4 TOMMASO SOLDINI RIBELLE DI NEMICO PRIVO 5 alla chiara fonte 6 A Francesca 7 8 ANCORA UNA VOLTA Ancora una volta non è bastato superare il morbillo, il buon non senso e la paura indifferenza, il solo moltitudine. Lei fa toc toc e io lì ad aspettarla: - Ciao, sorella azzurra - mi dice - hai perso anche questo? T'avevo detto chi piange torna spesso -. Io mi siedo e prendo un caffé appiccio una sigaretta - eh eh. Non mi hai mai dimenticata? Le guardo gli occhi, azzurri lei neri i miei, - mi ama! E io qui a pensare, a sbattermi il capo per rinnovare la vigna, la mia dama è andata dal covo scacciata - insulso rettile intellettuale stolto -. La mia luce, tutto muore e intorno a me, un solo - eh eh -. 9 GRAN PALACE HOTEL ( O VERSO MARZO ) Stoviglie di case rotte dal tempo imposte cercano sistemi ancora utili sloggiano piccioni turbati dalla quiete che i morti urbani senza, riservano loro. Luce solare passa dai fori, raggiungimi adesso! Al tocco di una campana posso levare le dita unte dal piatto del Grand Hotel. 10 ASSENZA Senza non è essenza non è arrosto né fumo umano ma strumento, che l'anima sbrana e monda in menzogna. Svirgola di sensi anche una frase liscia, l'inchiostro non si trattiene, leviga le foglie amaro; mentre dubi dubi da... gli usci non coprono dai soli. 11 ANSIA D’ASPETTO Spettro, almeno di aspetto l'ansia, tesa, poi la getto, convinto di nulla persuaso di sensi ragiono. Le voci le voci! - cozzano -. Il sesto senso raccolto in luce pare; è antico verbo e lente oppure di novecento estratto, ritmo diletto pura sembianza. Scioglie fra fragori di niente sia la fede sia il serpente non suona non vede non sente. 12 AUTORITRATTO Ieri sono sì o no sei numero se gioco gioco ma mi mostro quando qualcuno squadra. 13 A VOLTE VORREI A volte vorrei essere filosofo dispiegare sapere, divulgare a più non posso: - la dialettica hegeliana intende non c'è la differenza (uff, distorto da storie sto) -. Padrone mi vedo di un'essenza mai più randagio semmai pubblica scienza. Cammino ritto tra un podio e un partito. Influenza? del fare deciso smagrita. Toh, mi sveglio, gli occhi sprango, vedo bianco e nero e cesso. 14 SCUDO DI BRONZO Bronzeo drappo di velluto, riparo che spezza il sole, le viste fatte fuori. Corri corri insegui il tempo, rimanda l’ora per il secondo; apri lo strato, il grigio scudo freddo, fuori e caldo dentro. 15 RIBELLE DI NEMICO PRIVO Prometeo mi ha lasciato verme, agli altri Frege e Rilke e Dante, soave scolpir di sillabe e senso io, Narciso senza specchio resto, né arte né parte, cameriere senza clienti infermiere senza pazienti. Ribelle di nemico privo. 16 PUNTO FRANCO Fungeva da sfogo dolore rimosso - da uomo tuttavia pensando inseguendo soltanto insegnando. Oggi un fonema - festante trilla e ulula franco. Non fuggo e mi trattengo non freno e fiato - canto -. È nenia soltanto ma mia. 17 SVANIRE NEL NUOVO Cuore amore non han più candore. Riprendo a rimare ma oltre la romantica dispersione così, carpire da un mio dolore suono di un diapason mi stana. Lento logorio di un tempo, forse violino, no viola in asolo su musica di prato - api e leggero vento; svanita nel nuovo senso. Da qui riprendo. 18 FUGA PER LE ROTAIE Corro giù per le rotaie fanculando strade e case fuggiasco ramingo randagio un moto gaio invece del grigio. È il ritmo che qui scrivo - netto un velluto bruno scuro cimitero vecchio oppure vivo. 19 . L'essenziale è una parola soltanto danzante e non due o tre termini arguti. e anche quando l'ordore (odore-orrore) passa non basta devo dare il nome. 20 ALMENO FALLO Almeno tu, fallo per tutti ringalluzzito per ieri portatore pipistrello di verbo, per tutti fallo e dimmi rincasi o t'immerdi? Se mi muoio mostro. 21 PRIMAVERA 1 È lontana da me la amo ma non c'è, un torpido battito e io spasmi mischio a paure esperimenti sinceri pazzie calcolate. Non è nota che dal remoto sgorga, ma di tremore sfogo mortale. Primule narcisi e bucaneve intorno; roba dentro, fiume arginato dal la distorto. 