Presentazione
Pensata e voluta per i numerosi turisti che ogni
anno affollano la nostra splendida Regione
Campania.
L’obiettivo è quello di accompagnare sia coloro che non hanno mai visitato le bellezze della
Campania ne si sono immersi nel limpido mare,
ne hanno passeggiato sul lungomare di via Caracciolo, sia coloro per cui il Castello Aragonese, la Costiera Amalfitana e la Grotta Azzurra
non hanno alcun segreto.
Questa è una Italia Minore fatta di terre di grotte
e ninfei, di antri sotterranei e reliquie, di tradizioni
antiche e incredibili devozioni popolari.
Questa è Napoli: un popolo generoso, gioviale conosciuto nel mondo per “genio e sregolatezza”.
Ringraziamenti
Ora che stiamo ultimando questa pagina, che
evoca in noi bellissimi ricordi, temiamo di aver
dimenticato alcune delle persone che ci hanno
aiutato a realizzare il nostro piccolo progetto.
Ne siamo sinceramente rammaricati e ringra
ziamo ognuna di loro molto calorosamente.
Un pensiero va a tutti gli “anonimi” che hanno
contribuito nell’ombra a questa piacevole ed
emozionante impresa.
Buona Vacanza.
Credit’s
Da un’idea di
Ottorino Mattera
Un Ospite in Campania
coordinatore testi
Prof. Sebastiano Monti
testi di
Gennaro Sangiuliano, Giovannino Di Meglio,
Raffaele Castagna, Ambrogio Mattera,
Don Pietro Monti, Pasquale Balestrieri,
Peppe Barra, Annamaria Orso, Isabella Marino,
Nunzia Sena, Chiara Tani, Vincenzo Di Meglio.
si ringrazia
Fred Bongusto, Luigi Muro, Fabio Merolla,
Annamaria Boniello, Simona Barbieri.
ufficio stampa e relazioni esterne
Vittorio Bufi
fotografie di
Franco Tomasello, Valentina Buono,
Francesco Di Meglio, Archivio mediter®,
Giardini la Mortella, D’Ambra Vini
progetto grafico
serpicoadv - Chiara Tani
stampa
Tipolito Epomeo
Sommario | Chiave di lettura
Isola d’Ischia, il paradiso all’improvviso, 8
Un’isola ricca di storia, 10
Ischia, Aenaria o Pithecusa, 14
L’invenzione del turismo, 16
Ischia: un set naturale, 18
Le sorgenti minerali, 20
L’arte dell’ospitalità, 23
L’isola con la più alta concentrazione di terme d’Europa, 24
La gemma climatica d’Italia, 28
Shopping d’autore, 30
I caffè,le torte, l’aperitivo, 31
La magia delle notti ischitane, 33
Sant’Alessandro: rivivono i fasti di epiche gesta, 34
Il Palio di Sant’Anna: dal 2006 Lotteria Nazionale, 36
Il caporale dà inizio alla danza, 38
L’architettura: materiali e colori, 40
I parchi pubblici, 41
Il Museo del mare, 42
Prodotti tipici ischitani, 44
Il Castello Aragonese, 46
Tra musei, castelli e antichi borghi, 50
Eventi e feste, 56
Cucina tipica, 58
Vini: enoteche e degustazioni, 59
Il monte incantato, 60
Le case di pietra, 61
Poseidonia Marina, 63
Escursioni consigliate, 64
Orari Autobus, 66
Isola di Procida, selvaggia e naturale, 68
L’isola delle fanciulle, 70
I love Procida, 72
Isola di Capri, l’eterna mondana, 74
L’isola dove mito e storia si parlano, 76
Le dimore di personaggi eccentrici e stravaganti, 78
Grotta Azzurra, piccolo eden mediterraneo, 81
Tenera è la notte, 83
Le dimore delle celebrità, 84
Le meraviglie della natura, 85
4
Sommario | Chiave di lettura
Napoli, una città dai mille colori, 86
Unica al mondo, 88
Storia e anima di una grande città, 90
Napoli, un palcoscenico di artisti, 98
Colori, profumi e sapori della cucina
partenopea, 100
Sua Maestà la Pizza, 101
Un popolo votato alla scaramanzia, 102
All’ombra del Vesuvio, 103
Napoli e la stampa, 104
Pompei ed Ercolano,
le città dell’antichità, 106
Tra archeologia e mistero, 108
Sorrento, una città da cantare, 110
Sorrento dove il presente ha la poesia del passato, 112
Dalla pittura del Cinquecento alle ceramiche di
Capodimonte, 114
Costiera Amalfitana, la magia è di casa, 116
Positano. Al calar del sole le case ti tingono d’incanto, 118
Li Galli, l’isolotto della seduzione, 119
Ravello, una grande e naturale opera d’arte, 120
Amalfi, l’antica Repubblica Marinara, 122
L’arte della carta, 124
Da Maiori a Vietri uno slalom perfetto, 125
Paestum, una città antica, 126
La città del mondo antico, 128
Le sorgenti di Capodifiume, 129
Numeri Utili, 130
Come consultare la guida.
Fascia Località
di diverso colore.
Identifica subito la
località agevolando
la ricerca.
La guida
Un Ospite in
Campania si
propone di
accompagnarvi
alla scoperta dei
luoghi più belli
della Regione
attraverso notizie
storiche, curiosità,
suggerimenti per
rendere più interessante il vostro
viaggio.
Un tour virtuale
che vi mostrerà,
in una nuova
prospettiva,
il fascino di
un popolo dalle
antichissime
tradizioni.
6
Ischia
Pompei ed Ercolano
Procida
Sorrento
Capri
Costiera Amalfitana
Napoli
Paestum
Box Informativo
Approfondimenti in
pillole per chi vuole
sapere qualcosa in più.
Curiosità
Curiosità e suggerimenti
per rendere più interessante
la visita.
Cinque occasioni da non perdere
1
Visitare il Castello Aragonese, un
luogo che riserva
scenari da fiaba.
2
Sorgeto, una baia 3
famosa per le acque
calde che sgorgano
in mezzo al mare.
Il Santuario del Soccorso a Forio con gli
ex-voto e la balaustra maiolicata.
Ischia
Isola d’
Il paradiso all’improvviso
4
Una giornata in un 5
parco termale isolano,
immersi in piscine
termali tra 15 e 40 C°.
Escursione dell’Isola d’Ischia alla
scoperta dei sei comuni, sei villaggi
diversi tra loro in modi, panorami,
stili e culture.
La storia
I SCH I A
Cronologia
3500 a.C.
VIII sec. a.C.
VI sec. a.C.
474 a.C.
I sec. a.C.
Presenza
documentata
dell’uomo a
Ischia
Inizio della colonizzazione greca
(Pithekoussai),
che prosegue
nella metà dello
stesso secolo
con la fondazione di Cuma ad
opera dei Greci
di Ischia
Nasce Neapolis
Nuovo tentativo Etrusco
di conquistare
Cuma da
mare. Cuma si
allea a Siracusa
(Gerone), vince
gli aggressori e
cede Ischia ai
Siracusani che
restano, forse,
fino alla fine del
V secolo.
Probabile
insediamento
di Aenaria nella
zona dell’attuale
Ischia
Un’isola ricca di storia.
L’antico Maniero
sulle vecchie
cento lire.
Ve lo ricordate?
E’ proprio lui il
“vecchio e caro”
francobollo da
100 lire con il Castello Aragonese
d’Ischia.
10
Ischia fu abitata sin dalla preistoria e
conserva scritti sulle sue pietre 4.000
anni di civiltà mediterranea, dall’età
neolitica all’epoca del turismo di massa
e della globalizzazione dei mercati. In
diverse località dell’isola, specialmente
nelle parti interne, sono stati ritrovati
strumenti di selce e ossidiana del III
millennio a.C.. Sulla collina del Castiglione sono stati scoperti frammenti di
ceramica micenea, databili tra il XV e
XIV a.C. (età del bronzo) che provano i legami col mondo egeo-anatolico.
Intorno al 770 a.C. (età del ferro) fu
fondata Pithekoussai ad opera dei Greci dell’Eubea (Calcidesi ed Eretriesi).
Questa colonia segna il più antico
stanziamento greco d’Occidente, crocevia del mondo antico dell’Età Geometrica, l’Alba della Magna Grecia.
Come ricorda Giorgio Buchner, «attraverso gli Eubei di Pithekoussai, le
popolazioni etrusche, latine ed italiche sono venute per la prima volta in
contatto con la civiltà ellenica e con
i prodotti dell’artigianato artistico
orientale... La conquista più significativa fu l’apprendimento della scrittura». Celeberrimi documenti dell’epoca
sono la Coppa di Nestore, con i suoi
famosi tre versi, che segnano la data
di nascita della scrittura alfabetica (725
a.C. ca) ed il Cratere del Naufragio,
29 a.C.
558 d.C.
661-1130
1134
Ischia si tacca da
Napoli e passa
sotto il controllo
di Roma
Tiberio cede
Ischia a Napoli
in cambio di
Capri
I Bizantini, dopo
le invasioni
barbariche
riconquistano
l’isola che,
ricongiunta a
Napoli, ne segue
le vicende
Ducato di
Napoli.
Ischia diventa
Normanna
I SCH I A
82 a.C.
La storia
primo esempio di pittura vascolare nel mondo occidentale.
Successivamente i Romani cambiarono il suo nome in Aenaria, vi costruirono le loro ville e valorizzarono le acque
termali ed in particolare quelle di Nitrodi, dove sono stati
ritrovati diversi bassorilievi, rappresentanti le ninfe di Nitrodi. Dopo il disfacimento dell’Impero Romano, Ischia fu
invasa dai vari popoli barbari scesi in Italia. Nel Medioevo,
in una lettera inviata dal papa Leone III all’imperatore Carlo Magno nell’813, per la prima volta Ischia viene chiamata con il nome di «Insula» (isola per eccellenza), corrottosi
nel tempo in Insla, Isla, Iscla e infine Ischia. Con la fine del
ducato di Napoli, l’isola d’Ischia ne seguì le sorti . Passò
sotto il dominio dei Normanni, degli Svevi, degli Angioini
e degli Aragonesi. In seguito all’eruzione del Monte Trippodi del 1301, gli abitanti fuggirono in terraferma e dopo
quattro anni si raccolsero sull’isolotto del Castello. Dopo
un periodo di oscurantismo, nel Settecento l’isola d’Ischia
riacquistò importanza con la nuova dinastia dei Borboni. Carlo III attuò una politica di risanamento sociale, sia
abolendo il regime feudale dei d’Avalos e sia emanando
editti contro i briganti sparsi tra i monti dell’isola. Con la
prima riforma, l’isola d’Ischia passò direttamente al Regio
Demanio e venne amministrata da governatori di nomina
11
1194-1265
1265-1282
1283-1438
1501 18 agosto 1509 27 dicem.
Dominio svevo.
Dominio
angioino.
Edificazione
della fortezza
sull’isolotto.
Lotte tra
Angioini e Aragonesi. Alfonso
d’Aragona inizia
il suo dominio
attraverso la famiglia d’Avalos.
Ferdinando
I d’Aragona
dichiara Ischia
“fedelissima“,
includendola nel
demanio reale.
La storia
I SC H I A
Cronologia
Pithekoussai
Per alcuni deriva
da Pithu Esu,
piccoli pozzi,
per le numerose pozzolane
presenti sull’isola,
oppure da Pithos,
grande vaso, per
la diffusa lavorazione dell’argilla.
Un’interpretazione suggestiva
lo fa derivare da
Pithecos, scimmia,
in relazione ad un
mito che racconta
di due ciclopi
tramutati da Zeus
in scimmie.
Ferrante
d’Avalos sposa
la poetessa
Vittoria Colonna
nel Castello
Aragonese.
reale, che risiedevano sul Castello. Nel
Marzo 1799, all’epoca della Repubblica Partenopea, gli intellettuali ischitani,
principalmente sacerdoti di cultura illuministica, parteciparono attivamente al
movimento giacobino. Ma le speranze
dei patrioti vennero soffocate in un bagno di sangue.Tra i martiri impiccati va
ricordata la figura di Francesco Buonocore, nipote del protomedico Buonocore, che aveva ricevuto dal comandante Championnet l’investitura dell’isola.
Sotto il dominio di Gioacchino Murat,
i Francesi occuparono l’isola e resistettero tra le mura del Castello Aragonese
agli attacchi della flotta anglo-borbonica. A Ferdinando II di Borbone, invece,
si devono la costruzione del porto (che
fino ad allora era un lago), inaugurato solennemente il 17 Settembre 1854;
l’edificazione della chiesa di Portosalvo,
la realizzazione della strada «Borbonica», che ancora oggi unisce i vari centri
isolani interni. Con l’Unità d’Italia, lo
sfruttamento intensivo delle acque termali sviluppò un turismo di élite sull’isola, che si concentrò principalmente
a Casamicciola, sede di importanti sta-
La coppa di Nestore
Nel Museo Archeologico di Pithecusa è esposta la “Coppa di Nestore”,
una tazza importata da Rodi che accenna alla coppa citata nell’Iliade:
reca incisi tre versi, due dei quali
sono perfetti esametri. Uno dei più
antichi esempi di scrittura greca e
unico esempio di poesia contemporanea alla composizione dell’Iliade.
12
1534-1544
1552
1734 20 feb.
1854 17 sett.
1883 28 luglio
Ischia passa sotto il dominio
austriaco.
Carlo I di Borbone occupa Ischia
e Procida.
Inaugurazione
del nuovo porto
di Ischia e della
VIa Borbonica.
Disastroso terremoto su tutta
l’isola con effetti
particolarmente
devastanti su
Casamicciola.
La storia
bilimenti balneo-termali, tra cui il Pio Monte della Misericordia. Bisogna infine ricordare la fondamentale opera di
valorizzazione turistica, realizzata negli Anni ‘50 e ‘60 dal
Comm. Angelo Rizzoli con la costruzione del complesso
alberghiero-termale della «Regina Isabella» e dell’ospedale «Anna Rizzoli» a Lacco Ameno. La speranza ed insieme
l’augurio è di riuscire a progettare il futuro, sulla base di
questa ricchissima memoria storica, viva e palpitante nel
presente ischitano.
I SC H I A
Incursioni
dei corsari
Khair-ed-Din e
Dragut-
1708
Associazione culturale Pithekoussai
Voluta e fondata dal prof. Sebastiano Monti, ordinario della
cattedra di Geografia Economica e dal dott. Ambrogio Mattera,
pioniere delle istituzioni scolastiche non statali ad Ischia, l’associazione Culturale Pitekoussai ha lo scopo di diffondere la cultura
e la storia dell’isola a livello Europeo.
Tra le iniziative organizzate, il Master post-laurea “Turismo e Territorio” al quale hanno partecipato allievi provenienti da tutta Italia. Numerosi gli incontri che ogni mese l’Associazione promuove.
Ricordiamo l’incontro con il presidente Nazionale dell’Antitrast,
Giuseppe Tesauro e con il teologo della Santa Sede, Bruno Forte.
Per informazioni: tel. 081 994680.
13
La storia
I SC H I A
Ischia, Aenaria o Pithecusa.
Garibaldi
Nel 1864, per
curare la ferita
subita in Aspromonte, Garibaldi
soggiornò a
Casamicciola per
circa un mese.
Il suo soggiorno fu turbato
dalle continue
manifestazioni
con cui gli isolani
lo festeggiarono.
Furono tali e tanto eclatanti che le
forze dell’ordine
spesso intervenirono per reprimere “l’eccesso di
affetto”.
14
Il più antico nome attribuito ad Ischia fu quello
di “Pithecusa”. Esso possiede due possibili radici
etimologiche: da una parte “Pithecos”, scimmie, ad
indicare dunque “l’isola
delle scimmie”, e dall’altra “Pithoi”, che indica in
greco i grandi vasi di argilla dei quali gli Eubei erano
abili produttori e dunque
“l’isola dei vasai.”Secondo
alcuni ambedue le interpretazioni possono essere
valide, ma in tempi diversi.
L’isola delle scimmie, abitata dai circopi (scimmie)
o da indigeni dai comportamenti scimmieschi, ben
lontani dai più progrediti
comportamenti degli Elleni, nel periodo pre-ellenico. L’isola dei vasai, dopo la
colonizzazione degli Eubei. Testimonianze lasciate
da Plinio, Strabone e Ovidio descrivono il nome
Pithecusa. Con l’arrivo dei
Romani l’isola venne chiamata “Aenaria”, poiché al
riferir di Plinio, vi si rifugiò
l’eroe Enea. Altri lo fanno
derivare da “Oinaria”, ossia luogo delle viti e del
vino. Omero, Pindaro ed
Esiodo chiamarono l’isola
con il nome di “Arime,”
mentre Virgilio ed Ovidio
la descrissero col nome di
“Inarime,” vite.
L’invenzione del turismo.
L’invenzione del turismo
I SC H I A
Il Papa ad Ischia.
“Ascolta, Accogli,
Ama”. Le tre “A
“ del Santo Padre
agli isolaniIl 5
maggio del 2001
l’isola d’Ischia ha
avuto l’onore di
ricevere la visita
del Santo Padre
Giovanni Paolo
II.Un evento che
ha sicuramente
scosso gli animi e
i cuori degli isolani e dei numerosi
turisti che in quel
periodo l’affollavano.Le immagini
di un evento che
ha segnato
per sempre la
Chiesta isclana e
quanti, credenti e
non, hanno lasciato che le parole
di vita del Santo
Padre gli inondassero di nuova luce
il cuore. Da quel
maggio del 2001
l’isola non sembra
più la stessa. Una
linfa vitale è stata
trasmessa all’intera comunità ed
oggi gli stessi abitanti, orgogliosi,
la trasmettono
al turista che la
visita.
Nella foto: Sua Santità durante la celebrazione della
Santa Messa nel piazzale
Aragonese ad Ischia Ponte.
16
L’Isola
d’Ischia
occupa uno dei
primi posti in Italia e nel mondo
- relativamente
alla sua estensione
territoriale – sia
per la capacità
ricettiva e l’entità del suo moviIl Cav. Angelo Rizzoli
mento turistico,
sia per la peculiarità della sua funzione
turistica prevalente e per la consolidata
tradizione nel campo del termalismo
e dei soggiorni terapeutici. La grande svolta verso uno sviluppo al tempo
stesso termale e balneare si è verificata dopo la seconda guerra mondiale in
seguito alla costruzione negli anni ’50
dello stabilimento termale annesso ai
grandi alberghi di Lacco Ameno, grazie
ai cospicui capitali di Angelo Rizzoli,
che hanno contribuito ad avviare una
profonda trasformazione del volto geografico dell’Isola, facendone uno dei
principali poli di richiamo internazionale dell’Italia e dell’intero bacino mediterraneo. Sin da allora Ischia ha visto
quasi quintuplicare il numero delle sue
strutture ricettive e ricreative,
crescere e migliorare la condizione
della sua popolazione residente, ridurre l’emigrazione e incentivare l’immigrazione, dilatare in maniera vistosa sul
proprio territorio un intenso processo
di urbanizzazione, estrinsecatosi con la
costruzione, non solo di alberghi e seconde case, ma anche di infrastrutture
civili e ricreative,
come strade, piscine,
approdi, campi da
tennis, ristoranti, ritrovi e così via, che
hanno visto tra il 1961 e il 2002 la superficie urbanizzata registrare incrementi eccezionalmente elevati in tutti i
Comuni ischitani. Il turismo ischitano accoglie attualmente
l’80% dei flussi turistici convergenti nell’arcipelago partenopeo, e più propriamente ben 587.503 arrivi (dei 724.712
complessivi) e 5.480.000 presenze (delle 6.369.727 totali)
(media biennio 2001-2002), e interessa in genere l’intero
anno solare, anche se si concentra principalmente nel periodo tra Aprile e Ottobre, con gli italiani, di gran lunga
più numerosi negli alberghi - per gli arrivi - e nettamente
predominanti nel periodo estivo, e gli stranieri, prevalenti
nei mesi primaverili e autunnali, ospiti per lo più di alberghi con stabilimenti termali per i loro soggiorni terapeutici,
che contribuiscono altresì a mantenere più alta la loro permanenza media. In merito alla utilizzazione delle strutture
ricettive, si può dire che gli stranieri scelgono sia i grandi
alberghi, sia quelli decorosi di Categoria intermedia, mentre
gli italiani o fruiscono dei servizi di alberghi di categoria
superiore o si contentano delle strutture ricettive inferiori,
a testimonianza di una maggiore compattezza e omogeneità
sociale del turismo straniero, rispetto a quello italiano, alimentato in genere da persone dalle ampie disponibilità finanziarie o dalle modeste condizioni economiche. Il quadro
distributivo dei turisti nell’ambito dei sei comuni presenta
una tal quale proporzionale equità complessiva che vede
le stazioni tradizionali di Ischia, Lacco Ameno e Casamicciola Terme posizionarsi con percentuali di arrivi leggermente superiori alle presenze, al contrario di Forio, Serrara
Fontana e Barano, a dimostrazione del fatto che il versante
nord-orientale dell’Isola si presenta contrassegnato da una
maggiore mobilità rispetto a quello sud-occidentale dove si
rimane per periodi più lunghi. Ciò è dovuto anche alla diversa composizione del flusso turistico dei due versanti dell’Isola, dal momento che gli stranieri prevalgono nettamente
a Forio, sia in termini di presenze che di arrivi.
17
Cinema a Ishia
I SC H I A
Ischia: un set naturale.
Cleopatra
Il colossal
“Concepito in
stato d’urgenza,
girato in isteria e
terminato nel panico” fra Londra,
Cinecittà e Ischia,
fu segnato da imprevisti continui:
l’avvicendarsi di
due registi, due
set, la nascita
della travolgente passione
fra Burton e la
Taylor (che subì
una tracheotomia durante le
riprese), le spese
incontrollate.
18
La
fabbrica dei sogni
è passata da
qua. Del resto
non poteva
essere altrimenti: questi
luoghi magi- Burt Lancaster sul set
ci non potevano restare lontani dallo
sguardo di registi e produttori che la
bellezza non solo sanno riconoscerla
ma anche la cercano. E certamente fra
questi il vero scopritore di Ischia, colui
che la svelò al mondo, fu Angelo Rizzoli, non solo produttore ma amante di
questi posti all’epoca selvaggi. Chi ne
fu lo scopritore silenzioso fu invece Luchino Visconti che la scelse come buen
retiro e qui, nella Colombaia,
scrisse con Suso Cecchi D’Amico il suo
“Senso”. Molti anni sono passati e forse
Ischia è oggi più lontana dalle pellicole
cinematografiche, ma resta comunque
testimoniata in film troppo importanti
perché possa sparire dalla memoria dei
cinefili. Ad esempio nel delizioso “Che
cosa è successo tra mio padre e tua madre” del grande Billy Wilder, abilissimo
a giocare con i luoghi comuni legati
all’Italia e in particolare al sud, caustico
e irriverente verso i bacchettoni bigotti
e attento a salvare quello che davvero
rende il sud il paese delle meraviglie:
l’Otium, la capacità di prendersi tutto il
tempo, di riposare e rilassarsi che il suo
protagonista riuscirà ad imparare nella
sua “vacanza” ischitana. Perfino un film
ambientato ai caraibi è stato girato qui
ad Ischia: “IL corsaro dell’isola verde”
con l’impetuoso Burt Lancaster. E durante le riprese di Cleopatra nel mare di
Ischia navi romane ed egiziane riportavano indietro di quasi duemila anni.
Dagli anni ’50 ad oggi molti sono v-
Uno delgi ultimi successi cinematografici
del regista - attore Leonardo Pieraccioni,
“Il Paradiso all’improvviso”, è stato quasi
interamente girato ad Ischia e dopo quel
casuale
incontro, Pieraccioni
come per magia
è stato “stregato“ dall’isola
divenendone un
frequentatore
abituale.Tra
i
protagonisti del
film, Alessandro
Haber,
Annamaria Barbera e
l’incantevole
e
sensuale Angie
Cepeda.
Cinema a Ischia
Ischia strega Pieraccioni
I SC H I A
nuti ad Ischia
in cerca di un
set magico e lo
hanno trovato,
Ischia
invece ha trovato
Una scena dal film: “Il talento di Mr. Ripley“
in loro nuovi
corteggiatori, forse non all’altezza di
Rizzoli e Visconti, ma personaggi così
fanno parte del mito e della leggenda e
in mito e leggenda hanno trasformato
Ischia.
Tra gli ultimi film girati ad Ischia, “Il
Talento di Mr. Ripley” con Matt Damon, Gwyneth Paltrow, Fiorello, Stefania Rocca per la regia di Antony
Minghella. Per quella occasione sono
state utilizzate circa 500 comparse con
Il Premio Visconti
personaggi del luogo.
intitolato
Sicuramente da non dimenticare l’ul- Ila Premio
Luchino Visconti
timo film di Leonardo Pieraccioni gi- e posto sotto l’Alto
rato in gran parte ad Ischia nel 2003 patronato del
e che ha ottenuto un grande successo Presidente della
Repubblica, assume
al cinema obbligando più volte i bot- sempre più rilievo
teghini ad esporre il cartello “tutto internazionale.
La Colombaia,
esaurito”.
storica residenza
estiva del grande
regista, custodisce
anche le ceneri
del Maestro e si
consacra quale
principale luogo
della memoria
viscontiana in
Europa. Un vasto
programma che ha
il suo fulcro nella
Scuola di Cinema
e Teatro che, nel
2004, ha compiuto
un salto di qualità
decisivo con la
nascita del primo
Master italiano in
Scienze e Tecniche
dello Spettacolo
in partnership con
l’Università
di Parma.
19
Le sorgenti minerali.
L’oro di Ischia - Le sorgenti
I SC H I A
Cento e più
sorgenti
o
polle d’acqua,
fredde e calde,
a diverso grado di mineralizzazione,
aveva rinvenuto sul territorio isolano
e classificato
in un suo la- La “miracolosa” acqua della sorgente di Nitrodi
voro, malauguratamente non edito, il cav. prof. Francesco Iovene, ottimo
matematico e grande esperto di scienze naturali, autore, tra
l’altro, di un aureo libretto, “Flora e fauna nel dialetto ischitano” (Liguori, Napoli, 1964), che non dovrebbe mancare
in alcuna casa isolana. Cento e più sorgenti in un territorio poco più vasto di 46 kmq. Al loro alto numero non
corrisponde però adeguata abbondanza di acque, giacché in
molti casi si tratta di polle assai modeste nella portata e, per
di più, parecchie sono inglobate in ville private. Ma, per un
attimo, cediamo la parola all’esperto: «le sorgenti che scaturiscono ad altitudine superiori ai m.400 sono tutte fredde
e potabili; quelle tra i 400 e i 100 metri sono generalmente
semiminerali e sub-termali; quelle tra i 100 metri e il livello
del mare sono minerali, termali e ipertermali. Non mancano però delle sorgenti fredde anche a questo livello, poiché
la termalizzazione di esse è data dalla loro distanza dai focolai termici» (M. Caccioppoli).Vale la pena di indicare le più
importanti tra quelle che danno acqua potabile, ricordando
a chi legge che le sorgenti termali e ipertermali, invece, sono
tante e rinomate (praticamente ogni albergo isolano ha captato la sua vena...aurifera) e danno grande giovamento a chi
ha problemi fisici. Acqua potabile, dunque. A circa 450 m. di
altezza rampolla la più elevata sorgente dell’isola, quella di
Buceto, che alimenta fontanini a Fiaiano e ad Ischia e fornisce un’acqua fresca ottima. Acque potabili e gradevoli forniscono anche le sorgenti di Pezza Piana a Panza, di S. Ciro
al Ciglio, di Piellero a Forio, della Fontana, dell’Ervaniello e
del Pozzale a Casamicciola, per non parlare di tante altre che
di acqua ne danno poca ma buona. Qualche cenno in più
meritano le acque delle sorgenti di Nitrodi e di Olmitello.
