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a
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Teres
A.S. 2012/2013
NUMERO 2
PARTECIPARE PER OTTENERE O PARTECIPARE PER CONDIVIDERE?
N el Consiglio di Istituto del Teresia‐
num non era prevista la presenza di una rappresentanza degli studenti. Durante l’anno scolastico 2006‐2007, alcuni stu‐
denti di terza media organizzarono una raccolta di firme che sottoscriveva una lettera fatta pervenire al Consiglio in cui si richiedeva di introdurre un distributore di bevande calde e merendine nella scuola. Due alunni promotori furono invi‐
tati a partecipare ad una seduta del Con‐
siglio per riferire personalmente della loro istanza. Il loro intervento fu così co‐
involgente ed appropriato che, oltre ad accontentare (anche se in parte) la loro richiesta, si considerò da quel momento di coinvolgere due rappresentanti degli studenti nel Consiglio. Dal 2008 venne modificato il regolamento del Consiglio d’Istituto, stabilendo di includere due consiglieri scelti tra gli alunni della terza classe, eletti dalle classi della scuola se‐
condaria di primo grado. Cosa ci si aspet‐
ta dalla presenza degli studenti? Senza dubbio, essendo dei rappresentanti, è giusto che riportino le richieste dei loro compagni, ma non è la cosa più impor‐
tante. Ciò che conta è la partecipazione al dibattito: conoscere il loro punto di vista è una fonte di arricchimento perché apporta diverse sfumature alla discussio‐
ne e permette di mettere in evidenza le loro aspettative nei confronti della scuo‐
la che frequentano. Un altro aspetto importante di questa esperienza è rendere tutti consapevoli che essere rappresentanti di un gruppo SOMMARIO:
di persone significa mettersi al loro servizio, cioè dare voce alle richieste e alle opinioni che vengono raccolte, Un pezzo di
magari partecipando anche con un storia
proprio parere personale, e soprattut‐
to riportare e condividere ciò che viene Una scuola
discusso e deciso. Per gli studenti, che viva
hanno l’occasione di frequentarsi quo‐
tidianamente, è più facile dialogare e Qui Scuola
riflettere insieme sugli argomenti trat‐
dell’Infanzia
tati nel Consiglio di Istituto; per quan‐
to riguarda i genitori, invece, è previ‐
Qui Scuola
sto un incontro specifico con i rappre‐
Primaria
sentanti di classe, tenuti anche loro a comunicare agli altri genitori quanto è Qui Scuola
stato discusso in merito, ad esempio, Secondaria
a calendario scolastico, attività extra‐
scolastiche (castagnata, festa della L’angolo dei
famiglia, incontri), rapporti con le isti‐
Prof
tuzioni del territorio (comune, provin‐
cia, altre scuole, ecc.), tutti argomenti Pianeta Genidi competenza del Consiglio. tori
La scuola che vogliamo è quella in cui ci rispecchiamo, è quella che cerca di fare sintesi delle necessità di tutti, è quella che insegna che partecipare non vuol dire vedere assecondate delle sem‐
plici richieste, bensì vuol dire contribuire al benessere di tutti attraverso il dialo‐
go, la presenza e la condivisione. Alessandra Schiavi Marella Carlo Saccaro 2
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UN PEZZO DI STORIA
SANT’ENRICO DE OSSÓ E ANTONIO GAUDÍ
A
ntonio
Gaudí è stato l’architetto più geniale che abbia avuto la Spa‐
gna negli ultimi secoli. Il Tem‐
pio della “Sagrada Familia” a Bar‐
cellona, prodigioso e audace, è rimasto come il testamento di pietra e di mattoni di quel grande uomo. Impressiona quindi un po’ che, nel 1888 Enrico de Ossó, Fondatore della Compagnia di Santa Teresa di Gesù, si sia rivolto a lui per incaricarlo della costruzione della Casa Madre delle teresiane a Barcello‐
na. Ma ci si stupisce a torto: Don Enrico aveva semplice‐
mente un’anima grande, tanto quanto il genio dell’artista. Ed era ben abituato ad affrontare imprese difficili. In po‐
chissimi anni, con scarsissimi mezzi e ostacolato da molte difficoltà, aveva raccolto un gruppo di giovani donne e aveva fatto di loro un istituto religioso esteso già alla Spa‐
gna, al Portogallo e all’America. Nel cuore portavano l’amore di Dio e la profonda consapevolezza di Don Enrico: “Per rinnovare la società bisogna educare”. Serviva dunque una casa a Barcellona, un luogo dove le religiose, finito il noviziato, potessero perfezionare la loro preparazione intellettuale prima di esercitare la propria missione. Il primitivo progetto della casa fu opera del costruttore Joaquín Codina i Matalí. Fatto sta che Gaudí, come era già successo con la Sagrada Familia, si vide costretto a partire da un progetto architettonico già avviato e da una pianta non modificabile. Quando si prese carico dell’opera, i muri dell’edificio – un rettangolo di circa 18 m di larghezza per 58 di lunghezza – erano già alti quasi due metri. Erano rea‐
lizzati nel cosiddetto “muro teresiano”, una tecnica co‐
struttiva consistente nell’alternare strati di mattoni con altri di calcinacci per aumentare la solidità e la resistenza della struttura. E quello che Gaudí realizzò partendo da tali condizionamenti e dagli scarsi mezzi di cui disponeva è impressionante tanto quanto alcune delle sue più famose prodezze. Gaudí non fece caso alla pesantezza dell’opera già costrui‐
ta e applicò tutto il suo genio nel creare una costruzione di spiccata leggerezza che sembra innalzarsi verso il cielo senza alcuno sforzo apparente. Infatti ciò che maggiormente colpisce l’osservatore è l’impressionante armonia fra la materialità architettonica e l’ispirazione religiosa in relazione diretta con l’esperienza mistica di Santa Teresa d’Avila. Fra i molti scritti di Santa Teresa, spicca il libro intitolato “Castello interiore”, dove si descrivono “le sette dimore”, Pagina 2
