TACCUINO DI VIAGGIO | Uganda - Rwanda
Testo e Foto di Claudia Di Bin
SILVERBACK
IL GORILLA DOMINANTE
da un Uganda Rwanda gruppo G. Vassena
N
on so voi, ma io, ho una lista
di viaggi che desidero fare e
nel mio cuore, da tempo, c’era
Uganda-Rwanda.
Non voglio fare una relazione giornaliera di viaggio, a questo ci penserà Giancarlo, il nostro coordinatore,
vorrei solo riuscire ad esprimere le
emozioni che questo viaggio mi ha
dato e che porterò sempre con me.
Inizio già dall’arrivo all’aeroporto
ugandese di Entebbe con la brutta
sorpresa della perdita di una valigia
negli scali aeroportuali intermedi.
Non ho mai provato lo smarrimento,
l’ansia, la preoccupazione per una
valigia che non arriva all’inizio di un
viaggio, ma penso che non sia piacevole. Noi di Avventure nel Mondo,
teniamo sempre a precisare di essere dei viaggiatori e non dei turisti,
ma dentro le nostre valigie, gli zaini, i
trolley portiamo sempre una parte di
noi a confermare le certezze famigliari e affettive, quanto più siamo lontani da casa, e una valigia che non
arriva diventa una parte di noi che si
è persa lungo la strada. Tutto questo
è successo a Rita, validissima cassiera e assistente di Giancarlo, rivelatasi un’ottima compagna di stanza.
Dopo lo smarrimento iniziale, le formalità con il corrispondente, i cambi
valuta, ci troviamo a percorrere le
strade sterrate di colore rosso mattone dell’Uganda, in nettissimo contrasto con il verde della rigogliosa
vegetazione circostante. Alla guida,
del pulmino: Salim, che non è solo il
nostro autista, ma un efficiente meccanico, interprete e organizzatore.
É un ragazzo sorridente che ha svol-
to il suo lavoro in modo impeccabile,
anche nei momenti più difficili, reagendo sempre in modo immediato
e soprattutto positivo ad ogni problema, dando un aiuto a tutti. Grazie
di tutto Salim.
E’ lui a guidarci, tra scossoni e sussulti, in questa Uganda che fin dal
primo giorno ci dà un assaggio del
suo clima, diciamo piuttosto piovoso!
Nel parco delle Murchison Falls inauguro il mio K-Way che diventerà
utile e prezioso per tutto il viaggio, soprattutto per coprire la mia
CANON D. 50 dalle gocce di pioggia
che scendono dagli altissimi e fittissimi alberi della foresta equatoriale.
Anche Monica, moglie di Massimo,
copre la sua NIKON e ci sentiamo
così legate in questi impermeabili…
arranchiamo con fatica attraverso la
foresta per garantirci qualche scatto.
Solo con l’aiuto dei ranger e delle
loro radioline riusciamo ad avvistare alcuni esemplari di scimpanzé
“bombardandoli” con i nostri scatti
fotografici, sperando in qualche buona immagine tra il buio, la pioggia e
gli scimpanzé che non stanno mai
fermi. La pioggia continua imperterrita ad accompagnarci per tutto il
pomeriggio e ci segue dritti, dritti
dentro il fango! Il nostro pulmino si è
letteralmente incagliato nel pantano,
inclinandosi proprio come una nave
su una banchina di sabbia. Scendiamo in fretta e commetto l’errore
di dimenticarmi la macchina fotografica. Le scene successive saranno
memorabili. Momento difficile! Ecco
che Giancarlo, un fumatore di pipa, è
alla ricerca disperata di una sigaretta
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per lenire l’ansia di questi momenti e
Massimo, prontissimo, gli offre una
giusta dose! Una Land Rover 4x4
tenta di trascinarci fuori dal fango,
invano. Ma ecco che all’orizzonte si
profila la sagoma del nostro salvatore: un camion adibito al trasporto
di animali pesanti. Siamo salvi.
La scena successiva è epocale: il
camion che traina fuori dal fango
e a fatica il nostro pulmino; come
OVERLAND!La mia macchina fotografica! Ma Diego mi rassicura:
venderà il suo servizio fotografico
a €. 20,00 a foto, solo perché è un
amico! Grazie Diego!
