PROVINCIA DI VITERBO Assessorato al Turismo MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI REGIONE LAZIO COMUNE DI VITERBO FESTIVAL BAROCCO 2009 XXXIX edizione 7 agosto - 9 ottobre Guida agli spettacoli VITERBO - LUGLIO 2009 CALENDARIO DEGLI SPETTACOLI VENERDÌ 7 AGOSTO 2009 CAPRAROLA - Palazzo Farnese G.F. Händel, La Resurrezione MOZART SINFONIETTA diretta da Stefano Sabene VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2009 VITERBO - Cattedrale di S. Lorenzo EUROPEAN UNION CHAMBER ORCHESTRA diretta da Hans Peter Hofmann Sir J. Galway e Lady J. Galway, flauto Musiche di J.S. Bach, Mozart, Vivaldi SABATO 8 AGOSTO 2009 MONTEFIASCONE - Rocca dei Papi G. Paisiello, La finta amante ORCHESTRA DEL FESTIVAL BAROCCO diretta da Erasmo Gaudiomonte (prima esecuzione moderna) SABATO 19 SETTEMBRE 2009 VITERBO - Palazzo dei Papi Natalia Gutman, violoncello Le Suites di Bach MERCOLEDÌ 23 SETTEMBRE 2009 GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2009 TARQUINIA - S. Maria in Castello LONDON BAROQUE Emma Kirkby, soprano G.F. Händel, Le cantate di Vignanello VITERBO - Chiesa di S. Francesco Viktoria Mullova, violino Ottavio Dantone, clavicembalo Musiche di J.S. Bach GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2009 LUNEDÌ 25 AGOSTO 2008 CASTEL S. ELIA - Basilica di S.Elia EPOCA BAROCCA Fasch, Händel, Purcell, Shaffrath SABATO 29 AGOSTO 2009 CANEPINA - Museo delle Trad. Popolari Domenico Nordio, violino Musiche di J.S. Bach VENERDÌ 4 SETTEMBRE 2009 VITERBO - Abbazia di San Martino HESPERION XXI diretto da Jordi Savall Montserrat Figueras, soprano Mare Nostrum, spazio di dialogo e diversità SABATO 5 SETTEMBRE 2009 VITERBO - Chiesa di S.Maria della Verità ENSEMBLE 415 Chiara Banchini, violino e direzione Musiche di Albinoni, Corelli, Geminiani VITERBO - Palazzo dei Papi IL COMPLESSO BAROCCO diretto da Alan Curtis G. F. Händel, Agrippina, opera in tre atti VENERDÌ 9 OTTOBRE 2009 VITERBO - Palazzo dei Papi Gustav Leonhardt, clavicembalo Bach, D’Anglebert, Kerll, Purcell Concerto a favore dell’AIRC DOMENICA 13 e DOMENICA 20 settembre Sala Regia del Palazzo dei Priori ore 11.30 “Concerto aperitivo” Inizio spettacoli ore 21.00 Biglietti: € 15,00 - concerti aperitivo € 10,00 Abbonamenti: 12 concerti € 120,00 7 concerti a Viterbo € 70,00 Prevendita: UNDERGROUND - Viterbo, Via della Palazzina, 1 - Tel. 0761 342987 Info: INFORMAZIONI TURISTICHE Viterbo, Via Ascenzi - Tel. 0761 325992 PROVINCIA DI VITERBO Assessorato al Turismo MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITÀ CULTURALI Direzione generale per lo Spettacolo dal Vivo REGIONE LAZIO Assessorato alla Cultura COMUNI DI CANEPINA - CAPRAROLA - CASTEL SANT’ELIA - MONTEFIASCONE - TARQUINIA - VITERBO FESTIVAL BAROCCO 2009 a cura del Servizio Turismo della Provincia di Viterbo Tel. 0761 313292 - http://www.provincia.vt.it/turismo - [email protected] dirigente settore: responsabile progetto: responsabile grafica ed editoria: responsabile logistica concerti: responsabile contratti e biglietteria: responsabile comunicazione e pubblicità: Mara Ciambella Fernando Nobili Graziano Cerica Mario Imbastoni Carlo Prugnoli Daniela Di Paola consulenza fiscale e contratti: Claudio Barracchia addetto stampa: Annalisa Rinaldi direttore artistico: Riccardo Marini Guida agli spettacoli Riduzione e adattamento testi Graziano Cerica, Claudia Chiovelli, Luisa Mattioli, Daniela Stoppacciaro Traduzione testi Roberta Evangelisti, M.Emilia Naglia Grafica e impaginazione Graziano Cerica, Micaela Ugolini Redazione Novella Brizi, Graziano Cerica, Claudia Chiovelli, Roberta Evangelisti, Luisa Mattioli, M.Emilia Naglia, Fernando Nobili, Carlo Prugnoli, Daniela Stoppacciaro, Micaela Ugolini Fotografie Archivio fotografico Provincia - Archivio artisti - Archivio fotografico Comuni Coordinamento editoriale: Graziano Cerica Foto di copertina Bagnoregio, Chiesa di San Francesco. M. BENEFIAL, San Francesco consolato dall’angelo musicante (part). VITERBO - LUGLIO 2009 Stampa: TIPOGRAFIA AGNESOTTI - VITERBO Una manifestazione che da decenni rappresenta una delle perle dell’offerta culturale della Tuscia, capace con il tempo di crescere e rinnovarsi. Il Festival Barocco, giunto alla 39esima edizione, quest’anno si svolgerà nel capoluogo e nella provincia dal 7 agosto al 9 ottobre offrendo un cartellone di livello che con la musica sa coniugare location di pregio per spettacoli dal forte impatto sul pubblico. Saranno quattordici i concerti in calendario, che toccheranno alcuni dei posti più belli del Viterbese. Rispetto allo scorso anno, ci saranno l'Abbazia cistercense di San Martino al Cimino, la Rocca dei Papi di Montefiascone e soprattutto il magnifico Palazzo Papale. E poi, abbiamo riconfermato spettacoli nel Palazzo Farnese di Caprarola, nella Chiesa di Santa Maria in Castello a Tarquinia, nella Basilica di Sant’Elia a Castel Sant’Elia, nel chiostro del Museo delle Tradizioni Popolari a Canepina e a Viterbo, oltre che nella Cattedrale di San Lorenzo, nella Chiesa di San Francesco e nella chiesa di Santa Maria della Verità, anche nella Sala Regia del Palazzo dei Priori. Molte altre le novità di un cartellone che ogni anno si fa più interessante: i pacchetti turistici collegati al festival, diffusi anche alla Borsa del Turismo di Berlino, i concerti aperitivo della domenica mattina nella Sala Regia del Comune di Viterbo, la diffusione a livello internazionale del programma del festival tramite gli uffici dell'Enit. Insomma, un grande lavoro quello portato avanti dall’assessorato al Turismo della Provincia che sarà sicuro richiamo per migliaia di visitatori e contribuirà a valorizzare il nostro splendido territorio. Alessandro Mazzoli (Presidente Provincia di Viterbo) 4 Il Festival Barocco giunge alla 39esima edizione mantenendo inalterate le caratteristiche che lo hanno fatto diventare una manifestazione d’eccellenza della Tuscia. Non a caso anche quella di quest’anno sarà un’edizione a livello internazionale con i musicisti più famosi al mondo nel campo della musica barocca: da Jordi Savall a Victoria Mullova, da Alan Curtis, a Gustav Leonhardt, da Natalia Gutman a James Galway. Insomma una manifestazione che cresce ogni anno grazie anche ai contributi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, direzione generale per lo Spettacolo dal vivo e della Regione Lazio e che arricchisce notevolmente l'offerta culturale estiva della Tuscia. Il Festival Barocco, non dobbiamo dimenticarlo, è anche un grande richiamo turistico, dove i luoghi del viterbese fanno da sfondo alla grande musica in un connubio senza precedenti. Auguro agli organizzatori, ai musicisti e a tutti coloro che parteciperanno alle manifestazioni di trascorrere serate all’insegna della cultura musicale. Angelo Cappelli (Assessore al Turismo Provincia di Viterbo) 5 Anche quest’anno, sulla scia del grande successo di cui ha goduto l’edizione 2008, il Servizio Turismo di Palazzo Gentili ha organizzato la XXXIX edizione del Festival Barocco, affidata nuovamente alla direzione artistica del M° Riccardo Marini. Tra le novità di questa edizione, è particolarmente significativa quella di aver promosso il Festival nei più importanti appuntamenti fieristici internazionali dedicati al turismo. Anche quest’anno, infatti, all’altissima qualità artistica del programma abbiamo affiancato l’intento di offrire ai nostri ospiti lo splendore e l’accoglienza della terra di Tuscia proponendo due nuove suggestive location di forte valenza culturale e turistica, l’Abbazia cistercense di San Martino al Cimino e la Rocca dei Papi di Montefiascone, dove sarà ospitata la prima esecuzione in tempi moderni dell’opera “La finta amante” composta da Giovanni Paisiello su libretto di Giovan Battista Casti, celebrato poeta nato ad Acquapendente e formatosi proprio a Montefiascone prima di partire per le corti europee che poi lo fregiarono di allori. Grazie alla consueta, eccellente qualità organizzativa ed operativa del gruppo di lavoro del Servizio Turismo e alla sua perfetta sinergia con tutti i soggetti interessati, l’organizzazione del Festival Barocco ha proceduto nel migliore dei modi. Porgo a tutti un sentito ringraziamento, che estendo particolarmente caloroso a tutto il pubblico e a tutti gli artisti che ci faranno l’onore della loro presenza. Mara Ciambella (Dirigente Servizio Turismo - Provincia di Viterbo) 6 Parata di stelle L’anno in corso è ricco di ricorrenze e centenari importanti, ma quello che ci stimola in modo particolare è quello di Händel: da una lato ricorre il 250° della morte, ma dall’altro si ricorda il 300° del suo triennio (1707-1709) di permanenza in Italia e di presenza continuativa a Roma, in particolare. Con questi presupposti abbiamo inteso dare un largo spazio all’evento con la presentazione di alcuni capolavori appartenenti a quella stagione creativa del “Sassone”: La Resurrezione inaugura il Festival a Caprarola il 7 agosto, nella splendida cornice del Palazzo Farnese, poi a Tarquinia Emma Kirkby e i London Baroque, in una attesissimo ritorno, presenteranno, tra l’altro, alcune delle Cantate composte durante il soggiorno estivo del 1707 nel Castello Ruspoli di Vignanello ed infine Alan Curtis riprenderà quest’anno il lungo viaggio, intrapreso da anni con il Festival Barocco, nel repertorio operistico händeliano presentando Agrippina, di cui ricorre il III centenario della prima rappresentazione avvenuta al Teatro di S. Giovanni Grisostomo a Venezia. Come è ormai consuetudine presentiamo quella che quest’anno può essere considerata una vera e propria «Parata di stelle», che in alcuni casi sono delle vere e proprie novità per noi, come Natalia Gutman, straordinaria violoncellista, erede della Scuola russa di Rostropovich, con il primo concerto dedicato alle Suites di Bach (il secondo è programmato per l’edizione 2010), James Galway, uno dei più acclamati flautisti del mondo, a fianco di Lady Galway e dell’ Orchestra Giovanile dell’ Unione Europea, e Chiara Banchini che, a capo dell’Ensemble 415 può essere considerata tra i “pionieri” dell’ interpretazione filologica su strumenti originali. Ritorni importanti sono rapppresentati da Victoria Mullova, da molti anni assente dal Festival, che per la prima volta si presenta in veste di interprete “filologica” a fianco di uno dei maggiori specialisti italiani quale è Ottavio Dantone, in un impegnativo programma bachiano ed ancora da Jordi Savall, quest’anno affiancato da Hesperion XXI, in un accattivante programma che mette a confronto le esperienze dei principali paesi del Mediterraneo attraverso le musiche cristiane, sefardite, ottomane e arabo-andaluse. Inoltre, nel concerto di chiusura, avremo il ritorno del grande Gustav Leonhardt, punto di riferimento ormai irrinunciabile di ogni percorso interpretativo e musicologico attraverso la musica barocca. Importante la presenza di un violinista italiano di nuova generazione, ma già affermato in campo internazionale, come Domenico Nordio, che presenterà un programma di capolavori per violino solo di Bach, in una sorta di contrasto tra l’ intrepretazione «moderna» e la linea filologica intrapresa da alcuni anni dalla Mullova; poi ancora il complesso Epoca Barocca, che presenterà opere di altri importanti compositori di cui ricorrono i centenari (Purcell e Shaffrath). L’ormai tradizionale produzione di un inedito in prima esecuzione moderna è quest’anno nel nome di Paisiello che compose La Finta Amante su libretto di Giovambattista Casti, poeta e librettista nativo di Acquapendente e montefiasconese di adozione: l’opera viene presentata l’8 agosto proprio a Montefiascone con la direzione di Erasmo Gaudiomonte, nella revisione dello studioso Domenico Carboni. Infine tornano, a corollario del Festival, in due domeniche di settembre i Concerti Aperitivo per dedicare uno spazio anche ai giovani esecutori. Riccardo Marini (Direttore Artistico del Festival) 7 CAPRAROLA - Palazzo Farnese Il Palazzo è uno dei più grandi capolavori dell'architettura rinascimentale, creato per celebrare i fasti della famiglia Farnese e di papa Paolo III, il suo esponente di maggior spicco. Intorno al 1520 venne affidata la progettazione della residenza caprolatta ad Antonio da Sangallo il Giovane e la struttura, a pianta pentagonale con bastioni angolari difensivi ed un fossato perimetrale, ha l’aspetto e la funzione di una vera fortezza. I lavori vennero sospesi quando, nel 1534, il cardinale Alessandro salì al soglio pontificio con il nome di Paolo III. Nel 1559, i lavori ripresero con il nipote del papa, anch’egli di nome Alessandro, che affidò l’incarico a Jacopo Barozzi detto il Vignola che trasformò il palazzo da fortezza a residenza di nobile rappresentanza. Venne modificato anche l’assetto urbano del borgo con la realizzazione della cosiddetta Via Dritta che aveva la duplice funzione di raccordo e prospettica. Il Palazzo può considerarsi terminato nel 1575. Il Piano Rialzato, detto dei Prelati, con ambienti affrescati da Taddeo e Federico Zuccari, permette di raggiungere lo straordinario cortile progettato dal Vignola in forma circolare, composto da due porticati sovrapposti le cui volte vennero magistralmente affrescate da Antonio Tempesta, come pure le pareti della scala elicoidale interna la cui originale interpretazione usciva dalle regole dell’epoca tanto che venne chiamata Scala Regia. Sopra è il Piano Nobile, diviso in due appartamenti: quello estivo affrescato da Taddeo e Federico Zuccari, e quello invernale dipinto dal Bertoja, da Raffaellino da Reggio e da Giovanni De Vecchi. Qui si trova anche la Stanza dei Fasti Farnesiani, che narra negli affreschi la storia della famiglia. Nello stesso piano si trova l’Anticamera del Concilio, dove l’attenzione è rivolta alla figura di Paolo III e al Concilio di Trento. Segue la Sala di Ercole in cui i pregevoli affreschi si rifanno alla leggenda di Ercole che diede origine al Lago di Vico. Alla villa sono annessi gli “Orti farnesiani”, uno splendido esempio di giardino tardorinascimentale realizzato con terrazzamenti collegati dal Vignola alla residenza attraverso dei ponti. La facciata e il giardino all’italiana (foto F. Biganzoli) 8 VENERDÌ 7 AGOSTO 2009 CAPRAROLA – PALAZZO FARNESE GEORG FRIEDRICH HÄNDEL (1685 - 1759) La Resurrezione Oratorio in due parti su libretto di Carlo Sigismondo Capece PERSONAGGI INTERPRETI Angelo Maddalena Cleofe San Giovanni Lucifero Maria Laura Martorana Paola Alonzi Rasek François Bitar Franco Todde Massimo Di Stefano MOZART SINFONIETTA Direttore Stefano Sabene Cecilia Montanaro clavicembalo Simone Vallerotonda tiorba Luigi Polsini viola da gamba 9 Confalone e molti altri. L’orchestra debutta il 9 maggio 2004, a Roma, con l’esecuzione del “Requiem” di Mozart in occasione del Festival Internazionale Cori sull’Aventino. Viene invitata ad importanti rassegne quali il Todi Arte Festival, nell’ambito del quale ha eseguito (in varie edizioni) lo “Stabat Mater” di Rossini, con la partecipazione del Coro di Praga, sotto la direzione di Alberto Zedda, “La Cenerentola” di Rossini, con la direzione di Pietro Rizzo e la regia di Simona Marchini, “Le Madri” di Marcello Panni, diretto dall’autore, lo “Stabat” di Boccherini diretto da Cinzia Pennesi e un programma di arie mozartiane diretto da Donato Renzetti. Poi il Festival di Ravello con un programma di musiche di Luis Bacalov eseguite al pianoforte e dirette dall’autore, così come la prima esecuzione del brano “Don Giovanni & Monsieur Bacchus” al Mozart in Box di Portici. L’Orchestra Mozart Sinfonietta è stata inoltre invitata al Convegno Internazionale di Musicologia di Catanzaro ed ha parteci- MOZART SINFONIETTA nasce a Roma nell’Aprile 2004 su iniziativa di Stefano Sabene, direttore musicale del complesso e Massimo Fargnoli, già direttore artistico, tra l’altro, dell’Orchestra R.A.I Alessandro Scarlatti di Napoli e dell’Orchestra Sinfonica R.A.I. di Roma. La prima selezione degli artisti si è avvalsa di una commissione giudicatrice presieduta da Massimo Fargnoli e formata da personalità quali Franco Mannino, Luis Bacalov, Marcello Panni, Bruno Aprea, Georg Monch, Angelo Persichilli. All’audizione hanno così scelto di partecipare strumentisti già affermati. L’Orchestra è stata finora diretta, tra gli altri, da Alberto Zedda, Donato Renzetti, Luis Bacalov, Marcello Panni, Pietro Rizzo, Angelo Pagliuca, Cinzia Pennesi, con la partecipazione di solisti quali Domenico Nordio, Roberto Prosseda, Alessandro Carbonare, Luis Quintero, Carlo Bruno, Chiara Giordano, Raúl Jiménez, Laura Cherici, Jolanda Auyanet, Darina Takova, Giampiero Ruggeri, Francesca Sassu, Marina 10 della Valle d’Itria di Martina Franca interpretando il ruolo di Cérès (“Proserpine”, Paisiello), Lisetta (“Lo sposo di tre”, Cherubini), Aspasia (“I Giuochi di Agrigento”, Paisiello) e Deidamia (“Achille in Sciro”, Sarro) con grandi consensi della critica internazionale. Interprete sensibile di opere barocche, ha debuttato anche in ruoli di Ifigenia (“Ifigenia in Aulide”, Cherubini), Farnace (“Mitridate”, Porpora), Cretidèa (“L’Uomo Femmina”, Galuppi), Ademira (“Ademira”, Lucchesi), Madama Sofia (“La furba e lo sciocco”, Sarro) nonché i ruoli mozartiani di Aspasia (“Mitridate”), Madame Herz (“Schauspieldirektor”) e la Prima Dama (“Flauto Magico” - versione italiana di Praga). L’importante estensione vocale la rende anche apprezzata interprete rossiniana e di musica del ’900 e contemporanea. Ha cantato “Mese Mariano” di Giordano, “L’Italiana in Algeri” (Vicenza), “La Cenerentola” (Monaco di Baviera con Vesselina Kasarova), “Die Vögel” di Walter Braunfels (recentemente a Cagliari nel ruolo della Nachtigall con la regia di Giancarlo Cobelli e la direzione di Roberto Abbado). Collabora inoltre con l’Orchestra Toscanini, Münchner Rundfunkorchester, ed è stata diretta da R. Abbado, Carella, Carraro, D. Jurowski, Molardi, Montanaro, Rizzi, Sardelli, Severini nei principali teatri italiani e internazionali. pato al Festival Internazionale della Chitarra di Ischia. MARIA LAURA MARTORANA, soprano di coloratura, dopo la laurea in Biologia e il diploma in Canto, studia con Adriana Lazzarini, si perfeziona con Margaret Baker-Genovesi e frequenta Masterclass di Magda Olivero, Mirella Freni, Raina Kabaivanska. Si perfeziona con Doris Andrews. Studia interpretazione con Alberto Terrani e Francesca Siciliani; decisivi gli incontri lavorativi con Giancarlo Cobelli, Davide Livermore, Marco Gandini, Ivo Guerra, Marco Carniti. Vincitrice e finalista di premi internazionali tra cui De Nardis e Toti dal Monte, approfondisce a Parigi il repertorio di coloratura francese. Dal suo debutto, avvenuto nel 2003 con “L’Italiana in Algeri”, prende parte a numerose riscoperte di opere settecentesche in prima esecuzione in tempi moderni. Partecipa quattro volte al Festival PAOLA ALONZI, soprano, studia canto dall’età di undici anni e ha debuttato giovanissima in produzioni di teatro musicale realizzate dalla compagnia del Teatro de’ Servi di Roma. Dopo gli studi di pianoforte e di canto con Vittorio Catena intraprende studi presso il Conservatorio di S. Cecilia di Roma. Ha 11 debuttato nel 1997 in ruoli di opera buffa ne “La serva padrona” di G.B. Pergolesi (Serpina), proseguendo con altri ruoli come Dirindina di D. Scarlatti (“La Dirindina”). Ancora in ambito scenico ha sostenuto ruoli anche diversi dal repertorio buffo, come Monisha, nell’opera “Treemonisha” di Scott Joplin, partecipando a festival e rassegne in Italia e all’estero, come il Festival dell’Opera Buffa di Roma, le rassegne Festival Cusiano di Musica Antica, Todi Arte Festival, Giugno barocco, Rassegna di Opera Buffa di Oristano, Auditorium del Conde Duque, Auditori de Torrent, Musica nelle Pievi e altri. Come soprano solista ha eseguito le maggiori opere del repertorio barocco e classico, come il “Requiem” di W.A. Mozart, il “Magnificat” di J.S. Bach, il “Gloria”, il “Magnificat”, “Mottetti” di A. Vivaldi, “Stabat Mater” di Pergolesi, “Lamentazioni” di A. Scarlatti, “Jephte”, “Historia Abraham et Isaac”, “Job” e “Mottetti” di G. Carissimi, “Lamentazioni” di C. Rainaldi... Specializzata anche nel repertorio polifonico, collabora stabilmente con il complesso Schola Romana Ensemble. Ha partecipato a registrazioni radiofoniche e discografiche, incidendo recentemente come solista il CD “Apollo e Dafne, musica nella Roma del Bernini” (Chromamedia). laureato con il magna cum laude al Conservatorio Santa Cecilia di Roma sotto la guida di Silvia Silveri. Nel 2003 è stato premiato al Concorso Internazionale di Musica Sacra a Roma organizzato dall’Accademia Culturale Europea. Il suo debutto risale al 1996 quando canta lo “Stabat Mater” di Pergolesi con l’Orchestre de Chambre de Damas in Siria; negli anni successivi ha tenuto concerti in diverse città: Aleppo, Damasco, Beirut, Roma, Genova, Mantova, Bologna, Milano e Parigi. Fra il 2003 e 2004 ha cantato lo “Jefte” di Händel a Ginevra, Ramiro nella “La Finta Giardiniera” di Mozart a Genova, La Spezia e in Francia, Clearco ne “I Giuochi di Agrigento” di Paisiello a Martina Franca. All’inizio del 2007 ha debuttato nell’“Orfeo ed Euridice” di Gluck con la regia di Graham Vick nei teatri di Ravenna, Modena, Ferrara, Reggio Emilia e Pisa. A La Fenice di Venezia ha interpretato la Voce di Apollo nel “Death in Venice” di B. Britten. Di nuovo a Martina Franca ritorna interpre- RAZEK FRANÇOIS BITAR, alto, controtenore, nato ad Aleppo in Siria, si è laureato nel 2001 in canto e organo al Conservatoire Supérieur de Damas formandosi con il primo soprano siriano Araxe Tchekijian. Trasferitosi in Italia si è diplomato in canto al conservatorio N. Paganini di Genova sotto la guida di Carmen Vilalta nel 2003 e 12 MASSIMO DI STEFANO, basso-baritono, nato a Roma nel 1973. Ha incominciato gli studi musicali sotto la guida del M° Lucia Pasquale e del M° Antonio Di Pofi, con cui ha conseguito il settimo anno di composizione. Ha proseguito poi con lo studio del canto lirico sotto la guida del M° Sherman Lowe. Sotto la guida del M° Roberto Abbondanza, si è perfezionato nel repertorio barocco e contemporaneo. Interprete di ruoli operistici in ambito di opera buffa e opere contemporanee, ha sostenuto ruoli solistici anche in ambito sacro, in composizioni dal repertorio barocco al contemporaneo. Ha di recente interpretato il ruolo di Papageno nel “Flauto magico” di W. A. Mozart presso il teatro Rossetti di Trieste sotto la regia del M° Giulio Ciabatti; “Requiem” di Faurè; “Messe Solennelle” di Rossini, presso la Basilica di S.Louis de France. tando il ruolo di Agenore ne “Il Re Pastore” di N. V. Piccinni. Il suo repertorio comprende musica barocca, operistica, musica da camera, musica contemporanea, musica sacra ed etnica (Siro-Aramaica, Armena, Ebraica e Araba). FRANCO TODDE, tenore, nato a Roma nel 1961, dopo il diploma in chitarra, conseguito presso il Conservatorio S. Cecilia di Roma, si è dedicato allo studio del canto e della composizione. Ha partecipato a corsi di perfezionamento in Chitarra, Direzione di Coro e Canto Gregoriano con i Maestri Leo Brower, Eliot Fisk, Krum Maximov e Amleto Luciano Massa. Ha vinto diversi concorsi nazionali ed internazionali di chitarra, sia come solista che come membro del Trio Chitarristico Romano, formazione che ha ricevuto numerosi riconoscimenti e svolto una intensa attività concertistica in Italia e all’estero. In qualità di tenore ha collaborato come solista con diversi cori e formazioni da camera (Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Coro Filarmonia di Roma, I Solisti di Bologna, Ensemble Vocalise, Ensemble Camerata Nova) e attualmente è membro di Schola Romana Ensemble, sostenendo ruoli solistici in produzioni specialmente di musica sacra, quali “Passio” di A. Scarlatti, “Historia Abraham et Isaac” di G. Carissimi, “Oratorio di Natale” di J.S. Bach, “Il Messiah” di Händel, “Laudate Domino” di A. Stradella... È autore di opere didattiche e trascrizioni vocali e strumentali. Ha effettuato registrazioni per la RAI-TV e suonato in colonne sonore di film. Ha inciso per le case discografiche Deutsche Grammophon, Edipan, Cinevox Record, Musikstrasse e Chromamedia. 13 estere, mentre dirige stabilmente alcuni complessi vocali e strumentali quali l’Orchestra Mozart Sinfonietta (da lui fondata insieme a Massimo Fargnoli, già direttore artistico dell’Orchestra A. Scarlatti - RAI di Napoli e dell’Orchestra Sinfonica RAI di Roma), Schola Romana Ensemble, La Compagnia de’ Virtuosi Musici di Roma. Incide per Audiovisivi S. Paolo, Niccolò, Tactus, Chromamedia. Ha di recente terminato una tournèe italiana con il lavoro teatrale “Opera comique” del M° Antonio Calenda e le rappresentazioni de “L’occasione fa il ladro” nel ruolo di Parmenione, del “Il Barbiere di Siviglia” nel ruolo di Figaro di G. Rossini e del “Don Giovanni” di W.A. Mozart, nel ruolo di Leporello, presso il teatro di Nuevo Leon in Mexico (Monterrey). STEFANO SABENE, direttore, romano, inizia la formazione e l’attività musicale all’età di 10 anni come cantore della Cappella Sistina diretta da Domenico Bartolucci. Dopo il diploma e il perfezionamento in flauto con Aurèle Nicolet compie studi di composizione e direzione d’orchestra. Specializzato nel repertorio antico e contemporaneo, ha all’attivo incisioni discografiche, registrazioni radiofoniche e centinaia d’esecuzioni concertistiche in Italia e all’estero, in programmazioni comprendenti i maggiori artisti. Nel 1994 ottiene il Premio Internazionale Foyer des Artistes per la direzione d’orchestra. Ha partecipato in veste di interlocutore a trasmissioni radiofoniche per la Radio Vaticana e la RAI che gli ha dedicato, nella trasmissione Radio Tre Suite, “La stanza della musica” insieme al complesso filologico Schola Romana Ensemble, di cui è fondatore e direttore. Pubblica opere didattiche e teoretiche, nonchè revisioni di brani inediti. Per le Edizioni Esarmonia cura la collana Antiqua. Tiene masters e corsi di perfezionamento in ambito d’interpretazione del repertorio antico, con particolare riferimento alla polifonia rinascimentale. È stato invitato a collaborare, in qualità di direttore, con diverse orchestre italiane ed NOTE CRITICHE Tappa d’obbligo del suo viaggio in Italia, Roma rappresenta per Händel la conquista della forma oratoriale che si può definire l’ ultimo spazio autonomo del linguaggio sacro, pur con le sue ormai indispensabili concessioni alle esigenze storiche della scrittura strumentale. Arrivato nel 1707 in una città immersa nell’austerity, coscienziosamente osservante per ringraziare Iddio della salvezza di Roma dal terrificante terremoto che pochi anni prima aveva distrutto Lazio ed Umbria, immerso subito in un’atmosfera di profonda spiritualità e soprattutto di “regola” religiosa, Händel non trova, comunque, difficoltà a farsi accettare nonostante il suo credo luterano e quella affermazione perentoria a voler morire nella fede di nascita. Lo aiutano la sua arte, definita subito “eccellente”, quella abilità tutta tedesca di improvvisare all’organo e quella varietà di timbri strumentali che le sue partiture riescono a realizzare avvolgendo le voci di colori continuamente diversi, creatori di atmosfere, evocatori di suggestioni, puntuali accompagnatori di immagini. E così, più atteso che mai, Händel si presenta al difficile appuntamento dell’8 aprile, domenica di Pasqua del 1708, per celebrare il sacrificio di Cristo con un Oratorio 14 dal titolo indicativo “La Resurrezione”, in casa del marchese Ruspoli che aveva raccolto nella sfarzosa dimora patrizia il fior fiore della nobiltà e del clero. Fu un susseguirsi di meraviglie indimenticabili – come annota puntigliosamente il cronista di palazzo – dove ogni piccolo particolare era curato senza limitazione di mezzi e con uno sfarzo che certamente non si inquadrava nella generale austerity. Gruppi intrecciati di torce illuminavano a giorno l’impalcatura lignea innalzata per l’occasione e ricoperta di trine dorate, velluti fiammeggianti, drappeggi gialli, mentre un grande quadro della “Resurrezione”, dipinto per quella circostanza da Michelangelo Cerruti, troneggiava sul fondale per dare una dimensione spirituale ad un colpo d’occhio che certamente appagava più l’apparire mondano che il sentire sacro. Elevatissime le spese dell’orchestra, apparsa immensa con i suoi 41 elementi in epoca di piccoli organici barocchi, diretta magistralmente da Arcangelo Corelli al primo violino. Il testo letterario di Carlo Sigismondo Capece si adattava perfettamente all’animo ed al credo di Händel, non imponendogli nulla di lontano dal suo mondo luterano ma, piuttosto, dando vita ad un libretto senza pretese, addirittura ingenuo in certi atteggiamenti di dolore o di gioia, di paura o di osanna, liberamente tratto da una sintesi evangelica, fondendo, senza problemi, personaggi reali ed allegorici, umani e soprannaturali: Lucifero e l’Angelo, Maddalena, Cleofe, e San Giovanni. Ognuno di essi conserva uno spazio ben delineato dove anche le scelte vocali assurgono a significato espressivo: acuto e dolce il timbro dell’Angelo come gli spazi celesti dai quali discende, scuro e profondo quello di Lucifero a rendere le tenebre Il frontespizio del libretto dell’oratorio “La Resurrezione” dell’Inferno, dolce e sensibile il canto di San Giovanni raffigurato giovanissimo, drammatico quello di Cleofe e della Maddalena. L’Oratorio si evolve con una scioltezza impressionante, alternando recitativi secchi ed accompagnati alle arie nella forma col da “ capo” tipica del melodramma coevo, riccamente ornate, dolci, brillanti, serene, addirittura idilliche come la magistrale “Così la tortorella” su ritmo di siciliana, fresche e raffinate, splendidamente intessute ben al di là del filo conduttore offerto dal mediocre testo letterario, di una religiosità quasi mondana o, meglio, profondamente umanizzata. Massimo Fargnoli 15 voi siete il primo onor. LA RESURREZIONE Oratorio in due parti di Georg Friedrich Händel su libretto di Carlo Sigismondo Capece RECITATIVO Lucifero Chi sei? Chi è questo tuo re, che dov’io regno a penetrar s’avanza? Parte Prima SONATA Angelo È re di gloria, è re possente e forte, cui resister non può la tua possanza. RECITATIVO Lucifero A dispetto dè Cieli ho vinto, ho vinto. Vincitore a voi torno, del grande Abisso abitatori illustri. Voi, che sdegnaste d’abbassarvi in cielo Ad inchinar l’humanità nel verbo, e dell’huomo superbo per mantenere in vostra mano il giogo poco prezzaste dell’empiree sedi abbandonare il luogo, di si bella vittoria meco or godete, e dell’antico oltraggio cancelli il nuovo onor la ria memoria. Chi sa che un giorno ancora, se arride la fortuna a un giusto orgoglio, non torni a porre in Aquilone il soglio. Lucifero Se parli di