gli stadi dell’anima nella progressione verso l’unione spiri‐
tuale con Dio. Don Enrico non indugiò a trasmettere que‐
sta ricerca di Dio nello spirito di Antonio Gaudí, uomo pro‐
fondamente credente ed estremamente capace di espri‐
mere i suoi sentimenti e la sua fede con pietre e mattoni. Questa intesa fra due campioni dello spirito permise la realizzazione dell’attuale edificio che è davvero come la materializzazione del “Castello interiore”. Tutto curato anche nei minimi particolari: ancora oggi la porta d’ingresso non ha la toppa; non si può quindi aprire dall’esterno. Perché così è il nostro mondo interiore così come si legge nell’Apocalisse: “Se qualcuno mi apre entre‐
rò e cenerò con lui …”. Man mano che i lavori procedevano, talvolta Don Enrico dovette richiamare Gaudí alla convenienza di porre freno alla sua fantasia, allo scopo di ridurre le spese. Ma il genia‐
le artista, con gesto rapido e autoritario, frequente negli uomini del suo stampo, replicava impassibile: “Ciascuno al suo posto, don Enrico! Io a fare case, Lei a dir messe e a far prediche”. Infatti, le difficoltà economiche erano molte ma Don Enrico aveva le idee chiare: fede e fiducia nella Provvi‐
denza e l’incessante preghiera a San Giuseppe, preghiera così ricorrente in tutta la tradizione teresiana. E così man mano si poteva pagare lo stipendio agli operai. Forse, chi più tardò a ricevere i suoi onorari fu proprio Gaudí. Antonio Gaudí era un’anima meravigliosa, molto cristiana, profondamente innamorata dell’Eucaristia. Negli ultimi trent’anni della sua vita si comunicò quotidianamente e passò pure, tutti i giorni, lunghi tratti di tempo nell’oratorio di San Filippo Neri in adorazione davanti al Santissimo Sacramento. Voleva molto bene a Don Enrico e, in omaggio a lui, dispose che la configurazione esterna dell’edificio fosse un preciso simbolo della spiritualità tere‐
siana: castello, merli, una croce a suggellare il tutto e un berretto dottorale su ciascuno dei merli. Ultimamente questo edificio è stato dichiarato “Patrimonio dell’Umanità”. Se vi capita di andare a Barcellona potrete constatare di persona, due cose sorprendenti ‐ la fede profonda non rimane racchiusa nel cuore, ma porta “frutti” ‐ la fede comunicata e condivisa ha i suoi effetti… Infatti, secondo la Parola di Gesù ”dove due o tre sono riuniti nel mio nome, lì sono Io in mezzo a loro”… (Notizie tratte liberamente da: ‐ ”S. Enrico de Ossó. La forza del sacerdozio”. M. González, Edizioni OCD, 2001 ‐ “Gaudí, l’architetto di Dio” J.J Navarro Aresa. Ed. Paoline Sr. Maria Dolores Elías STJ 2003). TERESIANUM
UNA SCUOLA VIVA
LABORATORIO MUSICA E MOVIMENTO Quando a settembre abbiamo iniziato il laboratorio di Musica e Movimento avevamo a disposizione molte idee, grande entusiasmo ma nessun testo da cui attingere per poter partire con un “bagaglio” più consistente; avevamo inoltre il pro‐
blema di coinvolgere i bambini più grandi che per vivere questa nuova esperienza avrebbero dovuto rinunciare a un’ora di gioco. All’inizio abbiamo dato ampio spazio all’esperienza corporea libera: la musica guidava gesti e movimenti di ognuno e alla fine di ogni brano ogni bambino poteva raccontare le emozioni vissute. Gradualmente abbiamo inserito oggetti diversi: il paracadute, i foulards, le palle ritmiche, la carta che, trasformati dalla fantasia, diventavano luoghi, oggetti e personaggi che interagivano con noi durante i giochi musicali. Intanto si avvicinava il Natale e questo nostro laboratorio ci ha permesso di regalare anche ai genitori dei momenti davve‐
ro emozionanti: la Creazione accompagnata dalla profonda voce narrante di un nonno e dalla musica di Carl Orff si è ani‐
mata grazie al contributo dei bambini che si sono mossi nel limitato spazio scenico rappresentando sole, luna, stelle, luce ed infine l’uomo che si affacciava alla vita nel nostro meraviglioso pianeta. Il secondo momento raccontava il passare del tempo e l’amore sovrastato dal desiderio di potere che cresceva e purtrop‐
po generava nuove guerre, il tutto accompagnato dalla “Cavalcata delle Walkirie” di Richard Wagner. Infine il terzo quadro portato in scena dai più piccoli che rappresentava la “Nascita di Gesù”, “cullati” dalle musiche di Ri‐
chard Strauss e Gustav Mahler. Sono passati vari mesi dall’inizio di questo nostro laboratorio e, nonostante le difficoltà iniziali, ora i bambini partecipano con entusiasmo alle attività che proponiamo e, gradualmente, tutti hanno scoperto il piacere di agire e muoversi accompagnati dalla musica. Donatella Marcato e Enrica Frasca ____________________________________________________________________________________________________ LA STRATEGIA EUROPEA PER LA SICUREZZA DEI MINORI IN RETE
Ci siamo già occupati nel Giornalino del Teresianum (Minori e social network: istruzioni per l’uso, 2012, n.2) della tutela dei minori nel mondo digitale, tutela che può rivelarsi – in questo post‐moderno indiscreto ed esibizionista – troppo spesso inconsistente. I giornali riportano oramai quotidianamente casi di pedopornografia, cyberbullismo, sexting, etc. Non ci si può avvicinare a questo tema con atteggiamento antiquato e repressivo o peggio mettere in dubbio il valore dell’accessibilità della rete, che rientra senz’altro tra le attività realizzatrici della persona (RODOTÀ, Il diritto di avere diritti, Editori Laterza, 2012); ma nemmeno rassegnarci all’idea che la ragione tecnologica possa prendere il sopravvento sull’esigenza di garantire ai ragazzi la possibilità di godere in sicurezza dei benefici del Web. Le autorità comunitarie hanno esposto le loro preoccupazioni in diversi frangenti. Molto interessante è la lettura della re‐
