CON IL PATROCINIO DI
Sala Verdi del Conservatorio - Via Conservatorio, 12 – Milano
Lunedì, 4 aprile 2016 - ore 21.00
SERIE «FESTIVAL OMAGGIO A MILANO» 2016
ENRICO DINDO
Pianista PIETRO DE MARIA
Violoncellista
LUDWIG VAN BEETHOVEN (1770 - 1827)
7 Variazioni in mi bemolle maggiore WoO46 sul tema "Bei Männern, welche Liebe fühlen"
dell'opera "Il flauto magico" di Wolfgang Amadeus Mozart
Tema. Andante
Sonata per violoncello e pianoforte n. 3 in la maggiore op. 69
Allegro ma non tanto; Scherzo. Allegro molto; Adagio cantabile - Allegro vivace
ROBERT SCHUMANN (1810 - 1856)
Adagio e Allegro in la bemolle maggiore op. 70
Adagio. Langsam, mit innigem Ausdruck (la bemolle maggiore)
Allegro. Rasch und feurig (la bemolle maggiore). Etwas ruhigert (fa diesis minore). Tempo I
JOHANNES BRAHMS (1833 - 1897)
Sonata per violoncello e pianoforte n. 1 in mi minore op. 38
Allegro non troppo; Allegretto quasi Menuetto e Trio; Allegro
ENRICO DINDO - Nato in una famiglia di musicisti, inizia a sei anni lo studio del
violoncello diplomandosi presso il Conservatorio "G. Verdi" di Torino. Nel 1997 vince il
Primo Premio al Concorso "Rostropovich" di Parigi, da quel momento inizia un’attività da
solista che lo porta a esibirsi in moltissimi Paesi, con orchestre quali: BBC Philharmonic,
Rotterdam Philharmonic, Orchestre Nationale de France, Orchestre du Capitole de Toulouse,
Filarmonica della Scala, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Orchestra dell’Accademia di
Santa Cecilia, la Filarmonica di San Pietroburgo, Orchestra Sinfonica di Stato di Sao Paulo,
Tokyo Symphony, Toronto Symphony e Chicago Symphony al fianco di Chailly, Ceccato,
Noseda, Myung-Whun Chung, Järvj, Gergev, Muti e Rostropovich. É ospite in numerosi
festivals e sale da concerto di tutto il mondo: Londra (Wigmore Hall), Parigi, Evian,
Montpellier, Santiago de Compostela; ha partecipato allo Spring Festival di Budapest, alle
Settimane Musicali di Stresa, al Festival delle Notti Bianche di San Pietroburgo. Ospite
regolare dell’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia, nel 2010 e nel 2013 è stato in tournée
con l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia, diretta da Chailly. Tra gli impegni recenti
ricordiamo: Copenhagen con la Danish National Orchestra, Tel Aviv con la Israel Symphony,
Zagabria e Roma con l’Orchestra di Santa Cecilia. Tra gli autori che hanno creato musiche a
lui dedicate, Giulio Castagnoli, Carlo Boccadoro, Carlo Galante e Roberto Molinelli. Direttore
stabile dell’Orchestra da camera “I Solisti di Pavia”, ensemble da lui creato, insegna presso il
Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, presso la Pavia Cello Academy e ai corsi
estivi dell’Accademia T. Varga di Sion. Nel 2012 è stato nominato Accademico di Santa
Cecilia, nel 2014 direttore musicale e principale dell’Orchestra Sinfonica della Radio di
Zagabria. Il suo ultimo CD è dedicato ai due Concerti di Haydn, con I Solisti di Pavia. Nel
2012 è stato pubblicato il CD con i Concerti di Shostakovich, con la Danish National
Orchestra, diretta da Noseda. Enrico Dindo suona un violoncello Pietro Giacomo Rogeri (ex
Piatti) del 1717 affidatogli dalla Fondazione Pro Canale.
