Verso l’election day? Gaza, nessuno spiraglio Libertà in vetta Il Quirinale: per il voto nel Lazio, in Lombardia e Molise la data più appropriata è il 10 marzo. «Si sconsiglia – si legge nella nota del Colle – l’affannoso succedersi di prove elettorali». Non si fermano gli scambi di colpi tra Israele e i palestinesi. I Paesi arabi pensano a uno “scudo diplomatico” per proteggere la popolazione. Ieri il premier egiziano nella Striscia. In “Fuga sul monte Kenya” l’impresa di tre italiani prigionieri di guerra in un lager britannico in Africa. Non solo un inno all’alpinismo la loro avventura raccontata nel libro. pagina 3 Antonio Pannullo pagina 6 Marco Valle LA FRASE DEL GIORNO CON IL PDL «Le primarie del Pd? I sondaggi ci danno sotto sugli anziani, ma in settimana farò un paio di cose choc» d’Italia Matteo Renzi ANNO LX N.250 SPED. IN A.P. - DL 353/2003 (CONV.IN L. 27/02/2004 ART. 1, COM. 1, DCB) ROMA La violenza (per sua natura) non è carina Marcello de Angelis opo gli scontri di mercoledì impazza il dibattito surreale sul grado di negatività di mazzate e calci in faccia. Sono sempre stato sorpreso dai piagnistei di chi, uscito di casa attrezzato di tutto punto per affrontare epici scontri, finisce il giorno dopo a mostrare i lividi alla maestra con la pretesa di essere coccolato e compatito. Protestare, anche in modo duro, se si ritiene che si stia realizzando un torto, ci sta. Di generazione in generazione, è sempre accaduto. Ma se uno scende in piazza con rabbia è perché è convinto di avere di fronte un nemico della giustizia e quindi dovrebbe dare per scontato che quello si comporti in modo ingiusto. Se io voglio fare il rivoluzionario non posso pretendere che il potere che voglio abbattere sia con me gentile e corretto. Se lo fosse, dovrei il giorno dopo nutrire dubbi sulla correttezza della mia radicale opposizione. Se io uscissi di casa per prendere a bastonate i poliziotti e quelli si comportassero con correttezza e cortesia, forse vorrebbe dire che il potere odioso che combatto non è poi così odioso. E dovrei tornarmene a casa senza gloria. La lotta dura si può fare (con o “senza paura”) ma deve essere adeguata al nemico contro cui si lotta. Uno non può incendiare le case perché c’è la disoccupazione. In quel caso si fa una cooperativa. Né se c’è un problema di accesso al credito. In quel caso si fa un fondo di mutuo soccorso. Si possono occupare le case, le scuole, le fabbriche, senza bisogno di ricorrere alle molotov. Sicuramente non si rischia di ammazzare o farsi ammazzare per la riforma della scuola. C’è chi ha affrontato torture o è stato ucciso perché pensava di dover liberare un popolo o una Patria. Piagnucolare perché il poliziotto non è stato così cortese da prendersi le sassate senza farsi rodere il chiccherone è un po’ piccino. D L’armata Branca-zemolone Oggi la convention di “Italia futura” con l’obiettivo di fare una lista per Monti. Tra chi cerca una poltrona sul carrozzone targato Ferrari ci sono anche alcuni ex ultrà berlusconiani Alla kermesse i cattolici arrivano già spaccati, il Pd striglia gli invitati, Casini diserta ma due dell’Udc ci saranno. E Fli si spacca tra chi va e chi resta a casa I lavori saranno incentrati sull’Agenda Monti e sul bis dei tecnici. Ma nessuno sa esattamente quale sarà il programma, a parte il Fiscal compact... mercoledì sabato 17/11/2012 31/10/11 1 EURO WWW.SECOLODITALIA.IT A Milanello Il governo dei “professori” ha deluso, giudizio negativo Berlusconi boccia i tecnici: «I dati sono disastrosi» «Le consultazioni siciliane l’hanno confermato: il 70% degli italiani è disgustato dalla malapolitica» uesta mattina ho fatto 72 flessioni e non sono poche per uno che ha la mia età, cioè 56 anni, anche se me ne sento 35». Berlusconi, al centro sportivo di Milanello, ha fatto un intervento a tutto campo, dal bilancio «disastroso» a dodici mesi dall’insediamento dell’esecutivo guidato da Monti, fino all’election day, passando per l’appuntamento con le primarie e il capitolo giustizia. Ha toccato un po’ tutti gli argomenti all’ordine del giorno nell’infuocata agenda politica di queste settimane. «I dati dopo un anno di governo tecnico sono disastrosi – ha dichiaratol’ex premier – credo si debba cambiare assolutamente quella politica economica imposta dalla Ue e, soprattutto, dall’egemonia tedesca». «Q Priscilla Del Ninno Sondaggio C’è il vade retro degli italiani: il 62% non vuole il Monti bis e la lista del prof prenderebbe solo l’8,5 per cento. pagina 2 pagina 3 La protesta Lacrimogeni dal ministero della Giustizia Incidenti nella Capitale: indagini a tutto campo Il corteo Roma città aperta per tutti ma non per la destra. Il centrosinistra trova subito il “nemico”: la loro piazza va vietata. PAGINA 5 Luca Maurelli Terranova pagina 4 opo gli scontri di mercoledì a Roma è adesso la gestione dell’ordine pubblico a finire sotto accusa. Da una parte le forze dell’ordine, dall’altra due imbarazzati ministri tecnici Severino e Cancellieri, che seguono le indagini avviate perché si ricostruiscano con chiarezza i fatti. Due i filmati che mettono sotto accusa l’operato della polizia: il primo è stato pubblicato da Repubblica.it e riprende il lancio sui manifestanti di tre lacrimogeni dal palazzo del ministero della Giustizia. In un altro si vedono alcuni agenti che prendono a manganellate un manifestante. D Francesco Severini pagina 4 Il caso Il gruppo Repubblica-L’Espresso si divide: c’è chi indica Marina e chi indica Barbara Quale delle figlie del Cav sarà la candidata a premier? Girolamo Fragalà a sacra alleanza RepubblicaEspresso si rompe sul nome del candidato premier del centrodestra. Anzi, per essere più precisi, su quale figlia di Berlusconi avrà l’investitura. “Repubblica” aveva sentenziato: sarà Marina l’asso nella manica del Cavaliere. E la notizia era stata ripresa da molti quotidiani, anche perché ormai c’è un vezzo: quando si scrive del Pdl nessuno bada ai fatti ma tutti si dedicano (spesso inventandoli di sana pianta) ai “retrosce- L pagina 8 na”. Che puntualmente vengono smentiti il giorno dopo da Palazzo Grazioli, visto che i virgolettati di solito riguardano presunte frasi di Berlusconi. Marina ha subito definito «ipotesi senza fondamento» quelle della sua partecipazione alle primarie o della sua candidatura a premier, sottolineando che «la leadership non si può trasferire per via ereditaria o dinastica». Parole che in qualsiasi paese al mondo metterebbero fine alla querelle. Da noi no, subito i giornali hanno parlato di «risposta non convincente, alla fine scenderà in cam- po». Ma ecco la sopresa. “L’Espresso”, nella rubrica “Riservato”, rivela che «i grafici di Berlusconi sono al lavoro da giorni» per il nuovo partito, con il grande annuncio a fine gennaio. E sempre secondo “L’Espresso”, un nome avrebbe convinto tutti, quello della figlia di Berlusconi. Lo dimostrano i sondaggi: lei ha «un marchio di fabbrica che darebbe rinnovate certezze e garanzie di successo». Ma i conti non tornano, la fotografia è diversa. Sorpresa: la figlia di cui si parla non è Marina ma Barbara. Miracoli del gruppo Repubblica-L’Espresso. SEQUESTRATI DA 273 GIORNI Hollande: già finita la luna di miele coi francesi (e con Bersani & Vendola) Francesco Signoretta oco più di un anno fa Sarkozy e la Merkel ridevano di Berlusconi alle prese con la lettera della Bce che chiedeva all’Italia di mettere in piedi un programma di sacrifici credibili, oggi la Germania è alle prese con le prime avvisaglie della crisi e a Parigi lo spettro si è ormai più che materializzato. Anche l’Economist ha sparato a zero sulla Francia di François Hollande e ha titolato – in un numero speciale – “Bomba a orologeria nel cuore d’Europa". Il settimanale ha messo in copertina una baguette farcita con un candelotto tricolore pronto ad esplodere. Ma a rischiare il botto è tutto il governo francese. È l’ultima di una serie di critiche che sta travolgendo la "nuova stagione" della politica parigina. E su Hollande è calato magicamente il silenzio, in particolar modo dalle nostre parti. Non ne parlano più i “cugini", quelli che – all’indomani della vittoria socialista – urlarono al miracolo. Tutti zitti. Perché, da quando la sinistra è all’Eliseo, non c’è una cifra ufficiale positiva: il debito pubblico è cresciuto a dismisura, non c’è riparo economico, l’unica soluzione trovata è quella di stangare i francesi con manovre e manovrine, la piazza si è già scaldata, sono aumentati i prezzi di qualsiasi prodotto, dalla birra alle sigarette. Hollande come Monti, cura pesante e risultati zero. Tanto per rinfrescare la memoria, ricordiamo l’esultanza di Pd, Sel e Idv per la vittoria di François, che annunciarono quasi come una loro vittoria. «È una bella notizia per l’Europa e può essere un passo determinante per invertire il ciclo disastroso dei governi delle destre, anche per sconfiggere questi venti populisti che si fanno sentire nel Continente”, aveva detto Bersani. Anzi, con questo esito, aggiungeva, «si può lavorare con più forza e convinzione a un cambio delle politiche europee». Non fu da meno Vendola: «Festeggiamo la vittoria di Hollande come l’inizio di un rivolgimento P Segue a pagina 3 2 Secolo IN BREVE Lo spread chiude a 354, scende il differenziale Chiude la settimana in lieve calo il differenziale tra titoli di stato decennali italiani e tedeschi. Lo spread ha chiuso a 354 punti, 3 in meno rispetto all’apertura, un valore che ha riportato il rendimento dei nostri titoli al 4,87%. In un anno il differenziale è sceso di 214 punti. 1 Le tappe primo piano Richieste senza risposta «La principale richiesta che l’Ugl ha rivolto al governo è rimasta inevasa: dare un sostegno tangibile alla classe media, ai lavoratori e alle piccole imprese sane. Sono tante le occasioni perdute dall’attuale governo», ha detto Centrella. La rilevazione evidenzia una fiducia in caduta libera verso l’attuale premier 2 Manageritalia: il Paese sano non può aspettare Siti archeologici: il Mibac chiede aiuto ai privati Ilva, scrive al premier il presidente della provincia «Obiettivi chiari, concretezza e meno tasse». È la ricetta di Manageritalia. Guido Carella, il presidente, ha aggiunto «Ci sono tagli e tagli e non si possono continuare a tagliare spese sociali vitali, considerate a torto “privilegi”. Il Paese sano non può solo tirare la cinghia». Parte da Paestum una forte richiesta di aiuto ai privati per la gestione del patrimonio culturale in tempi di crisi. È l’indicazione del ministero dei beni culturali, intervenuto ieri a Paestum per voce del Direttore Generale Anna Maria Buzzi, che ha esortato a «mettere a frutto il patrimonio». «Abbiamo bisogno di risposte, di segnali concreti per prendere atto della vicinanza dello Stato». Lo afferma il presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido, che sostiene l’iniziativa del sindaco Stefano sull’emergenza ambientale, legata alla vicenda Ilva, e scrive al premier Monti. Un anno fa il gradimento era a quota 76 per cento contro il 36 rilevato ieri 3 Già a luglio l’idillio di era spezzato e il consenso era crollato al minimo, al 34% Censis Solo l’8% è ottimista Le indicazioni Sono state testate anche le intenzioni di voto con gli attuali schieramenti: incremento per Pd e Pdl, mentre l’Idv perde ancora terreno. In discesa lieve anche Grillo Il sondaggio La maggior parte dei cittadini vuole archiviare l’esperienza dei “tecnici” al governo “Vade retro” Monti bis Il 62% non lo vuole Guglielmo Federici Q LA PROTESTA DEI COMUNI Sindaci in piazza il 21 In piazza per protestare contro i tagli ai trasferimenti, la perdita di risorse legate al gettito Imu, l’assoggettamento al patto di stabilità anche per i piccoli Comuni, l’obbligo delle gestioni associate delle funzioni fondamentali a partire dal prossimo anno. L’Anci alza la voce contro una situazione via via «ingestibile» e dà appuntamento a tutti i sindaci e agli amministratori locali per una mobilitazione generale, mercoledì 21 novembre, a partire dalle ore 10 a piazza Santa Maria delle Grazie a Milano. Sicuramente tra i più scontenti e penalizzati vi sono i comuni. I sindaci, anche il mese scorso all’Assemblea annuale di Bologna, avevano sollevato davanti al premier Mario Monti e ai ministri, le criticità legate all’Imu, chiedendo una riforma dell’imposta per far tornare tutto il gettito nelle casse comunali. E avevano puntano il dito contro un patto di stabilità che impedisce le spese per investimenti. «Abbiamo già espresso al governo queste forti preoccupazioni», affermano il presidente dell’Anci, Graziano Delrio, e il coordinatore Piccoli Comuni Anci, Mauro Guerra, rivolgendosi agli amministratori per invitarli a partecipare alla protesta: «Ma, ad oggi, non registriamo alcuna concreta apertura in tal senso». «Non possiamo andare oltre, non possiamo permettere che i nostri Comuni si trovino nelle condizioni di non poter rispondere più in alcun modo ai bisogni dei cittadini, in sostanza rischiamo il “blocco” sia finanziario che funzionale delle nostre amministrazioni». Ieri, quindi, al termine del Comitato Direttivo a Firenze, Delrio si è appellato a tutti i sindaci «per rendere massiccia la partecipazione alla manifestazione del 21 novembre a Milano. Se si votasse oggi una lista Monti non “sfonderebbe” scrive per esempio la Repubblica, avrebbero