L’ANIMA NASCOSTA
DEI MISTERI di Elia RUBINO
Archivio Ass. Misteri e Tradizioni
di turno che organizza i Misteri (già perchè vale la pena di ricordarlo, c’era il famoso criterio
dell’alternanza per evitare i litigi legati alla precedenza) destina una somma per l’allestimento dei
quadri viventi, la riparazione delle macchine, la messa in opera degli ingegni e dei costumi dei
figuranti, oltre a queste spese preventiva un capitolo fisso dedicato ai portatori. Per ogni mistero la
cifra è affidata al “cappellano” che provvederà, a fine
manifestazione, ad elargire il compenso pattuito ad
ogni portatore. Certo è che se leggiamo le cifre per
i compensi i conti... non tornano, ma rappresentano
forse il criterio diverso che ogni cappellano aveva
nell’elargire il piccolo rimborso spese ai singoli
portatori. Ad esempio, nel documento del 1809 del
libro degli esiti di Santa Maria della Croce, ecco le
spese per i fieri portatori: per il mistero di san
Michele...a 12 persone che han portato il mistero per
la città: ducati 2.80... per il mistero di San Rocco...a 13
uomini che han trasportato il mistero 2.95... per il
mistero dell’Assunzione di Maria Vergine... a 28
uomini che han portato il mistero per la città: ducati
2.70... Insomma ognuno si regolava come credeva. E
adesso divertiamoci un pò a vedere quale era il
rimborso spese per una fatica che, di certo, ti lasciava
stremato per tutto il giorno seguente....Ahi Ahi Ahi...
non essendo la matematica finanziaria il mio forte,
preferisco sospendere qui il ragionamento e magari
chiedere aiuto ad un numismatico che si avventuri in
questo nuovo mistero. Un’altra simpatica notazione
riguarda le spese che ogni anno si attribuivano ad
Ecco i portatori nel 1904 nell’articolo di Enrico Petrella
alcuni figuranti dei Misteri, probabilmente gli unici
su” Il Secolo XX” n.6
adulti a cui veniva corrisposto un piccolo rimborso:
in genere erano, a buon motivo , i diavoli e alcuni figuranti di altri misteri. Verba volant scripta
manent... E’ proprio il caso di dirlo: leggendo accuratamente libri di conti possiamo ricostruire,
anche se a volte guidati dall’immaginazione, il clima di festa ma anche di tensione che si irradiava
nei giorni precedenti, quando i “cappellani” erano assorti in un lavoro di controllo e restauro di
costumi e del montaggio dei ferri degli ingegni. Una cosa certa è la passione di questi uomini che,
seguendo una tradizione plurisecolare, si immergevano, ieri come oggi, in un rito dal sapore antico
che identificava il popolo e lo rendeva unito.
Lettera aperta al Maresciallo COSMO TEBERINO
Caro Maresciallo,
mi prendo innanzitutto la licenza di darti del tu.
Proprio per sentirti e farmi sentire più vicino.
Ricordarti è un dovere civile, ma soprattutto
sentimentale. La tua figura solida e leggera,
rispecchiava il senso dell’arte dei Misteri, di cui
sei stato tutto, non solo il custode.
Hai avuto modo, nei tuoi anni gioiosi, di
sperimentare sulla tua bella e coriacea pelle la
durezza del sistema. Ma alla fine hai vinto, grazie
alla tua tenacia e alla caparbietà di vero
campobassano.
Mi sento di indicarti come missionario di
un’artigianalità che va scomparendo e dalla
quale la tua passione è sempre partita e sulla
quale si è sempre fondata.
Nel corso dei miei anni, in cui per amore e per
mestiere mi sono occupato della Sagra dei
Misteri, mi sono trovato di fronte un uomo
semplice e concreto, animato da una passione
profonda per quel che faceva.
Da te, caro Maresciallo, ho tratto più di una
semplice lezione di vita. Ti ho soprattutto
ammirato come tenace progettista e realizzatore
della custodia degli ingegni del Di Zinno. Ci sono
certamente cose più significative che rendono
gli uomini “grandi”, ma tu, nel tuo piccolo, hai
fatto sì che in tanti potessimo trarre una
2
di Gennaro VENTRESCA
esemplare lezione di artigianalità e di vita.
Il tuo modo di vestire dimesso e pratico, la barba
di due giorni sul viso, il baffo ingiallito dal fumo
delle infinite sigarette, il tuo modo di parlare
diretto e comunicativo, il tuo dialetto
comprensivo e la simpatia infettiva mi hanno
regalato un’amicizia disinteressata, sino
all’ultimo istante.
Sono certo che ogni volta che si riscaldano i
“ferri” in via Trento vorresti correre, per dare
una mano d’aiuto ai tuoi figli a cui così bene hai
insegnato il “latino”. Ti piacerebbe chiudere per
la seconda volta la tua vita nel giorno tanto
atteso, per non essere solo, e morire in
compagnia di tutti i presenti che, forse senza
accorgersene, sono stati sempre tuoi ferventi
ammiratori.
Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Kerem
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Curvi ma fieri, grondanti sudore nonostante, a volte, il tempo
non sia dei migliori. Per alcuni è una “devozione”, trasmessa
di generazione in generazione. Senza di loro i misteri non
potrebbero camminare e, a volte, “ballare” su nel cielo che si
diverte ad osservare questi angeli danzare tra le nuvole. I
portatori dei Misteri, hanno una storia come tutti gli altri “attori”
di questo rito antichissimo. Nella sua Storia di Campobasso
che quest’anno compie 55 anni, il Gasdia li chiama Vastasi,
ricollegandoli agli antichi vastasos greci transitati nei portatori
medievali: i cosiddetti bastasii. Eppure questi uomini , deputati
al trasporto dei Misteri nel giorno del Corpus Domini, hanno
una loro interna gerarchia che ci riporta alle origini di questi
quadri viventi. Citati in tanti documenti, a partire dal 1700,
Libro degli esiti di Santa Maria della croce 1808-1809
soprattutto nei libri di introiti ed esiti (i pochi che si riescono
a trovare) delle Confraternite che nell’anno corrente erano deputate all’organizzazione dei Misteri,
i portatori, mi piace più chiamarli così, venivano scelti dal “cappellano”, cioè dalla persona della
confraternita che era stata deputata alla vestizione e alla manutenzione del mistero. Eh già, in questa
linea tradizionale, trasmessa fedelmente fino ad oggi, resta il sistema organizzativo.
Esiste un addetto alla vestizione: il “cappellano, appunto,
che si prende carico (nei secoli passati anche con un
piccolo “rimborso spese”) della cura del Misterio e un
gruppo di persone da lui selezionati che porterà l’ingegno
processionalmente. Andiamo a spulciare in queste carte
antiche, fortunatamente sopravvissute e conservate
presso l’archivio di Stato di Campobasso e della Curia
arcivescovile e scopriremo delle simpatiche notizie. La
“squadra “ aveva la stessa composizione tecnica dei
giorni odierni: come dire, squadra vincente non si cambia!
Il cappellano, i portatori, in numero variabile in relazione
alla pesantezza del Mistero e due persone che avevano il
compito di portare gli “scanni” per posare i misteri e, con
il passare del tempo (agli inizi del 1800) si aggiunge la
figura dello “spedaliere”, una sorta di factotum che cura
ogni eventuale problema durante la processione dei
Misteri. Ognuna di queste figure tecniche viene retribuita
dalla confraternita. Il sistema è semplice: la confraternita
I “vastasi” o portatori dei Misteri secondo il Gasdia
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Il Maresciallo Cosmo Teberino
Da solo ma mai solo...
di Giovanni TEBERINO
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Silenziosa Campobasso. I fiocchi copiosi della neve di marzo coprono il respiro delle nostre anime e ne quietano gli affanni.
Il Museo è vuoto, freddo, gli Ingegni silenziosi e, in questo stupore dell’anima si scrive con più serena partecipazione...
carica giusta, anche perchè dopo 41 anni come figurante sui Misteri
imbrigliare nei seggiolini, si controlla la comodità e pronti con i
avevo deciso che era arrivato il tempo di scendere e cedere il
vestiti a coprire le imbracature e imbottiture, qualche piuma
posto a mio nipote Giulio che continua la tradizione di famiglia.
staccata dalle ali inizia a svolazzare e salire su in cielo. Fuori dal
Dopo tanti anni insieme, si avverte la gioia del giorno di festa ma
cancello è un “gran casino” di curiosi. I portatori sono entrati nel
anche un lieve velo di tristezza, uno di noi ci guarda dal cielo. E’ il
piazzale e le Forze dell’Ordine iniziano a far largo. Nella confusione
momento della foto di rito, quest’anno fatta prima della
si sentono i tre spari che avvisano alla città che anche quest’anno
sistemazione dei Misteri nel piazzale e sullo sfondo un grande
il rito si compie: la banda intona il solito motivo, il Mosè. Tutto è
striscione con l’immagine di mio padre che sembra darci la carica
pronto: il capo squadra del primo Mistero sistema i portatori, un
e la tranquillità fondamentale per affrontare i tanti stress del giorno:
suono di fischietto tutti si scansano. Battendo la bacchetta sulla
uno sguardo all’agnello che salirà sull’Abramo, il caffè e cornetto
base, al grido di “ scannétt allért uno.. due.. e tre...” il Mistero si
per tutti gli associati non può mancare e si iniziano a portare nel
alza e si posiziona sugli scanni per gli ultimi dettagli e
piazzale i cinque Misteri e sistemare gli altri all’interno in ordine
raccomandazioni. Con dieci minuti di anticipo parte il primo
di sfilata, altri volontari sistemano sedie e altare per la celebrazione
Mistero tra gli applausi e la gioia della gente, e a seguire tutti gli
della messa officiata dal Vescovo. Tutti i membri dell’ Associazione
altri. Seguo tutta la processione facendo avanti e indietro
hanno un compito e ogni cosa viene fatta con precisione ma,
controllando un po’ tutto, e eccoli tutti allineati davanti il Palazzo
soprattutto, con passione. Si iniziano ad addobbare i Misteri con
di Città e la benedizione del Vescovo dal balcone poi lentamente
frasche, grano, fiori, a sistemare i vestiti su ogni Mistero: sembra
uno alla volta rientrano nella casa dei Misteri. Tutto sembra sia
quasi tutto pronto...
andato per il meglio, l’andrenalina era altissima fin al rientro
dell’ultimo Mistero al Museo e alla chiusura del grande portone.
Il giardino del Museo innevato (marzo 2015)
La mente mi riporta al Corpus Domini dello scorso anno. La sveglia
è stata la solita: molto presto alle 5,00, quest’anno un pò diversa
e anche mia madre è più emozionata degli altri anni. Il primo caffè,
indosso la divisa dell’Associazione e scendo le scale, poi il solito
rituale che non manca mai, il segno della croce all’uscita del
portone e uno sguardo al cielo per vedere il tempo e non solo... Si
parte e questa volta al mio fianco il sedile è vuoto: mi assale
La neve scende
calma e silenziosa…
e l’alma qua contempla
e z’arriposa…
È stato un Corpus Domini diverso e molto particolare non solo
per me, ma con la sicurezza che tu, dall’alto ci guardavi e, con noi,
trepidavi ed ansimavi nel vedere toccare il cielo i tanti piccoli
angeli....
