PROVINCIA DI VITERBO
Assessorato al Turismo
MINISTERO PER I BENI
E LE ATTIVITÀ CULTURALI
REGIONE LAZIO
COMUNE DI VITERBO
FESTIVAL
BAROCCO 2009
XXXIX edizione
7 agosto - 9 ottobre
Guida
agli spettacoli
VITERBO - LUGLIO 2009
CALENDARIO DEGLI SPETTACOLI
VENERDÌ 7 AGOSTO 2009
CAPRAROLA - Palazzo Farnese
G.F. Händel, La Resurrezione
MOZART SINFONIETTA
diretta da Stefano Sabene
VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2009
VITERBO - Cattedrale di S. Lorenzo
EUROPEAN UNION CHAMBER ORCHESTRA
diretta da Hans Peter Hofmann
Sir J. Galway e Lady J. Galway, flauto
Musiche di J.S. Bach, Mozart, Vivaldi
SABATO 8 AGOSTO 2009
MONTEFIASCONE - Rocca dei Papi
G. Paisiello, La finta amante
ORCHESTRA DEL FESTIVAL BAROCCO
diretta da Erasmo Gaudiomonte
(prima esecuzione moderna)
SABATO 19 SETTEMBRE 2009
VITERBO - Palazzo dei Papi
Natalia Gutman, violoncello
Le Suites di Bach
MERCOLEDÌ 23 SETTEMBRE 2009
GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2009
TARQUINIA - S. Maria in Castello
LONDON BAROQUE
Emma Kirkby, soprano
G.F. Händel, Le cantate di Vignanello
VITERBO - Chiesa di S. Francesco
Viktoria Mullova, violino
Ottavio Dantone, clavicembalo
Musiche di J.S. Bach
GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2009
LUNEDÌ 25 AGOSTO 2008
CASTEL S. ELIA - Basilica di S.Elia
EPOCA BAROCCA
Fasch, Händel, Purcell, Shaffrath
SABATO 29 AGOSTO 2009
CANEPINA - Museo delle Trad. Popolari
Domenico Nordio, violino
Musiche di J.S. Bach
VENERDÌ 4 SETTEMBRE 2009
VITERBO - Abbazia di San Martino
HESPERION XXI
diretto da Jordi Savall
Montserrat Figueras, soprano
Mare Nostrum, spazio di dialogo e diversità
SABATO 5 SETTEMBRE 2009
VITERBO - Chiesa di S.Maria della Verità
ENSEMBLE 415
Chiara Banchini, violino e direzione
Musiche di Albinoni, Corelli, Geminiani
VITERBO - Palazzo dei Papi
IL COMPLESSO BAROCCO
diretto da Alan Curtis
G. F. Händel, Agrippina, opera in tre atti
VENERDÌ 9 OTTOBRE 2009
VITERBO - Palazzo dei Papi
Gustav Leonhardt, clavicembalo
Bach, D’Anglebert, Kerll, Purcell
Concerto a favore dell’AIRC
DOMENICA 13 e DOMENICA 20 settembre
Sala Regia del Palazzo dei Priori
ore 11.30 “Concerto aperitivo”
Inizio spettacoli ore 21.00
Biglietti: € 15,00 - concerti aperitivo € 10,00
Abbonamenti: 12 concerti € 120,00
7 concerti a Viterbo € 70,00
Prevendita: UNDERGROUND - Viterbo, Via
della Palazzina, 1 - Tel. 0761 342987
Info: INFORMAZIONI TURISTICHE Viterbo, Via
Ascenzi - Tel. 0761 325992
PROVINCIA DI VITERBO
Assessorato al Turismo
MINISTERO PER I BENI
E LE ATTIVITÀ CULTURALI
Direzione generale per lo Spettacolo dal Vivo
REGIONE LAZIO
Assessorato alla Cultura
COMUNI DI CANEPINA - CAPRAROLA - CASTEL SANT’ELIA - MONTEFIASCONE - TARQUINIA - VITERBO
FESTIVAL BAROCCO 2009
a cura del Servizio Turismo della Provincia di Viterbo
Tel. 0761 313292 - http://www.provincia.vt.it/turismo - [email protected]
dirigente settore:
responsabile progetto:
responsabile grafica ed editoria:
responsabile logistica concerti:
responsabile contratti e biglietteria:
responsabile comunicazione e pubblicità:
Mara Ciambella
Fernando Nobili
Graziano Cerica
Mario Imbastoni
Carlo Prugnoli
Daniela Di Paola
consulenza fiscale e contratti: Claudio Barracchia
addetto stampa: Annalisa Rinaldi
direttore artistico: Riccardo Marini
Guida agli spettacoli
Riduzione e adattamento testi
Graziano Cerica, Claudia Chiovelli, Luisa Mattioli, Daniela Stoppacciaro
Traduzione testi
Roberta Evangelisti, M.Emilia Naglia
Grafica e impaginazione
Graziano Cerica, Micaela Ugolini
Redazione
Novella Brizi, Graziano Cerica, Claudia Chiovelli, Roberta Evangelisti, Luisa Mattioli,
M.Emilia Naglia, Fernando Nobili, Carlo Prugnoli, Daniela Stoppacciaro, Micaela Ugolini
Fotografie
Archivio fotografico Provincia - Archivio artisti - Archivio fotografico Comuni
Coordinamento editoriale: Graziano Cerica
Foto di copertina
Bagnoregio, Chiesa di San Francesco. M. BENEFIAL, San Francesco consolato dall’angelo musicante (part).
VITERBO - LUGLIO 2009
Stampa: TIPOGRAFIA AGNESOTTI - VITERBO
Una manifestazione che da decenni rappresenta
una delle perle dell’offerta culturale della Tuscia,
capace con il tempo di crescere e rinnovarsi. Il
Festival Barocco, giunto alla 39esima edizione,
quest’anno si svolgerà nel capoluogo e nella provincia dal 7 agosto al 9 ottobre offrendo un cartellone di livello che con la musica sa coniugare location di pregio per spettacoli dal forte impatto sul
pubblico.
Saranno quattordici i concerti in calendario, che toccheranno alcuni dei
posti più belli del Viterbese. Rispetto allo scorso anno, ci saranno
l'Abbazia cistercense di San Martino al Cimino, la Rocca dei Papi di
Montefiascone e soprattutto il magnifico Palazzo Papale. E poi, abbiamo
riconfermato spettacoli nel Palazzo Farnese di Caprarola, nella Chiesa di
Santa Maria in Castello a Tarquinia, nella Basilica di Sant’Elia a Castel
Sant’Elia, nel chiostro del Museo delle Tradizioni Popolari a Canepina e
a Viterbo, oltre che nella Cattedrale di San Lorenzo, nella Chiesa di San
Francesco e nella chiesa di Santa Maria della Verità, anche nella Sala
Regia del Palazzo dei Priori.
Molte altre le novità di un cartellone che ogni anno si fa più interessante:
i pacchetti turistici collegati al festival, diffusi anche alla Borsa del
Turismo di Berlino, i concerti aperitivo della domenica mattina nella Sala
Regia del Comune di Viterbo, la diffusione a livello internazionale del programma del festival tramite gli uffici dell'Enit. Insomma, un grande lavoro
quello portato avanti dall’assessorato al Turismo della Provincia che sarà
sicuro richiamo per migliaia di visitatori e contribuirà a valorizzare il
nostro splendido territorio.
Alessandro Mazzoli
(Presidente Provincia di Viterbo)
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Il Festival Barocco giunge alla 39esima edizione
mantenendo inalterate le caratteristiche che lo
hanno fatto diventare una manifestazione d’eccellenza della Tuscia.
Non a caso anche quella di quest’anno sarà
un’edizione a livello internazionale con i musicisti
più famosi al mondo nel campo della musica
barocca: da Jordi Savall a Victoria Mullova, da
Alan Curtis, a Gustav Leonhardt, da Natalia
Gutman a James Galway.
Insomma una manifestazione che cresce ogni anno grazie anche ai contributi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, direzione generale per
lo Spettacolo dal vivo e della Regione Lazio e che arricchisce notevolmente l'offerta culturale estiva della Tuscia. Il Festival Barocco, non dobbiamo dimenticarlo, è anche un grande richiamo turistico, dove i luoghi del
viterbese fanno da sfondo alla grande musica in un connubio senza precedenti.
Auguro agli organizzatori, ai musicisti e a tutti coloro che parteciperanno
alle manifestazioni di trascorrere serate all’insegna della cultura musicale.
Angelo Cappelli
(Assessore al Turismo Provincia di Viterbo)
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Anche quest’anno, sulla scia del grande successo
di cui ha goduto l’edizione 2008, il Servizio
Turismo di Palazzo Gentili ha organizzato la
XXXIX edizione del Festival Barocco, affidata
nuovamente alla direzione artistica del M°
Riccardo Marini.
Tra le novità di questa edizione, è particolarmente
significativa quella di aver promosso il Festival
nei più importanti appuntamenti fieristici internazionali dedicati al turismo. Anche quest’anno, infatti, all’altissima qualità artistica del programma abbiamo affiancato l’intento di offrire ai nostri ospiti lo splendore e l’accoglienza della terra di Tuscia proponendo due nuove suggestive location di forte valenza culturale e turistica, l’Abbazia cistercense
di San Martino al Cimino e la Rocca dei Papi di Montefiascone, dove
sarà ospitata la prima esecuzione in tempi moderni dell’opera “La
finta amante” composta da Giovanni Paisiello su libretto di Giovan
Battista Casti, celebrato poeta nato ad Acquapendente e formatosi proprio a Montefiascone prima di partire per le corti europee che poi lo
fregiarono di allori.
Grazie alla consueta, eccellente qualità organizzativa ed operativa del
gruppo di lavoro del Servizio Turismo e alla sua perfetta sinergia con
tutti i soggetti interessati, l’organizzazione del Festival Barocco ha proceduto nel migliore dei modi. Porgo a tutti un sentito ringraziamento,
che estendo particolarmente caloroso a tutto il pubblico e a tutti gli
artisti che ci faranno l’onore della loro presenza.
Mara Ciambella
(Dirigente Servizio Turismo - Provincia di Viterbo)
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Parata di stelle
L’anno in corso è ricco di ricorrenze e centenari importanti, ma quello
che ci stimola in modo particolare è quello di Händel: da una lato ricorre il 250° della morte, ma dall’altro si ricorda il 300° del suo triennio
(1707-1709) di permanenza in Italia e di presenza continuativa a Roma,
in particolare. Con questi presupposti abbiamo inteso dare un largo spazio all’evento con la presentazione di alcuni capolavori appartenenti a
quella stagione creativa del “Sassone”: La Resurrezione inaugura il
Festival a Caprarola il 7 agosto, nella splendida cornice del Palazzo
Farnese, poi a Tarquinia Emma Kirkby e i London Baroque, in una attesissimo ritorno, presenteranno, tra l’altro, alcune delle Cantate composte durante il soggiorno
estivo del 1707 nel Castello Ruspoli di Vignanello ed infine Alan Curtis riprenderà quest’anno il
lungo viaggio, intrapreso da anni con il Festival Barocco, nel repertorio operistico händeliano
presentando Agrippina, di cui ricorre il III centenario della prima rappresentazione avvenuta al
Teatro di S. Giovanni Grisostomo a Venezia. Come è ormai consuetudine presentiamo quella che
quest’anno può essere considerata una vera e propria «Parata di stelle», che in alcuni casi sono
delle vere e proprie novità per noi, come Natalia Gutman, straordinaria violoncellista, erede
della Scuola russa di Rostropovich, con il primo concerto dedicato alle Suites di Bach (il secondo è programmato per l’edizione 2010), James Galway, uno dei più acclamati flautisti del
mondo, a fianco di Lady Galway e dell’ Orchestra Giovanile dell’ Unione Europea, e Chiara
Banchini che, a capo dell’Ensemble 415 può essere considerata tra i “pionieri” dell’ interpretazione filologica su strumenti originali. Ritorni importanti sono rapppresentati da Victoria
Mullova, da molti anni assente dal Festival, che per la prima volta si presenta in veste di interprete “filologica” a fianco di uno dei maggiori specialisti italiani quale è Ottavio Dantone, in un
impegnativo programma bachiano ed ancora da Jordi Savall, quest’anno affiancato da
Hesperion XXI, in un accattivante programma che mette a confronto le esperienze dei principali paesi del Mediterraneo attraverso le musiche cristiane, sefardite, ottomane e arabo-andaluse. Inoltre, nel concerto di chiusura, avremo il ritorno del grande Gustav Leonhardt, punto di
riferimento ormai irrinunciabile di ogni percorso interpretativo e musicologico attraverso la
musica barocca. Importante la presenza di un violinista italiano di nuova generazione, ma già
affermato in campo internazionale, come Domenico Nordio, che presenterà un programma di
capolavori per violino solo di Bach, in una sorta di contrasto tra l’ intrepretazione «moderna» e
la linea filologica intrapresa da alcuni anni dalla Mullova; poi ancora il complesso Epoca
Barocca, che presenterà opere di altri importanti compositori di cui ricorrono i centenari (Purcell
e Shaffrath). L’ormai tradizionale produzione di un inedito in prima esecuzione moderna è quest’anno nel nome di Paisiello che compose La Finta Amante su libretto di Giovambattista Casti,
poeta e librettista nativo di Acquapendente e montefiasconese di adozione: l’opera viene presentata l’8 agosto proprio a Montefiascone con la direzione di Erasmo Gaudiomonte, nella revisione dello studioso Domenico Carboni. Infine tornano, a corollario del Festival, in due domeniche
di settembre i Concerti Aperitivo per dedicare uno spazio anche ai giovani esecutori.
Riccardo Marini
(Direttore Artistico del Festival)
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CAPRAROLA - Palazzo Farnese
Il Palazzo è uno dei più grandi capolavori
dell'architettura rinascimentale, creato per
celebrare i fasti della famiglia Farnese e di
papa Paolo III, il suo esponente di maggior
spicco. Intorno al 1520 venne affidata la progettazione della residenza caprolatta ad
Antonio da Sangallo il Giovane e la struttura, a pianta pentagonale con bastioni angolari difensivi ed un fossato perimetrale, ha
l’aspetto e la funzione di una vera fortezza. I
lavori vennero sospesi quando, nel 1534, il
cardinale Alessandro salì al soglio pontificio
con il nome di Paolo III. Nel 1559, i lavori
ripresero con il nipote del papa, anch’egli di
nome Alessandro, che affidò l’incarico a
Jacopo Barozzi detto il Vignola che trasformò il palazzo da fortezza a residenza di
nobile rappresentanza. Venne modificato
anche l’assetto urbano del borgo con la realizzazione della cosiddetta Via Dritta che
aveva la duplice funzione di raccordo e prospettica. Il Palazzo può considerarsi terminato nel 1575.
Il Piano Rialzato, detto dei Prelati, con
ambienti affrescati da Taddeo e Federico
Zuccari, permette di raggiungere lo straordinario cortile progettato dal Vignola in
forma circolare, composto da due porticati
sovrapposti le cui volte vennero magistralmente affrescate da Antonio Tempesta,
come pure le pareti della scala elicoidale
interna la cui originale interpretazione usciva dalle regole dell’epoca tanto che venne
chiamata Scala Regia. Sopra è il Piano
Nobile, diviso in due appartamenti: quello
estivo affrescato da Taddeo e Federico
Zuccari, e quello invernale dipinto dal
Bertoja, da Raffaellino da Reggio e da
Giovanni De Vecchi. Qui si trova anche la
Stanza dei Fasti Farnesiani, che narra negli
affreschi la storia della famiglia.
Nello stesso piano si trova l’Anticamera del
Concilio, dove l’attenzione è rivolta alla
figura di Paolo III e al Concilio di Trento.
Segue la Sala di Ercole in cui i pregevoli
affreschi si rifanno alla leggenda di Ercole
che diede origine al Lago di Vico.
Alla villa sono annessi gli “Orti farnesiani”,
uno splendido esempio di giardino tardorinascimentale realizzato con terrazzamenti
collegati dal Vignola alla residenza attraverso dei ponti.
La facciata e il giardino all’italiana (foto F.
Biganzoli)
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VENERDÌ 7 AGOSTO 2009
CAPRAROLA – PALAZZO FARNESE
GEORG FRIEDRICH HÄNDEL
(1685 - 1759)
La Resurrezione
Oratorio in due parti su libretto di Carlo Sigismondo Capece
PERSONAGGI INTERPRETI
Angelo
Maddalena
Cleofe
San Giovanni
Lucifero
Maria Laura Martorana
Paola Alonzi
Rasek François Bitar
Franco Todde
Massimo Di Stefano
MOZART SINFONIETTA
Direttore
Stefano Sabene
Cecilia Montanaro clavicembalo
Simone Vallerotonda tiorba
Luigi Polsini viola da gamba
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Confalone e molti altri.
L’orchestra debutta il 9 maggio 2004, a
Roma, con l’esecuzione del “Requiem” di
Mozart in occasione del Festival
Internazionale Cori sull’Aventino. Viene
invitata ad importanti rassegne quali il Todi
Arte Festival, nell’ambito del quale ha eseguito (in varie edizioni) lo “Stabat Mater”
di Rossini, con la partecipazione del Coro
di Praga, sotto la direzione di Alberto
Zedda, “La Cenerentola” di Rossini, con la
direzione di Pietro Rizzo e la regia di
Simona Marchini, “Le Madri” di Marcello
Panni, diretto dall’autore, lo “Stabat” di
Boccherini diretto da Cinzia Pennesi e un
programma di arie mozartiane diretto da
Donato Renzetti. Poi il Festival di Ravello
con un programma di musiche di Luis
Bacalov eseguite al pianoforte e dirette dall’autore, così come la prima esecuzione del
brano “Don Giovanni & Monsieur
Bacchus” al Mozart in Box di Portici.
L’Orchestra Mozart Sinfonietta è stata
inoltre invitata al Convegno Internazionale
di Musicologia di Catanzaro ed ha parteci-
MOZART SINFONIETTA nasce a Roma
nell’Aprile 2004 su iniziativa di Stefano
Sabene, direttore musicale del complesso e
Massimo Fargnoli, già direttore artistico,
tra l’altro, dell’Orchestra R.A.I Alessandro
Scarlatti di Napoli e dell’Orchestra
Sinfonica R.A.I. di Roma. La prima selezione degli artisti si è avvalsa di una commissione giudicatrice presieduta da
Massimo Fargnoli e formata da personalità
quali Franco Mannino, Luis Bacalov,
Marcello Panni, Bruno Aprea, Georg
Monch, Angelo Persichilli. All’audizione
hanno così scelto di partecipare strumentisti già affermati. L’Orchestra è stata finora
diretta, tra gli altri, da Alberto Zedda,
Donato Renzetti, Luis Bacalov, Marcello
Panni, Pietro Rizzo, Angelo Pagliuca,
Cinzia Pennesi, con la partecipazione di
solisti quali Domenico Nordio, Roberto
Prosseda, Alessandro Carbonare, Luis
Quintero, Carlo Bruno, Chiara Giordano,
Raúl Jiménez, Laura Cherici, Jolanda
Auyanet, Darina Takova, Giampiero
Ruggeri, Francesca Sassu, Marina
10
della Valle d’Itria di Martina Franca interpretando il ruolo di Cérès (“Proserpine”,
Paisiello), Lisetta (“Lo sposo di tre”,
Cherubini), Aspasia (“I Giuochi di
Agrigento”, Paisiello) e Deidamia
(“Achille in Sciro”, Sarro) con grandi consensi della critica internazionale. Interprete
sensibile di opere barocche, ha debuttato
anche in ruoli di Ifigenia (“Ifigenia in
Aulide”,
Cherubini),
Farnace
(“Mitridate”, Porpora), Cretidèa (“L’Uomo
Femmina”,
Galuppi),
Ademira
(“Ademira”, Lucchesi), Madama Sofia
(“La furba e lo sciocco”, Sarro) nonché i
ruoli mozartiani di Aspasia (“Mitridate”),
Madame Herz (“Schauspieldirektor”) e la
Prima Dama (“Flauto Magico” - versione
italiana di Praga).
L’importante estensione vocale la rende
anche apprezzata interprete rossiniana e di
musica del ’900 e contemporanea. Ha cantato “Mese Mariano” di Giordano,
“L’Italiana in Algeri” (Vicenza), “La
Cenerentola” (Monaco di Baviera con
Vesselina Kasarova), “Die Vögel” di
Walter Braunfels (recentemente a Cagliari
nel ruolo della Nachtigall con la regia di
Giancarlo Cobelli e la direzione di Roberto
Abbado). Collabora inoltre con l’Orchestra
Toscanini, Münchner Rundfunkorchester,
ed è stata diretta da R. Abbado, Carella,
Carraro, D. Jurowski, Molardi, Montanaro,
Rizzi, Sardelli, Severini nei principali teatri italiani e internazionali.
pato al Festival Internazionale della
Chitarra di Ischia.
MARIA LAURA MARTORANA, soprano di
coloratura, dopo la laurea in Biologia e il
diploma in Canto, studia con Adriana
Lazzarini, si perfeziona con Margaret
Baker-Genovesi e frequenta Masterclass di
Magda Olivero, Mirella Freni, Raina
Kabaivanska. Si perfeziona con Doris
Andrews. Studia interpretazione con
Alberto Terrani e Francesca Siciliani;
decisivi gli incontri lavorativi con
Giancarlo Cobelli, Davide Livermore,
Marco Gandini, Ivo Guerra, Marco Carniti.
Vincitrice e finalista di premi internazionali tra cui De Nardis e Toti dal Monte,
approfondisce a Parigi il repertorio di coloratura francese. Dal suo debutto, avvenuto
nel 2003 con “L’Italiana in Algeri”, prende
parte a numerose riscoperte di opere settecentesche in prima esecuzione in tempi
moderni. Partecipa quattro volte al Festival
PAOLA ALONZI, soprano, studia canto dall’età di undici anni e ha debuttato giovanissima in produzioni di teatro musicale realizzate dalla compagnia del Teatro de’
Servi di Roma.
Dopo gli studi di pianoforte e di canto con
Vittorio Catena intraprende studi presso il
Conservatorio di S. Cecilia di Roma. Ha
11
debuttato nel 1997 in ruoli di opera buffa
ne “La serva padrona” di G.B. Pergolesi
(Serpina), proseguendo con altri ruoli
come Dirindina di D. Scarlatti (“La
Dirindina”). Ancora in ambito scenico ha
sostenuto ruoli anche diversi dal repertorio
buffo, come Monisha, nell’opera
“Treemonisha” di Scott Joplin, partecipando a festival e rassegne in Italia e all’estero, come il Festival dell’Opera Buffa di
Roma, le rassegne Festival Cusiano di
Musica Antica, Todi Arte Festival, Giugno
barocco, Rassegna di Opera Buffa di
Oristano, Auditorium del Conde Duque,
Auditori de Torrent, Musica nelle Pievi e
altri.
Come soprano solista ha eseguito le maggiori opere del repertorio barocco e classico, come il “Requiem” di W.A. Mozart, il
“Magnificat” di J.S. Bach, il “Gloria”, il
“Magnificat”, “Mottetti” di A. Vivaldi,
“Stabat
Mater”
di
Pergolesi,
“Lamentazioni” di A. Scarlatti, “Jephte”,
“Historia Abraham et Isaac”, “Job” e
“Mottetti” di G. Carissimi, “Lamentazioni”
di C. Rainaldi...
Specializzata anche nel repertorio polifonico, collabora stabilmente con il complesso
Schola Romana Ensemble.
Ha partecipato a registrazioni radiofoniche
e discografiche, incidendo recentemente
come solista il CD “Apollo e Dafne, musica
nella
Roma
del
Bernini”
(Chromamedia).
laureato con il magna cum laude al
Conservatorio Santa Cecilia di Roma sotto
la guida di Silvia Silveri.
Nel 2003 è stato premiato al Concorso
Internazionale di Musica Sacra a Roma
organizzato dall’Accademia Culturale
Europea.
Il suo debutto risale al 1996 quando canta
lo “Stabat Mater” di Pergolesi con
l’Orchestre de Chambre de Damas in Siria;
negli anni successivi ha tenuto concerti in
diverse città: Aleppo, Damasco, Beirut,
Roma, Genova, Mantova, Bologna, Milano
e Parigi.
Fra il 2003 e 2004 ha cantato lo “Jefte” di
Händel a Ginevra, Ramiro nella “La Finta
Giardiniera” di Mozart a Genova, La
Spezia e in Francia, Clearco ne “I Giuochi
di Agrigento” di Paisiello a Martina
Franca. All’inizio del 2007 ha debuttato
nell’“Orfeo ed Euridice” di Gluck con la
regia di Graham Vick nei teatri di Ravenna,
Modena, Ferrara, Reggio Emilia e Pisa. A
La Fenice di Venezia ha interpretato la
Voce di Apollo nel “Death in Venice” di B.
Britten.
Di nuovo a Martina Franca ritorna interpre-
RAZEK FRANÇOIS BITAR, alto, controtenore, nato ad Aleppo in Siria, si è laureato nel
2001 in canto e organo al Conservatoire
Supérieur de Damas formandosi con il
primo soprano siriano Araxe Tchekijian.
Trasferitosi in Italia si è diplomato in canto
al conservatorio N. Paganini di Genova
sotto la guida di Carmen Vilalta nel 2003 e
12
MASSIMO DI STEFANO, basso-baritono,
nato a Roma nel 1973. Ha incominciato gli
studi musicali sotto la guida del M° Lucia
Pasquale e del M° Antonio Di Pofi, con cui
ha conseguito il settimo anno di composizione. Ha proseguito poi con lo studio del
canto lirico sotto la guida del M° Sherman
Lowe. Sotto la guida del M° Roberto
Abbondanza, si è perfezionato nel repertorio barocco e contemporaneo.
Interprete di ruoli operistici in ambito di
opera buffa e opere contemporanee, ha
sostenuto ruoli solistici anche in ambito
sacro, in composizioni dal repertorio
barocco al contemporaneo.
Ha di recente interpretato il ruolo di
Papageno nel “Flauto magico” di W. A.
Mozart presso il teatro Rossetti di Trieste
sotto la regia del M° Giulio Ciabatti;
“Requiem” di Faurè; “Messe Solennelle”
di Rossini, presso la Basilica di S.Louis de
France.
tando il ruolo di Agenore ne “Il Re Pastore”
di N. V. Piccinni.
Il suo repertorio comprende musica barocca, operistica, musica da camera, musica
contemporanea, musica sacra ed etnica
(Siro-Aramaica, Armena, Ebraica e Araba).
FRANCO TODDE, tenore, nato a Roma nel
1961, dopo il diploma in chitarra, conseguito presso il Conservatorio S. Cecilia di
Roma, si è dedicato allo studio del canto e
della composizione. Ha partecipato a corsi
di perfezionamento in Chitarra, Direzione
di Coro e Canto Gregoriano con i Maestri
Leo Brower, Eliot Fisk, Krum Maximov e
Amleto Luciano Massa. Ha vinto diversi
concorsi nazionali ed internazionali di chitarra, sia come solista che come membro
del Trio Chitarristico Romano, formazione
che ha ricevuto numerosi riconoscimenti e
svolto una intensa attività concertistica in
Italia e all’estero.
In qualità di tenore ha collaborato come
solista con diversi cori e formazioni da
camera (Coro dell’Accademia Nazionale
di Santa Cecilia, Coro Filarmonia di Roma,
I Solisti di Bologna, Ensemble Vocalise,
Ensemble Camerata Nova) e attualmente è
membro di Schola Romana Ensemble,
sostenendo ruoli solistici in produzioni
specialmente di musica sacra, quali
“Passio” di A. Scarlatti, “Historia
Abraham et Isaac” di G. Carissimi,
“Oratorio di Natale” di J.S. Bach, “Il
Messiah” di Händel, “Laudate Domino” di
A. Stradella...
È autore di opere didattiche e trascrizioni
vocali e strumentali. Ha effettuato registrazioni per la RAI-TV e suonato in colonne
sonore di film. Ha inciso per le case discografiche Deutsche Grammophon, Edipan,
Cinevox Record, Musikstrasse e
Chromamedia.
13
estere, mentre dirige stabilmente alcuni
complessi vocali e strumentali quali
l’Orchestra Mozart Sinfonietta (da lui fondata insieme a Massimo Fargnoli, già
direttore artistico dell’Orchestra A.
Scarlatti - RAI di Napoli e dell’Orchestra
Sinfonica RAI di Roma), Schola Romana
Ensemble, La Compagnia de’ Virtuosi
Musici di Roma. Incide per Audiovisivi S.
Paolo, Niccolò, Tactus, Chromamedia.
Ha di recente terminato una tournèe italiana con il lavoro teatrale “Opera comique”
del M° Antonio Calenda e le rappresentazioni de “L’occasione fa il ladro” nel ruolo
di Parmenione, del “Il Barbiere di
Siviglia” nel ruolo di Figaro di G. Rossini
e del “Don Giovanni” di W.A. Mozart, nel
ruolo di Leporello, presso il teatro di
Nuevo Leon in Mexico (Monterrey).
STEFANO SABENE, direttore, romano, inizia la formazione e l’attività musicale
all’età di 10 anni come cantore della
Cappella Sistina diretta da Domenico
Bartolucci.
Dopo il diploma e il perfezionamento in
flauto con Aurèle Nicolet compie studi di
composizione e direzione d’orchestra.
Specializzato nel repertorio antico e contemporaneo, ha all’attivo incisioni discografiche, registrazioni radiofoniche e centinaia d’esecuzioni concertistiche in Italia
e all’estero, in programmazioni comprendenti i maggiori artisti.
Nel 1994 ottiene il Premio Internazionale
Foyer des Artistes per la direzione d’orchestra.
Ha partecipato in veste di interlocutore a
trasmissioni radiofoniche per la Radio
Vaticana e la RAI che gli ha dedicato, nella
trasmissione Radio Tre Suite, “La stanza
della musica” insieme al complesso filologico Schola Romana Ensemble, di cui è
fondatore e direttore. Pubblica opere
didattiche e teoretiche, nonchè revisioni di
brani inediti. Per le Edizioni Esarmonia
cura la collana Antiqua. Tiene masters e
corsi di perfezionamento in ambito d’interpretazione del repertorio antico, con
particolare riferimento alla polifonia rinascimentale.
È stato invitato a collaborare, in qualità di
direttore, con diverse orchestre italiane ed
NOTE CRITICHE
Tappa d’obbligo del suo viaggio in Italia,
Roma rappresenta per Händel la conquista
della forma oratoriale che si può definire l’
ultimo spazio autonomo del linguaggio
sacro, pur con le sue ormai indispensabili
concessioni alle esigenze storiche della
scrittura strumentale.
Arrivato nel 1707 in una città immersa
nell’austerity, coscienziosamente osservante per ringraziare Iddio della salvezza
di Roma dal terrificante terremoto che
pochi anni prima aveva distrutto Lazio ed
Umbria, immerso subito in un’atmosfera
di profonda spiritualità e soprattutto di
“regola” religiosa, Händel non trova,
comunque, difficoltà a farsi accettare
nonostante il suo credo luterano e quella
affermazione perentoria a voler morire
nella fede di nascita. Lo aiutano la sua
arte, definita subito “eccellente”, quella
abilità tutta tedesca di improvvisare all’organo e quella varietà di timbri strumentali
che le sue partiture riescono a realizzare
avvolgendo le voci di colori continuamente diversi, creatori di atmosfere, evocatori
di suggestioni, puntuali accompagnatori di
immagini.
E così, più atteso che mai, Händel si presenta al difficile appuntamento dell’8 aprile, domenica di Pasqua del 1708, per celebrare il sacrificio di Cristo con un Oratorio
14
dal titolo indicativo “La Resurrezione”, in
casa del marchese Ruspoli che aveva raccolto nella sfarzosa dimora patrizia il fior
fiore della nobiltà e del clero. Fu un susseguirsi di meraviglie indimenticabili –
come annota puntigliosamente il cronista
di palazzo – dove ogni piccolo particolare
era curato senza limitazione di mezzi e con
uno sfarzo che certamente non si inquadrava nella generale austerity. Gruppi intrecciati di torce illuminavano a giorno l’impalcatura lignea innalzata per l’occasione
e ricoperta di trine dorate, velluti fiammeggianti, drappeggi gialli, mentre un
grande quadro della “Resurrezione”,
dipinto per quella circostanza da
Michelangelo Cerruti, troneggiava sul fondale per dare una dimensione spirituale ad
un colpo d’occhio che certamente appagava più l’apparire mondano che il sentire
sacro. Elevatissime le spese dell’orchestra,
apparsa immensa con i suoi 41 elementi in
epoca di piccoli organici barocchi, diretta
magistralmente da Arcangelo Corelli al
primo violino.
Il testo letterario di Carlo Sigismondo
Capece si adattava perfettamente all’animo ed al credo di Händel, non imponendogli nulla di lontano dal suo mondo luterano ma, piuttosto, dando vita ad un libretto
senza pretese, addirittura ingenuo in certi
atteggiamenti di dolore o di gioia, di paura
o di osanna, liberamente tratto da una sintesi evangelica, fondendo, senza problemi,
personaggi reali ed allegorici, umani e
soprannaturali: Lucifero e l’Angelo,
Maddalena, Cleofe, e San Giovanni.
Ognuno di essi conserva uno spazio ben
delineato dove anche le scelte vocali
assurgono a significato espressivo: acuto e
dolce il timbro dell’Angelo come gli spazi
celesti dai quali discende, scuro e profondo quello di Lucifero a rendere le tenebre
Il frontespizio del libretto dell’oratorio “La
Resurrezione”
dell’Inferno, dolce e sensibile il canto di
San Giovanni raffigurato giovanissimo,
drammatico quello di Cleofe e della
Maddalena. L’Oratorio si evolve con una
scioltezza impressionante, alternando recitativi secchi ed accompagnati alle arie
nella forma col da “ capo” tipica del melodramma coevo, riccamente ornate, dolci,
brillanti, serene, addirittura idilliche come
la magistrale “Così la tortorella” su ritmo
di siciliana, fresche e raffinate, splendidamente intessute ben al di là del filo conduttore offerto dal mediocre testo letterario, di
una religiosità quasi mondana o, meglio,
profondamente umanizzata.
Massimo Fargnoli
15
voi siete il primo onor.
LA RESURREZIONE
Oratorio in due parti di
Georg Friedrich Händel
su libretto di Carlo Sigismondo Capece
RECITATIVO
Lucifero
Chi sei? Chi è questo tuo re,
che dov’io regno a penetrar s’avanza?
Parte Prima
SONATA
Angelo
È re di gloria, è re possente e forte,
cui resister non può la tua possanza.
RECITATIVO
Lucifero
A dispetto dè Cieli ho vinto, ho vinto.
Vincitore a voi torno,
del grande Abisso abitatori illustri.
Voi, che sdegnaste d’abbassarvi in cielo
Ad inchinar l’humanità nel verbo,
e dell’huomo superbo
per mantenere in vostra mano il giogo
poco prezzaste dell’empiree sedi
abbandonare il luogo,
di si bella vittoria
meco or godete, e dell’antico oltraggio
cancelli il nuovo onor la ria memoria.
Chi sa che un giorno ancora,
se arride la fortuna a un giusto orgoglio,
non torni a porre in Aquilone il soglio.
Lucifero
Se parli di chi penso,
pur oggi a morte spinto
negar non può, ch’il mio poter l’ha vinto.
Angelo
Come cieco t’inganni, e non t’avvedi
che, se morì chi è della vita autore,
non fu per opra tua, ma sol d’amore.
RECITATIVO (accompagnato)
Maddalena
Notte, notte funesta,
che del divino sole
con tenebre a duol piangi l’occaso,
lascia che pianga anch’io,
e con sopor tiranno
al giusto dolor mio
deh non turbar l’affanno!
ARIA
Lucifero
Caddi, è ver, ma nel cadere
non perdei forza né ardire.
Per scacciarmi dalle sfere
se più forte allor fu Dio,
or fatt’huomo al furor mio
pur ceduo ha con morire.
ARIA
Ferma l’ali, e su miei lumi
non volar, o sonno ingrato!