Quest’ultima, che sgorga a 26-27 gradi nell’omonimo val20
I SC H I A
L’oro di Ischia - Le sorgenti
lone a qualche centinaio di metri dalla
spiaggia dei Maronti, è stata per un certo periodo di tempo usata per produrre
sali minerali venduti in farmacia. Si tratta di un modestissimo ma preziosissimo
rigagnolo di acqua minerale (bicarbonato - solfato - alcalina) che favorisce
la diuresi, migliora la digestione, stimola
la funzionalità epatica, ha spiccate proprietà antiuriche ed effetti positivi nelle gastriti e gastroduodeniti. L’acqua di
Nitrodi (bicarbonato - solfato - alcalina
- e alcalino-terrosa), che scaturisce a
27-28 gradi nei pressi della frazione di
Buonopane (dove, tra l’altro, è custodita
l’antichissima e splendida danza della
‘Ndrezzata), ha le medesime prerogative dell’acqua di Olmitello; in più agisce
in modo mirabile su piaghe e ferite infette, rinnovando i tessuti e favorendo
il processo di guarigione. Come se non
bastasse quest’acqua ha avuto grande
fama nell’antichità, come attestano i rilievi marmorei ritrovati verso la metà
del ‘700 in prossimità della fonte e ora
conservati nel Museo Nazionale di Napoli: essi risalgono all’epoca che va dal
I sec. a.C. al III sec. d.C. e recano scritte
di ringraziamento, in latino e addirittura in greco, ad Apollo e alle Ninfe Nitrodi per l’ottenuta guarigione. Acque
miracolose, che chi viene ad Ischia non
può né deve trascurare!
Le fonti ci
circondano
Per comprendere
quanto sia diffusa
l’acqua termale ad
Ischia basta fare
attenzione
alle macchie
color ruggine che
spesso vedete sull’asfalto: sono provocate dalle acque
termali; anche
i vapori caldi
dall’inconfondibile
odore sulfureo che
spesso escono dai
tombini sono un
segno riconoscibile
della presenza di
una sorgente.
Sorgeto: un miracolo della natura
L’isola d’Ischia vanta tradizioni e notorietà millenarie per le
proprietà terapeutiche delle sue
acque e dei fanghi termali.Tappa
obbligatoria anche in una giornata nuvolosa è la baia di Sorgeto
situata a Panza, una frazione del
comune di Forio.Potrete immergervi nelle acque calde che sgorgano in mezzo al mare.
21
22
L’arte dell’ospitalità.
I SC H I A
Da generazioni sull’isola d’Ischia si coltiva la tradizione dell’ospitalità. Il turismo nell’isola esiste dagli anni ’50 e qui
l’hotellerie ha fatto passi da gigante e raggiunto livelli ottimi: è possibile trovare strutture semplici e allo stesso tempo
convenienti e strutture degne di gran nota. La peculiarità di
Ischia è che difficilmente troviamo alberghi concepiti come
tali; per lo più trattasi di antiche residenze nobiliari o incantevoli ville trasformate in accoglienti alberghi. E forse
proprio questa è la peculiarità dell’”Isola Verde”!
L’identikit dell’ischitano? Un popolo generoso, gioviale, comunicativo e molto ospitale. Facchini, taxisti loquaci, portieri d’albergo, artigiani, baristi, ristoratori, barcaioli, sono
sempre “a vostra ‘esposizione” (trad. a Vostra disposizione) e
pronti a porgere una mano in caso di necessità. L’alta stagione va, ufficialmente, dal 1° giugno al 30 settembre: i prezzi
aumentano e l’isola è più affollata, ma questi sono i mesi migliori per gli amanti del caldo e della vita di mare (se potete
evitare il mese di agosto, tanto meglio). Durante l’inverno e
nei mesi di marzo, aprile, maggio, ottobre e dicembre Ischia
assume un fascino particolare. Le temperatura media è intorno ai 13°C, ma può anche capitare di trascorrere dicembre in camicia. In questi mesi, se prendete i ritmi locali, gli
isolani vi tratteranno come gente di famiglia.
L’oro di Ischia - L’ospitalità
Charme, discrezione e ospitalità.
Mediter® come Mediterraneo. Un
nome che si collega direttamente
alle località di destinazione.
Il Tour Operator Mediter nasce sull’Isola d’Ischia a marzo del 1999.
Più di 270 gli alberghi presenti nei
suoi due cataloghi: Campania e Isole
Minori d’Italia. Alberghi con terme,
beauty farm, lusso e grandi tradizioni. Si può scegliere tra alberghi leggendari, di gran lusso, oggi ancora più eleganti; tra alberghi di
una volta che hanno acquistato la raffinatezza che spesso contraddistinguono gli hotel di charme e gli alberghi convenienti che si
mostrano comodi e allo stesso tempo accoglienti. Dai consigli della clientela, Mediter ha selezionato le migliori strutture per creare
una vacanza su misura: ha scelto i luoghi più belli dove la natura e
comfort si sposano perfettamente e trasforma un semplice turistica in vacanza in un viaggiatore Mediter®. Gli uffici Mediter sono
situati in un fascinoso palazzo del 1800 e dall’ottobre 2005 vanta
una filiale nella centralissima via Turati a Milano.
Uno dei più accreditati quotidiani economici dell’Italia del Sud, “Il
Denaro” ha dedicato un ampio servizio a Mediter definendola la
“Griffe italiana del turismo in Campania”.
23
L’oro di Ischia - Le acque minerali
I SCH I A
L’isola con la più alta concentrazione
di terme d’Europa.
Il parco termale Poseidon a Forio.
La Natura è stata prodiga con l’isola d’Ischia. Uno straordinario patrimonio di bellezze naturali cui va ad aggiungersi
un tesoro nascosto nelle viscere della terra, quelle sorgenti
termali dalle comprovate virtù curative che hanno reso famoso il nome di Ischia nel mondo. Una consolidata esperienza nel settore termale, il continuo adeguamento degli
stabilimenti ed una rigorosa attività di ricerca scientifica garantiscono l’alto livello qualitativo dei servizi offerti a quanti
scelgono di usufruire dei benefici di quelle acque che hanno
regalato ad Ischia l’appellativo di “isola dell’eterna giovinezza”. Dal punto di vista terapeutico, le acque minerali vengono impiegate prevalentemente per bagni, fanghi, trattamenti
inalatori ed applicazioni ginecologiche.
Il bagno rappresenta una delle tecniche termali più antiche.
Impiego terapeutico: consiste nell’immersione parziale o
completa in vasca o in piscina contenente acqua minerale
tra i 37 ed i 39 C per un periodo di tempo di 15-20 minuti,
dopo i quali il paziente viene asciugato e lasciato riposare
coperto per 20-30 minuti, il cosiddetto periodo di reazione.
Il ciclo comprende 12, 15 o 21 bagni, praticati a digiuno. Al
bagno possono essere associate tecniche idrocinesiterapiche
con massaggi, movimenti attivi e passivi, docce, ecc.
Indicazioni: malattie della pelle, reumatiche, ginecologiche;
affezioni del sistema nervosoe dell’apparato circolatorio; perivisceriti e malattie del ricambio, in particolare la gotta.
L’isola d’Ischia è però nota a livello mondiale soprattutto per
i fanghi, settore nel qualepuò vantare un primato a livello
europeo. Il fango usato a scopo terapeutico è una melma
Castiglione
10 piscine, 8 delle quali termali. Piscine Kneipp, sauna, idromassaggio, reparto per cure termali, piscina olimpionica alimentata da
acqua di mare.
24
I SCH I A
ipertermale, formata da argilla di origine vulcanica lasciata a
maturare per almeno sei mesi in apposite vasche contenenti
acqua minerale. In taluni stabilimenti i fanghi sono radioattivi, una peculiarità, questa, esclusiva dell’isola d’Ischia, dove
le acque radioattive sono molto ricche di sali e molto calde.
Impiego: l’applicazione dura 20-30 minuti a seconda della
malattia e della sua localizzazione. Al termine, il fango viene
asportato ed il paziente sottoposto ad un bagno minerale,
al quale segue una fase di reazione accompagnata da abbondante sudorazione. Il ciclo di fangoterapia comprende
12, 15 o 21 fanghi quotidiani, in giorni successivi. Indicazioni: trattamento di reumoartropatie e sindromi dolorose
collegate; malattie ginecologiche; perivisceriti e malattie del
ricambio, soprattutto gotta; malattie cutanee e arteriopatie
periferiche.
Controindicazioni sia per la fangoterapia che per la balneoterapia: fasi acute delle malattie, cardiopatie scompensate,
manifestazioni emorragiche, neoplasie maligne (anche so-
L’oro di Ischia - Le acque minerali
La sorgente di Sorgeto a Forio.
Poseidon
20 piscine termali a temperatura costante, reparto sanitario ed
estetico, spiaggia, sauna, piscine Kneipp, percorso circolatorio
giapponese.
25
I SCH I A
L’oro di Ischia - Le acque minerali
Le acque termali
Le sorgenti.
Pontano
(Ischia Porto)
Fornello e Fontana
(Ischia Porto)
Buceto
(Casamicciola Terme)
Gurgitiello
(Casamicciola Terme)
Castiglione
(Casamicciola Terme)
Cappone
(Casamicciola Terme)
Bagno Fresco
(Casamicciola Terme)
La Rita
(Casamicciola Terme)
Santa Restituta
e Regina Isabella
(Lacco Ameno)
San Montano
(Lacco Ameno)
Paolone
(Forio)
Citara
(Forio)
Nitrodi
(Barano)
Olmitello
e Cava Scura
(Barano)
spettate), tubercolosi in atto o
guarita di recente.
I trattamenti
inalatori:
rappresentano
l’utilizzazione
più recente delle acque minerali e consentono di agire direttamente sull’apparato respiratorio. Indicazioni: tutte
le forme infiammatorie
croniche delle vie aeree
(tranne quelle tubercolari). In particolare: forme
tracheobronchiali, asma,
bronchite cronica catarrale,
varie malattie respiratorie
dell’infanzia. Inalazioni:
si utilizza la parcellizzazione dell’acqua minerale e la
formazione di nebbie più
o meno dense in ambienti in cui il paziente deve
respirare (nebulizzazioni).
Impiego: un ciclo di inalazioni comprende 18-20
applicazioni. Il trattamento può essere ripetuto più
volte durante un anno;
replicandolo per piùanni
consecutivi, si rivela utile
ai fini della prevenzione e
della riabilitazione. Aerosol: l’acqua viene suddivisa
in particelle tanto piccole
da raggiungere anche i siti
respiratori profondi, fino
Tropical
10 piscine, una delle quali con acqua di mare, una termale con
idromassaggio, una piscina termale coperta, centro di cure termali, centro estetico, saune naturali, discesa a mare.
26
I SCH I A
agli alveoli polmonari. Impiego: un ciclo di cura comprende 12-18 applicazioni, ripetibili più volte in un anno e per
più anni consecutivi.
Trattamenti ginecologici. La tecnica più classica è quella
delle irrigazioni vaginali, con l’immissione di acqua a 37-38
C. Impiego: un ciclo terapeutico prevede 12-15 applicazioni della durata di 7-15 minuti ciascuna. Per le modalità
di applicazione e la durata delle sedute e dei cicli di cura
vale quanto detto per le irrigazioni ed i trattamenti inalatori
corrispondenti. Indicazioni: affezioni infiammatorie dell’apparato genitale femminile e sua ortogenesi.
Il parco termale Negombo a Lacco Ameno.
Negombo
15 piscine tra marine e termali, spiaggia, centro cosmesi con bagno turco, Miniclub.
27
L’oro di Ischia - Il clima
I SC H I A
La gemma climatica d’Italia.
Climatoterapia
Grazie alla presenza di microclimi fra loro diversi
e alla possibilità di
passare dal mare
alla premontagna
a Ischia si può
praticare anche la
climatoterapia.
Nella foto in basso e
nella pagina accanto,
i giardini la Mortella,
con oltre 184 varietà di
piante. Il clima è stato
fondamentale per
la loro crescita.
28
L’isola d’Ischia è caratterizzata da un
classico clima marino, che presenta una
temperatura relativamente costante,
escursioni giornaliere, stagionali e annue meno pronunciate rispetto a quello dell’entroterra, piogge copiose che
però non hanno una lunga durata, una
stabile pressione atmosferica, brezze e
venti con direzione alterna terra-mare,
un’elevata quantità di ossigeno e, infine,
forte elettrizzazione dell’aria.Non vi è
dubbio che il clima può essere considerato uno dei fattori fondamentali che
rende Ischia un’isola così speciale e, soprattutto, così ambita da una crescente e
variegata domanda turistica. In effetti, il
clima ischitano è di tipo mediterraneo,
determinato da una pluralità di fattori: la posizione rispetto al Continente,
la morfologia estremamente varia e
mossa, e la vegetazione che, nonostante sia diminuita a causa della pressante
e continua costruzione edilizia, risulta
ancora ricca e lussureggiante. Se si confronta il clima dell’isola, sia d’estate che
d’inverno, con quello di Napoli, risulta
chiaramente che ad Ischia è presente
un clima molto più mite d’inverno e
decisamente più fresco d’estate, grazie
essenzialmente all’azione moderatrice
prodotta dal mare che riesce a mitigare
alquanto gli eccessi termici stagionali.
La morfologia dell’isola, articolandosi
in modo così vario, oltre ad offrire un
paesaggio peculiare, favorisce una particolare circolazione dell’aria locale, provocando “interessanti fenomeni di differenziazione nelle precipitazioni”. In
effetti, a tal riguardo, C. Mennella, uno
dei tanti studiosi che si sono interessati
degli effetti climatici dell’isola, nel suo
libro “L’isola d’Ischia: gemma climatica
d’Italia”, ha opportunamente messo in
evidenza il fatto che Ischia è caratterizzata da tanti “microclimi”. In pratica,
su tutto il territorio dell’isola è possibile rilevare da una zona all’altra una
differente temperatura che influisce in
maniera distinta sulla stessa coltivazione
della vite, la coltura dominante e peculiare del paesaggio agrario ischitano.
Le Spiagge
dell’Isola
Ischia
Spiaggia degli
Inglesi sabbia
Spiaggia dei
pescatori sabbia
Cartaromana rocce e ghiaia
San Pietro sabbia
Casamicciola Terme
Spiaggia del
Lido sabbia
Bagnitielli rocce e ghiaia
Fundera rocce e sabbia
Spiaggia di Suorangela rocce
e sabbia
Spiaggia della
Marina sabbia
Lacco Ameno
San Montano sabbia
Forio
Citara sabbia
Cava dell’isola sabbia
Spiaggia del Fortino rocce e
sabbia
San Francesco rocce e sabbia
Spiaggia di
Chiaia sabbia
Sorgeto rocce
Barano
Maronti sabbia
Le Fumarole sabbia
Cava Grado sabbia
29
Shopping d’autore.
Vita ischitana - le strade
I SC H I A
Le strade di Ischia hanno molto da offrire: dallo
shopping ai panorami, dalle
grandi firme al piccolo artigianato fino ai tramonti
più suggestivi. Ad esempio
la passeggiata sul lungomare
Cristoforo Colombo a Ischia
Porto è allietata dai giardini Telese, mentre il nuovo
corso pedonale, sul lungomare di Casamiciola è ricco di
negozi di artigianato locale
e vecchie botteghe. Oppure
potete ammirare un meraviglioso tramonto sul mare
dalla passeggiata che parte
dalla Chiesa del Soccorso a
Forio e che arriva fino a Citara; se sarete fortunati, vedrete
comparire, pochi minuti dopo il tarmonto, il famoso “raggio
verde”. Se volete portar via un souvenir potete scegliere in
una delle tantissime botteghe artigiane che vendono ceramica oppure le particolarissime bambole in rafia. Se cercate
le grandi firme fate un salto a Via Roma o a Corso Vittoria
Colonna, le strade più chic di Ischia Porto. Ovunque Ischia
vi offre la possibilità di curiosare fra boutiques e botteghe
artigiane, di acquistare prodotti tipici dai liquori alle creme
a base di acqua termale. Basta avere la voglia di passeggiare e
guardarsi intorno e magari inoltrarsi nei vicoletti alla ricerca
di piccoli negozietti ancora da scoprire.
Gioiellieri per passione.
Il cognome Bottiglieri ad Ischia è sinonimo di Gioielli. Il fondatore
Mario Bottiglieri 40 anni fa ha aperto la sua prima gioielleria. Oggi
nei suoi cinque negozi di gran classe
situati uno ad Ischia (via E. Cortese, 9
tel. 081 981445), due a Forio (entrambi sul C.so Umberto I tel 081 997544)
e due a Sant’Angelo (entrambi in piazzetta tel. 081 999838), propone gioielli di ottima fattura e pregiata argenteria. Anche nel settore dell’orologeria,
Bottiglieri ha una vasta scelta. Di gran
fascino i gioielli Calgaro di cui è concessionario esclusivo e, da quest’anno,
al nome Bottiglieri si affianca Dodo di
Pomellato.
30
I caffè, le torte, l’aperitivo.
I SC H I A
Vita ischitana - i caffè
Ischia è un’isola allegra e gioiosa, che
respira con un ritmo diverso, un ritmo
gaudente e festoso, il ritmo della vacanza. Ecco perché è facile girarsi e trovare
un bar in cui ristorarsi durante una passeggiata, da quello in cui entrare e bere
velocemente qualcosa prima di andar
via a quello in cui spendere un po’ di
tempo in compagnia. Al Calise di Piazza degli Eroi bisogna fermarsi almeno
il tempo di apprezzare il bellissimo
giardino, che non solo è ricco di piante
locali ma anche di più rare piante tropicali. Oppure potete assaggiare un buon
caffè al bar Cocò ad Ischia Ponte e ammirare la vista del Castello Aragonese,
se invece desiderate dissetarvi davanti al
panorama di Casamicciola fatelo in uno
dei baretti della nuova isola pedonale,
è un bellissimo spettacolo. Per l’aperitivo andate ad Ischia Porto: da Ciccio,
nella piazzetta Antica Reggia, dove c’è
sempre un ricchissimo buffet, oppure al
Turbo Play se avete voglia di navigare
un po’ in internet. Poi spostatevi sulla
Riva Destra, la serata comincia lì, fra
baretti e ristoranti dove si raduna chi
ama la movida, e concludete la nottata mangiando una deliziosa torta nella
piazzetta di Sant’Angelo dal Pescatore,
oppure ancora al porto da “Mommolone” famoso per i cornetti caldi. Questi
sono solo piccoli suggerimenti, ma tanti sono i caffè da scoprire, in ogni strada
e ogni vicoletto, basta cercarli.
Le Taverne
Giardino
degli Aranci
C.so Vittoria Colonna
Ischia Porto
Taverna Verde da
Morzariello
Via Ciglio, 62
Serrara Fontana
Taverna Antonio
Riva Destra, Ischia
Taverna
La Vecchia Napoli
Riva Destra, Ischia
Taverna
del Maggiore
P.zza Bagni
Casamicciola Terme
Taverna del Pirata
Sant’Angelo
31
www.zuccaonline.it
Dedicato a chi ne ha da vendere.
Riservato a chi cerca il risparmio.
zuccaonline.it rappresenta uno dei successi più incredibili
nella storia del commercio on-line e punta ad unire i cambiomercisti con il consumatore finale. Su www.zuccaonline.it è
possibile trovare tutti i settori merceologici dove acquistare
a prezzi speciali e con la garanzia di un servizio veloce.
Italia | Russia | Gran_Bretagna | Francia
La magia delle notti ischitane.
I SC H I A
Le notti ischitane? Non finiscono mai.... Sono a 360 gradi.
La ruota del divertimento gira sempre, ed è un mix tra il
divertimento targato Ibiza e quello caprese. Le banchine dei
porti ed i corsi principali sono ricchi di taverne, ristoranti,
American-bar, di Vip e piccole star.
Ad Ischia dalla intramontabile Rive Droite per bere, mangiare, ballare, parlare o...farsi vedere, alla Rive Gauche, dove
troviamo la discoteca Jane (ingresso e consumazione euro
20) con disco-music. Nella piazzetta troviamo l’Ecstasy, un
piacevole American bar, ritrovo obbligatorio di comitive di
habitué dell’isola. Musica live, house, piano bar e tanti vip
al Valentino (ingres. e consum. 25 euro), sotto la Piazzetta
dei Pini, dove trascorrere almeno una serata è obbligatorio.
Dall’altro versante, Forio, c’è il Dolce Vita (ingres. e consum.
euro 20) con musica da discoteca alternata con pianobar.
Non lontano da Forio si fa largo la sempre affascinante
Sant’Angelo con la celebre piazzetta: dedicata ai romantici, a chi ama la tranquillità ed agli spiriti più delicati. E’ la
“Regina” dell’isola, ed incontrare Vip hollywoodiani non è
difficile.Trovare un posticino a sedere per mangiare qualche
specialità o semplicemente una pizza, se non si prenota, è
impossibile.
Vita ischitana - Ischia by night
Un tuffo in pista
Situato sotto la Piazzetta dei Pini il Valentino Club (tel. 081 992653)
è un tempio del by night targato Ischia.Sotto la guida trascinante
dei fratelli Luciano e Marcello Bondavalli ogni sera (da giugno a
settembre) la musica da discoteca è intercalata con musica da piano-bar. Amatissimo dai vip di
tutto il mondo, vi sono passati
Matt Damon, Diego Armando
Maradona, Leonardo Pieraccioni, Raz Degan, Natalia Estrada,
Rocco Barocco, Gerry Calà, Vincenzo Montella, Sabrina Ferrilli.
Sopra al Valentino Club c’è l’Ecstasy con apertura dalle 21,00
per ascoltare seduti ai tavolini
un pò di buona musica con repertorio di canzoni della tradizione partenopea.Dalle 23,00
fino a notte inoltrata il pianobar è contagioso così il locale si
trasforma in un vero e proprio
spettacolo musicale con giovani
che ballano e cantano in perfetIl patron del Valentino Luciano
ta sintonia.
Bondavalli con Gwyneth Paltrow
33
Vita ischitana - S. Alessandro
I SC H I A
S. Alessandro:
rivivono i fasti di epiche gesta.
Vittoria Colonna
La Famiglia Gonzaga
Laura Sanseverino
Nella foto nella
pagina accanto:
l’Imperatore Carlo V ed
Eleonora di Portogallo
con il vescovo Giovanni
d’Aragona
34
Parlare della festa di S. Alessandro è sinonimo della collina di S.Alessandro, il
borgo medioevale posto sul lato destro
dell’ingresso del porto di Ischia, dove
una svettante palma ed una bianca
chiesetta trecentesca ne indicano l’ubicazione.
Nell’anno 1179 la famiglia Di Manso,
venuta da Benevento la scelse come dimora sia perché dominava il mare fino
alle isole di Procida e di Ventotene, sia
perché la stradina di S. Alessandro, essendo l’unica via di collegamento tra la
foce del lago (l’attuale porto di Ischia)
ed il casale di Casamicciola, rappresentava una fonte di guadagno. Ogni
viandante doveva pagare la gabella per
il transito: lo stemma del casato ed una
misura romana, posti sull’ingresso della
stradina, ne indicavano il dovuto. L’Imperatore Carlo V nel 1520 conferì il
titolo nobiliare di Conte alla famiglia
che conobbe fasti, glorie e nefasti con
l’alternarsi delle vicende del dominio
dei Durazzesco, Aragonese, Colonna
nel regno di Napoli.
Attualmente ne testimoniano gli antichi
splendori il portale durazzesco (unico
esempio sul territorio isolano), lo stemma del casato, la misura romana per la
gabella e la chiesetta di S.Alessandro.
Quest’ultima, dedicata al vescovo martire, fu per secoli il luogo di aggregazione delle famiglie per lo svolgersi
delle funzioni religiose (la chiesetta di
Portosalvo è dell’anno 1857) specie il 3
maggio, giorno del rinvenimento della
S.Croce. Conobbe anch’essa l’abbandono fino all’anno 1981, epoca in cui un
comitato costituito da residenti e villeggianti volle restaurarla per riproporre ai giovanissimi un autentico simbolo
del passato rimasto inalterato nelle sue
linee architettoniche dell’anno 1179.
I SC H I A
Furono riaperti armadi, bauli, cantine, custodi per secoli di
oggetti i più vari e furono riproposti per far rivivere usi
e tradizioni degli isolani prima del boom turistico.Così il
26 agosto di ogni anno la piccola collina fa rivivere con la
maestosa sfilata di costumi, all’isolano ed al turista la storia
del suo passato, dai coloni greci ai dominatori spagnoli e
francesi, fino ai Borbone che tanto lustro e progresso diedero all’isola intera.
Vita ischitana - S. Alessandro
La sfilata.
L’associazione culturale Pro S.Alessandro, nata ad Ischia nel
1981 è impegnata nella sensibilizzazione di Ischitani e ospiti,
Italiani e stranieri, che scelgono l’isola quale meta di vacanza, alla riscoperta di una parte significativa della propria
storia anche attraverso la rievocazione di momenti e fasi
delle dominazioni che si sono
succedute sull’isola, considerata da sempre vero e proprio
baluardo del vicino regno di
Napoli, per la sua strategica collocazione. Con queste
finalità la Pro S.Alessandro
promuove ed organizza ogni
anno il 26 agosto un superbo
corteo di costumi storici con
la partecipazione di oltre 200
figuranti che, attraversando le
strade dell’isola, dal castello
aragonese giunge sulla collina di S.Alessandro, posta sullo
specchio d’acqua che Re Ferdinando di Borbone trasformò in porto. Aprono il corteo i
colonizzatori greci che nel VII secolo a.c fecero dell’isola la
prima colonia del Mediterraneo, poi con un percorso che si
snoda tra i secoli, ricchi di storia, si incontrano i protagonisti
del rinascimento italiano e napoletano con le famiglie ed i
personaggi che lo resero popolato di leggende: i d’Avalos,
i Colonna, gli Aragonesi, i marchesi del Vasto, re e regine,
principi e dignitari di corte, i cui costumi rielaborati dopo
accurati studi su stampe e ritratti del tempo, ripopolano per
un giorno le vie dell’isola d’Ischia.