La neve continua a posarsi lieve sulla città e dal Museo i Misteri
sembrano incantati nel vedere il Castello Monforte in un ricamo
di pietre imbiancate.
don Antonio Pizzi
un’emozione sconosciuta. La prima tappa alle 5,30 non è stata il
Anche quest’anno la mattina del Corpus Domini, alle 5,30 uscirò
solito giro della città che facevo insieme a mio padre, ma l’entrata
...Il tempo vola e sono le 7.30, è arrivata anche mia madre che non
da casa da solo, ma nel cuore la tua presenza sarà sempre
mio nipote e qualche amico, abbiamo voluto dare il “buon Corpus
riesce a trattenere l’emozione. Il piazzale si è riempito di bambini,
costante...
Domini” a mio padre, scomparso da pochi mesi. Mentre cammino
genitori, fotografi: l’emozione inizia a farsi sentire e così alle 8.00,
lungo i viali, tra il cinguettio degli uccelli, tornano alla mente tanti
gli amici dell’Associazione sono tutti allineati davanti ai Misteri e
ricordi e aneddoti legati ai Misteri. Ecco, siamo giunti dinanzi alla
fanno da ala al passaggio del Vescovo pronto per la Santa Messa.
lapide: l’emozione si palesa in tutti i presenti, il silenzio maestoso
Le letture sono affidate ai bambini protagonisti dei Misteri e il
dell’alba si unisce ai nostri pensieri, si rimescola nei ricordi e
momento più toccante è il ricordo per il “Custode dei Misteri”,
dona attimi che nessuno dimenticherà. Ancora un saluto e, con le
oltre alle parole di padre Giancarlo. Le truccatrici dei diavoli già
lacrime agli occhi iniziamo, anche quest’anno, a vivere il rito
sono pronte e con loro i tanti fotografi che vogliono immortalare
antico... Sono le 6.00 ed ad attendermi davanti al Museo già trovo
l’evento; un lungo applauso conclude la santa messa. Sono le
tutti gli amici con la divisa ufficiale dell’Associazione. L’apertura
9.00 e inizia la fase più delicata: la vestizione. Per ogni Mistero ci
del cancello del Museo quest’anno è toccata a me e,
sono sempre due addetti che se ne prendono cura dall’inizio alla
oltrepassandolo, ho sentito qualcuno che mi dava il coraggio e la
fine: sono persone semplici, esperte e discrete. I bambini si fanno
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del cimitero cittadino: con mio fratello, mia sorella, mio cognato,
L’interno del Museo “sala Cosmo Teberino”
3
Maria Maddalena,
via che conduce a Gesù
Prima i Misteri (1768)
poi gli Stati Uniti
d’America (1776)
di Franco DI BIASE
di Francesco STANZIONE
questi, viene definita la “discepola perfetta”, in virtù del suo incondizionato
seguire Gesù che in un linguaggio odierno potremmo definire “senza se e
senza ma” … senza rinnegamenti (Pietro) e senza dubbi (Tommaso), avendo
compreso la “Verità” meglio di tutti gli altri.
Maria di Magdala e Maria di Nazareth sono inoltre, tra i personaggi dei
Misteri, gli unici che sono stati vicini a Gesù durante la sua vita terrena; la
prima “discepola perfetta”, la seconda “donna perfetta”.
Gesù, dalla Croce, affida sua madre a S. Giovanni, che incarna tutta
l’umanità, consacrandolo suo figlio, ma nel contempo rendendo la
Madonna madre di quella stessa umanità, e accanto alla Madonna, in quei
momenti, vi è Maria Maddalena, il modello al quale ispirarsi per poter
essere degni seguaci di Cristo, ma
anche colei a cui per primo Gesù
si è manifestato dopo essere
risorto, colei che può essere
considerata la fondatrice del
cristianesimo
in
quanto
annunciatrice della resurrezione;
due donne, insomma, attraverso
le quali, per vie diverse ma
convergenti, si arriva a Gesù.
Poiché tutto ciò che avviene nel
mondo non avviene mai a caso,
sarà stata allora la Divina
Provvidenza a far sì che nel giorno
del Corpus Domini, tra i Misteri,
vi sia la presenza sinergica di
Maria Maddalena con la
Madonna, a porgere ai
campobassani il messaggio che si
può arrivare a Gesù solo seguendo
il loro esempio?
Poliorama Pittoresco del 1850
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Nella sacra rappresentazione che il giorno del Corpus Domini si esprime
per le vie di Campobasso attraverso la“La Sagra dei Misteri”, tra Santi e
“diavoli”, con l’eccezione della Madonna (Assunta ed Immacolata), spicca
una sola figura femminile: Maria Maddalena.
Infatti tra tutti gli altri Santi (Isidoro, Crispino, Gennaro, Abramo, Antonio,
Leonardo, Rocco, Michele e Nicola), l’unica donna è proprio Maria
Maddalena.
Vale la pena soffermarsi su questa figura perché non a caso potrebbe
essere stata in origine inserita tra i Misteri. Tutte le sacre rappresentazioni
di un tempo sono state infatti concepite allo scopo di far comprendere il
messaggio evangelico o comunque religioso al popolo analfabeta,
attraverso l’immagine visiva.
Bisogna innanzi tutto puntualizzare che la Santa Maria Maddalena
“campobassana” non è certamente né la anonima peccatrice che unse di
aromi profumati i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi lunghi capelli, né la
Maria di Betania sorella di Lazzaro e Marta; si tratta invece di Maria di
Magdala che, secondo l’evangelista Luca, fu da Gesù liberata da sette
“spiriti” e della quale, prima della crocifissione, si fa menzione nei Vangeli
solo una volta per questo motivo.
Maria Maddalena, dopo l’ascensione di Gesù, come altri discepoli,
intraprese la sua opera di evangelizzazione sbarcando in Provenza e,
secondo la leggenda, stabilendosi in una grotta dove visse in penitenza
per una trentina di anni; da qui, presagendo la sua imminente morte,
raggiunse San Massimino, Vescovo di Aiax, tra le cui braccia spirò dopo
avere da lui ricevuto il sacramento della Eucarestia.
A ciò ispirandosi, agli inizi della seconda metà del Settecento, Paolo Saverio
Di Zinno ha concepito il Mistero di Santa Maria Maddalena nel momento
in cui San Massimino ne vede l’anima ascendere al cielo dopo la morte.
La presenza di Maria Maddalena nella sequenza di santi che, insieme alla
Madonna, precedono il quadro finale che è Gesù, raffigurato come Sacro
Cuore, quale significato potrebbe quindi assumere?
Il cristianesimo, in primis quello orientale, ha sempre considerato Maria
Maddalena uguale agli apostoli, pur essendo una donna; anzi, rispetto a
“IL RICORDO” Un diavolo tra gli angeli
4
sigaretta in bocca seduto accanto a mio padre,
con la sua ironia per anni aveva preso in giro
tutti quanti. Ora, ne sono sicuro, sorride Giulio e
anche se tantissimi non ricorderanno il suo
volto, vederlo truccato da diavolo, ne sono
sicuro, riporterà alla mente di tanti questo uomo
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Un volto familiare, anche se temuto: il diavolo di 1998 l’ultimo anno che Giulio salì sui misteri.
San Michele, con quella faccia mostruosamente Negli ultimi anni i problemi di salute lo
simpatica inveiva e ironizzava su tutti. Chi lo ha attanagliavano ma voleva essere lo stesso
conosciuto ne ha vissuto anche le esperienze presente per vedere i Misteri prender vita. Dopo
che si divertiva a raccontare, tra aneddoti e storie la morte di mio padre, il “maresciallo” come
colorite. Dal 1977 Giulio Creopolo, classe 1954, piaceva chiamarlo, non lo ho più visto passare
aveva ricoperto quel ruolo: il diavolo di San al Museo dei Misteri. Un giorno, casualmente,
Michele. Amava prendere in giro
lo incontrai per strada e mi disse,
tutti, come era nel carattere del
con una voce sofferente, che
personaggio che con orgoglio
non riusciva a varcare più quel
impersonava, lui che nella vita ne
cancello: erano troppi i ricordi
aveva passate di tutti i colori. Lo
che lo assalivano. E così, senza
ricordo già da bambino, quando
insistere, lo salutai. Chi avrebbe
veniva a trovare mio padre e
mai detto che quella era l’ultima
insieme, tra una sigaretta e i
volta che lo avrei visto. Nei primi
ricordi della sfilata dell’anno
giorni di dicembre, freddi come
prima, ridevano felici alla vita.
non mai, la notizia: Giulio
Era sempre presente e nella
Creopolo, il Diavolo di San
grande sfilata dei Misteri dal
Michele, se n’è andato per
Santo Padre nel 1999, si diede un
sempre. Era un personaggio,
bel da fare per essere di valido
Giulio, nel suo stile di vita, nel
Giulio Creopolo
supporto nell’organizzazione. Il
suo sorriso allegro, con quella
di Giovanni TEBERINO
Giulio Creopolo nel ruolo del Diavolo
che per più di venti anni ha animato il Mistero di
San Michele con quella ironia che, sicuramente,
era anche parte della sua vita. Ciao Giulio e, con
tutti noi, continua a vivere nella sfilata dei
Misteri.
Come ogni anno Giovanni Teberino mi ha chiesto
di scrivere qualcosa per il Corpus Domini
(Cuorps’ Domene) ovviamente già la sola
richiesta gratifica il mio essere campobassano.
Purtroppo non è la sola cosa che può permettere
al Corpus Domini Campobassano di crescere
ancora di più. Per crescita certamente non mi
riferisco a quella religiosa, ci mancherebbe, a me
piacerebbe che la città di Campobasso fosse
identificata, ancora di più, dalla Sagra Dei Misteri.
Campobasso la città del diavolo. Il diavolo dei
misteri. Qualche anno fa s’iniziò con maschere
in terracotta, ma tutto finì nell’oblio, tutto
dimenticato.
Anche a livello di amministrazione comunale, mai
si è avuto, non dico un assessore, ma un
consigliere delegato alla Sagra dei Misteri, ma
anche alla processione del Venerdì Santo, due
eventi che coinvolgono l’intera città ma ancora
sottoutilizzati. Pensiamoci a fondo, ragioniamoci,
creiamo un marchio, sissignori proprio un
marchio: il marchio dei Misteri. Pensiamo a
qualcosa di vivo, qualcosa che ci faccia vivere,
parlare, partecipare i Misteri per tutto l’anno.
Ogni attività campobassana potrebbe/dovrebbe
avere le foto dei Misteri. Magari anche foto
d’epoca, poiché li allestiamo dal 1768, problemi
non ne dovremmo avere per recuperare materiale.
Mai, per esempio, si è pensato di organizzare
una gara di cucina per la sagra dei misteri, una
gara tra piazzaioli, per la Sagra dei Misteri.
