SOCIOLOGIA
CORSO DI LAUREA IN AMMINISTRAZIONE, GOVERNO E SVILUPPO LOCALE
Facoltà di Scienze Politiche
I testi che seguono corrispondono a quelli dei
lucidi proiettati a lezione, in ordine cronologico.
 In questo file sono contenute solamente le
presentazioni Powerpoint.
 Si tratta di un materiale che vi indica i puntichiave del nostro programma.

Docente: Alessandro Mongili
Dipartimento di Ricerche Economiche e Sociali
Studio n° 18, I piano
[email protected]
N° di telefono 0706753675
Orario di ricevimento: giovedì dalle 12.00 alle
14.00
SOCIOLOGIA: 9 CREDITI, 60
ORE DI LEZIONE FRONTALE
I Modulo
Pier Paolo Giglioli (a cura di), Invito allo studio della società, Bologna, Il Mulino 2005. IN SIGLA:
PPG
Teresa Grande ed Ercole Giap Parini (a cura di), Studiare la società. Questioni, concetti, teorie,
Roma, Carocci 2007. IN SIGLA: TGEP

Parte. Introduzione alla sociologia

La società e le istituzioni primarie (TGEP 17-39).

Corpo, sesso, età (PPG, 13-35).

Modernità, razionalizzazione, memoria (TGEP 41-63, eccetto le pp. 56-59).

Potere, inclusione ed esclusione (PPG 131-150 e 37-43 e 45-59).

Lavoro, occupazione e stratificazione sociale (TGEP 109-129).

La città. Folla, movimenti, comportamenti collettivi (PPG, 159-178 – esclusi i paragrafi 8. e 9. –
e TGEP 173-193).

Comunicazione e media (PPG 185-209).

Consumi e stili di vita (TGEP 195-214).
SOCIOLOGIA: 9 CREDITI, 60
ORE DI LEZIONE FRONTALE
II modulo


Herbert Blumer, La metodologia dell'interazionismo simbolico, Roma, Armando Armando 2006,
IN SIGLA: BLU.
Howard Saul Becker, Outsiders. Saggi di sociologia della devianza, EGA, Torino 1987 (esclusa Appendice). IN
SIGLA: BECK

II Parte. La sociologia come disciplina scientifica

L’oggetto specifico della sociologia come scienza (BLU 37-68)

III Parte. La sociologia interazionista della devianza.

(BECK 21-204)




Definizioni di devianza.
L’approccio interazionista allo studio della devianza.
Etichetta, carriera deviante.
Consumo di sostanze stupefacenti e carriera deviante

Devianza e controllo sociale.

Cultura di un gruppo deviante e concetto sociologico di cultura.

Le norme e la loro applicazione.

Gli imprenditori morali e la creazione delle norme
SOCIOLOGIA: 9 CREDITI, 60
ORE
DI
LEZIONE
FRONTALE
L’esame:
L’ESAME IN DUE VOLTE:
Solo chi frequenta le lezioni frontali e chi si
iscrive alle esercitazioni può sostenere l’esame
in due volte. La prima, nella sessione di
novembre 2007, consisterà in una prova scritta
sul primo modulo; la seconda, SOLO nella
sessione di gennaio-febbraio 2008 (ENTRAMBI
GLI APPELLI), consisterà in una prova orale sul
II modulo.
SOCIOLOGIA: 9 CREDITI, 60
ORE DI LEZIONE FRONTALE
L’esame:
L’ESAME IN UNA SOLA VOLTA:
TUTTI potranno sostenere, a partire dalla
sessione invernale d’esami (gennaio-febbraio)
2008, l’esame scritto su tutto il programma.
SOCIOLOGIA: 9 CREDITI, 60
ORE DI TUTORAGGIO
Tutore: dott. Matteo Valdès
Le date dell’esercitazione sono, in base al gruppo
di appartenenza:
venerdì gruppo A 10.00-12.00 e 14.00-16.00,
aula 10c (ex-Istituto dei Ciechi, Via Nicolodi).
Nei giorni di esercitazione il dottor Valdès
riceverà gli studenti in Aula tutor (stesso
edificio), dalle 12.30 alle 13.30.
[email protected]
Sociologia
una disciplina che studia la vita sociale degli
individui, dei gruppi e delle intere società.
Il mondo in questione
La sociologia:
si oppone al senso comune
Fornisce rappresentazioni
verificabili dei fenomeni sociali
Contribuisce, a sua volta, alla formazione
del senso comune.
Fare cose assieme



La sociologia studia i fenomeni che prendono forma in
base alla collaborazione e alla cooperazione degli individui:
i processi sociali, le azioni sociali, i modelli di
comportamento, le convenzioni sociali, le norme, i valori...
I fenomeni sociali non sono statici, ma mutano
continuamente e producono effetti come le individualità, le
leggi, le mode, i criteri di gusto, gli ordini di priorità.
Mentre la società è un'astrazione del pensiero, i sistemi
situati di interazione hanno realtà empirica
La società e la sociologia

Intendiamo per società: quell'insieme di relazioni che
danno forma a linguaggi, forme stabili di aspettative
reciproche, repertori condivisi di narrative che hanno una
relativa stabilità di fronte alla interazione continua fra
individui.

