c a t o d e i l i b r i d i
storia del pun k . L e c h i t a r r e d i I c h i r o u A g a t a , a d e s e m p i o , n o n d i v a g a n o
impazzite com e a l s o l i t o , m a e r i g o n o s e m m a i i l m u r o d i s u o n o d i d u e a n t h e miche declam a z i o n i i n s t i l e h a r d c o r e o l d s c h o o l .
Anche laddov e i M e l t - B a n a n a t o r n a n o a c o n c e d e r e i n t e r m i n i d i i n t e g r i t à
punk, lo fanno a f a v o r e d i s o l u z i o n i c o m u n q u e i n c o m p r o m i s s o r i e : a c c a d e q u a n d o f i n i s c o n o p e r a p p a r i r e come una
versione suon a t a - d a v v e r o i n t u t t i i s e n s i - d e g l i A t a r i Te e n a g e R i o t i n T F o r To n e e L o c k T h e H e a d ; come degli
Yeah Yeah Ye a h s i n a s t i n e n z a d a r i t a l i n i n C r a c k e d P l a s t e r C r i s i s e P l a s m a G a t e Q u e s t ; q u a n d o s c i mmiottano
i Beastie Boy s i n C a t B r a i n L a n d o l ’ a m b i e n t t e c h n o i n Ty p e : E c c o S y s t e m. Tu t t o q u e s t o n o n i m p e d i sce di tra stullarsi come s e m p r e c o n e ff e t t i s t i c a c a r t o o n ( C r o w ’s P a i n t B r u s h ) e d i l a s c i a r s i s e d u r r e d a s o l u z i o n i v agamente
pop ( Green Ey e d D e v i l , T h e C a l l O f T h e Va g u e ) . B a m b i ’s D i l e m m a f i n i s c e c o s ì p e r s u o n a r e c o m e u n o dei dischi
più potenti de i M e l t - B a n a n a d a u n p o ’ d i t e m p o a q u e s t a p a r t e e p e r r i c o n f e r m a r l i a i v e r t i c i d e l l a a t t u ale scena
japanoise. ( 7. 0 / 1 0 )
Vincenzo Santarcangelo
s e n t i r e a s c o l t a r e 53
quando veste melod i e c h e s i c u r o i
rischierebbero anche i Geni, volete
critici indicheranno c o m e “ r i n n o v a -
c h e l ’ e x P. I . L . - c h e a l l a c a t e g o r i a
trici pur restando ne l l a t r a d i z i o n e ” ,
non appartiene, pur avendola cor-
ma che ricordano un g i à s e n t i t o i n
teggiata da vicino - non cada? Pun-
radio. La prima scia c h e s i p a l e s a è
tualmente,
quella dei Litfiba ( R a d i o C a r o n t e ) .
dante d’anni che ci separa dal suo
Gli arrangiamenti so n o c u r a t i e n o n
ultimo lavoro sul serio indispen-
si fanno mancare nu l l a , m a s u g g e -
s a b i l e ( Ta k e M e To G o d, I s l a n d
riscono un sospetto , c i o è c h e l ’ a r -
1994), ha alternato cose carine a
peggio di chitarra di I l m i o A m o r e è
una discreta quantità di scivoloni,
pop (che peraltro pr e s e n t a u n f e l i -
culminati nel fervore di una conver-
ce l’i ntermezzo di fi a t i e u n a c o d a
sione al cattolicesimo che lascia
convincente) occhie g g i ( a n z i f a c c i a
p e r p l e s s i . To c c a p e r ò d a r a t t o a J a h
occhi dolci) ai mezz u c c i d a m a i n -
(ehm…) di non essersi seduto sugli
stream. E la parte v o c a l e – t r a n n e
allori, d’aver cercato con costanza
quando si teatralizz a i n m o d o s i n -
nuovi percorsi su quelle terre sono-
cero, mentre altrov e l a t e a t r a l i t à
re di confine così moderne da esser
nasconde la ricerca d i m u s i c a l i t à e
a questo punto norma. Si avventura
bellezza – le fa il pa i o . E l a b e l l e z -
lì anche Heart And Soul, sovente
za non si cerca.E al l o r a f o r s e q u e -
mescolando l’amore per il dub alle
sto disco è un mezz o p e c c a t o , c o n
suggestioni etniche assimilate al-
alcune cose che no n s i p e r d o n a n o
lorché - ragazzino nei sobborghi di
facilmente, ma, in fin d e i c o n t i , c o n
Londra - si perdeva dietro alla ra-
alcuni margini di pr o m e s s a . È q u i
dio a onde medie. Un po’ muezzin
che accade qualcos a . L e s p e r a n z e
(strepitose l’oscura Through The
prendono corpo già n e l l e c a n z o n i
Mist And Up The Mountain e un’af-
successive, fino a in c r i n a r e l a p r o -
f i l a t a E t e r n a l Wa n d e r e r c h e s t o r d i -
spettiva iniziale. Cir o e A n n a s v e l a
sce come ai vecchi tempi) e un po’
definitivamente le m i r e p o s t - r o c k
della band; la title-t r a c k è u n a H e roes trasognata e pe r n u l l a m a r z i a le, che si infrange s u l m u r o p o s t - e
che rifrange un vio l i n o g i o c a t t o l o
davvero azzeccato. L’ A c c h i a p p a c i trulli conferma la cre s c i t a , f a c e n d o
spiccare la lingua i t a l i o t a – i n u n
modo simile a quella b o l l a c h e s o n o
stati i Massimo Volu m e – d i l a g a n t i
in Muschio , parabol a d i t e a t r o - n a r razione-vangelico, co n c h i t a r r a s u g gestionata dal live d i U m m a g u m m a
dei Pink Floyd, e vo c i r a c c o l t e . I n somma, pareggio. ( 6 . 0 / 1 0 )
Gaspare Caliri
nella
dozzina
abbon-
profeta in levare (Lord Keep Me,
una title track in odore di Clash
circa
Bankrobber),
dispone
nel
mezzo l’alchimista stiloso e sicuro
di sé e dei propri mezzi (Desolation, Whatever Happens, l’autobiog r a f i c a I R e m e m b e r T h a t Ti m e ) .
Sorprende, addirittura: butta lì del
Bristol sound storto (The Sweetest
Feeling, complice la voce di Clea
Rose) e un quasi funk refrigerato
( I ’ d L o v e To Ta k e Yo u ) , c h i u d e n d o
così il cerchio col ringraziamento all’Immagine Pubblica nascosto
tra le note di Blue Lines; si declina
acustico (Appalachian Mountain) e
s ’ a d a t t a a u n m o l l e w e s t e r n ( Ta k e
Jah Wobble – Heart And Soul
Me Home), infine si concede uno
( Tr o j a n / G o o d f e l l a s , 1 9 m a r z o
sfogo
2007)
Bowl).
Genere: dub
come non faceva da un dieci anni
Uomo di talento Joh n Wo b b l e e t u t -
in qua. Nonostante peccatucci (sa-
tavia non esente da d i f e t t i , l a s m a-
rebbe lui, sennò?) come una sca-
nia di voler pubblica r e a r i t m i s f i a n -
letta bisognosa di qualche taglio e
canti forse il peggio r e . Tr a s c a ff a l i
l ’ u s o a t r a tt i s m o d a t o d e l v o c o d e r,
e ricerche ne compu t o u n a t r e n t i n a ,
Wo b b l e p a r e e s s e r r i s o r t o ( n o : n o n
live e collaborazion i e s c l u s e , c e r -
faccio apposta…). Che lo dessimo
to di aver sicurame n t e t r a l a s c i a t o
p e r b o l l i t o t r o p p o p r e s t o ? ( 7 . 2 /1 0 )
qualcosa. Ora, se a c e r t e c a d e n z e
54 sentireascoltare
d’acido
chitarrismo
Convincendo,
(Dust
oltretutto,
Giancarlo Turra
Jennifer Gentle - The Midnight
Room (Sub Pop / Audioglobe,
19 giugno 2007)
Genere: psych/pop
P e r s o p e r s t r a d a i l b a t t e r i s t a A l es s i o G a s t a l d e l l o , l a M a r c o F a s o l o’s
O n e M a n B a n d , a l t r i m e n t i d etta
J e n n i f e r G e n t l e , t o r n a a f a r s i v iva
p e r i t i p i S u b P o p a d u e a n n i dal
f o r t u n a t o Va l e n d e. C o m e a l l ora
a n z i p i ù ( i n t e n s a m e n t e ) d i a l l ora,
t r a t t a s i d i u n t u ff o t r a i m o d i e le
a t m o s f e r e f r e a k / p s y c h d e i s i x t ies
d a c u i i l p a l o m b a r o m u l t i s t r u m en t i s t a ( c h i t a r r e , b a s s o , b a t t e r i a , ta s t i e r e v a r i e . . . ) r i e m e r g e c o l r e tino
p i e n o d i m o s t r i c i a t t o l i a n f i b i , n atu r a l m e n t e p s i c o t r o p i , i c a s t i c a m e nte
l i s e r g i c i , g r o t t e s c a m e n t e v i s i o n ari.
P r e n d e t e a t i t o l o d i e s e m p i o i l v au d e v i l l e s g a n g h e r a t o b e a t d i I t ’s In
H e r E y e s , o l ’ a p n e a e v a n e s c e nte
t u t t a p u n g o l i d i c h i t a r r e e d e cto p l a s m i d ’ h a r m o n i u m d i Q u a r t e r To
T h r e e , o a n c o r a l o s t o m p m a c a bro
e f o r s ’ a n c h e a v a r i a t o d i Te l e p h one
Ringing.
I n e v i t a b i l m e n t e c a p i t a d i s c o r g ere
s p e t t r i d a l l a f i s i o n o m i a s o s p e tta,
c o m e i K i n k s s w i n g a n t i e s d r u c cio l e v o l i n e l l a b e ff a r d a Ta k e M y H a nd ,
i P r e t t y T h i n g s v o r t i c o s i n e l d e l irio
m a d r e p e r l a c e o d i T h e F e r r y m en ,
a d d i r i t t u r a i l Wa i t s p i ù i n v a s a t o tra
i v a t i c i n i a m n i o t i c i d i G r a n n y ’s H ou s e . Tr a n q u i l l i , n o n s t o s c o r d a ndo
i l v a t e B a r r e t t : c ’ è e c c o m e , a nni d a t o n e l d n a d i p r e s s o c h é t u t t e le
t r a c c e , a m o ’ d i f a n t a s m a p a c i f i ca t o n e l l ’ i n i z i a l e Tw i n G h o s t s e n ella
l e n t a d e r i v a d i C o m e C l o s e r , s orta
d i v a s c e l l o i n t e r s t e l l a r e c o i m oto r i s p e n t i . M a a r r i v i a m o a l d u n q ue.
A l l e d o l e n t i n o t e , s e v o g l i a m o . Per c h é i n q u e l f a m o s o r e t i n o m a n c a la
p r e d a p i ù i m p o r t a n t e , l a p i ù d i ff ici -
le. Questa pre d a è l ’ a b i s s o s t e s s o ,
già carburante i r r i n u n c i a b i l e p e r g l i
immaginifici d e c o l l i d e l l ’ i m m a g i n i f i co Syd. Il bu o n M a r c o i n v e c e n o n
ne cattura ab b a s t a n z a , q u a s i p e r
nulla. Padron e g g i a l ’ i n c a s t r o d e l l e
tessere con g u i z z a n t e i n g e g n o s i t à ,
ma scorda di r e n d e r c i p a r t e c i p i d e l le sue ossess i o n i . C ’ i n t r i g a , m a n o n
ci scuote. Ci c o n v i n c e , m a n o n c i
avvince. Rag i o n p e r c u i n o n r e s t a
che osservarn e l e e v o l u z i o n i c o m e
si fa con le co s e c u r i o s e . I n a t t e s a
della prossim a b i z z a r r i a . ( 6 . 0 /1 0 )
t i v o r a g g i u n t o , s u t u t t i , è c h e d i ff i cilmente si lascia che la banalità si
intrufoli in questi pezzi pop; il che
è cosa non facile da ottenere, per
un nugolo di melodie che si aspettano di risultare orecchiabili (Il bar
dei miei sogni). Una promozione,
la nostra, che risente della serenità (non agrodolce, ma vagamente
surreale) che lascia l’ascolto dei
r a c c o n t i d e l l a Vi t a s o c i a l e d i q u e st’uomo, a suo dire per nulla disinvolta. Razzolerà male, ma predica
bene. (6.7/10)
Stefano Solventi
Gaspare Caliri
Jet Set Roger – La vita sociale
(Snowdonia
/
Audioglobe,
maggio 2007)
Genere: pop-wave
Quelle pose d a b u r a t t i n o - b u r a t t i naio alla Cam e r i n i , c o n a l c u n i a c cenni di vin t a g e - b o o g i e ( S t u p i d o
romantico , Un ’ a l t r a s c u s a ) , q u e l l a
“wave” ( Il To s s i c o e i l C o m m e s so , che vince i l p r e m i o a l l a p r i m a
canzone che h a i n s e r i t o n e l t e s t o
la frase “I cap e l l i a l l a Va l d e r r a m a ” )
che ancora no n h a i n i z i a t o i l r i f l u s so, quelle picc o l e p r e t e s e d i s o f i s t i cazione che h a a v o l t e i l p o p .
Canzoni tristi ( a c u i p a r t e c i p a A n d y
dei Bluvertigo , c h e s a r à f e l i c e d e l l’epiteto di cu i n o n s i r i e s c e a l i berare, né n o i l o f a r e m o ) e p p u r e
scanzonate, s o r e l l e d i q u e l l e d e i
Baustelle . Un a v o c e t r a B i a n c o n i
e Tricarico. I l b r e s c i a n o - l o n d i n e s e
che sta dietro a q u e s t e d e f i n i z i o n i
facilone è Je t S e t R o g e r , a u t o r e
di La vita so c i a l e , u n a d e l l e d u e
uscite con cui l a S n o w d o n i a i n i z i a a
festeggiare i d i e c i a n n i d i a t t i v i t à .
Ma al di là d e l l e f r a s i d e s c r i t t i v e ,
come siamo m e s s i a r e s a ? A b b a stanza bene; u n m e r i t o e u n o b i e t -
Joanna Newsom and the Ys
Street Band - EP (Drag City /
Wide, 24 aprile 2007)
Genere: avant folk
Chiamatelo, se volete, appendice,
questo EP licenziato dall’imprendibile Joanna. Appendice ad un album uscito ormai da mesi (ma che
ancora non ha finito di sorprendere
e turbare) e anche ad una personalità capricciosa, intensa, versicolore, forse enigmatica e forse burlon a . Ta n t o c h e d a u n a p a r t e a c c o g l i
con un ghigno il calembour springsteeniano della ragione sociale,
dall’altra t’insospettisci per questa
scaletta all’insegna della lettera C
(che vorrà dire? Che ci sarà dietro?
O d d ìo , m i s f u g g e l ’ a r c a n o . . . ) .
In ogni caso, trattasi di soli tre
p e z zi p e r q u a s i m e z z ’ o r a d i a c u stiche mirabilie & carabattole. C’è
l’incanto sospeso di Clam, Crab,
Cockle, Cowrie, ripresa dall’album
d’esordio, chitarra e voce più controcanto maschile, aria angelicata
Paul Simon e toccante fragranza
d a l iv e i n s t u d i o . C ’ è u n a C o s m i a
dilatata fino a raddoppiarsi rispetto
a l l a v e r s i o n e d i Y S, t u t t a u n a m a r e a
che monta e ondeggia tra sfarfallii
di fisarmonica, trilli di banjo e chit a r r e, u l u l a t i ( d i t h e r e m i n ? ) , s o n a gli, guizzi vetrosi, incapricciamenti
esotici/balcanici, caracollante dolcezza, mistero terrigno, memorie
L e d Z e p, F a i r p o r t e - a r g h ! - p r i m i
Q u e e n.
Poi c’è Colleen, il pezzo inedito,
marcetta al passo di percussioni
sorde, infiorescenze medievali di
fisarmonica,
chitarre,
arpa,
quel
canto tutto squittii e ombre, voca-
l i z z i d i s t e s i e s t r i z z a t i , una Kate
B u s h t a r a n t o l a t a c o i Pentangle
a g u a r d a r l e l e s p a l l e . Insomma,
c ’ è c h e q u e s t o d i s c h e t t o aggiunge
u n ’ a l t r a r o t e l l a a q u e l miracolo s o m a r c h i n g e g n o d ’ i m mediatezza
s t r u t t u r a t a - s p e c i e d i f o l k-prog ca p a c e d i b r u c i a r e p i g l i o i ndie-wave,
g r o v i g l i o a g i l e , l a b i r i n t o dipanato
- c h e l ’ a r g u t a r a g a z z a h a deciso di
p r o p i n a r c i . B o n t à s u a . ( 7 . 0 /10 )
Stefano Solventi
Kalabrese
–
Rumpelzirkus
(Stattmusik, maggio 2007)
Genere: electrojazzfunk
downtempo
I l p e r s o n a g g i o c h e h a c a mbiato le
s o r t i d e l b l a c k - p o p n e g l i anni 90
( t r a g l i a l t r i ) è s t a t o Tr icky ; poi,
c o m e t u t t e l e s t e l l e , s i è spento in
m i l l e p r o g e t t i e p e r s o n a l ità distur b a t e . O g n i t a n t o q u a l c u no racco g l i e i s u o i s p u n t i e l i r i v ede, tenta
d i r a p p e z z a r l i i n m a n i e r e consone
a l l o z e i t g e i s t . K a l a b r e s e (aka Sa c h a Wi n k l e r) c i p r o v a i n questo suo
d e b u t t o , m a s c h e r a n d o i l t entativo di
r i a p p r o p r i a r s i d e l l ’ e r e d i t à del mae s t r o d i e t r o a u n a c o l t r e di electro
p o s t - 2 K f u n k e g g i a n t e d i c hiara pro venienza chill-out.
I l d u b / r o c k s t e a d y s i f o n de con il
f u n k e c o n l a t r a d i z i o n e j azzy della
F - C o m m u n i c a t i o n s i n t u t t o il disco:
d o w n t e m p o r i l a s s a n t e n e l l ’eccellen t e a p r i p i s t a O i s i Z u k u n f t , i l richiamo
all’electrodavis
nella
b l uesissima
A u f D e m H o f , i l r i c o r d o ( ormai qua s i d ’ i m p i c c i o d o p o l e s f u riate LCD
S o u n d s y s t e m ) d e i Ta l k i ng Heads
i n H a f e n l i e d e i n H i d e , e asytronica
d a s p i a g g i a c a r a i b i c a i n Body Ti ght.
I l r a g a z z o d i Z u r i g o c o s t ruisce un
bel
paesaggio
di
d e e p-minimal-
s o u l r a l l e n t a t a , c o m e c i piaceva
q u a l c h e a n n o f a n e l l e c ompilation
p o s t - K & D d e l l a ! K 7 . U n disco ben
p r o d o t t o , f e a t u r i n g a z z e c cati e una
t e c n i c a r i t m i c a a s s e s t a t a . I lati ne g a t i v i s o n o l a m a n c a n z a di singoli
d a b r i v i d o e l a p r o l i s s i t à insensata
d i t r o p p e t r a c c e . A t t e n d i amo che il
g i o v a n e p r e n d a s u l s e r i o la missio n e e c h e s i s t a c c h i d e f i n i tivamente
d a l l a d e f u n t a e i m p o l v e rata afrolounge dei 70.(6.0/10)
Marco Braggion
s e n t i r e a s c o l t a r e 55
L a O t r a c i n a – To n a l E l l i p s e O f
alla visione, che induce allo stato
Non
The One (Holy Mountain, giugno
di trance senza bisogno di additivi
q u a n d o a t t a c c a c o n l a c h i t a r r a , vedi
2007)
psicotropici.
l a s t r i z z a t i n e d ’ o c c h i o f a t t a a H en -
Genere: heavy psichedelia
Nei cinque lunghi pezzi strumen-
d r i x n e l l a c e n t r a l e B u n e , l a p a cca
Neanche il tempo di a s s o r b i r e q u e l
tali si trovano così detriti di trenta
s u l l e s p a l l e d a t a a M o n t g o m ery
mastodonte
era
e passa anni di storia della musi-
n e l l a s u c c e s s i v a M S t R N g W Tc hcr
Love, Love, Love ed e c c o c h e c e l i
ca con la S maiuscola, come nella
F t L V N g N S p R T e l ’ a b b r a ccio
ritroviamo di nuovo d i f r o n t e . D o p o
paradigmatica Sailor of The Salvian
a L o r e n M a z z a c a n e C o n n o r s n ella
una strepitosa mess e d i u s c i t e i n
Seas, in cui passaggi epocali lungo
c o n c l u s i v a S i g h n s . D o v e i n v e c e mi
cd-r per la Colour S o u n d , e t i c h e t t a
una linea rossa che dai Black Sab-
s e m b r a c h e c i s i a n o i m a r g i n i per
di ca sa, il combo ne w y o r c h e s e d a l
bath/Blue Cheer arriva agli Sleep/
costruirsi uno stile più personale è
sangue italiano (la c h i t a r r a è q u e l -
O m a p p r o da n o i n e r m i s u m a r z i a n i
q u a n d o p r e n d e d i p e t t o i l m i c r o f ono
la della nostra vecch i a c o n o s c e n z a
lidi sludge.
e s i d e d i c a a v o c a l i z z i t a n t o e t erei
Ninni Morgia) appr o d a p e r q u e s t o
Ma è il senso del tutto a rimandare
q u a n t o c o n c r e t i . I n q u e s t ’ o t t i c a , il
esordio ufficiale ni e n t e m e n o c h e
a qualcosa di lontano ed alieno, ad
d i s c o i n i z i a n e l m i g l i o r e d e i modi
alla Holy Mountain, e t i c h e t t a c h e
un suono che nell’immaginario col-
c o n d u e b r a n i c h e f a n n o l a r g o uso
più di tutte ha ultim a m e n t e i n c a r -
lettivo si è fatto esemplare visione
d e l l e p a r t i v o c a l i c o n l a c h i t a r r a che
nato al meglio il nu o v o s e n t i m e n -
su pentagramma di mondi lontani e
s e m p l i c e m e n t e g l i v a d i e t r o . Fai -
to cosmic-psichedel i c o a m e r i c a n o .
sognati, tanto quanto su carta si è
Non un caso, d’altro n d e , d a t o c h e
materializzato, esempio tra i tan-
r i e s f a p e n s a r e a d d i r i t t u r a a i P o pol
di quell’afflato cos m i c o e d i l a t a -
ti, negli incubi Lovecraftiani. Non
to tipico delle uscit e t a r g a t e H o l y
a c a s o l a f i n a l e , l i s e r g i c a O d e To
d a m e n t a l e d e l s u o n o d i L i c h ens
Mountain è pervaso l ’ i n t e r o a l b u m
Amalthea incorpora quel fraseggio
l o s i i n t e n d e a m e r a v i g l i a a n che
del collettivo americ a n o .
altro che l’entità aliena di Incontri
Musica follemente s p a z i a l e c h e s i
R a v v i c i n a t i d e l Te r z o Ti p o i n v i a -
g u a r d a n d o i l d v d a c c l u s o a l d i sco
abbevera delle mir e c o s m i c h e d i
v a s u l l a Te r r a c o m e m e s s a g g i o d i
Sun Ra – dopotutto S p a c e I s T h e
saluto. Colonna sonora del cosmo
Place , ricordate? – a n n e g a n d o l e i n
per come lo possiamo intendere noi
una tempesta sonora i n c u i p s i c h e -
t e r r e s t r i , To n a l E l l i p s e O f T h e O n e
delia espansa, visi o n a r i e t à p r o g ,
rischia di diventare uno degli album
accenni kraut e fram m e n t i d i a t a v i -
classici del genere che non possia-
co bl ues distorto si f r a n g o n o i n u n
mo non definire psichedelico. Otti-
tutt’uno. Musica co m e p o l v e r e d i
mo, non c’è che dire. (7.5/10)
post-k r a u t
che
cometa cristallizzat a , c o m e r e c i t a
Stefano Pifferi
lo sticker in copertin a . C o m e a d i r e
le ap erture alari deg l i A m o n D u u l,
la fuga in avanti ch e f u d e i p r i m i ,
immensi
King
Crim s o n,
l’amore
per la reiterazione d i a l c u n e f r a s i
musicali à la Can ed i n p i ù l ’ a m o r e
per l’improvvisazion e c h e n o n s c a de quasi mai nel se n s o d i d i s t r u t tiva catarsi di mol t i c o m p a g n i d i
etichetta. Un piacere p e r l ’ o r e c c h i o
e per la mente, se a n c o r a n o n s i
fosse capito. Music a c h e s t i m o l a
i n n o v a tivo
Vu h! (6 . 5 /1 0 )
C h e l a v o c e s i a c o m p o n e n t e f on -
e c h e f o t o g r a f a u n c o n c e r t o d e l l ’ an n o s c o r s o t e n u t o a l l ’ E m p t y B o t t l e di
C h i c a g o . L’ i n i z i o p e r s o l a c h i t a r r a è
t r e m e n d a m e n t e n o i o s o , m a q u a ndo
c o m i n c i a a c a n t a r e o c o m u n q u e ad
e s p r i m e r s i c o n l a v o c e l ’ i p n o s i co m i n c i a p i a n o p i a n o a m a n i f e s t a rsi.
Q u e l l o c o n i l d u o d e i W h i t e / L i ght
è i n v e c e u n c a o t i c o e s p e r i m e n t o di
d r o n e n o i s e p s i c h e d e l i c o c h e s u ona
e s a t t a m e n t e c o m e l a s o m m a d elle
Lichens – Omns (Kranky / Wide,
7 maggio 2007)
White/Lichens
–
Self
Titled
(Holy Mountain / Goodfellas, 24
aprile 2007 )
Genere: psichedelia,
drone noise
Una primavera abbastanza impegnata per Rob Lowe, che ritorna
con un disco nuovo, un dvd e una
c o l l a b o r a z i o n e c o n i W h i t e / L i g h t.
Il precedente The Psychic Nature
Of Being era un lavoro acerbo e
i n s i c u r o m a q u e s t o O m n s, s e c o n -
p a r t i e s i a v v i c i n a c o m e i d e a d i b ase
a q u e l l a d e g l i H a s h J a r Te m p o , ov v e r o M o t g o m e r y + B a r d o P o n d. Lo
s t i l e p e r ò è p i ù s i m i l e a q u e l l o dei
p r i m i G r o w i n g, e r g o v a s t e p i a n ure
d i d r o n e s c h e p a r t o n o q u i e t i e di v e n t a n o v i a v i a p i ù m i n a c c i o s i , con
i l l i r i s m o d i L o w e a d a p r i r e s q u arci
nel caotico marasma noise.
Riferimenti
ovviamente
anche
a
E a r t h e S u n n O ) ) ) c o m e s i e vin c e f a c i l m e n t e d a l l a d o o m e g g i a nte
B e l i a l . I n s o m m a t u t t o g i à r i s a p uto
e g i à s e n t i t o . Q u e s t o d i s c o a n n oia
d o d i s c o e ff e t t i v o a n o m e L i c h e n s ,
c o n s l a n c i o e i n p i ù c ’ è l ’ a g g r a v an -
aggiusta il tiro e inquadra meglio
t e n e r d c h e i t i t o l i d e i b r a n i s ono
la visione psichedelica dello stra-
c h i a m a t i c o n i l n o m e d e i d e moni
no bassista nero dei 90 Day Men.
d e l l a G o e t i a e v o c a t i d a R e S a l o mo -
Sempre più fulminato da una vaga
n e , c r e d o a i t e m p i d e i b a b i l o n e si o
e confusa idea di mistica orientale,
d e i s u m e r i . C i m a n c a p o c o c h e non
Lowe usa voce e chitarra per dipin-
a p p a i a a n c h e “ G o z e r i l d i s t r u g g ito -
gere lunghe e sottilissime trame di
r e ” s o t t o l e s e m b i a n z e d e l l ’ o m one
psichedelia spaziale, narcotica, se-
di marshmellows... (5.5/10)
rena e appena un po’ malinconica.
56 sentireascoltare
particolarmente
Antonello Comunale
turn it on
M o n o t r a c t – Tr u e n o O b s c u r o ( L o a d / G o o d f e l l a s , 2 4 a p r i l e 2 0 0 7 )
Genere: elettro-noise/no-wave
Un classico d i s c o L o a d c h e p r o c r a s t i n a l e o v v i e t à n o - w a v e . U n g r a n d i s c o
Load che non p u ò f a r e a m e n o d i c i t a r e l a n o - w a v e . U n d i s c o c h e n o n p o t e va che uscire p e r L o a d c h e r i e s c e a f a r e n o - w a v e i n m o d o n o n d e r i v a t i v o .
Un disco di no - w a v e c h e f a p a r l a r e d i s é s e n z a n e c e s s a r i a m e n t e p a r l a r e d i
New York tra S e t t a n t a e O t t a n t a - e c h e s o l o l a L o a d p o t e v a f i u t a r e .
Si sarà capito c h e i l c l i m a x è f i n z i o n e r e c e n s o r i a , e c h e c h i s c r i v e p a s serebbe diret t a m e n t e a d a p p o g g i a r e l ’ u l t i ma p o s i z i o n e s e n z a p a s s a r e d a l
via. Treno Ob s c u r o d e i M o n o t r a c t n o n p r e s e n t a p r e s s o c h é p e r n u l l a p u n t i
deboli, incerte z z e , d i f e t t i . M e z z ’ o r a ( l a l u n g h e z z a p e r f e t t a d i u n a l b u m , a
mio vedere) d i r u m o r e c o n v i n c e n t e , c o n s a p e v o l e d e i p r o p r i d e b i t i m a i n d i f ferente alla d e f e r e n z a . S i p a r t e ( M u d d y T h u n d e r ) d a i D N A m i s c e l a t i a u n a
versione tech n o d e l l a m u t a n t - d i s c o p o l i r i t m i c a ( o p s , s i e r a d e t t o n i e n t e
NY!), con arp e g g i o m a l a t i s s i m o e t r a s c i n a t o d i c h i t a r r a . S i r i e s c e p e r s i n o
a incastonare , a v v o l t o n e l b e c e r u m e , u n e pi s o d i o d i d e l i c a t e z z a f e b b r i l e e l y n c h i a n a , c o m e u n a r o s a c he sboccia
coi petali cosp a r s i d i i n s e t t i n i p a r a s s i t i ; è l a s p e t t r a l e U n d e r M y A r m , c o n u n f i l o d i v o c e f e m m i n i l e m u s i calissima,
che fa il paio c o n l a v e r s i o n e i n d u s t r i a l e d e i S i l v e r M t . Z i o n ( R e d Ti d e ) . E p o i B a l l a d o f L e c h o n h a d e n tro i Dead
C missati su u n a b a t t e r i a - a n e l l o m a n c a n t e t r a f r e e - j a z z e p o s t - r o c k – a n c o r a u n a v o l t a , d e l t u t t o n o - w ave. Big N
accompagna u n a f i l a s t r o c c a s c a z z a t a c o n u n s y n t h d i s o t t o f o n d o ( c h e p o i i n v a d e l a s c e n a ) i l q u a l e r i c orda l’EML
200 di Ravens t i n e .
I Monotract a r r i v a n o a L o a d d o p o e s s e r p a s s a t i – c o n X p r m n t l L v r s ( 2 0 0 6 ) – d a T h u r s t o n M o o r e ( e dalla sua
Ecstatic Peac e ) . N o n è u n c a s o . Te n i a m o l i d ’ o c c h i o . M a t e m i a m o a n c h e i l p e g g i o ; c h e p e r d a n o l a l o r o approssi mazione melo d i c a p e r e n n e m e n t e i n t o r t a t a d a l l a p e r c u s s i v i t à c h e s p u m e g g i a s e n z a c o n t r o l l o ( C a f u y K aka ). Che
si tengano a b a d a . I n t a n t o g o d i a m o c i q u e s t o c o n s i g l i a b i l i s s i m o d i s c o . ( 7 . 3 / 1 0 )
Gaspare Caliri
s e n t i r e a s c o l t a r e 57
Lightning
Dust
–
Self
Titled
( J a g j a g u w a r, 1 9 g i u g n o 2 0 0 7 )
Genere: psych/folk
Salutati - temporan e a m e n t e - g l i
impetuosi Black Mo u n t a i n, i c a n a desi Amber Webber e J o s h u a We l l s
fanno il nido in un te a t r i n o m e n t a l e
dove pressoché tutto a c c a d e s e n z a
frago re, dove ogni p a l p i t o s g o m i t a
per farsi pregnante e d o g n i r i v e r bero tenta di aprirsi u n v a r c o l u n g o
la schiena. Organi h a m m o n d , c h i tarre trepide, violin o , p i a n o e l e t trico, una sparuta b a t t e r i a : q u e s t o
l’armamentario, bas t e v o l e a d a l l e stire romanticherie s p e t t r a l i i n c u i
la voce di Amber si d e s t r e g g i a c o n
una certa apprension e a l l i m i t e d e l la goffaggine, quasi s i s e n t i s s e c o r po estraneo. Non è, i n e ff e t t i , u n a
gran voce. Limitata n e l l ’ e s t e n s i o n e ,
il vibrato elargito co n s t u c c h e v o l e
generosità,
prigion i e r o
di
ubbie
gothic-dark e frego l e p s i c o p o m p e
che ne fanno un bi g n a m i S i o u x i e
dalle tacite ambizion i G r a c e S l i c k.
Priva oltretutto di c u o r e , e q u e s t o
è il grave. Del resto , è c i ò c h e s i
meritano queste ca n z o n i . C o s t r u i te su alcune buon e , b u o n i s s i m e
intuizioni
melodiche ,
però
preda
di strutture fin tropp o s c h e m a t i c h e
per non dire frettolo s e . E ’ q u e l c h e
capita ai biechi torm e n t i d e l l ’ i n i z i a le Listened On o all a v e r v e n o i r d i
Heaven , dove s’avv e r t e l a p r e s e n za di un progetto est e t i c o e f o r m a l e
che precede di gran l u n g a l ’ u r g e n za espressiva. In al t r e p a r o l e , l a d dove i “pionieri” de l l ’ u l t i m a r i s c o perta psych-folk - E s p e r s , Ve t i v e r ,
Faun Fables ... - te n t a n o d i g e t t a re lu ce su una dim e n s i o n e n u o v a
perché dimenticata, d i r e i n v e n t a r s i
una magica verginit à e s p r e s s i v a , i
Lightning Dust fann o g l i s m o r f i o s i
con le ombre, recita n o s a p e n d o d i
farlo, si cuciono add o s s o l a p a r t e .
Allestiscono una ver a e p r o p r i a “ r i vista”, come dimostr a q u e l l o s c o n certa nte intruso co u n t r y - p o p c h e
risponde al nome d i Wi n d M e U p .
Ciò non toglie che r i e s c a n o a d a z zeccare situazioni i n t r i g a n t i , c o m e
l’eter ea malinconia d i C a s t e l s A n d
Caves o gli spiragli f o l k - s o u l a p e r ti da Days Go By ( p r a t i c a m e n t e
un apocrifo Cat Po w e r ) . Ti r a t e l e
somme però, credo c h e i n m o l t i
58 sentireascoltare
consiglieranno loro di rientrare alla
b a s e . ( 5 . 7 /1 0 )
Stefano Solventi
Little Annie – Songs From The
Coal Mine Canary (Durtro Jnana
/ Goodfellas, aprile 2007)
Genere: cabaret soul-jazz
Ci sono volti che guarderesti senza
m a i s t a n c a r t i . Vo l t i c h e r a c c o n t a n o
s t o r i e c o m e l i b r i . Vo l t i c h e v i v e n d o
si sono meritati un impalpabile appeal di carisma. Il volto di Annie
Anxiety Bandez è uno di questi. Lo
sguardo ti fulmina immediatamente
anche se arriva da una malconcia
jpeg in bassissima risoluzione e
non ha l’eyeliner a mettere in evidenza. Dal vivo probabilmente Annie trasforma le persone in pietra e
ipnotizza i presenti con mezzo sorriso. Lei è una che ha scritto ormai
un voluminoso capitolo nella storia
s e g r e t a d e l l ’ a r t e m a d e i n N e w Yo r k .
Un curriculum che alla voce “Spiriti
a ff i n i c o n c u i s i è c o l l a b o r a t o ” e l e n ca gente come Current 93, Coil,
Crass, Adrian Sherwood, Kid Congo
P o w e r s , L a r r y Te e , Wo l f g a n g P r e s s ,
N u r s e W i t h Wo u n d , B i m S h e r m a n , e
tanti altri ancora… Insomma il profilo della dark lady che per prenderti per le palle non ha bisogno di
fare mossette o scoprire due cm di
pelle. Con il pericolo però di giocare sempre sulla linea di confine che
separa l’attore dal personaggio.