Per informazioni contattare:
Associazione Culturale Pro S. Alessandro: tel. 081 991535
35
Vita ischitana - Festa di Sant’Anna
I SC H I A
Il Palio di Sant’Anna:
dal 2006 Lotteria Nazionale.
Il Palio di
Sant’Anna
Il Palio di
Sant’Anna che viene
conferito alla barca
vincitrice è disegnato ogni anno da
un artista diverso.
Quello assegnato nel
2002 è stato creato
da Carlo Rambaldi, il papà di ET e
di King Kong.Nel
2003 è stato creato
dallo stilista Rocco
Barocco, nel 2004
è stato affidato allo
stilista Anton Giulio
Grande.
Nel 2005 il disegno
del Palio è stato
affidato all’artista
Giuseppe Maraniello.
La sfilata delle barche addobbate agli
scogli di Sant’Anna del 26 luglio è forse
la manifestazione più popolare, lo spettacolo turistico più avvincente, l’appuntamento estivo più atteso e seguito
nell’isola. Certamente da 65 anni è la
festa folkloristica che maggiormente
sollecita la “vis polemica” degli ischitani. Anzi si può serenamente affermare
che la polemica, montata dalla calorosa
partecipazione popolare, convive con
gli aspetti più suggestivi della festa, fino
a raggiungere l’apice nel momento della sfilate delle barche addobbate: un po’
come accade tra le contrade di Siena in
occasione del Palio. La festa ha origini
antichissime e nasce dalla consuetudine dei pescatori del borgo di condurre sulle barche addobbate con frasche,
bandiere e lanterne, le spose incinte alla
chiesina di Sant’Anna a Cartaromana
per chiedere a quella santa, protettrice
delle puerpere, un parto felice. Durante
la traversata si faceva a gara per mostrare la barca più riccamente addobbata.
Al ritorno dalla cerimonia religiosa, si
era soliti consumare sulla barca, con i
parenti e gli amici, la cena a base di co-
Una delle barche allegoriche che sfilano durante la festa di Sant’Anna.
36
I SC H I A
“L’incendio” del Castello Aragonese durante la festa di Sant’Anna.
niglio, parmigiana di melanzane e cocomero. Poi, 65 anni fa,
si decise di premiare la barca più bella.
Ma la festa assunse i caratteri attuali negli anni cinquanta,
allorché personaggi popolarissimi (come “Nerone” e Vincenzo Funiciello) idearono dei veri e propri “carri scenici”,
scivolanti lungo lo specchio d’acqua antistante il Castello
Aragonese, tra lo sfavillio di migliaia di “lampetelle” sospese
sul mare o adagiate pigramente sui tetti e sui balconi delle
antiche case dei pescatori.
Assegnati i premi alle barche vincenti, da sempre il momento magico della manifestazione è costituito dalla simulazione dell’incendio del Castello e dai fuochi pirotecnici
annunciati dalla cascata argentea dei “bengala” dalla Torre di
Michelangelo. Con il finale mozzafiato si spengono anche
le ultime polemiche, che poi riesploderanno, con rinato vigore, l’anno successivo.
Alla riuscita della festa, che vede ogni anno la presenza di
almeno 30 mila persone, contribuisce senz’altro l’incanto
della cornice paesaggistica, dal Castello Aragonese (già residenza e cenacolo letterario della poetessa rinascimentale
Vittoria Colonna) alla baia di Cartaromana, celebre per le
sorgenti minerali e per l’ambientazione della novella del
Boccaccio sulla storia d’amore tra Giovanni da Procida e
Restituta Bulgari.
Ma l’elemento vincente di ogni manifestazione è l’impegno di tanti volenterosi, che rinunziano con piacere alle ore
libere per dedicarsi con abnegazione e partecipazione alle
laboriose e faticose fasi di allestimento delle barche, vere
macchine sceniche dove la perizia e la fantasia si fondono in
uno spettacolo di sicuro richiamo. Dal 02 gennaio 2006 il
Palio di Sant’Anna è abbinato alla Lotteria Nazionale.
Per Ischia un traguardo storico.
37
Vita ischitana - A ‘ndrezzata
I SC H I A
Il Caporale dà inizio alla danza.
Per le gite dei
turisti.
L’Apecar, meglio
conosciuto come
Microtaxi, è
uno dei mezzi
di trasporto più
usati dell’Isola per
accompagnare
turisti e stanziali.
Microtaxi Ischia
tel: 081 992550
081 984998
Microtaxi
Casamicciola
tel: 081 900234
081 900369
Microtaxi
Sant’Angelo
tel: 081 999899
38
La “’Ndrezzata” (intreccio) è una danza
le cui origini si perdono nel tempo ma
che potrebbero essere legate ad antichi
riti propiziatori della terra.
E’ un ballo sposato a canzoni, in dialetto locale “Mascherata” e per essere più
precisi “’’Ndrezzata”. Viene eseguita il
lunedì di Pasqua e il 24 giugno (festa di
San Giovanni).
E’ il più bello di tutti i tipi di tarantella,
rappresentante un ballo rusticano tutto
particolare, tenuto geloso dai locali e
ballato solo da quelli che sono di Buonopane piccola frazione del comune di
Barano.
Avendo avuto il paese diverse invasioni, forse nel corso dei secoli due tipi di
danze si sono fuse in una mostrandoci
della “Intrecciata” un carattere montano-italico-arabesco.
A Buonopane, come a Barano e Casamicciola, vivevano nei tempi lontani
alcuni pescatori spinti nell’interno dell’isola da invasioni barbaresche.
Un pescatore baranese aveva regalato
alla propria fidanzata una cintura di corallo, ma questa un giorno venne trovata nelle mani di un giovane di Buonopane.
La lotta che ne seguì non si limitò soltanto ai due, ma fece scendere in lizza
la popolazione di ambo i paesi. Dopo
lotta cruenta, la pace avvenne ai piedi
della statua della Madonna della Porta.
Il patto di fratellanza fu fatto il lunedì
in Albis.
Oggi si festeggia la Madonna della Porta in quel giorno, nella piccola frazione
di Buonopane.
Per ricordare la riappacificazione, anticamente ogni anno in detta occasione
si danzava la “’Ndrezzata” simbolo di
esplosione di una gioia rusticana, ritrovata ai piedi della Madonna.
I SC H I A
Vita ischitana - A ‘ndrezzata
La danza
La danza consiste nell’alternato incrocio
tra numerosi gruppi di coppie. I danzatori sono tutti maschi, anche quelli che
nella danza assumono la parte femminile. Tutti impugnano in una mano un
bastone corto e robusto e nell’altra un
bastone più lungo “mazzarelli”, a modo
di lancia.
Il “caporale” (una specie di regista della
danza che impartisce ordini e segna il
ritmo percuotendo un grosso tamburo)
dirige le battute, suggerisce il primo
verso di ogni strofa cantata (l’amore per
la donzella, la paura dei saraceni, il rifugio sul Monte Epomeo, le difficoltà del
lavoro, le speranze per una vita migliore), impone le cadenze in un vortice di
bravura e di agilità che richiede ritmi e
tempi sempre più svelti.
I danzatori indossano il costume tradizionale, consistente in pantaloni stretti
al ginocchio, camicia e giubbino in uso
nel Seicento; in testa calzano il berretto
che ancora nel secolo scorso usavano i
pescatori dell’Isola.Tuttora si balla nelle
feste più importanti e d’estate, su richiesta di Enti, in ogni dove.
I numeri della
‘ndrezzata.
Alla danza partecipano dai 16 ai 18 ballerini più i suonatori.
Comanda il gruppo
un “Caporale” che
batte strofe e tempi.
Per informazioni tel.
081 905733
081 905470
39
L’architettura
I SCH I A
L’architettura: materiali e colori.
Il tufo verde
Il tufo verde è
molto diffuso ma
la particolarità di
quello ischitano è
di essere in superficie, affiorato probabilmente a causa
degli sconvolgimenti geologici.
40
Le case ischitane sono tipiche costruzioni mediterranee e restano abbastanza simili sia in prossimità del mare
che nelle zone rurali. In genere sono
costruite su due piani collegati da una
scala esterna, caratterizzate da cellai e
palmenti, locali adibiti alla conservazione e lavorazione dell’uva, che si trovano
nei piani bassi o nei seminterrati.
Soprattutto nella zona occidentale le
case sono state costruite con il caratteristico tufo verde, mentre nella zona di
Sant’Angelo è stato usato quello giallo
(meno resistente).
La caratteristica peculiare delle case
isolane consiste nei tetti: un impasto
di pozzolane, lapilli e calce viene steso dal padrone di casa sul tetto e con
l’aiuto dei “pentolari” viene battuto
con i “pentoloni”, grandi bastoni con
l’estremità ingrossata. L’operazione viene accompagnata da tamburello, clarino e canti improvvisati. Questa usanza è nota come “Battuta ‘e lastrico”,
al termine della quale i partecipanti si
riuniscono per mangiare e bere, dando
luogo ad una vera e propria festa.
I parchi pubblici.
• Pinete costiere (degli atleti, delle orchidee, degli incontri culturali) tre frammenti della colata lavica del 1302 tagliati dalle strade comunali, tra i centri
abitati di Ischia Porto e Ischia Ponte.
• Pineta di Fiaiano, nel cratere dell’ultima
colata lavica.
• Pineta e Lecceta della Maddalena.
• Parco pubblico nazionale con percorsi
interni guidati.
• Parco pubblico verde protetto Pio Monte
della Misericordia.
• Parco Museo Villa Arbusto.
L’architettura
Parchi Pubblici
I SCH I A
Le lave delle numerose estrusioni che
hanno interessato l’isola raggiunsero
quasi il mare.
Nel 1854 Ferdinando II affidò l’incarico del rimboschimento delle zone più
colpite al botanico di corte, Giovanni
Gussone, direttore dell’Orto Botanico di Napoli, il quale impiegò i pini
marittimi, i quali hanno trovato terreno fertile e ben attecchito. Le pinete
d’Ischia Porto ( Villari e Nenzi Bozzi)
costituiscono un consistente polmone
di verde.
Ancor oggi, girovagando tra le pinete,
è possibile incontrare grandi ammassi
di pietra lavica, che rendono ancora
più suggestivo lo spettacolo.
A dispetto della presenza di questi
grossi ammassi di pietra lavica, i pini
hanno vegetato bene e vegetano tuttora bene, in virtù anche della loro caratteristica frugalità. Nella pineta centrale
del comune di Porto d’Ischia, che può
ancora vantare alberi di grande sviluppo e grande bellezza, veri e propri
monumenti della natura, si possono
osservare, nel sottobosco, altre essenze
quali: mirto, fillirea, lentisco, graminacee varie, alaterno.
I principali
artisti
Espressione di
una forte creatività pittorica
sono gli artisti
del semplice Bar
internazionale di
Maria Senese di
Forio degli anni
‘50, punto d’incontro di intellettuali, che oggi
trovano in questo
lembo di terra la
madre ispiratrice.
Gabriele Mattera,
Mario Mazzella
, Macrì, Raffaele
Iacono e tanti altri giovani talenti
come Malaspina,
attraverso le pennellate talvolta
tenui, talvolta
solari, ricevono
dall’ambiente
una incredibile
varietà di stimoli,
di spunti e di
ispirazione.
41
Il Museo del Mare.
Il Museo del Mare
I SCH I A
Il Museo del Mare dell’isola d’Ischia è stato realizzato grazie
all’impegno di un gruppo di amici uniti dalla passione per
il mondo della marineria, ma soprattutto dal desiderio di
raccogliere tutto ciò che è appartenuto agli uomini di mare
a testimonianza per le future generazioni.
Il Museo è stato inaugurato nel dicembre del 1997 ed è
ospitato in un Palazzo Settecentesco, denominato “Palazzo
dell’Orologio”, situato nel centro storico d’Ischia Ponte. I
tre piani di cui è costituito il Palazzo sono state allestiti con
cimeli di vecchie navi, collezioni di una filatelica tema mare,
carte nautiche, una collezione di conchiglie e brocche d’argento appartenute al transatlantico Rex e Andrea Doria.
La visita
La polena custodita nel Museo
..
Il primo piano ospita la sala “Agostino
Lauro” in cui a una prua di un veliero è collocata una polena che rappresenta una sirena che culla un piccolo
delfino, la sala della Navigazione con
varie vetrine contenenti oggetti appartenuti a vecchi capitani quali pipe,
scatole di fiammiferi, diario di bordo,
occhiali. Sullo stesso piano la sala dedicata ai “fratelli Gennaro e Nino Basile” nella quale sono esposti i modelli
delle barche ischitane che portavano
il vino al Continente, ritornando
con mercanzie che mancavano sull’isola; troviamo i modelli dei gozzi
che i pescatori si facevano costruire
I Love Ischia
di Fred Bongusto
Ischia è un’isola da sogno, è l’isola che mi
ha dato la tranquillità per scrivere nuove
canzoni, oggi successo in tutto il mondo.
Ischia è l’isola dove, quando posso, mi
rifugio per riposare, per trascorrere qualche momento di relax. Indimenticabili le
passeggiate in tardo pomeriggio sulla
spiaggia del “villaggio” di Sant’Angelo
dove il piacevole soffio del venticello e la
leggera brezza in riva al mare dominano
assieme ai mille colori delle insegne, delle
luci e dei palazzi, la bellezza del piccolo,
tradizionale e caratteristico paese.
42
I SCH I A
Il Museo del Mare
a Sorrento o a San
Giovanni, con i quali, muniti della sola
vela latina e dei remi,
riuscivano a giungere
sino alla costa Africana e Sarda.
Al secondo piano si
trova la sala intitolata
all’armatore “Nicola
Monti” in cui sono
esposte grosse bit- La facciata del Museo
te di legno e barre di timone di quasi
due metri; al centro della sala vi è una
vecchia Iole del 1930, restaurata di recente, pronta a solcare il mare. Si entra
poi nel “Regno” dei pescatori ischitani,
la sala intitolata al pescatore “Domenico Di Meglio”, con le foto del tempo;
gli attrezzi da lavoro come le crucelle,
ossia aghi di legno utilizzati per riparare le reti; ami da loro stessi realizzati
ed usati per vari tipi di pesca; i foconi, lanterne con tre fori che servivano
per attirare i totani; nasse di vimini, gli
attrezzi dei maestri d’ascia che costruivano le barche senza disegno ma con
sagome tramandate da generazioni in
generazioni, lanzaturi (fiocine) e altri
“strumenti” che i pescatori ordinavano presso gli zingari, una volta valenti artigiani. C’è infine il terzo piano
dedicato alla biologa “Lucia Mazzella”,
che con i suoi studi sulla Poseidonia ha
dato un notevole contributo scientifico a livello mondiale. Appena entrati si
può ammirare una vetrina contenente
due divise appartenute ad un Ammiraglio di marina degli anni ’30; c’è lo
scafandro e la tuta da palombaro oltre a
numerosi reperti recuperati in fondo al
mare: la chiesuola ed altri reperti di un
rimorchiatore trovati e recuperati da un
giovane sub ischitano.
Il palazzo del
Museo
Il Palazzo dell’Orologio ha sempre
espletato la funzione di Casa Municipale. Nei primi
del ‘900, verso gli
anni ‘20, la sede
municipale traslava
nel dirimpetto “Palazzo Mazzella”. I
locali della Torre,
finirono per essere
adibiti ad aule di
scuola elementare
e lo sono stati
fino al 1967. Il 15
dicembre 1996, è
stato inaugurato il
Museo del Mare.
L’attuale conformazione del
palazzo comunemente denominato
“Palazzo dell’Orologio”, risale al
1759.
Uno dei modelli in legno
43
Prodotti tipici ischitani.
Prodotti tipici
I SC H I A
Legata al mondo
contadino è la
produzione dei
cestini di rafia e
dei canestri di
canna che ancora
oggi si vedono in
qualche negozio
o per le strade,
venduti dai contadini insieme ai
Produzione di cestini in rafia.
prodotti agricoli.
Tradizione suggestiva come quella dei
ricami su tela di lino e di canapa, che
erano il corredo delle donne ischitane.
Sapore antico ha anche il pane panificato a legna che si trova al Ciglio, da
Filippo Di Costanzo, da Boccia a Ischia,
o quello lievitato con criscito (pane di
pasta inacidito) dei fratelli Angelo e Salvatore Florio in un minuscolo laboratorio nella località dei Pilastri.
Dai profumi degli orti ischitani nasce il
limoncello, liquore dolce aromatico che
ha offuscato la fama del più antico “Nocillo”, estratto
dalle noci, ancora preparato
in molte case
ischitane.
I fratelli Savastano hanno lanciato una ricca gamma
di “Sapori di Ischia” attraverso essenze
Il rucolino
profumate, saponi, candele, spezie. Vi
È un liquore fruttato a base di ruassicuriamo che vale la pena visitare
cola, o rughetta, e
questa fabbrica! C’è persino l’“Aria di
bucce di agrumi.
Ischia”, essenza del profumo dei fiori
Ormai è diventato
di Ischia.
il liquore ischitano
per eccellenza
Prodotti cosmetici estratti dal faned è ottimo
go termale, antichi quelli della Ischia
come digestivo
Thermae di Roberto Morgera, la più
e per correggere
il caffè. Potete
antica fabbrica dell’isola.
acquistarlo nei
Ottimi gelati, dai gusti più vari, sono
negozi di prodotti
prodotti artigianalmente da Ciccio ad
tipici dell’isola.
44
I SC H I A
Prodotto tipici
Ancora oggi è possibile incontrare i gelatai con il tradizionale carrretto.
Ischia, Bar Elio a Forio e Calise ad
Ischia e Casamicciola.
Dall’influenza della prima colonia della Magna Grecia nasce la ricchissima
produzione delle ceramiche; un’attività rifiorita oggi con l’impegno di tanti
giovani. Dall’antica fabbrica dei Fratelli
Mennella di Casamicciola a Taki Calise
(Forio) con le solari donne mediterranee, a Cianciarelli (Barano), pittore prestato alla ceramica grazie alla freschezza
delle sue creazioni; Camillo Mattera e
il giovane Coppa che tenta nuove esperienze usando il verde ramino della tradizione in maniera suggestiva.
TAKI: il maestro greco
La ceramica è per Ischia
una tradizione antica
quanto le origini della
sua storia.
Taki, maestro ceramista
di origine greca di recente scomparso, ha gestito
un laboratorio di ceramica a Forio, tra i più famosi dell’isola.
Maioliche con i colori del
mare, soggetti di carattere religioso, sculture
originali, vasi e lampade
disegnate a mano su terracotta. A predominare
sono i colori e l’originalità delle creazioni.
Il Fischio d’Ischia
A Casamicciola
Terme in piazza
Marina, Luigi
Mennella, antico
ceramista isolano,
ha inventato
il “Fischietto”
interamente in
terracotta. Un
vero e proprio
portafortuna per
chi lo suona.
I fischietti. realizzati a mano,
vengono proposti
in molteplici forme e colori e sono
un simpatico ed
inusuale souvenir.
45
Il Castello Aragonese.
Il Castello Aragonese
I SC H I A
«L’occhio umano, che coglie il fiore della bellezza, resta ugualmente conquistato
davanti all’attuale Castello d’Ischia, sebbene l’ultima configurazione sia quella di
un carcere con tanta desolazione attorno.
Ma se uno degli abitanti dell’antica Città
d’Ischia potesse vedere questa abiezione
certamente si porterebbe le mani al volto per bagnarle di lacrime: non vedrebbe
più la meravigliosa bellezza della sua Città, che un affresco della Torre di Guevara,
fortunatamente sfuggito all’incuria di generazioni, permette all’uomo di oggi di
ammirare in tutto il suo eloquente splendore». Così lo storico ischitano Giovan
Giuseppe Cervera nel suo libro “Cronache del ‘700 ischitano” “vede” il Castello
Aragonese com’è oggi con l’animo di un
abitante di Ischia del XVIII secolo. Il Castello è un “isolotto” con una superficie
di 543 are ed un’altezza massima di 115
metri. Un tempo era la “Città d’Ischia”
e nel suo periodo di massimo splendore, intorno al XVI secolo, era abitato da
1892 famiglie.
La Storia
L’isolotto, sul quale Gerone di Siracusa
fece edificare nel 474 a.C. una cittadella
fortificata, è il prodotto di un’eruzione
vulcanica sottomarina avvenuta agli inizi dell’era neozoica. Lo scoglio, distante
duecento metri dalla antica città di Ischia
Ponte, fu successivamente collegato ad
essa con un ponte di legno e definitivamente in muratura intorno al 1440 ad
opera del re Alfonso I di Aragona. I primi
cenni storici sul Castello d’Ischia li troviamo nelle testimonianze di Strabone,
il quale riferisce che l’isolotto fu cintato
con potenti mura ed adibito a Fortezza
da Gerone nel periodo in cui i Siracusani
dominavano l’intero golfo partenopeo.
Con l’espansione del dominio romano,
46
I SC H I A
Vita ischitana - i caffè
47
Il Castello Aragonese
I SC H I A
avvenuta nell’Italia meridionale intorno all’anno 83 a.C., il
Castello divenne meta della nobiltà romana che frequentava
l’isola grazie alle miracolose acque minerali. Con l’incursione dei Visigoti, degli Unni e dei Vandali, il Castello d’Ischia
conobbe un triste periodo di devastazione e di lutti. Le
orde barbariche prima ed i Saraceni dopo si accanirono con
violenza contro l’isolotto fortificato che offriva rifugio alle
popolazioni indigene. Costituitosi il Regno di Napoli nel
1130, il Castello d’Ischia fu da principio occupato dai Normanni e successivamente dagli Svevi e dagli Angioini. Solo
nel 1438 il Castello attraversò un periodo di quiete con
l’avvento degli Aragonesi. Alfonso I scacciò la guarnigione
angioina dalla fortezza ed iniziò una serie di restauri alle
mura ed al Maschio. Fece edificare diversi edifici e congiunse l’isolotto alla terra madre con un ponte lungo 220 metri.
Il Castello raggiunse in questo periodo il massimo splendore. Offerto in regalo a Lucrezia D’Alagno, la cittadella
divenne ben presto una corte in miniatura dove si tenevano
conviti e feste principesche. Ma la pace del Castello non doveva durare a lungo. Nel 1494 scendeva in Italia Carlo VIII
il quale invase il Regno di Napoli e costrinse alla fuga re
Ferdinando. Questi si rifugiò nell’isola d’Ischia per qualche
tempo ed infine partì per la Sicilia lasciando a guardia del
Castello pochi fedelissimi, fra i quali Inigo d’Avalos, Iacopo Sannazzaro e Gioviano Pontano.Inutilmente Carlo VIII
tentò di espugnare la roccaforte difesa con raro valore dal
Giovane Inigo. Gli assediati seppero rintuzzare gli attacchi
francesi fin quando re Ferdinando, ritornato con un forte
esercito, non ebbe ragione di Carlo VIII. Inigo fu largamente
ricompensato per la sua fedeltà verso gli Aragonesi ed ebbe il
titolo di governatore dell’isola d’Ischia. La casa d’Avalos per
circa due secoli reggerà le sorti del Castello, che rappresenterà
il nucleo principale dell’intera isola, appunto “la città”.
Vittoria Colonna
La presenza a Ischia di questa poetessa e mecenate illuminata è motivo di grande vanto per l’isola. Il
nome di Vittoria Colonna è scritto
nelle pagine migliori della storia
italiana, quelle sul Rinascimento
e su Michelangelo Buonarroti, col
quale intrattenne un lungo carteggio nel periodo in cui la poetessa
era la “regina” del Castello.
48
La visita
I SC H I A
Il Castello Aragonese
Vi si accede percorrendo a piedi la galleria scavata nella viva roccia da Alfonso
I d’Aragona intorno al 1447 o a mezzo
di un moderno ascensore. Giunti sulla
sommità della rocca si visitano: la Chiesa
dell’Immacolata (XVIII sec.) la cui cupola domina l’intero castello, il Convento
delle Clarisse con il suo cimitero (XVI
sec.), i terrazzi panoramici del Convento e dell’Immacolata che si aprono sul
versante nord-occidentale, la Cattedrale dell’Assunta (XIV sec.) che vide nel
1509 le fastose nozze tra Ferrante d’Avalos e Vittoria Colonna, la Cripta della
Cattedrale (XIV sec.) con affreschi della
scuola di Giotto, la Chiesa di S. Pietro a
Pantaniello (XVI sec.) dalla caratteristica
pianta esagonale attribuita all’arch. Iacopo
Barozzi detto il Vignola, il Sentiero del
Sole, la Chiesa di S. Maria delle Grazie
(XVI sec.), il terrazzo panoramico degli
ulivi che si apre sul versante orientale, le
carceri politiche (XVIII sec.) che ospitarono gli eroi del Risorgimento italiano.
Si vedono inoltre dall’esterno il Maschio,
gli Archi gotici di accesso all’Abbazia dei
Basiliani di Grecia, i resti del Tempietto
del Sole, i bastioni difensivi, le fucilerie
e la piazza d’armi con la chiesetta di S.
Barbara.Tutto il Castello è costantemente
animato da manifestazioni culturali ed in
particolare da esposizioni d’arte contemporanea, concerti di musica classica e rappresentazioni teatrali.
Eremo
di San Nicola
Prima ritiro per
monache voluto
dalla nobildonna
Beatrice Quadra,
poi eremo per il
capitano Giuseppe
D’Argout che,
divenuto frate,
volle ritirarvisi
con dodici asceti,
lo ampliò e
modificò, infine
donò all’eremo i suoi averi,
piuttosto cospicui,
per garantire il
sostentamento
ai compagni
anche dopo la sua
morte.
49
Da vedere
I SC H I A
Tra musei, castelli e antichi borghi.
L’Acquedotto
I maestosi
archi, conosciuti anche come
Pilastri, sono
stati realizzati per
portare l’acqua
dalla sorgente di
Buceto agli abitanti del Castello
Aragonese e del
Borgo di Celsa. È
rimasto in funzione fino agli anni
‘30. L’acquedotto
fu realizzato per
volontà di monsignor Girolamo
Rocca nel 1672,
che attinse ai
soldi ottenuti con
una tassa sulla
farina.
50
Museo del Mare - Ischia Ponte
Linee bus: 15, 7.
Sette sale su tre piani, fotografie con
immagini di vita marinaresca, cartoline
dal 1880 al 1960, attrezzature nautiche
e da pesca, ex voto marinari, conchiglie, antiche ancore, anfore ritrovate nel
mare intorno all’isola, quadri, modelli
di navi e barche ed una sezione dedicata al mondo sommerso.
Orario di visita 10,30-12,30; 15,0019,00; da novembre a marzo: 10,3012,30; luglio ed agosto: 10,30-12,30
18,30-22,00. Tel: 081 981124, 081
902319.
Torre di Guevara - Ischia Ponte
Linee bus: C12, C13
La torre dei Guevara, duchi di Bovino, è situata sulla baia di Cartaromana.