Abbiamo una Sagra patrimonio dell’umanità, ma
non abbiamo “le spaghett a la Sant Rocc”, “le
penn du diaul” “l criuole e San Crispin”. In epoca
egemonizzata da Master Chef dovrebbe essere
molto facile, tranne se il mio carissimo amico
partecipa al concorso con i suoi eccezionali (?)
petti di pollo in padella….lasciamo perdere…..
Stesso discorso potrebbe essere legato alle pizze
la “pizza Abramo” suonerebbe bene, per
esempio.
Un popolo si riconosce da quello che mangia,
ma soprattutto da quello che ha fatto per arrivare
a mangiare.
Abbiamo una storia di tradizione, solo
limitatamente alla Sagra dei Misteri, che parte da
lontano dal 1768. La dichiarazione
d’indipendenza deli Stati Uniti d’America è
datata 1776.
“... ed ho detto tutto” Peppino De Filippo in Totò,
Peppino e la malafemmina. In pratica. “ per andare
dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo
andare?”.
Sappiamo da dove veniamo, facciamone tesoro
e costruiamoci un futuro utilizzando la nostra
storia. Ne abbiamo, di storia, ma abbiamo bisogno
anche di costruirci un futuro.
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Le vie percorse dai Misteri
7 giugno 2015
Corpus Domini
ore 08.00
ore 09.00
ore 10.00
ore 13.30
ore 14.00
Santa messa nel
piazzale del Museo;
inizio vestizione Misteri;
Processione dei Misteri
per le vie della Città;
Benedizione dei Misteri
dal Palazzo di Città;
rientro dei Misteri al
Museo.
LUNGHEZZA PERCORSO mt 3450
M)
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
9)
MUSEO USCITA
via Trento
via Milano
via Monforte
via Torino
via Marconi
via S. Antonio Abate
via largo S. Leonardo
via Cannavina
via Ferrari
10)
11)
12)
13)
14)
15)
16)
17)
18)
19)
via p.za Cesare Battisti
via Mazzini
via Umberto I
p.za Cuoco
via Cavour
c.so Bucci
p.za Pepe
c.so Vittorio Emanuele II
p.za Vittorio Emanuele II
c.so Vittorio Emanuele II
20) via Scatolone
21) viale Regina Elena
B ) p.za Vittorio Emanuele II - Municipio
BENEDIZIONE
22) via de Attellis
23) via Roma
24) via Trieste
2) via Milano
1) via Trento
M ) MUSEO RIENTRO
“Quattro chiacchiere” con Giovanni Teberino
ad un anno dalla sua “discesa” dai Misteri
La manifestazione del 2014 è stata la prima, dopo 41 anni, senza lo storico interprete del Sant’Isidoro
di Paolo GIORDANO
6
dialoghi tra i 7 – 8 radioamatori della F.I.R. (Federazione Italiana Ricetrasmettitori) che seguono il
corteo. Il loro apporto è fondamentale per essere tempestivamente informati su ciò che accade sui
singoli Misteri, su eventuali intoppi, sulle soste e sulle ripartenze… insomma sono essenziali alla
buona riuscita dell’evento.
E così lei ha potuto essere “ovunque”. E’ stato come un padre... discreto ma sempre presente.
E’ una definizione impegnativa... ma non mi dispiace, spero solo di essere all’altezza.
Ma certo che lo è… lo è stato e lo sarà!
Anche se si dice che si sia rivelato alquanto autoritario, prendendo in mano svariate situazioni,
alcune delle quali proprio durante l’uscita dei Misteri dal Museo.
E’ vero! Quest’anno siamo partiti con circa 10 minuti d’anticipo. Si, a ben pensarci, sono stato
autoritario ed autorevole, ma quando necessita… non sono forse queste le peculiarità di un buon
genitore? I tempi vanno rispettati, è una specie di catena di montaggio. Si prepara un Mistero e,
mentre questo parte... sugli altri, di seguito, si continua l’allestimento, perché escano a loro volta. Se
si cincischia si perde il ritmo.
E nel passato?
Si perdeva il ritmo!
Chi se ne occupava?
C’era autogestione, per cui mancando un coordinatore, era inevitabile, malgrado la buona volontà di
ognuno, qualche disguido. Ma ci rendiamo realmente conto di cosa significhi organizzare un Mistero?
Personaggi da posizionare, accessori, vestiti. E poi, malgrado la preparazione psico fisica preliminare,
subentrano emozione e paure, specialmente per i neofiti.
E nel 2014?
Nel 2014 è stata una processione veloce, proprio perché non si è perso tempo con ingiustificati
ritardi. Ma per “veloce” non intendo una corsa, bensì un andamento ordinato ed armonioso.
Inoltre il pubblico vede solo gli Ingegni con i portatori, ma attorno ad essi vi è un apparato che, oltre
ai radioamatori ed alle forze dell’ordine, include 5 bande musicali, sanitari e tecnici, quali un fabbro
ed un falegname, con 5 scale sempre pronte (3 in legno e 2 in alluminio)… insomma delle importanti
professionalità che devono essere “nascoste”, ma presenti ed operative, senza interferire con l’evento
in sé.
L’ultimo pensiero (anche se ingenera tristezza) deve essere rivolto al grande assente Cosmo
Teberino. Proviamo ad immaginare quale sarebbe stata la sua soddisfazione nel riscontrare in
lei un così appassionato erede.
Per averlo “vicino” sul gilet avevo appuntato la mostrina dei Vigili Urbani, quella che portava sulla
sua divisa… e…
E poi?
Nella tasca di quel gilet avevo infilato
il libretto della Messa celebrata in suo
ricordo. La cosa mi era sfuggita di
mente e non ricordavo più di averlo
lì. Una fotografia, scattatami durante
le fasi preparatorie della “partenza”,
mi ha rivelato che l’immagine di papà
era ben visibile ed io, inconsapevolmente, l’ho avuta con me per tutto
il tempo. Insomma è stato mio
inseparabile compagno durante tutta
quell’importante giornata!
Durante la Messa celebrata da Mons. Bregantini
Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Giulio Sagradini
Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Michele Montano
Sono due i cognomi indissolubilmente legati
ai Misteri del Corpus Domini campobassano!
Il primo è, ovviamente, Di Zinno, quello del
loro geniale creatore, l’altro è Teberino, cioè
della famiglia che, da buona parte del secolo
scorso, si occupa della manutenzione degli
Ingegni nel Museo dei Misteri di via Trento.
Tutto ebbe inizio nel 1913, con la
partecipazione come figurante di Antonietta
Benducci, la mamma di Cosmo Teberino, a
ragion veduta ricordato -quest’ultimo- come
indiscussa Memoria Storica della
processione. Egli, infatti, dedicò la sua intera
vita ai Misteri, prima come interprete (dal
1933 al 1949) ) e poi come attento e solerte
custode delle “macchine” ideate da Paolo
Saverio Di Zinno, fino al 28/10/2013 quando
“In paradisum deducant te angeli” (titolo del
fumetto edito nel 2014). I suoi tre figli
(Liberato, Antonietta e Giovanni), nonché i
nipoti Maria Sole (Teberino) e Giulio (Grosso),
oltre ad essere capisaldi dell’Associazione
Durante la Processione del 2014
Misteri e Tradizioni, curano amorevolmente,
sotto ogni loro aspetto, le 13 opere del Di Zinno, perché arrivino pronte ed efficienti all’appuntamento
del Corpus Domini. Tutti hanno indossato i panni di almeno un personaggio dal 1968 al 2014. Nel
2014 solo la terza generazione era “in scena” e, forse, nel 2015 nessun Teberino sfilerà: ci sarà di
sicuro Giulio, il cui cognome, però, è Grosso!
Con la sfilata del 2013, dopo 41 anni, ha concluso il suo ciclo Giovanni, il terzogenito di Cosmo,
consegnando (in senso letterale) il “bastone di Sant’Isidoro”, che fu anche di suo padre, al nipote
Giulio.
Ad un anno dalla sua “prima assenza” chiediamo a Giovanni come ha vissuto la Processione
2014.
Indubbiamente è stata una novità seguire i Misteri dal “basso”, tra la folla, i portatori e lo staff di
tecnici che affianca il corteo. Ma la scelta era stata opportunamente meditata. Del resto, anche negli
anni precedenti, pur essendo tra Santi ed Angeli, mi informavo costantemente su come si stesse
svolgendo la manifestazione.
Insomma il naturale passaggio ad un nuovo ruolo.
Diciamo di sì! Nei panni di Sant’Isidoro non mi era possibile coordinare le operazioni ed in me
cresceva tale esigenza. Anche per questo ho pensato fosse meglio “scendere”, lasciando spazio ad
altri.
Per un triste scherzo del Destino la decisione è coincisa con la scomparsa di papà Cosmo.
Le due cose non erano in origine collegate tra loro. Chi avrebbe mai potuto prevedere la dipartita di
papà? In effetti, a posteriori, il mio nuovo ruolo è divenuto una sorta di passaggio di consegne.
Credeva iniziasse un periodo di meritato riposo?
Non proprio di riposo... ma meno totalizzante! Addirittura comperai una macchina fotografica.
Probabilmente nell’inconscio credevo che avrei potuto “fare il turista”: ho scattato solo 3 foto!
Un altro è stato lo strumento veramente utile: una radio con cui seguire (senza intromettermi però) i
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I MISTERI NEGLI ANNI ‘50
di Andrea DAMIANO
Il racconto dei protagonisti
ricordo che mia nonna, nonostante l’età, seguì il Mistero durante
tutta la Processione portando bibite e acqua da darmi se ne
avessi avuto bisogno. È stata la prima e unica volta sui Misteri
ma ricordo ancora il senso di libertà che ho provato durante la
Processione. Mi sarebbe piaciuto che anche mio figlio potesse
salire sui Misteri ma le preoccupazioni di mio marito non mi
hanno permesso di realizzare questo piccolo desiderio.”
(Marianna Sanginario)
“Per due anni consecutivi sono stato sul Mistero di San Nicola,
la prima volta, a quattro anni, comodamente seduto sulla
panchina presente sulla base e in seguito promosso sul ferro nel
ruolo dell’angelo. Mio padre teneva molto alla tradizionale
Processione dei Misteri e credo che si sia dovuto impegnare
molto per farmi partecipare perché c’era molta richiesta. Credo
che la scelta del Mistero non sia stata del tutto casuale visto
che mio padre si chiamava Nicola e che anche lui da bambino
aveva interpretato l’angelo sullo stesso Mistero. Ero molto
piccolo e i ricordi di quelle giornate sono sostenuti e confermati
da alcune fotografie che tengo gelosamente incorniciate. Ciò
che non potrò mai dimenticare è la costante presenza di mio
padre vicino al Mistero pronto ad intervenire in caso di necessità
e il piacevole dondolìo che mi accompagnava per tutto il tempo
della Processione. Non sono riuscito a far vivere la stessa
esperienza di figuranti ai miei figli ma sicuramente ho trasmesso
loro la mia passione per i Misteri e sono contento di aver
contribuito a realizzare il sogno di mia nipote Giorgia che è
salita per due anni sul Mistero” (Andrea Guidone)
“Fino a quando l’età e la corporatura me lo hanno consentito
ho partecipato alla Processione dei Misteri. Per diversi anni ho
sempre interpretato il ruolo di un angelo ma su Misteri diversi:
la Faglia (Mistero di Sant’Isidoro – n.d.r.), San Crispino e
Abramo. Mia nonna, nei giorni precedenti la Processione,
preparava dei cuscini da sistemare sui ferri dei Misteri per
evitare che mi facessi male ma, invece di imbottirli con la lana,
li riempiva con la segatura. Questa, infatti, era il materiale che
più di ogni altro si distribuiva uniformemente nel cuscino e
garantiva una migliore protezione dal ferro. Ricordo che mia
nonna cuciva i cuscini in casa e poi andava a provarli sui ferri
per accertarsi che fossero della misura giusta e non troppo gonfi.