E s a t t a m e n te i l c a r a t t e r e c h e a l b e r ga nelle canzoni di questo Songs
From The Coal Mine Canary, ultimo nato nella discografia di Annie
e primo concepito nell’accoglient e c a s a D u r t r o J n a n a d i D a v i d Ti bet. A dare una mano ci sono “Sua
Onnipresenza” Antony e Joe Budenholzer già in Backworld e Small
Creatures. Le stilosissime ballad
d i A n n i e , c h e s a n n o t a n t o d i t o rch
s o n g s a n n i 3 0 q u a n t o d i n o t t u rno
c a n t a u t o r a t o j a z z , s t a n n o s e m pre
l ì , t r a l a s u g g e s t i o n e e l a m a n i era,
t r a l o s t a n d a r d e l ’ a z z a r d o . A n t ony,
l u n g i d a l l ’ a i u t a r e a m u o v e r e i n d ire z i o n i p i ù a v v e n t u r o s e , a ff o g a t utto
n e l l a c o n s u e t a m e l a s s a m è l o dei
J o h n s o n s . A n n i e , d a l c a n t o s u o , se
n o n è d i v e n t a t a l a p r e f e r i t a d i Da v i d Ly n c h è s o l o p e r c h é l a s u a v oce
n o n è c h e s i a s t r a o r d i n a r i a , m a con
d e l l e c o r d e v o c a l i p i ù p o t e n t i , c ome
q u e l l e d i J u l e e C r u i s e p e r e s e m pio,
i l r e g i s t a d i Ve l l u t o B l u a v r e bbe
a d o r a t o e u t i l i z z a t o i n q u a l c h e suo
f i l m . U n d i s c o c h e s a d i m a n i e r a ma
c h e s i l a s c i a s e n t i r e s e n z a n o i a per
t u t t a l a s u a d u r a t a . P r o b a b i l m en t e a p p a r t i e n e a l l a c a t e g o r i a d elle
c o s e c h e m i g l i o r a n o i n v e c c h i a ndo
e n o n m i s t u p i r e i s e f r a 3 0 a n n i , in
o c c a s i o n e d e l l a r i s t a m p a c o n b o nus
e o u t t a k e s , i l m e s t e s s o d e l 2 037
s i s p e r t i c a s s e n e l l e l o d i i p e r b o l i che
c h e s i c o n s e r v a n o s o l o p e r i c l a ssi ci inattaccabili. (6.5/10)
Antonello Comunale
M i c k H a r v e y – Tw o O f D i a m o n d s
(Mute, maggio 2007)
Genere: rock d’autore
S i c o m p i e u n e r r o r e s o t t o v a l u t a ndo
M i c k H a r v e y, t r a t t a n d o l o a l l a s tre g u a d e i n u m e r o s i “ c a t t i v i s e m i ” che
n e g l i a n n i h a n n o s c o r t a t o i l p e r e gri n a r e d i N i c h o l a s C a v e . P r e m e sso
c h e o g n u n o d i l o r o h a l a s c i a t o , chi
p i ù e c h i m e n o , u n a t r a c c i a i m por t a n t e e c h e g l i o t t i m i G r i n d e r man
r i v e l a n o u n N i c k p i ù c o l l a b o r a tivo
d i q u a n t o s i c r e d e s s e , g i o v a sot t o l i n e a r e c h e - l a d d o v e B l i x a f u un
b r a c c i o a d e g u a t a m e n t e “ s i n i s tro”
- i l p i ù q u i e t o M i c k r a p p r e s e n t ava
d i c e r t o i l d e s t r o . Q u e l l o r i f l e s s ivo
e r a z i o n a l e , c i o è , v o l t o a p o n d era r e e p e s a r e m o s s e e d i c h i a r a z ioni
m e n t r e o s t e n t a u n p o l i e d r i c o t a l en t o s t r u m e n t a l e e i n t e r e s s i a r t i s tici
m u l t i f o r m i . I n q u e l l o c h e è i l s u o se c o n d o a l b u m s o l i s t a v e r o e p r o prio
i n u n d e c e n n i o b u o n o ( d a c o m p uta re due tributi a Serge Gainsbourg e
u n a s f i l z a d i c o l o n n e s o n o r e ) , Har v e y f a d i f a t t i t u t t o o q u a s i d a s o lo.
B e n g l i e n e i n c o g l i e , p e r c h é q u e sta
d o z z i n a d i b r a n i p o s s i e d e u n i t a r i età
d i s c r i t t u r a e d e s e c u t i v a e n t r a mbe
e s e m p l a r i , t i p i c h e d e l l ’ a r t i s t a m atu -
ro e che non a p p a r t e n g o n o a l s i d e man di lusso o a l l ’ i n t e r p r e t e c o m u n que acuto. E’, i n s o s t a n z a , u n p a s s o
avanti notevo l e r i s p e t t o a l b u o n o
One Man’s Tr e a s u r e ( M u t e , 2 0 0 5 ) ,
nonché la sua c o s a m i g l i o r e c o n l e
personali rile t t u r e d e l r e p e r t o r i o d i
“Gainsbarre” p r o p o s t e c o n l ’ e g i d a
Intoxicated M a n . N o n p r o s p e t t a a l cunché di inat t e s o Tw o O f D i a m o nds, per chi s’ è a c c o m p a g n a t o o l t r e
che a Re Inki o s t r o a n c h e a i C r i m e
And City Solu t i o n: c a n z o n i d ’ a u t o re che portan o i n s p a l l a l a t r a d i z i o ne senza fars i s c h i a c c i a r e , i n t r i s e
di folk e coun t r y e b l u e s .
Agili nel lor o t r a n s i t a r e d a u n
Cohen sedut o s u l l a “ M e r c y S e a t ”
( Little Star ) a f r e q u e n t i s o s p e n s i o n i
da Hazlewoo d m u t a t o i n c h a n s o n nier ( Sad Dar k E y e s , s t r e p i t o s a ; l a
mesta Here I A m ) , m e g l i o s e a t t r a verso una bri o s a O u t O f Ti m e M a n
dei Manonegr a c h e n e l l a c o l l i s i o n e
tra The Passe n g e r e L o v e M e Tw o
Times sostitu i s c e i l l u n g o S e n n a
con deserti G o - B e t w e e n s . S l o w
Motion Movie S t a r e i l g o s p e l b i a n co Everything I s F i x e d p o t r e b b e r o
appartenere a l p i ù t r a g i c o L a n e g a n
e nessuno a v r e b b e a c h e r i d i r e ;
Home Is Far F r o m H e r e p o r t a D y l a n
in punta di pi e d i v e r s o M o r r i c o n e,
tratteggiando i n s i e m e a B l u e A rrows – breve d i p a n a r s i t r a p o p t i n to di jazz e co n t e n u t o m e l o d r a m m a
– i momenti m i g l i o r i d e l l a r a c c o l t a .
Che è, l’avret e a ff e r r a t o , u n a d e l l e
migliori in am b i t o d i r o c k “ c l a s s i c o ”
ad aver visto l a l u c e n e l f i n q u i p i u t tosto mediocr e 2 0 0 7 . ( 7 . 4 /1 0 )
Giancarlo Turra
M i s h a – Te a r d r o p S w e e t h e a r t
( To m l a b / W i d e , g i u g n o 2 0 0 7 )
Genere: electro-pop
Taipei, Taiwan . Q u e s t a è l a p r o v e -
nienza originaria dei Misha, autori di un freschissimo album di pop
cristallino. Dietro tale sigla, infatti,
s i n a s c o n d o n o A s h l e y Ya o e J o h n
C h a o. D o p o a v e r t r a s c o r s o l ’ i n f a n zia nella loro madre patria si sono
persi di vista, ma, nonostante abbiano intrapreso direzioni divergent i , s i s o n o r i n c o n t r a t i a N e w Yo r k
appena finito il college. Proprio lì
ha preso corpo il progetto Misha.
Due anni dopo la loro partecipaz i o n e a l l a A l p h a b e t S i n g l e s S er i e s s u To m l a b , s e n e e s c o n o c o n
Te a r d r o p S w e e t h e a r t, i l l o r o d e butto assoluto. Il tema principale
dell’album è l’amore che, intessuto
in queste delicate trame sonore, in
bilico tra cantautorato tradizionale
e sperimentazioni moderne in bassa fedeltà, risulta ancor più dolce
e luminoso all’ascolto. Undici canzoni che scivolano via veloci tra
folk pop, minimalismi elettronici,
orchestrazioni anni Sessanta alla
Bacharach e digressioni tropicali.
Immaginate il Beck meno frenetico
alle prese con il pop dei Sessanta,
c h e f l i r t a c o n i N o t w i s t e g l i A l l um i n i u m G r o u p, c o n u n ’ a t t i t u d i n e
m e l od i c a t r a d i z i o n a l e .
I Misha incantano per la loro semplicità stilistica. Si accontentano di
s e st e s s i , s e n z a a m p o l l o s e r i c e r catezze o scorciatoie modaiole .
M e l od i e t a n t o s b a r a z z i n e e s o l a r i
ma non per questo mielose e appiccicose. Basta poco per rimaner e a m m a l i a t i d a s i ff a t t a s e m p l i c i t à
s t i l i st i c a . A d d i r i t t u r a i l r i t o r n e l l o d i
Crystal In Love sembra evocare i
Blur di Boys And Girls (riferimento
che compare in più di un episodio)
s e n za p r e t e s e g e n e r a z i o n a l i . Q u a si tutte le canzoni si mantengono
sullo stesso ottimo livello melodico.
M a We a t h e r b e e s e S u m m e r s e n d r i sultano essere una spanna sopra
tutte le altre. La seconda, graziosa
all’inverosimile, rischia di farci innamorare inevitabilmente: sembra
di ascoltare i primi Cure immersi
nelle delicatissime malinconie dei
K o më i t ( s ì , p r o p r i o q u e l l i r e m i x a t i d a R o b e r t L i p p o k) c o n i l f i n e d i
scrivere la canzone pop perfetta.
Te a rd r o p S w e e t h e a r t n o n r i v o l u zionerà di certo i canoni della canzone pop odierna, ma sicuramente riuscirà almeno a rinfrescare la
n o s t r e a f o s e g i o r n a t e e s t ive; il che
non è poco. (6.8/10)
Andrea Provinciali
M o n k s – D e m o Ta p e s 1 9 6 5 ( P l a y
Loud! / Goodfellas, 25 maggio
2007)
Genere: rock’n’roll/beat
S e i l k r a u t r o c k h a s a p u to essere
c o s ì s t r a v a g a n t e a n c h e nelle sue
m a n i f e s t a z i o n i m e n o i ntelligenti,
l o d o b b i a m o a n c h e a q uesti fin t i m o n a c i c h e s c o r r a z z a vano nelle
b a l e r e t e d e s c h e d i m e t à degli anni
S e s s a n t a . S i n a r r a i n f a t t i – il solito
J u l i a n C o p e – c h e a l l o r a i Monks ,
a r r i v a t i i n G e r m a n i a i n qualità di
m i l i t a r i a m e r i c a n i p e r difendere
l ’ a v a m p o s t o d ’ O c c i d e n t e , miscela r o n o ( n o n c u r a n t i d i f o r m e di coe r e n z a ) t u t t i i g e n e r i d i rock’n’roll
c h e s i p a s s a v a n o i l t e s t i mone come
m o d e s e m e s t r a l i i n t e r r a anglosas s o n e . C o n d i v a n o c o n l i r iche sov v e r s i v e i l o r o b e a t – q u a si un trat t a t e l l o n u g g e t s – f o r t i d e l fatto che
i t e d e s c h i a l l o r a n o n c a p i vano nulla
i n l i n g u a i n g l e s e . Va d a s é che non
p o s s i a m o r i m a n e r e i n d i ff erenti alla
p u b b l i c a z i o n e d e l l e r e gistrazioni
i n e d i t e c h e p o r t a r o n o a l c apolavoro
B l a c k M o n k Ti m e; i n q ueste fres c h i s s i m e D e m o Ta p e s 1 965 viene
i n f a t t i r a c c o l t o m a t e r i a l e di prova
d e i n o v e l l i M o n k s e d e i The Five
To r q u a y s ( T h e r e S h e Walks e la
s e c o n d a B o y s A r e B o y s ) – il fugace
n o m e p r e c e d e n t e d e l g r u ppo prima
c h e i n d o s s a s s e t u n i c a e si rasasse
i capelli con la chierica.
L a c o s a p r i n c i p a l e d a d ire è che
q u e s t i s o n o b o z z e t t i r i t m i ci e armo n i c i , p r o v e d i l u n g a t e e spezzate,
“ p e r v e d e r e l ’ e ff e t t o c h e fa”. Sono
d e m o t a p e , a p p u n t o , q u i ndi tenta t i v i d i s t r u t t u r e , i n n e s t i p er far bal l a r e c o n p i ù c o n v i n z i o n e gli astanti
g e r m a n i c i . E l a c a r i c a è forse an c o r p i ù f o r t e d e i r i ff d e i K inks della
p r o t o t i p i c a Yo u R e a l l y G ot Me - in
I H a t e Yo u s i s e n t e t u t t a la futura
d i r o m p e n z a b a t t e r i s t i c a di Zappi
D i e r m a i e r, o l a s e c c h e z z a concet t u a l e d e i m o t o r - b a t t i t i d e i Neu! .
N o n c ’ è l a s c h i e t t e z z a e la geniale
c o m p r e s s i o n e d i B l a c k M onk Time .
Q u e s t a r a c c o l t a c i f a p erò capire
q u a n t o e r a n o i m p o r t a n t i p er i Monks
l e s t r u t t u r e r i t m i c h e , l a percussio n e e l a t e s t u r a ; c i f a a s s istere alla
sentireascoltare 59
manovra di allungamento dei pez-
m a b a s t a d i r e s e m p l i c e m e n t e New
zi prima che venisse colto il “fiat”
Yo r k ,
giusto per il disco. E a noi sembra
t e m p o d e l l a B i g B a n d ( u n g r a nde
una serie di intelaiature rock’n’roll
s p e l e o l o g o ) . D i r e c h e n e l D u n g eun
a d u s o d e i d j a ff e z i o n a t i a l p e r i o d o .
& D r a g o n s d i r o b a c h e c ’ è n e l suo
Probabilmente a qualcuno risulterà
d i s c o , P a t r i c k è d e c i s a m e n t e i l più
un esercizio di lucro – sì, ma fa
c a l l i g r a f i c o d i t u t t i , p e r s i n o d e i più
niente. (7.3/10)
vecchi.
citare
Matthew
Herbert
al
P e s c a s t i l i c h e m a n c o i l n o n n o e li
Gaspare Caliri
u n i s c e t o g l i e n d o p o c h i n o d i s é : U ntil
Naked Musicians - A Sicilian
Wa y
Of
Cooking
Mind
(Improvvisatore Involontario /
Wide, 15 maggio 2007)
Genere: impro jazz avant
E’ un calderone psy c h i c o e s o r d i dello in cui ventidu e - s e h o c o n tato bene - musicis t i ( p i ù o m e n o
profe ssionisti, più o m e n o j a z z i s t i ,
comunque tutti sicili a n i a p a r t e u n o
che è sardo) s’impe g n a n o a d i s a r ticolare, scomporre, g r a t t u g i a r e v i a
la pelle dal consue t o m a n i f e s t a r s i
delle cose. Archi, c h i t a r r e , o t t o n i ,
percussioni, ma an c h e c o m p u t e r,
elettroniche ed una v o c e r e c i t a n t e
(beffarda piuttosto e a n z i c h e n ò ) .
C’è organizzazione n e l l ’ i m p r o v v i sazione, ovvero ci s o n o d e g l i s p a r titi che le maestranz e s o n o t e n u t e a
rispettare, ma il ma s t r o c o n d u t t o r e
Francesco Cusa ha p e n s a t o b e n e d i
sostituire le note co n s i m b o l i s p e ciali, per cui non ca m b i a l ’ i d e a d i
convenzione però c a m b i a l a c o n venzione stessa, all a r a d i c e .
Col risultato che tutto sembra galleggiare sul brodo acido d’una fantasia un po’ folle un po’ lucida, ben
competente e vivace, imbrigliata in
un incubo garrulo, sbrigliata quando c’è da riformulare parentele e
a ff i n i t à , s o n i c h e o m n e m o n i c h e
o a ff e t t i v e c h e s i a n o . Q u a s i v e n t i
minuti lisergici, sfarfallanti e angos c i o s i p e r l ’ i n i z i a l e L’ a v v i t a m e n t o
del capitalismo, poi s’avvia una A
Night In A Caravan che è rigurgito Ellington rumbesco tra spasmi
funk devoluti, quindi più avanti
ecco la torva concretezza e l’angoscioso caracollare di Gurdjieff, Jod o r o w s k y, L u g o , e a n c o r a i l r a g l i o
sintetico in loop tra ghigni fusion e
guizzi swing in Del perché è impossibile che l’uomo sia atterrato sulla luna. Senza contare il pastiche
canzonettaro - rimembranze Modug n o , L i t t l e To n y, D e A n d r è , B r u n o
60 sentireascoltare
Yo u S a i d I ’ m G o n e p e r d i r e è s u bli m e D o o - Wo p i n a c q u e M e r s e y s u un
c l a s s i c o u p - t e m p o l o u n g e - j a z z ato
Martino, Mina, Cocciante... - stemperato nei riverberi liquidi di Italian
G r a f f i t i C o l l a p s e Vo l . I .
L’ e s p e r i m e n t o
può
dirsi
riuscito,
malgrado quel sapore di laboratorio, di allestimento, di coltissima
goliardia. Un ascolto destinato a
sinapsi operose dentro crani disposti a darsi una spettinata di tanto in
t a n t o . (6 . 8 /1 0 )
Stefano Solventi
Patrick
Cleandenim
Baby
Comes Home (Broken Horse /
Goodfellas, 16 aprile 2007)
Genere: big band,
lounge, anni 50
Baby Comes Home è il disco d’esordio di un ragazzo sui vent’anni che
prima, quando ancora studiava arte,
faceva parte dei Clockwork, un trio
simil-Radiohead un po’ jazz targato
K a n s a s C i t y. B a b y C o m e s H o m e è
pure un motivetto spy-movie anni
50 (legni e legnetti, tocco exotica)
con il quale inizia la tracklist di un
disco fondamentalmente pop datato retroattivamente tra gli anni 40
e i 50. Rimandi studiati e grande
eleganza dunque, melodie fresche
e m a i p o mp o s e , a n z i i m p e c c a b i l i ,
giochi di prestigio altroché, dato
che suonare con l’orchestra (che in
questo caso ne conta 12 di elementi) tira fuori dei mondi di suoni interi. In giro leggi Bacharach, Scott
Wa l k e r e Va n D y k e P a r k s a p p i c c i c a ti su ogni gomma pop fatta d’archi
e fiati, per non parlare di tutti quelli
che dicono che lo swing è nato con
gli scozzesi (Belle And Sebastian),
i norvegesi (Sondre Lerche) e pers i n o g l i i r l a n d e s i ( P a t r i c k Wo l f ) .
Vo r r e b b e r o t u t t i f a r e b e l l a f i g u r a
( r o b a p r i m a d e i B e a t l e s b o h … ) . Co g n a c & C a v i a r p i g l i a d a l l e S i t Com
d e i S e s s a n t a t o g l i e n d o a l p o p per
d a r e a l l a s o u n d t r a c k , D a y s Wi t h out
R a i n m e t t e s u u n ’ a l t r a b a s e j a zzy
e v e l l u t i x i l o f o n a t i , c o n R o c k e t To
T h e M o o n a p o r t a r e i l r o c k ’ n ’ r o ll a
t e a t r o ( d i c o n o l a l e z i o n e d i B o bby
D a r r i n e D i o n D i M u c c i ) e B i r d s Of
F a s h i o n è u n b a r r i c a t o v a u d e ville
c o m e q u e l l i d i M c C a r t n e y ( l a m usi c a d e l l a T V p r i m a d e l l a T V ) . O gni
b r a n o c ’ h a u n a s u a s p l e n d i d a co r e o g r a f i a r e t r ò m a l e s t r u t t u r e non
s o n o m a i c e r v e l l o t i c h e e i n f i n e tro v i a m o q u e s t a c a r a t t e r i s t i c a b a t t eria
a rinfrescarli: un tocco pimpante e
p i e n o d i b o l l i c i n e ( m i c r o f o n a t o otti m a m e n t e p e r a l t r o ) , c h e r a p p r e s en t a l ’ e l e m e n t o p o p u l a r d i u n d i s c o rso
a d o g n i m o d o b a l l a b i l e c h e n o n si
f a m a n c a r e n e m m e n o i r i t m i l a tini
( W h i s p e r s O n l y H u r t T h e m ) e i l t an g o ( H o l l y w o o d ) . B a b y C o m e s H o me
è u n g r a n d i s c o . Ta n t i d i s c h i a s sie m e . I l m o o d d i u n ’ e p o c a . U n a ff are
d a p r i m o d e l l a c l a s s e . E d è p r o prio
l a t r o p p a i n t e l l i g e n z a e n e w y o r chi t u d i n e a f r e n a r l o u n p o ’ . U n p e c c ato
d ’ a u t o c e l e b r a z i o n e s o t t o s o t t o , ma
nulla di grave. (7.0/10)
Edoardo Bridda
turn it on
P s y c h i c T V - P T V 3 H e l l ’s I n v i s i b l e I s H e r / e ( S w e e t N o t h i n /
Goodfellas, 28 maggio 2007)
Genere: post trash hippy
Era dal 2003 c h e c o r r e v a n o v o c i i n s i s t e n t i a p r o p o s i t o d i u n n u o v o d i s c o
di Genesis P - O r r i d g e s o t t o l a s i g l a c h e d a s e m p r e l o a c c o m p a g n a , g l i
Psychic TV. C ’ e r a s t a t o , è v e r o , u n t o u r m o n d i a l e c o n u n a g i o v a n e l i n e u p
l’anno succes s i v o c h e a v e v a m o s t r a t o u n a r i n n o v a t a f o r m u l a r o c k i s t a p o i
però tutto pa r v e c o n c e n t r a r s i n e l l ’ a ff a r e r e u n i o n d e i T h r o b b i n g G r i s t l e e
così l’album r i m a n d a t o a d a t a d a d e s t i n a r s i .
Quest’anno le c o s e s i s o n o m e s s e i n s e s t o : a d a p r i l e , d o p o r i p e t u t i r i t a r di, i TG interr o m p o n o i l s i l e n z i o d i s c o g r a f i c o c o n u n l a v o r o i m m e n s o , m a
non passano d u e m e s i c h e G e n e s i s b i s s a c o n H e l l ’s I n v i s i b l e I s H e r / e
il nuovo album d e g l i P s y c h i c g i u n t o a d e s t i n a z i o n e d o p o b e n d u e a n n i d i
session interm i t t e n t i . È s t a t a u n a m o s s a ne c e s s a r i a e s i g n i f i c a t i v a p e r i l
cantante perc h é i l n u o v o s f o r z o , d e f i n i t o d a l l o s t e s s o m u s i c i s t a c o m e “ i l
Dark Side Of T h e M o o n d e l n u o v o m i l l e n n i o ” , s e g n a i l d e f i n i t i v o s u p e r a m e n t o d i u n l u n g o p e r i o d o d i t r ansizione
che lo ha coin v o l t o a p a r t i r e d a l l a d e p r e s s i o n e d i f i n e N o v a n t a e d è c o n t i n u a t o c o n l ’ i n s e d i a m e n t o i n una nuova
identità sessu a l e n e l D u e m i l a s p a c c a t o .
Nonostante le s u e s c e l t e s i a n o a p p a r e n t e m e n t e f o l l i , O r r i d g e n o n è i m p a z z i t o , l a v o r a s u s e s t e s s o c o n estrema
visceralità e s e c i t a r e i P i n k F l o y d p a r e u n ’ e r e s i a , è q u e s t i o n e d i s a p e r a s c o l t a r e e v e d e r e . L’ a l b u m i nfatti, per
chi lo vuole le g g e r e t r a l e r i g h e , r a p p r e s e n t a u n a r i c o n g i u n z i o n e c o n i l p a s s a t o p i ù r e m o t o d e l m u s i c i s ta. Poiché
signore e sig n o r i , a l p a r i d i u n F e r r e t t i , a n c h e l ’ e x r a g a z z o i n d u s t r i a l e è t o r n a t o a c a s a . D o v e ? Tr a l e mura di
un deriva psic h e d e l i c a c o n l a q u a l e t r a i l 1 9 7 5 e 1 9 7 6 a l c u n e p e n n e a v e v a n o d e s c r i t t o l a p r i m i s s i m a musica dei
Gristle, una d a r k s i d e d e l s o g n o s e s s a n t o t t i n o d e g e n e r a t a i n c u p e l a c e r a z i o n i r u m o r i s t e e s t r a z i a n t i u r l a. Dunque
Genesis hipp y o f r e a k r i n n e g a t o s ì , p r o p r i o l u i , u n ’ i p o t e s i f a l s a s o l o p e r c h i n o n l ’ h a c o n o s c i u t o b e n e, un’evi denza che il n u o v o l a v o r o r i - c o n f e r m a d i s e g n a n d o i c o n f i n i d i u n a p e r s o n a l e A l t a m o n t s o n i c a p e r i l v e ntunesimo
secolo, una f o r m u l a c h e p e s c a a p i e n e m a n i d a l l a t o s c u r o d i f i n e S e s s a n t a , a m m i c c a n d o c o n l ’ e s o terico e il
comunitarism o m a n s o n i a n o .
Sono premess e c h e l a p e r f o r m a n c e – d i u n o r a e t r e d i c i m i n u t i – d e l n o s t r o n o n t r a d i s c e , a n z i , a s o r presa (e a
riprova dello s t a t o d i s a l u t e a t t u a l e ) H e l l ’s è t r a l e m i g l i o r i p r o v e d e l r e p e r t o r i o s o l i s t a d i s e m p r e , u n o zibaldone
di rockismi ba g n a t i n e l l ’ a c i d o a t t r a v e r s o a l m e n o t r e d e c a d i d i r o c k ( e d i r a m a z i o n i ) , u n o r a c o l o i n g r a d o di supe rare il trash a f a v o r e d i u n a f o r m a e s p r e s s i v a c h e s e d a u n a p a r t e t r a s c e n d e i l l u d i c o e i l r i d i c o l o , d all’altra si
concede all’e c c e s s o ( ’ 9 0 ) c o m e a l l ’ i n f a n t i l i s m o ( ’ 6 0 ) , a l l ’ e s t e t i c a d e l m a k e u p ( ’ 7 0 ) c o m e a q u e l l a d e l l ’ occultismo
più gotico (‘8 0 ) . O r r i d g e c a n t a c o n p o t e n t e c a r i c a i g u a n e s c a e v i s c e r a l i r o m a n t i c i s m i ( e c h i c h e v i r ano persi no verso il pr i m o B o n o i n L i e s , A n d T h e n ! ) , a l t r o v e s i r i v e l a a n g o s c i a n t e c o m e a i t e m p i d e i T h r o b b i n ’ ( In Thee
Body tra ulula t i e n e c r o f i l i a ) , o p p u r e s i c o n c e d e u n m a n t r a ( M i l k B a b a ) , u n a p o s a i n o m a g g i o a g l i a mati Brian
Jonestown Ma s s a c r e ( M a x i m u m S w i n g ) , o p p u r e u n a n a r c o s i s t i l e S u n d a y M o r n i n g (N e w Yo r k S t o r y ) . Tanta roba
certo, ma que l c h e p i ù c i p i a c e è q u e s t o s u r f a r e s a t a n a s s o s o p r a i g e n e r i d a i c o n a , d a g r a n d e p e r f ormer. Da
rockstar. Pers o n a g g i o o l t r e e b a s t a , G e n e s i s , g e n e r o s o , d u t t i l e , i n d i p e n d e n t e . Tr o p p a f o r s e è l a c a r n e al fuoco
ma il canovac c i o p i ù s o l i d o d i q u a n t o s e m br i , u n a b a n d d i g i o v a n i n e w y o r c h e s i c o m p a t t a e p i e n a m e n t e integrata
con lui/lei/ess o i l c u i u n i c o d i f e t t o è q u e l l o d i a v e r p u n t a t o p r o p r i o s u l g e n d e r p e r a t t i r a r e i c u r i o s i e i n vece è un
grande album e b a s t a . ( 7 . 2 / 1 0 )
Edoardo Bridda
sentireascoltare 61
Paul
McCartney
–
Memory
Almost Full (Hear Music /
Universal, 5 giugno 2007)
Genere: pop, rock, folk
Poco meno di due a n n i f a , S i r P a u l
aveva segnato un b e l p u n t o a s u o
favore grazie alla f o r t u n a t a c o l l a borazione con Nige l G o d r i c h , c o n vincendo un po’ tu t t i ( c o s a c h e
non accadeva da tem p o p e r u n s u o
album solista) e ris c h i a n d o p e r s i no di far breccia n e g l i i n d i e k i d s .
Funzionava a mera v i g l i a , C h a o s
And Creation In T h e B a c k y a r d,
perché a un songwr i t i n g i s p i r a t o e
insolitamente intimo a c c o m p a g n a va una visione di in s i e m e c o e r e n te, un mood ricercat o e f o r t e m e n t e
voluto. E’ lo stesso m o t i v o p e r c u i
questo Memory Alm o s t F u l l , i n v e ce, non funziona com e d o v r e b b e . I l
che è paradossale, s e s i p e n s a c h e
queste canzoni nas c o n o e s p l i c i t a mente come una so r t a d i c o n c e p t
sulla memoria e su l p a s s a t o , a n dando a pescare a r i t r o s o n e l v i s suto dell’ex Beatle. E ’ q u i n d i f a c i l e
supporre che il pro d u c e r d i t u r n o ,
David Khane (The S t r o k e s , B r u c e
Springsteen), abbia a v u t o u n r u o l o
diverso nel guidare i l N o s t r o r i s p e t to a Mr. Radiohead ; f r a n c a m e n t e ,
ci viene il sospetto c h e c i ò c h e
ascoltiamo sia mag g i o r p a r t e f a r i na del sacco dell’aut o r e , c h e a n c h e
qui suona quasi tut t i g l i s t r u m e n t i
(eccetto alcune tra c c e p r e p a r a t e
in precedenza con la t o u r i n g b a n d )
e, si presume, ha a v u t o p i ù l i b e r t à
nel selezionare il m a t e r i a l e e d a r rangiarlo a suo pia c i m e n t o . E c c o
che si trastulla con u n m a n d o l i n o
in Dance Tonight - f i l a s t r o c c a i n t i ma come le sa fare s o l o l u i , a l l a A l l
Together Now , per c a p i r c i , m a c o n
tutta la maturità de l l ’ o c c a s i o n e - ,
si produce in sperico l a t i s o l o d i c h i tarra, giochicchia c o n i m p r o b a b i l i
basi al laptop e voc o d e r ( l a w i n g siana See Your Sun s h i n e e F e e t I n
The Clouds ), scaten a i l s u o m i g l i o r
urlo alla Little Richa r d i n N o d Yo u r
Head (pasticciata pe r ò d a f i g u r e d i
archi simil Kashmir . . ) ; p o i a n c o r a
mette assieme ’60 ( q u e l l i s u o i i n
Ever Present Past - c o l c l a v i o l i n e
ripescato da Baby Yo u ’ r e a R i c h
Man -, quelli dei B e a c h B o y s d i
Vinta ge Clothes ), ’7 0 ( c e r t e k i t c h i tudini alla ELO / Que e n c h e a ff i o r a -
62 sentireascoltare
no spesso), perfino ’90 (Only Mama
Knows, che pare un momento scat e n a t o d e gl i S p a r k l e h o r s e , l a b e c k i a n a T h at Wa s M e) . U n a v a r i e t à
che sa di pasticcio e manca di messa a fuoco, di fatto il lirismo - che
dovrebbe stare al centro del disco
- pare più forzato che sincero, costretto in arrangiamenti e melodie
n o n a l l ’ a l t e z z a ( Yo u Te l l M e , H o u s e O f Wa x ) . P o s s i b i l m e n t e s t a v o l t a
Macca si è lasciato andare più del
solito, come d’altronde è successo
a l c u n e v o l te n e l s u o p e r c o r s o s o lista (ehm, la maggior parte delle
volte a pensarci bene, tranne fors e p e r F l o w e r s I n T h e D i r t… o o p s
come non detto, ai tempi c’era Elvis Costello). O, più semplicemente, questa volta il materiale non è
esattamente di prima qualità, ma ad
uno che ha scritto 3453453,3 periodico canzoni pop in quarant’anni e
passa, possiamo perdonarlo facilmente. Peccato però, perché il suo
intimismo da terza età cominciava
a piacerci. (5.8/10)
Antonio Puglia
Pelican – City Of Echoes (Hydra
Head, maggio 2007)
Genere: post rock, post metal
Un album che sembra avvicinarsi,
a tratti, al post rock tout court. City
Of Echoes, il pezzo che titola il CD,
compie una prima incursione verso
lande perlomeno transitate dalle
g e o m e t r i e r i t m i c h e d e i D o n C a b a ll e r o. E n o n è f o r s e u n a c o i n c i d e n za. Bliss In Concrete, ad esempio,
p u r m a i r i nu n c i a n d o a d u n a n a r r a zione su basi hard, colpisce per la
mancanza di fronzoli “psichedelici”
quali quelli in passato riscontrati.
Vi è a n z i u n a s o r t a d i r i v i s i t a z i o n e
d e l d e a t h m e t a l . M a c o m e s e f oss e r o i D o n C a b a l l e r o d e g l i e s ordi
a c o m p i e r e i l m i s f a t t o . I F u c k ing
C h a m p s p o t r e b b e r o p r o b a b i l m e nte
t r o v a r e i n L e b e c & C o m p a n y d e i te m i b i l i r i v a l i . N o n f o s s e p e r i l f atto
c h e r i p r e n d o n o , i n q u e s t o s t e sso
b r a n o , a n c h e i l t h r a s h , a d u n cer t o p u n t o d e l s u o s v o l g i m e n t o , per
r i p i e g a r e p o i i n u n c r e s c e n d o a uti s t i c o f r a h a r d c o r e e h a r d r o c k . Del
r e s t o i n o s t r i s o n o a b i t u a t i a stu p i r c i . A D e l i c a t e S e n s e O f B a l a nce ,
c o i s u o i l a n g u o r i q u a s i s l i n t i ani,
c h i u d e u n a l b u m f a t t o d i 8 c o m po nimenti, dove nessuno supera i 7
m i n u t i d i l u n g h e z z a . M a n c a l a p i èce
d e r e s i s t a n c e d e i p r e c e d e n t i . M a la
v a r i e t à s t i l i s t i c a e l a c o m p a t t e zza
e s e c u t i v a s o n o i n f i n i t a m e n t e m ag giori. (7.0/10)
Massimo Padalino
People Press Play – People
Press Play (Morr Music / Wide,
giugno 2007)
Genere: electro pop
A n c h e s e i d a n e s i P e o p l e P r ess
P l a y s o n o a l l o r o d e b u t t o a s s o l uto,
i c o m p o n e n t i d e l l a b a n d s o n o tut t ’ a l t r o c h e d e i n o v e l l i . L a c a n t a nte
S a r a S a v e r y a v e v a g i à e s o r d i t o da
s o l i s t a c o n i l p r o g e t t o S a v e r y ; gli
a l t r i t r e e l e m e n t i – A n d e r s R em m e r , J e s p e r S k a a n i n g e T h o mas
K n a k – a v a v a n o g i à c o l l a b o r a t o in s i e m e n e i F u t u r e 3 e s i n g o l a r m en t e a v e v a n o g i à d a t o v i t a a p r o get t i s o l i s t i r i s p e t t i v a m e n t e c o n Dub
Tr a c t o r, A c u s t i c e O p i a t e.
C h i g i à c o n o s c e i p r o g e t t i s u c c i tati
p u ò b e n i m m a g i n a r s i q u e l l ’ o c e ano
e l e t t r o n i c o , f a t t o d i s i n t e t i z z a t o ri e
c o m p u t e r, n e l q u a l e s o n o i m m ersi
i P e o p l e P r e s s P l a y. M a n o n c’è
s o l o q u e s t o . I n f a t t i l a l o r o p r o p o sta
è s ì s o s t e n u t a d a u n s o l i d a s t rutt u r a e l e t t r o n i c a m a s i l a s c i a r a pire
d o l c e m e n t e d a a t m o s f e r e p i ù pro p r i a m e n t e p o p s e n o n a d d i r i t t u r a , in
a l c u n i e p i s o d i , s h o e g a z e . P e r far l a b r e v e s i a m o m o l t o v i c i n i a c erte
s o n o r i t à i n d i e t r o n i c h e ; n o n a c aso
è p r o p r i o l a M o r r M u s i c l ’ e t i c h etta
r e g i n a i n t a l e a m b i t o . M a i l c o mbo
d a n e s e n o n s i a c c o n t e n t a d i q uel l e a t m o s f e r e g l i t c h d i f a c c i a t a , ne
s c a n d a g l i a i f o n d a l i c o g l i e n d one
l ’ e s s e n z a . A l l o r a t a n t o v a l e c hia m a r e l e c o s e c o n i l l o r o v e r o n o me:
electro pop. Q u e s t o e n o n a l t r o è i l
campo d’azion e s u l q u a l e s i m u o v o no i Nostri. Se l a s e z i o n e s t r u m e n tale spinge ve r s o q u e l l e s f u m a t u r e
elettroniche m o l t o v i c i n e a i L a l i
Puna è la vo c e d i S a r a S a v e r y a
riportare il tu t t o i n u n a d i m e n s i o n e
di pop cristall i n o , p u r o . I n f a t t i q u e l
suo modo ril a s s a n t e q u a s i j a z z a to di modular e l e c o r d e v o c a l i d à
l’impressione d i a v v o l g e r e t u t t o i n
una dimension e e l e g a n t e m e n t e m a linconica, allo s t e s s o t e m p o i n t i m a
e accogliente m a a n c h e s o l a r e e
di più ampio r e s p i r o . L e i n f l u e n z e
sono tante, d a B r i a n E n o a i B o a r ds Of Canada f i n o a c e r t e s f u m a t ure alla My Bl o o d y Va l e n t i n e . P r o prio quest’ulti m i s o n o e v o c a t i i n p i ù
di un episodio n e l l ’ a l b u m ( G i r l , T h e
Walk e Stop ). C a n z o n i c o m e A l w a y s
Wrong e Han g i n g O n o n d e g g i a n o
rilassate tra r i m a n d i d u b e d e r i v e
elettro-minima l i , v a l o r i z z a n d o m a gistralmente l e d o t i v o c a l i d e l l a S a very . Ma è T h e s e D a y s l a c a n z o n e
più riuscita de l l ’ a l b u m : s c i v o l a l e g gera sopra pr a t i e l e t t r o n i c i s o r r e t t a
da una melod i a p o p t a n t o s t r u g g e n te quanto imm e d i a t a . S e m b r a q u a s i
ripercorrere i f a s t i d i ( T h i s I s ) T h e
Dream Of Eva n A n d C h a n d i D n t e l.
Purtroppo il r e s t o è d i p i ù b a s s o l i vello, ma dob b i a m o a m m e t t e r e c h e
il disco nel su o c o m p l e s s o è d i b e n
altro calibro r i s p e t t o a t u t t e l e r e centi uscite in t a l i a m b i t i m u s i c a l i .
Un semplice m a d e l i c a t o i n c o n t r o
fra digitale e a n a l o g i c o . ( 6 . 6 / 1 0 )
Andrea Provinciali
Pissed Jeans – Hope For Men
(Sub Pop / Audioglobe, 5 giugno
2007)
Genere: grunge, stoner
E dire che ne l q u i e o r a d e l 2 0 0 7
questa parol a s e m b r e r e b b e q u a si una bestem m i a . E p p u r e è c o s ì .