Se presumi
asciugarne il mesto pianto,
lascia pria che piangan tanto
questo sangue ha sparso in fiumi
il mio Dio per me svenato.
Recitativo
ARIA
Angelo
Disseratevi, oh porte d’Averno,
e al bel lume d’un lume ch’è eterno
tutto in lampi si sciolga l’orror!
Cedete, horride porte,
cedete al re di gloria
che della sua vittoria
16
RECITATIVO
S. Giovanni
Oh Cleofe, oh Maddalena,
del mio Divin Maestro amanti amate,
oh quant’invidio, quanto,
quelle che hora versate
stille di puro amor più che di pianto.
Spero presto vederle,
per coronar il mio Signor risorto,
da rugiade di duol cangiarsi in perle.
Cleofe
Concedi, o Maddalena,
qualche tregua al martire,
che un continuo languire
può con la vita anche scemar la pena,
e per un Dio ch’è morto
così giusto è ’l dolore,
che non convien di renderlo più corto.
Maddalena
Cleofe, in vano al riposo
tu mi consigli, ed al mio core amante
sarebbe più penoso ogni momento,
che potesse restar senza tormento.
Cleofe
Ma dimmi, e sarà vero
che risorga Giesù?
S. Giovanni
S’egli l’ha detto,
chi mai di menzognero
oserà d’arguire labbro divino!
Cleofe
Se il tuo giusto cordoglio
sol di pene ha desio,
trattenerlo non voglio,
ma sol unire al tuo affanno il mio.
Maddalena
Su! Dunque andiamo, e pria ch’il mattutino
raggio dell’orizzonte il lembo indori,
andiam ad osservare al sacro avello,
che almen potremmo in quello
con balsami ed odori
unger la fredda esaminata salma
di chi fu già di noi la vita e l’alma.
ARIA
Piangete, si, piangete,
dolenti mie pupille,
e con amare stille
al morto mio Signor
tributo di dolor
meste rendete!
Che mentre egli spargea
tutt’intorno il suo sangue in croce,
morendo sol dicea
di pianto: ho sete.
Cleofe
Pronta a seguirti io sono,
ma speranza meglior mi rende ardita,
e di Giovanni ai detti
spero viva trovar la nostra vita.
DUETTO
Maddalena
Dolci chiodi, amate spine,
da quei piedi e da quel crine
deh passate nel mio sen.
ARIA
Naufragando va per l’onde
debol legno, e si confonde
nel periglio anch’il nocchier.
Ma se vede poi le sponde,
lo conforta nuova speme,
e del vento più non teme
né del mar l’impeto fier.
Cleofe
Cara effiggie addolorata,
benché pallida e piagata,
sei mia vita, sei mio ben.
17
qualche tregua agli affanni;
ma pure chi ben ama sempre teme,
e nell’amante mio misero core
benchè speranza regni,
bandir non può il timore.
Or degli opposti affetti
a chi debba dar fede,
vedrò volgendo il piede
all’adorato speco,
tomba del mio Giesù. Vada Giovanni
a consolar Maria; Cleofe sia meco.
RECITATIVO
S. Giovanni
Itene pure, oh fide amiche donne,
al destinato loco,
ch’ivi forse potrete
del vostro bel desio trovar le mete,
mentre io torno a colei, che già per madre
mi diè nell’ultime ore
del suo penoso agone il mio Signore.
Maddalena
A lei ben opportuno
Il tuo soccorso fia,
che in così duro scempio
qual sia la pena sua, so per la mia.
ARIA
Ho un non so che nel cor,
che in vece di dolor
gioia mi chiede.
Ma il core, uso a temer
le voci del piacer
o non intende ancor,
o inganno del pensier
forse le crede.
S. Giovanni
Ben d’ogn’altro più grande
fu il dolor di tal madre
di tal figlio alla morte,
ma d’ogn’altro più forte
ebbe in soffrirlo il petto, ed or costante
che ferma più d’ogn’altra ha la speranza
di vederlo risorto, e se l’ottiene,
la gioia allora compenserà le pene.
RECITATIVO
Angelo
Uscite, pur uscite
dall’oscura prigione,
ove si lunga ed horrida stagione
questo giorno attendeste, anime belle !
Uscite, pur, uscite,
a vagheggiare, a posseder le stelle !
ARIA
Così la tortorella
talor piange e si lagna,
perchè la sua compagna
vede ch’augel feroce
dal nido gli rubò.
Ma poi, libera e bella
se ritornarla sente,
compensa in lieta voce
quel gemito dolente
che mesta già formò.
Coro
Il Nume vincitor
trionfi, regni e viva,
per cui Cocito
geme atterrito,
per cui ritorna
la pace al suol !
RECITATIVO
Maddalena
Se Maria dunque spera,
e spera ancor Giovanni,
anch’io dar voglio con si giusta speme
18
ARIA
Per celare il nuovo scorno
Le tue faci ancor al giorno
Con un soffio io smorzerò;
e con tenebre nocenti
delle infirme humane menti
ogni idea confonderò.
Parte Seconda
SONATA
RECITATIVO
S. Giovanni
Ma ove Maria dimora
se ho già vicino il piede,
spero veder ben presto
cangiata la speranza in certa fede,
e senz’alcun periglio
lieta la madre e glorioso il figlio.
RECITATIVO
Angelo
Oh come cieco il tuo furor delira!
Mira, folle, deh mira
le donne pie che all’incauto sasso,
sepolcro già delle divine membra,
movon veloce il passo!
A loro il Ciel commanda
ch’io l’arcano riveli,
ond’esse in publicarlo
agli altri poi ne sian trombe fedeli.
ARIA
Angelo
Risorga il mondo
lieto e giocondo
col suo Signor!
Il ciel festeggi,
il suol verdeggi;
scherzino, ridano
l’aure con l’onde,
l’herbe coi fior!
DUETTO
Lucifero
Impedirlo saprò!
RECITATIVO
Lucifero
Misero! Ho pure udito?
E in van per vendicarmi
contro forza maggior impugno l’armi?
Angelo
Duro è il cimento
Lucifero
Ho ardir che basta
Angelo
Si, si, contrasti in van; torna a Cocito!
Angelo
Lo dirà l’evento!
Lucifero
Perché al ciel pria non torna
il tuo risorto Nume?
RECITATIVO
Lucifero
Ahi abborrito nome,
ahi come rendi, come,
ogni mio sforzo imbelle!
Ahi che vinto e confuso,
atterrito e deluso
fuggo il ciel, fuggo il suolo, fuggo il mondo,
e del più cupo abisso
torno a precipitar nel sen profondo.
Angelo
Perché pria suole in terra
far delle glorie sue noto il mistero.
Lucifero
Noti gli oltraggi miei?
No, non fia vero!
19
dian le donne la nuova felice,
che chi vinse la morte già morto,
poi risorto la vita avvivò.
ARIA
Cleofe
Vedo il ciel, che più sereno
si fa intorno e più risplende;
e di speme nel mio seno
più bel raggio ancor s’accende.
RECITATIVO
S. Giovanni
Dove si frettolosi,
Cleofe, rivolgi i passi?
RECITATIVO
Maddalena
Cleofe, siam giunte al luogo,
ove tomba funesta
dell’amato Signor coprì la salma.
Cleofe
In traccia di Giesù ch’è già risorto,
come ancora Maddalena.
Cleofe
Parmi veder - si, si vedo ben certo
ch’è già l’avello aperto,
e su la destra sponda
siede con bianca stuola
un giovane vestito.
S. Giovanni
Onde il sapeste?
Maddalena
Oh quale spira
grazia dal volto suo, che mi consola!
Appressiamoci a lui, che già ne mira!
S. Giovanni
Così la madre a me poc’anzi ha detto,
a cui prima d’ogn’altra
del figlio apparve il glorioso aspetto.
Angelo
Donne, voi ricercate
di Giesù Nazareno,
ove giacque già morto;
ora non è più qui, ma è già risorto.
Al vostro puro affetto
giusto è che diano i cieli
così bella mercede,
e un tal mistero a voi prima si sveli,
per far araldi poi della sua fede.
Itene dunque a publicarlo, e sia
premio del vostro pianto
della gioja comune il primo vanto.
Cleofe
Oh come lieta avrà quel figlio accolto!
Cleofe
Sovra l’aperto avello
così a noi rivelò labro celeste.
S. Giovanni
Parve ch’il suo bel volto,
di stille lacrimose humido ancora,
del sol divino all’improviso raggio
fosse traviso e pinto, un’altra aurora.
Poi la gioja veloce
Corse dal seno al labbro in questa voce:
ARIA
Caro figlio, amato Dio,
già il cor mio
nel vederti esce dal petto!
E se lento
fu in rapirmelo il tormento,
me lo toglie ora il diletto.
ARIA
Se per colpa di donna infelice
all’huomo nel seno la morte
il crudo veleno sgorgò,
20
RECITATIVO
S. Giovanni
Non si dubiti più!
Cleofe
Cessi ogni rio timore!
Maddalena
È risorto Giesù
S. Giovanni
Viva è la nostra vita.
Cleofe
Il nostro amore.
ARIA
Maddalena
Se impassibile, immortale
sei risorto, oh Sole amato,
deh fa ancor ch’ogni mortale
teco sorga dal peccato!
RECITATIVO
S. Giovanni
Si, si col redentore
sorga il mondo redento!
Cleofe
Sorga dalle sue colpe il peccatore!
Maddalena
Ed al suo fabro eterno
ogni creatura dia lodi ed onore.
CORO
Dia si lode in cielo, in terra
a chi regna in terra, in ciel!
Che risorto hoggi alla terra
per portar la terra al ciel.
21
MONTEFIASCONE - Rocca dei Papi
Situata in cima ad un colle, in posizione
strategica e dominante, la Rocca di
Montefiascone fu scelta dai pontefici quale
sede del Rettore del Patrimonio di S. Pietro
in Tuscia e, successivamente, destinata a
loro temporanea residenza, con ampliamenti e fortificazioni che ne accrebbero il prestigio.
Dal 1058 fin quasi alla fine del 1500 qui si
susseguirono papi, imperatori e personaggi
illustri che vi soggiornarono per periodi più
o meno lunghi, vi convocarono parlamenti o
vi si recarono in villeggiatura.
Dell’originaria struttura purtroppo non rimane che una parte esigua. Il complesso presentava una pianta trapezoidale con gli
angoli occupati da imponenti torri che evidenziavano l’aspetto difensivo. Esse costituivano i punti cardine dai quali si sviluppavano altrettante ali di edifici residenziali che
si affacciavano su un cortile interno. Di queste oggi si conserva intatta solo quella di
nord–ovest dalla quale si diparte un corpo di
fabbrica a forma di L che costituisce l’attuale Palazzo, strutturato su due piani
ed un sotterraneo. Alcune soluzioni
architettoniche adottate nelle parti
ancora conservate del castello testimoniano la sua aderenza alle tipologie proprie del linguaggio architettonico diffuso per tutto il XIII secolo in area viterbese. In particolare, le
due sale del primo piano sono caratterizzate dalla presenza di archi a
tutto sesto emergenti dalle pareti,
per i quali è possibile trovare confronti in molti edifici viterbesi, sia
religiosi che civili. La bifora che,
aprendosi sul cortile interno, illumina il salone al primo piano è quanto
resta delle membrature architettoniche del nucleo primitivo della struttura mentre non esiste più alcun
riscontro materiale della loggia a
due piani voluta da Leone X e realizzata da Antonio da Sangallo il
Giovane. La Rocca, dopo un lungo
periodo di abbandono e degrado, è
stata oggetto di un totale restauro
che, nel rispetto dell’antica forma,
ha consentito di mutarne la destinazione in spazi ideali per ospitare
eventi, esposizioni e manifestazioni
culturali.
La Rocca (arch. fot. Provincia di Viterbo)
22
SABATO 8 AGOSTO 2009
MONTEFIASCONE – ROCCA DEI PAPI
GIOVANNI PAISIELLO
(1740 - 1816)
La finta amante
Opera comica inedita in due atti dal libretto di G. B. Casti
revisione di Domenico Carboni
Prima esecuzione in tempi moderni
Camilletta: Margherita Pace soprano
Don Girone: Maurizio Leoni baritono
Gelino: Luigi Petroni tenore
ORCHESTRA DEL FESTIVAL BAROCCO
Maestro concertatore e direttore d’orchestra
Erasmo Gaudiomonte
Maestro collaboratore e clavicembalista: Stefano C. Parisse
Violini I: Natalia Nikolayishin, Alessandro Marini, Christian Cerelli
Violini II: Nicola Narduzzi, Donatella Aversa, Marco Colasanti
Viole: Andrea Domini, Irene Gizzi
Violoncelli: Marco Pescosolido, Alessandra Vitali
Contrabbasso: Massimo Santostefano
Oboi: Giulio Costantino, Micaela Galamini
Corni: Michele Canori, Silvia Centomo
Allestimento registico e scenico
Maurizio Soria e Isabella Chiappara
Costumi: Isabella Chiappara, Valentina Bonucci, Antonella Murtas, Luciana Tramontano, Diana
Venturelli
Acconciature: Laura Mazzinelli - Calzature: Pompei - Roma - Parrucche: Filistrucchi - Firenze
23
ATTO I
Ouverture
Introduzione: Camilletta e Gelino. A qual trista condizione
Cavatina: Gelino. Eh pensa amato bene
Cavatina: Camilletta. Se vedesse il ben ch’adoro
Cavatina: Don Girone. Comeché, comeché
Duetto: Camilletta e Don Girone. Camilletta cara cara
Cavatina: Gelino. Badate bene ci vuol politica
Aria: Don Girone. Certa smania io sento addosso
Aria: Camilletta. Ah non siate più sdegnato
Aria: Gelino. Questa casa e questa piazza
Finale: Camilletta, Gelino e Don Girone. Voi dovete giù calare
(Allegro presto)
(Largo)
(Largo)
(Andantino)
(Andante con moto)
(Allegro presto)
(Allegretto)
(Allegro)
(Andante)
(Allegro con moto)
(Allegro)
ATTO II
Duetto: Gelino e Don Girone. Tu non capisci sei proprio un asino
(Allegretto)
Cavatina: Camilletta. Quanto sciocchi amanti siete
(Andantino)
Aria: Gelino. Dal tuo labbro amor tiranno
(Maestoso)
Duetto: Camilletta e Don Girone. Oh Dio! Ahi quanti mali
(Allegro agitato)
Aria: Camilletta. Ferma, tiranno e barbaro
(Grave maestoso)
Recitativo accompagnato: Don Girone. Che dovrò far? Che penso
(Andante)
Aria: Don Girone. Fra l’amore e fra il timore
(Moderato)
Cavatina: Camilletta. Fidi amanti sventurati
(Andante)
Duetto: Camilletta e Gelino. Caro ben, dolce mia vita
(Larghetto)
Finale: Camilletta, Gelino e Don Girone. Fra l’orror di notte oscura
(Larghetto)
tore musicale del Cantiere Internazionale
d’Arte di Montepulciano. Oltre ad opere del
repertorio classico, tra cui la revisione e la
‘prima’ in tempi moderni dell’opera “La
Frascatana” di Paisiello, ha diretto prime esecuzioni di autori contemporanei tra cui
Battistelli, Clementi, Colasanti, Ferrero,
Francesconi,
Morricone,
Nicolau,
Tarnopolsky, Vlad. Numerose le collaborazioni con orchestre italiane tra cui l’Orchestra
Filarmonica Marchigiana, l’Orchestra di
Roma e del Lazio, l’Orchestra della Toscana,
il Coro dell’Accademia di Santa Cecilia,
l’Orchestra dell’Arena di Verona, l’Orchestra
Nazionale della Rai di Torino. Ospite di prestigiose società di concerti e festival
(Accademia Nazionale di Santa Cecilia,
ERASMO GAUDIOMONTE
Ha studiato composizione con Giancarlo
Bizzi, musica elettronica con Franco
Evangelisti e direzione d’orchestra con Nicola
Hansalik Samale, Mario Gusella e Franco
Ferrara. Nel 1974 è stato con Giancarlo Bizzi
e Giorgio Battistelli tra i fondatori del Gruppo
di Sperimentazione Musicale “Edgar Varèse”,
con il quale ha svolto per molti anni un’intensa attività concertistica e compositiva. Fin dal
1981
collabora
con
l’Orchestra
dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese (oltre
300 concerti) della quale è stato direttore principale dal 1990 al 1992. Dal 1985 al 2003 è
stato direttore musicale, in collaborazione con
il M° Petrassi, dell’Orchestra Giovanile da
Camera “Goffredo Petrassi” e nel 1996 diret24
Accademia Musicale Chigiana, Accademia
Filarmonica Romana, Società dei Concerti
Barattelli, Festival di Nuova Consonanza,
Festival Miami, Ravello Festival, Ravenna
Festival, Opera Nancy, Musica per Roma,
Stockholm New Music Festival, Sagra
Musicale Umbra, Biennale Musica di
Venezia) ha collaborato in Europa e negli Stati
Uniti con registi e solisti di fama internazionale quali Abbado, Krief, Martone, Cascioli,
Cominati, Demus, Gazzelloni, Geringas.
MAURIZIO LEONI
Baritono, si è diplomato con lode nella classe
cantanti
all’Accademia
Filarmonica
Bolognese e al Conservatorio G. B. Martini
della stessa città.
Finalista al Concorso As.Li.Co. e Menzione
Speciale alla finale del Concorso
Internazionale di Adria, vincitore della VI edizione del Concorso A. Lazzari di Genova e
primo premio assoluto alla rassegna di musica
da camera D. Caravita.
Ha debuttato in varie opere fra le quali “Il
campanello” di G. Donizetti alla Fondazione
Walton di Ischia, “Il Turco in Italia” e
“Matilde di Shabran” di G. Rossini al Rossini
Festival di Wildbad (Germania), “La
Bohème” di G. Puccini al Teatro Civico di
Taegu in Corea del Sud, “Carmen” al Teatro
Verdi di Pisa.
Artista eclettico, ha al suo attivo anche esperienze di operetta (“La vedova allegra”, “Il
paese del sorriso”), di musica contemporanea
(prima assoluta de “La Victoire de Nôtre
Dame” di F.Angius, dell’Aterforum di
Ferrara, prima italiana di “Gesualdo considered as a murder” di L. Francesconi, “8 songs
for a mad King” di Peter Maxwell Davis al
Teatro Regio di Torino ed al Festival del
Cervantino - Messico -, “Messer Lievesogno
e la porta chiusa” di C. Galante) di prosa
(“L’impresario delle Smirne” per il Teatro
Stabile di Torino) e di regia (“Don Giovanni”
di V. Righini al Belcanto Festival di
Dordrecht).
È componente stabile del Divertimento
Ensemble di Milano, del Notschibikitschi
Ensemble - originale formazione da camera
composta da tre voci e tre clarinetti - e del
Gruppo Erlebnis col quale, tra l’altro, ha eseguito “Das Lied von der Erde” di G. Mahler
ed ha inciso per la Radio Svizzera Italiana
“Serenade op. 24” di A. Schönberg.
Vari artisti hanno contribuito alla sua formazione: Ulla Casalini, Dorothy Dorow, Claudio
Desderi , William Matteuzzi.
Si è esibito a Torino in “Die Teufel von
Loudon” di K. Penderecki e in “Wozzeck” di
Manfred Gurlitt, al Teatro Comunale di
Bologna in “Salomé” di R. Strauss con la
direzione di Daniele Gatti, ne “La scala di
seta” di Rossini con la direzione di Claudio
Desderi all’Opéra Comique a Parigi, al Teatro
Valli di Reggio Emilia, al Teatro dell’Opera di
Roma in “Romanza”, in Leporello nel Don
Giovanni con la direzione di J.C. Malgoire.
Tra le sue interpretazioni: “L’equivoco strava25
gante” di Rossini al Festival di Strasburgo
diretto da A. Zedda e Figaro ne “Il Barbiere di
Siviglia” con la direzione di G. Carella,
“Bohème” a Catania e Tokyo diretto da D.
Renzetti e, sempre a Catania, “Il Prigioniero”
di Dallapiccola col M° Zoltan Pesko.
MARGHERITA PACE
Inizia la sua carriera artistica come attrice,
lavorando in teatro con Lucia Poli, con il
Gruppo Altro diretto da Achille Perilli ed in
seguito al cinema con Mario Monicelli
(Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno) e
Maurizio Nichetti.
Compie i suoi studi presso l’Accademia
Nazionale di Danza a Roma e successivamente intraprende privatamente lo studio del canto
con Maria Teresa Pediconi.
Il debutto operistico avviene nel 1991 al
Festival di Fermo (Serpina ne “Il curioso indiscreto” di P. Anfossi) e a seguire Clorinda
nella “Cenerentola” (1995 Teatro Municipale
di Piacenza, Teatro di Vevey, Svizzera),
Rosina nel “Barbiere di Siviglia” di Rossini e
Berta (1996 Teatro Comunale di Todi, Teatro
Verdi di Terni, 1999 ad Amelia e a Narni).
Interpreta tre ruoli: le Feu, la Princesse e le
Rossignol, ne “L’enfant et les sortilèges” di
Ravel con la regia di M. Scaparro (1999
Auditorio de Galicia a Santiago de
Compostela, produzione de La Fenice di
Venezia), Lindoro ne “Lo sposo burlato” di
Paisiello (1998), Lauretta ne “I virtuosi ambulanti” di Fioravanti (2000), Abra nella
“Juditha triunphans” di A. Vivaldi (2004) e
Melia in “Apollo et Hyacinthus” di Mozart
(2001-2006), Galatea ne “Il Pigmalione” di
Donizetti (2008) e l’Angelo custode nella
“Rappresentazione di Anima e Corpo” di E.
De Cavalieri (Aprile 2009, Basilica di San
Paolo Maggiore, Napoli).
Interpreta Norina nel “Don Pasquale”
(Cantiere d’arte di Montepulciano) e Pamina
ne “Il sogno del flauto magico” (Auditorium
di Santa Cecilia, Teatro di Lugo). Interpreta il
ruolo di Lucy ne “Il telefono” di G. Menotti ed
è interprete di due opere in prima esecuzione
assoluta per l’Accademia Filarmonica
Romana: “Nessuna coincidenza” di M. Cardi
ed “I dialoghi degli Dei” di M. Panni (Teatro
Olimpico 1995). L’opera del M° Panni viene
rivisitata e ripresa nel 2000 e nel 2001
all’Opera di Nizza ed al Theâtre Municipal de
Tourcoing col titolo “Il giudizio di Paride”.
Si dedica con passione alla realizzazione di
opere in forma semi-scenica accompagnate
dal pianoforte, interpretando i ruoli di Gilda,
Violetta, Adina, Mimì, con lo scopo di portare
l’opera anche in spazi diversi dal teatro, come
chiese, piazze, cortili e, naturalmente, sale da
concerto.
Ha in repertorio i principali ruoli delle opere di
Mozart, autore a cui si dedica particolarmente
anche nel repertorio cameristico, spaziando
dalla liederistica alle Arie da concerto sia in
26
gazza ladra”, “Le nozze di Figaro”), il Teatro
San Carlo di Napoli (“Il matrimonio segreto”), il Teatro Comunale di Bologna (“Amor
rende sagace” di Cimarosa, “Barbablu” di
Offenbach, “Anna Bolena”, “Il turco in
Italia”, “L’incoronazione di Poppea” di
Monteverdi), oltre ai teatri di Trieste (“Don
Giovanni”), Cagliari (“Turandot”, “L’elisir
d’amore”), Torino (“Manon Lescaut”, “Il
turco in Italia”). La sua carriera lo ha visto
inoltre interpretare numerose opere del
Settecento meno conosciuto come “Il mondo
della luna” di Galuppi, “La locandiera” e “La
secchia rapita” di Salieri, “Il curioso indiscreto” di Anfossi, “Le astuzie femminili” di
Cimarosa (Teatro Comunale di Ferrara, 1996)
e “L’Olimpiade” sempre di Cimarosa al
Malibran di Venezia. Tra i titoli più rari ricordiamo anche “Elena da Feltre” di Mercadante
(Festival di Wexford, 1997), “L’Armida
abbandonata” di Jommelli, “I vampiri” di
Palma a Fermo nel 1990 e due opere di Martin
y Soler su libretto di Da Ponte, “Il burbero di
versione orchestrale che accompagnata dal
pianoforte.
È interprete di Operette come “Monsieur et
Madame Denis” di J. Offenbach, “Acqua
cheta” ed “Addio Giovinezza” di G. Pietri.
Tra gli Oratori canta “Exultate, jubilate” K
165 e la Messa in Do “dell’incoronazione” di
Mozart, la “Matthaus Passion” di Bach con la
Jyvaskyla Sinfonia (Finlandia), l’oratorio “La
morte di San Giuseppe” di G. B. Pergolesi nell’omonimo Teatro di Jesi.
Nel 1995 è ospite dei Pomeriggi Musicali di
Milano per i quali interpreta la cantata per
voce e orchestra “Giovanna d’Arco” di
Rossini / Sciarrino, la suite “A spasso con la
figlia del Tambur Maggiore” di Offenbach /
Negri, sotto la direzione del M° Sasson, e
ancora nel 1996 con una composizione di M.
Trojan “Frammenti di Michelangelo”, diretta
dal M° Joram David (Milano, sala Verdi).
Nel 1997 recita e canta nello spettacolo
“Master class” con Maria Callas di T.
McNally prodotto dal Teatro Eliseo con
Rossella Falk.
Torna in teatro nel 2009 con lo spettacolo
“Puccini e la luna” di e con Carlo Alighiero, in
scena al Teatro Manzoni di Roma.
Dal 2006 canta come solista nella Mario Raja
Big Bang, con cui si esibisce in diversi festival
Jazz.
Dal 2003 insegna Canto presso la Scuola
Popolare di Musica di Testaccio a Roma.
LUIGI PETRONI
Laureatosi in Scienze Politiche con il massimo dei voti, ha compiuto privatamente lo studio del canto a Roma con il M° Gina Maria
Rebori.
Dopo il suo debutto ne “Il matrimonio segreto
di Cimarosa” al Teatro Regio di Torino nel
1981, si è esibito nei principali teatri italiani tra
cui La Fenice di Venezia (“I quattro rusteghi”
di Wolf-Ferrari, “Il barbiere di Siviglia”, “La
27
così intitolata:
A Caterina II Imperatrice di tutte le Russie,
canzoni di Gio.Battista Casti per la felice
nascita di Alessandro principe imperiale di
tutte le Russie…
L’opera fu molto apprezzata dalla sovrana.
Era una malcelata candidatura per la successione al prestigioso posto lasciato libero da
Coltellini. L’abate non fu nominato ufficialmente ma è certo che Caterina II gli chiese di
collaborare con Paisiello. Frutto della collaborazione fu l’opera buffa in due atti “Lo
sposo burlato” che fu rappresentato nel teatro
all’aperto del Palazzo Imperiale il 13 luglio
1778. Oggi noi sappiamo, grazie al catalogo
tematico di Michael F. Robinson1, che quest’opera altro non è che un pasticcio ossia un
assemblaggio di brani di altre opere precedenti del compositore stesso fra cui “Il
Socrate immaginario” (libretto di Giovanni
Battista Lorenzi) così che l’apporto originale
di Casti fu limitato ai recitativi e ai due finali.
L’opera ottenne un grande successo. Mentre
questa collaborazione è provata da documenti conservati alla Biblioteca Nazionale di
Parigi2 non è provato, ma non è improbabile,
che l’anonimo adattatore dei libretti utilizzati
da Paisiello per “I filosofi immaginari” (da
Bertati) e per “Le nozze inaspettate” (da
Chiari), opere rappresentate a S.Pietroburgo
nel 1779, sia proprio Casti.
buon cuore” e “Una cosa rara” a Montpellier,
Venezia e Dresda.
Dal suo debutto al Rossini Opera Festival nel
1995, dove ha preso parte alla produzione di
“Semiramide” diretta da Alberto Zedda, è
stato regolarmente invitato nelle stagioni successive che lo hanno visto interpretare
“Matilde di Shabran”, “Ricciardo e Zoraide” e
“Moïse et Pharaon”.
Costante è la sua presenza nei teatri di Zurigo
e di Helsinki nel repertorio italiano e in special
modo nei ruoli rossiniani. Giustino di Vivaldi
all’Accademia Chigiana di Siena e Arminio di
Händel (oggetto di un’incisione Cd per la
Virgin) a Solothurn e ad Amsterdam con Alan
Curtis sono solo un piccolo esempio delle
opere barocche che ha affrontato sempre con
successo.
Fra le incisioni discografiche, ricordiamo, tra
l’altro, la cantata “Le nozze di Teti” e “Peleo”
di Rossini con la direzione di Riccardo Chailly
per la Decca.
CASTI, PAISIELLO E CATERINA II
I documenti relativi al periodo trascorso in
Russia da Giambattista Casti sono alquanto
scarsi per poter definire esattamente quali
siano stati i rapporti di lavoro con Giovanni
Paisiello, compositore al servizio di Caterina
II negli anni 1776-1783. Casti arrivò a S.
Pietroburgo nel 1777 al seguito del Conte
Joseph Kaunitz nominato ministro plenipotenziario presso la corte della zarina. Il suo
compito come membro del corpo diplomatico
austriaco era quello di redigere segretamente
particolareggiate relazioni politico-militari.
Sul finire dello stesso anno due avvenimenti
di rilievo movimentarono la vita di corte, uno
triste e uno lieto. Il primo fu la morte di
Marco Coltellini poeta-librettista dei Teatri
Imperiali e collaboratore di Paisiello, l’altro la
nascita del principe Alessandro. Per questa
occasione Casti scrisse una raccolta di poesie
IL CASO DELLA FINTA AMANTE
Un grande evento movimentò la corte di S.
Pietroburgo nel successivo 1780. Si preparava lo storico incontro fra Caterina II e
Giuseppe II imperatore d’Austria. L’incontro
era stabilito in una località a metà strada fra le
____________
1
M. F. ROBINSON, Giovanni Paisiello, A Thematic
Catalogue of his Works, New York , 1975.
2
Cfr. L. PISTORELLI, I melodrammi giocosi di
G.B. Casti, in RMI 1895.
28
Mogilev distava da S.Pietroburgo circa 1.500
chilometri. La zarina volendo mostrare la sua
grandeur all’imperatore si mosse con una
numerosa comitiva composta non solo da
tutti i suoi dignitari con le famiglie, ma anche
dai diplomatici accreditati, senza contare cantanti, coristi, strumentisti, scenografi e costumisti dei teatri imperiali con alla testa il direttore artistico Bibikof e Paisiello. Per l’occasione furono requisiti 250 cavalli da aggiungere ad ogni stazione di sosta a quelli solitamente disponibili, e le soste furono parecchie
per non fare affaticare l’augusta sovrana.
Giuseppe II invece si recò all’appuntamento
con una piccola scorta viaggiando in incognito col nome di Conte di Falkenstein. L’opera
fu rappresentata nella villa di un grande proprietario terriero. Paisiello ebbe la sorpresa di
trovare lo stesso clavicembalo con cui aveva
suonato all’Ermitage con sul coperchio una
targa d’avorio con inciso Caterina II a
Giovanni Paisiello. Gli interpreti erano
ovviamente di prim’ordine. Camilletta era
Anna Davia de Bernucci prima cantatrice
buffa. Dopo qualche anno la zarina la espulse dalla Russia a causa di una relazione amorosa con un gentiluomo di corte. Nel 1788
interpretò lo stesso ruolo al Teatro dei
Fiorentini di Napoli. Gelino era il «virtuoso
da camera» Matteo Babbini e il basso buffo
Baldassare Marchetti era Don Girone.
Entrambi si erano distinti nello Sposo burlato. Secondo quanto Paisiello scrisse all’amico Galiani, Giuseppe II gli fece grandi complimenti e gli chiese una copia dell’opera
donandogli in cambio una tabacchiera.
L’opera venne poi replicata a S. Pietroburgo
in occasione della visita del Principe di
Prussia e anch’egli volle copia dell’opera in
cambio di una tabacchiera. Va detto a tale
proposito che le tabacchiere donate dai sovrani non contenevano tabacco ma sonanti
monete d’oro.
due capitali imperiali: la città di Mogilev in
Bielorussia. Per questo la zarina ordinò a
Paisiello un’opera nuova da doversi rappresentare per l’occasione. Nacque così “La finta
amante”, opera buffa in due atti. Il libretto fu
stampato a S.Pietroburgo senza data per essere utilizzato a Mogilev. Il librettista, come al
solito, non venne menzionato ma secondo
Robert-Aloys Mooser «si potrebbe attribuire
a Casti il quale in quel periodo era il solo
poeta italiano che la corte aveva a disposizione e per di più aveva dato buona prova delle
sue qualità negli anni precedenti»3. Per di più
questi era molto apprezzato da Giuseppe II. Il
poeta, da parte sua, avrebbe potuto mettersi in
luce, con l’occasione, col suo protettore e
datore di lavoro in vista di poter essere assunto come poeta di corte al suo ritorno a Vienna.
Senza contare poi che l’abate essendo membro del corpo diplomatico austriaco accreditato presso la corte avrebbe dovuto contribuire
alla riuscita dell’importante incontro dei vertici dei due imperi.
Il libretto de “La Finta Amante”, a differenza
dei tre titoli sopraccitati, era del tutto originale. Anche la musica era completamente nuova
senza alcun autoimprestito. Secondo una
testimonianza del Conte Orlof, Paisiello fece
sentire in anteprima al clavicembalo l’opera
alla zarina e al suo entourage nella Sala degli
Specchi dell’Ermitage:
Invitato a sedersi al clavicembalo egli cominciò a cantare con una soavità e una verve
meravigliosa. Ad un certo momento
l’Imperatrice, accortasi che il maestro impallidiva per il freddo, si tolse la pelliccia e la
mise sopra le fortunate spalle del maestro che
tanto l’aveva incantata.4
____________
3
R.A. MOOSER, Annales de la musique et des
musiciens en Russie au XVIIIe siècle, Ginevra,
1948-50 pp.255 e 295.
4
R.A. MOOSER, Op. cit. p. 294.
29
“La finta amante” fu rappresentata infinite
volte in Russia fino alla fine del secolo anche
nella versione ritmica in russo. Anche nel
resto d’Europa la fortuna dell’opera fu notevole: Vienna 1784, Karlsruhe 1786,
Cracovia, Firenze, Mannheim e Napoli nel
1788, Francoforte e Palermo nel 1793, Parigi
(sotto il titolo di “Camilletta” interpretata
dalla diva Strinasacchi) e infine di nuovo
Napoli nel 1825.
E Casti? Lasciò la Russia nel 1781 e si recò a
Milano per curarsi la sifilide. Morto
Metastasio tornò a Vienna come poeta di
corte. Proseguì la sua carriera di librettista con
Paisiello di ritorno dalla Russia (“Re
Teodoro”, 1784) e con Salieri (“La grotta di
Trofonio”, 1785; “Prima la musica poi le
parole”, 1786; “Cublai, Gran Can dei Tartari”,
1788) rivaleggiando per fama con Da Ponte
suo acerrimo nemico e detrattore. Nel 1787
con la pubblicazione del “Poema Tartaro”,
Casti cadde in disgrazia presso l’imperatore e
Caterina II. Si trattava infatti di una parodia
dove si raccontavano con feroce satira le
vicende che portarono all’avvento al trono di
Caterina II retrodatandole al duecentesco
impero dei Gran Kan… e della Gran Kagna.
Questa impertinenza gli costerà il posto di
“poeta cesareo” poiché l’opera, che a Vienna
circolò parecchio, creò delle inopportune noie
diplomatiche tra l’Austria e la Russia. A noi il
poema interessa per il nostro caso in quanto
nella prefazione Casti ricorda la sua iniziazione in Russia come librettista. Racconta infatti
di aver guadagnato per questo 6000 rubli e di
aver avuto in più in dono da Caterina II una
preziosa pelliccia. Considerato che la retribuzione di Paisiello era di 4000 rubli l’anno
sembra strano che la zarina, che il poeta definì «cogliona in nissuna maniera», abbia speso
questa cifra per Casti solo per “Lo Sposo burlato” unica opera di cui risulta documentata la
sua collaborazione con Paisiello in Russia.