fatto pressing sia il presidente Usa Barack Obama sia la Cancelliera tedesca Angela Merkel. Ma quanti consensi prenderebbe, allo stato attuale delle cose, una lista Monti? Testando questa ipotesi, sempre Swg ha certificato che al momento una lista Monti varrebbe l’8,5% dei consensi, arrivando ad essere il quarto partito. Nelle intenzioni di voto, con uno scenario del genere, il Pd resterebbe il primo partito con il 25% davanti al Movimento 5 Stelle con il 18,5% e con il Pdl terzo partito con il 14,8%. Swg ha anche testato le intenzioni di voto con gli attuali schieramenti, come fa ogni settimana, e ha registrato un lieve incremento del Pd, al 26,2% dal 26% della scorsa settimana, che resta il primo partito davanti al Movimento di Grillo che arretra, invece, di mezzo punto Istat Brutta battuta d’arresto: l’export cala del 4,2% Squinzi pessimista Auto e commercio estero: performance sempre più giù «Ripresa? Il 2015» Antonia Basciani ltri due indicatori negativi “incorniciano” i dodici mesi dell’esecutivo Monti. Riguardano i dati sul commercio estero e il mercato dell’auto che ci fornisce l’Istat. Cominciamo dal primo. L’export, il volano dell’Italia, ancora di salvezza nella crisi, a settembre lancia segnali di debolezza, registrando il ribasso più forte da circa tre anni, ovvero dal dicembre del 2009. Le vendite all’estero, infatti, calcola l’Istat, scendono del 4,2% rispetto a settembre del 2011 e del 2% nell’arco di un solo mese. Una battuta d’arresto, dopo un agosto positivo, che sconta le forti riduzioni dei flussi verso Cina (-18,8%) e Germania (-10,3%), con perdite A Immatricolazioni ad ottobre in calo del 12,4 per cento diffuse in tutti i settori, anche nei comparti tipici del Made in Italy come tessile e abbigliamento (7,7%). È la peggiore flessione da dicembre 2009. Anche le importazioni calano, cedendo il 4,2% a livello congiunturale e il 10,6% nel confronto annuo. La diminuzione dell’export è di intensità analoga per entrambe le aree di sbocco: -2,1% per i mercati Ue e 2,0% per quelli extra Ue. In flessione sono soprattutto le vendite di beni strumentali (-4,5%) e di prodotti energetici (-2,3%), mentre i beni di consumo durevoli registrano un aumento dell’1,0%, rileva l’Istat. La flessione delle importazioni, sottolinea l’Istituto di statisitca, è rilevante sia dai paesi Ue (-4,4%) sia da quelli extra Ue (-3,9%). Particolarmente accentuata è la contrazione degli acquisti di beni strumentali (-9,7%). A settembre, prosegue l’Istat, si registra una flessione tendenziale per entrambi i flussi in valore: 4,2% per l’export e -10,6% per l’import. Considerando i volumi, le diminuzioni risultano più «Per una vera ripresa dobbiamo ormai focalizzarci sul 2015»: è quanto afferma il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, interpellato sugli ultimi dati Istat che mostrano un calo dell’export e del Pil. «Noi - ha aggiunto a margine di una visita al salone Eicma - speriamo che, se le incertezze politiche verranno un po’ dissipate, nella seconda parte dell’anno prossimo si cominci a vedere un passaggio positivo». E ha aggiunto: «Il nostro Paese non investe più da tempo nelle infrastrutture, nell’innovazione; però ha una caratteristica: la materia grigia dei nostri imprenditori e dei nostri giovani e se siamo ancora la seconda potenza manifatturiera d’Europa è per questo motivo». Pensioni: quasi la metà dei lavoratori teme una vecchiaia di stenti Q al 20,5%. Il Pdl guadagna uno 0,3% al 15% mentre l’Idv perde ancora terreno e nel sondaggio di ieri è indicato al 2,8% Insomma, quello che è stato dipinto come l’uomo delle provvidenza dalla grande stampa internazionale non è percepito poi così tanto provvidenziale stando ai numeri. Non è proprio una botta di vita l’8,5% di consensi che riporterebbe una ipotetica lista intestata all’attuale premier. Probabilmente un anno di tempo è un test più che maturo per valutare come il Paese si sia impoverito e come la crescita rimanga ancora una chimera. Non c’è dubbio che gli italiani stiano peggio rispetto a un anno fa. Lo indicano i numeri crudeli che ci inchiodano a un clima altamente recessivo. Dietro i dati di questo sondaggio Swg ci sono probabilmente gli strascichi del dibattito sulla legge di Stabilità, dove la responsabilità dei politici ha corretto e ottenuto risultati importanti rispetto alle formulazioni del governo. Non è un caso, forse, che Pd e Pdl vedono un segno più in questo sondaggio. Questi, nel dettaglio, i numeri di un rapporto sempre più freddo con l’ex SuperMario. Secondo i dati, la fiducia in Monti è partita dall’“idillio” del 71% di un anno fa per poi spegnersi su un 47% quasi subito, tempo cinque mesi, nell’aprile scorso. Poi è arrivata l’estate e a luglio la fiducia è calata ancora al 34%. Ad ottobre- novembre, con qualche minima oscillazione i numeri sono modestamente aumentati al 37% (ottobre), per poi riscendere al 35 e al 36% in due rilevazioni, il 9 e il 15 di questo mese. uasi la metà dei lavoratori italiani prevede una vecchiaia di ristrettezze con assegni pensionistici di poco superiori alla metà dello stipendio. Secondo una ricerca del Censis commissionata dalla Covip, la Commissione di vigilanza sui fondi pensione integrativi su un campione di 2.400 lavoratori, il 45,8% degli intervistati ritiene che nella propria vecchiaia avrà problemi economici «senza grandi risorse da spendere». Il 24,5% del campione pensa che «non potrà scialare» ma avrà abbastanza per concedersi qualche sfizio. Solo l’8% ritiene che potrà avere una vecchiaia serena sotto il profilo economico mentre il 21,5% pensa che l’orizzonte sia troppo incerto per poter rispondere. Già oggi la previdenza pubblica (ancora basata per la maggior parte delle persone che escono dal lavoro sul sistema retributivo e non sui contributi versati) è fatta, ricorda il Censis, di pensioni basse. Oltre il 35% dei pensionati di vecchiaia ha un assegno inferiore a 1.000 euro (4 milioni di persone mentre 741.000 può contare su meno di 500 euro). Ma le prospettive rischiano di peggiorare a meno che non si riesca a lavorare molto a lungo (le pensioni in futuro dipenderanno esclusivamente da quanto versato). I lavoratori intervistati si aspettano per il 24,9% una pensione inferiore al 50% del proprio reddito mentre il 43,3% immagina di ottenere un trattamento tra il 50% e il 60% del proprio stipendio. In media ci si attende che la pensione sia pari al 55% del proprio stipendio (i dipendenti pubblici si aspettano il 62,2%, i privati il 55,5% mentre gli autonomi si attendono un assegno pari al 50,6% del proprio reddito). Secondo l’indagine l’84% degli occupati intervistati è convinto che le regole della previdenza cambieranno ancora. I giovani tra i 18 e i 34 anni prevedono che avranno una pensione pari al 53,6%% del reddito e i più anziani pari al 60,1%. L’insicurezza, sottolinea il Censis, riguarda anche il percorso previdenziale personale: il 34,1% dei lavoratori (percentuale che sale al 40,8% tra i dipendenti privati) teme di perdere il lavoro e di rimanere senza contribuzione, il 24,9% di dover affrontare una fase di precarietà con una contribuzione intermittente, il 18,8% di avere difficoltà a costruirsi, oltre la pensione pubblica, fonti integrative di reddito, come ad esempio la previdenza complementare. marcate: -7,8% per l’export e 15,3% per l’import. Nel terzo trimestre 2012 si rileva una crescita tendenziale per le esportazioni (+2,2%), mentre le importazioni si riducono (-6,4%). Rispetto a settembre 2011 la flessione delle vendite risulta accentuata per Cina (-18,8%), paesi Mercosur (-13,7), Romania (13,6%), Spagna (-12,8%) e Germania (-10,3%), mentre aumentano i flussi verso Stati Uniti (+19,4%) e paesi Asean (+22,9%). La flessione è diffusa a quasi tutti i settori; rilevante è l’espansione delle vendite di prodotti petroliferi raffinati (+23,4%) e di prodotti agricoli (+5,4%). Segnali di forte flessione si rilevano per gli acquisti da Giappone (-35,0%), India (30,9%) e paesi Eda (-26,0%), mentre sono in forte crescita gli acquisti dai paesi Opec (+18,0%). Altra brutta pagina è il mercato dell’auto, che si inquadra in una crisi più generale del settore. Sia- mo al tredicesimo calo consecutivo per il mercato dell’auto in Europa, infatti. Ma questa volta nei 27 Paesi Ue più quelli Efta la caduta delle immatricolazioni rallenta al 4,6%, attestandosi a 998.899 unità contro le 1.046.546 di un anno fa. Lo comunica l’Acea, l’associazione che riunisce i costruttori di auto presenti in Europa. A settembre le vendite di nuove auto erano scese dell’11%. Nei primi dieci mesi del 2012 il calo del mercato europeo è stato del 6,9% a 10.722.859 unità. Tra i cinque principali mercati dell’auto in Europa, Spagna, Italia e Francia sono quelli che guidano la caduta delle vendite ad ottobre. La flessione più consistente è quella registrata dalla Spagna (-21,7% a 44.873 unità), seguita dall’Italia, che ad ottobre ha segnato un calo delle immatricolazioni del 12,4% a 116.875 unità, e dalla Francia (-7,8% a 162.335 unità). In controtendenza, invece, Germania e Gran Bretagna. Swg: solo il 22% degli italiani sarebbe favorevole a un nuovo mandato. Una lista intestata al premier oggi prenderebbe l’8,5% dei consensi uelli che....non scommettono un centesimo sul Monti bis. Non sono solo Bersani e Alfano a respingere l’ipotesi di un nuovo governo tecnico lanciato da Casini. Sono molti di più. Solo il 22% degli italiani sarebbe infatti favorevole a un nuovo mandato per Mario Monti, mentre il 62% dice no a un secondo mandato per l’ex commissario Ue. Il responso sul gradimento verso Monti è emerso ieri da un sondaggio realizzato dall’istituto Swg in esclusiva per Agorà, su Rai Tre. Che l’ipotesi non scaldi i cuori è dimostrato da Proprio mentre è in atto il un un pressing per confermarlo a altro Palazzo Chigi, la maggior sondaggio reaparte vorrebbe dire basta lizzato sempre da Swg, che legittimerebbe ancor più i desideri di archiviazione dell’attuale esecutivo. La fiducia nel premier in questo momento si attesta al 36%, un punto in più rispetto ad una settimana fa, ma una débacle rispetto al 71% nel novembre di un anno fa. Il 62% degli italiani, insomma, non vedrebbe l’ora di voltare pagina, proprio mentre in questi giorni sui quotidiani e sui siti on line emergono scenari di tutt’altro tipo: sarebbe in corso un forte pressing, anche internazionale e perfino con il contributo di Obama, fanno sapere alcuni collaboratori del premier, perché Monti si candidi alle prossime elezioni. Guidando una lista che rechi come insegna il suo nome. Su Monti, 17/11/2012 sabato 17/11/2012 sabato primo piano Voto Dopo il vertice al Quirinale Elezioni, il Colle indica il 10 marzo Alfano: «Si va verso l’election day» Secolo durato due ore e un quarto il vertice di ieri pomeriggio al Quirinale tra il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, e il premier Mario Monti, salito al Colle a riferire al capo dello Stato sui contatti avuti nelle ore precedenti con Alfano, Bersani e Casini. Incontro che si è concluso con l’annuncio della data del 10 marzo co- È me giornata appropriata per le consultazioni regionali di Lazio, Lombardia e Molise. «La convocazione – ha spiegato il Colle in una nota diramata al termine del colloquio – che comunque non spetta al Presidente della Repubblica, di elezioni per il rinnovo dei consigli regionali scioltisi in Lazio e Lombardia per crisi politiche e in Molise per giudizio di illegittimità, è regolata da diverse normative regionali, pur dovendosi considerare i principi generali posti dalla sentenza n. 196/2003 della Corte Costituzionale e rispecchiatisi nella recente sentenza del Tar Lazio». «È però indubbia, per valutazioni d’interesse generale – si sottolinea sempre nella nota – l’esigenza di un contestuale svolgimento delle elezioni nelle tre suddette Regioni. Si è a tale proposito ritenuta appropriata la data del 10 marzo 2013». Ma, in un successivo passaggio del co- municato del Quirinale si legge anche che «una costruttiva conclusione della legislatura, dettata anche dalla serietà dei problemi che il Paese ha di fronte e dall’acutezza di fenomeni di disagio sociale che si vanno manifestando, sconsigliano un affannoso succedersi di prove elettorali». E ciò potrebbe ottimisticamente far intendere che, dopo l’ok alla legge di stabilità e alla riforma elettorale, si potrebbe arrivare all’accorpa- 3 mento con le politiche proprio per quella data. Un messaggio di apertura positivamente accolto dal segretario del Pdl, che ieri sera su twitter ha commentato positivamente la nota del Colle sulle elezioni. «Ok il comunicato del Quirinale», si legge nel tweet di Alfano, che poi aggiunge: «Si va verso l’election day. Prevale il buon senso. Prevalgono le nostre buone ragioni. Risparmiati cento milioni». Il leader Pdl, Silvio Berlusconi L’incontro con i giornalisti a Milanello L’ex premier dà un giudizio decisamente negativo sull’anno di esecutivo tecnico; commenta l’astensionismo registrato alle ultime chiamate alle urne e affronta il capitolo giustizia Berlusconi: «Il governo Monti? Un disastro»... «Le consultazioni siciliane hanno confermato quanto dicevano tutti i sondaggi: il 70% degli italiani è disgustato da questa politica e da questi partiti» Priscilla Del Ninno SICILIA Catanoso uesta mattina ho fatto 