chi penso, pur oggi a morte spinto negar non può, ch’il mio poter l’ha vinto. Angelo Come cieco t’inganni, e non t’avvedi che, se morì chi è della vita autore, non fu per opra tua, ma sol d’amore. RECITATIVO (accompagnato) Maddalena Notte, notte funesta, che del divino sole con tenebre a duol piangi l’occaso, lascia che pianga anch’io, e con sopor tiranno al giusto dolor mio deh non turbar l’affanno! ARIA Lucifero Caddi, è ver, ma nel cadere non perdei forza né ardire. Per scacciarmi dalle sfere se più forte allor fu Dio, or fatt’huomo al furor mio pur ceduo ha con morire. ARIA Ferma l’ali, e su miei lumi non volar, o sonno ingrato! Se presumi asciugarne il mesto pianto, lascia pria che piangan tanto questo sangue ha sparso in fiumi il mio Dio per me svenato. Recitativo ARIA Angelo Disseratevi, oh porte d’Averno, e al bel lume d’un lume ch’è eterno tutto in lampi si sciolga l’orror! Cedete, horride porte, cedete al re di gloria che della sua vittoria 16 RECITATIVO S. Giovanni Oh Cleofe, oh Maddalena, del mio Divin Maestro amanti amate, oh quant’invidio, quanto, quelle che hora versate stille di puro amor più che di pianto. Spero presto vederle, per coronar il mio Signor risorto, da rugiade di duol cangiarsi in perle. Cleofe Concedi, o Maddalena, qualche tregua al martire, che un continuo languire può con la vita anche scemar la pena, e per un Dio ch’è morto così giusto è ’l dolore, che non convien di renderlo più corto. Maddalena Cleofe, in vano al riposo tu mi consigli, ed al mio core amante sarebbe più penoso ogni momento, che potesse restar senza tormento. Cleofe Ma dimmi, e sarà vero che risorga Giesù? S. Giovanni S’egli l’ha detto, chi mai di menzognero oserà d’arguire labbro divino! Cleofe Se il tuo giusto cordoglio sol di pene ha desio, trattenerlo non voglio, ma sol unire al tuo affanno il mio. Maddalena Su! Dunque andiamo, e pria ch’il mattutino raggio dell’orizzonte il lembo indori, andiam ad osservare al sacro avello, che almen potremmo in quello con balsami ed odori unger la fredda esaminata salma di chi fu già di noi la vita e l’alma. ARIA Piangete, si, piangete, dolenti mie pupille, e con amare stille al morto mio Signor tributo di dolor meste rendete! Che mentre egli spargea tutt’intorno il suo sangue in croce, morendo sol dicea di pianto: ho sete. Cleofe Pronta a seguirti io sono, ma speranza meglior mi rende ardita, e di Giovanni ai detti spero viva trovar la nostra vita. DUETTO Maddalena Dolci chiodi, amate spine, da quei piedi e da quel crine deh passate nel mio sen. ARIA Naufragando va per l’onde debol legno, e si confonde nel periglio anch’il nocchier. Ma se vede poi le sponde, lo conforta nuova speme, e del vento più non teme né del mar l’impeto fier. Cleofe Cara effiggie addolorata, benché pallida e piagata, sei mia vita, sei mio ben. 17 qualche tregua agli affanni; ma pure chi ben ama sempre teme, e nell’amante mio misero core benchè speranza regni, bandir non può il timore. Or degli opposti affetti a chi debba dar fede, vedrò volgendo il piede all’adorato speco, tomba del mio Giesù. Vada Giovanni a consolar Maria; Cleofe sia meco. RECITATIVO S. Giovanni Itene pure, oh fide amiche donne, al destinato loco, ch’ivi forse potrete del vostro bel desio trovar le mete, mentre io torno a colei, che già per madre mi diè nell’ultime ore del suo penoso agone il mio Signore. Maddalena A lei ben opportuno Il tuo soccorso fia, che in così duro scempio qual sia la pena sua, so per la mia. ARIA Ho un non so che nel cor, che in vece di dolor gioia mi chiede. Ma il core, uso a temer le voci del piacer o non intende ancor, o inganno del pensier forse le crede. S. Giovanni Ben d’ogn’altro più grande fu il dolor di tal madre di tal figlio alla morte, ma d’ogn’altro più forte ebbe in soffrirlo il petto, ed or costante che ferma più d’ogn’altra ha la speranza di vederlo risorto, e se l’ottiene, la gioia allora compenserà le pene. RECITATIVO Angelo Uscite, pur uscite dall’oscura prigione, ove si lunga ed horrida stagione questo giorno attendeste, anime belle ! Uscite, pur, uscite, a vagheggiare, a posseder le stelle ! ARIA Così la tortorella talor piange e si lagna, perchè la sua compagna vede ch’augel feroce dal nido gli rubò. Ma poi, libera e bella se ritornarla sente, compensa in lieta voce quel gemito dolente che mesta già formò. Coro Il Nume vincitor trionfi, regni e viva, per cui Cocito geme atterrito, per cui ritorna la pace al suol ! RECITATIVO Maddalena Se Maria dunque spera, e spera ancor Giovanni, anch’io dar voglio con si giusta speme 18 ARIA Per celare il nuovo scorno Le tue faci ancor al giorno Con un soffio io smorzerò; e con tenebre nocenti delle infirme humane menti ogni idea confonderò. Parte Seconda SONATA RECITATIVO S. Giovanni Ma ove Maria dimora se ho già vicino il piede, spero veder ben presto cangiata la speranza in certa fede, e senz’alcun periglio lieta la madre e glorioso il figlio. RECITATIVO Angelo Oh come cieco il tuo furor delira! Mira, folle, deh mira le donne pie che all’incauto sasso, sepolcro già delle divine membra, movon veloce il passo! A loro il Ciel commanda ch’io l’arcano riveli, ond’esse in publicarlo agli altri poi ne sian trombe fedeli. ARIA Angelo Risorga il mondo lieto e giocondo col suo Signor! Il ciel festeggi, il suol verdeggi; scherzino, ridano l’aure con l’onde, l’herbe coi fior! DUETTO Lucifero Impedirlo saprò! RECITATIVO Lucifero Misero! Ho pure udito? E in van per vendicarmi contro forza maggior impugno l’armi? Angelo Duro è il cimento Lucifero Ho ardir che basta Angelo Si, si, contrasti in van; torna a Cocito! Angelo Lo dirà l’evento! Lucifero Perché al ciel pria non torna il tuo risorto Nume? RECITATIVO Lucifero Ahi abborrito nome, ahi come rendi, come, ogni mio sforzo imbelle! Ahi che vinto e confuso, atterrito e deluso fuggo il ciel, fuggo il suolo, fuggo il mondo, e del più cupo abisso torno a precipitar nel sen profondo. Angelo Perché pria suole in terra far delle glorie sue noto il mistero. Lucifero Noti gli oltraggi miei? No, non fia vero! 19 dian le donne la nuova felice, che chi vinse la morte già morto, poi risorto la vita avvivò. ARIA Cleofe Vedo il ciel, che più sereno si fa intorno e più risplende; e di speme nel mio seno più bel raggio ancor s’accende. RECITATIVO S. Giovanni Dove si frettolosi, Cleofe, rivolgi i passi? RECITATIVO Maddalena Cleofe, siam giunte al luogo, ove tomba funesta dell’amato Signor coprì la salma. Cleofe In traccia di Giesù ch’è già risorto, come ancora Maddalena. Cleofe Parmi veder - si, si vedo ben certo ch’è già l’avello aperto, e su la destra sponda siede con bianca stuola un giovane vestito. S. Giovanni Onde il sapeste? Maddalena Oh quale spira grazia dal volto suo, che mi consola! Appressiamoci a lui, che già ne mira! S. Giovanni Così la madre a me poc’anzi ha detto, a cui prima d’ogn’altra del figlio apparve il glorioso aspetto. Angelo Donne, voi ricercate di Giesù Nazareno, ove giacque già morto; ora non è più qui, ma è già risorto. Al vostro puro affetto giusto è che diano i cieli così bella mercede, e un tal mistero a voi prima si sveli, per far araldi poi della sua fede. Itene dunque a publicarlo, e sia premio del vostro pianto della gioja comune il primo vanto. Cleofe Oh come lieta avrà quel figlio accolto! Cleofe Sovra l’aperto avello così a noi rivelò labro celeste. S. Giovanni Parve ch’il suo bel volto, di stille lacrimose humido ancora, del sol divino all’improviso raggio fosse traviso e pinto, un’altra aurora. Poi la gioja veloce Corse dal seno al labbro in questa voce: ARIA Caro figlio, amato Dio, già il cor mio nel vederti esce dal petto! E se lento fu in rapirmelo il tormento, me lo toglie ora il diletto. ARIA Se per colpa di donna infelice all’huomo nel seno la morte il crudo veleno sgorgò, 20 RECITATIVO S. Giovanni Non si dubiti più! Cleofe Cessi ogni rio timore! Maddalena È risorto Giesù S. Giovanni Viva è la nostra vita. Cleofe Il nostro amore. ARIA Maddalena Se impassibile, immortale sei risorto, oh Sole amato, deh fa ancor ch’ogni mortale teco sorga dal peccato! RECITATIVO S. Giovanni Si, si col redentore sorga il mondo redento! Cleofe Sorga dalle sue colpe il peccatore! Maddalena Ed al suo fabro eterno ogni creatura dia lodi ed onore. CORO Dia si lode in cielo, in terra a chi regna in terra, in ciel! Che risorto hoggi alla terra per portar la terra al ciel. 21 MONTEFIASCONE - Rocca dei Papi Situata in cima ad un colle, in posizione strategica e dominante, la Rocca di Montefiascone fu scelta dai pontefici quale sede del Rettore del Patrimonio di S. Pietro in Tuscia e, successivamente, destinata a loro temporanea residenza, con ampliamenti e fortificazioni che ne accrebbero il prestigio. Dal 1058 fin quasi alla fine del 1500 qui si susseguirono papi, imperatori e personaggi illustri che vi soggiornarono per periodi più o meno lunghi, vi convocarono parlamenti o vi si recarono in villeggiatura. Dell’originaria struttura purtroppo non rimane che una parte esigua. Il complesso presentava una pianta trapezoidale con gli angoli occupati da imponenti torri che evidenziavano l’aspetto difensivo. Esse costituivano i punti cardine dai quali si sviluppavano altrettante ali di edifici residenziali che si affacciavano su un cortile interno. Di queste oggi si conserva intatta solo quella di nord–ovest dalla quale si diparte un corpo di fabbrica a forma di L che costituisce l’attuale Palazzo, strutturato su due piani ed un sotterraneo. Alcune soluzioni architettoniche adottate nelle parti ancora conservate del castello testimoniano la sua aderenza alle tipologie proprie del linguaggio architettonico diffuso per tutto il XIII secolo in area viterbese. In particolare, le due sale del primo piano sono caratterizzate dalla presenza di archi a tutto sesto emergenti dalle pareti, per i quali è possibile trovare confronti in molti edifici viterbesi, sia religiosi che civili. La bifora che, aprendosi sul cortile interno, illumina il salone al primo piano è quanto resta delle membrature architettoniche del nucleo primitivo della struttura mentre non esiste più alcun riscontro materiale della loggia a due piani voluta da Leone X e realizzata da Antonio da Sangallo il Giovane. La Rocca, dopo un lungo periodo di abbandono e degrado, è stata oggetto di un totale restauro che, nel rispetto dell’antica forma, ha consentito di mutarne la destinazione in spazi ideali per ospitare eventi, esposizioni e manifestazioni culturali. La Rocca (arch. fot. Provincia di Viterbo) 22 SABATO 8 AGOSTO 2009 MONTEFIASCONE – ROCCA DEI PAPI GIOVANNI PAISIELLO (1740 - 1816) La finta amante Opera comica inedita in due atti dal libretto di G. B. Casti revisione di Domenico Carboni Prima esecuzione in tempi moderni Camilletta: Margherita Pace soprano Don Girone: Maurizio Leoni baritono Gelino: Luigi Petroni tenore ORCHESTRA DEL FESTIVAL BAROCCO Maestro concertatore e direttore d’orchestra Erasmo Gaudiomonte Maestro collaboratore e clavicembalista: Stefano C. Parisse Violini I: Natalia Nikolayishin, Alessandro Marini, Christian Cerelli Violini II: Nicola Narduzzi, Donatella Aversa, Marco Colasanti Viole: Andrea Domini, Irene Gizzi Violoncelli: Marco Pescosolido, Alessandra Vitali Contrabbasso: Massimo Santostefano Oboi: Giulio Costantino, Micaela Galamini Corni: Michele Canori, Silvia Centomo Allestimento registico e scenico Maurizio Soria e Isabella Chiappara Costumi: Isabella Chiappara, Valentina Bonucci, Antonella Murtas, Luciana Tramontano, Diana Venturelli Acconciature: Laura Mazzinelli - Calzature: Pompei - Roma - Parrucche: Filistrucchi - Firenze 23 ATTO I Ouverture Introduzione: Camilletta e Gelino. A qual trista condizione Cavatina: Gelino. Eh pensa amato bene Cavatina: Camilletta. Se vedesse il ben ch’adoro Cavatina: Don Girone. Comeché, comeché Duetto: Camilletta e Don Girone. Camilletta cara cara Cavatina: Gelino. Badate bene ci vuol politica Aria: Don Girone. Certa smania io sento addosso Aria: Camilletta. Ah non siate più sdegnato Aria: Gelino. Questa casa e questa piazza Finale: Camilletta, Gelino e Don Girone. Voi dovete giù calare (Allegro presto) (Largo) (Largo) (Andantino) (Andante con moto) (Allegro presto) (Allegretto) (Allegro) (Andante) (Allegro con moto) (Allegro) ATTO II Duetto: Gelino e Don Girone. Tu non capisci sei proprio un asino (Allegretto) Cavatina: Camilletta. Quanto sciocchi amanti siete (Andantino) Aria: Gelino. Dal tuo labbro amor tiranno (Maestoso) Duetto: Camilletta e Don Girone. Oh Dio! Ahi quanti mali (Allegro agitato) Aria: Camilletta. Ferma, tiranno e barbaro (Grave maestoso) Recitativo accompagnato: Don Girone. Che dovrò far? Che penso (Andante) Aria: Don Girone. Fra l’amore e fra il timore (Moderato) Cavatina: Camilletta. Fidi amanti sventurati (Andante) Duetto: Camilletta e Gelino. Caro ben, dolce mia vita (Larghetto) Finale: Camilletta, Gelino e Don Girone. Fra l’orror di notte oscura (Larghetto) tore musicale del Cantiere Internazionale d’Arte di Montepulciano. Oltre ad opere del repertorio classico, tra cui la revisione e la ‘prima’ in tempi moderni dell’opera “La Frascatana” di Paisiello, ha diretto prime esecuzioni di autori contemporanei tra cui Battistelli, Clementi, Colasanti, Ferrero, Francesconi, Morricone, Nicolau, Tarnopolsky, Vlad. Numerose le collaborazioni con orchestre italiane tra cui l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, l’Orchestra di Roma e del Lazio, l’Orchestra della Toscana, il Coro dell’Accademia di Santa Cecilia, l’Orchestra dell’Arena di Verona, l’Orchestra Nazionale della Rai di Torino. Ospite di prestigiose società di concerti e festival (Accademia Nazionale di Santa Cecilia, ERASMO GAUDIOMONTE Ha studiato composizione con Giancarlo Bizzi, musica elettronica con Franco Evangelisti e direzione d’orchestra con Nicola Hansalik Samale, Mario Gusella e Franco Ferrara. Nel 1974 è stato con Giancarlo Bizzi e Giorgio Battistelli tra i fondatori del Gruppo di Sperimentazione Musicale “Edgar Varèse”, con il quale ha svolto per molti anni un’intensa attività concertistica e compositiva. Fin dal 1981 collabora con l’Orchestra dell’Istituzione Sinfonica Abruzzese (oltre 300 concerti) della quale è stato direttore principale dal 1990 al 1992. Dal 1985 al 2003 è stato direttore musicale, in collaborazione con il M° Petrassi, dell’Orchestra Giovanile da Camera “Goffredo Petrassi” e nel 1996 diret24 Accademia Musicale Chigiana, Accademia Filarmonica Romana, Società dei Concerti Barattelli, Festival di Nuova Consonanza, Festival Miami, Ravello Festival, Ravenna Festival, Opera Nancy, Musica per Roma, Stockholm New Music Festival, Sagra Musicale Umbra, Biennale Musica di Venezia) ha collaborato in Europa e negli Stati Uniti con registi e solisti di fama internazionale quali Abbado, Krief, Martone, Cascioli, Cominati, Demus, Gazzelloni, Geringas. MAURIZIO LEONI Baritono, si è diplomato con lode nella classe cantanti all’Accademia Filarmonica Bolognese e al Conservatorio G. B. Martini della stessa città. Finalista al Concorso As.Li.Co. e Menzione Speciale alla finale del Concorso Internazionale di Adria, vincitore della VI edizione del Concorso A. Lazzari di Genova e primo premio assoluto alla rassegna di musica da camera D. Caravita. Ha debuttato in varie opere fra le quali “Il campanello” di G. Donizetti alla Fondazione Walton di Ischia, “Il Turco in Italia” e “Matilde di Shabran” di G. Rossini al Rossini Festival di Wildbad (Germania), “La Bohème” di G. Puccini al Teatro Civico di Taegu in Corea del Sud, “Carmen” al Teatro Verdi di Pisa. Artista eclettico, ha al suo attivo anche esperienze di operetta (“La vedova allegra”, “Il paese del sorriso”), di musica contemporanea (prima assoluta de “La Victoire de Nôtre Dame” di F.Angius, dell’Aterforum di Ferrara, prima italiana di “Gesualdo considered as a murder” di L. Francesconi, “8 songs for a mad King” di Peter Maxwell Davis al Teatro Regio di Torino ed al Festival del Cervantino - Messico -, “Messer Lievesogno e la porta chiusa” di C. Galante) di prosa (“L’impresario delle Smirne” per il Teatro Stabile di Torino) e di regia (“Don Giovanni” di V. Righini al Belcanto Festival di Dordrecht). È componente stabile del Divertimento Ensemble di Milano, del Notschibikitschi Ensemble - originale formazione da camera composta da tre voci e tre clarinetti - e del Gruppo Erlebnis col quale, tra l’altro, ha eseguito “Das Lied von der Erde” di G. Mahler ed ha inciso per la Radio Svizzera Italiana “Serenade op. 24” di A. Schönberg. Vari artisti hanno contribuito alla sua formazione: Ulla Casalini, Dorothy Dorow, Claudio Desderi , William Matteuzzi. Si è esibito a Torino in “Die Teufel von Loudon” di K. Penderecki e in “Wozzeck” di Manfred Gurlitt, al Teatro Comunale di Bologna in “Salomé” di R. Strauss con la direzione di Daniele Gatti, ne “La scala di seta” di Rossini con la direzione di Claudio Desderi all’Opéra Comique a Parigi, al Teatro Valli di Reggio Emilia, al Teatro dell’Opera di Roma in “Romanza”, in Leporello nel Don Giovanni con la direzione di J.C. Malgoire. Tra le sue interpretazioni: “L’equivoco strava25 gante” di Rossini al Festival di Strasburgo diretto da A. Zedda e Figaro ne “Il Barbiere di Siviglia” con la direzione di G. Carella, “Bohème” a Catania e Tokyo diretto da D. Renzetti e, sempre a Catania, “Il Prigioniero” di Dallapiccola col M° Zoltan Pesko. MARGHERITA PACE Inizia la sua carriera artistica come attrice, lavorando in teatro con Lucia Poli, con il Gruppo Altro diretto da Achille Perilli ed in seguito al cinema con Mario Monicelli (Bertoldo, Bertoldino e Cacasenno) e Maurizio Nichetti. Compie i suoi studi presso l’Accademia Nazionale di Danza a Roma e successivamente intraprende privatamente lo studio del canto con Maria Teresa Pediconi. Il debutto operistico avviene nel 1991 al Festival di Fermo (Serpina ne “Il curioso indiscreto” di P. Anfossi) e a seguire Clorinda nella “Cenerentola” (1995 Teatro Municipale di Piacenza, Teatro di Vevey, Svizzera), Rosina nel “Barbiere di Siviglia” di Rossini e Berta (1996 Teatro Comunale di Todi, Teatro Verdi di Terni, 1999 ad Amelia e a Narni). Interpreta tre ruoli: le Feu, la Princesse e le Rossignol, ne “L’enfant et les sortilèges” di Ravel con la regia di M. Scaparro (1999 Auditorio de Galicia a Santiago de Compostela, produzione de La Fenice di Venezia), Lindoro ne “Lo sposo burlato” di Paisiello (1998), Lauretta ne “I virtuosi ambulanti” di Fioravanti (2000), Abra nella “Juditha triunphans” di A. Vivaldi (2004) e Melia in “Apollo et Hyacinthus” di Mozart (2001-2006), Galatea ne “Il Pigmalione” di Donizetti (2008) e l’Angelo custode nella “Rappresentazione di Anima e Corpo” di E. De Cavalieri (Aprile 2009, Basilica di San Paolo Maggiore, Napoli). Interpreta Norina nel “Don Pasquale” (Cantiere d’arte di Montepulciano) e Pamina ne “Il sogno del flauto magico” (Auditorium di Santa Cecilia, Teatro di Lugo). Interpreta il ruolo di Lucy ne “Il telefono” di G. Menotti ed è interprete di due opere in prima esecuzione assoluta per l’Accademia Filarmonica Romana: “Nessuna coincidenza” di M. Cardi ed “I dialoghi degli Dei” di M. Panni (Teatro Olimpico 1995). L’opera del M° Panni viene rivisitata e ripresa nel 2000 e nel 2001 all’Opera di Nizza ed al Theâtre Municipal de Tourcoing col titolo “Il giudizio di Paride”. Si dedica con passione alla realizzazione di opere in forma semi-scenica accompagnate dal pianoforte, interpretando i ruoli di Gilda, Violetta, Adina, Mimì, con lo scopo di portare l’opera anche in spazi diversi dal teatro, come chiese, piazze, cortili e, naturalmente, sale da concerto. Ha in repertorio i principali ruoli delle opere di Mozart, autore a cui si dedica particolarmente anche nel repertorio cameristico, spaziando dalla liederistica alle Arie da concerto sia in 26 gazza ladra”, “Le nozze di Figaro”), il Teatro San Carlo di Napoli (“Il matrimonio segreto”), il Teatro Comunale di Bologna (“Amor rende sagace” di Cimarosa, “Barbablu” di Offenbach, “Anna Bolena”, “Il turco in Italia”, “L’incoronazione di Poppea” di Monteverdi), oltre ai teatri di Trieste (“Don Giovanni”), Cagliari (“Turandot”, “L’elisir d’amore”), Torino (“Manon Lescaut”, “Il turco in Italia”). La sua carriera lo ha visto inoltre interpretare numerose opere del Settecento meno conosciuto come “Il mondo della luna” di Galuppi, “La locandiera” e “La secchia rapita” di Salieri, “Il curioso indiscreto” di Anfossi, “Le astuzie femminili” di Cimarosa (Teatro Comunale di Ferrara, 1996) e “L’Olimpiade” sempre di Cimarosa al Malibran di Venezia. Tra i titoli più rari ricordiamo anche “Elena da Feltre” di Mercadante (Festival di Wexford, 1997), “L’Armida abbandonata” di Jommelli, “I vampiri” di Palma a Fermo nel 1990 e due opere di Martin y Soler su libretto di Da Ponte, “Il burbero di versione orchestrale che accompagnata dal pianoforte. È interprete di Operette come “Monsieur et Madame Denis” di J. Offenbach, “Acqua cheta” ed “Addio Giovinezza” di G. Pietri. Tra gli Oratori canta “Exultate, jubilate” K 165 e la Messa in Do “dell’incoronazione” di Mozart, la “Matthaus Passion” di Bach con la Jyvaskyla Sinfonia (Finlandia), l’oratorio “La morte di San Giuseppe” di G. B. Pergolesi nell’omonimo Teatro di Jesi. Nel 1995 è ospite dei Pomeriggi Musicali di Milano per i quali interpreta la cantata per voce e orchestra “Giovanna d’Arco” di Rossini / Sciarrino, la suite “A spasso con la figlia del Tambur Maggiore” di Offenbach / Negri, sotto la direzione del M° Sasson, e ancora nel 1996 con una composizione di M. Trojan “Frammenti di Michelangelo”, diretta dal M° Joram David (Milano, sala Verdi). Nel 1997 recita e canta nello spettacolo “Master class” con Maria Callas di T. McNally prodotto dal Teatro Eliseo con Rossella Falk. Torna in teatro nel 2009 con lo spettacolo “Puccini e la luna” di e con Carlo Alighiero, in scena al Teatro Manzoni di Roma. Dal 2006 canta come solista nella Mario Raja Big Bang, con cui si esibisce in diversi festival Jazz. Dal 2003 insegna Canto presso la Scuola Popolare di Musica di Testaccio a Roma. LUIGI PETRONI Laureatosi in Scienze Politiche con il massimo dei voti, ha compiuto privatamente lo studio del canto a Roma con il M° Gina Maria Rebori. Dopo il suo debutto ne “Il matrimonio segreto di Cimarosa” al Teatro Regio di Torino nel 1981, si è esibito nei principali teatri italiani tra cui La Fenice di Venezia (“I quattro rusteghi” di Wolf-Ferrari, “Il barbiere di Siviglia”, “La 27 così intitolata: A Caterina II Imperatrice di tutte le Russie, canzoni di Gio.Battista Casti per la felice nascita di Alessandro principe imperiale di tutte le Russie… L’opera fu molto apprezzata dalla sovrana. Era una malcelata candidatura per la successione al prestigioso posto lasciato libero da Coltellini. L’abate non fu nominato ufficialmente ma è certo che Caterina II gli chiese di collaborare con Paisiello. Frutto della collaborazione fu l’opera buffa in due atti “Lo sposo burlato” che fu rappresentato nel teatro all’aperto del Palazzo Imperiale il 13 luglio 1778. Oggi noi sappiamo, grazie al catalogo tematico di Michael F. Robinson1, che quest’opera altro non è che un pasticcio ossia un assemblaggio di brani di altre opere precedenti del compositore stesso fra cui “Il Socrate immaginario” (libretto di Giovanni Battista Lorenzi) così che l’apporto originale di Casti fu limitato ai recitativi e ai due finali. L’opera ottenne un grande successo. Mentre questa collaborazione è provata da documenti conservati alla Biblioteca Nazionale di Parigi2 non è provato, ma non è improbabile, che l’anonimo adattatore dei libretti utilizzati da Paisiello per “I filosofi immaginari” (da Bertati) e per “Le nozze inaspettate” (da Chiari), opere rappresentate a S.Pietroburgo nel 1779, sia proprio Casti. buon cuore” e “Una cosa rara” a Montpellier, Venezia e Dresda. Dal suo debutto al Rossini Opera Festival nel 1995, dove ha preso parte alla produzione di “Semiramide” diretta da Alberto Zedda, è stato regolarmente invitato nelle stagioni successive che lo hanno visto interpretare “Matilde di Shabran”, “Ricciardo e Zoraide” e “Moïse et Pharaon”. Costante è la sua presenza nei teatri di Zurigo e di Helsinki nel repertorio italiano e in special modo nei ruoli rossiniani. Giustino di Vivaldi all’Accademia Chigiana di Siena e Arminio di Händel (oggetto di un’incisione Cd per la Virgin) a Solothurn e ad Amsterdam con Alan Curtis sono solo un piccolo esempio delle opere barocche che ha affrontato sempre con successo. Fra le incisioni discografiche, ricordiamo, tra l’altro, la cantata “Le nozze di Teti” e “Peleo” di Rossini con la direzione di Riccardo Chailly per la Decca. CASTI, PAISIELLO E CATERINA II I documenti relativi al periodo trascorso in Russia da Giambattista Casti sono alquanto scarsi per poter definire esattamente quali siano stati i rapporti di lavoro con Giovanni Paisiello, compositore al servizio di Caterina II negli anni 1776-1783. Casti arrivò a S. Pietroburgo nel 1777 al seguito del Conte Joseph Kaunitz nominato ministro plenipotenziario presso la corte della zarina. Il suo compito come membro del corpo diplomatico austriaco era quello di redigere segretamente particolareggiate relazioni politico-militari. Sul finire dello stesso anno due avvenimenti di rilievo movimentarono la vita di corte, uno triste e uno lieto. Il primo fu la morte di Marco Coltellini poeta-librettista dei Teatri Imperiali e collaboratore di Paisiello, l’altro la nascita del principe Alessandro. Per questa occasione Casti scrisse una raccolta di poesie IL CASO DELLA FINTA AMANTE Un grande evento movimentò la corte di S. Pietroburgo nel successivo 1780. Si preparava lo storico incontro fra Caterina II e Giuseppe II imperatore d’Austria. L’incontro era stabilito in una località a metà strada fra le ____________ 1 M. F. ROBINSON, Giovanni Paisiello, A Thematic Catalogue of his Works, New York , 1975. 2 Cfr. L. PISTORELLI, I melodrammi giocosi di G.B. Casti, in RMI 1895. 28 Mogilev distava da S.Pietroburgo circa 1.500 chilometri. La zarina volendo mostrare la sua grandeur all’imperatore si mosse con una numerosa comitiva composta non solo da tutti i suoi dignitari con le famiglie, ma anche dai diplomatici accreditati, senza contare cantanti, coristi, strumentisti, scenografi e costumisti dei teatri imperiali con alla testa il direttore artistico Bibikof e Paisiello. Per l’occasione furono requisiti 250 cavalli da aggiungere ad ogni stazione di sosta a quelli solitamente disponibili, e le soste furono parecchie per non fare affaticare l’augusta sovrana. Giuseppe II invece si recò all’appuntamento con una piccola scorta viaggiando in incognito col nome di Conte di Falkenstein. L’opera fu rappresentata nella villa di un grande proprietario terriero. Paisiello ebbe la sorpresa di trovare lo stesso clavicembalo con cui aveva suonato all’Ermitage con sul coperchio una targa d’avorio con inciso Caterina II a Giovanni Paisiello. Gli interpreti erano ovviamente di prim’ordine. Camilletta era Anna Davia de Bernucci prima cantatrice buffa. Dopo qualche anno la zarina la espulse dalla Russia a causa di una relazione amorosa con un gentiluomo di corte. Nel 1788 interpretò lo stesso ruolo al Teatro dei Fiorentini di Napoli. Gelino era il «virtuoso da camera» Matteo Babbini e il basso buffo Baldassare Marchetti era Don Girone. Entrambi si erano distinti nello Sposo burlato. Secondo quanto Paisiello scrisse all’amico Galiani, Giuseppe II gli fece grandi complimenti e gli chiese una copia dell’opera donandogli in cambio una tabacchiera. L’opera venne poi replicata a S. Pietroburgo in occasione della visita del Principe di Prussia e anch’egli volle copia dell’opera in cambio di una tabacchiera. Va detto a tale proposito che le tabacchiere donate dai sovrani non contenevano tabacco ma sonanti monete d’oro. due capitali imperiali: la città di Mogilev in Bielorussia. Per questo la zarina ordinò a Paisiello un’opera nuova da doversi rappresentare per l’occasione. Nacque così “La finta amante”, opera buffa in due atti. Il libretto fu stampato a S.Pietroburgo senza data per essere utilizzato a Mogilev. Il librettista, come al solito, non venne menzionato ma secondo Robert-Aloys Mooser «si potrebbe attribuire a Casti il quale in quel periodo era il solo poeta italiano che la corte aveva a disposizione e per di più aveva dato buona prova delle sue qualità negli anni precedenti»3. Per di più questi era molto apprezzato da Giuseppe II. Il poeta, da parte sua, avrebbe potuto mettersi in luce, con l’occasione, col suo protettore e datore di lavoro in vista di poter essere assunto come poeta di corte al suo ritorno a Vienna. Senza contare poi che l’abate essendo membro del corpo diplomatico austriaco accreditato presso la corte avrebbe dovuto contribuire alla riuscita dell’importante incontro dei vertici dei due imperi. Il libretto de “La Finta Amante”, a differenza dei tre titoli sopraccitati, era del tutto originale. Anche la musica era completamente nuova senza alcun autoimprestito. Secondo una testimonianza del Conte Orlof, Paisiello fece sentire in anteprima al clavicembalo l’opera alla zarina e al suo entourage nella Sala degli Specchi dell’Ermitage: Invitato a sedersi al clavicembalo egli cominciò a cantare con una soavità e una verve meravigliosa. Ad un certo momento l’Imperatrice, accortasi che il maestro impallidiva per il freddo, si tolse la pelliccia e la mise sopra le fortunate spalle del maestro che tanto l’aveva incantata.4 ____________ 3 R.A. MOOSER, Annales de la musique et des musiciens en Russie au XVIIIe siècle, Ginevra, 1948-50 pp.255 e 295. 4 R.A. MOOSER, Op. cit. p. 294. 