Grunge. Ma n o n q u e l l o l e c c a t o d i
produzione e a v a r o d i e m o z i o n i d e l
post Cobain. N o . Q u i s i a m o d a l l e
parti dei Nir v a n a c a f o n i , s c r a u s i
e punk di Ble a c h , e d e i s e m i n a l i e
ancora più ca f o n i M e l v i n s. G e n t e
che le chitar r e l e s u o n a v a n o c o n
una vanga al p o s t o d e l p l e t t r o .
Che le corde v o c a l i p a r e v a n o p e r cuoterle con u n ’ o n d a t a d i r a b b i a
incontrollabile p r o v e n i e n t e d a l l a t o
più oscuro de l l o r o c u o r e . P r o p r i o
come fanno i Pissed Jeans. Che con
Hope For Men sembrano lanciarsi
in un brutale de profundis della musica tutta. Un frullato di basi stoner
e attitudine garage dove triturare
speranze e redenzioni attese e mai
realizzate. Un CD che conta una
s e r i e d i r i ff c h e p e s a n o c o m e m a c i gni sulle tue orecchie. Una raccolta
di canzoni che se ne fottono se non
sono up to date con lo schifo che
ci circonda. E che anzi ti mostrano
sorridendo il dito medio mentre la
tua spocchia segnala le infiniti ruggini di un genere dato per spacciato
troppo in fretta. Un disco, insomma,
che non poteva non essere marchiato Sub Pop. Non fa male ogni
tanto voltarsi indietro e ricordarsi
da dove si proviene. (7.0/10)
vo della sua prima band e che, addirittura, per l’uso eccessivo che
ne faceva, finì per caricare troppo
anche i suoi primi album, è in The
Bragg & Cuss quasi del tutto ass e n t e . È r i n t r a c c i a b i l e s o l o in pochi
e p i s o d i c h e n o n a c a s o risultano
e s s e r e s i c u r a m e n t e i m igliori del
d i s c o : R e d D r a g o n Wi s h es e Lilly
W h i t e . C e r t o , l a c a p a c i t à di scri v e r e b e l l i s s i m e c a n z o n i - Whiskey
S t r a i g h t e S i l v e r Tr e e s - è innata,
m a q u e l l a s u a p e c u l i a r ità dram m a t i c a d e l c a n t a t o t r a g i c o ne rap p r e s e n t a v a s i c u r a m e n t e un valore
a g g i u n t o . D i c i ò c e n e l a mentiamo
i l g i u s t o , d a t o c h e q u e ste dodici
c a n z o n i s o n o c o m u n q u e f iglie di un
r a ff i n a t o e c u r a t i s s i m o c a ntautorato
country-folk. (6.3/10)
Manfredi Lamartina
Andrea Provinciali
R o c k y Vo t o l a t o – T h e B r a g g &
Cuss (Barsuk / Second Nature,
19 giugno 2007)
Genere: country-folk
Prolifico interprete della scena
indipendente del Northwest stat u n i t e n s e , R o c k y Vo t o l a t o s e n e
esce con un nuovo album a nome
proprio che si va ad aggiungere
ai quattro precedenti. Ma se l’ultimo Makers ci aveva stupito positivamente, The Bragg & Cuss fa
registrare un piccolo passo indietro. Ovviamente non significa che
l ’ e x c a n t a n t e d e i Wa x w i n g - b a n d
di punta della scena emocore - abbia rivoluzionato negativamente il
suo approccio stilistico. Solo, quell ’ e v ol u z i o n e c h e l o a v e v a a v v i c i n a t o a s o n g w r i t e r s d e l c a l i b r o d i Wi l l
O l d h a m e I r o n & Wi n e è q u i d e v i a ta da una virata verso sonorità più
t r a d i z i o n a l m e n t e c o u n t r y. C e r t o ,
quei richiami ci sono sempre, come
s e m p r e è v i v i d a l ’ i n f l u e n z a d i E ll i o t t S m i t h, m a i l t u t t o a d e s s o s u o na molto più classico. Dipenderà
forse dall’utilizzo onnipresente dell’armonica? Ma anche quella profondità emozionale che finora aveva segnato ogni passo del Nostro,
sembra un poco attenuata. Adesso
i punti di riferimento da lui adottati
sembrano essere Johnny Cash e i
Wi l c o. M a a c e r t e a l t i t u d i n i , s i s a , è
v e r a m e n t e d i ff i c i l e r e s p i r a r e . Q u e l la drammaticità propria della voce
d i Vo t o l a t o c h e f u i l t r a t t o d i s t i n t i -
Rothko
–
Eleven
Stages
Of
Intervention (Bip Hop / Wide,
giugno 2007)
Genere: post-rock
P i a n o s e q u e n z a l u n g h i s s i mo. Foto g r a f i a l i m p i d a . I m m a g i n e sgranata.
R o t h k o . E l e v e n S t a g e s Of Inter v e n t i o n. P o s t - r o c k s t r u m entale dal l ’ e v i d e n t e i m p a t t o c i n e m a tico. Dieci
t r a c c e c h e s i m u o v o n o s ospese sul
b o r d o d e l l a p e l l i c o l a , c h e lambisco n o a t m o s f e r e o r a a s f i s s ianti, ora
t o r r i d e , m a s e m p r e c a r i c he di ma l i n c o n i c a s u s p e n c e . D i e ci episodi
s t r u m e n t a l i l u n g h i s s i m i c he già dai
t i t o l i , s u g g e s t i v i o l t r e m o do, fanno
a c c e d e r e i n s c e n a r i c i n e matografici
d a i f o n d a l i s o s p e s i e m a rcatamen t e c u p i . O c c o r e p r e d i s p o sizione vi s i v a , p r i m a c h e a u d i t i v a , per farsi
s c i v o l a r e f i l m i c a m e n t e s ugli occhi
q u e s t o a l b u m . Tu t t o g i à sentito?
O v v i a m e n t e s ì . M a i q u a t t ro musici s t i i n g l e s i – c h e s i a v v a l g ono anche
d e l l a c o p r e s e n z a d i d u e b assi – fan n o t u t t o i n m a n i e r a e c c e l sa. Come
d e l r e s t o h a n n o s e m p r e f atto anche
n e i l o r o l a v o r i p r e c e d e nti; non a
c a s o , i n f a t t i , h a n n o s e mpre pub b l i c a t o p e r e t i c h e t t e i n dipendenti
e u r o p e e d i t u t t o r i s p e t t o come Lo
R e c o r d i n g s , To o P u r e , B ella Union
e K r a a k . I l p u n t o d i r i f e r i mento prin c i p a l e r i m a n e s e m p r e quello dei
G o d s p e e d Yo u ! B l a c k Emperor,
m a q u i i l s u o n o r i s u l t a molto più
sentireascoltare 63
essenziale, scevro d a o r c h e s t r a zioni ridondanti. No v i t à r e g i s t r a t e
nessuna. Ma la brav u r a s t i l i s t i c a e
quell’attitudine da c o l o n n a s o n o r a
resta no completame n t e i n t a t t e . L o
stesso buon film de l l o s t e s s o b u o n
regista. Per un’inten s a d i g r e s s i o n e
cinematica. Per chi m a i n e a v e s s e
voglia. ( 6.3/10 )
Andrea Provinciali
Savage
Republic
–
Siam
EP
(Neurot
Recordings
/
Goodfellas, 1 marzo 2007)
Genere: trance-rock
Non c’è Bruce Liche r e l o s i s a p e va, c’è però un iniz i o c h e s e m b r a
cristallizzare il temp o , c o m e s e C u stoms distasse qua l c h e o r a i n v e c e
di diciotto anni. 193 8 è q u e l l o c h e
tutti volevano, ovver o s o l i t a e “ s e l vaggia” turbolenza d i t o m e r o t o tom, di percussioni e c h i t a r r e a s p r e
come se a suonare f o s s e u n ’ e n t i t à
che racchiude Killin g J o k e , i P i l d i
Flowers Of Romanc e e Vi r g i n P r u nes infiammati dal s o l e l o s a n g e l i no. La saggezza di p u b b l i c a r e u n
EP – senza prodig a r s i m a g a r i i n
un full-length a ris c h i o r i e m p i t i v i
– consente ad ogni m i n u t o d e i v e n t i
complessivi di esse r e v i s s u t o e d i
commuoversi al cosp e t t o d a l l ’ e p i c i tà psichedelica di M a r s h a l l Ti t o e
Monsoon , oppure co n c e d e r s i a l s o gno tribale della title - t r a c k c h e c o n
la rispettosissima c o v e r d i H e a d s
Will Roll di Echo An d T h e B u n n y men richiama a que i g i o r n i f u r e n t i
di metà ’80. Seppur a s s e n t e i n s t u dio, il genio di Lich e r è r i n t r a c c i a bile nell’artwork di S i a m , u n a p r e rogativa che da sem p r e v a d i p a r i
passo con quella sce n a c h e u n t a l e
A Produce ebbe l’one r e d i b a t t e z z a re Trance… Bentorn a t i . ( 7 . 0 / 1 0 )
Gianni Avella
Stafraenn
Hakon
-
Gummi
(Resonant / Goodfellas, maggio
2007)
Genere: islandic sound
Con un pop intimist a i n p r o s s i m i t à
siste di un’ora e mezza di trasvolata googlemaps sopra l’isola con
tutto – ma proprio tutto – a suonare esattamente come dovrebbe,
anzi pure con una certa patina in
più perché oltre c’è la storia ed è
meglio andarsene con un certo
d e c o r o . Yo r k e e M a r t i n t e n d o n o l e
mani (la radioheadiana Svefn e la
C o l d p l a y - l i k e K v e f) . S e n t i m e n t i a l
calor bianco, luccichii di campanellini, animismo nordico, chitarre
folkish e crescendi elfici, trilli glitch e polvere d’angelo a cadere dal
c i e l o . I n u t i le c i t a r e i s o l i t i q u a t t r o a
paragone. Sono quelli e basta. Non
li staremo a ripetere stancamente
perché in questo quarto lavoro, la
stella islandese sigla l’apice di un
percorso personale che lo ha port a t o a l l a fo r m a c a n z o n e , p r o p r i o
come le nobili anime nordiche prima di lui. Una splendida torre sopra a una nuvola. Un cantautorato
new age per gente che crede alla
storia della natura amica e della
fuga verso l’incontaminato. E dunque stappiamo le bottiglie perché il
l i b r o d e l p os t - r o c k d i v e n t a t o “ a ff a r e
Reykjavik” è stato dato alle stampe.
Dietro di sé il profumo di un format
d’umanità in strofe e placidi arrangiamenti
ambient-folk-elettronici,
la voce agrodolce di Birgir Hilmarsson (già Blindfold/Ampop) e quella
n a s a l e - o t t an t a d i E f t e r k l a n g C a s p e r
Clausen. Siamo buoni. Siamo mort i . A d i e u . (R I P / 1 0 )
Edoardo Bridda
albionica, un afflato l i v e d a g r a n d e
produzione floydiana , e s o p r a t t u t t o
una pacifica grande u r i s l a n d e s e a
tutto campo, Gumm i p o t r e b b e e s sere – lo è lo è – i l D i v i s i o n B e l l
di casa Resonant. Il p a m p h l e t c o n -
64 sentireascoltare
Stateless – Self Titled (!K7 /
Audioglobe, 18 giugno 2007)
Genere: pop, soul, trip-hop
È davvero particolare questo esordio eponimo degli inglesi Stateless.
D i r e s t i t r i p h o p , p e r v i a d e l l e bat t e r i e e l e t t r o n i c h e c h e s c a n d i s co n o c o n m e t r o n o m i c a p r e c i s i o n e le
m a l i n c o n i e a s s o r t i t e d i q u e s t i d i eci
b r a n i . D i r e s t i p o p , p e r v i a d e l l ’in t e r p r e t a z i o n e i n f a l s e t t o d i C hris
J a m e s , c h e p e r u n o s t r a n o s c h e rzo
d e l d e s t i n o s e m b r a e s s e r s i t r a p i an t a t o l e c o r d e v o c a l i d i u n a l t r o C h ris,
a n c h e l u i i n g l e s e , c h e d i c o g n o me
f a M a r t i n e c a n t a n e i C o l d p l a y. Di r e s t i s o u l , p e r l a d e v a s t a n t e c om m o z i o n e c h e t i p r e n d e p e r l a gola
d u r a n t e l ’ a s c o l t o d i B l o o d s t r e a m , la
E v e r y b o d y H e r e Wa n t s Yo u d e l ter z o m i l l e n n i o . S t e s s o b a s s o r o b o tico
e d i s t a c c a t o , s t e s s a v o c a l i t à s t r ug g e n t e , s t e s s o s e n s o d i m e r a v i g lia.
Brividi con la “b” maiuscola solo a
p a r l a r n e e a p p l a u s i a s c e n a a p erta
a l l ’ a s c o l t o . P a r e c h e p i ù d i q u a l c uno
s t i a s c o m m e t t e n d o f o r t e s u l l ’ a v ve n i r e d i q u e s t i c i n q u e r a g a z z i d i L ee d s . D J S h a d o w g i à l o s c o r s o a nno
i n v i t ò J a m e s a c a n t a r e n e l s u o The
O u t s i d e r. E l a s t a m p a m u s i c a l e in g l e s e s i i n t e r r o g a s u c o m e s i a s t ato
p o s s i b i l e c h e u n s i m i l e c o n c e n t r ato
d i t a l e n t o e p r o s p e t t i v e c o m m e r c iali
s i a s t a t o l a n c i a t o d a u n ’ e t i c h e t t a in d i p e n d e n t e t e d e s c a , l ’ o t t i m a ! K 7. E
i n t a n t o c h e i l m o n d o s i p r e p a r a ad
u n n u o v o i n a r r e s t a b i l e f e n o m e no,
n o i c i l i m i t i a m o a c h i u d e r e g l i o cchi
e a d a p r i r e i l c u o r e a l l a s p l e n dida
b a l l a t a I n s c a p e , c h e r i a g g i o r n a la
l e z i o n e d e i D e p e c h e M o d e p i ù d ark
m e t t e n d o i n f i b r i l l a z i o n e b r i v i d i ed
emozioni. (7.3/10)
Manfredi Lamartina
Sterling – Cursed (File 13 /
Goodfellas, giugno 2007)
Genere: prog(horror)metal
H o s e m p r e s o s p e t t a t o c h e A ndy
L a n s a n g a n r a p p r e s e n t a s s e l ’ a n ima
p r o g d e i 9 0 D a y M e n , c h e l a s vol t a d i To E v e r y b o d y i n d i r e z i o n e di
u n a s c r i t t u r a r i c e r c a t a s i a c o i nci s a i n t o t o c o n i l s u o i n g r e s s o de f i n i t i v o n e l g r u p p o . U n d i s c o c o me
Cursed non fa che confermarlo e
v a s c o n s i g l i a t o s i n d a o r a a q u anti
a b b i a n o d e p r e c a t o l a m e t a m o r f osi
i n t e r c o r s a t r a ( I t ( I s ) I t ) C r i t i cal
B a n d ( S o u t h e r n , 2 0 0 0 ) e i d i schi
a v e n i r e d e i c h i c a g o i a n i . L’ i n c l i na z i o n e d e l p i a n i s t a v e r s o s o n o rità
d i i s p i r a z i o n e l a t o s e n s u c l a s s i ca,
v e r s o g l i e c c e s s i e l e l u n g a g gini
turn it on
Silver Daggers - New High&ORD (Load / Goodfellas, 25 aprile
2007)
Genere: no wave, jazzcore
È da un po’ di t e m p o c h e i b u o n i v i z i f u n k ( n o ) w a v e c h e p e r c o r r o n o l a s p i n a
dorsale dell’u n d e r g r o u n d l o s a n g e l i n o t e n t a n o d ’ u s c i r e d a l l ’ a n o n i m a t o ; u n o
di questi in cu i c r e d i a m o s o n o i S i l v e r D a g g e r s , u n t r i o ( a l l a r g a t o a q u i n t e t to) che scazz a n d o l a c o v e r d e l l ’ o m o n i m a c a n z o n e d i J o a n B a e z h a p e n s a to di darsi all ’ a v a n t g a r a g e p i ù c a n g i a n t e t r o v a n d o p r e s t o a N e w Yo r k ( e a
casa Load) un i d e a l e b o m b e r d a l q u a l e s g a n c i a r e i p r o p r i s p r o l o q u i .
I cinque fanno j a z z - c o r e a l f u l m i c o t o n e i n i e t t a t o d i L o w e r E a s t S i d e , a m morbato dalla S S T e a s s i l l a t o d a n e r v o s i s m i a s s o r t i t i e s o n o u n a b a n d
tutt’altro che a v v e z z a a l c u l t o d e l d i l e t t a n t i s m o : J a c k s o n B a u g h ( v o c e e
chitarra) potr à a n c h e d e p i s t a r e c o n q u e l c a n t a t o à l a D a v i d T h o m a s , m a
sentite quella s e i c o r d e : c ’ è u n n e r v o s i s m o p a r t i c o l a r e , u n p r e c i s o f u n k
ridotto a un b r a n d e l l o , p i c c o l e s c a r i c h e s u l l e q u a l i s ’ i n s e r i s c o n o i l s a x c o riaceo di Jenn a T h o r n h i l l o l a t r o m b a s p a s t i c a d i W I l l i a m S t a n g e l a n d M e n c h a c a . U n t r e n o . E c o m u n q u e in corsa
verso il caos L i g h t n i n g B o l t , a f r e n a r e c i p e n s a n o l ’ a s c i u t t o ( m a c a o t i c o ) b a t t e r i s t a M a r c u s S a v i n o e il devoto
albiniano Stev e n K i m a l b a s s o ( s o p r a t t u t t o l u i ) . S e m p r e s e i d u e n o n v e n g o n o r e l e g a t i i n f o n d o a l l a s a la per dar
spazio a un in t e r p l a y c h e c o n t e m p l a u n a t e l a d i t a s t i e r e - s e r p e n t e ( s i s a m a i c h e p e n s i n o d i n o n a v e r e un suono
abbastanza in c i s i v o ) . A l c a p i t o l o p a r a g o n i t r o v i a m o g l i o l a n d e s i T h e E x , v e t e r a n i n e l l ’ u n i r e j a z z a l p u n k, più che
i No Means N o ( i l b a s s o s i p e r ò ) , o p p u r e i n o s t r a n i Z u ( m a s o n o m o l t o p i ù d i s p e r s i v i ) , d e t t o q u e s t o è la componente New Yo r k , d i i e r i e d i o g g i , l a v a r i a b i l e d e t e r m i n a n t e e q u a l c u n o , a p r o p o s i t o d ’ i n i e z i o n i d ’ a n g o l a rità, già li
antepone all’L C D S o u n d s y s t e m . I l f u n k c ’ è m a s t a t e i n g u a r d i a : p r i m a d i b a l l a r e i S i l v e r D a g g e r s è m e g l io munirsi
di coraggio. E n o i c e l ’ a b b i a m o . C i p o t e t e c r e d e r e . ( 7 . 2 / 1 0 )
Edoardo Bridda
sentireascoltare 65
dell’album rock trova n o i n u n g r u p po come Sterling o t t i m a d i m o r a e
finisce per innestars i s u l l a p a s s i o ne - comune a tutt i i p e r s o n a g g i
coinvolti sin dal 200 0 n e l p r o g e t t o
- per il metal storico e p e r g l i h o r r o r
di scuola. Sì che, cr e a t u r a a q u a ttro teste - oltre a La n s a n g a n , To n y
Lazzara (batteria d e g l i A t o m b o m bpocketknife e dei M i l e m a r k e r ) , A l
Burian (basso dei M i l e m a r k e r ) e d
Eric Chaleff (chitar r a ) - , g l i S t e r ling di Cursed - te r z o d i s c o d o p o
Murderer (Swey, 20 0 2 ) e S t e r l i n g
(File13, 2003) - pos s o n o d e d i c a r s i
a ricamare di orditur e b a r o c c h e t r e
lunghe suite di meta l s t r u m e n t a l e à
la Isis- Pelican. Lur k e r è m a l i n c o nia pagana in stile N e u r o s i s c o l a t a
in for ma di pesanti ri ff d i c h i t a r r a s u
insistite scale di pia n o f o r t e . A c a c i a
parte con una linea m e l o d i c a p i a no-chitarra memore d e i G o b l i n c h e
musicano Dario Arge n t o , m a è s o l o
il preludio di una se c o n d a f a s e p s i chedelica in cui so n o i l p o s s e n t e
drumming di Lazzar a e l a c h i t a r r a
effettata di Chaleff a d e s s e r e p r o tagonisti di un cre s c e n d o e p i c o
come dei Godspe e d Yo u ! B l a c k
Emperor in fissa pe r l ’ h o r r o r, o s c u ro come Bohren Un d D e r C l u b O f
Gore senza alcuna f i s i m a j a z z . A n che Eyes suona co m e l a c o l o n n a
sonora dei nostri p e g g i o r i i n c u b i ,
tastiera vintage ad i n c u t e r e t e r r o r e
e ritmica che rallen t a s i n o a r i p i e garsi su se stessa i n u n a d i n a m i c a
speculare al cresce n d o d i A c a c i a .
Si tratta di un disco t u t t o s o m m a t o
particolare, che cre d o p o s s a r i s u l tare gradito a molt i p e r l ’ i m m a g i nario che riesce ad e v o c a r e e p e r
la cura con cui è sc r i t t o e s u o n a t o ;
ma puzza a tratti de l p e g g i o r p r o g
e fini sce per sfibrare a n c h e l ’ a s c o l tatore meglio dispos t o d o p o r i p e t u t i
ascolti. ( 5.0/10 )
Vincenzo Santarcangelo
The Editors - An End Has A
Start
(Kitchenware
/
Self,
22
giugno 2007)
Genere: wave/pop
Joy Division che tornano fra i vivi
per fare i balocchi sul dancefloor
(Bones, The Racing Rats), magari
con la mediazione degli Ultravox
più potabili (la title track manda
barbagli à la She Came To Dance)
o dei Cure via Echo And The Bunnymen (Escape The Nest). Però tra
una bruma e l’altra s’intravedono
complicanze che scomodano certo
folk pop iperteso Coldplay e l’aura prog annacquata Elbow (When
Anger Shows), salvo rivangare quei
primissimi Radiohead che in parecchi - non del tutto a torto - accusavano di scopiazzare gli U2 (in Smokers Outside The Hospital Doors
aleggia chiaro lo spettro di I Can’t).
bilmente la rotta rispetto al solco
Interpol dell’esordio. Ovvero, siamo sempre a battere sul chiodo della wave danzereccia, quel piglio da
66 sentireascoltare
immediato,
che
incisivo
mischiava
e
profondo,
miracolosamente
trame acustiche e spleen di matrice wave, in una scrittura indie pop
deliziosamente smithsiana. Roba
da perderci la testa, fra gli addetti ai lavori e fra le nuove leve di
seguaci del genere, al punto che i
National oggi sono una delle indie
band americane più richieste in UK.
Sarà merito anche del baritono di
Matt Berninger, che nelle sue inflessioni crepuscolari non può che
ricordare l’ennesimo Ian Curtis, e
tutte le palpitazioni romantiche del
caso. E’ un’illusione che si fa quasi reale in Mistaken For Strangers,
un brano potente che potrebbe essere uscito dal canzoniere degli
Interpol – se solo Banks e i suoi
fossero capaci di costruire così
bene delle trame sonore elettroacustiche -; ma, ad essere onesti,
quello della band di Cincinnati è
un disegno ben diverso dal diventare l’ennesima sensazione emulwave. Come in Alligator, il focus è
fisso sulla scrittura, che vuole es-
Le chitarre che sfrigolano riverberi affilati fino a farsi fumettistiche,
senso di allarme a blandire la cassa
in quattro, il vocione imbronciato e
struggente (che azzarda addirittura
croonerismi soul nelle strofe di Spiders), riff tanto prevedibili quanto
caramellosi. Una coltre di addobbi
che non basta certo a rendere interessanti queste trame bolse, questa
reiterazione di non-idee. Anzi, sembrano gli elettrodi infilati nel cadavere per farlo sobbalzare: all’inizio
il gioco è così macabro che diverte,
poi infastidisce, infine annoia. La
chiusura di Well Worn Hand, con la
wave finalmente disillusa tra piano
sperso e trilli di mandolino, somiglia
ad un sollievo. (5.2/10)
sere autoriale strizzando l’occhio
Stefano Solventi
giore. Se nel miraggio Joy Division
Seconda prova per il quartetto da
Birmingham, che corregge sensi-
molti perché arriva dopo un album
che, giusto un paio d’anni fa, ha
fatto parlare di sé. A ragione: quello di Alligator era un incantesimo
che si reggeva su pochi, indispensabili elementi e su un songwriting
ai vari Cohen, Cave e Staples,
suggestioni
sicuramente
aiutate
da voce e testi. Nondimeno, c’è
un lavoro sugli arrangiamenti che
conferisce uno spessore e una potenza inediti per la band, con dense stratificazioni di suoni e enfasi
sulle percussioni: a prova di ciò,
sentite come si sviluppa l’iniziale
Fake Empire, che nel breve volgere di due minuti assume toni epici degni dei migliori U2 (replicati
in Guest Room) e orchestrati alla
Sufjan Stevens (che, tra l’altro, è
ospite del disco); gli allestimenti
sonori restano comunque misurati,
senza indulgere troppo in enfasi,
che pure sarebbe il rischio mag/ Arcade Fire di Brainy e Squa-
The National – Boxer (Beggars /
Self, 25 maggio 2007)
Genere: wave, folk, songwriting
Si rifanno vivi i nuovi pupilli della
Beggars, ed è un ritorno atteso da
l o r Vi c t o r i a e n e l l a n e w o r d e r i a n a
Apartment Story si rientra ancora di diritto in certi canoni wave,
poi arrivano ad equilibrare i timbri
gentili e acustici di Green Gloves,
Racing Like A Pro e la romanticis-
bire i Lambchop e Cash. Diventa
g e . E i t e r m i n i d i p a r a g o n e, in tutta
s i n c e r i t à , s o n o u n p o ’ i n gombranti.
I n o g n i c a s o , u n a b a n d c he merita
d i e s s e r e t e n u t a i n c o n s i derazione.
(6.9/10)
così chiaro che i National vogliono
Daniele Follero
sima Slow Show con i suoi teneri
crescendo alla Belle & Sebastian,
m e n t r e S t a r t A Wa r a r r i v a a l a m -
assolutamente alzare la posta, e
a giudicare anche solo da Gospel
(una signora canzone, che vedremmo bene in bocca all’ultimo
Jarvis Cocker), ci sentiamo pronti
a scommettere insieme a loro. Anche se Boxer vi sembra immediato
del suo predecessore, dategli una
possibilità. E poi un’altra. E poi
un’altra ancora… (7.2/10)
Antonio Puglia
una specie di 12” con all’interno un
7”. Mah, a cosa serva tutto ciò non
si capisce bene, né loro ce lo sanno
spiegare. Una strategia per sopperire alla mancanza di un prodotto
che si propagandi da solo? Non
T h e P o i s o n A r r o w s – S t r a i g h t To
The Drift (File 13 / Goodfellas,
giugno 2007)
Genere: indie, noise, post
Ascoltare un E P d i q u a t t r o p e z z i e
guardarsi into r n o , s t u p i t i . I l c a l e n dario che seg n a u n b a l z o a l l ’ i n d i e tro – gli anni N o v a n t a c h e a n c o r a
bruciano nel n o s t r o c u o r e – i s u o n i
che richiaman o c e r t e e p i c h e c h i t a r ristiche dei J u n e O f ‘ 4 4, i l s u d o r e
che cola copi o s o t r a u n a d i s s o n a n za e una me l o d i a . G l i a m e r i c a n i
Poison Arrow s t o r n a n o c o n S t r a i ght To The D r i f t, c h e è u n c o n centrato di sa n o e v i t a l e i n d i e r o c k .
Quello che n a s c e p o s t e m a t u r a
(Illi)noise. Qu a t t r o b r a n i c h e g r a f fiano ed emo z i o n a n o . P a o l o I o c c a
dei Franklin D e l a n o o s p i t e v o c a l e
nel monologo c o n c l u s i v o i n i t a l i a n o
di Lockaway . E a n c h e d i q u e s t o c i
vantiamo un b e l p o ’ . H a n n o r a g i o ne quelli del l a p u b b l i c i t à , q u a n d o
dicono che c’ è p i ù g u s t o a d e s s e r e
italiani. ( 7.0/1 0 )
Manfredi Lamartina
si direbbe. In realtà, al di là delle
“sperimentazioni” sul formato del
vinile e l’orrendo nome della band
che, onestamente, si commenta da
solo, c’è veramente tanto di buono
in Unanimous Bangers.
Non ci si aspetti chitarre distorte e
tre accordi in croce, né sfacciataggine garage: la musica dei Punks
non ha nulla a che vedere con il
punk. Il riferimento più diretto è
s e n z’ a l t r o l a p s i c h e d e l i a l i s e r g i c a
di fine anni ‘60: i suoni ovattati e
trattati al delay di A Saucerful Of
S e c r e t s d e i P i n k F l o y d; i p r i m i t i vismi percussivi mescolati all’elett r o n i c a d i A ff e n s t u n d e d e i P o p o l
Vu h e l ’ i d e a d e l t r i p s e n s o r i a l e d i
M a g i c a l M y s t e r y To u r d e i B e a t l e s ,
rivivono insieme in un album tutto
c o n ce n t r a t o s u l l ’ a l t e r a z i o n e d i c o -
This Et Al – Baby Machine
(Cargo / Goodfellas, giugno
2007)
Genere: post-punk
I n t e r p o l, B l o c P a r t y, Mogwai,
Q u e e n O f T h e S t o n e A g e, …Trail
O f D e a d , s p r a z z i d i n o i s e , shoega z e , e m o c o r e d i u l t i m a generazio n e e d i g r e s s i o n i a d d i r i t t ura doom,
i l t u t t o m i s c h i a t o a d h o c da questi
b r a v i “ a s c o l t a t o r i ” T h i s Et Al nel
l o r o a l b u m d ’ e s o r d i o , B a by Machin e . Q u e s t i q u a t t r o i n g l e s i di Leeds
r i e s c o n o i n q u e s t a m a stodontica
i m p r e s a s e n z a a d d i r i t t u r a spende r e n u l l a i n o r i g i n a l i t à . S i curamente
b r a v i a s t r u t t u r a r e l e c a n zoni: diffi c i l e s e n t i r e c o s ì t a n t i c a m bi di tem p o e d i g e n e r e i n u n a s t essa trac c i a . M a c i ò a v v i e n e i n t u t t i gli undici
e p i s o d i c h e c o m p o n g o n o l’album.
Tu t t i p o t e n z i a l i s i n g o l i : energici,
n e r v o s i e s c a t t a n t i p r o p r io come il
m e r c a t o r i c h i e d e . Tu t t i c onditi con
l a s t e s s a a t t i t u d i n e v o c a l e alla Bloc
P a r t y . D u n q u e : n o n s o l o derivativi
o l t r e m i s u r a , m a a n c h e s o rprenden t e m e n t e r i p e t i t i v i . D i c e v a mo appun t o : b r a v i “ a s c o l t a t o r i ” , n i e nte di più.
A l l o r a m e g l i o i n d o s s a r e l e cuffiette
d e l l ’ i P o d c h e a r m e g g i a r e con gli
s t r u m e n t i . (4 . 0 / 1 0 )
Andrea Provinciali
scienza.
Ascoltare questo disco può mettere in discussione il proprio stato di
coscienza che, se non già alterato
per conto suo, si riscopre in una
d i m en s i o n e o n i r i c a t r a e c h i p o r t a t i
a l l ’ e s t r e m o ( F u c k Yo u , M a n ) , r i t m i
ipnotici
(Untitled
Part.2;
Te r r o r-
The Punks – Unanimous Bangers
(5 Rue Christine, 2007)
Genere: psychedelia
fied Lights) e suoni ovattati, filtrati
Simpatico esp e r i m e n t o , q u e s t o d e l -
rienza che assomiglia all’ascolto di
la 5 Rue Chris t i n e , d i p u b b l i c a r e u n
musica in stato di dormiveglia, con
LP a due velo c i t à ! S ì , p r o p r i o c o s ì :
quell’indefinitezza
come se tra noi e il supporto sonoro
si frapponesse qualcosa. Un’espe-
che
è
propria
Tied
&
Tickled
Tr i o
-
Aelita
(Morr / Wide, giugno 2007)
Genere: space film music
L i d a v a m o i n r o t t a v e r s o un moder n a r i a t o c o o l j a z z a p p e n a sfiorato
d a l l e m a c c h i n e n e l D V D A.R.C. e
i n v e c e i l n u o v o l a v o r o d el Tickled
Tr i o c a m b i a l e c a r t e i n t avola e, a
s o r p r e s a , t o g l i e g l i o t t o ni. Al loro
p o s t o , c l a s s i c i b e a t n u - elettronici
t e d e s c h i ( g e o g r a f i e a f r i c ane Map s t a t i o n c o m e r i s c i a c q u i Tarwater/
come viene s p i e g a t o n e l l e n o t e d i
d e l l e p e r c e z i o n i i n f a s e r. e . m .
To R o c o c o R o t ) e s o p r a t tutto linee
presentazione d i q u e s t a p r i m a r e -
Unico difetto di questo disco sta
t a s t i e r i s t i c h e e m e l l o t r o n , grappoli
lease
The
nell’estremizzazione dei suoi ele-
d i x i l o f o n i e G l o c k e n s p i el per una
Punks, il disco c o n t i e n e a l c u n e t r a c -
menti d’ispirazione. In poche pa-
( c h a m b e r ) f i l m m u s i c c h e sa al tem -
ce che girano a 3 3 g i r i e a l t r e a 4 5
role, più volte si ha l’impressione
p o e s s e r e m a l i n c o n i c a , nostalgica
(con la possib i l i t à d i p o t e r l e a s c o l -
di ascoltare i riferimenti succitati,
e s o t t i l m e n t e s p e t t r a l e , s enza farsi
tare ad entram b e l e v e l o c i t à ) , c o m e
come in una sorta di revival vinta-
m a n c a r e c e r t i s c a r t i i n t e l ligenti nel
dei
semi-sconosciuti
sentireascoltare 67
dub ( Tamaghis con e c h i d i M a pstation e Sabres O f P a r a d i s e) o
in lande tortoisiane ( O t h e r Vo i c e s
Other Rooms ). E no n c ’ è c h e d i r e ,
il gruppo dei fratelli A r c h e r s e m b r a
un’altra cosa. Totalm e n t e . Vi r a t a a
180° che le liner no t e s a n d r a n n o a
chiarire, perché Ae l i t a è n a t o d a
perfo rmance pensat a p e r i l f e s t i v a l
di Hausmusik, circa u n ’ o r a d i s u g gestioni legate al f u t u r i s m o , a l l a
musica cosmica e a l c o s t r u t t i v i s m o
russo tanto amato d a i K r a f t w e r k .
Un corpus sonico ch e è s t a t o r e g i strato, missato e pro d o t t o n e l l ’ a r c o
di un weekend di lì a p p r e s s o . N e
è uscito un album “i m m e d i a t o ” , t u t t’altro che estempo r a n e o e p i ù d i
ogni altra cosa po r t a t o r e d i u n o
spleen tutto contem p o r a n e o : q u e l
futuro che ieri c’era e o g g i n o n c ’ è
più. Quel fantastico c h e s ’ è p e r s o .
I TTT attivano ricor d i e p r o s p e t t ive attraverso texture m i n i m a l i : a b i l i
tocchi drammatici à l a M o r r i c o n e ,
carillon (la residen t s i a n a C h l e b nikov ) e calibrati to c c h i S e s s a n t a
(You Said Tomorro w Ye s t e r d a y ) .
Non tutto splende ( a u t o m a t i s m i
electro non mancan o i n A R o c k e t
Debris Cloud Drifts ) m a l ’ a l c h i m i a
s’innesca come d’inc a n t o … e M a j o r
Tom è di nuovo tra n o i . ( 7 . 0 / 1 0 )
Edoardo Bridda
Tr a v i s – T h e B o y W i t h N o N a m e
( S o n y, 1 0 m a g g i o 2 0 0 7 )
Genere: brit-folk-pop
Com’è che si chiamava l’album di
Sing, quella del video con la battaglia a colpi di cibo? Ah già, The
Invisible Band, un titolo che non
ha portato esattamente fortuna ai
suoi autori. E’ andata a finire che
invisibili lo sono diventati per davv e r o , i Tr a v i s : p r i m a l ’ i n c i d e n t e a l
batterista Neil Primrose nel 2002,
68 sentireascoltare
poi l’opaco 12 Memories, album
d i ff i c i l e e c u p o , s e g u i t o d a q u a t t r o
anni di silenzio, se si eccettua una
divertita esibizione sul palco londinese del Live 8.
Ci eravamo quasi dimenticati dei
quattro scozzesi, distratti da orde
di new britpoppers di ogni genere e
dalle continue ondate di giovani di
belle speranze. Loro invece lavoravano nell’ombra come niente fosse,
col solito Nigel Godrich a rivestire
il tutto della sua luminescenza e,
stavolta, con la straordinaria assistenza del padreterno Brian Eno.
Ci sono tutti i numeri del “disco del
gran ritorno” per Fran Healey e i
suoi, che dalla loro hanno sempre
avuto una quintessenziale leggerezza e un innato sesto senso nel
forgiare melodie solari e malinconiche quanto basta, senza mai
sprofondare
nell’autoindulgenza
pretenziosa dei Coldplay (giusto
accarezzandola un po’).