Costruita alla fine del XV sec. formava con il Castello Aragonese un unico
sistema difensivo di avvistamento. Al
primo piano si conserva un affresco
del XVI sec., attribuito ad un allievo di
Raffaello. All’interno della torre, ogni
anno si allestiscono numerose mostre.
Chiesa della Madonna
delle Grazie - Ischia
Linee bus: 1, 15, 2, 3, 5, 6, 7, 8, C12,
C13, CD, CS
Comunemente chiamata chiesa di San
Pietro, sorge su un ampio sagrato e si
distingue subito per la sua singolare architettura. A pianta centrale
con cappelle aterali. Notevole è la decorazione a
stucco realizzata negli
anni ‘70 del XVIII
sec. Sugli altari
si ammirano
5 tele di
Carlo
I SC H I A
Borrelli Ponticelli mentre la cupola è coperta da mattonelle smaltate, rutilanti al
sole.
Da vedere
Chiesa di Portosalvo - Ischia
Tutti i bus che giungono al capolinea
Fatta costruire in seguito alla trasformazione dell’antico lago in porto (1854-1856)
dal re Federico II di Borbone. Sulla collina,
a sinistra della chiesa, vi è lo stabilimento
Termo-Militare «F. Buonocore», in quello
che fu il palazzo del protomedico del regno di Napoli, che lo fece costruire nella
prima metà del XVIII sec.
Osservatorio Geofisico - Casamicciola
località Sentinella)
Linee bus: 1, 2, 3, 4, 14, CS, CD.
Conserva strumenti antichi per la rilevazione dei terremoti ed una singolare vasca
sismica ideata dallo scienziato Giulio Grablovitz. Per le visite telefonare all’addetto
comunale (081 5072522).
Piazza Marina - Casamicciola
Linee bus: 1, 2, 3, 4, 14, CS, CD.
Centro Economico e sociale del comune.
Monumento ai caduti e statua a Vittorio
Emanuele II; epigrafe marmorea dedicata
al norvegese Enrico Ibsen (a Casamicciola
scrisse il famoso dramma Peer Gynt).
Congregazione S.Maria
della Pietà - Casamicciola
Linee bus: 1, 2, CD, CS.
Sull’altare di marmo interessante tela ad
opera del Vaccaro. Da ammirare le statue
di San Giovanni, della Madonna, di San
Gabriele, del Cuore di Gesù, di san Giuseppe, di Cristo Risorto e dell’Addolorata
in sacrestia. Sulle pareti, in alto, tele raffiguranti i sette dolori di Maria.
Piazza Bagni - Casamicciola
Linee bus: 3, 4, 14.
Al centro di numerosi stabilimenti balneo-termali e vicino al bacino termale del
Gurgitello.Alla via Ombrasco, è situata una
cappella dedicata a San Francesco d’Assisi.
Ischia dall’alto
Dove andare
per ammirare
l’isola dall’alto?
Il panorama più
suggestivo si
ammira dal monte
Epomeo. Il Castello Aragonese, così
come il Belvedere
di Serrara Fontana, è un altro
punto panoramico
dal quale si può
assistere ad uno
spettacolo unico.
51
I SC H I A
Villa Arbusto - Lacco Ameno
Linee bus: 1, 2, 4, CS, CD.
Villa costruita da Carlo d’Acquaviva,
Duca D’Atri, nel 1785, sui luoghi di antichissimi insediamenti umani risalenti all’età neolitica e all’età del bronzo.
Tel: 0813330942
Da vedere
Piazza Santa Restituta - Lacco Ameno
Linee bus: 1, 2, 4, CS, CD.
È la piazza principale del paese, molto accogliente e con al
centro un piacevole parco pubblico. Lì sorge, sui resti della
Necropoli pagana e cristiana, la prima chiesa, che risale al
IV sec. d.C.
Chiesa di Santa Restituta - Lacco Ameno
Linee bus: 1, 2, 4, CS, CD.
Lungo le pareti, tele di Ferdinando Mastroianni; l’Altare
Maggiore è sovrastato da una tela raffigurante la Madonna del Carmine, Sant’Agostino e Santa Restituta sulla barca
spinta da angeli. Ai lati della tela, quadri di Filippo Balbi.
Sulla sinistra troviamo l’altare e relativa statua del Cuore di
Gesù; altare e tela della Santissima Trinità (sec. XVII); tavola
raffigurante la Vergine del Carmelo con il Bambino Gesù
(1560). Sulla destra tela di Sant’Agostino, altare con tela della Presentazione al Tempio (sec.XVII); altare con statua di
San Giuseppe; Crocifisso (1500). Accanto alla chiesa, cappella con statua lignea di Santa Restituta e cippi marmorei
con iscrizione in latino e greco.
Scavi e Museo di Santa Restituta - Lacco Ameno
Linee bus: 1, 2, 4, CS, CD.
Gli scavi permettono al visitatore di ammirare le tracce lasciate dall’uomo nel succedersi delle culture del passato. Il
museo deve la nascita e lo sviluppo all’attuale rettore della
chiesa, don Pietro Monti. All’interno sono conservati numerosi cocci, un telaio casalingo con pesi originali, giocattoli in argilla, statuette votive e vasi dipinti con fiori e frutta,
brocche per il vino ed ampolline di profumo.
(Tel: 081980538)
52
I SC H I A
Chiesa di Santa
Maria Della Neve
- Forio
Linee bus: 1, 2, 14,
CS, CD.
È più conosciuta
come la Chiesa del
Soccorso; è un meraviglioso e solare
esempio di archi- La chiesa del Soccorso a Forio.
tettura mediterranea spontanea. Ricca di maioliche del ‘700 (all’interno e
all’esterno del sagrato) con scene della passione di Gesù e
vari Santi, fu riedificata nel 1791 su precedente tempio del
‘500. L’interno è anch’esso di grande interesse per il succedersi dei tipi di volta.
Da vedere
Chiesa di S.Carlo Borromeo - Forio
Linee bus: 1, 2, 14, CS, CD.
La chiesa è a croce latina con una sola navata ed è singolare
per l’uso particolare del tufo verde adoperato per la realizzazione del portale esterno, degli archi e del cornicione che
corre lungo tutta la chiesa dei pilastri. Gli affreschi che si
trovano nelle quattro nicchie, sotto i due archi centrali della
navata e nelle metope e sui pilastri sono stati realizzati tra il
1620 circa ed il 1635, mentre le tavole e le tele vanno dal
1614 al 1635.
Basilica S.Maria di Loreto - Forio
Linee bus: 1, 2, 14, CS, CD.
È ricca di opere d’arte non solo pittoriche ma anche scultorie e di preziosi oggetti di culto. La sacrestia risale al 1684
e conserva molte tele e tavole, tra cui il ritratto del cardinale
Gustavo Adolfo principe di Hohenlohe (sec.XIX), protettore dell’arciconfraternita dal 1868.
La Mortella - Forio
Linee bus: 1, 2, 14, CS, CD.
Piacevole è la visita a “La Mortella” con le sue 184 varietà di piante tropicali e mediterranee. Nella villa ha vissuto
per circa 30 anni Sir William Walton, uno dei più grandi
compositori inglesi contemporanei, e le sue ceneri, per sua
volontà, riposano qui. Il giardino, dove oggi vive la moglie
Susanna, e la casa museo dove il maestro componeva le sue
opere sono aperti al pubblico da Pasqua a novembre, dalle
9.00 alle 19.00 del martedì, giovedì, sabato e domenica.
(Tel: 081 986220)
Le Torri - Forio
Linee bus: 1, 2, 14, CS, CD.
Le torri “superstiti” sono 10: Torrino (1480), Quattrocchi
(‘700), Nocera (sec.XVI), Sferratore (sec.XVI), Casa Patala53
no (sec.XVI), Milone (sec.XVI), Pertesta, Torone, Cierco e
la torre Cigliano. Le più antiche sono di forma circolare, le
più recenti di forma quadrangolare. Servirono per l’avvistamento dei saraceni e per il ricovero degli abitanti.
Da vedere
I SC H I A
Museo Civico “Il Torrione” - Forio
Linee bus: 1, 2, 14, CS, CD.
Sorge nella via omonima, ha svolto
le funzioni di torre di avvistamento e di difesa. Era fornito di diversi
cannoni, uno dei quali vi rimase fino
al 1787, usato per sparare a salve nei
giorni delle maggiori festività religiose. Vi sono esposte le opere dello Una delle torri di Forio.
scultore Giovanni Maltese. Il museo
può essere visitato, oltre che nei giorni fissati nelle ore pomeridiane, ogni sera dalle 20,30 alle 22,30 durante il periodo estivo, dal 1 giugno al 30 settembre.
Sant’Angelo.
Linee bus: 1, CS, CD.
Un bellissimo borgo di pescatori, una vera e propria oasi di
tranquillità. L’isolotto è alto 106 metri e legato
all’isola da un istmo lungo 119 metri. In seguito vi fu costruita una torre di vedetta, della quale si vede ancora la
parte inferiore e che fu distrutta dalle cannonate del 1809.
L’accesso alle auto è vietato.
Santa Maria del Carmine - Forio
Linee bus: 1, 2, 14, CS, CD.
Si compone di due navate. Di particolare interesse le tele
della Madonna del Carmine e di santa Lucia, nonché il
marmoreo altare maggiore del XVIII sec. Dalla piazzetta si
può osservare un bellissimo panorama.
Monte Epomeo, Eremo di San Nicola
Eremo Di San Nicola - Serrara
Fontana
Linee bus: 11, 9, CS, CD.
Sotto la vetta del monte Epomeo
si trovano l’eremo e la chiesetta
di San Nicola del XV sec., interamente scavati nella roccia. La
chiesa è dedicata a S. Nicola di
Bari. Sull’altare vi è un bassorilievo del santo del 1504.
Chiesa San Sebastiano Martire - Barano
Linee bus: 11, CS, CD.
Eretta intorno alla fine del XVI sec. Dal 1610 al 1653 fu un
convento agostiniano. La chiesa presenta tre navate, con una
bella decorazione a stucco di gusto neoclassico. Vi sono alcune tele di Alfonso Di Spigna e si può ammirare una statua
54
a mezzo busto di San Sebastiano, risalente al sec. XVIII. Il
campanile fu costruito nel 1704. San Sebastiano è considerato il patrono del comune.
I SC H I A
Sorgente di Nitrodi - Barano
Linee bus: 11, CS, CD.
Obbligatoria è la visita alla sorgente dalle acque salutari già
ben nota agli antichi romani.
Da vedere
Chiesa di Santa Maria di Costantinopoli - Barano
Linee bus: 11, CS, CD.
La chiesa è stata fondata nel 1748 e presenta una facciata
moderna, rifatta nel corso di questo secolo a causa di un
improvviso crollo di quella originale. Di particolare interesse sono la tela che pende sull’altare e quella sotto il soffitto
e le statue lignee.
Chiesa di San Rocco - Barano
Linee bus: 11, CS, CD.
È il patrono del centro abitato di Barano. La chiesa risale
al XVII sec., all’interno si conserva una tela raffigurante la
Madonna del Rosario.
S. Giuseppe - Ischia
Linee bus: 1, 2, 3, 5, 6, 7, 12, C13, 15, CS, CD.
La chiesa, volgarmente detta di S.Anna, sede della parrocchia di
Maria SS. Madre della Chiesa, è stata fondata nel secolo scorso.
All’interno vi si ammira una tela raffigurante S.Giuseppe del
secolo XVIII, attribuita a Nicolò De Simone.
Chiesa di San Giovanni Battista - Barano
Linee bus: 11, CS, CD.
È, quasi certamente, la più antica parrocchia del Comune
(1537). L’attuale chiesa sorge sul luogo di una antichissima
cappella e al suo interno si può ammirare lo splendido quadro di San Giovanni attribuito alla scuola del Caravaggio.
55
Eventi e feste.
Comune di Ischia
Da vedere
I SCH I A
17 maggio: S. Antonio Abate, loc. S. Antuono.
31 gennaio: S. Ciro, Ischia Porto.
5 marzo: S. Giovan Giuseppe della Croce, loc. Ischia Ponte.
Periodo di Pasqua: processione del Venerdì Santo, loc. Ischia Ponte.
Maggio (terza domenica): Maria Madre del Divin Pastore, loc. Ischia
Ponte.
Maggio (ultima domenica): Maria Rifugio dei Pescatori, loc. Ischia
Ponte.
13 giugno: S. Antonio, loc. Ischia Ponte.
29 giugno: S. Pietro e Paolo, loc. Ischia Ponte.
16 luglio: Madonna del Carmine, loc. Ischia Ponte.
26 luglio: “Palio di S. Anna” abbinato alla Lotteria Nazionale. Processione per mare, sfilata di barche allegoriche,”incendio” del Castello
Aragonese, fuochi pirotecnici.
15 agosto: Festa della Madonna della Assunta.
26 agosto: Festa di S. Alessandro, sfilata di abiti d’epoca, loc. Ischia
Porto.
Agosto/settembre (ultima domenica di agosto o prima domenica di
settembre): S. Giovan Giuseppe della Croce (patrono del comune di
Ischia), loc. Ischia Ponte.
Settembre: Ischia Jazz e Festival Ugo Calise
08 dicembre: Immacolata
Comune di Barano
20 gennaio: S. Sebastiano.
19 marzo: S. Giuseppe, loc. Fiaiano.
23 aprile: S. Giorgio, loc. Testaccio.
Periodo di Pasqua (lunedì dopo Pasqua): Madonna della Porta, loc.
Buonopane – esibizione della ’Ndrezzata, antica danza armata di grande
ritmo e complessità.
24 giugno: S. Giovanni Battista, loc. Buonopane – esibizione della
’Ndrezzata, antica danza armata di grande ritmo e complessità.
15 agosto: Festa della madonna della Assunta, loc. Piedimonte.
16 agosto: Festa di S. Rocco, patrono di Barano.
8 settembre: Madonna di Montevergine, loc. Schiappone.
08 dicembre: Immacolata
Comune di Serrara Fontana
31 gennaio: Festa di S. Ciro, loc. Ciglio.
13 giugno: Festa di S. Antonio da Padova, loc. Fontana.
16 luglio: festa della madonna del Carmine, loc. Serrara.
56
I SCH I A
Prima domenica di agosto: Sagra della Salsiccia e Vino, loc. Fontana.
Seconda domenica di agosto: Sagra della Salsiccia e del Vino, loc.
Serrara.
15 agosto: Festa della madonna della Assunta.
Terza domenica di agosto: Festa della Madonna della Mercede, loc.
Fontana.
8 settembre: Festa della Madonna di Montevergine, loc. Succhivo.
29 settembre: Festa di S. Michele Arcangelo con processione a mare e
fuochi pirotecnici.
08 dicembre: Immacolata
Da vedere
Comune di Forio
Periodo di Pasqua (venerdì santo): Sacra rappresentazione dell’atto
tragico della passione e morte di Gesù.
Periodo di Pasqua (domenica di Pasqua): Sacra rappresentazione
della corsa dell’Angelo.
Maggio (prima domenica): festa S. Francesco di Paola.
15 giugno: Festa di San Vito (patrono del comune). Spettacolo con
fuochi pirotecnici.
2 luglio: Festa della Madonna delle Grazie, loc. Panza.
Luglio (ultima domenica): Festa di S. Maria di Loreto.
5 agosto: Festa della Madonna del Soccorso.
7 agosto: Festa di S. Gaetano.
15 agosto: Festa della madonna della Assunta.
12 settembre: Festa di S. Maria al Monte.
15 settembre: Festa di San Leonardo, loc. Panza.
19 settembre: Festa di S. Michele Arcangelo.
04 ottobre: Festa in onore a San Francesco d’Assisi
Novembre (seconda domenica): madonna della Libera.
08 dicembre: Immacolata.
Comune di Lacco Ameno
31 gennaio: Festa di San Ciro, loc. Fundera.
19 marzo: Festa di S. Giuseppe, loc. Fango.
17 maggio: Festa di Santa Restituta, patrona del comune. Rievocazione
dello sbarco del corpo della santa (16 maggio) sulla spiaggia della baia di
San Montano. Fuochi pirotecnici.
02 luglio: Festa in onore della Madonna delle Grazie.
15 agosto: Festa della Madonna della Assunta.
08 dicembre: Immacolata.
13 dicembre: Festa in onore di Santa Lucia, loc. Fundera.
Comune di Casamicciola Terme
27 febbraio: Festa di San Gabriele della Addolorata, loc. Marina.
Periodo di Pasqua (giovedì e venerdì santo): Festa di S. Addolorata,
loc. Piazza Bagni.
Domenica di Pasqua: Resurrezione in piazza.
13 giugno: Festa di Sant’Antonio.
22 luglio: Festa di Santa Maria Maddalena Penitente (patrona del comune), loc. piazza Bagni
15 agosto: Festa della Madonna della Assunta.
Settembre (terza domenica): Addolorata, loc. piazza Maio.
04 ottobre: Festa in onore di San Francesco d’Assisi, loc. piazza Bagni.
08 dicembre: Immacolata.
57
La cucina tipica.
Gastronomia
I SCH I A
La cucina locale è specchio della contraddizione interna fra
mare e montagna che caratterizza Ischia: pesce e coniglio
sono alla base della tradizione gastronomica insieme ad ortaggi, olio d’oliva e vino.
La cucina dell’isola non differisce particolarmente da quella tipica della campania fatta eccezione per alcuni piatti e
in particolare il piatto tipico per eccellenza: il coniglio all’ischitana, col cui sugo si condiscono i bucatini e nella cui
preparazione è indispensabile il vino Ischia bianco d.o.c..
Se volete mangiarne uno davvero speciale andate a Serrara
Fontana al ristorante “Bracconiere” oppure da Peppina di
Renato a Forio. Una menzione speciale nella cucina locale
la meritano le erbe aromatiche, che crescono spontanee e
in grande varietà. Il timo è presente in alcune versioni della
ricetta del coniglio all’ischitana, ricetta che cambia a seconda delle zone dell’isola. Molto diffusi sono l’origano e il
rosmarino, il cui impiego in cucina è vastissimo, così come
il peperoncino e il basilico, usato soprattutto per le conserve
di pomodori. Un uso più specifico lo hanno la salvia, che
sull’isola è molto sfruttata nella preparazione delle patate e
la menta, impiegata in piatti a base di pesce.
A proposito di pesce non si possono non menzionare alcuni
ristoranti dove non solo si mangia benissimo, ma anche la
sceografia conquista: cominciamo da Forio con “Umberto
a mare” che si trova su una splendida terrazza che affaccia
sul mare. Grande atmosfera al ristorante “Melograno”, che
nasce in un’antica villa e conserva con grande cura un parco
di ulivi secolari. Spostiamoci a Barano e raggiungiamo la
“Vigna di Alberto”, un tempo cantina la cui memoria resta
nelle botti e nel torchio. Una volta lì chiedete di Ciccio, il
titolare: vi accoglierà e vi tratterà come vecchi amici.
A Sant’Angelo, frazione di Serrara Fontana, lasciatevi coinvolgere dalla strepitosa simpatia di Don Peppino al “Neptunus” che è pari solo alla bontà dei suoi piatti di pesce.
Coniglio all’ischitana
Ingredienti: Olio, aglio, lardo battuto, coniglio, pomodorini, basilico, timo, mezzo
bicchiere di vino bianco. Soffriggere il lardo battuto con olio e aglio. Aggiungere il
coniglio e farlo rosolare aggiustando di sale e pepe. Bagnarlo con il
vino e lasciare che quest’ultimo evapori, quindi aggiungere i pomodorini, il basilico, il timo e mezzo bicchiere d’acqua. Lasciar cuocere
ancora mezz’ora.
58
I vini: enoteche e degustazioni.
I SCH I A
L’isola d’Ischia ha una tradizione contadina. La vocazione turistica è esplosa in modo
dirompente solo negli anni ‘50, mutando in
parte la fisionomia di un territorio che tuttavia trova la sua peculiarità nel verde delle colline, nella vulcanicità fertile della sua
terra.
Ancora oggi l’ischitano coltiva il suo piccolo appezzamento di vigneto, tramandandolo
di padre in figlio.
Dopo il turbinio estivo l’operatore turistico si trasforma in contadino, in produttore
artigianale del “suo” vino. Tanti piccoli produttori da che gli Eubei, sbarcando nel 700
a.C. a Ischia, nella Baia di San Montano, introducevano nell’isola la coltivazione della vite. Ischia vanta
uno dei primi riconoscimenti italiani di vino d.o.c. che fu
attribuito all’Ischia bianco nel 1966.
Altri vini protetti vennero dopo come l’Ischia rosso, il Per
‘e Palummo, il Biancolella e il Forastera. A Forio le cantine Pietratorcia producono degli ottimi bianchi come il
Vighe di Chignole e il Vigne del Cuotto due ottimi DOC
Superiore. Se si preferisce il Rosso consigliamo il Vigne di
Ianno.
Tutti questi vini deliziosi si possono gustare
nelle enoteche presenti sull’isola: ad esempio
sull’incantevole Riva Destra ci sono “Appuntamento vino” dove potete chiedere di
Marco e Christian Savastano.
Se siete nella zona di Ischia Ponte, fate un
salto da “Oh X Bacco”. Oppure potete scegliere di degustare i vini direttamente presso
le aziende vinicole che aprono al pubblico
e permettono di assaggiare i loro preziosi
prodotti: fermatevi ad esempio nell’azienda
vinicola “D’Ambra” per una degustazione se
siete a Forio potete visitare “Pietratorcia “,
una delle migliori dell’isola.
Ci preme inoltre citare un altro produttore di
vini dell’isola, che pur non aprendo al pubblico merita una menzione per la qualità del vino prodotto:
Pasquale Cenatiempo che oltre ai già citati d.o.c. produce
anche il Leukos, un ottimo bianco.
Gastronomia
59
Il monte incantato.
Monte Epomeo
I SC H I A
Il monte Epomeo (787 m.) colpisce per la selvaggia bellezza
del paesaggio che lo circonda, per il vasto silenzio, per l’incomparabile visione che da esso si gode e che accomuna
coste, isole, mare, cielo e monti partenopei, anzi campani e
laziali; ma più ancora affascina perché è un eremo (una volta
abitato da frati), e come tale ancora pervaso di spiritualità e
misticismo. L’Epomeo, denominato anche Monte Forte nel
‘700, è il rilievo più importante dell’isola. Furono contadini,
probabilmente, quelli che in tempi antichi cominciarono a
scavare nella roccia, a colpi di piccone, grotte o ripari per
difendersi da pioggia e freddo; tali anfratti vennero ampliati
e rifiniti nel corso del tempo, ricavando dalla massa tufacea
cunicoli, gallerie e la chiesetta dedicata a San Nicola di Bari.
Sulle verdeggianti pendici dell’Epomeo, in grotte e dirupi, si
rifugiavano gli abitanti dei dintorni al tempo delle invasioni
ed in caso di pericolo; lì, in fosse profonde, si ammassava neve
d’inverno per trarne ghiaccio d’estate; sulla cima del monte
si accendevano i fuochi per segnalare i pericoli agli isolani.
Il turista che sale sull’Epomeo incontra lungo il percorso e
sulla cima diversi caratteristici punti di ristoro, e può gustare,
volendo, tipici piatti locali. La strada, partendo da Fontana, è
asfaltata e di facile percorso, benché piuttosto erta; nella parte
più elevata diventa una mulattiera, ma sufficientemente comoda. Chi può è bene che faccia a piedi l’intero tragitto: ne
trarrà grande giovamento fisico, mentale e spirituale.
60
Le case di pietra.
I SC H I A
Case di pietra
Questi massi, caduti dall’Epomeo e
scavati con mano sapiente, per ricavarne un’abitazione o un cellaio, rappresentano una testimonianza di perfetto
connubio tra l’uomo e l’ambiente, raro
esempio di architettura rupestre e significativa testimonianza di sfruttamento
“ecologico” della natura. Scavate nel
tufo più o meno dolce, verde o di altro colore, sono principalmente adibite
ad abitazioni rurali, talvolta addirittura
permanenti, hanno forme e dimensioni
diverse, e testimoniano l’abilità e l’inventiva dell’artefice. La denominazione
“Case di pietra” è impropria o almeno
riduttiva, perché non dice con completezza l’architettura rupestre dell’isola d’Ischia: si tratta certo di abitazioni
rurali, a volte complete di pertinenze,
come cellai, palmenti, cisterne per la
raccolta di acque piovane; ma si rinvengono, anche piccoli ricoveri provvisori,
vasche e pozzi (famosa la “Pietra dell’acqua”, che ha dato il nome alla zona
in cui è situata) , atti a rendere meno
onerosi i lavori agricoli. “Case di pietra” possono essere ammirate in tutto il
territorio isolano, soprattutto nella zona
che va da Serrara a Forio, tutt’intorno
al massiccio dell’Epomeo.
Gli Scogli
Circumnavigando
l’isola d’Ischia
non è difficile imbattersi in questi
incredibili giochi
della natura:
Scogli S. Anna
Elefante
La nave
Pietra Nera
Pietra Bianca
Pietre del Cavallone
Pietre Rosse
Scogli Innamorati
Lorio
Camerata
Il Fungo
Becco dell’Aquila
Piede di Maradona
61
La Posidonia Marina.
I SC H I A
La Posidonia oceanica è una “pianta” marina facilmente visibile sulle spiagge: lunghi nastri di colore marrone (le foglie
morte) che formano cumuli sui litorali sabbiosi causando il
disappunto dei bagnanti.
Eppure la sua presenza, apparentemente molesta, riveste una
grande importanza per il nostro mare. Innanzitutto si tratta
di una “fanerogama”, un termine difficile da ricordare per i
non addetti ai lavori che significa che è una pianta a tutti gli
effetti: ha un fusto, delle radici, foglie e persino fiori e frutti.
In un habitat idoneo si sviluppa in vere e proprie praterie e
diventa un’enorme risorsa per le zone che hanno la fortuna
di accoglierla.
Questo perché la Posidonia sviluppa il fusto in orizzontale
e in verticale, trattenendo sabbia e detriti e formando delle
“terrazze”; in questo modo impedisce che la costa venga
“erosa” dal mare. In più essa permette lo sviluppo di un
complesso ecosistema, costituendo un habitat preferenziale
per altri organismi vegetali e animali e “conservando” la vita
marina nelle coste in cui si sviluppa. Il mare di Ischia e delle
isole vicine, Procida e Vivara, è molto ricco sia di Posidonia,
(e quindi di tutte le forme di vita animale e vegetale che
vivono dentro e nei pressi della prateria), sia di altre specie
che meriterebbero protezione, come ad esempio il corallo. Per questo motivo la zona rientra, col nome “Regno
di Nettuno”, nelle aree di “reperimento”, cioè quelle zone
candidate a diventare parco marino. Il Regno di Nettuno
è stato oggetto di studio e ricerca da parte della Stazione
Zoologica Anton Dohrn, che ha rilevato quali sono le zone
di interesse che hanno i requisiti per essere protette.
Lo studio, consegnato nel 2001, è ancora al vaglio del Ministero dell’Ambiente e si attende che venga presa una decisione.