22 PRIMAVERA 2 In vento lontano in arrivo ritma contento un che, gioia che spezza inverni che fiori fa, se il sole c'è. Intanto scaccia torpori fasulli, gendarmi impazziti, sradica rami marciti, e impone la quiete. Non è do la re che dal remoto sgorga, prima che nota è vera. 23 SPECCHIO DI TERRA Guarda lo specchio, ci sei tu. No più giù. Aaaah. Cesto di terra resta e incontra di sasso lo sguardo molle maliardo. Innocente qualcuno l'ha scorto, di corvo di volpe di serpe. Se il poeta lo dice spera dentro ci sei tu, con tanto di riflesso, lesto incontri il tu. Sì, un casco scuro di spettri un bianco puro di detti, incontro malizioso e per caso. Non sembra ma appare l'è e io che vivo parole di colpo bum! svanisco in un più. 24 TRAMONTO DI FOLLE e se poi non potrò più? distratto dai piaceri, finali, del grigiore che infreddolisce scaraventando un sole ranscio dietro il parco del Tassino. Manco ci andavo volentieri, la torre rosa stuprava la vista dell'acqua. Le folle di canne fumate non sceglievano. 25 EHI Ehi, capelli incazzati - vocata guarda e gira -. Resto un ratto per te, raro mostra magari di amare ma la vetrata fra noi io pavone mi devi mirare accetti o dinieghi? Se non fuggo dal se lo so. 26 CONTROLLI Ti tocchi le dita del collo rimiri attorno, su me non sosti volto, ieri gioia oggi vide; lo specchio finto con me fa falso franto umido fuoco fra me fra te fa, intanto ti batti il petto la mano non mia - ohimé anche le cosce sfiori, in vano lontano resisto. Miri me! tentenni, t'accerta il mio fare, controlli che tremo per te. Nel retro del bar scompari, un balzo - riappari! - è per me? 27 INCONTRO DI CACCIA Le robe: chi penne chi pietre dice, fischiano prima del precipizio, leste raccolgono il dentro affogano, il su nel giù il qua nel là, incuranti dell'altro ignaro, timorosa pecora o capra desidera di sapere e invece sfoga un ruzzolare di sessi della Breggia, - cascata di ieri -. Gli occhi della fiorita fremono, scintillano caccia. La bestia taglia la strada ed è guerra, o battaglia d'orgoglio ferito, il suo nido rubato, dal letargo destato, rotto deserto. 28 04.00 Quattro tocchi ancora, oh filare infinito di follia agglomerata. Fiu fiu, festa perversa fotti caste le genti, - i ritmi radi di petti di fini urbane frutto, ohi. 29 GUAI SE DESTO IL NIENTE La cameriera spazza l'occhio mira, non me briciola, ramazza ceneri e voci scopa - essere inferiore è -. Io non musico (più) ancora rotto specchio discorde vedo rosso se trovo, guai se desto il niente. Svolto vino, scappo - grido in gola - muto e verso, torno dentro ad un rosé. 30 ALLELUJA INUSUALE Se mi versi ancora un po' di vino lasciato decantare liquido esplodi con me, potrei anche libero sgorgare un sincero alleluja inusuale. È quel tanto di vita bella che mi accompagna. 31 PRIVATO DI PITTURA Non girarti (che) ho paura mi guardi dal (nel) vuoto seduta e sfiori il collo bianco tremo. So che non dovrei. Mai più qui. ------------------------La solita strega entra (estrosa) assorda sacchetti di spesa e tu, soave mia strega, se mi stani suono. Lo sai io ti dipingo e sei in posa, stento a saper dove indice e medio stringono la sigaretta (non so suonarla così). Capelli folli, puri germogli radici, tua terra è l'aria e io, smarrito e mortale, t'ho scovata e ne son privo. 32 IL GIORNO DOPO Falso d'autore bacio sottratto in intrigo notturno, che peso, che bacio! Pochi minuti svampiti pennuti, mi dico: «a casa» - idée -. In poco affrescata tela, di ragno; un furtivo futile sbattere di ali innamorate di un'altra non resta. Forse un gusto di colpa, per piccini istanti svaniti, dicono sonno. 