Nel riprendere pari pari la formula
di The Man Who e del citato The
Invisible Band (i Crowded House
più folky + i Radiohead più gigioni, se la cosa avesse un senso),
The Boy With No Name non è altro
che un bell’album di genere, che
probabilmente ha il solo merito
di ricordarci dell’esistenza di una
band che davamo per spacciata,
e invece gode di buona salute. Ci
va benissimo così, perché a parte
Big Chair – un maldestro tentativ o d i E n o d i f a r s u o n a r e i Tr a v i s
come gli U2 tecnologici - e qualche
amenità di troppo, l’ascolto fila liscio, con picchi deliziosi come la
conclusiva New Amsterdam (e bella ghost track, come tradizione)
e il probabile singolo spaccatutto
Selfish Jean (che però somiglia
t a n t o a Tr a i n s To B r a z i l d e i G u i l -
lemots, che a sua volta somigliava
a i D e x y ’s M i d n i g h t R u n n e r s … v a b bè). Ah, tenete conto che il voto
c h e s e g u e è p i ù p e r a ff e t t o c h e p e r
altro. (6.8/10)
Antonio Puglia
Tw o G a l l a n t s – T h e S c e n e r y O f
Farewell EP (Saddle Creek /
Self, 30 maggio 2007)
Genere: alt.country rock
C i n q u e p e z z i p e r u n E P c h e c o sti t u i s c e u n a s s a g g i o - i n a t t e s a del
t e r z o a l b u m s u l l a l u n g a d i s t a nza
previsto per il prossimo autunno d e l l ’ a l t . c o u n t r y r o c k d e l d u o d i San
F r a n c i s c o . E s s e n z i a l m e n t e s i t r atta
d i l u n g h e b a l l a d a c u s t i c h e o r a agi t a t e d a u n i m p e t o c o u n t r y – i n cui
l i p r e f e r i a m o d i g r a n l u n g a - ( c ome
n e l l ’ i n i z i a l e S e e m s L i k e H o m e To
M e ) , o r a r a l l e n t a t e i n m i d t e mpo
p s y c h r o c k i n d o l e n t e ( L a d y ) , d ebi t r i c i t a n t o d e l p a d r e D y l a n , q u ant o d e l f i g l i o C o n o r O b e r s t. Con
u n ’ e p i c a d e l r a c c o n t o c h e l i a v v ici n a a l l o S p r i n g s t e e n p i ù c i n e m a t ico.
S i a s c o l t i i l t e s o c e n t r a l e U p The
C o u n t r y , i n c u i u n ’ a r m o n i c a e un
v i o l i n o t i n g o n o a p r o f u s i o n e d i u mo r i C a s h u n a b a l l a d c h e s i s n o d a na t u r a l m e n t e v e r s o l a s u a c o n c l u sio n e , m e n t r e v e n g o n o e v o c a t i s c e nari
d i s e r e a s s o l a t e i n p a e s a g g i r u r ali.
C o m e è g i u s t o c h e s i a , d e l r e s t o. Il
c a l l i g r a f i s m o c h e s f i o r a n o i n p i ù di
u n ’ o c c a s i o n e e c h e l i a c c o m p a g na v a s i n d a l d i s c o p r e c e d e n t e è t em p e r a t o q u i d a u n ’ u r g e n z a e s p r es s i v a c h e s i a v v e r t e p a l p a b i l m e nte,
a n c h e s e i p e z z i n o n s o n o m e mo r a b i l i n e l l a s c r i t t u r a . M a s i l a s cia n o t r a s p o r t a r e d a l l a f o g a e q u e sto
b a s t a , p e r o r a . I n a t t e s a d i u l t e r iori
conferme. (6.0/10)
Te r e s a G r e c o
Vo l t – S e l f T i t l e d ( I n T h e R e d /
Goodfellas, 7 maggio 2007)
Genere: electro-billy
Q u e s t o d i s c o d e i f r a n c e s i Vo l t si
d e s c r i v e g i à d a s o l o , s v i l u p p a ndo
l o s t u p o r e c h e p u ò g e n e r a r e l ’ i nte s t a z i o n e ; u n a l b u m ( q u a s i ) e l e t tro n i c o c h e e s c e p e r l a g a r a g i s s i m a In
The Red (!).
N o n n e v i e n e d i s t i l l a t o u n r e v ival
d e l l a m u t a n t d i s c o o d e l l ’ e l e c tro p u n k ( a p a r t e f o r s e i n A l l e s N eu ,
con
stacchetto
addirittura
da
turn it on
Video Hippos – Unbeast The Leash (Monitor / Wide, 19 giugno
2007)
Genere: noise-pop
Sbucano prat i c a m e n t e f u o r i d a l n u l l a q u e s t i Vi d e o h i p p o s , d u o d i B a l t i mora al debut t o a s s o l u t o e c o n l e i d e e b e n p r e c i s e i n t e s t a . A l d i l à d e l l e
freakerie di r i t o ( d a l l a c o p e r t i n a a l l ’ i m m a g i n a r i o c a r t o o n e s c o , d a l g i o c o
di parole del t i t o l o f i n o a d a r r i v a r e a l l o o k d e i d u e ) J i m Tr i p l e t t e K e v i n
O’Meara dimo s t r a n o l a p a d r o n a n z a d e i p r o p r i m e z z i t i p i c a d i c h i v u o l e
fare la propria c o s a a d i s p e t t o d i c h e a r i a t i r a i n g i r o . F o r m a m e n t i s t u t t a
indie-rock, go m m o s i r i t o r n e l l i s u g i r o t o n d i d i t a s t i e r e e s y n t h e v o c i u n p o ’
nasali per un d i s c o c h e n o n p u ò n o n r i c o r d a r e i l n o i s e - p o p d e i p r i m o r d i ,
per intenderci q u e l l o n a t o c o i J e s u s a n d M a r y C h a i n. C e r t o l e v a r i e To o t h
Sub , Bear Fig h t , D o w n f a l l e N a r w h a l s r i e s c o n o a d i s c o s t a r s i d a q u e l l a m a trice in virtù d i u n a f r e s c h e z z a c o m p o s i t i v a c h e a l m o m e n t o è r a r o t r o v a r e
in giro, sopra t t u t t o s u q u e s t o t i p o d i s o n o r i t à . I n f a t t i i n u n c o n t e s t o s i m i l e , e c o n q u e s t o t i p o d i a t t i t u d ine, ci sta
bene anche la p u l s i o n e a s p e r i m e n t a r e , c o m e i l m u g g i t o c h e è Yo u T h o u g t h I Wa s D e a d o i r u m o r i s m i sottopelle
che ogni tant o f a n n o l a l o r o c o m p a r s a e c h e n o n a l t e r a n o l ’ e q u i l i b r i o f a t i c o s a m e n t e r a g g i u n t o . I n o g ni caso, e
tanto per sgo m b e r a r e i l c a m p o d a i d u b b i : U n b e a s t T h e L e a s h è u n a d e l l e s o r p r e s e p i ù i n a s p e t t a t e di questo
2007. ( 7.2/10 )
Roberto Canella
sentireascoltare 69
Talking Heads inner v o s i t i ) , m a u n o
sviluppo che – cosa ( q u a s i ) s t r a n a
– ad ascolto avven u t o n o n s t o n a
con le scelte dell’et i c h e t t a . N i e n t e
da ributtare nel mazz o ; m a n e a n c h e
a un capolavoro.
I due cantanti emettono latrati
Wa t e r b o y s – B o o k O f L i g h t n i n g
piuttosto divertiti e grezzi; non è
nel ridicolo oggi rispolverata dagli
un caso che entrambi provengano
da formazioni punk-garage – dai
N o - Ta l e n t s l a v o c e i m p e r t i n e n t e
di Lili Z, mentre Jack A era negli Splash Four. Lili risulta a volte
imparentata con le Blow (86 Friends), quando il beat retrocede a una
sua normalizzazione, ma soprattutto quando è assente l’elemento perturbatore dell’omologazione
ballabile.
Cosa sarà mai? Una vecchia conoscenza; la distorsione della chitarra - che fa sgusciare l’electroclash
di questi brani da un lato verso
qualcosa di più industriale; dall’altro (e nella maggior parte dei casi)
verso
sporcizia
rockabilly
(Cou-
ples, ma soprattutto I Don’t Feel
So Good, che sembra una cavalcata/remix dei Cramps).
Tu t t o
questo
qualcosa
tipo
mi
fa
pensare
a
l’electro-garage,
o e l e c t r o - b i l l y, m a n o n q u e l l o d e i
Suicide, o forse in una variante
più abrasiva dei dischi successivi
al primo (a quello, si sa, non si può
più arrivare). Anzi no: questo disco suona un po’ come dei Suicide
prodotti da Adrian Sherwood – un
po’ Pankow di Freiheit, per esemp i o ( Vo l t ! ) . L a I n T h e R e d , i n s o m ma, non è proprio quel monolite
che si credeva, ma ciononostante
mantiene una coerenza fortissima
– quella che insegna che i nervi
fuor di pelle si ballano con gusto.
(6.7/10)
Gaspare Caliri
(Universal, maggio 2007)
Genere: rock
Ci siamo amati intensamente, Mike,
che fanno vent’anni tra poco. Dapprima con la tua “grande musica”,
epica e roboante senza scadere
Arcade Fire, poi con quel “Blues
Del Pescatore” che reinventava in
magistrale scintillio il folk d’oltremanica. Il tempo è nel frattempo
trascorso, l’hai speso perdendo un
ragazzo acquatico dietro l’altro e
cercando di rincorrere le lancette. Alla fine sei caduto in quello
che uno stizzito Lloyd Cole bollò
come “misticismo da bazar”. Hai
fatto dischi inutili, oltre che brutti,
in sedici tonde primavere di buchi
nell’acqua.
Ora rispolveri un’ennesima volta
la gloriosa ragione sociale, ritrovi
i vecchi amici e te ne esci con un
nuovo album. Da una scorsa dei titoli parrebbe che nulla sia cambiato, e l’inizio non male di Crash Of
Angel Wings (Lennon e Hitchcock
su caracollare da Highway 61) fa
presagire un guardarsi indietro se
non a This Is The Sea, almeno
verso A Girl Called Johnny. Invece, sotto l’impegno quasi niente,
p e r c h é L o v e W i l l S h o o t Yo u D o w n
è g l a m b a n a l e e N o b o d y ’s B a b y
Anymore un Bolan tronfio che fa
il verso al Dylan di metà Settanta.
Capisci d’averla fatta grossa, per
cui tiri fuori l’Irlanda, ma Strange Arrangement l’avevi già scritta, come del resto altre cose qui
contenute. Per di più, la voce è
quasi ovunque un birignao indigesto: il fondo si tocca nei Crowded
House alle prese con Blonde On
Blonde e una spiacevole, innomin a b i l e s i m u l a z i o n e d a Tr a v e l l i n g
Wilburys.
Nientemeno.
Forse
il
mio dispiacere ti tocca e allora un
pochino m’illudi: in Sustain ritrovo
un bagliore e una tromba spagnoleggiante che s’incastra disinvolta
a l l a c o n f e s s i o n e . Tr o v o l a d i s c r e t a
parabola celtico-dylaniana - a suo
tempo
scartata
da
F i s h e r m a n ’s
B l u e s - Yo u I n T h e S k y e l a p a s s a b i l e g i g a c o u n t r y E v e r y b o d y Ta k e s
A Tu m b l e .
Tu t t a v i a t i f a i p r e n d e r e d i n u o v o
70 sentireascoltare
dalla foga di convincermi che la
bussola non l’hai persa e che sia
ancora
il
1988.
C’eravamo
tan-
to amati, Mike. Dovevi proprio?
(5.0/10)
Giancarlo Turra
Wa y n e R o b b i n s & T h e H e l l s a y e r s
- The Lonesome Sea (Dell’Orso
/ Goodfellas, 19 marzo 2007)
Genere: psych folk rock
Dal North Carolina una nuova
proposta che potrebbe alleviare i
malumori di chi non ha ancora digerito lo split dei Grandaddy, il
rincoglionimento di Corgan e l’inevitabile esaurimento della vena
N e i l Yo u n g . D i f a t t i , i n q u e s t o T h e
Lonesome Sea - uscito nel 2004
ma solo oggi distribuito in Europa
- i l c h i t a r r i s t a e c a n t a n t e Wa y n e
Robbins cospira assieme ai quattro Hellsayers (basso, batteria,
chitarre e tastiere) un folk psichedelico languido, fiabesco, aspro,
sognante. Capace fin dall’inizial e T i m e I s A B i r d I n Yo u r E y e s d i
sciorinare una rumba desertica
tra lap steel dolciastra e riverberi
brumosi degna delle antiche ballads Smashing Pumpkins col sovrappiù delle impalpabili angosce
J a s o n Ly t l e . P e r p o i a d d o m e s t i c a r e l ’ i m p e t o d e l l o Yo u n g p e r i o d o
Mirrorball tra preziosismi pop à
l a W i l c o n e l l a s u c c e s s i v a S a r a h ’s
Lament.
Il botto d’inizio scaletta si completa con la setosa apprensione di
Jesus, che prima arpeggia dylaniana e poi deflagra in squarci noise
flaminglipsiani. A questo punto è
il caso di chiedersi con cosa abb i a m o a c h e f a r e . Va d e t t o c h e l a
scrittura è duttile e la calligrafia
ben definita, radicate nella tradi-
zione west coast (il luccicoso indolenzimento di Sunset Ode, il valzer
accorato coi cori CSN&Y di Queen
A n n e ’s R e v e n g e ) m a c a p a c i d i c o n i u g a r s i w a v e / p o p ( i l d i s t i l l a t o Yo
L a Te n g o / To m P e t t y d i F o r g i v e ness) e stemperare moderne acidit à f o l k b l u e s ( l a c a l i g i n o s a E d i t h ’s
Dream, liquori e asprezze tra Lan e g a n e M o l i n a ) . Tu t t a v i a , q u a l c o sa non convince ed obbliga a stare
sul chi vive: sarà per quell’aria un
po’ automatica, come d’una catena
di conseguenze al servizio di un
talento appena sopra la media.
In questi casi, le opere seconde
sono illuminanti. Non dovremo attendere molto. Anzi, molto poco, a
quanto si dice. (6.5/10)
Stefano Solventi
White Stripes - Icky Thump (XL
/ Self, 15 giugno 2007)
Genere: hard blues, rock, folk
Nessuna illusione: Jack & Meg
non si sono definitivamente dati
al country rock. Almeno, non ancora. Mica è così semplice, è più
una fantasia da purista all’ultimo
Windmill - Puddle City Racing
Lights
14
maggio
per
Matthew
Genere: psych/pop
Album
d’esordio
Thomas
Dillon,
ventiseienne
Newport
Pagnell,
cinquanta
da
mi-
glia a nord di Londra, più o meno.
Quanto alla musica, le coordinate
sono un po’ meno semplici, ma non
si rischia certo di smarrirsi: c’è
il sogno totale dei tardi Mercury
Rev e quello avariato dei Flaming
ogni dubbio, rockaccio Zeppelin /
L i p s d i m e z z o , c ’ è l ’ a ff l a t o c o r a l e
Sabbath con la novelty di un im-
dei Polyphonic Spree a pettinare
b i z z a r r i t o s y n t h Te r r y R i l e y ( a n z i ,
turbolenze Arcade Fire, ci sono
pare sia lo stesso modello usato
stranianti decori elettronici e found
da Joe Meek) – non resta che but-
voices che ricordano sia l’ipnosi
tarsi sulle annunciate sorprese di
questo Icky Thump.
Sì, perché quel maniaco da studio di Jack s’è proprio divertito un
casino a giocare e pasticciare coi
generi, nell’ambizione di fare un
album rock vario, lungo e compiaciuto, in cui mettere dentro nuove
perversioni e passioni.
Beccatevi
dunque
l’hard-maria-
c h i d i C o n q u e s t , c o n u n i n e ff a b i l e
duello kitsch tromba / chitarra elettrica in call and response, o il folk
made in Scotland di Prickly Thorn
But Sweetly Worn, con tanto di
cornamuse e coda alla Baba O’Riley (St. Andrew). Per il resto, più
c h e p o t e n z i a l i r i ff - k i l l e r a l l a S e v e n
Nation Army o Blue Orchid, c’è un
stadio, e poi è troppo scontato
uscirsene con un album di old time
music, con tutti i crismi e la devozione del caso, solo perché adesso si fa base a Nashville e non più
a M o t o r C i t y. O n o ? E a l l o r a , t o l t e
di mezzo le tastiere e le atmosfere vagamente goth di Get Behind
Me Satan, resta una formula (ancora, se non di più) smaccatamente vintage, tanto nei rigorosi suoni
analogici, quanto nelle modalità e
nell’attitudine. Così, appurato che
il salto temporale nei seventies si
perpetua più che mai – sentire da
subito la title track per togliersi
(Melodic,
2007)
videogame dei Grandaddy che il
patchwork elettroacido dei Bran
Va n 3 0 0 0 .
Soprattutto, c’è il piano a comandare quasi sempre la marcia, definendo assieme alla voce (un semifalsetto indolenzito non lontano dal
p i ù s g h e m b o Wa y n e C o y n e ) e a g l i
archi un senso di solitudine romant i c a , m e m o r e t a n t o d e l l ’ a ff l i z i o n e
teatrale Big Star quanto dei vat i c i n i l u n a r i Wa t e r b o y s ( B o a r d i n g
Lounges), salvo accendere spesso
e volentieri caroselli dream-glam
in sella al drumming roboante-rob o t i c o ( n e l l ’ i n i z i a l e To k y o M o o n ,
nella cinematica Asthmatic, nella
carezzevole Fluorescent Lights...).
bello sfoggio di spacconaggine da
Detto poi di una ballad che prefi-
guitar hero, vedi Catch Hell Blues
gura i Pavement più allampanati
e Little Cream Soda.E poi basta,
nell’antro del mago Linkous (Pla-
ché tolti questi sfizi, i White Stripes
stic Pre-Flight Seats), di una Re-
fanno… i White Stripes, vedi Bone
place Me che sciorina il fantasma
B r o k e , I ’ m S l o w l y Tu r n i n g I n t o Yo u ,
d i u n g o s p e l a ff r a n t o e d i q u e l l a F i t
o lo stomp blues detroitiano Rag
che benedice d’archi carezzevoli e
& Bone. Meglio quando il ritmo si
s b u ff i d ’ o t t o n i u n a e m e r i t a m i s c e l -
a b b a s s a , c o m e i n Yo u D o n ’ t K n o w
lanea Lips/Rev/Spree, non resta
What Love Is, negli intrecci semi
a c u s t i c i d i 3 0 0 M P H To r r e n t i a l O u tpour Blues, A Martyr For My Love
F o r Yo u e i l c o u n t r y h o n k s t o n e siano di Effect And Cause, dove il
livello della scrittura regge discretamente. Insomma, il sesto album
di Jack & Meg è un bel minestrone
che prendere atto di questo lavoro
sostanzialmente privo di soluzioni
soniche originali ma dalla scrittura
intensa, pienamente convinta delle
angosce e delle visioni che mette
in gioco. (6.6/10)
Stefano Solventi
autoindulgente. Che facciamo, ci
mettiamo a sperare in un secondo
disco dei Racounteurs? E’ un’opzione da considerare. (6.5/10)
Antonio Puglia
s e n t i r e a s c o l t a r e 71
Backyard
Art Fleury – I Luoghi del Potere
(Italian Records, 1980 - Die
Schachtel
/
Demos,
maggio
2007)
Genere: avant-rock
Dopo le fondamentali ristampe di
Gaznevada e Stupid Set, altri importanti tasselli dell’Italian Records vengono rievocati. Ad essere
presi in esame, dalle sempre infallibile NOME, sono gli Art Fleur y, d i m e n t i c a t i b r e s c i a n i a u t o r i d i
un lavoro, I Luoghi del Potere,
licenziato dall’etichetta bolognese
nel 1980.
Il disco nacque come colonna sonora di un film immaginario che
Augusto Ferrari (tastiere), Mauriz i o To m a s o n i ( s a x s o p r a n o , f l a u t o
e clarinetto) e Giangi Frugoni (chitarra e basso) svilupparono dopo
l’iniziazione al celebre festival del
Parco Lambro e la tournee di spalla agli Henry Cow. Per comodità
(o meglio impossibilità ) inseriti,
parliamo del 1980, nel calderone
wave italico che all’epoca vedeva nei Gaznevada e nell’Italian
Records di Oderso “voglio essere
To n y W i l s o n ” R u b i n i g l i e p i c e n t r i
nevralgici, gli Art Fleury in realtà
furono un rantolo tardo prog e spigolosità art-wave inimmaginabile
anche da quelle frange “irregolari”
(vedi Confusional Quartet) della
wave tricolore.
Detto del concept che lo animava,
I Luoghi del Potere sviluppava un
idea di suono molto prossima alle
coeve esperienze di This Heat e
new wave che apriva al prog (per
lo più kraut), quindi totale anarchia
della forma canzone come i Faust
d i Ta p e s o p p u r e , s c o r r e n d o n e g l i
anni, al dissacrante approccio dei
Residents: campioni disco e sampler rubati alla
Marilyn Monroe
d i B y e - b y e b a b y, i m p r o v v i s i d e r a gliamenti tra musique concrete e
72 sentireascoltare
folklore alieno, frammenti jazz e
scorie cosmic-prog.
La ristampa della la Die Schachtel,
come al solito lussuosissima, vede
un artwork totalmente rinnovato ora furoreggia un pugno sinistro
chiuso semmai ci fossero dubbi sulle tendenze dei Nostri - un
libretto generoso di notizie che
raccomandiamo e l’inclusione de
L’ O v e r d o s e , l ’ u l t i m o s i n g o l o t a r g a to Italian qui riproposto per intero.
Se qualcuno cercava le origini del
nostro (e forse non solo nostro)
post-rock, ecco dove dirigersi.
(8.0/10)
Gianni Avella
Asobi Seksu – Citrus (Friendly
Fire, 2006 - One Little Indian /
Goodfellas, 29 maggio 2007)
Genere: shoegaze
Questo Citrus, quando uscì l’anno
scorso per Friendly Fire, raccolse
critiche moderatamente entusiaste. Ma l’entusiasmo cos’è, senza
stupore? Può essere rassicurante? Non che un anno basti a creare
un passato remoto da valutare con
la giusta distanza. Ma gli Asobi
Seksu si rifanno a un approccio
shoegaze ormai storicizzato, e a
volte lo mischiano con delle influenze post (Red Sea) non proprio verginelle.
Ora il disco viene ristampato da
One Little Indian (chi aggrotta
non ha tutti i torti), con l’aggiunta di una traccia finale, All Through The Day. Ed è l’occasione per
riascoltarlo. La cosa migliore è
probabilmente l’usignolo giappon e s e s p r i g i o n a t o d a l c o r p o d i Yu k i
Chikudate; sembra fatto apposta
per cantare lo shoegaze, ovvero
per calarsi in quell’ossimoro cinetico che fa sì che guardandosi le
scarpe ci si senta rarefatti come se
si stesse seduti tra i cirri. E all’uo-
po pare particolarmente adatta anche una lingua esotica come quella del Sol Levante (usata in alcune
canzoni) – specie dal momento che
la voce non è bambinesca come in
molte cantanti giapponesi.
I nomi che è il caso di citare sono
evidenti, e non si può che partire
d a i M y B l o o d y Va l e n t i n e . E s i a
chiaro che non c’è quasi nessuna
nuvola in questo cielo che non sia
coperta da oscuramenti molto più
famosi. Cioè, è praticamente tutto
derivativo, per di più con una parziale perdita (come nella ninnananna All Through The Day) del fastidio originario dello shoegaze, una
delle cose che lo hanno reso più
appagante. E che, soprattutto, ne
hanno ponderato il sentimentalismo. In Citrus i feedback di chitarra sono in realtà più un accompagnamento, non inviluppano la voce
ma le fanno da tappeto volante in
direzione mainstream (Thursday).
E questo, che è punto di caratterizzazione, è punto anche debole
– s i e s c l u d a i l f i n a l e d i N e w Ye a r s ,
canzone che fra l’altro ha la tipica
batteria di Psychocandy. Ma se è
un modo per evitare un eserciziario di cliché (Strings), si accetta.
(6.0/10)
Gaspare Caliri
D a v i d B o w i e – Yo u n g A m e r i c a n s
Deluxe (RCA, 1975 - Emi, 19
aprile 2007)
Genere: blue eyed soul
Nel 1975 David Bowie già studiava
la terza reincarnazione: Ziggy Stardust si era “spento” nella famosa
notte dell’Hammersmith Odeon ed
il caschetto modernista dei primi
giorni neanche lo si ricordava. Bastava osservargli la nuova chioma
p e r i n t u i r e c h e q u e l c i u ff o , l i s c i o e
furbo, sarebbe stato punzecchiato
da una diversa brezza.
Decise, dopo i favori della natia
Albione, di colonizzare il territorio americano e vi si trasferì nel
1974 col solito orecchio vigile. Un
soggiorno newyorkese e uno losangelino, poi una vibrazione proveniente dalla Pennsylvania dove
un singolare battito funk danzabile viene etichettato Philly sound.
Lui sentenzia (e quando Bowie
sentenzia..) che bisogna rigare in
quella direzione, pertanto via alla
volta di Philadelphia con dietro
uno stuolo di nuovi personaggi e
tende nei famigerati Sigma Studios. Mick Ronson – che intanto girava con un disco dove riprendeva
addirittura il nostro Lucio Battisti
– non c’è ed al suo posto subentra
il colored Carlos Alomar mentre ai
cori (molti, moltissimi) si scorge
l’ugola di un giovanissimo Luther
Va n d r o s s c h e i n s i e m e a l l ’ e d u l c o rato sax di David Sanborn tagliano
di blue eyed soul l’evento.
Yo u n g A m e r i c a n s è l ’ a l b u m a p e r t o
da quella swingante title-track che
sfuma citando A Day In The Life
dei Beatles, che riprende Across
The Universe degli stessi (dignitosa) e disegna anthem disco-chic
quali Fascination e Fame, quest’ultima un funk molto Sly Stone scritto e cantato con colui che definì il
glam solo rock and roll col rossetto, John Lennon, e che frutterà al
prossimo Duca Bianco (che ormai
si reggeva a cocaina) il primo numero uno negli states.
Nella nuova ristampa, la quarta dalla sua prima volta, oltre ai
bonus John, I’m Only Dancing
( A g a i n ) , W h o C a n I B e N o w ? e I t ’s
Gonna Be Me è allegato un DVD
che ritrae il Nostro sul palco del
Dick Cavett Show per un intervista
e d u e p e z z i l i v e , Yo u n g A m e r i c a n s
e 1984 da gustare nel proprio salotto. (7.0/10)
Gianni Avella
Dead Meadow – Howls From
T h e H i l l s ( To l e t t a R e c o r d s , 2 0 0 1
- Xemu / Goodfellas, 17 aprile
2007)
Genere: stoner/rock
I Dead Meadow sono ormai abbastanza stagionati, e non solo per la
musica che fanno - sta per uscire il
loro sesto album; ma per rivanga-
re il concetto stanno ripubblicando
sull’etichetta Xemu le loro prime
uscite. Dopo la ristampa dell’esord i o S e l f Ti t l e d , c i r i p r o p o n g o n o o r a
anche il loro secondo lavoro, del
2001, originariamente uscito per la
To l e t t a R e c o r d s , d a l t i t o l o H o w l s
From The Hills. Come il disco precedente (del 2000), anche questo
album è semplicemente riassumibile ricordando le origini dell’hardrock. Le canzoni sono passi di pachiderma metallico, acido e lento
(splendida la ballata con sitar The
One I Don’t Know), sudista e sudato, assolutamente tradizionali
nella loro oscurità – e assimilabili
al primo disco dei Black Sabbath (Dusty Nothing), più che alle
evoluzioni involute e primitiviste
del secondo. Ma non tutto il vecchio è da buttare, come ci hanno
spiegato, tra gli altri, i Brian Jonestown Massacre. Certo, questi
ultimi puntavano sulla combinazione, non proprio sul mimetismo. E
bisogna sapersi destreggiare, con
la tradizione (ci sanno fare benissimo con il nervosismo del guitarsolo di The White Worm), sennò si
diventa ridicoli. Proprio la chitarra
– elemento ovviamente centrale in
un disco come questo – riesce a
non essere servile al genere per
cui è predisposta (One And Old),
in un modo similmente convincente
a i r e v i v a l i s m i d i A c i d M o t h e r Te m ple.
Se volete farvi tre quarti d’ora da
diabolici fine Sessanta, quindi, con
questi ragazzi l’esperimento riuscirà. Se poi amate i cortocircuiti
tecnologici, infilando il cd in un pc,
vi potrete vedere il video di una
loro performance piuttosto grezza
(e per questo spesso interessante)
nel 2000. Non vedrete sporchi capelloni dark-freak, ma ragazzi giovanissimi. (6.5/10)
Gaspare Caliri
G i l b e r t o G i l – S e l f Ti t l e d ( P h i l i p s ,
1971- Runt / Goodfellas, 29 marzo
2007)
Genere: tropicalia
Erano pericolosi, Gilberto Gil e
c o m p a g n o C a e t a n o Ve l o s o . U n a
condotta contro, la loro, nel militarismo severo del Brasile dei ’60.
Non perdevano occasione di denigrare divisa e istituzioni, (esemp l a r e l a p e r f o r m a n c e d i Ve l o s o
presso una Tv brasiliana dove suonò il classico natalizio Boas Festas puntandosi una rivoltella alla
tempia), tant’è vero che, inevitabil-
s e n t i r e a s c o l t a r e 73
mente, le sbarre accolsero il duo in
una calda estate del 1968.
San Paolo, Rio De Janeiro e Salvad o r, p o i l ’ e s i l i o e u r o p e o i n q u e l d i
Londra dove un Gil meno malinconico del collega (ah, la saudade…)
ebbe occasione di confrontarsi e
legare, tra gli altri, con Incredibile
String Band e Pink Floyd.
In tale scenario nacque il terzo
omonimo disco (dopo il debutto del
1967 Louvação ed i due album autointitolati del ’68 e ’69) del futuro
ministro della cultura, il primo ad
avvalersi – su espressa richiesta
del produttore Ralph Mace - del
cantato in inglese e registrato nei
famosi Chappell Studios londinesi.
Un lavoro acustico nel classico
stile Gil, aperto da un’arrembante
Nega (Photograph Blues) che ricorda tanto Richie Havens quanto
i Rolling Stones di Sympathy for
the Devil e seguito da un intensissima versione – bella come l’originale, simile ma non uguale, sentita
con diverso sentimento – di Can’t
F i n d M y Wa y H o m e d e i B l i n d F a i t h
di Steve Winwood.
The Three Mushrooms, scritta col
conterraneo di stanza inglese Jorg e M a u t n e r, v i v e i n u n c r e s c e n d o
armonico tra vocalizzi goliardici e
levigate soul, cosi come Mamma e
Wolkswagen Blues (ripresa dal disco del 1969) screziano di velato
jazz l’ambiente e Crazy Pop Rock
rispetta totalmente la premessa.
L a r i s t a m p a i n C D o ff r e t r e b o n u s
l i v e d i C a n ’ t F i n d M y Wa y H o m e ,
Up From The Skies di Jimi Hendrix
e u n a S g t . P e p p e r ’s L o n e l y H e a r t s
Club Band dei Beatles assolutamente prodigiosa! (7.5/10)
Gianni Avella
Larsen
–
Musm2
(Important
Records, giugno 2007)
Genere: post-apocaliptic-rock
Dopo una visibilità alle soglie dell’impossibile – circola(va) un oscurissima edizione in vinile licenziata
dall’Enterruption di Seattle e una
stampa in CD reperibile nella tournée americana del 2003 – Musm
dei Larsen smette il suo celato essere e si rigenera, grazie all’ottima Important, con sei nuove bonus
che vanno ad integrare le originarie dieci tracce.
74 sentireascoltare
Il lavoro, ribattezzato semplicemente Musm2, conta su outtake
risalenti al debutto del 1996 No
Arms, No Legs: Identification Problems (Montage, Heidi 037 e Rebirth che già andavano oltre il noise), l’interessante pièce di cinque
episodi CartoAnimalettiMatti, progetto in onore del pioniere dell’animazione Winsor Mc dove i torinesi
propongono una forma canzone
– vedi The Centaurus – visionaria
e densa; un insospettabile cover di
Ve g e t a b l e M a n d i S y d B a r r e t t c h e
sembra nata esattamente per Modenese & Co e delle session extra
r i n v e n u t e d a l l e s e d u t e d i R e v e r.
In attesa del Cd+DVD che documenta la tournee Abeceda, poss i a m o a n c h e a ff e r m a r e c h e d e i
Larsen ormai conosciamo (quasi)
tutto. (7.0/10)
Gianni Avella
Te r r y R i l e y – L e s Ye u x F e r m é s
& Lifespan (Elision Fields /
Goodfellas, 16 aprile 2007)
Genere: minimalismo
In casi come questi ci sono un sacco di cose evitabili che bisogna
d i r e . Ti p o c h e Te r r y R i l e y è t r a i
padri della musica minimalista.
Che ha avuto la capacità di rivolgersi a Oriente e di non snobbare
il mondo che sberluccica attorno
al terrazzo colto della musica contemporanea.
Ci si aspetterà a questo punto un
“ma” o un “invece”, immagino. “Invece” il passo successivo è di non
s o ff e r m a r s i s o l o s u c i ò p e r c u i è
f a m o s o Te r r y R i l e y - I n C , i d e r v i sci e gli arcobaleni - ma di fare un
breve cenno a tre episodi della sua
vita, e tra questi di concentrarci su
due. Parliamo delle occasioni in cui
Te r r y s c r i s s e d e l l e c o l o n n e s o n o r e
cinematografiche – un’esperienza
in cui la musica contemporanea è
p a r s a s e n t i r s i a p r o p r i o a g i o . Ve r r à i n m e n t e f o r s e N o M a n ’s L a n d
d i A l a i n Ta n n e r, d e l 1 9 8 5 ; m a o r a
i due casi precedenti (e forse più
riusciti, dal punto di vista musicale) sono raccolti in questo digipack
uscito per la Elision Fields.
La prima parte fu appunto scritta
p e r L e s Ye u x F e r m é s d i J o ë l S a n t o n i , e u s c ì p e r l a Wa r n e r n e l 1 9 7 2
con il titolo della seconda traccia,
Happy Ending; ecco, forse qualcuno ricorderà questo nome e rimarrà a bocca aperta; la registrazione
in causa è infatti rimasta indisponibile per decenni e nel frattempo
è divenuta leggendaria – per la sua
assenza, certo, ma anche perché
ritenuta equiparabile da alcuni critici alle più celebri composizioni
rileyiane.
Giunta qualche anno dopo A
Rainbow…, e a ridosso di Persian
Surgery Dervishes, questo “lieto
fine” è – a parere di chi scrive – un
ottimo saggio esemplificativo del
Riley elettroacustico a cavallo delle due composizioni del periodo, e
un modo delizioso di avvicinarsi a
lui, lasciandosi andare al respiro
dei tempi e nella freschezza afosa
che oggi possono ricevere le nostre orecchie volenterose.
Lifespan è poi la colonna sonora
d i L e S e c r e t d e l a Vi e d i A l e x a n der Whitelaw (già pubblicata nel
1974 da Philips); è meno incisiva,
più convenzionale (The Oldtimer),
specie nel suo orientalismo (Slow
Melody In Bhairavi), più cinematograficamente fruibile. È da meno di
Journey… e di Happy Ending, sì,
ma non riduce certo la preziosità
del pacchetto – e ne è esempio
In The Summer. E quindi, non so
come dire e forse non è il caso di
dare voti, ma abbiamo tra le mani
una potenziale (e abbondante) ora
che non capita spesso, e nessuno
si lamenterà se con un (8.0/10) inviteremo a interessarsi a quel simpatico pizzetto di quasi settant’anni.
Gaspare Caliri
T h e S c i e n t i s t s – S e d i t i o n ( AT P /
Goodfellas, maggio 2007)
Genere: blues punk
Vi c e n d a l u n g a e t o r m e n t a t a q u e l l a
degli Scientists e del loro iperattivo deus-ex-machina Kim Salmon:
nati dalle ceneri del primo gruppo
punk della provinciale Perth, Australia occidentale, subirono cambi
di formazione continui e – destino
comune a quei Birthday Party cui
erano in parte stilisticamente accostabili – cercarono nel vecchio
continente il riscontro di pubblico e
critica. Non arrivò mai, ovviamente, perché trasferitosi a Londra in
lieve ritardo, il gruppo fu accusato
di ricalcare Cave e accoliti mentre
poco o punto era invece lo scarto anagrafico. Fatto sta che, dallo scioglimento in poi, attorno alla
band si è andato creando un culto
con adepti come Mudhoney, Laughing Hyenas ed Henry Rollins.
Riformatisi nel 2006 proprio grazie
alla richiesta di Mark Arm e soci
d i p r e s e n z i a r e a l l ’ A l l To m o r r o w ’s
Parties da loro curato, presentano un fumigante live registrato
di lì a poco, in parte celebrazione e in parte riassunto d’una discografia frammentaria e intricata
quanto basta, nondimeno ricca di
ruvidi gioielli dal fascino malato.
Distante dall’altro filone del rock
degli antipodi votato a Radio Birdman e Saints, il loro intruglio di
blues deviato secondo la prescrizione beefheartiana – corretto da
minimalismo rumorista tipicamente
Suicide, atmosfere crampsiane e
deragliamenti degni degli Stooges
– si mantiene tuttora fresco come
in quei centrali Eighties in cui gli
Scienziati precorsero (via Pussy
Galore…) sonorità oggi patrimonio di etichette come In The Red e
Sympathy For The Record Industry
(che chiuse difatti un cerchio pubblicando nel 2001 una loro compilation).
Ben concepito per quanto pertiene
alla scaletta, Sedition incastona in
undici compatti episodi un pugno
di classici poco conosciuti eppure
n i e n t ’ a ff a t t o m i n o r i , d a u n a S w a m pland magistrale compendio delle
influenze di cui sopra alle dodici
battute degenerate lungo criptici
sentieri di Backwards Man e Blood
Red River, passando attraverso
autentici distillati d’impuro “miele
di fango” Burnout e Solid Gold Hell
o il martellare agitato di Rev Head
e We H a d L o v e . C o m e d i t e ? C h e ,
tirate le somme cronologiche, pare
un anticipazione del grunge? Esatto… (7.4/10)
Giancarlo Turra
We e n – C h o c o l a t e A n d C h e e s e
(Elektra, 1994 - Schnitzel /
Goodfellas, maggio 2007)
Genere: indie-rock
A s c o l t a n d o g l i We e n , i l d e t t o s e condo cui il sonno della ragione
generi mostri viene in mente dopo
un paio di minuti o giù di lì. Figli
degeneri di Zappa e progressive,
c u g i n i c a m p a g n o l i d i Wa y n e C o y n e
senza la sua capacità di scrittura,
i f i n t i f r a t e l l i D e a n e G e n e We e n
- all’anagrafe Mickey Melchiondo
e Aaron Freeman - sono i compagni di liceo di Bobby Conn (solo
che lui a lezione dicono c’andass e … ) o g l i E l i o e l e S t o r i e Te s e
per chi vuol restare nell’orticello
“indie” senza sporcarsi le mani. Il
che, tradotto in parole più povere,
significa scatologia sparsa a piene
mani, umorismo di grana poco fine
e intrecci strumentali tanto virtuosi quanto vacui, incastrati a forza
dentro composizioni che fanno di
tutto per incrociare pop, folk, hard
rock e musical con una naturalezz a d a c o l o r a n t e f u o r i l e g g e . L’ i n f a n tile spacciato per demenziale, chi
ha fatto la battuta che dà di gomito
perché lo stupido sei tu che non
ridi.
