L’ANIMA NASCOSTA DEI MISTERI di Elia RUBINO Archivio Ass. Misteri e Tradizioni di turno che organizza i Misteri (già perchè vale la pena di ricordarlo, c’era il famoso criterio dell’alternanza per evitare i litigi legati alla precedenza) destina una somma per l’allestimento dei quadri viventi, la riparazione delle macchine, la messa in opera degli ingegni e dei costumi dei figuranti, oltre a queste spese preventiva un capitolo fisso dedicato ai portatori. Per ogni mistero la cifra è affidata al “cappellano” che provvederà, a fine manifestazione, ad elargire il compenso pattuito ad ogni portatore. Certo è che se leggiamo le cifre per i compensi i conti... non tornano, ma rappresentano forse il criterio diverso che ogni cappellano aveva nell’elargire il piccolo rimborso spese ai singoli portatori. Ad esempio, nel documento del 1809 del libro degli esiti di Santa Maria della Croce, ecco le spese per i fieri portatori: per il mistero di san Michele...a 12 persone che han portato il mistero per la città: ducati 2.80... per il mistero di San Rocco...a 13 uomini che han trasportato il mistero 2.95... per il mistero dell’Assunzione di Maria Vergine... a 28 uomini che han portato il mistero per la città: ducati 2.70... Insomma ognuno si regolava come credeva. E adesso divertiamoci un pò a vedere quale era il rimborso spese per una fatica che, di certo, ti lasciava stremato per tutto il giorno seguente....Ahi Ahi Ahi... non essendo la matematica finanziaria il mio forte, preferisco sospendere qui il ragionamento e magari chiedere aiuto ad un numismatico che si avventuri in questo nuovo mistero. Un’altra simpatica notazione riguarda le spese che ogni anno si attribuivano ad Ecco i portatori nel 1904 nell’articolo di Enrico Petrella alcuni figuranti dei Misteri, probabilmente gli unici su” Il Secolo XX” n.6 adulti a cui veniva corrisposto un piccolo rimborso: in genere erano, a buon motivo , i diavoli e alcuni figuranti di altri misteri. Verba volant scripta manent... E’ proprio il caso di dirlo: leggendo accuratamente libri di conti possiamo ricostruire, anche se a volte guidati dall’immaginazione, il clima di festa ma anche di tensione che si irradiava nei giorni precedenti, quando i “cappellani” erano assorti in un lavoro di controllo e restauro di costumi e del montaggio dei ferri degli ingegni. Una cosa certa è la passione di questi uomini che, seguendo una tradizione plurisecolare, si immergevano, ieri come oggi, in un rito dal sapore antico che identificava il popolo e lo rendeva unito. Lettera aperta al Maresciallo COSMO TEBERINO Caro Maresciallo, mi prendo innanzitutto la licenza di darti del tu. Proprio per sentirti e farmi sentire più vicino. Ricordarti è un dovere civile, ma soprattutto sentimentale. La tua figura solida e leggera, rispecchiava il senso dell’arte dei Misteri, di cui sei stato tutto, non solo il custode. Hai avuto modo, nei tuoi anni gioiosi, di sperimentare sulla tua bella e coriacea pelle la durezza del sistema. Ma alla fine hai vinto, grazie alla tua tenacia e alla caparbietà di vero campobassano. Mi sento di indicarti come missionario di un’artigianalità che va scomparendo e dalla quale la tua passione è sempre partita e sulla quale si è sempre fondata. Nel corso dei miei anni, in cui per amore e per mestiere mi sono occupato della Sagra dei Misteri, mi sono trovato di fronte un uomo semplice e concreto, animato da una passione profonda per quel che faceva. Da te, caro Maresciallo, ho tratto più di una semplice lezione di vita. Ti ho soprattutto ammirato come tenace progettista e realizzatore della custodia degli ingegni del Di Zinno. Ci sono certamente cose più significative che rendono gli uomini “grandi”, ma tu, nel tuo piccolo, hai fatto sì che in tanti potessimo trarre una 2 di Gennaro VENTRESCA esemplare lezione di artigianalità e di vita. Il tuo modo di vestire dimesso e pratico, la barba di due giorni sul viso, il baffo ingiallito dal fumo delle infinite sigarette, il tuo modo di parlare diretto e comunicativo, il tuo dialetto comprensivo e la simpatia infettiva mi hanno regalato un’amicizia disinteressata, sino all’ultimo istante. Sono certo che ogni volta che si riscaldano i “ferri” in via Trento vorresti correre, per dare una mano d’aiuto ai tuoi figli a cui così bene hai insegnato il “latino”. Ti piacerebbe chiudere per la seconda volta la tua vita nel giorno tanto atteso, per non essere solo, e morire in compagnia di tutti i presenti che, forse senza accorgersene, sono stati sempre tuoi ferventi ammiratori. Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Kerem Archivio Ass. Misteri e Tradizioni Archivio Ass. Misteri e Tradizioni Curvi ma fieri, grondanti sudore nonostante, a volte, il tempo non sia dei migliori. Per alcuni è una “devozione”, trasmessa di generazione in generazione. Senza di loro i misteri non potrebbero camminare e, a volte, “ballare” su nel cielo che si diverte ad osservare questi angeli danzare tra le nuvole. I portatori dei Misteri, hanno una storia come tutti gli altri “attori” di questo rito antichissimo. Nella sua Storia di Campobasso che quest’anno compie 55 anni, il Gasdia li chiama Vastasi, ricollegandoli agli antichi vastasos greci transitati nei portatori medievali: i cosiddetti bastasii. Eppure questi uomini , deputati al trasporto dei Misteri nel giorno del Corpus Domini, hanno una loro interna gerarchia che ci riporta alle origini di questi quadri viventi. Citati in tanti documenti, a partire dal 1700, Libro degli esiti di Santa Maria della croce 1808-1809 soprattutto nei libri di introiti ed esiti (i pochi che si riescono a trovare) delle Confraternite che nell’anno corrente erano deputate all’organizzazione dei Misteri, i portatori, mi piace più chiamarli così, venivano scelti dal “cappellano”, cioè dalla persona della confraternita che era stata deputata alla vestizione e alla manutenzione del mistero. Eh già, in questa linea tradizionale, trasmessa fedelmente fino ad oggi, resta il sistema organizzativo. Esiste un addetto alla vestizione: il “cappellano, appunto, che si prende carico (nei secoli passati anche con un piccolo “rimborso spese”) della cura del Misterio e un gruppo di persone da lui selezionati che porterà l’ingegno processionalmente. Andiamo a spulciare in queste carte antiche, fortunatamente sopravvissute e conservate presso l’archivio di Stato di Campobasso e della Curia arcivescovile e scopriremo delle simpatiche notizie. La “squadra “ aveva la stessa composizione tecnica dei giorni odierni: come dire, squadra vincente non si cambia! Il cappellano, i portatori, in numero variabile in relazione alla pesantezza del Mistero e due persone che avevano il compito di portare gli “scanni” per posare i misteri e, con il passare del tempo (agli inizi del 1800) si aggiunge la figura dello “spedaliere”, una sorta di factotum che cura ogni eventuale problema durante la processione dei Misteri. Ognuna di queste figure tecniche viene retribuita dalla confraternita. Il sistema è semplice: la confraternita I “vastasi” o portatori dei Misteri secondo il Gasdia www.misterietradizioni.com Il Maresciallo Cosmo Teberino Da solo ma mai solo... di Giovanni TEBERINO Archivio Ass. Misteri e Tradizioni Silenziosa Campobasso. I fiocchi copiosi della neve di marzo coprono il respiro delle nostre anime e ne quietano gli affanni. Il Museo è vuoto, freddo, gli Ingegni silenziosi e, in questo stupore dell’anima si scrive con più serena partecipazione... carica giusta, anche perchè dopo 41 anni come figurante sui Misteri imbrigliare nei seggiolini, si controlla la comodità e pronti con i avevo deciso che era arrivato il tempo di scendere e cedere il vestiti a coprire le imbracature e imbottiture, qualche piuma posto a mio nipote Giulio che continua la tradizione di famiglia. staccata dalle ali inizia a svolazzare e salire su in cielo. Fuori dal Dopo tanti anni insieme, si avverte la gioia del giorno di festa ma cancello è un “gran casino” di curiosi. I portatori sono entrati nel anche un lieve velo di tristezza, uno di noi ci guarda dal cielo. E’ il piazzale e le Forze dell’Ordine iniziano a far largo. Nella confusione momento della foto di rito, quest’anno fatta prima della si sentono i tre spari che avvisano alla città che anche quest’anno sistemazione dei Misteri nel piazzale e sullo sfondo un grande il rito si compie: la banda intona il solito motivo, il Mosè. Tutto è striscione con l’immagine di mio padre che sembra darci la carica pronto: il capo squadra del primo Mistero sistema i portatori, un e la tranquillità fondamentale per affrontare i tanti stress del giorno: suono di fischietto tutti si scansano. Battendo la bacchetta sulla uno sguardo all’agnello che salirà sull’Abramo, il caffè e cornetto base, al grido di “ scannétt allért uno.. due.. e tre...” il Mistero si per tutti gli associati non può mancare e si iniziano a portare nel alza e si posiziona sugli scanni per gli ultimi dettagli e piazzale i cinque Misteri e sistemare gli altri all’interno in ordine raccomandazioni. Con dieci minuti di anticipo parte il primo di sfilata, altri volontari sistemano sedie e altare per la celebrazione Mistero tra gli applausi e la gioia della gente, e a seguire tutti gli della messa officiata dal Vescovo. Tutti i membri dell’ Associazione altri. Seguo tutta la processione facendo avanti e indietro hanno un compito e ogni cosa viene fatta con precisione ma, controllando un po’ tutto, e eccoli tutti allineati davanti il Palazzo soprattutto, con passione. Si iniziano ad addobbare i Misteri con di Città e la benedizione del Vescovo dal balcone poi lentamente frasche, grano, fiori, a sistemare i vestiti su ogni Mistero: sembra uno alla volta rientrano nella casa dei Misteri. Tutto sembra sia quasi tutto pronto... andato per il meglio, l’andrenalina era altissima fin al rientro dell’ultimo Mistero al Museo e alla chiusura del grande portone. Il giardino del Museo innevato (marzo 2015) La mente mi riporta al Corpus Domini dello scorso anno. La sveglia è stata la solita: molto presto alle 5,00, quest’anno un pò diversa e anche mia madre è più emozionata degli altri anni. Il primo caffè, indosso la divisa dell’Associazione e scendo