72 flessioni e non sono poche per uno che ha la mia età, cioè 56 anni, anche se me ne sento 35»... E in effetti, a giudicare dal fuoco di fila di commenti e ironiche provocazioni, è apparso in forma smagliante l’ex premier Berlusconi, che ha incontrato i giornalisti al centro sportivo di Milanello, dove ieri è tornato ad intervenire nel dibattito politico. Ed è stato un intervento a tutto campo che, dal bilancio «disastroso» a dodici mesi dall’insediamento dell’esecutivo guidato da Monti, fino all’election day, passando per l’appuntamento con le primarie e il «Q Su Casini: «Ho fatto un passo indietro anche perché il leader Udc ha detto più volte che senza di me sarebbe rimasto col centrodestra» capitolo giustizia, ha toccato un po’ tutti gli argomenti all’ordine del giorno nell’infuocata agenda politica di queste settimane. «I dati dopo un anno di governo tecnico sono disastrosi – ha dichiarato senza mezzi termini Berlusconi – credo si debba cambiare assolutamente quella politica economica imposta dalla Ue e, soprattutto, dall’egemonia tedesca, che non è solidale, non pensa al bene di tutti, ma al bene di sé stessa. Credo che questa tendenza sia assolutamente da invertire». E allora, all’inevitabile domanda rivolta dai giornalisti circa la possibilità di staccare la spina al governo in carica, togliendo la fiducia, l’ex premier ha risposto con un enigmatico «di- Dibattiti A Milano una giornata di incontri “Mai con la sinistra”: confronto aperto sul Pdl ggi a Milano la giornata di incontri organizzata dalla Fondazione Italia Protagonista, dal titolo “Sempre con gli italiani. Mai con la sinistra”, che è stata promossa da 44 tra deputati e senatori e 40 tra consiglieri ed assessori regionali. L’iniziativa, che si svolgerà a piazza Città di Lombardia, sotto la volta della nuova sede regionale, prenderà il via alle 10 con i saluti dei coordinatori regionali del Pdl Mario Mantovani e Viviana Beccalossi, e dei coordinatori cittadini Giulio Gallera e Marco Osnato. A seguire, gli interventi del senatore Mantica, dell’europarlamentare Carlo Fidanza, del presidente della Regione Calabria Scopelliti, del capogruppo vicario alla Camera Massimo Corsaro e dell’ex ministro Carfagna. Al termine, le relazioni del coordinatore nazionale del Pdl Ignazio La Russa e del capogruppo al Senato Maurizio Gasparri. I lavori della mattinata saranno conclusi dall’intervento del segretario Alfano. Il pomeriggio si aprirà con un confronto su “Bipolarismo e legge elettorale” (con l’ex ministro Meloni, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello). Spazio poi alla tavola rotonda su “Il Pdl che vogliamo” (con Gasparri, La Russa, l’ex ministro Fitto e il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto). O «L’editoria tv locale è allo stremo: da un lato la contrazione della pubblicità, dall’altro il mancato saldo delle misure a sostegno che il ministero dello Sviluppo economico avrebbe dovuto erogare». Lo afferma il deputato del Pdl Basilio Catanoso. PALERMO La Mantia «Gli scontri di Palermo sono stati organizzati dagli autonomi dei centri sociali di estrema sinistra. Una minoranza che usa e strumentalizza i cortei studenteschi come palcoscenico di una commedia dove i figli di papà giocano alla guerriglia con la polizia». Lo afferma Mauro La Mantia, presidente regionale di Giovane Italia. FIRENZE Stella «Un milione di euro bastano a Renzi per la propria campagna elettorale come candidato alle primarie del Pd? Sicuramente Renzi si è dimostrato un politico senza limiti, in questo caso si può dire senza limiti di spesa». Lo scrive il capogruppo del Pdl al Comune di Firenze, Marco Stella. BAGNARA Zappia L’automobile del sindaco di Bagnara Calabra, Cesare Zappia, di 51 anni, del Pdl, è rimasta distrutta in un attentato incendiario compiuto giovedì notte da persone non identificate. La vettura è stata cosparsa di liquido infiammabile e poi incendiata. ciamo che è il nostro segretario che si esprime al riguardo». E non è l’unica circostanza in cui delega la risposta: di lì a qualche minuto, infatti, a chi fra i giornalisti poneva domande in merito all’ipotesi che Mario Monti possa candidarsi per le prossime elezioni a capo di una lista civica dei moderati, il leader del Pdl replicava semplicemente che «è lui che deve decidere cosa fare, bisogna domandarlo a lui»; chiosando poi sardonicamente: «No, non fatemi domande precise di politica, c’è il mio segretario per questo, che è bravissimo». Ma poi, parlando di moderati, la tentazione di assestare la stoccata, pur se in punta di fioretto, a vecchi alleati politici perennemente in cerca della bilancia in cui far pesare la propria presenza, trova soddisfazione: e disquisendo sul tema moderati e dintorni, Berlusconi trova il momento per inserire – tra consuntivi e ipotesi di prospettive future – un provocatorio appello rivolto al leader dell’Udc. «Ho fatto un passo indietro – ha dichiarato da Milanello il presidente onorario dei rossoneri – anche per consentire che il ressamblement dei moderati comprendesse tutti i moderati, per cui anche il partito di Casini che, ha detto più volte, sia in pubblico che nelle sedi istituzionali, che se non ci fosse stato Silvio Berlusconi sarebbe rimasto nell’ambito del centrodestra. Non credo – ha quindi proseguito il leader del Pdl – che Casini voglia rappresentarsi come un manca parola assoluto nei confronti egli italiani, e perciò ritengo che questo mio ulteriore passo indietro possa rappresentare un elemento decisivo perché lui dichiari e si impegni a fare parte del centrodestra. Un centrodestra che – ha poi concluso Berlusconi – essendo sempre stato la maggioranza del Primarie I candidati Matteoli: «No a chi insegue solo visibilità» «Credo sia importante che alle primarie competano esponenti del Pdl che non siano alla ricerca di mera visibilità e protagonismo mediatico». Lo ha dichiarato il senatore del Pdl Altero Matteoli. «Candidati – ha aggiunto – che presentino un progetto politico credibile ed attuabile... Per questo proporrò di sostenere alle primarie Angelino Alfano, perché credo che possa riuscire, con il sostegno di Berlusconi, dell’intero partito e di una coalizione di centrodestra, a non consegnare l’Italia alla sinistra di Bersani e Vendola». Paese, così come lo sono i moderati, spero giungersi «alla grave spirale recessiva in cui la possa ancora prevalere alle prossime elezio- politica economica sbagliata ci ha portato ad ni». essere» e ad «una fase difficile della nostra deElezioni, parola chiave che apre alla possibili- mocrazia. Fino a quando in un paese non c’è tà per l’ex presidente del Consiglio di ribadire l’assoluta certezza di una giustizia imparziale la linea del partito a riguardo: sì ad un unico – ha dichiarato allora l’ex premier affrontanelection day che accorpi consultazioni politi- do di petto l’annoso capitolo giustizia – queche e regionali, per scongiurare il rischio di sto paese diventa un paese incivile, barbaro, una campagna elettorale troppo lunga. «Noi che non ha più nemmeno una vera demovogliamo sperare – ha dichiarato al riguardo crazia: noi siamo, purtroppo, in questa periBerlusconi – che le elezioni regionali e nazio- colosa situazione». Una situazione per cui – nali si svolgano tutte nello stesso giorno, se ha spiegato un esasperato Berlusconi – «ho no ci introdurremmo in un periodo di cam- dovuto prestare attenzione ai casi giudiziari pagna elettorale troppo lungo» che, in un pa- che mi sono stati gettati addosso e che mi norama di stanchezhanno portato via za e sfiducia dimotantissimo tempo. strate dagli elettori a A proposito dell’election day: Ho dovuto passare suon si astensioni- «Auspico che le elezioni regionali interi pomeriggi sasmo e di tendenza al- e quelle nazionali si svolgano bati, domeniche, lul’anti-politica, rischia tutte nello stesso giorno» nedì, con gli avvocati di compromettere e con l’indignazione governabilità e stabilità. «Le elezioni siciliane di chi sa bene che nessuno di questi giudizi hanno confermato quanto dicevano tutti i era fondato sulla realtà. Ho dovuto giurare sui sondaggi: il 70% degli italiani è disgustato da miei figli e sui miei nipoti che nessuno dei fatquesta politica, da questi partiti e da questi ti che mi sono stati addebitati corrispondeva protagonisti», ha detto Berlusconi a Milanel- al vero – ha quindi concluso – tanto che poi si lo, spiegando poi che, a parte l’alta astensio- sono risolti in nulla». Un epilogo che probane che si è registrata all’ultimo appuntamen- bilmente caratterizzerà anche i prossimi proto elettorale siciliano, «anche di quel 30% che cedimenti in corso presso il tribunale di Miha votato per i partiti, in un’indagine som- lano – tre per l’esattezza, spiega Berlusconi – e maria che abbiamo fatto, il 50% lo ha fatto a proposito dei quali l’ex premier dichiara per antica vicinanza, per abitudine, per senso «usare la definizione di farsa sarebbe un fatto di responsabilità, ma è scontento dei partiti leggero. Spero che si concludano presto – ha stessi a cui ha dato il voto. Quindi – ha con- poi concluso – permettendomi di tornare ad cluso – abbiamo un 70% più un altro 15% di impegnarmi in direzioni più proficue per me, italiani che non sono in sintonia con l’attua- per il Milan, per il mio gruppo e il movimenle politica del Paese». Una stanchezza che – to politico che ho fondato e di cui sono ancome ribadito da Berlusconi stesso – va ad ag- cora presidente». Crisi In Francia vanno emergendo molti problemi, soprattutto sul fronte del debito Hollande non è più uno di loro: addio del duo Bersani-Vendola Segue dalla prima segnata dall’egoismo, dalla precarietà, dalla paura». Brindò anche Di Pietro: «La vittoria di Hollande rappresenta un punto di svolta. Questo risultato può rafforzare la dimensione politica e sociale dell’Unione europea che non deve più rispondere alle logiche finanziarie degli speculatori e alle banche, ma deve essere più attenta alle istanze dei cittadini che la abitano». Tutto è accaduto tranne quello che dicevano gli esponenti del centrosinistra nostrano. La verità è che in questa crisi del debito sta venendo fuori un’assoluta mancanza di leadership politica, con il “motore” franco-tedesco in prima linea. È evidente che questo motore si è inceppato e ciò è successo anche perché la Francia si è dimostrata incapace di giocare il ruolo di perno della stabilità. Le banche francesi sono molto esposte nei confronti della Grecia e del Portogallo e la crisi del debito (ormai al 91 per cento del Pil) fa il resto. Gli analisti, infatti, avevano indicato proprio il superamento di questa soglia come il segnale che la fiducia di consumatori, imprese e creditori cominciava a vacillare. Siamo quindi alla resa dei conti, tanto che, nonostante la strenua difesa da parte di Parigi, anche la “tripla A” è ormai stata messa in discussione dagli avvertimenti di Standard & Poor’s per quanto riguarda gli obiettivi di lungo periodo. Non c’è voluto molto per far venire allo scoperto il bluff francese. Parigi è in crisi e i sintomi ci sono tutti: il Paese non cresce, la spesa delle famiglie scende, le esportazioni sono al palo e il debito pubblico è aumentato di 43,2 miliardi di euro in un solo trime- Hollande, salutato presidente con molte speranze, sta deludendo i francesi stre, con il rapporto deficit-Pil che ha raggiunto il 4,5 per cento. E il miracolo promesso da Hollande in campagna elettorale? Nessuno ne parla più. Bersani, Vendola e Di Pietro fingono di non accorgersi di nulla. Perdere un’illusione rende più saggi che trovare una verità, sosteneva lo scrittore satirico ottocentesco Ludwig Börne. Gli esponenti del centrosinistra ne imparino la lezione. Francesco Signoretta 4 Secolo L’evento Venerdì a Roma “Sentimento popolare”: in cerca di valori tra Tolkien e Guareschi primo piano na serata per celebrare il pantheon di riferimento della cultura conservatrice e popolare. Questo l’intento di “Sentimento popolare”, l’evento in programma venerdì prossimo all’Auditorium Antonianum di Viale Manzoni 1 (ore 19). Ci saranno letture di brani e interventi di cittadini, giovani professionisti ed esponenti del mondo associativo, giovani madri e padri di fa- U miglia, che alterneranno le loro testimonianze alla proiezione di immagini, musica e video. Si tratterà di un vero e proprio spettacolo ispirato dagli scrittori e filosofi che rappresentano le basi del pensiero conservatore, identitario e popolare come Chesterton, Scruton, Jünger, Guareschi, Papini, Sandel, Tolkien, De Unamuno. “Sentimento Popolare” non sarà la conclusione di un percorso, bensì si proporrà come punto di partenza per chi vuole rinnovare il centrodestra, arginare l’ascesa della tecnofinanza e delle sinistre nichiliste e relativiste. Uno dei promotori dell’evento, il consigliere provinciale di Roma Federico Iadicicco, spiega che «bisogna tornare fra la gente, fra il popolo e spiegargli, dimostrargli che è presente sul territorio una forza politica pronta ad incarnare i valori popolari, conservatori ed identitari». Il presidente della Giovane Italia di Roma Stefano Guardina si dice entusiasta dell’idea di “Sentimento popolare”: «Ho accolto fin da subito l’invito con entusiasmo: sarà bellissimo presentare un Pantheon di riferimento, valori conservatori identitari e popolari e un nuovo schema lontano dai