PIETRO DE MARIA - Dopo aver vinto il Premio della Critica al Concorso Ciaikovski di
Mosca nel 1990, ha ricevuto il Primo Premio al Concorso Internazionale Dino Ciani - Teatro
alla Scala di Milano (1990) e al Géza Anda di Zurigo (1994). Nel 1997 gli è stato assegnato il
Premio Mendelssohn ad Amburgo. La sua intensa attività concertistica lo vede solista con
orchestre e con direttori quali R.Abbado, Bertini, Myung-Whun Chung, Fedoseyev, Gatti,
Gilbert, Inbal, Janowski, Koopman, Mariotti, Metzmacher, Noseda, Rovaris, Végh. Nato a
Venezia nel 1967, ha iniziato lo studio del pianoforte con Giorgio Vianello e si è diplomato
con Gino Gorini al Conservatorio della sua città, perfezionandosi successivamente con Maria
Tipo al Conservatorio di Ginevra, dove ha conseguito nel 1988 il Premier Prix de Virtuosité
con distinzione. Il suo repertorio spazia da Bach a Ligeti ed è il primo pianista italiano ad aver
eseguito pubblicamente l’Integrale delle opere di Chopin, che ha ricevuto importanti
riconoscimenti tra cui Diapason, International Piano e Pianiste. Nel 2010 De Maria è stato
invitato a suonare programmi chopiniani a Berlino, Parigi, Varsavia, Zurigo, Roma, Festival di
Nohant, Pechino e Singapore, in occasione del bicentenario della nascita del compositore
polacco. Dal 2012 è impegnato in un progetto bachiano con l’esecuzione e la registrazione dei
due libri del Clavicembalo ben temperato e delle Variazioni Goldberg. De Maria insegna alla Scuola
di Musica di Fiesole, all’Accademia di Musica di Pinerolo e al Musikdorf di Ernen in Svizzera.
SI RACCOMANDA VIVAMENTE DI SPEGNERE: TELEFONI CELLULARI, PC, TABLET E QUALSIASI
DISPOSITIVO ELETTRONICO CHE POSSA CREARE DISTURBO O INTERFERENZA!!!
È VIETATO REGISTRARE SENZA L’AUTORIZZAZIONE DELL’ARTISTA E DELL’ORGANIZZAZIONE
LUDWIG VAN BEETHOVEN - 7 Variazioni in mi bemolle maggiore WoO46 sul
tema "Bei Männern, welche Liebe fühlen" dell'opera "Il flauto magico" di Mozart
Composte nel 1801 e pubblicate a Vienna nel 1802 con dedica al conte Johann Georg von
Browne, le Variazioni WoO46, lavorate con estrema cura e, si sarebbe detto un tempo, con
estrema "distinzione", sembrano, nel contesto dell'opera di Beethoven, un controsenso. Lo
schema architettonico non presenta le novità delle Variazioni Wo O 45, l'invenzione di
situazioni contrastanti non è così felice come nelle Variazioni op. 66, il linguaggio non è
lontano da quello dei kleine Meister, dei piccoli Maestri viennesi che dall'infinito della classicità
stavano ricavando lo spazio del Biedermeier. Il concetto di Variazione come parodia stilistica
comincia a delinearsi qui: parodia intesa nel senso di ricreazione basata sull'analisi e sulla
catalogazione di stili ormai oggettivati, non nel senso di deformazione ironica o grottesca. La
parodia giocherà un ruolo di grande rilievo nel lavoro culminante di Beethoven nel campo
della Variazione, le Variazioni su un Valzer di Diabelli op. 120. Ma nelle Variazioni Wo O 46
Beethoven non sembra avere piena coscienza delle potenzialità della parodia, e solo nella terza
Variazione riesce a definire la ricreazione stilistica in maniera veramente compiuta. L'ultima
Variazione dell'op. 66, era amplificata. Dopo l'ultima delle Variazioni Wo O 46 Beethoven
apre una Coda che inizia in do minore e che si sviluppa ampiamente, con aperture stilistiche
verso il mondo della Sonata op. 30 per pianoforte e violino, che non si erano notate nel corso
dell'opera. Molto mondana è la conclusione, con un teatralissimo effetto di allontanamento
contraddetto da due clamorosi accordi finali.