La sera prima della Processione mi accompagnavano da una
parrucchiera che provvedeva ad acconciarmi i capelli a boccoli.
Sfortunatamente, per ottenere un buon risultato per il giorno
seguente, ero costretta a portare i bigodini per tutta la notte e
questo, insieme all’eccitazione, mi impediva di dormire
serenamente. Chiunque interpretava un angelo doveva
realizzare un cuore di
cartone che veniva
personalizzato
cucendoci sopra dei
gioielli d’oro, in
particolare collane.
Nonostante ci fosse il
rischio di perdere
qualcosa di prezioso si
faceva a gara per
realizzare il cuore più
ricco d’oro anzi, chi non
ne possedeva molto, lo
chiedeva in prestito ad
amici e parenti. Stare sui
Misteri suscitava in me
emozioni contrastanti
per cui l’iniziale paura
di trovarmi a diversi
Programma del 1954
metri da terra, che
sopportavo
per
obbedienza ai miei genitori, si trasformava in una grande
soddisfazione quando, durante la sfilata, vedevo gli spettatori
applaudire al passaggio del Mistero. In un certo senso mi sentivo
importante.” (Lina Petrella)
Archivio Ass. Misteri e Tradizioni
Archivio Ass. Misteri e Tradizioni
Partecipare alla processione di Misteri come figurante è un ricordo
che resta indelebile nella memoria anche a distanza di decenni.
Chiacchierando con chi sessanta anni fa ha avuto l’opportunità
di “salire sugli Ingegni” è stato possibile raccogliere differenti
testimonianze accomunate tutte dalla stessa gioia che traspariva
ancora evidente negli occhi e nelle parole nonostante il tempo
passato.
“Ho avuto la possibilità di andare sui Misteri perché il cugino
di mio padre si occupava della vestizione di tre Ingegni. Si può
dire che per la mia famiglia era una consuetudine partecipare
alla Processione dei
Misteri e oltretutto, a
differenza degli altri
figuranti,
non
dovevamo pagare il
vestitore
per
occupare uno dei
posti disponibili.
Avevo 11 anni
quando
ho
interpretato Maria
Maddalena e per
l’occasione avevo
sciolto i miei lunghi
capelli castani. La
mattina
della
Processione
mi
h
a
n
n
o
accompagnata ben
Mistero di S. Nicola
presto nel cortile
della Casa della Scuola perché i preparativi erano molto
laboriosi. Bisognava infatti fasciare ben stretti i bambini ai
ferri per evitare che con le oscillazioni potessero farsi male e il
cugino di mio padre si assicurava scrupolosamente che tutto
fosse fatto a regola d’arte. Quel giorno faceva tanto caldo e
La “Signorina” dei Misteri
da sinistra: Ferdinando Di Nonno, Renato Castaldi, Cosmo
Teberino, Antonietta De Santis
manutenzione dei costumi indossati dai figuranti
dei Misteri fino a quando, circa quindici anni fa,
ha passato il testimone ed il suo carico di
esperienza all’omonima Antonietta Teberino.
“Da ragazza avrei preferito continuare gli studi
ma, non potendomelo permettere, decisi di
imparare il mestiere di sarta. Un giorno gli
organizzatori della Processione dei Misteri mi
chiesero se volevo dare una mano con i costumi
ed io accettai volentieri. All’epoca i Misteri
erano conservati in alcuni locali della Scuola
Elementare di via Roma e qualche mese prima
del Corpus Domini venivano montati e sistemati
nella palestra. Io mi occupavo di rammendare
e lavare i costumi e, vista la scarsità di mezzi e
spazi, ero costretta il più delle volte a stirarli
sui banchi degli alunni. Fortunatamente ad
[email protected]
alleviare la fatica provvedeva la custode della
scuola che molto gentilmente veniva a trovarmi
portandomi un caffè. Per poter conservare
meglio i costumi chiesi a un mio zio falegname
di realizzare delle casse di legno che vengono
ancora oggi utilizzate. La mattina del Corpus
Domini c’era molta confusione durante la
vestizione e io cercavo di rendermi utile
consegnando spille da balia a chi ne avesse
bisogno. A volte capitava che qualcuno non
sopportando la mia presenza o le mie
osservazioni, si rivolgesse a me con un
inequivocabile “De Santis, ma non ti sai fare
gli affari tuoi?”. Ricordo con piacere che
quando terminava la Processione ricevevo in
omaggio il cestino di fiori che era stato messo
sul Mistero di Sant’Isidoro. Nel 1959, quando
fu realizzato il Mistero del Sacro Cuore, mi
occupai di cucire tutti i costumi con delle stoffe
appositamente acquistate a Roma. Non è stato
facile svolgere questa attività, anzi a volte è
stata una vera sofferenza, ma l’ho fatto sempre
volentieri perché i Misteri sono belli!”
Archivio Ass. Misteri e Tradizioni
Foto: Giovanni Teberino
Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Nicola Felice
Antonietta De Santis, classe 1928, meglio
conosciuta semplicemente come “la Signorina”,
si è occupata per circa cinquant’anni della
7
da sinistra: Antonietta Teberino, Andrea Damiano, Libera
Morena, Antonietta De Santis
CUORPESDÒMMENE
La Processione dei Misteri nella poesia di Giuseppe Altobello
di Paolo GIORDANO
“Le meglie gente” stendono coperte dalle finestre e si apprestano a rinnovare la tradizione di
regalare biscotti a serti (mescuotte a scerte) interagendo con i figuranti. L’Altobello, che chiaramente
rievoca i ricordi della fanciullezza, rammenta quando con gli amici rimanevano con le “vocche
aperte” nell’ammirare la folla entusiasta e partecipe, nonché la bellezza di quei momenti. Gli spettatori
si posizionavano dappertutto (ngopp’a le titte p’ogne casarella) non potendo esimersi dall’accorrere,
attratti dal richiamo più caratteristico e secolare della Manifestazione, ovvero quello di “chille cu le
cornacelle” che invitavano la “tunzella” a seguirli... perché venisse al tronetto d’oro!
Nella terza ed ultima poesia non più ricordi d’infanzia, ma constatazioni del suo presente (siamo nei
primi decenni del 1900). Non più religiosa partecipazione, ma una mal disposizione tra l’orgiastico e
l’irriverente: si sale sui Misteri satolli come maiali. Poi, il sole cocente fa il resto: si suda, si dorme e
ci si lamenta.
Scene sconcertanti per noi contemporanei e ben lontane dal serio impegno dei tempi attuali!
E’ la denuncia di una deriva di costumi, che l’Altobello -sicuramente- coglie a tutti i livelli. E ne
aumenta l’efficacia il pensiero di figure angeliche, come Santi e Madonne, precipitate in un abisso di
degrado con “lu stommeche “ gonfio “cumme mbolla”. Immancabile il conclusivo rimpianto dei
tempi passati: “a tiempe miè l’Abrame e lu Sebete” pur stando a terra (tale è la loro posizione sul
carro) partecipavano digiuni.
“Ma nce sta cchiu chella dducazijone” tanto che si va sazi anche alla comunione ed è inevitabile che
alla fine, irreversibile epilogo, si abbia da “arrabuscià”.
Non è da escludere che
Giuseppe Altobello, oltre alle
reali cattive abitudini dei
figuranti dei Misteri, abbia
voluto stigmatizzare un
malcostume più ampio e di ben
altra natura. E se oggi, per
quanto riguarda la sfilata del
Corpus Domini, tutto avviene
nel totale rispetto del buon
senso e dell’evento in sé, in altri
ambiti c’è sempre, purtroppo,
qualcuno che “ze satolla
cumm’a maiale nfine a che ne
vuonne”... in troppi si satollano
come maiali fino a che ne
voglion!
Il villino Altobello in stile liberty - Ph. Chiodini
Archivio Chiodini
Archivio Ass. Misteri e Tradizioni
Giuseppe Altobello (1869-1931) è principalmente conosciuto quale uomo di scienza: medico,
naturalista e zoologo. La Clinica Altobello, sorgeva nell’attuale piazza della Vittoria in Campobasso,
laddove oggi si elèva il “transatlantico” Di Penta (progetto dell’architetto Davide Pacanowski).
All’interno della casa di cura era conservata una collezione faunistica, allestita con gusto scenografico,
attualmente divisa tra Ozzano Emilia e Bologna. L’antico edificio, unitamente al “Sannita” di Enzo
Puchetti, costituiva uno scorcio affascinate della Campobasso anni ’30, romanticamente testimoniato
dalle foto d’epoca.
Giuseppe Altobello fu, comunque, anche poeta e, nello
specifico, poeta dialettale. Nelle sue opere fissò le voci
del dialetto campobassano, una lingua con tante “vivide
luci della parola latina”, tentando di salvarlo
dall’abbandono. I suoi scritti forniscono valido materiale
d’indagine agli studiosi, sia di glottologia che di tradizioni
popolari, evocando feste ed ambienti/scenari di vita
quotidiana. In qualità di ufficiale medico partecipò alla
Grande Guerra (1915-1918). La sua partecipazione al
conflitto ispirò “Da lu fronte, lettere de nu
campuasciane”. Cola, figlio di Minghe Cunzulette
(pseudonimo adoperato dall’Altobello stesso) racconta
la sua esperienza bellica attraverso una narrazione dal
basso, cioè quella di un inconsapevole e semplice ragazzo
meridionale: una prospettiva diametralmente opposta a
quella dell’ermetico Ungaretti, intellettuale ed
interventista.
Tornando al poeta dialettale, che volle cantare la sua
Campobasso e le tradizioni ad essa legate, in occasione
Giuseppe Altobello al fronte
della Solennità del Corpus Domini non ci si può esimere
dal soffermarsi nel gustare la trilogia “Cuorpesdòmmene”. Sono tre i componimenti che illustrano
questa “festa nostra” senza uguali al mondo, poiché non v’è altrove alcuno che ne sia degno. Con
estrema efficacia l’autore, denotando la piena padronanza del linguaggio, trasmette al lettore la
tangibile sensazione del movimento de “le ngegne” che “nzuòcchele nzuòcchele”… molleggiàn
molleggiando percorrono strade inerpicandosi per scale. “Luuate a spalle” dai portatori sfilano
Angeli e Santi, il cui regno è nel Cielo. Nell’elencare i 12 Misteri (ignorando il SS Cuore di Gesù
realizzato nel 1959) egli fa sì che le scene della processione si materializzino davanti agli occhi.