classici comizi ma che esalta il legame che da sempre la destra ha avuto con 17/11/2012 sabato il popolo italiano. C’era bisogno di questa ventata di novità in una politica ormai povera di sogni e di speranze, qualcuno che avesse il coraggio di sfidare a viso aperto l’antipolitica. Per questo invito la mia generazione a partecipare con entusiasmo, garantisco che le sirene del disimpegno e della disaffezione spariranno e ritornerà nei loro occhi la voglia di cambiare e di donarsi». IL VIDEO CHOC Sono almeno tre i lacrimogeni lanciati dal palazzo sede del ministero della Giustizia contro i manifestanti che sfilavano in via Arenula mercoledì per lo «sciopero europeo» documentati in un video esclusivo. Due dei lacrimogeni sembrerebbero partire dal secondo piano dell’edificio, il terzo dal tetto dell’edificio. Il video documenta bene le scie di fumo descritte dai lacrimogeni mentre dall’alto precipitano sulla folla. Chi ha girato il video si trovava alla finestra di uno degli edifici posti quasi di fronte al ministero, leggermente spostato verso destra rispetto all’edificio ministeriale e quindi poteva vedere la scena dall’alto e da un angolo di visuale privilegiato. Lacrimogeno nel cortile Mercoledì, dopo il corteo in Via Arenula, è stata rinvenuta nel cortile interno del ministero di Giustizia guidata dal ministro Paola Severino la capsula di un lacrimogeno. Ora è stata consegnato ai carabinieri del Racis per analizzarlo e stabilire quale corpo delle forze dell’ordine abbia in dotazione quel tipo di lacrimogeno. Il questore Della Rocca difende i suoi uomini Il ministro degli Interni Cancellieri: saranno puniti gli agenti violenti. Gasparri: non criminalizzate la polizia Lacrimogeni dal tetto del ministero S’infiamma il dibattito sugli scontri di Roma. La Procura apre un’inchiesta sugli eccessi dei poliziotti. Severino: indagine rigorosa ministro Severino ha avviato un’indagine interna e ha promesso risultati tempestiopo gli scontri di mercoledì a Ro- vi. Sono stati interrogati tutti gli impiegama è adesso la gestione dell’ordi- ti presenti al quarto piano (da dove parne pubblico a finire sotto accusa. tono i primi due lacrimogeni) e il persoDa una parte le forze dell’ordine, dall’al- nale in servizio presso gli ingressi del patra due imbarazzati ministri tecnici, quel- lazzo. Chi ha sparato quei lacrimogeni? lo della Giustizia, Paola Severino, e quel- Forse le guardie penitenziarie che lavoralo degli Interni Anna Maria Cancellieri, no al ministero? Ma non hanno in dotache seguono le indagini avviate perché si zione lacrimogeni, quindi questa versioricostruiscano con chiarezza i fatti. Due i ne è stata subito smentita. Allora nel mifilmati che mettono sotto accusa l’opera- nistero della Giustizia sono entrati agento della polizia: il primo è stato pubbli- ti di polizia? Perché e chi li ha fatti entracato da Repubblica.it e riprende l’inquie- re visto che non compete a quel ministetante lancio sui manifestanti di tre lacri- ro la gestione dell’ordine pubblico? Il mogeni dal palazquestore di Roma zo del ministero Fulvio Della Rocca, della Giustizia. In S’invoca rapidità nell’accertamento che ha difeso in geun altro si vedono dei fatti per ristabilire la fiducia nerale l’operato alcuni agenti che tra cittadini e tutori della legge della polizia duprendono a manrante la giornata ganellate un manifestante inerme e a ter- del 14 novembre, ha in un primo mora. Su queste ultime immagini netta è sta- mento fornito la seguente giustificazione ta la presa di distanza di Cancellieri: «I al video: i lacrimogeni sono stati lanciati poliziotti responsabili di abusi – ha detto da agenti di polizia dalla strada, sparati a il ministro a “Repubblica” - verranno pu- parabola e non diretti sui manifestanti e niti. E questo per rendere onore e merito la traiettoria è stata deviata perché «hanagli altri loro colleghi che sono la mag- no urtato sull’edificio». Una spiegazione gioranza e nei cui confronti è necessario che è apparsa talmente strana che il miche tutto il Paese nutra il rispetto demo- nistro Severino ha voluto visionare nuocratico che meritano». La Procura di Ro- vamente il breve filmato e ha disposto ma ha aperto un’inchiesta su eventuali che venisse esaminato dal Racis (Rageccessi sia da parte degli agenti di polizia gruppamento carabinieri investigazioni sia da parte dei manifestanti. scientifiche) per una verifica puntuale Ma è il primo filmato, quello sui lacri- della traiettoria dei lacrimogeni. «Non mogeni partiti dal ministero della Giusti- posso escludere nessuna ipotesi e sarebzia in via Arenula, che è stato ieri prota- be sbagliato farlo» visto che ci sono delle gonista di una ridda di dichiarazioni. Il indagini in corso, ha detto spiegando di Francesco Severini D L’ex ministro Berlinguer Gli studenti? Non hanno spranghe L’ex ministro dell’Istruzione Luigi Berlinguer a proposito delle manifestaizoni degli studenti ha detto che «la ribellione è giustificata e bisogna rispettare chi manifesta: se poi qualcuno va a queste manifestazioni con le spranghe, si copre il viso con il casco e appartiene ad organizzazioni che vogliono provocare, io quelli non li considero studenti: non sono studenti quelli che invece di avere la penna e il computer hanno in mano la spranga». aver lasciato anticipatamente il Consiglio dei ministri per seguire la vicenda. Ad ogni modo, ha aggiunto, i risultati non saranno «ad horas» ma sarà certamente un risultato «appagante» dal punto di vista della ricostruzione dei fatti. «Le ipotesi naturalmente sono molteplici», ha proseguito Severino, sottolineando di aver chiesto una indagine «rigorosa». Una seconda versione è stata poi diffusa dall’ex Guardasigilli della Lega Roberto Castelli: «A me risulta, almeno da quello che mi hanno raccontato delle persone con cui sono ancora in contatto al ministero della Giustizia, che ci sia stato un assalto da parte di alcune frange del corteo verso il ministero. Mi risulta che il questore di Roma abbia dichiarato che i lacrimogeni siano stati lanciati da agenti di polizia. Se è vero che c’è stato l’assalto, diventa comprensibile perché qualche agenti di polizia abbia potuto lanciare i lacrimogeni». Ma di questo assalto nella giornata di mercoledì non è stata data notizia: le agenzie hanno parlato solo di una carica della polizia a ponte Garibaldi, dal quale si accede a via Arenula. Ad accendere gli animi, soprattutto quelli degli agenti impegnati nella tutela dell’ordine pubblico, sono state però le parole del ministro Cancellieri, che ha promesso di punire i poliziotti violenti dopo avere difeso in un primo momento a spada tratta gli agenti e il loro operato. I sindacati di polizia fanno quadrato a difesa dei colleghi e hanno invitato il governo a non delegittimare la polizia. Alcuni esponenti delle opposizioni di sinistra, come Paolo Ferrero (Prc) parlano di dura repressione contro gli studenti e invitano Cancellieri alle dimissioni. Il verde Bonelli auspica addirittura un monitoraggio dell’Ue sull’Italia come se da noi fossero state sospese le garanzie e i diritti. Le acque della politica sono agitatissime ed è alta la preoccupazione che si sia dinanzi ad un’altra Genova con le relative strumentalizzazioni e criminalizzazioni in blocco delle parti in causa: manifestanti e forze dell’ordine. In casi come questi è proprio la trasparenza sui fatti avvenuti e la tempestività delle risposte che si attendono dal governo ad allontanare il dubbio che ci siano versioni opposte e contraddittorie sui disordini avvenuti e sull’episodio assurdo dei lacrimogeni. Quello che i cittadini si aspettano è una versione chiara e convincente che possa restituire a tutti la fiducia necessaria nelle istituzioni e nei tutori della legge. Stabilire subito le responsabilità, anche di eventuali abusi da parte di singoli poliziotti, dice Maurizio Gasparri del Pdl, ma senza dare letture unilaterali tese a criminalizzare le forze dell’ordine. Secondo Gasparri, «non va sottovalutato un dato di fatto, che all’interno del corteo c’erano frange di estremisti infiltrati per trasformare la protesta in scontro. Caschi, scudi, bombe carta, sassi e quant’altro sono stati portati e usati per questo». «La violenza da chiunque provenga va sempre condannata – ha concluso – e se ci sono stati abusi anche da parte di qualche singolo poliziotto è giusto che venga stabilito». Offensiva Sinistre mobilitate contro Alemanno: no al corteo del 24 Roma città aperta ma non per Casapound Annalisa Terranova l Pd soffia sul fuoco della protesta giovanile: avendo perso ogni contatto con gli studenti che nei giorni scorsi hanno inscenato manifestazioni di protesta in più di ottanta città italiane (hanno marciato contro il governo che è sostenuto anche dal Pd), fa ricorso alla consueta strumentalizzazione antifascista prendendo di mira il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Quest’ultimo aveva giustamente chiesto che la Capitale venisse salvaguardata dall’ondata di manifestazioni che si riversano nel centro storico determinando una situazione di caos ingestibile e così il Pd romano gli ha chiesto adesso di prendere le distanze dal corteo di Casapound I in programma per il 24 novembre (manifestazione indetta contro il “governo dei banchieri” e non per chiedere il ritorno del Duce). C’è anche un appello in rete per “esorcizzare” il pericolo Casapound e diversi esponenti della sinistra romana, ma anche dell’Idv, come il senatore Stefano Pedica, hanno fatto sentire la loro voce contro Alemanno accusandolo di tacere quando in piazza a Roma sfilano i neofascisti. Eppure, stando ai fatti, tutti questi boatos contro il corteo di Casapound che hanno il sapore di una campagna elettorale old style risultano piuttosto incoerenti e soprattutto infondati. Incoerenti perché Roma è stata da pochi giorni teatro di una grande mobilitazione studentesca dove si sono verificati anche atti di teppismo e scontri ed episodi biasimabili contro la Sinagoga (azioni non ascrivibili a Casapound che pure ha partecipato ai cortei con un concentramento a piazza del Popolo indetto dal Blocco studentesco). E dunque perché si dovrebbero applicare due pesi e due misure, e cioè consentire agli studenti legittimamente di manifestare e vietare invece lo stesso di- ritto ai militanti di Casapound? L’appello è anche infondato perché non spetta certo ad Alemanno fare il sindaco-sceriffo e vietare i cortei, o anche fare la lista dei buoni che possono manifestare e dei cattivi che invece devono restare a casa. La questione nasce perché a Roma si deve votare e si cerca di mettere in difficoltà il sindaco perché il figlio Manfredi è un militante di Casapound. Ora, Il corteo di Blocco studentesco mercoledì a Roma è possibile che una sinistra che si candida a governare la Capitale non abbia alcuna idea migliore per attaccare l’avversario, cioè il sindaco uscente, che quella di utilizzare un ragazzo diciottenne? Possibile che siano ridotti a questo? E pensano davvero che i romani voteranno seguendo gli anacronistici fantasmi del Ventennio? Infine, se davvero hanno a cuore la serena convivenza tra cittadini che non deve essere turbata da manifestazioni di intolleranza sono proprio sicuri che con un atto di intolleranza (cioè con un divieto a manifestare) si possano salvagurdare libertà e democrazia? Soffiare sul fuoco delle contrapposizioni in definitiva non conviene a nessuno anche perché, adottando l’antica tattica di “alzare il livello dello scontro”, possono forse trovare un seguito in frange ideologizzate in cerca di identità (quella antifascista) ma si allontaneranno dalla parte viva e pensante della città che guarda con crescente insofferenza a questo teatrino. Idv Alle primarie Vendola o Bersani Di Pietro innalza il vessillo di Vasto e “chiude” a Grillo Idv di Antonio Di Pietro si prepara a tornare nell’alleanza di centrosinistra recuperando la foto di Vasto mai archiviata. Una proposta di alleanza, insiste Di Pietro, che per l’Idv è ancora valida purché si chiarisca che cosa vuole fare quella parte del Pd che ha in mente di proseguire l’agenda Monti. E così Di Pietro, nell’annunciare che il suo partito avrà un peso alle primarie del centrosinistra, taglia ogni ipotizzato legame con il Movimento 5 Stelle, abbandonando l’idea di un’alleanza con i grillini: «Abbiamo un rispetto profondo per tutti quei cittadini arrabbiati che stanno protestando attraverso un movimento politico che si presenta con queste caratteristiche: ciò nonostante, noi non possiamo seguire il progetto di Grillo, che è un progetto di mera protesta». L’Italia dei valori parteciperà invece alle primarie del centrosinistra e darà indicazione di votare per Nichi Vendola o Pierluigi Bersani in quanto «alternativi» al programma liberista di Monti. «L’Idv guarda con rispetto – ha affermato Di Pietro – alle elezioni primarie che una parte del centrosinistra sta svolgendo. Abbiamo chiesto un confronto su un programma condiviso che metta al primo posto un’alternativa alle politiche di Monti. L’Italia dei Valori in questo senso invita i propri militanti e la cittadinanza che si riconosce nel centrosinistra a partecipare alle primarie e votare secondo coscienza; per quanto mi riguarda mi auguro che possa vincere una proposta di alternativa alle politiche del governo Monti e in quest’ottica - ha sottolineato