29 “La finta amante” fu rappresentata infinite volte in Russia fino alla fine del secolo anche nella versione ritmica in russo. Anche nel resto d’Europa la fortuna dell’opera fu notevole: Vienna 1784, Karlsruhe 1786, Cracovia, Firenze, Mannheim e Napoli nel 1788, Francoforte e Palermo nel 1793, Parigi (sotto il titolo di “Camilletta” interpretata dalla diva Strinasacchi) e infine di nuovo Napoli nel 1825. E Casti? Lasciò la Russia nel 1781 e si recò a Milano per curarsi la sifilide. Morto Metastasio tornò a Vienna come poeta di corte. Proseguì la sua carriera di librettista con Paisiello di ritorno dalla Russia (“Re Teodoro”, 1784) e con Salieri (“La grotta di Trofonio”, 1785; “Prima la musica poi le parole”, 1786; “Cublai, Gran Can dei Tartari”, 1788) rivaleggiando per fama con Da Ponte suo acerrimo nemico e detrattore. Nel 1787 con la pubblicazione del “Poema Tartaro”, Casti cadde in disgrazia presso l’imperatore e Caterina II. Si trattava infatti di una parodia dove si raccontavano con feroce satira le vicende che portarono all’avvento al trono di Caterina II retrodatandole al duecentesco impero dei Gran Kan… e della Gran Kagna. Questa impertinenza gli costerà il posto di “poeta cesareo” poiché l’opera, che a Vienna circolò parecchio, creò delle inopportune noie diplomatiche tra l’Austria e la Russia. A noi il poema interessa per il nostro caso in quanto nella prefazione Casti ricorda la sua iniziazione in Russia come librettista. Racconta infatti di aver guadagnato per questo 6000 rubli e di aver avuto in più in dono da Caterina II una preziosa pelliccia. Considerato che la retribuzione di Paisiello era di 4000 rubli l’anno sembra strano che la zarina, che il poeta definì «cogliona in nissuna maniera», abbia speso questa cifra per Casti solo per “Lo Sposo burlato” unica opera di cui risulta documentata la sua collaborazione con Paisiello in Russia. Ritratto di Giovanni Paisiello dipinto da Marie Louise Élisabeth Vigée-Lebrun (1755-1842) nel 1791, a Napoli, durante la prima dell’opera Nina o la pazza d’amore (www.wikipedia.org) Questo è un ulteriore indizio che “La finta amante” sia opera sua e che possiamo togliere quel punto interrogativo che qualcuno nei cataloghi ancora affianca al suo nome come autore di questo libretto. Domenico Carboni GIOVANNI PAISIELLO - LA FINTA AMANTE LIBRETTO DI GIOVANNI BATTISTA CASTI NOTE PER LA MESSA IN SCENA Il 4 o il 5 giugno del 1780 nel Castello di Mogilev nella Russia Bianca, oggi Bielorussia, si svolgeva un importantissimo incontro al vertice delle potenze mondiali dell’epoca, che avrebbe ridefinito il riassetto dell’Europa negli anni successivi. Caterina II di Russia riceveva con gran pompa il Conte 30 messa in scena minimale. La volontà di rappresentare questa opera buffa di Paisiello Casti come forse poté esserlo in quel remoto castello. Una volontà filologica, ma non archeologica. Certo il Luogo teatrale non è lo stesso e certamente poco adatto nella sua severità medievale, ma si può suggerire l’atmosfera, innanzitutto eliminando il più possibile la luce artificiale, e tornando alla naturalità della luce delle candele, che ci restituiscono quella tonalità calda, morbida che solo questo tipo di illuminazione può dare. Non potendo avere un fondale dipinto come era usuale nelle scene settecentesche l’idea è quella di ricreare uno spazio riconoscibile, ma non fintamente “storico”. Gli androni, le scale del Palazzo dello Spagnolo del Sanfelice, luogo che esprime in toto la Napoli settecentesca dove si finge l’azione teatrale, ci sembravano il Luogo deputato per eccellenza. E poi soprattutto i costumi. I personaggi della Finta Amante sono tre: Camilletta, merlettaia, Gelino, lacchè, Don Girone, uomo ricco ma sciocco che ben si presta ad essere gabbato dalla coppia di amanti, che con i proventi della truffa potranno sposarsi. Tre classici personaggi della Commedia dell’arte. Anche l’intrigo sembra esemplificato su di uno scenario di commedia all’improvviso. Il momento cruciale dell’intrigo è quello del travestimento quindi della metamorfosi di Gelino lacchè in una sorte di Capitan Fracassa, irriconoscibile al proprio padrone Don Girone. Ecco perché una maschera, proprio quella di Capitan Fracassa, per segnare in modo assoluto la trasformazione anche caratteriale del mite Gelino nel roboante e rodomontesco fratello di Camilletta. Don Girone è un uomo ricco ma stravagante, Gelino dice che sembra “… cinese od indiano”, e quindi indossa quello che ovunque in Europa era la “novità”, ossia Falkenstein, in realtà l’imperatore Giuseppe II in incognito. Per l’occasione Caterina chiese a due artisti organici alla sua corte, Giovanni Paisiello e Giovan Battista Casti, di mettere in scena un’opera buffa, che per il numero ridotto di cantanti, ben si prestava alle possibilità di un “Luogo teatrale” anomalo, come un castello sperduto nella campagna russa. Anomalo però fino ad un certo punto, perché se è vero che la maggior parte delle corti si era a questa data dotata di un teatro, l’uso di allestire saloni, androni, scalinate, petits appartements, era ancora diffuso, soprattutto nell’Europa orientale. Dobbiamo quindi immaginare un grande salone o spazio analogo allestito con un palco sul lato corto, con forse un fondale dipinto come vediamo ad esempio in un dipinto di J. F. Greipel che mostra la prima del “Parnaso confuso” di Gluck dato al Castello di Schonbrunn nel febbraio del 1765. A differenza dell’opera seria deputata a trattare tematiche legate alla grande storia o al mito e quindi vedeva i cantanti incarnare personaggi la cui universalità era data da costumi di impianto classicheggiante, rivisitati attraverso il moderno, nell’opera buffa, che nasce con una forte liason tra Commedia dell’arte e commedia erudita, ossia l’ antica commedia di ispirazione plautina o terenziana, ha come caratteristiche l’intreccio burlesco, l’imbroglio, il travestimento, tematiche quindi di ispirazione popolare e alla fine del Settecento potremmo quasi dire “borghese”, i costumi di scena in realtà non erano altro che gli abiti alla moda, contestualizzando così l’attualità del momento. E’ talmente vero che spesso la moda recepiva modelli dal teatro creando ad esempio un juste a la Figarò (una sorta di corsetto esterno) che non può non essere stato ispirato dal Barbiere di Beaumarchais o dalla sua versione Mozart-Da Ponte. Da queste considerazioni nasce la nostra 31 l’habit degagè, versione francese della riding coat inglese, con il suo doppio petto, il gilet senza baschine, il taglio attillato a code sfuggenti, gli alti baveri. Una sorta di macaroni, nome con il quale venivano sbeffeggiati gli inglesi che tornavano dal grand tour, e il riferimento a Napoli non è casuale. Gelino invece indossa un frac alla moda in seta a righe del quale prontamente si spoglierà per incarnare il suo alter ego. Camilletta infine veste l’abito di provenienza popolare più amato dalle Dame eleganti come toilette de matin, un caraco con jupon, in toile de Jouy e mussola, tessuti diventati di gran moda, negli anni che precedono la rivoluzione borghese. Tutti i modelli sono assolutamente autentici, ripresi da figurini della Gallerie des modes et costumes français, che negli anni ’80 del Settecento pubblicava le creazioni delle più importanti creazioni delle marchande de mode parigine. Nulla di neorealistico o storicistico su questo palco. I cantanti non sono una povera proletaria, un cameriere e un signorotto di provincia, ma i veri cantantiattori che sulla scena di Mogilev interpretavano i personaggi. Il costume è un ricco abito di corte: i cantanti, ben pagati, spesso venivano omaggiati dai loro committenti con regali di pregio come i due protagonisti della Serva padrona di Paisiello che dopo la prima a Sanpietroburgo vedranno Caterina II donar loro rispettivamente una tiara e una tabacchiera in diamanti. Tutto è sogno, magia. E’ come se i personaggi venissero evocati dalla musica e si ripresentassero ai nostri occhi di moderni con tutta la poesia, il fascino onirico di un passato che torna alla luce. Come dice Benjamin Lazar, regista di punta della ripresa moderna di opere barocche, sarebbe facile indulgere al modernismo, inserire in un qualsiasi luogo del XX o XXI secolo quella che è una storia tanto antica che potrebbe averla scritta Plauto, o Macchiavelli o perché no Totò, ma bisogna fuggire quella facilità e restituire quella poesia, quel tipo di espressione, che ci sembrano lontane ma invece nella nostra sensibilità sono tanto vicine. Non nostalgia ma recupero, quello sì. Isabella Chiappara Maurizio Soria LA TRAMA Il soggetto è quello classico degli intermezzi comici: un vecchio voglioso e ricco, innamorato di una fanciulla bella ma di umili origini che però ama un giovanotto della sua stessa condizione. Il ricco Don Girone (basso buffo) si è invaghito della bella Camilletta (soprano) la quale ama, riamata, il giovane Gelino. Quest’ultimo è stato assunto da Don Girone come lacché e, con la complicità della ragazza, ha un piano per spillare un po’ di soldi al vecchio babbione. Camilletta finge di acconsentire alle richieste amorose di Don Girone. Gelino avverte però che la ragazza ha un fratello “furibondo, sdegnoso, sanguinario, omicida” ed è geloso della sorella. Gelino, nelle vesti del fratello sanguinario, sorprende Don Girone che amoreggia con Camilletta la quale dice che il fratello si acquieterà con del denaro. Gelino, riprese le vesti del servo, consiglia al padrone di accondiscendere alle richieste del “fratello”. La “finta amante” preparerà un tranello per attirare il vecchio in casa e quindi per essere sorpresi dal “finto fratello” che minaccerà di morte il malcapitato Don Girone se questi non si toglierà di mezzo per sempre. Una lettera anonima però svelerà a Don Girone l’imbroglio di Gelino e il vecchio si deciderà a chiamare le guardie per fare arrestare i due innamorati. Camilletta chiederà perdono a Don Girone il quale, intenerito dalla ragazza, ritira la denuncia e il licenziamento per Gelino assumendo al suo servizio anche la bella Camilletta. 32 TARQUINIA - Chiesa di Santa Maria in Castello da maestri marmorari romani ed è ricco di iscrizioni pagane e cristiane incise su materiale di reimpiego. La cupola, a pianta ellittica sormontata da un cupolino di influenza araba, è oggi sostituita da un semplice tiburio. A metà della quarta campata maggiore di sinistra è un ambone del 1209 eseguito dalla mano di Giovanni di Guittone. Nella terza campata della navata destra è, infine, il fonte battesimale ad immersione di forma ottagonale, rivestito di marmi policromi. La Chiesa di Santa Maria in Castello, l’edificio religioso più importante del borgo medioevale, fu iniziata nel 1121 e consacrata nel 1208. Nel 1566 venne affidata ai Carmelitani ma già nel 1569 risulta sconsacrata. Nel 1875 il Reale Governo Italiano riconobbe Santa Maria in Castello come monumento nazionale. La facciata a coronamento orizzontale, sormontata da un campaniletto a vela, è tripartita in basso da lesene. Il portale centrale e la grandiosa bifora sovrastante sono ornate da decorazioni cosmatesche, opera di Pietro di Ranuccio romano (1143). Di schietta impronta romanica, l’interno è suddiviso in tre navate, coperte da volte e coronate da tre absidi. Degli otto altari di cui si è a conoscenza è oggi sopravvissuto solamente quello maggiore con ciborio sorretto da quattro colonne e risalente al 1168 ad opera dei romani Giovanni e Guittone figli di Nicola Ranucci. Il pavimento della chiesa è costituito da preziosi mosaici eseguiti Museo Archeologico. Cavalli alati (arch. fot. APT) MUSEO ARCHEOLOGICO Il Museo Archeologico Nazionale, tra i più importanti d’Italia per la ricchezza e la varietà dei reperti esposti, è ospitato nel Palazzo Vitelleschi, autentico capolavoro architettonico rinascimentale con elementi in stile gotico e catalano. Conserva al suo interno un repertorio vascolare unico per forme e decorazioni figurative, sarcofagi notevolissimi di famiglie tra le più importanti d’Etruria, terrecotte architettoniche di finissima esecuzione come l’elegante scultura fittile dei cavalli alati, famosa in tutto il mondo. Santa Maria in Castello (foto E. Valerioti) 42 GIOVEDÌ 13 AGOSTO 2009 TARQUINIA - S. MARIA IN CASTELLO Emma Kirkby soprano LONDON BAROQUE G. F. HÄNDEL (1685 - 1759) Le Cantate di Vignanello Sonata in Fa maggiore Op. 5 n. 6 per due violini e basso continuo HWV 401 Largo, Allegro, Adagio, Allegro Salve Regina per soprano, due violini HWV 241 (prima esecuzione 17 giugno 1707 a Vignanello) Sonata in Sol minore per viola da gamba e basso continuo HWV 364b Andante, Allegro, Adagio, [Allegro] Coelestis dum spirat aura “Mottetto in festo S.Antonio da Padua” per soprano, due violini e basso continuo (prima esecuzione 13 giugno 1707 a Vignanello) **** Trio sonata in Sol minore per due violini e basso continuo (Dresden) HWV 393 Andante, Allegro, Largo, Allegro Suite per clavicembalo n. 5 in Mi maggiore HWV 430 Prelude, Allemande, Courante, Air et Doubles O Qualis de Coelo Sonus per soprano, due violini e basso continuo HWV 293 (prima esecuzione 12 giugno 1707 a Vignanello) Ingrid Seifert Hannah Medlam Charles Medlam Steven Devine violino (Jacobus Stainer, Absam 1661) violino (anon. Italy c. 1680) viola da gamba (Barak Norman, London c. 1680) clavicembalo 43 ad Emma Kirkby, anche in Francia, Croazia, Slovenia, Italia, Cina, Turchia e Singapore. L’ensemble è stato inoltre ospite dei festival di Edimburgo, Salisburgo, Bath, Beaune, Innsbruck, Utrecht, York e Ansbach. Il gruppo registra per l’etichetta BIS ed ha alle spalle una lunga collaborazione con l’etichetta Harmonia Mundi France. Le recenti produzioni discografiche hanno riscosso ampi e lusinghieri consensi dalla critica di settore. “Sympathetic and alert...with some finely poetic playing. These performances seem to me model” (Gramophone, Sept 2001) e “È il loro disco migliore e io non ho mai ascoltato una performance migliore della loro del Trio Sonata di Händel” (Goldberg, July 2001), in riferimento al disco di “Cantate Sacre” di Händel con Emma Kirkby; “I London Baroque mettono le loro consuete virtù in queste performance, compreso il loro eccellente rapporto interno ben misce- LONDON BAROQUE si è costituito nel 1978 affermandosi come uno dei più importanti ensemble di musica barocca in ambito internazionale. La frequenza dei concerti e l’assiduità con la quale il gruppo si esibisce ha favorito il sorgere di un affiatamento paragonabile a quello di un consolidato quartetto d’archi. Il gruppo è stato invitato dai più importanti festival di musica antica in Europa ed è stato ospite di trasmissioni televisive e radiofoniche in tutto il mondo con frequenti tournèe in Giappone e negli Stati Uniti. Il repertorio dell’Ensemble spazia dalla fine del sedicesimo secolo all’epoca di Mozart e Haydn e affianca opere sconosciute a grandi capolavori della letteratura da camera del periodo barocco e classico. Nel corso della stagione 2008/2009 il gruppo si è esibito in Inghilterra, Spagna. Svezia, Svizzera, Germania, Olanda, Ungheria, Abu Dhabi, Canada e, assieme 44 Ciò l’ha spinta a individuare un approccio personale, grazie anche al grande aiuto fornito da Jessica Cash di Londra, nonché dai direttori, colleghi cantanti e strumentisti con cui ha collaborato nel corso degli anni. A tutt’oggi ha realizzato più di un centinaio di registrazioni di ogni genere, a partire dalle sequenze di Hildegard von Bingen ai madrigali del Rinascimento italiano e inglese, fino alle cantate e agli oratori del periodo barocco, nonché alle opere di Mozart e Haydn. Tra le registrazioni più recenti ricordiamo “Opera Arias and Ouvertures” di Händel per Hyperion, le “Cantate nuziali” di Bach per Decca e le “Cantatas 82a e 199” di Bach per Carus. Ha inoltre pubblicato per BIS nell’autunno del 2000, due programmi con i London lato, una ricca sequenza di toni, passione e intensità” (Gramophone, March 2001), in riferimento alle Trio Sonate di Vivaldi Op.1. EMMA KIRKBY Tra le aspettative giovanili di Emma Kirkby non vi era certo quella di diventare una cantante professionista. Durante gli studi classici a Oxford e successivamente in qualità di insegnante, Emma cantava per diletto in cori o piccoli gruppi, sentendosi a proprio agio soprattutto nel repertorio rinascimentale e barocco. Nel 1971 è entrata a far parte del Taverner Choir e nel 1973 ha avuto inizio la protratta collaborazione con Consort of Musicke. Emma ha partecipato alle prime registrazioni Decca Florilegium sia con Consort of Musicke, sia con l’Academy of Ancient Music, in un periodo in cui gran parte dei soprano formati nei college non ricercavano un suono adeguato agli strumenti di musica antica. 45 Baroque, il primo incentrato sui “Mottetti” di Händel e il secondo sulle “Musiche natalizie” di Scarlatti, Bach e altri. Fra le registrazioni recenti ricordiamo: “Classical Kirkby”, progettato ed eseguito con Anthony Rooley nel 2000, per l’etichetta BIS, “Cantatas” di Cataldo Amodei, ancora per BIS, nel 2004; “Stabat Mater” di Scarlatti con Daniel Taylor, per ATMA nel 2006; “Honey from the Hive”, canzoni di John Dowland, con Anthony Rooley, per BIS nel 2006. Nel 2007 ha pubblicato insieme a Jakob Lindberg per BIS “Musique and Sweet Poetrie”, canzoni per liuto. Nel 1999 Emma è stata votata Artista dell’Anno dagli ascoltatori di Classic FM Radio; nel novembre del 2000 è stata insignita del titolo di Dama Comandante dell’Ordine dell’Impero Britannico. SALVE REGINA COELESTIS DUM SPIRAT AURA LARGO Salve Regina mater misericordiae vita dulcedo et spes nostra! Coelestis dum spirat aura Divinus dum coelo ignis In mortalium corda descendit Humana captivitatis vincula de terra solvens Antonius Triumphans ad astra conscendit. ADAGIO Ad te clamamus exules filii Evae ad te suspiramus gementes et flentes in hac lacrimarum vale. Felix dies, preaclara, serena O quam cara quam amoena, Toti mundo jucunda tu es. ALLEGRO Eja ergo advocata nostra illos tuos misericordes oculos ad nos converte. Et Jesum, benedictum fructum ventris tui nobis post hoc exilium ostende nobis Jesum Immortali es gaudio plena nostri cordis dulcissima spes. Vestro, religiosi prinicipes Munere, clarum de coelo sidus Nobis fulget Antonius, Et lucidos protectionis radios Prote, Julianelle, difundens divini amoris ignem ascendit in te. ADAGISSIMO O clemens o pia o dulcis virgo Maria. Tam patrono singulari Corda Licet immolari laudis in obsequium. Tibi optamus famulari, Dona patrocinium Et cum audis invocari. Alleluja 46 O QUALIS DE COELO SONUS O qualis de coelo sonus tamquam advenientis, spiritus vehementis totam reple domum amore? et suavis aurae sibilus mortalium corda dum perflat, ad sanctos amoris aestus improvisus invitat? Ad plausus, ad jubila pellantur cordis nubila, recedat culpae nox. Lux micat coelo fulgida, aura spirat cordi turgida, sancti amoris blanda est vox Eja ergo, mortalis, ignarae caecitas procul pelle timores, et tu, turba fidelis, decantare divinos summi regis amores. Gaude, tellus benigna, decora, sanctus amor descendit ad te. Cordis laus sit plena, sonora, mentes nostras invitet ad se. Alleluja! 47 CASTEL SANT’ELIA - Basilica di Sant’Elia La Basilica di Sant’Elia, in stile romanico con elementi di origine lombarda, sorge su un ripiano al centro della Valle Suppentonia, probabilmente sulle rovine o nei pressi di strutture romane, data la presenza di marmi architettonici di riutilizzo. Fondata tra l’VIII e il IX secolo e ricostruita all’inizio dell’XI, è caratterizzata da una facciata affiancata da ali laterali e adorna di tre portali due dei quali realizzati con frammenti di marmo, probabilmente appartenenti alla primitiva basilica. L’impianto planimetrico è costituito da tre navate ed un transetto, sopraelevato di tre gradini. Nella navata centrale, le colonne, provenienti dallo spoglio di ville e monumenti romani, sono ornate da capitelli corinzi. Il transetto e la navata centrale conservano parti del pavimento cosmatesco; l’altare maggiore è sormontato da un elegante ciborio decorato da una croce e sorretto da quattro pregevoli colonne. Particolarmente interessante è la decorazione pittorica del transetto che comprende scene tratte dall’Apocalisse di S. Giovanni, la morte e i funerali dell’abate Anastasio e, nell’abside, una teoria di vergini, mentre nel catino domina la figura del Redentore. Nella navata destra sono conservati dipinti di artisti locali raffiguranti l’immagine della Madonna. La cripta, costituita da due ambienti, conserva le tombe di S. Nonnoso e di S. Anastasio. Facciata (foto F. Biganzoli) Ciborio ed abside (foto G. Cerica) Interno (foto F. Biganzoli) 48 VENERDÌ 28 AGOSTO 2009 CASTEL S. ELIA – BASILICA DI S. ELIA EPOCA BAROCCA Silvia Vajente soprano Georg Friedrich Händel (1685-1759) Trio sonata in Fa maggiore per oboe, fagotto e basso continuo Adagio, Allegro, Adagio, Allegro Dalle “Nove arie tedesche”: Aria: Das Zittern Glänzen der spielenden Wellen Aria: Meine Seele hört im Sehen Johann Friedrich Fasch (1688-1758) Sonata in Do maggiore per fagotto e basso continuo Largo, Allegro, Andante, Allegro assai Henry Purcell (1659-1695) Song: Nymphs and Schepherds Da “Harmonia sacra”: Aria: An evening Hymn on a groe *** Henry Purcell Toccata in La maggiore per clavicembalo solo Georg Friedrich Händel Cantata: Dolce mio bene per soprano e basso continuo Recitativo, Aria, Recitativo, Aria Christoph Schaffrath (1709-1763) Sonata in Re minore per oboe e basso continuo Adagio, Allegro, Allegro Georg Friedrich Händel Cantata: Mi palpita il cor per soprano, oboe e basso continuo Recitativo ed Arioso, Recitativo, Aria, Recitativo, Aria Alessandro Piqué oboe London Jeffrey Watts fagotto Harald Hoeren clavicembalo 49 I componenti dell’ensemble di musica da camera Epoca Barocca hanno in comune la passione per la musica barocca eseguita con strumenti originali. Il fulcro del loro repertorio è la sonata per tre o quattro strumenti con basso continuo, generalmente appartenenti al periodo che va da Antonio Caldara a Jan Dismas Zelenka. Dal 1994 il gruppo si esibisce con grande successo di critica e di pubblico partecipando ad importanti rassegne musicali fra cui Amici della Musica di Firenze, Bodensee Festival, Festival Mitte Europa, Musica e Poesia a San Maurizio (Milano), Festival di Musica Antica di Praga, Accademia Bartolomeo Cristofori (Firenze), Fränkischer Sommer, Feste di Apollo (Parma), Associazione Musicale Romana, Festival van Flaandern, Musikfest Bremen e Rheingau Musik Festival. Nei suoi programmi Epoca Barocca propone regolarmente anche autori meno conosciuti riportando alla luce brani musicali ingiustamente dimenticati; queste opere sono state inoltre registrate per trasmissioni radio e su CD. Collabora con cantanti e altri strumentisti per l’esecuzione di musica con una grande varietà di formazioni. 50 GEORG FRIEDRICH HÄNDEL (1685 - 1759) Das zitternde Glänzen der spielenden Wellen Lo scintillio tremulo delle onde giocose Das zitternde Glänzen der spielenden Wellen Versilbert das Ufer, beperlet den Strand. Die rauschenden Flüsse, die sprudelnden Quellen Bereichern, befruchten, erfrischen das Land und machen in tausend vergnügenden Fällen die Güte des herrlichen Schöpfers bekannt. Lo scintillio tremulo delle onde giocose, inargenta la riva, imperla la sponda, i ruscelli gorgoglianti, le sorgenti zampillanti arricchiscono, fecondano, rinfrescano la terra, e ci mostrano in mille piacevoli modi l’infinita bontà del creatore. Meine Seele hört im Sehen La mia Anima ascolta e vede Meine Seele hört im Sehen, wie, den Schöpfer zu erhöhen, alles jauchzet, alles lacht. Höret nur, des erblüh’nden Frühlings Pracht ist die Sprache der Natur, die sie deutlich durchs Gesicht allenthalben, mit uns spricht. La mia Anima ascolta e vede, come tutto esulta e ride, nell'esaltare il Signore. Ascoltate, la bellezza fiorente della primavera, è la voce della natura che ci parla ovunque, chiara, attraverso la sua immagine. 51 HENRY PURCELL (1659 - 1695) Nymphs and Shepherds Ninfe e pastori Now that the sun hath veil’d his light, And bid the world goodnight, To the soft bed, my body I dispose, But where shall my soul repose? Ora che il sole vela la sua luce, E dà la buonanotte al mondo, Al morbido letto affido il corpo, Ma dove riposerà l'anima mia? Dear God, even in thy arms And can there be any so sweet security! Then to thy rest, o my soul! And singing, praise the mercy that prolongs thy days. Hallelujah Hallelujah Buon Dio, se non fra le tue braccia Non vi è più dolce protezione! Vai al riposo, anima mia! E canta le lodi alla misericordia che prolunga i tuoi giorni Alleluja, Alleluja. An evening Hymn on a ground Canto della terra Nymphs and Shepherds, come away. In the groves let’s sport and play For this is Flora’s holiday, Sacred to ease and happy love, To dancing, to music and to poetry; Your flocks may now securely rove Whilst you express your jollity. Nymphs and Shepherds, come away. Ninfe e Pastori venite via Nei boschetti divertiamoci e giuochiamo Poiché questa è la festa di Flora Dedicata alla serenità e all'amore felice Alla danza, alla musica ed alla poesia; Le vostre greggi possono vagare tranquille Mentre voi manifestate la vostra allegria. Ninfe e Pastori venite via. 52 GEORG FRIEDRICH HÄNDEL (1685 - 1759) Dolce mio ben Mi palpita il cor RECITATIVO Dolce mio ben, s’io taccio l’infinito martire che m’appressa al morire, fa che in grave dolor muto lo giaccio. E perché piace a voi, tacito ascondo il mio strazio profondo, ma se taccio il dolore son gl’ardenti sospir lingue del core. RECITATIVO E ARIOSO Mi palpita il cor nè intendo perché: Agitata è l’alma mia né so cos’è. RECITATIVO Tormento e gelosia, sdegno, affanno e dolore da me che pretendete? Se mi volete amante, amante io sono: ma, oh Dio! Non m’uccidete, ch’il cor fra tante pene più soffrire non può le sue catene. ARIA Intendimi ben mio, che tutto il mio desìo sempre è rivolto a te. Se parlo o taccio, Amore parla per me il mio core e scopre la mia fe’. ARIA Ho tanti affanni in petto che, qual sia il più tiranno, io dir, io dir nol so. So ben che dò ricetto a un aspro e crudo affanno e che morendo i ovo. Ho tanti affanni RECITATIVO S’è ver ch’un si trasformò in toro, in pioggia d’oro, in cigno, in fonte, in sasso ed in alloro, da noi diverse anzi contrarie forme, deh! Perchè non poss’io cangiarmi in un sospir che proprio è mio? Che da Licori dolcemente accolto seco sempre starei nel suo bel volto. RECITATIVO Clori, di te mi lagno, e di te, o Nume, figlio di Citerea, ch’il cor feristi per una che non sa che cosa è amore. Ma se d’egual saetta a lei feristi il core, più lagnarmi non voglio, e riverente innanti al simulacro tuo prostrato a terra, umil, devoto adorerò quel Dion che fé contento e pago il mio desio. ARIA Dolce mio letto sarìa il bel viso e in paradiso starebbe il cor. Per gran diletto forse dall’alma n’andrìa la salma, ma vita allora gli renderebbe il Dio d’Amor. ARIA Se und dì m’adora la mia crudele Contento allor il cor sarà. Che sia dolore, che sia tormento, questo mio seno più non saprà. Se und dì m’adora 53 CANEPINA - Museo delle Tradizioni Popolari Annesso alla Chiesa di San Michele Arcangelo, l’antico convento dei frati Carmelitani che ospita oggi il Museo delle Tradizioni Popolari, è una seicentesca struttura ornata di affreschi nel chiostro, nel salone al piano terra e sulle pareti che fiancheggiano le scale che portano al primo piano dell’edificio. L’intero ciclo di pitture murali, che decorano le lunette e i pennacchi del chiostro, è databile tra il 1610 e il 1627 e sono visibilmente tre i maestri attivi nei tre bracci del chiostro, tutti della scuola di Giuseppe Sebastiani da Macerata, che operava per conto del cardinale Odoardo Farnese nell’omonimo Palazzo della vicina Caprarola. L’espressione artistica e i contenuti sono quelli dettati dal Concilio di Trento: si dovevano adornare i chiostri dei conventi e dei monasteri con le storie dei santi più rappresentativi dei rispettivi Ordini; alcu- ne didascalie illustravano l’episodio che, comunque, doveva essere di facile lettura; le singole scene dipinte mostravano il santo vicino alla gente comune, immerso nei fatti del quotidiano. Altri dipinti emersi sono databili a metà del 1700 e sono del viterbese Domenico Corvi. Santa Teresa attraversa il fiume di notte guidata dagli angeli; in basso il Chiostro (foto F. Ceccarini) 54 SABATO 29 AGOSTO 2009 CANEPINA – CHIOSTRO DEL MUSEO DOMENICO NORDIO violino JOHANN SEBASTIAN BACH Sonata in La minore n. 2 per violino solo BWV 1003 Grave Fuga Andante Allegro Partita in Mi maggiore n.3 per violino solo BWV 1006 Preludio Loure Gavotte en Rondeau Minuetto I e II Bourrée Giga *** Partita in Re minore n. 2 per violino solo BWV 1004 Allemanda Corrente Sarabanda Giga Ciaccona 55 DOMENICO NORDIO è uno dei più grandi violinisti della sua generazione. Allievo di Corrado Romano e di Michéle Auclair, ex bambino prodigio (ha tenuto il suo primo recital a dieci anni), a sedici anni ha vinto il Concorso Internazionale Viotti di Vercelli con Yehudy Menuhin presidente di giuria. Dopo le affermazioni ai concorsi Thibaud di Parigi, Sigall di Viña del Mar e Francescatti di Marsiglia, il Gran Premio dell’Eurovisione ottenuto nel 1988 gli ha dato immediata popolarità grazie anche alla finale trasmessa in tutta Europa in diretta televisiva dal Concertgebow di Amsterdam. Da allora Nordio ha calcato le scene di tutto il mondo. Ha suonato a Londra (Barbican Center), Parigi (Salle Pleyel), Tokyo (Suntory Hall), Ginevra (Victoria Hall), Madrid (Teatro Monumental), Dublino (National Concert Hall), Roma (Accademia di Santa Cecilia e Teatro dell’Opera), Mosca (Conservatorio Tchaikovskij), New York (Carnegie Hall), Rio de Janeiro (Teatro Municipal), Vienna (Konzerthaus), Zurigo (Tonhalle), Istanbul (Ataturk Center), Praga (Festival della Primavera), Milano (Teatro alla Scala), Buenos Aires (Teatro Colon). Si è esibito con l’Orchestra Sinfonica di Londra, la Nazionale di Francia, l’Orchestra della Suisse Romande, la Wiener Kammerorkester, l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma, l’Orchestra Nazionale della RAI, l’Orchestra di Stato Cilena, le Orchestre della Radio di Stoccarda, Madrid, Parigi, Dublino e Lugano, l’Orchestra Verdi di Milano, l’Orchestra del Festival dello Schleswig Holstein, l’Orchestra Nazionale Lituana, l’Orchestra Sinfonica di Shanghai, l’Orchestra Petrobras di Rio de Janeiro, l’Orchestra Enescu di Bucarest, l’Orchestra Suk di Praga, l’Orchestra Sinfonica Ceca, l’Orchestra Sinfonica di Budapest, l’Orchestra Borusan di Istanbul. Fra i direttori con i quali ha collaborato vi sono Peter Maag, Isaac Karabtchevsky, Pinchas Steinberg, Yehudy Menuhin, Claus Peter Flor, Gyorgy GyorivanyiRath, Sergiu Commissiona, Stanislaw Skrowaczewski, Gürer Aykal, Jean Claude Casadesus, Alexander Lazarev, Michel Tabachnik. In Italia si è esibito ovunque. 