Ritratto di Giovanni Paisiello dipinto da Marie
Louise Élisabeth Vigée-Lebrun (1755-1842)
nel 1791, a Napoli, durante la prima dell’opera
Nina o la pazza d’amore (www.wikipedia.org)
Questo è un ulteriore indizio che “La finta
amante” sia opera sua e che possiamo togliere
quel punto interrogativo che qualcuno nei
cataloghi ancora affianca al suo nome come
autore di questo libretto.
Domenico Carboni
GIOVANNI PAISIELLO - LA FINTA AMANTE
LIBRETTO DI GIOVANNI BATTISTA CASTI
NOTE PER LA MESSA IN SCENA
Il 4 o il 5 giugno del 1780 nel Castello di
Mogilev nella Russia Bianca, oggi
Bielorussia, si svolgeva un importantissimo
incontro al vertice delle potenze mondiali dell’epoca, che avrebbe ridefinito il riassetto
dell’Europa negli anni successivi. Caterina II
di Russia riceveva con gran pompa il Conte
30
messa in scena minimale. La volontà di rappresentare questa opera buffa di Paisiello Casti come forse poté esserlo in quel remoto
castello. Una volontà filologica, ma non
archeologica. Certo il Luogo teatrale non è lo
stesso e certamente poco adatto nella sua
severità medievale, ma si può suggerire l’atmosfera, innanzitutto eliminando il più possibile la luce artificiale, e tornando alla naturalità della luce delle candele, che ci restituiscono quella tonalità calda, morbida che solo
questo tipo di illuminazione può dare. Non
potendo avere un fondale dipinto come era
usuale nelle scene settecentesche l’idea è
quella di ricreare uno spazio riconoscibile,
ma non fintamente “storico”. Gli androni, le
scale del Palazzo dello Spagnolo del
Sanfelice, luogo che esprime in toto la Napoli
settecentesca dove si finge l’azione teatrale,
ci sembravano il Luogo deputato per eccellenza.
E poi soprattutto i costumi.
I personaggi della Finta Amante sono tre:
Camilletta, merlettaia, Gelino, lacchè, Don
Girone, uomo ricco ma sciocco che ben si
presta ad essere gabbato dalla coppia di
amanti, che con i proventi della truffa potranno sposarsi. Tre classici personaggi della
Commedia dell’arte. Anche l’intrigo sembra
esemplificato su di uno scenario di commedia all’improvviso. Il momento cruciale dell’intrigo è quello del travestimento quindi
della metamorfosi di Gelino lacchè in una
sorte di Capitan Fracassa, irriconoscibile al
proprio padrone Don Girone. Ecco perché
una maschera, proprio quella di Capitan
Fracassa, per segnare in modo assoluto la trasformazione anche caratteriale del mite
Gelino nel roboante e rodomontesco fratello
di Camilletta. Don Girone è un uomo ricco
ma stravagante, Gelino dice che sembra “…
cinese od indiano”, e quindi indossa quello
che ovunque in Europa era la “novità”, ossia
Falkenstein, in realtà l’imperatore Giuseppe
II in incognito. Per l’occasione Caterina chiese a due artisti organici alla sua corte,
Giovanni Paisiello e Giovan Battista Casti, di
mettere in scena un’opera buffa, che per il
numero ridotto di cantanti, ben si prestava
alle possibilità di un “Luogo teatrale” anomalo, come un castello sperduto nella campagna
russa. Anomalo però fino ad un certo punto,
perché se è vero che la maggior parte delle
corti si era a questa data dotata di un teatro,
l’uso di allestire saloni, androni, scalinate,
petits appartements, era ancora diffuso,
soprattutto nell’Europa orientale. Dobbiamo
quindi immaginare un grande salone o spazio
analogo allestito con un palco sul lato corto,
con forse un fondale dipinto come vediamo
ad esempio in un dipinto di J. F. Greipel che
mostra la prima del “Parnaso confuso” di
Gluck dato al Castello di Schonbrunn nel febbraio del 1765. A differenza dell’opera seria
deputata a trattare tematiche legate alla grande storia o al mito e quindi vedeva i cantanti
incarnare personaggi la cui universalità era
data da costumi di impianto classicheggiante,
rivisitati attraverso il moderno, nell’opera
buffa, che nasce con una forte liason tra
Commedia dell’arte e commedia erudita,
ossia l’ antica commedia di ispirazione plautina o terenziana, ha come caratteristiche
l’intreccio burlesco, l’imbroglio, il travestimento, tematiche quindi di ispirazione popolare e alla fine del Settecento potremmo quasi
dire “borghese”, i costumi di scena in realtà
non erano altro che gli abiti alla moda, contestualizzando così l’attualità del momento. E’
talmente vero che spesso la moda recepiva
modelli dal teatro creando ad esempio un
juste a la Figarò (una sorta di corsetto esterno) che non può non essere stato ispirato dal
Barbiere di Beaumarchais o dalla sua versione Mozart-Da Ponte.
Da queste considerazioni nasce la nostra
31
l’habit degagè, versione francese della riding
coat inglese, con il suo doppio petto, il gilet
senza baschine, il taglio attillato a code sfuggenti, gli alti baveri. Una sorta di macaroni,
nome con il quale venivano sbeffeggiati gli
inglesi che tornavano dal grand tour, e il riferimento a Napoli non è casuale. Gelino invece indossa un frac alla moda in seta a righe del
quale prontamente si spoglierà per incarnare
il suo alter ego. Camilletta infine veste l’abito di provenienza popolare più amato dalle
Dame eleganti come toilette de matin, un
caraco con jupon, in toile de Jouy e mussola,
tessuti diventati di gran moda, negli anni che
precedono la rivoluzione borghese. Tutti i
modelli sono assolutamente autentici, ripresi
da figurini della Gallerie des modes et costumes français, che negli anni ’80 del
Settecento pubblicava le creazioni delle più
importanti creazioni delle marchande de
mode parigine. Nulla di neorealistico o storicistico su questo palco. I cantanti non sono
una povera proletaria, un cameriere e un
signorotto di provincia, ma i veri cantantiattori che sulla scena di Mogilev interpretavano i personaggi. Il costume è un ricco abito
di corte: i cantanti, ben pagati, spesso venivano omaggiati dai loro committenti con regali
di pregio come i due protagonisti della Serva
padrona di Paisiello che dopo la prima a
Sanpietroburgo vedranno Caterina II donar
loro rispettivamente una tiara e una tabacchiera in diamanti.
Tutto è sogno, magia. E’ come se i personaggi venissero evocati dalla musica e si ripresentassero ai nostri occhi di moderni con tutta
la poesia, il fascino onirico di un passato che
torna alla luce. Come dice Benjamin Lazar,
regista di punta della ripresa moderna di
opere barocche, sarebbe facile indulgere al
modernismo, inserire in un qualsiasi luogo
del XX o XXI secolo quella che è una storia
tanto antica che potrebbe averla scritta
Plauto, o Macchiavelli o perché no Totò, ma
bisogna fuggire quella facilità e restituire
quella poesia, quel tipo di espressione, che ci
sembrano lontane ma invece nella nostra sensibilità sono tanto vicine. Non nostalgia ma
recupero, quello sì.
Isabella Chiappara
Maurizio Soria
LA TRAMA
Il soggetto è quello classico degli intermezzi
comici: un vecchio voglioso e ricco, innamorato di una fanciulla bella ma di umili origini
che però ama un giovanotto della sua stessa
condizione. Il ricco Don Girone (basso buffo)
si è invaghito della bella Camilletta (soprano)
la quale ama, riamata, il giovane Gelino.
Quest’ultimo è stato assunto da Don Girone
come lacché e, con la complicità della ragazza, ha un piano per spillare un po’ di soldi al
vecchio babbione. Camilletta finge di acconsentire alle richieste amorose di Don Girone.
Gelino avverte però che la ragazza ha un fratello “furibondo, sdegnoso, sanguinario, omicida” ed è geloso della sorella. Gelino, nelle
vesti del fratello sanguinario, sorprende Don
Girone che amoreggia con Camilletta la
quale dice che il fratello si acquieterà con del
denaro. Gelino, riprese le vesti del servo, consiglia al padrone di accondiscendere alle
richieste del “fratello”. La “finta amante” preparerà un tranello per attirare il vecchio in
casa e quindi per essere sorpresi dal “finto fratello” che minaccerà di morte il malcapitato
Don Girone se questi non si toglierà di mezzo
per sempre. Una lettera anonima però svelerà
a Don Girone l’imbroglio di Gelino e il vecchio si deciderà a chiamare le guardie per fare
arrestare i due innamorati. Camilletta chiederà perdono a Don Girone il quale, intenerito
dalla ragazza, ritira la denuncia e il licenziamento per Gelino assumendo al suo servizio
anche la bella Camilletta.
32
TARQUINIA - Chiesa di Santa Maria in Castello
da maestri marmorari romani ed è ricco di
iscrizioni pagane e cristiane incise su materiale di reimpiego. La cupola, a pianta ellittica sormontata da un cupolino di influenza
araba, è oggi sostituita da un semplice tiburio. A metà della quarta campata maggiore di
sinistra è un ambone del 1209 eseguito dalla
mano di Giovanni di Guittone. Nella terza
campata della navata destra è, infine, il fonte
battesimale ad immersione di forma ottagonale, rivestito di marmi policromi.
La Chiesa di Santa Maria in Castello, l’edificio religioso più importante del borgo
medioevale, fu iniziata nel 1121 e consacrata nel 1208. Nel 1566 venne affidata ai
Carmelitani ma già nel 1569 risulta sconsacrata. Nel 1875 il Reale Governo Italiano
riconobbe Santa Maria in Castello come
monumento nazionale.
La facciata a coronamento orizzontale, sormontata da un campaniletto a vela, è tripartita in basso da lesene. Il portale centrale e la
grandiosa bifora sovrastante sono ornate da
decorazioni cosmatesche, opera di Pietro di
Ranuccio romano (1143).
Di schietta impronta romanica, l’interno è
suddiviso in tre navate, coperte da volte e
coronate da tre absidi. Degli otto altari di cui
si è a conoscenza è oggi sopravvissuto solamente quello maggiore con ciborio sorretto
da quattro colonne e risalente al 1168 ad
opera dei romani Giovanni e Guittone figli
di Nicola Ranucci. Il pavimento della chiesa è costituito da preziosi mosaici eseguiti
Museo Archeologico. Cavalli alati (arch. fot. APT)
MUSEO ARCHEOLOGICO
Il Museo Archeologico Nazionale, tra i più
importanti d’Italia per la ricchezza e la varietà dei reperti esposti, è ospitato nel Palazzo
Vitelleschi, autentico capolavoro architettonico rinascimentale con elementi in stile
gotico e catalano. Conserva al suo interno un
repertorio vascolare unico per forme e decorazioni figurative, sarcofagi notevolissimi di
famiglie tra le più importanti d’Etruria, terrecotte architettoniche di finissima esecuzione
come l’elegante scultura fittile dei cavalli
alati, famosa in tutto il mondo.
Santa Maria in Castello (foto E. Valerioti)
42
GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2009
TARQUINIA - S. MARIA IN CASTELLO
Emma Kirkby
soprano
LONDON BAROQUE
G. F. HÄNDEL (1685 - 1759)
Le Cantate di Vignanello
Sonata in Fa maggiore Op. 5 n. 6 per due violini e basso continuo HWV 401
Largo, Allegro, Adagio, Allegro
Salve Regina per soprano, due violini HWV 241
(prima esecuzione 17 giugno 1707 a Vignanello)
Sonata in Sol minore per viola da gamba e basso continuo HWV 364b
Andante, Allegro, Adagio, [Allegro]
Coelestis dum spirat aura
“Mottetto in festo S.Antonio da Padua” per soprano, due violini e basso continuo
(prima esecuzione 13 giugno 1707 a Vignanello)
****
Trio sonata in Sol minore per due violini e basso continuo (Dresden) HWV 393
Andante, Allegro, Largo, Allegro
Suite per clavicembalo n. 5 in Mi maggiore HWV 430
Prelude, Allemande, Courante, Air et Doubles
O Qualis de Coelo Sonus per soprano, due violini e basso continuo HWV 293
(prima esecuzione 12 giugno 1707 a Vignanello)
Ingrid Seifert
Hannah Medlam
Charles Medlam
Steven Devine
violino (Jacobus Stainer, Absam 1661)
violino (anon. Italy c. 1680)
viola da gamba (Barak Norman, London c. 1680)
clavicembalo
43
ad Emma Kirkby, anche in Francia,
Croazia, Slovenia, Italia, Cina, Turchia e
Singapore. L’ensemble è stato inoltre ospite dei festival di Edimburgo, Salisburgo,
Bath, Beaune, Innsbruck, Utrecht, York e
Ansbach.
Il gruppo registra per l’etichetta BIS ed ha
alle spalle una lunga collaborazione con
l’etichetta Harmonia Mundi France. Le
recenti produzioni discografiche hanno
riscosso ampi e lusinghieri consensi dalla
critica di settore. “Sympathetic and
alert...with some finely poetic playing.
These performances seem to me model”
(Gramophone, Sept 2001) e “È il loro
disco migliore e io non ho mai ascoltato
una performance migliore della loro del
Trio Sonata di Händel” (Goldberg, July
2001), in riferimento al disco di “Cantate
Sacre” di Händel con Emma Kirkby; “I
London Baroque mettono le loro consuete
virtù in queste performance, compreso il
loro eccellente rapporto interno ben misce-
LONDON BAROQUE si è costituito nel 1978
affermandosi come uno dei più importanti
ensemble di musica barocca in ambito
internazionale. La frequenza dei concerti e
l’assiduità con la quale il gruppo si esibisce ha favorito il sorgere di un affiatamento paragonabile a quello di un consolidato
quartetto d’archi.
Il gruppo è stato invitato dai più importanti festival di musica antica in Europa ed è
stato ospite di trasmissioni televisive e
radiofoniche in tutto il mondo con frequenti tournèe in Giappone e negli Stati
Uniti.
Il repertorio dell’Ensemble spazia dalla
fine del sedicesimo secolo all’epoca di
Mozart e Haydn e affianca opere sconosciute a grandi capolavori della letteratura
da camera del periodo barocco e classico.
Nel corso della stagione 2008/2009 il
gruppo si è esibito in Inghilterra, Spagna.
Svezia, Svizzera, Germania, Olanda,
Ungheria, Abu Dhabi, Canada e, assieme
44
Ciò l’ha spinta a individuare un approccio
personale, grazie anche al grande aiuto
fornito da Jessica Cash di Londra, nonché
dai direttori, colleghi cantanti e strumentisti con cui ha collaborato nel corso degli
anni. A tutt’oggi ha realizzato più di un
centinaio di registrazioni di ogni genere, a
partire dalle sequenze di Hildegard von
Bingen ai madrigali del Rinascimento italiano e inglese, fino alle cantate e agli oratori del periodo barocco, nonché alle opere
di Mozart e Haydn. Tra le registrazioni più
recenti ricordiamo “Opera Arias and
Ouvertures” di Händel per Hyperion, le
“Cantate nuziali” di Bach per Decca e le
“Cantatas 82a e 199” di Bach per Carus.
Ha inoltre pubblicato per BIS nell’autunno
del 2000, due programmi con i London
lato, una ricca sequenza di toni, passione e
intensità” (Gramophone, March 2001), in
riferimento alle Trio Sonate di Vivaldi
Op.1.
EMMA KIRKBY
Tra le aspettative giovanili di Emma
Kirkby non vi era certo quella di diventare
una cantante professionista. Durante gli
studi classici a Oxford e successivamente
in qualità di insegnante, Emma cantava
per diletto in cori o piccoli gruppi, sentendosi a proprio agio soprattutto nel repertorio rinascimentale e barocco. Nel 1971 è
entrata a far parte del Taverner Choir e nel
1973 ha avuto inizio la protratta collaborazione con Consort of Musicke. Emma ha
partecipato alle prime registrazioni Decca
Florilegium sia con Consort of Musicke,
sia con l’Academy of Ancient Music, in un
periodo in cui gran parte dei soprano formati nei college non ricercavano un suono
adeguato agli strumenti di musica antica.
45
Baroque, il primo incentrato sui “Mottetti”
di Händel e il secondo sulle “Musiche
natalizie” di Scarlatti, Bach e altri. Fra le
registrazioni recenti ricordiamo: “Classical
Kirkby”, progettato ed eseguito con
Anthony Rooley nel 2000, per l’etichetta
BIS, “Cantatas” di Cataldo Amodei, ancora per BIS, nel 2004; “Stabat Mater” di
Scarlatti con Daniel Taylor, per ATMA nel
2006; “Honey from the Hive”, canzoni di
John Dowland, con Anthony Rooley, per
BIS nel 2006. Nel 2007 ha pubblicato
insieme a Jakob Lindberg per BIS
“Musique and Sweet Poetrie”, canzoni per
liuto. Nel 1999 Emma è stata votata
Artista dell’Anno dagli ascoltatori di
Classic FM Radio; nel novembre del 2000
è stata insignita del titolo di Dama
Comandante dell’Ordine dell’Impero
Britannico.
SALVE REGINA
COELESTIS DUM SPIRAT AURA
LARGO
Salve Regina mater misericordiae
vita dulcedo et spes nostra!
Coelestis dum spirat aura
Divinus dum coelo ignis
In mortalium corda descendit
Humana captivitatis vincula
de terra solvens Antonius
Triumphans ad astra conscendit.
ADAGIO
Ad te clamamus exules filii Evae
ad te suspiramus gementes et flentes
in hac lacrimarum vale.
Felix dies, preaclara, serena
O quam cara quam amoena,
Toti mundo jucunda tu es.
ALLEGRO
Eja ergo advocata nostra
illos tuos misericordes oculos
ad nos converte.
Et Jesum, benedictum
fructum ventris tui
nobis post hoc exilium
ostende nobis Jesum
Immortali es gaudio plena
nostri cordis dulcissima spes.
Vestro, religiosi prinicipes
Munere, clarum de coelo sidus
Nobis fulget Antonius,
Et lucidos protectionis radios
Prote, Julianelle, difundens
divini amoris ignem ascendit in te.
ADAGISSIMO
O clemens o pia
o dulcis virgo Maria.
Tam patrono singulari Corda
Licet immolari laudis in obsequium.
Tibi optamus famulari,
Dona patrocinium
Et cum audis invocari.
Alleluja
46
O QUALIS DE COELO SONUS
O qualis de coelo sonus
tamquam advenientis,
spiritus vehementis
totam reple domum amore?
et suavis aurae sibilus
mortalium corda dum perflat,
ad sanctos amoris aestus
improvisus invitat?
Ad plausus, ad jubila
pellantur cordis nubila,
recedat culpae nox.
Lux micat coelo fulgida,
aura spirat cordi turgida,
sancti amoris blanda est vox
Eja ergo, mortalis,
ignarae caecitas procul
pelle timores,
et tu, turba fidelis,
decantare divinos summi
regis amores.
Gaude, tellus benigna,
decora, sanctus amor
descendit ad te.
Cordis laus sit plena,
sonora, mentes nostras
invitet ad se.
Alleluja!
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CASTEL SANT’ELIA - Basilica di Sant’Elia
La Basilica di Sant’Elia, in stile romanico
con elementi di origine lombarda, sorge su
un ripiano al centro della Valle
Suppentonia, probabilmente sulle rovine o
nei pressi di strutture romane, data la presenza di marmi architettonici di riutilizzo.
Fondata tra l’VIII e il IX secolo e ricostruita all’inizio dell’XI, è caratterizzata da una
facciata affiancata da ali laterali e adorna di
tre portali due dei quali realizzati con frammenti di marmo, probabilmente appartenenti alla primitiva basilica.
L’impianto planimetrico è costituito da tre
navate ed un transetto, sopraelevato di tre
gradini. Nella navata centrale, le colonne,
provenienti dallo spoglio di ville e monumenti romani, sono ornate da capitelli
corinzi. Il transetto e la navata centrale conservano parti del pavimento cosmatesco;
l’altare maggiore è sormontato da un elegante ciborio decorato da una croce e sorretto da quattro pregevoli colonne.
Particolarmente interessante è la decorazione pittorica del transetto che comprende
scene tratte dall’Apocalisse di S. Giovanni,
la morte e i funerali dell’abate Anastasio e,
nell’abside, una teoria di vergini, mentre
nel catino domina la figura del Redentore.
Nella navata destra sono conservati dipinti
di artisti locali raffiguranti l’immagine
della Madonna.
La cripta, costituita da due ambienti, conserva le tombe di S. Nonnoso e di S.
Anastasio.
Facciata (foto F. Biganzoli)
Ciborio ed abside (foto G. Cerica)
Interno (foto F. Biganzoli)
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VENERDÌ 28 AGOSTO 2009
CASTEL S. ELIA – BASILICA DI S. ELIA
EPOCA BAROCCA
Silvia Vajente
soprano
Georg Friedrich Händel (1685-1759)
Trio sonata in Fa maggiore per oboe, fagotto e basso continuo
Adagio, Allegro, Adagio, Allegro
Dalle “Nove arie tedesche”:
Aria: Das Zittern Glänzen der spielenden Wellen
Aria: Meine Seele hört im Sehen
Johann Friedrich Fasch (1688-1758)
Sonata in Do maggiore per fagotto e basso continuo
Largo, Allegro, Andante, Allegro assai
Henry Purcell (1659-1695)
Song: Nymphs and Schepherds
Da “Harmonia sacra”:
Aria: An evening Hymn on a groe
***
Henry Purcell
Toccata in La maggiore per clavicembalo solo
Georg Friedrich Händel
Cantata: Dolce mio bene per soprano e basso continuo
Recitativo, Aria, Recitativo, Aria
Christoph Schaffrath (1709-1763)
Sonata in Re minore per oboe e basso continuo
Adagio, Allegro, Allegro
Georg Friedrich Händel
Cantata: Mi palpita il cor per soprano, oboe e basso continuo
Recitativo ed Arioso, Recitativo, Aria, Recitativo, Aria
Alessandro Piqué oboe
London Jeffrey Watts fagotto
Harald Hoeren clavicembalo
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I componenti dell’ensemble di musica da
camera Epoca Barocca hanno in comune la
passione per la musica barocca eseguita con
strumenti originali. Il fulcro del loro repertorio è la sonata per tre o quattro strumenti con
basso continuo, generalmente appartenenti al
periodo che va da Antonio Caldara a Jan
Dismas Zelenka.
Dal 1994 il gruppo si esibisce con grande successo di critica e di pubblico partecipando ad
importanti rassegne musicali fra cui Amici
della Musica di Firenze, Bodensee Festival,
Festival Mitte Europa, Musica e Poesia a San
Maurizio (Milano), Festival di Musica Antica
di Praga, Accademia Bartolomeo Cristofori
(Firenze), Fränkischer Sommer, Feste di
Apollo (Parma), Associazione Musicale
Romana, Festival van Flaandern, Musikfest
Bremen e Rheingau Musik Festival.
Nei suoi programmi Epoca Barocca propone
regolarmente anche autori meno conosciuti
riportando alla luce brani musicali ingiustamente dimenticati; queste opere sono state
inoltre registrate per trasmissioni radio e su
CD.
Collabora con cantanti e altri strumentisti per
l’esecuzione di musica con una grande varietà di formazioni.
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GEORG FRIEDRICH HÄNDEL (1685 - 1759)
Das zitternde Glänzen der spielenden Wellen
Lo scintillio tremulo delle onde giocose
Das zitternde Glänzen der spielenden Wellen
Versilbert das Ufer, beperlet den Strand.
Die rauschenden Flüsse, die sprudelnden
Quellen
Bereichern, befruchten, erfrischen das Land
und machen in tausend vergnügenden Fällen
die Güte des herrlichen Schöpfers bekannt.
Lo scintillio tremulo delle onde giocose,
inargenta la riva, imperla la sponda,
i ruscelli gorgoglianti, le sorgenti zampillanti
arricchiscono, fecondano, rinfrescano la terra,
e ci mostrano in mille piacevoli modi
l’infinita bontà del creatore.
Meine Seele hört im Sehen
La mia Anima ascolta e vede
Meine Seele hört im Sehen,
wie, den Schöpfer zu erhöhen,
alles jauchzet, alles lacht.
Höret nur, des erblüh’nden Frühlings Pracht
ist die Sprache der Natur, die sie deutlich
durchs Gesicht allenthalben, mit uns spricht.
La mia Anima ascolta e vede,
come tutto esulta e ride,
nell'esaltare il Signore.
Ascoltate, la bellezza fiorente della primavera,
è la voce della natura che ci parla ovunque,
chiara, attraverso la sua immagine.
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HENRY PURCELL (1659 - 1695)
Nymphs and Shepherds
Ninfe e pastori
Now that the sun hath veil’d his light,
And bid the world goodnight,
To the soft bed, my body I dispose,
But where shall my soul repose?
Ora che il sole vela la sua luce,
E dà la buonanotte al mondo,
Al morbido letto affido il corpo,
Ma dove riposerà l'anima mia?
Dear God, even in thy arms
And can there be any so sweet security!
Then to thy rest, o my soul!
And singing, praise the mercy that prolongs thy
days.
Hallelujah Hallelujah
Buon Dio, se non fra le tue braccia
Non vi è più dolce protezione!
Vai al riposo, anima mia!
E canta le lodi alla misericordia che prolunga i
tuoi giorni
Alleluja, Alleluja.
An evening Hymn on a ground
Canto della terra
Nymphs and Shepherds, come away.
In the groves let’s sport and play
For this is Flora’s holiday,
Sacred to ease and happy love,
To dancing, to music and to poetry;
Your flocks may now securely rove
Whilst you express your jollity.
Nymphs and Shepherds, come away.
Ninfe e Pastori venite via
Nei boschetti divertiamoci e giuochiamo
Poiché questa è la festa di Flora
Dedicata alla serenità e all'amore felice
Alla danza, alla musica ed alla poesia;
Le vostre greggi possono vagare tranquille
Mentre voi manifestate la vostra allegria.
Ninfe e Pastori venite via.
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GEORG FRIEDRICH HÄNDEL (1685 - 1759)
Dolce mio ben
Mi palpita il cor
RECITATIVO
Dolce mio ben, s’io taccio
l’infinito martire
che m’appressa al morire,
fa che in grave dolor muto lo giaccio.
E perché piace a voi, tacito ascondo
il mio strazio profondo,
ma se taccio il dolore
son gl’ardenti sospir lingue del core.
RECITATIVO E ARIOSO
Mi palpita il cor
nè intendo perché:
Agitata è l’alma mia
né so cos’è.
RECITATIVO
Tormento e gelosia, sdegno, affanno e dolore
da me che pretendete? Se mi volete amante,
amante io sono: ma, oh Dio! Non m’uccidete,
ch’il cor fra tante pene più soffrire non può
le sue catene.
ARIA
Intendimi ben mio,
che tutto il mio desìo
sempre è rivolto a te.
Se parlo o taccio, Amore
parla per me il mio core
e scopre la mia fe’.
ARIA
Ho tanti affanni in petto
che, qual sia il più tiranno,
io dir, io dir nol so.
So ben che dò ricetto a un aspro
e crudo affanno
e che morendo i ovo.
Ho tanti affanni
RECITATIVO
S’è ver ch’un si trasformò
in toro, in pioggia d’oro,
in cigno, in fonte,
in sasso ed in alloro,
da noi diverse anzi contrarie forme,
deh! Perchè non poss’io
cangiarmi in un sospir che proprio è mio?
Che da Licori dolcemente accolto
seco sempre starei nel suo bel volto.
RECITATIVO
Clori, di te mi lagno, e di te,
o Nume, figlio di Citerea,
ch’il cor feristi per una che non sa che cosa è
amore.
Ma se d’egual saetta a lei feristi il core, più
lagnarmi
non voglio, e riverente innanti al simulacro tuo
prostrato a terra, umil, devoto adorerò quel
Dion
che fé contento e pago il mio desio.
ARIA
Dolce mio letto
sarìa il bel viso
e in paradiso
starebbe il cor.
Per gran diletto
forse dall’alma
n’andrìa la salma,
ma vita allora
gli renderebbe
il Dio d’Amor.
ARIA
Se und dì m’adora la mia crudele
Contento allor il cor sarà.
Che sia dolore,
che sia tormento,
questo mio seno più non saprà.
Se und dì m’adora
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CANEPINA - Museo delle Tradizioni Popolari
Annesso alla Chiesa di San Michele
Arcangelo, l’antico convento dei frati
Carmelitani che ospita oggi il Museo delle
Tradizioni Popolari, è una seicentesca
struttura ornata di affreschi nel chiostro,
nel salone al piano terra e sulle pareti che
fiancheggiano le scale che portano al
primo piano dell’edificio. L’intero ciclo di
pitture murali, che decorano le lunette e i
pennacchi del chiostro, è databile tra il
1610 e il 1627 e sono visibilmente tre i
maestri attivi nei tre bracci del chiostro,
tutti della scuola di Giuseppe Sebastiani
da Macerata, che operava per conto del
cardinale Odoardo Farnese nell’omonimo
Palazzo
della
vicina
Caprarola.
L’espressione artistica e i contenuti sono
quelli dettati dal Concilio di Trento: si
dovevano adornare i chiostri dei conventi
e dei monasteri con le storie dei santi più
rappresentativi dei rispettivi Ordini; alcu-
ne didascalie illustravano l’episodio che,
comunque, doveva essere di facile lettura;
le singole scene dipinte mostravano il
santo vicino alla gente comune, immerso
nei fatti del quotidiano. Altri dipinti emersi sono databili a metà del 1700 e sono del
viterbese Domenico Corvi.
Santa Teresa attraversa il fiume di notte guidata dagli
angeli; in basso il Chiostro (foto F. Ceccarini)
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SABATO 29 AGOSTO 2009
CANEPINA – CHIOSTRO DEL MUSEO
DOMENICO NORDIO
violino
JOHANN SEBASTIAN BACH
Sonata in La minore n. 2 per violino solo BWV 1003
Grave
Fuga
Andante
Allegro
Partita in Mi maggiore n.3 per violino solo BWV 1006
Preludio
Loure
Gavotte en Rondeau
Minuetto I e II
Bourrée
Giga
***
Partita in Re minore n. 2 per violino solo BWV 1004
Allemanda
Corrente
Sarabanda
Giga
Ciaccona
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DOMENICO NORDIO è uno dei più grandi
violinisti della sua generazione.
Allievo di Corrado Romano e di Michéle
Auclair, ex bambino prodigio (ha tenuto il
suo primo recital a dieci anni), a sedici anni
ha vinto il Concorso Internazionale Viotti di
Vercelli con Yehudy Menuhin presidente di
giuria. Dopo le affermazioni ai concorsi
Thibaud di Parigi, Sigall di Viña del Mar e
Francescatti di Marsiglia, il Gran Premio
dell’Eurovisione ottenuto nel 1988 gli ha
dato immediata popolarità grazie anche alla
finale trasmessa in tutta Europa in diretta
televisiva dal Concertgebow di Amsterdam.
Da allora Nordio ha calcato le scene di
tutto il mondo.
Ha suonato a Londra (Barbican Center),
Parigi (Salle Pleyel), Tokyo (Suntory
Hall), Ginevra (Victoria Hall), Madrid
(Teatro Monumental), Dublino (National
Concert Hall), Roma (Accademia di Santa
Cecilia e Teatro dell’Opera), Mosca
(Conservatorio Tchaikovskij), New York
(Carnegie Hall), Rio de Janeiro (Teatro
Municipal), Vienna (Konzerthaus), Zurigo
(Tonhalle), Istanbul (Ataturk Center),
Praga (Festival della Primavera), Milano
(Teatro alla Scala), Buenos Aires (Teatro
Colon). Si è esibito con l’Orchestra
Sinfonica di Londra, la Nazionale di
Francia, l’Orchestra della Suisse
Romande, la Wiener Kammerorkester,
l’Orchestra dell’Accademia di Santa
Cecilia di Roma, l’Orchestra Nazionale
della RAI, l’Orchestra di Stato Cilena, le
Orchestre della Radio di Stoccarda,
Madrid, Parigi, Dublino e Lugano,
l’Orchestra Verdi di Milano, l’Orchestra
del Festival dello Schleswig Holstein,
l’Orchestra Nazionale Lituana, l’Orchestra
Sinfonica di Shanghai, l’Orchestra
Petrobras di Rio de Janeiro, l’Orchestra
Enescu di Bucarest, l’Orchestra Suk di
Praga, l’Orchestra Sinfonica Ceca,
l’Orchestra Sinfonica di Budapest,
l’Orchestra Borusan di Istanbul.
Fra i direttori con i quali ha collaborato vi
sono Peter Maag, Isaac Karabtchevsky,
Pinchas Steinberg, Yehudy Menuhin,
Claus Peter Flor, Gyorgy GyorivanyiRath, Sergiu Commissiona, Stanislaw
Skrowaczewski, Gürer Aykal, Jean Claude
Casadesus, Alexander Lazarev, Michel
Tabachnik. In Italia si è esibito ovunque.
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Domenico Nordio si dedica con passione
alla musica da camera e ama confrontarsi
con prestigiosi musicisti ai festival di
Vicenza, Siena, Torino, Napoli, Parigi,
Tokyo, Asolo, Ravello, Stresa, Praga,
Arezzo, Brescia e Bergamo.
Dal 2005 incide in esclusiva per Decca.
Dal 2006 è docente di Violino ai Corsi di
Alto Perfezionamento dell’Accademia
Nazionale di Santa Cecilia di Roma.
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S. MARTINO AL CIMINO - Abbazia Cistercense
Svettante tra i fitti castagneti dei Monti
Cimini, la splendida Abbazia di San Martino
al Cimino è documentata dall’anno 838
quando fu donata all’abate di Farfa. Nel
1145 il papa cistercense Eugenio III la affidò ai monaci del suo ordine sebbene solo
con papa Innocenzo III, nel 1207, l’abbazia
venne assegnata direttamente alla casa
madre di Pontigny.
L’avvio della costruzione del complesso
abbaziale risale forse al 1150 anche se su
una colonna all’interno della chiesa è riportata la data del 1225, da riferire probabilmente alla sua consacrazione. Il complesso
fu ultimato verosimilmente, come si evince
dai documenti cartacei, nel 1305.
Oggi, dopo le trasformazioni subite tra il
1300 e il 1600, dell’originario impianto resta
solo la chiesa. L’edificio presenta una facciata solenne, ornata da un rosone e da una
grande finestra gotica: ai lati si ergono due
torri campanarie, di aggiunta posteriore, sormontate da cuspidi piramidali. Sul fianco
della chiesa si hanno i resti del chiostro
costituiti da poche colonne sobrie ed eleganti. L’interno, semplice ed austero, ricorda le
grandi cattedrali gotiche e le abbazie cistercensi con altissimo soffitto, volte a crociera
costolonate, monofore e colonnato con pilastri a croce. Da ammirare il battistero, protetto da un’elegante cancellata barocca. Nella
navata centrale, è sepolta Donna Olimpia
Maidalchini (Viterbo 1594-San Martino al
Cimino 1657), cognata di Innocenzo X, che
trasformò radicalmente il tessuto urbano di
questo paese a partire dal 1645. Tale realizzazione si attribuisce all’architetto
Marcantonio De Rossi, forse con una consulenza del Borromini, o forse anche del
Bernini. Il centro urbano fu strutturato con
case addossate le une alle altre e schierate in
funzione della grande Abbazia e di Palazzo
Doria Pamphilj usato originariamente dai
monaci e trasformato in quest’occasione in
un sontuoso palazzo signorile.
L’Abbazia Cistercense e le case a schiera,
addossate l’una all’altra con i tetti discendenti
(foto G. Cerica)
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VENERDÌ 4 SETTEMBRE 2009
VITERBO - ABBAZIA DI SAN MARTINO AL CIMINO
HESPÈRION XXI
Jordi Savall direttore
Montserrat Figueras soprano
Mare Nostrum
spazio di dialogo e diversità
Dialogo di musiche cristiane, sefardite, ottomane e arabo-andaluse
dell’area mediterranea XVII-XVIII secc.