le scale, poi il solito rituale che non manca mai, il segno della croce all’uscita del portone e uno sguardo al cielo per vedere il tempo e non solo... Si parte e questa volta al mio fianco il sedile è vuoto: mi assale La neve scende calma e silenziosa… e l’alma qua contempla e z’arriposa… È stato un Corpus Domini diverso e molto particolare non solo per me, ma con la sicurezza che tu, dall’alto ci guardavi e, con noi, trepidavi ed ansimavi nel vedere toccare il cielo i tanti piccoli angeli.... La neve continua a posarsi lieve sulla città e dal Museo i Misteri sembrano incantati nel vedere il Castello Monforte in un ricamo di pietre imbiancate. don Antonio Pizzi un’emozione sconosciuta. La prima tappa alle 5,30 non è stata il Anche quest’anno la mattina del Corpus Domini, alle 5,30 uscirò solito giro della città che facevo insieme a mio padre, ma l’entrata ...Il tempo vola e sono le 7.30, è arrivata anche mia madre che non da casa da solo, ma nel cuore la tua presenza sarà sempre mio nipote e qualche amico, abbiamo voluto dare il “buon Corpus riesce a trattenere l’emozione. Il piazzale si è riempito di bambini, costante... Domini” a mio padre, scomparso da pochi mesi. Mentre cammino genitori, fotografi: l’emozione inizia a farsi sentire e così alle 8.00, lungo i viali, tra il cinguettio degli uccelli, tornano alla mente tanti gli amici dell’Associazione sono tutti allineati davanti ai Misteri e ricordi e aneddoti legati ai Misteri. Ecco, siamo giunti dinanzi alla fanno da ala al passaggio del Vescovo pronto per la Santa Messa. lapide: l’emozione si palesa in tutti i presenti, il silenzio maestoso Le letture sono affidate ai bambini protagonisti dei Misteri e il dell’alba si unisce ai nostri pensieri, si rimescola nei ricordi e momento più toccante è il ricordo per il “Custode dei Misteri”, dona attimi che nessuno dimenticherà. Ancora un saluto e, con le oltre alle parole di padre Giancarlo. Le truccatrici dei diavoli già lacrime agli occhi iniziamo, anche quest’anno, a vivere il rito sono pronte e con loro i tanti fotografi che vogliono immortalare antico... Sono le 6.00 ed ad attendermi davanti al Museo già trovo l’evento; un lungo applauso conclude la santa messa. Sono le tutti gli amici con la divisa ufficiale dell’Associazione. L’apertura 9.00 e inizia la fase più delicata: la vestizione. Per ogni Mistero ci del cancello del Museo quest’anno è toccata a me e, sono sempre due addetti che se ne prendono cura dall’inizio alla oltrepassandolo, ho sentito qualcuno che mi dava il coraggio e la fine: sono persone semplici, esperte e discrete. I bambini si fanno [email protected] Archivio Ass. Misteri e Tradizioni del cimitero cittadino: con mio fratello, mia sorella, mio cognato, L’interno del Museo “sala Cosmo Teberino” 3 Maria Maddalena, via che conduce a Gesù Prima i Misteri (1768) poi gli Stati Uniti d’America (1776) di Franco DI BIASE di Francesco STANZIONE questi, viene definita la “discepola perfetta”, in virtù del suo incondizionato seguire Gesù che in un linguaggio odierno potremmo definire “senza se e senza ma” … senza rinnegamenti (Pietro) e senza dubbi (Tommaso), avendo compreso la “Verità” meglio di tutti gli altri. Maria di Magdala e Maria di Nazareth sono inoltre, tra i personaggi dei Misteri, gli unici che sono stati vicini a Gesù durante la sua vita terrena; la prima “discepola perfetta”, la seconda “donna perfetta”. Gesù, dalla Croce, affida sua madre a S. Giovanni, che incarna tutta l’umanità, consacrandolo suo figlio, ma nel contempo rendendo la Madonna madre di quella stessa umanità, e accanto alla Madonna, in quei momenti, vi è Maria Maddalena, il modello al quale ispirarsi per poter essere degni seguaci di Cristo, ma anche colei a cui per primo Gesù si è manifestato dopo essere risorto, colei che può essere considerata la fondatrice del cristianesimo in quanto annunciatrice della resurrezione; due donne, insomma, attraverso le quali, per vie diverse ma convergenti, si arriva a Gesù. Poiché tutto ciò che avviene nel mondo non avviene mai a caso, sarà stata allora la Divina Provvidenza a far sì che nel giorno del Corpus Domini, tra i Misteri, vi sia la presenza sinergica di Maria Maddalena con la Madonna, a porgere ai campobassani il messaggio che si può arrivare a Gesù solo seguendo il loro esempio? Poliorama Pittoresco del 1850 Archivio Ass. Misteri e Tradizioni Nella sacra rappresentazione che il giorno del Corpus Domini si esprime per le vie di Campobasso attraverso la“La Sagra dei Misteri”, tra Santi e “diavoli”, con l’eccezione della Madonna (Assunta ed Immacolata), spicca una sola figura femminile: Maria Maddalena. Infatti tra tutti gli altri Santi (Isidoro, Crispino, Gennaro, Abramo, Antonio, Leonardo, Rocco, Michele e Nicola), l’unica donna è proprio Maria Maddalena. Vale la pena soffermarsi su questa figura perché non a caso potrebbe essere stata in origine inserita tra i Misteri. Tutte le sacre rappresentazioni di un tempo sono state infatti concepite allo scopo di far comprendere il messaggio evangelico o comunque religioso al popolo analfabeta, attraverso l’immagine visiva. Bisogna innanzi tutto puntualizzare che la Santa Maria Maddalena “campobassana” non è certamente né la anonima peccatrice che unse di aromi profumati i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi lunghi capelli, né la Maria di Betania sorella di Lazzaro e Marta; si tratta invece di Maria di Magdala che, secondo l’evangelista Luca, fu da Gesù liberata da sette “spiriti” e della quale, prima della crocifissione, si fa menzione nei Vangeli solo una volta per questo motivo. Maria Maddalena, dopo l’ascensione di Gesù, come altri discepoli, intraprese la sua opera di evangelizzazione sbarcando in Provenza e, secondo la leggenda, stabilendosi in una grotta dove visse in penitenza per una trentina di anni; da qui, presagendo la sua imminente morte, raggiunse San Massimino, Vescovo di Aiax, tra le cui braccia spirò dopo avere da lui ricevuto il sacramento della Eucarestia. A ciò ispirandosi, agli inizi della seconda metà del Settecento, Paolo Saverio Di Zinno ha concepito il Mistero di Santa Maria Maddalena nel momento in cui San Massimino ne vede l’anima ascendere al cielo dopo la morte. La presenza di Maria Maddalena nella sequenza di santi che, insieme alla Madonna, precedono il quadro finale che è Gesù, raffigurato come Sacro Cuore, quale significato potrebbe quindi assumere? Il cristianesimo, in primis quello orientale, ha sempre considerato Maria Maddalena uguale agli apostoli, pur essendo una donna; anzi, rispetto a “IL RICORDO” Un diavolo tra gli angeli 4 sigaretta in bocca seduto accanto a mio padre, con la sua ironia per anni aveva preso in giro tutti quanti. Ora, ne sono sicuro, sorride Giulio e anche se tantissimi non ricorderanno il suo volto, vederlo truccato da diavolo, ne sono sicuro, riporterà alla mente di tanti questo uomo Archivio Ass. Misteri e Tradizioni Archivio Ass. Misteri e Tradizioni Un volto familiare, anche se temuto: il diavolo di 1998 l’ultimo anno che Giulio salì sui misteri. San Michele, con quella faccia mostruosamente Negli ultimi anni i problemi di salute lo simpatica inveiva e ironizzava su tutti. Chi lo ha attanagliavano ma voleva essere lo stesso conosciuto ne ha vissuto anche le esperienze presente per vedere i Misteri prender vita. Dopo che si divertiva a raccontare, tra aneddoti e storie la morte di mio padre, il “maresciallo” come colorite. Dal 1977 Giulio Creopolo, classe 1954, piaceva chiamarlo, non lo ho più visto passare aveva ricoperto quel ruolo: il diavolo di San al Museo dei Misteri. Un giorno, casualmente, Michele. Amava prendere in giro lo incontrai per strada e mi disse, tutti, come era nel carattere del con una voce sofferente, che personaggio che con orgoglio non riusciva a varcare più quel impersonava, lui che nella vita ne cancello: erano troppi i ricordi aveva passate di tutti i colori. Lo che lo assalivano. E così, senza ricordo già da bambino, quando insistere, lo salutai. Chi avrebbe veniva a trovare mio padre e mai detto che quella era l’ultima insieme, tra una sigaretta e i volta che lo avrei visto. Nei primi ricordi della sfilata dell’anno giorni di dicembre, freddi come prima, ridevano felici alla vita. non mai, la notizia: Giulio Era sempre presente e nella Creopolo, il Diavolo di San grande sfilata dei Misteri dal Michele, se n’è andato per Santo Padre nel 1999, si diede un sempre. Era un personaggio, bel da fare per essere di valido Giulio, nel suo stile di vita, nel Giulio Creopolo supporto nell’organizzazione. Il suo sorriso allegro, con quella di Giovanni TEBERINO Giulio Creopolo nel ruolo del Diavolo che per più di venti anni ha animato il Mistero di San Michele con quella ironia che, sicuramente, era anche parte della sua vita. Ciao Giulio e, con tutti noi, continua a vivere nella sfilata dei Misteri. Come ogni anno Giovanni Teberino mi ha chiesto di scrivere qualcosa per il Corpus Domini (Cuorps’ Domene) ovviamente già la sola richiesta gratifica il mio essere campobassano. Purtroppo non è la sola cosa che può permettere al Corpus Domini Campobassano di crescere ancora di più. Per crescita certamente non mi riferisco a quella religiosa, ci mancherebbe, a me piacerebbe che la città di Campobasso fosse identificata, ancora di più, dalla Sagra Dei Misteri. Campobasso la città del diavolo. Il diavolo dei misteri. Qualche anno fa s’iniziò con maschere in terracotta, ma tutto finì nell’oblio, tutto dimenticato. Anche a livello di amministrazione comunale, mai si è avuto, non dico un assessore, ma un consigliere delegato alla Sagra dei Misteri, ma anche alla processione del Venerdì Santo, due eventi che coinvolgono l’intera città ma ancora sottoutilizzati. Pensiamoci a fondo, ragioniamoci, creiamo un marchio, sissignori proprio un marchio: il marchio dei Misteri. Pensiamo a qualcosa di vivo, qualcosa che ci faccia vivere, parlare, partecipare i Misteri per tutto l’anno. Ogni attività campobassana potrebbe/dovrebbe avere le foto dei Misteri. Magari anche foto d’epoca, poiché li allestiamo dal 1768, problemi non ne dovremmo avere per recuperare materiale. Mai, per esempio, si è pensato di organizzare una gara di cucina per la sagra dei misteri, una gara tra piazzaioli, per la Sagra dei Misteri. Abbiamo una Sagra patrimonio dell’umanità, ma non abbiamo “le spaghett a la Sant Rocc”, “le penn du diaul” “l criuole e San Crispin”. In epoca egemonizzata da Master Chef dovrebbe essere molto facile, tranne se il mio carissimo amico partecipa al concorso con i suoi eccezionali (?) petti di pollo in padella….lasciamo perdere….. Stesso discorso potrebbe essere legato alle pizze la “pizza Abramo” suonerebbe bene, per esempio. Un popolo si riconosce da quello che mangia, ma soprattutto da quello che ha fatto per arrivare a mangiare. Abbiamo una storia di tradizione, solo limitatamente alla Sagra dei Misteri, che parte da lontano dal 1768. La dichiarazione d’indipendenza deli Stati Uniti d’America è datata 1776. “... ed ho detto tutto” Peppino De Filippo in Totò, Peppino e la malafemmina. In pratica. “ per andare dove dobbiamo andare, per dove dobbiamo andare?”