56 Domenico Nordio si dedica con passione alla musica da camera e ama confrontarsi con prestigiosi musicisti ai festival di Vicenza, Siena, Torino, Napoli, Parigi, Tokyo, Asolo, Ravello, Stresa, Praga, Arezzo, Brescia e Bergamo. Dal 2005 incide in esclusiva per Decca. Dal 2006 è docente di Violino ai Corsi di Alto Perfezionamento dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma. 57 S. MARTINO AL CIMINO - Abbazia Cistercense Svettante tra i fitti castagneti dei Monti Cimini, la splendida Abbazia di San Martino al Cimino è documentata dall’anno 838 quando fu donata all’abate di Farfa. Nel 1145 il papa cistercense Eugenio III la affidò ai monaci del suo ordine sebbene solo con papa Innocenzo III, nel 1207, l’abbazia venne assegnata direttamente alla casa madre di Pontigny. L’avvio della costruzione del complesso abbaziale risale forse al 1150 anche se su una colonna all’interno della chiesa è riportata la data del 1225, da riferire probabilmente alla sua consacrazione. Il complesso fu ultimato verosimilmente, come si evince dai documenti cartacei, nel 1305. Oggi, dopo le trasformazioni subite tra il 1300 e il 1600, dell’originario impianto resta solo la chiesa. L’edificio presenta una facciata solenne, ornata da un rosone e da una grande finestra gotica: ai lati si ergono due torri campanarie, di aggiunta posteriore, sormontate da cuspidi piramidali. Sul fianco della chiesa si hanno i resti del chiostro costituiti da poche colonne sobrie ed eleganti. L’interno, semplice ed austero, ricorda le grandi cattedrali gotiche e le abbazie cistercensi con altissimo soffitto, volte a crociera costolonate, monofore e colonnato con pilastri a croce. Da ammirare il battistero, protetto da un’elegante cancellata barocca. Nella navata centrale, è sepolta Donna Olimpia Maidalchini (Viterbo 1594-San Martino al Cimino 1657), cognata di Innocenzo X, che trasformò radicalmente il tessuto urbano di questo paese a partire dal 1645. Tale realizzazione si attribuisce all’architetto Marcantonio De Rossi, forse con una consulenza del Borromini, o forse anche del Bernini. Il centro urbano fu strutturato con case addossate le une alle altre e schierate in funzione della grande Abbazia e di Palazzo Doria Pamphilj usato originariamente dai monaci e trasformato in quest’occasione in un sontuoso palazzo signorile. L’Abbazia Cistercense e le case a schiera, addossate l’una all’altra con i tetti discendenti (foto G. Cerica) 58 VENERDÌ 4 SETTEMBRE 2009 VITERBO - ABBAZIA DI SAN MARTINO AL CIMINO HESPÈRION XXI Jordi Savall direttore Montserrat Figueras soprano Mare Nostrum spazio di dialogo e diversità Dialogo di musiche cristiane, sefardite, ottomane e arabo-andaluse dell’area mediterranea XVII-XVIII secc. ALGERI Invocazione rebab e percussione GRECIA Oracoli Sibillini MAROCCO Impressions oud e percussione RODI Romance: El moro de Antequera ALGERI Moresca: Danza rituale (strumentale) TURCHIA Romance de La dama y el pastor ITALIA La Manfredina viella e percussione SARAJEVO El conde Dirlos: Por que llorax blanca niña ALESSANDRIA Las estrellas de los cielos (strumentale) SALONICCO Levantose el Conde Niño *** SARAJEVO A la una yo nací (strumentale) SMIRNE Romance: Nani, nani ISTAMBUL Makam Rast « Murass’a » Mss. Kantemiroglu (1700) SOFIA La Guirnalda de Rosas: Una matica de ruda MAROCCO Ghazali tal jàhri (strumentale) RODI Durme, durme hermosa donzella (Ninna nanna sefardita) ISTAMBUL Üsküdar’a (strumentale) GRECIA Apo xeno meros 59 HESPÈRION XXI Montserrat Figueras canto e cetra Dimitri Psonis santur e moresca Pedro Estevan percussione Jordi Savall lira ad arco, viola soprano, rebab e direzione spirito che lo ha caratterizzato fino ad oggi è stato il modo eclettico in cui ha operato le sue scelte artistiche. Questo ha permesso al gruppo di eseguire un importante numero di brani medievali spagnoli, rinascimentali e barocchi inglesi di Dowland, Tye, Coprario. Il gruppo esegue anche altri repertori europei, in maggior parte sconosciuti al grande pubblico, che però hanno contribuito a rendere popolari i loro compositori (J. Jenkins, J. Rosenmuller, S. Scheidt). I programmi come “La musica ai tempi di Cervantes”, “Musica napoletana del Rinascimento”, “El Llibre Vermell de Montserrat”, “Romances Sefardíes”, “Cansós de Trobairitz”, “Il Barocco Spagnolo”, così come produzioni monografiche di opere di compositori così diversi come A. de Cabezón, G. Gabrieli, G. Frescobaldi, E. du Caurroy, S. Scheidt, T. Hume, W. Brade, O. Gibbons, F. Couperin e J.S. Bach, testimoniano la ricchezza di possibilità che offre l’ Hespèrion XXI. Tra le sue produzioni meritano di essere sottolineati “L’Arte della Fuga” di J.S. Bach, le “Lachrimae or Seaven Tears” di Dowland, le “Laudes Deo” di C. Tye, “Recercadas del Trattado de Glosas” di D. Ortiz, “Romances y Villancicos” di J. del Enzina, le opere di J. Jenkins, “Symphonien und Sonaten” di J. Nell’antichità venivano chiamate Hesperia le due penisole più occidentali dell’Europa: l’Iberica e l’Italica (in greco, Hesperio significa originario di una di queste penisole). Espero era anche il nome dato al pianeta Venere quando la sera appariva ad Occidente. Riuniti da un intento comune - lo studio e l’esecuzione della musica antica basandosi su premesse nuove e moderne - ed affascinati dall’immensa ricchezza del repertorio musicale ispanico ed europeo prima del 1800, Jordi Savall (archi), Montserrat Figueras (voce), Lorenzo Alpert (fiati e percussioni) e Hopkinson Smith (strumenti a corde pizzicate) fondarono nel 1974 l’ensemble Hespèrion XX, dedicato all’esecuzione e rivalutazione di alcuni aspetti essenziali di questo repertorio. Per oltre 30 anni, Hespèrion è rimasto fedele al suo intento iniziale, interpretando numerose opere inedite in un’intensa attività concertistica in Europa e in America. Il gruppo ha anche partecipato regolarmente ai più importanti festival nazionali e internazionali, in particolare di musica antica. Con il nuovo millennio, Hespèrion continua ad essere un valido strumento di ricerca e, come tale, ha aggiunto al proprio nome il numero romano corrispondente al nuovo secolo appena iniziato. Il Gruppo pertanto si chiama ora Hespèrion XXI. Lo 60 J.S. Bach, “Consort Sets in Five & Six Parts” di William Lawes, “Pièces de Viole du Seconde Livre” di Marin Marais, “Diàspora Sefardí”, doppio disco di composizioni vocali e musica strumentale, “Battaglie & Lamenti” e “Ninna Nanna”, disco di ninnananne, questi ultimi tre CD interpretati dal soprano Montserrat Figueras. Il gruppo ha inoltre partecipato alla produzione dei recenti e plauditi libridisco “Miguel de Cervantes & Don Quijote de la Mancha: Romances y Músicas” (2005), e “Christophorus Columbus: Los paraísos perdidos” (2006). Un repertorio così esteso richiede una formazione varia e necessita di interpreti dall’eccezionale virtuosismo e dalla profonda conoscenza delle diverse epoche stilistiche. Per questo Hespèrion XXI è diventato un ensemble internazionale, formato dai migliori solisti di ogni specialità, capaci di cambiare il loro stile in funzione del repertorio da interpretare. Tenendo conto delle diverse possibilità che circondano l’esecuzione della musica antica oggi, l’originalità di Hespèrion XXI è l’audacia delle sue scelte: la creatività individuale nel lavoro di gruppo e nella ricerca di una sintesi dinamica tra l’espressione musicale, lo studio stilistico-storico e l’immaginazione creativa dei musicisti del XX secolo. Oltre ai regolari concerti in Europa, Hespèrion XXI è ogni anno in tournée per le principali città degli Stati Uniti. Sono stati realizzati anche tour in Giappone, Corea, Messico, Venezuela, Argentina, Brasile, Cile, Uruguay, Australia, Nuova Zelanda, Hong-Kong, Filippine e Taiwan. Herspèrion XXI è sostenuto dall’INAEM. Rosenmüller così come una collezione di sette CD di musica del Secolo d’Oro spagnolo (“Cancionero de Palacio”, “Cancionero de Medinaceli”, “Cancionero de la Colombina” e opere sacre di C. de Morales, F. Guerrero e T.L. de Victoria), “Fantasie per Viola” di H. Purcell (pubblicato nel 1995 per commemorare l’anniversario del compositore) che ha ricevuto diversi premi della critica, il disco “Fantasies, Pavanes & Gallardes” di L. Milà, “Ludi Musici” di S. Scheidt e “Portrait Moyen Âge & Renaissance”. Le ultime incisioni del gruppo con la sua casa discografica Alia vox sono state “Batalles, Tientos & Passacalles” di J. Cabanilles, “Elizabethan Consort Music”, “The teares of the Muses” 1599 (“Elizabethan Consort Music” vol. II) di Anthony Holborne, “L’Arte della Fuga” di JORDI SAVALL è una figura eccezionale nel panorama musicale attuale. Per oltre trenta anni si è dedicato alla scoperta di tesori 61 musiche dimenticate di diversi paesi e accreditandosi così come uno dei principali difensori della musica antica. Jordi Savall è senza dubbio una delle personalità musicali più eclettiche della sua generazione. Le sue attività di concertista, insegnante, ricercatore e creatore di progetti nuovi sia dal punto di vista musicale che culturale ne fanno uno dei principali protagonisti dell’attuale rivalutazione della musica storica. Con la sua partecipazione al film di Alain Corneau “Tutte le mattine del mondo” (César per la migliore colonna sonora), la sua intensa attività concertistica (centoquaranta concerti l’anno) e discografica (sei incisioni ogni anno) e, più recentemente, con la creazione della sua etichetta Alia Vox, ha dimostrato che la musica antica non è necessariamente elitaria o minoritaria e che può interessare anche un pubblico sempre più giovane e vasto. Come molti altri musicisti, inizia gli studi all’età di 6 anni facendo pratica in un coro di bambini della sua città natale, Igualada (Barcellona) e studiando violoncello al Conservatorio di Barcellona dove si diploma nel 1964. Nel 1965 intraprende come autodidatta lo studio della viola da gamba e della musica antica, completando la sua formazione presso la Schola Cantorum Basiliensis, dove nel 1973 succede al suo maestro August Wenzinger e dove continua a tenere corsi e master class. Jordi Savall ha inciso più di centosettanta CD e ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Nel 1988 è stato nominato Officier de l’Ordre des Arts et Lettres dal Ministero della Cultura francese. Nel 1990 ha ricevuto la Croce di Sant Jordi dal Generalitat de Catalogne. Nel 1992 è stato nominato “Musicista dell’anno” da Le Monde de la Musique e nel 1993 “Solista dell’anno” musicali abbandonati, trent’anni anni di ricerca e studio, sia come violista che come direttore. A partire dal 1970 incide come solista o direttore i capolavori del repertorio per viola da gamba, divenendo rapidamente uno dei più grandi interpreti di questo strumento. Con i tre gruppi musicali Hespèrion XXI, La Capella Reial de Catalunya e Le Concert des Nations, fondati insieme a Montserrat Figueras, Savall esplora e crea un universo di emozioni e bellezza, restituendolo agli amanti della musica, facendo conoscere al mondo la viola da gamba e le 62 “Ambasciatori di buona volontà” dell’UNESCO. Per il 2009 è stato nuovamente nominato “Ambasciatore del 2009 della creatività e dell’innovazione” dall’Unione Europea. nell’ottava edizione di Victoires de la Musique. Nel 1998 ha ricevuto la Medaglia d’Oro delle Belle Arti dal Ministero della Cultura spagnolo e nel 1999 è stato nominato Membro Onorario della Konzerthaus di Vienna. Ha ricevuto la laurea honoris causa dall’Università Cattolica di Louvain nel 2000 e nel 2006 dall’Università di Barcellona. Nel 2002 Victoires de la Musique gli ha riconosciuto il premio alla carriera. Nel 2003 ha ricevuto la Medaglia d’oro dal Parlamento di Catalogna e il Preise der Deutschen Schallplattenkritik in Germania. Ha ottenuto inoltre diversi premi Midem Classical nel 1999, 2000, 2003, 2004 e 2005. Nel 2006 l’incisione “Don Quijote de la Mancha: Romances y Músicas” non solo è stata premiata nella categoria “musica antica” ma è anche stato eletto “Disco dell’anno”. Lo stesso album è stato candidato ai Grammy Awards a Los Angeles (USA) sempre nello stesso anno. Il suo nuovo libro-disco “Cristoforo Colombo: i paradisi perduti” (2006) in cui Jordi Savall presenta una combinazione di fonti storiche e musicali del XV secolo spagnolo, è un ulteriore esempio di recupero totale del patrimonio musicale e testuale della penisola iberica e del Nuovo Mondo. Nell’album “Lachrimae Caravaggio”, letteratura, musica e pittura si uniscono in forma nuova in un CD dedicato a questo geniale e sfortunato pittore. La musica d’epoca di Savall fa da “colonna sonora immaginaria” alla sua vita, mentre gli ultimi sette dipinti di Caravaggio sono commentati dallo scrittore Dominique Fernandez. Nel 2008 Savall è stato nominato “Ambasciatore dell’Unione Europea per il dialogo interculturale” e “Artista per la pace” all’interno del programma MONTSERRAT FIGUERAS è considerata un punto di riferimento nell’interpretazione del vasto repertorio vocale medievale, rinascimentale e barocco. Nata a Barcellona, inizia molto giovane a studiare canto con Jordi Albareda, a collaborare con Enric Gispert e Ars Musicae e a partecipare a corsi teatrali. Dal 1966 studia le tecniche antiche del canto dai trovatori al Barocco sviluppando un concetto molto personale che attinge direttamente alle fonti originali, libere dalle influenze post romantiche. Nel 1967 stabilisce con Jordi Savall un’unione artistica e personale che la porta a sviluppare diverse attività pedagogiche, di ricerca e di creazione. Tale collaborazione lascia un’impronta reciproca, specialmente nello sviluppo di un rinnovato stile interpretativo che si distingue per un’armonizzazione fedele alle fonti storiche e una straordinaria capacità creativa ed espressiva che ha caratterizzato l’evoluzione di tutto il movimento della musica storica. Nel 1968 a Basilea completa gli studi musicali con Kurt Widmar, Andrea von Rahm e Thomas Binkley presso la Schola Cantorum Basiliensis e la Musikakademie. A partire dagli anni 70 si distingue come uno dei massimi esponenti di una generazione di musicisti consapevoli che la musica vocale precedente l’Ottocento necessita di un nuovo approccio tecnico e stilistico, nel quale la bellezza e l’emozione della voce, espressione umanistica per eccellenza, recupera il necessario equilibrio tra il canto e la decla63 Premio della Nuova Accademia del Disco, il Gran Premio dell’Accademia Charles Cross e la candidatura (2001 e 2002) ai Grammy Awards. La sua ultima usicta discografica Lux Feminae (Alia Vox 2006), dedicata all’universo musicale della donna dal Medioevo al Rinascimento, ha entusiasmato la critica nazionale e internazionale. Nel 2003 il governo francese le conferisce il titolo di Officier de l’ordre des Arts et des Lettres. Nel 2008 è nominata “Artista per la pace” all’interno del programma “Ambasciatori di buona volontà” dell’UNESCO. DIMITRIS PSONIS è nato nel 1961 ad Atene, dove ha studiato analisi musicale, musica bizantina e vari strumenti orientali: santuri, oud, tzuràs tamburà, tra gli altri. Nel 1984 si stabilisce in Spagna e ottiene il diploma superiore di percussioni al Conservatorio di Madrid, dove approfondisce gli studi specializzandosi in marimba e in pedagogia. Ha collaborato con numerose orchestre sinfoniche, gruppi di musica contemporanea e formazioni di musica antica. Ha partecipato all’incisione di colonne sonore e musica da film, collaborando anche con compagnie teatrali e di danza. Ha lavorato con diversi compositori, cantanti e gruppi spagnoli e greci di musica popolare. Partecipa inoltre a svariati progetti educativi, rivolti sia a studenti che ad insegnanti. Dal 1994 si è dedicato allo studio delle musiche popolari classiche di Turchia, Grecia e Iran. Nel 1997 fonda il gruppo “Metamorphosis”, incidendo un omonimo CD che vince il premio Golberg. Da allora questo gruppo, di cui fanno parte anche Ross Daly e Pedro Estevan, si è esibito nei maggiori festival spagnoli. Per otto anni ha mazione, dando priorità allo slancio poetico e spirituale del testo. Tra il 1974 e il 1989 è membro fondatore di Hespèrion XXI, La Capella Reial de Catalunya e Le Concert des Nations. Con loro e come solista recupera un patrimonio eccezionale ed eclettico che include musiche ingiustamente dimenticate tra cui si distinguono indimenticabili interpretazioni: dall’antichissimo “Canto de la Sibilla” ai recenti “Ninna Nanna”, “Misteri d’Elx” e “Isabella I di Castiglia”. Partecipa a incisioni quali “Don Quijote de la Mancha: Romances y Músicas” (2005) e “Christophorus Columbus. Los paraísos perdidos” (2006). Montserrat Figueras è ospite regolare dei principali festival in Europa, America e Oriente. La sua ricca discografia ha ricevuto diversi riconoscimenti quali il Gran Premio de la Accademia del Disco Francese, l’Edison Klassick, il Gran 64 fatto parte dell’ensemble di Javier Paxariño, dal 1993 accompagna Marìa del Mar Bonet e dal 2001 Arianna Savall. PEDRO ESTEVAN Nato a Sax (Alicante) nel 1951, ha studiato percussioni presso il Conservatorio Superior di musica di Madrid, specializzandosi in musica contemporanea. È membro fondatore del Grupo de Percusiòn di Madrid. Ha fatto parte di diversi ensemble jazz, ha collaborato come musicista a sessioni di studio e ha creato l’Orquesta de las Nubes (insieme a María Villa e Suso Sáiz), Rarafonía e il gruppo di percussioni Pan-Ku. Dal 1986 fa parte di Hespèrion XX/XXI e de Le Concert des Nations. Ha preso parte a diversi allestimenti teatrali di Lluís Pasqual, Nuria Espert e Adolfo Marsillach. Insegna percussioni all’ESMUC (Scuola Superiore di Musica della Catalogna). 65 VITERBO - Chiesa di Santa Maria della Verità L’edificio, unitamente all’adiacente complesso monastico, nasce agli inizi del XIII secolo articolato su una icnografia a croce latina coperta da un semplice tetto a capriate decorato da pianelle dipinte. La fondazione fu opera dei monaci premostratensi, ma pochi decenni dopo il complesso era occupato dall’ordine dei Servi di Maria che imposero la nuova dedicazione alla Madonna con il titolo di S. Maria della Verità. La facciata esterna, ricostruita nel secondo dopoguerra, si propone in forme semplici, con una cortina di lastre di peperino su cui si apre un portale cinquecentesco, sormontato da lunetta vuota tra due statue in pietra. L’interno, di una grandiosità essenziale intonata ai rifacimenti della seconda metà del Quattrocento, mostra il transetto aperto da un grande arco ogivale che poggia su esili colonnine pensili. Gioiello della chiesa è la splendida cappella Mazzatosta che, a pianta quadrata in forme tardo-gotiche, conserva ancora l’originale cancellata in ferro battuto e parte del pavimento a piastrelle di maiolica. La cappella, fatta edificare nella metà del Quattrocento da Nardo Mazzatosta, aristocratico viterbese, fu dipinta da Lorenzo da Viterbo che terminò la sua opera nel 1469. Le scene, di soggetto mariano, distrutte dai bombardamenti aerei, vennero sottoposte ad un intervento di ricostruzione e restauro innovativo e rivoluzio- nario: ventitremila frammenti furono recuperati e ricollocati in situ. Nella parete sinistra si articola il capolavoro cui Lorenzo deve la sua fama: nella lunetta superiore la “Presentazione di Maria al Tempio”, nel fascione sottostante lo “Sposalizio di Maria”. L’affresco ha anche un grande valore documentaristico, “…sono molti giovani cavati dal naturale” scriverà il cronista viterbese Nicolò della Tuccia raffigurato anch’egli tra la folla. La chiesa di S. Maria della Verità ancora conserva, inoltre, frammenti della decorazione pittorica che, tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, ornava le cappelle prima dei rifacimenti rinascimentali. Cappella Mazzatosta. In alto, particolare della volta(foto G. Cerica); in basso Lo sposalazio della vergine (foto arch. fot. APT) 66 SABATO 5 SETTEMBRE 2009 VITERBO – CHIESA S. MARIA DELLA VERITÀ ENSEMBLE 415 Chiara Banchini direttore Omaggio ad Arcangelo Corelli I Concerti Grossi Arcangelo Corelli (1653 - 1713) Concerto Grosso op. 6 n. 4 in Re maggiore Adagio, Allegro, Adagio, Vivace, Allegro Tomaso Albinoni (1671 - 1751) Sonata op. 2 n. 6 in Sol minore Adagio, Allegro, Grave, Allegro Francesco Geminiani (1687 - 1762) Concerto Grosso n. 1 in Re maggiore (composto sull’op. V di Corelli) Adagio, Allegro, Largo, Allegro *** Tomaso Albinoni Sonata op. 2 n. 2. Do maggiore Largo, Allegro, Grave, Allegro Arcangelo Corelli Concerto Grosso op. 6 n. 11 in Sib Preludio, Allemande, Sarabande, Giga Francesco Geminiani Concerto Grosso n. 12 “La Follia” (composto sull’op. V di Corelli) 67 ENSEMBLE 415 Chiara Banchini violino e direzione Peter Barczi violino Eva Borhi violino Mechtild Karkow violino Renata Spotti violino Stephanie Pfister violino Patricia Gagnon viola Martine Schnorhk viola Gaetano Nasillo violoncello Hendrike Ter Brugge violoncello Evangelina Mascardi tiorba Michael Chanu contrabbasso Michele Barchi clavicembalo Dopo aver insegnato al Centre de Musique Ancienne di Ginevra, Chiara Banchini è diventata titolare della Cattedra di Violino Barocco alla Schola Cantorum di Basilea. Corsi d’interpretazione in diversi paesi d’Europa, Australia e USA completano la sua attività pedagogica. Nel 1981 fonda l’Ensemble 415 che deve il suo nome al diapason più comunemente usato nel XVIII secolo. Il gruppo è ormai considerato uno dei gruppi più prestigiosi per il repertorio sei-settecentesco e la sua notorietà internazionale lo porta ad essere invitato nei maggiori festival e stagioni concertistiche del mondo. Si presenta in formazione orchestrale che varia dai 13 ai 40 elementi. Oltre all’intensa attività concertistica l’Ensemble 415 si è dedicato alla produzione discografica CHIARA BANCHINI è nata a Lugano in Svizzera, ed è una delle interpreti di maggior rilievo sul violino barocco a livello internazionale. Termina i suoi studi con un premio di virtuosismo al Conservatorio di Ginevra e si perfeziona con Sandor Vegh. Si è dedicata per qualche anno alla creazione di opere contemporanee come membro dell’Ensemble Contrechamps. Il suo incontro con Harnoncourt e Sigiswald Kuijken la porta ad appassionarsi all’esecuzione della musica del XVII e XVIII secolo con strumenti originali. Ottiene il diploma di solista di violino barocco al Conservatorio dell’Aia, è invitata a far parte di gruppi come La Petite Bande, Hespèrion XX, La Chapelle Royale e comincia una carriera internazionale da solista. 68 realizzando titoli di alta rilevanza (Corelli, Boccherini, Sammartini, Muffat), tutti con Harmonia Mundi France, vincitori dei più importanti premi discografici. Dal 2002 collabora con la casa discografica Zig-Zag Territoires. Nel 2007 sono uscite due nuove registrazioni dedicate ai Concerti per 4 violini di Vivaldi e alle Sonate per violino senza basso di Giuseppe Tartini. Chiara Banchini, oltre ad avere fondato e dirigere il suo ensemble, ha eseguito e inciso numerose opere di repertorio cameristico fra le quali si ricordano le “Sonate op. V” di A. Corelli, tutte le sonate per pianoforte e violino di Mozart, e le “Invenzioni a violino solo” di Bonporti. Chiara Banchini dirige regolarmente orchestre da camera che vogliono approfondire il repertorio barocco e classico (Durban, Adelaide, Stoccolma, etc.) ed è invitata a far parte di giurie di concorsi internazionali. Dal 2003 assume la presidenza del concorso Bonporti. Una discografia importante, che conta più di 50 CD, è tra i frutti della sua importante carriera musicale. 69 VITERBO - Palazzo dei Priori Iniziato alla metà del XIII secolo, il Palazzo dei Priori subì molte trasformazioni e fu completato nell’aspetto attuale verso la metà del XVI secolo. L’esterno è caratterizzato da un portico a nove archi e un’imponente facciata rinascimentale con due ordini di finestre: a croce guelfa al primo piano, ad arco al secondo mentre al centro campeggia lo stemma di papa Sisto IV Della Rovere (1481). Dall’ingresso al centro del porticato si accede al giardino interno delimitato verso la valle di Faul da una balaustra in peperino e ornato da un’elegante fontana (1626), scolpita su disegno del viterbese Filippo Caparozzi. Il portico interno è databile al 1541 mentre il sovrastante loggiato è del 1632. Uno scalone interno conduce al piano nobile. Qui, la Sala Regia (o Erculea), grande sala di rappresentanza, venne affrescata sul finire del 1500 dal bolognese Baldassarre Croce. Nel bellissimo soffitto il viterbese Tarquinio Ligustri dipinse castelli e terre assoggettati a Viterbo. I riquadri che ornano le pareti raffigurano le origini mitiche e fantastiche della città e avvenimenti storici locali; due grandi pannelli topografici illustrano le terre della Tuscia romana donate dalla contessa Matilde di Canossa alla Chiesa e le terre dell’attuale Tuscia viterbese con i nomi dei paesi e delle città dell’epoca. La Sala del Consiglio esibisce pareti, dipinte nel 1558 da Teodoro Siciliano, con personaggi mitologici e storici fantasticamente collegati alle origini di Viterbo. Il soffitto a cassettoni è quello originale del XV secolo. La Sala dei Paesaggi (Sala delle Bandiere) ha alle pareti dipinti che mostrano paesaggi della Tuscia, attribuiti a Giuseppe Torriani (1789). Nella Cappella Palatina, iniziata nel 1599 e dipinta dopo il 1610, gli affreschi dedicati a storie della Vergine sono di Filippo Cavarozzi e del romano Marzio Ganassino; gli stucchi e Particolare della Sala Regia (foto G. Cerica) l’altare sono opera dell’artista romano Giovanni Antonio Spinzio. Nella parete d’ingresso sono dipinti santi e beati viterbesi tra cui San Lorenzo, protettore della città. La pala d’altare con la “Visitazione” è opera di Bartolomeo Cavarozzi (1622). La Sala Rossa presenta mobili di notevole pregio e due quadri che rappresentano il “Sacrificio di Polissena” di Domenico Corvi (fine XVIII sec.) e lo “Sposalizio della Vergine” (copia) di Pietro Vanni (sec. XIX). Nella Sala della Madonna gli affreschi sono dedicati alla Vergine, con particolare riferimento ai miracoli della Madonna della Quercia, venerata dai Viterbesi nel santuario omonimo. Il corridoio di collegamento tra il Palazzo dei Priori ed il Palazzo del Podestà costituisce la Pinacoteca, in cui sono conservate opere che raffigurano la storia leggendaria di Viterbo e l’emblema con la scritta FAVL, le iniziali dei quattro villaggi etruschi (Fanum, Arbanum, Vetulonia e Longula) che la leggenda vuole uniti da re Desiderio nella cinta muraria dell’antica Castrum Viterbii. 70 DOMENICA 13 SETTEMBRE 2009 VITERBO – SALA REGIA DI PALAZZO DEI PRIORI - ORE 11.30 CONCERTO APERITIVO Musiche di Bach, Scarlatti, Arrigoni Johann Christian Bach (1735 - 1782) Sonata in Sol maggiore op.192 per flauto e cembalo concertato Moderato, Rondò scherzando Domenico Scarlatti (1685 – 1757) Sonata n. 53 (K 88) per mandolino e basso continuo Grave, Andante moderato, Minuetto, Allegro Carlo Arrigoni (1697 – 1744) Sonata per mandolino, violino (flauto) e basso continuo (inedita) Tempo primo, Canzona, Courante, Adagio, Tempo quarto Johann C. Friedrich Bach (1732 - 1795) Sonata in Do maggiore per flauto, violino (mandolino) e cembalo concertato Allegro, Andante, Rondò allegretto Gianluigi Durando flauto Sonia Maurer mandolino barocco e napoletano Francesca Bonessi clavicembalo Al termine del concerto sarà offerto un aperitivo a base di prodotti tipici della Tuscia 71 VITERBO - Cattedrale di San Lorenzo Contini e decorata da Ludovico Mazzanti; una tela di Marco Benefial raffigurante San Lorenzo. La chiesa sorge sul colle del Duomo, già abitato fin dal tempo degli Etruschi, dove sembra fosse un tempio pagano dedicato ad Ercole il cui ricordo è oggi emblematicamente presente nel leone nemeo da lui ucciso che, insieme alla palma (conquistata a Ferento nel 1172), è lo stemma della città. I primi dati sulla chiesa risalgono all’anno 805 in un documento del Regesto di Farfa. Il 1192 è l’anno della consacrazione. Di originario impianto romanico, ha pianta basilicale divisa in tre navate da due file di colonne che sostengono archi a tutto sesto; nella navata centrale si conserva ancora l’originale pavimento cosmatesco. Alla seconda metà del XIV sec. si fa risalire la ricostruzione del campanile in forme gotiche, scandito da quattro livelli di bifore e vivacizzato dalla bicromia bianca e grigia di ascendenza toscana. I lavori di ristrutturazione eseguiti nel XVXVI secolo vedono il rifacimento dell’antica facciata romanica mentre, nella seconda metà del Seicento, verranno occultate le ultime testimonianze della chiesa medioevale. Danneggiata dalle incursioni aeree del 1944, la cattedrale è stata restaurata ripristinando le antiche forme romaniche, e conserva numerose testimonianze artistiche come un pregevole ciclo affrescato attribuibile ad Antonio del Massaro detto “Il Pastura”; la Cappella Bonaparte; il monumentale fonte battesimale in marmo realizzato da Francesco d’Ancona (1470); una tela con la raffigurazione della “Decollazione di S. Giovanni Battista”, opera di Anton Angelo Bonifazi; la “Sacra Famiglia e S. Bernardino” di Giovan Francesco Romanelli (1612-1662); la cappella dei SS. Ilario e Valentino, progettata nel 1696 dall’architetto Giovan Battista Esterno e navata centrale della Cattedrale (foto G. Cerica) 72 VENERDÌ 18 SETTEMBRE 2009 VITERBO – CATTEDRALE S. LORENZO Sir James Galway flauto Lady Jeanne Galway flauto EUROPEAN UNION CHAMBER ORCHESTRA Hans Peter Hofmann direttore Antonio Vivaldi Concerto per flauto e archi op.10 n. 3 in Re maggiore RV428 per flauto “Il Cardellino” Allegro, Cantabile, Allegro Wolfgang Amadeus Mozart Divertimento in Fa maggiore K.138 per archi Allegro, Andante, Presto Johann Sebastian Bach Suite n. 2 in Si minore BWV per flauto e archi Ouverture, Rondeau, Sarabande, Bourree I e II, Polonaise, Menuet, Badinerie *** Antonio Vivaldi Concerto in Do maggiore RV533 per due flauti e archi Allegro molto, Largo, Allegro Wolfgang Amadeus Mozart Adagio in Si bem. maggiore K.411 Johann Sebastian Bach Concerto brandeburghese n. 4 in Sol maggiore BWV 1049 Allegro, Andante, Presto 73 Aires, l’Hanoi Opera House in Vietnam, il Leeds Town Hall e la Symphony Hall di Birmingham. L’orchestra inoltre partecipa regolarmente ad importanti festival europei ed internazionali: Flanders Festival, Echternach, Bodensee, Mecklenburg Vorpommern, Festival della Musica di primavera e d’autunno di Praga e Glasperlenspiel in Estonia. Grazie all’aiuto della Commissione Europea, la EUCO è stata in tournée anche in Asia, America, Caraibi, Medio Oriente, India, Sri Lanka e Africa. I tours del 2006 e 2007 della EUCO hanno toccato Messico, Giordania, Germania, Spagna, Italia, Irlanda, Svezia, Turchia, Estonia, Lettonia, Lituania, Belgio e Olanda. Tra le collaborazioni l’orchestra annovera quelle con alcuni tra i più importanti artisti: Yehudi Menuhin, James Galway, Lazar Berman, Mischa Maisky, Severino Gazzeloni e Igor Oistrakh. Ha già inciso diciotto cd per le etichette ASV, Carlton, EUROPEAN UNION CHAMBER ORCHESTRA (EUCO) ha tenuto il suo primo concerto nel 1981 e da allora si è guadagnata la reputazione mondiale di ambasciatrice della musica per l’Unione Europea. Le sue tournée toccano tutti gli angoli del mondo e le sue performance sono state omaggiate della presenza di illustri personalità, tra le quali la Regina Noor di Giordania, il Re e la Regina del Belgio e, la sua benefattrice, la Regina Sofia di Spagna. Nel 1999 la EUCO ha tenuto un concerto per festeggiare il 77° compleanno del Re Sihanouk di Cambogia nel Palazzo Reale a Phnom Penh e nel 2000 si è esibita per il compleanno della Principessa Galyani di Bangkok. L’attività dell’orchestra include sessanta concerti all’anno e comprende esibizioni nelle più prestigiose sale tra cui l’Amsterdam Concertgebouw, il