LUDWIG VAN BEETHOVEN - Sonata n.3 in la maggiore op. 69
Sulla copia dedicatoria della Sonata op. 69 Beethoven scrisse «inter lacrimas et luctum», non
certo alludendo al carattere dell'opera - che è solare e nobile come poche altre - quanto
probabilmente al suo stato d'animo di quei giorni. La Terza Sonata per violoncello aveva
cominciato a vedere la luce nel 1807 (gli schizzi dei suoi motivi principali sono infatti
mescolati a quelli della Quinta Sinfonia) ma fu ultimata solo all'inizio dell'anno successivo, in
un periodo in cui Beethoven era convinto di essere ormai sul punto di abbandonare Vienna città dove negli ultimi due anni aveva «subito numerose sventure» - e di «diventare un
vagabondo». La precarietà materiale, vera causa della sua insicurezza, fu finalmente superata il
1° marzo 1809 quando, messi di fronte alla prospettiva che Beethoven accettasse l'incarico di
Kapellmeister offertogli a Kassel da Jerôme Bonaparte, l'arciduca Rodolfo e i principi
Lobkowitz e Kinsky decisero di passargli un vitalizio di 4000 fiorini annui perché «le necessità
della vita non gli siano d'impedimento ne soffochino il suo possente genio» (come si legge nel
contratto), a patto però del suo impegno a non lasciare il territorio dell'impero austriaco. A
condurre la trattativa con i tre aristocratici per conto di Beethoven fu il barone Ignaz von
Gleichenstein, suo carissimo amico nonché ottimo violoncellista dilettante, al quale probabilmente in segno di riconoscenza - venne dedicata la Sonata op. 69 poco prima che gli
editori Breitkopf & Hàrtel la dessero alle stampe, nell'aprile dello stesso 1808. Il considerevole
spazio di tempo occorso a Beethoven per mettere a punto l’op. 69 è rivelatore della fatica
richiestagli da un lavoro nel quale l'equilibrio tra i piani sonori ed espressivi dei due strumenti
raggiunge per la prima volta la perfezione assoluta, caratteristica questa che non è sfuggita ad
alcun commentatore dell'opera beethoveniana e che costituisce senz'altro il pregio maggiore
della Sonata. Ma ciò che più affascina in essa è quell'atmosfera «tra la Sinfonia e il Concerto»,
quel senso di calma spaziosità, di nobile eleganza, di retorica misurata che la Sonata op. 69
condivide con lavori del calibro del Concerto per violino, della Sesta Sinfonia, del Quarto e
del Quinto Concerto per pianoforte, dei Trii op. 70 e del Trio «Arciduca» op. 97, le opere più
significative al tramonto del cosiddetto «periodo eroico» beethoveniano, caratterizzate non più
dallo scatenamento di energia concentrata in motivi e ritmi esplosivi e germinali bensì da
un'evidente monumentalità ottenuta attraverso ampie melodie e stacchi di tempo moderati.