ALGERI Invocazione rebab e percussione
GRECIA Oracoli Sibillini
MAROCCO Impressions oud e percussione
RODI Romance: El moro de Antequera
ALGERI Moresca: Danza rituale (strumentale)
TURCHIA Romance de La dama y el pastor
ITALIA La Manfredina viella e percussione
SARAJEVO El conde Dirlos: Por que llorax blanca niña
ALESSANDRIA Las estrellas de los cielos (strumentale)
SALONICCO Levantose el Conde Niño
***
SARAJEVO A la una yo nací (strumentale)
SMIRNE Romance: Nani, nani
ISTAMBUL Makam Rast « Murass’a » Mss. Kantemiroglu (1700)
SOFIA La Guirnalda de Rosas: Una matica de ruda
MAROCCO Ghazali tal jàhri (strumentale)
RODI Durme, durme hermosa donzella (Ninna nanna sefardita)
ISTAMBUL Üsküdar’a (strumentale)
GRECIA Apo xeno meros
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HESPÈRION XXI
Montserrat Figueras canto e cetra
Dimitri Psonis santur e moresca
Pedro Estevan percussione
Jordi Savall lira ad arco, viola soprano, rebab e direzione
spirito che lo ha caratterizzato fino ad oggi
è stato il modo eclettico in cui ha operato
le sue scelte artistiche. Questo ha permesso al gruppo di eseguire un importante
numero di brani medievali spagnoli, rinascimentali e barocchi inglesi di Dowland,
Tye, Coprario. Il gruppo esegue anche altri
repertori europei, in maggior parte sconosciuti al grande pubblico, che però hanno
contribuito a rendere popolari i loro compositori (J. Jenkins, J. Rosenmuller, S.
Scheidt). I programmi come “La musica ai
tempi di Cervantes”, “Musica napoletana
del Rinascimento”, “El Llibre Vermell de
Montserrat”, “Romances Sefardíes”,
“Cansós de Trobairitz”, “Il Barocco
Spagnolo”, così come produzioni monografiche di opere di compositori così
diversi come A. de Cabezón, G. Gabrieli,
G. Frescobaldi, E. du Caurroy, S. Scheidt,
T. Hume, W. Brade, O. Gibbons, F.
Couperin e J.S. Bach, testimoniano la ricchezza di possibilità che offre l’ Hespèrion
XXI.
Tra le sue produzioni meritano di essere
sottolineati “L’Arte della Fuga” di J.S.
Bach, le “Lachrimae or Seaven Tears” di
Dowland, le “Laudes Deo” di C. Tye,
“Recercadas del Trattado de Glosas” di D.
Ortiz, “Romances y Villancicos” di J. del
Enzina, le opere di J. Jenkins,
“Symphonien und Sonaten” di J.
Nell’antichità
venivano
chiamate
Hesperia le due penisole più occidentali
dell’Europa: l’Iberica e l’Italica (in greco,
Hesperio significa originario di una di
queste penisole). Espero era anche il nome
dato al pianeta Venere quando la sera
appariva ad Occidente.
Riuniti da un intento comune - lo studio e
l’esecuzione della musica antica basandosi
su premesse nuove e moderne - ed affascinati dall’immensa ricchezza del repertorio
musicale ispanico ed europeo prima del
1800, Jordi Savall (archi), Montserrat
Figueras (voce), Lorenzo Alpert (fiati e
percussioni) e Hopkinson Smith (strumenti a corde pizzicate) fondarono nel
1974 l’ensemble Hespèrion XX, dedicato
all’esecuzione e rivalutazione di alcuni
aspetti essenziali di questo repertorio. Per
oltre 30 anni, Hespèrion è rimasto fedele al
suo intento iniziale, interpretando numerose opere inedite in un’intensa attività concertistica in Europa e in America. Il gruppo ha anche partecipato regolarmente ai
più importanti festival nazionali e internazionali, in particolare di musica antica.
Con il nuovo millennio, Hespèrion continua ad essere un valido strumento di ricerca e, come tale, ha aggiunto al proprio
nome il numero romano corrispondente al
nuovo secolo appena iniziato. Il Gruppo
pertanto si chiama ora Hespèrion XXI. Lo
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J.S. Bach, “Consort Sets in Five & Six
Parts” di William Lawes, “Pièces de Viole
du Seconde Livre” di Marin Marais,
“Diàspora Sefardí”, doppio disco di composizioni vocali e musica strumentale,
“Battaglie & Lamenti” e “Ninna Nanna”,
disco di ninnananne, questi ultimi tre CD
interpretati dal soprano Montserrat
Figueras. Il gruppo ha inoltre partecipato
alla produzione dei recenti e plauditi libridisco “Miguel de Cervantes & Don
Quijote de la Mancha: Romances y
Músicas” (2005), e “Christophorus
Columbus: Los paraísos perdidos” (2006).
Un repertorio così esteso richiede una formazione varia e necessita di interpreti dall’eccezionale virtuosismo e dalla profonda
conoscenza delle diverse epoche stilistiche. Per questo Hespèrion XXI è diventato un ensemble internazionale, formato dai
migliori solisti di ogni specialità, capaci di
cambiare il loro stile in funzione del repertorio da interpretare. Tenendo conto delle
diverse possibilità che circondano l’esecuzione della musica antica oggi, l’originalità di Hespèrion XXI è l’audacia delle sue
scelte: la creatività individuale nel lavoro
di gruppo e nella ricerca di una sintesi
dinamica tra l’espressione musicale, lo
studio stilistico-storico e l’immaginazione
creativa dei musicisti del XX secolo.
Oltre ai regolari concerti in Europa,
Hespèrion XXI è ogni anno in tournée per
le principali città degli Stati Uniti. Sono
stati realizzati anche tour in Giappone,
Corea, Messico, Venezuela, Argentina,
Brasile, Cile, Uruguay, Australia, Nuova
Zelanda, Hong-Kong, Filippine e Taiwan.
Herspèrion XXI è sostenuto dall’INAEM.
Rosenmüller così come una collezione di
sette CD di musica del Secolo d’Oro spagnolo (“Cancionero de Palacio”,
“Cancionero de Medinaceli”, “Cancionero
de la Colombina” e opere sacre di C. de
Morales, F. Guerrero e T.L. de Victoria),
“Fantasie per Viola” di H. Purcell (pubblicato nel 1995 per commemorare l’anniversario del compositore) che ha ricevuto
diversi premi della critica, il disco
“Fantasies, Pavanes & Gallardes” di L.
Milà, “Ludi Musici” di S. Scheidt e
“Portrait Moyen Âge & Renaissance”.
Le ultime incisioni del gruppo con la sua
casa discografica Alia vox sono state
“Batalles, Tientos & Passacalles” di J.
Cabanilles, “Elizabethan Consort Music”,
“The teares of the Muses” 1599
(“Elizabethan Consort Music” vol. II) di
Anthony Holborne, “L’Arte della Fuga” di
JORDI SAVALL è una figura eccezionale nel
panorama musicale attuale. Per oltre trenta anni si è dedicato alla scoperta di tesori
61
musiche dimenticate di diversi paesi e
accreditandosi così come uno dei principali difensori della musica antica.
Jordi Savall è senza dubbio una delle personalità musicali più eclettiche della sua
generazione. Le sue attività di concertista,
insegnante, ricercatore e creatore di progetti nuovi sia dal punto di vista musicale
che culturale ne fanno uno dei principali
protagonisti dell’attuale rivalutazione
della musica storica. Con la sua partecipazione al film di Alain Corneau “Tutte le
mattine del mondo” (César per la migliore
colonna sonora), la sua intensa attività
concertistica (centoquaranta concerti l’anno) e discografica (sei incisioni ogni anno)
e, più recentemente, con la creazione della
sua etichetta Alia Vox, ha dimostrato che
la musica antica non è necessariamente
elitaria o minoritaria e che può interessare
anche un pubblico sempre più giovane e
vasto.
Come molti altri musicisti, inizia gli studi
all’età di 6 anni facendo pratica in un coro
di bambini della sua città natale, Igualada
(Barcellona) e studiando violoncello al
Conservatorio di Barcellona dove si diploma nel 1964. Nel 1965 intraprende come
autodidatta lo studio della viola da gamba
e della musica antica, completando la sua
formazione presso la Schola Cantorum
Basiliensis, dove nel 1973 succede al suo
maestro August Wenzinger e dove continua a tenere corsi e master class.
Jordi Savall ha inciso più di centosettanta
CD e ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Nel 1988 è stato nominato Officier de
l’Ordre des Arts et Lettres dal Ministero
della Cultura francese. Nel 1990 ha ricevuto la Croce di Sant Jordi dal Generalitat
de Catalogne. Nel 1992 è stato nominato
“Musicista dell’anno” da Le Monde de la
Musique e nel 1993 “Solista dell’anno”
musicali abbandonati, trent’anni anni di
ricerca e studio, sia come violista che
come direttore. A partire dal 1970 incide
come solista o direttore i capolavori del
repertorio per viola da gamba, divenendo
rapidamente uno dei più grandi interpreti
di questo strumento.
Con i tre gruppi musicali Hespèrion XXI,
La Capella Reial de Catalunya e Le
Concert des Nations, fondati insieme a
Montserrat Figueras, Savall esplora e crea
un universo di emozioni e bellezza, restituendolo agli amanti della musica, facendo
conoscere al mondo la viola da gamba e le
62
“Ambasciatori di buona volontà”
dell’UNESCO. Per il 2009 è stato nuovamente nominato “Ambasciatore del 2009
della creatività e dell’innovazione”
dall’Unione Europea.
nell’ottava edizione di Victoires de la
Musique. Nel 1998 ha ricevuto la
Medaglia d’Oro delle Belle Arti dal
Ministero della Cultura spagnolo e nel
1999 è stato nominato Membro Onorario
della Konzerthaus di Vienna. Ha ricevuto
la laurea honoris causa dall’Università
Cattolica di Louvain nel 2000 e nel 2006
dall’Università di Barcellona. Nel 2002
Victoires de la Musique gli ha riconosciuto il premio alla carriera. Nel 2003 ha ricevuto la Medaglia d’oro dal Parlamento di
Catalogna e il Preise der Deutschen
Schallplattenkritik in Germania. Ha ottenuto inoltre diversi premi Midem Classical
nel 1999, 2000, 2003, 2004 e 2005.
Nel 2006 l’incisione “Don Quijote de la
Mancha: Romances y Músicas” non solo è
stata premiata nella categoria “musica
antica” ma è anche stato eletto “Disco dell’anno”. Lo stesso album è stato candidato
ai Grammy Awards a Los Angeles (USA)
sempre nello stesso anno. Il suo nuovo
libro-disco “Cristoforo Colombo: i paradisi perduti” (2006) in cui Jordi Savall presenta una combinazione di fonti storiche e
musicali del XV secolo spagnolo, è un
ulteriore esempio di recupero totale del
patrimonio musicale e testuale della penisola iberica e del Nuovo Mondo.
Nell’album “Lachrimae Caravaggio”, letteratura, musica e pittura si uniscono in
forma nuova in un CD dedicato a questo
geniale e sfortunato pittore. La musica
d’epoca di Savall fa da “colonna sonora
immaginaria” alla sua vita, mentre gli ultimi sette dipinti di Caravaggio sono commentati dallo scrittore Dominique
Fernandez.
Nel 2008 Savall è stato nominato
“Ambasciatore dell’Unione Europea per il
dialogo interculturale” e “Artista per la
pace” all’interno del programma
MONTSERRAT FIGUERAS è considerata un
punto di riferimento nell’interpretazione
del vasto repertorio vocale medievale,
rinascimentale e barocco. Nata a
Barcellona, inizia molto giovane a studiare canto con Jordi Albareda, a collaborare
con Enric Gispert e Ars Musicae e a partecipare a corsi teatrali.
Dal 1966 studia le tecniche antiche del
canto dai trovatori al Barocco sviluppando
un concetto molto personale che attinge
direttamente alle fonti originali, libere
dalle influenze post romantiche. Nel 1967
stabilisce con Jordi Savall un’unione artistica e personale che la porta a sviluppare
diverse attività pedagogiche, di ricerca e di
creazione. Tale collaborazione lascia
un’impronta reciproca, specialmente nello
sviluppo di un rinnovato stile interpretativo che si distingue per un’armonizzazione
fedele alle fonti storiche e una straordinaria capacità creativa ed espressiva che ha
caratterizzato l’evoluzione di tutto il movimento della musica storica.
Nel 1968 a Basilea completa gli studi
musicali con Kurt Widmar, Andrea von
Rahm e Thomas Binkley presso la Schola
Cantorum
Basiliensis
e
la
Musikakademie. A partire dagli anni 70 si
distingue come uno dei massimi esponenti
di una generazione di musicisti consapevoli che la musica vocale precedente
l’Ottocento necessita di un nuovo approccio tecnico e stilistico, nel quale la bellezza e l’emozione della voce, espressione
umanistica per eccellenza, recupera il
necessario equilibrio tra il canto e la decla63
Premio della Nuova Accademia del Disco,
il Gran Premio dell’Accademia Charles
Cross e la candidatura (2001 e 2002) ai
Grammy Awards. La sua ultima usicta
discografica Lux Feminae (Alia Vox
2006), dedicata all’universo musicale della
donna dal Medioevo al Rinascimento, ha
entusiasmato la critica nazionale e internazionale.
Nel 2003 il governo francese le conferisce
il titolo di Officier de l’ordre des Arts et
des Lettres. Nel 2008 è nominata “Artista
per la pace” all’interno del programma
“Ambasciatori di buona volontà”
dell’UNESCO.
DIMITRIS PSONIS è nato nel 1961 ad Atene,
dove ha studiato analisi musicale, musica
bizantina e vari strumenti orientali: santuri, oud, tzuràs tamburà, tra gli altri.
Nel 1984 si stabilisce in Spagna e ottiene il
diploma superiore di percussioni al
Conservatorio di Madrid, dove approfondisce gli studi specializzandosi in marimba
e in pedagogia. Ha collaborato con numerose orchestre sinfoniche, gruppi di musica
contemporanea e formazioni di musica
antica. Ha partecipato all’incisione di
colonne sonore e musica da film, collaborando anche con compagnie teatrali e di
danza. Ha lavorato con diversi compositori, cantanti e gruppi spagnoli e greci di
musica popolare. Partecipa inoltre a svariati progetti educativi, rivolti sia a studenti che ad insegnanti.
Dal 1994 si è dedicato allo studio delle
musiche popolari classiche di Turchia,
Grecia e Iran. Nel 1997 fonda il gruppo
“Metamorphosis”, incidendo un omonimo
CD che vince il premio Golberg. Da allora
questo gruppo, di cui fanno parte anche
Ross Daly e Pedro Estevan, si è esibito nei
maggiori festival spagnoli. Per otto anni ha
mazione, dando priorità allo slancio poetico e spirituale del testo.
Tra il 1974 e il 1989 è membro fondatore
di Hespèrion XXI, La Capella Reial de
Catalunya e Le Concert des Nations. Con
loro e come solista recupera un patrimonio
eccezionale ed eclettico che include musiche ingiustamente dimenticate tra cui si
distinguono indimenticabili interpretazioni: dall’antichissimo “Canto de la Sibilla”
ai recenti “Ninna Nanna”, “Misteri d’Elx”
e “Isabella I di Castiglia”. Partecipa a incisioni quali “Don Quijote de la Mancha:
Romances y Músicas” (2005) e
“Christophorus Columbus. Los paraísos
perdidos” (2006).
Montserrat Figueras è ospite regolare dei
principali festival in Europa, America e
Oriente. La sua ricca discografia ha ricevuto diversi riconoscimenti quali il Gran
Premio de la Accademia del Disco
Francese, l’Edison Klassick, il Gran
64
fatto parte dell’ensemble di Javier
Paxariño, dal 1993 accompagna
Marìa del Mar Bonet e dal 2001
Arianna Savall.
PEDRO ESTEVAN
Nato a Sax (Alicante) nel 1951, ha
studiato percussioni presso il
Conservatorio Superior di musica
di Madrid, specializzandosi in
musica contemporanea. È membro fondatore del Grupo de
Percusiòn di Madrid. Ha fatto
parte di diversi ensemble jazz, ha
collaborato come musicista a sessioni di studio e ha creato
l’Orquesta de las Nubes (insieme
a María Villa e Suso Sáiz),
Rarafonía e il gruppo di percussioni Pan-Ku. Dal 1986 fa parte di
Hespèrion XX/XXI e de Le
Concert des Nations. Ha preso
parte a diversi allestimenti teatrali
di Lluís Pasqual, Nuria Espert e
Adolfo Marsillach.
Insegna percussioni all’ESMUC
(Scuola Superiore di Musica della
Catalogna).
65
VITERBO - Chiesa di Santa Maria della Verità
L’edificio, unitamente all’adiacente complesso monastico, nasce agli inizi del XIII
secolo articolato su una icnografia a croce
latina coperta da un semplice tetto a capriate
decorato da pianelle dipinte. La fondazione
fu opera dei monaci premostratensi, ma
pochi decenni dopo il complesso era occupato dall’ordine dei Servi di Maria che imposero la nuova dedicazione alla Madonna con il
titolo di S. Maria della Verità.
La facciata esterna, ricostruita nel secondo
dopoguerra, si propone in forme semplici,
con una cortina di lastre di peperino su cui si
apre un portale cinquecentesco, sormontato
da lunetta vuota tra due statue in pietra.
L’interno, di una grandiosità essenziale intonata ai rifacimenti della seconda metà del
Quattrocento, mostra il transetto aperto da
un grande arco ogivale che poggia su esili
colonnine pensili.
Gioiello della chiesa è la splendida cappella
Mazzatosta che, a pianta quadrata in forme
tardo-gotiche, conserva ancora l’originale
cancellata in ferro battuto e parte del pavimento a piastrelle di maiolica. La cappella,
fatta edificare nella metà del Quattrocento da
Nardo Mazzatosta, aristocratico viterbese, fu
dipinta da Lorenzo da Viterbo che terminò la
sua opera nel 1469. Le scene, di soggetto
mariano, distrutte dai bombardamenti aerei,
vennero sottoposte ad un intervento di ricostruzione e restauro innovativo e rivoluzio-
nario: ventitremila frammenti furono recuperati e ricollocati in situ. Nella parete sinistra si articola il capolavoro cui Lorenzo
deve la sua fama: nella lunetta superiore la
“Presentazione di Maria al Tempio”, nel
fascione sottostante lo “Sposalizio di
Maria”. L’affresco ha anche un grande valore documentaristico, “…sono molti giovani
cavati dal naturale” scriverà il cronista
viterbese Nicolò della Tuccia raffigurato
anch’egli tra la folla.
La chiesa di S. Maria della Verità ancora
conserva, inoltre, frammenti della decorazione pittorica che, tra la fine del XIII e gli
inizi del XIV secolo, ornava le cappelle
prima dei rifacimenti rinascimentali.
Cappella Mazzatosta. In alto, particolare della
volta(foto G. Cerica); in basso Lo sposalazio
della vergine (foto arch. fot. APT)
66
SABATO 5 SETTEMBRE 2009
VITERBO – CHIESA S. MARIA DELLA VERITÀ
ENSEMBLE 415
Chiara Banchini direttore
Omaggio ad Arcangelo Corelli
I Concerti Grossi
Arcangelo Corelli (1653 - 1713)
Concerto Grosso op. 6 n. 4 in Re maggiore
Adagio, Allegro, Adagio, Vivace, Allegro
Tomaso Albinoni (1671 - 1751)
Sonata op. 2 n. 6 in Sol minore
Adagio, Allegro, Grave, Allegro
Francesco Geminiani (1687 - 1762)
Concerto Grosso n. 1 in Re maggiore (composto sull’op. V di Corelli)
Adagio, Allegro, Largo, Allegro
***
Tomaso Albinoni
Sonata op. 2 n. 2. Do maggiore
Largo, Allegro, Grave, Allegro
Arcangelo Corelli
Concerto Grosso op. 6 n. 11 in Sib
Preludio, Allemande, Sarabande, Giga
Francesco Geminiani
Concerto Grosso n. 12 “La Follia” (composto sull’op. V di Corelli)
67
ENSEMBLE 415
Chiara Banchini violino e direzione
Peter Barczi violino
Eva Borhi violino
Mechtild Karkow violino
Renata Spotti violino
Stephanie Pfister violino
Patricia Gagnon viola
Martine Schnorhk viola
Gaetano Nasillo violoncello
Hendrike Ter Brugge violoncello
Evangelina Mascardi tiorba
Michael Chanu contrabbasso
Michele Barchi clavicembalo
Dopo aver insegnato al Centre de Musique
Ancienne di Ginevra, Chiara Banchini è
diventata titolare della Cattedra di Violino
Barocco alla Schola Cantorum di Basilea.
Corsi d’interpretazione in diversi paesi
d’Europa, Australia e USA completano la
sua attività pedagogica. Nel
1981 fonda l’Ensemble 415
che deve il suo nome al diapason più comunemente usato
nel XVIII secolo.
Il gruppo è ormai considerato
uno dei gruppi più prestigiosi
per il repertorio sei-settecentesco e la sua notorietà internazionale lo porta ad essere invitato nei maggiori festival e stagioni concertistiche del mondo.
Si presenta in formazione orchestrale che
varia dai 13 ai 40 elementi. Oltre all’intensa attività concertistica l’Ensemble 415 si
è dedicato alla produzione discografica
CHIARA BANCHINI è nata a Lugano in
Svizzera, ed è una delle interpreti di maggior rilievo sul violino barocco a livello
internazionale. Termina i suoi studi con un
premio di virtuosismo al Conservatorio di
Ginevra e si perfeziona con Sandor Vegh.
Si è dedicata per qualche anno
alla creazione di opere contemporanee
come
membro
dell’Ensemble Contrechamps.
Il
suo
incontro
con
Harnoncourt e Sigiswald
Kuijken la porta ad appassionarsi all’esecuzione della musica del XVII e XVIII secolo con
strumenti originali. Ottiene il
diploma di solista di violino
barocco al Conservatorio dell’Aia, è invitata a far parte di gruppi come La Petite
Bande, Hespèrion XX, La Chapelle Royale
e comincia una carriera internazionale da
solista.
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realizzando titoli di alta rilevanza (Corelli,
Boccherini, Sammartini, Muffat), tutti con
Harmonia Mundi France, vincitori dei più
importanti premi discografici. Dal 2002
collabora con la casa discografica Zig-Zag
Territoires. Nel 2007 sono uscite due
nuove registrazioni dedicate ai Concerti
per 4 violini di Vivaldi e alle Sonate per
violino senza basso di Giuseppe Tartini.
Chiara Banchini, oltre ad avere fondato e
dirigere il suo ensemble, ha eseguito e
inciso numerose opere di repertorio cameristico fra le quali si ricordano le “Sonate
op. V” di A. Corelli, tutte le sonate per pianoforte e violino di Mozart, e le
“Invenzioni a violino solo” di Bonporti.
Chiara Banchini dirige regolarmente
orchestre da camera che vogliono approfondire il repertorio barocco e classico
(Durban, Adelaide, Stoccolma, etc.) ed è
invitata a far parte di giurie di concorsi
internazionali. Dal 2003 assume la presidenza del concorso Bonporti. Una discografia importante, che conta più di 50 CD,
è tra i frutti della sua importante carriera
musicale.
69
VITERBO - Palazzo dei Priori
Iniziato alla metà del XIII secolo, il Palazzo
dei Priori subì molte trasformazioni e fu completato nell’aspetto attuale verso la metà del
XVI secolo.
L’esterno è caratterizzato da un portico a nove
archi e un’imponente facciata rinascimentale
con due ordini di finestre: a croce guelfa al
primo piano, ad arco al secondo mentre al
centro campeggia lo stemma di papa Sisto IV
Della Rovere (1481). Dall’ingresso al centro
del porticato si accede al giardino interno delimitato verso la valle di Faul da una balaustra
in peperino e ornato da un’elegante fontana
(1626), scolpita su disegno del viterbese
Filippo Caparozzi. Il portico interno è databile al 1541 mentre il sovrastante loggiato è del
1632. Uno scalone interno conduce al piano
nobile. Qui, la Sala Regia (o Erculea), grande
sala di rappresentanza, venne affrescata sul
finire del 1500 dal bolognese Baldassarre
Croce. Nel bellissimo soffitto il viterbese
Tarquinio Ligustri dipinse castelli e terre
assoggettati a Viterbo. I riquadri che ornano le
pareti raffigurano le origini mitiche e fantastiche della città e avvenimenti storici locali; due
grandi pannelli topografici illustrano le terre
della Tuscia romana donate dalla contessa
Matilde di Canossa alla Chiesa e le terre dell’attuale Tuscia viterbese con i nomi dei paesi
e delle città dell’epoca.
La Sala del Consiglio esibisce pareti, dipinte
nel 1558 da Teodoro Siciliano, con personaggi mitologici e storici fantasticamente collegati alle origini di Viterbo. Il soffitto a cassettoni è quello originale del XV secolo. La Sala
dei Paesaggi (Sala delle Bandiere) ha alle
pareti dipinti che mostrano paesaggi della
Tuscia, attribuiti a Giuseppe Torriani (1789).
Nella Cappella Palatina, iniziata nel 1599 e
dipinta dopo il 1610, gli affreschi dedicati a
storie della Vergine sono di Filippo Cavarozzi
e del romano Marzio Ganassino; gli stucchi e
Particolare della Sala Regia (foto G. Cerica)
l’altare sono opera dell’artista romano
Giovanni Antonio Spinzio. Nella parete d’ingresso sono dipinti santi e beati viterbesi tra
cui San Lorenzo, protettore della città. La pala
d’altare con la “Visitazione” è opera di
Bartolomeo Cavarozzi (1622).
La Sala Rossa presenta mobili di notevole
pregio e due quadri che rappresentano il
“Sacrificio di Polissena” di Domenico Corvi
(fine XVIII sec.) e lo “Sposalizio della
Vergine” (copia) di Pietro Vanni (sec. XIX).
Nella Sala della Madonna gli affreschi sono
dedicati alla Vergine, con particolare riferimento ai miracoli della Madonna della
Quercia, venerata dai Viterbesi nel santuario
omonimo.
Il corridoio di collegamento tra il Palazzo dei
Priori ed il Palazzo del Podestà costituisce la
Pinacoteca, in cui sono conservate opere che
raffigurano la storia leggendaria di Viterbo e
l’emblema con la scritta FAVL, le iniziali dei
quattro villaggi etruschi (Fanum, Arbanum,
Vetulonia e Longula) che la leggenda vuole
uniti da re Desiderio nella cinta muraria dell’antica Castrum Viterbii.
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DOMENICA 13 SETTEMBRE 2009
VITERBO – SALA REGIA DI PALAZZO DEI PRIORI - ORE 11.30
CONCERTO APERITIVO
Musiche di Bach, Scarlatti, Arrigoni
Johann Christian Bach (1735 - 1782)
Sonata in Sol maggiore op.192 per flauto e cembalo concertato
Moderato, Rondò scherzando
Domenico Scarlatti (1685 – 1757)
Sonata n. 53 (K 88) per mandolino e basso continuo
Grave, Andante moderato, Minuetto, Allegro
Carlo Arrigoni (1697 – 1744)
Sonata per mandolino, violino (flauto) e basso continuo (inedita)
Tempo primo, Canzona, Courante, Adagio, Tempo quarto
Johann C. Friedrich Bach (1732 - 1795)
Sonata in Do maggiore per flauto, violino (mandolino) e cembalo concertato
Allegro, Andante, Rondò allegretto
Gianluigi Durando flauto
Sonia Maurer mandolino barocco e napoletano
Francesca Bonessi clavicembalo
Al termine del concerto sarà offerto un aperitivo a base di prodotti tipici della Tuscia
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VITERBO - Cattedrale di San Lorenzo
Contini e decorata da Ludovico Mazzanti;
una tela di Marco Benefial raffigurante
San Lorenzo.
La chiesa sorge sul colle del Duomo, già
abitato fin dal tempo degli Etruschi, dove
sembra fosse un tempio pagano dedicato
ad Ercole il cui ricordo è oggi emblematicamente presente nel leone nemeo da lui
ucciso che, insieme alla palma (conquistata a Ferento nel 1172), è lo stemma della
città. I primi dati sulla chiesa risalgono
all’anno 805 in un documento del Regesto
di Farfa. Il 1192 è l’anno della consacrazione.
Di originario impianto romanico, ha pianta basilicale divisa in tre navate da due file
di colonne che sostengono archi a tutto
sesto; nella navata centrale si conserva
ancora l’originale pavimento cosmatesco.
Alla seconda metà del XIV sec. si fa risalire la ricostruzione del campanile in
forme gotiche, scandito da quattro livelli
di bifore e vivacizzato dalla bicromia
bianca e grigia di ascendenza toscana. I
lavori di ristrutturazione eseguiti nel XVXVI secolo vedono il rifacimento dell’antica facciata romanica mentre, nella seconda metà del Seicento, verranno occultate
le ultime testimonianze della chiesa
medioevale. Danneggiata dalle incursioni
aeree del 1944, la cattedrale è stata restaurata ripristinando le antiche forme romaniche, e conserva numerose testimonianze
artistiche come un pregevole ciclo affrescato attribuibile ad Antonio del Massaro
detto “Il Pastura”; la Cappella Bonaparte;
il monumentale fonte battesimale in
marmo realizzato da Francesco d’Ancona
(1470); una tela con la raffigurazione della
“Decollazione di S. Giovanni Battista”,
opera di Anton Angelo Bonifazi; la “Sacra
Famiglia e S. Bernardino” di Giovan
Francesco Romanelli (1612-1662); la cappella dei SS. Ilario e Valentino, progettata
nel 1696 dall’architetto Giovan Battista
Esterno e navata centrale della Cattedrale (foto
G. Cerica)
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VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2009
VITERBO – CATTEDRALE S. LORENZO
Sir James Galway flauto
Lady Jeanne Galway flauto
EUROPEAN UNION CHAMBER ORCHESTRA
Hans Peter Hofmann direttore
Antonio Vivaldi
Concerto per flauto e archi op.10 n. 3 in Re maggiore RV428 per flauto “Il Cardellino”
Allegro, Cantabile, Allegro
Wolfgang Amadeus Mozart
Divertimento in Fa maggiore K.138 per archi
Allegro, Andante, Presto
Johann Sebastian Bach
Suite n. 2 in Si minore BWV per flauto e archi
Ouverture, Rondeau, Sarabande, Bourree I e II, Polonaise, Menuet, Badinerie
***
Antonio Vivaldi
Concerto in Do maggiore RV533 per due flauti e archi
Allegro molto, Largo, Allegro
Wolfgang Amadeus Mozart
Adagio in Si bem. maggiore K.411
Johann Sebastian Bach
Concerto brandeburghese n. 4 in Sol maggiore BWV 1049
Allegro, Andante, Presto
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Aires, l’Hanoi Opera House in Vietnam, il
Leeds Town Hall e la Symphony Hall di
Birmingham. L’orchestra inoltre partecipa
regolarmente ad importanti festival europei ed internazionali: Flanders Festival,
Echternach, Bodensee, Mecklenburg
Vorpommern, Festival della Musica di
primavera e d’autunno di Praga e
Glasperlenspiel in Estonia.
Grazie all’aiuto della Commissione
Europea, la EUCO è stata in tournée anche
in Asia, America, Caraibi, Medio Oriente,
India, Sri Lanka e Africa. I tours del 2006
e 2007 della EUCO hanno toccato
Messico, Giordania, Germania, Spagna,
Italia, Irlanda, Svezia, Turchia, Estonia,
Lettonia, Lituania, Belgio e Olanda. Tra le
collaborazioni l’orchestra annovera quelle
con alcuni tra i più importanti artisti:
Yehudi Menuhin, James Galway, Lazar
Berman, Mischa Maisky, Severino
Gazzeloni e Igor Oistrakh. Ha già inciso
diciotto cd per le etichette ASV, Carlton,
EUROPEAN UNION CHAMBER ORCHESTRA
(EUCO) ha tenuto il suo primo concerto
nel 1981 e da allora si è guadagnata la
reputazione mondiale di ambasciatrice
della musica per l’Unione Europea. Le sue
tournée toccano tutti gli angoli del mondo
e le sue performance sono state omaggiate
della presenza di illustri personalità, tra le
quali la Regina Noor di Giordania, il Re e
la Regina del Belgio e, la sua benefattrice,
la Regina Sofia di Spagna. Nel 1999 la
EUCO ha tenuto un concerto per festeggiare il 77° compleanno del Re Sihanouk
di Cambogia nel Palazzo Reale a Phnom
Penh e nel 2000 si è esibita per il compleanno della Principessa Galyani di
Bangkok.
L’attività dell’orchestra include sessanta
concerti all’anno e comprende esibizioni
nelle
più prestigiose sale tra cui
l’Amsterdam Concertgebouw, il Frankfurter Alte Oper, il Brussels Palais des
Beaux Arts, il Teatro Colon di Buenos
74
con le orchestre più prestigiose, suonando
musica da camera, partecipando a concerti
di musica popolare e tenendo master classes. Oltre alle performance abituali del
repertorio classico per flauto, Galway
inserisce nel suo programma musica per
flauto contemporanea. Nell’ottobre del
1994 suona la prima mondiale del
“Concerto and the Jindrich Feld” di
George Nicholson – concerto per flauto,
piano e orchestra accompagnato dalla
Hyperion, Koch e Regent. EUCO ha ricevuto fondi dal British Council, dal GoetheInstitut, dal Ministero per la Cultura spagnola, dal Ministero degli Affari Esteri italiano e dal Cultural Relations Committee
d’Irlanda. Forlì è la città di residenza
dell’EUCO per il 2009.
L’associazione European Union Chamber
Orchestra Trust è un ente di beneficenza. e
ha il patrocinio di Sua Maestà La Regina
Sofia di Spagna
JAMES GALWAY è considerato il
supremo interprete del repertorio
flautistico classico ed un artista il cui
fascino scavalca tutte le frontiere
musicali. Attraverso le sue molteplici
tournée, più di cinquanta album RCA
VICTOR tutti di grandissimo successo e le sue frequenti apparizioni televisive, James Galway ha conquistato
il pubblico internazionale. Nato a
Belfast, James Galway inizia a suonare il penny whistle quando ancora è
un bambino prima di passare al flauto. Prosegue i suoi studi al Royal
College of Music e al Guildhall
School of Music and Drama a Londra
per poi perfezionarsi al Conservatoire
de Paris. Debutta alla Sadlers Opera e
al Royal Opera Covent Garden che lo
portano a conseguire importanti incarichi nella BBC Symphony Orchestra,
dove suona l’ottavino, e nella London
Symphony Orchestra e nella Royal
Philarmonic dove diventa Primo
Flauto. Nel 1969 è nominato Primo
Flauto della Berliner Philarmonic.
Nel 1975 inizia la carriera da solista.
Nell’arco del primo anno tiene centoventi concerti e lavora con le maggiori orchestre di Londra. Da allora si
esibisce in tutto il mondo in recital,
75
certo con le maggiori orchestre americane.
È anche ospite abituale del Giappone e di
Hong Kong e sempre richiestissimo ai
maggiori festival europei. Inoltre dedica
molto del suo tempo a enti ed organizzazioni benefiche, esibendosi regolarmente
in concerti di beneficenza sia in Europa sia
negli Stati Uniti. La discografia di Sir
James Galway vanta oltre sessanta CD con
BMG Sony Classics, un nuova collezione
di CD con la Deutche Grammophon e la
registrazione della colonna sonora del film
“Il Signore degli anelli” nel quale si riflette la sua versatilità musicale. Con la sua
incisione “My Magic Flute”, un tributo a
Mozart, è stato nominato nel 1997
Musicista dell’anno da Musical America e
ha ricevuto il premio Record of the Year
dalle riviste Billboard e Cash Box, così
come il Grand Prix du Disque per le registrazioni dei concerti di Mozart. Nel 1999
sono stati pubblicati quindici cd retrospettivi del suo lavoro per l’etichetta RCA
Victor Red Seal. Sua Maestà la regina
Elisabetta II d’Inghilterra lo ha insignito
due volte nel 1979 con l’onorificienza
dell’Ordine dell’Impero Britannico e nel
2001 come Cavaliere per il suo servizio
alla musica. Nel 2004 Galway ha ricevuto
anche il premio President’s Merit dalla
Recording Academy all’ottava edizione
annuale del Grammy “Salute to Classical
Music”. E’ stato anche insignito del prestigioso Classic Brits Awards tenutosi nella
Royal Albert Hall di Londra nel 2005,
dove ha ricevuto l’ambito premio
“Outstanding Contribution to Classical
Music” nella celebrazione dei suoi 30 anni
di carriera come uno dei grandi interpreti
della musica classica del nostro tempo.