Di Pietro - prendiamo atto con sottosfazione che questa proposta è contenuta nel programma di Vendola ma anche in quello di Bersani, che ha detto ultimamente che non possono bastare le politiche ragionieristiche del governo Monti». Su Renzi Di Pietro ha dato un giudizio critico, affermando di augurarsi che possa vincere «quell’area alternativa a Monti e al neoliberismo alla Marchionne-maniera di cui Renzi è innamorato». Ha poi dato una risposta sui sondaggi che danno il suo partito in calo: «In questi anni non ho mai trovato un sondaggio che abbia azzeccato il risultato finale, ogni volta ci hanno dato una percentuale e ogni volta, grazie a Dio, l’abbiamo smentita». L’ 17/11/2012 sabato primo piano Secolo 5 LE IRONIE DI PDL E PD «Ma Monti lo sa?» «Se Montezemolo vuol dare voce al rinnovamento e alla società civile imbarcando sulla sua nave i naufraghi Fini e Casini, vuol dire che ha deciso di coprirsi di ridicolo e di chiudere la sua avventura politica prima ancora di cominciarla», dice Francesco Pionati, segretario dell’Alleanza di Centro. «A accomunare i leader di Fli e Udc ci sono tre elementi in totale contraddizione con le idee di Montezemolo: in Parlamento da 25 anni, senza alcuna attività professionale fuori dalla politica, a lungo all’interno o a sostegno di passati governi», conclude il segretario di Adc. Anche dal Pd arrivano le critiche del vicesegretario Dario Franceschini, che sul “Foglio” commenta: «Per il tipo di mandato che ha accettato di fare - dice credo che Monti non lascerà mai nascere una lista che porta il suo nome e al massimo accetterà che nasca un’area politica che si ispira alla sua esperienza cosa che oggettivamente non può certo impedire. Detto questo l’ipotesi di un Monti bis non mi sembra che possa esistere». I cavallini del Pd «Febbre da Cavallino», evoca il celebre film-cult («Febbre da Cavallo») il sito del Pd, che dedica il doodle alla discesa in campo oggi di Luca Cordero di Montezemolo, patron del Cavallino rampante. Sono proprio i box della Ferrari e il paddock della Formula Uno a far da sfondo, mentre in primo piano campeggia un sorridente Montezemolo in giacca rossa. A fianco la scritta «Febbre da cavallino», con grafica e caratteri del titolo del celebre film, di cui c’è anche un trailer. La convention di Italia Futura Oggi il raduno dei “montiani” che lavorano al bis. E a una lista “acchiappa-tutti” La pesca a strascico di Montezemolo Solo in due dall’Udc, Fli si spacca. Bocchino: «Non vado, io penso al partito». Dal Pdl si offrono gli ex ultrà berlusconiani Luca Maurelli Q ualcuno la chiama già la Balena rossa, in omaggio alla vecchia Dc e alla Ferrari del presidente Montezemolo. Altri invece la definiscono “lista cinica”, in onore del suo referente, il premier Mario Monti, a cui è dedicata l’iniziativa che oggi vedrà il debutto ufficiale in politica della Fondazione “Italia Futura”. Un brindisi che vedrà la partecipazione di aspiranti transfughi del Pd, particelle elementari dell’Udc, atomi scissionisti di Fli ed ex berlusconiani di ferro in cerca di nuovi cavalieri: tutti da agitare prima dell’uso e shakerare con sindacalisti cattolici, liberisti selvaggi e integralisti della dottrina sociale della Chiesa. Intorno all’evocazione di una crociata (e di una lista) pro Monti, presente all’adunata solo con lo spirito, arriva dunque un’armata Branca-zemoliana che si riunirà oggi in convention per lanciare la volata al bis dei tecnici, negli studios romani della Tiburtina. Con una testa di ponte autorevole, il ministro Andrea Riccardi, che s’è da tempo emancipato da quel claustrofobico profilo di tecnico al quale il governo lo aveva inizialmente destinato. Le due agende “‘fantasma” Luca Cordero di Montezemolo oggi detterà la sua agenda per salvare il Paese, sovrapponibile a quella misteriosa entità che viene definita Agenda Monti ma che in realtà è fatta, sostanzialmente, di un capitolo unico: il fiscal compact, peraltro già ratificato dal Parlamento. Quanto basta, però, agli esponenti di quell’area di centro filo-montiana, per costruire un’operazione di “lunga vita” politica al premier, provando a dare legittimità democratica col voto a una lista che servirà a proporre un nuovo governo di salvezza nazionale in caso di parità dopo le urne. Un’alchimia costruita a tavolino da Casini (che oggi non ci sarà) e da Fini (forse neanche in platea), nonostante i pessimi riscontri, l’ultimo è di ieri, che emergono dai sondaggi. Intanto, però, Montezemolo qualche spezzatino nei partiti lo cucina, facendo chiarezza su chi sta con Monti “senza se e senza ma” e chi invece si allinea alle indicazioni del partito e poi si vede. All’Udc solo inviti personali Prendiamo l’Udc. Il partito più montiano di tutti fa registrare il forfait alla convention del suo segretario, Pierferdinando Casini. Il quale si dichiara “molto interessato ai lavori”, ma non dimentica che solo un mese fa, dopo il suo “endorsement” a favore di Emma Marcegaglia, era stato oggetto di un violentissimo attacco da “Italia futura”, che aveva parlato di «pesca a strascico». Più o meno quella che farà il presidente della Ferrari oggi pomeriggio. Dell’Udc ci sarà, però, una mini-delegazione, ma con inviti a titolo personale, altra anomalia. Oltre a Luciano Galletti (nessuna conferma su Roberto Rao), certamente oggi si vedrà Ferdinando Adornato, sponsor da sempre della scesa in campo di Montezemolo e dell’operazione Monti bis. «Da mesi ragioniamo su come sostenere ancora un governo con Monti, non c’entra la vecchia Dc, quella è una storia gloriosa che non ha nulla a che vedere con questa esperienza di apertura alla società civile. E comunque non è etichettabile come centrista: sono in tanti, a destra e sinistra, a volere la prosecuzione dell’esperienza di Monti, basta farlo venire allo scoperto», dice Adornato. Il parterre Cattolici Da Bonanni a Riccardi Ci sarà anche il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, alla convention di “Italia Futura” prevista per oggi a Roma. Dopo l’introduzioneracconto dello scrittore Edoardo Nesi, la parola passerà al presidente delle Acli, Andrea Olivero, a Stefania Giannini, rettore dell’università per gli stranieri di Perugia, al governatore trentino Lorenzo Dellai, all’economista Irene Tinagli e al fondatore di Sant’Egidio e ministro, Andrea Riccardi. In attesa di Montezemolo. Ma allora perché non andare in massa con Casini? Fli: vengo anch’io, no tu no Anche in Fli la discesa in campo di Montezemolo ha provocato un piccolo terremoto. A prescindere dalla presenza di Fini, il partito s’è diviso. C’è chi va da Montezemolo e persegue la strada dello scioglimento di tutta l’area terzopolista nell’esperienza di lista montiana. E chi resta arroccato al partito e non va da Luchino. Non è un caso che oggi alla convention si vedranno i fedelissimi del presidente della Camera, quelli che ne condividono anche l’obiettivo politico, l’eutanasia volontaria di Fli: Giulia Bongiorno, Benedetto Della Vedova, Flavia Perina e Mario Baldassarri. Resta a casa, invece, il segretario di Fli, Italo Bocchino, che spiega: «Non so chi andrà da Montezemolo, forse solo i soggetti meno meno politici. Io no. Sono segretario di un partito e lavoro per quello». Nel Pdl si getta la maschera Il modo migliore per scatenare i più bassi istinti politici è annunciare un nuovo partito. Non a caso, appena Montezemolo ha fatto capire di voler scendere in campo davvero, anche nel Pdl s’è aperta una piccola falla di parlamentari a caccia di ospitalità. Ordinaria amministrazione, in politica. Ma ciò che fa sorridere è che a offrirsi al manager della Ferrari sono proprio quelli che fino a qualche mese fa, quando il Cavaliere era ancora in sella, erano considerati i “pasdaran” del suo pensiero e dei suoi predellini. Oggi, invece, da Giorgio Stracquadanio a Isabella Bertolini, fino a Gaetano Pecorella (che del Cavaliere è stato avvocato per anni ed è il padre professionale di Ghedini) sono pronti a formare in extremis un gruppo in Parlamento per dichiarare la propria montianità. «Il Pdl è in preda a un delirio di sfascismo senza strategia», ha scoperto la Bertolini, che annuncia: «Saremo 15 e diventeremo una componente del gruppo misto. Poi cercheremo di arrivare a venti, così facciamo un gruppo autonomo». Tra loro, anche Fabio Gava e Giustina Destro, che per la verità il salto sulla Ferrari l’avevano fatto prima di tutti. Mal di pancia anche nel Pd A parte l’avamposto montezemoliano già uscito dal Pd, costituito dall’economista Nicola Rossi, oggi da Luca sono attesi anche Antonello Giacomelli e Francesco Saverio Garofani , il cattolico Luigi Bobba, già presidente delle Acli, i liberal Enrico Morando e Paolo Gentiloni, già firmatari di una lettera di sostegno a Monti. La loro annunciata presenza ha già provocato un nuovo psicodramma nel partito, con Rosy Bindi infuriata: «Penso che sia un’operazione di terzismo di nuovo conio. Quella lista – ha spiegato la pasionaria democratica – mette insieme il mondo cattolico che nei confronti delle riforme ha usato parole più dure della Cgil». Posizione che ieri è stata oggetto di replica da parte di Andrea Oliviero, presidente delle Acli: «Il nostro essere montiani è una questione di stile e di cultura politica. L’onorevole Bindi farebbe bene, prima di parlare, a riflettere». E sul voltafaccia dei cattolici di sinistra, tacciono, curiosamente, i Fantastici Cinque. Ma sarà interessante sapere, ammesso che lo dirà, anche che ne pensa il diretto interessato, quello a cui vogliono far fare il bis, magari a sua insaputa. Retroscena Freddezza tra i due sulla data del voto, sulle riforme e sui... sondaggi Tra Napolitano e Monti, è finita la luna di miele? Antonio Marras on è più come una volta. Quei silenzi stanno scavando il solco, quelle piccole incomprensioni fanno male, allontanano la coppia, c’è il rischio che quella canzone di Wess e Dori Ghezzi, “E non ci lasceremo mai”, i due non la cantino più con la stessa armonia. Giorgio Napolitano e Mario Monti non sono più una coppia felice e in assoluta sintonia, come è stato per quasi un anno. Sono in tanti a notare come l’impopolarità crescente del premier abbia favorito il calo dei consensi anche nei confronti del Colle. Che ne potrebbe essere rimasto infastidito. Ma anche le ingerenze del governo sulla data delle N IL MONITO ALLE IMPRESE «Più dialogo con i giovani» Il dialogo tra le imprese e le nuove generazioni è «più che mai necessario in questo momento di particolare difficoltà per l’accesso al mondo del lavoro». Lo sottolinea il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un messaggio inviato alla Giornata nazionale “OrientaGiovani” in corso a Firenze su iniziativa di Confindustria. Il Capo dello Stato ricorda, tra l’altro, che proprio “OrientaGiovani” «rappresenta ormai un punto fermo in questo necessario dialogo». Napolitano esprime poi il suo “convinto apprezzamento per lo sforzo con cui Confindustria, da ben 19 anni, persegue lo scopo di far conoscere il mondo delle imprese ai giovani”. elezioni e la mancanza di provvedimenti per lo sviluppo, argomenti su cui il presidente della Repubblica giovedì ha a lungo insistito, avrebbero contribuito ad alimentare un certo “gelo” tra Palazzo Chigi e il Quirinale. Di sicuro, la mancata difesa del Colle della scadenza naturale della legislatura (se si dovesse votare a marzo) sarebbe la definitiva conferma della fine di una prolun- gata luna di miele. Ieri il presidente del Consiglio è stato a lungo al Quirinale per un incontro con Napolitano, e gli altri vertici istituzionali, per decidere sulla data del voto. Il giorno prima, a chi gli chiedeva un commento sull’election day e le varie ipotesi in campo, Napolitano aveva ricordato stizzito che la Costituzione non gli attribuisce «solo l’incarico di tagliare nastri». Co- Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano me dire: la scelta sul quando sciogliere le Camere spetta al Quirinale. Non ai partiti, tantomeno al governo, che pure se ne stava impicciando. Ma c’è da fare ancora qualcosa sul fronte sviluppo. «La preoccupazione principale - aveva spiegato Napolitano a un convegno - è il livello di indebitamento pubblico raggiunto nel corso di decenni e un grado di esposizione ai rischi del mercato dei titoli del debito sovrano nella zona euro. Vanno perseguiti obiettivi rigorosi in tempi stretti, concertati in sede europea, di riduzione della spesa pubblica e di contenimento della sua dinamica». Ma non basta. «Bisogna mettere da parte i tagli orizzontali e andare su scelte mirate», aveva detto ancora Napolitano bacchettando il governo. Senza dimenticare il debito pubblico: «Dobbiamo scrollarci dalle spalle quel peso insopportabile». Parole forti. A tratti dure anche nei confronti dell’esecutivo al quale chiede più coraggio. E meno spot. I contenuti La convention Tutti uniti intorno al manifesto montiano (con il gelo dei cattolici) l paradosso è che oggi “Italia futura”, che chiama i partiti a raccolta sulla lista per Monti, ribadirà di voler lasciare fuori i partiti. Il richiamo è a chi vuole sostenere una lista organizzata attorno alle adesioni a quel Manifesto verso la Terza Repubblica proposto da un imprenditore come Montezemolo, da un sindacalista, come Bonanni e da due esponenti di spicco del mondo cattolico come Riccardi e