La flora
Stazione zoologica
Nata dalla volontà di Anton Dohrn
di offrire a scienziati di tutto il
mondo un posto ideale per le loro
ricerche, la stazione zoologica a lui
intitolata è oggi un ente pubblico
che ha mantenuto la sua vocazione
internazionale e continua ad essere
un luogo privilegiato per le ricerche. Purtoppo non può essere visitata, ma resta per l’isola un fiore
all’occhiello.
63
I SC H I A
Escursioni consigliate
Escursione
dell’Isola d’Ischia in Bus con guida
prelevamento dall’hotel il lunedi
Escursione
Sorrento, Positano, Amalfi, Ravello
prelevamento dall’hotel il martedi e il giovedi
Escursione
Isola di Capri con guida
prelevamento dall’hotel il martedi,
mercoledi, giovedi e domenica
Escursione
Isola di Procida
prelevamento dall’hotel il martedi e venerdi
Escursione
Pompei e Vesuvio
prelevamento dall’hotel il mercoledi,
venerdi e domenica
Serata folkloristica
prelevamento dall’hotel il mercoledi
Escursione
Caserta, Montecassino
prelevamento dall’hotel il giovedi
Escursione
Napoli “Ieri e oggi”
prelevamento dall’hotel il venerdi
Minicrociera
dell’Isola d’Ischia
tutti i giorni
Minicrociera
Amalfi e Positano
Per informazioni
contattare
l’ufficio escursioni
al numero 081 3330340
oppure 328 6030981
64
martedì, govedi e domenica.
Sono escursioni che vengono effettuate da personale specializzato e qualificato che vi seguirà
nell’itinerario scelto fornendo e comunicando
tutte le informazioni necessarie.
65
Orari bus.
I SC H I A
Linea CD: Ischia Porto - Barano - Fontana - Serrara - S.Angelo
- Forio Lacco Ameno - Casamicciola - Ischia Porto.
Partenza da Ischia Porto alle ore 4.20 - 5.00 - 5.30 - 5.50, dalle ore
6.30 alle 22.30 ogni 30 minuti, alle ore 23.10 - 00.00 e 1.00
Informazioni utili
Linea CS: Ischia Porto - Casamicciola - Lacco Ameno - Forio
S.Angelo - Serrara - Fontana - Barano - Ischia Porto.
Partenza da Ischia Porto alle ore 4.20 - 5.00 - 5.30 - 5.50, dalle ore
6.30 alle 23.00 ogni 30 minuti, poi 00.00 - 00.30 - 1.00
Linea 1: Ischia Porto - Casamicciola - Lacco Ameno - Forio - Panza
S.Angelo e ritorno.
Partenza da Ischia Porto alle ore 5.05 - 5.45 - 6.15 - 6.45 - 7.15 7.45
- 7.55 - 8.10 - 8.25 - 8.40 - 9.10 - 9.35 - 9.55 - 10.10 - 10.25 10.40
11.10 - 11.40 - 11.55 - 12.10 - 12.25 - 12.40 - 13.10 - 13.40 - 14.10
14.25 - 14.40 - 14.55 - 15.10 - 15.45 - 16.10 - 16.25 - 16.40 - 16.55
17.10 - 17.40 - 18.10 - 18.25 - 18.40 - 18.55 - 19.10 - 19.40 - 20.15
20.45 - 21.15 - 21.45 - 22.15 - 22.45 - 23.15 - 23.45.
Partenza da S.Angelo: 5.40 - 6.35 - 7.10 - 7.40 - 8.15 - 8.40 - 8.55
9.10 - 9.25 - 9.40 -10.10 - 10.35 -10.55 - 11.10 - 11.25 - 11.40
- 12.1012.40 - 12.55 - 13.10 - 13.25 - 13.40 - 14.10 - 14.40 - 15.10
- 15.2515.40 - 15.55 - 16.10 - 16.40 - 17.10 - 17.25 - 17.40 - 17.55
- 18.10 18.40 - 19.10 - 19.25 - 19.40 - 19.55 - 20.10 - 20.40 - 21.05
- 21.35 22.05 - 22.35 - 23.05 - 23.35 - 00.05 - 00.35
Linea 2: Ischia Porto - Casamicciola - Lacco Ameno - Forio - Citara
(Giardini Poseidon) e ritorno.
Partenza da Ischia Porto alle ore (8.10 - 8.40 - 12.25 - solo giorni
scolastici) - (8.20 - 8.35 solo giorni non scolastici) alle 8.50 - 9.05
9.20 - 9.50 - 10.20 - 10.50 - 11.20 - 11.50 - 12.20 - 12.50 - 13.20
13.50 - 14.20 - 14.35 - 14.50 - 15.20 - 15.40 - 15.50 - 16.05 16.2016.50 - 17.20 - 17.35 - 17.50 - 18.20 - 18.50 - 19.05 - 19.20
-19.50
Partenza da Citara alle ore: (9.12 - 9.17 solo giorni non scolastici)(9.37 - 13.07 solo giorni scolastici) alle 9.42 - 9.47 - 10.12
- 10.4211.12 - 12.12 - 12.42 - 13.12 - 13.42 - 14.12 - 14.42 - 15.12
- 15.2715.42 - 16.12 - 16.18 - 16.42 - 16.57 - 17.12 - 17.42 - 18.12
- 18.27 18.42 - 19.12 - 19.42 - 19.57 - 20.12 - 20.42
Linea 3: Ischia Porto - Piazza Marina - P.Bagni - La Rita - P.Maio
Fango e ritorno.
Partenza da Ischia Porto alle ore 5.25 - 6.50 dalle ore 8.05 alle ore
23.05 ogni 60 minuti.
Linea 4: Piazza Marina - P.Bagni - La Rita - P.Maio - Fango - 167
Lacco e ritorno.
Partenza da P.Marina alle ore 7.55 - 9.00 - 9.40 - 10.35 - 10.5511.45
- 12.10 - 13.15 - 14.00 - 14.05 - 14.50 - 15.30 - 15.50 - 17.0017.50
- 18.00 - 18.40 - 19.40 - 20.50 - 22.05 - 22.45 - 23.50
Linea 5: Ischia - Pilastri - Piedimonte -Testaccio - Maronti e ritorno.
Partenza da Ischia alle ore 5.45 - 6.30 - 7.00 - 7.50 - 8.30 - 9.10 dalle
ore 9.50 alle ore 20.30 ogni 20 minuti, poi alle ore 21.00 - 21.30
21.50 - 22.10 - 23.00 - 00.15
66
I SC H I A
Partenza dai Maronti alle ore 6.05 - 6.55 - 7.30 - 8.20 - 9.00 alle ore
9.40 alle 20.00 ogni 20 minuti, poi alle 20.40 - 21.00 - 21.3021.55
- 22.15 - 22.35 - 23.25 - 00.40
Informazioni utili
Linea 6: Ischia Porto - Pilastri - Piedimonte - Fiaiano e ritorno.
Partenza da Ischia Porto alle ore 5.50 - 7.15 - 8.10 - 8.50 - 9.20 9.50
- 10.20 - 10.50 - 11.20 - 11.50 - 12.30 - 12.50 - 13.30 - 13.50 14.30
- 15.20 - 15.50 - 16.20 - 16.50 - 17.20 - 17.50 - 18.20 - 18.4019.05
- 19.40 - 20.05 - 20.40 - 21.05 - 22.05 - 23.05
Linea 7: Ischia Porto - Ischia Ponte - Ischia Porto.
Partenza da Ischia Porto alle ore 6.30 - 7.00 - 7.30, dalle ore 8.00
alle ore 00.00 ogni 15 minuti.
Linea 8: Ischia Porto - P.Eroi - Palazzetto - S.Michele - S.Antuono
Campagnano e ritorno.
Partenza da Ischia Porto alle ore 6.55 - (7.45 nei giorni scolastici
transita per i Pilastri) - 8.50 - 9.50 - 10.50 - 11.45 - (12.30 solo giorni
scolastici) - 13.30 - 14.30 - 15.45 - 16.45 - 17.45 - 18.40
Linea C12: Ischia Porto - P.Eroi - Cartaromana - S.Michele - Campagnano - S.Antuono - Pilastri - Porto.
Partenza da Ischia Porto alle ore 7.10 - 8.05 - 8.55 - 9.50 10.5011.50 - 12.50 - 13.05 - 14.00 - 14.50 - 15.55 - 17.00 - 17.55
- 18.4519.25 - 20.15 - 21.05 - 22.20 - 23.20 - 00.10 - 01.00
Linea C13: Ischia Porto-Via delle Terme-Pilastri S.Antuono Campagnano - S.Michele - Cartaromana - P.Eroi - Ischia Porto.
Partenza da Ischia Porto alle ore 5.45 - 6.35 - 7.30 - 8.20 - 9.1510.20
- 11.15 - 12.25 - 13.20 - 14.15 - 15.15 - 16.15 - 17.25 - 18.0518.55
- 19.45 - 20.40 - 21.35 - 22.35 - 23.45
Linea 14: P.Marina - P.Bagni - La Rita - P.Maio - Fango - Forio e
ritorno.
Partenza da P.Marina alle ore 7.20 - 8.40 - 10.00 - 11.20 12.4013.40 - 15.00 - 16.20 - 17.40 - 19.00 - 20.25 - 21.45 - 23.05
- 00.25
Linea 15: Ischia Porto - Palazzetto - Ischia Ponte - Via Pontano - Palazzetto - S.Antuono - Pilastri - Porto - Via Quercia - Ischia Porto.
Partenza da Ischia Porto alle ore 7.15 - 8.25 - 9.35 - 10.45 11.5012.55 - 13.55 - 15.05 - 16.15 - 17.25 - 18.30 - 19.25 - 19.35
- 20.30 21.35 - 22.40.
Linea 16: Casamicciola (Piazza Marina) - Salita S.Pasquale
- Cretaio - Via Pricipessa Margherita - P.Marina: 7.15 - 7.50 - 8.25
- 10.10 11.20 - 12.30 - 13.20 - 13.40 - 14.15 - 14.50 - 16.15 - 17.25
- 18.3519.25
Tariffe autobus S.E.P.S.A. - numero verde 800 00 16 16
Biglietto 90 minuti EURO 1.20
Biglietto dalle ore 6.00 alle ore 6.00 EURO 4.00
Abbonamento valido 2 giorni EURO 6.00
Abbonamento valido 7 giorni EURO 15.00
Abbonamento mensile intera rete EURO 36.00
67
Cinque occasioni da non perdere
1
Visitare l’eden
naturalistico
dell’isolotto
di Vivara.
2
La processione dei 3
dodici Apostoli che
si svolge il Venerdi
Santo.
Marina della Corricela col caratteristico anfiteatro delle
case dei pescatori.
Isola di
Procida
Selvaggia e naturale
4
Gli alti faraglioni di
roccia della spiaggia
di Ciracciello, sul
litorale di ponente.
5
La Sagra del Mare, dove competono
le varie contrade tra gare sportive,
sfilate di gozzi e l’elezione della Graziella, la più bella tra le fanciulle.
Procida, un’isola selvaggia
PR O CI D A
L’isola delle fanciulle:
magica e naturale.
Corricella
Benché la cupola
della Chiesa di
Santa Maria delle
Grazie fosse stata
progettata già nel
‘600, fu possibile
costruirla solo
dopo l’unificazione
nazionale. Questo
perché la nobile
famiglia De Iorio
non voleva che la
Cupola ostruisse la
vista panoramica
godibile dai loro
balconi.
70
Procida è un’isola piccola ma bellissima:
grande meno di 4 kmq e conta 10800
abitanti. Il suo nome deriva da Prochyo,
vuol dire eruttata e osservandola dall’alto si notano ancora le forme degli
antichi crateri.
Unito a Procida da un ponte c’è l’isolotto di Vivara, oasi naturale non visitabile, regno incontrastato della macchia
mediterranea.
Procida non è stata contaminata dal
turismo di massa, non vi sono grandi strutture alberghiere ma pensioni e
appartamenti da affittare. Proprio per
questo offre l’occasione di una vacanza
diversa: a stretto contatto con la natura
e le tradizioni. La sua storia è ancora
visibile nel borgo di Terra Murata, nato
dall’esigenza di difendersi dalle scorrerie saracene e splendido esempio di
architettura naturale: case unite fra loro
a costruire una muraglia, sembra quasi
che siano state progettate da un’unica
mente e invece nascono dalla necessità
di stare uniti per essere meno deboli.
Da non perdere l’abbazia di San Michele Arcangelo, risalente almeno al
1026 e la splendida Corricella, dove le
case sono coloratissime, tutte diverse
eppure armoniose.
Procida è l’isola
dei pescatori e
dei marinai, ma
anche “l’isola
di Arturo” e di
Elsa Morante,
alla quale è stato dedicato un
premio letterario, l’isola di
“Graziella” di
Alphonse de La
Martine, tanto
che in occasio-
6
1
5
2
3
PR O CI D A
4
Procida, un’isola selvaggia
In questa ampia veduta panoramica dell’isola di Procida vi indichiamo alcune
delle principali attrazioni turistiche.
1
L’isola di Vivara;
2
La spiaggia di Ciracciello;
3
L’abbazia di San Michele Arcangelo
e il villaggio di Terra Murata;
4
Il porticciolo di Sancio Cattolico;
5
Punta di Pioppeto;
6
La sagoma dell’Isola d’Ischia.
ne della Sagra del mare viene eletta fra
le ragazze procidane la Graziella dell’anno. È l’isola de “Il Postino”, ultimo dolcissimo film di Massimo Troisi.
Un’isola di tradizioni vive e suggestive, come le processioni pasquali: quella degli apostoli incappucciati e quella
del Cristo Morto con tanto di carri
allegorici. L’antico borgo, Chiaia e la
chiaiolella, il Sancio Cattolico, l’abbazia, il borgo della Corricella: quest’isola
merita attenzione per la sua bellezza e
la sua incontaminata spontaneità.
L’isola di Arturo
L’eroe - ragazzo
Arturo, protagonista del romanzo
“L’isola di Arturo”
di Elsa Morante
pubblicato da
Einaudi nel 1957
e vincitore del
Premio Strega,
continua ad essere
ricercato dai giovani soprattutto
nelle biblioteche.
Quelle memorie
di un fanciullo
riguadano la
maturazione di
un “giovanetto”,
quasi segregato nell’incanto
fermo dell’isola di
Procida.
Abbazia
Anticamente la facciata principale dell’Abbazia era esposta ad occidente,
secondo la disposizione tipica delle
prime chiese cristiane, la quale prevedeva a est, punto da cui sorge il sole e
nasce la luce, l’altare e ad ovest, punto
in cui il sole tramonta e quindi luogo
delle tenebre, i fedeli. Nel ‘500 la chiesa fu dotata di un nuovo ingresso sul
lato orientale: la fiducia rinascimentale nella ragione aveva preso il sopravvento sulle credenze medioevali.
71
I love Procida
PRO CI D A
I love Procida.
I limoni giganti
Un prodotto
tipico dell’isola
di Procida sono i
limoni giganti. Si
possono mangiare
con sale o zucchero
oppure condire e
farne un’insalata: si
tagliano a cubetti
e si condiscono
con olio, sale,
pepe, menta,
peperoncino e
cipollina fresca.
72
di Peppe Barra
“Sono molto legato, nei ricordi, alla
mia isola, Procida: tutto ciò che ho
avuto la fortuna di realizzare nella
mia lunga carriera artistica, in 35 anni
in giro per il mondo, lo devo a quest’isola, con la quale ho avuto però un
rapporto difficile, strano.
E’ molto cambiata Procida, perché
ai miei tempi, negli anni ’50, c’era il
carcere, c’erano tante feste popolari,
molte tradizioni che poi sono andate
scomparendo; quel clima genuino mi
ha aiutato nella crescita personale e
professionale.
Nonostante tutto, mi ritengo una
persona molto fortunata: sono riuscito nel mondo dello spettacolo,
soprattutto perché ho vissuto in una
famiglia d’arte, con papà ma soprattutto con mamma Concetta che, a
quei tempi, per le esibizioni che faceva con le sue sorelle, destava scandalo
nel piccolo paese.
Mi porto dentro, in ogni angolo del
mondo, la mia procidanità, ed ogni
volta che ritorno sull’isola rivivo un
momento magico, assaporando questo clima mediteraneo.
Da qualche anno poi rivedo, con
piacere, che si sta ridando importanza alla riscoperta delle radici storico
culturali: vedo un amorevole stimolo
culturale che mira a rinverdire quelle
antiche tradizioni secolari.
Quest’anno ho ricevuto dai Procidani una grande gioia, una manifestazione d’affetto nei miei confronti e
soprattutto nei confronti di mamma:
ho avuto il piacere di avere la residenza a Procida, proprio in concomitanza
con la intitolazione di una stradina di
Terra Murata a Concetta Barra, quella
PRO CI D A
strada dove mamma viveva da bambina. Mia madre ci teneva molto alle
sue origini, e questo sentimento me
lo ha trasmesso. Ed io nei miei concerti porto sempre con me un pezzo
di Procida, soprattutto in una favola
che porto in scena, che è ambientata
proprio qui...”.
I love Procida
La processione dei dodici Apostoli
Un altro aspetto caratterizzante di Procida e sicuramente quello
folkloristico e religioso.
Nel corso dell’anno sono varie le manifestazioni di questo genere, e tra queste la più suggestiva rimane il corteo dei Misteri
celebrato durante la Settimana Santa di Pasqua. Nelle otto parrocchie vengono celebrati antichi riti religiosi.
Il Giovedì Santo c’è la processione degli apostoli incappucciati. Il
Venerdì Santo il Cristo Morto velato e l’Addolorata sono portati
in processione per le strade dell’isola preceduti dai carri costruiti
dai giovani procidani, raffiguranti gli episodi della vita e della
morte del Cristo.
È un evento suggestivo ed emozionante che richiama sull’isola
migliaia di turisti.
D’estate invece c’è la Sagra del Mare, una festa popolare in cui
tra giochi e concerti viene eletta la Graziella, la ragazza procidana che più di ogni altra, vestita in abiti antichi e ricamati in oro,
impersonifi ca il mito di bellezza mediterranea semplice e solare
creata dallo scrittore de Lamartine.
73
Cinque occasioni da non perdere
1
Una minicrociera
intorno a Capri
con visita ai Faraglioni.
2
Godere del pano- 3
rama da monte
Solaro. Un’attrazione senza eguali.
Esplorare la Grotta
Azzurra, un ninfeo
marino a misura
d’imperatore.
Isola di
Capri
L’eterna mondana
4
Passeggiare per via 5
Camerelle, la strada
della vanità, fino alla
celebre Piazzetta.
Percorrere via Krupp,
un “serpentone” sinuoso e panoramico che va dai Giardini di Augusto a
Marina Piccola.
La storia
C A PRI
L’isola dove mito e storia
si parlano.
Torre
cinquecentesca
La Casa Rossa
fu fatta ergere
per volontà del
generale
americano J. C.
MacHowen, che
si stabilì a Capri
dopo la guerra
civile americana.
Fu edificata
inglobando una
torre cinquecentesca
all’interno della
quale, secondo
una leggenda, gli
anacapresi che
dovevano recarsi
a Napoli per
lavorare
inchiudevano
le loro donne per
timore
che venissero
molestate dai
capresi.
76
Capri è l’isola di tutto il mondo dove
mito e storia si parlano ancora e che
vanta due millenni di mondanità.
Capri sorge di fronte alla penisola sorrentina della quale, dal punto di vista
geologico, è un prolungamento.
Ha una superficie di circa 10 Kmq, un
perimetro costiero di 17 Km ed è divisa
in due comuni: Capri e Anacapri. I porti
commerciale e turistico sono situati sul
versante settentrionale, a Marina Grande, che presenta una costa rocciosa ed è
fortemente esposta ai venti. Fu abitata
fin dall’età Paleolitica ed era già nota a
Greci e Fenici.
Nel 29 a.C. Augusto la acquistò da Napoli in cambio di Ischia. E Tiberio se
ne innamorò, vi fece costruire dodici
ville in onore di altrettante divinità e
si trasferì in quella dedicata a Giove. A
Capri trascorse gli ultimi undici anni
della sua vita e da qui governò l’impero
romano. Passata sotto il Ducato di Napoli fu soggetta alle scorrerie saracene
e ai domini di Longobardi, Normanni,
Svevi, Angioini, Aragonesi e Spagnoli.
Durante il periodo napoleonico fu teatro di scontro fra gli Inglesi, istallati a
Capri, e i Francesi che avevano occupato Anacapri. La “città” nacque nel 1200,
arroccata là dove oggi sorge la celebre
piazzetta, in una zona che consentiva
riparo dalle incursioni corsare.
Agli stessi scopi nel 1600 fu costruita la
Certosa, tutt’oggi visitabile se si vuole ammirarne lo stile barocco. Fu tra le
tappe predilette del Grand Tour e, quando nel 1826 il pittore Arthur Kopisch
scoprì la Grotta Azzurra, cominciò per
Capri quel turbinio turistico che ancora oggi la rende il punto d’incontro di
artisti, scrittori, nobili e celebrità d’ogni
sorta e di tanti, tantissimi turisti che
d’estate la invadono.
CA PRI
La storia
Quello che sorprende nella conformazione dell’isola è proprio la quantità e
varietà dei percorsi che consente, e la
caleidoscopica sequenza dei punti panoramici che offre. C’è una Capri fatta
di rocce e balze da cui sembra di poter
veder spiccare all’improvviso il volo di
un rettile alato, modello Jurassic Park, e
una Capri marina fatta di grotte e insenature dove sembra ancora possibile
veder nuotare le sirene del mito. C’è
una Capri agreste con una vegetazione
infuria e il lavoro del contadino è ancora visibile nei gesti antichi, e una Capri
cittadina di strade e case e negozi griffati. C’è una Capri artistica, di chiese e
certose e ville da visitare, e una Capri
archeologica di rovine imponenti. Tutto questo è concentrato in uno spazio
incredibilmente piccolo rispetto alla
varietà che offre e a volte pare di trovarsi in un mondo virtuale, da videgame, dove basta premere un tasto - così
come a Capri basta muovere un passo
- per cambiare del tutto la prospettiva.
L’isola dei
cinghiali
L’etimologia del
nome Capri è
stata individuata
da alcuni
nel latino Capreae
(capre), ma è più
accreditata la
teoria che la fa
derivare dal greco
Kapros (cinghiale),
teoria avvalorata
dai reperti fossili
ritrovati che attestano
la presenza dei
cinghiali.
I Conquistatori Francesi
Quando nel 1808 i francesi conquistarono
Capri, confiscarono tutti i beni della Certosa.
I documenti che vi erano conservati furono
venduti alle botteghe locali come carta da
pacchi.
77
Le dimore di personaggi
eccentrici e stravaganti.
Da vedere
C A PRI
Villa Jovis
Eretta nel primo
secolo d.C., ha
un’estensione di
7000 mq. Lo stato
di distruzione della
villa rende molto
difficile individuare la disposizione
degli ambienti.
Vi si trovavano le
stanze imperiali, le
terme, gli ambienti
di rappresentanza
e quelli di servizio.
Inoltre era dotata
di faro, il quale costituiva un sistema
di comunicazione
veloce insieme
ad altri situati a
Sorrento e a Capo
Miseno, sede della
la flotta imperiale. Nella parte
settentrionale del
complesso si trova
78
Certosa di San Giacomo
lo strapiombo
denominato
“Salto di Tiberio”
(297m). Esso era
il luogo da cui
l’Imperatore,
secondo alcune
leggende, lanciava
le sue vittime, in
seguito a sevizie e
torture.
La Certosa di
San Giacomo.
Fu costruita verso
il 1371 grazie al
conte Giacomo
Arcucci, il quale lo
dedicò all’apostolo
San Giacomo.
Attualmente ospita
una biblioteca e il
liceo classico intitolato a Virgilio.
All’interno della
chiesa si trovano
un affresco trecentesco, il rosone
e i finestroni in
stile gotico. Sono
inoltre presenti
due chiostri e gli
edifici che anticamente ospitavano
la farmacia e la
cappella delle
donne fuori clausura.
Villa San Michele
di Axel Munthe
Fu costruita per
volontà di Axel
Munthe che vi dimorò fino al 1910.
Ingloba i resti di
una villa imperiale
romana e quelli
di una cappella
medioevale. Fu
conepita come
cornice
delle collezioni del
proprietario e vi
si trovano oggetti
di epoca romana,
etrusca ed egizia
fra cui una testa di
Medusa, una sfinge
egizia ed un busto
di Tiberio.
Capri in Miniatura
Riproduce in
ceramica tutta
l’isola da Villa Jovis
alla Grotta azzurra,
sono presenti non
solo i monumenti e le bellezze
naturali, ma anche
momenti legati alla
CA PRI
Da vedere
Villa Damecuta
vita degli isolani,
come la vendemmia e il mercato.
Faro di Punta
Carena
Sorge sul promontorio di Punta
Carena ed è il secondo faro in Italia
per importanza e
capacità di illuminazione. È anche
una splendida
località balneare
poiché da qui si
gode il sole dall’alba al tramonto.
Villa Damecuta
Una delle dodici
ville costruite
da Tiberio, che
la scelse come
residenza estiva. La
zona più singolare
è l’alcova sottostante la torre
medioevale, con
vestibolo e belvedere a strapiombo
sul mare.
do la compattezza
e la difficoltà di
accesso, fu conquistata e distrutta dal
corsaro Khair-edDin, detto
Barbarossa.
La Scala Fenicia
Si trova alla sinistra
della chiesa di San
Costanzo.
Un tempo unico
collegamento tra
Marina Grande
e Anacapri, fu
eseguita in età
greca scalpellando
Castello
la roccia.
di Barbarossa
Intorno al 1800
Fu costruito tra il
X e il XII sec a di- si contavano 533
fesa dell’accesso ad gradini ma in
Anacapri. Malgra- origine dovevano
essere molti di più.
F a ro d i P unta Ca ren a
79
Grotta Azzurra, piccolo
eden mediterraneo.
CA PRI
La Grotta Azzurra, a nord di Anacapri, è così chiamata per
la suggestiva colorazione delle pareti, dovuta alla luce del
giorno che, per rifrazione, penetra da una apertura sottomarina.
Gli antichi romani ne fecero un ninfeo marino decorato
con incantevoli mosaici e suggestive statue. Due di queste,
Nettuno e Tritone,
sono oggi visibili alla
Certosa di San Giacomo a Capri.
Per esplorare la grotta, bisogna entrarci
con barche a remi La Grotta Azzurra
che portano i turisti al suo interno. L’ingresso è largo due
metri e alto uno, pertanto al momento del passaggio bisogna sdraiarsi sull’imbarcazione. Si viene poi condotti nel
cosiddetto Duomo Azzurro, ma in realtà la grotta prosegue
con la Galleria dei Pilastri, la Sala dei Nomi e la Sala della
Corrosione.
La Grotta Azzurra è una delle 55 grotte sparse lungo il litorale dell’isola (quelle interne sono 12). La profondità in
prossimità dell’ingresso è di circa 22 metri, con un fondo di
sabbia bianca. Si riduce a 20 metri nel centro e a 14 nella
parte meridionale.