Orchestra Tonhalle a Zurigo e nel 1993 il
“David Heath Concerto” con la St. Louis
Symphony Orchestra. Esecuzioni in Prima
europea includono il “Lowell Liebermann:
Concerto per flauto e arpa” e il “Maazel:
musica per flauto e orchestra”, che ha registrato nel febbraio 1997 con il Bayerischer
Rundfunk, diretto dal compositore. James
Galway ha partecipato ad eventi di particolare importanza come lo spettacolo musicale a Buckingham Palace, nel luglio del
1991, al cospetto della Regina Elisabetta
II, dei membri della Famiglia Reale e del
gruppo dei sette capi di Stato durante il
Summit Meeting; la singolare performance del “The Wall” a Berlino, trasmessa
dalle televisioni di tutto il mondo; e il
World Economic Forum a Davos,
Svizzera, nel febbraio 1996. James Galway
ha anche suonato più volte alla Casa
Bianca su invito speciale del Presidente
degli Stati Uniti. Nel dicembre 1998 si esibisce alla cerimonia del Premio Nobel. Nel
1999 Sir James Galway festeggia il suo
sessantesimo compleanno e nel recital tour
in maggio, che registra il tutto esaurito, si
esibisce in una performance privata a
Buckingham Palace in presenza del
Principe Edoardo. In anni recenti Sir
James ha intrapreso con estremo successo
l’attività di direttore d’orchestra. Oltre al
suo lavoro con i London Mozart Players
(dei quali è Principal Guest Conductor) la
stagione 2000/2001 ha visto Sir James
intraprendere un tour in Germa-nia con la
Wurttembergisches Kammerorchester e un
tour in Asia con l’Orchestra da Camera
Polacca. Altri recenti impegni includono
performance con l’Orchestra da Camera di
Zurigo, l’Orchestra dell’Ulster, l’Orchestra
da Camera di St. Paul, l’Hallée e l’NSO di
Washington. Galway è spesso in tournée
negli Stati Uniti sia per recital che in con-
Flautista di successo, Lady Jeanne
Galway continua a donare grazia ai più
76
dell’Imperatrice del Giappone, del Conte e
della Contessa di Wessex, del Duca e della
Duchessa del Kent, della Regina di
Norvegia, della Regina di Spagna e più
recentemente, durante un tour in Israele,
del
presidente
Shimon
Peres.
Recentemente è stata impegnata in un concerto all’Hollywood Bowl insieme a Sir
James, alla Hollywood Bowl Orchestra e a
un gruppo di giovani flautisti provenienti
dal programma educativo della Los
Angeles Philharmonic. Il tutto è stato
importanti palcoscenici internazionali con
il suo virtuosismo. Una delle più importanti soliste di flauto, Lady Galway porta al
pubblico il suo stile unico e la sua eleganza. Le sue tournée la vedono regolarmente
esibirsi nelle più grandi città degli Stati
Uniti come solista con orchestre come la
Chicago, Philadelphia, Pittsburgh, Seattle,
Denver e la National Symphony. A livello
internazionale si è esibita nelle più importanti capitali culturali del mondo tra cui
Londra, New York, Milano, Roma, Vienna,
Salisburgo, Zurigo, Dublino,
Belfast, Tokyo, Pechino e
Singapore. È primo flauto nel duo
con suo marito, Sir James
Galway. Entrambi deliziano il
pubblico e portano una freschezza
rara sul palcoscenico, unica nel
mondo musicale. Oltre alla sua
lunga carriera da solista, Lady
Galway è anche una valida musicista da camera, regolarmente in
tournée con il suo ensemble, il
Trio Zephyr (Jonathan Feldman al
pianoforte e Darrett Adkins al
violoncello), il cui scopo è quello
di condividere la loro competenza
ed esperienza con i musicisti da
camera di domani. La prima incisione dell’ensemble Zephyr,
“Winds of Romance”, include
lavori di Haydn, Martinu e Weber.
Zephyr ha presentato un programma di lavori di Francaix, Debussy,
Damase, Gaubert e Liebermann.
Quest’ultimo lavoro è stato commissionato per l’ensemble da Sir
James. Lady Galway continua
inoltre a collaborare in recital con
Phillip Moll e vari altri ensemble.
La sua versatilità di impegni comprende concerti alla presenza
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Ravinia Festival con James Conlin (direttore) e Sir James ed i concerti internazionali
di Gerusalemme, Tel Aviv, Madrid e
Lucerna con la Israel Camerata Jerusalem,
diretta dal M° Avner Biron. Altre collaborazioni con l’Orchestre de Cannes sotto la
direzione del M° Philippe Bender a Cannes,
Maribor e Bratislava in Slovenia. Esibizioni
in recital al Théâtre du Châtelet di Parigi, al
CRR Concert Hall di Istanbul in Turchia, in
Italia con la European Union Chamber
Orchestra, la Zürich Chamber Orchestra a
Zurigo e a Berna (Svizzera), e con la RTÉ
National Concert Orchestra a Limerick
(Irlanda). Lady Galway conclude la stagione in Italia e Regno Unito. Inoltre Lady
Galway dedica molto del suo tempo a lavorare accanto alle nuove generazioni attraverso i suoi articoli, master-class e incisioni. È cofondatrice della Galway Junior
Network, un sito web interattivo in cui offre
consigli e suggerimenti ai giovani flautisti.
Sir James e Lady Galway dirigono ogni
estate la loro scuola, la International Flute
School, a Weggis in Svizzerra e seguono
personalmente gli studenti di tutti i livelli.
Lady Galway patrocina la fondazione di
beneficenza Future Talent guidata dalla
Duchessa del Kent. I suoi concerti sono
spesso eventi per la raccolta di fondi a favore di istituti di beneficenza come UNICEF,
SOS, FARA e Marie Curie Cancer Care. Ha
registrato per RCA Victor, BMG Classics e
Deutsche Grammophon. Irish America
Magazine ha conferito a Sir James e Lady
Jeanne Galway il premio “2008 Spirit of
Ireland” in riconoscimento del loro ruolo di
ambasciatori musicali. Originaria di New
York e diplomatasi al New York City’s
Mannes College of Music, Lady Galway
vive con suo marito in Svizzera.
Attualmente suona un flauto d’oro 18 carati Nagahara.
seguito da uno speciale, filmato e registrato, del “Double concerto di Vivaldi” con Sir
James, Claudio Scimone (direttore) e I
Solisti Veneti al Palazzo Ducale di Venezia.
La stagione americana 2009 di Lady
Galway inizia a New York, Palm Springs,
California e San Antonio dove si esibisce
con lo Zephyr Trio e, insieme al marito, con
la Austin, la York e la Spokane Symphony
Orchestra; successivamente come solista
con la Charlotte Symphony ed in recital
accanto al marito ed al rinomato pianista
Christopher O’Riley a Houston, Arizona e
New York. Tra i numerosi impegni del 2009
l’esibizione con la Chicago Symphony al
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HANS-PETER HOFMANN suona il violino
dall’età di quattro anni per poi proseguire
i suoi studi prima alla Musikhochschule di
Saarbrücken e poi al Guildhall School of
Music di London con Yfrah Neaman.
Professore alla Musikhochschule di
Nürnberg, Hofman è stato Concert Master
della Bavarian Chamber Orchestra, della
Berlin Chamber Orchestra e dal 1998 della
Vorarlberg Symphony Orchestra di
Bregenz. Come solista e musicista di
musica da camera, Hofman è stato impegnato in varie tournée in Inghilterra,
Francia, Olanda, Spagna e Austria, dove si
è esibito nella grande sala del Vienna
Musikverein e presso il Vienna
Konzerthaus. Nel 1999 ha fondato
l’Ensemble Plus e nel 2006 si è unito
all’ensemble Les Dissonances di Parigi.
La sua musica è stata trasmessa dalla radio
svizzera e austriaca e in Germania dalla
Berlin Radio, Süddeutsche Rundfunk e
Südwestfunk. Ha inciso diciasette CDs
con un repertorio che spazia dal Barocco
al Jazz.
79
VITERBO - Palazzo dei Papi
Il Palazzo è un complesso imponente caratterizzato da massicci contrafforti che lo
identificano più come una fortezza che non
come una residenza. Vi si accede da un’ampia scala, sormontata da due colonne e terminante in un vasto ripiano, con parapetti
ad avancorpo, sostenuto da un arco. Nella
sobria facciata, coronata da merli guelfi, si
aprono sei finestre a feritoia e sei finestre a
bifore trilobate che danno luce alla sala
famosa per aver ospitato, dal 1268 al 1271,
il primo conclave della storia della Chiesa,
nel quale i cardinali furono clausi cum
clave dai viterbesi esasperati per l’eccessivo protrarsi delle operazioni di voto. Sulla
facciata si distinguono gli stemmi dei Gatti.
La Loggia fu fatta costruire, infatti, da
Andrea di Beraldo Gatti nipote di Raniero e
a lui succeduto nella carica di Capitano del
Popolo nel 1267. In stile gotico, ha sette
arcate con un doppio ordine di otto colonnine sostenenti archi a tutto sesto che formano archi a sesto acuto: suggestiva fusione della forma ogivale con la romanica. Il
colonnato è sormontato da una trabeazione
a metope in cui sono raffigurati, in origine
animati da una vivace policromia, il leone
di Viterbo con la lancia trifida simulante la
palma di Ferento, lo stemma della famiglia
Gatti (scudi con quattro barre orizzontali),
l’aquila ad ali spiegate simbolo dell’Impero
e le doppie infule insieme alle chiavi papali. Un identico disegno era sull’altro lato
raccordato al primo da un tetto: l’eccessivo
peso della trabeazione, sovrapposta all’esile teoria delle colonnine, aumentato dalla
spinta dei due spioventi della copertura
gravò talmente su queste che già poco dopo
il 1325 crollò il prospetto a valle ed il tetto.
L’altro prospetto fu salvato frapponendo
agli archi una solida muratura rimasta fino
agli inizi di questo secolo quando vennero
Palazzo dei Papi (foto F. Biganzoli)
effettuati lavori di restauro all’intero edificio, eliminando anche l’avancorpo che
nella seconda metà del Cinquecento era
stato costruito lungo l’intera facciata del
palazzo. La loggia poggia su un grande arco
con un sottostante pilastro ottagonale al cui
interno è la tromba di una cisterna che conteneva l’acqua portata fino al Palazzo Papale
dalla sorgente della Mazzetta. Parti di questo
fons papalis, la tazza a scannellature ornata
da teste di animali e il sostegno centrale, pare
costituiscano la fontana che si trova al centro
della loggia composta nell’insieme da varie
parti di epoche diverse. Il Palazzo di Viterbo
ospitò molti papi tra cui Giovanni XXI, eletto nel 1276 e morto nello stesso anno, il cui
sepolcro è nella Cattedrale; Martino IV eletto nel 1280 lasciò la città scagliando su di
essa l’interdetto. Condannata a diroccare una
buona parte delle mura cittadine, Viterbo
vide cadere nell’abbandono il superbo palazzo che divenne infine la dimora dei vescovi
diocesani.
80
SABATO 19 SETTEMBRE 2009
VITERBO – PALAZZO DEI PAPI
NATALIA GUTMAN
violoncello
JOHANN SEBASTIAN BACH
Suite in do maggiore n. 3 per violoncello solo BWV1009
Preludio
Allemanda
Corrente
Sarabanda
Bourrée I e II
Giga
Suite in mi bem. maggiore n. 4 per violoncello solo BWV1010
Preludio
Allemanda
Corrente
Sarabanda
Bourrée I e II
Giga
Suite in do minore n. 5 per violoncello solo BWV1011
Preludio
Allemanda
Corrente
Sarabanda
Gavotte I e II
Giga
81
La crescita artistica di Natalia Gutman è
stata determinata soprattutto da due personalità musicali in Russia: suo nonno
Anisim Berlin, violinista e allievo del leggendario Leopold Auer e Galina
Kozolupova sua insegnante per ben quindici anni. Altre tre grandi musicisti hanno
avuto un ruolo essenziale nella vita privata
e musicale di Natalia Gutman: Sviatoslav
Richter, morto nel 1997, suo marito Oleg
Kagan, morto nel 1990 e Mstislav
Rostropovitch diceva di lei “...Natalia
Gutman è l’incarnazione dell’onestà
nell’Arte”.
Nata a Kazan in Russia, ha iniziato lo studio del violoncello all’età di cinque anni e
a nove eseguiva il suo primo concerto.
Allieva
prediletta
di
Mstislav
Rostropovich al Conservatorio di Mosca
dal 1964, nel 1967 ha vinto il Concorso
della ARD di Monaco di Baviera. Da allora ha avuto inizio la sua brillante carriera
internazionale che l’ha vista ospite delle
più famose sale europee e delle più prestigiose orchestre: Berliner Philharmoniker,
Wiener
Philharmoniker,
London
Symphony
Orchestra,
Münchner
Philharmoniker, Filarmonica di San
Pietroburgo e l’Orchestre National de
France. Ospite regolare dei più prestigiosi
Festival (Salzburger Sommerfestspiele,
Berliner Festspiele, Wiener Festwochen)
ha collaborato e collabora con i più grandi
direttori d’Orchestra quali Claudio
Abbado, Wolfgang Sawallisch, Riccardo
Muti, Bernard Haitink, Guennady
Rozhdestwenskij, Yuri Temirkanov, Kurt
Masur e Sergiu Celibidache. Gran parte
dell’attività concertistica di Natalia
Gutman è dedicata alla musica da camera:
tra i suoi partner usuali ricordiamo
Svjatoslav Richter, Isaac Stern, Martha
Argerich, Yuri Bashmet, Elisso Virsaladze.
Con suo marito, il compianto violinista
Oleg Kagan, ha suonato dal 1969 al 1990.
Nel 1998 Natalia Gutman ha suonato in
Sudafrica, ultimo continente dove l’Artista
non era ancora apparsa. Natalia ha eseguito l’integrale delle Suites di Bach per violoncello solo a Mosca, Berlino, Monaco,
Madrid, Barcellona, in Francia, in Italia,
Olanda e Svizzera.
A Manchester, Inghilterra, ha partecipato
al festival di violoncello e nell’estate del
2000 ha suonato al Festival di Berlino, di
Lucerna e Salzburg e a Londra (Proms
82
Il 2008 l’ha vista in tour con Yuri
Bashmet, Viktor Tretjakov e Vassily
Lobanov in diverse città europee. Natalia
Gutman è inoltre impegnata in masterclasses organizzate in tutto il mondo; ha
insegnato per molti anni presso la
Musikhochschule di Stuttgart e attualmente insegna a Mosca.
A maggio del 2005 il presidente Köhler ha
conferito all’artista la più alta onoreficenza tedesca, il “Bundesverdienstkreuz 1.
Klasse” e nel 2006 Natalia Gutman è stata
nominata membro del Royal College of
Music di Londra. Oltre al repertorio
bachiano, classico e romantico Natalia
Gutman è anche attenta interprete della
musica contemporanea eseguendo brani di
Sofia Gubaidulina, di Denisov, di
Mansurian e di Lobanov. Alfred Schnittke
le ha dedicato una Sonata e il suo primo
Concerto per Violoncello. Con la Royal
Philharmonic
Orchestra
e
Yuri
Temirkanov ha inciso i due Concerti di
Shostakovic per la RCA/BMG Ariola.
Con la Philadelphia Orchestra e
Sawallisch ha inciso il Concerto per
Violoncello di Dvorak e con la London
Philharmonic diretta da Kurt Masur i concerti per Violoncello di Schumann e di
Schnittke, entrambi su etichetta EMI.
Sempre per la EMI ha recentemente inciso
le
composizioni
cameristiche
di
Schumann con partners del calibro di
Martha Argerich e Mischa Maisky. Ogni
anno all’inizio di luglio Natalia Gutman
invita i suoi amici musicisti all’
“Internationaler Musikfest” a Kreuth
/Tegernsee in Baviera, fondato nel 1990
insieme al marito ed ora a lui dedicato.
Natalia Gutman suona un prezioso
Guarneri del Gesù datato 1731 generosamente affidatole da Seacross Management
Ltd. Strings Unlimited.
Concerts)
insieme
ai
“Berliner
Philharmoniker” diretti da Bernard
Haitink che sostituì il M° Claudio Abbado,
allora malato.
Sempre nella stagione 2000/01 ha suonato
con l’orchestra a München, Berna,
Helsinki, Birmingham e San Paolo in
Brasile. Nel marzo 2002 ha suonato a
Milano con la Filarmonica della Scala
diretta dal M° G. Bertini. Nella stagione
2002/03 ha effettuato concerti con la New
York Philharmonic diretta dal M° Kurt
Masur ed a Baltimore con il M° Yuri
Temirkanov.
Nel 2003 è stata protagonista di una lunga
ed acclamata tournée in Giappone.
Nel 2006 Natalia Gutman ha dedicato a
Robert Schumann il suo concerto per violoncello eseguito a Milano, Valencia,
Colonia, Londra, Taipei e Firenze. Uno dei
concerti di Shostakovich (in onore del suo
centenario dalla nascita) è stato eseguito a
Caracas, Tel Aviv, Monte Carlo, Varsavia,
Atene, Vienna, Olanda e Francia (in
Bretagna ha anche eseguito entrambi i
lavori in un solo concerto).
A Parigi, accompagnata dall’Orchestre
Philharmonique, ha eseguito un concerto
di Lutoslawski e a Lille uno di Dutilleux.
Il 2007 è iniziato a Siviglia, dove la violoncellista, il 2 gennaio, ha nuovamente
suonato il concerto di Schumann sotto la
direzione del M° Claudio Abbado con la
Simon Bolivar Youth Orchestra al Festival
Iberoamericano.
Concerti con le orchestre sono stati pianificati anche a Lisbona, Istanbul, Boston,
Montreal, Italia, Olanda, Taiwan,
Manchester, Germania e Svizzera. È spesso in tournée in duo con Elisso Virsaladze
con la quale esegue programmi di musica
da camera ed anche in trio con Kolja
Blacher.
83
VITERBO - Piazza del Plebiscito
Dominata dalla Torre dell’Orologio con due
to di un portico di cui però non rimane traccia.
leoni in nenfro agli angoli, Piazza del Plebiscito
Sul lato che chiude la piazza è la Chiesa di
è il centro della città. Fu creata verso la metà del
Sant’Angelo in Spatha, dedicata a San Michele
XIII secolo ed è chiusa su tre lati dalle facciate
Arcangelo, così chiamata dal nome della famidei palazzi che appartennero nei secoli passati
glia che dall’XI secolo la ebbe in patronato. Il
ai Priori, al Podestà e al Capitano del Popolo.
prospetto fu rifatto nel 1560 e nel 1746 fu
Sul quarto lato della piazza è la Chiesa di S.
avviato il completo rifacimento della chiesa. La
Angelo in Spatha e lo sbocco di Via Cavour (la
facciata a capanna si presenta intonacata e vi si
Via Farnesiana, aperta nel 1573) che taglia in
aprono un portale in peperino con una lunetta
due l’ex Palazzo delle Carceri.
sopra l’architrave e tre finestre. Sul
La Torre dell’Orologio, detta anche
lato destro della facciata si trova la
Torre dei Priori e più tardi Torre dei
copia (l’originale è presso il Museo
Monaldeschi, bella e slanciata, è
Civico di Viterbo) di un pregevole
alta 44 metri e fu ricostruita nel
sarcofago romano con scena di
1487 sulle fondamenta di una precaccia al cinghiale che fungeva da
cedente che fin dal 1424 aveva un
monumento funebre della “Bella
orologio pubblico. L’elegante ornaGaliana” protagonista di una legmento in ferro che è sulla sua cima
gendaria vicenda. Donna di straorfu messo all’inizio del 1800 quandinaria bellezza, se ne innamorò un
do vi fu collocata anche 1’attuale
barone romano che la pretese in
campana del 1452 che proveniva
sposa ma, rifiutato, pose Viterbo
dalla chiesa di S. Maria della
sotto assedio e la città si mobilitò in
Verità.
difesa della giovane, resistendo
Il Palazzo dei Priori, insieme al
fino a indurre l’assediante a desiPalazzo del Podestà sede dell’amstere; questi prima di andarsene
ministrazione comunale, fu realizchiese di poter vedere un’ultima
zato tra XIII e XVII secolo, con il
volta Galiana che affacciatasi sulle
bel colonnato duecentesco e il
mura di una torre fu colpita a morte
piano nobile affrescato nel XVI Sarcofago della Bella con una freccia dallo spasimante
secolo (Sala Regia e Sala del Galiana (foto G. Cerica) respinto.
Consiglio) con temi riguardanti le origini mitoLa chiesa, a navata unica e coperta con volta a
logiche di Viterbo.
botte, compare come il frutto di linee tardoIl Palazzo del Podestà, collegato a quello tramibarocche e neoclassiche. Sono conservati al suo
te la Pinacoteca, venne eretto nel 1264 e subì
interno una pala del viterbese Bartolomeo
numerosi rifacimenti in epoche successive
Cavarozzi che raffigura S. Isidoro agricoltore
come l’inserimento nel 1700 del grande balco(sec. XVII), la mensa dell’altare maggiore sorne al primo piano. Dell’antico prospetto rimanretta da un grande capitello romanico in pietra
gono un residuo di finestra duecentesca, qualproveniente dall’antica chiesa, una grande pala
che tratto di muro perimetrale e tracce della
del maestro viterbese Filippo Caparozzi (primo
merlatura che coronava l’edificio.
decennio del ’600) raffigurante la Madonna in
Di fronte è il Palazzo del Capitano del Popolo
trono col Bambino con Angeli che la incoronaoggi sede della Prefettura. Nel 1466, quando
no e santi. Nella sagrestia è una tavola con l’imtutta la piazza fu oggetto di rifacimenti in base
magine di S. Rocco, opera di Antonio del
a nuovi criteri rinascimentali, il Palazzo fu dotaMassaro detto il Pastura (sec. XV-XVI).
84
DOMENICA 20 SETTEMBRE 2009
VITERBO – SALA REGIA DI PALAZZO DEI PRIORI - ORE 11.30
CONCERTO APERITIVO
COMPLESSO BAROCCO
CONSERVATORIO “L. REFICE” DI FROSINONE
Arcangelo Corelli
Sonata in Do maggiore op. 3 n. 8 per due violini e basso continuo
Largo, Allegro, Largo, Allegro
Georg Friedrich Händel
Triosonata in Sol maggiore op. 5 n. 4 per due violini e basso continuo
A tempo ordinario, Allegro non presto, Passacaille,
Menuet (Allegro moderato), Gigue (Presto)
Georg Friedrich Händel
Lascia ch’io pianga
Aria dall’opera “Rinaldo” per soprano, archi e basso continuo
Antonio Vivaldi
Nulla in mundo pax sincera
Mottetto per soprano, archi e basso continuo
Allegro, Andante, Rondò allegretto
Francesco Divito sopranista
Francesca Vicari e Alessandro Marini violini
Davide Leboffe viola
Stefano Di Rienzo violoncello
Catia Rocci clavicembalo
Il complesso si è costituito nel quadro delle attività del Corso di Musica da Camera tenuto dalla prof.ssa Francesca Vicari in collaborazione con il Dipartimento di Musica Antica
del Conservatorio.
Al termine del concerto sarà offerto un aperitivo a base di prodotti tipici della Tuscia
85
VITERBO - Chiesa di San Francesco
li di schietto stile gotico.
Nel transetto destro si conservano i resti del
monumento funebre di Pietro di Vico, realizzato da Pietro di Oderisio nel 1269, raffinata
creazione in stile gotico impreziosita da stemmi e mosaici.
Un arco a sesto acuto, strombato e ornato da
colonnine tortili immette nella cappella del
SS. Sacramento, eretta dai Gatti, potente
famiglia di origine brettone protagonista della
vita civile e politica di Viterbo.
A fianco emerge in tutto il suo splendore il
Mausoleo di Adriano V attribuito ad Arnolfo
di Cambio, monumento gotico-cosmatesco,
autentico gioiello d’arte medievale; la statua
coricata, vestita con abiti pontificali, è posta
su un duplice basamento intarsiato con splendidi marmi policromi.
In simmetria, nel transetto sinistro, è il
Mausoleo di Clemente IV di Pietro Oderisio
(1270), un tabernacolo in stile gotico con la
statua distesa su un sarcofago romano con
bassorilievo collocato su un basamento marmoreo decorato con intarsi di suggestiva policromia.
Sempre
nel
transetto sinistro è il portale
d’accesso alla
cappella
Botonti (sec.
XVI), per la
quale era stata
dipinta, tra il
1515 e il 1516,
la
celebre
“Pietà” di Sebastiano Del
Piombo, attualmente conservata al Museo Civico.
L’attuale edificio, frutto della ricostruzione
del dopoguerra, è il risultato di una fase
costruttiva francescana iniziata nel 1236 e di
una successiva di ampliamento in pure
forme gotiche realizzata quando Viterbo era
sede della corte pontificia.
La facciata è caratterizzata da un’apertura ad
arco in stile romanico con colonnine tortili,
tre monofore ed un semplice oculo.
Sull’angolo destro è collocato un pulpito
eretto nel 1429, mentre dietro si scorge il
campanile a vela con due fornici.
La grandiosa navata unica è chiusa da un’abside quadrata, nella quale si apre una grande
quadrifora gotica con rosoni.
Le capriate del tetto, rimesse in luce dai
restauri che hanno eliminato le volte barocche, sono sostenute da archi a sesto acuto;
l’abside ed il transetto sono coperti da volte
ogivali profilate da costoloni che ricadono su
pilastri compositi, decorati con motivi florea-
Interno e monumento a Papa Adriano V (foto
G. Cerica)
86
MERCOLEDÌ 23 SETTEMBRE 2009
VITERBO – CHIESA S. FRANCESCO
VICTORIA MULLOVA violino
OTTAVIO DANTONE clavicembalo
Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Sonata in sol minore n. 1 per violino solo BWV 1001
Adagio
Fuga. Allegro
Siciliana
Presto
Sonata in si minore n. 1 per violino e cembalo BWV 1014
Adagio
Allegro
Andante
Allegro
***
Sonata in do minore n. 4 per violino e cembalo BWV 1017
Siciliana. Largo
Allegro
Adagio
Allegro
Partita in re minore n.2 per violino solo BWV 1004
Allemanda
Corrente
Sarabanda
Giga
Ciaccona
87
VIKTORIA MULLOVA è famosa in tutto il
mondo per la sua eccezionale versatilità e
purezza musicale; i suoi interessi spaziano
dal barocco al classico, fino alle tendenze e
improvvisazioni più all’avanguardia.
La passione per il repertorio barocco eseguito secondo la prassi del tempo l’ha portata a
collaborare con l’Orchestra of the Age of
Enlightenment, il Giardino Armonico,
Venezia
Barocca
e
Orchestre
Révolutionnaire et Romantique. Lavora
assiduamente con il clavicembalista Ottavio
Dantone e ha registrato un programma tutto
dedicato a Bach del quale Tim Ashley del
Guardian ha scritto “Ascoltare la Mullova
che suona Bach è, in parole semplici, una
delle più belle esperienze che si possano
fare…”
L’avventura della Mullova nel mondo della
musica contemporanea, iniziata nel 2000
con l’album “Through the Looking Glass”
continua con nuovi lavori commissionati a
giovani compositori, tra cui Fraser Trainer e
attualmente sta lavorando ad un progetto
imperniato su musica gitana e improvvisazione insieme alla band di Matthew Barley.
Il London Southbank Centre recentemente
le ha chiesto di essere la prima “Artist-inFocus” della loro rinnovata International
Chamber Music Series. Il direttore musicale
di Southbank l’ha così descritta: “una musicista dal grande virtuosismo, con uno straordinario coraggio e coinvolgimento che la
portano a tentare nuove strade”. Numerosi i
suoi concerti alla Wiener Konzerthaus a conferma del suo eclettismo musicale. Le sue
numerose registrazioni per la Philips
Classics hanno ricevuto importanti riconoscimenti, ma nel 2005 Viktoria Mullova,
sempre alla ricerca di territori da esplorare,
ha iniziato a collaborare con la ONYX
Classics, casa discografica di recente costituzione, per presentare una serie di nuove
incisioni tra cui un programma dedicato ai
Concerti di Vivaldi con il Giardino
Armonico diretto da Giovanni Antonini. A
questa registrazione è stato assegnato il prestigioso Diapason d’Or per il 2005. Ha registrato anche due dischi con il Mullova
Ensemble (Concerti di Bach e Ottetto di
Schubert), Recital con Katia Labèque e le
Sonate di Bach con Ottavio Dantone. Ha
ultimato il più importante progetto discografico della sua vita: tutte le Sonate e Partite
per violino solo di J.S. Bach. Viktoria
Mullova ha studiato presso la Scuola
Centrale di Musica di Mosca ed il
Conservatorio della stessa città. Il suo straordinario talento si è imposto all’attenzione
internazionale quando, nel 1980, ha vinto il
Primo Premio al Concorso Sibelius a
Helsinki e, nel 1982, la Medaglia d’Oro al
Concorso Cajkovskij. Da allora ha suonato
con le migliori orchestre e i più prestigiosi
direttori e ha partecipato ai più importanti
festival internazionali. Possiede due violini:
lo Stradivari Jules Falk del 1723 e un
Guadagnini.
88
OTTAVIO DANTONE si è diplomato in organo
e clavicembalo presso il Conservatorio “G.
Verdi” di Milano. Ha intrapreso giovanissimo la carriera concertistica, dedicandosi fin
dall’inizio allo studio e al costante approfondimento della musica antica, segnalandosi
presto all’attenzione del pubblico e della critica. Nel 1985 ha ottenuto il premio di basso
continuo al Concorso Internazionale di
Parigi e nel 1986 è stato premiato al
Concorso Internazionale di Bruges (due dei
concorsi di clavicembalo più importanti del
mondo), primo italiano ad aver ottenuto tali
riconoscimenti a livello internazionale in
ambito clavicembalistico. Dal 1996 è il
direttore musicale dell’Accademia Bizantina
di Ravenna, con la quale collabora già dal
1989. Negli ultimi anni ha gradualmente
affiancato alla sua abituale attività di solista
e leader di gruppi da camera quella ormai
intensa di direttore d’orchestra, estendendo il
suo repertorio all’opera e al periodo classico
e romantico. In questa veste è regolarmente
ospite delle più prestigiose sale e associazioni concertistiche (Teatro alla Scala di
Milano, Accademia di Santa Cecilia,
Concertgebouw di Amsterdam, Musikverein
e Konzerthaus di Vienna, Mozarteum di
Salisburgo, Ravenna Festival, Settembre
Musica di Torino, Cité de la Musique di
Parigi, Accademia Chigiana di Siena,
Bologna Festival, International Music
Festival di Istanbul, Ferrara Musica,
Metropolitan Museum di New York,
Auditorium del Lingotto di Torino, G.O.G. di
Genova, Festival di Holstein, Musica e
Poesia a S. Maurizio di Milano, Festival di
Urbino, etc.). Nel 1999 è avvenuto il suo
debutto operistico per la stagione lirica del
Teatro Alighieri di Ravenna, alla guida
dell’Accademia Bizantina, con la prima esecuzione in tempi moderni del “Giulio
Sabino” di Giuseppe Sarti (opera in tre atti
del 1781), della quale Dantone ha curato la
revisione ottenendo un notevole successo di
pubblico e di critica. Inoltre nell’autunno
dello stesso anno è stato scelto dal M°
Riccardo Muti per dirigere dopo di lui le
repliche dell’opera di G. Paisiello “Nina,
ossia la pazza per amore” (produzione del
Teatro alla Scala, Piccolo Teatro di Milano e
Ravenna Festival). Da allora si sono moltiplicati i suoi impegni nel campo della lirica.
Nel dicembre 2001 è stato invitato ad inaugurare la stagione del Teatro Regio di Parma
con il “Marin Faliero” di G. Donizetti.
Moltissime le registrazioni radiofoniche e
televisive in Italia e all’estero, nonché quelle
discografiche sia come solista che come
direttore per le quali ha ottenuto prestigiosi
premi e riconoscimenti dalla critica internazionale. Dal 2003 registra per la Decca.
Profondo conoscitore della prassi esecutiva
del periodo barocco, tiene regolarmente
corsi di perfezionamento di clavicembalo,
musica da camera, basso continuo ed
improvvisazione.
89
VITERBO - Quartiere San Pellegrino
arco a tutto sesto e sorretto a sua volta da due
San Pellegrino è un esempio di contrada dueesili colonne con capitelli fogliati mentre della
centesca perfettamente conservata, dall’elevacostruzione originaria si conservano alcuni
to valore urbanistico, con torri, case, cavalcatratti delle mura esterne e un arco a tutto sesto
via, profferli (scale esterne), bifore romaniche.
formato da conci a cuneo che sormonta il porLe case che si affacciano sulla Via San
tale laterale. Il Palazzo degli Alessandri, unitaPellegrino sono costruite direttamente sul tufo
mente allo stabile con il portico, congiunto a
con muri realizzati con blocchi di pietra squaquesto attraverso un passaggio aereo sorretto
drati, composte da uno o più piani. L’accesso
da un mezz’arco, inteso
dalla strada al primo piano
come il complesso della
della casa era garantito dal
dimora nobiliare e degli
profferlo, mentre il locale a
alloggi dei domestici, fu
piano terra era adibito a botcostruito verso la prima
tega; alcune abitazioni non si
metà del XIII secolo, in un
affacciavano direttamente
momento fiorente per la
sulla strada, ma avevano una
città di Viterbo. Il modello
corte, a volte in comune con
della dimora, di estensione
altre abitazioni, che in dialetlimitata, fu dovuto alla manto viterbese prende il nome
canza di grandi spazi edifidi “richiastro”. Caratteristica
cabili all’interno delle mura
di questo quartiere è anche la
urbane e tale situazione con“casa a ponte”, tipo di abitasentì a più immobili di essezione che unisce due fabbrire forniti di un affaccio sulla
cati, separati dalla strada,
all’altezza del primo o del San Pellegrino in fiore. Sullo sfon- via principale, ma allo stesso
secondo piano, creando sug- do Palazzo degli Alessandri (foto F. tempo produsse un più
intenso sviluppo in altezza,
gestivi passaggi coperti. Al Biganzoli)
l’utilizzazione dei piani sotcentro del quartiere si apre
terranei e la nascita delle “case-ponte”, o
l’omonima piazza con il Palazzo degli
almeno la realizzazione di una porzione del
Alessandri, l’imponente Torre Scacciaricci e la
palazzo sulla via pubblica. L’ordinamento
Chiesa di S. Pellegrino. Nel complesso
della parte interna del Palazzo degli Alessandri
l’aspetto della piazza, nonostante vari rifacimostra, infatti, aspetti analoghi a quelli di altre
menti di epoche diverse, è unitario e ciò è
abitazioni della città, essendo formato da un
dovuto anche all’impiego, sia per gli edifici
piano interrato, un pianterreno, un primo ed un
che per la pavimentazione, di peperino e
secondo piano sebbene in questa circostanza
basaltina, pietre locali di origine vulcanica di
al pianterreno non si aprano le classiche botteuniforme colore grigio scuro. La chiesa di San
ghe o negozi, giacché il casato era di estrazioPellegrino, insieme al Palazzo, è la costruzione aristocratica. L’esterno è caratterizzato da
ne più importante e antica della piazza omoniun ampio balcone che si prolunga sotto un
ma, menzionata nei documenti di archivio già
grandioso arcone ribassato; di fronte, un portinel 1045. Il suo aspetto dopo numerosi rimaco a due campate su massicce colonne, dietro
neggiamenti si presenta oggi con tetto a capanil quale si eleva la Torre Scacciaricci.
na, rosone centrale e portale sormontato da un
90
GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2009
VITERBO – PALAZZO DEI PAPI
G.F. HÄNDEL (1685 - 1759)
Agrippina
IL COMPLESSO BAROCCO
Alan Curtis direttore
Claudio
Agrippina
Nerone
Poppea
Ottone
Pallante
Narciso e Giunone
Lesbo
Umberto Chiummo basso, baritono
Svetlana Doneva soprano
Tuva Semmingsen mezzosoprano
Klara Ek soprano
Iestyn Davies controtenore
Raffaele Cistantini voce di basso
Antonio Giovannini controtenore
Matteo Ferrara basso, baritono
91
Rossi (Preis der Deutschen Schallplattenkritik
1997 e Premio Internazionale del Disco
“Antonio Vivaldi” 1998), dei madrigali di
Antonio Lotti, dell’integrale dei duetti da
camera di Claudio Monteverdi in due CD,
“Zefiro torna” (Diapason d’or de l’eté 1998) e
“Amor dicea”, dei cicli del “Pastor Fido” di
Sigismondo d’India, Monteverdi e Marenzio
e l’integrale del “Libro Sesto delli madrigali”
di Carlo Gesualdo, editi da Symphonía.