. Sappiamo da dove veniamo, facciamone tesoro e costruiamoci un futuro utilizzando la nostra storia. Ne abbiamo, di storia, ma abbiamo bisogno anche di costruirci un futuro. www.misterietradizioni.com Le vie percorse dai Misteri 7 giugno 2015 Corpus Domini ore 08.00 ore 09.00 ore 10.00 ore 13.30 ore 14.00 Santa messa nel piazzale del Museo; inizio vestizione Misteri; Processione dei Misteri per le vie della Città; Benedizione dei Misteri dal Palazzo di Città; rientro dei Misteri al Museo. LUNGHEZZA PERCORSO mt 3450 M) 1) 2) 3) 4) 5) 6) 7) 8) 9) MUSEO USCITA via Trento via Milano via Monforte via Torino via Marconi via S. Antonio Abate via largo S. Leonardo via Cannavina via Ferrari 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) 18) 19) via p.za Cesare Battisti via Mazzini via Umberto I p.za Cuoco via Cavour c.so Bucci p.za Pepe c.so Vittorio Emanuele II p.za Vittorio Emanuele II c.so Vittorio Emanuele II 20) via Scatolone 21) viale Regina Elena B ) p.za Vittorio Emanuele II - Municipio BENEDIZIONE 22) via de Attellis 23) via Roma 24) via Trieste 2) via Milano 1) via Trento M ) MUSEO RIENTRO “Quattro chiacchiere” con Giovanni Teberino ad un anno dalla sua “discesa” dai Misteri La manifestazione del 2014 è stata la prima, dopo 41 anni, senza lo storico interprete del Sant’Isidoro di Paolo GIORDANO 6 dialoghi tra i 7 – 8 radioamatori della F.I.R. (Federazione Italiana Ricetrasmettitori) che seguono il corteo. Il loro apporto è fondamentale per essere tempestivamente informati su ciò che accade sui singoli Misteri, su eventuali intoppi, sulle soste e sulle ripartenze… insomma sono essenziali alla buona riuscita dell’evento. E così lei ha potuto essere “ovunque”. E’ stato come un padre... discreto ma sempre presente. E’ una definizione impegnativa... ma non mi dispiace, spero solo di essere all’altezza. Ma certo che lo è… lo è stato e lo sarà! Anche se si dice che si sia rivelato alquanto autoritario, prendendo in mano svariate situazioni, alcune delle quali proprio durante l’uscita dei Misteri dal Museo. E’ vero! Quest’anno siamo partiti con circa 10 minuti d’anticipo. Si, a ben pensarci, sono stato autoritario ed autorevole, ma quando necessita… non sono forse queste le peculiarità di un buon genitore? I tempi vanno rispettati, è una specie di catena di montaggio. Si prepara un Mistero e, mentre questo parte... sugli altri, di seguito, si continua l’allestimento, perché escano a loro volta. Se si cincischia si perde il ritmo. E nel passato? Si perdeva il ritmo! Chi se ne occupava? C’era autogestione, per cui mancando un coordinatore, era inevitabile, malgrado la buona volontà di ognuno, qualche disguido. Ma ci rendiamo realmente conto di cosa significhi organizzare un Mistero? Personaggi da posizionare, accessori, vestiti. E poi, malgrado la preparazione psico fisica preliminare, subentrano emozione e paure, specialmente per i neofiti. E nel 2014? Nel 2014 è stata una processione veloce, proprio perché non si è perso tempo con ingiustificati ritardi. Ma per “veloce” non intendo una corsa, bensì un andamento ordinato ed armonioso. Inoltre il pubblico vede solo gli Ingegni con i portatori, ma attorno ad essi vi è un apparato che, oltre ai radioamatori ed alle forze dell’ordine, include 5 bande musicali, sanitari e tecnici, quali un fabbro ed un falegname, con 5 scale sempre pronte (3 in legno e 2 in alluminio)… insomma delle importanti professionalità che devono essere “nascoste”, ma presenti ed operative, senza interferire con l’evento in sé. L’ultimo pensiero (anche se ingenera tristezza) deve essere rivolto al grande assente Cosmo Teberino. Proviamo ad immaginare quale sarebbe stata la sua soddisfazione nel riscontrare in lei un così appassionato erede. Per averlo “vicino” sul gilet avevo appuntato la mostrina dei Vigili Urbani, quella che portava sulla sua divisa… e… E poi? Nella tasca di quel gilet avevo infilato il libretto della Messa celebrata in suo ricordo. La cosa mi era sfuggita di mente e non ricordavo più di averlo lì. Una fotografia, scattatami durante le fasi preparatorie della “partenza”, mi ha rivelato che l’immagine di papà era ben visibile ed io, inconsapevolmente, l’ho avuta con me per tutto il tempo. Insomma è stato mio inseparabile compagno durante tutta quell’importante giornata! Durante la Messa celebrata da Mons. Bregantini Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Giulio Sagradini Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Michele Montano Sono due i cognomi indissolubilmente legati ai Misteri del Corpus Domini campobassano! Il primo è, ovviamente, Di Zinno, quello del loro geniale creatore, l’altro è Teberino, cioè della famiglia che, da buona parte del secolo scorso, si occupa della manutenzione degli Ingegni nel Museo dei Misteri di via Trento. Tutto ebbe inizio nel 1913, con la partecipazione come figurante di Antonietta Benducci, la mamma di Cosmo Teberino, a ragion veduta ricordato -quest’ultimo- come indiscussa Memoria Storica della processione. Egli, infatti, dedicò la sua intera vita ai Misteri, prima come interprete (dal 1933 al 1949) ) e poi come attento e solerte custode delle “macchine” ideate da Paolo Saverio Di Zinno, fino al 28/10/2013 quando “In paradisum deducant te angeli” (titolo del fumetto edito nel 2014). I suoi tre figli (Liberato, Antonietta e Giovanni), nonché i nipoti Maria Sole (Teberino) e Giulio (Grosso), oltre ad essere capisaldi dell’Associazione Durante la Processione del 2014 Misteri e Tradizioni, curano amorevolmente, sotto ogni loro aspetto, le 13 opere del Di Zinno, perché arrivino pronte ed efficienti all’appuntamento del Corpus Domini. Tutti hanno indossato i panni di almeno un personaggio dal 1968 al 2014. Nel 2014 solo la terza generazione era “in scena” e, forse, nel 2015 nessun Teberino sfilerà: ci sarà di sicuro Giulio, il cui cognome, però, è Grosso! Con la sfilata del 2013, dopo 41 anni, ha concluso il suo ciclo Giovanni, il terzogenito di Cosmo, consegnando (in senso letterale) il “bastone di Sant’Isidoro”, che fu anche di suo padre, al nipote Giulio. Ad un anno dalla sua “prima assenza” chiediamo a Giovanni come ha vissuto la Processione 2014. Indubbiamente è stata una novità seguire i Misteri dal “basso”, tra la folla, i portatori e lo staff di tecnici che affianca il corteo. Ma la scelta era stata opportunamente meditata. Del resto, anche negli anni precedenti, pur essendo tra Santi ed Angeli, mi informavo costantemente su come si stesse svolgendo la manifestazione. Insomma il naturale passaggio ad un nuovo ruolo. Diciamo di sì! Nei panni di Sant’Isidoro non mi era possibile coordinare le operazioni ed in me cresceva tale esigenza. Anche per questo ho pensato fosse meglio “scendere”, lasciando spazio ad altri. Per un triste scherzo del Destino la decisione è coincisa con la scomparsa di papà Cosmo. Le due cose non erano in origine collegate tra loro. Chi avrebbe mai potuto prevedere la dipartita di papà? In effetti, a posteriori, il mio nuovo ruolo è divenuto una sorta di passaggio di consegne. Credeva iniziasse un periodo di meritato riposo? Non proprio di riposo... ma meno totalizzante! Addirittura comperai una macchina fotografica. Probabilmente nell’inconscio credevo che avrei potuto “fare il turista”: ho scattato solo 3 foto! Un altro è stato lo strumento veramente utile: una radio con cui seguire (senza intromettermi però) i www.misterietradizioni.com I MISTERI NEGLI ANNI ‘50 di Andrea DAMIANO Il racconto dei protagonisti ricordo che mia nonna, nonostante l’età, seguì il Mistero durante tutta la Processione portando bibite e acqua da darmi se ne avessi avuto bisogno. È stata la prima e unica volta sui Misteri ma ricordo ancora il senso di libertà che ho provato durante la Processione. Mi sarebbe piaciuto che anche mio figlio potesse salire sui Misteri ma le preoccupazioni di mio marito non mi hanno permesso di realizzare questo piccolo desiderio.” (Marianna Sanginario) “Per due anni consecutivi sono stato sul Mistero di San Nicola, la prima volta, a quattro anni, comodamente seduto sulla panchina presente sulla base e in seguito promosso sul ferro nel ruolo dell’angelo. Mio padre teneva molto alla tradizionale Processione dei Misteri e credo che si sia dovuto impegnare molto per farmi partecipare perché c’era molta richiesta. Credo che la scelta del Mistero non sia stata del tutto casuale visto che mio padre si chiamava Nicola e che anche lui da bambino aveva interpretato l’angelo sullo stesso Mistero. Ero molto piccolo e i ricordi di quelle giornate sono sostenuti e confermati da alcune fotografie che tengo gelosamente incorniciate. Ciò che non potrò mai dimenticare è la costante presenza di mio padre vicino al Mistero pronto ad intervenire in caso di necessità e il piacevole dondolìo che mi accompagnava per tutto il tempo della Processione. Non sono riuscito a far vivere la stessa esperienza di figuranti ai miei figli ma sicuramente ho trasmesso loro la mia passione per i Misteri e sono contento di aver contribuito a realizzare il sogno di mia nipote Giorgia che è salita per due anni sul Mistero” (Andrea Guidone) “Fino a quando l’età e la corporatura me lo hanno consentito ho partecipato alla Processione dei Misteri. Per diversi