Grotta Azzurra
I Fortini
Nel corso dell’800, periodo in cui Capri fu teatro degli scontri
fra Inglesi e Francesi, furono costruiti sull’isola tre fortini, che
vanno dalla Grotta Azzurra a Punta Carena. Prendono i nomi di
Pino, edificato sulle rovine di una costruzione medioevale, Mesola, costruito dagli inglesi (ma nei lavori di restauro sono stati
rinvenuti pietre di tufo e lava in uso presso i Romani) e Orrico, più
facilmente raggiungibile dal mare dal quale i Francesi e gli Inglesi
attaccarono l’isola .
81
Tenera è la notte.
CA PRI
Capri by night
Il glamour caprese è nato
nel tempo, ha
una tradizione
ed è unico per
questo. Mondanità, cultura,
Guido Lembo con Naomi Campbell
arte, moda si
incontrano qui da secoli. Difficile dire
se sia l’isola ad avere un credito di notorietà con i divi di ogni epoca o sia
piuttosto il contrario. Fatto sta che basta andare in piazzetta per l’aperitivo e
guardarsi intorno: sembra di essere alla
prima di un film hollywoodiano. Per
immergersi ancor di più in questo clima cinematografico bisogna fare una
passeggiata per via Vittorio Emanuele e
via Camerelle. Fendi, Gucci, Hermès e
tutto il meglio della moda internazionale; ma anche negozi molto speciali:
Canfora, per i famosi sandali realizzati
a mano; Moda Caprese, per gli scialli
sfrangiati che hanno fatto il giro del
mondo; La Parisienne, dove sono nati i
pantaloni alla pescatora e molti altri. Infine un accenno al momento glamour
per eccellenza: la notte caprese offre
momenti romanticissimi, a Tragara o
alla Migliera e momenti di divertimento scatenato al Number Two, il santuario dei nottambuli o all’Anema e Core,
dove i vip si danno appuntamento.
I sandali K
Jacqueline
Kennedy faceva
shopping anche
da Canfora. In
suo onore fu
creato il modello
“K”: un sandalo
infradito con tre
anelli di metallo.
Tra le principali
botteghe a Capri
c’è Costanzo che
dal 1972 produce
i sandali con
accurata lavorazione. Tra i clienti
abituali Sofia
Loren, Clarke
Gable (nella foto
in alto).
I Fortini
Non lontano dai giardini di Augusto si trova Carthusia, laboratorio di profumeria nato nel
1948, quando il priore della Certosa trovò le formule dei profumi
create da un suo predecessore
alla fine del 1300. Qui si trovano profumi per uomo (realizzati
soprattutto con essenze del Rosmarino) e per la donna.
83
C A PRI
Le dimore delle celebrità.
Le dimore
Villa San Michele
Diceva Axel Munthe a proposito
della sua Villa San
Michele: “la mia
casa deve essere
aperta al sole, al
vento, alla luce
del mare come
un tempio greco
e luce, luce, luce
ovunque”. Fu colpito da una malattia agli occhi che lo
costrinse a trasfersi
a Torre Materita,
dove la luce era
più soffusa.
Molti personaggi illustri che hanno
visitato Capri hanno finito per innamorarsene a tal punto da sceglierla
come luogo in cui affondare le radici
e al quale tornare. Alcuni di loro hanno costruito sull’isola delle splendide
ville, spesso progettandole da sé: come
se in questo posto la casa immaginata e
desiderata potesse finalmente prendere
forma. È il caso di Axel Munthe, che
pensò Villa San Michele come una cornice per le sue collezioni, inondata dalla
luce, aperta al vento, al sole e al mare.
Anche Curzio Malaparte, personaggio
scontroso, costruì la sua “Casa come
me” a picco sul mare in una zona rocciosa e impervia, come forse era lui. Un
capitolo a parte lo meritano quelle ville
che hanno ospitato grandi personaggi
per periodi più o meno lunghi; una
fra tutte Villa Behering: ospitò Maksim Gorkij e la sua comunità di esuli
e Norman Douglas, l’autore di “South
Wind”. Capri ha dato molto a questi
personaggi, si può dire che essi l’abbiano ripagata.
Il Quisisana
L’albergo caprese per eccellenza fu costruito nel 1845 dal medico scozzese George S.
Clarke come casa di cura: il nome significa infatti “qui si sana”. Il prezzo per una
stanza era di circa 8 lire e comprendeva la
pensione completa.
84
Le meraviglie della natura.
C A PRI
Il fascino magnetico di Capri è visibile
già da lontano: essa appare come il profilo di una donna languidamente distesa. Chi raggiunge quest’isola che come
una Venere sorge dalle acque, non resta
deluso. Il fascino è ancora integro: la
natura ha giocato, fatto i capricci, si è
divertita a scavare grotte, a tormentare
scogliere fino a separarne scogli giganteschi, a inondare ogni spazio lasciato
libero con una vegetazione rigogliosa e
sfrontata. C’è, a Capri, un Arco Naturale sospeso a 18 metri dal suolo e c’è una
grotta più famosa delle altre: la Grotta
Azzurra, che assume questo colore grazie ad una seconda apertura, completamente sommersa, che lascia filtrare la
luce dal basso. C’è, a Capri, una caletta,
Marina Piccola, incastonata in una conca fra il Castiglione e il Monte Solaro.
E ci sono i titani di Capri, i Faraglioni
che si stagliano verso l’alto belli e maestosi, con fondali ricchi di vita e colori.
E ci sono tutte le passeggiate scavate o
costruite dall’uomo, che a questo fascino non sa resistere. Quella che porta
a Tragara, quella della Migliera, la cui
origine risale ai Romani, la via Krupp,
miracolo ingegneristico e opera d’arte
insieme. Ci sono posti che non sono
diventati celebri, magari perché nessun
artista ci ha vissuto o ne ha scritto, magari perché amati da artisti così tanto
da volerli proteggere dall’assalto dei turisti o non volerli condividere con altri. È il bello del mediterraneo, questo,
dove isole e città vi accolgono con una
faccia e ve ne nascondono altre mille,
dove bisogna cercare con passione e tenacia angoli e stradine e alla fine, dopo
la ricerca, ci si può gustare il premio:
la bellezza, quella che non ha bisogno
di artifici, quella che parla direttamente
all’anima.
La Via Krupp.
La lucertola
azzurra
Sul Faraglione più
esterno, Scopolo,
e su quello di
Mezzo abita la
lucertola azzurra,
che ha assunto
questo colore, (il
dorso è nero e la
pancia azzurra),
per adattarsi alle
difficile condizioni
di caccia sullo
scoglio.
85
Cinque occasioni da non perdere
1
Godere dello
spettacolare panorama del Golfo
da San Martino.
2
Passeggiare lungo
via Caracciolo da
Castel dell’Ovo a
Mergellina.
3
Girare per Spaccanapoli e scoprire i
presepi di San Gregorio Armeno.
Napoli
Una città dai mille colori
4
Napoli è la capitale 5
della pizza.
Consigliamo di gustare la “Margherita”.
Aggirarsi tra le statue conservate
nelle sale del Museo Archeologico
Nazionale, scrigno dell’arte immortale del mondo antico.
N A PO LI
Cronologia
X sec. a.C.
VII sec. a.C.
79 d.C.
500 d.C.
536 d.C.
Fondazione
di Partenope
ad opera di
coloni di Rodi o
calcidesi.
Neapolis viene
fondata da
coloni cumani.
Un’eruzione
del Vesuvio distrugge Pompei,
Ercolano, Stabia
e Oplontis.
Il vescovo
Severo fonda
la prima parrocchia dove
oggi si trova
San Giorgio
Maggiore.
Attraverso
l’acquedotto
Belisario penetra
nella città e la
conquista.
La storia
Afrodite, Museo
Archeologico Nazionale
Unica al mondo.
La Tomba di
Virgilio
Iscrizione murata
nel 1455, sulla
parete di fronte
all’ingresso attuale
della tomba vi si
legge: Siste viator
pauca legito hic
vergilus tumulus
est.(Fermati
viandante e leggi
queste poche
parole: questa è la
tomba di Virgilio).
88
La storia di Napoli affonda le radici in
un passato molto antico. Non si hanno notizie certe sulla sua fondazione
ma il primo nome della città, Partenope, fa pensare che vada attribuita ai
Rodiesi, che intorno al X sec. a.C. si
insediarono sull’isolotto di Megaride. La nuova città, Neapolis, fu invece
fondata dai Cumani (VII sec. a.C.) e
coinvolta negli scontri fra questi ultimi
e gli Etruschi. Fu proprio per proteggersi dai continui nemici pressanti, (ad
esempio i Sanniti), che Napoli si alleò
con Roma (I sec. a.C.) e ne divenne
municipio. Se politicamente fu sempre
fedele all’impero, culturalmente rimase
greca fino al medioevo inoltrato: poeti,
filosofi, artisti resero Napoli un centro
culturale importantissimo, tanto da attirare i maggiori intellettuali romani,
per non parlare di Virgilio, (la cui tomba si trova proprio qui) e Nerone, che
nei teatri della città si esibì prima di
partire per la Grecia. La sua posizione,
centrale nel mediterraneo e protetta
alle spalle dalle colline, la rese un punto strategico e così, fatta eccezione per
i pochi secoli del ducato (dal 763 al
1139 d.C.), periodo di quasi totale indipendenza, Napoli fu sempre terra di
conquista: Normanni, Svevi, Angioini,
Aragonesi, Austriaci e Borboni si sono
avvicendati nei secoli in questo regno
1137 d.C.
1194 d.C.
1224 d.C.
1266 d.C.
Ducato di
Napoli.
Inizia la
dominazione
normanna con
Ruggiero il
Normanno, re di
Palermo.
Napoli passa
a Enrico IV di
Svevia, genero
di Ruggiero.
Federico II di
Svevia fonda
l’Università che
ancora oggi
porta il suo
nome.
Napoli passa
sotto il dominio
angioino. Carlo
I d’Angiò trasferisce la capitale
del regno da
Palermo a
Napoli.
N A PO LI
661-1137
La storia
Sigillo di Federico II
che fu più florido di quanto si crede: fino all’unificazione
nazionale il debito pubblico del regno era il più basso, poi
fu il tracollo. L’imposizione di leggi e tasse non studiate
per la nuova situazione, ma estese semplicisticamente dal
Piemonte al Sud, mortificarono le risorse di quest’ultimo.
Ogni conquistatore ha lasciato alla città monumenti, chiese ed opere d’arte di ogni stile e gusto. Napoli è una città
ricca di elementi tanto diversi tra loro che dovrebbero inevitabilmente scontrarsi: invece si armonizzano e creano un
episodio unico al mondo. Certo occorre spirito di adattamento per apprezzarla fino in fondo, perché è una città
profondamente anarchica e caotica, eppure la sua storia di
conquiste subite l’ha resa estremamente disponibile ad accogliere la straniero. A chiunque si sforzi di andare un po’
incontro a questa città, ne verrà rapito e non potrà fare a
meno di sentirsi a casa.
Il Castel dell’Ovo
Deve il suo nome alla leggenda secondo cui Virgilio nascose nelle
fondamenta del maniero un uovo magico, il quale avrebbe protetto la città finché fosse rimasto integro. Il Castello sorge sulle
rovine della villa di Lucullo e fu oltre che dimora reale, anche
monastero e prigione. Dopo gli ultimi restauri del 1994, la visita
è molto più agevole.
89
N A PO LI
Cronologia
1279
1442
1503
1536
1600
Inizia la costruzione del Castel
Nuovo, anche
detto Maschio
Angioino
Alfonso
d’Aragona entra
a Napoli. è il periodo d’oro del
Rinascimento
napoletano.
Inizia il periodo
del viceregno
spagnolo.
Apertura di Via
Toledo
Inizia la costruzione di Palazzo
Reale su progetto di Domenico
Fontana
Da vedere
Arco di Trionfo di Alfonso
d’Aragona a Castel Nuovo
Storia ed anima
di una grande città.
Duomo (via Duomo).
Inaugurato nel 1315 alla presenza di
Roberto D’Angiò e dalla regina Sancia. Di grande interesse storico e artistica la cappella del tesoro di San Gennaro, in cui sono custodite le ampolle
col sangue miracoloso del Santo Patrono, il quale due volte l’anno si scioglie,
in maggio e settembre. Incorporato al
Duomo c’è anche la cappella di Santa
Restituta, prima basilica napoletana,
da cui si accede alla zona archeologica
visitabile.
Santa Chiara (via Benedetto Croce).
Costruita nel ‘300 in stile gotico provenzale, fu rinnovata all’interno nel
‘700 in stile barocco. Danneggiata da
un incursione aerea nel 1943 venne
ricostruita nel suo stile originario, gotico provenzale. Alle spalle dell’altare
maggiore è custodita la tomba di Roberto I d’Angiò, grandioso monumento trecentesco. Da visitare nell’annesso
convento il coro, con antichi affreschi,
e il chiostro maiolicato restaurato nel
‘700 da Domenico Vaccaro.
Gesù Nuovo (piazza del Gesù)
Sorta alla fine del 1500 sull’area destinata alla costruzione
del palazzo Sanseverino,principe di Salerno. Al suo interno
i pavimenti e i rivestimenti delle pareti sono in marmo
policromo, e contiene pregevoli opere di scultura e pittura.
Splendide le decorazioni degli altari e delle cappelle.
90
1656
1707-1734
1734
1738
Rivolta di
Masaniello
Una terribile
epidemia di
peste colpisce
un terzo della
popolazione di
Napoli
Napoli è viceregno austriaco
Con Carlo di
Borbone Napoli
diventa finalmente un regno
autonomo
Iniziano gli scavi
di Ercolano
N A PO LI
1647
Da vedere
Santa Maria di Piedigrotta
(adiacente alla stazione ferroviaria
di Mergellina).
È tra le più popolari chiese di Napoli ed è legata una famosa festa (7
settembre); l’altare maggiore fu disegnato nel 1633 da Cosimo Fanzago.
San Domenico Maggiore (Piazza San Domenico).
Edificata in forma gotica alla fine del ‘200, ha subito diverse trasformazioni nel corso dei secoli, diventando barocca
nel ‘600 e ritornando, a seguito di restauri nell’ 800, al suo
stile originario. Nel suo interno, sono conservati i resti di
un’antica chiesa romanica (navata destra), e splendidi sono
il Cappellone del Crocifisso e la sagrestia. Nell’annesso
convento visse e insegnò San Tommaso D’Aquino.
San Giovanni a Carbonara (via Carbonara).
Costruita tra la fine del ‘300 e l’inizio del ‘400 e ampliata
poi nel ‘700. Di grande interesse tre opere di scultura: il
monumento di re Ladislao, il sepolcro di ser Gianni Caracciolo e il monumento dei Miroballo.
Il Maschio Angioino
Fu costruito negli ultimi anni del tredicesimo secolo per volontà di
Carlo d’Angiò e modificato dagli Aragonesi che vollero cancellare
la memoria dei predecessori. Oltre alla Sala dei Baroni, meritano
una visita le anguste prigioni sotterranee e la Cappella Palatina,
per decorare la quale fu chiamato Giotto i cui affreschi sono purtroppo andati distrutti.
91
N A PO LI
Cronologia
1799
1806-1815
1815
1839
1860
Nasce la
Repubblica
partenopea.
Dopo soli sei
mesi i suoipromotori vengono
giustiziati a
Piazza Mercato
Decennio
Francese. Napoli
vive un periodo
di grandi opere
pubbliche e di
riforme
Murat, che
aveva governato
Napoli durante
il Decennio,
viene fucilato.
Torna a Napoli
Ferdinando di
Borbone
Inaugurata la
Napoli -Portici,
la prima ferrovia
italiana
Arrivo di
Garibaldi. Con
il plebiscito del
21 ottobre Napoli entra a far
parte del Regno
d’Italia
Da vedere
San Lorenzo Maggiore (Piazza San Gaetano).
La sua costruzione risale alla fine del ‘200, per poi essere trasformata nel ‘600. Sotto la chiesa sono stati ritrovati
reperti di epoca greca e romana, visitabili. In questo tempio si rifugiò in preghiera Francesco Pertrarca, e Giovanni
Boccaccio incontrò Fiammetta. Al suo interno sono custoditi i sepolcri di Caterina d’Austria, Carlo di Durazzo e
Roberto d’Arois.visitabile.
San Pietro a Majella.
Dedicata all’eremita Pietro da Morone (papa Celestino v),
in stile gotico provenzale. In seguito all’incendio del 1407 fu
restaurata, ampliata di due cappelle e la facciata fu spostata in
avanti. Notevoli i due cicli pittorici di Mattia Preti.
San Paolo Maggiore (Piazza San Gaetano).
Venne eretta nel ‘500 sulle rovine di un tempio romano
dei Dioscuri risalente al IX sec. Spettacolare è la scalinata a
doppia rampa disegnata dall’architetto Francesco Grimaldi, maestro del barocco napoletano. Nel suo interno, diviso
in tre navate, troviamo dipinti di Massimo Stanzione, Paolo
De Matteis e Francesco Solimena.
Sant’Anna dei Lombardi (Piazza Monteoliveto).
Eretta nel 1411, subì diverse tasformazioni nel ‘600. Viene
definita un museo del Rinascimento per il numero e la
bellezza delle sculture che contiene, tra le quali di particolare interesse un gruppo di otto figure in terracotta raffiguranti la Pietà eseguita da Guido Mazzoni nel 1492.
Il Palazzo Reale
Fu costruito a partire dal 1600 su progetto di Domenico Fontana.
Sono visitabili le stanze reali di etichetta con gli arredi d’epoca e
i bellissimi giardini reali. All’interno del palazzo si trova il Teatrino
di Corte, allestito nel 1768 da Ferdinando Fuga.
92
1891
1940
1943
1944
Legge
Speciale per il
Risanamento.
L’apertura di
Corso Umberto
sventra i Quartieri bassi.
Entra in funzione la prima
funicolare che
collega il centro
con il quartiere
collinare del
Vomero
Si inaugura
il complesso
espositivo della
Mostra d’Oltremare
Nelle “Quattro
Giornate” di
Napoli la città
insorge e caccia
i tedeschi.
Ultima eruzione
del Vesuvio
N A PO LI
1885
Da vedere
Santa Maria del Carmine (Piazza del Carmine).
Esisteva già nel XII sec. ma venne rifatta nel ‘300. Domina
la zona che fu teatro della rivoluzione di Masaniello(1647).
Alla destra della facciata sorge un campanile con una singolare cuspide a mattonelle di maioliche, risalente alla prima
metà del 600. Ogni Anno il 15 luglio alla ricorrenza della
Madonna del Carmine, si svolge uno spettacolare “incendio” di fuochi pirotecnici dal campanile.
Cappella Sansevero (via De Santics nei pressi di P.za San
Domenico Maggiore)
Fondata nel 1590 contiene capolavori scultorei del ‘700, tra
cui il Cristo velato del Sammartino, e esemplari di macchine anatomiche e i progetti del principe di Sangro. Chiuso
il martedì.
Piazza del Plebiscito.
Un salotto della memoria. Aperta ai piedi della collina di
Pizzofalcone, è chiusa a Est da Palazzo Reale, Piazza del
Plebiscito prende il nome dal voto popolare del 1860 sull’annessione di Napoli al regno piemontese dei Savoia.
La chiesa fu progettata dall’architetto luganese Pietro Bianchi (1787-1841) su incarico di Ferdinando I di Borbone e
la sua facciata è preceduta da un pronao su sei colonne e
due pilastri ionici.
Piazza del Plebiscito
93
Da vedere
N A PO LI
San
Giacomo
degli
Spagnoli
(Piazza Municipio).
Eretta nel 1534 per
volontà del viceré
Don Pedro de Toledo. La porta d’ingresso fu intagliata
alla fine del ‘500. I monumenti in marmo ai lati e quello
che si trova nell’abside provengono dalla distrutta chiesa della
Concezione.
San Gregorio Armeno (Via San Gregorio Armeno).
Sontuosa chiesa barocca, fu fondata
da un gruppo di suore nel 725 ma l’attuale pianta della chiesa
risale al XVI secolo.Vi si trovano affreschi di Luca Giordano.
Museo archeologico nazionale (P.zza Museo).
Tra i più importanti musei europei, in esso sono esposti: la
collezione che Carlo di Borbone ereditò dai Farnese di Parma; bronzi, marmi, pitture e suppellettili rinvenuti durante gli
scavi effettuati a Pompei, Ercolano e altre località campane;
collezioni di antichità etrusche e egizie. Chiuso il martedì.
La strada dei Presepi
San Gregorio Armeno, con le sue
botteghe, con le sue bancarelle, con
i suoi artigiani è il luogo del Natale
napoletano, la meta obbligatoria di
una passeggiata sentimentale alla
ricerca di un pezzo nuovo da collocare sul presepio. San Gregorio
Armeno è il crocevia della meraviglia natalizia. Anche molti giovani
si sono accostati all’antica arte. Le tecniche sono quelle di una
volta, ma sono cambiati i sistemi di propaganda. E’ vero, il presepe
continua ad essere un giudice infallibile dell’affetto dei napoletani: soltanto chi è molto amato, come Totò, Eduardo, Massimo
Troisi, ha diritto di comparire accanto a Razzullo e Sarchiapone,
a Benito, ai musicanti. Negli ultimi anni sono apparse nelle vetrine e sulle bancarelle le figurine di Madre Teresa di Calcutta e di
Lady Diana, perfino dello stilista Versace; niente da scandalizzarsi,
il presepe tollera tutto. La famosissima via S. Gregorio Armeno
che deve il proprio nome all’omonimo complesso monasteriale .
Qui è il centro di produzione e vendita dei pastori. La stradina è
ricca su entrambi i lati di negozi/laboratori che invadono la sede
stradale con bancarelle ed esposizioni varie. Ci si può trovare di
tutto: dagli “scogli” preconfezionati (scoglio, come si sa, è nel
lessico presepiale napoletano la struttura delle grotte, il paesaggio) in corteccia di sughera al motorino per i “fiumi” e le fontane;
dal lampioncino a batteria alla bascula di bronzo; dal balconcino
in metallo alla frutta in cera; dal pastore minuscolo (moschella)
al pastore vestito in stile ‘700 da mezzo milione e più... un vero
paradiso per i presepisti.
94
Titolo del paragrafo:
seconda riga
N A PO LI
Consigliamo una gustosa granita di limone.
Santa Maria la Nova (Piazza Santa Maria la Nova)
L’attuale complesso risale al 1600. Notevole la volta della
navata con soffitto in legno dorato.
Museo nazionale di San Martino (Vomero)
All’interno della Certosa. Comprende le sezioni: chiesa e
ambienti annessi; presepiale; Quarto del Priore; immagini e
memorie delle città. Chiuso il lunedì.
Castel Sant’Elmo
Fu edificato nel 1329 per volontà di Roberto D’Angiò, fu ricostruito ex novo su iniziativa di Don Pedro de Toledo e dotato della
attuale pianta stellare a sei punte, ideale per gli scopi difensivi.
Nelle sue prigioni furono rinchiusi Mario Pagano e Tommaso Campanella, che scrisse qui la “Città del Sole”.
Faro
d i P unta Ca re na
95
Da vedere
N A PO LI
Museo Duca Di
Martina
(nel parco della
villa Floridiana al
Vomero). Ricca collezione di
porcellane e di
maioliche europee, cinesi e giapponesi.
Chiuso il lunedì.
Arte Card
Consente, a
seconda della
soluzione scelta,
di avere sconti o
libero accesso a siti
archeologici, musei
e trasporti pubblici. Le possibilità di
prezzo variano da
8 a 28 euro. Sono
previsti sconti per i
giovani al di sotto
dei 25 anni.
Prevendita al
numero verde:
800600601
(da cellulare:
0639967650)
Pio Monte della Misericordia
(via Tribunali). Chiesa seicentesca
all’interno della quale si può ammirare
il rilievo della Madonna della Misericordia eseguito dal Caravaggio.Visita
su prenotazione. Tel 081446944.
Quadreria dei Girolamini (via
Duomo) Opere dal ‘500 al ‘700, aperta
dal lunedì al sabato fino alle ore 13.00.
Acquario (Villa Comunale)
Napoli vanta il più antico acquario
d’Europa, che è stato infatti inaugurato
il 2 gennaio 1874. Progettato al’Inglese
Alford Lloyd, possiede 23 vasche allestite
con pietra vulcanica, illuminate in gran
parte daluce naturale e cobntenenti le
specie del Golfo, dalle Gorgonie alle
murene. L’acquario, ricavato nella Villa
comunale (tel 081 5833263) è aperto
dalle 9 alle 18 nei giorni feriali dalle 10
alle 18 in quelli festivi.
Museo dell’Osservatorio di Capodimonte (salita Moiariello). Strumentazione astronomica utilizzata dalla
fondazione dell’Osservatorio
(1819).Visita su prenotazione.
Tel 0815666010.
In alto: Pulcinella in Piazza
del Plebiscito.
A destra: tifosi dopo la
vittoria dello scudetto
96
N A PO LI
Museo dell’attore
napoletano (sottopassaggio di p.za
Municipio).
Feriali dalle 9.00 alle
19.00, festivi chiusura alle 13.00.
Da vedere
Museo e Galleria Nazionale di
Capodimonte (Parco di Capodimonte).
Comprende la galleria nazionale, il cui nucleo fondamentale
è costituito dalla collezione Farnese ereditata dai Borbone, la
galleria napoletana, con opere del ‘200 e del ‘700, l’appartamento storico, le collezioni di porcellane, l’armeria e altre
raccolte. Chiuso il lunedì.
L’altra Napoli
C’è una Napoli che non compare nei percorsi turistici tradizionali;
che si nasconde nei vicoli e che richiede un po’ d’intraprendenza
per essere svelata. Ad esempio c’è l’Ospedale delle bambole, a via
San Biagio dei Librai, dove bambole e peluches vengono curati con
amore da due secoli. C’è una vecchina che fa dei bellissimi fiori
di carta in un “basso”, in un vicolo sotto l’arco di San Gregorio
Armeno. C’è tutta la Napoli sotterranea, cunicoli che si incrociano
sotto tutta la città e che servivano da ricovero durante i bombardamenti della II guerra mondiale. E c’è la Napoli dei mercati,
chiassosa e colorata, popolare al Borgo di Sant’Antonio, nei pressi
di Porta Capuana, più chic a via Posillipo il giovedì mattina, assonnata la mattina presto al mercato dei fiori a piazza Municipio. Poi
la Napoli devota: a Santa Maria Francesca se non si riesce ad avere
figli, a San Gennaro che protegge la città, alla Madonnina di Don
Placido, alla quale si chiedono le grazie il primo gennaio e perfino
devota a Maradona, cui era dedicata in piazzetta Nilo un’edicola
votiva con tanto di reliquia: un capello incorniciato e la scritta
“Capello di Maradona”. La Napoli che di fronte a un fatto strano
gioca i numeri al lotto. La Napoli che è sempre pronta ad elargire
un sorriso al turista.