Accanto a questo repertorio, si è delineato un
ampio interesse per l’oratorio, documentato
dalla “Susanna” di Alessandro Stradella
(EMI), dal “Sansone” di Benedetto Ferrari
(pubblicato da Virgin Classics e vincitore del
Diapason d’or 2000), dall’“Assalonne punito” di Pietro Andrea Ziani e dal “David” di
Francesco Bartolomeo Conti, e per la cantata
italiana con le “Lettere amorose” di
Domenico Scarlatti registrate sempre per
Virgin Classics.
Il Complesso Barocco, sotto la guida di Alan
Curtis, ha anche rivestito un ruolo fondamentale nella restituzione delle opere di Georg
Friedrich Händel con strumenti originali nell’ambito del revival di cui questo autore ha
beneficiato dagli anni Settanta del Novecento
Fondato nel 1979 ad Amsterdam da Alan
Curtis, uno dei più affermati specialisti nell’interpretazione della musica preromantica,
Il Complesso Barocco ha cominciato la sua
attività come orchestra internazionale barocca con particolare interesse per la musica italiana.
Dal 1992 l’ensemble, formato da giovani solisti, ha sede in Italia e si è interessato anche
alla musica vocale del tardo Rinascimento e
del Barocco, a partire dall’ultima fioritura del
madrigale fino all’opera del XVIII secolo.
Considerato una delle più prestigiose orchestre europee con strumenti originali, Il
Complesso Barocco è ospite nelle più importanti rassegne concertistiche e festival in
Europa e Stati Uniti.
L’eccezionale qualità interpretativa ha favorito l’incontro con il regista Werner Herzog che
ha scelto l’ensemble come protagonista del
film “Morte a cinque voci” (Prix Italia 1996 e
Premio Rembrandt, Amsterdam 1996) dedicato alla figura di Carlo Gesualdo.
Molto ricca è la discografia che ha inizialmente interessato il repertorio madrigalistico con
le registrazioni, per Virgin Classics, del
“Primo Libro di Madrigali” di Michelangelo
92
“Tolomeo”, “Alcina” e “Ezio”, queste ultime
due pubblicate in occasione della ricorrenza
del centenario della scomparsa del compositore tedesco.
L’interesse dell’ensemble, relativamente
all’opera, si è rivolto anche verso Vivaldi (“Il
Giustino”, “Ercole su’l Termodonte”,
“Motezuma”), Gluck (“Ezio”) e Domenico
Scarlatti. In particolare di quest’ultimo, in
occasione del centenario della morte (2007), è
stato riproposto “Tolomeo e Alessandro” in
prima mondiale al Festival della Piccola
Accademia di Montisi (Toscana), a Santiago
de Compostela (Festival Via Stellae) e a
Madrid (Ciclo Los Siglos de Oro) dove è stato
registrato per Decca. Nel 2009 l’opera sarà
ripresa per il Théâtre des Champs Élysées a
Parigi e per il Theater an der Wien di Vienna.
Nella stagione 2007-08 il Complesso Barocco
è stato in residenza al Théâtre de Poissy
(Parigi).
Nell’immediato futuro sono previste le registrazioni di altre due opere di Händel, “Giove
in Argo” e “Berenice”, la prima esecuzione in
tempi moderni dell’“Ezio” di Niccolò
Jommelli.
ad oggi. A partire da “Admeto”, prima opera
händeliana a essere riproposta con prassi esecutiva filologica in tempi moderni e recentemente riedita in CD da Virgin, il catalogo
delle produzioni dedicate al grande compositore sassone si è arricchito di titoli noti e di
altri meno eseguiti distinguendosi per uno
stile esecutivo sensibile all’espressione e in
continuo aggiornamento sulle ricerche della
musicologia specifica: “Rodrigo” (segnalata
per l’opera italiana nel Premio Internazionale
del Disco “Antonio Vivaldi” 2000),
“Arminio” (International Händel Recording
Prize 2002), “Deidamia” (Preis der
Deutschen Schallplattenkritik 2003 e
International Händel Recording Prize 2004),
“Lotario” (per BMG), “Rodelinda” (per
Deutsche Gramophon-Archiv), “Radamisto”
(International Händel Recording Prize 2005),
“Fernando re di Castiglia”, “Floridante”,
SVETLANA DONEVA è nata in Bulgaria nel
1974 ed ha studiato all’Accademia di Musica
di Sofia.
Ha partecipato a master con Raina
Kabaivanska, Anita Cerquetti, Alberta
Valentini e Giusi Devinu in Italia ed ha frequentato, nel 2002/2003, la “International
Opera Studio” a Zurigo.
Svetlana Doneva ha debuttato all’Opera
House di Sofia come Gretel (Humper-dinck),
Gilda e, a St. Zagora, come Lucia (Donizetti),
Mimi e Violetta.
Nel 2002/2003 è stata scritturata in sostituzione di Edita Gruberova cantando nella
parte di Maria Stuarda (Donizetti) allo
Zürich Opera.
93
Al Frankfurt Opera l’artista ha cantato nel
ruolo di Ginevra nell’ “Ariodante” di Händel,
nel 2008 Euridice in “Orpheus e Euridice” di
Gluck con Thomas Hengelbrock a Parigi e
Epidauro.
Come concertista, Svetlana Doneva si è esibita ancora in Spagna, Argentina, Italia e
Giappone.
A Basilea e Zurigo ha cantato “Graner Mass”,
“Messiah”, “Missa Solemnis” di Liszt, così
come “Requiem” di Brahms con la Tonhalle
Orchestra, Zurigo; a Belgrado “Requiem” di
Mozart e “Maria Tryptichon” di Frank
Martin, “Messa in si minore” di Mozart a St.
Gallen e “Die Glocke” di Rachmaninov. Con
la Balthasar Neuman Ensemble ha eseguito in
forma di concerto “Alcina” di Händel a
Friburgo e Ludwigsburg, con J. Nott “La
nona sinfonia” di Beethoven a Bamberg,
“Missa Solemnis” a Bad Urach e “Carmina
Burana” con L. Zagrosek a Berlino.
A maggio del 2003 ha debuttato come Lady
Billow (Britten: “Albert Hering”) e Anna
Kennedy (Donizetti: “Maria Stuarda”) al
Zurich Opera.
Successivamente ha cantato Musetta a Palma
di Mallorca e Violetta e Gilda a Barcellona,
un ruolo che poi ha interpretato ancora a
Roma. Durante la stagione 2003/04 ha cantato Lina nello “Stiffelio” di Verdi nel tour svizzero e Konstanze nel “Ratto dal Serraglio” ad
Aquisgrana e Karlsruhe.
Nel dicembre 2005 Svetlana Doneva è stata
invitata a Marsiglia per cantare “La Traviata”,
e nel maggio 2006 l’artista ha cantato, con
grande successo personale, per la prima volta
Donna Anna nel “Don Giovanni” con
Thomas Hangelbrock al festival di Feldkirch.
Ha interpretato ancora questo ruolo con Renà
Jacobs al Festival Für Alte Musik di
Innsbruck e nel 2008 con B. de Billy a
Salisburgo.
IESTYN DAVIES ha studiato Archeologia e
Antropologia a Cambridge, dove era uno studente del coro al St John’s College, prima di
proseguire i suoi studi alla Royal Academy of
Music.
Dal suo debutto come Ottone ne
“L’Incoronazione di Poppea” per lo Zürich
Opera con Harnoncourt, i suoi ruoli operistici
hanno incluso Armindo (“Partenope” di
Händel) per l’English National Opera, Ottone
per il Glandebourne Festival Opera, King
Arthur per il New York City Opera e
l’English National Opera, Hamor (“Jephtha”
di Händel), “L’Umana Fragilità” e Pisandro
(“Il ritorno di Ulisse in patria”) per la Welsh
National Opera, Voce di Apollo (“Morte a
Venezia” di Britten) per l’English National
Opera, Azul (“Madrugada” di Nadaira) per il
Schleswig-Holstein Festival, Corrado
(“Griselda” di Vivaldi) a Parigi e Oberon in
“Sogno di una notte di mezza estate” di
94
Crucis” di Lukaszewski per Hyperion, il
“Messiah” di Händel per Naxos con
l’Academy of Ancient Music ed il New
College Oxford e la “Griselda” di Vivaldi per
Naîve records diretto da Spinosi che vinse
l’“Opera Recording of the Year 2007” del
BBC Music Magazine.
I prossimi impegni includono il “St Matthew
Passion” con lo Zürich Tonhalle e Ton
Koopman, “Athalia” di Händel con Ivor
Bolton a Colonia e New York, “Samson” con
l’English Concert ed Harry Ticket, le
“Cantate di Bach” con Ton Koopman e
l’Amsterdam Baroque Orchestra, “Israel in
Egypt” al Hereford Three Choirs Festival con
l’Academy of Ancient Music e Stephen
Layton, ed il suo debutto solo recital al
Wigmore Hall.
KLARA EK
Vitellia’s set pieces were the vocal glory of the
evening in fearless and brilliant soprano of
Klara Ek (Hillary Finch, Opera, August
2005).
Dopo il suo notevole debutto alla Royal
Danish Opera nel ruolo di Susanna nelle
“Nozze di Figaro” nel 2003, la soprano svedese Klara EK ha fatto molti importanti debutti
compreso Erste Dame (“Die Zauberflöte”) a
La Monnaie diretto da René Jacobs, La
Musica e Proserpina (“Orfeo”) alla Stuttgart
Opera; in quell’occasione fu invitata da
VladimirAshkenazy a cantare la “Quarta
Sinfonia” di Mahler con la Philarmonia al
Royal Festival Hall di Londra, e con la NHK
Symphony Orchestra a Tokyo.
I suoi ruoli d’opera comprendono: Susanna e
Pamina (“Die Zauberflöte”) alla Stuttgart
Opera dove ha lavorato con i direttori Lothar
Zagrosek e Kwamé Ryan; Susanna (“Figaros
bröllop”) con la Gothenburg Opera in una traduzione svedese di “Le nozze di Figaro”;
Oscar (“Un ballo in maschera”) al
Britten per la Houston Grand Opera.
Davies ha lavorato con direttori come Warner,
Mitchell, Alden e Flimm.
Ha recentemente debuttato al Teatro alla
Scala di Milano nel “Chichester Psalms” di
Bernstein con l’Orchestra Filarmonica della
Scala, sotto la direzione di Dudamel.
Esibizioni al Wigmore Hall, Barbican,
Concertbouw, Snape Maltings e Théâtre des
Champs-Élysées hanno incluso performances
dei “Canticles” di Britten, “La Messa in si
minore” di Händel e “Messiah” e “Flavio” di
Händel. Ha cantato con l’Orchestra of the
Age of Enlightenment, l’Academy of Ancient
Music, la Scottish Chamber Orchestra, la
London Philharmonic Orchestra, l’Ensemble
Matheus e la Bournemouth Symphony
Orchestra e ha lavorato con direttori come
Layton, Gardiner, Harnoncourt, Nagano,
Alessandrini, Spinosi, Koopman, Hogwood e
Bruggen.
Recenti registrazioni includono la “Via
95
ha eseguito il “Requiem” di Brahms con
l’Orquestra Sinfonica de Balears, Oriana
(“Amadigi di Gaula”) con l’Academy of
Ancient Music diretta da Christopher
Hogwood, “Tolomeo e Alessandro” di
Scarlatti con il Complesso Barocco di Alan
Curtis, la “Nelson Mass” con la Navarra
Symphony Orchestra, direttore Howard
Griffiths, e “The Creation” di Haydn con
l’Orchestre National Bordeaux Aquitaine
diretta da Kwamé Ryan e anche con la Tivoli
Symphony Orchestra diretta da Helmuth
Rilling.
Klara Ek ha eseguito i Lieder di Mozart in un
recital per la Musashino Cultural Foundation
a Tokyo e ha debuttato al Wigmore Hall cantando arie di Haydn con la Classical Opera
Company. Ha cantato canzoni di Lehar e
Zeller sotto la direzione di Gunther BauerSchenk con la Bournemouth Symphony
Orchestra.
Laureata al Royal College of Music di
Stoccolma, Klara Ek ha frequentato
l’University College of Opera a Stoccolma
dove si è specializzata con musicisti del calibro di Craig Rutenberg, Roger Vignoles,
Tomas Schuback, Mark Tatlow, Kerstin
Meyer and Birgit Nilsson. Al Royal College
of Music a Londra ha studiato con Lilion
Watson.
Confidencen e Despina (“Così fan tutte”) al
Folkopern, entrambi a Stoccolma; Papagena
(“Die Zauberflöte”) al Drottingholms
Slottsteater, ed Echo (“Ariadne auf Naxos”)
con la Geneva Opera sotto la direzione di
Jeffrey Tate.
Tra le sue interpretazioni di maggior rilievo
Servilia (“La clemenza di Tito”) con la Danish
Radio Sinfonietta sotto la direzione di Adam
Fischer, “Messiah” con la Bournemouth
Symphony Orchestra diretta da Kees Bakels,
e anche con la Minnesota Orchestra sotto la
direzione di Christopher Warren-Green,
“Christmas Oratorio” di Sandstroem con la
Malmö Symphony Orchestra direttore
Johannes Gustavsson, ed “Elijah” con la
Royal Scottish National Orchestra diretta da
Andreas Spering. Più recentemente Klara Ek
TUVA SEMMINGSEN, giovane mezzo-soprano
norvegese, ha studiato alla Norwegian State
Academy of Music e alla Royal Opera
Academy a Copenhagen. Ha debuttato con
grande successo alla Royal Danish Opera
come Cherubino in “Le Nozze di Figaro” nel
2000.
Ha lavorato con direttori quali William
Christie, Emmanuelle Haïm, Fabio Biondi,
Rinaldo Alessandrini, Federico Guglielmo,
Paolo Olmi, Christopher Hogwood, Robert
King, Mario Venzago, Giancarlo Andretta,
96
“Passione di San Giovanni”, la “Messa in si
minore”, “L’Oratorio di Natale”, il
“Magnificat” così come numerose cantate di
J.S. Bach, il “Magnificat” di C.Ph.E. Bach,
“Arianna a Naxos” e “Stabat Mater” di
Haydn, “Judas Maccabaeus” e “Il Trionfo del
Tempo e del disinganno” di Händel, lo
“Stabat Mater” di Pergolesi; il “Te Deum” di
Charpentier; il “Magnificat” di Buxtehude,
“Gloria”, “Gloria e Imeneo”, “Juditha
Triumphans”, “Longe Malae”, “Magnificat”,
“Nisi Dominus”, “Stabat Mater” e “Sum in
medio tempestatum” di Vivaldi e “Praise the
Lord” e “Welcome to all the pleasures” di
Purcell.
Gli impegni della stagione 2007/2008 l’hanno
vista in Sesto in “Giulio Cesare” alla
Norwegian Opera, Rosina ne “Il Barbiere di
Siviglia” al Grand Théâtre di Reims, Zerlina
in “Don Giovanni” e Nerone ne
“L’Incoronazione di Poppea” alla Royal
Danish Opera, il ruolo principale in “Ottone
in Villa” di Vivaldi al Teatro Olimpico di
Vicenza, Melanto e Amore in “Il Ritorno
d’Ulisse” al Drottningholm Festival a
Stoccolma, arie di Vivaldi con la Danish
Radio Orchestra, e arie di Vivaldi ed un recital a solo al Bergen International Festival.
Nell’autunno del 2008 ha cantato Rosmira in
“Partenope” di Händel alla Royal Danish
Opera, arie di Vivaldi e Galuppi con Concerto
Veneziano e il direttore Giancarlo Andretta, e
Christmas Oratorio di Bach con il direttore
Philip Pickett.
I prossimi impegni includono Mélisande in
“Pelléas et Mélisande” e Dryade in “Ariadne
auf Naxos” alla Royal Danish Opera,
Rosmira in “Partenope” di Händel al Royal
Albert Hall a Londra, Dorabella in “Così fan
tutte” al Glyndebourne Festival, Mirtenia in
“L’Amore ammalato: Antiochus und
Stratonica” di Graupner al Boston Early
Music Festival e concerti dalla “Messa in si
Peter Feranc, Thomas Dausgaard, Mark
Tatlow e Lars Ulrik Mortensen.
I suoi impegni nell’opera l’hanno vista interprete di molti ruoli mozartiani (Sesto in
“Giulio Cesare” all’Opéra de Lille, alla Royal
Danish Opera e alla Norwegian National
Opera; Idamante in “Idomeneo” a Parigi,
Lione e New York, Cherubino in “Le nozze di
Figaro” al Teatro La Fenice di Venezia, e rossiniani (Rosina ne “Il Barbiere di Siviglia”
all’Opéra de Nancy, alla Royal Danish Opera
e alla Norwegian National Opera; Angelina
nella “Cenerentola” con la Glyndebourne
Touring Opera per il Teatro Nacional de Sao
Carlos e alla Royal Danish Opera; Doralice
nella “Gazzetta” per la Garsington Opera); ma
ha interpretato anche Monteverdi (Minerva e
Melanto ne “Il Ritorno d’Ulisse” alla Royal
Danish Opera) e Musorgskij (Feodor in
“Boris Godunov” per il Teatro Nacional de
Sao Carlos).
Tuva Semmingsen appare frequentemente a
festival e concerti in tutta Europa. Il suo repertorio concertistico comprende il “Requiem” e
la “Messa in do minore” di Mozart, la
97
minore” di Bach.
I suoi dischi comprendono “Sum in medio” e
“Gloria e Imeneo” di Vivaldi con The King’s
Consort, il ruolo principale nell’“Ottone in
Villa” di Vivaldi e Sesto in “Giulio Cesare” su
DVD.
ANTONIO GIOVANNINI, nasce a Firenze nel
1980 e si forma musicalmente come pianista
diplomandosi con il massimo dei voti sotto la
guida di Tiziano Mealli. Studia canto con
Silvia Bossa diplomandosi al conservatorio di
Firenze con il massimo dei voti e la lode. Si è
laureato in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli Studi di Firenze con il
massimo dei voti e la lode.
Ha iniziato a cantare come voce bianca nel
Coro Giovanile della Scuola di Musica di
Fiesole sotto la guida di Joan Yakkey, esibendosi come voce solista in importanti allestimenti del Teatro Comunale di Firenze.
Nel 1999 ha debuttato come protagonista nella
prima assoluta dell’opera “Eliogabalo” di
Cavalli al Teatro San Domenico di Crema. Ha
debuttato a Venezia nella prima rappresentazione in tempi moderni di “Orlando finto
pazzo” di Vivaldi, cantando in seguito al
Teatro Regio di Torino come voce solista del
balletto “Io, Giacomo Casanova” della coreografa Karol Armitage. Dal suo debutto giovanissimo in teatro ha collaborato fra gli altri con
direttori quali Mehta, Letonja, Young,
Bosman, Colon, Marcon e registi quali
Decina, Taymor, Kemp, Armitage.
Il suo repertorio concertistico include brani di
musica sacra (“Te Deum” di Charpentier,
“Oratori” di Carissimi, “Magnificat” di
Monteverdi, “Stabat Mater” di Pergolesi),
così come lieder e brani di musica contemporanea in prima esecuzione assoluta. Nel 2002
debutta al Teatro San Carlo di Napoli in un
concerto di musica contemporanea con Mauro
Ceccanti, ripreso al Teatro Olimpico di Roma
e al Teatro Metastasio di Prato; interpreta il
ruolo di protagonista nell’oratorio “La conversione di Sant’Agostino” con Carlo
Rebeschini ed è voce solista nei “Chichester
Psalms” di Leonard Bernstein con l’Orchestra
del Friuli sotto la direzione di Davide Pitis.
Vince il Concorso CittàLirica Opera Studio e
debutta nel ruolo di Oberon nella “A
Midsummer Night’s Dream” di Britten con la
regia di Lindsay Kemp e la direzione di
Jonathan Webb (Teatro Verdi di Pisa, Teatro
del Giglio di Lucca e Teatro Goldoni di
Livorno).
Si è esibito frequentemente a Roma in concerto (Sant’Andrea della Valle, Villa Borghese,
Teatro Olimpico), cantando prime esecuzioni
assolute e prime esecuzioni in tempi moderni,
accanto al repertorio sacro classico (“Te
Deum” di Charpentier, “Oratori” di Carissimi,
“Magnificat” di Monteverdi, “Stabat Mater”
di Pergolesi) e al repertorio liederistico.
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Nel 2003 ha debuttato in “Gianni Schicchi”
con OperaStudioMimesis (Teatro Comunale
di Firenze) e nel 2005 in “Così fan tutte” (Don
Alfonso) con l’Accademia Chigiana (Teatro
dei Rozzi Siena). Successivamente ha cantato
Don Pasquale nei teatri di Treviso e Rovigo.
Nei teatri di Pisa, Lucca, Livorno e Ravenna è
Cancian ne “I Quatro rusteghi” di WolfFerrari.
Nel corso del 2006 ha impersonato i ruoli di
Bob e Tom ne “Il piccolo spazzacamino” di
Britten in scena al Comunale di Modena e
quello di Papageno ne “Il Flauto magico” di
Mozart in scena al Teatro Olimpico di
Vicenza. Si è esibito al Rossini Opera Festival
nei panni del Barone di Trombonok nel
“Viaggio a Reims”. Ha inoltre preso parte alla
tournée in Giappone del Teatro dell’Opera di
Roma con “Tosca”, interpretando il ruolo del
Sagrestano. Nel novembre 2006 ha partecipato alla prima esecuzione assoluta dell’opera di
Paolo Furlani “Il principe granchio” realizzata al Teatro Comunale di Modena.
Da segnalare il debutto al Teatro alla Scala
nell’opera “Il dissoluto assolto” di Azio
Corghi nel settembre 2006. Torna al Festival
Monteverdi di Cremona, dove aveva sostenuto il ruolo di San Giovanni nella “Passione” di
Caldara, con l’“Orfeo” di Monteverdi. Tra gli
impegni recenti il debutto, accolto da successo di pubblico e di critica, nel ruolo di Miles
in “The Turn of the screw” di Britten diretto
da Jonathan Webb per la regia di Elio De
Capitani al Teatro Ponchielli di Cremona.
In “Agrippina” sotto la direzione di Alan
Curtis e con Il Complesso Barocco interpreta
Narciso e Matuso nella prima mondiale del
“Demofoonte” di Jommelli diretto da
Riccardo Muti a Salisburgo, Parigi e
Ravenna; in “Giulio Cesare” è Tolomeo con
Al Ayre Espanol ed Eduardo Lopez-Banzo al
Festival di Beaune; con Emma Kirkby e l’ensemble Aura Soave è al Festival Monteverdi
di Cremona.
La sua discografia spazia da opere per bambini, a prime rappresentazioni di opere barocche
(“Eliogabalo” di Cavalli), a incisioni di repertorio sacro dal Medioevo al Rinascimento, a
prime assolute del repertorio contemporaneo.
MATTEO FERRARA, nato a Padova nel 1981,
si è diplomato in pianoforte nel 2004 e in
canto nel 2005 al Conservatorio di Adria. Ha
frequentato il biennio di specializzazione in
canto, sotto la guida di Raina Kabaivanska,
all’Istituto “Orazio Vecchi” di Modena e i
corsi di perfezionamento dell’Accademia
Chigiana di Siena e dell’Accademia
Rossiniana di Pesaro.
Particolarmente a suo agio nell’interpretazione di ruoli brillanti e di carattere, ha collaborato con direttori quali Gianluigi Gelmetti,
Alberto Zedda, Vladimir Jurowski, Filippo
Maria Bressan e con registi come Mario
Monicelli, Gianfranco De Bosio, Marco
Gandini, Italo Nunziata.
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Nel maggio 2007 ha cantato a Milano nella
produzione As.Li.Co di “The Fairy Queen”.
Hanno fatto seguito il ritorno al Rossini Opera
Festival per “La gazza ladra” (Ernesto) ed i
debutti ne “Les Mamelles de Tirésias” (Il gendarme) ed in “Werther” a Sassari. Ha cantato
in “Tosca” (il sagrestano) al Teatro dell’Opera
di Roma e in “Boris Godunov” al Teatro La
Fenice di Venezia, “La Pietra del paragone” e
“La Bohème” a Sassari.
Recentemente ha cantato “Roméo et Juliette”
al Teatro la Fenice di Venezia.
In “Agrippina” con Il Complesso Barocco ed
Alan Curtis, è al Teatro Real di Madrid e in
tournée in Spagna e in Italia; al teatro La
Fenice di Venezia per “La Traviata” (il marchese d’Obigny) a Vicenza per “Il finto
Turco” nella parte di Bonnardone.
Matteo Ferrara ha tenuto recital operistici e
concerti in Italia, Germania, Austria, Russia,
Brasile, Cile, Argentina, Giappone.
RAFFAELE COSTANTINI, risultando vincitore
nel 1995 del concorso Lina Pagliughi tenutosi a Cesena, ottiene il ruolo di don Bartolo ne
“Il barbiere” di Paisiello che segna il suo
debutto.
Nel 1996 viene selezionato come Ferrando
ne “Il Trovatore” di Verdi presso il teatro V.
Basso di Ascoli Piceno. Presso il R.O.F. di
Pesaro copre il ruolo di Moise nel “Moise et
Pharaon”. A Jesi presso il teatro
G.B.Pergolesi
interpreta
Lodovico
nell’“Otello” di Verdi, nella stessa stagione
partecipa al festival di Macau (Cina pop)
nelle vesti di Ramfis nell’“Aida” di G. Verdi.
Presso il Teatro Poliziano di Montepulciano
debutta in Simone nello “Schicchi” di
Puccini, e, con la regia di M. De Tomasi, in
Mustafà nell’ “Italiana in Algeri” di G.
Rossini. Nelle stagioni 1999/2000/01 collabora con i principali teatri italiani per la realizzazione della “Cenerentola” di G. Rossini
100
nel ruolo di don Magnifico nella realizzazione de “Le Comte Ory” sempre di G. Rossini
nel ruolo de le Gouverner, e nella realizzazione dell’opera di W.A.Mozart “La clemenza di Tito” nel ruolo di Publio. In occasione
del festival rossiniano di Wildbad, debutta il
ruolo di Asdrubale ne “La pietra del paragone” di G. Rossini, sotto la direzione del M°
A. De Marchi. A Lima, accanto al tenore
J.D.Florez, interpreta il ruolo di Oroe ne “La
Semiramide” di G. Rossini. Presso il teatro
Coliseu di Oporto (Portogallo) è Colline
nella “Bohème” di Puccini, Oroveso ne la
“Norma” di V. Bellini e Pistola in “Falstaff”
di Verdi. Collabora con il teatro Coliseu di
Oporto nella realizzazione dell’opera di
W.A.Mozart “Le nozze di Figaro”, nel ruolo
del dottor Bartolo, nell’opera “Il Trovatore”
nel ruolo di Ferrando e ne “Il barbiere di
Siviglia” di Rossini nel ruolo di don Basilio.
Nel periodo 2005/06 è impegnato nella registrazione della trilogia di Claudio
Monteverdi, nei ruoli di Seneca ne “
L’incoronazione di Poppea”, Nettuno ne “Il
ritorno d’Ulisse in Patria” e Caronte
nell’“Orfeo”. Interpreta inoltre don Basilio
ne “Il barbiere di Siviglia” di Rossini presso
i teatri di Atene e di Oporto, interpreta nuovamente Seneca ne “L’Incoronazione di
Poppea” prodotta dal Circuito Lirico
Lombardo, sotto la direzione del M°
Dantone. Tiene due concerti presso la
Carnegie Hall di New York.
Con l’orchestra I Barocchisti, diretta dal M°
Diego Fasolis, ha registrato nel ruolo di
Ercole, l’“Ercole amante” di Cavalli.
Col M° Claudio Cavina, direttore de La
Venexiana, ha partecipato ad una serie di
concerti in Spagna e Italia, interpretando il
ruolo di Plutone nel “Ballo delle ingrate”,
Caronte e Plutone nell’“Orfeo” di
Monteverdi. Ha cantato il “Messia” di
Händel e la “Cantata n. 82” di J.S.Bach presso la Casa da Musica di Oporto. È stato inoltre il basso solista nella “Nascita del verbo”
del Caresana in collaborazione con La
Cappella della Pietà dei Turchini (dir.
Antonio Florio), nelle città di Parigi e
Lussemburgo, nonchè Polifemo nell’opera
di Händel, “Aci Galatea e Polifemo” per il
festival Mito.
Per quanto riguarda la sinfonica, ha cantato il
“Magnificat” di J.S.Bach, il “Requiem” di
Mozart, lo “Stabat Mater”, la “Petite messe
solennelle” di G. Rossini e la “Nona sinfonia” di Beethoven.
Ha frequentato l’accademia rossiniana tenuta dal M° Zedda presso il R.O.F. di Pesaro,
ha preso parte a diversi masters sulla vocalità rossiniana tenuti dal M° C. Desderi.
Ha collaborato con i direttori Carlo Rizzi,
Daniele Gatti, Renato Palumbo, Maurizio
Benini, Paolo Arrivabeni, Niska Bareza,
Riccardo Frizza, Alessandro de Marchi,
Ottavio Dantone, Mark Tardue, Vladimir
Jurowski, Antonio Florio, Diego Fasolis.
101
UMBERTO CHIUMMO, dopo gli studi al
Conservatorio di Pescara, nel 1986 ha vinto il
Concorso «A. Belli» del Teatro Lirico
Sperimentale di Spoleto, prendendo parte agli
allestimenti de “Le Nozze di Figaro” con la
regia di Gigi Proietti e de “Il mercato di
Malmantile” di Cimarosa. Si è poi perfezionato con Ettore Campogalliani e con Claudio
Desderi.
Molto apprezzato anche per le sue qualità di
attore, Umberto Chiummo si è esibito nei
principali teatri e festival in Italia e all’estero,
interpretando opere di compositori quali
Rossini, Donizetti, Bellini, Mozart, Weber,
Bizet, Gounod e del repertorio barocco. Ha
lavorato con direttori quali Wolfgang
Sawallisch, Zubin Mehta, Riccardo Muti,
Bruno Campanella, Myung-Whun Chung,
William Christie, Ivor Bolton, Charles
Mackerras, Gianluigi Gelmetti.
Dal 1996 collabora abitualmente con la
Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera,
dove ha preso parte a varie produzioni, tra cui
“Ariodante” (Re di Scozia), “Rodelinda”
(Garibaldo), “La Calisto” (Giove), “Le nozze
di Figaro” (Figaro), “Il barbiere di Siviglia”
(Basilio), “Lucia di Lammermoor”
(Raimondo).
Nelle ultime stagioni si è esibito con successo
nel ruolo di Don Giovanni alla Frankfurt Oper
e al Théâtre Royal de La Monnaie di
Bruxelles e in “Lucia di Lammermoor”
all’Opernhaus di Zurigo. Ha poi cantato “I
Capuleti e i Montecchi” alla Lyric Opera di
Chicago
con
Bruno
Campanella;
“Matrimonio segreto” (Il Conte Robinson)
alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino;
“La Bohème” (Colline) all’Opéra di
Montpellier; “Il viaggio a Reims” (Lord
Sydney) al Festival di La Coruña; “Luisa
Miller” (Wurm) alla Oper Frankfurt. Dopo
aver cantato “Il turco in Italia” all’Opera di
Marsiglia e “Il ritorno di Ulisse in patria” di
Monteverdi a Ravenna con Ottavio Dantone,
nell’autunno 2005 ha cantato “Rodelinda” di
Händel all’Opera di San Francisco, “Le
Nozze di Figaro” (Bartolo) al Carlo Felice di
Genova. Nel corso del 2006 si è esibito al
Liceu di Barcellona in “Ariodante” (Re di
Scozia) e ne “La Clemenza di Tito” (Publio),
allo Staatstheater di Stuttgart ne “Le Nozze di
Figaro” (Figaro) e ha partecipato alla prima
esecuzione assoluta di “La Tempesta” con
musiche di Henry Purcell/Carlo Galante, spettacolo prodotto dal Teatro Regio di Torino per
le Olimpiadi della Cultura 2006. Ha poi interpretato il ruolo di Escamillo in “Carmen” al
Teatro Pergolesi di Jesi, a Fermo e Treviso,
quello di Mustafà ne “L’Italiana in Algeri” al
Teatro Comunale di Bologna e al Teatro
Comunale di Ferrara e quello di Alidoro nella
Cenerentola in scena al Festival di
Glyndebourne 2007.
Tra le sue esibizioni si distinguono “Lucia di
Lammermoor” (Raimondo) a Tel Aviv e “Le
nozze di Figaro” (Figaro) a Monaco con
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Zubin Mehta; “Der Freischütz” (Kilian) al
Maggio Musicale Fiorentino sotto la direzione
di Wolfgang Sawallisch; “Le Nozze di
Figaro” (Bartolo) con Riccardo Muti al Teatro
alla Scala nel 1997 e successivamente “Linda
di Chamounix” (Prefetto) con Roberto
Abbado. Ha interpretato il ruolo di Publio ne
“La Clemenza di Tito” diretta da Charles
Mackerras alla Welsh National Opera di
Cardiff nel 1997, una produzione che ha ricevuto l’«Olivier Award» come miglior spettacolo d’opera. Hanno fatto seguito “Roméo et
Juliette” all’Opéra Comique di Parigi con
Michel Plasson, “Ricciardo e Zoraide”
(Ircano) al Rossini Opera Festival,
“Rodelinda” (Garibaldo) con Orchestra of the
Age of Enlightenment al Festival di
Glyndebourne) e “Tancredi” (Orbazzano) nel
Dicembre 2007 al Teatro Real di Madrid.
Recentemente ha cantato “Don Giovanni” al
Cantiere
d’Arte
Internazionale
di
Montepulciano. Tra gli impegni più recenti, è
stato Giove ne “La Calisto” al Covent Garden
e alla Bayrische Staatsoper, “Oedipus rex” per
la direzione di Ola Rudner e la regia di
Giorgio Pressburger con la Württembergische
Philharmonie a Reutlingen.
Tra i suoi impegni si segnalano “La
Cenerentola” e “Il barbiere di Siviglia” alla
Kungliga Operan AB di Stoccolma, “Il ritorno
di Ulisse in patria” (Antinoo) al Teatro Real di
Madrid e a Parigi con Les Arts Florissants e
William Christie, sarà inoltre Claudio
Imperatore in “Agrippina” in Tour in Italia e
Spagna con Il Complesso Barocco.
Ha inciso “Don Giovanni” (Telarc) con la
direzione di Charles Mackerras, “I Capuleti e
i Montecchi” (Bmg) con la direzione di
Roberto Abbado, “Werther” (Bmg) con la
direzione di Vladimir Jurowski. Ha inoltre
realizzato registrazioni per Ricordi,
Bongiovanni e per la RAI.