anni ho sempre interpretato il ruolo di un angelo ma su Misteri diversi: la Faglia (Mistero di Sant’Isidoro – n.d.r.), San Crispino e Abramo. Mia nonna, nei giorni precedenti la Processione, preparava dei cuscini da sistemare sui ferri dei Misteri per evitare che mi facessi male ma, invece di imbottirli con la lana, li riempiva con la segatura. Questa, infatti, era il materiale che più di ogni altro si distribuiva uniformemente nel cuscino e garantiva una migliore protezione dal ferro. Ricordo che mia nonna cuciva i cuscini in casa e poi andava a provarli sui ferri per accertarsi che fossero della misura giusta e non troppo gonfi. La sera prima della Processione mi accompagnavano da una parrucchiera che provvedeva ad acconciarmi i capelli a boccoli. Sfortunatamente, per ottenere un buon risultato per il giorno seguente, ero costretta a portare i bigodini per tutta la notte e questo, insieme all’eccitazione, mi impediva di dormire serenamente. Chiunque interpretava un angelo doveva realizzare un cuore di cartone che veniva personalizzato cucendoci sopra dei gioielli d’oro, in particolare collane. Nonostante ci fosse il rischio di perdere qualcosa di prezioso si faceva a gara per realizzare il cuore più ricco d’oro anzi, chi non ne possedeva molto, lo chiedeva in prestito ad amici e parenti. Stare sui Misteri suscitava in me emozioni contrastanti per cui l’iniziale paura di trovarmi a diversi Programma del 1954 metri da terra, che sopportavo per obbedienza ai miei genitori, si trasformava in una grande soddisfazione quando, durante la sfilata, vedevo gli spettatori applaudire al passaggio del Mistero. In un certo senso mi sentivo importante.” (Lina Petrella) Archivio Ass. Misteri e Tradizioni Archivio Ass. Misteri e Tradizioni Partecipare alla processione di Misteri come figurante è un ricordo che resta indelebile nella memoria anche a distanza di decenni. Chiacchierando con chi sessanta anni fa ha avuto l’opportunità di “salire sugli Ingegni” è stato possibile raccogliere differenti testimonianze accomunate tutte dalla stessa gioia che traspariva ancora evidente negli occhi e nelle parole nonostante il tempo passato. “Ho avuto la possibilità di andare sui Misteri perché il cugino di mio padre si occupava della vestizione di tre Ingegni. Si può dire che per la mia famiglia era una consuetudine partecipare alla Processione dei Misteri e oltretutto, a differenza degli altri figuranti, non dovevamo pagare il vestitore per occupare uno dei posti disponibili. Avevo 11 anni quando ho interpretato Maria Maddalena e per l’occasione avevo sciolto i miei lunghi capelli castani. La mattina della Processione mi h a n n o accompagnata ben Mistero di S. Nicola presto nel cortile della Casa della Scuola perché i preparativi erano molto laboriosi. Bisognava infatti fasciare ben stretti i bambini ai ferri per evitare che con le oscillazioni potessero farsi male e il cugino di mio padre si assicurava scrupolosamente che tutto fosse fatto a regola d’arte. Quel giorno faceva tanto caldo e La “Signorina” dei Misteri da sinistra: Ferdinando Di Nonno, Renato Castaldi, Cosmo Teberino, Antonietta De Santis manutenzione dei costumi indossati dai figuranti dei Misteri fino a quando, circa quindici anni fa, ha passato il testimone ed il suo carico di esperienza all’omonima Antonietta Teberino. “Da ragazza avrei preferito continuare gli studi ma, non potendomelo permettere, decisi di imparare il mestiere di sarta. Un giorno gli organizzatori della Processione dei Misteri mi chiesero se volevo dare una mano con i costumi ed io accettai volentieri. All’epoca i Misteri erano conservati in alcuni locali della Scuola Elementare di via Roma e qualche mese prima del Corpus Domini venivano montati e sistemati nella palestra. Io mi occupavo di rammendare e lavare i costumi e, vista la scarsità di mezzi e spazi, ero costretta il più delle volte a stirarli sui banchi degli alunni. Fortunatamente ad [email protected] alleviare la fatica provvedeva la custode della scuola che molto gentilmente veniva a trovarmi portandomi un caffè. Per poter conservare meglio i costumi chiesi a un mio zio falegname di realizzare delle casse di legno che vengono ancora oggi utilizzate. La mattina del Corpus Domini c’era molta confusione durante la vestizione e io cercavo di rendermi utile consegnando spille da balia a chi ne avesse bisogno. A volte capitava che qualcuno non sopportando la mia presenza o le mie osservazioni, si rivolgesse a me con un inequivocabile “De Santis, ma non ti sai fare gli affari tuoi?”. Ricordo con piacere che quando terminava la Processione ricevevo in omaggio il cestino di fiori che era stato messo sul Mistero di Sant’Isidoro. Nel 1959, quando fu realizzato il Mistero del Sacro Cuore, mi occupai di cucire tutti i costumi con delle stoffe appositamente acquistate a Roma. Non è stato facile svolgere questa attività, anzi a volte è stata una vera sofferenza, ma l’ho fatto sempre volentieri perché i Misteri sono belli!” Archivio Ass. Misteri e Tradizioni Foto: Giovanni Teberino Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Nicola Felice Antonietta De Santis, classe 1928, meglio conosciuta semplicemente come “la Signorina”, si è occupata per circa cinquant’anni della 7 da sinistra: Antonietta Teberino, Andrea Damiano, Libera Morena, Antonietta De Santis CUORPESDÒMMENE La Processione dei Misteri nella poesia di Giuseppe Altobello di Paolo GIORDANO “Le meglie gente” stendono coperte dalle finestre e si apprestano a rinnovare la tradizione di regalare biscotti a serti (mescuotte a scerte) interagendo con i figuranti. L’Altobello, che chiaramente rievoca i ricordi della fanciullezza, rammenta quando con gli amici rimanevano con le “vocche aperte” nell’ammirare la folla entusiasta e partecipe, nonché la bellezza di quei momenti. Gli spettatori si posizionavano dappertutto (ngopp’a le titte p’ogne casarella) non potendo esimersi dall’accorrere, attratti dal richiamo più caratteristico e secolare della Manifestazione, ovvero quello di “chille cu le cornacelle” che invitavano la “tunzella” a seguirli... perché venisse al tronetto d’oro! Nella terza ed ultima poesia non più ricordi d’infanzia, ma constatazioni del suo presente (siamo nei primi decenni del 1900). Non più religiosa partecipazione, ma una mal disposizione tra l’orgiastico e l’irriverente: si sale sui Misteri satolli come maiali. Poi, il sole cocente fa il resto: si suda, si dorme e ci si lamenta. Scene sconcertanti per noi contemporanei e ben lontane dal serio impegno dei tempi attuali! E’ la denuncia di una deriva di costumi, che l’Altobello -sicuramente- coglie a tutti i livelli. E ne aumenta l’efficacia il pensiero di figure angeliche, come Santi e Madonne, precipitate in un abisso di degrado con “lu stommeche “ gonfio “cumme mbolla”. Immancabile il conclusivo rimpianto dei tempi passati: “a tiempe miè l’Abrame e lu Sebete” pur stando a terra (tale è la loro posizione sul carro) partecipavano digiuni. “Ma nce sta cchiu chella dducazijone” tanto che si va sazi anche alla comunione ed è inevitabile che alla fine, irreversibile epilogo, si abbia da “arrabuscià”. Non è da escludere che Giuseppe Altobello, oltre alle reali cattive abitudini dei figuranti dei Misteri, abbia voluto stigmatizzare un malcostume più ampio e di ben altra natura. E se oggi, per quanto riguarda la sfilata del Corpus Domini, tutto avviene nel totale rispetto del buon senso e dell’evento in sé, in altri ambiti c’è sempre, purtroppo, qualcuno che “ze satolla cumm’a maiale nfine a che ne vuonne”... in troppi si satollano come maiali fino a che ne voglion! Il villino Altobello in stile liberty - Ph. Chiodini Archivio Chiodini Archivio Ass. Misteri e Tradizioni Giuseppe Altobello (1869-1931) è principalmente conosciuto quale uomo di scienza: medico, naturalista e zoologo. La Clinica Altobello, sorgeva nell’attuale piazza della Vittoria in Campobasso, laddove oggi si elèva il “transatlantico” Di Penta (progetto dell’architetto Davide Pacanowski). All’interno della casa di cura era conservata una collezione faunistica, allestita con gusto scenografico, attualmente divisa tra Ozzano Emilia e Bologna. L’antico edificio, unitamente al “Sannita” di Enzo Puchetti, costituiva uno scorcio affascinate della Campobasso anni ’30, romanticamente testimoniato dalle foto d’epoca. Giuseppe Altobello fu, comunque, anche poeta e, nello specifico, poeta dialettale. Nelle sue opere fissò le voci del dialetto campobassano, una lingua con tante “vivide luci della parola latina”, tentando di salvarlo dall’abbandono. I suoi scritti forniscono valido materiale d’indagine agli studiosi, sia di glottologia che di tradizioni popolari, evocando feste ed ambienti/scenari di vita quotidiana. In qualità di ufficiale medico partecipò alla Grande Guerra (1915-1918). La sua partecipazione al conflitto ispirò “Da lu fronte, lettere de nu campuasciane”. Cola, figlio di Minghe Cunzulette (pseudonimo adoperato dall’Altobello stesso) racconta la sua esperienza bellica attraverso una narrazione dal basso, cioè quella di un inconsapevole e semplice ragazzo meridionale: una prospettiva diametralmente opposta a quella dell’ermetico Ungaretti, intellettuale ed interventista. Tornando al poeta dialettale, che volle cantare la sua Campobasso e le tradizioni ad essa legate, in occasione Giuseppe Altobello al fronte della Solennità del Corpus Domini non ci si può esimere dal soffermarsi nel gustare la trilogia “Cuorpesdòmmene”. Sono tre i componimenti che illustrano questa “festa nostra” senza uguali al mondo, poiché non v’è altrove alcuno che ne sia degno. Con estrema efficacia l’autore, denotando la piena padronanza del linguaggio, trasmette al lettore la tangibile sensazione del movimento de “le ngegne” che “nzuòcchele nzuòcchele”… molleggiàn molleggiando percorrono strade inerpicandosi per scale. “Luuate a spalle” dai portatori sfilano Angeli e Santi, il cui regno è nel Cielo. Nell’elencare i 12 Misteri (ignorando il SS Cuore di Gesù realizzato nel 1959) egli fa sì che le scene della processione si materializzino davanti agli occhi. Tutt’intorno, come descritto nella seconda lirica, fermento ed agitazione per l’importante