cente Comunicazione della Commissione (Strategia europea per un internet migliore per i ragazzi) del 2 maggio 2012. La Commissione prende spunto dai risultati illustrati nella Relazione del 13 settembre 2011 (Tutela dei minori nel mondo digitale). In questo Documento – pur dando atto degli sforzi profusi – aveva dovuto constatare l’assenza di un modello protocollare unico nelle strategie volte a rendere più sicuri i siti di socializzazione e a proteggere i minori dai videogiochi nocivi. Dalla lettura trapela non solo preoccupazione per la scarsa sicurezza dei minori nel mondo virtuale a fronte di con‐
tenuti impropri e nocivi, ma anche i pregiudizi a cui è esposta la loro immagine on line di fronte alla scarsa conoscenza del‐
le impostazioni di privacy da parte di ragazzi che frequentano siti di socializzazione in rete. La Commissione puntualizza ora i suoi suggerimenti affinché la rete possa configurarsi come fonte di opportunità, di accesso al sapere, di comunicazione, di sviluppo delle competenze, di miglioramento delle prospettive di lavoro e di comunicazione. Per favorire un ambiente in linea arricchente occorre incoraggiare i fanciulli alla creatività e all’uso positivo di internet; è necessario, tuttavia, che sviluppino un pensiero critico e le competenze di alfabetizzazione digitale e mediatica. Al centro della strategia europea per un mondo digitale sicuro per i minori ci sono le Scuole, dove – si afferma testualmente – i messaggi relativi alla sicurez‐
za in internet possono raggiungere sia la maggioranza dei ragazzi, a prescindere dall’età, dal censo o dall’estrazione, sia altri destinatari fondamentali come gli insegnanti e, indirettamente, i genitori. A tal fine gli Stati membri dovrebbero inten‐
sificare gli sforzi per inserire, entro il 2013, l’insegnamento della sicurezza in linea nei programmi scolastici. Lo stesso invi‐
to è peraltro presente anche nelle Conclusioni del Consiglio del 26 novembre 2012. Allo scopo di creare un ambiente mediatico sicuro si invitano gli operatori di settore ad applicare impostazioni di privacy predefinite consone all’età e a garantire, in tutti i dispositivi per la navigazione internet disponibili in Europa, la presenza di controlli parentali facili da configurare e accessibili a tutti. L’importanza del ruolo genitoriale e della condivisione del compito educativo con la Scuola e con gli insegnanti (di cui si incoraggia una formazione digitale continua) è esaltata an‐
che nella recente Risoluzione del Parlamento europeo del 20/11/12 come una priorità degli Stati membri e delle politiche sociali, d’istruzione e giovanili dell’Unione europea. Per sensibilizzare i giovani è necessaria una vera e propria alleanza nel settore dell’Istruzione tra famiglie, scuola, società civile e parti interessate. Arianna Thiene A.S. 2012/2013
Pagina 3
QUI SCUOLA DELL’INFANZIA
M
i capita spesso, in particolare quando
la presenza di un bambino, così smetto di
“Ti devo dire una cosa” così inizia il loro
rebbe bello… vero?”.
Ho deciso di “tradurre” i loro racconti che
offrire spunti di riflessione a ciascuno di
sono ferma per qualche istante, di percepire
scrivere o di leggere e ascolto…
soliloquio che si conclude con “Però… sami aiutano a riflettere e forse potrebbero
voi!
Vorrei che i grandi della mia vita mi
insegnassero a sorridere di fronte alle
difficoltà.
Vorrei avere sempre le risposte quando
incontro dubbi e incertezze.
Vorrei conoscere la storia del mondo che mi circonda così potrei, guardando un albero, un fiore, una nuvola, capire cosa sto vedendo.
Vorrei che il no e il si di papà avesse come conseguenza il no e il si della mamma per non
confondermi di fronte alle scelte future.
Vorrei che i no che mi arrivano dai grandi avessero delle motivazioni così chiare da farmi sentire la forza della loro coerenza.
Vorrei imparare a camminare nella vita portando con me tanti esempi di forza e volontà per
imparare ad essere forte e tenace.
Vorrei sentire le voci di mamma e papà prima di addormentarmi. Se sono tranquille, anche se
lontane, mi farebbero passare ogni paura.
Vorrei capire cosa dicono i grandi quando parlano tra loro, se chiedo mi rispondono che non
son cose da piccoli… così mi allontanano e mi sento un po’ solo.
Vorrei che anche i grandi riuscissero, dopo aver litigato, ad abbracciarsi forte … così tutto
passa.
Vorrei non aver più bisogno di fare capricci o dispetti per ottenere l’attenzione di mamma e
papà.
Vorrei, quando gioco, sapere per quanto tempo ancora posso ancora giocare, è difficile smettere proprio “sul più bello”.
Vorrei giocare con mamma e papà al gioco del “far finta” così per un po’ tornerebbero piccoli come me.
Vorrei colorare tutte le cose grigie che vedo intorno a me … così guardandole anche chi è triste potrebbe sorridere!
Vorrei fare una grande magia per eliminare tutte le cose brutte che ci sono nel mondo.
Vorrei essere molto ricco per poter comprare tante cose da mangiare per tutti i bambini del
mondo che ogni giorno muoiono di fame.
Vorrei che ci fosse un giornale solo per noi: con i nostri disegni, i nostri pensieri, le nostre
paure, i nostri desideri, così i grandi potrebbero leggere e capire.
Vorrei non dover gridare per essere ascoltato … vorrei sedermi di fronte a papà e mamma,
raccontare, ascoltare ed essere ascoltato.
Vorrei correre a perdifiato in un grande prato, fermarmi, guardare indietro e vedere mamma
e papà così saprei di essere libero ma protetto dal loro amore.