103
Georg Friedrich Händel
AGRIPPINA
Dramma per musica in tre atti
Libretto di Vincenzo Grimani
ATTO PRIMO
SCENA I
Gabinetto di Agrippina, Agrippina e Nerone
[Recitativo]
Agrippina
Nerone, amato figlio; è questo il tempo,
in cui la tua fortuna
prender potrai pe’l crine, ed arrestarla.
Oggi propizio fato la corona de’Cesari ti porge.
Svelo a te ciò che a tutti è ignoto ancor.
Prendi, leggi! e vedrai,
e ciò che la mia mente dispone
a tuo favor poscia saprai.
Nerone (legge il foglio)
“Col duolo a cuor e con il pianto al ciglio
questo fogli ti invio, Sovrana Augusta;
di tempestoso mar nel gran periglio
rimase assorta l’aquila latina,
e Claudio, il tuo Consorte,
nell’eccidio comun trovò la morte.”
Claudio morì? Che sento?
Agrippina
Vuoto è il trono del Lazio,
e a riempirlo per te suda mia mente;
già maturo all’impero,
del quinto lustro oggi al confin sei giunto;
in questo dì fatal voglio che Roma
cinga il Cesareo allor alla tua chioma.
Nerone Che far degg’io?
Agrippina
Senti! Occulta quanto sai,
l’alterigia deponi, umil diventa;
va tra le turbe, e con modesto ciglio
ogn’uno accogli;
a’ poveri dispensa l’or, che nascosto tieni,
commisera il lor stato, e s’hai nel cuore
o senso di vendetta o stimolo d’amore,
copri l’un, l’altro cela;
104
e non fia grave la finzione all’interno;
se vuoi regnar, i tuoi desir correggi,
che al desio di regnar cedon le leggi.
Nerone
I tuoi saggi consigli ogn’ora
mi saran, madre, si scorta.
Agrippina
Vanne, non più tardar! pronto disponi
quanto dettò il mio amore;
un momento perduto talor di grandi imprese
è distruttore.
[Aria]
Nerone
Con saggio tuo consiglio
il trono ascenderò.
Men Cesare che figlio,
te, madre, adorerò.
SCENA II
[Recitativo]
Per così grande impresa tutto si ponga in opra.
Io ben m’accorsi che Narciso e Pallante,
sia per genio o interesse, han nella mente
un nascosto desio di vincer il mio cor;
ciò che sprezzai or con arte s’abbracci.
Olà, venga Pallante!
(esce un paggio)
M’assista arte e frode in questo istante.
SCENA III
Pallante
A’ cenni tuoi sovrani ecco il fido Pallante.
(Mesta il bel volto asconde,
e pensierosa a me nulla risponde?)
Alla tua legge, Augusta, hai prove del mio cor,
e tu ben sai quanto fido egli sia, quanto
costante.
Agrippina
Ah Pallante! Pallante!
Pallante
E per chi mai Agrippina sospira?
A toglier le tue pene vorrei esser bastante.
Agrippina Ah Pallante, Pallante!
la mia stella mi risplende,
per gloria di mia fé.
(esce)
Pallante
(Che favellar è questo? ardir, ardire!)
Il tuo Pallante io sono, son quel
ch’alle tue voglie ha pronto il core.
Agrippina Il core!
Pallante
Sì, sì, il cor, o Regina,
e con fido cor ciò che t’aggrada…
Agrippina Sì, sì, t’intendo, sì: col cor la spada.
Pallante La spada, il braccio, e l’alma.
Agrippina Le tue offerte aggradisco.
SCENA IV
[Recitativo]
Agrippina
Or che Pallante è vinto
si vinca anche Narciso.
Olà, Narciso chiama!
(esce un paggio)
Ottien chi finger sa quello che brama.
Pallante Ah, se permesso fosse mai di parlar?
Agrippina Parla, discopri!
Pallante Io temo.
Agrippina Non temer. (Arte s’adopri)
Pallante
È gran tempo ch’io nutro ardor
che mi divora, ma il rispetto…
Agrippina Non più! dicesti assai.
Pallante Io chieggio dell’ardir, bella, condono.
Agrippina
Ti basti ch’io t’intesti, e ti perdono;
il dir di più riserba ad altro tempo.
Pallante, a te sia noto
ciò che ad ogni altro è ascoso.
È morto Claudio.
Pallante Claudio!
Agrippina
Alle milizie, al popolo s’aspetta
di stabilir del successor la sorte;
tu vanne al Campidoglio, i parziali aduna,
e all’or che farò nota, di Cesare la morte,
tosto Nerone acclama.
Se mio figlio è regnante,
con Agrippina regnerà Pallante.
[Aria]
Pallante
La mia sorte fortunata
dalle stelle oggi mi scende,
se vien oggi da te.
Se in te sol, bella adorata,
SCENA V
Narciso Umile alle tue piante…
Agrippina
Non più! di occulto arcano chiamo Narciso a
parte;
te solo oggi destino per fabbro di grand’opra,
e alla tua fede confido ciò, che sin ad ora celai.
Narciso Dispor della mia fé sempre potrai.
Agrippina
Quali non so per anche sian
del tuo cuor i sensi, a me li scopri.
Narciso
Ah! Sovrana Agrippina, quel dir io vorrei
non m’è permesso.
Agrippina Tutto ti sia concesso.
Narciso Poiché è lecito il dirlo, dirò ch’io t’amo.
Agrippina
E tant’oltre t’avanzi?
Supplice alle tue piante chieggio…
Agrippina Che chiederai?
Narciso Che pietosi ver me rivolgerai.
Agrippina
Sorgi, e a te sia di mia clemenza un dono
ch’il tuo desir intesi, e ti perdono.
Narciso Or ch’il mio amor tu sai, felice io sono.
Agrippina Quanto chi in te confida, leggi.
Narciso Cieli, che leggo?
105
il veder fra turba tante
che vi manchi un zelo amante
ch’il lor stato almen commiseri.
[Recitativo]
Nerone
Amici, al sen vi stringo. Oh come volentieri
di voi io stesso invece la dura povertà soffrir
vorrei!
(Servon arte ed inganno a’ desir miei!)
Agrippina
Or fa d’uopo nella man d’Agrippina
d’assicurar lo scettro. Vanne tosto colà
dove raccolto sta il popolo e soldato;
ivi attendi ch’io scopra la novella fatal,
e allor prudente il nome di Nerone
insinua fra le turbe.
Se al trono il ciel Nerone oggi destina,
Narciso regnerà con Agrippina.
[Aria]
Narciso
Volo pronto, e lieto il core
è presagio di gioire.
Volarò da loco a loco
sovra l’ali del mio amore,
e col fervido mio foco
farò pago il tuo desire.
(esce)
SCENA VI
[Recitativo]
Agrippina
Quanto fa, quanto puote necessità di stato,
io stessa, io stessa!
Nulla più si trascuri; all’opra, all’opra!
Lode ha, chi per regnar inganno adopra.
[Aria]
Agrippina
L’alma mia fra le tempeste
ritrovar spera il suo porto.
Di costanza armato ho il petto,
che d’un regno al dolce aspetto
le procelle più funeste
son oggetti di conforto.
SCENA VII
Piazza del Campidoglio con trono. Nerone circondato dal Popolo a cui sparge denaro.
[Arioso]
Nerone
Qual piacere a un cor pietoso
l’apportar sollievo ai miseri!
Prendi tu ancora, prendi!
Ma rassembra tormentoso
106
SCENA VIII
[Pallante, Narciso, Nerone]
Pallante, Narciso
Ecco chi presto fia Cesare a Roma.
Pallante (Si concili il suo amor.)
Narciso (Merto s’acquisti.)
Pallante Qui, Signore, risplende la tua virtù.
Narciso
La tua pietà qui spande
a incatenar i cor, e gloria e fama.
Nerone
Ah Pallante, ah Narciso!
Duolmi che angusto fato
sia termine a mie brame.
A tutti col desir giovar vorrei;
pietade è la virtù più grata a’ Dei.
(Madre i precetti tuoi non abbandono,
che, se finger saprò, Cesare sono.)
Pallante Agrippina qui vien.
Narciso
E accompagnata da ogn’ordine di gente;
alto affar la conduce.
Pallante Tu forse lo saprai?
Narciso Qual sia m’è ignoto.
Narciso, Pallante
(Agrippina a me sol tutto fé noto)
Nerone (Questo è il giorno fatal del mio destino)
Narciso, Pallante
(Presto spero goder volto divino)
SCENA IX
Agrippina, seguita dal popolo, va a sedersi sul
trono.
Nerone, Pallante, Narciso.
Agrippina
Voi che dall’alta Roma coll’amor
col consiglio e colla forza i casi dirigete,
a voi qui regno apportatrice infausta
di funesta novella. Amici è morto Claudio.
L’infido mar, geloso che restasse alla terra
un tal tesoro, lo rapì a noi.
Di Roma fatto è vedovo il soglio.
(discende dal trono)
L’autorità, ch’è in voi, scelga un Cesare al
trono,
ed egli sia giusto, pietoso e pio
qual merta Roma e il mio cor desia.
[Quartetto]
Pallante Il tuo figlio…
Narciso La tua prole…
Narciso, Pallante
merta sol scettro e corone;
viva, viva Nerone, viva!
Agrippina
Viva, viva Nerone, viva!
Vieni, oh figlio, ascendi al trono,
vieni, oh Cesare, di Roma!
Nerone
Nel mio cor l’alma è gioliva.
Al regnar giunto già sono,
vengo a cinger d’allor la chioma.
(Agrippina e Nerone ascendono sul trono; si
sente suono di trombe)
[Recitativo]
Agrippina
Ma qual di liete trombe
odo insolito suono?
Claudio giunge d’Anzio al porto;
che del mar ch’il volle assorto,
domò Otton l’alta fierezza.
[Recitativo]
Pallante Che sento!
Narciso Crudo ciel!
Agrippina Perfido fato!
Nerone Evvi al mondo di me più sfortunato?
Agrippina
Non ti turbino, o figlio,
gl’influssi del destin per te funesti;
quel soglio ascenderai donde scendesti.
(Se ma d’arte fu d’uopo, ora l’arte s’adopri)
Oh qual contento, amici, nasce al mio cuore
afflitto:
Claudio è risorto, ed è risorta ancora la fortuna
di Roma.
Per novella sì lieta l’allegrezza comun sorga
festiva!
Poppea, Nerone, Narciso, Ottone, Pallante,
Lesbo Evviva Claudio, evviva!
Narciso (Oh contenti perduti!)
Pallante (Oh speranze smarrite!)
Nerone (Empi cieli, così voi mi tradite?)
Lesbo
Signora, a te sen viene il valoroso Ottone,
che dai gorghi del mar Cesare trasse,
e lo ripone al soglio.
Agrippina, Nerone, Narciso, Pallante
(Vien la fiera cagion del mio cordoglio)
Lesbo
(Ratto volo a Poppea nunzio d’amore,
i sensi a discoprir, che Claudio ha il cuore.)
SCENA XI
Ottone, Agrippina, Nerone, Pallante, Narciso
Ottone
Alle tue piante, oh Augusta,
tra le sventure fortunato io torno.
Già de’ Britanni vinti mentre il mar porta
gonfio il gran trionfo, invido ancor
tra le procelle tenta a Roma di rapirlo.
SCENA X
Lesbo, Agrippina, Nerone, Pallante e Narciso
[Arietta (Cavatina)]
Lesbo
Allegrezza, allegrezza!
107
Men forti, quanto carche cedon le navi
al tempestoso nembo.
Chi tra scogli s’infrange;
chi dall’onde è sommerso;
né rispetto a Regnante ha il flutto infido,
e dal plebeo indistinto
a sé lo trasse, da ogn’un creduto estinto.
Ma per amico fato nel naufragio comun
il braccio forte
sovra gli omeri miei lo tolse a morte.
Agrippina
Per opra così grande Claudio, Roma, Agrippina
tutto a te denno, e da un’anima augusta
la mercede maggior sarà più giusta.
Ottone
Già del grato Regnante sorpassa
il merto mio la ricompensa.
Di Cesare nel grado
ei mi destina al soglio.
Narciso, Pallante (Che sento, oh ciel!)
Agrippina (Cesare?)
Nerone (Ahi, che cordoglio!)
Ottone
Allo spuntar della novella aurora
mirerà trionfante Roma il suo Claudio,
e allora al popolo, al Senato
ei farà noto l’onor che mi comparte.
Agrippina Onor a te dovuto.
Pallante Otton dunque sarà…
Narciso Cesare fia…
Agrippina (Cederò prima estinto)
Nerone (Ah gelosia)
Ottone
Se’l permetti, oh Signora,
occulto arcano a te svelar vorrei,
da cui solo dipende tutto
ciò ch’è più lieto ai desir miei.
Agrippina
(Costui cauta s’ascolti)
Eh voi partite!
Confida a me, confida
quanto il tuo cor desia.
108
Narciso (Crudo ciel!)
Pallante (Strani eventi)
Nerone (Ahi sorte ria!)
SCENA XII
Agrippina, Ottone
Ottone
Augusta, amo Poppea. Trono, scettro non curo;
se privo io son dell’adorato bene;
a cui soggetto il viver mio si rende,
da te la mia fortuna oggi dipende.
Agrippina
Nutra pure il tuo core
sensi d’amore per la beltà gradita,
ch’il mio pronto sarà per darti aita.
Ottone
Oh magnanima e grande dispensiera di grazie,
e di fortune, quanto, quanto a te devo!
Agrippina
(Ama Claudio Poppea, ciò m’è già noto;
spero ch’il mio pensier non vada a vuoto.)
[Aria]
Agrippina
Tu ben degno
sei dell’allor,
(ma di sdegno
arde il mio cor.)
Con l’oggetto
che fa il tuo amor
avrai nel petto
dolce l’ardor.
SCENA XIII
[Recitativo]
Ottone
L’ultima del gioir meta gradita
tu mi porgi, oh fortuna!
Oggi al trono, per rendermi beato,
unirà Amor un divin volto e amato.
[Aria]
Ottone
Lusinghiera mia speranza,
l’alma mia non ingannar!
Sorte, placida in sembianza,
il bel volto non cangiar!
SCENA XIV
Stanza di Poppea. Poppea allo specchio.
[Aria]
Poppea
Vaghe perle, eletti fiori,
adornatemi la fronte!
Accrescete a mia bellezza
la vaghezza,
che a svegliar nei petti amori
ho nel cor le voglie pronte.
[Recitativo]
Poppea
Otton, Claudio, Nerone
la lor fiamma hanno scoperto.
D’essi ciascuno il proprio ardor lusinga;
né sanno ancor s’io dica il vero o finga.
SCENA XV
Poppea e Lesbo.
Lesbo Signora, o mia Signora!
Poppea
(Questi è il servo di Claudio;
non si lascin d’amor gl’inganni e l’arte)
Oh fido servo, oh quanto mi consola il vederti!
E quai di Claudio nuove liete m’apporti?
Lesbo
Là del mar ne’perigli più che il perder se stesso,
la tua memoria afflitto le rendea;
invocava in aiuto ciascuno i Numi suoi,
egli Poppea.
Poppea
O caro Lesbo, esprimere abbastanza non
posso il rio dolore,
che al cor donò sì dura lontananza.
Momento non passò, ch’al mio pensier ei non
fosse presente,
(Mio cor, tu sai come la lingua mente)
SCENA XVI
Poppea, Lesbo, Agrippina in disparte
Lesbo Di lieta nuova apportator io sono.
Agrippina (Il servo è qui, s’ascolti)
Poppea E che, dimmi!
Lesbo
Solo tacito, e ascoso in questa notte oscura
verrà Claudio da te.
Poppea
(Cieli, che sento!)
Ma Agrippina…
Lesbo
Non dubitar, Signora;
io vigile custode sarò per ogni parte.
Poppea Che farò mai?
Lesbo
Già l’ora s’avvicina; dalla reggia non lunge
egli m’attende;
penosa a un cor, ch’adora d’un sol momento
la tardanza rende.
Poppea
Venga Claudio, ma sappia, ch’il mio cor,
se ben suo, nella sua purità sempre è costante.
L’accolgo qual sovran, non qual amante.
Lesbo Io tanto non vi cerco; io parto, addio!
Agrippina (Il destino seconda il desir mio)
SCENA XVII
Poppea
Poppea
Perché in vece di Claudio il caro Otton non
viene?
Ei più gradito sarebbe al cor, che l’ama;
ma tardo arriva ognor quel che si brama.
[Aria]
Poppea
È un foco quel d’amore
che penetra nel core,
ma come? non si sa.
S’accende a poco a poco,
ma poi non trova loco
e consumar ti fa.
SCENA XVIII
Agrippina, Poppea
109
[Recitativo]
Poppea
(Ma qui Agrippina viene.
Che farò mai, se Claudio giunge?
Ahi pene!)
Agrippina
Poppea, tu sa che t’amo, e a me communi
son di pena o piacer i casi tuoi.
Poppea (Se Claudio vien, dal ciel imploro aita.)
Agrippina
(Spero ch’il fine avrà la frode ardita)
Dimmi senza rossor, Ottone adori?
Poppea Ah! non oso, Agrippina…
Agrippina A me confida i sensi del tuo cor.
Poppea È ver, l’adoro.
Agrippina
Sappi ch’ei ti tradisce. Conscio che Claudio
Mira con amor il tuo bello,
ei si prevalse d’un enorme delitto.
Per secondar d’ambizione oscura del cor gl’impulsi
egli te a Claudio cesse, purché Cesare in soglio
oggi lieto l’adori il Campidoglio.
Poppea E tanto è ver?
Agrippina
E tanto io t’assicuro, e, del mio dir in prova,
in questa notte ancora nascoso
a te verrà Claudio fra l’ombre.
Poppea (Ciò ad Agrippina è noto?)
Agrippina
Senti! Claudio tosto verrà:
tu accorta alla vendetta attendi.
Poppea Che far degg’io?
Agrippina
Procura, che di Claudio nel core penetri gelosia.
Mesta ti fingi, di, ch’Ottone superbo,
nel nuovo grado audace
t’obbliga a non mirarlo, e te desia;
perché da sé scacci, lusinghe, vezzi adopra,
e s’egli amor pretende, prometti amor,
piangi, sospira e prega.
Nulla però concedi
110
se prima al tuo desir ei non si piega.
Poppea
Tanto pronta farò; ma se acconsente,
di mie promesse il frutto vorrà goder,
ed io qui, inerme e sola…
come fuggir potrò si gran periglio!
Agrippina Segui senza temer il mio consiglio.
[Aria]
Agrippina
Ho un non so che nel cor,
che invece di dolor,
gioia mi chiede.
Ma il cor, uso a temer
le voci del piacer
o non intende ancor,
o inganno del pensier,
forse le crede.
SCENA XIX
Poppea
[Recitativo]
Poppea
Cieli, quai strani casi conturbano la mente!
Ottone, Ottone!
Queste son le promesse e i giuramenti?
Così il cor ingannasti, che destinte per te
soffrir godeva le pene dell’amor?
Così tradisci per un vano splendor
la fé sincera che a me dovevi?
E audace, per soddisfar l’ambizioso ardire,
offri me in olocausto al tuo desire?
[Aria]
Poppea
Fa quanto vuoi
gli schemi tuoi non soffrirò.
Dentro al mio petto
sdegno e vendetta risveglierò.
SCENA XX
Claudio, Poppea, Lesbo
[Recitativo]
Lesbo
Non veggo alcun. Signora, Claudio è qui.
Non temer, vieni sicuro; tutto è in muto silenzio,
Claudio Ottone?
Poppea
Ottone sì, ch’ardito tenta far violenza al mio
core.
Claudio Tutto di’! Che mai sento! Oh traditore!
Poppea
Scoperse, è già gran tempo, gli interni suoi
desir,
ma sempre in vano.
La costanza in amarti m’obbligò a disprezzarlo,
e alfin noioso ei seppe la cagion del mio rigore.
Ora superbo e altiero vanta, ch’al nuovo giorno
avrà del sagro allor il crine adorno.
Temerario commanda, minaccia baldanzoso
se a te, mio ben, rivolge un sguardo solo.
Non è questa cagion d’immenso duolo?
Claudio E tant’oltre s’avanza?
Poppea
Togli, Cesare, togli ad un ardito di regnar la
speranza,
e allor vedrai, fatto umile il superbo,
a non osar di rimirarmi mai.
Claudio Tutto farò. Non lagrimar, cor mio!
Poppea Mel prometti?
Claudio Lo giuro.
Poppea Ottone dunque Cesare più non sarà?
Claudio
No, no, cara; in questa notte io voglio di mia fe,
del mio amor darti le prove.
Vieni tra questa braccia!
Fra dolci nodi avvinta
più soavi piacer l’alma destina.
Poppea (guarda per la scena)
(Al cimento già son; dov’è Agrippina?)
Claudio
Porgi la bianca destra ad un che t’ama.
Più non tardar di consolar mie pene!
Poppea (guarda per la scena)
(Il periglio s’accresce, e Agrippina non viene)
Claudio
Che rimiri, mio ben! Già custodite
son da Lesbo il fido le regie soglie.
ne men dell’aura il sussurrar qui s’ode;
a tuoi piacer Argo sarò custode.
SCENA XXI
Claudio, Poppea
[Aria]
Claudio
Pur ritorno a rimirarvi,
vaghe luci, stelle d’amor.
Né mai stanco d’adorarvi
offro in voto e l’alma e’l cor.
[Recitativo]
Claudio
Ma, oh ciel, meste e confusa
a me nulla rispondi?
Qual pensier ti conturba?
Dell’amor mio già vedi le prove più sincere.
Deh, la doglia del cor, perché nascondi?
Parla, oh cara, rispondi.
Poppea
Del mio interno martir già che tu vuoi
ch’io scopra la cagion, sappi. Ma, oh Dio!
(finge di piangere)
I singhiozzi del cor, misti con pianto,
permettono che appena
si formi accento tra le labbra amaro!
(Così a mentir dalla vendetta imparo.)
Claudio
Il tuo dolor non celar; ciò che dipende
dal mio poter dispor, cara, tu puoi;
chiedi pur ciò che vuoi,
tutto a te dal mio amor sarà concesso.
Poppea
Ah! che d’amarti più non m’è permesso!
Claudio E chi tel vieta?
Poppea Oh Dio!
Claudio Scopri!
Poppea Dir nol poss’io.
Claudio
E chi al parlar frappone difficoltà?
Dillo, mio ben!
Poppea Ottone.
111
Vieni ad appagar, o cara, il mio desire!
Poppea
Né pur giunge Agrippina; ahi; che martire!
(Poppea ritorna a guardar per la scena)
[Arietta]
Claudio
Vieni, oh cara,
ch’in lacci stretto
dolce diletto
Amor prepara.
[Recitativo]
Poppea (Che mai farò?)
Claudio
T’intendo! Donna casta talor vuol per escusa
che s’usi la violenza.
Al mio voler non ripugnar, cor mio!
[Recitativo]
Poppea
Pur la fin se ne andò. Lieto mio core,
oggi vedrai punito il traditore!
SCENA XXIII
Poppea e Agrippina
Poppea
O mia liberatrice, quanto a te devo,
e quanto da tuoi saggi consigli il frutto attendo!
Agrippina Nascosa il tutto intesi:
oggi sarem compagne a mirar liete
più il nostro che di Cesare il trionfo.
T’abbraccio, amica, e in me tutto confida;
disponi, oh cara, del mio cor che t’ama.
(Felice riuscì l’ordita trama)
Poppea Augusta, il mio voler da te dipende.
Agrippina
Quest’alma dal tuo amor legata pende.
[Aria]
Agrippina
Non ho cor che per amarti,
sempre amico a te sarà.
Con sincero e puro affetto
io ti stringo a questo petto;
mai di frodi, inganni ed arti
sia tra noi l’infedeltà.
SCENA XXII
Lesbo e detti
Lesbo (correndo)
Signor, Signor, presto fuggiamo!
Viene la tua sposa Agrippina.
Claudio Crudo ciel!
Lesbo Non tardar!
Poppea (Fuggon le pene)
Claudio Lesbo, l’adito chiudi!
Lesbo Più non è tempo.
Poppea Ah, Claudio di te, si me si caglia;
parti, Signor, se m’ami!
Claudio E sarò privo del bramato piacer?
Lesbo Non più consiglio.
Poppea
(Giunse a tempo Agrippina al mio periglio)
[Terzetto]
Claudio
E quando mai i frutti del mio amor, bella,
godrò?
Poppea Quando vorrai!
Lesbo Partiam, Signor!
SCENA XXIV
Poppea
[Recitativo]
Poppea
Se Ottone m’ingannò, e s’egli ingrato
un dolce amor al fasto suo soggetta,
del cor offeso è giusto la vendetta.
[Aria]
Poppea
Se giunge un dispetto
a’ danni del cor,
si cangia nel petto
l’amore in furor.
Non ama chi offende
o segue l’Amor,
112
il cor si difende,
da effimero ardor.
Ottone
Virtù e valor bastante
aver vorrei per veder felici
al Lazio i regni, e debellar nemici.
Pallante
Ma dall’alto discende, per incontrar Augusto,
Poppea con Agrippina.
Ottone
Viene chi è del mio cor Diva e Regina!
ATTO SECONDO
SCENA I
Strada di Roma contigua al palazzo imperiale
apparata per il trionfo di Claudio
Pallante, Narciso
[Recitativo]
Pallante Dunque noi siam traditi?
Narciso Amico, è vero ciò ch’a te dissi.
Pallante E quel ch’io ti narrai dubbio non ha.
Narciso
Sia dunque la fè tra noi, qual nell’inganno è
d’uopo.
Pallante
Se delude Agrippina, l’arte con lei s’adopri.
Narciso
Sì, sì, la frode scopra il finger nostro,
e qual ch’a te ricerca a me pronto dirai,
ed io prometto a te fido svelar quanto a me
chiede.
Narciso, Pallante
A noi la destra sia pegno di fede!
Pallante Ottone giunge.
Narciso E questi esser Cesare deve!
Pallante Già gli ossequi di tutti egli riceve.
SCENA III
Agrippina, Poppea, Nerone, li quali discendono
dal palazzo imperiale con accompagnamento.
Ottone, Pallante e Narciso.
[Preludio] [Recitativo]
Agrippina (Ecco il superbo)
Poppea (Ecco l’infido)
Nerone
Miro il rival, e ne sento pien d’ira il cor.
Agrippina (Poppea, fingiamo)
Poppea (Fingiamo)
Ottone
Bellissima Poppea, pur al fine mi lice
nel tuo volto bear le luci amanti.
Agrippina (Come perfido egli è!)
Poppea (Così egli inganna!)
Narciso
(Come il duol, ch’ho nel petto, il cor m’affanna!)
Ottone Avrà di già Agrippina del mio destin…
Poppea
Già intesi il tuo desire,
e quel ch’a tuo favor oprano i fati.
Agrippina (a Ottone)
Quanto chiedesti, io dissi.
(a Poppea)
(Egli volea ch’io scusassi l’error)
Poppea (Ah! traditore!)
Ottone
Quei che svelò Agrippina, sono i sensi del core,
e ben vedrai che il piacer del trono senza te è
un affanno.
SCENA II
Ottone, Pallante, Narciso
[Aria]
Ottone
Coronato il crin d’alloro
io sarò nel campidoglio.
Ma più bramo il bel ch’adoro,
che non fò corona e soglio.
[Recitativo]
Pallante
Roma, più ch’il trionfo, oggi,
Signor, la tua virtude onora.
Narciso
Il tuo eccelso valor la patria adora.
113
Narciso Vien Claudio.
Agrippina
(E vien a tempo, perché celato ancor resti l’inganno)
[Coro]
Poppea, Agrippina, Nerone, Ottone, Narciso,
Pallante, Lesbo
Di timpani e trombe
al suono giulivo
il giorno festivo
per tutto rimbombe!
Roma applauda il gran regnante,
Viva Claudio trionfante!
SCENA IV
Claudio sopra macchina trionfale.
Agrippina, Poppea, Nerone, Narciso, Pallante,
Lesbo.
[Recitativo]
Claudio
Nella Britannia vinta
un nuovo regno al Lazio
incatenato io porto,
e scelse invano,
per frastornar l’impresa,
quante tempeste ha il mar,
mostri la terra; che toglier
non potrà forza d’abisso
quel, ch’il destin di Roma
ha già prefisso.
[Aria]
Claudio
Cade il mondo soggiogato
e fà base al Roman soglio.
Mà quel regno fortunato
chè soggetto al Campidoglio!
[Recitativo]
Agrippina
Signor, quanto il mio cuore giubila nel mirarti!
E questa braccia, che, di stringerti prive,
diedero a’ sensi miei sì grave pena,
ora forman d’amor dolce catena.
Claudio
Amabile Agrippina, pur ti restringo al seno,
114
che l’alma nell’amar sempre costante;
qual consorte t’abbraccio e qual amante.
Poppea
Cesare, io pur l’alte tue glorie onoro.
Claudio Aggradisco il tuo dir.
(a Poppea)
(Sa che t’adoro)
Nerone Della mia fè divota offro i tributi.
Claudio Figlio, sei certo del mio amor.
Narciso Ossequioso venero le tue glorie.
Pallante
E de’ trionfi spande Fama immortal per tutto il
suono.
Claudio
Di Narciso e Pallante gli affettuosi pensier noti
mi sono.
Ottone
Alle tue piante, Augusto, ecco prostrato Ottone,
il tuo fedel, che là nel mar…
Claudio Che vuoi?
Ottone
Alla mia fede, Signor, attendo umile
la promessa mercede.
Claudio E hai l’ardir di comparirmi innante?
Ottone Di quel fallo son reo?
Claudio Sei traditore!
Nerone, Narciso, Pallante (Che sento mai)
Agrippina (Va ben!)
Poppea (Giubila, o core!)
Ottone
Io traditor? Io, che fra rischi ardito,
senza temer la morte,
dalla morte ti trassi, io traditore?
Claudio
Non più, ch’al tuo fallir
giusta pena è il morir.
Ottone
Cieli, ch’intendo!
Claudio (Ma a chi vita mi diè la vita io rendo)
Ottone Deh tu, Agrippina, assisti!
[Aria]
Agrippina (a Ottone)
Nulle sperar da me,
anima senza fè,
cor traditore!
Fasto che t’abbagliò,
perché non t’additò
cotanto orrore?
[Recitativo]
Ottone Soccorri almen Nerone!
[Aria]
Nerone
Sotto il lauro ch’hai sul crine
le sciagure e le ruine
tu non puoi già paventar,
Anche il fulmine aspetta quella fronda,
ch’oggi eletta la tua fronte a coronar.
[Recitativo]
Ottone E tu Poppea, mio bene?
[Aria]
Poppea
Tuo ben è ‘l trono,
io non son più tuo ben,
È quello il tuo contento,
ed io per te ne sento
la gioia del mio sen.
[Recitativo]
Ottone
Scherzo son del destin.
Narciso, amico, compatisci
quel duol ch’il seno aduna?
Narciso L’amico dura sol quanto fortuna.
(parte)
Ottone
Habbi pietà tu almeno di quest’alma penante?
Pallante
Chi ad Augusto è nemico, è nemico a Pallante.
(parte)
Ottone Lesbo fedel, compiangi al mio dolore!
Lesbo Lesbo sdegna ascoltar un traditore.
(parte)
SCENA V
[Recitativo accompagnato]
Ottone
Otto, Otton, qual portentose fulmine è questi?
Ah, ingrato Cesare, infidi amici, e Cieli ingiusti!
ma più del Ciel, di Claudio, o degli amici
ingiusta, ingrata ed infedel Poppea!
Io traditor? Io mostro d’infedeltà?
Ahi Cielo, ahi fato rio!
Evvi duolo maggior del duolo mio?
[Aria]
Ottone
Voi che udite il mio lamento,
compatite il mio dolor!
Perdo un trono, e pur lo sprezzo;
ma quel ben che tanto apprezzo,
ahi che perdolo è tormento
che disanima il mio cor.
SCENA VI
Giardino con fontana, Poppea
[Aria]
Poppea
Bella pur nel mio diletto
mi sarebbe l’innocenza.
Un desio mi sento in petto
che vorrebbe usar clemenza.
[Recitativo]
Poppea
Il tormento d’Ottone in me si fa tormento;
io pur vorrei sentir le sue discolpe.
Ma pensieroso e mesto ei qui sen viene,
forse a sfogar del cor le acerbe pene.
SCENA VII
Poppea, poi Ottone
Poppea
(Par che amor sia cagion del suo martire;
per scoprir meglio il vero fingerò di dormire)
(Si pone non veduta a sedere presso una fonte,
fingendo di dormire)
115
[Arioso]
Ottone
Vaghe fonti
che mormorando
serpeggiate
nel seno all’erbe…
[Recitativo ed Arioso]
Ottone (Vede Poppea)
Ma qui che veggo, oh ciel?
Poppea fra i fior riposa,
mentre al mio fiero duol non trovo posa.
Voi dormite, oh luci care,
e la pace gode il core.
[Recitativo]
Poppea (finge sognarsi)
Ottone traditore!
Ottone
Anch’il sonno, oh Dio, t’inganna,
perch’io sembri un infedele!
Poppea (finge sognarsi)
Ingannator crudele!
Ottone
Dimmi almen, qual sia il fallire
che cagione il tuo rigore?
Poppea (finge sognarsi)
Ottone traditore!
(Qui mostra di svegliarsi)
Ottone (Ella si sveglia; udiamla!)
(si ritira in disparte)
Poppea (mostra parlar da sé)
Fantasmi della mente, voi ancora perturbate
il mio riposo? Voi supplice al mio aspetto
l’indegno traditor mi presentate?
Che dirà in sua discolpa?
Negar forse potrà che a Claudio ei cesse tutto
l’amor
tutta la fè promessa, purché Cesare al soglio
oggi Roma il vedesse in Campidoglio?
Ottone (Cieli, che sento mai?)
Poppea
Dì pure, dimmi infido, se tradirai?
Testimonio sarà del tuo fallire Agrippina
Regnante;
ch’un reggio cor mentire non avrà la tua colpa
ardir bastante.
Ottone
(Più soffrir non poss’io.)
Ecco ai tuoi piedi…
(Poppea mostra partir, Ottone la trattiene)
Fuggi? T’arresta, oh cara!
(Ahi che cordoglio!) Sentimi almen!
Poppea Sentir più non ti voglio.
Ottone Ferma!
Poppea Lasciami!
Ottone
Senti! Prendi l’acciar, ch’alla tua destra io dono,
e se reo mi ritrovo, che tu m’uccida. Poi contento
io sono.
Poppea
(Prende la spada e rivolta la punta verso Ottone)
Parla dunque; ma avverti, che del fallo prescritta
hai già la pena.
Se traditor tu sei, cadrai vittima e sangue in sù
l’arena.
Ottone
Già intesi, non veduto, l’enormissima accusa,
che ti provoca a sdegno. Ch’io ti ceda ad
altrui?
E per un raggio di cieca ambizione
te, mio bel sole io perda?
Chi può crederlo mai, chi lo pretende?
Scettro, alloro non curo: ver te fù sempre
questo cor rivolto,
che val per mille mondi il tuo bel volto.
Poppea
Non so se creder deggia alle tue voci.
Quanto io so da Agrippina svelato fù.
Ottone
Che sento? Perfida, iniqua donna, cagion del
mio languir!
Senti, oh Poppea, quanto sia di colei l’anima
rea.
Poppea
Ottone, or non è tempo, né cauto il luogo;
alle mie stanze vieni; il rigore sospendo.
Se tu sei reo, ver te sarò inclemente;
116
e pietosa m’avrai, se tu innocente.
[Aria]
Ottone
Ti vò giusta e non pietosa,
bella mia, nel giudicarmi.
Tutto son, tutto innocente!
Se poi trovi il cor che mente,
ti perdono il condannarmi.
Poppea Sì, venga pur.
Lesbo
Ad arrecar io volo nuova
così grata al mio Signore.
Poppea (Cieli, voi assistete al mio disegno!)
Lesbo
(Oggi spero al mio oprar premio condegno.)
SCENA X
Poppea
A non pochi perigli mi rendo, è ver, soggetta:
ma chi non sa temer fà la vendetta,
Il desio d’eseguirla alto pensier alla mente
m’addita.