giornata. Nzuòcchele nzuòcchele ecchele le ngegne, la festa nostra che nze trova ‘guale e nze ne trova n’auta, naturale, pecchè ngopp’a stu munne nen zo degne. I II Da la matina tu verive sperte le meglie gente chjene d’accurtezza a spanne a le funestre le coperte, a caccià fore tutta la recchezza, III Mo nz’arriva a fa juorne che la folla de Angele de Sante e de Maronne già prima d’esse appesa ze satolla cumm’a maiale nfine a che ne vuonne: Luuate a spalle, appena date segne, geranne vije e po nghiananne scale passene nnanze tutte tale e quale Angele e Sante ch’ànne nciele regne: a fa provviste de mescuotte a scerte per farle arrijalà cumm’era avvezza e nu remanavame a vocche aperte pe rreguardà la folla e la bellezza. cu stu sole che coce e che l’ammolla arriva nu mumente ca nne puonne, lu stommeche ze sbotta cumme mbolla e quacche sante chiagne o piglia suonne. l’Assunta, S. Gennare, Sant’Antuone, San Necola, San Rocche pellegrine, Abrame, San Lunarde che sta ntrone, Ngopp’a le titte p’ogne casarella vedive dappertutto gente fore a sentì chille cu le curnacelle A tiempe miè l’Abrame e lu Sebete che stanne sempe nterra, vu sapete, scennevene addijune ‘a ngopp’a llà. passa cuscì la Faglia e San Crispine, la Matalena, la Cuncezzione, Sante Mechele Arcangele divine. che doppe na fischiata fatta a core “Oi tunzella”, attaccavene “ tunzella, viene, vietènne a la seggetta d’ore!” Ma nce sta cchiù chelle dducazijone, ze va magnate a la cummunijone e ze capisce ch’hanna arrabuscià. I – Molleggiando molleggiando ecco gli ingegni, - la festa nostra che non ha l’eguale – e non ce n’e un’altra, è naturale, - perché su questo mondo non son degni. – Levati a spalla, appena c’è il segnale, - girando strade e poi salendo scale – passano innanzi tutti somiglianti – Angeli e Santi che hanno in cielo il regno: - L’Assunta, S. Gennaro, Sant’Antonio, - San Nicola, San Rocco pellegrino, - Abramo, San Leonardo che sta in trono, - passa così la Faglia e San Crispino, - la Maddalena, la Concezione, - San Michele Arcangelo divino. II – Dalla mattina tu vedevi in giro – la miglior gente piena di accortezza – a stendere coperte alle finestre, - a metter fuori tutta la ricchezza, - a far provviste di biscotti a serti – per farli regalar com’era avvezza – e noi rimanevamo a bocca aperta – per rimirar la folla e la bellezza. – Su per i tetti per ogni casetta – vedevi dappertutto gente fuori – a sentir quelli con le corna in fronte – che dopo una fischiata fatta in coro – “O donzella”, attaccavano “ donzella, - vieni, vienitene al tronetto d’oro!” III – Or non arriva giorno che la folla – di Angeli di Santi e di Madonne – prima d’esser appesa si satolla – come maiali fino a che ne voglion: - con questo sole che scotta e che li ammolla – arriva che non ne possono più, lo stomaco si gonfia come bolla – e qualche santo piange o piglia sonno. – Ai miei tempi l’Abramo ed il Sebeto – che stanno sempre a terra , lo sapete, - scendevano digiuni da lì sopra. – Ma non c’e più quella educazione- si va sazi alla comunione – e si capisce che han da vomitare. 10 www.misterietradizioni.com MISTERI: GLI ASPETTI POSITIVI E I NEGATIVI Attenzione: l’articolo potrebbe richiedere una seconda rilettura! di Stefano DI MARIA Disegno: Stefano Di Maria “Nell’ottimismo c’è magia. Nel pessimismo non c’è nulla.” Non me lo ricordo chi lo diceva, ma non è fondamentale; quello che conta è il fascino che si porta dentro questo aforisma. Io mi sento spesso ottimista e sono portato a pensare e a guardare tutto in positivo: le persone, le giornate, la città, i dettagli e tutto il resto. Una volta, però, mi sono avventurato in un esercizio provando a vedere il negativo di una cosa stupenda: il negativo dei Misteri. Perché l’ho fatto? Perché uno è abituato a vederne sempre l’aspetto positivo: i colori, gli abiti bianchi, i visi delicati dei bambini ed il cielo azzurro. Ma è solo osservando un certo tipo di fotografie che ci si rende conto che non è tutto come la realtà ci mostra. Era una tarda serata di settembre, quando ancora le giornate tirano per i raggi il sole e lo costringono a rimanere in giro per l’aria fino all’ora di cena. Son salito nella mia soffitta buia, ho tolto il cartone che eclissa la luce dell’abbaino ed ho sovrapposto le mie fotografie al cielo nembo. Incredulo, ho richiuso tutto e mi sono seduto davanti al quattordicesimo mistero: un piano di legno, un ramo di ferro alto e sottile ed una lampada che certe volte si surriscalda e mi ci scotto se la tocco. Così ho preso la mia foto e l’ho montata in cima a questo mistero e, nel buio, un’immagine è scesa sul piano di legno. Ho messo della carta sensibile alla luce ed ho iniziato a contare il tempo necessario per imprimere l’immagine. Subito dopo, per vedere qualcosa, ho accompagnato la carta nel fluido magico della fotografia: il rivelatore. Lì dentro si compone l’immagine come farebbe un artista con i suoi acquerelli. Qui, però, senza pennelli: un puntino d’argento affianco all’altro, ognuno con la sua storia. La fantasia e la poesia sono la mia rovina perché mi alimentano di sentimento e distrazione…e così, al primo tentativo, ho perso il conto del tempo ed ho tirato fuori una foto tutta nera. E via a ripetere tutto. Stavolta giocavo con le mani sotto la luce per non far scurire troppo le ombre e per far venir fuori le ali senza fare annerire il viso dei portatori. Manco questa foto era uscita: “…mai più questa carta di produzione russa!”. Il vinile di Ella Fitzgerald e di Jobim del 1981 raggiungeva la fine dei suoi giri ed io continuavo a contare: “Zero-uno, zero-due, zero-tre…”. Pian piano la bacinella delle foto buone cominciava a riempirsi ma per arrivare a tredici, una foto per mistero, ci voleva ancora un po’ di lavoro. Oltre il tetto sentivo il traffico che cominciava a ripartire ed io stavo stampando, appunto, l’ultimo mistero, quello del Sacro Cuore di Gesù. Mi sono riavvicinato all’abbaino ed ho trovato un cielo più chiaro di quello che avevo lasciato prima di iniziare a giocare con le foto. Era mattina ed il tempo era volato! Neanche a pensarlo che subito iniziava a strillare la sveglia che non avevo disattivato la sera. Eccomi vicino alla sveglia con gli occhi un po’ assonnati ma…ERA STATO TUTTO UN SOGNO: il negativo dei negativi è che se la macchina fotografica ha lo sportello difettoso basta un colpo, si apre e si brucia il rullino. A me, giugno scorso, è successo così e nella realtà ho perso tutte le fotografie. Ma siccome vi ho raccontato che sono un tipo ottimista, proverò a rifare gli scatti alla prossima sfilata! Fine. Anzi, niente fine: se la descrizione non è stata chiara ai non esperti di fotografia analogica cercherò di spiegarmi meglio qui: il “quattordicesimo mistero” è un ingranditore per la stampa delle fotografie partendo dal rullino e tutta la storia, frutto di fantasia, è ambientata nella camera oscura dove sviluppo i negativi e stampo le mie foto come faceva una volta mio padre. Campobasso vista dai Misteri Quando qualcuno dice di voler visitare la mia città di solito rispondo subito suggerendogli di venire a Campobasso nel giorno del Corpus Domini. È l’unico giorno dell’anno, infatti, in cui è possibile veder sfilare per le strade e i vicoli della città i meravigliosi ingegni di Di Zinno. Ma non è soltanto per questo che consiglio di trascorrere una giornata nel capoluogo del Molise in occasione Corpus Domini. La verità è che penso che in questo giorno Campobasso sia più bella! Ha una luce e un’atmosfera diversa. Me ne accorgo già al mattino, poco dopo l’alba, quando esco di casa per andare al Museo dei Misteri: a quell’ora, quando l’aria è ancora freschissima e ti riempie il petto, per strada non c’è quasi nessuno, tutti stanno ancora dormendo. Anche tra le bancarelle regna il silenzio. In giro si vedono solo gli addetti alla pulizia delle strade e, se si scorge qualcuno muoversi in fretta, gli si riconosce addosso il gilet dell’Associazione Misteri e Tradizioni. Poi i saluti, i preparativi, le ultime sistemazioni ai Misteri, la santa messa, la frenesia dei bambini, le ultime raccomandazioni, i baci delle mamme. Corre tutto veloce, quasi non ce ne si accorge, ed anche questa volta sono pronto, almeno per qualche ora, ad essere un Santo. Un saluto al Caporale e alla squadra di portatori e… “scannétt allért”! Il Mistero viene alzato da terra e un brivido mi attraversa la schiena. La processione dei Misteri comincia! E allora torno a guardare la città: ormai l’aria è tiepida, il sole illumina le case e le strade iniziano a riempirsi. Si arriva a Porta Sant’Antonio abate e Campobasso si mostra in tutto il suo splendore: i vicoli stretti gremiti di gente, le urla, gli applausi, i sorrisi. Manciate di dolciumi e collanine di caramelle piovono dalle finestre e dai balconi carichi di persone. Qui si percepisce tutta la partecipazione e l’affetto e dei campobassani per i Misteri. E dopo i vicoletti arrivare a Largo San Leonardo è stupefacente. Entrare in questa piazza dà l’effetto di un’esplosione. Un’esplosione di luci, di colori, di suoni, di emozioni. Poi ancora strade e piazze. Si avverte l’aria di festa, tutto è più allegro. Le persone che circondano i Misteri sono ormai migliaia. Campobasso sembra addirittura più grande. “Salire” sui Misteri è per me un onore e un privilegio: è un onore portare avanti un’antica tradizione campobassana che dura da più di due secoli ed è un privilegio perché solo in pochi hanno potuto ammirare Campobasso dai Misteri. E vi assicuro che guardandola dal Mistero la città appare ancora più bella! Vorrei che tutti potessero vedere Campobasso dai Misteri... di Antonio Vinciguerra … ma, lassù, i “posti a sedere” sono meno di un centinaio e per di più, la maggior parte, sono riservati ai bambini che sono piccoli, leggeri e belli! E per tutti quelli che sono grandi, pesanti e… meno belli? C’è qualche speranza? C’è una buonissima notizia: alla sfilata dei misteri del 2014 l’associazione In Vista ha fatto suo il desiderio [email protected] di tanti ed ha montato delle piccolissime telecamerine, GoPro, su alcuni Misteri realizzando delle meravigliose inquadrature video che mai si sono viste. Questi giovani campobassani appassionati