Frankfurter Alte Oper, il Brussels Palais des Beaux Arts, il Teatro Colon di Buenos 74 con le orchestre più prestigiose, suonando musica da camera, partecipando a concerti di musica popolare e tenendo master classes. Oltre alle performance abituali del repertorio classico per flauto, Galway inserisce nel suo programma musica per flauto contemporanea. Nell’ottobre del 1994 suona la prima mondiale del “Concerto and the Jindrich Feld” di George Nicholson – concerto per flauto, piano e orchestra accompagnato dalla Hyperion, Koch e Regent. EUCO ha ricevuto fondi dal British Council, dal GoetheInstitut, dal Ministero per la Cultura spagnola, dal Ministero degli Affari Esteri italiano e dal Cultural Relations Committee d’Irlanda. Forlì è la città di residenza dell’EUCO per il 2009. L’associazione European Union Chamber Orchestra Trust è un ente di beneficenza. e ha il patrocinio di Sua Maestà La Regina Sofia di Spagna JAMES GALWAY è considerato il supremo interprete del repertorio flautistico classico ed un artista il cui fascino scavalca tutte le frontiere musicali. Attraverso le sue molteplici tournée, più di cinquanta album RCA VICTOR tutti di grandissimo successo e le sue frequenti apparizioni televisive, James Galway ha conquistato il pubblico internazionale. Nato a Belfast, James Galway inizia a suonare il penny whistle quando ancora è un bambino prima di passare al flauto. Prosegue i suoi studi al Royal College of Music e al Guildhall School of Music and Drama a Londra per poi perfezionarsi al Conservatoire de Paris. Debutta alla Sadlers Opera e al Royal Opera Covent Garden che lo portano a conseguire importanti incarichi nella BBC Symphony Orchestra, dove suona l’ottavino, e nella London Symphony Orchestra e nella Royal Philarmonic dove diventa Primo Flauto. Nel 1969 è nominato Primo Flauto della Berliner Philarmonic. Nel 1975 inizia la carriera da solista. Nell’arco del primo anno tiene centoventi concerti e lavora con le maggiori orchestre di Londra. Da allora si esibisce in tutto il mondo in recital, 75 certo con le maggiori orchestre americane. È anche ospite abituale del Giappone e di Hong Kong e sempre richiestissimo ai maggiori festival europei. Inoltre dedica molto del suo tempo a enti ed organizzazioni benefiche, esibendosi regolarmente in concerti di beneficenza sia in Europa sia negli Stati Uniti. La discografia di Sir James Galway vanta oltre sessanta CD con BMG Sony Classics, un nuova collezione di CD con la Deutche Grammophon e la registrazione della colonna sonora del film “Il Signore degli anelli” nel quale si riflette la sua versatilità musicale. Con la sua incisione “My Magic Flute”, un tributo a Mozart, è stato nominato nel 1997 Musicista dell’anno da Musical America e ha ricevuto il premio Record of the Year dalle riviste Billboard e Cash Box, così come il Grand Prix du Disque per le registrazioni dei concerti di Mozart. Nel 1999 sono stati pubblicati quindici cd retrospettivi del suo lavoro per l’etichetta RCA Victor Red Seal. Sua Maestà la regina Elisabetta II d’Inghilterra lo ha insignito due volte nel 1979 con l’onorificienza dell’Ordine dell’Impero Britannico e nel 2001 come Cavaliere per il suo servizio alla musica. Nel 2004 Galway ha ricevuto anche il premio President’s Merit dalla Recording Academy all’ottava edizione annuale del Grammy “Salute to Classical Music”. E’ stato anche insignito del prestigioso Classic Brits Awards tenutosi nella Royal Albert Hall di Londra nel 2005, dove ha ricevuto l’ambito premio “Outstanding Contribution to Classical Music” nella celebrazione dei suoi 30 anni di carriera come uno dei grandi interpreti della musica classica del nostro tempo. Orchestra Tonhalle a Zurigo e nel 1993 il “David Heath Concerto” con la St. Louis Symphony Orchestra. Esecuzioni in Prima europea includono il “Lowell Liebermann: Concerto per flauto e arpa” e il “Maazel: musica per flauto e orchestra”, che ha registrato nel febbraio 1997 con il Bayerischer Rundfunk, diretto dal compositore. James Galway ha partecipato ad eventi di particolare importanza come lo spettacolo musicale a Buckingham Palace, nel luglio del 1991, al cospetto della Regina Elisabetta II, dei membri della Famiglia Reale e del gruppo dei sette capi di Stato durante il Summit Meeting; la singolare performance del “The Wall” a Berlino, trasmessa dalle televisioni di tutto il mondo; e il World Economic Forum a Davos, Svizzera, nel febbraio 1996. James Galway ha anche suonato più volte alla Casa Bianca su invito speciale del Presidente degli Stati Uniti. Nel dicembre 1998 si esibisce alla cerimonia del Premio Nobel. Nel 1999 Sir James Galway festeggia il suo sessantesimo compleanno e nel recital tour in maggio, che registra il tutto esaurito, si esibisce in una performance privata a Buckingham Palace in presenza del Principe Edoardo. In anni recenti Sir James ha intrapreso con estremo successo l’attività di direttore d’orchestra. Oltre al suo lavoro con i London Mozart Players (dei quali è Principal Guest Conductor) la stagione 2000/2001 ha visto Sir James intraprendere un tour in Germa-nia con la Wurttembergisches Kammerorchester e un tour in Asia con l’Orchestra da Camera Polacca. Altri recenti impegni includono performance con l’Orchestra da Camera di Zurigo, l’Orchestra dell’Ulster, l’Orchestra da Camera di St. Paul, l’Hallée e l’NSO di Washington. Galway è spesso in tournée negli Stati Uniti sia per recital che in con- Flautista di successo, Lady Jeanne Galway continua a donare grazia ai più 76 dell’Imperatrice del Giappone, del Conte e della Contessa di Wessex, del Duca e della Duchessa del Kent, della Regina di Norvegia, della Regina di Spagna e più recentemente, durante un tour in Israele, del presidente Shimon Peres. Recentemente è stata impegnata in un concerto all’Hollywood Bowl insieme a Sir James, alla Hollywood Bowl Orchestra e a un gruppo di giovani flautisti provenienti dal programma educativo della Los Angeles Philharmonic. Il tutto è stato importanti palcoscenici internazionali con il suo virtuosismo. Una delle più importanti soliste di flauto, Lady Galway porta al pubblico il suo stile unico e la sua eleganza. Le sue tournée la vedono regolarmente esibirsi nelle più grandi città degli Stati Uniti come solista con orchestre come la Chicago, Philadelphia, Pittsburgh, Seattle, Denver e la National Symphony. A livello internazionale si è esibita nelle più importanti capitali culturali del mondo tra cui Londra, New York, Milano, Roma, Vienna, Salisburgo, Zurigo, Dublino, Belfast, Tokyo, Pechino e Singapore. È primo flauto nel duo con suo marito, Sir James Galway. Entrambi deliziano il pubblico e portano una freschezza rara sul palcoscenico, unica nel mondo musicale. Oltre alla sua lunga carriera da solista, Lady Galway è anche una valida musicista da camera, regolarmente in tournée con il suo ensemble, il Trio Zephyr (Jonathan Feldman al pianoforte e Darrett Adkins al violoncello), il cui scopo è quello di condividere la loro competenza ed esperienza con i musicisti da camera di domani. La prima incisione dell’ensemble Zephyr, “Winds of Romance”, include lavori di Haydn, Martinu e Weber. Zephyr ha presentato un programma di lavori di Francaix, Debussy, Damase, Gaubert e Liebermann. Quest’ultimo lavoro è stato commissionato per l’ensemble da Sir James. Lady Galway continua inoltre a collaborare in recital con Phillip Moll e vari altri ensemble. La sua versatilità di impegni comprende concerti alla presenza 77 Ravinia Festival con James Conlin (direttore) e Sir James ed i concerti internazionali di Gerusalemme, Tel Aviv, Madrid e Lucerna con la Israel Camerata Jerusalem, diretta dal M° Avner Biron. Altre collaborazioni con l’Orchestre de Cannes sotto la direzione del M° Philippe Bender a Cannes, Maribor e Bratislava in Slovenia. Esibizioni in recital al Théâtre du Châtelet di Parigi, al CRR Concert Hall di Istanbul in Turchia, in Italia con la European Union Chamber Orchestra, la Zürich Chamber Orchestra a Zurigo e a Berna (Svizzera), e con la RTÉ National Concert Orchestra a Limerick (Irlanda). Lady Galway conclude la stagione in Italia e Regno Unito. Inoltre Lady Galway dedica molto del suo tempo a lavorare accanto alle nuove generazioni attraverso i suoi articoli, master-class e incisioni. È cofondatrice della Galway Junior Network, un sito web interattivo in cui offre consigli e suggerimenti ai giovani flautisti. Sir James e Lady Galway dirigono ogni estate la loro scuola, la International Flute School, a Weggis in Svizzerra e seguono personalmente gli studenti di tutti i livelli. Lady Galway patrocina la fondazione di beneficenza Future Talent guidata dalla Duchessa del Kent. I suoi concerti sono spesso eventi per la raccolta di fondi a favore di istituti di beneficenza come UNICEF, SOS, FARA e Marie Curie Cancer Care. Ha registrato per RCA Victor, BMG Classics e Deutsche Grammophon. Irish America Magazine ha conferito a Sir James e Lady Jeanne Galway il premio “2008 Spirit of Ireland” in riconoscimento del loro ruolo di ambasciatori musicali. Originaria di New York e diplomatasi al New York City’s Mannes College of Music, Lady Galway vive con suo marito in Svizzera. Attualmente suona un flauto d’oro 18 carati Nagahara. seguito da uno speciale, filmato e registrato, del “Double concerto di Vivaldi” con Sir James, Claudio Scimone (direttore) e I Solisti Veneti al Palazzo Ducale di Venezia. La stagione americana 2009 di Lady Galway inizia a New York, Palm Springs, California e San Antonio dove si esibisce con lo Zephyr Trio e, insieme al marito, con la Austin, la York e la Spokane Symphony Orchestra; successivamente come solista con la Charlotte Symphony ed in recital accanto al marito ed al rinomato pianista Christopher O’Riley a Houston, Arizona e New York. Tra i numerosi impegni del 2009 l’esibizione con la Chicago Symphony al 78 HANS-PETER HOFMANN suona il violino dall’età di quattro anni per poi proseguire i suoi studi prima alla Musikhochschule di Saarbrücken e poi al Guildhall School of Music di London con Yfrah Neaman. Professore alla Musikhochschule di Nürnberg, Hofman è stato Concert Master della Bavarian Chamber Orchestra, della Berlin Chamber Orchestra e dal 1998 della Vorarlberg Symphony Orchestra di Bregenz. Come solista e musicista di musica da camera, Hofman è stato impegnato in varie tournée in Inghilterra, Francia, Olanda, Spagna e Austria, dove si è esibito nella grande sala del Vienna Musikverein e presso il Vienna Konzerthaus. Nel 1999 ha fondato l’Ensemble Plus e nel 2006 si è unito all’ensemble Les Dissonances di Parigi. La sua musica è stata trasmessa dalla radio svizzera e austriaca e in Germania dalla Berlin Radio, Süddeutsche Rundfunk e Südwestfunk. Ha inciso diciasette CDs con un repertorio che spazia dal Barocco al Jazz. 79 VITERBO - Palazzo dei Papi Il Palazzo è un complesso imponente caratterizzato da massicci contrafforti che lo identificano più come una fortezza che non come una residenza. Vi si accede da un’ampia scala, sormontata da due colonne e terminante in un vasto ripiano, con parapetti ad avancorpo, sostenuto da un arco. Nella sobria facciata, coronata da merli guelfi, si aprono sei finestre a feritoia e sei finestre a bifore trilobate che danno luce alla sala famosa per aver ospitato, dal 1268 al 1271, il primo conclave della storia della Chiesa, nel quale i cardinali furono clausi cum clave dai viterbesi esasperati per l’eccessivo protrarsi delle operazioni di voto. Sulla facciata si distinguono gli stemmi dei Gatti. La Loggia fu fatta costruire, infatti, da Andrea di Beraldo Gatti nipote di Raniero e a lui succeduto nella carica di Capitano del Popolo nel 1267. In stile gotico, ha sette arcate con un doppio ordine di otto colonnine sostenenti archi a tutto sesto che formano archi a sesto acuto: suggestiva fusione della forma ogivale con la romanica. Il colonnato è sormontato da una trabeazione a metope in cui sono raffigurati, in origine animati da una vivace policromia, il leone di Viterbo con la lancia trifida simulante la palma di Ferento, lo stemma della famiglia Gatti (scudi con quattro barre orizzontali), l’aquila ad ali spiegate simbolo dell’Impero e le doppie infule insieme alle chiavi papali. Un identico disegno era sull’altro lato raccordato al primo da un tetto: l’eccessivo peso della trabeazione, sovrapposta all’esile teoria delle colonnine, aumentato dalla spinta dei due spioventi della copertura gravò talmente su queste che già poco dopo il 1325 crollò il prospetto a valle ed il tetto. L’altro prospetto fu salvato frapponendo agli archi una solida muratura rimasta fino agli inizi di questo secolo quando vennero Palazzo dei Papi (foto F. Biganzoli) effettuati lavori di restauro all’intero edificio, eliminando anche l’avancorpo che nella seconda metà del Cinquecento era stato costruito lungo l’intera facciata del palazzo. La loggia poggia su un grande arco con un sottostante pilastro ottagonale al cui interno è la tromba di una cisterna che conteneva l’acqua portata fino al Palazzo Papale dalla sorgente della Mazzetta. Parti di questo fons papalis, la tazza a scannellature ornata da teste di animali e il sostegno centrale, pare costituiscano la fontana che si trova al centro della loggia composta nell’insieme da varie parti di epoche diverse. Il Palazzo di Viterbo ospitò molti papi tra cui Giovanni XXI, eletto nel 1276 e morto nello stesso anno, il cui sepolcro è nella Cattedrale; Martino IV eletto nel 1280 lasciò la città scagliando su di essa l’interdetto. Condannata a diroccare una buona parte delle mura cittadine, Viterbo vide cadere nell’abbandono il superbo palazzo che divenne infine la dimora dei vescovi diocesani. 80 SABATO 19 SETTEMBRE 2009 VITERBO – PALAZZO DEI PAPI NATALIA GUTMAN violoncello JOHANN SEBASTIAN BACH Suite in do maggiore n. 3 per violoncello solo BWV1009 Preludio Allemanda Corrente Sarabanda Bourrée I e II Giga Suite in mi bem. maggiore n. 4 per violoncello solo BWV1010 Preludio Allemanda Corrente Sarabanda Bourrée I e II Giga Suite in do minore n. 5 per violoncello solo BWV1011 Preludio Allemanda Corrente Sarabanda Gavotte I e II Giga 81 La crescita artistica di Natalia Gutman è stata determinata soprattutto da due personalità musicali in Russia: suo nonno Anisim Berlin, violinista e allievo del leggendario Leopold Auer e Galina Kozolupova sua insegnante per ben quindici anni. Altre tre grandi musicisti hanno avuto un ruolo essenziale nella vita privata e musicale di Natalia Gutman: Sviatoslav Richter, morto nel 1997, suo marito Oleg Kagan, morto nel 1990 e Mstislav Rostropovitch diceva di lei “...Natalia Gutman è l’incarnazione dell’onestà nell’Arte”. Nata a Kazan in Russia, ha iniziato lo studio del violoncello all’età di cinque anni e a nove eseguiva il suo primo concerto. Allieva prediletta di Mstislav Rostropovich al Conservatorio di Mosca dal 1964, nel 1967 ha vinto il Concorso della ARD di Monaco di Baviera. Da allora ha avuto inizio la sua brillante carriera internazionale che l’ha vista ospite delle più famose sale europee e delle più prestigiose orchestre: Berliner Philharmoniker, Wiener Philharmoniker, London Symphony Orchestra, Münchner Philharmoniker, Filarmonica di San Pietroburgo e l’Orchestre National de France. Ospite regolare dei più prestigiosi Festival (Salzburger Sommerfestspiele, Berliner Festspiele, Wiener Festwochen) ha collaborato e collabora con i più grandi direttori d’Orchestra quali Claudio Abbado, Wolfgang Sawallisch, Riccardo Muti, Bernard Haitink, Guennady Rozhdestwenskij, Yuri Temirkanov, Kurt Masur e Sergiu Celibidache. Gran parte dell’attività concertistica di Natalia Gutman è dedicata alla musica da camera: tra i suoi partner usuali ricordiamo Svjatoslav Richter, Isaac Stern, Martha Argerich, Yuri Bashmet, Elisso Virsaladze. Con suo marito, il compianto violinista Oleg Kagan, ha suonato dal 1969 al 1990. Nel 1998 Natalia Gutman ha suonato in Sudafrica, ultimo continente dove l’Artista non era ancora apparsa. Natalia ha eseguito l’integrale delle Suites di Bach per violoncello solo a Mosca, Berlino, Monaco, Madrid, Barcellona, in Francia, in Italia, Olanda e Svizzera. A Manchester, Inghilterra, ha partecipato al festival di violoncello e nell’estate del 2000 ha suonato al Festival di Berlino, di Lucerna e Salzburg e a Londra (Proms 82 Il 2008 l’ha vista in tour con Yuri Bashmet, Viktor Tretjakov e Vassily Lobanov in diverse città europee. Natalia Gutman è inoltre impegnata in masterclasses organizzate in tutto il mondo; ha insegnato per molti anni presso la Musikhochschule di Stuttgart e attualmente insegna a Mosca. A maggio del 2005 il presidente Köhler ha conferito all’artista la più alta onoreficenza tedesca, il “Bundesverdienstkreuz 1. Klasse” e nel 2006 Natalia Gutman è stata nominata membro del Royal College of Music di Londra. Oltre al repertorio bachiano, classico e romantico Natalia Gutman è anche attenta interprete della musica contemporanea eseguendo brani di Sofia Gubaidulina, di Denisov, di Mansurian e di Lobanov. Alfred Schnittke le ha dedicato una Sonata e il suo primo Concerto per Violoncello. Con la Royal Philharmonic Orchestra e Yuri Temirkanov ha inciso i due Concerti di Shostakovic per la RCA/BMG Ariola. Con la Philadelphia Orchestra e Sawallisch ha inciso il Concerto per Violoncello di Dvorak e con la London Philharmonic diretta da Kurt Masur i concerti per Violoncello di Schumann e di Schnittke, entrambi su etichetta EMI. Sempre per la EMI ha recentemente inciso le composizioni cameristiche di Schumann con partners del calibro di Martha Argerich e Mischa Maisky. Ogni anno all’inizio di luglio Natalia Gutman invita i suoi amici musicisti all’ “Internationaler Musikfest” a Kreuth /Tegernsee in Baviera, fondato nel 1990 insieme al marito ed ora a lui dedicato. Natalia Gutman suona un prezioso Guarneri del Gesù datato 1731 generosamente affidatole da Seacross Management Ltd. Strings Unlimited. Concerts) insieme ai “Berliner Philharmoniker” diretti da Bernard Haitink che sostituì il M° Claudio Abbado, allora malato. Sempre nella stagione 2000/01 ha suonato con l’orchestra a München, Berna, Helsinki, Birmingham e San Paolo in Brasile. Nel marzo 2002 ha suonato a Milano con la Filarmonica della Scala diretta dal M° G. Bertini. Nella stagione 2002/03 ha effettuato concerti con la New York Philharmonic diretta dal M° Kurt Masur ed a Baltimore con il M° Yuri Temirkanov. Nel 2003 è stata protagonista di una lunga ed acclamata tournée in Giappone. Nel 2006 Natalia Gutman ha dedicato a Robert Schumann il suo concerto per violoncello eseguito a Milano, Valencia, Colonia, Londra, Taipei e Firenze. Uno dei concerti di Shostakovich (in onore del suo centenario dalla nascita) è stato eseguito a Caracas, Tel Aviv, Monte Carlo, Varsavia, Atene, Vienna, Olanda e Francia (in Bretagna ha anche eseguito entrambi i lavori in un solo concerto). A Parigi, accompagnata dall’Orchestre Philharmonique, ha eseguito un concerto di Lutoslawski e a Lille uno di Dutilleux. Il 2007 è iniziato a Siviglia, dove la violoncellista, il 2 gennaio, ha nuovamente suonato il concerto di Schumann sotto la direzione del M° Claudio Abbado con la Simon Bolivar Youth Orchestra al Festival Iberoamericano. Concerti con le orchestre sono stati pianificati anche a Lisbona, Istanbul, Boston, Montreal, Italia, Olanda, Taiwan, Manchester, Germania e Svizzera. È spesso in tournée in duo con Elisso Virsaladze con la quale esegue programmi di musica da camera ed anche in trio con Kolja Blacher. 83 VITERBO - Piazza del Plebiscito Dominata dalla Torre dell’Orologio con due to di un portico di cui però non rimane traccia. leoni in nenfro agli angoli, Piazza del Plebiscito Sul lato che chiude la piazza è la Chiesa di è il centro della città. Fu creata verso la metà del Sant’Angelo in Spatha, dedicata a San Michele XIII secolo ed è chiusa su tre lati dalle facciate Arcangelo, così chiamata dal nome della famidei palazzi che appartennero nei secoli passati glia che dall’XI secolo la ebbe in patronato. Il ai Priori, al Podestà e al Capitano del Popolo. prospetto fu rifatto nel 1560 e nel 1746 fu Sul quarto lato della piazza è la Chiesa di S. avviato il completo rifacimento della chiesa. La Angelo in Spatha e lo sbocco di Via Cavour (la facciata a capanna si presenta intonacata e vi si Via Farnesiana, aperta nel 1573) che taglia in aprono un portale in peperino con una lunetta due l’ex Palazzo delle Carceri. sopra l’architrave e tre finestre. Sul La Torre dell’Orologio, detta anche lato destro della facciata si trova la Torre dei Priori e più tardi Torre dei copia (l’originale è presso il Museo Monaldeschi, bella e slanciata, è Civico di Viterbo) di un pregevole alta 44 metri e fu ricostruita nel sarcofago romano con scena di 1487 sulle fondamenta di una precaccia al cinghiale che fungeva da cedente che fin dal 1424 aveva un monumento funebre della “Bella orologio pubblico. L’elegante ornaGaliana” protagonista di una legmento in ferro che è sulla sua cima gendaria vicenda. Donna di straorfu messo all’inizio del 1800 quandinaria bellezza, se ne innamorò un do vi fu collocata anche 1’attuale barone romano che la pretese in campana del 1452 che proveniva sposa ma, rifiutato, pose Viterbo dalla chiesa di S. Maria della sotto assedio e la città si mobilitò in Verità. difesa della giovane, resistendo Il Palazzo dei Priori, insieme al fino a indurre l’assediante a desiPalazzo del Podestà sede dell’amstere; questi prima di andarsene ministrazione comunale, fu realizchiese di poter vedere un’ultima zato tra XIII e XVII secolo, con il volta Galiana che affacciatasi sulle bel colonnato duecentesco e il mura di una torre fu colpita a morte piano nobile affrescato nel XVI Sarcofago della Bella con una freccia dallo spasimante secolo (Sala Regia e Sala del Galiana (foto G. Cerica) respinto. Consiglio) con temi riguardanti le origini mitoLa chiesa, a navata unica e coperta con volta a logiche di Viterbo. botte, compare come il frutto di linee tardoIl Palazzo del Podestà, collegato a quello tramibarocche e neoclassiche. Sono conservati al suo te la Pinacoteca, venne eretto nel 1264 e subì interno una pala del viterbese Bartolomeo numerosi rifacimenti in epoche successive Cavarozzi che raffigura S. Isidoro agricoltore come l’inserimento nel 1700 del grande balco(sec. XVII), la mensa dell’altare maggiore sorne al primo piano. Dell’antico prospetto rimanretta da un grande capitello romanico in pietra gono un residuo di finestra duecentesca, qualproveniente dall’antica chiesa, una grande pala che tratto di muro perimetrale e tracce della del maestro viterbese Filippo Caparozzi (primo merlatura che coronava l’edificio. decennio del ’600) raffigurante la Madonna in Di fronte è il Palazzo del Capitano del Popolo trono col Bambino con Angeli che la incoronaoggi sede della Prefettura. Nel 1466, quando no e santi. Nella sagrestia è una tavola con l’imtutta la piazza fu oggetto di rifacimenti in base magine di S. Rocco, opera di Antonio del a nuovi criteri rinascimentali, il Palazzo fu dotaMassaro detto il Pastura (sec. XV-XVI). 84 DOMENICA 20 SETTEMBRE 2009 VITERBO – SALA REGIA DI PALAZZO DEI PRIORI - ORE 11.30 CONCERTO APERITIVO COMPLESSO BAROCCO CONSERVATORIO “L. REFICE” DI FROSINONE Arcangelo Corelli Sonata in Do maggiore op. 3 n. 8 per due violini e basso continuo Largo, Allegro, Largo, Allegro Georg Friedrich Händel Triosonata in Sol maggiore op. 5 n. 4 per due violini e basso continuo A tempo ordinario, Allegro non presto, Passacaille, Menuet (Allegro moderato), Gigue (Presto) Georg Friedrich Händel Lascia ch’io pianga Aria dall’opera “Rinaldo” per soprano, archi e basso continuo Antonio Vivaldi Nulla in mundo pax sincera Mottetto per soprano, archi e basso continuo Allegro, Andante, Rondò allegretto Francesco Divito sopranista Francesca Vicari e Alessandro Marini violini Davide Leboffe viola Stefano Di Rienzo violoncello Catia Rocci clavicembalo Il complesso si è costituito nel quadro delle attività del Corso di Musica da Camera tenuto dalla prof.ssa Francesca Vicari in collaborazione con il Dipartimento di Musica Antica del Conservatorio. Al termine del concerto sarà offerto un aperitivo a base di prodotti tipici della Tuscia 85 VITERBO - Chiesa di San Francesco li di schietto stile gotico. Nel transetto destro si conservano i resti del monumento funebre di Pietro di Vico, realizzato da Pietro di Oderisio nel 1269, raffinata creazione in stile gotico impreziosita da stemmi e mosaici. Un arco a sesto acuto, strombato e ornato da colonnine tortili immette nella cappella del SS. Sacramento, eretta dai Gatti, potente famiglia di origine brettone protagonista della vita civile e politica di Viterbo. A fianco emerge in tutto il suo splendore il Mausoleo di Adriano V attribuito ad Arnolfo di Cambio, monumento gotico-cosmatesco, autentico gioiello d’arte medievale; la statua coricata, vestita con abiti pontificali, è posta su un duplice basamento intarsiato con splendidi marmi policromi. In simmetria, nel transetto sinistro, è il Mausoleo di Clemente IV di Pietro Oderisio (1270), un tabernacolo in stile gotico con la statua distesa su un sarcofago romano con bassorilievo collocato su un basamento marmoreo decorato con intarsi di suggestiva policromia. Sempre nel transetto sinistro è il portale d’accesso alla cappella Botonti (sec. XVI), per la quale era stata dipinta, tra il 1515 e il 1516, la celebre “Pietà” di Sebastiano Del Piombo, attualmente conservata al Museo Civico. L’attuale edificio, frutto della ricostruzione del dopoguerra, è il risultato di una fase costruttiva francescana iniziata nel 1236 e di una successiva di ampliamento in pure forme gotiche realizzata quando Viterbo era sede della corte pontificia. La facciata è caratterizzata da un’apertura ad arco in stile romanico con colonnine tortili, tre monofore ed un semplice oculo. Sull’angolo destro è collocato un pulpito eretto nel 1429, mentre dietro si scorge il campanile a vela con due fornici. La grandiosa navata unica è chiusa da un’abside quadrata, nella quale si apre una grande quadrifora gotica con rosoni. Le capriate del tetto, rimesse in luce dai restauri che hanno eliminato le volte barocche, sono sostenute da archi a sesto acuto; l’abside ed il transetto sono coperti da volte ogivali profilate da costoloni che ricadono su pilastri compositi, decorati con motivi florea- Interno e monumento a Papa Adriano V (foto G. Cerica) 86 MERCOLEDÌ 23 SETTEMBRE 2009 VITERBO – CHIESA S. FRANCESCO VICTORIA MULLOVA violino OTTAVIO DANTONE clavicembalo Johann Sebastian Bach (1685 - 1750) Sonata in sol minore n. 1 per violino solo BWV 1001 Adagio Fuga. Allegro Siciliana Presto Sonata in si minore n. 1 per violino e cembalo BWV 1014 Adagio Allegro Andante Allegro *** Sonata in do minore n. 4 per violino e cembalo BWV 1017 Siciliana. Largo Allegro Adagio Allegro Partita in re minore n.2 per violino solo BWV 1004 Allemanda Corrente Sarabanda Giga Ciaccona 87 VIKTORIA MULLOVA è famosa in tutto il mondo per la sua eccezionale versatilità e purezza musicale; i suoi interessi spaziano dal barocco al classico, fino alle tendenze e improvvisazioni più all’avanguardia. La passione per il repertorio barocco eseguito secondo la prassi del tempo l’ha portata a collaborare con l’Orchestra of the Age of Enlightenment, il Giardino Armonico, Venezia Barocca e Orchestre Révolutionnaire et Romantique. Lavora assiduamente con il clavicembalista Ottavio Dantone e ha registrato un programma tutto dedicato a Bach del quale Tim Ashley del Guardian ha scritto “Ascoltare la Mullova che suona Bach è, in parole semplici, una delle più belle esperienze che si possano fare…” L’avventura della Mullova nel mondo della musica contemporanea, iniziata nel 2000 con l’album “Through the Looking Glass” continua con nuovi lavori commissionati a giovani compositori, tra cui Fraser Trainer e attualmente sta lavorando ad un progetto imperniato su musica gitana e improvvisazione insieme alla band di Matthew Barley. Il London Southbank Centre recentemente le ha chiesto di essere la prima “Artist-inFocus” della loro rinnovata International Chamber Music Series. Il direttore musicale di Southbank l’ha così descritta: “una musicista dal grande virtuosismo, con uno straordinario coraggio e coinvolgimento che la portano a tentare nuove strade”. Numerosi i suoi concerti alla Wiener Konzerthaus a conferma del suo eclettismo musicale. Le sue numerose registrazioni per la Philips Classics hanno ricevuto importanti riconoscimenti, ma nel 2005 Viktoria Mullova, sempre alla ricerca di territori da esplorare, ha iniziato a collaborare con la ONYX Classics, casa discografica di recente costituzione, per presentare una serie di nuove incisioni tra cui un programma dedicato ai Concerti di Vivaldi con il Giardino Armonico diretto da Giovanni Antonini. A questa registrazione è stato assegnato il prestigioso Diapason d’Or per il 2005. Ha registrato anche due dischi con il Mullova Ensemble (Concerti di Bach e Ottetto di Schubert), Recital con Katia Labèque e le Sonate di Bach con Ottavio Dantone. Ha ultimato il più importante progetto discografico della sua vita: tutte le Sonate e Partite per violino solo di J.S. Bach. Viktoria Mullova ha studiato presso la Scuola Centrale di Musica di Mosca ed il Conservatorio della stessa città. Il suo straordinario talento si è imposto all’attenzione internazionale quando, nel 1980, ha vinto il Primo Premio al Concorso Sibelius a Helsinki e, nel 1982, la Medaglia d’Oro al Concorso Cajkovskij. Da allora ha suonato con le migliori orchestre e i più prestigiosi direttori e ha partecipato ai più importanti festival internazionali. Possiede due violini: lo Stradivari Jules Falk del 1723 e un Guadagnini. 