Or qui vorrei Neron.
SCENA VIII
[Recitativo]
Poppea
Di quali ordite trame ingannata son io?
Già, già comprendo le tue frodi, Agrippina!
Per togliere ad Ottone di Cesare l’allor,
me deludesti. Ver Nerone è scoperto il superbo
pensier,
che ti lusinga. Nel duol non m’abbandono;
se vendetta non fò, Poppea non sono.
[Aria]
Poppea
Per punir chi m’ha ingannata,
saprò tessere un inganno
del mio cor alla vendetta.
Di quest’anima oltraggiata
per dar pace al primo affanno
il disegno, amor, affretta!
SCENA XI
Nerone Son qui, mia vita.
Poppea
(Oh come amica sorte seconda il voti miei!)
Senti Neron! Già mille e mille volte del tuo
amor,
di tua fè giurasti il vanto.
Dubbia del vero fui, ch’à per costume
l’uom la donna ingannar, e si fa pregio
le fralezza schernir con il dispregio.
Nerone Non temer, oh mia cara!
Poppea
Per ricever da te prove bastanti
malcauto è il luogo;
solo alle mie stanze vieni;
ivi, se puoi persuader il mio core,
in premi dell’amor, attendi amore!
Nerone Oh mia adorata!
Poppea
Taci! Le mie offerte esseguisci e le nascondi!
Fatto l’amor palese,
in vece di piacer produce affanno.
(Spero felice il meditato inganno)
[Aria]
Poppea
Col peso del tuo amor
SCENA IX
Lesbo e Poppea
Lesbo
Pur alfin ti ritrovo. Impaziente
Claudio di rivederti a te m’invia,
e alle tue stanze solo favellarti desia.
Poppea Che risolvi, oh pensier?
Lesbo
Bella, fà core!
Che quanto ardito più,
più piace amore.
Poppea
(Bel campo alla vendetta m’offre il destin)
Accetto il Cesareo favor.
Lesbo Ei verrà dunque?
117
misura il tuo piacer
e la tua speme!
S’è fedele il tuo cor,
spera pur di goder,
e speri bene.
Agrippina
Costante egli saria, se per me
ancora impiegarsi volesse.
Pallante
E in che può mai a tuoi cenni ubbidir?
Bella, commanda!
Agrippina
Senti! Son miei nemici Narciso e Otton;
bramo che entrambi al suolo cadano estinti.
Vedi, a qual rischio t’espongo!
Pallante
Nel servirti, Agrippina, rischio non v’è
che non diventi gloria.
Ma che fia del mio amor?
Agrippina Pallante, spera!
Pallante (Ha nel seno costei cor di Megera.)
[Aria]
Pallante
Col raggio placido
della speranza
la mia costanza
lusinghi in me.
Così quest’anima
di più non chiede
ch’è la sua fede
la sua mercè.
SCENA XII
[Recitativo]
Nerone
Qual bramato piacer mi s’offre del destino!
Oggi spero baciar volto divino.
[Aria]
Nerone
Quando invita la donna l’amante
è vicino d’amore il piacer.
Il dir: “vieni ad un istante”,
egli è un dir: “vieni a goder”!
Scena XIII
[Aria]
Agrippina
Pensieri, voi mi tormentate.
Ciel, soccorri ai miei disegni!
Il mio figlio fa che regni,
e voi Numi il secondate!
[Recitativo]
Agrippina
Quel ch’oprai è soggetto a gran periglio.
Creduto Claudio estinto, a Narciso,
e a Pallante fidai troppo me stessa.
Ottone ha merto, ed ha Poppea coraggio,
s’è scoperto l’inganno, di riparar l’oltraggio.
Ma fra tanti nemici a voi, frodi, or è tempo;
deh, non m’abbandonate!
[Arioso]
Agrippina Pensieri, voi mi tormentate!
SCENA XV
[Recitativo]
Agrippina
Di giunger non dispero al mio desire.
Ma qui Narciso? Ardire!
SCENA XVI
Narciso e Agrippina
Agrippina
Or è tempo, oh Narciso, di poner fine all’opra.
Pallante e Ottone uniti sono i nostri nemici.
Se amor nutri per me, s’è in te coraggio,
stabilita sarà la nostra sorte.
Narciso Che debbo far?
Agrippina Ad ambidue dar morte.
SCENA XIV
[Recitativo]
Pallante
Se ben nemica sorte non arrise a miei voti,
il cor però del tuo fedel Pallante
nell’opre sue si fè veder costante.
118
Narciso
Tutto farò; ma infine? Qual premio avrò?
Agrippina Confida, e tutto spera!
Narciso (Nutre costei nel sen alma di fiera!)
[Aria]
Narciso
Spererò, poiché mel dice
quel bel labbro, oh donna Augusta!
E se spero esser felice,
la mia speme, ella è ben giusta.
SCENA XVII
[Recitativo]
Agrippina
Per dar la pace al core, semino guerre ed odii.
Con Claudio è ‘l fin dell’opra.
Egli qui vien; mio cor, gl’inganni adopra!
SCENA XVIII
[Arioso]
Claudio
Vagheggiar de tuoi bei lumi
vengo, o cara, il sol di viso.
[Recitativo]
Agrippina
Vorrei della bellezza aver superba il vanto,
per goder il tuo amor; ma dove manca,
supplisce il cor, che per te sol respira.
Ma, oh Dio, nel sen s’aggira
un interno dolor, che mi tormenta,
e rende nel timor l’alma scontenta.
Claudio
Qual t’assale timor? Scoprilo, oh cara!
Agrippina
Preveggo in gran periglio del viver tuo la sicurezza,
e parmi d’ogni intorno sentir strepito d’armi.
Claudio
E chi può ardito in Roma macchiar tradimenti?
Agrippina
Ah mio diletto, freme ottone di sdegno;
ad ognun fia palese il grave torto.
Se pronto ad ammorzar picciola fiamma non
119
accorri veloce
nascerà grand’incendio alle rovine.
Claudio Che mi consigli?
Agrippina
È d’uopo sveller dal suol radice velenosa.
Sin che Ottone ha speranza di salir sopra il
soglio,
il core altiero macchine tenterà, frodi ed
inganni,
troverà parziali mossi dall’interesse,
e la vil plebe offuscata dall’oro,
vorrà ch’ei cinga il crin del sagro alloro.
Il disdegno confondi, l’artificio previeni,
nuovo Cesare acclama immantinente!
Abbandonato ei fia, che s’adora
da ognuno il sol nascente.
Claudio
Ma chi porrò sul trono, senza temer
che, di regnare amante,
ingrato al beneficio egli non sia?
L’autorità compagna ha gelosia.
Agrippina Credi, oh Claudio, ch’io t’ami?
Claudio Son certo del tuo cor.
Agrippina
Dunque concedi per Cesare di Roma il mio
figlio Nerone!
Egli ubbidiente sarà sempre a’ tuoi cenni;
il rispetto ver me, che gli son madre,
l’ossequio al cor darà ver te qual padre.
Claudio Approvo il tuo pensier; pensiero
accorto.
Agrippina
(Coraggio, oh cor! Siamo vicini al porto.)
Non ammetter dimora.
Claudio Lascia ch’io ben rifletta all’importante affar.
Agrippina Grave periglio!
Claudio Tutto farò, ma lascia…
Agrippina
Ah non è tempo d’un indugio maggior.
SCENA XX
Lesbo e detti
Lesbo (a Claudio) (Signor, Poppea…)
Claudio (a Lesbo) (Parlasti?)
Lesbo (a Claudio) (Ella t’attende.)
Agrippina
Periglioso si rende il perder un momento.
Claudio Non dubitar, sarà il tuo cor contento.
Agrippina Ma quando?
Lesbo (Vien tosto, Signor!)
Claudio (Vengo) Sarà ben tosto.
Addio! Altro affare mi porta in altro loco.
Agrippina
No, no, non partirai,
se a me tu prima ciò non prometti.
Lesbo (Il tempo passa)
Claudio (Vengo.) Sì, sì, sarà; prometto.
Agrippina
In questo giorno Cesare fia Neron, assiso in
soglio?
Claudio In questo dì sarà.
Agrippina (Altro non voglio)
Poppea
[Recitativo]
Poppea
Il caro Otton al precipizio io spinsi.
Ma inganno meditato,
la vendetta nel cor oggi rinchiuse,
per deluder colei che mi deluse.
SCENA II
Ottone e Poppea
Ottone
Ah, mia Poppea; ti prego non mi sia di delitto
un fiero tradimento; donna rea m’ingannò,
quando a mie preci del mio amor, di mia fede
esser promise protettrice pietosa.
Del mio amor son seguace, altro non curo,
e a te, mio ben, eterna fede io giuro.
Poppea
Ed io con quanto ho mai di core in petto,
anima mia, l’accetto.
Per far nostra vendetta la macchina disposi,
e s’io del male fui la cagion
a me di ripararlo conviene ancora.
Or quì t’ascondi e taci. Non temer di mia fede;
di ciò ch’io dica o faccia non ti render geloso;
soffrir devi per poco un rio tormento,
che in altrui sarà pene e in te contento.
(Ottone si nasconde in una porta coperta da portiera)
SCENA XXI
[Recitativo]
Agrippina
Favorevol la sorte oggi m’arride.
Purché Cesare sia l’amato figlio,
s’incontri ogni periglio.
[Aria]
Agrippina
Ogni vento ch’al porto lo spinga,
benché fiero minacci tempeste,
l’ampie vele gli spande il nocchier.
Regni il figlio, mia sola lusinga,
sian le stelle in aspetto funeste,
senza pena le guarda il pensier.
SCENA III
Poppea
Attendo qui Nerone, e Claudio ancora;
quest’alma impaziente già s’è resa
di vendicar l’offesa.
ATTO TERZO
SCENA I
Stanza di Poppea con porta in facciata e due
altre per parte.
120
SCENA IV
Nerone, Poppea, Ottone nascosto
Nerone
Anelante ti reco, oh mia diletta,
a ricever mercé d’alta mia fede.
Poppea
Veggo ben, ch’il tuo ardor nella tardanza
stimoli a te non diede; qual ch’a te destinai
tempo felice, trascorse già; del cor con pena
è d’uopo differirne l’effetto. Mà, oh Dio, temo…
Nerone Di che?
Poppea Che qui Agrippina porti il piede, e ci
scopra. (guarda per la scena)
Nerone Qui dee venir la madre?
Poppea
E in brev’ora!
Mà acciò che tu comprenda i sensi del mio cor,
vedi qual prova io te ne dono:
quivi vuò che t’asconda, e attendi
fin ch’ella parta, e allora sciolta d’ogni timor,
vedrai quanto Poppea t’ama e t’adora.
Nerone
Qual già dolce piacer nel seno io sento!
Ottone
(Sempre più in me s’accresce il rio tormento)
(Nerone si nasconde in una porta coperta da
portiera, e dirimpetto a quella dove stà Ottone.)
Poppea
Claudio, tu mi lusinghi, però da ver non m’ami.
Claudio
Come? Dubbiosa ancora vivi dell’amor mio?
Cara vedesti quel ch’io feci per te!
Poppea
Di’, che facesti? Ogn’or più ardito e audace
io provo il turbator della mia pace.
Claudio
Forse ancor insolente nol ritiene il castigo?
Poppea E qual castigo?
Claudio
Ei, balzato dal soglio,
nutre ancora tanto orgoglio?
Poppea
Non t’intendo, Signor,
e più che mai di salirvi ha speranza.
Claudio
E risiede in Otton tanta baldanza?
Poppea
D’Otton? Signor, che parli? Ah Claudio,
già comprendo la mia sorte fatal, la mia sventura. (finge di piangere)
Claudio
Bella, tu piangi? Dimmi che deggio far?
Imponi!
Come già ti promisi, dalle tempia d’Ottone tolsi
l’alloro.
Nerone (Che pena è non udir!)
Ottone (Soffro e non moro)
Poppea Dalle tempia d’Ottone?
Claudio
D’Ottone
sì, ch’ardito leggi al tuo cor impone.
Poppea Otton, Signor, non fu.
Claudio Ma chi?
Poppea
Nerone! Per Nerone esclamai,
ei mi vietò di non mirarti mai.
Claudio Come? Ottone dicesti.
Poppea Neron dissi, Signor, mal intendesti.
SCENA V
Poppea
Amico ciel, seconda il mio disegno!
Credo ch’Ottone il core avrà pieno di sdegno;
ma soffrir sempre dee chi ha in petto amore.
[Aria]
Poppea
Chi ben ama
e sol brama
di goder,
ama solo il suo piacer!
Quella face,
cui non piace mai dolor,
non è mai d’un vero amor.
SCENA VI
Lesbo, Claudio, Poppea, Nerone e Ottone
nascosti.
Lesbo
Qui non v’è alcun, Signore;
la piaga ch’hai nel cor, sana d’amore.
121
Claudio
Neron? Come s’accorda il desio di regnar,
lo scettro, il soglio? Tu m’inganni, oh Poppea!
Poppea
Io t’inganno? Signor, forse non sai ch’il desio
d’Agrippina, pria che giungesti in Roma,
sieder lo fè sul trono, ed acclamato Cesare fu;
meco tu fingi ancora?
Nerone (E ancor non parte, oh ciel)
Ottone (il duol m’accora)
Claudio
Che mi narri di strano!
Ma non dicesti Otton?
Dimmi, rispondi!
Poppea
Signore, forse prendesti con equivoco il nome;
han Nerone ed Ottone un egual suono.
Claudio
Quel ch’io creda non sò, stupido io sono.
Poppea
Dubiti ancor? D’ogn’uno del mio dir farò fede,
e, se tu vuoi, darò prove evidenti, che del mio
cor l’insidator molesto è sol Neron;
ma poi, e che farai, Signor?
Claudio Le tue vendette.
Poppea Ciò mi prometti?
Claudio Giuro.
Poppea
E tanto io da te spero!
Vedrai se ho il cor mendace o pur sincero.
(Poppea conduce Claudio dentro alla porta ch’è
in faccia e poi va ove è Nerone, ed apre la portiera.)
Vieni meco, Signore, e qui t’arresta.
Nerone (Claudio partì?)
Ottone (Quanto il tardar molesta!)
Poppea Nerone, dove sei?
Nerone Son qui, mia vita.
SCENA VII
Claudio, Poppea, Nerone, Ottone nascosto
122
Claudio Temerario, insolente!
Nerone (Oh ciel, aita!)
Claudio
Sin nella reggia istessa, baldanzoso garzon, osi
impudico
alle vergini eccelse usar gl’insulti e ardito?
Nerone Odi, Signor!
Claudio Taci!
Poppea (Contenta son.)
Ottone (Giubila, o core!)
Claudio
Parti da mia presenza,
né ardisci mai di comparirmi inante!
(Nerone parte, e Poppea gli si accosta)
Poppea (a Nerone) (Và ad Agrippina, e di’…)
Nerone (Ahi! crudo fato!)
Poppea (…che, chi cerca ingannar, resta
ingannato)
Nerone (nel partire)
(Quale ad Augusto cor empia s’aspetta,
Agrippina saprà far la vendetta.)
SCENA VIII
Claudio, Poppea, Ottone nascosto.
Poppea Ora, Claudio, che dici?
Claudio
Io son convinto.
Poppea
Il mio sincero cor ora discopri.
(Per togliermi da Claudio arte s’adopri)
Mà d’Agrippina tutte, lassa! parmi veder
sciolte le furie, Pien di sdegno Nerone
alla madre ricorre; ah, che mi veggo
circondata d’affanni!
Claudio Nulla, oh cara, temer, asciuga il
ciglio!
Poppea
Io sono per tuo amor in gran periglio,
or non è tempo, oh Augusto;
la mia mente confusa non distingue gioire.
Verrà tosto Agrippina; ahi che martire!
Claudio No, non verrà!
Poppea Deh, parti! Nulla otterrai da me!
Claudio Sempre infelice sarà dunque il mio
amor?
Poppea
Della consorte tempra prima il rigore;
fa che sicura io sia dal suo furore;
allor chiedi, e saprai qual sia il mio core.
[Aria]
Claudio
Io di Roma il Giove sono
né v’è già chi meco imperi.
Van ramminghi al piè del trono,
dov’io son, gl’altrui pensieri.
e in nodi eterni per la mano d’amore
formano di due cori un solo core.
Poppea
Sperar dunque poss’io da te fede sincera?
Ottone
Pria che mancarti, oh bella, mille volte morrò.
Poppea Ciò mi prometti?
Ottone
E unisco alle promesse il giuramento;
scagli fulmini il ciel, cara, se mento.
Poppea Ma se Claudio…?
Ottone Nol curo.
Poppea Agrippina, Neron?
Ottone Io gli disprezzo.
Poppea Lo splendore del soglio?
Ottone
Pur ch’io ti stringa al sen, tutto abbandono.
Poppea A te, mio ben, offro me stessa in dono.
[Duetto]
Ottone
No, no, ch’io non apprezzo
che te, mio dolce amor,
tu sei tutt’il mio vezzo,
di tutt’è il mio cor.
Poppea
Sì, sì, ch’il mio diletto
fai tu, mio caro ben,
tu il cor di questo petto,
l’ardor di questo sen.
SCENA IX
Poppea (che guarda per accertarsi della partenza di Claudio)
[Recitativo]
Poppea
Pur alfin se n’andò.
Deh, quanto alletta
il cor dolce vendetta!
Claudio partì; dubbio non v’è d’inganno;
volo a trar il mio ben dal lungo affanno.
[Aria]
Poppea
Esci, o mia vita, esci dal duolo,
ch’a dar consolo vengo al tuo cor!
Per darti vita, caro, t’attendo;
vieni correndo, mio dolce amor!
SCENA XI
Salone imperiale
Agrippina, Nerone
Agrippina
Cotanto osò Poppea?
Nerone
Come narrai, m’allettò, m’invitò, m’accolse,
e poi a Cesare scoprirmi! Egli freme, essa ride
ed io tremante a te ricorro, oh madre, per sottrarmi
allo sdegno di Claudio, e al mio periglio.
SCENA X
Poppea
Oh Ottone, che dici?
Vedi come schernito restò Nerone,
e come d’Agrippina si vendicò il mio cor;
vedi, ch’io sprezzo il regnator del mondo,
e per te sol, mio bene,
vivo involta d’amor tra le catene.
Ottone
Catene fortunate, se ci stringono insieme,
123
Egl’è sposo, tu madre ed io son figlio.
Agrippina
Ah! mal cauto Nerone, all’or ch’io tutti adopro
per innalzarti al trono arti ed inganni,
tu seguace d’un cieco e folle amor
al precipizio corri?
Nerone
È vero, errai; ma l’arti tue e gl’inganni
già discoprì Poppea, “Vanne” ella disse,
“ad Agrippina, e dille
che chi cerca ingannar, resta ingannato”.
Agrippina
Non perciò tutta ancora languisce la mia
speme.
Figlio, smorza nel seno la fiamma indegna!
Guarda qual nemica Poppea! Del tuo pensiero
degno oggetto non sia, ch’il solo impero.
(Parte)
[Aria]
Nerone
Come nube che fugge dal vento
abbandono sdegnato quel volto.
Il mio foco nel seno già spento,
di quest’alma già il laccio è disciolto.
ch’adopri del tuo dir l’arte feconda.
Pallante Lascia la cura a me; tu mi seconda.
SCENA XIII
Claudio e detti
Claudio
Agrippina, Nerone, Otton, Poppea,
nell’accusa discordi, conturban la mia quiete,
né so chi dice il ver, o chi mentisca;
perché provi chi è reo giusto rigore.
Pallante
Alle tue reggie piante, Signor,
ecco prostrato l’infelice Pallante.
Narciso
Per difender sua vita
chiede da te Narciso, Augusto, aita!
Claudio
Miei fidi, e qual insidia contro voi si tenta?
Che fia? Scoprite!
Pallante
Umile per la nostra discolpa porgo, Signor,
l’accusa; perché sol d’Agrippina
la minaccia è ver noi d’alta ruina.
Claudio Per qual cagion?
Pallante
Sul trono, pria che giungesti in Roma,
qual Cesare ella fè sieder Nerone;
di nostr’opra si valse,
mà chi opra per inganno è senza colpa.
Narciso
Di tua morte il supposto è a noi discolpa.
Claudio
Agrippina tant’osa? Ora confermo ciò che
disse Poppea;
entro la reggia son domestici occulti i miei
nemici;
la tema al cor giusto sospetto infonde,
e fra tante vicende ei si confonde.
Voi siete fidi, il braccio mio possente
di scudo a voi sarà; non più timore!
SCENA XII
Pallante e Narciso
[Recitativo]
Pallante Evvi donna più empia?
Narciso
E qual rigore nutrir si può maggior
dentro ad un core? E che farem?
Pallante
È d’uopo tutto a Claudio scoprir;
egl’ha per noi bontà ch’ogn’altra eccede;
si prevenga l’accusa,
e d’Augusta l’error a noi sia scusa.
Narciso
In così gran periglio
approvo il tuo consiglio.
Pallante Mà qui sen vien Augusto.
Narciso
Amico, è questo il tempo,
SCENA XIV
Agrippina e detti
124
Agrippina
Adorato mio sposo, è questo il giorno,
in cui di tue promesse attendo il fine.
A Nerone l’alloro oggi destina,
e ai tuoi piedi prostrato ogni rubel vedrai.
Claudio Non già, Agrippina.
Agrippina
(Sdegnoso mi favella?)
Già il periglio t’è noto,
e il rimedio sicuro è a te palese;
Signor, che tardi più?
Pronto ripara l’imminente ruina,
i nemici reprimi!
Claudio E Agrippina?
Agrippina
(Dissimular non giova. Qui è narciso e
Pallante;
superi un pronto ardir ogni riguardo!)
Pallante , Narciso
(Come volge ver me sdegnosa il guardo!)
Agrippina
Dal tuo dir già suppongo l’arti accorte
de’ miei, de’ tuoi nemici.
Parla, parla, discopri
qual dello sdegno tuo sia la cagione.
Claudio Cesare lo dirà; lo sà Nerone.
Agrippina
Ah! Claudio, ora m’avveggo,
ch’ancora il ben oprar tal’ora è colpa.
Narciso (Or che dirà?)
Pallante (Sentiam la sua discolpa)
Claudio
Tu chiami ben oprar, tentar audace
d’usurparmi l’impero e, colto
il tempo della mia lontananza,
por Nerone sul trono?
Qual scusa addur potrai, che ti ricopra?
Agrippina
Le scuse non adopra un cor sincero.
Quel che dici, Signor, il tutto è vero.
Claudio L’error confessi, ardita?
125
Agrippina
Error non è il salvarti e trono e vita!
Godo che qui presenti sian Narciso e Pallante.
Narciso (Che fermezza ha costei!)
Pallante (Che cor costante!)
Agrippina
Precorse lode al ciel, fama bugiarda,
che nel fatal naufragio tua vita ancor perisse.
Già le milizie, il popolo, il senato
rivolta al successor avean la mente.
Viddi ch’un cor altiero alzato al soglio,
con quella novità che sempre piace,
formava un gran nemico alla tua pace;
per riparare al danno, acclamar feci
il figlio; egli al soglio salì; ma ciò fu solo
per conservarlo a te, caro mio sposo!
Nel diffender tua vita, per mantenerti in trono,
io la nemica, io la rubella sono?
Pallante (Quanto è scaltra costei!)
Narciso (Quanto ella è accorta!)
Agrippina
E Pallante e Narciso del mio oprar facciano
fede.
Forse voi non richiesi per assister all’opra?
Dite pure se all’avviso, ch’il ciel Claudio salvò,
Nerone umile non discese dal soglio?
S’egli, unito a’ miei voti, non fè di tutta Roma
i “viva” risuonar di Claudio al nome?
Parli d’ogn’un di voi il cor sincero!
Claudio Voi che dite?
Narciso , Pallante Signor, il tutto è vero.
Agrippina
E chi, fuorché il mio figlio,
una volta regnante,
dell’aura popolare fatto superbo,
ceduto avria lo scettro?
Per difender tua vita, per mantenerti in trono,
io la nemica, io al rubella sono?
Claudio
(Mi confonde Agrippina;
da istessi accusator ella è difesa!)
Narciso (Stupito son.) (Parte)
Pallante (Della sua colpa ha merto!)
Claudio
Di tua fè, del tuo amore, cara, son certo.
Agrippina
Mà, oh Dio, certa io non son né di tua fedeltà,
né del tuo amore. Penso che presso te fatta
son rea,
perché il tuo cor ascolta…
Claudio E chi?
Agrippina
Poppea. Duolmi sol, che l’inganno
a te non fia palese.
Claudio Scoprilo pur.
Agrippina Costei, vagheggiata d’Ottone…
Claudio
Agrippina, t’inganni; egli è Nerone.
Olà vengano tosto Otton, Neron, Poppea!
Agrippina
Vedrai s’io ti tradisco, e s’ella è rea!
(Ciò, che deve avvenire, io già preveggo.)
Claudio
Fra tanti avvenimenti saprò chi è contumace.
Vò che viva nei cor riposo e pace.
[Aria]
Agrippina
Se vuoi pace, oh volto amato,
l’odio reo fuga da te!
Guarda in me, nume adorato,
il mio amore e la mia fè.
SCENA XV
Poppea, Ottone, Nerone e detti.
[Recitativo]
Agrippina (Ecco la mia rivale)
Poppea (Ecco quel empia cagion di doglia ria.)
Nerone (Che mai sarà di me?)
Ottone (Cieli, che fia?)
Claudio
Vedi, Agrippina, il figlio, quell’ardito garzon,
che nella reggia delle vergini eccelse
tenta offender l’onor.
126
Agrippina T’inganni, Augusto.
Claudio
Nò, non m’inganno, nò, l’erro confessa.
Di Poppea nelle stanze non ti trovai nascosto?
Agrippina Cieli, che sento mai?
Nerone (Parlar non oso.)
Claudio
Accusa col silenzio il suo delitto.
Tu l’attesta, oh Poppea, con cor sincero!
Poppea Lo vedesti, Signor, purtroppo è vero.
Agrippina (L’arte ancor di costei sarà ingannata)
Ottone (Come accorta Poppea s’è vendicata!)
Claudio
Vuo’, che colpa palese palese abbia l’emenda.
Agrippina (Spera ancora il mio cor.)
Poppea (Oh quanto io godo!)
Claudio
Di Nerone e Poppea stringa dolce Imeneo l’illustre nodo!
Poppea (Che sento mai?)
Agrippina (Ch’intendo?)
Nerone A tue grazie, Signor, vinto mi rendo.
Ottone
Ecco prostrato, oh Augusto, quell’Ottone infelice!
Claudio
Ormai t’accheta! Ebbi delle tue colpe il disinganno;
ti promisi l’alloro, Cesare tu sarai.
Agrippina (Sento e non moro!)
Ottone
Io l’allora rifiuto, di regnar non mi curo,
e solo apprezzo la mia cara Poppea.
Se di darti la vita ebbi la sorte,
nel togliermi il mio ben tu mi dai morte.
Agrippina
Ora vedi, chi sia, che ha l’alma rea,
s’è Nerone o s’è Otton ch’ama Poppea!
Claudio (a Nerone)
E tu, Neron, che dici?
Nerone
Ubbidiente io son alle tue voglie;
ma doppio mio castigo
è il togliermi l’impero e darmi moglie.
Poppea
E con me non si parla? Scettri, regni ed imperi
abbia Nerone; d’altri mai non sarò, fuorche
d’Ottone.
Claudio
Io dei vostri desir volli far prova.
(a Nerone) Se lasci per l’allor volto divino,
(a Ottone) se sprezzi per amor di Roma il trono,
ai posteri sarete dell’amor, del regnar
eroi ben degni.
Cesare fia Neron, tu stringi, Ottone,
la tua Poppea costante!
(Ho sciolto il cor, s’ell’è d’un altro amante)
Nerone, Poppea Felice son.
Ottone Più il duol non mi tormenta.
Agrippina
(Or che regna Neron, moro contenta)
Claudio
Habbian termine gl’odi, e Roma
applauda a questo dì bramato,
che ogni un rende contento e fortunato.
Dell’Augusto mio genio, per gli eccelsi
sponsali d’Ottone e di Poppea,
Pronuba Giuno già s’invitò nell’apparato
illustre. Ella ormai scenda, e Roma
intrecci di Neron lauri alla chioma.
[Bouree] [Aria]
Agrippina
V’accendano le tede
i raggi delle stelle.
Esse per tanta fede
già splendono più belle.
[Coro]
Poppea, Nerone, Agrippina, Ottone, Narciso,
Claudio, Pallante, Lesbo
Lieto il Tebro increspi l’onda
sotto ai rai del nuovo allor,
e festeggi su la sponda
pien di gioja il Dio d’amor!
127
VITERBO - Palazzo Farnese
Per le caratteristiche architettoniche del portone d’ingresso e del cortile interno, la fondazione di Palazzo Farnese può essere collocata cronologicamente nella seconda metà
del XIII secolo caratterizzata dalla presenza
del profferlo, tipica scala d’accesso, assai
frequente nell’edilizia civile del quartiere
San Pellegrino. La facciata
mostra la contrapposizione
tra lo stile gotico delle bifore
del primo livello e quello
romanico del secondo, abbellito da finestre con arco a
tutto sesto finemente traforate
che manifestano un tardo
richiamo all’architettura duecentesca. L’abbassamento del davanzale di
queste ultime alterò l’originaria articolazione della facciata mentre le bifore, sottoposte
anch’esse ad una serie di manomissioni,
vennero ripristinate nel loro aspetto originale nel 1925. La balaustra della facciata, sorretta da un’alta colonna in legno, presenta
forme piuttosto originali rispetto al gusto
architettonico viterbese in cui le balconate
sono esclusivamente in peperino, con arcate
in muratura.
L’origine del palazzo è legata alla famiglia
dei Tignosi mentre il nome alla potente
famiglia Farnese, che se ne impossessò in
occasione degli stretti rapporti intercorsi tra
i suoi componenti e Viterbo, quando nel
1431 Ranuccio Farnese venne incaricato di
difendere la città dagli attacchi di
Fortebraccio e Giacomo Di Vico. La tradizione, non suffragata in realtà da documenti attendibili, vuole che qui sia nato
Alessandro, prima potente cardinale poi
asceso al soglio pontificio con il nome di
Paolo III, ricordato in molte fonti come “cittadino viterbese”, che probabilmente vi
abitò con Giulia, bella ed influente sorella.
128
I Farnese abbandonarono il palazzo durante
il pontificato di Paolo III e nel 1561 l’edificio passò nelle mani di Ludovico Chigi che
fece elevare un muro ed una sorta di tramezzo sulla facciata rivolta su via San Lorenzo.
Dal ponte, di fronte al palazzo, è visibile
l’unica superstite delle quindici torri che
svettavano sul colle del
Duomo, la Torre di Messer
Braimando, esimio cittadino
viterbese del XIII secolo.
Essendo la torre, alla fine del
Quattrocento, in pessime
condizioni, i proprietari chiesero ai magistrati l’autorizzazione di abbatterla perchè
pericolante. Rosato di Matteo e Galeotto
Gatti si opposero fermamente a tal punto
che il primo volle specificare nelle Riforme
che a nessuno sarebbe stato lecito demolire
“quelle torri ove sembrano racchiuse la
forza e la nobiltà di Viterbo”.
Palazzo Farnese (foto G. Cerica)
VENERDÌ 9 OTTOBRE 2009
VITERBO - PALAZZO DEI PAPI
GUSTAV LEONHARDT clavicembalo
Johann Kaspar Kerll (1627 - 1693)
Toccata di durezze e ligature
Henry Purcell (1659 - 1695)
Suite in Re maggiore
Prelude, Allemande, Hornpipe
Voluntary in Sol maggiore
Johann Pachelbel (1653 - 1706)
Fantasia in Mi bem. maggiore
Tre Fughe
Georg Böhm (1661 - 1733)
Ciaccona in Sol maggiore
Suite in Fa minore
Allemanda, Corrente, Sarabanda
Jean-Henri D’Anglebert (1629 - 1691)
Suite in Sol maggiore (1689)
Preludio, Allemanda, Corrente, Sarabanda, Giga, Gagliarda, Ciaccona
*****
Johann Sebastian Bach (1685 - 1750)
Quattro Piccoli Preludi
Wer nur den lieben Gott lässt walten, BWV 691
Suite in Mi minore “Für das Lautenwerke”, BWV 996
Preludio, Allemanda, Corrente, Sarabanda Bourrèe, Giga
129
GUSTAV LEONHARDT è stato definito il
Patriarca della musica barocca nel mondo:
uno dei più straordinari artisti della scena
musicale contemporanea ed uno dei più raffinati interpreti della letteratura per strumento a tastiera composta tra il Seicento e il
Settecento.
Nato in Olanda, ha intrapreso lo studio dell’organo e del clavicembalo presso la Schola
Cantorum di Basilea con Eduard Müller. È
stato in seguito nominato professore
all’Accademia di Vienna (1952-1955) e al
Reale Conservatorio di Amsterdam (1954).
Leonhardt si è esibito in tutti i maggiori centri musicali d’Europa ed ha compiuto numerose tournèes negli Stati Uniti, in Giappone e
in Australia. Ha pubblicato vari studi di
carattere musicologico che comprendono
importanti saggi su “L’Arte della Fuga” di
Bach e sulle opere di Froberger; ha inoltre
curato l’edizione della musica per strumenti
a tastiera di Jan Peterszon Sweelinck.
Professore ospite all’Università di Harward
nel 1969, ha ricevuto, insieme a Nikolaus
Harnoncourt, il Premio Europeo Erasmus.
Ha fondato nel 1955 il Leonhardt Consort
divenendo uno dei maggiori interpreti delle
opere di Johann Sebastian Bach. Unitamente
a Nikolaus Harnoncourt, Leonhardt è ricono-
130
sciuto come uno dei pionieri della pratica
della esecuzione storica. Tra il 1971 ed il
1990, ha realizzato il progetto unitamente a
Harnoncourt dell’incisione di tutte le cantate
di chiesa di J. S Bach.
Ha inoltre ricevuto cinque dottorati honoris
causa, l’ultimo dei quali dall’Università di
Padova ed è stato nominato, nel 1999, in
contemporanea con la sua prima apparizione
al Festival Barocco, Accademico Onorario
di S. Cecilia. Il suo catalogo
discografico comprende oltre
180 titoli.
Nel film “Cronaca di Anna
Magdalena Bach” (Das Tagebuch der Anna Magdalena Bach)
di Jean-Marie Straub (1967) ha
partecipato non solo in qualità di
interprete ma anche in veste di
attore nel ruolo di Bach.
Nel 2008 è stato nominato
Accademico filarmonico ad
honorem dell’Accademia Filarmonica di Bologna.
La Tuscia
Foto di: Francesco Biganzoli - Archivio Fotografico APT
una terra che si racconta
PROVINCIA DI VITERBO
www.provincia.vt.it
www.tusciainforma.it
Benvenuti nella Tuscia Viterbese
Benvenuti in una terra dal cuore antico,
punteggiata da laghi e boschi secolari, da
aree archeologiche, da ville e palazzi rinascimentali, da miracolose sorgenti termali ...
Benvenuti nella provincia di Viterbo
Bomarzo - Parco dei mostri (Foto Mattioli)
Qui i borghi medievali, appollaiati sulle rupi
tufacee, sfidano le leggi della fisica; qui
parchi e riserve naturali sanno ancora raccontare natura e ambienti incontaminati;
qui gli itinerari culturali e turistici attraversano quattro millenni di storia...
Benvenuti nelle strade del vino e dell’olio,
tra prodotti tipici e tradizionali alla riscoperta di una cucina dal sapore unico ...
Viterbo - Il Bulicame (Foto arch. APT)
Benvenuti in Tusciainforma
dove è possibile scegliere la localizzazione
del soggiorno, i percorsi turistici da fruire e
i servizi da prenotare.
www.tusciainforma.it
Soriano nel Cimino. La faggeta
(Foto F. Biganzoli)
Viterbo, 3 settembre - Macchina di S. Rosa
(Foto M. Mattioli)
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FESTIVAL BAROCCO 2009 Guida agli spettacoli