di fotografia sono riusciti nell’impresa di riportare in un video le emozioni che vivono gli angioletti quando si preparano nelle prime ore del Corpus Domini, quando passano per la città dondolando, ascoltando la musica briosa del Mosè di Rossini, scaldandosi con il sole e gli applausi del pubblico e colorandosi di vestiti vivaci, fiori, trucchi e cielo. E, ancora, le telecamerine sono state lì a riprendere la simpatia straripante dei portatori, il loro passo armonico, i volti sorridenti dei Campobassani e dei forestieri, le vetrine, le finestre e tutto ciò che il corteo travolge fino al rientro al Museo. Proprio al termine del percorso, le GoPro sono ancora lì a riprendere i bambini che scendono dalle nervature artistiche dei Misteri per riabbracciare i genitori e, con loro, per andare a prendersi il pacco regalo appositamente confezionato dalla grande famiglia del Museo Misteri e Tradizioni. Tutto questo in un cortometraggio fresco, ricco e che allontana la noia e che di colpo riavvicina lo spettatore alla sua infanzia e al suo sogno di salire su uno dei Misteri. Domanda: ma l’anno scorso qualcuno si sarà accorto di queste GoPro montate sugli ingegni? Pare proprio che Di Zinno avesse già pensato anche predisporre i posticini per la tecnologia! di Stefano Di Maria 11 TORNARE SUI MISTERI di Letizia BINDI Si dice spesso che le etnografie non finiscono mai. E’ così che capita anche a me da qualche tempo con i Misteri del Corpus Domini di Campobasso dei quali mi sono occupata con maggiore continuità tra il 2005 e il 2009 fino all’uscita del volume Volatili Misteri. Festa e città a Campobasso (Armando, Roma, 2009) che ne rappresentò, almeno per quella fase, l’esito scientifico più organico. Mi capita di tornare a occuparmi di questa festa e di cosa essa rappresenta nello spazio urbano campobassano e più complessivamente nello scenario patrimoniale molisano, a partire dalla sollecitazione a candidare questo sistema festivo e patrimoniale alla Lista del patrimonio immateriale UNESCO proveniente da alcune figure di spicco della realtà politica regionale come l’On. Laura Venittelli insieme all’intera Delegazione Parlamentare molisana, alcuni amici e sostenitori come la dott.ssa Francesca Carnevale, Biblioteche dell’Ateneo molisano e il Geom. Nicola Vitale della Soprintendenza Regionale per i Beni Culturali. Il gruppo promotore della Candidatura è composto da una serie di istituzioni quali la Regione e la Fondazione ‘Molise Cultura’, il Comune, la Provincia di Campobasso e la stessa Curia Arcivescovile, ma in primo luogo dall’Associazione ‘Misteri e Tradizioni’ che da decenni di questa festa si è fatta carico e consente al cerimoniale annualmente di ripetersi. Ai tempi del mio primo lavoro di indagine etnografica avevo spesso messo in rilievo le spinte provenienti dalla comunità così come dai diversi soggetti istituzionali presenti sulla scena urbana a mettere in valore la festa attraverso adeguate strategie di valorizzazione e tutela. Nel 2007 ci si era provato con una qualche concretezza. Tornammo, poi, sull’idea nel 2009 quando iniziammo a proporre e a ragionare sull’ipotesi di una Rete europea dei Corpus Domini, sulla scia di una riflessione che frattanto andavo svolgendo con altri colleghi italiani ed europei sulle reti della Settimana Santa tra Spagna, Italia, Portogallo e altri Paesi europei, ma anche stavolta ci fermammo dinanzi a intoppi di tipo organizzativo e burocratico. Oggi, a distanza di sei anni, mentre mi trovo impegnata su un altrettanto ambivalente e appassionante fronte di ricerca etnografica quali le Carresi del Basso Molise, ecco che di nuovo mi trovo a ragionare sulla possibilità di una candidatura alla Lista del Patrimonio Immateriale UNESCO dei Misteri nel quadro politico, economico e culturale modificato di questi anni. E’ un processo ormai avviato che si muove tra aspirazioni collettive e regia politica dei processi patrimoniali: la mia posizione in questo processo resta stretta tra la volontà di aiutare le comunità di eredità a tutelare e valorizzare le loro pratiche condivise al meglio e la tensione etnografica verso i processi decisionali circa la messa in valore dei patrimoni culturali intesa come occasione nuova di visibilità delle comunità, ma anche dei poteri politici presenti sulla scena festiva. Ho accolto con grande piacere, ma per ciò stesso anche con grande senso di responsabilità la proposta di coordinare dal punto di vista scientifico la candidatura, insieme con Katia Ballacchino, che da sempre mi affianca in questa come in altre etnografie molisane e che è una giovane studiosa esperta di processi patrimoniali e di candidature UNESCO nel nostro Paese. Ho proposto al Comitato istituzionale promotore di questo processo patrimoniale una rete europea di celebrazioni del Corpus Domini tra Spagna, Portogallo e Paese Basco – sia francese che spagnolo – che presentano una grande ricchezza e ridondanza, persino, sul piano performativo – come, d’altronde, è anche per i Misteri campobassani. Il lavoro sta procedendo in questi mesi con una forte volontà di tutti i soggetti coinvolti e con una rinnovata attenzione alle comunità di pratica, alla gente campobassana che in vario modo partecipa alla festa e la sente come sua, rappresentativa dell’identità urbana. Ciò che mi fa più piacere di questa nuova fase del mio lavoro accanto alla comunità cittadina campobassana è aver ritrovato con facilità i rapporti e le sintonie profonde stabilite con gli amici dell’Associazione ‘Misteri e Tradizioni’, a conferma di ciò che promisi loro, in primis al compianto Maresciallo Cosmo Teberino, una delle prime volte che andai in visita al Museo dei Misteri, allora da poco inaugurato, cioè che non sarei mai stata una di quei giornalisti, studiosi o cultori che ‘venivano a vedere la festa’ per poi scriverne di fretta senza più tornare. Ho svolto quel lavoro tra il 2006 e il 2009 in modo il più possibile continuativo e partecipato, ma anche discreto cercando di cogliere gli aspetti forti della vita di questa comunità di festa e cercando al tempo stesso di spiegare il valore fondante che i Misteri ancor oggi rivestono per Campobasso nel sistema festivo più generale (la Processione del Venerdì Santo ad esempio, la ripetizione dei Misteri da parte delle comunità molisane in Argentina). Continuo oggi, con entusiasmo, convinta che essa abbia rappresentato allora e continui a rappresentare oggi una porta di accesso eccellente per la comprensione profonda delle dinamiche culturali, sociali e politiche di questa città e di questa Regione, nella quale lavoro da dieci anni e che ormai sento un po’ anche la mia. I Misteri, “dal basso” di Katia BALLACCHINO Molti anni fa Letizia Bindi – maestra, collega e amica da sempre – mi offrì l’opportunità di collaborare al suo lavoro antropologico che allora andava svolgendo sui Misteri. Un’esperienza che andava ad intrecciarsi con una mia etnografia parallela su una festa campana – I Gigli di Nola – che, intanto, in questi anni, ha ottenuto attraverso una candidatura di rete l’iscrizione nella Lista Rappresentativa UNESCO del Patrimonio Culturale Immateriale. Per me quella fu una occasione preziosa, innanzitutto per affinare lo sguardo sul mio terreno di ricerca grazie alla comparazione tra le due feste che coinvolgevano entrambe macchine cerimoniali portate a spalla, ma soprattutto fu per me importante affiancare Letizia Bindi nella documentazione di questo straordinario rituale comunitario che si ripete ogni anno in un’esplosione corale di tensioni ed emozioni. Oggi, a distanza di molti anni, e con l’esperienza maturata in diversi terreni di ricerca patrimoniali in più Regioni, tra cui lo stesso Molise, intendo come un atto di dovere di restituzione preziosa il poter offrire il mio piccolo contributo di valorizzazione di quello stesso rito che tanto stimolò allora la mia curiosità, a partire dalle riflessioni antropologiche di Letizia convertite nel volume “Volatili Misteri” che consegna alla scrittura la ricchezza di questa festa. Secondo la recente Convenzione UNESCO del 2003, il Patrimonio Immateriale, intangibile o volatile, è inteso a livello internazionale come l’insieme degli elementi riconosciuti da comunità e gruppi umani come parte del proprio patrimonio culturale. Una rivoluzione, quella unescana, che pone al centro della prospettiva culturale il riconoscimento dei valori locali da parte innanzitutto delle comunità e che impone come caratteristica fondamentale un imperativo partecipativo da parte loro. Non esiste, quindi, patrimonio senza i protagonisti che lo pensano, lo praticano e lo vivono e senza che siano loro stessi a definirne il valore. A partire da queste riflessioni, quindi, il mondo scientifico e associativo, il mondo religioso, le istituzioni regionali, provinciali e comunali, ma soprattutto le molte anime della comunità locale protagonista sono chiamate a partecipare in prima persona alla 12 definizione della loro stessa storia, locale e non, attraverso la riflessione comune sulla complessità del rito e sul suo valore contemporaneo, oggi più che mai al cuore di dibattiti nazionali e internazionali. I Misteri rappresentano un momento topico per il tessuto urbano e per le diverse generazioni che nella loro rappresentazione pubblica si riconoscono e attraverso cui veicolano i loro valori e le loro pratiche tradizionali trasmesse di padre in figlio. I Misteri, però, sono già un patrimonio e da subito, a prescindere dai riconoscimenti sovralocali e legittimanti, come tale vanno trattati. Bisogna occuparsene con cura e attenzione, con grande senso critico e con rispetto per ciò che narrano. “Dal basso” i Misteri vanno guardati e “dal basso” vanno documentati e valorizzati. Tra la gente, nella comunità, nell’Associazione che li tiene in vita, con le famiglie che forniscono loro le ali, con i figuranti che danno loro i volti e con i portatori che offrono loro il movimento tra le strade cittadine. Oggi che mi viene chiesto ancora di collaborare su questo terreno, di costruire un inventario di questo prezioso bene, non posso, dunque, che dire si. Se il si, però, è inteso come una buona pratica da individuare e progettare