Donatella Marcato
UN MESSAGGIO IMPORTANTE DALLA SCUOLA PRIMARIA  AIUTIAMO CHI Ė MENO FORTUNATO! La scuola Teresianum, quest'anno più che mai, ha sostenuto e partecipato alle iniziative promosse dagli Amici della Co‐
munità di Sant'Egidio che si occupa di tendere una mano ai poveri, sempre più numerosi nella nostra città. A differenza delle raccolte precedenti che riguardavano solo giocattoli, stavolta è stato portato a scuola vestiario nuovo e oggetti di uso comune per aiutare anche i più poveri a trascorrere un bel Natale. Nei tempi di Avvento e Quaresima i ragazzi della Primaria hanno partecipato ad un momento di preghiera comunitaria animato dai volontari della Comunità, durante il quale si sono mostrate delle testimonianze sull'operato concreto degli Amici di Sant'Egidio. Ogni anno la Comunità, prov‐
vede anche al pranzo di Natale di molte persone povere e per ciascuno, adulti e bambini, c'è un regalo proprio perché per tutti sia Natale. La grande generosità con cui le famiglie del Teresianum hanno risposto dimostra che le attenzioni verso i più bisognosi non mancano e ci auguriamo perciò di continuare ad essere un piccolo seme di bene in un mondo sempre più indifferente. Scuola Primaria Pagina 4
TERESIANUM
QUI SCUOLA PRIMARIA
… A SCUOLA…
I
n questi giorni con la maestra ci stiamo cimentando a scrivere le nostre prime frasi,
lavorando completamente da soli.
Siamo partiti dalla parola SCUOLA ed ecco cosa è uscito dalle nostre matite.
- A scuola si lavora molto.
- A scuola gioco con i miei compagni.
- A scuola imparo tante cose.
- A scuola imparo cose belle.
- A scuola i bambini mi vogliono bene.
- A scuola ci si diverte.
- Io voglio andare a scuola.
- Mi piace andare a scuola.
Insomma, siamo contenti delle cose che facciamo e di quelle che ancora ci aspettano: le foto, il vigile, il teatro
in lingua inglese, a maggio andremo in visita al canile e lì ci insegneranno come comportarci con gli animali… davvero possiamo dire di essere super impegnati.
Buon lavoro classe Prima!
I bambini della classe Prima Primaria
UN TUFFO NEL PASSATO..... LA SCUOLA DI UNA VOLTA
N
on abbiamo mai fatto tante uscite didattiche come durante quest'anno scolastico. Ma la più istruttiva, divertente e "antica" è stata quella al museo dell'educazione.
Siamo partiti da scuola, come al solito, verso le 8,30. Abbiamo percorso tutta la strada a piedi, Faceva freddo, le gambe ci tremavano e il naso si era trasformato in un ghiacciolo.....ma quando siamo
entrati nel museo si è sciolto tutto. All'interno ci aspettava una signora magra, alta, con il viso incorniciato da lunghi capelli marroni. E' stata molto gentile con noi. Ci ha fatto accomodare in una sala con
molte panche e sedie disposte a semicerchio. Ci ha fatto notare che, tutto ciò che vedevamo intorno
a noi, erano oggetti originali e nulla era costruito con la plastica.
Poi ci ha portati in una sala dove erano esposti i giocattoli di una volta. Al centro della stanza troneggiava un ottovolante ancora funzionante. Ad un tratto ci ha detto di metterci in ordine di altezza
senza dirci il perché. Subito si sono spalancate le porte di un'aula e ci siamo tuffati nel passato. Eravamo in un'autentica classe di una volta. Tutti ci guardavamo intorno incuriositi...Alzando un po’ gli
occhi si notava una cattedra alla quale era seduta una ragazza vestita di nero con una gonna che
arrivava fino alle caviglie: sarebbe stata la nostra insegnante la nostra insegnante per l'occasione.
Ci trovavamo in un'aula molto strana: c'erano i banchi con un buco, vicino ad essi cartelle di cartone
e sui banchi erano appoggiate delle penne bizzarre. Maria Teresa, la nostra insegnante, rispose a
tutte le nostre domande purché ci rivolgessimo a lei chiamandola "Signora Maestra".
Ad un certo punto ha preso in mano una penna bizzarra, un foglio sporco d'inchiostro e dei cerchi di
stoffa. Abbiamo poi scoperto che la penna bizzarra era un pennino, il foglio sporco d'inchiostro una
carta assorbente e i cerchi di stoffa erano dei nettapenne.
Ad un tratto una frase di Maria Teresa ci fece venire l'ansia.... Ci ha detto che avremmo dovuto scrivere con il pennino. Era difficilissimo, continuavamo a cancellare ma, alla fine, è venuto fuori un capolavoro. Era giunta l'ora di tornare e fuori ci attendeva una fitta nevicata che però non è riuscita a
raffreddare il nostro entusiasmo per la entusiasmante avventura alla quale avevamo appena partecipato.
Classe V primaria
A.S. 2012/2013
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QUI SCUOLA PRIMARIA
PRENDIAMO UNA CLASSE…
P
rendiamo una classe di 27 bambini,
giubilanti femminucce, di età compresa tra i
nella precisione 18 esuberanti maschietti e 9
nove e i dieci anni.
Mettiamoli nel tram affollato delle ore 8.00
uscita didattica, portiamoli al museo degli
silenzio.
e, con tutto l’entusiasmo che accompagna ogni
Eremitani, dove incontrastati regnano, ordine e
Arriviamo in piazza Eremitani: è una mattipunge quasi divertita i nostri visi e le nostre
glie ed invita il gruppo ad entrare, spezzandella merenda.
na un po’ nuvolosa e la fredda aria di gennaio
mani. Alle ore nove una sorridente guida accodo l’illusione di chi già auspicava il momento
La stanza è spaziosa e ci sono tanti tavoli disposti a semicerchio, intorno ad un tavolo, sopra al quale giace,
disteso, un manichino.
Da qui inizia l’avventura della classe quarta che, dall’affollato tram delle ore 8.00, si ritrova catapultata indietro
nel tempo, lungo le rive del fiume Nilo, per assumere il ruolo e svolgere il lavoro degli antichi imbalsamatori.
Profumi di olio e di incenso hanno accompagnato il rito, mentre bende ed amuleti eseguivano la loro danza sul
corpo di Neferura, il piccolo, defunto, manichino.