Tutt’intorno, come descritto nella seconda lirica, fermento ed agitazione per l’importante giornata.
Nzuòcchele nzuòcchele ecchele le ngegne,
la festa nostra che nze trova ‘guale
e nze ne trova n’auta, naturale,
pecchè ngopp’a stu munne nen zo degne.
I
II
Da la matina tu verive sperte
le meglie gente chjene d’accurtezza
a spanne a le funestre le coperte,
a caccià fore tutta la recchezza,
III
Mo nz’arriva a fa juorne che la folla
de Angele de Sante e de Maronne
già prima d’esse appesa ze satolla
cumm’a maiale nfine a che ne vuonne:
Luuate a spalle, appena date segne,
geranne vije e po nghiananne scale
passene nnanze tutte tale e quale
Angele e Sante ch’ànne nciele regne:
a fa provviste de mescuotte a scerte
per farle arrijalà cumm’era avvezza
e nu remanavame a vocche aperte
pe rreguardà la folla e la bellezza.
cu stu sole che coce e che l’ammolla
arriva nu mumente ca nne puonne,
lu stommeche ze sbotta cumme mbolla
e quacche sante chiagne o piglia suonne.
l’Assunta, S. Gennare, Sant’Antuone,
San Necola, San Rocche pellegrine,
Abrame, San Lunarde che sta ntrone,
Ngopp’a le titte p’ogne casarella
vedive dappertutto gente fore
a sentì chille cu le curnacelle
A tiempe miè l’Abrame e lu Sebete
che stanne sempe nterra, vu sapete,
scennevene addijune ‘a ngopp’a llà.
passa cuscì la Faglia e San Crispine,
la Matalena, la Cuncezzione,
Sante Mechele Arcangele divine.
che doppe na fischiata fatta a core
“Oi tunzella”, attaccavene “ tunzella,
viene, vietènne a la seggetta d’ore!”
Ma nce sta cchiù chelle dducazijone,
ze va magnate a la cummunijone
e ze capisce ch’hanna arrabuscià.
I – Molleggiando molleggiando ecco gli ingegni, - la festa nostra che non ha l’eguale – e non ce n’e un’altra,
è naturale, - perché su questo mondo non son degni. – Levati a spalla, appena c’è il segnale, - girando strade
e poi salendo scale – passano innanzi tutti somiglianti – Angeli e Santi che hanno in cielo il regno: - L’Assunta,
S. Gennaro, Sant’Antonio, - San Nicola, San Rocco pellegrino, - Abramo, San Leonardo che sta in trono, - passa
così la Faglia e San Crispino, - la Maddalena, la Concezione, - San Michele Arcangelo divino.
II – Dalla mattina tu vedevi in giro – la miglior gente piena di accortezza – a stendere coperte alle finestre, - a metter
fuori tutta la ricchezza, - a far provviste di biscotti a serti – per farli regalar com’era avvezza – e noi rimanevamo
a bocca aperta – per rimirar la folla e la bellezza. – Su per i tetti per ogni casetta – vedevi dappertutto gente fuori
– a sentir quelli con le corna in fronte – che dopo una fischiata fatta in coro – “O donzella”, attaccavano “ donzella,
- vieni, vienitene al tronetto d’oro!”
III – Or non arriva giorno che la folla – di Angeli di Santi e di Madonne – prima d’esser appesa si satolla – come
maiali fino a che ne voglion: - con questo sole che scotta e che li ammolla – arriva che non ne possono più, lo stomaco si gonfia come bolla – e qualche santo piange o piglia sonno. – Ai miei tempi l’Abramo ed il Sebeto
– che stanno sempre a terra , lo sapete, - scendevano digiuni da lì sopra. – Ma non c’e più quella educazione- si
va sazi alla comunione – e si capisce che han da vomitare.
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MISTERI: GLI ASPETTI POSITIVI E I NEGATIVI
Attenzione: l’articolo potrebbe richiedere una seconda rilettura!
di Stefano DI MARIA
Disegno: Stefano Di Maria
“Nell’ottimismo c’è magia. Nel pessimismo non c’è nulla.” Non me lo ricordo chi lo diceva, ma non
è fondamentale; quello che conta è il fascino che si porta dentro questo aforisma. Io mi sento spesso
ottimista e sono portato a pensare e a guardare tutto in positivo: le persone, le giornate, la città, i
dettagli e tutto il resto. Una volta, però, mi sono avventurato in un esercizio provando a vedere il
negativo di una cosa stupenda: il negativo dei Misteri. Perché l’ho fatto? Perché uno è abituato a
vederne sempre l’aspetto positivo: i colori, gli abiti bianchi, i visi delicati dei bambini ed il cielo
azzurro. Ma è solo osservando un certo tipo di fotografie che ci si rende conto che non è tutto come
la realtà ci mostra.
Era una tarda serata di settembre, quando ancora le giornate tirano per i raggi il sole e lo costringono
a rimanere in giro per l’aria fino all’ora di cena. Son salito nella mia soffitta
buia, ho tolto il cartone che eclissa la luce dell’abbaino ed ho sovrapposto
le mie fotografie al cielo nembo. Incredulo, ho richiuso tutto e mi sono
seduto davanti al quattordicesimo mistero: un piano di legno, un ramo di
ferro alto e sottile ed una lampada che certe volte si surriscalda e mi ci scotto
se la tocco. Così ho preso la mia foto e l’ho montata in cima a questo mistero
e, nel buio, un’immagine è scesa sul piano di legno. Ho messo della carta
sensibile alla luce ed ho iniziato a contare il tempo necessario per imprimere
l’immagine. Subito dopo, per vedere qualcosa, ho accompagnato la carta
nel fluido magico della fotografia: il rivelatore. Lì dentro si compone
l’immagine come farebbe un artista con i suoi acquerelli. Qui, però, senza
pennelli: un puntino d’argento affianco all’altro, ognuno con la sua storia.
La fantasia e la poesia sono la mia rovina perché mi alimentano di sentimento
e distrazione…e così, al primo tentativo, ho perso il conto del tempo ed ho
tirato fuori una foto tutta nera. E via a ripetere tutto. Stavolta giocavo con le mani sotto la luce per
non far scurire troppo le ombre e per far venir fuori le ali senza fare annerire il viso dei portatori.
Manco questa foto era uscita: “…mai più questa carta di produzione russa!”. Il vinile di Ella Fitzgerald
e di Jobim del 1981 raggiungeva la fine dei suoi giri ed io continuavo a contare: “Zero-uno, zero-due,
zero-tre…”.
Pian piano la bacinella delle foto buone cominciava a riempirsi ma per arrivare a tredici, una foto per
mistero, ci voleva ancora un po’ di lavoro.
Oltre il tetto sentivo il traffico che cominciava a ripartire ed io stavo stampando, appunto, l’ultimo
mistero, quello del Sacro Cuore di Gesù. Mi sono riavvicinato all’abbaino ed ho trovato un cielo più
chiaro di quello che avevo lasciato prima di iniziare a giocare con le foto.
Era mattina ed il tempo era volato! Neanche a pensarlo che subito iniziava
a strillare la sveglia che non avevo disattivato la sera. Eccomi vicino alla
sveglia con gli occhi un po’ assonnati ma…ERA STATO TUTTO UN
SOGNO: il negativo dei negativi è che se la macchina fotografica ha lo
sportello difettoso basta un colpo, si apre e si brucia il rullino. A me,
giugno scorso, è successo così e nella realtà ho perso tutte le fotografie.
Ma siccome vi ho raccontato che sono un tipo ottimista, proverò a rifare
gli scatti alla prossima sfilata! Fine.
Anzi, niente fine: se la descrizione non è stata chiara ai non esperti di
fotografia analogica cercherò di spiegarmi meglio qui: il
“quattordicesimo mistero” è un ingranditore per la stampa delle
fotografie partendo dal rullino e tutta la storia, frutto di fantasia, è
ambientata nella camera oscura dove sviluppo i negativi e stampo le
mie foto come faceva una volta mio padre.
Campobasso vista dai Misteri
Quando qualcuno dice di voler visitare la mia città di solito
rispondo subito suggerendogli di venire a Campobasso nel giorno
del Corpus Domini. È l’unico giorno dell’anno, infatti, in cui è
possibile veder sfilare per le strade e i vicoli della città i meravigliosi
ingegni di Di Zinno. Ma non è soltanto per questo che consiglio
di trascorrere una giornata nel capoluogo del Molise in occasione
Corpus Domini. La verità è che penso che in questo giorno
Campobasso sia più bella! Ha una luce e un’atmosfera diversa.
Me ne accorgo già al mattino, poco dopo l’alba, quando esco di
casa per andare al Museo dei Misteri: a quell’ora, quando l’aria è
ancora freschissima e ti riempie il petto, per strada non c’è quasi
nessuno, tutti stanno ancora dormendo. Anche tra le bancarelle
regna il silenzio. In giro si vedono solo gli addetti alla pulizia delle
strade e, se si scorge qualcuno muoversi in fretta, gli si riconosce
addosso il gilet dell’Associazione Misteri e Tradizioni.
Poi i saluti, i preparativi, le ultime sistemazioni ai Misteri, la santa
messa, la frenesia dei bambini, le ultime raccomandazioni, i baci
delle mamme. Corre tutto veloce, quasi non ce ne si accorge, ed
anche questa volta sono pronto, almeno per qualche ora, ad essere
un Santo. Un saluto al Caporale e alla squadra di portatori e…
“scannétt allért”! Il Mistero viene alzato da terra e un brivido mi
attraversa la schiena. La processione dei Misteri comincia! E allora
torno a guardare la città: ormai l’aria è tiepida, il sole illumina le
case e le strade iniziano a riempirsi.
Si arriva a Porta Sant’Antonio abate e Campobasso si mostra in
tutto il suo splendore: i vicoli stretti gremiti di gente, le urla, gli
applausi, i sorrisi. Manciate di dolciumi e collanine di caramelle
piovono dalle finestre e dai balconi carichi di persone. Qui si
percepisce tutta la partecipazione e l’affetto e dei campobassani
per i Misteri.
E dopo i vicoletti arrivare a Largo San Leonardo è stupefacente.
Entrare in questa piazza dà l’effetto di un’esplosione.
Un’esplosione di luci, di colori, di suoni, di emozioni. Poi ancora
strade e piazze. Si avverte l’aria di festa, tutto è più allegro. Le
persone che circondano i Misteri sono ormai migliaia. Campobasso
sembra addirittura più grande.
“Salire” sui Misteri è per me un onore e un privilegio: è un onore
portare avanti un’antica tradizione campobassana che dura da
più di due secoli ed è un privilegio perché solo in pochi hanno
potuto ammirare Campobasso dai Misteri. E vi assicuro che
guardandola dal Mistero la città appare ancora più bella!