Dedicato alla memoria di John
Candy (il cui spirito fallì nel benedire le sonorità qui contenute, nonostante il brillare pop seventies
W h a t D e a n e r Wa s Ta l k i n g A b o u t ) ,
Chocolate And Cheese giungeva
nei negozi nel 1994 in pieno boom
del rock indipendente, ed era il
secondo disco per un’Elektra che
li aveva reclutati dopo la lunga
gavetta. Allargava ancor di più la
già ampia tavolozza, appioppando
all’ascoltatore country inebetito
(Drifter In The Dark), Prince alle
prese col Philly sound (Freedom
Of ‘76) e l’electro (Roses Are Free:
invero discreta), caraibi artritici
( Vo o d o o L a d y ) e M e s s i c o d a c a r t o l i n a ( B u e n a s Ta r d e s A m i g o ) .
Altrove vi imbattete in chitarre spaziali che folleggiano sopra e sotto
le righe, idiozie belle (?) e buone
(??) su AIDS e meningite, ballate
riguardanti l’infedeltà femminile
e canzonette che parlano di pony
moribondi. C’è pure chi li trovava
- e li trova tuttora - divertenti per
non dire geniali, e nessuno o quasi
che serbi ricordo dei They Might
Be Giants. A suo tempo, di Chocolate And Cheese mi piacque giusto
la copertina. Nonostante il tempo
che è trascorso, non ho cambiato
idea. (5.5/10)
Giancarlo Turra
s e n t i r e a s c o l t a r e 75
Dal vivo
Bloc Party – Alcatraz, Milano
quelle che reggono meglio on sta-
t o r i o . L e l u c i d e l t e a t r o d i s e g n ano
(13 maggio 2007)
g e ) . L’ e n t e r t a i n m e n t è q u i n d i a s -
u n O l d h a m s p e t t r a l e , s u g g e s t i v o in
Nonostante il disam o r a m e n t o d i a l -
sicurato, a tutti i livelli. Insomma,
q u a n t o i l i n e a m e n t i g i à p a r t i c o lari
meno metà della cri t i c a p e r l ’ a t t e -
il concerto mainstream di una pop
d e l s u o v i s o s i a c c e n t u a n o c o s ì ar -
so sophomore recor d , a s e n t i r e l e
band che ambisce a diventare sem-
r i c c h i t i d i o m b r e . L u i p a r e s e n t i r si a
notizie provenienti d a l l ’ U K e r a g i à
pre più grande, a beneficio dei tanti
p r o p r i o a g i o , s a l t e l l a n d o e s u o n an -
ben chiaro che i Blo c P a r t y f o s s e r o
fan adoranti. Che altro aspettarsi?
d o c o n i l f i d o A l e x a d a c c o m p a g nar -
ulteriormente esplos i ( q u a n t o m e n o
come
fenomeno
prolungando
Antonio Puglia
generazionale),
i l b a t t e r i s t a c h i e d e r à a l p u b b lico
dell’esordio.
B o n n i e ‘ P r i n c e ’ B i l l y - Te a t r o
quali pezzi gradirebbe sentire e i
nostre
parti
Masini, Faenza (28 aprile 2007)
b i s d u r a n o q u a s i d i p i ù d e l c o n cer -
il seguito è nutrito e d e n t u s i a s t a
Finalmente è giunta l’ora del teatro
t o s t e s s o . G e n e r o s i t à a s s o l u t a . Un
come in patria (e, pe n s i a m o , a l t r e t -
- grazioso e gremito - per vedere
c a r i s m a t a n t o f o r t e c h e D y l a n vie -
tanto giovane: quasi t u t t i f r a i 1 7 e
Will Oldham. Un’occasione come
n e i n m e n t e p e r f o r z a . Q u e s t o non
i 25), quel che più d i t u t t o i n t e r e s -
poche per apprezzare uno dei miti
s a r à s t a t o i l N e w p o r t F o l k F e s t i val
sa verificare è se la p l a s t i c o s i t à e
del folk degli ultimi anni (facciamo
o l a R o y a l A l b e r t H a l l o v e i l p a d r e di
l’enfasi di A Weeke n d I n T h e C i t y
t a n t i a n n i ) . L’ i n i z i o d e l c o n c e r t o è
L i k e A R o l l i n g S t o n e v e n n e c h i a ma -
sono arrivate su pa l c o , o s e a l m e -
inusuale, infatti sulle parole di rin-
t o “ J u d a s ! ” , m a o g g i c i s o n o d egni
no lì si è rimasti a q u e l l a s p i g o l o s a
graziamento e presentazione delle
e r e d i c h e r e n d o n o q u e l l ’ a p p e l l a tivo
grinta wave che ave v a m o n o t a t o a
successive date di Strade Blu da
a n c o r p i ù f u o r i l u o g o , q u a s i u n a be -
fine 2004, quando i q u a t t r o a v e v a -
parte degli organizzatori, dietro al
s t e m m i a . Q u e s t o è i l f o l k c h e r i v ive
no solo un EP all’at t i v o e a p r i r o n o ,
sipario ancora chiuso si sente una
n e l l a v o c e d i B o n n i e P r i n c e B i l l y.
sempre a Milano, pe r g l i I n t e r p o l .
chitarra che inizia a suonale le note
Sembrerebbe di sì, c o n s i d e r a n d o
di I See A Darkness, poi arriva la
che Silent Alarm, pe r f o r z a d i c o s e ,
v o c e c h e su s s u r r a a p p e n a … “ We l l
B o r e d o m s – I n t e r z o n a , Ve r o n a ( 5
si prende buona par t e d e l l a s c a l e t -
you’re my friend…” Come dire, il
maggio 2007)
ta, con immancabili i n n i c o m e B a n -
Nostro ha una gran voglia di inizia-
A l c e n t r o d e l l ’ a m p i o s a l o n e d ella
quet, Helicopter, Th i s M o d e r n L o v e
re a suonare e questo nonostante il
n u o v a s e d e d i I n t e r z o n a v i s o n o tre
e Lik e Eating Glass a f a r e i n e v i t a -
tour pressoché infinito che lo impe-
b a t t e r i e p i ù l a p o s t a z i o n e d i Ya mat -
bilmente la parte de l l e o n e ; K e l e e
gna già da mesi e che gli ha causa-
s u k a E y e : i l t u t t o d i s p o s t o i n c i r c olo,
i suoi, dal canto loro , l i s n o c c i o l a n o
to un lieve malore a Firenze pochi
c o n i N o s t r i l ’ u n o d i f r o n t e a l l ’ a l tro.
con la giusta carica e p r o f e s s i o n a -
g i o r n i p r i m a . L’ a p e r t u r a d e l s i p a r i o
A b o l i t o i l p a l c o , g l i a s t a n t i p o s s ono
lità, senza sbavatur e . G i à , p e r c h é
r i v e l a u n a fo r m a z i o n e r i d o t t a a i m i -
c i n g e r e l i b e r a m e n t e d a o g n i l a to i
l’esperienza raccolta s u i p a l c h i e u -
nimi termini, oltre alla elettrica di
propri beniamini.
ropei negli ultimi du e a n n i ( l ’ A m e r i -
Oldham il solo Alex Nielson alla
r i s c o n o i r e s o c o n t i , l a b a n d p orta
ca è ancora da conqu i s t a r e , g u y s … )
batteria. Un po’ poco, ma soltanto
g r o s s o m o d o i n t o u r l o s h o w che
mostra i suoi effetti: l a b a n d s a g u i -
a p a r o l e p er c h é l e d u e o r e a s e g u i -
l a v i d e , f r a l ’ a l t r o , t r a i p r o t a g oni -
dare il pubblico, dan d o a g l i a s t a n t i
re saranno come minimo generose.
s t i d e l P r i m a v e r a S o u n d l a s c o rsa
esattamente quello c h e v o g l i o n o . L i
Due ore di emozioni, fatte di brani
e s t a t e . N e l l ’ a r c o d i u n ’ o r a e m ez -
fa ballare, cantare e d i v e r t i r e , l i i n -
presi, stravolti e rivoluzionati, a vol-
z a d i c o n c e r t o i B o r e d o m s - p i ù di
canta con un light sh o w p e n s a t o a d
te non immediatamente riconoscibi-
v e n t ’ a n n i d i s c o r r i b a n d e a l l e s p alle
hoc per enfatizzare i m o m e n t i t o p i -
li. I See A Darkness appunto e The
e status oramai semileggendario -
ci, accontenta le lor o r i c h i e s t e n e i
Letting Go sono gli album predilet-
s i l a n c i a n o i n u n a s e r i e d i s e r r ate
bis, senza tralasci a r e c o m u n q u e
ti, ma non si tralasciano nemmeno
s u i t e p e r c u s s i v e c u i g l i i n t e r v en -
la promozione dell’u l t i m o l a v o r o ( a
Ease Down The Road e Master
t i m e z z o v o c e , s y n t h , s a m p l e r del
giudicare dalle reaz i o n i , I S t i l l R e -
And Everyone senza contare altre
l e a d e r c a r i s m a t i c o d o n a n o u n sa -
member e Song For C l a y s e m b r a n o
chicche sparse dell’intero reper-
p o r e s o s t a n z i a l m e n t e p s i c h e d e lico
Appu rato
che
l’hype
l o e g r e g i a m e n t e . A l l a f i n e p r o prio
dalle
76 sentireascoltare
Linda Maldini
D a q u a n t o r ife -
Cat Power - Foto: Roberto Contarini
e kraut: l’effe t t o c o m p l e s s i v o è u n a
f i n a l m e n t e c e l a f a . L’ u b r i a c a d e l
t r a u n a c a n z o n e s u a e t ante - ma
sorta di tribal i s m o t r a n c e c h e p a r e
proprio folk da cameretta, quella
t a n t e - c o v e r ( d e g l i S t o n e s, di Ger-
sperimentare
roots”
gatta randagia che se lo portava
s h w i n , d i G n a r l s B a r k l e y...). Viene
della tradizio n e r i t m i c a n i p p o n i c a ,
in giro per il mondo con quel puz-
s p o n t a n e a q u e l l a f a m o s a retorica
ricollocandole i n u n c o n t e s t o a l i e n o
zo d’alcol e sigarette non c’è più,
p u g i l i s t i c a e c i s ’ a n n o i a s olo a pen -
dall’afflato “co s m i c o ” . U n a s o r t a d i
dal Frequenze Disturbate di Urbino
s a r l a . L’ e x r a g a z z a d i ff i c i le ce l’ha
rituale colletti v o c a t a r t i c o c h e m a n -
perlomeno, una data preambolo per
f a t t a , h a s c o n f i t t o i p r o p ri demoni
da in estasi s o p r a t t u t t o l e g i o v a n i
una nuova lei che bella com’è se
e f i n a l m e n t e l ’ A m e r i c a p r ima - e le
leve, alcune d e l l e q u a l i , i n m e z z o
si mette pure a cantare con quella
g r a n d i p l a t e e d e l p i a n e t a dopo - le
al fragore, a z z a r d a n o g u a r d a c a s o
voce che c’ha allora… Allora suc-
t e n d o n o l a m a n o , l a e s a l t ano. Il suo
movenze da r a v e p e r s i n o p r i m a c h e
cede che si porta una superband
è i l c l a s s i c o r i s c a t t o , u n matrimonio
Yamatsuka E y e , n e l r u o l o d i s c i a -
in tournée. Jim White alla batteria,
c o n l a t r a d i z i o n e d a c u i ha sempre
mano, dia eff e t t i v a m e n t e i l l a a d
Judah Bauer (già con i Jon Spencer
a t t i n t o , p r o p r i o c o m e q uel Bright
un intermezzo t e c h n o . S i h a l a c e r -
Blues Explosion) alla chitarra, Greg
E y e s c h e o r a a r r i v a a S pringsteen
tezza di pren d e r e p a r t e a d u n l i v e
Foreman alle tastiere e Eric Pap-
e g r e g i o e c o m p u n t o . L ei – chia -
act tanto spe t t a c o l a r e q u a n t o n o n
parozzi al basso. Un quartetto un
r o – p e n s a i n n e r o : O t i s Redding,
convenzionale . I n m e z z o a l l o s t o r -
pochino più ringhioso ma sostan-
i g r a n d i n e r i d e i S e s s a n t a. Strisce
dimento gene r a l e f i s s o l o s g u a r d o
zialmente bravi session man per il
b i a n c h e e s t r i s c e n e r e e una ri -
sui volti tras o g n a t i e a s s o r t i , s u i
piano bar americano, ovvero - e il
c o n c i l i a z i o n e , u n a b b r a c cio con se
visi imberbi d i r a g a z z i n i s o r r i d e n t i
c i n e m a c i i n s e g n a – d a s i n g l e b a r.
s t e s s a e u n a p o s a c h e è naturale
che rimbalzan o s u e g i ù s e n z a s o -
Nessuno scerno: i ragazzi suonano
e s t u d i a t a . U n a v o c e - cacchio -
sta, increduli. U n a v o l t a a c a s a , p r i -
egregiamente, perfetti nei tempi,
c h e n o n s i d i s c u t e . F a n c iullezza e
ma di accinge r m i a s c r i v e r e i l p e z -
tastierina appena un po’ puntellata,
e s p e r i e n z a , e a t t o r n o u n o show di
zo, do una ris p o l v e r a t a a i d i s c h i d e i
ma chissenefrega. Lei. Che voce.
q u e l l i t u t t o a p p o s t o c o n l e blue no -
Can : cerco ap p i g l i . I n f o n d o , n o n o -
Splendida, calda, vibrante. Adora-
t e s e l e i m p e n n a t e d ’ u g o l a. In Italia
stante tutto, n o n a v e v o m a i s e n t i t o
bile poi il modo con cui tiene il pal-
s o n o i n t a n t i a c e l e b r a r e la regina
nulla di simile i n v i t a m i a .
co, sempre sulla destra, con quel
a l t e r n a t i v a . P a r d o n c l a s s ica. E 18
braccio teso e le gambe piegate,
e u r o d i c l a s s i c i t à p e r g i unta. Au -
questi vestiti anni Ottanta, il truc-
t o i n d u l g e n t e p e r a l c u n i e bella bel -
co e poi la coda, come quella della
l a p e r a l t r i c h e s o n l ì a d a pplaudirla
Canalis e manco sembra la Cat fo-
a n c h e q u a n d o d i b a l l a t e n e inanella
tografata da Stefano Giovannini. A
o t t o d i f i l a c o n t a n d o s o l t anto sulla
Cat finalment e c a n t a n t e s s a c l a s s i -
Bologna, come a Roma e a Milano,
p r o p r i a d e t e r m i n a z i o n e a essere…
ca, americana . L e i c h e s a l e g r a d i n o
c’è chi vuole un cameriere che por-
C a t P o w e r, l a s t e l l a c h e il mondo
dopo gradino i l m o n t e d e l l a t r a d i -
t i u n a l t r o c a ff è e c h i è r a p i t o d a l -
farà brillare e cadere.
zione soul e b l u e s s t e l l e s t r i s c e e
la songwriter finalmente performer
sulle
“super
Alarico Mantovani
Cat Power & Dirty Delta Blues
- Estragon (Bologna, 7 maggio
2007)
Edoardo Bridda
s e n t i r e a s c o l t a r e 77
Cul
De
Sac
To r c h i e r a ,
+
I/O
Milano
-
Cascina
parentesi. Ma andiamo con ordine.
moti neuronali? E se tutta questa
( 11
maggio
Una serata così densa di cose non
s e r a t a f o s s e u n a f r a s e a d e ff e t t o ?
2007)
può che partire presto. Alle 21:15
I l To r c h i e r a è u n p o s t o a p p a g a n t e .
(non so bene chi avesse tutta ‘sta
C’è
fretta) già Fennesz inizia il suo
pure
la
birra
artigianale
Gaspare Caliri
Lisa
Germano
–
Spazio
2 11 ,
a
c l a s s i c o s e t . Ve n t i m i n u t i d o p o , s i
facoltà
parla per approssimazione, il palco
di scegliere dove posizionarsi. È
è già ridiventato vuoto e aspetta
con un accavallamento generale
qualcun altro. Gli Sparklehorse,
di
aprono
direte voi, visto che con Fennesz
gli I/O, e che protraggono, tra i
sono in tournée; si potrebbe così
sorseggi della bionda di cui sopra,
chiudere il blocco e passare agli
l’after-show da discoteca che se-
i
stoppati
australiani, in un crescendo di umori
guirà. In uno strabordante Spazio
p o s t j a z z a t i . Ve n g o n o i n m e n t e i
che sa tanto proprio della musica
2 11 f a c o s ì l a s u a c o m p a r s a i n
Sinistri, ex-Starfuckers – ma non
d e g l i s p o r c h i t r e . N i e n t ’ a ff a t t o . C h i
tarda serata una sorridente Lisa
ovviamente
di
si avvicenda è proprio il gruppo
Germano, accompagnata dal bas-
paternità o precedenza, così per
d i Wa r r e n E l l i s , p e r u n c o n c e r t o
sista Sebastian Steinberg (già nei
automatismo musicofilo. È così che
–
che
Soul Coughing). Circondata - let-
si ascoltano e apprezzano i Cul
impallidisce rispetto alle vagonate
teralmente, visto l’esiguo spazio
De Sac, è quel che ci si aspetta
di musica cui abituano chi li va a
- da un gruppo di fedelissimi fan
da loro; una sensibilità che va
v e d e r e a p p e n a p u ò . Wa r r e n h a u n a
delle prime file, Lisa inizia a snoc-
oltre i criteri di innovazione – pur
barba lunga così, i capelli di cui dà
ciolare il suo repertorio, eseguito
riuscendo a dire qualcosa riguardo
l’impressione di non occuparsi da
per la maggior parte al piano con
l’argomento, se vogliamo. È così
tempo, è selvaggio come il rumore
brevi incursioni alla chitarra elet-
che si apprezza questo concerto,
che sprigiona il suo violino. Mick
trica. La scaletta attinge preva-
nonostante
ma
Tu r n e r – s a r à c h e f o r s e s i r e n d e
lentemente dagli ultimi due album
quanto basta per concedere una
conto di avere poco tempo – sembra
Tr a i n .
addirittura energico. Jim White è il
(Lullaby For Liquid Pig e In The
meravigliosa
Nessuna novità? Per uno che è
velocissimo collante tra le riflessive
profondo
loro
elucubrazioni dei dischi dei Dirty
to, in prevalenza 4AD. Ecco allora
minime uscite, probabilmente no
Three e la follia rumorista dal vivo.
Small Heads e Beautiful Schizofre-
(oppure un assiduo frequentatore
È il collante perché la sua batteria
li
è sanguigna allo stesso livello sia
nic da Love Circus, If I Think Of
del
ascolta – anche spesso – senza più
su album che sentita dal vivo. Ma
seguirne ogni minima traccia, forse
tutto
avrà
E tocca agli Sparklehorse. Quale
e
biologica.
disposizione,
gambe
loro
Qualche
persino
rilassate
minimali
loro
un
non
duri
Death
conoscitore
sorriso
la
che
tocchi
per
My
sedia
Space).
discorso
molto;
Kit
delle
Ma
chi
piacevolmente
nel
certo
intensissimo
finisce
–
abbastanza
ma da piccolo club venga rovinata
dal brusio continuo del pubblico
del sabato sera, che evidentemente è in buona parte presente per
M a y b e Wo r l d , q u e s t o q u a s i p e r i n tero), con tante puntate nel passa-
L o v e e I t ’s A R a i n b o w d a l p r o g e t t o
OP8 (con Giant Sand e Calexico);
estratti da Slide
all’elettrica che
non rendono però, in acustico, giu-
faccia
Linkous?
stizia completa ai pezzi, Reptile
di Fenomenologia / Energia, due
Forse per reazione alla dirompenza
della
soprattutto, e l’autocitazione - con
pezzi di Fetus (il disco migliore
di Franco Battiato?), che i nostri
limita alle melodie più tranquille, e,
un paio di anni fa coverizzarono
direi, rassicuranti. Si fa in tempo a
per il tributo alla fase più prog del
pensare cosa si può dire di questo
nel 2001 con Steinberg. In questo
cantautore siciliano. Mi accorgo
concerto mentre ancora è in corso
caso la mancanza di una band e di
poi
mia
– il che in genere è un brutto segno.
arrangiamenti consoni non limita-
sedia) è posizionato su una grossa
Una breve scossa dai pensieri mi è
no più di tanto la forza di canzoni
lastra di marmo – all’aperto. Sono
sprigionata dall’invito dell’“amico”
intense ed empatiche, che reggono
sopra riportati dei nomi con due
Christian Fennesz sul palco, ma è
bene anche con accompagnamento
date, distanti la vita media di una
una scossa che dura giusto il tempo
scarno. Prendono vita così sotto i
persona. Smetto per un attimo di
di far raggiungere al chitarrista la
nostri occhi i fantasmi interiori e
pensare al concerto.
sua postazione. Ma in fin dei conti,
le inquietudini della Germano, ac-
Gaspare Caliri
penso già col senno di poi e ancora
compagnati dalla liricità e sinceri-
sono lì in piedi a ondeggiare, mi
tà che la contraddistingue. E’ uno
Sparklehorse
sento rasserenato ma mi accorgo
show nello show guardarla espri-
Live,
di far fatica a seguire il concerto.
mersi ad occhi chiusi in perfetta
Milano (22 maggio 2007)
Nulla
credo,
sintonia con il piano (sia pur tra-
Ciò che in cuor mio pensavo fosse
ma neanche di personale. E mi
ballante, su cui scherzerà per tutta
il concerto dei Dirty Three in realtà
chiedo: ma se fossero canzoni che
la sera). Il flusso onirico ininterrot-
li ha visti come poco più che una
accompagnano
to e la simbiosi totale con la sua
Dirty
il
palco
Three
Fennesz
-
+
(come
Tr a n s i l v a n i a
78 sentireascoltare
la
+
sporcizia
di
Mark
E’ un peccato che l’atmosfera inti-
sentire masticare a fatica l’italiano
che
esprimerà
presto.
To r i n o ( 5 m a g g i o 2 0 0 7 )
australiana,
generalizzabile,
volutamente
si
dei
Paper Doll - del concept live Seven Worlds Collide di Neil Finn al
quale la Nostra aveva partecipato
Sparklehorse - Foto: Roberto Contarini
musica sono messe però a dura
cui in ogni caso non si aveva alcun
ri sixties, di vestitini “handmade”
prova dal vocio, tanto che Lisa si
dubbio. Un’incursione in un univer-
comprati a due lire
interrompe più volte infastidita, in
so di fragilità ed emozioni sottili.
go di Soho per caso, di indie-pop
cerca di concentrazione, e invitan-
Te r e s a G r e c o
do al silenzio. D’altra parte lei è in
forma e si vede, e non sembrano
esserci tracce della depressione
che l’aveva accompagnata negli
in un sobbor-
genuino e ballabilissimo. E andare
alla velocità della luce con un po-
Of Montreal – Bronson, Ravenna
(17 maggio 2007)
ker di canzoni dal loro ultimo mir a b o l a n t e H i s s i n g F a u n a , A r e Yo u
In una parola, “fresco”. Basta poco
The Destroyer? che trasudano al-
ultimi tempi rendendo i concerti
per capire che l’estate è arrivata
legria leggiadra in ogni nota, in un
discontinui; unisce come al solito
e allora tutto diventa un percorso
synth svolazzante, nelle chitarre
alcune canzoni senza soluzione di
di azioni e di aspettative, di gio-
sbarazzine, nel basso metronomi-
continuità l’una nell’altra – come
chi prosaici, di gestualità più li-
co, nella drum machine fredda e
n e l l e i n i z i a l i N o b o d y ’s P l a y i n g / T h e
bere. E quindi via ad immaginarsi
aritmetica come il ghiaccio nel no-
Day con breve citazione da Moon
con un cocktail bizzarro fatto con
stro cocktail da abitanti della pri-
Palace dal primo album - giocando
il frutto della passione, con le in-
ma fila. La prima ora vola fantasti-
con sottile autoironia, né mancano
fradito ai piedi e con qualche per-
camente sulle ali delle hit di The
i commenti tra una song e l’altra, in
sonaggio fuori posto che come al
S u n l a n d i c Tw i n s , S a t a n i c P a n i c
cui non risparmia più volte le lodi
solito coglie la prima occasione
In The Attic e dell’ultimo disco
che gli capita per imbattersi in un
edito (ossia lungo tutto il periodo
t e v o l u t a i n Yo u n g G o d . L’ a v r e m m o
pogo assolutamente stonato. Sono
Polyvinyl) e l’indie-pop sdolcinato
volentieri vista in un contesto più
le 23 spaccate, i nostri georgiani
e ben miscelato ad atmosfere di-
tranquillo, di certo il fine settimana
calcano il palco del Bronson con
sco va cozzando contro una coltre
non ha aiutato, e il party time, su
estrema puntualità e subito si è
di psichedelica lieve a cottura len-
cui la Nostra ad un certo punto ha
immersi in un mondo puntigliosa-
ta, che è quella cavalcata furiosa
scherzato presentando l’omonimo
mente colorato, in un caleidosco-
di The Past Is A Grotesque Animal,
pezzo da Lullaby, si è rivelato arma
pio di sensazioni leggere, frattali
fedelissima all’originale. 10 minuti
a doppio taglio.
Per quasi un’ora
di sonorità fruttate, dolciastri inne-
di delirio in crescendo. Da qui la
e mezza, bis a richiesta compresi
sti di serenità spaesata in chiave
musica cambia ed i nostri comin-
– To D r e a m e We S u c k - L i s a l a s c i a
d i s c o g a y. E l o r o s u l p a l c o s o n o l a
ciano a guardarsi indietro, e allora
così in chi l’ha ascoltata un segno
trasposizione di queste sensazioni
via a ripescare qualche track da
tangibilissimo del suo talento, su
limpidissime: un tripudio di colo-
un passato glorioso (scorrono lun-
al Michael Gira che l’ha fortemen-
sentireascoltare 79
musicisti teatralizzanti mostrano il
meccanismo di avvicinamento alla
maschera da parte della musica,
del tipo: “Se dovessimo recitare
quella parte, faremmo così”. Zak
passa direttamente a interpretaFennesz - Foto: Roberto Contarini
re, senza mettere in luce il meccanismo di entrata nella parte. È
così che si ipnotizza un pubblico,
non dandogli tempo di fare i suoi
discorsi razionali. La prosa della
loro musica è attoriale, e dal vivo
tutto ciò esplode come un trip nei
boschi. I Parenthetical Girls sono
spettacolo, non fanno il vaudeville.
Noi sospendiamo la nostra incre-
go la strada Old People In The Ce-
ai sospetti Xiu Xiu aumenta le
metery da Aldhils Arboretum, The
riserve.
Peacock Parasols dallo splendido
(tramite
Coquelicot Asleep In The Pop-
né chi verrà dopo confermerà il
pies e quella perla di psych-surf-
timore. E la fruizione del concerto
Pere Ubu – Circolo degli Artisti,
pop che è Fun Loving Nun tratta
si spoglierà di ragionamenti così
Roma (15 maggio 2007)
dal quasi dimenticato The Gay Pa-
schizzinosi.
La definizione di “gigante della
rade) per unirle poi ad altri giocosi
Certo, nella musica dei Parenthe-
musica” non potrebbe essere più
episodi di recente produzione che
tical Girls, anche dal vivo, si per-
calzante per David Thomas: con
si dipanano lungo il prolungato bis
cepiscono le pose tese del gruppo
la sua mastodontica corporatura
(l’apice del concerto si raggiunge
di Jamie, come un (molto più vela-
(in totale contrasto con la voce
con il quasi onomatopeico inno
to) disfattismo fatto di arzigogoli di
acuta
T h e P a r t y ’s C r a s h i n g U s c o n d e n -
rumore. Sono poi di Portland, e a
alla perfezione la creatura di Al-
sato di pop-meraviglia fatto alla
quanto pare una vena arty in quel
fred Jarry, e s’impone su tutta la
m a n i e r a Ta l k i n g H e a d s ) . S e m p r e
posto ce l’hanno quasi tutti. Ma la
scena nonostante il suo atteggia-
di pop si parla, ma di pop fatto
sola loro presenza è ingombrante
mento riservato ed imperturbabile.
con tutta la decenza e la dignità
per loro stessi. E ciò, più che peso
Al di là della stazza, la definizio-
possibile…
mercenari
impellente, ne diventa l’arma per
ne gli sta a pennello soprattutto
dell’ultima wave sensation (chi è
eccellenza di seduzione del pub-
per quella manciata di album che
stato a uno show dei Klaxons potrà
blico. È l’androginia tenera e in-
hanno cambiato la storia del rock.
tranquillamente dimenticare quella
quietante di Zak Pennington che
Di quei mitici Pere Ubu originari
poltiglia insipida nu rave e genu-
invade il palcoscenico, come l’ete-
è rimasto solo lui, dopo le innu-
flettersi davanti alla perfezione di
rea figura al violino di Rachael
merevoli incarnazioni che si sono
questo show!). Fanno un’ora e 45,
Jensen, il suo sguardo severo e
succedute da trent’anni a questa
e l’unica sensazione che rimane
perso insieme. Le melodie tronfie
parte. La formazione che lo ac-
è che non ci si poteva attendere
e struggenti (ma mai pacchiane)
compagna
niente di meglio e niente di meno;
m a a n c h e f r a g i l i s s i m e . Vi s t o c h e
rispetto: il chitarrista Keith Moli-
una conferma in chiave live di dieci
a me piacciono i limiti, le zone di
na collabora con Thomas anche
anni di eccelso lavoro su disco. Un
frontiera del comportamento, non
n e i Tw o P a l e B o y s , l ’ i n s t a n c a b i l e
gruppo da rispettare in toto.
ho potuto non notare un ibrido
m o t o r e r i t m i c o d i M i c h e l e Te m p l e
tra il distacco teatrale e lo scaz-
e Steve Mehlman è solido e pos-
zo esistenziale. Il mascheramento
sente, mentre Robert Wheeler è il
r u ff i a n o d a i n g e s t i b i l e d i v e n t a i m -
“disturbatore” del gruppo. Il blues
palpabile. Zak non inscena il met-
d i S l o w Wa l k i n g D a d d y è l ’ i n t r o d u -
tersi la maschera, la interpreta con
zione perfetta per il concerto, uni-
Un sistema di attese disatteso.
coerenza e coesione imbarazzanti,
ca eccezione tra l’altro all’ordine
Quando uno teme che l’ala del
come quando, in mezzo al pubbli-
alfabetico della scaletta. La mag-
mentore Jamie Stewart sia troppo
co, si sdraia a terra a pancia in
gior parte dei pezzi successivi è
ingombrante da gestire per una
giù, muovendo i piedi in aria come
presa dall’ultimo Why I Hate Wo-
band, vedere sul palco un gruppo
un bimbo o una pin-up, cantando
men e dagli album degli ultimi die-
s p a l l a ( i b o l o g n e s i M y Aw e s o m e
con la faccia appoggiata a terra
ci anni, con pochi ma significativi
(così pure il microfono). Spesso i
b a l z i n e l p a s s a t o . L’ e s i b i z i o n e è
Astenersi
Alessandro Grassi
Parenthetical
Girls
+
My
Aw e s o m e M i x t a p e - Z e r o M u s i c
Club, Bergamo (4 maggio 2007)
Mixtape)
che
fanno
80 sentireascoltare
ambientare
Ma
né
i
My
escamotage
Aw e s o m e
dulità di pubblico musicale.
Gaspare Caliri
indie-pop)
e
“paperesca”)
è
impersona
comunque
di
tutto
The Horrors
quantomeno avvincente: il gruppo
riesce a coniugare frenesia punk
(esemplare Caroleen a questo proposito, davvero irresistibile), allo
sperimentalismo onomatopeico dei
brani più rarefatti e rallentati. I
pezzi sono tutti abbastanza fedeli
alle versioni in studio, per quanto
Wheeler manipoli imprevedibilmente il suo theremin artigianale (unico strumento rimastogli, avendo
perduto i sintetizzatori in viaggio),
instaurando una presenza incessante ed ossessiva che permane
dall’inizio alla fine. David Thomas
è assolutamente irreprensibile: la
sua voce camaleontica balza da un
brano all’altro con un’energia che
n o n s i a ff i e v o l i s c e m a i , u n a f u r i a
sonora che si fatica a credere che
esca da quel viso statico e quasi
restio a cantare. Il gruppo è così
b e n a ff i a t a t o c h e g l i u n i c i m o m e n t i
deboli del concerto, se proprio li
vogliamo cercare, sono forse quelli dei classici (The Modern Dance,
S t r e e t Wa v e s e l ’ i n n o F i n a l S o l u tion), mentre la nuova produzione, da Wheelhouse a Flames Over
Nebraska, brilla di luce propria
tra l’impeccabile esecuzione e la
q u a n t i t à d i e n e r g i a p r o f u s a . L’ u n i co rammarico della serata è che i
Pere Ubu sono paradossalmente
il gruppo di apertura (l’headliner
è Mick Harvey dei Birthday Party), per cui possono elargire solo
un’ora, bis inclusi, della loro musica, lasciando il pubblico appagato
da indovinate leccornie, ma non
stile Cure sotto un treno, frangette
Il lungagnone pare aver mandato
glam metal californiano, caschet-
i video dei Pistols (in particolare
ti mod, completi dell’Ottocento e
l a M y Wa y v i c i o u s i a n a ) a m e m o r i a
mise attillate dark-rock. In pratica
c o n t u t t a l a l e z i o n e d e l t e a t r o o ff a
tutto lo scibile da Jack The Ripper
seguire: porta una scala sul palco
ai Sisters Of Mercy (passando ov-
e ci gira attorno come un pazzo.
viamente per i Misfits), ma la sor-
Sale. Si espone. Gioca con una
presa vera arriva dall’aspetto dato
vecchia radio e fa suoni ubueschi.
più per scontato, il sound. A parte
Lega il roadie con il cavo del mi-
D r a w J a p a n d a l r i ff p i u t t o s t o r i c o -
crofono. Si contorce in movenze
noscibile e un rockabilly vampiriz-
art-punk. Scende tra il pubblico
zato non ben identificato, lo show
e si concede ai fan. Prende, con
è un misto di saturazioni “Andy Gill
l’aiuto del chitarrista, un tavolo e
meets Ramones” e pesto gore à la
due sedie dal bar e improvvisa un
Cave, un carro armato di ferraglia
siparietto all’italiana. A contralta-
trash-punk-rock scaraventata sugli
re, non tanto il look esagerato di
mente puntato sull’immagine per
a s t a n t i . G a r a g e d a r k e N o Wa v e .
del chitarrista (che farebbe impal-
catturare l’immaginario punk-rocki-
Sporcizia e velocità a tutto volu-
lidire Nikki Sixx), quanto la curiosa
sta dell’Estragon infrasettimanale
me. In tutto ciò – tra una tastiera a
androginia del tastierista truccato
reduce dal megaponte primaverile.
m a c i n a r e u n a s e r i e d i r i ff a t e d a b -
in baschetto beat, pose da famiglia
Il minimo è trovarsi di fronte a un
movie accelerato, la batteria a bat-
Addams e contorsioni sotto anfe-
look da trattato di semiotica, cosa
tere dannata e la chitarra a riem-
tamina. Dimenticavamo la musica:
che in un locale pressoché vuoto,
pimento con roboanti cattiverie – è
immaginate il disco omonimo regi-
ma colmo di fedeli kid in tinta e al-
la performance di Faris Badwan lo
strato in lo-fi e mandato a una volta
tri perlopiù giovanissimi (groupie
s h o w n e l l o s h o w, u n a s f i d a l a n c i a -
e mezza la velocità. Uno spassoso
comprese), prontamente accade. I
ta a distanza con Angus Andrew,
bilico tra visceralità e kitchume
cinque siglano il patto estetico con
tra biascichi e urla, rantoli e de-
estetizzante.
abiti neri come la pece, cotonature
clami Mark Smith in posa Rotten.
del tutto sazio.
Andrea Monaco
The Horrors – Estragon, Bologna
(2 maggio 2007)
Si sapeva, il gruppo scoperto da
James Oldham avrebbe decisa-
Edoardo Bridda
sentireascoltare 81
82 sentireascoltare
#7
EASY TO LOVE
di Stefano Solventi
Miseria e nob i l t à . G r a n d e z z a e t r a gedia. Genia l i t à e d i s s i p a z i o n e .
Una storia ita l i a n a . C h e c i s e n t i i l
sapore delle p e r i f e r i e , b e l l e t t o f r e t toloso su fer i t e c i c a t r i z z a t e m a l e .
Roma, dunqu e . P r i m a v a l l e , a d i r l a
tutta. Un fio r e s e l v a t i c o s b o c c i a
g l i o i n f a c c i a a l C r e a t o r e d i Ay l e r
e Coltrane, movenze che informano il fenomenale Dedications (Red
Records, 1980). E’ una febbre in
via d’implosione, sguinzagliata sulle tracce del cuore: ecco avviarsi
la sua strana carriera a ritroso, dal
nella suburbi a p a s o l i n i a n a . F i n d a
bambino, Ma s s i m o è u n m o s t r o .
Inizia col clar i n e t t o , m a è n e l s a x ,
l’impervio sax a l t o , c h e t r o v a l a s u a
vera voce. Un a c l a m o r o s a r i v e n d i cazione di esi s t e n z a n e l g r i g i o r e .
Mario Schian o, s a s s o f o n i s t a e o rganista free ja z z , è i l p r i m o a s c o r gere talento n e l q u i n d i c e n n e U r b a ni, tanto da in c l u d e r l o n e l s e s t e t t o
che registra S u d ( S p l a s c h R e c o r d s ,
1973). Quind i i l p i a n i s t a G i o r g i o
Gaslini lo no t a n e l l a m i s c h i a d e l
suo corso di j a z z a l C o n s e r v a t o r i o
di Santa Cec i l i a : f i n d a s u b i t o n e
stima il piglio i s t i n t i v o e l a p r e p a razione, rimp r o v e r a n d o g l i a l c o n tempo la diss e n n a t a m a n c a n z a d i
self control. Vi s t a l u n g a , q u e l l a d i
Gaslini. Nel b e n e e n e l m a l e .