97
Napoli, un palcoscenico
di artisti.
Un palcoscenico di artisti
N A PO LI
Pochi sanno che all’inizio del
secolo scorso, al Vomero, è
stata fondata una delle prime
case cinematografiche d’Italia:
la “Lombardo film”. Sono gli
anni di un cinema ai primi passi e nessuno immaginava che
Napoli diventasse la capitale
italiana dello spettacolo.
Nessuna altra città sforna tanti eccellenti artisti. Qui nasce
Libero Bovio, autore di Reginella e di Tu ca nun ‘chiagne, Salvatore Di Giacomo, poliedrico scrittore a cui si deve A Marechiaro del 1886. Nell’ultimo ventennio dell’800 nacquero
le più belle canzoni napoletane interpretate da personaggi
come Enrico Caruso, il più applaudito esecutore di O Sole
Mio (1898). Ma i più celebri “teatranti” che hanno fatto
conoscere al mondo questa città immortale, con i vizi e le
virtù dei napoletani, sono i due fratelli Edoardo e Peppino
De Filippo. Il primo, attore e commediografo, è ormai un
mito. Tra i suoi testi più conosciuti Napoli in casa Cupiello,
Adda passà ‘a nuttata e Napoli Milionaria. Il secondogenito,
Peppino, fu soprattutto attore comico, anche di cinema e tv
(ha interpretato il personaggio di Pappagone in ben 16 film
con Totò) e autore di commedie come Non è vero ma ci credo
e Cupido scherza e spazza.
Il varietà è stato un’inesauribile fucina di grandi talenti a
cominciare dal grande Antonio De Curtis in arte Totò che
inizia nel 1917 all’Orfeo per poi girare i teatri di tutta Italia
con le sue macchiette prima di diventare protagonista di 97
film. Altro grande del palcoscenico fu il cantante-macchiettista Nino Taranto, famoso nei teatri di varietà anche per la
paglietta a tre punte.
Come Totò anche l’attore-regista Massimo Troisi ha calcato
per anni i modesti palcoscenici di provincia prima di approdare nel grande schermo con la Smorfia, con Lello Arena e
Enzo De Caro. Articolata e colta è la produzione del musicologo Roberto De Simone (La Gatta Cenerentola, Mistero
napoletano, L’Opera buffa del giovedì Santo) che spazia tra prosa
e musica. Molti sono ancora i protagonisti eccellenti e storici del teatro napoletano che continuano con successo la
lunga tradizione, tra questi: Sofia Loren, Lina Sastri,Vincenzo Salemme, Mario Martone, Mariano Sigillo, Aldo e Carlo
Giuffré, Luca e Luigi De Filippo, Massimo Ranieri, Enzo
Cannavale, Peppe Barra.
98
N A PO LI
Edoardo Romano
Tra gli illustri personaggi s’inserisce
un’altro
attore che,
nell’arco
degli anni
che vanno
dal 1973 a
tutt’oggi,
ha inciso il
proprio nome
nella storia
del teatro
partenopeo:
Edoardo
Romano.
Chi può
dimenticarlo
nel comico trio dei
Tre Tre, nella fortunata trasmissione
televisiva Drive In,
nel TG delle vacanze
o nel film “Francesca e Nunziata” con
Sophia Loren e Giancarlo Giannini?
In questi anni si è
calato in molti ruoli,
comici e drammatici,
affinando sempre
più le sue innate capacità interpretative
fino a significare un
importante momento
storico del teatro
italiano. Molti i riconoscimenti: quattro
Telegatti, il premio
Antonio De Curtis
e il Premio Totò alla
carriera.
99
Un palcoscenico di artisti
Si candida al ruolo
di custode di capolavori del teatro napoletano il versatile
Gino Rivieccio, attore-cantante-macchiettista con un carattere di recitazione tutto suo, fatto di mimica, improvvisazione e professionalità.
A metà tra teatro e canzone, la sceneggiata, genere popolare nato all’inizio
del ‘900 e riscoperto negli anni ’70 anche dal pubblico colto. Interpreti indiscussi Rosalia Maggio, Angela Luce e
Mario Merola.
La musica è inarrestabile con la “bacchetta” internazionale di Riccardo
Muti, la pianista Laura De Fusco, il
violinista Salvatore Accardo.
Parte essenziale dell’immagine e della
cultura di Napoli è la canzone napoletana. Le melodie più celebri sono
quelle del repertorio classico come ‘O
sole Mio, Maruzzella, Reginella, ‘Na sera
‘e maggio, Malafemmena.
Roberto Murolo è “il traduttor dei traduttori”, il maestro di questa tradizione.
Poi arrivano le “contaminazioni” rock
del gruppo Napoli Centrale, guidato
dal riccioluto sassofonista James Senese.
Negli anni ’70 esplode Massimo Ranieri, interprete di U surdato ‘nnammurato e Pino Daniele.
Al filone classico si possono affiancare
i canti e le tammorriate popolari, riscoperti negli anni ’90. Esiste anche un
vasto repertorio “tradizionale-moderno-neomelodico” che è stato rivalutato a livello
nazionale
che gode di
inter preti
come Nino
D’Angelo e
Gigi D’Alessio.
La gastronomia
N A PO LI
Colori, profumi e sapori
della cucina partenopea.
Una premessa è indispensabile: è davvero
molto difficile mangiare
male a Napoli. Soprattutto è una città nella quale
si mangia con qualunque
cifra: le friggitorie sono
ottime per uno spuntino
veloce così come per placare la fame vera, se potete andate in
quella delVomero, a piazzetta Fuga,“la friggitoria” per eccellenza
e assaggiate le paste cresciute e i crocché.
Oppure se avete già provato la pizza di Michele a Forcella, andate
in una trattoria e assaggiate la cucina tradizionale: ad ora di pranzo chiedete le braciole, (involtini di carne al sugo), da Vini e oli a
via San Pasquale e a cena andate all’Antica Osteria, all’angolo fra
via Duomo e via Tribunali e fatevi preparare i ciurilli fritti, fiori
di zucca in pastella fritti e ripieni di ricotta e un’alice.
Se volete assaggiare piatti di pesce nella discesa di Marechiaro,
alla fine di via Posillipo, troverete ottimi ristoranti e un favoloso
panorama. Per l’aperitivo o se vi piace dopo cena prendere un
digestivo con gli amici, il Borgo Marinari è molto suggestivo: i
tavolini dei bar sono ai piedi del Castel dell’Ovo e a pochi metri
dal mare.
Ancora qualche consiglio su ciò che non potete perdere: il Babà,
un dolce che richiede maestria e pazienza lo potrete gustare al
Bar Gambrinus, così come il caffè; le sfogliatelle, ricce e frolle,
da Pintauro a Via Roma. Chi vuole mangiare alla napoletana ha
a disposizione piatti semplici che esigono, però, ingredienti di
qualità impeccabile, e piatti elaborati che derivano dalla cucina
aristocratica di un tempo: timballi, paccheri al ragù, lasagne, zuppe di legumi, pasta e patate con provola, il sugo col pomodorino
fresco. Molte di queste ricette le potete assaggiare in tutta Italia,
eppure qui, a Napoli, ne scoprirete il sapore.
La minestra maritata
La minestra maritata è un piatto tipico della tradizione pasquale. Si fa così: preparare un brodo di
carne con un pezzo di muscolo, uno di corazza,
un osso di ginocchio, nervetti, erbe aromatiche. A
parte scaldare separatamente le verdure: Scarola,
Cicoria, Broccoletti, Bietola, Verza, Borraggine.
Quando la carne del brodo sarà cotta, tagliarla a
pezzettini e unire nel brodo tutte le verdure e la
carne eliminando l’osso di ginocchio che ovviamente serve solo per dar sapore al brodo.
100
Sua Maestà la Pizza.
101
La gastronomia
La mozzarella
Se volete acquistare della mozzarella
da portare in viaggio avete due possibilità: ordinarla in una qualunque
salumeria con un giorno di anticipo,
oppure se andate di fretta, acquistarla
all’aeroporto o nei negozi attrezzati:
ad esempio D’Angelo, in una traversa
della “Torretta” (via Giordano Bruno),
oppure Mandara, in piazza Santa Caterina alla fine di via Chiaia.
N A PO LI
Un cibo popolare che stuzzicò anche
nobili appetiti. Basta un pò di acqua,
lievito naturale, farina, sale e olio di
oliva, la mano maestra di un buon pizzaiolo che con con
movimenti veloci quanto delicati la lavora di palmo e polpastrelli (è vietato il mattarello). La vera pizza è con la mozzarella, il pomodoro San Marzano, l’olio di oliva e, infine, Parmigiano Reggiano o Grana Padano grattugiato. Nota finale,
un tocco verde regalato dal basilico fresco. E’ la versione più
conosciuta e più cara ai napoletani, poco incline alle varianti: la Margherita, così battezzata nel 1889 in onore della
omonima regina. Nella primavera di quell’anno, la sovrana
era in vacanza in compagnia del marito Umberto I nella
reggia di Capodimonte e qui le giunse la notizia del successo che alcune pizze riscuotevano in città. Curiosità e gola
fecero il resto: i sovrani chiamarono a palazzo don Raffaele
Esposito titolare della pizzeria “Pietro il pizzaiolo” situata
sulla salita Sant’Anna di Palazzo. Il 9 giugno don Raffaele
arrivò alla residenza reale, accompagnato dalla moglie Rosa
Brandi e preparò tre pizze diverse: una, la più
antica, detta “alla mastunicola”, ossia al basilico,
condita con erba profumata, strutto e formaggio;
la seconda, denominata “marinara”, condita con
pomodoro, aglio e olio; l’ultima pizza era senza
nome, in circolazione da qualche tempo, sulla
quale padroneggiava pomodoro, olio, basilico e
per la prima volta la mozzarella e Parmigiano.
Senza dubbio il giudizio della Regina influì non
poco sul nome della pizza. Quel colore bianco
della mozzarella, il rosso del pomodoro, il verde
del basilico era proprio il tricolore. Don Raffaele il giorno dopo battezzò la pizza con il nome
di sua Maestà, e divenne subito la regina delle
pizze e la più amata dai napoletani.
Costume e folklore
N A PO LI
Un Popolo votato alla scaramanzia.
Campania in rete
Possiamo partire
da www.napoli
chespettacolo.it
una vera e propria
guida. Cosa fare, i
giardini, i parchi, i
musei e addirittura su cosa fare
in città nel tempo
libero. Per chi vuole essere sempre
aggiornato,
www.napoli.com
il primo quotidiano online della
città dove trovare
ristoranti,
cinema, teatro,
shopping e tutte le
informazioni
utili. Su www.
ischiaphoto.it
potrete divertirvi in
uno spettacolare
tour fotografico.
Per trovare un
albergo, essere
sempre aggiornati
su offerte, eventi e
shop in Campania
basta cliccare su
www.mediter.it
102
La maschera di pulcinella,
il busto di Totò e i corni
rossi sono tra i temi più
ricorrenti nella iconografia popolare napoletana.I
Corni, poi, possono essere
di ogni dimensione e colore. Il corno portafortuna
è, senza dubbio, il più diffuso amuleto napoletano.
Esso trae le sue origini per via della
forma. Si pensa infatti che gli oggetti
a punta, specialmente se aventi forma
di corno, difendono da cattive influenze e malasorte se portati con se. Si dice
anche che il corno per portare fortuna
deve essere Rosso e fatto a mano; rosso
perchè già nel Medioevo ogni talismano rosso aveva doppia efficacia e il rosso
simboleggiava la vittoria sui nemici. Il
motivo per il quale il corno deve essere
fatto artigianalmente è che ogni talismano fatto a mano acquisisce poteri
benefici dalle mani che lo producono.
Sacro e Profano
“Napul’è mille culure” canta Pino Daniele, ed
è proprio così: Napoli è la città dalle mille
sfumature e dai mille contrasti, come lo sono
i napoletani, nei quali convivono quotidianamente il sacro e il profano, la religiosità delle
numerose edicole votive e la superstizione.
All’ombra del Vesuvio.
Il Vesuvio, costantemente monitorato dalle sofisticate strumentazioni dell’Osservatorio Vesuviano di Napoli, è il vulcano più studiato
al mondo. Si stima che le prime eruzioni risalgano a 27 mila anni fa,
e che da allora si siano succedute ben sette grandi eruzioni esplosive. La prima eruzione documentata, di cui resta la testimonianza
di Plinio il Giovane,
fu quella del 79
Terziario
Pompei
d.C. in cui furono
distrutte
Pompei,
Cretaceo
Ercolano, Stabia e
Oplontis.
L’ultima
Triassico
risale al 1944, in cui
furono distrutti San
Condotto
vulcanico
Sebastiano e Massa.
Dal ‘44 in poi non si
sono rilevati segni di
ripresa dell’attività
vulcanica
Camera
magmatica
103
Le Ville Vesuviane
Un vulcano ancora attivo
N A PO LI
Fin dai tempi di Nerone la spendida posizione del vulcano
ha indotto a sceglire le sue pendici per fondarvi sontuose
residenze. Oggi si contano almeno 120 ville costruite soprattutto a partire dal XVIII secolo.
Per la tutela e la valorizzazione di questi monumenti è stato
fondato nel 1971 l’Ente per le Ville Vesuviane (www.villevesuviane.net), che ha sede nella splendida Villa Campolieto
ad Ercolano. Un tour tra queste meraviglie architettoniche,
alcune sapientemente restaurate, altre ancora in attesa di
interventi, non può prescindere da una visita alla Villa di
Poppea, nel sito archielogico dell’antica Oplontis, oggi Torre Annunziata. In questa Villa abitò, appunto, la moglie di
Nerone. Da vedere anche la Villa delle Ginestre (Torre del
Greco), che fu ultima dimora di Giacomo Leopardi.
A Ercolano, oltre agli scavi, non si può tralasciare di visitare il parco della
settecentesca Villa Favorita, opera dell’architetto
Ferdinando Fuga,
la
vanvitelliana
Villa Campolieto,
e Villa Signorini,
attribuita a Domenico Antonio
Vaccaro.
La stampa
N A PO LI
Napoli e la stampa.
Napoli è anche una piccola “capitale della stampa”. Offre
una vasta scelta di libri, giornali e riviste. La storia dell’editoria è lunga e gloriosa e i nomi di molte case editrici riassumono questo lungo percorso: basta pensare alla Liguori,
alla Grimaldi, alla Pironti, alla Marotta e Cafiero Editori,
alla Loffredo, alla Guida Editore i cui fondatori hanno fatto la storia dell’”industria culturale”. Se qualche aspirante
scrittore o appassionato lettore vuole conoscere i santuari
dell’editoria napoletana, proponiamo un piccolo itinerario,
tralasciando, per questioni di spazio, l’editoria minore, che
pure in questi anni ha guadagnato grande autorevolezza.
Le case editrici
Liguori Editore in via Posillipo, 394 è stata fondata nel 1949.
attraverso la progressiva maturazione di un progetto editoriale multidisciplinare la Casa editrice ha sempre meglio
definito il suo ruolo di punto di riferimento per la ricerca
avanzata nelle scienze sociali, umane e tecniche.
Notevole la Casa Editrice Grimaldi al 215 della Riviera di
Chiaia dove tutte le le edizioni sono a tiratura limitata, e testimoniano la volontà di realizzare veri e propri capolavori
editoriali, come le ristampe di varie opere del ‘700 e dell’800.
L’editore mantiene sempre inalterata sia l’impaginazione che
l’elevatissima qualità grafica delle raffigurazioni.
La casa editrice Guida in via Port’Alba, 20/23 è stata fondata nel 1920 da Alfredo, capostipite della famiglia. La casa
editrice, vide, nella prima metà del Novecento, accrescersi
sempre più il prestigio culturale grazie alla preziosa collaborazione e apprezzato consiglio di autori quali Benedetto
Croce, Francesco D’Ovidio, Fausto Nicolini.
Libri antichi e d’occasione
Napoli offre un’autentica miniera per i libri antichi, capolavori editoriali, stampe rare e gouaches che possono interessare i collezionisti. La Libreria Colonnese (via San Pietro
a Macella, 33) offre un’ampia scelta di volumi dedicati alla
cultura partenopea, fra cui anche qualche rarità.
La Libreria Luigi Regina dispone di due filiali: la prima,
aperta nel 1920, è in via Santa Maria di Costantinopoli al
civico 103. Sembra un lungo corridoio e conserva opere
rare sulla storia meridionale d’Italia. Rifornisce alcune biblioteche nazionali prestigiose, tra le quali la biblioteca del
Quirinale.
L’altra filiale è in via Santa Maria di Costantinopoli, 51.Vasta
104
N A PO LI
la selezione di libri: la storia del Regno
di Napoli, delle eruzioni del Vesuvio, del
passato di Posillipo, della vita di Ischia,
dei costumi di Procida.
La Libreria Casella (via Carlo Poerio,
92) è quasi un museo dedicato alla letteratura della Campania che raccoglie
anche stampe rare e gouaches.
La stampa
I quotidiani.
Napoli ha un quotidiano di media tiratura, Il Mattino, quattro quotidiani
locali di piccola tiratura e due inserti
di quotidiani nazionali (Repubblica e
Corriere della Sera).
Il Mattino, situato nella storica sede di
via Chiatamone, 65 è il più importante
ed autorevole quotidiano di Napoli e
del Sud Italia (ha una tiratura giornaliera
di 145 mila copie). Il Corriere del Mezzogiorno nasce a Napoli nel giugno del
1997 come edizione locale di Corriere
della Sera. Il direttore, Marco Demarco è attento a dare voce alla Napoli più
moderna ed innovativa, ma anche allo
scambio culturale con il resto d’Italia.
Il Denaro è
il quotidiano
economicofinanziario di
Napoli fondato da Orazio Mazzoni e diretto da Alfonso Ruffo.
E’ di colore rosa come il londinese Financial Times e Il Sole 24 ore ed è divenuto un punto fermo di riferimento per
tutto il territorio della Campania: per i
risparmiatori, le imprese, i professionisti,
gli enti locali e il mondo della cultura.
Il “Roma” nasce il 22 agosto del 1862.
Per decenni il quotidiano è la voce dei
garibaldini e dei mazziniani. Dal 1996
il Roma è tornato in edicola in tandem
con il Giornale di Napoli.
La stampa sulle isole
Il Golfo fondato e diretto da Domenico Di
Meglio con l’intento,
riuscito, di fare del
quotidiano “la voce
dei cittadini” di Ischia
e Procida. Di Meglio è
stato l’ideatore in Italia della formula “panino”, l’abbinamento
dei giornali nazionali
con quelli locali. Gli
altri quotidiani ne
hanno seguito l’esempio. E’ il quotidiano
più letto nell’isola.
Pubblica ogni giorno
ampie sezioni dedicate alla cronaca,
all’attualità, allo
sport, al turismo, agli
eventi naturalmente
tutto rigorosamente
locale. Ogni settimana, nelle case degli
isolani, arriva anche
l’inserto “Scuola”,
l’inserto “Giovani” e
l’inserto “Economia
e Turismo”. Nel 1992
nasce “Il Golfo Auf
Deutsch” il primo
quotidiano italiano
in lingua tedesca che
accompagna i turisti
in vacanza sull’Isola
d’Ischia.
105
Cinque occasioni da non perdere
1
Godere delle meraviglie riemerse
dagli scavi dell’antica Pompei.
2
L’incredibile ciclo
di affreschi della
Villa dei Misteri a
Pompei.
3
L’anfiteatro nell’area
sud-est della città. Era sede dei giochi
circensi e gladiatorii.
Pompei ed
Ercolano
Le città dell’antichità.
4
Il sito archeologico di5
Ercolano: alla scoperta
delle più belle case del
mondo antico.
L’ingresso della Casa dell’Atrio a
Mosaico. Le ondulazioni dei pavimenti
furono causate dal terremoto che
colpì Ercolano nel ‘62 d.C.
PO MPEI ED ER C OLANO
Ieri ed oggi
Tra archeologia e mistero.
Villa dei Misteri
La Villa dei Misteri
prende nome
dagli affreschi che
rappresentano
probabilmente
l’iniziazione della
padrona di casa ai
misteri dionisiaci.
Gli Scavi
I primi scavi nella
zona vesuviana
furono quelli di
Ercolano, cominciati per volontà di
Carlo di Borbone
che desiderava
marmi per la Reggia di Portici; gli
scavi proseguirono
negli anni grazie
all’eco che ebbero
i ritrovamenti.
108
Il 79 d.C. segna la fine delle città di
Pompei ed Ercolano e l’inizio del loro
mito. Due città profondamente diverse
e accomunate allora soltanto dal legame con Roma e dalla posizione alle
falde del Vesuvio, oggi dall’essere centri archeologici fra i più importanti al
mondo. La nascita di Pompei risale al
VII sec. a.C., la sua fortuna è dovuta
alla posizione: alle falde del Vesuvio che
rendeva la terra fertilissima, affianco al
fiume Sarno che la collegava al mare.
Ricca e vitale, Pompei era posta al
crocevia fra le maggiori arterie stradali della zona e aveva scambi con i Fenici, dai quali aveva tratto le tecniche
per estrarre la porpora dai molluschi:
il vino e le stoffe erano le maggiori
fonti di ricchezza per questa città che
era passata dalla dominazione dei rudi
Sanniti a quella romana. Come spesso capitava ai Romani, i conquistatori
vennero conquistati: molti ricchi patrizi costruirono a Pompei le loro case
e la amarono non solo per la sua bellezza ma soprattutto per la sua vitalità
(a Pompei c’erano un teatro grande,
un Odeon e un anfiteatro). Verrebbe
voglia di ringraziare il Vesuvio, che ne
interruppe violentemente lo sviluppo,
per avercela consegnata così come era
allora, con le tracce della vita quotidiana interrotta all’improvviso, con le
anfore ancora nei banconi dei termopolia, (i bar dell’epoca), con le pentole
e gli utensili nelle cucine, con gli slogan
elettorali scritti sui muri, perfino con i
suoi morti,colti all’improvviso dai gas
venefici che giunsero dopo l’eruzione.
Questo è il fascino di Pompei: la storia
ci parla con immediatezza; non di eroi
e uomini illustri ma della vita quotidiana di una città fatta di commercianti,
schiavi e anche prostitute.
POM PEI ED ER C O LA N O
Ieri ed oggi
Di Ercolano si sa ancora poco, rispetto a Pompei ne è emersa solo una piccola parte poiché sui suoi resti sorgono case
moderne e spesso gli scavi si sono interrotti, oppure si sono
scavati cunicoli sotterranei.
Eppure è evidente che rispetto a Pompei era un posto più
tranquillo, agricolo, dove i ricchi patrizi costruivano ville
per godere la pace della campagna. La scoperta di Ercolano
fu sofferta, perché a lungo si erano fatte ipotesi sulla sua
posizione, sconosciuta dopo che 20 metri di fango le erano
piovuti sopra. Poi il principe d’Elboeuf, in cerca di marmi
di scavo per arredare la sua casa, seppe di un contadino che
aveva ritrovato nella sua terra diversi reperti: sotto quella
terra fu finalmente ritrovata la città di Ercole.
Molto c’è ancora da cercare, ma sono già ventue alla luce
testimonianze straordinarie: 1800 papiri sono stati trovati,
svolti e trascritti; erano parte della biblioteca di un discepolo
di Epicuro. Pompei ed Ercolano offrono al turista un’esperienza unica al mondo: passeggiare nella storia della nostra
civilità.
L’Anfiteatro
Nel 59, durante uno
scontro di gladiatori
nell’anfiteatro
di Pompei al quale
assistevano
anche
spettatori
Nocerini,
scoppiarono violenti
tafferugli tra i tifosi,
tanto che il senato
romano decretò la
“squalifica del campo” per la durata record di dieci anni.
109
Cinque occasioni da non perdere
1
Il Museo Correale di Terranova
con il suggestivo
giardino.
2
Il pittoresco portic- 3 Visitare la costa delciolo dei Pescatori
la Penisola Sorrenticon le caratteristina via Mare.
che reti.
Sorrento
Una città da cantare
4
Un Tour a bordo
di una carrozzella
a cavallo, per una
romantica visita.
5
La cupola del Sedile Dominova,
rivestita in maioliche, domina i vicoli
disseminati di negozi e botteghe
artigianali.
Ieri ed oggi
SO RR EN TO
Sorrento: dove il presente
ha la poesia del passato.
L’arte
dell’intarsio
Sorrento è famosa
anche per l’artigianato: i maestri
intarsiatori furono
ingaggiati da Francesco I di Borbone
per restaurare gli
arredi di Palazzo
Reale. Le tecniche
di intarsio si
sono evolute col
tempo, ma resta
la maestria degli
artigiani a coniugare tradizione e
innovazione.
112
Sulle origini di Sorrento non vi sono
certezze, ma l’impianto urbanistico e la
presenza dell’Athenaion a Punta Campanella farebbero presupporre un’influenza greca.
Una leggenda riferita da Diodoro Siculo narra che a fondarla fu Liparo, figlio
di Ausone a sua volta figlio di Ulisse e
Circe; quindi secondo questa leggenda la fondazione della città sarebbe da
attribuire alla popolazione italica degli
Ausoni.
È certo che intorno al 420 a.C. fu conquistata dai Sanniti per poi entrare nell’orbita di Roma alla quale si ribellò
durante la guerra sociale, ribellione cui
pose fine Silla nell’89 a.C. Fu eletta a
luogo di villeggiatura già dai patrizi romani che vi costruirono ville bellissime,
la più famosa delle quali è certamente
quella di Pollio Felice, cantata da Stazio nelle Silvae, i cui resti si trovano affianco ai bellissimi Bagni della Regina
Giovanna, che ne erano il ninfeo.
Dopo la caduta dell’Impero d’Occidente fu sottoposta a Bisanzio e agli inizi
del IX sec. si costituì ducato autonomo, lottò contro Amalfi per difendere
la propria indipendenza ma cadde poi
sotto Salerno nel 1039 e sotto Ruggero
II fu annessa al Regno di Napoli.
Dell’antica Sorrento restano pochi
frammenti delle mura, di alcune ville
e dei templi di Artemide e di un’altra
divinità del foro. Molto di più resta di
quella medievale: a cominciare dal Sedile Dominova, con la cupola coperta
da maioliche e gli interni affrescati è il
luogo della discussione politica.
Il gioiello per eccellenza è il chiostro di
San Francesco, che risale al 1300 dove
si incontrano stile gotico e gusto arabo.
Poi il Palazzo Correale (XIV sec.) con
bifore gotiche in tufo scuro; il Palazzo
Ieri ed oggi
Torquato Tasso
SO RR EN TO
Verniero (XIII sec.) di gusto tardo bizantino e arabo fusi insieme. Sorrento è
anche la città natale di Torquato Tasso.
A rendere famosa Sorrento sono stati
anche i suoi ospiti illustri: Lord Byron,
John Keats e Goethe nel periodo del
Grand Tour. Enrico Caruso in tempi
più recenti, per essere stato interprete di “Torna a Surriento”e averla resa
celebre in tutto il mondo, è tutt’oggi
“onorato” nella suite dell’Excelsior Vittoria in cui soggiorò, che porta il suo
nome e nella quale sono esposti i cimeli
che lo ricordano. È in questo posto che
Lucio Dalla scrisse la sua “Caruso” ed è
per questa canzone che egli è diventato
cittadino onorario della città.