La giornata è iniziata con la pioggia e
il fango e allora la possiamo concludere nello stesso modo. Piantiamo
le tende nel fango e sotto la pioggia, per la gioia di Patrizio che non
aspettava altro! La mattina, dopo
aver dormito poco più di un paio di
ore (forse), nelle tende che, secondo
Monica, moglie di Diego, sono diventate delle camere a gas, eccoci
in navigazione sul Nilo. Non è una
crociera sul Nilo in Egitto! Siamo
su una barchetta, senza piscina,in
Uganda, diretti alle Murchison Falls,
percorrendo lentamente le sponde
del Nilo per osservare la ricca fauna
locale: ippopotami, coccodrilli, antilopi, e moltissimi uccelli. Le cascate
le vediamo da lontano perché risulta
pericoloso avvicinarsi ma sono comunque un vero spettacolo, poi le
riusciremo anche a vedere dall’alto
osservando un Nilo che si restringe
a due metri, per saltare, con potenza,
attraverso uno stretto passaggio tra
le rocce. Direi che in questo bellissimo Parco sarei rimasta ancora una
notte in più, così avremmo potuto vedere l’altra sponda del Nilo. Si, lo so,
Giancarlo, che sono stata la prima a
lamentarmi della tenda, della pioggia, a chiedere a Salim di dormire in
autobus, ma ora mi pento! Mi servirà
di lezione per un altro viaggio dove
mi impegnerò a lasciare a casa tutti
i desideri di comodità, le passioni
per un giaciglio comodo e un bagno
con doccia calda e assaporerò la
natura, completamente, con tutte le
difficoltà e senza gli agi capitalistici
di noi occidentali. La natura va presa
nell’attimo, senza pensieri e concettualizzazioni filosofiche, immergendosi completamente e senza dubbi,
vivendola. Lezione da imparare!
Percorriamo distese di piantagioni di
tè che io amo tantissimo. La pioggia
scende a secchi e i contadini locali
si stanno riparando sotto le tettoie
adibite alla raccolta delle foglie del
tè. Sarebbe stata una bellissima foto,
se non fosse per la scarsa luce dovuta al tempo; c’è sempre la natura
che ostacola i miei desideri!
Continuo così a parlare con Francesca, compagna di chiacchiere sul
pulmino e all’improvviso: SCRASH,
TOC, BUM!. Il pulmino si incaglia di
nuovo nel fango, inclinandosi. Questa
volta però Salim è stato “un grande”,
perché nonostante un guasto meccanico, lui è stato bravissimo a fermare il pulmino senza inconvenienti.
Momento difficile! Massimo, velocissimo, offre la sigaretta a Giancarlo.
Antonio e Giancarlo danno un validissimo aiuto a Salim per rimettere in
carreggiata il pulmino e poi partire
alla volta di Forportal dove passer-
U
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TACCUINO DI VIAGGIO | Uganda Rwanda
emo la notte. Al mattino arriverà il
pezzo di ricambio che Salim sostituirà da efficiente meccanico!
Ah….con il pezzo di ricambio arriva
anche la valigia di Rita! Yuppi!.
Dopo i lavori di riparazione del pulmino partiamo per il Queen Elisabeth
Park. Passano attraverso i nostri occhi, ippopotami, elefanti, leoni, leonesse, antilopi…..non vediamo Tree
Climbing Lions. Ahime! La natura
non si può prenotare. Lo vorrei tanto.
Vorrei che tutte le cose fossero lì,
pronte al mio arrivo! l leone devono
stare sull’albero quando arrivo io,
perché devo fare la foto! La natura
non funziona così perché ha i suoi
modi, i suoi ritmi, i suoi tempi. E’ la
lezione che dovrò imparare!.
Notte a Kisoro. Prepariamo la cena
e Imaire,un bravissimo fotografo,
scatta con la mia CANON D. 50 alcune foto alle fantastiche cime dei
vulcani che circondano la zona. Il
paesaggio al tramonto, con le nuvole
che avvolgono le cime è stupendo.
Imaire, saranno le uniche foto degne
di nota in questo viaggio! Eh già!