Poi il fiore s b o c c i a . U n o s t u p e n do fiore carn i v o r o . L’ i n c o n t i n e n z a
espressiva p r o d u c e u n a m u s i c a
sbrigliata, imp e t u o s a , a r o t t a d i c o l lo contro le ri n g h i e r e c h e c h i o s t r a no i palazzoni d i b o r g a t a . I l j a z z i t a liano capisce s u b i t o d i n o n p o t e r n e
fare a meno. F i o c c a n o l e c o l l a b o razioni con P i e r a n n u n z i, L i g u o r i ,
Fresu . Ad Um b r i a J a z z ‘ 7 4 s i g u a dagna l’ammir a z i o n e d i u n a l e g g e n da come Sonn y S t i t t . R a v a l o p o r t a
con sé a New Yo r k ( d o v e i l N o s t r o
scompare per d u e g i o r n i , d o r m e n d o
su una panch i n a d i C e n t r a l P a r k ) .
Da ognuno co g l i e , i m p a r a , e s p l o r a .
Ma quel che p i ù g l i p r e m e è i l r a -
free verso il cuore della “cosa” jazz,
quel crogiolo/caleidoscopio che fu
l a r i v o l u z i o n e b o p d i C h a r l i e P a r k e r.
I l c o n t r a b b a s s i s t a G i o v a n n i To mmaso, storica figura del jazz rock
coi Perigeo, lo vuole nello splendid o Vi a G . T. ( R e d R e c o r d s , 1 9 8 6 ) ,
dove Massimo dimostra un senso
maturato da Urbani. Asciutto, affilato, vibrante, il sound è un’ode
generosa ai numi imprendibili che
da sempre ossessionano il sassofonista. Il Cole Porter di Star Eyes
e della title track sono velluto che
s o ff o c a i l f u o c o , s i n u o s o e d u t t i l e i l
timbro del sax come nervi spalmati
su stati di grazia e abbandono, palpitante il piano di Flores a ricucire
un pacificazione in fieri. La classica
Good Morning, Heartache tiene al
guinzaglio una malinconia svolazzante come t’immagini avrebbe potuto Bird stesso dopo aver contemplato le placide trepidazioni delle
Ballads coltraniane. Coltrane che è
presenza palpabile nell’originale A
Tr a n e F r o m T h e E a s t , a p p r e n s i o n e
spirituale e carnalità fosca riconducibili al periodo Crescent, ma anche nei guizzi e sfarfallii bop/swing
di Three Little Words (che il grande John interpretò assieme a Milt
Jackson).
In mezzo al programma
ancheggia una volitiva I Got Rock,
piglio funk-rock dritto e squillante,
i l r i ff d e l s a x c o l t o t r a r o v e l l o f e b brile e lucido raziocinio, bestia sonica ormai del tutto sotto controllo.
dell’interplay ormai pari al furore
formale. Arriva quindi, col 1987,
q u e s t o E a s y To L o v e i n q u a r t e t t o
con Roberto Gatto ai tamburi, Furio
Di Castri al contrabbasso e l’altrettanto compianto Luca Flores al piano. La combinazione di personalità
e voci si rivela azzeccatissima: la
puntigliosità assorta e lunare del
piano e l’imprendibile calligrafismo
ritmico di basso e batteria (si sent a l a t r e p i d a N i g h t Wa l k ) s i r i v e l a n o
la trama ideale per il quid artistico
Perché a volte il jazz assomiglia
ad una spasmodica, toccante ricerca di sé, della propria voce come
uno stare nel mondo tra le cose
del mondo. Ahimè, spesso è una
ricerca (e un trovare) che sublima
lo smarrimento irrimediabile dell’uomo dietro al musicista. Non rius c i r à , U r b a n i , a s o p r a v v i v e r s i . Tr a
i pochi altri lavori autografi spicca
un eccellente The Blessing (Red
Records, 1993), ossequio parkeriano definitivo. Uscito postumo.
sentireascoltare 83
una rubrica jazz a cura di Stefano Solventi e Fabrizio Zampighi
Da Primavalle a Central Park, dai sacri ragli del free al febbricitante caleidoscopio del bop,
la formidabile carriera a ritroso di Massimo Urbani.
(Gi)Ant Steps
Massimo Urbani
WE ARE DEMO
WE ARE DEMO
a cura di Stefano Solventi e Fabrizio Zampighi
Side A
C’è una cosa che salta agli occhi
se ci si avvicina alla musica
degli Amelìe: il grande equilibrio
formale
che
sottintende.
Una
scrittura appassionante, matura e
semplice al tempo stesso, risultato
di un’attività artigianale in cui
viene riposta ogni cura e non di
uno sfizio brufoloso da levarsi
al più presto. Ce ne eravamo già
accorti ai tempi del precedente
T h e Tr a b a n t E p , l o r i b a d i a m o
ora che nel piatto del lettore gira
- con una certa soddisfazione Be Low: cinque tracce che non
ne vogliono sapere di puntare al
ribasso,
trasformandosi
invece
nell’ennesimo omaggio a quell’idea
di pop “elegante” da sempre una
costante della formazione. Un
s u n t o e ff i c a c e d i a r r a n g i a m e n t i
puntigliosi ma non debordanti, ganci
melodici piacevoli e poco consueti,
a c u i s i a ff i a n c a n o p a c a t e z z a n e i
toni e solida perizia strumentale.
Qualità che emergono dalle voci e
dal pianoforte di Do It Over come
dalle chitarre tremolanti di Slow,
dalle atmosfere vagamente à la
J e ff B u c k l e y d i S h a k e Yo u c o m e
dalle accelerazioni al guinzaglio
di Get High, in un alternarsi di
quadretti melodici articolati capace
84 sentireascoltare
di catturare anche l’attenzione di
Paolo Benvegnù. (7.2/10)
Che bella sorpresa i Black Bass.
Una band che pur suonando “demo”
a t u t t i g l i e ff e t t i – c o n l e g i u s t i f i c a t e
ingenuità del caso -, non disdegna
di mostrare idee brillanti, pur evitando di seguire facili scorciatoie
partorisce una musica personale
e immediata. Merito della voce di
Sara, svogliata e intensa al pari di
quella dell’ultima Nada, ma anche
di bassi ipnotici, chitarre elettriche impastate di wah wah, batterie
granitiche. Un conciliabolo di proletari del rock che rende al massimo quando le strutture si dilatano sfiorando la psichedelia (Città
sconosciute) o magari rallentano
tingendosi di nero (Sai quello che
sei), ma che non esita a inerpicarsi
in slanci melodici e intrecci vocali
a c u s t i c i ( Ve n g o c o n t e ) . ( 6 . 5 / 1 0 )
“Ottime potenzialità creative, suoni sporchi e un’attenzione per la
varietà e il tiro delle strutture fanno pensare ai No Seduction come
a musicisti ben sintonizzati sugli scopi da raggiungere [...]”. Ai
tempi dell’omonimo cd d’esordio li
avevamo sottovalutati i No Seduction, o per meglio dire ne avevamo
intuito le qualità senza scendere
troppo nel particolare, limitandoci
a cogliere soltanto il senso generale del progetto. Mai avremmo
immaginato di doverci confrontare
con una crescita tanto repentina e
un secondo disco - appunto Experience More Powerful Orgasm
– che quasi dispiace relegare nella
nostra piccola rubrica dei demo,
tanta è la qualità che lascia trasparire. Dal canto suo la band di
Chioggia si premura di rinfrescarci la memoria su quelle che sono
le sue priorità, a cominciare dalle
chitarre laceranti che attraversano
le dieci tracce in scaletta e dalla
#17
voce ruvida che intasa i microfoni: fendenti irrispettosi della buona
creanza in bilico tra Kings Of Leon
(La Clinique), post-punk deviante
i n c h i a v e B i r t h d a y P a r t y, L i a r s p r i ma maniera (Our Song In A Ring
To n e ) e n o i s e . C o n i n p i ù , a f a r e
da contorno, quattro episodi ripresi dal dischetto di cui si diceva in
a p e r t u r a ( T h e L i t t l e S o n g O f Ye s
& No, Memories Of An Irresistible
Masochist, Midday Microwaves,
The Infection). (7.0/10)
Fabrizio Zampighi
Side B
Quello di spulciare tra decine e
decine di demo non è un lavoro
semplice e alla lunga può risultar e a n c h e u n p o ’ p e s a n t e . Tr a u n
pregevole disco a fedeltà talmente
bassa da risultare dannoso all’udito ed esperimenti elettronici che a
volte non si capisce dove vogliano
andare a parare, può sorgere effettivamente il desiderio di ascoltare “solo” belle canzoni, semplici,
lisce, solari e che diamine! Ecco
perché i Jocelyn Pulsar sono stati
e sono una piacevolissima sorpresa, un respiro di sollievo, un attimo
di relax. Un concentrato di pop italiano non sempre così “indie” come
forse si vorrebbe, ma per fortuna,
WE ARE DEMO
che ne abbiamo già pieni gli scatoloni! Uno strumentale in punta di
dita acustica-piano-violino che è
uno zuccherino stesi su un divano
sotto il sole introduce una serie di
ballate dal ritmo più o meno ciond o l a n t e , r i ff d i a c u s t i c a s t o p p a t a
c o m e c e r t i B u i l t To S p i l l , l a s i m p a tica pronuncia del cantante (Forlì,
cosa ci vuoi fare?) che non può non
ricordare Luca Carboni o Samuele
Bersani magari accompagnati dai
The Thrills in braghette a far coretti. Piccola delizia da portarsi sotto
l’ombrellone. (6.7/10)
Ascoltando
il
lungo
demo
dei
Naked Pectore più volte mi sono
trovato a pensare: “non è possibile!”. Da dove vengono? Romagna.
Ma deve essere in realtà una omonima località su qualche pianeta
ancora sconosciuto della galassia.
E’ la vendetta della pattumiera cosmica. Elettronica scrausa, vocalizzi in falsetto e assoli di chitarra improbabili e datati a gravitar
nello spazio, cupi tappeti di synth
siderali,
impossibili
colonne
so-
nore tra il ridicolo e l’inquietante,
musica da videogiochi che incontra profondità doom metal, ballate
di folk medievale o dal vago gusto
latinoamericano cantate in dialetto
romagnolo (per chi lo capisce c’è
da schiattare dal ridere), cori, risa,
grida, versi, rutti. Gli Oliver Onions
che coverizzano i Pink Floyd, i
Daft Punk che remixano gli Eagles
con uno special guest alla voce di
Sgabanàza. Fantasia in espansione, estetica nerd tra presa per il
culo e vezzo intellettuale. I Naked
Pectore sono “troppo”, in ogni senso, nel bene e nel male. Le parole
non bastano. I Naked Pectore sono
cariche, il Beck se lo avessimo so-
completamente fuori dal tempo e di
gnato un quarto di secolo fa. Il suo
testa. E adesso? (7.0/10)
100% Martian Milk EP cammina a
Milano e i suoi contrasti, il distac-
scatti sul filo di una demenzialità
co un po’ snob degli ambienti “in-
disinnescata e innocente, ufologi-
die”, la sua multiculturalità, una
ca e cartoonesca come un Fatboy
certa eleganza spesso più pretesa
che altro. Gli studenti di design,
grafica o moda sbronzi fuori dal
kebabbaro dopo l’ennesima notte
in cui han dato tutto. Energia che
non si capisce dove sia diretta ma
che sarebbe un peccato conservare intatta. Giovani corpi, belli, accessoriati accuratamente, in movimento. Del promo dei Fou colpisce
subito la qualità della registrazione, il riuscitissimo incastro vocale
maschile-femminile che può ricordare le rimpiante decadenze degli
Scisma, la stessa cura (spesso addirittura eccessiva) nel comporre
testi sarcastici ma sempre eleganti
ed evocativi nella loro indecifrabile
modernità, l’immediata musicalità
delle canzoni nonostante certe spigolosità fatte di chitarre e tastiere
Slim se scrivesse la soundtrack
di Gino il Pollo. Divertente, con
qualche groove azzeccato. (voto:
6.5/10). Gli Egon di Per me, Sofia
sono invece un quartetto dedito al
connubio tra indie-rock ed elettronica con qualche tentazione avant.
Pensate
ai
Notwist
immischiati
O’Rourke con qualche concessione all’emopop Negramaro. Sincopi
funk-prog e perturbazioni digitali,
linee di basso dilatate e sinuose,
cambi di scena per esotici jazzfolk, reiterazioni post e parentesi
psych. Non tutto si tiene, ma quel
che si tiene è buono. (voto: 6.4/10).
C o n R o m i n a D a n i e l e v i e n e i l d i ff i c i l e . Ve n t i c i n q u e n n e d a N a p o l i , g i à
premiata al Demetrio Stratos ‘05,
fa sperimentazione vocale al limi-
energiche, talvolta soniche al limi-
te dell’udibilità. La sua proposta è
te della saturazione, strutture post
quindi sconcertante, una Diamanda
punk tutt’altro che semplici, inserti
Galas imbrigliata in una ragnatela
elettronici, voci campionate ed al-
Glass, il selvatico espressionismo
t r i e ff e t t i s p e c i a l i . Q u a e l à p u n t e
di certe Allun, improvvisazione sel-
di Marlene e Baustelle ma giusto
vatica & patologica tra organizza-
per dare dei riferimenti. Molto bra-
zione e destrutturazione, tra suono
vi e basta. (7.2/10)
e il rumore d’un suono che sferza
Davide Brace
B o n u s Tr a c k
Bubblegun fa robo-pop house ludico, vocoder e synth eighties, bambolotti Kraftwerk con le pile troppo
la vita. Il valore della proposta è
intuibile, ma sta parecchio al di
sopra delle mie possibilità. (voto:
s.v/10).
Stefano Solventi
sentireascoltare 85
Classic
Buffy Sainte-Marie
CANTO UNIVERSALE DELL’ANTIPOCAHONTAS
di Filippo Bordignon
Monografia e interv i s t a a u n o d e i
più grandi gioielli d e l c a n t a u t o r a t o
canadese di sempre ; i c o n a u n d e rground della cultura n a t i v a a m e r i cana, Buffy Sainte-M a r i e s i r a c c o n ta attraverso le rive n d i c a z i o n i d e i
’60, i ricordi delle s p e r i m e n t a z i o n i
trascorse e una sen s i b i l i t à s o c i a l e
amorevole ma risolu t a .
Il c anto univers a l e d e l l ’ a n t i Pocahontas
Rispetto ai collegh i N e i l Yo u n g,
Leonard Cohen e J o n i M i c h e l l
Buffy Sainte-Marie g i u n s e p e r p r i ma a l traguardo del l a p u b b l i c a z i o ne discografica e la s u a v o c e , s t r u mento potente e part i c o l a r i s s i m o , s i
dimostrò da subito c a p a c e d i m a t u rità fuori dal comune . L a s u a f i g u r a
è stata a lungo sm i n u i t a a c a u s a ,
tra l’ altro, di un sa b o t a g g i o v o l u to negli USA dall’al l o r a p r e s i d e n t e
Lynd on Johnson, il q u a l e f e c e t e r ra bruciata attorno a g l i a r t i s t i m i l i tanti nel Red Power, M o v i m e n t o p e r
i Diritti Civili degli I n d i a n i d ’ A m e rica. Quella musica r i c c a d i e s t r o
e poesia venne ce n s u r a t a d a l l e
stazioni radiofonich e e i d i s c h i d i
Buffy, guarda caso, n o n f u r o n o d i sponibili nei negozi p e r u n l u n g o e
vergognoso periodo . P u r t r o p p o p e r
qualsiasi strategia r e p r e s s i v a , s i
può insabbiare un t a l e n t o m a n o n
annullarlo: oggi Buff y è a t t i v a p i ù
che mai nell’ambito d e i d i r i t t i c i v i l i
e nella salvaguardia d e l p a t r i m o n i o
culturale, storico e t r a d i z i o n a l e d e gli indiani nativi del n o r d A m e r i c a e
la su a opera ha sub i t o l a r i v a l u t a zione che molti appa s s i o n a t i d i m u sica ‘senza frontier e ’ a u s p i c a v a n o
da te mpo.
Beverly Sainte-Mar i e n a s c e i l 2 0
febbr aio 1941 nella r i s e r v a d e g l i i n diani Piapot, nella Q u ’ A p p e l l e Va l ley (Saskatchewan, C a n a d a ) ; v i e n e
86 sentireascoltare
adottata da una famiglia del Massachussets e trascorre l’adolescenza
nel Maine. Le sue doti si manifestano precocemente e in forma compiuta: non ha ancora terminato il
c o l l e g e ( c on s e g u i r à u n D i p l o m a i n
Belle Arti e uno in Filosofie Orientali) e le sue canzoni sono già motivo
di un fitto passaparola. Inizia così
un’intensa attività live che la porter à a e s i b i r si a r m a t a d i s o l a c h i t a r r a
nelle riserve indiane, nei teatri e
nei festival di tutto il Canada e gli
States. All’indomani dall’uscita del
suo album d’esordio la cantautrice,
a soli 24 anni, si sarà esibita in Europa, Asia e Australia venendo presentata come una tra le promesse
p i ù o r i g i n a l i d e l G r e e n w i c h Vi l l a g e .
N e l ’ 6 4 , f o rt e d e l l a s p e r a n z a c h e “ I
t e m p i s t a n n o c a m b i a n d o ” l a Va n g u a r d p u b b l i c a l ’ o p e r a p r i m a I t ’s
M y Wa y . S i t r a t t a d i u n m a n i f e s t o
impegnato e acustico, forte di pezzi
inseriti nella tradizione di folk appalachiano e blues. Now That The
B u f f a l o ’s G o n e i n a p e r t u r a p r e n d e
subito di petto il problema degli
indiani nativi: “Quando una guerra
tra nazioni è perduta, gli sconfitti,
è noto, ne pagano le conseguenze.
Ma quando i tedeschi caddero per
mano vostra, rispettabili signore e
signori, non li privaste della dignità né della loro terra. Cosa avete
fatto invece a queste persone?”.
Le linee melodiche sono elementari, l’accompagnamento funzionale
e mai ricercato eppure (o proprio
per questo) episodi quali Ananais
vibrano di un’intensità paragonab i l e a l l a m i g l i o r e O d e t t a. C o ’ d i n e
( r i p r e s a , t r a i t a n t i , d a i Q u i c k s i lver Messenger Service) condanna
con baritona fermezza vizi e abusi
capaci di ridurre l’uomo in catene.
Nel tradizionale Cripple Creek Buff y s u o n a i l m o u t h b o w, l o s t r u m e n to a corde (una sola, quella di un
a r c o v e r o e p r o p r i o ) p i ù a n t i c o del
m o n d o . D a s e g n a l a r e U n i v e r sal
S o l d i e r , c a v a l l o d i b a t t a g l i a c o n se g n a t o a D o n o v a n c h e , c o n u n ’ i n ter p r e t a z i o n e b u o n a p e r l e f a m i g lie,
s a p r à f a r n e c a n z o n e d i p r o t e s t a tra
l e p i ù c e l e b r i d i s e m p r e . B i l l b o ard
M a g a z i n e s i p r o n u n c i a : M i g l i ore
R i v e l a z i o n e d e l ’ 6 4 . M a n y A Mile
( Va n g u a r d , ’ 6 5 ) p r o s e g u e r i v e l a ndo
i n f l e s s i o n i g o s p e l e a m p l i f i c a ndo
u n p a t h o s s i m i l e a l l o S h a w n P hillips di I’m A Loner. Il cantato a
c a p p e l l a L a z a r u s n o n b i s o g n a che
d i u n p a i o d i o r e c c h i e p e r s t a r l o ad
a s c o l t a r e ; n e l 2 0 0 4 v e r r à c a m p i o na t o d a K a n y e We s t p e r i l b r a n o D ead
O r A l i v e d e l r a p p e r C a m ’ R o n . La
s t r a p p a l a c r i m e U n t i l I t ’s Ti m e For
Yo u To G o s i d i m o s t r e r à i l p e zzo
p i ù n o t o d e l l a c a n t a u t r i c e , v a n t an d o n e g l i a n n i d e c i n e d i p r e s t i g i ose
i n t e r p r e t a z i o n i ( E l v i s P r e s l e y, J anis
J o p l i n , B a r b r a S t r e i s a n d , N e i l Dia m o n d … ) . I n L i t t l e W h e e l S p i n And
S p i n ( Va n g u a r d , ’ 6 6 ) l a f a c c e nda
s i c o m p l i c a g i à d a l l a t i t l e t r a c k , ali m e n t a t a d a l l ’ i p n o t i c a i t e r a z i o n e di
s t r u t t u r a e r i t o r n e l l o o s s e s s i v i . For t e d i u n a p r e g i a t a l i n e u p i n c h i ave
f o l k - r o c k l ’ o p e r a s i s n o d a t r a b a lla t e t r a d i z i o n a l i e v o c a l i z z i c h e p r en d o n o d a l s o p r a n o d i J o a n B a e z pur
g e s t e n d o c o n f a c i l i t à a n c h e i r egi s t r i p i ù b a s s i . F i r e & F l e e t & C an d l e l i g h t ( Va n g u a r d , ‘ 6 7 ) c o n t i ene
o m a g g i t r a s c u r a b i l i ( a l l a M i t c h ell),
c a n z o n e t t e e b i z z a r r i e ( Ly k e Wake
D i r g e s u m u s i c a d i B e n j a m i n B rit t e n s ’ a c c o s t a a Ti m B u c k l e y c he,
nello stesso anno, aprirà mente e
c u o r e a i p r i m i v i a g g i s t e l l a r i con
G o o d b y e A n d H a l l o) . L e s o r p r ese
c o n t i n u a n o : I ’ m G o n n a B e A C o un t r y G i r l A g a i n ( Va n g u a r d , ’ 6 8 ) g ab b a l a s u m m e r o f l o v e i m m e r g e n do s i n e l m o n d o d e l c o u n t r y. L o s tep
a s e g u i r e s p i a z z a a n c h e i f a n più
l u n g i m i r a n t i : I l l u m i n a t i o n s ( Van -
Classic
guard, ’69) c h i u d e i l d e c e n n i o a l l’insegna della s p e r i m e n t a z i o n e . L e
illuminazioni d i B u ff y s o n o u n m i s t o
di spiritualità e d e v o c a z i o n i r e l i g i o se per sinteti z z a t o r e B u c h l a e f o r mazione rock . G o d I s A l i v e , M a g i c
Is Afoot (test o t r a t t o d a l r o m a n z o
Beautiful los e r s d i C o h e n ) , T h e
Vampire , The A n g e l i m p a s t a n o u n
dark folk con i l p r o v e r b i a l e v i b r a t o ,
qui spinto alle e s t r e m e c o n s e g u e n ze, quasi un b e l a t o a r t i f i c i a l e . L a
base lo-fi e d i s t o r t a d i A d a m a n t i cipa il feeling r o c k d i P J H a r v e y .
Guess Who I S a w Yo u I n P a r i s è
quiete europe a p r i m a d e l l a t e m p e sta conclusiva P o p p i e s , c h e p r e c e de le allucina z i o n i e s i s t e n z i a l i d e l
Buckley di S t a r s a i l o r p u b b l i c a t e
nel ’71. A que s t o p u n t o B u ff y s p o s a
il compositore / p r o d u t t o r e / s e s s i o n
man Jack Nitz s c h e , d a l q u a l e a v r à
un figlio: Dak o t a S t a r b l a n k e t Wo l fchild. In She U s e d To Wa n n a B e
A Ballerina ( Va n g u a r d , 7 1 ) l a c o produzione d i N i t z s c h e p l a s m a u n
prodotto in b i l i c o t r a l a f l u i d i t à d i
Leon Russell e i l t r i b u t o a l l ’ a m e r i can roots mu s i c d i E l t o n J o h n p e riodo Tumblew e e d C o n n e c t i o n .
In Moonshot ( Va n g u a r d , ’ 7 2 ) l a t i tletrack vale t u t t o i l d i s c o . S c r i t t a
dopo un inco n t r o c o n g l i s t u d e n t i
di una scuola c a t t o l i c a c h e n o n r i u scivano a con c e p i r e u n a s p i r i t u a l i t à
antecedente a l l e S a c r e S c r i t t u r e , l a
canzone è tra l e m i g l i o r i d e l l ’ i n t e r o
catalogo e il t e s t o u n a c o m m o v e n te digression e n e l t e r r i t o r i o d e l l a
metafisica. Qu i t e P l a c e ( Va n g u a r d ,
’73) trascorre b u c o l i c o s e n z a i n f a mia e senza l o d e . N a t i v e N o r t h American Ch i l d ( Va n g u a r d , ’ 7 4 ) è
un concept s u g l i i n d i a n i d e l N o r d
America con r e i n t e r p r e t a z i o n i e d u e
pregevoli ine d i t i : Wa y Wa y Wa y e
il richiamo et n i c o I s k e t a y o S e w o w .
Buffy (MCA, ‘ 7 4 ) s e g n a u n a c a m b i o
d’etichetta e u n ’ i n u t i l e v i r a t a v e r s o
il pop da clas s i f i c a . C h a n g i n g Woman (MCA, ’7 5 ) e S w e e t A m e r i c a
(ABC, ’76) no n a g g i u n g o n o n u l l a a
quanto già ca n t a t o . D a l ’ 7 6 a l l ’ 8 1
Buffy sarà ne l c a s t d e l l a t r a s m i s sione televis i v a p e r b a m b i n i S e same Street a s s i e m e a l f i g l i o , p e r
parlare alle n u o v e g e n e r a z i o n i d e i
nativi america n i . N e l l ’ 8 2 U p W h e re We Belong ( s c r i t t a c o l m a r i t o e
Will Jennings e i n t e r p r e t a t a d a J o e
C o c k e r e J e n n i f e r Wa r n e s ) v i n -
t o r n a a l l a m u s i c a r e g i s t r a ndo con il
c e l ’ A c a d e m y Aw a r d c o m e m i g l i o r
s u o M a c C o i n c i d e n c e A nd Likely
c a n zo n e d e l l ’ a n n o . I l s u o a t t i v i s m o
S t o r i e s ( C a p i t o l ) ; p o p l e vigato da
sociale non viene mai meno: fonda
a r r a n g i a m e n t i t i p i c i d e l l e ballate da
i l p r o g e t t o N i h e w a n F o u n d a t i o n ’s
c l a s s i f i c a d i f i n e ’ 8 0 , e m ozionante
C r a d l e b o a r d Te a c h i n g p e r l a s a l vaguardia del patrimonio culturale
e tradizionale dei nativi american i , co n t i n u a a e s i b i r s i n e l l e r i s e r ve e viene nominata rappresentante del Canada per l’UNESCO; nel
’ 9 3 i n a u g u r a l ’ I n t e r n a t i o n a l Ye a r
Of Indigenous Peoples dichiarato
dalle Nazioni Unite. È anche tra i
primi artisti a cimentarsi nella manipolazione digitale con Macintosh
( r e a li z z e r à u n a s e r i e d i o p e r e v i s i v e
oggi terribilmente datate). Nel ’91
i n F a l l e n A n g e l s e T h e B i g Ones Get
Aw a y e a f u o c o i n B u r y My Heart
A t W o u n d e d K n e e d o v e , a suon di
r o c k , s i t r a t t a i l m a s s a c r o degli in d i a n i D a k o t a S i o u x d a p arte degli
S t a t i U n i t i n e l 1 8 9 0 . U p Where We
B e l o n g ( E M I , ’ 9 6 ) r i a r r a n gia episo d i p a s s a t i a t t r a v e r s o m e s tiere. Nel
2 0 0 4 e s c e i l L i v e A t C a r negie Hall
( Va n g u a r d ) d e l 1 9 6 9 , a r iaffermare
l ’ i m p o r t a n z a d i u n a v o c e apolide a
più di un’accezione.
sentireascoltare 87
Classic
INTERVISTA
Buffy, è mai stato valido il verso
di Wilde: “Ogni uomo uccide la
cosa che ama”?
Macché, è una bidonata!
Quand’eri agli inizi cosa chiedevi
alla vita?
M’interessava solo fare musica,
arte, ballare, ridere assieme a Dio e
starmene in compagnia degli animali. Tutti i miei sogni si sono realizzati: vivo in mezzo al nulla nel verde
delle montagne, con le mie capre,
cavalli, gatti e uccelli d’ogni sorta.
Unico rammarico che mi porto dietro: siamo ancora circondati da un
gran numero di scuole militari (West
Point, Annapolis, Air Force Academy, Army College of War, Royal
Military Academy) e non è mai stata
ventilata l’ipotesi di una scuola di
pace funzionante come quelle sopra
citate.
Oggi quali sono le tue ambizioni?
Proprio ieri ho terminato il mio nuovo album! 9 canzoni inedite e un remake molto ipnotico di Little Wheel
Spin & Spin. È il terzo album col mio
co-produtore/ bassista/ chitarrista
Chris Birkett. Ci piace lavorare insieme: l’ho invitato nel mio studio
alle Hawaii per qualche settimana
e abbiamo sperimentato un approccio più coinvolgente ed efficiente
dal punto di vista artistico; io e lui,
da soli, a suonare la maggior parte
degli strumenti. Per il resto ci siamo avvalsi di qualche aiuto esterno
in fase di sovraincisione, come nel
caso di Randy Bachman e del mio
vecchio amico Taj Mahal. L’album
respira un’atmosfera tribale ben
amalgamata con un feeling up-tempo e pezzi quasi house/ dance; ci
sono alcune canzoni d’amore sul
genere Up Where We Belong, una
bizzarria rockabilly alla Elvis, una
versione nativa americana di America the Beautiful e alcuni brani piuttosto insoliti. Decisamente il mio
lavoro preferito. Ora si tratta di contrattare distribuzione e tutto il resto.
È la prima volta che un artista spedisce un intero album attraverso la
linea telefonica (via modem) direttamente alla casa discografica (che ci
ha concesso massima autonomia).
È stato comunque necessario il coraggio di Nigel Grainge e Chris Hill
della londinese Ensign Records, che
hanno accettato a scatola chiusa il
materiale inviatogli.
Come può un artista fondere realtà e fantasia vivendo con serenità
il proprio quotidiano?
È proprio ciò che faccio. Vivendo in
una fattoria tra le montagne ho pace
in abbondanza. Attraverso l’arte e
la musica esprimo la mia realtà mescolandola con la fantasia: questa
si chiama creatività. Non siamo fatti
a immagine del Creatore? Lui si che
è il ‘creativo’! Per chi non ha mai
rinnegato questo dono che abbiamo
fin dall’infanzia è una capacità naturale.
Cos’è Dio per te?
Credo senza riserve in un’entità
estranea a qualsiasi nome; qualche volta la chiamo Spirito Santo,
Creatore, Pachemama o Madre Generatrice ma nessun nome riesce a
descrivere la gioia che il rivolgermi
a essa mi procura. Riscoprire il disegno di Dio nella natura fa si che lo
veda in ogni suo essere.
Ti persuade l’idea di una nuova
vita dopo la morte?
Credo che il mondo successivo sia
diametralmente opposto a questo,
tanto quanto la vita lo è dalla vita
nella tomba. Sarà come venire promossi al successivo anno scolastico; porteremo con noi solo le cose/ i
valori che hanno un valore effettivo.
A questo proposito amo rileggere il
Libro di Urantia.
Sicura che nessuna guerra possa
dirsi necessaria?
È una reazione immatura tra squa-
88 sentireascoltare
dre di sbruffoni in competizione.
Per alcuni rappresenta un motivo di
guadagno e ci danno dentro; e noi
stiamo buoni buoni anche quando le
teste di legno della politica parlano
della necessità della guerra per risolvere i conflitti senza menzionare altre alternative. Prima o poi ne
usciremo definitivamente ma per il
momento è troppo invitante per questi miliardari sguazzarci dentro o
lasciare che sia; e nessun cittadino
che si ribelli con qualche azione costruttiva!
Come spieghi la reazione distaccata del pubblico a Illuminations?
Era troppo precoce per i tempi. Piacque agli studenti d’arte e di musica
elettronica ma fu uno choc per quelli
che mi stimavano come cantautrice
folk. Sono sempre stata motivata
dalla curiosità e l’elettronica fu uno
dei tanti espedienti per saggiare
nuovi linguaggi così come il mouthbow o lo studio di musiche tribali.
L’utilizzo di quelle apparecchiature
mi ha insegnato molto ma riuscivo a
utilizzarle compiutamente solo nelle colonne sonore per dei film (cosa
che di tanto in tanto mi capitò di fare
negli anni successivi).
Jack Nitzsche: un artista di grande talento. Cosa vuoi ricordare invece dell’uomo?
La persona più problematica che abbia mai conosciuto. Nonostante questo era anche molto divertente e dotato di un estremo talento creativo;
le colonne sonore che ha composto
per certi film sono indimenticabili.
Il country è spesso associato ad
ascoltatori dalla mentalità piuttosto chiusa, talvolta persino razzista, eppure ti ci sei buttata senza
alcuna titubanza…
Mai avuto pregiudizi da questo punto di vista: ogni genere ha i suoi
fan e i suoi fanatici. Ho scritto un
sacco di roba country e mi andava
semplicemente di registrarla. A Chet
Atkins piacquero molto i miei primi
tre album e mi invitò a Nashville per
registrare con Floyd Cramer, Junior
Husky, Charlie McCoy, Grady Deal
e altri suoi amici. Com’era lungimirante, Chet: mi mise in contatto con
Oggi qual è la condizione dei nativi americani?
Di cambiamenti ce ne sono stati a
non finire, troppi per elencarli in
questa sede. Basti pensare che nei
primi anni ’60 la maggior parte degli
indiani che vivevano nelle riserve o
in certe aree urbane avevano quasi
smarrito il senso della propria identità, erano stati sconfitti sul piano
legale e per loro le opportunità di
usufruire di un’istruzione adeguata
sembravano un miraggio. Tra i nativi
americani si contavano pochissimi
avvocati o gente famosa perciò erano tagliati fuori dai grandi poteri che
regolano le nostre vite. Negli ultimi
quarant’anni grazie a un’instancabile lavoro alla radice del problema
(che abbiamo portato avanti su tutti
i fronti possibili) essi sono riusciti
a riscattare la propria condizione
nel mondo dell’arte, dell’istruzione,
della sanità e in tanti altri. Adesso
nelle regioni popolate dagli indiani
diplomi e lauree non sono più una
novità.
Chissà perchè la maggior parte
dei figli di musicisti hanno gusti
musicali pessimi, alla meglio roba
tipo MTV. Che ascolta tuo figlio
Dakota?
Suona la tastiera in alcune band
locali. Per lo più fanno musica propria, con un feeling orientato verso
il reggae e le sonorità hawaiane.
L’eterno ritorno di Nietzsche: una
delle interpretazioni formulate a
questo proposito ritiene che l’uomo sia incapace di imparare dagli
errori della Storia e sia dunque
condannato a ripeterli infinitamente.
La gente impara sia dalla propria
storia che da quella collettiva. Ho
analizzato attentamente il pensiero
di Nietzsche durante gli studi uni-
versitari ma non si presta a flessibilità, è limitato, cinico, talvolta persino immaturo e in ultima analisi non
così acuto come alcuni credono.
Quando ci evolveremo come ‘specie’ capiremo quanto siano obsolete
le sue parole. Ironia della sorte ho
conosciuto molto bene un suo pronipote.
Cosa ti ha ferito maggiormente
quand’eri bambina?
La mancanza di rispetto, le umiliazioni e gli insulti da parte degli uomini e dei ragazzi.
quando vengo a contatto con persone che si abbandonano agli eccessi
del vino, della birra o di cose così.
Le risposte alle grandi questioni
nazionali e internazionali stanno
nelle mani della politica?
No. Le risposte sono nelle nostre
mani, nelle nostre menti, nei nostri cuori e nelle scelte che facciamo ogni giorno. Ricordi Universal
Soldier? Cantavo: “Gli ordini non
gli provengono più dai piani alti ma
da lui stesso, da me e da te. Non lo
vedete? Non è così che metteremo
fine alla Guerra”.
A un artista è consentito ignorare
fatti e conseguenze della propria
attualità?
Dipende, in molti lo fanno. Il mio
nuovo album contiene canzoni che
parlano di eroi, indiani, soldati, mercenari, contesti ambientali, cupidigia; ma pure di amore, pace, balli e
di tante altre cose che ci fanno sorridere e ci ricordano semplicemente
la bellezza della vita.
Il nuovo millennio ci permetterà di
condurre una vita semplice?
Una vita semplice è sempre possibile, ma dipende dalle scelte e dalla
volontà del singolo. La mia giornata
trascorre accudendo i miei animali
e i miei familiari. Certo magari per
accedere ai capricci della città ho
comunque bisogno di prendere un
aereo per spostarmi. Ma ciò che
scelgo, in assoluto, è la semplicità.
Mi sento fortunata ad aver inteso la
bellezza di Madre Natura quand’ero
ragazza, prima che la trasformassero in un motivo di speculazione immobiliare.
Innegabile, specialmente durante
i ’60, una proficua connessione
tra droghe e creatività…
Le droghe , come tante altre esperienze, alla fine non fanno che intaccare le nostre percezioni. Odio
l’alcol, gli oppiacei, mi piace invece
l’erba e altre sostanze psichedeliche; detesto però tutto ciò che viene trattato chimicamente (coca, metamfetamina...). So bene ciò che è
particolarmente dannoso per la mia
psiche. Mi fa ancora un certo che
Le istituzioni scolastiche sono
una buona opportunità per…
cosa?
Quando mi iscrissi all’università
essa rappresentava la possibilità
per accedere alla conoscenza, condividere esperienze differenti, prepararsi per il viaggio in un mondo
senza frontiere e formulare nuove
idee. Oggi troppo spesso significa
soltanto ritirare buoni pasto e sperare di essere inseriti in qualche
azienda.
Qual è l’aspetto più straordinario
dell’essere un artista?