insieme, a partire da una catalogazione condivisa con la città, che dovrà essere impostata sulle orme dei singoli individui che credono nella ritualizzazione di quel che praticano ogni anno e in tutte le loro emozioni patrimoniali che nel giorno di festa esplicitano. L’UNESCO, in questo senso, può e deve diventare innanzitutto un’opportunità per attribuire insieme valore, per ascoltare le voci diverse e, perché no, anche conflittuali fra loro, per tentare di produrre una strada condivisa percorribile e sostenibile che passi per gli uomini e le donne, gli anziani e i bambini che ogni anno sostanziano i Misteri di colori e voci. E forse, al di là dei risultati internazionali – che troppo spesso purtroppo hanno esiti che non dipendono solo ed esclusivamente dal nostro valore o dal nostro lavoro – già poter aprire un inventario scientifico nazionale il più possibile partecipato, può intendersi come un prezioso primo passo nella traduzione all’esterno e nella restituzione della rilevanza culturale e del valore comunitario che un bene unico come i Misteri indubbiamente merita. www.misterietradizioni.com “La Grazia di San Michele...” il Re Ferdinando II a Campobasso nel 1832 di Elia RUBINO Affascinanti Misteri: li puoi amare ... od odiare, in alcuni sporadici casi, ma di certo non ne resti indifferenti. La carica di stupore e di ingegno che emanano ti avvolge, come il clima di festa in cui sono immersi. Da secoli trasmettono la radice di una tradizione religiosa che, anche se in questo senso, da molti desacralizzata, continua a mantenere integro l’obiettivo che essi perseguono: stupire e meravigliare. Nel corso dei secoli sicuramente visitatori illustri avranno fermato la propria attenzione su questo evento festivo che da tempo lontano e non sicuramente databile, con evoluzioni e trasformazioni, si mantiene vivo di generazione in generazione. I misteri sono del popolo e il popolo fa i Misteri. Mi piace allora soffermarmi, in questa breve riflessione, su alcune testimonianze di chi ha visto, con occhi di estraneo, gli ingegni ideati dallo scultore campobassano Di Zinno, ma che sono frutto, senza dubbio, di un processo di “fissazione” di una tradizione plurisecolare che era peculiarità di Campobasso. Nella storia dei Misteri brilla per maestà la visita del Re di Napoli Ferdinando II che, di ritorno dagli Abruzzi, fece tappa a Campobasso dal 12 al 15 settembre 1832. Nell’Elogio di Alfonso Filippone letto dall’Avvocato Giuseppe de Rubertis alla Reale Società economica di Molise il giorno 26 agosto 1856 è riportata la descrizione delle macchine che precedono la processione del Corpus Domini a Campobasso da parte dell’erudito campobassano. Dunque il Re volle vedere questa sfilata di persona, avendone sentito parlare in modo entusiastico. La decisione di rito spettò agli amministratori dei Luoghi Pii di Campobasso che, come cita uno storico locale, Michele D’Alena: “considerando che pel decoro della città e per dare all’ottimo dei Re un trattamento, era indispensabile la vestizione dei Misterii, ne ordinarono la processionale uscita”. Un particolare ricordo di questo evento straordinario lo troviamo in un’opera inedita di Vincenzo Eduardo Gasdia. Questo storico straordinario a cui Campobasso non ha reso i giusti onori di ricercatore, ha pubblicato due volumi della storia di Campobasso nel 1960. In un suo carteggio con il sindaco di Campobasso dell’epoca aveva annunciato il proposito di pubblicare altri volumi riguardanti la città, dando un piano dell’opera in sei volumi ( tre sulla storiadue su un codex che racchiudeva pergamene e atti andati perduti per l’incendio nel 1943 all’archivio del comune di Campobasso da parte dei tedeschi e un ultimo era un volumetto di cronaca locale dei primi anni del ‘900 a Campobasso). Per varie vicissitudini che non sto qui a raccontare, i volumi del Gasdia non vennero mai pubblicati e lo scrittore di certosina e paziente metodologia, destinò all’archivio dell’Abbazia di Montecassino in cui aveva studiato da giovane, le sue opere e i suoi notevoli appunti. Nella Busta 64 del fondo nei suoi appunti racconta di aver udito la testimonianza di Ferdinando de Socio che, ospite in casa Salottolo, ex casa del feudatario a San Leonardo , assiste ad un episodio particolare. Ve lo riporto per cronaca ma anche per far capire come i Misteri erano considerati da tutti (e siamo nel 1832) una parte sacra della propria esistenza. “La Salottolo vuole aiutare un povero promettente ragazzo. Il re osserva nel monocolo di topazio. “San Michele” porge al re infilata alla punta di sua spada una supplica. Spavento del re (che si vede una spada puntata) intervento della benefattrice. Il re si placa. Ascolta. Forse legge. Il re osserva che la “grazia “ che l’hanno fatta chiedere all’arcangelo e così conclude: “Sanmichele ‘è fa i grazzie, nun ne dimanna” ( San Michele le grazie le fa non le chiede) Il ragazzo - conclude l’aneddoto riportato dal Gasdia - fu mandato nel Real collegio degli Scolopi a Rieti e divenne un valente matematico. Dunque potremmo sottolineare: “misteri regali “ e “misteri papali” se pensiamo che questi quadri viventi, macchine, ingegni, hanno ispirato l’Angelus del 29 giugno 1999 a Roma, quando Giovanni Paolo II dipinse i Misteri di Campobasso come prodotto della religiosità dell’uomo. Un tesoro da conservare sempre più, un regale tesoro a cui purtroppo, soprattutto la classe politica, non presta e riserva la giusta attenzione; eh già, ben si coniuga a questo nostro discorso il commento dell’ Avvocato De Rubertis prima citato: “ Ci occupiamo delle cose più lontane, dell’antichità; e trascuriamo quelle che sono a noi le più vicine”. IN NOMINE DOMINI - I Misteri diventano gioco Giocare per imparare, divertirsi in compagnia per condividere l’interesse e l’amore per le tradizioni della propria città: con questo fine è stato ideato e realizzato un gioco da tavolo che mira a rafforzare nelle giovani generazioni il senso dell’appartenenza ad una comunità che si riconosce e ritrova le sue radici nell’antica tradizione dei Misteri. Il titolo del gioco, “In nomine Domini alla scoperta dei Misteri di Campobasso”, rimanda alla mistione di sacro e profano che è tipica di ogni cultura popolare e che segna particolarmente la processione degli “ingegni” del Di Zinno, perché questi quadri viventi sfilano per le vie della città nel giorno in cui ricorre una delle principali solennità della Chiesa cattolica, quella del Corpus Domini, in un’atmosfera che non è di silenzioso raccoglimento, ma al contrario di partecipazione chiassosa e divertita all’evento da parte della popolazione di Campobasso e dei paesi limitrofi. Lanciare i dadi sulla mappa del gioco “In nomine Domini” significa percorrere i luoghi storici della città ed ecco che la Chiesa di S. Antonio Abate, Porta Mancini, Piazzetta Palombo, il Fondaco della Farina e poi ancora la Chiesa di S. Leonardo o di S. Bartolomeo fino al Disegno: Luigi De Michele di Valeria Profeta Copertina del nuovo gioco [email protected] Castello Monforte ci vengono incontro, richiamandoci al tesoro di memorie individuali e collettive che ciascun monumento gelosamente conserva per noi e per quelli che verranno dopo di noi. Partecipare al gioco significa altresì immergersi non solo con la fantasia, ma anche con l’aiuto dell’inserto storico che arricchisce il gioco stessonella Campobasso dei secoli precedenti, dilaniata al suo interno dalla contrapposizione spesso violenta tra le Confraternite dei Crociati e dei Trinitari, alle quali era affidata l’organizzazione delle feste e delle processioni cittadine, tra cui la sfilata degli “ingegni” del Di Zinno. Procedendo lungo il percorso della mappa del gioco, ci si imbatte nei personaggi che, la mattina del Corpus Domini, popolano e rivitalizzano gli “ingegni”, dai diavoli alla dunzella, agli angeli, agli instancabili portatori, in una veste tipografica colorata e movimentata che contribuisce al buon umore di chi si sfida a colpi di dadi. Giocare per conoscere e riconoscersi, si diceva: è certo un mezzo efficace per chiamare i più piccoli all’amore per un patrimonio comune da conservare e tramandare. Il gioco è disponibile presso il Museo dei Misteri a Campobasso con un contributo di 3,00 euro. 13 Tutta la verità sui bambini che “volano” di Gennaro VENTRESCA loro di salire su quelle braccia di lega elastica. E quando, a fine corsa, il cronista di turno, e gli stessi genitori hanno chiesto loro la sensazione di quel lungo “volo” hanno riferito di essersi commossi, sino a spingere il cuore alle tonsille, per poi cacciarlo in fondo all’esofago. Certo, ci sono anche alcune eccezioni: qualcuno di quei bambini sospesi, ogni tanto, becca un colpo di calore, dà di stomaco, chiede di scendere “almeno per qualche minuto”, viene colto da un improvviso bisogno di dover fare la pipì. Indossano parrucca e barba, vestono le alucce angeliche, volano anche a cinque metri di altezza, conservano sul capo coroncine, scorrazzano a spalla per il centro storico e poi per le larghe strade della città. Il sole, quando rispetta il calendario, cuoce non solo i bambini, ma anche gli attori più tosti e smaliziati dell’allegra quadriglia che va sotto il nome dei Misteri. Sono lì, sotto il balcone del Sindaco, a salutare amici e parenti e a sorridere per gli scatti dei fotografi e degli innumerevoli selphi, sulle pedane mobili, gli attori dei Misteri. Sono fieri del loro travestimento in santi e angioli. L’entusiasmo dei cittadini per le scene di fede li ripaga di ogni sacrificio. Perché, da qualsiasi angolo si voglia osservare la scena, è chiaro che nasconda comunque una sopportabile tortura. Specie per chi è più vicino al cielo. Dall’alto della loro postazione i figuranti hanno il privilegio di allungare l’occhio dove gli altri non arrivano. Finendo in gloria, tra gli applausi scroscianti del pubblico. Che racchiudono ammirazione e affetto. Lasciamo perdere la favola della “partecipazione”, qui ai Misteri è come a una gara contro il rivale della fatica. E alla fine si ha la sensazione piena della vittoria. Alla base di un risultato deve esserci la preparazione. E loro si sono preparati bene, con scrupolo, come tanti atleti prima di