Prometto che quando torno a casa
fotograferò di più. Altra lezione che
dovrò imparare! Domani è la volta
dei gorilla. La notte non riesco a dormire; sono troppo agitata ed emozionata. Sveglia all’alba. Incontriamo
il confine di stato Congo-Uganda.
Servono: passaporto, libretto per la
vaccinazione contro la febbre gialla, i
dollari per il visto! Saliamo su un potente articolato 4x4 di tipo militare;
unico mezzo consentito per salire
tra le mulattiere e raggiungere il
punto base da dove incamminarci
dentro la foresta equatoriale. C’è il
sole. Fantastico! Tregua almeno oggi
per la nostra visita ai gorilla. Avanziamo per due ore e mezzo su questi
camion. Sono così emozionata che
non mi perdo una scena del paesaggio che mi si propone: villaggi di
capanne di fango, bambini che salutano e io saluto tutti. Il paesaggio è
fantastico e tutto il gruppo è pienissimo di emozioni. Passano piantagioni di caffè e arriviamo al campo
base. Breefing. Ci suddividiamo in
gruppi e partiamo, a piedi, in mezzo
alla foresta. Non ho parole per descrivere tutto quello che abbiamo
provato dal momento in cui siamo
entrati nella giungla. Le emozioni
fortissime alla vista dei gorilla provocano ancora oggi, mentre sto scrivendo, brividi lungo tutto il mio corpo.
Vedo il SILVER BACK e non ho coraggio, ne la forza, di proferire parola
con i miei compagni. Sono enormi! Il
SILVER BACK ha il corpo gigantesco,
ma gli occhi….gli occhi sono umani!
Ci presenta la sua famiglia con la
moglie e il piccolo sulle sue spalle.
Gli occhi sono come i nostri, incredibile! Si coricano nel loro giaciglio e
il loro viso è dolce e sereno. I piccoli
giocano; non stanno mai fermi. Un
altro momento che non dimenticherò
mai e sentire il ranger che parla con
loro e li rassicura….non siamo pericolosi, bombardiamo solo con scatti
fotografici, senza flash. Posso solo
dire….emozioni pure, senza parole.
Ciò che più desidero sottolineare è
la presenza, il lavoro, l’efficienza e
la passione dei Ranger che ci hanno
seguito in questo viaggio dentro la
giungla garantendoci la visione dei
gorilla del Virunga National Park.
Si sono impegnati nel portarci il più
vicino possibile ai gorilla, dandoci
la possibilità di fotografarli e di stare
vicino a loro, sapendo che non abbiamo la fortuna di vederli tutti i giorni.
Abbiamo ascoltato la loro voce mentre comunicavano amichevolmente
con i gorilla per mantenerli calmi
alla nostra presenza. Sentire che
tra uomo e gorilla c’è un mezzo di
comunicazione, che gli uni capiscono gli altri, ha suscitato in me
l’emozione di un rapporto reciproco
che non nasce dalla razza, dalla
pelle, dalla stirpe ma solo ed esclusivamente dal rispetto dell’Altro.
Sono uomini e donne che nel loro
lavoro rischiano la vita tutti i giorni a
causa dei bracconieri che nel corso
degli ultimi 10 anni, hanno ucciso
un centinaio di ranger in Congo. Ammiro la sensibilità e l’impegno per la
salvezza di una specie in via di estinzione e per la preservazione del loro
habitat naturale. I gorilla di montagna
sono solo qui; oramai non c’è luogo
dove poterli trovare, se non qui, in
Centro Africa. Solo grazie al lavoro,
all’impegno, al rispetto, al rischio
quotidiano di queste persone dobbiamo la salvaguardia di parte della
nostra storia personale, del nostro
passato. Spero sinceramente che ci
siano sempre ranger come loro che
garantiscano, a rischio della loro vita,
la continuità di questa specie e della
foresta equatoriale, perché altrimenti
perderemmo una grossa fetta della
nostra storia personale; dico personale perché i loro occhi sono i nostri
occhi. Ringrazio dal profondo del cuore tutti i ranger incontrati al Virunga
e in tutti gli altri parchi perché svolgono un lavoro per l’umanità intera,
nel rispetto di quell’unica essenza
rimasta pura: la natura. Al rientro in
camion il gruppo è pieno di energia
a tal punto che Cate vorrebbe fare
il bucato appena tornata in camera,
ma all’arrivo, ci rimane solo la forza
per cenare e poi a letto.