Elaborare nuove idée. Là dove c’è
musica, immagini, parole o qualsiasi
altra forma, il lampo dell’idea, prima
di essere esternato, è innanzitutto
un vero e proprio miracolo. In un
secondo momento è meraviglioso
poter lavorare su di esso e renderlo tangibile sottoforma di canzone,
poesia o dipinto. Poi magari altri artisti amano quello che hai composto
e vogliono farlo loro perciò si prendono la briga di impararlo, interpretarlo e proporlo al loro pubblico e
tornare a renderlo un successo. Bellissimo!
sentireascoltare 89
Classic
cantautori e musicisti tipo Kris Kristopherson, Mickey Newberry, Norbert Putnam; condividemmo della
musica eccezionale e dei momenti
divertentissimi, gli sarò sempre grata per questo. L’esperienza più divertente della mia carriera è stata
registrare con Norbert e la sua band,
gli Area Code 615 ai Quadraphonic
Studios.
di Edoardo Bridda
“I’m here to destroy t h i s f - - - e d u p
system!”
ste dentro e fuori il music biz. Una
(Anton Newcombe, 1 9 9 5 )
“we were against t h e g r a i n f r o m
square one. I wante d t o s h o w h o w
scummy and fake th e m u s i c b i z i s ”
D a n d y Wa r h o l s ( d i c u i C o u r t n e y è
(Anton Newcombe, 2 0 0 5 )
erano le band capofila di un movi-
Questo mese Goodf e l l a s h a d i s t r i buito in Italia due r i s t a m p e d i u n
gruppo con un nom e c h e p a r e u n
act grindcore califo r n i a n o , i B r i a n
Jonestwon Massacre . È l a b a n d d i
un personaggio che a l l ’ a n a g r a f e f a
Anton Newcombe e s e n o n v i d i c e
nulla questo nome è s i c u r a m e n t e
perché siete a digiu n o d i D i g ! E s e
non sapete nemmen o d i D i g , b e h ,
allora si rende nece s s a r i a u n a p i c cola e importante pr e m e s s a p e r c h é
qui si tratta di un l u n g o m e t r a g g i o
rock che ti lascia un s e g n o d e n t r o ,
perché più inside d i c o s ì l a s t o r i a
non poteva essere r a c c o n t a t a .
Dig! è un reality di 1 7 0 0 0 o r e c o n densato in un ora e q u a r a n t a m i n u t i
che racconta, per b o c c a d i C o u r t ney Taylor-Taylor be n s e t t e a n n i d i
vicende legate a du e r e a l t à r o c k i -
I Jonestown circa nel 1997
Classic
Brian Jonestown Massacre
REVOLUTION STARTS OVER 1967 AGAIN!
90 sentireascoltare
è sicuramente nota, e parliamo dei
l e a d e r ) , l ’ a lt r a g i à l a s a p e t e m a p r o babilmente la conoscete soltanto di
n o m e . D a nd y s e B r i a n J o n e s t o w n
mento stanziato a San Francisco
che a inizio Novanta voleva rivoluzionare il mondo facendo saltare il
sistema alle fondamenta. Ok, è la
solita storia, ma con uno come Ant o n , s p o r c o, b e l l o e d r o g a t o ( q u a n d o a p p u n t o Ta y l o r e s o c i e r a n o i
buoni, pop e soprattutto su major),
le cose sono più serie di quanto si
creda. E parliamo di musica, di un
personaggio che ha fatto una dozzina di dischi in dieci anni e nessuno scartabile. Un eroe/antieroe.
S i c u r a m e n te l ’ a n t i e r o e d e l l a v i c e n da DIG!, proprio come è antieroico
il nome che l’uomo ha scelto per la
band: Brian Jones è il martire degli Stones, la prima
mente crea-
t i v a d e l c om b o , q u e l l o c h e v e n n e
esiliato e poi finì in piscina riverso.
Jones poi, come cognome di Jim, è
l’inquietante personaggio del mas-
s a c r o d i J o n e s t o w n , i l p r e d i c ato r e d e g l i a n n i ’ 7 0 . G i à . I S e t t a nta.
Q u a n d o i l s o g n o f i n ì , a n c h e g r azie
a u n o c o m e C h a r l e s M a n s o n , u n al t r o a m a t o m u r d e r e r s a n t o n e f a uto r e d i q u e l q u a l c o s a c h e è a n d ato
s t o r t o e c h e b i s o g n a p o r t a r e a s so l u t a m e n t e i n d i e t r o . Q u i s t a i l t rip:
tornare alla genuina psichedelia e
a l l e n o c c i o l i n e c o m e p a n e q u o t i dia n o p e r c h é … B e h , p e r c h é a v e v ano
r a g i o n e g l i S p a c e m e n 3 : “ a v e v ano
c a p i t o d o v e b i s o g n a v a t o r n a re”,
d i c h i a r a A n t o n n e l 1 9 9 5 r e c a n d osi
alla Bomb Records.
D a q u i s ’ i n i z i a e a l f i l e N e w c o mbe
m a n c a t a n t o . Tu t t o . P a r t i a m o d alla
f i n e , d a l l o s d e g n o i n s e g u i t o alla
p u b b l i c a z i o n e d e l f i l m d e l l a Ti m o ner
c h e n e l 2 0 0 5 s i b e c c a p u r e i l G r and
J u r y p r i z e a l S u n d a n c e f i l m f e s t i val.
S e g u e u n a m a t o / o d i a t o s u c c e sso
t r a i n a t o p r o p r i o d a l d o c u m e n t a rio.
U n t o u r s o l d o u t . S u a s a n t i t à I ggy
P o p c h e s ’ e s a l t a c o n u n e l o q u e nte
“ t h a t ’s a f u c k i n g g r e a t b a n d ! ” . A n ton
r i m a n e s u l p e z z o , a l l u c i n a t o , t i r an n o e g e n i a l e . A l P r i m a v e r a S o u nd,
n e l 2 0 0 6 , f a u n o s h o w c o n i c o n tro cazzi e oramai lo sanno tutti che è
u n g r a n d e , l ’ h a d e t t o l a t v e p ure
l ’ e x a m i c o C o u r t n e y, m a q u e l c h e ci
p r e m e ( c h e l o s p a z i o è p o c o ) è che
t u t t o i l l a v o r o s v o l t o d a g l i e s o r d i ad
o r a , t u t t o i l b e l l o d e l l a s t o r i a c h e la
Ti m o n e r p e r l o p i ù s p e t t a c o l a r i z z a, è
f r u t t o d i u n e s t e n u a n t e l a v o r o sul
campo.
U n a d e d i z i o n e e u n g u s t o c h e f a nno
d e l n o v e l l o J o n e s u n o c o n p o c h i ri v a l i i n u n a f u s i o n e t o t a l e c o n l a ma t e r i a p s y c h r o c k , u n a v i t a a d i r p oco
s a c r i f i c a t a i n t e r a m e n t e a l m e s t i ere
e a l m i t o d e l l a r o c k s t a r. L a g e ne r o s i t à d i t u t t o q u e s t o l a s i v e d e fin
d a M e t h o d r o m e , i l p r i m o a l b u m di
u n a b a n d d a l n o m e l u n g o ( d a d ove
c r e d e t e c h e v e n g a i l n o m e B l ack
Courtney e Brian
Classic
Rebel Motorcy c l e C l u b ? ) c h e i n o p posizione ai n o m i c o r t i t i p o R i d e
e Lush cava l c a l ’ o n d a d i s p i e g a t a
dello shoegaz e e d e l f e e b a c k p o p
iniziata - app u n t o - c o n g l i S p a c e men e con i Je s u s A n d M a r y C h a i n
(oltre naturalm e n t e a i m i t o l o g i c i M y
Bloody Valen t i n e e L o o p) . G i u s t o
sotto la scor z a , i l t e s t a m e n t o d e l
rock sottoform a d i d i s c h i d e g l i S t o nes, quelli di B r i a n , l a c u i t e s t a è
appiccicata a m o d i e r o e d e i f u m e t ti sul logo de l l a b a n d ( u n a s c r i t t a
rotonda tutt’a t t o r n o e u n o s f o n d o
nero).
Quel caschet t o b i o n d o c h e f u m a n
mano escluso d a l l a c o p p i a J a g g e r Richards fino a l l o s f a c e l o n e r v o s o
e che ora può g o d e r s i u n a i m p e r i o sa rivincita pe r i n t e r p o s t a p e r s o n a .
Anton è la cl a s s i c a r o c k s t a r f i g l i a
di puttana: fi n t a m e n t e c o m u n i t a r i o
non accetta c o n s i g l i n é i n t r o m i s s i o ni. In più, ad o r a i c l i c h é d e l r o c k ,
i junkies e le b i z z a r r i e . F i n d a s u bito, per dire , s i p r e n d e u n o c o m e
Joel Gion, un a s p e c i e d i e m u l o d i
Bez degli Hap p y M o n d a y s, u n o c h e
suona le mara c a s e s o s t a n z i a l m e n te non fa nulla . N i e n t e d i m e g l i o p e r
alzare la ten s i o n e n e l g r u p p o : i n
dieci anni si a l t e r n e r a n n o s e s s a n t a
persone nei B J M . A l c u n i r i t o r n e r a n no (per conve n i e n z a ) , a l t r i n o , c o m e
caschetto-Len n o n M a t t H o l l y w o o d
(chitarra, qua l c h e c a n z o n e , v o c e )
che in cinque a n n i h a s o ff e r t o c o m e
un cane all’o m b r a d i A n t o n , n e a n che Peter Ha y e s c h e f o r m a i B l a c k
Rebel Motorcy c l e C l u b e R o b C a m -
p a n e l l a f o n d a t o r e d e i Wa r l o c k s .
Tu t t a g e n t e c h e d e v e m o l t o a i B J M
( e si s e n t e ) , r a g a z z i c h e h a n n o
a s s or b i t o d a l s u o c a r i s m a m a c h e
soprattutto ne ha subito gli scleri e
l e b o t t e . L a Ti m o n e r, f i g u r i a m o c i ,
ne ha almeno un poker di pestaggi
serissimi: il più mitico è senz’altro
quello durante un live che - presenti i talent scout che avevano portato
i D a n d y ’s a l l a C a p i t o l - a v r e b b e f a t to di lui un artista sotto contratto,
sicuro al 100%. Naturalmente, succede un gran casino: Anton attacca
briga con tutta la band colpevole di
non suonare come dovrebbe e la
domanda sorge spontanea: stress
da prova d’esame o sabotaggio? È
l’ambivalenza l’ordigno alla base
del cranio di Mr Brian Jonestown,
lui che nelle interviste è quasi un
fanatico monotematico (“la rivoluzione, la musica e la rivoluzione,
bla bla bla”).
E tutto ciò, dicevamo inizia con
M e t h o d r o m e ( B o m p , 1 9 9 5 , 7 . 5 /1 0 )
pubblicato per la sanfranciscoana
Bomb!, in una città che li odierà
p i u t t o s t o i n f r e t t a p e r i l l o r o a pproccio shoegaze sporco e cazzone. Settanta minuti di viaggio
confuso, acido e narcotico. Droni
a palla, subconscio garantito. Un
esordio che qualsiasi fan del genere dovrebbe avere che ha il solo
demerito di non averlo inventato.
La missione dei BJM – e il concetto
è c i cl i c o – s a r à , d ’ o r a i n p o i , q u e l l a
di riportare le cose sulla retta via,
fuori dal business, sulla via di Da-
m a s c o d e i Ve l v e t e d e g li Stones.
L a w i l d e s i d e p e r e c c e l l e nza, quel l a c h e c o r r e v e l o c e e A nton a in s e g u i r l a . R e g i s t r a t o l ’ e s o rdio, quel
b a s t a r d o n e h a g i à t r e in uscita.
U n a f a m e c h e m a n c o t u t t a l’Africa.
D i e c i m e s i t r e d i s c h i . I l p rimo è un
v e r o t r i p , i l s e g u i t o d e l f amigerato
a l b u m d e g l i S t o n e s T h e i r Satanic
M a j e s t i e s R e q u e s t a c u i fa rispo s t a u n S e c o n d R e q u e st (Bomp,
1 9 9 6 , 7 . 5 /1 0 ) , i l q u a l e , prendendo
s p u n t o d a g l i s t e s s i c a l c h i psichede l i c i e o r i e n t a l i , t r a s f o r m a il metho d r o n e i n u n a ff a r e f o l k - psych per
i n d i a n i e r r a n t i c o n i n i e z i o ni massic c e d i s i t a r e d o z z i n e d i strumenti
n o n r o c k i s t i q u a l i m e l l o t ron, farfi s a , d i d g e r i d o o , t a b l a , c o nga, gloc k e n s p i e l . N e w c o m b e s u o na di tutto
e f a t u t t o r i g o r o s a m e n t e in proprio
( e a r r i v a p e r s i n o a p a r l a r e con l’ac c e n t o i n g l e s e ! ) . H o l l y w o o d prova a
i n t e r f e r i r e m a n o n s e r v e a nulla. Il
l e a d e r h a i l c o n t r o l l o m a x imo, nien t e l o s e p a r a d a l l a m i s s i o n e per con t o d i J o n e s c h e r i p e t e a memoria la
s t o r i a a u n a v e l o c i t à c h e è parago n a b i l e s o l t a n t o a l l o s p e e d.
L’ a l b u m s u c c e s s i v o T h ank God
f o r M e n t a l I l l n e s s ( B o mp, 1996,
6 . 8 /1 0 ) v i e n e r e g i s t r a t o e prodotto
i n u n g i o r n o a l c o s t o d i 17 dollari.
S i t r a t t a d i u n a m a n c i a t a di sporchi
c o u n t r y - b l u e s p r i m i S e t t a nta, veri e
s i n c e r i , p o i n e a n c h e u n r e spiro e ar r i v a Ta k e I t f r o m t h e M a n! (Bomp,
1 9 9 6 , 7 . 3 /1 0 ) , c h e a b u o n titolo è
i l v e r o s t a n d a r d b e a t - p s y ch firmato
B J M . I l d i s c o s i g l a u n a p i e na padro -
sentireascoltare 91
Matt Hollywood in uno shot di DIG!
92 sentireascoltare
ma Strung è un album tutt’altro
che Exile (giusto per paragonarlo
all’album più freak degli Stones),
anzi tradisce gli Stones per le chitarre zuccherine dei Byrds, mette
in campo l’hammond e una scrittura
più matura e sentita.
Malgrado tutto, la parabola umana discendente arriva inesorabile a fine anno: appena dichiarata
Joel Gion in uno shot di DIG!
Classic
nanza dell’idioma s t o n e s p e r i o d o
Between The Button s e d e l g a r a g e
nuggets dello stess o p e r i o d o c o n
brani come Vacuum B o o t s e u n p r i mo anthem intitolato W h o ? . A r r i v a t i
sin qui l’unico a fa r g l i s e r i a m e n t e
concorrenza è Nikk i S u d d e n ( u n
altro che gioca con i l f u o c o s a c r o
del rock), tuttavia l’ a n n o s u c c e s s i vo è dedicato ai rew i n d e a i n u o v i
equilibri: il drone-so u n d i n c o n t r a l a
ricerca vintage con G i v e I t B a c k
(Bomp, 1997, 7.5 /10 ) u n g e t t o n e d i
lusso, noccioline e o r i e n t e , B e a t l e s
e blues. L’album è c o m e i l w h i s k e y,
corrode. Nello stes s o a n n o l e v i cende prendono una b r u t t a p i e g a .
Anton, troppo an t i - s i s t e m a p e r
avere a che fare c o n i l b u s i n e s s ,
manda Gion – il d e f i c i e n t e d e l l e
maracas - a firmare p e r l a T V T R e cords, ovvero la maj o r l e a g u e d e l l e
indie label american e . E s c e S t r u n g
Out in Heaven (TVT, 1 9 9 8 , 7 . 0 /1 0 )
dopodiché, durante i l s u c c e s s i v o
tour (questa volta n a z i o n a l e ) M a t t
Holly wood, Dean Ta y l o r, l o s t e s s o
uomo maracas se n e v a n n o s b a t tendo la porta. Per l ’ u o m o l ’ e r o i na d iventa una aff a r e p e r i c o l o s o
l ’ i n a t t e s a p a t e r n i t à ( u n f i g l i o a v uto
d a l l ’ a t t r i c e Tr i c i a Ve s s e y, q u e l l a di
G h o s t D o g ) , d u r a n t e u n c o n c erto
c o l p i s c e c o n u n c a l c i o i n t e s t a un
r a g a z z o d e l p u b b l i c o ( g l i a v e v a ti r a t o d e g l i o r t a g g i , b a h ) . F i n i r à in
g a l e r a . A n c o r a . Q u e s t a v o l t a p erò
l a c o r s a r a l l e n t a , s a l v o u n m i n i di
c o u n t r y b l u e s a l l a b u o n a B r ing
I t A l l B a c k H o m e A g a i n ( B o mp,
1 9 9 9 , 6 . 5 /1 0 ) .
C i v o r r a n n o d u e a n n i a r i p u l i rlo,
m a n e v a r r à l a p e n a : B r a v e r y Re p e t i t i o n a n d N o i s e ( B o m p , 2 0 01,
7 . 0 /1 0 ) s e m b r a u n a m i s s i v a r i v olta
a g l i O a s i s ( J u s t F o r To d a y ) c o me
d i r e , “ v o i d o v r e s t e a s c o l t a r v i La n e g a n b r u t t e f i g h e t t e ” . Ta n t i o r g ani
e o r g a n e t t i n e l d i s c o , a n c h e a r chi,
s o p r a t t u t t o u n b u o n p o p d e l l ’ A n ton
c h e è d i v e n t a t o c a n t a u t o r e ( S t o l en )
m a c h e n o n d i m e n t i c a i l d e s erto
( O p e n H e a r t S u r g e r y ) . U n a v i a bat t u t a d u e a n n i p i ù t a r d i c o n l ’ a i uto
d i E d H a r c o u r t e K u r t H e a s l e y nel
m a g i s t r a l e A n d T h i s I s O u r M u sic
( Te e P e e , 2 0 0 3 , 7 . 5 /1 0 ) , l ’ a l b um
d e l l a p i e n a m a t u r i t à ( W h e n J o c k ers
A t t a c k) , n o n c h é l ’ u l t i m o a f i rma
B J M , s e s i e s c l u d e i l m i n i s u l l a s cia
We A r e T h e R a d i o ( Te e P e e , 2 0 05,
6 . 5 /1 0 ) .
Ta n t o c i s a r e b b e a n c o r a d a d i r e
ma preferiamo concludere con una
delle tante missive firmate Anton:
“prendi i miei dischi, li riascolti ora
e suonano ancora freschi, originali, non c’è tutta quella merda pop
che li ha invecchiati subito. The
business sucks”. Lo ripete dal ’95
e su questo, non ci piove, aveva
ragione.
Classic
sentireascoltare 93
Classic
Cl a ssic album
Leonard Cohen - Songs Of [Ristampa Sony 2007]
Leonard Norman Co h e n d a M o n t r e a l , Q u e b e c , c l a s s e ’ 3 4 , a v e v a g i à m a t u rato una discreta fam a i n p a t r i a f i n d a i t e m p i d e l l ’ e s o r d i o L e t U s C o m p a r e
Mythologies, una r a c c o l t a d e l ’ 5 6 , e p o i c o n T h e S p i c e - B o x o f E a r t h
(1961). Attenzione, n o n s t i a m o p a r l a n d o d i m u si c a : s t i a m o p a r l a n d o d i
poesie. The Favorit e G a m e d e l ’ 6 3 e B e a u t i f u l L o s e r s d i t r e a n n i p i ù
tardi furono invece d u e r o m a n z i a c c o l t i c o n f a v o r e e s c a n d a l o , q u i n d i c o m plessivamente bene . M a f i n d a l l ’ u n i v e r s i t à d e n t r o a l l e t t e r a t o c o v a v a i l
cantautore.
La carta d’identità d e n u n c i a v a i f a t i d i c i t r e n t a t r é a n n i q u a n d o L e o n a r d
irruppe nel Greenwic h Vi l l a g e . R i m a s e r o c o l p i t i i n m o l t i , d a l u i e d a l l ’ a n g o scia angelicata delle s u e c a n z o n i . S o p r a t t u t t o l ’ a n f i t r i o n a J u d y C o l l i n s e d
il celebre discografi c o J o h n H a m m o n d . Q u e s t o d i s c o f u u n a p r e p o t e n t e ,
incontenibile, natura l e c o n s e g u e n z a . U n d e b u t t o d o v u t o , c u i n o n p o t e v a
essere imposto titolo d i v e r s o . C a n z o n i , c e r t o , c a nz o n i c o m e n o n s e n ’ e r a no m ai sentite prim a . A p a r t i r e d a l s o a v e a b b a n d o n o d i S u z a n n e , f i l i d i
passione, peccato e f a t a l i s m o d i p a n a t i e i n t r e c c i a t i s e n z a p o s a t r a a r c h i e c o r i a n g e l i c i . S i a m o l o n t a n i u n ’ e p oca
intera dalle frenesie s o c i o e s i s t e n z i a l i d e l f o l k m i l i t a n t e . L o s t i l e a l l u s i v o e l a c o n i c o d i C o h e n c o z z a v a c o i d eliri
illumina(n)ti di sua m a e s t à D y l a n p u r s c o r r e n d o in u n s o l c o n o n t r o p p o d i s t a n t e . N o n è u n c a s o s e i l n o s t r o De
Andr é amerà entram b i s e n z a r i s e r v e e - a q u a n t o n e s o - s e n z a p r e f e r e n z e .
Infatti una Stories O f T h e S t r e e t f i n i s c e p e r b a l u g i n a r e p s y c h - f o l k c o m e u n a m i s c h i a i n s t a b i l e t r a G a i n s b o u r g e
Jefferson Airplane , c o s ì c o m e l a f a n f a r a m a c a b ra d i S i s t e r s O f M e r c y c o n t i e n e c e r t i s o g n i a l l a m p a n a t i B a r rett
assieme al Fred Nei l p i ù p l a c i d o , c o s ì c o m e l a s o r n i o n a a m a r e z z a d i O n e O f U s C a n n o t B e W r o n g c i o n d o l a t r a eb brezza derelitta e vis i o n e d o l c i a s t r a . P o t r e b b e e s s e r e u n a r i v o l u z i o n e c o p e r n i c a n a , n o n f o s s e c h e è s o l o u n p u nto
di vista diverso, la c o s i d d e t t a n u o v a e r a i n d a g a t a d a u n s i g n o r e a l l a m p a n a t o , u n p o ’ g u i t t o u n p o ’ l o r d , d a n d y col
cuore da clochard im m e r s o i n u n l a g o d i c o n t r i z i o n e e a ff a n n i e m o t i v i , m e n t r e i l m o n d o d i v e n t a u n o s p e t t r o .
Prendete la livida pe r o r a z i o n e d i M a s t e r S o n g - c o n l ’ a r p e g g i o s e r r a t o a r i m a g l i a r e u n v a l z e r s t o p p o s o , l a t r om ba fa ntasma e le fol a t e d ’ a r c h i - o p p u r e l ’ a s p r e z z a s o l e n n e e s d e g n o s a d i T h e S t r a n g e r S o n g , o a n c o r a l a s an guigna tensione di Te a c h e r s : s o n o o p e r e d i s c a v o , c u p i c o n t r a l t a r i a i d e c o l l i s p e r a n z o s i e n v o g u e . P r o t o t i p i cui
Nick Cave guarderà c e n t o , m i l l e v o l t e p r i m a d ’ i n t i n g e r e l a p e n n a n e l l ’ i n c h i o s t r o d e l l a b i l e b e r l i n e s e . L a s t e ssa
So Long, Marianne , t r a g l i e p i s o d i p i ù “ c a n o r i ” d e l l ’ i n t e r o r e p e r t o r i o C o h e n c o l s u o c h o r u s s t r u g g e n t e e v e n t oso,
ammiccando le freg o l e i r i s h d e l l ’ i m m i n e n t e Va n M o r r i s o n, p r e f i g u r a i r i g u r g i t i r o m a n t i c i c a v e a n i d a T h e G ood
Son in avanti.
Della qui presente e d i z i o n e r i m a s t e r i z z a t a v a s o t t o l i n e a t o i l ( p r e v e d i b i l e ) m a g g i o r n i t o r e o l t r e a d u e t r a c c e mai
uscite in edizioni uffi c i a l i , l a t a r a n t e l l a w e s t e r n d i S t o r e R o o m – v e n a t a d ’ i n t r i g a n t e i m p e r t i n e n z a , g r a c i d i o d ’ h am mond e chitarrina ac i d u l a – e l a s t u p e n d a B l e s s e d I s T h e M e m o r y , c h e i n c e d e o p p i a c e a t r a m a l i e e s o t i c h e . B o nus
sfiziose di un album c h e g i à r e c a v a i n c a l c e l a c h i o s a : c a p o l a v o r o .
Stefano Solventi
94 sentireascoltare
Truly - Blue Psychedelic Tales
“Psichedelia B l u e ” , s i l e s s e d a q u a l c h e p a r t e , n e l m a r e m a g n u m d e l l a s t a m p a U S A , q u a n d o f u d ’ u o p o recensire
il primo parto d i s c o g r a f i c o d e i Tr u l y. E r a i l 1 9 9 5 . C o m e d i r e … u n ’ e r a g e o l o g i c a f a o f o r s e p i ù . I l g r u n ge storico
era oramai un a n i m a l e m o r e n t e , q u a n d o u n C D d i b e l l e z z a a s s o l u t a a t t e r r ò s u l m e r c a t o d i s c o g r a f i c o s t atunitense
ed europeo di 1 2 a n n i f a . U n ’ a p p a r i z i o n e i n s o r d i n a l a s u a , m a n o n p e r q u e s t o m e n o i m p o r t a n t e . F a s t Stories…
From Kid Co m a , i n f a t t i , è u n a l b o a t i p i c o , a n c h e p e r l o s t r e t t o n e s s o f r a m u s i c h e e t e s t i i n e s s e r a ccoltivi. In
pratica, un co n c e p t :
“ Soul slasher K i d C o m a x - r a y. H o s p i t a l . N e g l e c t e d r a i n y d a y s w h e n h i s t h o u g h t s s h o o t o u t t o t h e o t h er side of
town his thou g h t s s h o o t o u t ! R i g h t n o w ! . . . ” ( d a Tr a g i c Te l e p a t h i c ( S o u l C r a s h e r ) )
Nati nel 1990 c o m e t r i o , i n q u e l d i S e a t t l e , i Tr u l y – o s s i a l ’ e x b a s s i s t a d e i S o u n d g a r d e n H i r o Ya m amoto, un
reduce dagli S c r e a m i n g Tr e e s ( i l b a t t e r i s t a M a r k P i c k e r e l ) e i l c h i t a r r i s t a - c a n t a n t e R o b e r t R o t h ( p a rte dei fu
Storybook Kr o o k s ) – e s o r d i r o n o d a l v i v o , s t r a n o c o n n u b i o s o l o a p e n s a r c i , c o n g l i a c i d - g r u n g e r J e s us Lizard.
Era l’ottobre d e l 1 9 9 0 . P o c o d o p o ( i n p i e n a e p o c a B a d m o t o r f i n g e r , i S o u n d g a r d e n g r u n g e a i l o r o s g o ccioli) fu il
turno del loro E P d i d e b u t t o . H e a r t A n d L un g s, e d i t o d a l l ’ a l l o r a f r e s c a d i “ n i r v a n i a n o ” s u c c e s s o S u b Pop, mette
in fila pezzi qu a l i T h e C o l o r I s M a g i c e H e a r t A n d L u n g s c h e c i c a t a p u l t a n o a p p i e n o n e l c u o r e d e l Tr u l y - sound. Un
gusto per la p s i c h e d e l i a p i ù d i l a t a t a e c h i t a r r i s t i c a , u n a p a t i n a g r e v e e d e n s a m e n t e s p o r c a d i c h i t a r r i s mo fuzzato
e distorto, po c o o n u l l a r i m a n e i n q u e s t e c a n z o n i d e l l e r i s p e t t i v e b a n d d i o r I g i n e d e i t r e n o s t r i c a v a l i e ri grunge.
Leslie Cough i n g U p B l o o d ( S u b P o p , 1 9 9 3 ) , s e c o n d o E P c o n t e n e n t e l a s o n g p o i r i p r e s a p e r l ’ e s o d i o lungo tar gato Capitol R e c o r d s , s i s p i n g e a n c h e p i ù i n l à . L a t r a c c i a e p o n i m a è i n f a t t i u n a g r e z z a c a v a l c a t a s composta,
come sei i Nir v a n a r i f a c e s s e r o Wi l d T h i n g d e i Tr o g g s c o n u n s o v r a p p i ù d i a n f e t a m i n i c o f u r o r e a s o r reggere la
cattiveria urla t a c o n f o g a n e l b r a n o . U n a c o n f e r m a c h e i Tr u l y n o n s o n o u n a b a n d d i s c a r s i e p i g o n i d e i m ostri sacri
grunge e, al c o n t e m p o , l ’ a n t i p a s t o s u c c u l e n t o d i q u e l c h e a v v e r r à n e l 1 9 9 5 d i F a s t S t o r i e s . F a s t S t o r i es... From
Kid Coma (Ca p i t o l , 1 9 9 5 ) a r r i v a s u g l i s c a ff a l i d i d i s c h i , C D l u n g o o d o p p i o v i n i l e , a d i n i z i o e s t a t e 1 9 95. Le 13
tracce in scale t t a c o n c e n t r a n o i b r a n i d i m i n u t a g g i o m a g g i o r e a l l a f i n e d e l d i s c o ; m a n m a n o s i p r o c e d e dall’inizia le opener Blu e F l a m e F o r d a l l a c o n c l u s i v a , p r o g r e s s i v a C h l o r i n e , g i u s t i f i c a n o l ’ a z z a r d a t o u t i l i z z o d e l l ’aggettivo
progressive p e r d e s c r i v e r e q u e s t a f o r m a d i g r u n g e e v o l u t o , c o n c e t t u a l e , a t e m a . B l u e F l a m e F o r d , B l ue Lights ,
nonché una at m o s f e r a d i “ q u i t e d i s p e r a t i o n ” c o s ì d i ff u s a e i m p e r a n t e n e l c l i m a m e d i o d i q u e s t a s t o r i a v i sionaria di
Kid Coma, giu s t i f i c a n o a n c h e q u e l l a d e f i n i z i o n e d i “ b l u e p s i c h e d e l i c a ” c o n i a t a a p p o s t a p e r i l g r u p p o i n questione.
Il disco inizia s u b i t o c o n u n v e r t i c e d i p a t h o s : b r e v e b r u m o s a i n t r o e p o i v i a c o n B l u e F l a m e F o r d . L e l i r iche sono
criptiche, osc u r a m e n t e e v o c a t i v e , l a m u s i ca è u n a s o r t a d i g a r a g e - g r u n g e f i t t o d i p o l i f o n i e v o c a l i e p i che. Il tiro
rimane però d a v v e r o e ff i c a c e e m i c i d i a l e . P r e n d e s u b i t o e d a l p r i m o a s c o l t o . S e g u e I f Yo u D o n ’ t L e t I t Die , dalla
quale si comin c i a a v e d e r e l a p a s s i o n e d e i n o s t r i p e r i D o o r s p i ù t e t r i e s o g n a t i , c o m e f o s s e r o , a n c o r a una volta,
ripresi e sfatt i n e l c a l d e r o n e e m o t i v o d i s p e r a t i s s i m o d i K u r t C o b a i n . M a i l p a l i n s e s t o h a a n c o r a a l t r e , e ben gra dite, gemme d a o ff r i r c i . B l u e L i g h t s e H u r r i c a n e D a n c e , p e r e s e m p i o , d o v e v i s i o n i r u v i d e d e b b o n o m o l t o al gioco
di feedback n e l l a p r i m a e a l l e e l e u c u b r a z i o n i i n s t r u m e n t a l m a g g i o r m e n t e f r e a k e d i l a t a t e l a s e c o n d a . Hot Sum mer 1991 va d i m e l l o t r o n a l l a c o n q u i s t a d i q u e s t a m e d e s i m a e p i c a d e l l a r i v e l a z i o n e d e l l a p a r e t e i n v i sibile che
divide l’ everyd a y l i f e d a i s u o i p i ù r e c o n d i t i i n c u b i ( p s i c a n a l i t i c i ) . E s s a è c e l e b r a t a e c a n t a t a u n p o ’ d o v unque nel
disco. All’app r o s s i m a r s i d e l l a c o n c l u s i o n e d e l l ’ a s c o l t o , c i s i i m b a t t e a n c h e n e i p i c c o l i c a p o l a v o r i p r o g dei Truly.
Virtually , ipno t i c a e c i r c o l a r e c a v a l c a t a , e l a f i n a l e C h o l o r i n e , d a v v e r o u n l u n g o s a g g i o i n n o t e d i m u s i ca sofisti catamente arm o n i z z a t a p e r g l i a n n i ‘ 9 0 d e l g r u n g e . I K i n g C r i m s o n c o m e s a n t i n i d a r i v e r i r e . P u r t r o p p o l a Capitol,
come a tanti c a p i t ò i n q u e g l i a n n i d i f o r s e n n a t a r i n c o r s a a l l a n e x t b i g t h i n g d e l d o p o N i r v a n a , n o n p r o mosse per
nulla il CD di Ya m a m o t o e s o c i . I l r i s u l t a t o f u u n d i v o r z i o a c r i m o n i o s o , d a p a r t e d e i n o s t r i , e u n a s e c o n da sortita
che fu ancor p i ù n e g l e t t a d e l l a p r i m a . N o n t a n t o p e r q u a l i t à m u s i c a l i i n t r i n s e c h e , q u a n t o p e r i l f a t t o c h e uscì per
la minuscola T h i c k ( n e l d i c e m b r e 1 9 9 7 ) . L e m u s i c h e s i f a n n o i n F e e l i n g Yo u U p l i n e a r i , m a g a r i u n p o ’ sghembe o
magari tout co u r t p e r f e t t e p o p s o n g ( P u b l i c A c c e s s G i r l s ) . C o n c l u d e i n s o r d i n a , s i c u r a m e n t e i n g i u s t a m ente per il
valore artistic o d e l g r u p p o , u n a r a c c o l t a d i v a r i e e d e v e n t u a l i d a l t i t o l o Tw i l i g h t C u r t a i n s ( S w e e t N o t h i ng, 2000).
Fast Stories , p e r ò v a r i s c o p e r t o . L a s t o r i a d e l g r u n g e c h e h a d a v v e r o c o n t a t o q u a l c o s a p a s s a a n c h e attraverso
le sue tredici b e l l i s s i m e c a n z o n i .
Massimo Padalino
sentireascoltare 95
Classic
Lost Gru n ge Heroes
l a s e ra d e l l a p r i m a
Quentin Tarantino
GRINDHOUSE
di Antonello Comunale
Nel cinema Grindhouse di Tarantino e Rodriguez, i film sono fatti come si facevano una
volta. Con l’amore incondizionato per la serie B a suon di zombie, mitra, psicopatici, san gue, sesso e ironia. Un affresco cinefilo che ha fatto flop in America e ora sbarca in Eu ropa tagliato a metà. Le strizzatine d’occhio di Tarantino mostrano la corda ma diverto no
ancora, mentre Rodriguez fa come i bambini a luna park.
L a d i e s a n d G e n t l e m e n . We l c o m e
to violence…
Negli U.S.A. le grindhouse erano i cinemini di periferia dove si
proiettavano filmacci di serie B,
Yu b a r i i n K i l l B i l l p i a n g e l a c r i m e
di sangue come Katherine McColl
in Paura nella città dei morti viventi.
Q u e n t i n Ta r a n t i n o è i l g r a n d m a -
Ragionano rapidamente
imbastire la cosa. Fare
si riallaccino in tutto ai
degli anni ’70, finanche
grana trasandata della
C, D e se possibile anche Z. Nelle
grindhouse si promuoveva anche
il concetto di “double-bill feature”,
ovvero due film al prezzo di uno.
Erano un luogo ai margini come
in una dimensione parallela del
cinema, pieni di maniaci, drogati,
prostitute, disoccupati depressi e
altra gente del settore “mondocane”. Ergo: zero pretese intellettuali
e acceleratore a tavoletta su sesso
e violenza e ancora sesso e violenza, sesso e violenza, violenza
e sesso. In Italia tutto questo è
paragonabile alle salette parrocchiali e ai cosiddetti “pidocchietti”
di quartiere dove venivano passati
in pompa magna film di seconda
e terza visione. Salette che sono
progressivamente scomparse caus a a v v e n t o d e l l e V H S e d e l l a T V. I
cinemini dell’oratorio resistono ancora, ma i pidocchietti così come
le salette a luci rosse sono definitivamente tramontati. E’ l’evoluzione che cede il passo al profresso, ma è soprattutto un pezzo di
s t o r i a s o c i a l e n o n i n d i ff e r e n t e . I l
consumo del cinema di genere si
è poi progressivamente individualizzato con le videocassette, le tv
locali e i più recenti, i DVD. Ma la
pratica bassa ci fa da fondamenta.
Lucio Fulci non sarà paragonabile
a Ta r k o v s k i j m a t u t t e l e i m m a g i n i
scorrono, si riproducono e si evol-
ster della citazione, del post-moderno, del giochetto pulp-intellettuale, della strizzatina d’occhio.
Q u e n t i n Ta r a n t i n o è a n c h e u n m a lato terminale di cinefilia. Ormai
lo sappiamo tutti. Lui lavorava in
un video noleggio e aveva tutto il
tempo di guardarsi e riguardarsi
centinaia di film. Ma non gli bastava, perchè evidentemente quando
smontava da lavoro se non andava
in qualche bar a bersi qualcosa e
a sparare cazzate (da qui probabilmente la tipica sequenza tarantiniana della chiacchierata al bar)
il Nostro si immergeva in qualche
grindhouse. E non era il solo. Non
molto tempo fa Joe Dante, nel ricordare la figura di Mario Bava in
uno special televisivo, ricordava di
aver visto i primi film di Bava proprio in un cinema grindhouse. Così
come devono aver frequentato
queste salette di terz’ordine gente
sparsa del calibro di Abel Ferrara,
M a r t i n S c o r s e s e , Ti m B u r t o n , C o e n
Brothers e dulcis in fundo lo sparr i n g p a r t n e r d i Ta r a n t i n o , R o b e r t
Rodriguez.
L’ i d e a d i f a r e u n d o p p i o f i l m d e l
genere, che rinverdisse i “bei
tempi andati”, pare sia venuta in
mente proprio a Rodriguez. Questi si presenta un giorno a casa di
Q u e n t i n e i n s i e m e s i s o ff e r m a n o a
guardare la vecchia locandina di
Decidono di dividersi due titoli e di
fare un tipico double bill. Decidono
di replicare anche l’impasse da bobina mancante che spesso si verificava nelle proiezioni dell’epoca.
Quest’idea in particolare viene a
Ta r a n t i n o , c h e s i r i c o r d a u n e p i s o dio specifico accaduto durante la
proiezione in un drive-in di La spia
senza domani con Oliver Reed.