L'attacco dell'Allegro ma non tanto ricorda quello della Sonata «a Kreutzer», della quale l'op. 69
può a ragione ritenersi il corrispettivo violoncellistico: entrambe infatti presentano un assolo
dello strumento ad arco seguito da un brillante passaggio al pianoforte poi concluso da una
Cadenza. Il bellissimo tema, esposto «in collaborazione» (la prima parte al violoncello, l'altra al
piano) e ripetuto a ruoli rovesciati, è il vero motore dell'intero movimento: ne sono
contaminati il secondo tema, la Coda e soprattutto la sezione di sviluppo, mentre a esso fa
efficacemente da contrasto il vigoroso motivo dell'episodio. Il tempo più singolare, però, è
senz'altro lo Scherzo, una pagina livida ed enigmatica nella quale molti hanno visto la più
eloquente anticipazione del celeberrimo Allegretto della settima Sinfonia: costruito sulla forma
ABABA, esso presenta uno spoglio tema sincopato al quale per due volte fa eco un semplice
motivo in modo maggiore, in un clima di introversione davvero insolito per uno «scherzo»
beethoveniano. Il successivo, brevissimo Adagio cantabile funge in realtà da introduzione lenta
per l'ultimo tempo, un ampio Allegro vivace che, in luogo del Rondò, opta per i più nobili modi
della forma-sonata senza tuttavia rinunciare alla saporita leggerezza abituale nella pagina
conclusiva di un lavoro cameristico. Entrambi i temi possiedono una luminosa intensità lirica
e l'esposizione del secondo, spezzata fra i due strumenti, ricorda quella del primo tema del
tempo iniziale, a conferma di un raffinatissimo lavoro di sottili relazioni tra elementi formali e
motivici attraverso i vari movimenti, che imparenta questa Sonata alla Quinta Sinfonia ben
oltre l'aspetto meramente cronologico.
ROBERT SCHUMANN - Adagio e Allegro in la bemolle maggiore op. 70
L'adattabilità a vari strumenti accompagna l'Adagio e Allegro per corno e pianoforte op. 70,
scritto due giorni dopo i 3 Phantasiestücke, il 14 febbraio, e completato nella giornata del 17.
Questo brano, infatti, si ascolta spesso con altri strumenti solisti (soprattutto oboe, violino e
violoncello) fin da quando Clara Schumann, il 26 gennaio del 1850 a Dresda, ne diede la
prima esecuzione pubblica insieme al violinista Franz Schubert (un curioso caso di omonimia
con il grande compositore viennese, morto da ventidue anni). Ma già molti mesi prima, il 2
marzo del 1849, Clara aveva fatto ascoltare al marito il suo nuovo lavoro in privato, insieme al
cornista della Hofkapelle, Schlitterlau, che era anche suo copista. In quel periodo Schumann
era notevolmente interessato al nuovo corno in fa a tre pistoni che era stato introdotto in
Germania pochi anni prima da Uhlmann. Infatti il 18 febbraio del 1849, solamente un giorno
dopo aver completato l'Adagio e Allegro op. 70, si mise a lavorare al formidabile Konzertstück für
vier Ventilhörner (Pezzo da concerto per quattro corni a pistoni), vero e proprio Concerto per
quattro corni e orchestra. Anche nell'Adagio e Allegro, pur nelle sue atmosfere più serenamente
domestiche, Schumann sperimenta a fondo le risorse tecniche ed espressive del nuovo
strumento (che ha qui una delle primissime pagine importanti del suo repertorio solistico),
utilizzandolo, praticamente senza interruzioni, in un ambito estremamente ampio di tre ottave
e mezza. Il brano, intitolato sul manoscritto originale Romanza e Allegro, è aperto da un intenso
e poetico Adagio che sfocia in un trascinante ed euforico Allegro; la ricomparsa in esso di
momenti dal tono più meditativo fa emergere per contrasto l'esaltata concitazione delle pagine
finali e il pezzo si chiude con quello stesso slancio romantico che anima il Konzerstück per
quattro corni, iniziato da Schumann poche ore dopo aver scritto le ultime note di
questo Adagio e Allegro.