Fervore e sorpresa si dipingevano sui volti dei bambini, che con le mani hanno fasciato, con gli occhi hanno
visto, con il naso hanno odorato, ascoltando antiche preghiere ed invocazioni.
Con tutti se stessi, di certo, hanno provato una grande un’emozione .
Classe IV primaria
“Sono convinto che il rapporto tra sistema museale e istituzioni scolastiche sia un punto di snodo strategico per far sì
che i nostri ragazzi comincino, a partire dal patrimonio museale, a conoscere la profonda stratificazione storica, il suo
valore storico-artistico, i significati simbolici più complessi; questo ne farà domani dei cittadini più consapevoli e meglio
attrezzati a confrontarsi con le grandi sfide culturali dell'identità e dell'innovazione”.
L’Assessore alla Cultura
Andrea Colasi
ARTE IN FIABA
V
enerdì 22 Febbraio c’era la neve, ma non così tanta da impedire a noi bambini di seconda Primaria di
andare all’Ambarabà. Avevamo già fatto un laboratorio in ludoteca quando eravamo in prima, così questa è
stata la nostra seconda esperienza.
Quest’anno il lavoro proposto si intitolava “Arte in fiaba”: l’esperta, Silvia, ci ha mostrato un librone con
delle illustrazioni di Marc Chagall e ci ha raccontato la storia di una ragazza di nome Viola.
Silvia poi ci ha avviati a costruire un libretto, disegnando, usando i colori a cera e gli acquarelli per dipingere, ritagliando delle figure, una di queste era Viola, che abbiamo incollato su un foglio di plastica trasparente: sembrava volassero nel cielo, proprio come i personaggi visti nelle opere dell’artista russo.
La mattinata è trascorsa piacevolmente e alle dodici siamo ritornati a scuola. Completeremo quel libretto
scrivendo una storia che ciascuno di noi inventerà. Chissà se diventeremo bravi pittori o scrittori … anche
l’Ambarabà una mano ce La dà!
Classe II^ Primaria
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TERESIANUM
QUI SCUOLA PRIMARIA
L Nord, Sud, Ovest o Est? a bussola, inventata dai cinesi alcuni secoli fa, è uno strumento piccolo e ben maneggevole che indica sempre il Nord; serviva agli antichi viaggiatori per orientarsi lungo le rotte via mare e via terra. Se Hansel e Gretel avessero avuto in tasca questo strumento, non si sarebbero persi nel bosco e non sarebbero capitati nella casa della strega cattiva. I due fratelli però, non sapevano un’altra cosa molto importante e cioè che il Sole sorge sempre ad Est e che di notte la Stella Polare, ossia l’ultima stella del timone del Piccolo Carro, indi‐
ca sempre il Nord. Non a caso, nella storia di Hansel e Gretel, si capisce bene che il Sole ogni mattina sorgeva proprio dietro il tetto della loro casa! Quindi il sorgere del Sole poteva essere una precisa indicazione di dove dirigersi per tor‐
nare verso casa… Noi alunni di classe terza , in una bella mattina soleggiata di fine Febbraio, ci siamo recati al dipartimento di Geografia per sperimentare, partendo dalla storia di Hansel e Gretel, le modalità per orientarsi in un luogo sconosciuto. E’ stata un’esperienza bellissima e importantissima: abbiamo capito cosa sono i punti cardinali, i punti di rife‐
rimento, le mappe e le carte geografiche; fingendoci i protagonisti della storia, abbiamo costruito il plastico del bosco e, dal plastico, abbiamo disegnato la mappa con la legenda. Insomma, di sicuro i due poveri fratellini non si sarebbero persi se nella storia ci fossimo stati anche noi! Per fortuna dopo mille avventure, anche loro ritornano a casa, tra l’altro con un bel bottino in tasca!!! E come concludere una bella mattinata al dipartimento di Geografia se non con un’ entusiasmante caccia al tesoro? Ci siamo divertiti un sacco, sì ... un sacco di caramelle: ecco il tesoro che abbiamo trovato! Gli alunni di III primaria QUI SCUOLA SECONDARIA
E SE POTESSIMO INVERTARCI DOVE VIVERE...?
Un pomeriggio di qualche settimana fa, durante la riunione della redazione del giornalino, ci è venuta una idea
un po’ bizzarra. Ci siamo chiesti: come possiamo coinvolgere i nostri compagni di classe nel riempire le pagine
dedicate alla scuola secondaria? Tutti ci siamo detti: proviamo a scatenare la loro fantasia...e si sa che la fantasia alla fine rivela anche i nostri desideri e i nostri pensieri meglio della nuda realtà! Un suggerimento di uno
dei proff, ha catturato la nostra attenzione: perché non provare ad immaginare il luogo ideale dove poter
vivere? Come sarebbe fisicamente e politicamente? Cosa ci sarebbe, cosa si potrebbe fare? Ogni classe ha
illustrato il suo Paesaggio Ideale. Una esperienza davvero curiosa! Ecco a voi nelle prossime pagine cosa è
venuto fuori... Che dite partiamo con la fantasia?
LUOGO IDEALE PER I RAGAZZI DI TERZA SECONDARIA
-Paesaggio: isola, mare
-Clima: caldo, ma non troppo (mite)
-Origini degli abitanti: Brasile, Italia
-Lingua: inglese, italiano, spagnolo
-Religione: non ce n’è una in particolare
-Forma di governo: anarchia totale
-Mezzi di trasporto: biciclette, auto a basso consumo, piedi, moto economiche
-Architettura: case in vetro, palazzi trasparenti. Oppure tutto in legno.
-Abbigliamento: molto casual. tutti si vestono sportivi e non vengono mai giudicati per quello che indossano
(se vestiti firmati o no); e ovviamente costume da bagno.