Semplicemente ad un certo punto
la proiezione si interrompeva con
un avviso di scuse per la bobina
mancante e il film si ritrovava catapultato di botto nell’azione. Decidono anche di riprodurre i gustosissimi trailer che passavano tra
un film e l’altro. Dalla seratina a
casa di Quentin alla distribuzione
nelle sale americane di Grindhouse il passo è breve. Il double bill
prevede un primo film di Rodriguez
c h i a m a t o P l a n e t Te r r o r e u n s e c o n d o d i Ta r a n t i n o , c h i a m a t o D e a th Proof. Anche i generi in cui si
iscrivono i due film sono standard
e canonici dell’epoca. Zombie movie per Rodriguez e high race car
m o v i e p e r Ta r a n t i n o . N e l m e z z o
vengono ficcati una serie di trailer
di finti film firmati da registi amici
e volti noti nel settore: Rob Zomb i e , E l i R o t h , E d g a r Wr i g h t .
Tu t t o q u e s t o è q u e l l o c h e è p a s sato in America, dove il film ha
debuttato nelle sale lo scorso 6
vono, anche le sue, e così Go Go
un double bill epoca grindhouse.
aprile. Il risultato al botteghino è
96 sentireascoltare
su come
film che
B movies
nella filipellicola.
l a s e ra d e l l a p r i m a
stato un clamoroso floppone, che
ha mandato tutti in allarme. A dispetto della falsissima notizia battuta pure dall’Ansa, secondo cui la
decisione di distribuire in Europa
il film spezzato in due è stata pres a d a i p r o d u t t o r i d e l l a We i n s t e i n
Company per correre ai ripari dopo
l’insuccesso nelle sale americane,
l’intenzione di tranciare in due il
film e di distribuire le parti separatamente era già stata abbondantemente presa prima dell’uscita negli
States. Il motivo è il semplicissimo: voler raccattare quanti più soldi possibile, ma va anche detto che
la durata eccessiva del double bill
in questione ha certamente aiutato a tenere alla larga gli spettatori statunitensi. Dei due, il primo a
girare dalle nostre parti è manco a
d i r l o Ta r a n t i n o , a r r i v a t o i n a n t e p r i ma al festival di Cannes con una
versione del film allungata di mezz ’ o r a . P l a n e t Te r r o r p r o b a b i l m e n te arriverà nelle nostre sale dopo
l’estate. Rimane ancora un mistero come si deciderà di risolvere la
versione dvd del film. Sta di fatto
che è già attesissimo e probabilmente riuscirà da solo a far rientrare ampiamente dei costi.
They Call Him Machete… i fake
trailer
I fake trailer inseriti in Grindhouse
sono una delle chicche più divertenti di tutta l’operazione nostalgia che sta dietro al film. Il primo
che passa, prima dei titoli di testa
e Machete, diretto personalmente
da Robert Rodriguez e interpre-
tato da quella magnifica faccia di
c u o i o d i D e n n y Tr e j o , l ’ u o m o c h e
contende ad Henry Silva la palma
d’oro come miglior caratterista di
tutti i tempi. Il presupposto è chiaro: un tipico action movie anni ’70,
c o n Tr e j o p e r p r o t a g o n i s t a e u n a
dose massiccia di ardore e orgoglio messicano. “Have you ever
killed one man before?” domanda
la tipica faccia da spaghetti-western a Denny Machete. Quest’ultimo
si gira e lo guarda semplicemente
senza battere ciglio. Le citazioni ovviamente si sprecano. “They
soon realize… they just fucked
with the wrong mexican”. Il trailer
è piaciuto talmente tanto che Rodriguez si è detto dispostissimo a
t r a r n e u n f i l m . Tr e j o l o h a p r e s o i n
parola arrivando quasi a minacciar e q u e l l i d e l l a We i n s t e i n C o m p a n y
per farlo. E a questo punto speriamo che il film si faccia o altrimenti
D a n n y Tr e j o s i i n c a z z a !
Il secondo trailer tocca a Rob Zomb i e . We r e w o l f Wo m e n o f t h e S S è
un aperto omaggio ai nazi erotici
dell’epoca. Film come il celeberrimo Ilsa la belva delle SS. Dichiaratamente grottesco e posticcio,
non manca l’apparizione della moglie di Rob, Sheri Moon Zombie,
nella parte di Eva Krupp che si divide tra il canto teatrale, le frustate sadiche e la magnifica tagline:
“ We a r e n o w i n t o t a l c o n t r o l o f p u r e
wolf”. Straordinario come sempre
U d o K i e r, u n a l t r o d a e l e n c a r e t r a
i caratteristi migliori di sempre, ins i e m e a To m To w l e s e B i l l M o s l e y.
M a i l c l o u d e l t r a i l e r, c h e n a r r a
di come i nazisti facessero esperimenti segreti per trasformare le
donne in lupe mannare, è l’apparizione finale di Nicholas Cage
nella parte di Fu Manchu. Goliardissimo. Il trailer diretto da Edgar
Wr i g h t ( S h a u n O f T h e D e a d ) e i n titolato Don’t è sicuramente il più
divertente tra tutti quelli messi in
Grindhouse. In esso c’è la riproduzione peculiare dei ghost house
movie di quell’epoca. Anche nei
vestiti e nelle capigliature degli
s v e n t u r a t i . Tu t t o è d e l i z i o s a m e n te seventies fashion, finanche nel
design del titolo su fermo immagine. Il refrain su cui gioca tutto il
trailer è semplicemente perfetto:
“If…you…are…thinking...of…goi n g … i n t o . . t h i s … h o u s e … . . D O N ’ T.
If…you…are…thinking...of…opening…this…door…..DON’T”.
Ed
è tutto un prendere in giro le sit u a z i o n i t i p i c h e d e g l i h o r r o r, d a l l a
porta chiusa, allo scantinato, tutto
costruito con il refrain a fare da colonna sonora. Se stai pensando di
a p r i r e q u e l l a p o r t a … N O N FA R L O .
Il fake trailer diretto da Eli Roth
(Cabin Fever, Hostel), intitolato
Thanksgiving, se la contende con
Don’t per il titolo di migliore della
serie. Il richiamo qui è ai più grezzi
e beceri slasher movie. Si parla di
un tipico serial killer con cappellaccio da inquisitore che nel giorno
del ringraziamento se ne va in giro
a fare una strage. Le situazioni
goliardiche abbondano come sempre in Roth. Già di culto le scene
con la cheerleeder e i due poliziotti vicino al cadavere senza testa:
sentireascoltare 97
l a s e ra d e l l a p r i m a
e ff e t t i s t a d e i f i l m d i R o m e r o . A r r i v a
puntuale il taglio della bobina mancante proprio sul più bello e arriva
anche il cameo splatterosissimo di
Q u e n t i n Ta r a n t i n o . L a s o u n d t r a c k
inizialmente avrebbe dovuto farla
John Carpenter, ma poi quest’ultimo si è defilato. Rodriguez allora se l’è composta da solo citando
palesemente il maestro e arrivando ad usare anche un pezzo della
colonna sonora di Fuga da New
Yo r k . A n c h e l ’ a r i a d e l f i l m è m o l t o
carpenteriana, fredda e notturna e
c o m e n o t a Ta r a n t i n o “ s e m b r a p r o prio lo zombie movie che Carpenter non ha mai fatto”. Al di là di
questo, l’episodio di Rodriguez è
“ I t ’s b l o o d ! ” d i c e i l p r i m o . “ S o n o f
per stare allo stesso gioco di Dal
vincente
a bitch” dice il secondo, interpre-
tramonto all’alba. Grezzo, cafone,
rètro e sopra le righe, senza che
tato dal magnifico e redivivo Mi-
esagerato, stupido. Sceneggiatura
nemmeno cerchi di incamminarsi
c h a e l B i e h n ( Te r m i n a t o r , A l i e n s ,
c h e a ff o n d a c o n t u t t o i l c o r p o n e l l e
nel sentiero del giochino intellet-
Abyss). Il finale con l’umano cotto
idiozie tipiche del genere. Sangue
tuale della ricostruzione e riconte-
al posto del tacchino è un’altra ca-
in dosi massicce. Ironia all’enne-
stualizzazione dei materiali bassi
sima potenza. Citazionismo oltre
che invece preme da sempre fare
il livello di guardia. Detto in altri
a Ta r a n t i n o . P e r a p p a s s i o n a t i d e l l a
t e r m i n i : u n o s p a s s o . L’ i d e a c h e s t a
serie B ma tutto sommato godibilis-
d i e t r o a P l a n e t Te r r o r è q u e l l o d e l -
s i m o p e r t u t t i , q u e s t o P l a n e t Te r r o r
l’assedio zombesco tutto girato in
è un vero e proprio secondo capi-
notturno. Ma non si tratta di veri e
tolo di Dal tramonto all’alba, che
propri zombi, bensì di persone in-
però rimane tutt’ora imbattibile.
fonata da antologia. Ora Roth parla di fare un Grindhouse 2 insieme
a Wr i g h t s v i l u p p a n d o i r i s p e t t i v i
trailer in film più definiti.
Oltre a questi che si sono poi effettivamente visti nella versione
double-bill americana di Grindhouse, inizialmente era previsto anche
u n f i n t o t r a i l e r d i r e t t o d a Ta r a n t i n o
e intitolato Cowgirls in Sweden,
apertamente ispirato alla sexploitation svedese ed il giochino ha
preso talmente piede che Rodriguez ha pensato bene di lanciare
un contest vero e proprio. Il vincitore è stato Hobo With A Shotg u n , d i r e t t o d a J a s o n E i s e n e r, R o b
Cotterill e John Davies che è passato soltanto in poche copie della
versione americana del film. Sta
d i f a t t o c h e R o d r i g u e z e Ta r a n t i n o
hanno comunque lanciato l’ennesima moda e la rete si è riempita
di finti trailer girati amatorialmente
e ispirati al cinema di genere. Ba-
fettate da un virus. A tal riguardo
Rodriguez dice di aver preso l’idea
direttamente da una discussione
avuta con Umberto Lenzi a proposito del suo Incubo sulla città
contaminata. Alcuni tagli di inquadratura sono presi pari pari da La
notte dei morti viventi di Romero, così come da Zombi 2 di Fulci.
I personaggi assurdi richiamano
mille situazioni del genere zomb i e - h o r r o r, l a s t e s s a a m b i e n t a z i o ne nell’ospedale può ricordare gli
i n t e r n i d e i f i l m d i R o m e r o . L’ a p e r tura è di quelle che non si dimentica con la lap dance di Rose McGowan. In seguito vediamo come
perché
dichiaratamente
U n Va n i s h i n g P o i n t t r a l e c o s c e …
Death Proof
I l f i l m d i Ta r a n t i n o p r o s e g u e n e l l a
riproposizione dei generi di serie
B e di un cinema impolverato da
riscoprire e riguardare con nuovi
occhi. Arrivati a questo punto della sua filmografia si capisce che i
primi due film fanno un po’ testo
a parte e che a partire da Jackie
Brown, il Nostro ha cominciato
un’opera di archeologia cinematografica tutta sua, nonostante gli
epigoni di cui si circonda (vedi lo
stesso Rodriguez o
Eli Roth che
fa recitare Edwige Fenech insieme
a Luc Merenda in Hostel 2…). Se
s t a a n d a r e s u Yo u t u b e e i m b a t t e r s i
alla bella Rose viene mangiata e
in cose come Zombreros, Demo-
amputata una gamba e come que-
nessa, Isle Of The Flesheaters
sta se la sostituisca con un mitra,
o M i s t e r M u e r t e : Tr i a l o f t h e U n -
citando apertamente il leggendario
vol. 2), adesso con Death Proof
dead…
Ash e la sua sega elettrica nella
Ta r a n t i n o t o r n a a l g e n e r e a m e r i c a -
serie di Evil Dead. E ancora fa una
no, e più specificamente al genere
bruttissima fine Fergie dei Black
delle corse stradali e degli inciden-
a l l ’ i n f e r n o … P l a n e t Te r r o r
Eyes Peas, così come ci rimette
ti di macchina. Più che un genere
Rodriguez è un appassionato dei
le penne in modo gustosissimo il
vero e proprio, un sottogenere con
f i l m d i z o m b i . P l a n e t Te r r o r n a s c e
g r a n d e To m S a v i n i , i n d i m e n t i c a b i l e
una storia di tutto rispetto e qual-
Quando
non
c’è
98 sentireascoltare
più
posto
Jackie Brown rileggeva la blaxploitation e Kill Bill i film di kung fu
(il vol. 1) e lo spaghetti-western (il
pietra
miliare
puntualmente
l a s e ra d e l l a p r i m a
che
c i t a t a n e l f i l m . L’ a t t a c c o è t i p i c a mente tarantiniano. Un paio di piedi femminili poggiati sul cruscotto
di una macchina a tutto gas tra
le campagne dell’America di provincia. Lettering vintage dei titoli,
con font psichedelico anni ’60. E
ancora Jungle Julia che si stende
su un divano a fumare marijuana
sotto una gigantografia di Brigitte
Bardot in una casa dove è appeso
anche il manifesto di Paranoia di
Umberto Lenzi. Riprese impazzite
dei piedi delle ragazze da feticista allo stadio terminale (In questo
senso Death Proof è il film di non
r i t o r n o p e r l ’ o s s e s s i o n e d i Ta r a n tino), e il panorama di riferimento è già chiarissimo. Sta già tutto
nella
soggettiva
della
macchina
nera (con teschio bianco e il papero incazzato del tir di Convoy) di
Stuntmen Mike in corsa ad aggredire l’asfalto.
Va n i s h i n g P o i n t d i R i c h a r d S a r a fian viene poi espressamente citato dalle ragazze durante la loro
d i s c u s s i o n e a l Te x a s C h i l i P a r l o r i l
l o c a l e d i Wa r r e n , o v v e r o Ta r a n t i n o
himself, in quella che sembra la
versione femminile della celebre
chiacchierata introduttiva de Le
Iene. Death Proof è una divertita
girandola di situazioni tarantiniane: locali, belle donne, piedi, shorts, rock acido anni ’60, citazioni a
iosa. La parte di Stuntmen Mike
inizialmente doveva essere interpretata da Sylvester Stallone, poi
Ta r a n t i n o h a c e r c a t o d i c o n t a t t a r e
p r i m a M i c h e y R o u r k e e p o i Vi n g
Rhames, ma in entrambi i casi non
ha funzionato, poi in ultima battuta
è toccata a Kurt Russell e quest’ultimo ha inevitabilmente macchiato
di suo il personaggio del misogino
psycho killer che se ne va in giro
con una macchina “a prova di morte” ad irretire ed uccidere gentili
fanciulle dal fascino evidente. Il taglio che dà al personaggio del killer (non solo in senso metaforico,
vista la stupenda cicatrice che porta sulla faccia) è inevitabilmente
a g r o d o l c e , g o ff o e c a z z o n e . Tr u c e
quando deve esserlo e imbranato
quando le vittime lo aggrediscono
e non se lo aspetta. In questo sen-
Forse che arrivati a questo punto
so Stuntmen Mike è il miglior per-
la smetta di rifare i B movies visti
sonaggio interpretato da Russell
da ragazzo? Forse che decida se
d o p o q u e l l i f a t t i p e r C a r p e n t e r. L a
essere apertamente grezzo e ca-
parte degli inseguimenti in macchi-
fone come Rodriguez o autore un
na fa il verso agli esempi illustri
po’ sopra le righe come ai tempi
d e l s e t t o r e : Va n i s h i n g P o i n t , m a
di Pulp Fiction? Forse che dia un
anche Gone in 60 Seconds, Mad
freno agli epigoni e a chi mangia
Max, Duel e Hazzard.
sul suo nome?
N o n u l t i m i i f i l m d i R u s s M e y e r, i n
Tu t t e c o s e v e r i s s i m e e c h e d a l
particolare Faster Pussycat Kill
prossimo film non potranno più es-
Kill! che viene preso a modello
sere rimandate, ma almeno per ora
soprattutto nel finale con il trio
Death Proof rimane una diverten-
di donne incazzate nere. La par-
tissima operazione di modernaria-
te con Zoe Bell (nota stuntwoman
to vintage e un film in cui il Nostro
già al lavoro con Uma Thurman in
si prende un po’ meno seriamente
Kill Bill) sul cruscotto della mac-
del solito. Un film minore desti-
china è da antologia dell’adrenali-
nato a sedimentare piano piano
na. In pratica donne e motori. Cosa
nel tempo come già era stato per
s i p u ò v o l e r e d i p i ù d a Ta r a n t i n o ?
Jackie Brown.
sentireascoltare 99
VISIONI
Mio fratello è figlio unico (di Daniele Luchetti - Italia 2007)
D a l l a c i t a z i o n e d e l l a c a n z o n e o m o n i m a d i R i n o G a e t a n o p r e n d e i l t ito l o i l f i l m d i L u c h e t t i , i s p i r a t o a l r o m a n z o I l F a s c i o c o m u n i s t a d i A n t onio
P e n n a c c h i ( M o n d a d o r i , 2 0 0 3 ) , i n c u i s i d e l i n e a v a u n r i t r a t t o s o c i o p o l i t ico
d e l l ’ I t a l i a d i p r o v i n c i a n e l p e r i o d o i n i z i s e s s a n t a f i n e s e t t a n t a . F i l m e l i bro
h a n n o i n c o m u n e i l t o n o i r o n i c o e d i s t a c c a t o c o n c u i g u a r d a n o a l ’ 6 8 e al
m o n d o d i q u e g l i a n n i d i v i s o - i n m o d o i n c o n c i l i a b i l e - i d e o l o g i c a m e n t e tra
d e s t r a e s i n i s t r a . A l r e g i s t a e a g l i s c e n e g g i a t o r i R u l l i e P e t r a g l i a i n r e altà
i n t e r e s s a r a c c o n t a r e , a t t r a v e r s o i l l o r o r a p p o r t o c o n f l i t t u a l e / a ff e t t i v o, il
p e r c o r s o e m o t i v o e d i f o r m a z i o n e d i d u e f r a t e l l i , c r e s c i u t i i n u n a c i t t a dina
d i p r o v i n c i a , l a L a t i n a / L i t t o r i a d i n a t a l i f a s c i s t i , c h e p r e n d o n o p o l i t i c a m en t e d u e s t r a d e o p p o s t e e i c u i d e s t i n i s i i n c r o c i a n o n e l c o r s o d e g l i a nni.
P e r c u i s c o r r e l a v i t a p o l i t i c a d e l p e r i o d o v i s t a a t t r a v e r s o l e p e r s o n e che
l a f a n n o , c o n t u t t e l e c o n t r a d d i z i o n i d e l c a s o . C o n u n c a s t c h e p u n t a s ulla
f r e s c h e z z a d e i d u e p r o t a g o n i s t i ( a p r e v a l e r e è E l i o G e r m a n o s u l p u r ef f i c a c e S c a m a r c i o ) e l ’ e s p e r i e n z a d e i c o m p r i m a r i ( d a A n g e l a F i n o c c h i aro
a L u c a Z i ng a r e t t i e A s c a n i o C e l e s t i n i ) , i l f i l m p r o s e g u e i l p e r c o r s o del
r e g i s t a ( d a l P o r t a b o r s e a L a s c u o l a ) c h e i n c r o c i a v i t a e f o r m a z i o n e s o cia l e , p o l i t i c a e s o c i e t à c o n i l c o n s u e t o t a g l i o c r i t i c o e l a p r e d o m i n a n z a dei
s e n t i m e n t i d i t r u ff a u t i a n a m e m o r i a . C o n s c e l t e s t i l i s t i c h e d e c i s e , c ome
il frequentissimo uso d i c a m e r a a m a n o e m o l t i p r i m i p i a n i c h e r a ff o r z a n o l a s o g g e t t i v i t à d e l l a n a r r a z i o n e , mai
sopra le righe e fin d e n t r o l a q u o t i d i a n i t à . C o n t o n i d o c u m e n t a r i s t i c i . E c o n q u a l c h e f o r z a t u r a e b o z z e t t i s m o in
alcune caratterizzaz i o n i ( c o m e p e r i l n o s t a l g i c o f a s c i o d i Z i n g a r e t t i ) . L’ o s t i n a z i o n e d e l f r a t e l l o p i ù p i c c o l o A c cio
e il senso di esclusio n e s u b i t o e s e n t i t o l o p o r t a a s c e l t e c o n t r a s t a n t i , i n c u i f i n i r à p e r n o n r i c o n o s c e r s i p i ù n egli
anni e per avvicinar s i d a l l ’ a l t r a p a r t e , p r o p r i o m e n t r e i l m a g g i o r e f a r à l a s u a d r a m m a t i c a s c e l t a v e r s o l a l otta
armata. E si assister à , n e l f i n a l e d e l f i l m , a l c o n s e g u e n t e r i t o r n o a l p r i v a t o ( c h e n o n s a r à p i ù p o l i t i c o ) , p e r A c cio,
con estrema franche z z a .
l a s e ra d e l l a p r i m a
a c u r a d i Te r e s a G r e c o
Te r e s a G r e c o
100 sentireascoltare
Antonello Comunale
sentireascoltare 101
l a s e ra d e l l a p r i m a
Spiderman 3 (di Sam Raimi – Usa, 2007)
Non è facile p e r u n o c r e s c i u t o a p a n e e E vi l D e a d a m m e t t e r e c h e i l b u o n
vecchio Sam h a f a t t o u n f i l m s b a g l i a t o , m a c o m e d i r e b b e M a r c e l l u s Wa l lace: “Questa è u n a v e r i t à d i f r o n t e a c u i i l t u o c u l o d e v e e s s e r e r e a l i s t a ” .
Spiderman 3 è v i t t i m a d e l s e m p l i c i s s i m o f a t t o c h e è i l t e r z o s e q u e l d e l l a
serie e che ar r i v a t i a q u o t a 3 n o n t i p u o i p e r m e t t e r e d i f a r v e d e r e l e s t e s s e
cose dei prim i d u e . D e v i f a r v e d e r e d i p i ù . S i t r a t t a i n p r a t i c a d e l l a t e o r i a
dell’esplosion e e s p o n e n z i a l e c h e h a a v u t o i l s u o m a s s i m o r a p p r e s e n t a n te in Joel Silv e r, i l p r o d u t t o r e d i g r a n d i s e r i e a c t i o n a n n i ’ 8 0 e ’ 9 0 c o m e
Trappola di c r i s t a l l o e A r m a l e t a l e . L a t e o r i a è s e m p l i c i s s i m a e f i n a n c h e
condivisibile. S e g i r i i l n u m e r o d u e d i u n f i l m s p e t t a c o l a r e a l l o r a i l n u m e r o
di sparatorie, d i e s p l o s i o n i e d i m o r t i a m m a z z a t i d e v e n e c e s s a r i a m e n t e
essere superi o r e a l p r i m o f i l m . Va d a s e c h e l a t e o r i a f u n z i o n a a s c a l a e
più aumentan o i s e q u e l p i ù d e v o n o n e c e s s a r i a m e n t e a u m e n t a r e q u e s t i
elementi. Il d i s c o r s o n o n f a u n a g r i n z a , m a e s s e n d o S p i d e r m a n u n ’ i c o n a
nazionale ed e s s e n d o u n f u m e t t o n e v i r a t o i n f i l m p e r f a r e s u p e r i n c a s s i ,
le uniche cose c h e s i p o s s o n o a u m e n t a r e a d i s m i s u r a s o n o l e s c e n e t t e d i
corredo e i ne m i c i d e l l ’ a r r a m p i c a m u r i . Q u e s t o t e r z o s e q u e l c i è s t a t o v e n duto così: Sp i d e r m a n q u e s t a v o l t a c o m b a t t e d a s o l o c o n t r o t u t t i . C o n t r o
L’uomo sabbia , Ve n o m , i l f i g l i o d i G o b l i n , i l s u o l a t o c a t t i v o e p u r e c o n t r o
Mary Jane ch e l o v u o l e l a s c i a r e . Q u i n d i s u l l a c a r t a c ’ e r a n o t u t t e l e p r e m e s s e p e r u n a s u p e r b a r a c c o n ata degna
del più atteso d e i b l o c k b u s t e r.
Il problema è c h e S a m v u o l e n e c e s s a r i a m e n t e f a r e l ’ a u t o r e e a l l o r a s i p r e o c c u p a d i d u e c o s e c h e c o m plicano la
sceneggiatura : l a p s i c o l o g i a d e i p e r s o n a g g i e i l r e g i s t r o f u m e t t i s t i c o d e l f i l m . I n S p i d e r m a n 3 s i c e r c a di dare un
minimo di inq u a d r a t u r a p s i c o l o g i c a a t u t t i i p e r s o n a g g i . P e r q u a n t o r i g u a r d a i l t a g l i o f u m e t t i s t a , a s s i s tiamo per
tutto il film a c o n t i n u i c a m b i d i r e g i s t r o , c h e v a n n o d a l l a c o m m e d i a , a l m u s i c a l , d a l l ’ h o r r o r, a l l ’ a c t i o n e addirittura
al film strappa l a c r i m e n e l l ’ o r r i b i l e f i n a l e . I n q u a l c h e m o d o q u e s t o t e r z o c a p i t o l o d e l l ’ a r r a m p i c a m u r i r u ba le idee
a Superman 2 e 3 , q u e l l i m i t i c i c o n C h r i s t o p h e r R e e v e . D a l n u m e r o 2 p r e n d e l ’ i d e a d e i c a t t i v o n i c h e si alleano
contro l’erore . Va d a s e c h e l a j o i n t v e n t u r e t r a l ’ u o m o s a b b i a e Ve n o m è s i f u m e t t i s t i c a m a è a n c h e u n ’ occasione
sprecatissima , i n p r i m i s s u l p i a n o d e l l a s c e n e g g i a t u r a e i n s e c o n d i s s u l p i a n o s p e t t a c o l a r e . D a S u p e r m an 3 viene
rubata l’idea d e l l a p a r t e c a t t i v a d e l l ’ e r o e c h e p r e n d e i l s o p r a v v e n t o . Q u e l l a d e l s i m b i o n t e a l i e n o c h e s i imposses sa di Peter Pa r k e r è u n ’ a l t r a i d e a d e l f u m e t t o c h e v i e n e m a l g e s t i t a e m e n o m a l e c h e q u e s t o d o v e v a e s sere l’epi sodio più dark d e l l a s e r i e . P u ò m a i e s s e r e d a r k u n P e t e r P a r k e r c o n c i u ff o a n n i ’ 8 0 e a r i a d a f i g h e t t o londinese
che balla per l e s t r a d e d i N e w Yo r k ? N o . E’ i r o n i c o e s o p r a l e r i g h e e d è b u t t a t o v i a c o m e t a n t i a l t r i e lementi in
quella maced o n i a c h e h a n n o c h i a m a t o s c e n e g g i a t u r a . U n f i l m s e n z a c a p o n e c o d a . N o n s u o n a r l a p i ù Sam.
Bruno Maderna
IL PIONIERE DI TUTTO
di Daniele Follero
Venezia, città d’arte, città di mercanti, culla del carnevale e del barocco italiano. Sfarzosa,
bella, romantica, italiana. Darmstadt, cittadina della Germania Occidentale, nei pressi di
Francoforte, simbolo dell’avanguardia musicale europea dal dopo-guerra ai giorni nostri,
casa comune di quella “Nuova Musica” nata dalle ceneri di Anton Webern. Tedesca, concreta,
sperimentale. Nascere a Venezia e morire a Darmstadt: il percorso della vita di Maderna.
L’ i r r e f r e n a b i l e
cammino
del
a lieto fine, però, il protagonista
ghiane (consistenti nell’ultilizza-
non può morire e, difatti, la scon-
zione di una serie di dodici note
fitta definitiva degli occupanti te-
come base per la composizione),
“...Ecco la casa della musica. E’
deschi termina prima della vita del
nella loro versione radicale Anton
fatta di mattoni musicali...C’è una
Nostro che, ben presto, nel 1947
Webern, estesa a tutti i parametri
stupenda porta atonale, seriale,
viene chiamato ad insegnare com-
e non solo alle altezze, i composi-
elettronica: basta sforarla con le
posizione al Conservatorio Bene-
tori di Darmstadt sperimentarono
dita per cavarne tutta una roba
d e t t o M a r c e l l o d i Ve n e z i a p r o p r i o
tutte le possibilità di un linguaggio
alla Nono-Berio-Maderna. Da far
dal suo ex maestro Malipiero.
che, di fatto, annullava ogni prin-
delirare
Ma la carriera italiana di Maderna
cipio melodico dando predominan-
ha già gli anni contati. Nel 1949 è
za al colore e alla spazialità del
presente a Darmstadt per la prima
suono.
Gros-
volta, con una buona nomea di di-
La tecnica del puntillismo (il cui
sato (questo il suo nome vero al-
rettore d’orchestra ed una discre-
significato aderisce solo in par-
l’anagrafe, sostituito presto con
ta pratica compositiva. Un legame,
te al suo omologo pittorico), che
il cognome della madre da nubi-
quello con la cittadina tedesca,
consiste
le) nasce nel capoluogo veneto il
che si intensificherà sempre di più
posizione per “macchie sonore”,
21 aprile del 1920, ed è grazie al
e che si scioglierà solo con la sua
sottraendo alla musica le sue pos-
nonno paterno che muove i pri-
morte (il 13 novembre del 1973).
sibilità discorsive, e quindi melo-
pioniere di tutto
Stockhausen...”
(Gianni
Rodari)
i c o s i d d e t t i c o n t e m p o ra n e i
a cura di Daniele Follero
Bambino
prodigio,
Bruno
mi passi nel mondo della musi-
nel
concepire
la
com-
diche, nasce proprio in questi anni
c a . L’ i s t i n t o d e l n o n n o h a r a g i o n e
Darmstadt
e Maderna, insieme a Luigi Nono,
quasi subito sulle doti fuori dal
Fondamentale per la trasformazio-
veneziano anche lui e suo allievo
comune del nipote che, dopo qual-
ne musicale post-bellica, l’Istituto
più autorevole, ne è il precurso-
che anno, è già un professionista:
Kranichstein nacque nel 1964 per
r e . S e r e n a t a n . 2 p e r 11 s t r u m e n -
a soli sette anni si esibisce come
iniziativa di Wolfgang Steinecke
ti (1954) del primo e Polifonica-
solista nel concerto per violino di
e con il proposito di ricostruire
Monodia-Ritmica
Max Bruch e l’anno seguente arri-
la vita musicale tedesca, mortifi-
(1951), rappresentano l’atto di na-
va addirittura a dirigere le orche-
cata da decenni di regime. Ma se
scita dell’avanguardia postweber-
s t r e d e l Te a t r o a l l a S c a l a d i M i l a -
inizialmente i punti di riferimento
niana in Italia. Dipingere lo spa-
n o e d e l l ’ A r e n a d i Ve r o n a . C o n u n
dei celebri Ferienkursen di Dar-
zio con i suoni, rendendo l’ascolto
esordio così sarebbe difficile im-
mstadt
neoclassicismo
qualcosa di tridimensionale: era
maginare altro futuro che quello di
di Stravinskij e l’atonalismo de-
questo l’obiettivo principale che
musicista, per il giovane Maderna,
gli anni ‘20 e ‘30, la cosa cambiò
questa musica si prefiggeva, ma
che comincia presto il suo cam-
radicalmente con l’arrivo di stu-
anche il motivo che l’ha resa così
mino di studi di perfezionamento
denti stranieri i cui nomi basta-
incomprensibile e presto isolata
con maestri di un certo rilievo,
no da soli a rendere l’idea della
nella sua battaglia a tutto campo
come Gian Francesco Malipie-
portata di questa trasformazione:
contro i canoni della classicità.
ro ed Hermann Scherchen. Sarà
Pierre Boulez, Olivier Messiaen,
la guerra ad interrompere i primi
Karlheinz
Henry
Lo studio di Fonologia di Milano
passi del compositore che, verso
Pousseur, tutti compositori cre-
e la sperimentazione elettronica
la fine del conflitto aderisce alla
sciuti con il culto del serialismo
Ma lo spirito avventuriero di Ma-
resistenza
viene
weberniano. In pratica, affascinati
derna fece sì che il compositore
catturato dai nazisti. Nelle storie
dalle tecniche seriali schoenber-
veneziano
antifascista
102 sentireascoltare
e
erano
il
Stockhausen,
del
precorresse
secondo
i
tempi
(1958-60) di Stockhausen divente-
ti, nasce, da un’iniziativa sua e di
rà, insieme a Transiciòn II (1959)
Luciano Berio, lo Studio di Fo-
di Mauricio Kagel l’emblema del
nologia della RAI di Milano, che
genere
presto diventa, grazie alle speri-
una volta si può ritrovare in que-
mentazioni dei suoi fondatori, il
sti primi tentativi di utilizzo delle
terzo polo della musica elettronica
nuove tecnologie, l’origine di un
europea, insieme a Parigi e a Co-
gusto e di un’attitudine compositi-
lonia, dove operavano rispettiva-
va che ancora oggi sembra essere
mente Schaeffer e Stockhausen.
prevalente. Maderna padre della
La creatività di Berio e Maderna
folktronica? Anche questo è pos-
seppe mediare tra la musica con-
sibile...
creta
del
compositore
elettroacustico.
i c o s i d d e t t i c o n t e m p o ra n e i
più di una volta. Nel 1955 infat-
Ancora
francese
e il purismo elettronico del tede-
Gli anni ‘60 tra alea e “riscoperta”
sco, arrivando ad utilizzare sia le
della melodia
tecniche della registrazione che
Il problema di Maderna è che pro-
quelle della generazione di suoni,
prio non riesce ad appagare la sua
in base alle proprie esigenze ar-
sete di sperimentazione. E quan-
tistiche. Notturno (1956) e Con-
do sembra aver trovato la strada
tinuo (1958) sono i primi risultati
giusta con gli esperimenti elettro-
e si distaccava dalle sottigliezze
di questa nuova esperienza del
nici, vi si allontana. Gli anni ‘60
teoriche e il ferreo controllo mate-
Maderna compositore: “le solle-
sono per lui anni di allontanamen-
matico di Boulez. In questo senso
citazioni della materia fonica si
to dal radicalismo dei primi anni,
vanno intese intese molte compo-
traducono in immediate situazio-
di riscoperta della melodia, di una
sizioni a cavallo tra gli anni ‘60 e
ni espressive che tendono a pla-
dimensione lineare della musica
i ‘70: dalla Serenata Per Un Sa-
smare liberamente le articolazioni
a scapito di quella timbrica. Una
tellite per 7 strumenti (1969) e il
f o r m a l i ” ( A n d r e a L a n z a ) . L’ e l e t t r o -
melodia,
non
C o n c e r t o P e r Vi o l i n o d e l l o s t e s -
nica si avvia così a diventare una
come residuo neoclassico, ben-
so anno, fino a giungere a Solo e
risorsa
imprescindi-
sì come forma di comunicazione
Juilliard Serenade (1971).
bile, fonte inesauribile alla quale
originaria, espressione generati-
L’ i n t e r e s s e p e r l ’ a l e a s i a c c a v a l -
attingere per riconsiderare la na-
va della musica. La “riscoperta”
la, negli ultimi anni della vita di
tura dei suoni. Il risultato di que-
della dimensione interpretativa fa
Maderna, con quello per il tea-
sto processo è sotto gli occhi di
sì che le opere di questo perio-
tro, logica conseguenza, per molti
tutti...Sembra strano pensarlo, ma
do siano spesso legate a virtuo-
compositori dell’epoca (tra i quali
è pur vero che la musica elettroni-
si dello strumento: Honeyreves
Berio e Nono), di quell’enfasi sul-
ca, in tutte le sue forme, è nata in
per
(1961),
la gestualità sonora già messa in
questi studi, luoghi di incontro di
ad esempio, o i
tre Concerti per
pratica più di un decennio prima.
arte, tecnologia e idea.
oboe e orchestra (1962-73) scritti
Prima di lasciare questo mondo,
Nonostante il suo pionierismo, Ma-
per l’oboista Lothar Faber, cui è
infatti,
derna non rimase legato per lungo
dedicata esplicitamente l’Aulodia
teatrali che il compositore lascia
tempo all’elettronica “pura”, pre-
Per Lothar del 1965, per oboe
in
ferendo concentrarsi sulle possi-
d’amore e chitarra.
( 1 9 7 0 ) , Ve n e t i a n J o u r n a l ( c a n t a -
bilità combinatorie degli strumenti
Dopo la tabula rasa è ora di vol-
ta scenica per tenore e strumenti
elettronici con quelli acustici. Il
tare lo sguardo per vedere cosa
del 1972) e l’operina buffa Satyri-
risultato più felice di questo suo
è rimasto del passato: la stagione
con (1973) tratta da Petronio.
interesse è Musica Su Due Di-
del post-modernismo è alle porte.
La sua morte, così rapida, im-
mensioni (1957), una composizio-
Contemporaneamente
prevedibile come i suoi immedia-
ne per flauto e nastro magnetico
di
(riarrangiata in seguito per flauto
nua,
espressiva
comunque,
flauto
e
intesa
pianoforte
all’attività
sono
eredità:
soprattutto
Ritratto
di
opere
Erasmo
conti-
ti cambi di rotta, scosse tutto il
riconoscimen-
mondo musicale. In sua memoria
e orchestra nel 1963 col titolo Di-
to, anche la carriera di direttore
non servivano parole, ma musica,
mensioni III), scritta per il cele-
d’orchestra. Ed è proprio questo
il linguaggio che lui aveva predi-
bre flautista, nonché suo amico e
ruolo che, nel periodo di maggiore
letto nella vita. E’ forse per que-
collaboratore, Severino Gazzel-
intensità degli esperimenti alea-
sto che nacquero Rituel In Memo-
loni. E’ ancora Maderna ad accen-
tori di Cage, lo fa riflettere sulle
riam Bruno Maderna di Boulez,
dere la miccia delle avanguardie.
possibilità dell’interprete di inter-
Calmo di Berio e Duo Pour Bruno
Il contrasto tra la materia sonora
venire a proprio piacimento sulla
di Franco Donatoni: era questo
viva e la macchina, affascinerà
direzione dell’opera. Un sentimen-
l’epitaffio che l’amico Bruno e il
ben presto grandi nomi della mu-
to di libertà che allo stesso tempo
grande musicista Maderna merita-
sica
si avvicinava all’autore americano
vano di più.
contemporanea.
Kontakte
compositore,
con
Maderna
grande
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