JOHANNES BRAHMS - Sonata per violoncello e pianoforte n. 1 in mi minore op. 38
La Sonata in mi minore per violoncello e pianoforte op. 38 fu iniziata da Brahms nel 1862,
dopo che l'autore aveva svolto una brillante attività pianistica in lunghe tournées in Germania
e fuori. Da principio il musicista aveva scritto due movimenti e un Adagio, ma non rimase
soddisfatto da quest'ultimo tempo, tanto è vero che accantonò la Sonata per riprenderla poi
nel giugno del 1865 e aggiungervi un Finale in forma di fuga. La prima esecuzione ebbe luogo
a Lipsia solo il 14 gennaio 1871. Il primo tempo (Allegro non troppo) è avviato da un tema
cantabile del violoncello, ripreso e variato dal pianoforte; il dialogo a due si anima e si
infittisce, non senza qualche uscita in tono predominante dello strumento a tastiera, prima del
discorso serrato e vigoroso tra le varie parti. Il pianoforte si richiama quindi con morbidezza
di fraseggio alla frase iniziale, sorrètta dal suono pastoso delle armonie del violoncello. Il
secondo tempo (Allegretto quasi minuetto) è contrassegnato da un ritmo danzante, leggermente
venato di malinconia, come se fosse un valzer triste. Segue un Trio carezzevole e sospiroso,
carico di un lirismo intimamente brahmsiano; una pagina di stupenda e finissima poesia
cameristica, prima del ritorno allo stesso tema dell'Allegretto. Il tempo conclusivo è una
poderosa e articolata Fuga di inconfondibile impronta bachiana. Del resto Brahms non
nascose mai il suo amore per l'arte di Bach di cui trascrisse per pianoforte diversi lavori per
organo, diresse - come responsabile della "Gesellschaft der Musikfreunde" a Vienna - la
maggior parte delle più impegnative composizioni corali e fu uno dei primi sottoscrittori e
fedeli sostenitori delle pubblicazioni annuali delle "Opere complete di Bach" edite da
Breitkopf e Härtel.
PROSSIMI CONCERTI
Lunedì 11 aprile 2016 – ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio)
(Valido per A+F; F; COMBINATA 1; ORFEO 2; F1)
Pianista HERBERT SCHUCH
J. BRAHMS 4 Ballate per pianoforte op. 10 - BACH/BUSONI Preludi Corali BWV 639 / BWV 659: 1. “Ich ruf
zu Dir”; 2. “Nun komm der Heiden Heiland” - L. v. BEETHOVEN 33 Variazioni per pf. in do maggiore op. 120 su
un Valzer di Diabelli
Biglietti: Intero € 20,00 - Ridotto € 15,00
Venerdì 15 aprile 2016 - ore 21.00 (Sala Verdi del Conservatorio)
(Valido per A+F; F; COMBINATA 2; F2)
«Il Genio è Donna» Pianista SA CHEN
F. CHOPIN Mazurche - F. LISZT Sonata in si minore
Biglietti: Intero € 20,00 - Ridotto € 15,00
«… Gli Amici propongono …»
* Domenica 17 aprile 2016
Una giornata alla scoperta della Villa Reale di Monza, recentemente restaurata, con le mostre allestite;
concerto del QUINTETTO HERMES nel Teatrino di Corte e visita alla collezione di strumenti antichi a
Villa Medici Giulini.
Prenotazione obbligatoria
* Martedì 19 aprile alla GAM - Galleria d’Arte Moderna di via Palestro
Incontro «Napoleone e Brera» Ede Palmieri relatore, al pianoforte Luca Schieppati, continuando il tema
della musica in Francia, sviluppato dal ciclo delle lezioni/concerto tenute mensilmente all’Istituto dei Ciechi.