Olivero. L’obiettivo, si spiega, è favorire l’incontro tra movimenti e simpatizzanti e mandare un messaggio chiaro: «Basta con la vecchia politica-politicante, noi vogliamo il rinnovamento, andiamo oltre gli schieramenti». Una linea, che ha fatto storcere il naso agli inquilini del “palazzo”, ma gli organizzatori assicurano: «Questa scelta non va interpretata come “un vade retro al politico”, perchè sono tutti corrotti, ma vogliamo dare spazio soprattutto alla società civile». Non si tratta, dunque, di «un’operazione anti-politica, ma per il vero rinnovamento della politica: se i politici dimostrano di voler cambiare sul serio, allora saranno i benvenuti». Olivero spiega le ragioni della kermesse: «Non siamo schizzinosi e, per questo, preferiamo tenerci lontano dalla politica. Semplicemente, vogliamo che la manifestazione sia un grande appuntamento per la società civile ed è opportuno che non si trasformi in altro». Qualunque politico, dunque, potrà partecipare all’evento, ma a titolo personale. «Nelle prossime settimane, infatti - assicura il presidente delle Acli - ci saranno incontri sia pubblici che diretti con gli esponenti principali della politica italiana. L’obiettivo è fare un’assemblea della società civile».Tra cattolici, le posizioni in campo sono differenziate, stando almeno ad un sondaggio svolto dall’Swg per i Cristiano sociali su 800 cattolici, tra i quali addirittura Grillo sarebbe più appetibile della lista Montezemolo-Riccardi. La kermesse, che dovrà inaugurare il cammino della nuova proposta politica, si terrà oggi in uno spazio molto ampio, gli studios della Tiburtina: ma già, rispetto alle intenzioni iniziali, la grande festa che doveva celebrare l’unione di forze e associazioni provenienti dalla società civile, del mondo cattolico e di quello politico “moderato”, sarà un pò ridimensionata. I attualità politica 6 Secolo Petraeus: il rapporto Cia fu modificato l Congresso americano ha saputo la verità di David Petraeus sul tragico attacco al consolato americano di Bengasi, in Libia, dove lo scorso 11 settembre persero la vita l’ambasciatore Chris Stevens e altri tre cittadini americani. L’ex direttore della Cia a Capitol Hill ha testimoniato davanti ai parlamentari delle commissioni Servizi di Camera e Senato. Le audizioni si sono svolte a porte chiuse. Innanzitutto l’ex direttore della Cia si è scusato con il Congresso per lo scandalo che lo ha travolto e costretto alle dimissioni, negando che queste ultime siano collegate alla gestione del caso-Bengasi. Lo ha fatto nel corso di una dichiarazione in commissione Servizi della Camera durata una ventina di minuti. Entrato in commissione da una porta secondaria per sfuggire alla folla di giornalisti, fotografi e operatori televisivi, Petraeus - raccontano alcuni parlamentari presenti all’audizione a porte chiuse - è apparso dispiaciuto, ma forte, molto professionale e concreto nell’esporre la sua versione su come andò l’11 settembre a Bengasi, attenendosi ai fatti e senza divagazioni su altre questioni. Petraeus ha puntato il dito sui vertici delle altre agenzie di intelligence federali, accusandole di aver modificato il primo rapporto Cia sui fatti di Bengasi in cui già si parlava di attacco terroristico. Petraeus ha spiegato come fu subito chiaro alla Cia che l’attacco al consolato americano di Bengasi non fu dovuto alle proteste in reazione a un film antiislamico prodotto negli Usa, ma a un attacco sferrato da milizie islamiche legate ad al Qaida. Alcuni parlamentari democratici hanno quindi messo in evidenza come l’ambasciatrice americana all’Onu, Susan Rice accusata dai repubblicani di aver nascosto la verità parlò di manifestazione spontanea degenerata semplicemente basandosi sui primi “talking points” che furono diffusi dall’intelligence, quelli che Petraeus ora dice furono modificati. Ma non ci fu «nessuna interferenza della Casa Bianca»: così l’ex direttore della Cia ha contestato l’ipotesi che l’amministrazione Obama sia intervenuta per fuorviare l’opinione pubblica sulle reali cause dell’attacco al consolato Usa di Bengasi. Lo riferiscono alcuni parlamentari. Il parlamentare repubblicano Adam Schiff ha riferito come Petraeus, nel corso dell’audizione a porte chiuse, abbia chiaramente spiegato come ci fu un processo per elaborare una prima bozza di rapporto tra le varie agenzie di intelligence. «Ma nessun processo politico», aggiunge. «Ne venne fuori una valutazione che era la migliore possibile - spiega il parlamentare - senza compromettere informazioni classificate come segrete. I cambiamenti - ribadisce - furono fatti per proteggere informazioni segrete». Petraeus - racconta un funzionario dello staff del Congresso - avrebbe quindi affermato di non sapere chi abbia rimosso il passaggio in cui la Cia parlava di attacco terroristico condotto da militanti maghrebini di Anar al-Shariah e di al Qaeda. In appello Dal Tribunale penale dell’Aja Crimini di guerra: assolti a sorpresa due ex generali croati I Giovanni Trotta er una volta L’Aja non condanna: gli ex generali croati, Ante Gotovina e Mladen Markac, condannati per crimini di guerra, sono stati assolti in appello dal Tribunale penale internazionale dell’Aja. L’assoluzione degli ex generali, che in primo grado erano stati condannati rispettivamente a 24 e 18 anni di carcere per crimini di guerra e contro l’umanità nel conflitto armato contro i serbi, è stata accolta a Zagabria dall’esplosione di giubilo da parte di migliaia di persone che hanno seguito in diretta l’annuncio della sentenza su un maxischermo installato nel centro della capitale. Festeggiamenti in numerose altre città grandi e piccole della Croazia. Tra la folla c’erano numerosi veterani ed ex combat- P tenti, che considerano Gotovina e Markac autentici eroi della guerra di indipendenza della Croazia contro i serbi del 19911995. I due ex generali, che hanno entrambi 57 anni, erano stati condannati nell’aprile 2011, e in quella occasione un terzo ex generale, Ivan Cermak (62 anni), era stato assolto. Gotovina e Markac avevano presentato appello. Migliaia di persone avevano partecipato giovedì sera e nella notte a messe e veglie di preghiera a favore dei due ex generali. Il ministro della Difesa croato Ante Kotromanovic è andato di persona con un aereo di stato all’Aja per riportare in patria Gotovina e Markac. La Croazia, secondo Paese ex jugoslavo dopo la Slovenia, entrerà nell’Unione Europea il primo luglio prossimo. «Quello che noi abbiamo sempre saputo è stato oggi (ieri, 17/11/2012 sabato ndr) annunciato al mondo: che la Croazia ha combattuto una guerra giusta e difensiva», ha dichiarato il primo ministro croato Zoran Milanovic. Ovviamente la nortizia è stata accolta male in Serbia: il procuratore serbo per i crimini di guerra, Vladimir Vukcevic, ha definito «scandalosa» e «giuridicamente incomprensibile» la sentenza del Tribunale dell’Aja per crimini commessi contro i serbi. «Con tale sentenza assolutoria viene messo seriamente in pericolo il principio di punizione dei crimini», ha detto Vukcevic citato dai media a Belgrado. Sottolineando anche come sul territorio della Krajna (il territorio dei secessionisti serbi che non accettarono l’indipendenza proclamata dalla Croazia nel 1991, ndr) sia stato compiuto uno dei crimini più efferati nella ex Jugoslavia. Un giovane palestinese fermato dai soldati israeliani Medio Oriente Hamas annuncia di aver abbattuto un caccia F16 e di aver bombardato Gerusalemme. Tel Aviv conferma: è la prima volta ma la bomba non ha causato vittime Gaza, si va verso la guerra totale Gli Stati arabi pensano a uno “scudo diplomatico” per la popolazione: alti esponenti istituzionali andranno nella Striscia Antonio Pannullo ontinua ad aggravarsi il bilancio delle vittime palestinesi nel nuovo conflitto esploso nei giorni scorsi fra Israele e Hamas. Fonti mediche palestinesi - citate dall’agenzia di stampa palestinese Maan - aggiornano che nelle ultime ore un miliziano di Hamas è stato ucciso dal fuoco israeliano. In un ospedale di Gaza sono nel frattempo deceduti due feriti ricoverati ieri mattina. Il bilancio complessivo delle vittime palestinesi in questa tornata di violenze dovrebbe essere di almeno 23 morti, anche se fonti ufficiali a Gaza non hanno ancora pubblicato dati definitivi. Nel sud di Israele tre soldati israeliani sono stati feriti C Lo Stato ebraico ha ripreso i raid dopo una breve sospensione per la visita del premier egiziano Kandil. Preoccupazione di Onu e Ue in modo medio oggi da un colpo di mortaio palestinese sparato da Gaza. Nella stessa zona un razzo anticarro palestinese ha distrutto una jeep di giornalisti, i quali sono rimasti tuttavia illesi. Sembra una resa dei conti che covava da qualche tempo. Sullo sfondo il voto delle Nazioni Unite sul riconoscimento dello Stato palestinese, voto che si dovrebbe tenere il 29 novembre. Le sirene sono risuonate nuovamente a Tel Aviv nel terzo giorno di raid israeliani su Gaza mentre un altro razzo sparato da Hamas è caduto in mare senza provocare vittime. Nella città israeliana sono stati riaperti i rifugi pubblici dopo 21 anni. L’ultima volta fu nel 1991, quando Tel Aviv fu bersagliata da missili iracheni Scud. Continuano intanto senza sosta i raid dell’aviazione israeliana sulla Striscia, e l’esercito israeliano ha disposto il richiamo di 16mila riservisti. «Un’operazione di terra a Gaza si avvicina», ha affermato all’alba la radio militare. Da Gerusalemme poi si è appreso che Israele schiererà una quinta batte- ria del sistema antimissile Iron Dome entro stasera. La batteria, il cui dispiegamento era previsto originariamente tra due mesi, viene resa operativa in anticipo a causa dell’escalation della crisi di Gaza. Il ministero della Difesa israeliano ha riferito che i tecnici dell’esercito stanno «lavorando senza sosta» per spostare la batteria dal poligono di tiro nel quale si trovava al campo di battaglia. Le altre quattro batterie antimissile Iron Dome attualmente impiegate in Israele hanno finora intercettato con successo oltre un centinaio di razzi sparati da Gaza, da quando ha avuto inizio l’operazione Pilastro di Difesa. Ieri in tarda mattinata le brigate Izzeddin al Qassam di Gaza affermavano di aver abbattuto un caccia F-16 israeliano con un missile terra-aria. I miliziani lo hanno annunciato sul loro account Twitter, ma la circostanza è stata smentita da Israele. In seguito hanno fatto sapere di aver lanciato due missili M75 contro Gerusalemme. La televisione commerciale israeliana Canale 2 ha poi confermato che la deflagrazione è avvenuta in una zona aperta e non ha provocato vittime. Dal canto loro le organizzazioni internazionali, dall’Onu all’Unione Europea ai singoli Stati occidentali, non vanno oltre qualche dichiarazione di maniera in cui esprimono una vaga grande preoccupazione. Pertanto gli Stati arabi stanno ricorrendo a una strategia che sarà più chiara nei prossimi giorni, ossia quella di visitare la Striscia di Gaza a livello di alti esponenti istituzio- LA TUNISIA TREMA Come Bobby Sands Giovane salafita si fa morire di fame in cella: il “martirio” potrebbe riaccendere le rivolte Come Bobby Sands, l’attivista irlandese che nel 1981 si fece morire di fame per protesta contro gli inglesi: Bekir el Kolli, 23 anni, era fino a poche ore fa solo uno delle centinaia di salafiti detenuti, in attesa d’essere processati per l’attacco all’ambasciata americana dello scorso settembre, scatenata come reazione al film antiislamico «L’innocenza dei musulmani». Ma da ieri il suo nome è entrato con l’aureola del martire nell’olimpo che i salafiti si stanno costruendo perché è il primo ad essere morto per la sua militanza, ucciso da uno sciopero della fame portato avanti per 58 giorni nella prigione di Mornagouia. Una morte pianta e celebrata dai suoi confratelli che ne stanno facendo il pretesto per ribadire il loro attacco allo Stato. Un attacco figlio di un progetto che - ha ripetuto un alto esponente del movimento Hezb Ettahir (braccio politico del movimento) - non può che avere il suo compimento nell’istituzione di un califfato in Tunisia. Un altro salafita è a un passo dalla morte: non si tratta di un elemento secondario ma di uno dei giovani leoni del movimento, Mohamed Bakthi, 28 anni, predicatore dall’oratoria pacata nella forma, ma incendiaria negli argomenti. Bakthi per i suoi seguaci è assurto già al rango di sceicco. Anche lui - arrestato dopo l’assalto all’ambasciata - ha fatto uno sciopero della fame. I suoi confratelli dicono che ora è entrato in coma. nali, allo scopo di creare una sorta di «scudo diplomatico» per la popolazione. E funziona: ieri, durante la visita del premier egiziano Kandil, Israele ha sospeso i raid, mentre i razzi Qassam hanno continuato a piovere. Kandil sta lavorando a una tregua tra le parti, anche se Hamas ha giudicato inopportuna una tregua. E anche ieri Hamas ha fatto sapere di non aver parlato di questo con il premier egiziano. Kandil comunque ha dichiarato che presto verranno a Gaza altri esponenti del governo del Cairo, e non si esclude una visita dello stesso Morsi. E oggi stesso il ministro degli Esteri tunisino, Rafiq Abdessalam, sarà in visita nella Striscia di Gaza. Si tratta della prima visita di un ministro tunisino a Gaza, da quando è sotto il controllo di Hamas. Sempre oggi, una delegazione della lega araba sarà a Gaza City. Non si sa invece se il segretario dell’Onu Ban Ki-moon andrà nella Striscia o solo in Israele. In Iran, a Gaza, in Tunisa, in Egitto si susseguono le manifestazioni di solidarietà con la popolazione palestinese. Il presidente egiziano Mohammed Morsi ha tuonato contro gli attacchi definendoli «un’aggressione contro l’umanità». La Farnesina ha fatto sapere che sono una circa una decina gli italiani presenti nella Striscia, in maggior parte operatori umanitari. I connazionali si trovano al momento all’interno di una struttura che ospita tutti gli operatori internazionali. «In totale siamo otto cooperanti italiani. C’è stato un primo tentativo di evacuazione ma è fallito e credo che fino a domani non ci saranno nuovi tentativi», ha detto una cooperante italiana a Gaza. Infine, si è appreso che il Senato americano ha approvato all’unanimità una risoluzione che attesta la piena solidarietà e sostegno ad Israele e al suo «diritto di agire per autodifesa per proteggere i suoi cittadini da atti di terrorismo». Secondo il presidente turco Abdullah Gul, invece, «l’offensiva israeliana su Gaza è una campagna elettorale di sangue e non si dovrebbe permettere che altri episodi del genere abbiano luogo a Gaza». 