Vorrei che tutti potessero vedere Campobasso dai Misteri...
di Antonio Vinciguerra
… ma, lassù, i “posti a sedere” sono meno di un centinaio e per di
più, la maggior parte, sono riservati ai bambini che sono piccoli,
leggeri e belli! E per tutti quelli che sono grandi, pesanti e… meno
belli? C’è qualche speranza? C’è una buonissima notizia: alla sfilata
dei misteri del 2014 l’associazione In Vista ha fatto suo il desiderio
[email protected]
di tanti ed ha montato delle piccolissime telecamerine, GoPro, su
alcuni Misteri realizzando delle meravigliose inquadrature video
che mai si sono viste. Questi giovani campobassani appassionati
di fotografia sono riusciti nell’impresa di riportare in un video le
emozioni che vivono gli angioletti quando si preparano nelle prime
ore del Corpus Domini, quando passano per la città dondolando,
ascoltando la musica briosa del Mosè di Rossini, scaldandosi
con il sole e gli applausi del pubblico e colorandosi di vestiti
vivaci, fiori, trucchi e cielo. E, ancora, le telecamerine sono state lì
a riprendere la simpatia straripante dei portatori, il loro passo
armonico, i volti sorridenti dei Campobassani e dei forestieri, le
vetrine, le finestre e tutto ciò che il corteo travolge fino al rientro
al Museo. Proprio al termine del percorso, le GoPro sono ancora lì
a riprendere i bambini che scendono dalle nervature artistiche dei
Misteri per riabbracciare i genitori e, con loro, per andare a
prendersi il pacco regalo appositamente confezionato dalla grande
famiglia del Museo Misteri e Tradizioni.
Tutto questo in un cortometraggio fresco, ricco e che allontana la
noia e che di colpo riavvicina lo spettatore alla sua infanzia e al
suo sogno di salire su uno dei Misteri.
Domanda: ma l’anno scorso qualcuno si sarà accorto di queste
GoPro montate sugli ingegni? Pare proprio che Di Zinno avesse
già pensato anche predisporre i posticini per la tecnologia!
di Stefano Di Maria
11
TORNARE SUI MISTERI
di Letizia BINDI
Si dice spesso che le etnografie non finiscono mai. E’ così che
capita anche a me da qualche tempo con i Misteri del Corpus
Domini di Campobasso dei quali mi sono occupata con maggiore
continuità tra il 2005 e il 2009 fino all’uscita del volume Volatili
Misteri. Festa e città a Campobasso (Armando, Roma, 2009) che
ne rappresentò, almeno per quella fase, l’esito scientifico più
organico. Mi capita di tornare a occuparmi di questa festa e di
cosa essa rappresenta nello spazio urbano campobassano e più
complessivamente nello scenario patrimoniale molisano, a partire
dalla sollecitazione a candidare questo sistema festivo e
patrimoniale alla Lista del patrimonio immateriale UNESCO
proveniente da alcune figure di spicco della realtà politica regionale
come l’On. Laura Venittelli insieme all’intera Delegazione
Parlamentare molisana, alcuni amici e sostenitori come la dott.ssa
Francesca Carnevale, Biblioteche dell’Ateneo molisano e il Geom.
Nicola Vitale della Soprintendenza Regionale per i Beni Culturali.
Il gruppo promotore della Candidatura è composto da una serie di
istituzioni quali la Regione e la Fondazione ‘Molise Cultura’, il
Comune, la Provincia di Campobasso e la stessa Curia
Arcivescovile, ma in primo luogo dall’Associazione ‘Misteri e
Tradizioni’ che da decenni di questa festa si è fatta carico e
consente al cerimoniale annualmente di ripetersi.
Ai tempi del mio primo lavoro di indagine etnografica avevo
spesso messo in rilievo le spinte provenienti dalla comunità così
come dai diversi soggetti istituzionali presenti sulla scena urbana
a mettere in valore la festa attraverso adeguate strategie di
valorizzazione e tutela. Nel 2007 ci si era provato con una qualche
concretezza. Tornammo, poi, sull’idea nel 2009 quando iniziammo
a proporre e a ragionare sull’ipotesi di una Rete europea dei Corpus
Domini, sulla scia di una riflessione che frattanto andavo
svolgendo con altri colleghi italiani ed europei sulle reti della
Settimana Santa tra Spagna, Italia, Portogallo e altri Paesi europei,
ma anche stavolta ci fermammo dinanzi a intoppi di tipo
organizzativo e burocratico. Oggi, a distanza di sei anni, mentre
mi trovo impegnata su un altrettanto ambivalente e appassionante
fronte di ricerca etnografica quali le Carresi del Basso Molise,
ecco che di nuovo mi trovo a ragionare sulla possibilità di una
candidatura alla Lista del Patrimonio Immateriale UNESCO dei
Misteri nel quadro politico, economico e culturale modificato di
questi anni. E’ un processo ormai avviato che si muove tra
aspirazioni collettive e regia politica dei processi patrimoniali: la
mia posizione in questo processo resta stretta tra la volontà di
aiutare le comunità di eredità a tutelare e valorizzare le loro pratiche
condivise al meglio e la tensione etnografica verso i processi
decisionali circa la messa in valore dei patrimoni culturali intesa
come occasione nuova di visibilità delle comunità, ma anche dei
poteri politici presenti sulla scena festiva. Ho accolto con grande
piacere, ma per ciò stesso anche con grande senso di
responsabilità la proposta di coordinare dal punto di vista
scientifico la candidatura, insieme con Katia Ballacchino, che da
sempre mi affianca in questa come in altre etnografie molisane e
che è una giovane studiosa esperta di processi patrimoniali e di
candidature UNESCO nel nostro Paese. Ho proposto al Comitato
istituzionale promotore di questo processo patrimoniale una rete
europea di celebrazioni del Corpus Domini tra Spagna, Portogallo
e Paese Basco – sia francese che spagnolo – che presentano una
grande ricchezza e ridondanza, persino, sul piano performativo –
come, d’altronde, è anche per i Misteri campobassani. Il lavoro
sta procedendo in questi mesi con una forte volontà di tutti i
soggetti coinvolti e con una rinnovata attenzione alle comunità di
pratica, alla gente campobassana che in vario modo partecipa alla
festa e la sente come sua, rappresentativa dell’identità urbana.
Ciò che mi fa più piacere di questa nuova fase del mio lavoro
accanto alla comunità cittadina campobassana è aver ritrovato
con facilità i rapporti e le sintonie profonde stabilite con gli amici
dell’Associazione ‘Misteri e Tradizioni’, a conferma di ciò che
promisi loro, in primis al compianto Maresciallo Cosmo Teberino,
una delle prime volte che andai in visita al Museo dei Misteri,
allora da poco inaugurato, cioè che non sarei mai stata una di quei
giornalisti, studiosi o cultori che ‘venivano a vedere la festa’ per
poi scriverne di fretta senza più tornare. Ho svolto quel lavoro tra
il 2006 e il 2009 in modo il più possibile continuativo e partecipato,
ma anche discreto cercando di cogliere gli aspetti forti della vita
di questa comunità di festa e cercando al tempo stesso di spiegare
il valore fondante che i Misteri ancor oggi rivestono per
Campobasso nel sistema festivo più generale (la Processione del
Venerdì Santo ad esempio, la ripetizione dei Misteri da parte delle
comunità molisane in Argentina). Continuo oggi, con entusiasmo,
convinta che essa abbia rappresentato allora e continui a
rappresentare oggi una porta di accesso eccellente per la
comprensione profonda delle dinamiche culturali, sociali e
politiche di questa città e di questa Regione, nella quale lavoro da
dieci anni e che ormai sento un po’ anche la mia.
I Misteri, “dal basso”
di Katia BALLACCHINO
Molti anni fa Letizia Bindi – maestra, collega e amica da sempre – mi offrì l’opportunità di collaborare
al suo lavoro antropologico che allora andava svolgendo sui Misteri. Un’esperienza che andava ad
intrecciarsi con una mia etnografia parallela su una festa campana – I Gigli di Nola – che, intanto, in
questi anni, ha ottenuto attraverso una candidatura di rete l’iscrizione nella Lista Rappresentativa
UNESCO del Patrimonio Culturale Immateriale.
Per me quella fu una occasione preziosa, innanzitutto per affinare lo sguardo sul mio terreno di
ricerca grazie alla comparazione tra le due feste che coinvolgevano entrambe macchine cerimoniali
portate a spalla, ma soprattutto fu per me importante affiancare Letizia Bindi nella documentazione
di questo straordinario rituale comunitario che si ripete ogni anno in un’esplosione corale di tensioni
ed emozioni. Oggi, a distanza di molti anni, e con l’esperienza maturata in diversi terreni di ricerca
patrimoniali in più Regioni, tra cui lo stesso Molise, intendo come un atto di dovere di restituzione
preziosa il poter offrire il mio piccolo contributo di valorizzazione di quello stesso rito che tanto
stimolò allora la mia curiosità, a partire dalle riflessioni antropologiche di Letizia convertite nel
volume “Volatili Misteri” che consegna alla scrittura la ricchezza di questa festa.
Secondo la recente Convenzione UNESCO del 2003, il Patrimonio Immateriale, intangibile o volatile,
è inteso a livello internazionale come l’insieme degli elementi riconosciuti da comunità e gruppi
umani come parte del proprio patrimonio culturale. Una rivoluzione, quella unescana, che pone al
centro della prospettiva culturale il riconoscimento dei valori locali da parte innanzitutto delle comunità
e che impone come caratteristica fondamentale un imperativo partecipativo da parte loro. Non
esiste, quindi, patrimonio senza i protagonisti che lo pensano, lo praticano e lo vivono e senza che
siano loro stessi a definirne il valore. A partire da queste riflessioni, quindi, il mondo scientifico e
associativo, il mondo religioso, le istituzioni regionali, provinciali e comunali, ma soprattutto le
molte anime della comunità locale protagonista sono chiamate a partecipare in prima persona alla
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definizione della loro stessa storia, locale e non, attraverso la riflessione comune sulla complessità
del rito e sul suo valore contemporaneo, oggi più che mai al cuore di dibattiti nazionali e internazionali.
I Misteri rappresentano un momento topico per il tessuto urbano e per le diverse generazioni che
nella loro rappresentazione pubblica si riconoscono e attraverso cui veicolano i loro valori e le loro
pratiche tradizionali trasmesse di padre in figlio. I Misteri, però, sono già un patrimonio e da subito,
a prescindere dai riconoscimenti sovralocali e legittimanti, come tale vanno trattati. Bisogna
occuparsene con cura e attenzione, con grande senso critico e con rispetto per ciò che narrano. “Dal
basso” i Misteri vanno guardati e “dal basso” vanno documentati e valorizzati. Tra la gente, nella
comunità, nell’Associazione che li tiene in vita, con le famiglie che forniscono loro le ali, con i
figuranti che danno loro i volti e con i portatori che offrono loro il movimento tra le strade cittadine.