-Svaghi: andare in giro con gli amici al cinema, nel centro della città, andare a fare le passeggiate in riva al
mare, andare in spiaggia ed abbronzarsi, farsi il bagno in piscina o al mare, non studiare mai, divertirsi sempre
(e le solite cose che dei ragazzi vorrebbero fare, ma mai quello che c'entra con la scuola)
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QUI SCUOLA SECONDARIA
Il Paradiso Terrestre
M
olti credono che il paradiso sia in cielo, sopra le nuvole. Io, invece, sono convinto che il paradiso sia in
terra. Si trova nella giungla, ma anche a un passo dal mare. Voi vi chiederete, ma se è in mezzo alla giungla,
come fa ad essere a un passo dal mare? Be', la risposta è molto semplice: si trova in un isolotto in mezzo al
mare. Il clima è molto caldo. Qui, infatti, non esiste l'inverno o l'autunno, ma esiste una sola stagione: l'estate.
Ma come nacque questo paradiso? Tanto tempo fa un esploratore italiano, Claudio Sicono, scoprì questo
isolotto. Al quel tempo ci viveva solo una donna spagnola, Maria Banderas. Il giovane esploratore se ne innamorò e da lei ebbe dodici figli, sei maschi e sei femmine. Questi si sposarono a loro volta, ed ebbero anche
loro dodici figli, sei maschi e sei femmine e così via. Volete sapere perché vi ho raccontato come è nato questo paese? Così potrete capire perché la lingua parlata lì è una lingua italo-spagnola.
Prima di continuare nel nostro viaggio, vorrei dirvi una cosa: il suo nome, cioè Jungle City.
La religione è il cristianesimo cattolico. La città è tra i 700 abitanti ai 1000 abitanti. La forma di governo è una
monarchia, anche se è un pochino diversa dalle solite. Infatti, qui il re non dura per tutta la sua vita, ma viene
eletto ogni tre anni.
Se andrete a Jungle City, per le strade non vedrete tram o autobus, ma elefanti. Si, proprio gli elefanti. Infatti
questi grossi animali possono portare fino a cinquanta persone. In tutto a Jungle City ce ne sono circa venticinque. Il mezzo privato, invece è il motorino. Il più presente nella città è la vespa. Questi motorini, però, non
inquinano. Infatti, vanno ad energia solare, cosa che non manca mai sull'isolotto. Lo stille delle case è romano. Ma non romano fuori e dentro, ma solo fuori. Infatti l'interno sembra di una casa normale dei nostri giorni.
Gli abitanti vestono come vestiamo noi in estate: una canottiera, un paio di bermuda e un paio di sandali. Alcune volte, però, viene beccata gente vestita da Tarzan o senza le mutande...
Secondo voi, gli abitanti di Jungle City, che cosa fanno nel loro tempo libero? Quello che vogliono. Perché?
Perché a Jungle City c'è di tutto: dalle discoteche ai posti dove si gioca a bingo, dalle palestre alle case di
riposo. Uno dei passatempi preferiti degli abitanti, però, è fare immersione nel mare. Ma quel mare non è un
mare normale. Infatti, si può respirare anche sott'acqua e si può vedere perfettamente senza maschera o occhiali .
Allora, come vi pare Jungle City? Be', io spero che vi sia piaciuta se lo è venite pure a trovarci, un po' di
compagnia non ci farà male. A presto!
I secondaria
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TERESIANUM
QUI SCUOLA SECONDARIA
Noi ragazzi di seconda A abbiamo immaginato il nostro paese ideale per mostrarlo a voi lettori.
L’abbiamo pensato così:
PAESAGGIO: montano, ma molto vicino al mare
CLIMA: estate: caldo, secco, ventilato. Inverno: freddo e nevoso
ORIGINI ETNICHE: mescolanze razziali (da tutto il mondo)
LINGUA: itagnolo (mescolanza di italiano e spagnolo)
RELIGIONE: libera
DIMENSIONI CAPITALE: 100.000 abitanti
GOVERNO: Repubblica
MEZZI DI TRASPORTO: tram, bicicletta, risciò, sigeway (il mezzo a due ruote che trasporta una persona in piedi)
ARCHITETTURA: ville a tre piani con giardino e svaghi vari (golf), ville stile greco e classico, condomini, case stile quella del film “UP”
ABBIGLIAMENTO: rinascimentale
SVAGHI: stadio, palestra, wakeboard, bunjee jumping, tuffi dagli scogli.
Questo è un disegno di come ce lo immaginiamo:
SEA CITY 21
PAESAGGIO: mare con montagna posteriormente;
CLIMA: mite (con poca pioggia e molto sole);
ORIGINI: multi etniche con prevalenza italiane;
LINGUA: italiana;
RELIGIONE: dominanza cattolica, con esistenza di altre religioni;
DIMENSIONI DELLA CAPITALE: da 700 a 2000 abitanti;
FORMA DI GOVERNO: sorteggio, ogni 2 anni si elegge un nuovo candidato
MEZZO DI TRASPORTO: Pubblico: cavalli e calesse. Privato: biciclette, moto e motorini.
ARCHITETTURA: maggioranza di villette private e bungalow, studio di canto e ballo, scuole molto moderne, piste ciclabili, municipio, bowling, centri commerciali, parco divertimenti, piscine..;
ABBIGLIAMENTO TIPICO: Le ragazze/donne usano t-shirt o canotte accompagnate da pantaloncini corti
e quando fa molto caldo mettono i costumi; i ragazzi/uomini vanno a petto nudo o con una t-shirt e pantaloni al ginocchio.
SVAGHI: gli svaghi principali sono fare feste con balli e canti multi etnici, pattinare sul ghiaccio, usufruire
del parco divertimenti abitualmente, andare in bicicletta con gli amici e trovarsi nei grandi centri commerciali per fare shopping.
La classe II B
ATTENZIONE: PER RAGIONI DI SPAZIO NON ABBIAMO POTUTO INSERIRE IL DISEGNO DELLA
NOSTRA CITTA’ IDEALE MA RIMANETE CON NOI.... LO VEDRETE NEL PROSSIMO NUMERO!
A.S. 2012/2013
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L’ANGOLO DEI PROF
CONOSCIAMO I PROFF....
Memorie e racconti per conoscere i professori al di fuori della classe
H
ola chicos y chicas! Per descrivere ciò che ero e che ho fatto durante la mia adolescenza,
ho pensato di farlo in terza persona… così, giusto per dare un tono di racconto… Premetto che non
ero nulla di particolare.