Per informazioni e prenotazioni: Associazione Amici delle Serate Musicali
tel. 02 29408039 - e.mail [email protected]
ASSOCIAZIONE «AMICI DELLE SERATE MUSICALI»
2014/2015201 2022001122013/2014ICALI»
Presidente Onorario
Roberto Fedi
Ugo Friedmann
***
Camilla Guarneri
Soci Fondatori
Miriam Lanzani
Carla Biancardi
Mario Lodigiani
Franco Cesa Bianchi
Paolo Lodigiani
Giuseppe Ferreri
Amelia Mazzeo
Emilia Lodigiani
Maria Candida Morosini
Enrico Lodigiani
Rainera e Mario Morpurgo
Luisa Longhi
Ede Palmieri
Stefania Montani
Tinetta Piontelli
Gianfelice Rocca
Adriana Ragazzi Ferrari
Luca Valtolina
Giovanna e Antonio Riva
Amici Benemeriti
Elisabetta Riva
Alvise Braga Illa
Luisa Robba
Pepi Cima
Alessandro Silva
Fondazione Rocca
Maria Giacinta Talluto
Thierry le Tourneur d’Ison Roberto Tremi
Società del Giardino
Maria Luisa Vaccari
Amici
Marco Valtolina
Giovanni Astrua Testori Beatrice Wehrlin
Maria Enrica Bonatti
Soci
Luigi Bordoni
Antonio Belloni
Luigi Crosti
Beatrice Bergamasco
Hans Fazzari
Umberto e Giovanna
Bertelè
Elisabetta Biancardi
Mimma Bianchi
Valeria Bonfante
Isabella Bossi Fedrigotti
Maria Brambilla Marmont
Giuliana Carabelli
Giancarlo Cason
Piera Cattaneo
Egle Da Prat
Maya Eisner
Federico ed Elisabetta
Falck
Silvana Fassati
Carlo e Anna Ferrari
Luisa Ferrario
Anna Ferrelli
Maria Teresa Fontana
Matilde Garelli
Felicia Giagnotti
Giuseppe Gislon
Maria Clotilde Gislon
Fernanda Giulini
Ferruccio Hurle
Vincenzo Jorio
Giuliana e Vittorio Leoni
Giuseppe Lipari
Maria Giovanna Lodigiani
Eva Malchiodi
Lucia ed Enrico Morbelli
Luisa Consuelo Motolese
Josef Oskar
Denise Petriccione
Rosemarie Pfaffli
Raffaella Quadri
Anna Maria Ravagnan
Giustiniana Schweinberger
Paola e Angelo Sganzerla
Franca Soavi
Andrea Susmel
Giuseppe Tedone
Adelia Torti
Graziella Villa
«SERATE MUSICALI» AMICI STORICI
Fedele Confalonieri
Mediaset
Giuseppe Barbiano di
Belgiojoso
Ugo Carnevali
Roberto De Silva
Roberto Formigoni
Gaetano Galeone
Società del Giardino
Gianni Letta
Mario Lodigiani
Roberto Mazzotta
Francesco Micheli
Arnoldo Mosca
Mondadori
Silvio Garattini
Robert Parienti
Paolo Pillitteri
Fulvio Pravadelli
Quirino Principe
Gianfelice Rocca
Fondazione Rocca
Carlo Sangalli
Fondazione Cariplo
Luigi Venegoni
Giuseppe Ferreri
Banca Popolare di Milano
Camera di Commercio di
Milano
Publitalia
*****
Diana Bracco
Martha Argerich
Marina Berlusconi
Cecilia Falck
Vera e Fernanda Giulini
Emilia Lodigiani
Maria Grazia Mazzocchi
Conservatorio G. Verdi Milano
Francesca Colombo
Stefania Montani
Cristina Muti
Simonetta Puccini
Rosanna Sangalli
Elisso Virsaladze
Juana Zayas
Flavia De Zigno
Bianca Hoepli
*****
Carlo Maria Badini
Alberto Falck
Oscar Luigi Scalfaro
Giovanni Spadolini
Leonardo Mondadori
Giuseppe Lodigiani
Giancarlo Dal Verme
Tino Buazzelli
Peter Ustinov
Franco Ferrara
Franco Mannino
Carlo Zecchi
Shura Cherkassky
Scarica

Pianista PIETRO DE MARIA