88 OTTAVIO DANTONE si è diplomato in organo e clavicembalo presso il Conservatorio “G. Verdi” di Milano. Ha intrapreso giovanissimo la carriera concertistica, dedicandosi fin dall’inizio allo studio e al costante approfondimento della musica antica, segnalandosi presto all’attenzione del pubblico e della critica. Nel 1985 ha ottenuto il premio di basso continuo al Concorso Internazionale di Parigi e nel 1986 è stato premiato al Concorso Internazionale di Bruges (due dei concorsi di clavicembalo più importanti del mondo), primo italiano ad aver ottenuto tali riconoscimenti a livello internazionale in ambito clavicembalistico. Dal 1996 è il direttore musicale dell’Accademia Bizantina di Ravenna, con la quale collabora già dal 1989. Negli ultimi anni ha gradualmente affiancato alla sua abituale attività di solista e leader di gruppi da camera quella ormai intensa di direttore d’orchestra, estendendo il suo repertorio all’opera e al periodo classico e romantico. In questa veste è regolarmente ospite delle più prestigiose sale e associazioni concertistiche (Teatro alla Scala di Milano, Accademia di Santa Cecilia, Concertgebouw di Amsterdam, Musikverein e Konzerthaus di Vienna, Mozarteum di Salisburgo, Ravenna Festival, Settembre Musica di Torino, Cité de la Musique di Parigi, Accademia Chigiana di Siena, Bologna Festival, International Music Festival di Istanbul, Ferrara Musica, Metropolitan Museum di New York, Auditorium del Lingotto di Torino, G.O.G. di Genova, Festival di Holstein, Musica e Poesia a S. Maurizio di Milano, Festival di Urbino, etc.). Nel 1999 è avvenuto il suo debutto operistico per la stagione lirica del Teatro Alighieri di Ravenna, alla guida dell’Accademia Bizantina, con la prima esecuzione in tempi moderni del “Giulio Sabino” di Giuseppe Sarti (opera in tre atti del 1781), della quale Dantone ha curato la revisione ottenendo un notevole successo di pubblico e di critica. Inoltre nell’autunno dello stesso anno è stato scelto dal M° Riccardo Muti per dirigere dopo di lui le repliche dell’opera di G. Paisiello “Nina, ossia la pazza per amore” (produzione del Teatro alla Scala, Piccolo Teatro di Milano e Ravenna Festival). Da allora si sono moltiplicati i suoi impegni nel campo della lirica. Nel dicembre 2001 è stato invitato ad inaugurare la stagione del Teatro Regio di Parma con il “Marin Faliero” di G. Donizetti. Moltissime le registrazioni radiofoniche e televisive in Italia e all’estero, nonché quelle discografiche sia come solista che come direttore per le quali ha ottenuto prestigiosi premi e riconoscimenti dalla critica internazionale. Dal 2003 registra per la Decca. Profondo conoscitore della prassi esecutiva del periodo barocco, tiene regolarmente corsi di perfezionamento di clavicembalo, musica da camera, basso continuo ed improvvisazione. 89 VITERBO - Quartiere San Pellegrino arco a tutto sesto e sorretto a sua volta da due San Pellegrino è un esempio di contrada dueesili colonne con capitelli fogliati mentre della centesca perfettamente conservata, dall’elevacostruzione originaria si conservano alcuni to valore urbanistico, con torri, case, cavalcatratti delle mura esterne e un arco a tutto sesto via, profferli (scale esterne), bifore romaniche. formato da conci a cuneo che sormonta il porLe case che si affacciano sulla Via San tale laterale. Il Palazzo degli Alessandri, unitaPellegrino sono costruite direttamente sul tufo mente allo stabile con il portico, congiunto a con muri realizzati con blocchi di pietra squaquesto attraverso un passaggio aereo sorretto drati, composte da uno o più piani. L’accesso da un mezz’arco, inteso dalla strada al primo piano come il complesso della della casa era garantito dal dimora nobiliare e degli profferlo, mentre il locale a alloggi dei domestici, fu piano terra era adibito a botcostruito verso la prima tega; alcune abitazioni non si metà del XIII secolo, in un affacciavano direttamente momento fiorente per la sulla strada, ma avevano una città di Viterbo. Il modello corte, a volte in comune con della dimora, di estensione altre abitazioni, che in dialetlimitata, fu dovuto alla manto viterbese prende il nome canza di grandi spazi edifidi “richiastro”. Caratteristica cabili all’interno delle mura di questo quartiere è anche la urbane e tale situazione con“casa a ponte”, tipo di abitasentì a più immobili di essezione che unisce due fabbrire forniti di un affaccio sulla cati, separati dalla strada, all’altezza del primo o del San Pellegrino in fiore. Sullo sfon- via principale, ma allo stesso secondo piano, creando sug- do Palazzo degli Alessandri (foto F. tempo produsse un più intenso sviluppo in altezza, gestivi passaggi coperti. Al Biganzoli) l’utilizzazione dei piani sotcentro del quartiere si apre terranei e la nascita delle “case-ponte”, o l’omonima piazza con il Palazzo degli almeno la realizzazione di una porzione del Alessandri, l’imponente Torre Scacciaricci e la palazzo sulla via pubblica. L’ordinamento Chiesa di S. Pellegrino. Nel complesso della parte interna del Palazzo degli Alessandri l’aspetto della piazza, nonostante vari rifacimostra, infatti, aspetti analoghi a quelli di altre menti di epoche diverse, è unitario e ciò è abitazioni della città, essendo formato da un dovuto anche all’impiego, sia per gli edifici piano interrato, un pianterreno, un primo ed un che per la pavimentazione, di peperino e secondo piano sebbene in questa circostanza basaltina, pietre locali di origine vulcanica di al pianterreno non si aprano le classiche botteuniforme colore grigio scuro. La chiesa di San ghe o negozi, giacché il casato era di estrazioPellegrino, insieme al Palazzo, è la costruzione aristocratica. L’esterno è caratterizzato da ne più importante e antica della piazza omoniun ampio balcone che si prolunga sotto un ma, menzionata nei documenti di archivio già grandioso arcone ribassato; di fronte, un portinel 1045. Il suo aspetto dopo numerosi rimaco a due campate su massicce colonne, dietro neggiamenti si presenta oggi con tetto a capanil quale si eleva la Torre Scacciaricci. na, rosone centrale e portale sormontato da un 90 GIOVEDÌ 24 SETTEMBRE 2009 VITERBO – PALAZZO DEI PAPI G.F. HÄNDEL (1685 - 1759) Agrippina IL COMPLESSO BAROCCO Alan Curtis direttore Claudio Agrippina Nerone Poppea Ottone Pallante Narciso e Giunone Lesbo Umberto Chiummo basso, baritono Svetlana Doneva soprano Tuva Semmingsen mezzosoprano Klara Ek soprano Iestyn Davies controtenore Raffaele Cistantini voce di basso Antonio Giovannini controtenore Matteo Ferrara basso, baritono 91 Rossi (Preis der Deutschen Schallplattenkritik 1997 e Premio Internazionale del Disco “Antonio Vivaldi” 1998), dei madrigali di Antonio Lotti, dell’integrale dei duetti da camera di Claudio Monteverdi in due CD, “Zefiro torna” (Diapason d’or de l’eté 1998) e “Amor dicea”, dei cicli del “Pastor Fido” di Sigismondo d’India, Monteverdi e Marenzio e l’integrale del “Libro Sesto delli madrigali” di Carlo Gesualdo, editi da Symphonía. Accanto a questo repertorio, si è delineato un ampio interesse per l’oratorio, documentato dalla “Susanna” di Alessandro Stradella (EMI), dal “Sansone” di Benedetto Ferrari (pubblicato da Virgin Classics e vincitore del Diapason d’or 2000), dall’“Assalonne punito” di Pietro Andrea Ziani e dal “David” di Francesco Bartolomeo Conti, e per la cantata italiana con le “Lettere amorose” di Domenico Scarlatti registrate sempre per Virgin Classics. Il Complesso Barocco, sotto la guida di Alan Curtis, ha anche rivestito un ruolo fondamentale nella restituzione delle opere di Georg Friedrich Händel con strumenti originali nell’ambito del revival di cui questo autore ha beneficiato dagli anni Settanta del Novecento Fondato nel 1979 ad Amsterdam da Alan Curtis, uno dei più affermati specialisti nell’interpretazione della musica preromantica, Il Complesso Barocco ha cominciato la sua attività come orchestra internazionale barocca con particolare interesse per la musica italiana. Dal 1992 l’ensemble, formato da giovani solisti, ha sede in Italia e si è interessato anche alla musica vocale del tardo Rinascimento e del Barocco, a partire dall’ultima fioritura del madrigale fino all’opera del XVIII secolo. Considerato una delle più prestigiose orchestre europee con strumenti originali, Il Complesso Barocco è ospite nelle più importanti rassegne concertistiche e festival in Europa e Stati Uniti. L’eccezionale qualità interpretativa ha favorito l’incontro con il regista Werner Herzog che ha scelto l’ensemble come protagonista del film “Morte a cinque voci” (Prix Italia 1996 e Premio Rembrandt, Amsterdam 1996) dedicato alla figura di Carlo Gesualdo. Molto ricca è la discografia che ha inizialmente interessato il repertorio madrigalistico con le registrazioni, per Virgin Classics, del “Primo Libro di Madrigali” di Michelangelo 92 “Tolomeo”, “Alcina” e “Ezio”, queste ultime due pubblicate in occasione della ricorrenza del centenario della scomparsa del compositore tedesco. L’interesse dell’ensemble, relativamente all’opera, si è rivolto anche verso Vivaldi (“Il Giustino”, “Ercole su’l Termodonte”, “Motezuma”), Gluck (“Ezio”) e Domenico Scarlatti. In particolare di quest’ultimo, in occasione del centenario della morte (2007), è stato riproposto “Tolomeo e Alessandro” in prima mondiale al Festival della Piccola Accademia di Montisi (Toscana), a Santiago de Compostela (Festival Via Stellae) e a Madrid (Ciclo Los Siglos de Oro) dove è stato registrato per Decca. Nel 2009 l’opera sarà ripresa per il Théâtre des Champs Élysées a Parigi e per il Theater an der Wien di Vienna. Nella stagione 2007-08 il Complesso Barocco è stato in residenza al Théâtre de Poissy (Parigi). Nell’immediato futuro sono previste le registrazioni di altre due opere di Händel, “Giove in Argo” e “Berenice”, la prima esecuzione in tempi moderni dell’“Ezio” di Niccolò Jommelli. ad oggi. A partire da “Admeto”, prima opera händeliana a essere riproposta con prassi esecutiva filologica in tempi moderni e recentemente riedita in CD da Virgin, il catalogo delle produzioni dedicate al grande compositore sassone si è arricchito di titoli noti e di altri meno eseguiti distinguendosi per uno stile esecutivo sensibile all’espressione e in continuo aggiornamento sulle ricerche della musicologia specifica: “Rodrigo” (segnalata per l’opera italiana nel Premio Internazionale del Disco “Antonio Vivaldi” 2000), “Arminio” (International Händel Recording Prize 2002), “Deidamia” (Preis der Deutschen Schallplattenkritik 2003 e International Händel Recording Prize 2004), “Lotario” (per BMG), “Rodelinda” (per Deutsche Gramophon-Archiv), “Radamisto” (International Händel Recording Prize 2005), “Fernando re di Castiglia”, “Floridante”, SVETLANA DONEVA è nata in Bulgaria nel 1974 ed ha studiato all’Accademia di Musica di Sofia. Ha partecipato a master con Raina Kabaivanska, Anita Cerquetti, Alberta Valentini e Giusi Devinu in Italia ed ha frequentato, nel 2002/2003, la “International Opera Studio” a Zurigo. Svetlana Doneva ha debuttato all’Opera House di Sofia come Gretel (Humper-dinck), Gilda e, a St. Zagora, come Lucia (Donizetti), Mimi e Violetta. Nel 2002/2003 è stata scritturata in sostituzione di Edita Gruberova cantando nella parte di Maria Stuarda (Donizetti) allo Zürich Opera. 93 Al Frankfurt Opera l’artista ha cantato nel ruolo di Ginevra nell’ “Ariodante” di Händel, nel 2008 Euridice in “Orpheus e Euridice” di Gluck con Thomas Hengelbrock a Parigi e Epidauro. Come concertista, Svetlana Doneva si è esibita ancora in Spagna, Argentina, Italia e Giappone. A Basilea e Zurigo ha cantato “Graner Mass”, “Messiah”, “Missa Solemnis” di Liszt, così come “Requiem” di Brahms con la Tonhalle Orchestra, Zurigo; a Belgrado “Requiem” di Mozart e “Maria Tryptichon” di Frank Martin, “Messa in si minore” di Mozart a St. Gallen e “Die Glocke” di Rachmaninov. Con la Balthasar Neuman Ensemble ha eseguito in forma di concerto “Alcina” di Händel a Friburgo e Ludwigsburg, con J. Nott “La nona sinfonia” di Beethoven a Bamberg, “Missa Solemnis” a Bad Urach e “Carmina Burana” con L. Zagrosek a Berlino. A maggio del 2003 ha debuttato come Lady Billow (Britten: “Albert Hering”) e Anna Kennedy (Donizetti: “Maria Stuarda”) al Zurich Opera. Successivamente ha cantato Musetta a Palma di Mallorca e Violetta e Gilda a Barcellona, un ruolo che poi ha interpretato ancora a Roma. Durante la stagione 2003/04 ha cantato Lina nello “Stiffelio” di Verdi nel tour svizzero e Konstanze nel “Ratto dal Serraglio” ad Aquisgrana e Karlsruhe. Nel dicembre 2005 Svetlana Doneva è stata invitata a Marsiglia per cantare “La Traviata”, e nel maggio 2006 l’artista ha cantato, con grande successo personale, per la prima volta Donna Anna nel “Don Giovanni” con Thomas Hangelbrock al festival di Feldkirch. Ha interpretato ancora questo ruolo con Renà Jacobs al Festival Für Alte Musik di Innsbruck e nel 2008 con B. de Billy a Salisburgo. IESTYN DAVIES ha studiato Archeologia e Antropologia a Cambridge, dove era uno studente del coro al St John’s College, prima di proseguire i suoi studi alla Royal Academy of Music. Dal suo debutto come Ottone ne “L’Incoronazione di Poppea” per lo Zürich Opera con Harnoncourt, i suoi ruoli operistici hanno incluso Armindo (“Partenope” di Händel) per l’English National Opera, Ottone per il Glandebourne Festival Opera, King Arthur per il New York City Opera e l’English National Opera, Hamor (“Jephtha” di Händel), “L’Umana Fragilità” e Pisandro (“Il ritorno di Ulisse in patria”) per la Welsh National Opera, Voce di Apollo (“Morte a Venezia” di Britten) per l’English National Opera, Azul (“Madrugada” di Nadaira) per il Schleswig-Holstein Festival, Corrado (“Griselda” di Vivaldi) a Parigi e Oberon in “Sogno di una notte di mezza estate” di 94 Crucis” di Lukaszewski per Hyperion, il “Messiah” di Händel per Naxos con l’Academy of Ancient Music ed il New College Oxford e la “Griselda” di Vivaldi per Naîve records diretto da Spinosi che vinse l’“Opera Recording of the Year 2007” del BBC Music Magazine. I prossimi impegni includono il “St Matthew Passion” con lo Zürich Tonhalle e Ton Koopman, “Athalia” di Händel con Ivor Bolton a Colonia e New York, “Samson” con l’English Concert ed Harry Ticket, le “Cantate di Bach” con Ton Koopman e l’Amsterdam Baroque Orchestra, “Israel in Egypt” al Hereford Three Choirs Festival con l’Academy of Ancient Music e Stephen Layton, ed il suo debutto solo recital al Wigmore Hall. KLARA EK Vitellia’s set pieces were the vocal glory of the evening in fearless and brilliant soprano of Klara Ek (Hillary Finch, Opera, August 2005). Dopo il suo notevole debutto alla Royal Danish Opera nel ruolo di Susanna nelle “Nozze di Figaro” nel 2003, la soprano svedese Klara EK ha fatto molti importanti debutti compreso Erste Dame (“Die Zauberflöte”) a La Monnaie diretto da René Jacobs, La Musica e Proserpina (“Orfeo”) alla Stuttgart Opera; in quell’occasione fu invitata da VladimirAshkenazy a cantare la “Quarta Sinfonia” di Mahler con la Philarmonia al Royal Festival Hall di Londra, e con la NHK Symphony Orchestra a Tokyo. I suoi ruoli d’opera comprendono: Susanna e Pamina (“Die Zauberflöte”) alla Stuttgart Opera dove ha lavorato con i direttori Lothar Zagrosek e Kwamé Ryan; Susanna (“Figaros bröllop”) con la Gothenburg Opera in una traduzione svedese di “Le nozze di Figaro”; Oscar (“Un ballo in maschera”) al Britten per la Houston Grand Opera. Davies ha lavorato con direttori come Warner, Mitchell, Alden e Flimm. Ha recentemente debuttato al Teatro alla Scala di Milano nel “Chichester Psalms” di Bernstein con l’Orchestra Filarmonica della Scala, sotto la direzione di Dudamel. Esibizioni al Wigmore Hall, Barbican, Concertbouw, Snape Maltings e Théâtre des Champs-Élysées hanno incluso performances dei “Canticles” di Britten, “La Messa in si minore” di Händel e “Messiah” e “Flavio” di Händel. Ha cantato con l’Orchestra of the Age of Enlightenment, l’Academy of Ancient Music, la Scottish Chamber Orchestra, la London Philharmonic Orchestra, l’Ensemble Matheus e la Bournemouth Symphony Orchestra e ha lavorato con direttori come Layton, Gardiner, Harnoncourt, Nagano, Alessandrini, Spinosi, Koopman, Hogwood e Bruggen. Recenti registrazioni includono la “Via 95 ha eseguito il “Requiem” di Brahms con l’Orquestra Sinfonica de Balears, Oriana (“Amadigi di Gaula”) con l’Academy of Ancient Music diretta da Christopher Hogwood, “Tolomeo e Alessandro” di Scarlatti con il Complesso Barocco di Alan Curtis, la “Nelson Mass” con la Navarra Symphony Orchestra, direttore Howard Griffiths, e “The Creation” di Haydn con l’Orchestre National Bordeaux Aquitaine diretta da Kwamé Ryan e anche con la Tivoli Symphony Orchestra diretta da Helmuth Rilling. Klara Ek ha eseguito i Lieder di Mozart in un recital per la Musashino Cultural Foundation a Tokyo e ha debuttato al Wigmore Hall cantando arie di Haydn con la Classical Opera Company. Ha cantato canzoni di Lehar e Zeller sotto la direzione di Gunther BauerSchenk con la Bournemouth Symphony Orchestra. Laureata al Royal College of Music di Stoccolma, Klara Ek ha frequentato l’University College of Opera a Stoccolma dove si è specializzata con musicisti del calibro di Craig Rutenberg, Roger Vignoles, Tomas Schuback, Mark Tatlow, Kerstin Meyer and Birgit Nilsson. Al Royal College of Music a Londra ha studiato con Lilion Watson. Confidencen e Despina (“Così fan tutte”) al Folkopern, entrambi a Stoccolma; Papagena (“Die Zauberflöte”) al Drottingholms Slottsteater, ed Echo (“Ariadne auf Naxos”) con la Geneva Opera sotto la direzione di Jeffrey Tate. Tra le sue interpretazioni di maggior rilievo Servilia (“La clemenza di Tito”) con la Danish Radio Sinfonietta sotto la direzione di Adam Fischer, “Messiah” con la Bournemouth Symphony Orchestra diretta da Kees Bakels, e anche con la Minnesota Orchestra sotto la direzione di Christopher Warren-Green, “Christmas Oratorio” di Sandstroem con la Malmö Symphony Orchestra direttore Johannes Gustavsson, ed “Elijah” con la Royal Scottish National Orchestra diretta da Andreas Spering. Più recentemente Klara Ek TUVA SEMMINGSEN, giovane mezzo-soprano norvegese, ha studiato alla Norwegian State Academy of Music e alla Royal Opera Academy a Copenhagen. Ha debuttato con grande successo alla Royal Danish Opera come Cherubino in “Le Nozze di Figaro” nel 2000. Ha lavorato con direttori quali William Christie, Emmanuelle Haïm, Fabio Biondi, Rinaldo Alessandrini, Federico Guglielmo, Paolo Olmi, Christopher Hogwood, Robert King, Mario Venzago, Giancarlo Andretta, 96 “Passione di San Giovanni”, la “Messa in si minore”, “L’Oratorio di Natale”, il “Magnificat” così come numerose cantate di J.S. Bach, il “Magnificat” di C.Ph.E. Bach, “Arianna a Naxos” e “Stabat Mater” di Haydn, “Judas Maccabaeus” e “Il Trionfo del Tempo e del disinganno” di Händel, lo “Stabat Mater” di Pergolesi; il “Te Deum” di Charpentier; il “Magnificat” di Buxtehude, “Gloria”, “Gloria e Imeneo”, “Juditha Triumphans”, “Longe Malae”, “Magnificat”, “Nisi Dominus”, “Stabat Mater” e “Sum in medio tempestatum” di Vivaldi e “Praise the Lord” e “Welcome to all the pleasures” di Purcell. Gli impegni della stagione 2007/2008 l’hanno vista in Sesto in “Giulio Cesare” alla Norwegian Opera, Rosina ne “Il Barbiere di Siviglia” al Grand Théâtre di Reims, Zerlina in “Don Giovanni” e Nerone ne “L’Incoronazione di Poppea” alla Royal Danish Opera, il ruolo principale in “Ottone in Villa” di Vivaldi al Teatro Olimpico di Vicenza, Melanto e Amore in “Il Ritorno d’Ulisse” al Drottningholm Festival a Stoccolma, arie di Vivaldi con la Danish Radio Orchestra, e arie di Vivaldi ed un recital a solo al Bergen International Festival. Nell’autunno del 2008 ha cantato Rosmira in “Partenope” di Händel alla Royal Danish Opera, arie di Vivaldi e Galuppi con Concerto Veneziano e il direttore Giancarlo Andretta, e Christmas Oratorio di Bach con il direttore Philip Pickett. I prossimi impegni includono Mélisande in “Pelléas et Mélisande” e Dryade in “Ariadne auf Naxos” alla Royal Danish Opera, Rosmira in “Partenope” di Händel al Royal Albert Hall a Londra, Dorabella in “Così fan tutte” al Glyndebourne Festival, Mirtenia in “L’Amore ammalato: Antiochus und Stratonica” di Graupner al Boston Early Music Festival e concerti dalla “Messa in si Peter Feranc, Thomas Dausgaard, Mark Tatlow e Lars Ulrik Mortensen. I suoi impegni nell’opera l’hanno vista interprete di molti ruoli mozartiani (Sesto in “Giulio Cesare” all’Opéra de Lille, alla Royal Danish Opera e alla Norwegian National Opera; Idamante in “Idomeneo” a Parigi, Lione e New York, Cherubino in “Le nozze di Figaro” al Teatro La Fenice di Venezia, e rossiniani (Rosina ne “Il Barbiere di Siviglia” all’Opéra de Nancy, alla Royal Danish Opera e alla Norwegian National Opera; Angelina nella “Cenerentola” con la Glyndebourne Touring Opera per il Teatro Nacional de Sao Carlos e alla Royal Danish Opera; Doralice nella “Gazzetta” per la Garsington Opera); ma ha interpretato anche Monteverdi (Minerva e Melanto ne “Il Ritorno d’Ulisse” alla Royal Danish Opera) e Musorgskij (Feodor in “Boris Godunov” per il Teatro Nacional de Sao Carlos). Tuva Semmingsen appare frequentemente a festival e concerti in tutta Europa. Il suo repertorio concertistico comprende il “Requiem” e la “Messa in do minore” di Mozart, la 97 minore” di Bach. I suoi dischi comprendono “Sum in medio” e “Gloria e Imeneo” di Vivaldi con The King’s Consort, il ruolo principale nell’“Ottone in Villa” di Vivaldi e Sesto in “Giulio Cesare” su DVD. ANTONIO GIOVANNINI, nasce a Firenze nel 1980 e si forma musicalmente come pianista diplomandosi con il massimo dei voti sotto la guida di Tiziano Mealli. Studia canto con Silvia Bossa diplomandosi al conservatorio di Firenze con il massimo dei voti e la lode. Si è laureato in Lingue e Letterature Straniere presso l’Università degli Studi di Firenze con il massimo dei voti e la lode. Ha iniziato a cantare come voce bianca nel Coro Giovanile della Scuola di Musica di Fiesole sotto la guida di Joan Yakkey, esibendosi come voce solista in importanti allestimenti del Teatro Comunale di Firenze. Nel 1999 ha debuttato come protagonista nella prima assoluta dell’opera “Eliogabalo” di Cavalli al Teatro San Domenico di Crema. Ha debuttato a Venezia nella prima rappresentazione in tempi moderni di “Orlando finto pazzo” di Vivaldi, cantando in seguito al Teatro Regio di Torino come voce solista del balletto “Io, Giacomo Casanova” della coreografa Karol Armitage. Dal suo debutto giovanissimo in teatro ha collaborato fra gli altri con direttori quali Mehta, Letonja, Young, Bosman, Colon, Marcon e registi quali Decina, Taymor, Kemp, Armitage. Il suo repertorio concertistico include brani di musica sacra (“Te Deum” di Charpentier, “Oratori” di Carissimi, “Magnificat” di Monteverdi, “Stabat Mater” di Pergolesi), così come lieder e brani di musica contemporanea in prima esecuzione assoluta. Nel 2002 debutta al Teatro San Carlo di Napoli in un concerto di musica contemporanea con Mauro Ceccanti, ripreso al Teatro Olimpico di Roma e al Teatro Metastasio di Prato; interpreta il ruolo di protagonista nell’oratorio “La conversione di Sant’Agostino” con Carlo Rebeschini ed è voce solista nei “Chichester Psalms” di Leonard Bernstein con l’Orchestra del Friuli sotto la direzione di Davide Pitis. Vince il Concorso CittàLirica Opera Studio e debutta nel ruolo di Oberon nella “A Midsummer Night’s Dream” di Britten con la regia di Lindsay Kemp e la direzione di Jonathan Webb (Teatro Verdi di Pisa, Teatro del Giglio di Lucca e Teatro Goldoni di Livorno). Si è esibito frequentemente a Roma in concerto (Sant’Andrea della Valle, Villa Borghese, Teatro Olimpico), cantando prime esecuzioni assolute e prime esecuzioni in tempi moderni, accanto al repertorio sacro classico (“Te Deum” di Charpentier, “Oratori” di Carissimi, “Magnificat” di Monteverdi, “Stabat Mater” di Pergolesi) e al repertorio liederistico. 98 Nel 2003 ha debuttato in “Gianni Schicchi” con OperaStudioMimesis (Teatro Comunale di Firenze) e nel 2005 in “Così fan tutte” (Don Alfonso) con l’Accademia Chigiana (Teatro dei Rozzi Siena). Successivamente ha cantato Don Pasquale nei teatri di Treviso e Rovigo. Nei teatri di Pisa, Lucca, Livorno e Ravenna è Cancian ne “I Quatro rusteghi” di WolfFerrari. Nel corso del 2006 ha impersonato i ruoli di Bob e Tom ne “Il piccolo spazzacamino” di Britten in scena al Comunale di Modena e quello di Papageno ne “Il Flauto magico” di Mozart in scena al Teatro Olimpico di Vicenza. Si è esibito al Rossini Opera Festival nei panni del Barone di Trombonok nel “Viaggio a Reims”. Ha inoltre preso parte alla tournée in Giappone del Teatro dell’Opera di Roma con “Tosca”, interpretando il ruolo del Sagrestano. Nel novembre 2006 ha partecipato alla prima esecuzione assoluta dell’opera di Paolo Furlani “Il principe granchio” realizzata al Teatro Comunale di Modena. Da segnalare il debutto al Teatro alla Scala nell’opera “Il dissoluto assolto” di Azio Corghi nel settembre 2006. Torna al Festival Monteverdi di Cremona, dove aveva sostenuto il ruolo di San Giovanni nella “Passione” di Caldara, con l’“Orfeo” di Monteverdi. Tra gli impegni recenti il debutto, accolto da successo di pubblico e di critica, nel ruolo di Miles in “The Turn of the screw” di Britten diretto da Jonathan Webb per la regia di Elio De Capitani al Teatro Ponchielli di Cremona. In “Agrippina” sotto la direzione di Alan Curtis e con Il Complesso Barocco interpreta Narciso e Matuso nella prima mondiale del “Demofoonte” di Jommelli diretto da Riccardo Muti a Salisburgo, Parigi e Ravenna; in “Giulio Cesare” è Tolomeo con Al Ayre Espanol ed Eduardo Lopez-Banzo al Festival di Beaune; con Emma Kirkby e l’ensemble Aura Soave è al Festival Monteverdi di Cremona. La sua discografia spazia da opere per bambini, a prime rappresentazioni di opere barocche (“Eliogabalo” di Cavalli), a incisioni di repertorio sacro dal Medioevo al Rinascimento, a prime assolute del repertorio contemporaneo. MATTEO FERRARA, nato a Padova nel 1981, si è diplomato in pianoforte nel 2004 e in canto nel 2005 al Conservatorio di Adria. Ha frequentato il biennio di specializzazione in canto, sotto la guida di Raina Kabaivanska, all’Istituto “Orazio Vecchi” di Modena e i corsi di perfezionamento dell’Accademia Chigiana di Siena e dell’Accademia Rossiniana di Pesaro. Particolarmente a suo agio nell’interpretazione di ruoli brillanti e di carattere, ha collaborato con direttori quali Gianluigi Gelmetti, Alberto Zedda, Vladimir Jurowski, Filippo Maria Bressan e con registi come Mario Monicelli, Gianfranco De Bosio, Marco Gandini, Italo Nunziata. 99 Nel maggio 2007 ha cantato a Milano nella produzione As.Li.Co di “The Fairy Queen”. Hanno fatto seguito il ritorno al Rossini Opera Festival per “La gazza ladra” (Ernesto) ed i debutti ne “Les Mamelles de Tirésias” (Il gendarme) ed in “Werther” a Sassari. Ha cantato in “Tosca” (il sagrestano) al Teatro dell’Opera di Roma e in “Boris Godunov” al Teatro La Fenice di Venezia, “La Pietra del paragone” e “La Bohème” a Sassari. Recentemente ha cantato “Roméo et Juliette” al Teatro la Fenice di Venezia. In “Agrippina” con Il Complesso Barocco ed Alan Curtis, è al Teatro Real di Madrid e in tournée in Spagna e in Italia; al teatro La Fenice di Venezia per “La Traviata” (il marchese d’Obigny) a Vicenza per “Il finto Turco” nella parte di Bonnardone. Matteo Ferrara ha tenuto recital operistici e concerti in Italia, Germania, Austria, Russia, Brasile, Cile, Argentina, Giappone. RAFFAELE COSTANTINI, risultando vincitore nel 1995 del concorso Lina Pagliughi tenutosi a Cesena, ottiene il ruolo di don Bartolo ne “Il barbiere” di Paisiello che segna il suo debutto. Nel 1996 viene selezionato come Ferrando ne “Il Trovatore” di Verdi presso il teatro V. Basso di Ascoli Piceno. Presso il R.O.F. di Pesaro copre il ruolo di Moise nel “Moise et Pharaon”. A Jesi presso il teatro G.B.Pergolesi interpreta Lodovico nell’“Otello” di Verdi, nella stessa stagione partecipa al festival di Macau (Cina pop) nelle vesti di Ramfis nell’“Aida” di G. Verdi. Presso il Teatro Poliziano di Montepulciano debutta in Simone nello “Schicchi” di Puccini, e, con la regia di M. De Tomasi, in Mustafà nell’ “Italiana in Algeri” di G. Rossini. Nelle stagioni 1999/2000/01 collabora con i principali teatri italiani per la realizzazione della “Cenerentola” di G. Rossini 100 nel ruolo di don Magnifico nella realizzazione de “Le Comte Ory” sempre di G. Rossini nel ruolo de le Gouverner, e nella realizzazione dell’opera di W.A.Mozart “La clemenza di Tito” nel ruolo di Publio. In occasione del festival rossiniano di Wildbad, debutta il ruolo di Asdrubale ne “La pietra del paragone” di G. Rossini, sotto la direzione del M° A. De Marchi. A Lima, accanto al tenore J.D.Florez, interpreta il ruolo di Oroe ne “La Semiramide” di G. Rossini. Presso il teatro Coliseu di Oporto (Portogallo) è Colline nella “Bohème” di Puccini, Oroveso ne la “Norma” di V. Bellini e Pistola in “Falstaff” di Verdi. Collabora con il teatro Coliseu di Oporto nella realizzazione dell’opera di W.A.Mozart “Le nozze di Figaro”, nel ruolo del dottor Bartolo, nell’opera “Il Trovatore” nel ruolo di Ferrando e ne “Il barbiere di Siviglia” di Rossini nel ruolo di don Basilio. Nel periodo 2005/06 è impegnato nella registrazione della trilogia di Claudio Monteverdi, nei ruoli di Seneca ne “ L’incoronazione di Poppea”, Nettuno ne “Il ritorno d’Ulisse in Patria” e Caronte nell’“Orfeo”. Interpreta inoltre don Basilio ne “Il barbiere di Siviglia” di Rossini presso i teatri di Atene e di Oporto, interpreta nuovamente Seneca ne “L’Incoronazione di Poppea” prodotta dal Circuito Lirico Lombardo, sotto la direzione del M° Dantone. Tiene due concerti presso la Carnegie Hall di New York. Con l’orchestra I Barocchisti, diretta dal M° Diego Fasolis, ha registrato nel ruolo di Ercole, l’“Ercole amante” di Cavalli. Col M° Claudio Cavina, direttore de La Venexiana, ha partecipato ad una serie di concerti in Spagna e Italia, interpretando il ruolo di Plutone nel “Ballo delle ingrate”, Caronte e Plutone nell’“Orfeo” di Monteverdi. Ha cantato il “Messia” di Händel e la “Cantata n. 82” di J.S.Bach presso la Casa da Musica di Oporto. È stato inoltre il basso solista nella “Nascita del verbo” del Caresana in collaborazione con La Cappella della Pietà dei Turchini (dir. Antonio Florio), nelle città di Parigi e Lussemburgo, nonchè Polifemo nell’opera di Händel, “Aci Galatea e Polifemo” per il festival Mito. Per quanto riguarda la sinfonica, ha cantato il “Magnificat” di J.S.Bach, il “Requiem” di Mozart, lo “Stabat Mater”, la “Petite messe solennelle” di G. Rossini e la “Nona sinfonia” di Beethoven. Ha frequentato l’accademia rossiniana tenuta dal M° Zedda presso il R.O.F. di Pesaro, ha preso parte a diversi masters sulla vocalità rossiniana tenuti dal M° C. Desderi. Ha collaborato con i direttori Carlo Rizzi, Daniele Gatti, Renato Palumbo, Maurizio Benini, Paolo Arrivabeni, Niska Bareza, Riccardo Frizza, Alessandro de Marchi, Ottavio Dantone, Mark Tardue, Vladimir Jurowski, Antonio Florio, Diego Fasolis. 