Oggi che mi viene chiesto ancora di collaborare su questo terreno, di costruire un inventario di
questo prezioso bene, non posso, dunque, che dire si. Se il si, però, è inteso come una buona pratica
da individuare e progettare insieme, a partire da una catalogazione condivisa con la città, che dovrà
essere impostata sulle orme dei singoli individui che credono nella ritualizzazione di quel che praticano
ogni anno e in tutte le loro emozioni patrimoniali che nel giorno di festa esplicitano. L’UNESCO, in
questo senso, può e deve diventare innanzitutto un’opportunità per attribuire insieme valore, per
ascoltare le voci diverse e, perché no, anche conflittuali fra loro, per tentare di produrre una strada
condivisa percorribile e sostenibile che passi per gli uomini e le donne, gli anziani e i bambini che
ogni anno sostanziano i Misteri di colori e voci. E forse, al di là dei risultati internazionali – che
troppo spesso purtroppo hanno esiti che non dipendono solo ed esclusivamente dal nostro valore
o dal nostro lavoro – già poter aprire un inventario scientifico nazionale il più possibile partecipato,
può intendersi come un prezioso primo passo nella traduzione all’esterno e nella restituzione della
rilevanza culturale e del valore comunitario che un bene unico come i Misteri indubbiamente merita.
www.misterietradizioni.com
“La Grazia di San Michele...”
il Re Ferdinando II a Campobasso nel 1832 di Elia RUBINO
Affascinanti Misteri: li puoi amare ... od odiare,
in alcuni sporadici casi, ma di certo non ne resti
indifferenti. La carica di stupore e di ingegno
che emanano ti avvolge, come il clima di festa in
cui sono immersi. Da secoli trasmettono la radice
di una tradizione religiosa che, anche se in questo
senso, da molti desacralizzata, continua a
mantenere integro l’obiettivo che essi
perseguono: stupire e meravigliare. Nel corso
dei secoli sicuramente visitatori illustri avranno
fermato la propria attenzione su questo evento
festivo che da tempo lontano e non sicuramente
databile, con evoluzioni e trasformazioni, si
mantiene vivo di generazione in generazione. I
misteri sono del popolo e il popolo fa i Misteri.
Mi piace allora soffermarmi, in questa breve
riflessione, su alcune testimonianze di chi ha
visto, con occhi di estraneo, gli ingegni ideati
dallo scultore campobassano Di Zinno, ma che
sono frutto, senza dubbio, di un processo di
“fissazione” di una tradizione plurisecolare che
era peculiarità di Campobasso. Nella storia dei
Misteri brilla per maestà la visita del Re di Napoli
Ferdinando II che, di ritorno dagli Abruzzi, fece
tappa a Campobasso dal 12 al 15 settembre
1832. Nell’Elogio di Alfonso Filippone letto
dall’Avvocato Giuseppe de Rubertis alla Reale
Società economica di Molise il giorno 26 agosto
1856 è riportata la descrizione delle macchine
che precedono la processione del Corpus
Domini a Campobasso da parte dell’erudito
campobassano. Dunque il Re volle vedere
questa sfilata di persona, avendone sentito
parlare in modo entusiastico. La decisione di rito
spettò agli amministratori dei Luoghi Pii di
Campobasso che, come cita uno storico locale,
Michele D’Alena: “considerando che pel
decoro della città e per dare all’ottimo dei Re
un trattamento, era indispensabile la vestizione
dei Misterii, ne ordinarono la processionale
uscita”. Un particolare ricordo di questo evento
straordinario lo troviamo in un’opera inedita di
Vincenzo Eduardo Gasdia. Questo storico
straordinario a cui Campobasso non ha reso i
giusti onori di ricercatore, ha pubblicato due
volumi della storia di Campobasso nel 1960. In
un suo carteggio con il sindaco di Campobasso
dell’epoca aveva annunciato il proposito di
pubblicare altri volumi riguardanti la città, dando
un piano dell’opera in sei volumi ( tre sulla storiadue su un codex che racchiudeva pergamene e
atti andati perduti per l’incendio nel 1943
all’archivio del comune di Campobasso da parte
dei tedeschi e un ultimo era un volumetto di
cronaca locale dei primi anni del ‘900 a
Campobasso). Per varie vicissitudini che non
sto qui a raccontare, i volumi del Gasdia non
vennero mai pubblicati e lo scrittore di certosina
e paziente metodologia, destinò all’archivio
dell’Abbazia di Montecassino in cui aveva
studiato da giovane, le sue opere e i suoi
notevoli appunti. Nella Busta 64 del fondo nei
suoi appunti racconta di aver udito la
testimonianza di Ferdinando de Socio che,
ospite in casa Salottolo, ex casa del feudatario a
San Leonardo , assiste ad un episodio particolare.
Ve lo riporto per cronaca ma anche per far capire
come i Misteri erano considerati da tutti (e siamo
nel 1832) una parte sacra della propria esistenza.
“La Salottolo vuole aiutare un povero
promettente ragazzo. Il re osserva nel monocolo
di topazio. “San Michele” porge al re infilata
alla punta di sua spada una supplica. Spavento
del re (che si vede una spada puntata)
intervento della benefattrice. Il re si placa.
Ascolta. Forse legge. Il re osserva che la “grazia
“ che l’hanno fatta chiedere all’arcangelo e
così conclude: “Sanmichele ‘è fa i grazzie, nun
ne dimanna” ( San Michele le grazie le fa non
le chiede) Il ragazzo - conclude l’aneddoto
riportato dal Gasdia - fu mandato nel Real collegio
degli Scolopi a Rieti e divenne un valente
matematico. Dunque potremmo sottolineare:
“misteri regali “ e “misteri papali” se pensiamo
che questi quadri viventi, macchine, ingegni,
hanno ispirato l’Angelus del 29 giugno 1999 a
Roma, quando Giovanni Paolo II dipinse i
Misteri di Campobasso come prodotto della
religiosità dell’uomo. Un tesoro da conservare
sempre più, un regale tesoro a cui purtroppo,
soprattutto la classe politica, non presta e riserva
la giusta attenzione; eh già, ben si coniuga a
questo nostro discorso il commento dell’
Avvocato De Rubertis prima citato: “ Ci
occupiamo delle cose più lontane,
dell’antichità; e trascuriamo quelle che sono
a noi le più vicine”.
IN NOMINE DOMINI - I Misteri diventano gioco
Giocare per imparare, divertirsi in compagnia per
condividere l’interesse e l’amore per le tradizioni
della propria città: con questo fine è stato ideato
e realizzato un gioco da tavolo che mira a
rafforzare nelle giovani generazioni il senso
dell’appartenenza ad una comunità che si
riconosce e ritrova le sue radici nell’antica
tradizione dei Misteri.
Il titolo del gioco, “In nomine Domini alla
scoperta dei Misteri di Campobasso”, rimanda
alla mistione di sacro e profano che è tipica di
ogni cultura popolare e che segna
particolarmente la processione degli “ingegni”
del Di Zinno, perché questi quadri viventi sfilano
per le vie della città nel giorno in cui ricorre una
delle principali solennità della Chiesa cattolica,
quella del Corpus Domini, in un’atmosfera che
non è di silenzioso raccoglimento, ma al contrario
di
partecipazione
chiassosa e divertita
all’evento da parte della
popolazione
di
Campobasso e dei paesi
limitrofi.
Lanciare i dadi sulla mappa
del gioco “In nomine
Domini”
significa
percorrere i luoghi storici
della città ed ecco che la
Chiesa di S. Antonio
Abate, Porta Mancini,
Piazzetta Palombo, il
Fondaco della Farina e poi
ancora la Chiesa di S.
Leonardo o di S.
Bartolomeo fino al
Disegno: Luigi De Michele
di Valeria Profeta
Copertina del nuovo gioco
[email protected]
Castello Monforte ci
vengono
incontro,
richiamandoci al tesoro di
memorie individuali e
collettive che ciascun
monumento gelosamente
conserva per noi e per
quelli che verranno dopo
di noi.
Partecipare al gioco
significa altresì immergersi
non solo con la fantasia,
ma anche con l’aiuto
dell’inserto storico che
arricchisce il gioco stessonella Campobasso dei
secoli
precedenti,
dilaniata al suo interno
dalla contrapposizione spesso violenta tra le
Confraternite dei Crociati e dei Trinitari, alle quali
era affidata l’organizzazione delle feste e delle
processioni cittadine, tra cui la sfilata degli
“ingegni” del Di Zinno.
Procedendo lungo il percorso della mappa del
gioco, ci si imbatte nei personaggi che, la mattina
del Corpus Domini, popolano e rivitalizzano gli
“ingegni”, dai diavoli alla dunzella, agli angeli,
agli instancabili portatori, in una veste tipografica
colorata e movimentata che contribuisce al buon
umore di chi si sfida a colpi di dadi.
Giocare per conoscere e riconoscersi, si diceva:
è certo un mezzo efficace per chiamare i più piccoli
all’amore per un patrimonio comune da
conservare e tramandare.
Il gioco è disponibile presso il Museo dei Misteri
a Campobasso con un contributo di 3,00 euro.
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Tutta la verità sui bambini che “volano”
di Gennaro VENTRESCA
loro di salire su quelle braccia di lega elastica. E quando, a fine corsa, il cronista di turno, e gli stessi
genitori hanno chiesto loro la sensazione di quel lungo “volo” hanno riferito di essersi commossi,
sino a spingere il cuore alle tonsille, per poi cacciarlo in fondo all’esofago.
Certo, ci sono anche alcune eccezioni: qualcuno di quei bambini sospesi, ogni tanto, becca un colpo
di calore, dà di stomaco, chiede di scendere “almeno per qualche minuto”, viene colto da un
improvviso bisogno di dover fare la pipì.
Indossano parrucca e barba, vestono le alucce angeliche, volano anche a cinque metri di altezza,
conservano sul capo coroncine, scorrazzano a spalla per il centro storico e poi per le larghe strade
della città. Il sole, quando rispetta il calendario, cuoce non solo i bambini, ma anche gli attori più
tosti e smaliziati dell’allegra quadriglia che va sotto il nome dei Misteri.
Sono lì, sotto il balcone del Sindaco, a salutare amici e parenti e a sorridere per gli scatti dei fotografi
e degli innumerevoli selphi, sulle pedane mobili, gli attori dei Misteri. Sono fieri del loro travestimento
in santi e angioli. L’entusiasmo dei cittadini per le scene di fede li ripaga di ogni sacrificio. Perché, da
qualsiasi angolo si voglia osservare la scena, è chiaro che nasconda comunque una sopportabile
tortura. Specie per chi è più vicino al cielo.
Dall’alto della loro postazione i figuranti hanno il privilegio di allungare l’occhio dove gli altri non
arrivano. Finendo in gloria, tra gli applausi scroscianti del pubblico. Che racchiudono ammirazione
e affetto.