affrontare una gara elettrizzante. Poi l’arrivo in via Trento, nell’enorme rimessa dove gli Ingegni andranno a riposare per altri dodici mesi. Via l’imbracatura, un lungo sospiro di sollievo alla fine del tour. Si abbracciano i parenti, ci si guarda intorno e si fantastica già sulla prossima recita. Sperando di far parte nuovamente di quel plotone di minorenni che verrà prescelto dai fratelli Teberino, responsabili della sfilata. Misteri e Tradizioni Il giorno del Corpus Domini a Campobasso è festa, festa vera, è una festa che serve a sancire, qualora ancora ve ce ne fosse il bisogno, un legame stretto, indissolubile fatto di amore e passione tra i Misteri, strutture metalliche amorfe ma pur sempre rappresentative di un credo sentito, e tutta la gente di Campobasso. Il giorno del Corpus Domini con partenza alle ore 10,00 dal Museo dei Misteri inizia la sfilata per le vie della città dei Misteri ideati dal Campobassano Di Zinno nel lontano 1800. Dietro questa manifestazione c’è un segreto, un segreto mai svelato fatto di silenzi e fede un segreto ovattato, mai afferrato appieno c’è la volontà di uomini e donne di credere possibile il ripetersi ogni anno di un miracolo perché l’uscita dei Misteri per la sfilata è legato al lavoro sconosciuto e silenzioso di persone semplici e vere legate all’amore per questo evento all’amore per quello che rappresentano che hanno significato nel tempo questa manifestazione di fede e amore di religiosità vera,sentita nel profondo. La fede e l’amore per le tradizioni, la voglia di onorare i propri antenati, i loro culti e le loro passioni nonchè il desiderio innato in tutti di esternare la propria di fede e preghiera hanno fatto si che di anno in anno quella della sfilata dei Misteri per le vie della città sia diventata manifestazione imprescindibile della 14 vita di tutti i Campobassani. Orgoglio quindi misto a religiosità per si fatta tradizione e amore senza ritegno per quella che è stata definita “Meraviglia d’Italia”. Le tradizioni regalano, quando vissute con semplicità e fede con amore vero, regalano momenti unici fatti di gioia e consapevolezza, di trasporto e voglia di concedersi al nostro prossimo. La sfilata cadenzata per le vie di Campobasso al suono del Mose del Rossini ti regalano un brivido lungo la schiena, ti fanno partecipe del passar del tempo nell’affermare e confermare anno dopo anno di un patto indissolubile con il nostro Creatore, ti regala una strada agevole da percorrere per entrare in sintonia con te stesso, ti fanno protagonista di un rapporto sentito e vero con il Supremo. Le tradizioni allora vissute nel profondo, comprese nella loro vera essenza di patto eterno, vivo, sentito, sono e saranno sempre fondamenta per rapporti interpersonali sinceri, base di una società sana e viva e a coloro che nel tempo sanno proporsi come baluardi a difesa delle stessi siano dati gli strumenti e le occasioni per portarle sempre a livelli tali da creare stupore, ammirazione voglia di rivederle ogni anno nel loro magico splendore di sempre. Le tradizioni anima immortale del popolo stesso possono e sanno farlo senza che ciò sia palese sanno creare amore voglia di essere di Angelo PASSARELLI migliori e veri, le tradizioni sanno farci migliori nella fede e nella pace che sempre cerchiamo in tutto, in noi stessi pur a volte non sapendolo o non riconoscendolo. Misteri e Tradizioni sono allora legati al filo sottile del tempo, legati al volere invisibile di sentirsi parte del modo, del Creatore sanno quindi risvegliare sentimenti sopiti, voglia di amare se stessi e gli altri di voler essere semplicemente essere Mistero che sfila nel centro storico migliori . www.misterietradizioni.com Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Lucio Paduano Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Carmen Fanelli La nostra città ha più di una pecca. Ma per carità non aggiungetele anche quella di appendere i bambini ai rami metallici costruiti dal Di Zinno. Come qualcuno le ha addebitato, forse più per partito preso che per stare dalla parte di quei fanciulli che nel giorno del Corpus Domini vengono messi come ninnoli sull’albero di Natale, per la degna riuscita della Sagra dei Misteri. Nonostante sia stato spiegato da decenni, o, forse meglio, da secoli, che i minorenni più che essere costretti dal fanatismo dei genitori a far parte della sfilata sono loro stessi a fare la scelta, ogni anno, puntuale come l’innamorato al primo appuntamento, ecco che ritorna la solita polemica. I bambini si innamorano a prima vista dei Misteri, al punto da provare di primo acchito una punta d’invidia per chi, felice e sorridente, viene portato a spalle dai ciclopici portatori. Così il rito si ripete, mettendo addirittura in imbarazzo gli organizzatori, costretti a compiere una severa selezione, al momento di stilare l’elenco dei nuovi protagonisti. Negletti e spesso trascurati da altri settori della loro vita breve, i bambini sentono di voler essere protagonisti. Non hanno neppure aspettato che fosse il papà o la mamma a fare il primo passo: hanno scelto Particolare del Mistero dell’Immacolata Concezione “SCANNETT ALLERT” La prima volta di un bolsenese alla Processione dei Misteri di Roberto BASILI Da circa 30 anni faccio parte, insieme ad altri appassionati, dell’Associazione Antichissima Rappresentazione dei Misteri di S.Cristina di Bolsena che si occupa di allestire annualmente la tradizionale manifestazione dei quadri viventi ma non avevo idea che a centinaia di chilometri di distanza esistesse una manifestazione omonima. Qualche anno fa il fortuito incontro con alcuni membri dell’Associazione Misteri e Tradizioni di Campobasso ha creato il presupposto per un interessante e proficuo gemellaggio culturale fra le due Associazioni che mi ha permesso di accettare con piacere il cortese invito dei fratelli Teberino ad assistere, o meglio partecipare, alla Processione dei Misteri del 22 giugno 2014. Nell’invito, infatti, era precisato che avrei dovuto indossare il gilet associativo che avevo ricevuto in regalo in un precedente incontro e questo mi ha permesso di vivere la manifestazione non da semplice spettatore ma da vero, seppur inesperto, “addetto ai lavori”. Ho potuto così partecipare a tutte le fasi salienti della giornata: dall’allestimento delle macchine alla Santa Messa, dalla vestizione alla Processione dei Misteri. Tra le cose che mi hanno più colpito di quella giornata ricordo in particolare la scrupolosa efficienza dell’organizzazione: i fratelli Teberino coordinavano il tutto con la loro costante ma discreta presenza; ogni vestitore faceva indossare i costumi ai figuranti con meticolosa precisione; ciascuna squadra di portatori mostrava una perfetta coordinazione non solo nel corso della sfilata ma soprattutto al momento delle soste e delle ripartenze. Queste ultime mi hanno particolarmente impressionato per la rapidità del movimento, un rito di pochi secondi, annunciato dal grido “SCANNETT ALLERT” che dava il comando per sollevare in alto il Mistero e fargli riprendere il suo cammino trionfale. Ma il momento più emozionante è stato senza dubbio il passaggio della Processione nelle strette strade del centro storico dove i Misteri rasentano i balconi delle case e gli spettatori affacciati alle finestre possono offrire caramelle e cioccolatini ai bambini sistemati nei posti più alti che allungano le mani al cielo come veri “angioletti”. Grazie agli amici dell’Associazione Misteri e Tradizioni ho avuto la possibilità di vivere un’esperienza indimenticabile e sono tornato a casa consapevole di aver ricevuto “molto” e dato “poco”. Membri dell’Associazione insieme all’amico di Bolsena Roberto DIFFUSIONE GRATUITA IN 15.000 COPIE anche su www.misterietradizioni.com Archivio Ass. Misteri e Tradizioni - Foto: Damiano Giuseppe ANNO XXII - N. 2 7 GIUGNO 2015 Edito dalla G.E.F.IM. sas via P. di Piemonte n. 131 - CAMPOBASSO tel/fax 0874/6.33.19 - www.gefim.eu REG. SPECIALE STAMPA: Trib.CB 12.03.93 n. 203/93 Direttore Responsabile: Stefano CASTELLITTO Progetto Grafico: Gianfranco CICCONE MISTERI E MERLETTI Cuori sui Cuori Grafica: Francesca Di Iorio di Mariassunta FEDELE I Misteri vantano, da qualche anno, preziosi e speciali addobbi su molti carri: il solino di Abramo, la tovaglia dell’altare della Maddalena, i fiori del Cuore di Gesù, le bordure del vestito dell’Immacolata. Perché sono speciali? Perché sono lavorati a tombolo, l’antica arte molisana, in particolare isernina, tanto antica e tanto conosciuta in tutto il mondo. Le nostre risorse umane e territoriali, in ambito artigianale ed artistico, potenziate perché unite ad un vissuto di valori sempre attuali, danno grande lustro alla manifestazione. Ogni anno si pensa a migliorare la qualità dell’evento aggiungendo valore a valore così che, con il naso all’insù, si resti sempre più meravigliati di ciò che ogni occhio attento coglie. Quest’anno anche il Mistero dell’Assunta, così caro alla scrivente, si è abbellito di preziosi cuori a tombolo che saranno tenuti in aria, con grazia, da tanti angioletti. I cuori, nel loro rosa splendente, portano la mente a sognare il colore di quelle nuvolette che videro, in un mattino unico, l’Assunta lasciare il grigiore della tomba per ascendere verso la luce del cielo, incontro al Cristo. HANNO SCRITTO: Katia Ballacchino, Roberto Basili, Letizia Bindi, Andrea Damiano, Franco Di Biase, Stefano Di Maria, Mariassunta Fedele, Paolo Giordano, Lucio Paduano, Angelo Passarelli, Valeria Profeta, Elia Rubino, Francesco Stanzione, Giovanni Teberino, Gennaro Ventresca, Antonio Vinciguerra. HANNO FOTOGRAFATO: Archivio Associazione Misteri e Tradizioni, Archivio Chiodini, Giuseppe Damiano, Carmen Fanelli, Nicola Felice, Carlo Fiorilli, Kerem, Michele Montano, Antonio Ruccolo, Giulio Sagradini, Giovanni Teberino. HA DISEGNATO: Luigi De Michele. Un particolare ringraziamento a tutti gli Sponsor per la loro disponibilità e sensibilità. La collaborazione al giornale è gratuita. © Associazione Misteri e Tradizioni – Campobasso – vietata la riproduzione totale o parziale di testi e foto contenuti nel giornale, senza il consenso scritto dell’Associazione e/o degli Autori. [email protected] 15