101 UMBERTO CHIUMMO, dopo gli studi al Conservatorio di Pescara, nel 1986 ha vinto il Concorso «A. Belli» del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, prendendo parte agli allestimenti de “Le Nozze di Figaro” con la regia di Gigi Proietti e de “Il mercato di Malmantile” di Cimarosa. Si è poi perfezionato con Ettore Campogalliani e con Claudio Desderi. Molto apprezzato anche per le sue qualità di attore, Umberto Chiummo si è esibito nei principali teatri e festival in Italia e all’estero, interpretando opere di compositori quali Rossini, Donizetti, Bellini, Mozart, Weber, Bizet, Gounod e del repertorio barocco. Ha lavorato con direttori quali Wolfgang Sawallisch, Zubin Mehta, Riccardo Muti, Bruno Campanella, Myung-Whun Chung, William Christie, Ivor Bolton, Charles Mackerras, Gianluigi Gelmetti. Dal 1996 collabora abitualmente con la Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera, dove ha preso parte a varie produzioni, tra cui “Ariodante” (Re di Scozia), “Rodelinda” (Garibaldo), “La Calisto” (Giove), “Le nozze di Figaro” (Figaro), “Il barbiere di Siviglia” (Basilio), “Lucia di Lammermoor” (Raimondo). Nelle ultime stagioni si è esibito con successo nel ruolo di Don Giovanni alla Frankfurt Oper e al Théâtre Royal de La Monnaie di Bruxelles e in “Lucia di Lammermoor” all’Opernhaus di Zurigo. Ha poi cantato “I Capuleti e i Montecchi” alla Lyric Opera di Chicago con Bruno Campanella; “Matrimonio segreto” (Il Conte Robinson) alla Staatsoper Unter den Linden di Berlino; “La Bohème” (Colline) all’Opéra di Montpellier; “Il viaggio a Reims” (Lord Sydney) al Festival di La Coruña; “Luisa Miller” (Wurm) alla Oper Frankfurt. Dopo aver cantato “Il turco in Italia” all’Opera di Marsiglia e “Il ritorno di Ulisse in patria” di Monteverdi a Ravenna con Ottavio Dantone, nell’autunno 2005 ha cantato “Rodelinda” di Händel all’Opera di San Francisco, “Le Nozze di Figaro” (Bartolo) al Carlo Felice di Genova. Nel corso del 2006 si è esibito al Liceu di Barcellona in “Ariodante” (Re di Scozia) e ne “La Clemenza di Tito” (Publio), allo Staatstheater di Stuttgart ne “Le Nozze di Figaro” (Figaro) e ha partecipato alla prima esecuzione assoluta di “La Tempesta” con musiche di Henry Purcell/Carlo Galante, spettacolo prodotto dal Teatro Regio di Torino per le Olimpiadi della Cultura 2006. Ha poi interpretato il ruolo di Escamillo in “Carmen” al Teatro Pergolesi di Jesi, a Fermo e Treviso, quello di Mustafà ne “L’Italiana in Algeri” al Teatro Comunale di Bologna e al Teatro Comunale di Ferrara e quello di Alidoro nella Cenerentola in scena al Festival di Glyndebourne 2007. Tra le sue esibizioni si distinguono “Lucia di Lammermoor” (Raimondo) a Tel Aviv e “Le nozze di Figaro” (Figaro) a Monaco con 102 Zubin Mehta; “Der Freischütz” (Kilian) al Maggio Musicale Fiorentino sotto la direzione di Wolfgang Sawallisch; “Le Nozze di Figaro” (Bartolo) con Riccardo Muti al Teatro alla Scala nel 1997 e successivamente “Linda di Chamounix” (Prefetto) con Roberto Abbado. Ha interpretato il ruolo di Publio ne “La Clemenza di Tito” diretta da Charles Mackerras alla Welsh National Opera di Cardiff nel 1997, una produzione che ha ricevuto l’«Olivier Award» come miglior spettacolo d’opera. Hanno fatto seguito “Roméo et Juliette” all’Opéra Comique di Parigi con Michel Plasson, “Ricciardo e Zoraide” (Ircano) al Rossini Opera Festival, “Rodelinda” (Garibaldo) con Orchestra of the Age of Enlightenment al Festival di Glyndebourne) e “Tancredi” (Orbazzano) nel Dicembre 2007 al Teatro Real di Madrid. Recentemente ha cantato “Don Giovanni” al Cantiere d’Arte Internazionale di Montepulciano. Tra gli impegni più recenti, è stato Giove ne “La Calisto” al Covent Garden e alla Bayrische Staatsoper, “Oedipus rex” per la direzione di Ola Rudner e la regia di Giorgio Pressburger con la Württembergische Philharmonie a Reutlingen. Tra i suoi impegni si segnalano “La Cenerentola” e “Il barbiere di Siviglia” alla Kungliga Operan AB di Stoccolma, “Il ritorno di Ulisse in patria” (Antinoo) al Teatro Real di Madrid e a Parigi con Les Arts Florissants e William Christie, sarà inoltre Claudio Imperatore in “Agrippina” in Tour in Italia e Spagna con Il Complesso Barocco. Ha inciso “Don Giovanni” (Telarc) con la direzione di Charles Mackerras, “I Capuleti e i Montecchi” (Bmg) con la direzione di Roberto Abbado, “Werther” (Bmg) con la direzione di Vladimir Jurowski. Ha inoltre realizzato registrazioni per Ricordi, Bongiovanni e per la RAI. 103 Georg Friedrich Händel AGRIPPINA Dramma per musica in tre atti Libretto di Vincenzo Grimani ATTO PRIMO SCENA I Gabinetto di Agrippina, Agrippina e Nerone [Recitativo] Agrippina Nerone, amato figlio; è questo il tempo, in cui la tua fortuna prender potrai pe’l crine, ed arrestarla. Oggi propizio fato la corona de’Cesari ti porge. Svelo a te ciò che a tutti è ignoto ancor. Prendi, leggi! e vedrai, e ciò che la mia mente dispone a tuo favor poscia saprai. Nerone (legge il foglio) “Col duolo a cuor e con il pianto al ciglio questo fogli ti invio, Sovrana Augusta; di tempestoso mar nel gran periglio rimase assorta l’aquila latina, e Claudio, il tuo Consorte, nell’eccidio comun trovò la morte.” Claudio morì? Che sento? Agrippina Vuoto è il trono del Lazio, e a riempirlo per te suda mia mente; già maturo all’impero, del quinto lustro oggi al confin sei giunto; in questo dì fatal voglio che Roma cinga il Cesareo allor alla tua chioma. Nerone Che far degg’io? Agrippina Senti! Occulta quanto sai, l’alterigia deponi, umil diventa; va tra le turbe, e con modesto ciglio ogn’uno accogli; a’ poveri dispensa l’or, che nascosto tieni, commisera il lor stato, e s’hai nel cuore o senso di vendetta o stimolo d’amore, copri l’un, l’altro cela; 104 e non fia grave la finzione all’interno; se vuoi regnar, i tuoi desir correggi, che al desio di regnar cedon le leggi. Nerone I tuoi saggi consigli ogn’ora mi saran, madre, si scorta. Agrippina Vanne, non più tardar! pronto disponi quanto dettò il mio amore; un momento perduto talor di grandi imprese è distruttore. [Aria] Nerone Con saggio tuo consiglio il trono ascenderò. Men Cesare che figlio, te, madre, adorerò. SCENA II [Recitativo] Per così grande impresa tutto si ponga in opra. Io ben m’accorsi che Narciso e Pallante, sia per genio o interesse, han nella mente un nascosto desio di vincer il mio cor; ciò che sprezzai or con arte s’abbracci. Olà, venga Pallante! (esce un paggio) M’assista arte e frode in questo istante. SCENA III Pallante A’ cenni tuoi sovrani ecco il fido Pallante. (Mesta il bel volto asconde, e pensierosa a me nulla risponde?) Alla tua legge, Augusta, hai prove del mio cor, e tu ben sai quanto fido egli sia, quanto costante. Agrippina Ah Pallante! Pallante! Pallante E per chi mai Agrippina sospira? A toglier le tue pene vorrei esser bastante. Agrippina Ah Pallante, Pallante! la mia stella mi risplende, per gloria di mia fé. (esce) Pallante (Che favellar è questo? ardir, ardire!) Il tuo Pallante io sono, son quel ch’alle tue voglie ha pronto il core. Agrippina Il core! Pallante Sì, sì, il cor, o Regina, e con fido cor ciò che t’aggrada… Agrippina Sì, sì, t’intendo, sì: col cor la spada. Pallante La spada, il braccio, e l’alma. Agrippina Le tue offerte aggradisco. SCENA IV [Recitativo] Agrippina Or che Pallante è vinto si vinca anche Narciso. Olà, Narciso chiama! (esce un paggio) Ottien chi finger sa quello che brama. Pallante Ah, se permesso fosse mai di parlar? Agrippina Parla, discopri! Pallante Io temo. Agrippina Non temer. (Arte s’adopri) Pallante È gran tempo ch’io nutro ardor che mi divora, ma il rispetto… Agrippina Non più! dicesti assai. Pallante Io chieggio dell’ardir, bella, condono. Agrippina Ti basti ch’io t’intesti, e ti perdono; il dir di più riserba ad altro tempo. Pallante, a te sia noto ciò che ad ogni altro è ascoso. È morto Claudio. Pallante Claudio! Agrippina Alle milizie, al popolo s’aspetta di stabilir del successor la sorte; tu vanne al Campidoglio, i parziali aduna, e all’or che farò nota, di Cesare la morte, tosto Nerone acclama. Se mio figlio è regnante, con Agrippina regnerà Pallante. [Aria] Pallante La mia sorte fortunata dalle stelle oggi mi scende, se vien oggi da te. Se in te sol, bella adorata, SCENA V Narciso Umile alle tue piante… Agrippina Non più! di occulto arcano chiamo Narciso a parte; te solo oggi destino per fabbro di grand’opra, e alla tua fede confido ciò, che sin ad ora celai. Narciso Dispor della mia fé sempre potrai. Agrippina Quali non so per anche sian del tuo cuor i sensi, a me li scopri. Narciso Ah! Sovrana Agrippina, quel dir io vorrei non m’è permesso. Agrippina Tutto ti sia concesso. Narciso Poiché è lecito il dirlo, dirò ch’io t’amo. Agrippina E tant’oltre t’avanzi? Supplice alle tue piante chieggio… Agrippina Che chiederai? Narciso Che pietosi ver me rivolgerai. Agrippina Sorgi, e a te sia di mia clemenza un dono ch’il tuo desir intesi, e ti perdono. Narciso Or ch’il mio amor tu sai, felice io sono. Agrippina Quanto chi in te confida, leggi. Narciso Cieli, che leggo? 105 il veder fra turba tante che vi manchi un zelo amante ch’il lor stato almen commiseri. [Recitativo] Nerone Amici, al sen vi stringo. Oh come volentieri di voi io stesso invece la dura povertà soffrir vorrei! (Servon arte ed inganno a’ desir miei!) Agrippina Or fa d’uopo nella man d’Agrippina d’assicurar lo scettro. Vanne tosto colà dove raccolto sta il popolo e soldato; ivi attendi ch’io scopra la novella fatal, e allor prudente il nome di Nerone insinua fra le turbe. Se al trono il ciel Nerone oggi destina, Narciso regnerà con Agrippina. [Aria] Narciso Volo pronto, e lieto il core è presagio di gioire. Volarò da loco a loco sovra l’ali del mio amore, e col fervido mio foco farò pago il tuo desire. (esce) SCENA VI [Recitativo] Agrippina Quanto fa, quanto puote necessità di stato, io stessa, io stessa! Nulla più si trascuri; all’opra, all’opra! Lode ha, chi per regnar inganno adopra. [Aria] Agrippina L’alma mia fra le tempeste ritrovar spera il suo porto. Di costanza armato ho il petto, che d’un regno al dolce aspetto le procelle più funeste son oggetti di conforto. SCENA VII Piazza del Campidoglio con trono. Nerone circondato dal Popolo a cui sparge denaro. [Arioso] Nerone Qual piacere a un cor pietoso l’apportar sollievo ai miseri! Prendi tu ancora, prendi! Ma rassembra tormentoso 106 SCENA VIII [Pallante, Narciso, Nerone] Pallante, Narciso Ecco chi presto fia Cesare a Roma. Pallante (Si concili il suo amor.) Narciso (Merto s’acquisti.) Pallante Qui, Signore, risplende la tua virtù. Narciso La tua pietà qui spande a incatenar i cor, e gloria e fama. Nerone Ah Pallante, ah Narciso! Duolmi che angusto fato sia termine a mie brame. A tutti col desir giovar vorrei; pietade è la virtù più grata a’ Dei. (Madre i precetti tuoi non abbandono, che, se finger saprò, Cesare sono.) Pallante Agrippina qui vien. Narciso E accompagnata da ogn’ordine di gente; alto affar la conduce. Pallante Tu forse lo saprai? Narciso Qual sia m’è ignoto. Narciso, Pallante (Agrippina a me sol tutto fé noto) Nerone (Questo è il giorno fatal del mio destino) Narciso, Pallante (Presto spero goder volto divino) SCENA IX Agrippina, seguita dal popolo, va a sedersi sul trono. Nerone, Pallante, Narciso. Agrippina Voi che dall’alta Roma coll’amor col consiglio e colla forza i casi dirigete, a voi qui regno apportatrice infausta di funesta novella. Amici è morto Claudio. L’infido mar, geloso che restasse alla terra un tal tesoro, lo rapì a noi. Di Roma fatto è vedovo il soglio. (discende dal trono) L’autorità, ch’è in voi, scelga un Cesare al trono, ed egli sia giusto, pietoso e pio qual merta Roma e il mio cor desia. [Quartetto] Pallante Il tuo figlio… Narciso La tua prole… Narciso, Pallante merta sol scettro e corone; viva, viva Nerone, viva! Agrippina Viva, viva Nerone, viva! Vieni, oh figlio, ascendi al trono, vieni, oh Cesare, di Roma! Nerone Nel mio cor l’alma è gioliva. Al regnar giunto già sono, vengo a cinger d’allor la chioma. (Agrippina e Nerone ascendono sul trono; si sente suono di trombe) [Recitativo] Agrippina Ma qual di liete trombe odo insolito suono? Claudio giunge d’Anzio al porto; che del mar ch’il volle assorto, domò Otton l’alta fierezza. [Recitativo] Pallante Che sento! Narciso Crudo ciel! Agrippina Perfido fato! Nerone Evvi al mondo di me più sfortunato? Agrippina Non ti turbino, o figlio, gl’influssi del destin per te funesti; quel soglio ascenderai donde scendesti. (Se ma d’arte fu d’uopo, ora l’arte s’adopri) Oh qual contento, amici, nasce al mio cuore afflitto: Claudio è risorto, ed è risorta ancora la fortuna di Roma. Per novella sì lieta l’allegrezza comun sorga festiva! Poppea, Nerone, Narciso, Ottone, Pallante, Lesbo Evviva Claudio, evviva! Narciso (Oh contenti perduti!) Pallante (Oh speranze smarrite!) Nerone (Empi cieli, così voi mi tradite?) Lesbo Signora, a te sen viene il valoroso Ottone, che dai gorghi del mar Cesare trasse, e lo ripone al soglio. Agrippina, Nerone, Narciso, Pallante (Vien la fiera cagion del mio cordoglio) Lesbo (Ratto volo a Poppea nunzio d’amore, i sensi a discoprir, che Claudio ha il cuore.) SCENA XI Ottone, Agrippina, Nerone, Pallante, Narciso Ottone Alle tue piante, oh Augusta, tra le sventure fortunato io torno. Già de’ Britanni vinti mentre il mar porta gonfio il gran trionfo, invido ancor tra le procelle tenta a Roma di rapirlo. SCENA X Lesbo, Agrippina, Nerone, Pallante e Narciso [Arietta (Cavatina)] Lesbo Allegrezza, allegrezza! 107 Men forti, quanto carche cedon le navi al tempestoso nembo. Chi tra scogli s’infrange; chi dall’onde è sommerso; né rispetto a Regnante ha il flutto infido, e dal plebeo indistinto a sé lo trasse, da ogn’un creduto estinto. Ma per amico fato nel naufragio comun il braccio forte sovra gli omeri miei lo tolse a morte. Agrippina Per opra così grande Claudio, Roma, Agrippina tutto a te denno, e da un’anima augusta la mercede maggior sarà più giusta. Ottone Già del grato Regnante sorpassa il merto mio la ricompensa. Di Cesare nel grado ei mi destina al soglio. Narciso, Pallante (Che sento, oh ciel!) Agrippina (Cesare?) Nerone (Ahi, che cordoglio!) Ottone Allo spuntar della novella aurora mirerà trionfante Roma il suo Claudio, e allora al popolo, al Senato ei farà noto l’onor che mi comparte. Agrippina Onor a te dovuto. Pallante Otton dunque sarà… Narciso Cesare fia… Agrippina (Cederò prima estinto) Nerone (Ah gelosia) Ottone Se’l permetti, oh Signora, occulto arcano a te svelar vorrei, da cui solo dipende tutto ciò ch’è più lieto ai desir miei. Agrippina (Costui cauta s’ascolti) Eh voi partite! Confida a me, confida quanto il tuo cor desia. 108 Narciso (Crudo ciel!) Pallante (Strani eventi) Nerone (Ahi sorte ria!) SCENA XII Agrippina, Ottone Ottone Augusta, amo Poppea. Trono, scettro non curo; se privo io son dell’adorato bene; a cui soggetto il viver mio si rende, da te la mia fortuna oggi dipende. Agrippina Nutra pure il tuo core sensi d’amore per la beltà gradita, ch’il mio pronto sarà per darti aita. Ottone Oh magnanima e grande dispensiera di grazie, e di fortune, quanto, quanto a te devo! Agrippina (Ama Claudio Poppea, ciò m’è già noto; spero ch’il mio pensier non vada a vuoto.) [Aria] Agrippina Tu ben degno sei dell’allor, (ma di sdegno arde il mio cor.) Con l’oggetto che fa il tuo amor avrai nel petto dolce l’ardor. SCENA XIII [Recitativo] Ottone L’ultima del gioir meta gradita tu mi porgi, oh fortuna! Oggi al trono, per rendermi beato, unirà Amor un divin volto e amato. [Aria] Ottone Lusinghiera mia speranza, l’alma mia non ingannar! Sorte, placida in sembianza, il bel volto non cangiar! SCENA XIV Stanza di Poppea. Poppea allo specchio. [Aria] Poppea Vaghe perle, eletti fiori, adornatemi la fronte! Accrescete a mia bellezza la vaghezza, che a svegliar nei petti amori ho nel cor le voglie pronte. [Recitativo] Poppea Otton, Claudio, Nerone la lor fiamma hanno scoperto. D’essi ciascuno il proprio ardor lusinga; né sanno ancor s’io dica il vero o finga. SCENA XV Poppea e Lesbo. Lesbo Signora, o mia Signora! Poppea (Questi è il servo di Claudio; non si lascin d’amor gl’inganni e l’arte) Oh fido servo, oh quanto mi consola il vederti! E quai di Claudio nuove liete m’apporti? Lesbo Là del mar ne’perigli più che il perder se stesso, la tua memoria afflitto le rendea; invocava in aiuto ciascuno i Numi suoi, egli Poppea. Poppea O caro Lesbo, esprimere abbastanza non posso il rio dolore, che al cor donò sì dura lontananza. Momento non passò, ch’al mio pensier ei non fosse presente, (Mio cor, tu sai come la lingua mente) SCENA XVI Poppea, Lesbo, Agrippina in disparte Lesbo Di lieta nuova apportator io sono. Agrippina (Il servo è qui, s’ascolti) Poppea E che, dimmi! Lesbo Solo tacito, e ascoso in questa notte oscura verrà Claudio da te. Poppea (Cieli, che sento!) Ma Agrippina… Lesbo Non dubitar, Signora; io vigile custode sarò per ogni parte. Poppea Che farò mai? Lesbo Già l’ora s’avvicina; dalla reggia non lunge egli m’attende; penosa a un cor, ch’adora d’un sol momento la tardanza rende. Poppea Venga Claudio, ma sappia, ch’il mio cor, se ben suo, nella sua purità sempre è costante. L’accolgo qual sovran, non qual amante. Lesbo Io tanto non vi cerco; io parto, addio! Agrippina (Il destino seconda il desir mio) SCENA XVII Poppea Poppea Perché in vece di Claudio il caro Otton non viene? Ei più gradito sarebbe al cor, che l’ama; ma tardo arriva ognor quel che si brama. [Aria] Poppea È un foco quel d’amore che penetra nel core, ma come? non si sa. S’accende a poco a poco, ma poi non trova loco e consumar ti fa. SCENA XVIII Agrippina, Poppea 109 [Recitativo] Poppea (Ma qui Agrippina viene. Che farò mai, se Claudio giunge? Ahi pene!) Agrippina Poppea, tu sa che t’amo, e a me communi son di pena o piacer i casi tuoi. Poppea (Se Claudio vien, dal ciel imploro aita.) Agrippina (Spero ch’il fine avrà la frode ardita) Dimmi senza rossor, Ottone adori? Poppea Ah! non oso, Agrippina… Agrippina A me confida i sensi del tuo cor. Poppea È ver, l’adoro. Agrippina Sappi ch’ei ti tradisce. Conscio che Claudio Mira con amor il tuo bello, ei si prevalse d’un enorme delitto. Per secondar d’ambizione oscura del cor gl’impulsi egli te a Claudio cesse, purché Cesare in soglio oggi lieto l’adori il Campidoglio. Poppea E tanto è ver? Agrippina E tanto io t’assicuro, e, del mio dir in prova, in questa notte ancora nascoso a te verrà Claudio fra l’ombre. Poppea (Ciò ad Agrippina è noto?) Agrippina Senti! Claudio tosto verrà: tu accorta alla vendetta attendi. Poppea Che far degg’io? Agrippina Procura, che di Claudio nel core penetri gelosia. Mesta ti fingi, di, ch’Ottone superbo, nel nuovo grado audace t’obbliga a non mirarlo, e te desia; perché da sé scacci, lusinghe, vezzi adopra, e s’egli amor pretende, prometti amor, piangi, sospira e prega. Nulla però concedi 110 se prima al tuo desir ei non si piega. Poppea Tanto pronta farò; ma se acconsente, di mie promesse il frutto vorrà goder, ed io qui, inerme e sola… come fuggir potrò si gran periglio! Agrippina Segui senza temer il mio consiglio. [Aria] Agrippina Ho un non so che nel cor, che invece di dolor, gioia mi chiede. Ma il cor, uso a temer le voci del piacer o non intende ancor, o inganno del pensier, forse le crede. SCENA XIX Poppea [Recitativo] Poppea Cieli, quai strani casi conturbano la mente! Ottone, Ottone! Queste son le promesse e i giuramenti? Così il cor ingannasti, che destinte per te soffrir godeva le pene dell’amor? Così tradisci per un vano splendor la fé sincera che a me dovevi? E audace, per soddisfar l’ambizioso ardire, offri me in olocausto al tuo desire? [Aria] Poppea Fa quanto vuoi gli schemi tuoi non soffrirò. Dentro al mio petto sdegno e vendetta risveglierò. SCENA XX Claudio, Poppea, Lesbo [Recitativo] Lesbo Non veggo alcun. Signora, Claudio è qui. Non temer, vieni sicuro; tutto è in muto silenzio, Claudio Ottone? Poppea Ottone sì, ch’ardito tenta far violenza al mio core. Claudio Tutto di’! Che mai sento! Oh traditore! Poppea Scoperse, è già gran tempo, gli interni suoi desir, ma sempre in vano. La costanza in amarti m’obbligò a disprezzarlo, e alfin noioso ei seppe la cagion del mio rigore. Ora superbo e altiero vanta, ch’al nuovo giorno avrà del sagro allor il crine adorno. Temerario commanda, minaccia baldanzoso se a te, mio ben, rivolge un sguardo solo. Non è questa cagion d’immenso duolo? Claudio E tant’oltre s’avanza? Poppea Togli, Cesare, togli ad un ardito di regnar la speranza, e allor vedrai, fatto umile il superbo, a non osar di rimirarmi mai. Claudio Tutto farò. Non lagrimar, cor mio! Poppea Mel prometti? Claudio Lo giuro. Poppea Ottone dunque Cesare più non sarà? Claudio No, no, cara; in questa notte io voglio di mia fe, del mio amor darti le prove. Vieni tra questa braccia! Fra dolci nodi avvinta più soavi piacer l’alma destina. Poppea (guarda per la scena) (Al cimento già son; dov’è Agrippina?) Claudio Porgi la bianca destra ad un che t’ama. Più non tardar di consolar mie pene! Poppea (guarda per la scena) (Il periglio s’accresce, e Agrippina non viene) Claudio Che rimiri, mio ben! Già custodite son da Lesbo il fido le regie soglie. ne men dell’aura il sussurrar qui s’ode; a tuoi piacer Argo sarò custode. SCENA XXI Claudio, Poppea [Aria] Claudio Pur ritorno a rimirarvi, vaghe luci, stelle d’amor. Né mai stanco d’adorarvi offro in voto e l’alma e’l cor. [Recitativo] Claudio Ma, oh ciel, meste e confusa a me nulla rispondi? Qual pensier ti conturba? Dell’amor mio già vedi le prove più sincere. Deh, la doglia del cor, perché nascondi? Parla, oh cara, rispondi. Poppea Del mio interno martir già che tu vuoi ch’io scopra la cagion, sappi. Ma, oh Dio! (finge di piangere) I singhiozzi del cor, misti con pianto, permettono che appena si formi accento tra le labbra amaro! (Così a mentir dalla vendetta imparo.) Claudio Il tuo dolor non celar; ciò che dipende dal mio poter dispor, cara, tu puoi; chiedi pur ciò che vuoi, tutto a te dal mio amor sarà concesso. Poppea Ah! che d’amarti più non m’è permesso! Claudio E chi tel vieta? Poppea Oh Dio! Claudio Scopri! Poppea Dir nol poss’io. Claudio E chi al parlar frappone difficoltà? Dillo, mio ben! Poppea Ottone. 111 Vieni ad appagar, o cara, il mio desire! Poppea Né pur giunge Agrippina; ahi; che martire! (Poppea ritorna a guardar per la scena) [Arietta] Claudio Vieni, oh cara, ch’in lacci stretto dolce diletto Amor prepara. [Recitativo] Poppea (Che mai farò?) Claudio T’intendo! Donna casta talor vuol per escusa che s’usi la violenza. Al mio voler non ripugnar, cor mio! [Recitativo] Poppea Pur la fin se ne andò. Lieto mio core, oggi vedrai punito il traditore! SCENA XXIII Poppea e Agrippina Poppea O mia liberatrice, quanto a te devo, e quanto da tuoi saggi consigli il frutto attendo! Agrippina Nascosa il tutto intesi: oggi sarem compagne a mirar liete più il nostro che di Cesare il trionfo. T’abbraccio, amica, e in me tutto confida; disponi, oh cara, del mio cor che t’ama. (Felice riuscì l’ordita trama) Poppea Augusta, il mio voler da te dipende. Agrippina Quest’alma dal tuo amor legata pende. [Aria] Agrippina Non ho cor che per amarti, sempre amico a te sarà. Con sincero e puro affetto io ti stringo a questo petto; mai di frodi, inganni ed arti sia tra noi l’infedeltà. SCENA XXII Lesbo e detti Lesbo (correndo) Signor, Signor, presto fuggiamo! Viene la tua sposa Agrippina. Claudio Crudo ciel! Lesbo Non tardar! Poppea (Fuggon le pene) Claudio Lesbo, l’adito chiudi! Lesbo Più non è tempo. Poppea Ah, Claudio di te, si me si caglia; parti, Signor, se m’ami! Claudio E sarò privo del bramato piacer? Lesbo Non più consiglio. Poppea (Giunse a tempo Agrippina al mio periglio) [Terzetto] Claudio E quando mai i frutti del mio amor, bella, godrò? Poppea Quando vorrai! Lesbo Partiam, Signor! SCENA XXIV Poppea [Recitativo] Poppea Se Ottone m’ingannò, e s’egli ingrato un dolce amor al fasto suo soggetta, del cor offeso è giusto la vendetta. [Aria] Poppea Se giunge un dispetto a’ danni del cor, si cangia nel petto l’amore in furor. Non ama chi offende o segue l’Amor, 112 il cor si difende, da effimero ardor. Ottone Virtù e valor bastante aver vorrei per veder felici al Lazio i regni, e debellar nemici. Pallante Ma dall’alto discende, per incontrar Augusto, Poppea con Agrippina. Ottone Viene chi è del mio cor Diva e Regina! ATTO SECONDO SCENA I Strada di Roma contigua al palazzo imperiale apparata per il trionfo di Claudio Pallante, Narciso [Recitativo] Pallante Dunque noi siam traditi? Narciso Amico, è vero ciò ch’a te dissi. Pallante E quel ch’io ti narrai dubbio non ha. Narciso Sia dunque la fè tra noi, qual nell’inganno è d’uopo. Pallante Se delude Agrippina, l’arte con lei s’adopri. Narciso Sì, sì, la frode scopra il finger nostro, e qual ch’a te ricerca a me pronto dirai, ed io prometto a te fido svelar quanto a me chiede. Narciso, Pallante A noi la destra sia pegno di fede! Pallante Ottone giunge. Narciso E questi esser Cesare deve! Pallante Già gli ossequi di tutti egli riceve. SCENA III Agrippina, Poppea, Nerone, li quali discendono dal palazzo imperiale con accompagnamento. Ottone, Pallante e Narciso. [Preludio] [Recitativo] Agrippina (Ecco il superbo) Poppea (Ecco l’infido) Nerone Miro il rival, e ne sento pien d’ira il cor. Agrippina (Poppea, fingiamo) Poppea (Fingiamo) Ottone Bellissima Poppea, pur al fine mi lice nel tuo volto bear le luci amanti. Agrippina (Come perfido egli è!) Poppea (Così egli inganna!) Narciso (Come il duol, ch’ho nel petto, il cor m’affanna!) Ottone Avrà di già Agrippina del mio destin… Poppea Già intesi il tuo desire, e quel ch’a tuo favor oprano i fati. Agrippina (a Ottone) Quanto chiedesti, io dissi. (a Poppea) (Egli volea ch’io scusassi l’error) Poppea (Ah! traditore!) Ottone Quei che svelò Agrippina, sono i sensi del core, e ben vedrai che il piacer del trono senza te è un affanno. SCENA II Ottone, Pallante, Narciso [Aria] Ottone Coronato il crin d’alloro io sarò nel campidoglio. Ma più bramo il bel ch’adoro, che non fò corona e soglio. [Recitativo] Pallante Roma, più ch’il trionfo, oggi, Signor, la tua virtude onora. Narciso Il tuo eccelso valor la patria adora. 113 Narciso Vien Claudio. Agrippina (E vien a tempo, perché celato ancor resti l’inganno) [Coro] Poppea, Agrippina, Nerone, Ottone, Narciso, Pallante, Lesbo Di timpani e trombe al suono giulivo il giorno festivo per tutto rimbombe! Roma applauda il gran regnante, Viva Claudio trionfante! SCENA IV Claudio sopra macchina trionfale. Agrippina, Poppea, Nerone, Narciso, Pallante, Lesbo. [Recitativo] Claudio Nella Britannia vinta un nuovo regno al Lazio incatenato io porto, e scelse invano, per frastornar l’impresa, quante tempeste ha il mar, mostri la terra; che toglier non potrà forza d’abisso quel, ch’il destin di Roma ha già prefisso. [Aria] Claudio Cade il mondo soggiogato e fà base al Roman soglio. Mà quel regno fortunato chè soggetto al Campidoglio! [Recitativo] Agrippina Signor, quanto il mio cuore giubila nel mirarti! E questa braccia, che, di stringerti prive, diedero a’ sensi miei sì grave pena, ora forman d’amor dolce catena. Claudio Amabile Agrippina, pur ti restringo al seno, 114 che l’alma nell’amar sempre costante; qual consorte t’abbraccio e qual amante. Poppea Cesare, io pur l’alte tue glorie onoro. Claudio Aggradisco il tuo dir. (a Poppea) (Sa che t’adoro) Nerone Della mia fè divota offro i tributi. Claudio Figlio, sei certo del mio amor. Narciso Ossequioso venero le tue glorie. Pallante E de’ trionfi spande Fama immortal per tutto il suono. Claudio Di Narciso e Pallante gli affettuosi pensier noti mi sono. Ottone Alle tue piante, Augusto, ecco prostrato Ottone, il tuo fedel, che là nel mar… Claudio Che vuoi? Ottone Alla mia fede, Signor, attendo umile la promessa mercede. Claudio E hai l’ardir di comparirmi innante? Ottone Di quel fallo son reo? Claudio Sei traditore! Nerone, Narciso, Pallante (Che sento mai) Agrippina (Va ben!) Poppea (Giubila, o core!) Ottone Io traditor? Io, che fra rischi ardito, senza temer la morte, dalla morte ti trassi, io traditore? Claudio Non più, ch’al tuo fallir giusta pena è il morir. Ottone Cieli, ch’intendo! Claudio (Ma a chi vita mi diè la vita io rendo) Ottone Deh tu, Agrippina, assisti! [Aria] Agrippina (a Ottone) Nulle sperar da me, anima senza fè, cor traditore! Fasto che t’abbagliò, perché non t’additò cotanto orrore? [Recitativo] Ottone Soccorri almen Nerone! [Aria] Nerone Sotto il lauro ch’hai sul crine le sciagure e le ruine tu non puoi già paventar, Anche il fulmine aspetta quella fronda, ch’oggi eletta la tua fronte a coronar. [Recitativo] Ottone E tu Poppea, mio bene? [Aria] Poppea Tuo ben è ‘l trono, io non son più tuo ben, È quello il tuo contento, ed io per te ne sento la gioia del mio sen. [Recitativo] Ottone Scherzo son del destin. Narciso, amico, compatisci quel duol ch’il seno aduna? Narciso L’amico dura sol quanto fortuna. (parte) Ottone Habbi pietà tu almeno di quest’alma penante? Pallante Chi ad Augusto è nemico, è nemico a Pallante. (parte) Ottone Lesbo fedel, compiangi al mio dolore! Lesbo Lesbo sdegna ascoltar un traditore. (parte) SCENA V [Recitativo accompagnato] Ottone Otto, Otton, qual portentose fulmine è questi? Ah, ingrato Cesare, infidi amici, e Cieli ingiusti! ma più del Ciel, di Claudio, o degli amici ingiusta, ingrata ed infedel Poppea! Io traditor? Io mostro d’infedeltà? Ahi Cielo, ahi fato rio! Evvi duolo maggior del duolo mio? [Aria] Ottone Voi che udite il mio lamento, compatite il mio dolor! Perdo un trono, e pur lo sprezzo; ma quel ben che tanto apprezzo, ahi che perdolo è tormento che disanima il mio cor. SCENA VI Giardino con fontana, Poppea [Aria] Poppea Bella pur nel mio diletto mi sarebbe l’innocenza. Un desio mi sento in petto che vorrebbe usar clemenza. [Recitativo] Poppea Il tormento d’Ottone in me si fa tormento; io pur vorrei sentir le sue discolpe. Ma pensieroso e mesto ei qui sen viene, forse a sfogar del cor le acerbe pene. SCENA VII Poppea, poi Ottone Poppea (Par che amor sia cagion del suo martire; per scoprir meglio il vero fingerò di dormire) (Si pone non veduta a sedere presso una fonte, fingendo di dormire) 115 [Arioso] Ottone Vaghe fonti che mormorando serpeggiate nel seno all’erbe… [Recitativo ed Arioso] Ottone (Vede Poppea) Ma qui che veggo, oh ciel? Poppea fra i fior riposa, mentre al mio fiero duol non trovo posa. Voi dormite, oh luci care, e la pace gode il core. [Recitativo] Poppea (finge sognarsi) Ottone traditore! Ottone Anch’il sonno, oh Dio, t’inganna, perch’io sembri un infedele! Poppea (finge sognarsi) Ingannator crudele! Ottone Dimmi almen, qual sia il fallire che cagione il tuo rigore? Poppea (finge sognarsi) Ottone traditore! (Qui mostra di svegliarsi) Ottone (Ella si sveglia; udiamla!) (si ritira in disparte) Poppea (mostra parlar da sé) Fantasmi della mente, voi ancora perturbate il mio riposo? Voi supplice al mio aspetto l’indegno traditor mi presentate? Che dirà in sua discolpa? Negar forse potrà che a Claudio ei cesse tutto l’amor tutta la fè promessa, purché Cesare al soglio oggi Roma il vedesse in Campidoglio? Ottone (Cieli, che sento mai?) Poppea Dì pure, dimmi infido, se tradirai? Testimonio sarà del tuo fallire Agrippina Regnante; ch’un reggio cor mentire non avrà la tua colpa ardir bastante. Ottone (Più soffrir non poss’io.) Ecco ai tuoi piedi… (Poppea mostra partir, Ottone la trattiene) Fuggi? T’arresta, oh cara! (Ahi che cordoglio!) Sentimi almen! Poppea Sentir più non ti voglio. Ottone Ferma! Poppea Lasciami! Ottone Senti! Prendi l’acciar, ch’alla tua destra io dono, e se reo mi ritrovo, che tu m’uccida. Poi contento io sono. Poppea (Prende la spada e rivolta la punta verso Ottone) Parla dunque; ma avverti, che del fallo prescritta hai già la pena. Se traditor tu sei, cadrai vittima e sangue in sù l’arena. Ottone Già intesi, non veduto, l’enormissima accusa, che ti provoca a sdegno. Ch’io ti ceda ad altrui? E per un raggio di cieca ambizione te, mio bel sole io perda? Chi può crederlo mai, chi lo pretende? Scettro, alloro non curo: ver te fù sempre questo cor rivolto, che val per mille mondi il tuo bel volto. Poppea Non so se creder deggia alle tue voci. Quanto io so da Agrippina svelato fù. Ottone Che sento? Perfida, iniqua donna, cagion del mio languir! Senti, oh Poppea, quanto sia di colei l’anima rea. Poppea Ottone, or non è tempo, né cauto il luogo; alle mie stanze vieni; il rigore sospendo. Se tu sei reo, ver te sarò inclemente; 116 e pietosa m’avrai, se tu innocente. [Aria] Ottone Ti vò giusta e non pietosa, bella mia, nel giudicarmi. Tutto son, tutto innocente! Se poi trovi il cor che mente, ti perdono il condannarmi. Poppea Sì, venga pur. Lesbo Ad arrecar io volo nuova così grata al mio Signore. Poppea (Cieli, voi assistete al mio disegno!) Lesbo (Oggi spero al mio oprar premio condegno.) SCENA X Poppea A non pochi perigli mi rendo, è ver, soggetta: ma chi non sa temer fà la vendetta, Il desio d’eseguirla alto pensier alla mente m’addita. Or qui vorrei Neron. SCENA VIII [Recitativo] Poppea Di quali ordite trame ingannata son io? Già, già comprendo le tue frodi, Agrippina! Per togliere ad Ottone di Cesare l’allor, me deludesti. Ver Nerone è scoperto il superbo pensier, che ti lusinga. Nel duol non m’abbandono; se vendetta non fò, Poppea non sono. [Aria] Poppea Per punir chi m’ha ingannata, saprò tessere un inganno del mio cor alla vendetta. Di quest’anima oltraggiata per dar pace al primo affanno il disegno, amor, affretta! SCENA XI Nerone Son qui, mia vita. Poppea (Oh come amica sorte seconda il voti miei!) Senti Neron! Già mille e mille volte del tuo amor, di tua fè giurasti il vanto. Dubbia del vero fui, ch’à per costume l’uom la donna ingannar, e si fa pregio le fralezza schernir con il dispregio. Nerone Non temer, oh mia cara! Poppea Per ricever da te prove bastanti malcauto è il luogo; solo alle mie stanze vieni; ivi, se puoi persuader il mio core, in premi dell’amor, attendi amore! Nerone Oh mia adorata! Poppea Taci! Le mie offerte esseguisci e le nascondi! Fatto l’amor palese, in vece di piacer produce affanno. (Spero felice il meditato inganno) [Aria] Poppea Col peso del tuo amor SCENA IX Lesbo e Poppea Lesbo Pur alfin ti ritrovo. Impaziente Claudio di rivederti a te m’invia, e alle tue stanze solo favellarti desia. Poppea Che risolvi, oh pensier? Lesbo Bella, fà core! Che quanto ardito più, più piace amore. Poppea (Bel campo alla vendetta m’offre il destin) Accetto il Cesareo favor. Lesbo Ei verrà dunque? 