In una serata caldissima di agosto, precisamente il cinque, nasce Antonella, dopo aver fatto diventare matta la sua povera mamma. Amava dormire assai e mangiare pochissimo. Sua nonna, originaria di Madrid e ballerina di flamenco, eseguiva alcuni passi davanti a lei purché rimanesse a bocca aperta e mangiasse così qualcosa.
Ma questo lo sapevate già. La bambina cresce e diventa un’adolescente. E qui iniziano i giochi o le
danze…! Era in seconda media e già manifestava forte interesse e capacità molto buone per le lingue. Forse questo è abbastanza scontato, dal momento che le sue origini appartengono un po’ a
tutta Europa: nonna paterna di Madrid, nonno paterno originario sardo, nonno materno tedesco…
Tirate un po’ le somme… Il resto l’ha fatto la natura.
Proseguiamo…Frequenta il liceo linguistico, e dopo una serie di difficoltà notevoli nelle materie
scientifiche, si diploma e ottiene la maturità linguistica con buoni voti.
Detto fatto, si iscrive alla facoltà di lingue e letterature straniere a Padova e si laurea in francese e
spagnolo con il massimo dei voti. Questo, non viene raccontato per una forma di vanto personale,
bensì per far comprendere a quegli alunni che spesso si demoralizzano dopo qualche brutto voto,
che non bisogna mai mollare… ma di questo parlerò meglio alla conclusione di questo racconto.
Faccio un breve passo indietro: durante il liceo ed anche ai primi anni di università, mai e poi mai
avrei pensato che avrei fatto l’insegnante; anzi, quando qualcuno me lo proponeva, rispondevo:’
ma nemmeno per sogno!’. Poi, entrando nella mia prima classe, anni fa, è stato come un bellissimo
colpo di fulmine… e ho cambiato idea. Infatti ora insegno con grandissimo piacere e, sapete anche questo, dopo aver svolto vari lavori, fra i quali: segretaria in uno studio di avvocati, traduttrice in
una società import-export, guida e sostegno didattico per soggetti audiolesi, coordinatrice per progetti didattici rivolti ai minori… e poi via con l’insegnamento! Scuole pubbliche di ogni ordine e grado, private e la paritaria Istituto Teresianum.
Accanto a questo, che rappresenta il dovere, anche se per me è un piacere, nel mio tempo libero
coltivo alcuni interessi che avevo sin dall’adolescenza: ascoltare musica (quasi tutta mi piace, dai
Queen ai Negramaro… e molto altro ancora…. Non li cito tutti, non basterebbe il giornalino della
scuola), leggere, vedere film, andare a teatro, uscire con gli amici.
Quando avevo 11 anni ho cominciato a praticare nuoto e danza moderna, quest’ultima poi l’ho portata avanti fino all’università. (Ho ballato anche in musical come Jesus Christ Superstar). Poi per
altri cinque anni ho fatto anche balli latinoamericani…bellissimi…!!!!!!!!!!
Ho cantato in vari cori, (sono un mezzosoprano) fra cui Concentus Musicus Patavinus
dell’Università di Padova e in gruppo musicale rock, quando ero al liceo. Ho girato l’Italia soprattutto per questo. Ma ho girato anche molto l’Europa…
Ragazzi che vi devo raccontare ancora… Per essere diventata quella che sono (e ancora dovrò
migliorare!) devo ringraziare la mia famiglia, di cui vado fiera, me stessa, la mia gatta (che conoscete), tutte le persone che ho incontrato, voi studenti che siete angeli o stelline e per ultimo
MA NON PER POSIZIONE, IL BUON DIO il cui aiuto ritengo essenziale! Ringrazio in modo particolare Francesco, amico carissimo che dal cielo mi guarda e mi guida! Ti voglio bene sempre.
N.B. Questo per voi stelline: quando avevo la vostra età e anche dopo, ho preso anche io voti
non proprio belli. Ma non ho mai mollato! Ci credevo! Per sapere dove andare e cosa fare, ascoltate quella vocina che è dentro di voi e, come cantava il grande Lucio Dalla: ‘con l’aiuto del buon
Dio, stando sempre attenti al lupo…’ andrete lontano (questo lo aggiungo io). La proff Antonella Panazzolo Pagina 10
TERESIANUM
PIANETA GENITORI
IL TEMPO DELLE MELE?
I nostri genitori raccontano come era la loro adolescenza
“Mamma ma come era ai tuoi tempi?” E’ mia figlia, dodici anni, che mi
parla ed io la guardo un po’ stupita:
ma non ero io che poco tempo fa chiedevo la stessa cosa a mia madre e
lei mi raccontava di un altro mondo
che faticavo a capire? Rifletto un
attimo, penso ai miei anni di scuola
secondaria (allora si chiamavano
madie) e mi rendo conto che anche il
mio era un altro mondo: non avevamo il cellulare, non c’erano Ipod,
Ipad, computer, internet, Facebook,
Twitter, in televisione trasmettevano
solo pochi canali e non avevamo
Dvd, Nintendo Ds , Wii e nemmeno la
Playstation.
“Si ma allora, quando non studiavi, cosa facevi?” chiede sempre mia
figlia. Le rispondo che mi incontravo
con gli amici, parlavamo e giocavamo,
d’inverno in casa e in primavera nei cortili e nei giardini; ascoltavamo musica, perché quella c’era e
anche tanta, incisa sui dischi di vinile, che ormai sono antiquariato, e sulle cassette su cui alcuni miei
amici bravissimi incidevano brani registrati dai dischi o dalla radio.
“E il cellulare? Come facevate senza?” sempre mia figlia con un pizzico di ironia. Io le rispondo che
avevamo il telefono ma solo il fisso, grigio con la ruota che girava per comporre il numero, i più fortunati ne avevano uno anche in camera e gli altri però avevano la prolunga per potersi chiudere in un
stanza quando la telefonata era “privata”.