Meritano una visita anche: il Museo
Correale, inaugurato nel 1924, con una
collezione privata che comprende, tra
le altre, una sezione dedicata alle arti
pittoriche e decorative napoletane dal
‘500 all’800, una dedicata alla tarsia
sorrentina e un’altra all’archelogia.
La Pasqua a
Sorrento
Durante la Settimana Santa, gli
eventi tradizionali
più coinvolgenti
sono le processioni penitenziali
degli Incappucciati e il rito dei
Sepolcri che si
svolge all’interno dei luoghi
sacri. Il sepolcro
è un’apparato
scenico entro cui
viene racchiusa la
statua del corpo
di Cristo in attesa
della Resurrezione.Al fulcro si
giunge percorrendo un tappeto di
segatura bordato
da ciuffi di germogli di grano.
Purtroppo la casa dove nacque Torquato
Tasso è franata in mare nal XVII sec., ma
i resti dell’antico palazzo sono inglobati
nell’Hotel Imperial Tramontano, mentre è
ancora in buono stato il palazzo in cui abitò Cornelia, sorella del poeta, Casa Sersale,
con portale a bugnato e la volta dell’atrio
affrescata.
113
Ieri ed oggi
SO RR EN TO
Dalla pittura del Cinquecento alle
ceramiche di Capodimonte.
Agrumeti
Sorrento è terra
di agrumeti. Non
a caso uno dei
prodotti tipici è
proprio il Limoncello. Altro prodotto
tipico è il provolone dolce, noto
appunto come
Bebé di Sorrento.
Vedi il mare
quanto è bello
Alta e a picco sul
mare, la costa delle
Penisola Sorrentina
non offre molte
spiagge sabbiose
ma fiordi a cavità
incuneati nella
roccia.
114
Il Museo Correale di Terranova costituisce
una
testimonianza “viva”
della
cultura
internazionale della Sorrento fine secolo. Alfredo e Pompeo Correale, conti
di Terranova, amanti dell’arte, donarono alla città di Sorrento lo splendido
edificio settecentesco circondato da un
giardino di agrumi con terrazza a picco sul mare con tutte le loro collezioni,
per farne un Museo aperto al pubblico.
Il Museo si articola su tre piani e, vagando tra le sue 24 stanze, vi sembrerà
di tornare indietro nel tempo, immersi
nelle atmosfere di un’antica casa patrizia dove si respira arte e cultura. Sono
presenti collezioni di pittura ed arti decorative napoletane e straniere dal XVI
al XIX secolo; raffinati ventagli, vetri,
orologi ed una delle più prestigiose
collezioni di porcellane del XVIII secolo, fanno da sfondo alla splendida architettura dello scalone monumentale e
alle grandi finestre attraverso le quali si
fissano mutevoli dipinti: gli scorci della
costa sorrentina. Il percorso è articolato per sezioni e seguendo un criterio
cronologico: passerete dalla sontuosa arte barocca, alle forme leggere ed
eleganti del ‘700. Il piano terra ospita
due importanti collezioni relative alla
storia della nostra penisola: oggetti dalla
straordinaria manifattura, realizzati dai
maestri della tarsia sorrentina ed un’intera sezione archeologica, con resti del
periodo greco e romano rinvenuti in
Penisola e nell’antica cattedrale di San
Renato. Su questo stesso piano potrete
ammirare anche una stanza dedicata al
poeta Tasso, con le sue preziose opere e
la sua maschera funebre.
SO RR EN TO
Ieri ed oggi
Il primo piano ospita dipinti e arredi
sontuosi del XVIII secolo, porcellane
orientali ed un’intera sala dedicata ai
pittori fiamminghi, è qui che potrete
immergervi nei dipinti di Rubens, Van
Kassel e Grimmer.Il secondo piano è
dedicato alle nature morte del XVII e
XVIII secolo e agli splendidi paesaggi
della “Scuola di Posillipo”. Su questo
piano c’è un’intera sala che ospita gli
orologi italiani ed europei del XVIII
secolo, in mezzo a queste opere uniche
al mondo potrete davvero “viaggiare
nel tempo”. Il terzo piano è interamente dedicato alle porcellane e maioliche
italiane e straniere; pezzi rarissimi realizzati da grandi maestri e provenienti da
ogni parte del mondo. È qui che si fondono stili e colori diversi: le porcellane
francesi di Marsiglia con quelle bianche e blu della Cina, quelle tedesche
e quelle inglesi... Il fiore all’occhiello
restano le porcellane di Capodimonte, capolavori di straordinaria bellezza
di fronte alle quali ci si può incantare
per ore.Nel 2003 il Museo ha aperto
alla musica le sue porte. Puntando sullo
straordinario connubio tra opere d’arte
e musica classica, è stata inaugurata la I
edizione de “I Concerti di Mezzogiorno al Museo” (Gennaio - Maggio), che
prevede un concerto l’ultima domenica
di ogni mese.
Le case dei Tasso
In via Vittorio
Veneto, che collega
piazza Gargiulo
a piazza della Vittoria, sorgeva la casa
dove nel 1944 vide
la luce Torquato Tasso, autore
della Gerusalemme
Liberata.
Quel che resta
dell’antico palazzo
di tufo, rovinato
dal mare nel corso
del XVII secolo, è
stato incorporato
dall’Hotel Imperial
Tramontano, nel cui
giardino un’iscrizione commemora
il poeta.Al n. 11
di via San Nicola si
trova Casa Sersale
dove abitò Cornelia
Tasso, sorella di
Torquato.Si narra
che nel 1577 il letterato, in fuga dal
castello di Ferrara,
si presentò qui in
incognito, fingendosi un messaggero, prima di partire
per Roma.
115
Cinque occasioni da non perdere
1
Scoprire le magni- 2
fiche case barocche che si ergono contro il monte.
L’elegante e aristocratica Ravello.
Sarà un piacere
scoprirla.
3
Le maioliche a
mosaico, le piazze
e il Duomo di
Amalfi.
Costiera
Amalfitana
La magia è di casa
4
Assistere ad un
5
concerto di musica
classica a Villa Rufolo
a Ravello.
La Grotta dello Smeraldo, raggiungibile da un ascensore o attraverso una
scalinata nella roccia, è collegata al
mare da un tunnel sottomarino.
Ieri ed oggi
A MA LFI
Positano: al calar del sole
le case si tingono d’incanto.
Tradizioni
Positano ha una
sua moda tipica
fatta di sandali in
cuoio e stoffe fiorate dai colori vivacissimi, con le quali
si confezionano i
famosi “costumi
Positano”. Se ne
trovano nei vicoletti che circondano
la spiaggia grande,
dove abbondano i
piccoli negozietti
tipici.
118
Per godere Positano davvero bisogna vederla dal mare, incastonata tra le rocce
appare bella e lontana dal resto del mondo. È questo carattere isolato che l’ha resa
meta di artisti e intellettuali, insieme al
fascino dei suoi tramonti e dei suoi panorami, nei quali compaiono Li Galli, un
tempo proprietà di grandi artisti, ultimo dei quali Rudolph Nureyev. Anche
Eduardo De Filippo aveva acquistato un
isolotto di fronte al paese ma una notte
fu svaligiato dai ladri e da allora non vi
tornò più; oggi fra gli artisti più celebri
che visitano Positano c’è Franco Zeffirelli, proprietario di villa Tre Ville nella
quale ha ospitato personaggi di grande
prestigio: Tennessee Williams, Litz Taylor,
Laurence Olivier. La storia di questo
paese nasce con l’imperatore Tiberio che
ogni giorno faceva arrivare da un mulino
di Positano farina e pane, per essere certo
che non fossero avvelenati. La zona del
mulino, restaurato e rimodernato ma ancor oggi attivo, prende il nome da Arienzo, il mugnaio che era forse l’ex amante
dell’imperatore. Il paese vero e proprio
pare si sia sviluppato nell’XI sec. intorno ad una potente abbazia, della quale
oggi resta solo la Chiesa di Santa Maria
Assunta. Intorno al XVI sec. divenne un
porto fiorentissimo, al quale approdavano mercanti di tutto il mondo, tanto da
fare concorrenza a quello di Amalfi. Da
tali ricchezze e scambi deriva il fasto delle ville barocche aggrappate all’altura che
porta al Monte Pertuso. Positano non è
infestata dal turismo di massa, forse per
questo è rimasta ancora l’atmosfera di
quando era terra di artisti e intellettuali, eppure date le ridotte dimensioni è
sempre molto affollata, specie nell’ultimo
tratto prima di arrivare alla piazzetta e al
mare, dove i negozietti locali vi accolgono in un tripudio di stoffe e colori.
Li Galli: l’isolotto della seduzione.
Anticamente i pescatori di
Positano avevano stretto un
accordo con quelli di Praiano:
se un’imbarcazione riusciva a
circondare con le sue reti un
branco di pesci prima che giungessero gli altri pescherecci
aveva diritto a tutto il pescato,
altrimenti andava diviso con
tutti gli altri. Ogni battuta di
pesca diventava così una gara
con regole rigorose.
119
Ieri ed oggi
I pescatori
PO SI TA N O
I tre isolottiscogli chiamati
Li Galli, situati
davanti Positano, furono descritti da omero
come i luoghi L’isolotto di Lì Galli
che avrebbero ospitato le sirene ammaliatrici di Ulisse. Il loro
culto e la loro origine si perdono nelle leggende, nei miti.
Come nel VII libro dell’Eneide, dove Virgilio narra di Télon,
signore dei Teléboi e di Capri, unito, ormai vecchio, in matrimonio con la ninfa Sebetide. Da questa unione nacque un
figlio, Ebalo, che estese il dominio del padre sulle popolazioni
stanziate nella zona del fiume Sarno. La tradizione mitologica sui nomi delle sirene
che vissero sugli isolotti
è divergente. Thelxiope
è l’incantatrice, Pasinoe
è la seduttrice, Aglapoe
è la voce saudente e
ammaliatrice che ha
conquistato nei secoli
marinai e uomini dediti alla pesca. Il fascino di
questi luoghi non lasciò
indifferenti neanche il
ballerino russo Rudolof Nureyev e Luca de
Filippo, entrambi ex
proprietari degli scogli.
Ieri ed oggi
RAV ELLO
Ravello: una grande
e naturale opera d’arte.
L’origine del
nome
Furono gli amalfitani a dare il
nome a Ravello: in
seguito al rifiuto
di affiancare la
Repubblica nella
lotta ai Normanni
la città fu chiamata
Rebello in senso
dispregiativo, additandone appunto
gli abitanti come
ribelli.
120
La tradizione ne fa risalire la fondazione
al VI secolo, ma si hanno notizie certe
di Ravello solo a partire dal IX secolo,
quando viene menzionata come possedimento amalfitano in occasione degli
scontri tra la repubblica e il normanno
Guiscardo, quando invece i Ravellesi vollero appoggiare i Normanni. Per
questa fedeltà la città fu premiata diventando sede vescovile per volontà di Ruggero che intercesse presso il Papa Vittore
III. Per la resistenza opposta ai Pisani durante il sacco di Amalfi, che consentì a
Ruggero il Normanno di sconfiggere gli
invasori fu duramente punita nel 1137,
quando i Pisani la devastarono. Fu allora che cominciò il declino di Ravello,
in coincidenza con quello di Amalfi, del
cui benessere aveva goduto. Risale alla
seconda metà del Duecento la bellissima
Villa Rufolo, in stile arabo-siculo, che
prende il nome da una delle più illustri
famiglie di Ravello.
Qui Wagner trovò l’ispirazione per il secondo atto del Parsifal e qui, ogni estate,
si tiene il Festival Wagneriano, appuntamento immancabile per gli appassionati
di musica classica.
Si gode un magnifico panorama anche
da Villa Cimbrone e bisogna assolutamente fare visita alla chiesa di Santa Maria a Gradillo, romanica del XII secolo,
luogo in cui avveniva la cerimonia con cui si prendeva possesso del ducato; alla
Cattedrale di San Pantaleone, eretta nel 1087 per volontà della famiglia Rufolo
e cattedra vescovile fino al
XIX secolo; alla Chiesa di
San Francesco, rifatta nel
‘700 ma con l’originale
struttura gotica e il convento annesso, fondato da San
R AV ELLO
Francesco nel 1222; alla Chiesa di Santa
Chiara, con uno splendido pavimento
settecentesco in maioliche e il monastero del 1333.
Infine fate un salto al Museo del Corallo:
fondato nel 1986 raccoglie oggetti in corallo e camei dall’epoca romana a oggi.
Ieri ed oggi
Musica, architettura e antiche memorie
Le architetture arabo-sicule, il chiostro moresco, la terrazza sul mare
e il giardino di piante esotiche di Villa Rufolo sono visitabili da ottobre a maggio dalle 9:30 alle 18:00; nel
periodo da giugno a settembre l’orario
viene prolungato fino alle ore 20:00. Il
biglietto, che si acquista all’Ingresso,
costa 4 euro. La villa, che affascinò numerosi misicisti, da Wagner - che qui
trasse ispirazione per la musica e la scenografia del secondo atto del Parsifal
- a Giuseppe Verdi, ospita un festival
musicale annuale a cui partecipano le
più celebri orcheste e solisti provenienti da tutto il mondo. Per informazioni
e prenotazioni: Società dei concerti di
Ravello, tel. 089 857657.
121
Ieri ed oggi
A MA LFI
Amalfi,
l’antica Repubblica Marinara.
La bussola
A testimonianza
dell’importanza
della Repubblica
Amalfitana sta
la leggenda che
attribuisce a Flavio
Gioia di Amalfi
l’invenzione della
bussola.
122
Secondo una leggenda fu fondata da patrizi romani che, dopo la morte di Costantino, si recavano a Costantinopoli
in nave, fecero naufragio nella zona di
Policastro e fondarono una città di nome
Melphes, l’attuale Melfi, di lì a qualche
anno ne fondarono un’altra cui diedero il
nome di A-Melphes (la città di quelli che
vengono da Melfi).
Una grande abilità nello stabilire alleanze
con i nemici di ieri contro quelli di oggi
le permise per lungo tempo di essere di
fatto indipendente, anche se formalmente dipendeva da Costantinopoli. Amalfi
fu la prima repubblica marinara, potentissima aveva colonie in tutto l’impero:
Siria, Palestina, Egitto. Fu per circa due
secoli la città più ricca della Longobardia,
(così veniva chiamata l’Italia all’epoca) e
capitolò definitivamente nel 1113 sotto
Ruggero II, che la annetté al Regno di
Napoli. Quattro anni dopo subì dai rivali Pisani un tremendo saccheggio, in
seguito furono un maremoto nel 1343 e
un’epidemia di peste nel 1348 a segnare
la fine degli splendori della repubblica.
Amalfi fu la prima ad importare la tecnica
araba per la lavorazione della carta. Oggi
restano attive una decina delle diciassette
cartiere; per chi volesse è visitabile nella
Valle dei Mulini il Museo della Carta a
Mano, mentre è possibile assistere al processo della lavorazione presso la Carteria
Amatruda.Traccia del passato glorioso di
Amalfi sono anche le rovine dell’Arsenale, unico esemplare medievale visitabile,
dove venivano costruite le navi note fra
i contemporanei per le grandi dimensioni che consentivano carichi maggiori.
Inotre, testimonianza delle glorie antiche
è il Duomo, dedicatao a Sant’Andrea,
costruito nel IX secolo e totalmente
ricostruito nel 1203 in forme normanno-arabeggianti. La porta in bronzo ri-
A MA LFI
sale al 1066. La cripta, che
conserva le spoglie del santo
è del 1253. Le sole strutture
che conservano l’impianto
originale sono il campanile,
ultimato nel 1276, caratterizzato da bifore e trifore e il
Chiostro del Paradiso, di stile arabeggiante, costruito nel 1266
per ospitare le spoglie dei cittadini illustri. Il 30 settembre si
festeggia Sant’Andrea, patrono della città e la statua in argento
del Santo (esempio del barocco napoletano) viene portata di
corsasulla scalinata del Duomo. I cittadini attendono il miracolo del Santo: dalla tomba fuoriesce una sostanza oleosa, la
manna; in caso contrario si preparano pessimi eventi per la
città. Amalfi risplende anche per le bellezze naturali: il mare
incantevole e la Grotta dello Smeraldo. Quest’ultima un tempo era in superficie e per questo vi sono stalattiti e stalagmiti, introvabili in una grotta sottomarina, poi per fenomeni
bradisismici sprofondò e la luce filtrata dalle rocce le dona il
particolare colore. A Natale i sub depositano nella grotta un
bellissimo presepe sottomarino.
Ieri ed oggi
Le Tavole Amalfitane
Gli Amalfitani furono i primi a stilare un codice marittimo: le Tavole
Amalfitane furono il primo documento a regolare i rapporti fra armatori e marinai e a stabilire norme per la navigazione. Al Museo Civico è esposta una trascrizione quattrocentesca dell’originale di epoca
normanna, della fine dell’XI secolo.
123
L’arte della carta.
Le cartiere
A MA LFI
Gli amalfitani vennero a conoscenza della carta grazie agli
scambi con il mondo arabo e
ne intrapresero la fabbricazione carpendone i segreti dai
mori. Favorita dalla presenza di numerosi corsi d’acqua
e dalla crescente necessità di
redigere scritture sia da parte
delle Curie vescovili che dai notai, la carta cominciò ben
presto a diffondersi. L’arte del fare la carta si diffuse ovunque
lungo la costiera, soprattutto dopo che il Concilio di Trento
che obbligò tutte le parrocchie a trascrivere gli atti dei sacramenti, delle morti e degli eventi religiosi. Dopo i notai e
la chiesa, anche le università prima ed i vari uffici del regno
poi, richiedevano carta per i loro atti; ben presto la carta di
Amalfi, di qualità particolarmente pregiata, si diffuse rapidamente. Nel XV secolo, la carta di Amalfi raggiunse tale
fama che molti autori stranieri pubblicavano le loro opere a
Napoli pur di utilizzare tale pregiato prodotto. Attualmente in Amalfi sono funzionati due cartiere e, di queste, una
produce attivamente la famosa carta (Cartiera Amatruda).
Nella Valle dei Mulini esiste un Museo della Carta a mano
di Amalfi (visibile dalle 9 alle 13, escluso lunedi e venerdi).
E’ costituito da un’antica Cartiera e da una biblioteca con
circa 3.000 testi sulle origini della carta.
Le Repubbliche Marinare
L’origine del nome
Secondo una
leggenda Ercole
era innamorato di
una ninfa di nome
Amalfi, ma il suo
amore morì e per
commemorarla Ercole decise di darle
sepoltura nel posto
più bello del mondo,
cui diede il nome
della sua amata.
124
Ogni anno le quattro repubbliche marinare, Amalfi, Pisa, Genova e Venezia si sfidano in una gara remiera. Le quattro città
ospitano a turno la Regata Storica, che solo
nel 1961 si è svolta sul Po, a Torino, per
commemorare l’unificazione nazionale.
Da Maiori a Vietri,
uno slalom perfetto.
A MA LFI
La costiera
Maiori è la località turistica della costiera
amalfitana che vanta il maggiore patrimonio ricettivo alberghiero. Ha la forma di
un anfiteatro ed una lunga spiaggia di sabbia finissima. Fu contesa dal Duca di Benevento, dai Pisani e in ultimo da Filippo
IV che la nominò Città Regia. A testimonianza di questo passato vi sono i resti delle
antiche mura e i ruderi del Castello di San
Nicolò da Toro Plano, della Torre Milo e
della Torre dei Saraceni. La chiesa di Santa
Maria a Mare fu edificata nel XII secolo
ed è caratterizzata dalla cupola maiolicata,
sull’altare c’è una scultura lignea della Madonna col Bambino che risale al Quattrocento. Il santuario dedicato a Santa Maria
delle Grazie è invece di origine medievale
ma fu rifatto in tempi recenti, il campanile e la facciata sono settecenteschi ma la
fonte battesimale e l’acquasantiera sono
del Duecento. La cittadina di Minori ha
origini più antiche, già i patrizi romani vi
soggiornavano spendendovi il tempo dedicato all’otium. Vi si trova infatti la bellissima Villa Romana del I secolo d.C., un
complesso archeologico di 2500 mq con
splendidi mosaici musivi. Nel medioevo
Minori fu sede di un arsenale della Repubblica di Amalfi fino al 1039. Agli inizi
del secolo vantava una solida tradizione
pastaia agevolata dall’abbondanza di acqua del torrente Farinola.Vietri ha invece
origine etrusca e successivamente subì la
dominazione sannitica, lucana e romana.
Fin dal Medioevo l’industria più fiorente
è quella della ceramica. All’inizio del 1920
un gruppo di ceramisti stranieri si trasferì
a Vietri coniugando tradizione e cultura
proprie con quelle locali. Meritano una
visita la chiesa di San Giovanni Battista del
X secolo, che si trova nel punto più alto del
centro storico, al cui interno è un polittico
cinquecentesco di autore ignoto e il Museo della Ceramica Vietrese.
La Grotta Sulfurea
A Maiori, per chi
desidera fare una
gita in barca, c’è
la Grotta Sulfurea,
ricca di acqua
sulfureo-magnesica
con proprietà curative riconosciute.
Tradizioni
All’interno
della chiesa di
Santa Maria a mare
(Maiori) si celebra
il 15 agosto di ogni
anno un episodio
del 1204, quando
alcuni pescatori
trovarono in mare
una statua della
Vergine e parte del
carico abbandonati
da una nave che
tentava di scampare
un naufragio.
125
Cinque occasioni da non perdere
1
Il Museo
Nazionale.
2
I Templi
3
L’anfiteatro.
Paestum
Una città antica.
4
Il Comune di
5 Il Parco Nazionale del Cilento e Valle di
Capaccio, una meraDiano che rappresenta uno dei più viglia ed una scoperta
importanti complessi bio-geografici del
forse inaspettata.
l’Italia Meridionale.
Ieri ed oggi
PA ESTU M
La città del mondo antico.
L’origine del
nome
Il nome greco
della città era
Poseidonia. Con la
dominazione lucana fu cambiato in
Paiston, poi adattato in Paestum in
età romana.
128
Paestum sorge nel comune di Capaccio,
in provincia di Salerno. Fu fondata nel
VII sec. a.C., secondo alcuni da Achei
di Sibari, secondo altri da Tessali che già
si erano stabiliti nella piana del Sele e ai
quali si erano aggiunti esuli da Sibari. Alla
fine del V sec. a.C. fu conquistata dai Lucani e nel 273 a.C. fu colonia di Roma.
Grazie alla fedeltà dimostrata durante le
guerre puniche divenne municipio. Con
la fine dell’impero fu abbandonata perché troppo esposta ad eventuali attacchi
e perché la piana del Sele era diventata
paludosa e si era diffusa la malaria. Con la
dominazione lucana si verificò un sincretismo culturale e artistico greco-lucano,
che diede luogo ad un’arte unica nel suo
genere. Paestum è luogo suggestivo per il
suo litorale, ma soprattutto perché è un
sito archeologico fra i più importanti al
mondo. Gli scavi, iniziati nel XVIII secolo con i Borbone, hanno portato alla
luce la città greco-romana, circondata da
mura e con impianto ortogonale di epoca
romana che ha inglobato gli edifici greci preesistenti. Più importanti sono i tre
templi costruiti con calcare locale e con
decorazioni in arenaria, in ottimo stato di
conservazione. Sono noti come Basilica,
Tempio di Nettuno e Tempio di Cerere,
ma in realtà erano dedicati a Era i primi
due e ad Atena il terzo. In particolare il
Tempio di Nettuno è in perfetto stile dorico ed è il più luminoso esempio del genere: raffinatissima, l’architettura presenta
correzioni prospettiche sia in verticale
che in orizzontale.Vi sono poi il Tempio
Italico, che fu ultimato in età sillana e la
Tomba del Tuffatore, scoperta nel 1968 è
l’unico esempio di tomba del V sec. a.C.
Nel Museo Nazionale sono esposti i reperti rinvenuti nel recinto della città, le
metope dei templi e i reperti delle necropoli preistoriche.
Le sorgenti di Capodifiume.
Gli scavi che riportarono alla luce l’antica Paestum divennero una delle tappe
obbligate del Grand Tour e di fatto influenzarono tutta l’architettura neoclassica, non solo nel vecchio continente ma
anche in quello americano.
129
Le Sorgenti
Gli scavi
PA ESTU M
Alle sorgenti perenni di
Capodifiume, immediatamente sotto lo sperone
del monte di Capaccio,
ancora si vedono, al centro del bacino, colonne
e strutture che sorgono
dall’acqua. La zona è già
abitata agli inizi del IX
sec. a. C., ma solo nel
corso del IV sec. a.C. la
peculiarità del luogo, la
presenza dell’acqua sorgiva e del fiume favoriscono la nascita di un santuario. I doni votivi e le immagini in terracotta
fanno presumere una devozione ad una divinità femminile,
legata al ciclo naturale della vita e della natura, forse Persefone, figlia di Demetra, protettrice delle messi e sposa di
Ade, il re degli Inferi.
La giovane Persefone, secondo la
mitologia, simbolo della primavera, rapita da Ade e condotta sottoterra, ritorna ciclicamente sulla
terra portando con sé l’abbondanza dei raccolti e la fecondità
nelle nozze. Agli inizi del III sec.
a.C., al momento della fondazione della colonia latina di Paestum
tutta la zona intorno alle sorgenti
del Capodifiume viene abbellita e
riorganizzata, con la costruzione
di un piccolo tempio in pietra
locale, una strada che conduce
verso la città e tutta un’altra serie
di monumenti e strutture, attualmente ancora nell’acqua.
Note di viaggio.
Numeri Utili
C omp a g n i e d i N a vi g a zi o ne
Al i la u r o : 0 8 1 7 6 1 1 0 0 4
Care m a r : 0 8 1 5 5 1 3 8 8 2
M e d m a r : 0 8 1 5 5 2 2 83 8
S na v : 0 8 1 4 2 8 5 5 5 5
L i n e e m a r i t t i m e P a rte n o p e e : 0 8 1 8 0 7 1 8 1 2
A u t o b u s , m e t ro p o l i ta ne e funi co l a ri a Na p o l i
Metronapoli: 800 568866
Cum a n a / C i r c u m f l e g re a : 0 8 1 5 5 1 3 3 2 8
Ci r c u m v e s u v i a n a : 0 8 1 7 7 2 2 1 1 1
Per b l o c c a re l a c arta d i cre d i to
Di n e r ’s C l u b : 0 6 3 5 75 3 3 3
Ame r i c a n E x p r e s s : 0 6 7 2 9 0 0 3 4 7
Cart a S i ( E u r o c a r d e VISA) : 0 2 3 4 9 8 0 0 2 0
130
Scarica

Scarica pdf completo del catalogo