Il viaggio continua sempre tra parchi,
natura, ranger, escursioni su laghi,
compresa la viva emozione di una
navigazione sul lago Vittoria dove il
fiume Nilo inizia il suo lunghissimo
percorso. Chiudo la mia relazione
che altrimenti diventerebbe troppo
lunga spendendo un capitolo per il
genocidio in Rwanda.
Abbiamo visitato una chiesa sui
banchi di preghiera della quale erano
ordinatamente stipati tutti i vestiti indossati dai Tutsi uccisi dentro questo
luogo di culto. Nello scantinato della
chiesa erano raccolti i teschi dai
quali era possibile vedere gli effetti
di maceti, bastoni e proiettili. 10.000
persone uccise in tre giorni, solo in
questa chiesa e dintorni. Le donne
venivano violentate e subivano ogni
genere di violenza.
In soli 100 giorni, in Rwanda, quasi
1.000.000 persone sono state uccise
, trucidate, tagliate a pezzi con maceti, torturate, gettate vive nei fiumi.
Questo perché le pallottole costavano troppo. Uomini, donne, bambini,
anziani, giovani, vecchi non faceva
differenza. La sola differenza era:
Hutu e Tutsi. Scarafaggi. Era questo il
nome dato ai Tusti. Non sono un giudice, né un tribunale, per condannare
i colpevoli.
Certo, dopo essermi un po’ documentata, una cosa la voglio dire. Il
genocidio è stato voluto e programmato molti anni prima. La colpa è dei
belgi, dei tedeschi, francesi, degli
Hutu, dei Tusti?. Non lo so. Un milione di persone sono state uccise in
modo brutale e senza pietà nel 1994.
Altri genocidi sono stati perpetrati su
altri popoli a livello mondiale: Cambogiani, Curdi, Armeni, Tibetani ecc..
Ancora una volta la brutalità, la cattiveria, la bestialità dell’uomo si è
scagliata contro i propri simili senza
che nessuna delle organizzazioni
mondiali muovesse un dito,se non
quello della mano che sponsorizza
dittatori inviando maceti, armi e
quant’altro per rendere ancora più
brutale un genocidio. Ho trovato un
Rwanda anestetizzato da quanto accaduto 17 anni fa, un Rwanda che
salvaguardia l’ambiente vietando
l’utilizzo di borse o sacchetti di plastica, un Rwanda dove ora puoi andarti
a bere il caffè all’albergo delle 1000
colline, centro di accoglienza durante
il genocidio, un Rwanda dove non
trovi una cartina sul marciapiede,
un Rwanda che evidentemente vuole dimenticare. Noi ci ricordiamo
solo i centri di accoglienza ai confini
con la Tanzania, perché è ciò che le
televisioni volevano mostrarci. Ma le
testimonianze ci sono e quello che
è successo in soli 100 giorni è un
vero e proprio GENOCIDIO, mentre
solo la milizia locale è intervenuta
per liberare la popolazione dal prolungarsi della violenza, senza che
nessuna organizzazione mondiale
facesse niente. L’uomo ancora una
volta ha dato il peggio di se e sembra che, ancora una volta, non voglia
imparare la lezione. Forse è il caso
che ci impegniamo a salvare i Gorilla.
Per loro, vale la pena!. Al rientro per
l’ultima notte a Kampala, capitale
dell’Uganda, lasciamo nei villaggi locali le ultime cose: Il materasso che
il Terry Max ha comprato proprio qui
in Uganda e che tutti abbiamo invidiato per le morbide notti passate in
tenda; le scarpe che Mauro ha utilizzato nel corso di tutti i trekking, per
la gioia della signora che le ha subito
indossate. Siamo giunti alla fine e gli
auguri di Salim prima di lasciare il
pulmino e entrare in aeroporto mi
fanno venire il nodo alla gola. Via di
corsa, prima di emozionarmi troppo!.
Ringrazio tutti i componenti del
gruppo con una sola parola:
FANTASTICI
…e ringrazio Giancarlo e Rita perché siete stati dei SILVERBACK!
Uganda
Rwanda
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