Pensando a tutto quello che i nostri ragazzi hanno e che noi non avevamo mi rendo conto che a loro
manca qualcosa, manca il gusto dell’ attesa, l’aspettare una lettera da un amico lontano, una telefonata che se non eri in casa non potevi fare né ricevere, aspettare un amica senza sapere da una serie di
sms di quanto era in ritardo e perché. Non esistevano le macchine fotografiche digitali e aspettavi con
pazienza che venissero sviluppate le fotografie delle vacanze e quando le ritiravi dal fotografo e le potevi guardare, era sempre un’emozione. Ora facciamo mille fotografie e spesso non le guardiamo più,
dimenticandole chiuse in un file.
I nostri ragazzi sono abitati al tutto e subito e spesso non sanno aspettare, non conoscono il piacere
dell’attesa mentre noi che ben lo conoscevamo, purtroppo lo abbiamo ormai perso.
Roberta
"Negli anni tra le elementari e le medie il tipo di vita che noi ragazzi vivevamo era molto diversa da quella che i ragazzi vivono ora. La scuola durava dal lunedì al sabato fino a mezzogiorno e mezzo, poi si pranzava con tutta la famiglia compreso il papà... A scuola si andava
da soli, o a piedi o in bicicletta. Subito dopo il pranzo si facevano i compiti e poi, con il permesso dei genitori, ci si trovava tutti nelle strade del quartiere e nel patronato (oratorio) a giocare; il patronato e le strade erano il nostro punto di aggregazione perché era molto raro che
ci trovassimo a casa dei nostri amici per giocare. Non avevamo né videogiochi, né computer,
né telefonini e non ci collegavamo con Facebook ma avevamo lo stesso tantissimi amici. Ci
divertivamo a giocare a nascondino e a NOMI-COSE-ANIMALI-CITTÀ e se perdevi dovevi accettare la penitenza DIRE-FARE-BACIARE-LETTERE-TESTAMENTO. Avevamo una sola TV
in casa con solo tre canali (Rai UNO, Rai DUE, Rai TRE), cenavamo con un Happy Days (un
famosissimo telefilm a puntate americano) e sapevamo che dovevamo andare a letto subito
dopo la sigla di Carosello. Ci emozionavamo tantissimo al pensiero di andare in gita con il
patronato perché era un evento speciale che capitava una sola volta all'anno. Era proprio in
questa attesissima gita che nascevano le prime simpatie e talvolta le prime cotte.
Luisa
A.S. 2012/2013
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Teresianum
LA REDAZIONE VI AUGURA BUONA PASQUA!
Luoghi da scoprire con i nostri ragazzi
-Rubrica a cura di una mamma -
C
ari Lettori,
questa volta Vi racconteremo una realtà conosciuta da tutti noi, ma presentata in una veste inusuale: l’Università a misura di bambino. Negli ultimi dieci anni sono sorte, nel continente europeo e non solo, numerosissime iniziative universitarie per bambini e ragazzi, se ne contano
più di centocinquanta: in Slovacchia, Germania, Francia, Spagna, Svizzera, Inghilterra, Portogallo solo per citarne alcune.
Il ventaglio delle proposte è molto variegato per modalità e tempistica: si va dalle poche ore di
lezione durante l’estate, al corso annuale della durata dell’intero anno accademico. Queste iniziative si ispirano agli stessi principi e ideali culturali grazie al fattivo intervento di una Commissione europea, la quale ha incaricato una delle prime Università per ragazzi, quella di Vienna,
di creare una rete di collegamento.
Anche l’Italia dal 2009 ha una sua Università per ragazzi: Unijunior, versione italiana delle Kinderuni cioè le "Università per bambini e ragazzi". Unijunior è organizzata dall’Associazione Culturale Fun Science in collaborazione con l’Ufficio Comunicazione ed Eventi di Unife. Attualmente quattro sono le città universitarie che hanno aderito al progetto: Bologna, Modena, Reggio Emilia e Ferrara. Il successo è stato straordinario: 700 iscritti a Bologna, 400 a Ferrara.
In questa sede Vi parleremo dell’Ateneo ferrarese, al suo quarto anno di programmazione.
L’iniziativa, partita quest’ anno in gennaio, prosegue due volte al mese fino ad aprile. Le lezioni
sono rivolte a bambini e ragazzi tra gli 8 e i 14 anni; ai giovani partecipanti viene consegnato
un libretto dove alla fine di ogni lezione viene apposto un timbro (non esistono né voti né esami!).
Le lezioni, precluse agli adulti perché riservate al giovane pubblico, sono tenute da Docenti universitari, i quali mettono gratuitamente al servizio dei più piccoli le loro conoscenze. Docenti
che intrattengono magistralmente una platea di diverse centinaia di discenti. Gli argomenti trattati sono complessi e di varie aree scientifiche, ma affrontati con un linguaggio semplice e chiaro, entrando con concretezza nella materia e catturando l’attenzione dei giovani allievi. Cito alcune delle lezioni più recenti: Io sono anche cittadino europeo. - “Blu” ne indica il colore, “Jeans” la città d’origine. Da James Dean a Emis Killa. – I vulcani, una finestra aperta
sull’interno del nostro pianeta. – Cos’è la matematica? Cosa c’entra col mondo? – Il
mestiere dello storico. – Il senso ed il significato delle forme. – Temperatura e Calore. –
Finché dura il Sole. - Siamo fatti così. – Acqua … bene prezioso.
Si tratta, in definitiva, di un’esperienza interessante e formativa per i bambini, che esalta
l’importanza e il valore dell’insegnamento e della didattica in generale. A questo proposito desidero concludere segnalando un libro, appena uscito, che ho trovato prezioso: “… l’insegnante
deve, … , credere al lavoro che fa e scommettere su se stesso, proponendosi agli allievi come
un esempio positivo, non usurato dalla routine e non rassegnato alle tante cose che non vanno.
Come tutte le scommesse, si può vincere o perdere; ma se si vince, ogni docente – dalle elementari in avanti – resterà un riferimento nitido e costante per l’allievo, anche quando il ragazzo
sarà diventato adulto, e la sua lezione non andrà dispersa.” (LUCA SERIANNI, L’ora d’italiano,
Roma-Bari, Editori Laterza, 2012, p. XII).
Giuseppina Salemi
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n. 2 - Istituto Paritario Teresianum