17/11/2012 sabato lettere Giovani e imprese, le parole del Colle Il Colle sostiene che serva il dialogo tra giovani e imprese. Detta così mi pare un’affermazione tanto scontata quanto generica. Se chi ha avuto questa pensata fosse mai entrato in una piccola impresa avrebbe certamente compreso che il dialogo esiste già, i giovani sono nell’impresa e dialogano alla perfezione con quel mondo così apparentemente lontano da certi ambienti istituzionali. È quando il giovane diventa impresa che il dialogo deve essere costruttivo per poter fare in modo che questa neonata entità produttiva cresca e si sviluppi a dovere. Questo manca completamente perché l’interlocutore non interloquisce affatto. Orazio Cinio Secolo [email protected],[email protected],[email protected] IL PDL NEGLI ENTI LOCALI Fanti: a Latina la Giornata nazionale della colletta alimentare «Il banco alimentare si basa sul dono e sulla condivisione. Fondamentale il contributo di tutti contro lo spreco e la fame», dichiara l’assessore ai Servizi sociali Patrizia Fanti. Stamani alle 11,30, presso la sala De Pasquale del Comune di Latina, governato da una Giunta di centrodestra, l’assessore e la fondazione Banco Alimentare onlus presenteranno la Giornata nazionale della colletta alimentare», che sarà celebrata il giorno 24 novembre. Nel 2011 nella sola città di Latina circa 250 volontari hanno consegnato all’ingresso dei supermercati una busta per la spesa da riempire con i prodotti alimentari quali olio, omogeneizzati, prodotti per l’infanzia, tonno e carne in scatola, pelati e legumi. I generi alimentari raccolti, circa 17 tonnellate, sono stati distribuiti alle strutture ca- ritative operanti sul territorio, soddisfacendo il bisogno di circa 3.000 bisognosi. Anche questo anno l’impegno del Banco Alimentare è sostenuto dall’assessorato ai Servizi sociali, vicino all’attività dei volontari che assistono e aiutano i poveri e gli emarginati del territorio nell’arco dell’intero anno. «Il banco alimentare si basa sul dono e sulla condivisione – afferma l’assessore Patrizia Fanti – Il momento storico che stiamo vivendo, con l’aumento dei meno abbienti e il problema della solitudine che ne consegue, ci invita a riflettere sul valore della persona e sull’importanza della famiglia, affinché ognuno possa vivere dignitosamente. Fondamentale il contributo di tutti, in particolare delle nuove generazioni. Non a caso anche quest’anno abbiamo coinvolto nell’iniziativa il Consiglio comunale dei Giovani di Latina che ha aderito con entusiasmo per rendere sempre più efficace e capillare l’azione portata avanti dai volontari del banco alimentare. Una iniziativa che merita la giusta sensibilizzazione a livello sociale non solo nella giornata di sabato, ma tutto l’anno». La piazza della protesta italiana sta lentamente rinascendo e i protagonisti sono loro: i giovani strumentalizzati, quelli pieni di sogni e di idealismi e quelli che ritengono che non ci siano più speranze per un mondo diverso. È chiaro che i genitori non gli hanno potuto spiegare nulla visto come stanno loro stessi inguaiati, è chiaro altresì che I “magnifici cinque” sono stati inefficaci Accettare di buon grado la società plurale nella quale siamo chiamati a vivere implica la necessità di un confronto a 360 gradi con tutti i soggetti in campo e le politiche adeguate a promuoverli. Al contrario, proprio perché la Il confronto dei 5 candidati del centrosinistra alle primarie, su SkyTg24, ha dato vita ad un dibattito particolare: un misto tra lo stile americano, una competizione alla X Factor e una specie di congresso retrò, da prima repubblica. Infatti molte risposte mi sono apparse generiche e prive di quella efficacia e concretezza che sarebbe richiesta a un uomo politico che si candida a fare il premier di un paese come l’Italia, soprattutto in una fase politica delicata come questa. Poche parole di sinistra, sparse qui e là, si sono inframmezzate alle posizioni di centro e agli ammiccanti sguardi a destra. Forse un confronto a due, cioè tra i candidati più accreditati, Bersani e Renzi, che sono i veri sfidanti di queste primarie del centrosinistra, sarebbe stato più efficace. Mario Pulimanti Si presenta il libro “Quattro anni per Roma” Corrado Ruggeri e Andrea Augello. Festival del gioco e del videogioco Roma Martedì 20, alle 18.30 I “Tesori del patrimonio culturale albanese” Roma Mercoledì 21, alle 18 Presso la Residenza di Ripetta, in via Ripetta 231, il Centro studi Cives organizza la presentazione del libro “Quattro anni per Roma. Fatti e progetti della giunta Alemanno”, curato dal sindaco di Roma e dedicato alle iniziative realizzate da Roma Capitale e ai progetti futuri per la città. Con Gianni Alemanno ne discutono Daniela Alleruzzo, Eugenio Battelli, Reyna Torrones, Roma Mercoledì 21, alle 10 Il Vigamus presenta nella sua area espositiva presso Ludica Roma il Festival italiano del gioco e del videogioco che dal 23 al 25 novembre avrà luogo nei padiglioni della Fiera. I visitatori potranno ripercorrere la storia del videogioco, giocare e acquistare gadget e biglietti scontati del museo. Nello stand, inoltre, saranno presenti alcuni pannelli della mostra permanente, più una grande area interattiva con biliardini, flipper, classici cabinati da sala giochi e postazioni per giocare con le console d’epoca. Il 21 alle 18, nella sede di via Sabotino 4 (quartiere Mazzini), verrà presentata l’edizione di Ludica, con la possibilità di ritirare buoni che permetteranno ai visitatori di usufruire dello sconto di 2 euro per visitare la fiera e per un nuovo ingresso al museo. i partiti ne approfittano in periodo di elezioni altrimenti li lasciano al loro destino, è anche chiaro che a questi occorre aggiungere molti infiltrati che purtroppo sono di varia natura, ma l’obiettivo nefasto è lo stesso: sovvertire l’ordine dello stato e porlo in quelle condizioni di paura ove lasciar passare il despota di turno è più facile. Bruno Russo Una riflessione sulle proteste di piazza rappresentanza liberale non è più garantita da un unico partito, ai cittadini di destra è richiesto di saper concorrere al bene comune, rendendo così pubblicamente ragione della fecondità sociale delle sue idee. L’azione di politici deve partire dai bisogni dell’esperienza costitutiva dell’uomo. Enrico Campagnari Siamo più stupidi di 2000 anni fa Siamo molto più stupidi di 2000 anni fa, lo dicono dall’Università di Stanford. Non ci va molto a capirlo, a quei tempi per trovare la soluzione a un problema l’uomo medio doveva aguzzare l’ingegno. Ora la trova a portata di mano, se non c’è sugli scaffali di un supermercato la cerca in rete, sicuro che da qualche parte nel mondo qualcuno che abbia creato qualcosa di utile in tal senso ci sarà. Di certo molti archeologi si chiedono ancora oggi come certi popoli dell’antichità siano riusciti a realizzare opere che sono arrivate fino ai giorni nostri senza neppure conoscere la ruota. Alain Darmagi L’azione della politica ponga l’uomo al centro APPUNTAMENTI “Sapori d’autunno” per esorcizzare la crisi Roma Oggi, sabato 17, alle 20.30 L’associazione Raido organizza, in via Scirè 21, la serata “Sapori d’autunno”, con un “kamikaze karaoke” con la Vecchia Sezione. È necessaria la prenotazione 06.86217334. Cento anni di Universal raccontati per immagini Roma Oggi, sabato 17 Nella galleria Sordi, in via del Corso, si svolge la mostra “20 grandi immagini raccontano 100 anni di storia del cinema”. La rassegna è allestita in occasione dei cento anni della Universal e propone alcuni scatti di film girati dal 1912 a oggi. direttore della Galleria d’Arte Moderna, e il garante testamentario Carlo Zucchini. L’ingresso al pubblico alla Collezione Permanente sarà gratuito per l’intera giornata di domenica, dalle 11 alle 20. Si discute di “Recessione, come uscirne” Roma Lunedì 19, alle 18.30 All’auditorium dell’Ara Pacis, in via di Ripetta 190, si terrà il dibattito “Recessione, come uscirne”, che si svolge nell’ambito della rassegna RomaIncontra. Al Complesso del Vittoriano si apre la mostra “Tesori del patrimonio culturale albanese”, che andrà avanti fino al 6 gennaio. La rassegna propone un excursus nel patrimonio archeologico e storico-culturale dell’Albania per riscoprire e promuovere la componente europea dell’identità culturale del Paese. ROMA, PROTESTA SUI TETTI DELL’OSPEDALE SAN CARLO: INTERVIENE IL PREFETTO In mostra 85 opere di Giorgio Morandi Bologna Domani, domenica 18, alle 11 Conclusi il trasferimento da Palazzo d’Accursio e i lavori di riallestimento, saranno visibili al MAMbo (Museo d’Arte Moderna di Bologna) 85 opere di Giorgio Morandi, riorganizzate in un percorso espositivo che trova collocazione all’interno della Collezione Permanente rinnovata nelle sue sezioni. Interverranno il sindaco Virginio Merola, l’assessore alla Cultura, Politiche giovanili e Rapporti con l’università Alberto Ronchi, l’assessore agli Affari istituzionali, Servizi demografici, Turismo, Attività produttive, Commercio e Legalità Nadia Monti, Lorenzo Sassoli de Bianchi e Gianfranco Maraniello, rispettivamente presidente e Opera, Muti presenta il “Simon Boccanegra” Roma Lunedì 26, alle 18 dovuto intervenire il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, per È sbrogliare la vicenda dei lavoratori del San Carlo Idi, in protesta contro d’Italia Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato) Alessio Butti Antonio Giordano Mario Landolfi Ugo Lisi i tagli alla sanità. Da giovedì sera, infatti, altri cinque lavoratori di Ugl, Cgil e Uil sono saliti sui tetti dell’ospedale. Il prefetto si è detto disponibile ad intervenire per chiedere lo sblocco della somma stanziata dalla Regione Lazio alla Asl Roma E, pari a 7 milioni di euro. Quotidiano di Alleanza Nazionale GIORNALE MURALE REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA N. 16225 DEL 23/2/76 Redazione Via della Scrofa 43 - 00186 Roma tel. 06/6889921 fax 06/6861598 - mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 fax 06/68817204 - mail: [email protected] Abbonamenti e diffusione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68899237 fax 06/6871594 mail: [email protected] Nel segno di Giuseppe Verdi prende il via martedì 27 novembre la nuova stagione 2012-2013 del Teatro dell’Opera. Sul podio il più prestigioso e applaudito interprete verdiano, il maestro Riccardo Muti, che – in omaggio al Bicentenario verdiano – dirigerà “Simon Boccanegra”, “I due Foscari” e “Nabucodonosor”. Muti presenterà il “Boccanegra” in una conferenza che terrà lunedì 26, alle 18, nell’aula magna del Rettorato dell’università La Sapienza, in piazzale Aldo Moro. Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi Tipografie: Soc. Tipografico Ed. Capitolina Spa Via G. Peroni, 280 Roma Monza Stampa srl Via Buonarroti, 153 Monza AL MUNICIPIO XII DI ROMA Parentopoli nello sport in salsa Pd na parentopoli nello sport quella è avvenuta nel XII Municipio di Roma, che vede al centro la gestione poco chiara di un impianto sportivo comunale e di alcuni abusi edilizi. Si tratta della struttura di via Aldo Fabrizi 80, data in concessione nel 2006 alla società sportiva dilettantistica “Tellene” a canone ridotto per la durata di sei anni. Chi c’è dietro la società? I primi nomi sono quelli di Roberto Piccoli, imprenditore, e di Giorgio di Giorgio, del Pd, ex figura storica dei Ds al Laurentino, nonché ex presidente del Municipio XII (allora circoscrizione). Oggi, però, ad avere il 55% delle azioni è la società dilettantistica «2012» di cui quota parte è di Marco Del Poggetto, figlio del consigliere municipale del Pd Vincenzo Del Poggetto che, oltre ad essere consigliere, è anche presidente della commissione speciale Controllo Garanzia e Trasparenza. Nella società che detiene la “Tellene” c’è pure un’altra società, la “Duemila12”, costituita da Vincenzo Del Poggetto con Di Giorgio e Piccoli. Insomma, nel XII Municipio un impianto sportivo comunale oggi viene gestito da un consigliere municipale del Pd, dal figlio del consigliere e da un’ex presidente sempre del Pd. La vicenda ha portato alle dimissioni di Vincenzo Del Poggetto. Nell’aprile 2007 la “Tellene”, gestita da Di Giorgio e Piccoli, presentò una richiesta di autorizzazione per modificare gli spogliatoi. Tre mesi dopo aggiunse un progetto di ampliamento ma negli impianti intanto era già stata montata una struttura di circa 200 metri quadrati usata come palestra, tecnicamente abusiva. Nel gennaio 2008 fu indetta la Conferenza dei servizi per l’approvazione del progetto riguardante l’ampliamento. A firmarla fu proprio Vincenzo Del Poggetto, che qualche anno dopo assieme al figlio e ad altri entrò nella “Tellene”. Il progetto fu approvato nel dicembre 2008. La Conferenza andò oltre, stabilendo che parte dell’ampliamento da approvare, già realizzato, poteva essere eventualmente sanato con l’acquisizione da parte del Municipio. Ma nel dicembre 2009 il Dipartimento della commissione Sport diffidò la “Tellene” a rimuovere entro 30 giorni la palestra abusiva. Ma non accadde nulla fino a qualche giorno fa, quando Del Poggetto si è dimesso dalla commissione Trasparenza. U Direttore Politico Marcello De Angelis Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Conc. Pubblicità: Minimega Pubblicità Lungotevere delle navi, 30 00196 Roma tel 06/32696311 fax 06/32609641 [email protected] 7 Distributore esclusivo per l’Italia: Parrini & C. Via di S.Cornelia 9 00060 Formello (Rm) - tel. 0690778.1 Abbonamento cartaceo annuo per l’Italia 150,00 euro da versare sul c/c postale 92203058 Regime Sovvenzionato Sped. Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in L.27/02/2004 n.46) art. 1 comma 1 DCB Roma La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla Legge 7 agosto 1990 n. 250 8 Secolo 17/11/2012 sabato Cultura Il diritto alla libertà scalando la montagna ROMA, CINEMA IN SCIOPERO Questo pomeriggio a Roma i cinema saranno in sciopero per il proliferare dei centri commerciali. Salteranno i primi due spettacoli. SALEMME TORNA AD ORVIETO Torna oggi al teatro Mancinelli di Orvieto Vincenzo Salemme con “E fuori nevica”, commedia scritta e diretta dall’attore partenopeo. TOUR DI BURNS IN ITALIA Da oggi Stef Burns, il chitarrista americano di Vasco Rossi, è in tour in Italia, cominciando dal Mephisto Rock Cafè di Lu Monferrato (Alessandria). FABI OSPITE DELL’ADNKRONOS Il musicista e cantautore romano Niccolò Fabi sarà ospite lunedì alle 12,45 dello spazio “Dibattiti Adnkronos”, a poche settimane dall’uscita del nuovo album “Ecco”. In “Fuga sul monte Kenya” l’impresa di tre italiani prigionieri di guerra in un lager britannico in Africa cofondatore di “Mountain wilderness”, si spense a Biella nel 1989. Ma torniamo al libro. Con ironia tutta triestina l’antico prigioniero ricostruisce le vari fasi della detenzione, dalla cattura ad Addis Abeba ai primi campi — dipingendo con maestria la monotonia quotidiana, le angosce di quell’ “umanità in conserva” che affolla le baracche — sino al suo trasferimento all’ennesimo lager, Nanuyuki, alle pendici del monte Kenya. La visione della vetta fa scattare nella mente di Benuzzi l’idea: scappare e scalare il gigante di pietra e ghiaccio. Assieme a Balletto e Barsotti, Benuzzi inizia a raccogliere un’attrezzatura di fortuna: le piccozze sono ricavate da martelli, i ramponi sono forgiati battendo a freddo pezzi d’acciaio recuperati da una discarica e legati con frammenti di filo spinato. Le corde sono quelle delle reti ai giacigli, le coperte diventano guanti e giacche, le scarpette da roccia hanno la “suola d’agave da branda”. E poi c’è la bandiera italiana, barattata al mercato nero del campo, da issare in vetta. Il 24 gennaio 1943 i tre scivolano fuori dai recinti e partono per l’avventura. L’avvicinamento è difficile, oltre che da britannici bisogna guardarsi anche dagli animali feroci e da una natura stupenda quanto ostile. Poi la montagna: «La meta per cui avevamo penato tanto, irta di guglie, corazzata di ghiacci, irrorata contro la luce del primo sole che la bacia dopo l’attesa Evasi il 6 marzo 1943 della notte». Da subito la scalata si dal campo di prigionia, rivela durissima. scalarono la vetta e ci Mentre Vincenzo, piantarono il Tricolore sfinito e malato, rimane al campo base, Felice e “Giuàn” continuano; sopravvissuti a una bufera di neve, i due giovani devono rinunciare alla vetta principale e ripiegare sulla seconda cima, punta Lenana, un colosso di pietra alto 4985 metri. Qui alzano il tricolore e una bottiglia con un messaggio che certifica la loro vittoria. Poi prendono la via del ritorno. Rientrano al campo il 10 febbraio in condizioni pietose, ma prima di consegnarsi si nascondono ancora qualche giorno per ritrovare le forze, per rendersi presentabili. Come si conviene a degli ufficiali italiani. Poi si annunciano al comandante del campo: «Puliti, sbarbati, con i capelli tagliati e le scarpe lucide, camicia e calzoncini accuratamente stirati. Con l’aria più candida e trionfante lo salutammo: “Good morning”». I carcerieri sono strabiliati. I tre finiscono in cella d’isolamento, ma ricevono subito cure e cibo. Intanto una comitiva di alpinisti inglesi scorge il tricolore che sventola su Punta Lenana. Vanno su e trovano anche il messaggio nella bottiglia. Il 20 febbraio il quotidiano di Nairobi “East African Standard” titola: “Escaped italians prisoners fled to mount Kenya!”. La notizia fa il giro del mondo e arriva anche in Italia. Nonostante la sconfitta ormai vicina i tre misteriosi evasi — la censura alleata non fornisce nomi e gradi — sono celebrati come eroi. Dal canto loro i britannici, con sportività, annullano ogni provvedimento disciplinare contro Benuzzi, Balletto e Barsotti. Il tricolore, affidato al Mountain Club of East Africa, viene donato nel 1948 al Club Alpino di Milano. Purtroppo cade in mani sbagliate. Da decenni della bandiera si è persa ogni traccia. Un triste, malinconico epilogo che si poteva e si doveva evitare. Marco Valle i sono storie che andrebbero raccontate. Storie belle, storie piene di dignità, storie di fierezza. Storie tutte italiane. Eppure nessuno (o quasi) le vuole raccontare. Da almeno mezzo secolo il cinema, la televisione (di Stato e privata), i grandi e piccoli giornali, hanno abituato gli italiani a disprezzarsi, a vergognarsi, a compiangersi. A schifarsi di loro stessi. Un processo di autodenigrazione feroce, una La rappresentazione caricaturale, masochista. È l’eredità copertiavvelenata della Prima Repubblica, il frutto del triste na del compromesso culturale tra cattolici e comunisti e romanzo raccolti e implementati da vent’anni di berlusconismo. Bersaglio preferito quanto indifeso di scritto da Felice quest’autoflagellazione è, soprattutto, il soldato Benuzzi italiano. per Per Cinecittà e dintorni l’italiano in armi è sempre l’editore cialtrone e vigliacco — vedi Sordi, una maschera tragica quanto insopportabile — oppure un Il Corbaccio fanfarone o un fallito — ecco i coscritti felloni quanto stupidi di “Mediterraneo” o i disperati e spenti soldatini di “El Alamein, la linea del fuoco” — Quando va bene, nei pochi lavori dedicati alle missioni oltremare, il militare è solo uno sfigato generoso e pacifico. Un panorama che ci affligge e, soprattutto, ci annoia. Piaccia o meno, l’Italia — con tutte le sue magagne, le sue giravolte e i suoi capitomboli — è riuscita e riesce a esprimere figure, momenti, esperienze notevoli, forti, ammirevoli. Certo, vi sono i Liborio Romano e i Badoglio di ieri e di oggi — tanti, troppi — ma vi sono anche — pochi, ma non così pochi — personaggi di carattere, gente dalla schiena dritta, donne e uomini capaci di visioni alte, di atti coraggiosi e dignitosi. Un esempio tra tanti rimbalza oggi in libreria: un Non è solo un inno piccolo, all’alpinismo la folle piccolissimo episodio della avventura di Benuzzi, seconda guerra Balletto e Barsotti mondiale e — al tempo stesso — un inno all’alpinismo, all’avventura. Degno almeno di una musica all’altezza di quella — peraltro magnifica — composta per il “River Kwai”. Ecco allora la “Fuga sul monte Kenya” di Felice Benuzzi (Edizioni Il Corbaccio, 19,90 euro), la narrazione di un’impresa di tre amici, tre prigionieri di guerra italiani rinchiusi in un campo britannico al centro dell’Africa: il triestino Felice Benuzzi, il genovese Giovanni “Giuàn” Balletto, il camaiorese Vincenzo Barsotti, evasi il 6 marzo 1943 da un campo di prigionia per scalare la vetta del monte Kenya e piantarci il Tricolore. Un’impresa meravigliosamente folle: conquistare una montagna di quasi 5000 metri per il gusto di beffare i carcerieri e ribadire il proprio diritto alla libertà. Il libro è da decenni un classico della letteratura di montagna. Nel dopoguerra il lavoro ebbe uno straordinario successo e la sua versione inglese “No picnic on mount Kenya” fu persino adottata dalle scuole britanniche e, nel 1994, ispirò “The ascent”, purtroppo un brutto film pieno d’errori e forzature. Per fortuna l’ambasciatore Benuzzi — diplomatico per professione e alpinista estremo per vocazione — non ebbe la sventura di vedere quella stupidaggine. L’autore, amico di Enrico Comici e V Venezia Nessuna disparità fra i due grandi compositori dell’Ottocento: ieri sera il primo, domani il secondo MUSICA ITALIANA La Fenice nel segno di Verdi e di Wagner essuna disparità tra i due grandi compositori dell’Ottocento dei quali nel 2013 ricorre il bicentenario della nascita. Il teatro La Fenice di Venezia, infatti, unico tra i teatri italiani, inaugura la stagione 2012-2013 proponendo prima l’“Otello” di Giuseppe Verdi, in scena ieri sera, e subito dopo il “Tristan und Isolde” di Richard Wagner, da domani. A dirigere entrambe le opere il maestro coreano Myung-Whun Chung, star internazionale del podio. Due partiture impegnative per due spettacoli, quello verdiano firmato dal regista bergamasco Francesco Micheli, e quello wagneriano messo in scena dallo scozzese Paul Curran, entrambi “old out” da diverse settimane. La Fenice, quindi, è l’unico tea- N tro italiano ad aprire nel segno di entrambi i compositori (con precedenza, seppure di due giorni, all’italiano Verdi), mentre altre tre fondazioni italiane – La Scala, il Regio di Torino e il Massimo di Palermo – hanno scelto di inaugurare le proprie stagioni con opere del compositore tedesco, non senza suscitare qualche polemica. Ma la scelta di Venezia, città che ha nel teatro La Fenice la prima “fabbrica” di occupazione qualificata che a pieno organico occupa 500 persone e fattura circa 30 milioni di euro, affianca il Verdi più “wagneriano”, quello di “Otello”, al Wagner più “veneziano”, quello del “Tristano”, nella cui partitura riecheggiano gli antichi canti dei gondolieri, opportunamente trasfigurati, come scrisse lui stesso, nei «suo- ni strascicati del corno inglese» all’inizio del terzo atto. Sia Verdi, sia Wagner ebbero una relazione molto intima con la città lagunare. Il compositore di Busseto ebbe con Venezia un rapporto prevalentemente professionale, visto che La Fenice vide il debutto di ben cinque sue opere (“Ernani”, “Attila”, “Rigoletto”, “Traviata” e “Simon Boccanegra”), con non pochi problemi causatigli dalla censura austriaca, soprattutto con “Rigoletto”. Wagner invece fu colto da una passione intensa nei confronti di Venezia alla fine degli anni ‘50, complice probabilmente l’amore per Matilde Wesendonck, che fu bruscamente interrotto dal marito di lei. Otto Wesendonck, infatti, scoperta la tresca fra il musicista e la moglie, lo cacciò Classifica L’“Otello” di Verdi andato in scena ieri sera dalla sua villa di Zurigo dove Wagner alloggiava. Il compositore si trasferì nella città lagunare e vi rimase per sette mesi in assoluto isolamento, lavorando alla partitura del “Tristano”, che completò a Lucerna. L’opera andò in scena per la prima volta a Monaco nel 1864, diretta da Hans von Bulow e sotto la protezione di re Ludwig II di Baviera. “Otello” invece è la prima opera di Verdi scritta dopo la morte di Wagner, avvenuta proprio a Venezia il 13 febbraio 1883, su libretto di Arrigo Boito, uno dei massimi fautori del wagnerismo in Italia. E molti Preferita al supermercato La musica italiana non domina soltanto le vendite, ma è in testa alle preferenze degli italiani anche quando vanno al supermercato. Secondo l’Osservatorio sui contenuti digitali di Nielsen, la nostra musica pop è in testa alla preferenze di ascolto per il 70% degli italiani, contro un 51% di musica pop internazionale e un 44% di musica rock. musicologi hanno riscontrato nell’“Otello” elementi caratteristici della musica di Wagner, come gli intervalli di quarta diminuita o i cromatismi, piuttosto desueti in Verdi. L’opera andò in scena alla Scala di Milano il 5 febbraio 1887 diretta da Franco Faccio con Francesco Tamagno nel ruolo del Moro. “Otello” è andato in scena ieri sera alla Fenice, con un cast che vede nei ruoli principali Gregory Kunde, Lucio Gallo e Leah Crocetto, trasmessa in diretta su Rai Radio3 con altre sei repliche previste il 20, 22, 24, 27, 29 e 30 novembre. Il “Tristano”, invece, andrà in scena domani alle 15,30 con un cast che vede nei ruoli di Tristano, Isotta, Brangaene, Kurwenald e Re Marke, Ian Storey, Brigitte Pinter, Tuija Knihtila, Richard Paul Fink e Attila Jun. L’opera andrà in differita serale su Rai Radio3 e prevede altre quattro repliche il 23, 25, 28 novembre e 1 dicembre.