Lasciamo perdere la favola della “partecipazione”, qui ai Misteri è come a una gara contro il rivale
della fatica. E alla fine si ha la sensazione piena della vittoria. Alla base di un risultato deve esserci
la preparazione. E loro si sono preparati bene, con scrupolo, come tanti atleti prima di affrontare una
gara elettrizzante. Poi l’arrivo in via Trento, nell’enorme rimessa dove gli Ingegni andranno a riposare
per altri dodici mesi. Via l’imbracatura, un lungo sospiro di sollievo alla fine del tour. Si abbracciano
i parenti, ci si guarda intorno e si fantastica già sulla prossima recita. Sperando di far parte nuovamente
di quel plotone di minorenni che verrà prescelto dai fratelli Teberino, responsabili della sfilata.
Misteri e Tradizioni
Il giorno del Corpus Domini a Campobasso è festa, festa vera, è
una festa che serve a sancire, qualora ancora ve ce ne fosse il
bisogno, un legame stretto, indissolubile fatto di amore e passione
tra i Misteri, strutture metalliche amorfe ma pur sempre
rappresentative di un credo sentito, e tutta la gente di
Campobasso. Il giorno del Corpus Domini con partenza alle ore
10,00 dal Museo dei Misteri inizia la sfilata per le vie della città dei
Misteri ideati dal Campobassano Di Zinno nel lontano 1800. Dietro
questa manifestazione c’è un segreto, un segreto mai svelato
fatto di silenzi e fede un segreto ovattato, mai afferrato appieno
c’è la volontà di uomini e donne di credere possibile il ripetersi
ogni anno di un miracolo perché l’uscita dei Misteri per la sfilata
è legato al lavoro sconosciuto e silenzioso di persone semplici e
vere legate all’amore per questo evento all’amore per quello che
rappresentano che hanno significato nel tempo questa
manifestazione di fede e amore di religiosità vera,sentita nel
profondo. La fede e l’amore per le tradizioni, la voglia di onorare i
propri antenati, i loro culti e le loro passioni nonchè il desiderio
innato in tutti di esternare la propria di fede e preghiera hanno
fatto si che di anno in anno quella della sfilata dei Misteri per le
vie della città sia diventata manifestazione imprescindibile della
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vita di tutti i Campobassani. Orgoglio quindi misto a religiosità
per si fatta tradizione e amore senza ritegno per quella che è stata
definita “Meraviglia d’Italia”. Le tradizioni regalano, quando
vissute con semplicità e fede con amore vero, regalano momenti
unici fatti di gioia e consapevolezza, di trasporto e voglia di
concedersi al nostro prossimo. La sfilata cadenzata per le vie di
Campobasso al suono del Mose del Rossini ti regalano un brivido
lungo la schiena, ti fanno partecipe del passar del tempo
nell’affermare e confermare anno dopo anno di un patto
indissolubile con il nostro Creatore, ti regala una strada agevole
da percorrere per entrare in sintonia con te stesso, ti fanno
protagonista di un rapporto sentito e vero con il Supremo. Le
tradizioni allora vissute nel profondo, comprese nella loro vera
essenza di patto eterno, vivo, sentito, sono e saranno sempre
fondamenta per rapporti interpersonali sinceri, base di una società
sana e viva e a coloro che nel tempo sanno proporsi come baluardi
a difesa delle stessi siano dati gli strumenti e le occasioni per
portarle sempre a livelli tali da creare stupore, ammirazione voglia
di rivederle ogni anno nel loro magico splendore di sempre. Le
tradizioni anima immortale del popolo stesso possono e sanno
farlo senza che ciò sia palese sanno creare amore voglia di essere
di Angelo PASSARELLI
migliori e veri, le tradizioni sanno farci migliori nella fede e nella
pace che sempre
cerchiamo in tutto, in
noi stessi pur a volte
non sapendolo o non
riconoscendolo.
Misteri e Tradizioni
sono allora legati al filo
sottile del tempo,
legati al volere
invisibile di sentirsi
parte del modo, del
Creatore sanno quindi
risvegliare sentimenti
sopiti, voglia di amare
se stessi e gli altri di
voler
essere
semplicemente essere
Mistero che sfila nel centro storico
migliori .
www.misterietradizioni.com
Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Lucio Paduano
Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Carmen Fanelli
La nostra città ha più di una pecca. Ma per carità non aggiungetele anche quella di appendere i
bambini ai rami metallici costruiti dal Di Zinno. Come qualcuno le ha addebitato, forse più per partito
preso che per stare dalla parte di quei fanciulli che nel giorno del Corpus Domini vengono messi
come ninnoli sull’albero di Natale, per la degna riuscita della Sagra dei Misteri.
Nonostante sia stato spiegato da decenni,
o, forse meglio, da secoli, che i minorenni
più che essere costretti dal fanatismo dei
genitori a far parte della sfilata sono loro
stessi a fare la scelta, ogni anno, puntuale
come l’innamorato al primo appuntamento,
ecco che ritorna la solita polemica.
I bambini si innamorano a prima vista dei
Misteri, al punto da provare di primo acchito
una punta d’invidia per chi, felice e
sorridente, viene portato a spalle dai ciclopici
portatori. Così il rito si ripete, mettendo
addirittura in imbarazzo gli organizzatori,
costretti a compiere una severa selezione, al
momento di stilare l’elenco dei nuovi
protagonisti.
Negletti e spesso trascurati da altri settori
della loro vita breve, i bambini sentono di
voler essere protagonisti. Non hanno
neppure aspettato che fosse il papà o la
mamma a fare il primo passo: hanno scelto
Particolare del Mistero dell’Immacolata Concezione
“SCANNETT ALLERT”
La prima volta di un bolsenese alla Processione dei Misteri
di Roberto BASILI
Da circa 30 anni faccio parte, insieme ad altri appassionati, dell’Associazione Antichissima Rappresentazione dei Misteri di S.Cristina di Bolsena che
si occupa di allestire annualmente la tradizionale manifestazione dei quadri viventi ma non avevo idea che a centinaia di chilometri di distanza esistesse
una manifestazione omonima. Qualche anno fa il fortuito incontro con alcuni membri dell’Associazione Misteri e Tradizioni di Campobasso ha creato
il presupposto per un interessante e proficuo gemellaggio culturale fra le due Associazioni che mi ha permesso di accettare con piacere il cortese invito
dei fratelli Teberino ad assistere, o meglio partecipare, alla Processione dei Misteri del 22 giugno 2014. Nell’invito, infatti, era precisato che avrei dovuto
indossare il gilet associativo che avevo ricevuto in regalo in un precedente incontro e questo mi ha permesso di vivere la manifestazione non da
semplice spettatore ma da vero, seppur inesperto, “addetto ai lavori”. Ho potuto così partecipare a tutte le fasi salienti della giornata: dall’allestimento
delle macchine alla Santa Messa, dalla vestizione alla Processione dei Misteri. Tra le cose che mi hanno più colpito di quella giornata ricordo in
particolare la scrupolosa efficienza dell’organizzazione: i fratelli Teberino
coordinavano il tutto con la loro costante ma discreta presenza; ogni vestitore
faceva indossare i costumi ai figuranti con meticolosa precisione; ciascuna
squadra di portatori mostrava una perfetta coordinazione non solo nel corso
della sfilata ma soprattutto al momento delle soste e delle ripartenze. Queste
ultime mi hanno particolarmente impressionato per la rapidità del movimento, un
rito di pochi secondi, annunciato dal grido “SCANNETT ALLERT” che dava il
comando per sollevare in alto il Mistero e fargli riprendere il suo cammino trionfale.
Ma il momento più emozionante è stato senza dubbio il passaggio della
Processione nelle strette strade del centro storico dove i Misteri rasentano i
balconi delle case e gli spettatori affacciati alle finestre possono offrire caramelle
e cioccolatini ai bambini sistemati nei posti più alti che allungano le mani al cielo
come veri “angioletti”. Grazie agli amici dell’Associazione Misteri e Tradizioni ho
avuto la possibilità di vivere un’esperienza indimenticabile e sono tornato a casa
consapevole di aver ricevuto “molto” e dato “poco”.
Membri dell’Associazione insieme all’amico di Bolsena Roberto
DIFFUSIONE GRATUITA IN 15.000 COPIE
anche su www.misterietradizioni.com
Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Damiano Giuseppe
ANNO XXII - N. 2
7 GIUGNO 2015
Edito dalla G.E.F.IM. sas
via P. di Piemonte n. 131 - CAMPOBASSO
tel/fax 0874/6.33.19 - www.gefim.eu
REG. SPECIALE STAMPA:
Trib.CB 12.03.93 n. 203/93
Direttore Responsabile:
Stefano CASTELLITTO
Progetto Grafico:
Gianfranco CICCONE
MISTERI E MERLETTI Cuori sui Cuori
Grafica:
Francesca Di Iorio
di Mariassunta FEDELE
I Misteri vantano, da qualche anno, preziosi e speciali addobbi su molti
carri: il solino di Abramo, la tovaglia dell’altare della Maddalena, i fiori del
Cuore di Gesù, le bordure del vestito dell’Immacolata.
Perché sono speciali? Perché sono lavorati a tombolo, l’antica arte molisana,
in particolare isernina, tanto antica e tanto conosciuta in tutto il mondo.
Le nostre risorse umane e territoriali, in ambito artigianale ed artistico,
potenziate perché unite ad un vissuto di valori sempre attuali, danno
grande lustro alla manifestazione.
Ogni anno si pensa a migliorare la qualità dell’evento aggiungendo valore
a valore così che, con il naso all’insù, si resti sempre più meravigliati di ciò
che ogni occhio attento coglie.
Quest’anno anche il Mistero dell’Assunta, così caro alla scrivente, si è
abbellito di preziosi cuori a tombolo
che saranno tenuti in aria, con grazia,
da tanti angioletti.
I cuori, nel loro rosa splendente,
portano la mente a sognare il colore
di quelle nuvolette che videro, in un
mattino unico, l’Assunta lasciare il
grigiore della tomba per ascendere
verso la luce del cielo, incontro al
Cristo.
HANNO SCRITTO:
Katia Ballacchino, Roberto Basili, Letizia Bindi,
Andrea Damiano, Franco Di Biase, Stefano Di
Maria, Mariassunta Fedele, Paolo Giordano,
Lucio Paduano, Angelo Passarelli, Valeria Profeta,
Elia Rubino, Francesco Stanzione, Giovanni
Teberino, Gennaro Ventresca, Antonio
Vinciguerra.
HANNO FOTOGRAFATO:
Archivio Associazione Misteri e Tradizioni,
Archivio Chiodini, Giuseppe Damiano, Carmen
Fanelli, Nicola Felice, Carlo Fiorilli, Kerem,
Michele Montano, Antonio Ruccolo, Giulio
Sagradini, Giovanni Teberino.
HA DISEGNATO:
Luigi De Michele.
Un particolare ringraziamento a tutti gli
Sponsor per la loro disponibilità e
sensibilità.
La collaborazione al giornale è gratuita.
© Associazione Misteri e Tradizioni –
Campobasso – vietata la riproduzione totale o
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