117 misura il tuo piacer e la tua speme! S’è fedele il tuo cor, spera pur di goder, e speri bene. Agrippina Costante egli saria, se per me ancora impiegarsi volesse. Pallante E in che può mai a tuoi cenni ubbidir? Bella, commanda! Agrippina Senti! Son miei nemici Narciso e Otton; bramo che entrambi al suolo cadano estinti. Vedi, a qual rischio t’espongo! Pallante Nel servirti, Agrippina, rischio non v’è che non diventi gloria. Ma che fia del mio amor? Agrippina Pallante, spera! Pallante (Ha nel seno costei cor di Megera.) [Aria] Pallante Col raggio placido della speranza la mia costanza lusinghi in me. Così quest’anima di più non chiede ch’è la sua fede la sua mercè. SCENA XII [Recitativo] Nerone Qual bramato piacer mi s’offre del destino! Oggi spero baciar volto divino. [Aria] Nerone Quando invita la donna l’amante è vicino d’amore il piacer. Il dir: “vieni ad un istante”, egli è un dir: “vieni a goder”! Scena XIII [Aria] Agrippina Pensieri, voi mi tormentate. Ciel, soccorri ai miei disegni! Il mio figlio fa che regni, e voi Numi il secondate! [Recitativo] Agrippina Quel ch’oprai è soggetto a gran periglio. Creduto Claudio estinto, a Narciso, e a Pallante fidai troppo me stessa. Ottone ha merto, ed ha Poppea coraggio, s’è scoperto l’inganno, di riparar l’oltraggio. Ma fra tanti nemici a voi, frodi, or è tempo; deh, non m’abbandonate! [Arioso] Agrippina Pensieri, voi mi tormentate! SCENA XV [Recitativo] Agrippina Di giunger non dispero al mio desire. Ma qui Narciso? Ardire! SCENA XVI Narciso e Agrippina Agrippina Or è tempo, oh Narciso, di poner fine all’opra. Pallante e Ottone uniti sono i nostri nemici. Se amor nutri per me, s’è in te coraggio, stabilita sarà la nostra sorte. Narciso Che debbo far? Agrippina Ad ambidue dar morte. SCENA XIV [Recitativo] Pallante Se ben nemica sorte non arrise a miei voti, il cor però del tuo fedel Pallante nell’opre sue si fè veder costante. 118 Narciso Tutto farò; ma infine? Qual premio avrò? Agrippina Confida, e tutto spera! Narciso (Nutre costei nel sen alma di fiera!) [Aria] Narciso Spererò, poiché mel dice quel bel labbro, oh donna Augusta! E se spero esser felice, la mia speme, ella è ben giusta. SCENA XVII [Recitativo] Agrippina Per dar la pace al core, semino guerre ed odii. Con Claudio è ‘l fin dell’opra. Egli qui vien; mio cor, gl’inganni adopra! SCENA XVIII [Arioso] Claudio Vagheggiar de tuoi bei lumi vengo, o cara, il sol di viso. [Recitativo] Agrippina Vorrei della bellezza aver superba il vanto, per goder il tuo amor; ma dove manca, supplisce il cor, che per te sol respira. Ma, oh Dio, nel sen s’aggira un interno dolor, che mi tormenta, e rende nel timor l’alma scontenta. Claudio Qual t’assale timor? Scoprilo, oh cara! Agrippina Preveggo in gran periglio del viver tuo la sicurezza, e parmi d’ogni intorno sentir strepito d’armi. Claudio E chi può ardito in Roma macchiar tradimenti? Agrippina Ah mio diletto, freme ottone di sdegno; ad ognun fia palese il grave torto. Se pronto ad ammorzar picciola fiamma non 119 accorri veloce nascerà grand’incendio alle rovine. Claudio Che mi consigli? Agrippina È d’uopo sveller dal suol radice velenosa. Sin che Ottone ha speranza di salir sopra il soglio, il core altiero macchine tenterà, frodi ed inganni, troverà parziali mossi dall’interesse, e la vil plebe offuscata dall’oro, vorrà ch’ei cinga il crin del sagro alloro. Il disdegno confondi, l’artificio previeni, nuovo Cesare acclama immantinente! Abbandonato ei fia, che s’adora da ognuno il sol nascente. Claudio Ma chi porrò sul trono, senza temer che, di regnare amante, ingrato al beneficio egli non sia? L’autorità compagna ha gelosia. Agrippina Credi, oh Claudio, ch’io t’ami? Claudio Son certo del tuo cor. Agrippina Dunque concedi per Cesare di Roma il mio figlio Nerone! Egli ubbidiente sarà sempre a’ tuoi cenni; il rispetto ver me, che gli son madre, l’ossequio al cor darà ver te qual padre. Claudio Approvo il tuo pensier; pensiero accorto. Agrippina (Coraggio, oh cor! Siamo vicini al porto.) Non ammetter dimora. Claudio Lascia ch’io ben rifletta all’importante affar. Agrippina Grave periglio! Claudio Tutto farò, ma lascia… Agrippina Ah non è tempo d’un indugio maggior. SCENA XX Lesbo e detti Lesbo (a Claudio) (Signor, Poppea…) Claudio (a Lesbo) (Parlasti?) Lesbo (a Claudio) (Ella t’attende.) Agrippina Periglioso si rende il perder un momento. Claudio Non dubitar, sarà il tuo cor contento. Agrippina Ma quando? Lesbo (Vien tosto, Signor!) Claudio (Vengo) Sarà ben tosto. Addio! Altro affare mi porta in altro loco. Agrippina No, no, non partirai, se a me tu prima ciò non prometti. Lesbo (Il tempo passa) Claudio (Vengo.) Sì, sì, sarà; prometto. Agrippina In questo giorno Cesare fia Neron, assiso in soglio? Claudio In questo dì sarà. Agrippina (Altro non voglio) Poppea [Recitativo] Poppea Il caro Otton al precipizio io spinsi. Ma inganno meditato, la vendetta nel cor oggi rinchiuse, per deluder colei che mi deluse. SCENA II Ottone e Poppea Ottone Ah, mia Poppea; ti prego non mi sia di delitto un fiero tradimento; donna rea m’ingannò, quando a mie preci del mio amor, di mia fede esser promise protettrice pietosa. Del mio amor son seguace, altro non curo, e a te, mio ben, eterna fede io giuro. Poppea Ed io con quanto ho mai di core in petto, anima mia, l’accetto. Per far nostra vendetta la macchina disposi, e s’io del male fui la cagion a me di ripararlo conviene ancora. Or quì t’ascondi e taci. Non temer di mia fede; di ciò ch’io dica o faccia non ti render geloso; soffrir devi per poco un rio tormento, che in altrui sarà pene e in te contento. (Ottone si nasconde in una porta coperta da portiera) SCENA XXI [Recitativo] Agrippina Favorevol la sorte oggi m’arride. Purché Cesare sia l’amato figlio, s’incontri ogni periglio. [Aria] Agrippina Ogni vento ch’al porto lo spinga, benché fiero minacci tempeste, l’ampie vele gli spande il nocchier. Regni il figlio, mia sola lusinga, sian le stelle in aspetto funeste, senza pena le guarda il pensier. SCENA III Poppea Attendo qui Nerone, e Claudio ancora; quest’alma impaziente già s’è resa di vendicar l’offesa. ATTO TERZO SCENA I Stanza di Poppea con porta in facciata e due altre per parte. 120 SCENA IV Nerone, Poppea, Ottone nascosto Nerone Anelante ti reco, oh mia diletta, a ricever mercé d’alta mia fede. Poppea Veggo ben, ch’il tuo ardor nella tardanza stimoli a te non diede; qual ch’a te destinai tempo felice, trascorse già; del cor con pena è d’uopo differirne l’effetto. Mà, oh Dio, temo… Nerone Di che? Poppea Che qui Agrippina porti il piede, e ci scopra. (guarda per la scena) Nerone Qui dee venir la madre? Poppea E in brev’ora! Mà acciò che tu comprenda i sensi del mio cor, vedi qual prova io te ne dono: quivi vuò che t’asconda, e attendi fin ch’ella parta, e allora sciolta d’ogni timor, vedrai quanto Poppea t’ama e t’adora. Nerone Qual già dolce piacer nel seno io sento! Ottone (Sempre più in me s’accresce il rio tormento) (Nerone si nasconde in una porta coperta da portiera, e dirimpetto a quella dove stà Ottone.) Poppea Claudio, tu mi lusinghi, però da ver non m’ami. Claudio Come? Dubbiosa ancora vivi dell’amor mio? Cara vedesti quel ch’io feci per te! Poppea Di’, che facesti? Ogn’or più ardito e audace io provo il turbator della mia pace. Claudio Forse ancor insolente nol ritiene il castigo? Poppea E qual castigo? Claudio Ei, balzato dal soglio, nutre ancora tanto orgoglio? Poppea Non t’intendo, Signor, e più che mai di salirvi ha speranza. Claudio E risiede in Otton tanta baldanza? Poppea D’Otton? Signor, che parli? Ah Claudio, già comprendo la mia sorte fatal, la mia sventura. (finge di piangere) Claudio Bella, tu piangi? Dimmi che deggio far? Imponi! Come già ti promisi, dalle tempia d’Ottone tolsi l’alloro. Nerone (Che pena è non udir!) Ottone (Soffro e non moro) Poppea Dalle tempia d’Ottone? Claudio D’Ottone sì, ch’ardito leggi al tuo cor impone. Poppea Otton, Signor, non fu. Claudio Ma chi? Poppea Nerone! Per Nerone esclamai, ei mi vietò di non mirarti mai. Claudio Come? Ottone dicesti. Poppea Neron dissi, Signor, mal intendesti. SCENA V Poppea Amico ciel, seconda il mio disegno! Credo ch’Ottone il core avrà pieno di sdegno; ma soffrir sempre dee chi ha in petto amore. [Aria] Poppea Chi ben ama e sol brama di goder, ama solo il suo piacer! Quella face, cui non piace mai dolor, non è mai d’un vero amor. SCENA VI Lesbo, Claudio, Poppea, Nerone e Ottone nascosti. Lesbo Qui non v’è alcun, Signore; la piaga ch’hai nel cor, sana d’amore. 121 Claudio Neron? Come s’accorda il desio di regnar, lo scettro, il soglio? Tu m’inganni, oh Poppea! Poppea Io t’inganno? Signor, forse non sai ch’il desio d’Agrippina, pria che giungesti in Roma, sieder lo fè sul trono, ed acclamato Cesare fu; meco tu fingi ancora? Nerone (E ancor non parte, oh ciel) Ottone (il duol m’accora) Claudio Che mi narri di strano! Ma non dicesti Otton? Dimmi, rispondi! Poppea Signore, forse prendesti con equivoco il nome; han Nerone ed Ottone un egual suono. Claudio Quel ch’io creda non sò, stupido io sono. Poppea Dubiti ancor? D’ogn’uno del mio dir farò fede, e, se tu vuoi, darò prove evidenti, che del mio cor l’insidator molesto è sol Neron; ma poi, e che farai, Signor? Claudio Le tue vendette. Poppea Ciò mi prometti? Claudio Giuro. Poppea E tanto io da te spero! Vedrai se ho il cor mendace o pur sincero. (Poppea conduce Claudio dentro alla porta ch’è in faccia e poi va ove è Nerone, ed apre la portiera.) Vieni meco, Signore, e qui t’arresta. Nerone (Claudio partì?) Ottone (Quanto il tardar molesta!) Poppea Nerone, dove sei? Nerone Son qui, mia vita. SCENA VII Claudio, Poppea, Nerone, Ottone nascosto 122 Claudio Temerario, insolente! Nerone (Oh ciel, aita!) Claudio Sin nella reggia istessa, baldanzoso garzon, osi impudico alle vergini eccelse usar gl’insulti e ardito? Nerone Odi, Signor! Claudio Taci! Poppea (Contenta son.) Ottone (Giubila, o core!) Claudio Parti da mia presenza, né ardisci mai di comparirmi inante! (Nerone parte, e Poppea gli si accosta) Poppea (a Nerone) (Và ad Agrippina, e di’…) Nerone (Ahi! crudo fato!) Poppea (…che, chi cerca ingannar, resta ingannato) Nerone (nel partire) (Quale ad Augusto cor empia s’aspetta, Agrippina saprà far la vendetta.) SCENA VIII Claudio, Poppea, Ottone nascosto. Poppea Ora, Claudio, che dici? Claudio Io son convinto. Poppea Il mio sincero cor ora discopri. (Per togliermi da Claudio arte s’adopri) Mà d’Agrippina tutte, lassa! parmi veder sciolte le furie, Pien di sdegno Nerone alla madre ricorre; ah, che mi veggo circondata d’affanni! Claudio Nulla, oh cara, temer, asciuga il ciglio! Poppea Io sono per tuo amor in gran periglio, or non è tempo, oh Augusto; la mia mente confusa non distingue gioire. Verrà tosto Agrippina; ahi che martire! Claudio No, non verrà! Poppea Deh, parti! Nulla otterrai da me! Claudio Sempre infelice sarà dunque il mio amor? Poppea Della consorte tempra prima il rigore; fa che sicura io sia dal suo furore; allor chiedi, e saprai qual sia il mio core. [Aria] Claudio Io di Roma il Giove sono né v’è già chi meco imperi. Van ramminghi al piè del trono, dov’io son, gl’altrui pensieri. e in nodi eterni per la mano d’amore formano di due cori un solo core. Poppea Sperar dunque poss’io da te fede sincera? Ottone Pria che mancarti, oh bella, mille volte morrò. Poppea Ciò mi prometti? Ottone E unisco alle promesse il giuramento; scagli fulmini il ciel, cara, se mento. Poppea Ma se Claudio…? Ottone Nol curo. Poppea Agrippina, Neron? Ottone Io gli disprezzo. Poppea Lo splendore del soglio? Ottone Pur ch’io ti stringa al sen, tutto abbandono. Poppea A te, mio ben, offro me stessa in dono. [Duetto] Ottone No, no, ch’io non apprezzo che te, mio dolce amor, tu sei tutt’il mio vezzo, di tutt’è il mio cor. Poppea Sì, sì, ch’il mio diletto fai tu, mio caro ben, tu il cor di questo petto, l’ardor di questo sen. SCENA IX Poppea (che guarda per accertarsi della partenza di Claudio) [Recitativo] Poppea Pur alfin se n’andò. Deh, quanto alletta il cor dolce vendetta! Claudio partì; dubbio non v’è d’inganno; volo a trar il mio ben dal lungo affanno. [Aria] Poppea Esci, o mia vita, esci dal duolo, ch’a dar consolo vengo al tuo cor! Per darti vita, caro, t’attendo; vieni correndo, mio dolce amor! SCENA XI Salone imperiale Agrippina, Nerone Agrippina Cotanto osò Poppea? Nerone Come narrai, m’allettò, m’invitò, m’accolse, e poi a Cesare scoprirmi! Egli freme, essa ride ed io tremante a te ricorro, oh madre, per sottrarmi allo sdegno di Claudio, e al mio periglio. SCENA X Poppea Oh Ottone, che dici? Vedi come schernito restò Nerone, e come d’Agrippina si vendicò il mio cor; vedi, ch’io sprezzo il regnator del mondo, e per te sol, mio bene, vivo involta d’amor tra le catene. Ottone Catene fortunate, se ci stringono insieme, 123 Egl’è sposo, tu madre ed io son figlio. Agrippina Ah! mal cauto Nerone, all’or ch’io tutti adopro per innalzarti al trono arti ed inganni, tu seguace d’un cieco e folle amor al precipizio corri? Nerone È vero, errai; ma l’arti tue e gl’inganni già discoprì Poppea, “Vanne” ella disse, “ad Agrippina, e dille che chi cerca ingannar, resta ingannato”. Agrippina Non perciò tutta ancora languisce la mia speme. Figlio, smorza nel seno la fiamma indegna! Guarda qual nemica Poppea! Del tuo pensiero degno oggetto non sia, ch’il solo impero. (Parte) [Aria] Nerone Come nube che fugge dal vento abbandono sdegnato quel volto. Il mio foco nel seno già spento, di quest’alma già il laccio è disciolto. ch’adopri del tuo dir l’arte feconda. Pallante Lascia la cura a me; tu mi seconda. SCENA XIII Claudio e detti Claudio Agrippina, Nerone, Otton, Poppea, nell’accusa discordi, conturban la mia quiete, né so chi dice il ver, o chi mentisca; perché provi chi è reo giusto rigore. Pallante Alle tue reggie piante, Signor, ecco prostrato l’infelice Pallante. Narciso Per difender sua vita chiede da te Narciso, Augusto, aita! Claudio Miei fidi, e qual insidia contro voi si tenta? Che fia? Scoprite! Pallante Umile per la nostra discolpa porgo, Signor, l’accusa; perché sol d’Agrippina la minaccia è ver noi d’alta ruina. Claudio Per qual cagion? Pallante Sul trono, pria che giungesti in Roma, qual Cesare ella fè sieder Nerone; di nostr’opra si valse, mà chi opra per inganno è senza colpa. Narciso Di tua morte il supposto è a noi discolpa. Claudio Agrippina tant’osa? Ora confermo ciò che disse Poppea; entro la reggia son domestici occulti i miei nemici; la tema al cor giusto sospetto infonde, e fra tante vicende ei si confonde. Voi siete fidi, il braccio mio possente di scudo a voi sarà; non più timore! SCENA XII Pallante e Narciso [Recitativo] Pallante Evvi donna più empia? Narciso E qual rigore nutrir si può maggior dentro ad un core? E che farem? Pallante È d’uopo tutto a Claudio scoprir; egl’ha per noi bontà ch’ogn’altra eccede; si prevenga l’accusa, e d’Augusta l’error a noi sia scusa. Narciso In così gran periglio approvo il tuo consiglio. Pallante Mà qui sen vien Augusto. Narciso Amico, è questo il tempo, SCENA XIV Agrippina e detti 124 Agrippina Adorato mio sposo, è questo il giorno, in cui di tue promesse attendo il fine. A Nerone l’alloro oggi destina, e ai tuoi piedi prostrato ogni rubel vedrai. Claudio Non già, Agrippina. Agrippina (Sdegnoso mi favella?) Già il periglio t’è noto, e il rimedio sicuro è a te palese; Signor, che tardi più? Pronto ripara l’imminente ruina, i nemici reprimi! Claudio E Agrippina? Agrippina (Dissimular non giova. Qui è narciso e Pallante; superi un pronto ardir ogni riguardo!) Pallante , Narciso (Come volge ver me sdegnosa il guardo!) Agrippina Dal tuo dir già suppongo l’arti accorte de’ miei, de’ tuoi nemici. Parla, parla, discopri qual dello sdegno tuo sia la cagione. Claudio Cesare lo dirà; lo sà Nerone. Agrippina Ah! Claudio, ora m’avveggo, ch’ancora il ben oprar tal’ora è colpa. Narciso (Or che dirà?) Pallante (Sentiam la sua discolpa) Claudio Tu chiami ben oprar, tentar audace d’usurparmi l’impero e, colto il tempo della mia lontananza, por Nerone sul trono? Qual scusa addur potrai, che ti ricopra? Agrippina Le scuse non adopra un cor sincero. Quel che dici, Signor, il tutto è vero. Claudio L’error confessi, ardita? 125 Agrippina Error non è il salvarti e trono e vita! Godo che qui presenti sian Narciso e Pallante. Narciso (Che fermezza ha costei!) Pallante (Che cor costante!) Agrippina Precorse lode al ciel, fama bugiarda, che nel fatal naufragio tua vita ancor perisse. Già le milizie, il popolo, il senato rivolta al successor avean la mente. Viddi ch’un cor altiero alzato al soglio, con quella novità che sempre piace, formava un gran nemico alla tua pace; per riparare al danno, acclamar feci il figlio; egli al soglio salì; ma ciò fu solo per conservarlo a te, caro mio sposo! Nel diffender tua vita, per mantenerti in trono, io la nemica, io la rubella sono? Pallante (Quanto è scaltra costei!) Narciso (Quanto ella è accorta!) Agrippina E Pallante e Narciso del mio oprar facciano fede. Forse voi non richiesi per assister all’opra? Dite pure se all’avviso, ch’il ciel Claudio salvò, Nerone umile non discese dal soglio? S’egli, unito a’ miei voti, non fè di tutta Roma i “viva” risuonar di Claudio al nome? Parli d’ogn’un di voi il cor sincero! Claudio Voi che dite? Narciso , Pallante Signor, il tutto è vero. Agrippina E chi, fuorché il mio figlio, una volta regnante, dell’aura popolare fatto superbo, ceduto avria lo scettro? Per difender tua vita, per mantenerti in trono, io la nemica, io al rubella sono? Claudio (Mi confonde Agrippina; da istessi accusator ella è difesa!) Narciso (Stupito son.) (Parte) Pallante (Della sua colpa ha merto!) Claudio Di tua fè, del tuo amore, cara, son certo. Agrippina Mà, oh Dio, certa io non son né di tua fedeltà, né del tuo amore. Penso che presso te fatta son rea, perché il tuo cor ascolta… Claudio E chi? Agrippina Poppea. Duolmi sol, che l’inganno a te non fia palese. Claudio Scoprilo pur. Agrippina Costei, vagheggiata d’Ottone… Claudio Agrippina, t’inganni; egli è Nerone. Olà vengano tosto Otton, Neron, Poppea! Agrippina Vedrai s’io ti tradisco, e s’ella è rea! (Ciò, che deve avvenire, io già preveggo.) Claudio Fra tanti avvenimenti saprò chi è contumace. Vò che viva nei cor riposo e pace. [Aria] Agrippina Se vuoi pace, oh volto amato, l’odio reo fuga da te! Guarda in me, nume adorato, il mio amore e la mia fè. SCENA XV Poppea, Ottone, Nerone e detti. [Recitativo] Agrippina (Ecco la mia rivale) Poppea (Ecco quel empia cagion di doglia ria.) Nerone (Che mai sarà di me?) Ottone (Cieli, che fia?) Claudio Vedi, Agrippina, il figlio, quell’ardito garzon, che nella reggia delle vergini eccelse tenta offender l’onor. 126 Agrippina T’inganni, Augusto. Claudio Nò, non m’inganno, nò, l’erro confessa. Di Poppea nelle stanze non ti trovai nascosto? Agrippina Cieli, che sento mai? Nerone (Parlar non oso.) Claudio Accusa col silenzio il suo delitto. Tu l’attesta, oh Poppea, con cor sincero! Poppea Lo vedesti, Signor, purtroppo è vero. Agrippina (L’arte ancor di costei sarà ingannata) Ottone (Come accorta Poppea s’è vendicata!) Claudio Vuo’, che colpa palese palese abbia l’emenda. Agrippina (Spera ancora il mio cor.) Poppea (Oh quanto io godo!) Claudio Di Nerone e Poppea stringa dolce Imeneo l’illustre nodo! Poppea (Che sento mai?) Agrippina (Ch’intendo?) Nerone A tue grazie, Signor, vinto mi rendo. Ottone Ecco prostrato, oh Augusto, quell’Ottone infelice! Claudio Ormai t’accheta! Ebbi delle tue colpe il disinganno; ti promisi l’alloro, Cesare tu sarai. Agrippina (Sento e non moro!) Ottone Io l’allora rifiuto, di regnar non mi curo, e solo apprezzo la mia cara Poppea. Se di darti la vita ebbi la sorte, nel togliermi il mio ben tu mi dai morte. Agrippina Ora vedi, chi sia, che ha l’alma rea, s’è Nerone o s’è Otton ch’ama Poppea! Claudio (a Nerone) E tu, Neron, che dici? Nerone Ubbidiente io son alle tue voglie; ma doppio mio castigo è il togliermi l’impero e darmi moglie. Poppea E con me non si parla? Scettri, regni ed imperi abbia Nerone; d’altri mai non sarò, fuorche d’Ottone. Claudio Io dei vostri desir volli far prova. (a Nerone) Se lasci per l’allor volto divino, (a Ottone) se sprezzi per amor di Roma il trono, ai posteri sarete dell’amor, del regnar eroi ben degni. Cesare fia Neron, tu stringi, Ottone, la tua Poppea costante! (Ho sciolto il cor, s’ell’è d’un altro amante) Nerone, Poppea Felice son. Ottone Più il duol non mi tormenta. Agrippina (Or che regna Neron, moro contenta) Claudio Habbian termine gl’odi, e Roma applauda a questo dì bramato, che ogni un rende contento e fortunato. Dell’Augusto mio genio, per gli eccelsi sponsali d’Ottone e di Poppea, Pronuba Giuno già s’invitò nell’apparato illustre. Ella ormai scenda, e Roma intrecci di Neron lauri alla chioma. [Bouree] [Aria] Agrippina V’accendano le tede i raggi delle stelle. Esse per tanta fede già splendono più belle. [Coro] Poppea, Nerone, Agrippina, Ottone, Narciso, Claudio, Pallante, Lesbo Lieto il Tebro increspi l’onda sotto ai rai del nuovo allor, e festeggi su la sponda pien di gioja il Dio d’amor! 127 VITERBO - Palazzo Farnese Per le caratteristiche architettoniche del portone d’ingresso e del cortile interno, la fondazione di Palazzo Farnese può essere collocata cronologicamente nella seconda metà del XIII secolo caratterizzata dalla presenza del profferlo, tipica scala d’accesso, assai frequente nell’edilizia civile del quartiere San Pellegrino. La facciata mostra la contrapposizione tra lo stile gotico delle bifore del primo livello e quello romanico del secondo, abbellito da finestre con arco a tutto sesto finemente traforate che manifestano un tardo richiamo all’architettura duecentesca. L’abbassamento del davanzale di queste ultime alterò l’originaria articolazione della facciata mentre le bifore, sottoposte anch’esse ad una serie di manomissioni, vennero ripristinate nel loro aspetto originale nel 1925. La balaustra della facciata, sorretta da un’alta colonna in legno, presenta forme piuttosto originali rispetto al gusto architettonico viterbese in cui le balconate sono esclusivamente in peperino, con arcate in muratura. L’origine del palazzo è legata alla famiglia dei Tignosi mentre il nome alla potente famiglia Farnese, che se ne impossessò in occasione degli stretti rapporti intercorsi tra i suoi componenti e Viterbo, quando nel 1431 Ranuccio Farnese venne incaricato di difendere la città dagli attacchi di Fortebraccio e Giacomo Di Vico. La tradizione, non suffragata in realtà da documenti attendibili, vuole che qui sia nato Alessandro, prima potente cardinale poi asceso al soglio pontificio con il nome di Paolo III, ricordato in molte fonti come “cittadino viterbese”, che probabilmente vi abitò con Giulia, bella ed influente sorella. 128 I Farnese abbandonarono il palazzo durante il pontificato di Paolo III e nel 1561 l’edificio passò nelle mani di Ludovico Chigi che fece elevare un muro ed una sorta di tramezzo sulla facciata rivolta su via San Lorenzo. Dal ponte, di fronte al palazzo, è visibile l’unica superstite delle quindici torri che svettavano sul colle del Duomo, la Torre di Messer Braimando, esimio cittadino viterbese del XIII secolo. Essendo la torre, alla fine del Quattrocento, in pessime condizioni, i proprietari chiesero ai magistrati l’autorizzazione di abbatterla perchè pericolante. Rosato di Matteo e Galeotto Gatti si opposero fermamente a tal punto che il primo volle specificare nelle Riforme che a nessuno sarebbe stato lecito demolire “quelle torri ove sembrano racchiuse la forza e la nobiltà di Viterbo”. Palazzo Farnese (foto G. Cerica) VENERDÌ 9 OTTOBRE 2009 VITERBO - PALAZZO DEI PAPI GUSTAV LEONHARDT clavicembalo Johann Kaspar Kerll (1627 - 1693) Toccata di durezze e ligature Henry Purcell (1659 - 1695) Suite in Re maggiore Prelude, Allemande, Hornpipe Voluntary in Sol maggiore Johann Pachelbel (1653 - 1706) Fantasia in Mi bem. maggiore Tre Fughe Georg Böhm (1661 - 1733) Ciaccona in Sol maggiore Suite in Fa minore Allemanda, Corrente, Sarabanda Jean-Henri D’Anglebert (1629 - 1691) Suite in Sol maggiore (1689) Preludio, Allemanda, Corrente, Sarabanda, Giga, Gagliarda, Ciaccona ***** Johann Sebastian Bach (1685 - 1750) Quattro Piccoli Preludi Wer nur den lieben Gott lässt walten, BWV 691 Suite in Mi minore “Für das Lautenwerke”, BWV 996 Preludio, Allemanda, Corrente, Sarabanda Bourrèe, Giga 129 GUSTAV LEONHARDT è stato definito il Patriarca della musica barocca nel mondo: uno dei più straordinari artisti della scena musicale contemporanea ed uno dei più raffinati interpreti della letteratura per strumento a tastiera composta tra il Seicento e il Settecento. Nato in Olanda, ha intrapreso lo studio dell’organo e del clavicembalo presso la Schola Cantorum di Basilea con Eduard Müller. È stato in seguito nominato professore all’Accademia di Vienna (1952-1955) e al Reale Conservatorio di Amsterdam (1954). Leonhardt si è esibito in tutti i maggiori centri musicali d’Europa ed ha compiuto numerose tournèes negli Stati Uniti, in Giappone e in Australia. Ha pubblicato vari studi di carattere musicologico che comprendono importanti saggi su “L’Arte della Fuga” di Bach e sulle opere di Froberger; ha inoltre curato l’edizione della musica per strumenti a tastiera di Jan Peterszon Sweelinck. Professore ospite all’Università di Harward nel 1969, ha ricevuto, insieme a Nikolaus Harnoncourt, il Premio Europeo Erasmus. Ha fondato nel 1955 il Leonhardt Consort divenendo uno dei maggiori interpreti delle opere di Johann Sebastian Bach. Unitamente a Nikolaus Harnoncourt, Leonhardt è ricono- 130 sciuto come uno dei pionieri della pratica della esecuzione storica. Tra il 1971 ed il 1990, ha realizzato il progetto unitamente a Harnoncourt dell’incisione di tutte le cantate di chiesa di J. S Bach. Ha inoltre ricevuto cinque dottorati honoris causa, l’ultimo dei quali dall’Università di Padova ed è stato nominato, nel 1999, in contemporanea con la sua prima apparizione al Festival Barocco, Accademico Onorario di S. Cecilia. Il suo catalogo discografico comprende oltre 180 titoli. Nel film “Cronaca di Anna Magdalena Bach” (Das Tagebuch der Anna Magdalena Bach) di Jean-Marie Straub (1967) ha partecipato non solo in qualità di interprete ma anche in veste di attore nel ruolo di Bach. Nel 2008 è stato nominato Accademico filarmonico ad honorem dell’Accademia Filarmonica di Bologna. La Tuscia Foto di: Francesco Biganzoli - Archivio Fotografico APT una terra che si racconta PROVINCIA DI VITERBO www.provincia.vt.it www.tusciainforma.it Benvenuti nella Tuscia Viterbese Benvenuti in una terra dal cuore antico, punteggiata da laghi e boschi secolari, da aree archeologiche, da ville e palazzi rinascimentali, da miracolose sorgenti termali ... Benvenuti nella provincia di Viterbo Bomarzo - Parco dei mostri (Foto Mattioli) Qui i borghi medievali, appollaiati sulle rupi tufacee, sfidano le leggi della fisica; qui parchi e riserve naturali sanno ancora raccontare natura e ambienti incontaminati; qui gli itinerari culturali e turistici attraversano quattro millenni di storia... Benvenuti nelle strade del vino e dell’olio, tra prodotti tipici e tradizionali alla riscoperta di una cucina dal sapore unico ... Viterbo - Il Bulicame (Foto arch. APT) Benvenuti in Tusciainforma dove è possibile scegliere la localizzazione del soggiorno, i percorsi turistici da fruire e i servizi da prenotare. www.tusciainforma.it Soriano nel Cimino. La faggeta (Foto F. Biganzoli) Viterbo, 3 settembre - Macchina di S. Rosa (Foto M. Mattioli)