33 SCUSA Soffro del fiore che non fiorisce, soffro del vento che non svanisce - e per te - illusa d'amore, solo vulva, fica. Voglio volare ma sto. 34 FURTO DI FRASE Commessa in un mare di morti, inerme murena, sorridi discorri rivolti ma. Io spacco tabacco, sottraggo parole ai presenti - mi è dolce -. La solita strega sa e ora anch'io. Rombante cerchi un calore, resto randagio per te. Sorrido e rubo un colore Morena. 35 SENZA TITOLO e poi scrivi parole d'amore sulla musica di un pianto sgorgato lucido resta pianto. La favola si spezza il vuoto si colma affranto. E il simbolo (mentale esperimento) che non basta - fumiamoci accanto - come non dire le sole parole? Come imparare ad essere io, solo e tu, mio piccolo petardo, anima mia sogno solitario, sola? Caschi giù da un altare puerile di re abbracciata allo scettro che oggi piange d'amore e respira finalmente vive gioisce nel dolore. Che prova che provi, dell'amore che spezza unisce ammazza ristabilisce, poi rinasce. Ma si confonde nel dolore oggi che errato è amaro. 36 VOLTO CIECO ... e mi dicevano «engagé»! sotto la fiammella rossa di un filtro e sigaretta. Artificio intellettuale da letto per una donna che non trovo più è lì. Cieco volto amore in dolore, cerco via, lo sguardo acceso, reso incerto dal nuvolio di fumo tetro, rivoltati. Misero resta il suono giulivo di un riso di vino bianco, sauternes e fegato d'oca. Tanto un gran movimento di piazza. Allora grido «engagé»! Onda di parte di un'orda senza sesso. 37 TAZZA DI TE Francesca ti lascio t'uccido - ritrovo nel vuoto -. Macchie nere in cielo diurno, è una tazza da té, lavorata per me, punto. Se resto franto e oscuro senza azzurro, luce, dov'è? Ti cerca, e svirgola, un sorriso. 38 CUORE DI CANE Cuore di cane afferra Francesca per la schiena. Le spezza il sesso forte di ogni morte il riflesso rimuove. Inciampo in quella, cara fiumana di parole. 39 FRANCESCA Francesca, paziente poetessa pirata non so scrivere parole, posso provare paura essere fedele farfalla; ... e per te far fiorire la luna. 40 RANDAGIO ALLA FINE Anche di scatole e rame di latta o capelli, di fili; volerei allora fino alla fine - all'arcobaleno ma un nido non ho. Tanto parlare pellegrino fiato senza trasporto un tanto di sordo e il resto m'azzoppo. Il becco secco incontra femmine buone alla fonte loro la sete ammorbidisce, ma un nido non ho né la forza di creare, randagio volar di stupide foglie. 41 INCHIOSTRO FORZATO Al tavolo del bar fra birra carta sigarette inginocchiarmi non posso - farei di più -; il noce lì a guardarmi mi parla, l'inchiostro. Mille donne nella via lavate via, una era mia. 42 SUDORE DI TE Assetato sudato sonno. Mi vince. - Sveglia -, è una donna o un aggeggio che ritma caffé (violini), e che diffonde fretta alla testa pensante di birra andata a male già prima. Mi - manchi -, dentro. Anche il tuo sorriso, pure lo sguardo cattivo. 43 BAR OASI Tanto ridi di me, falsa cortesia la tua. Tanta fede non ho, deserto morale in cui stecco. È un la di diapason rotto, che tocca le corde spezzate, legno compensato da note sviolinate. Intanto non mi fotti, prima che agisci parto - fuggo le fiamme le lingue di fuoco di te. Certo. 44 LA FINE La fine è uno spasimo felice che il rimorso rimuove non rimuove che il rimorso. Ecco: la fune di sempre, il filo sparente strattona; un luccío ne emerge a volte, per altre vie viene per te. 45 UNA VOLTA ANCORA Figlia sorella moglie e mia segreto violento svanito (che io) sapevo consolarti anche guidarti e in questo sogno scovarmi, riconoscermi in te. Troppo ti temo - amore - fiero fuggire da te per me da me per te; piccoli gesti piccoli bimbi lasciati crescere in giardino metà selvaggi metà urbani ma mai lupi solitari che alla luna piangono e sanno. Chiamerò l'eco di te oppure caccerò volando giù da una rupe di roccia, in cerca di vita che fugge (coll'intimo bisogno che mangia), persuaso dal lotto solo convinto di essere pronto, pronto per te. 46 47 “Ribelle di nemico privo” di Tommaso Soldini è il nr 11 della collana Quadra. L’immagine è di Massimo Giudici Febbraio 2004 Seconda edizione Aprile 2004 48 51 52