La sociologia è una disciplina che – all'interno dei quadri
scientifici – sviluppa una conoscenza verificabile della vita
sociale. Essa è parte di un movimento sociale tipico
dell'Occidente vòlto a mettere in questione il senso
comune ed a fornire rappresentazioni fondate della società
umana.
La “modernità”



La sociologia sorge assieme ai grandi rivolgimenti che
caratterizzano la nascita della società industriale.
Questo tipo di società viene presto concettualizzato come
radicalmente nuovo e dotato di caratteri nuovi e diversi
rispetto a tutte le società precedenti.
Si afferma un modello dicotomico (oggi in crisi), che
distingue la società moderna dalle società premoderne, o
tradizionali, e una visione della storia come “progresso”,
“sviluppo” o “evoluzione”.
Émile Durkheim e il fatto sociale

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Durkheim (1858-1917) individua fenomeni (fatti sociali)
che non sono spiegabili in base alle volontà individuali, ma
solo in base ad altri fatti sociali (norme, rappresentazioni
collettive, condizioni sociali): essi sono l'oggetto della
sociologia.
I fatti sociali sono cose che danno forma alle nostre vite.
La società, insieme di fatti sociali, è una realtà sui generis,
e come tale va studiata.
Émile Durkheim: società semplici
e complesse



Non tutte le società sono uguali: quelle in cui la divisione
del lavoro è elevata e i ruoli sociali diversificati ha una
densità morale incomparabile, cioè non ha più un
fondamento comune in termini di valori, norme, compiti e
mansioni individuali.
Le società complesse sono meno integrate e meno
regolate di quelle semplici, e gli individui hanno di fronte
norme contraddittorie, sovrabbondanti o assenti: il
risultato è l'anomia e la devianza.
Tuttavia, entrambi i tipi di società poggiano su un principio
di coesione, che però non è lo stesso.
Émile Durkheim: solidarietà
meccanica



Nelle società semplici, gli individui sono simili per ruolo ma
la divisione del lavoro è scarsa e gli scambi economici
limitati. Tutti potrebbero sopravvivere del proprio. Le città
sono poche e piccole. La famiglia e il gruppo
d'appartenenza immediata domina.
Il legame (la solidarietà) si fonda sull'appartenenza e sulla
condivisione di un sistema culturale e religioso. Le norme
sono sacralizzate e immutabili.
La solidarietà è definita meccanica in quanto le società
semplici stanno in piedi per giustapposizione di elementi
fra di loro autonomi e autosufficienti.
Émile Durkheim: solidarietà
organica



Nelle società complesse, gli individui hanno ruoli molto
differenziati, la divisione del lavoro e gli scambi economici
sono molto sviluppati. Sono società urbane. La famiglia e
il gruppo d'appartenenza perde rilevanza.
Il lavoro e la sopravvivenza di ognuno è impensabile senza
un legame stabile con chi ha lavori diversi. Le individualità
non sono più assorbite da sistemi culturali uniformi, ma
differenziate.
La solidarietà è definita organica in quanto le società
complesse di fondano sulla divisione del lavoro e
funzionano come un organismo.
Tipi di relazioni prevalenti:
comunità e società



Ferdinand Tönnies (1855-1920) concettualizza i due tipi di
relazioni prevalenti nei due tipi di società.
Comunità si riferisce a relazioni fondate sull'affettività,
sull'appartenenza: nelle società moderne sono marginali.
Società sono relazioni che si fondano sullo scambio e
l'interesse, interstiziali, in cui si entra in relazione con gli
altri per porzioni della propria individualità. Esse
costituiscono l'ordito della società moderna.
Intrico formale e adattamento
reciproco

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
Georg Simmel (1858-1918) è il primo sociologo a vedere
la società come insieme caotico di relazioni di tipo diverso
e di cerchie sociali eterogenee.
Fra di esse, relazioni e cerchie sociali eterogenee vivono in
un costante adattamento reciproco dagli esiti più
eterogenei.
Dall'intrico caotico di relazioni eterogenee emergono
forme stabili che vengono incorporate e date per scontate
(istituzionalizzate): sono le forme di sociazione, che però
subiscono torsioni continue e mutano continuamente
(“tragicità” della vita sociale)
Il sogno di una società dotata di
senso

Per molta sociologia e molto a lungo le istituzioni sociali
non sono state viste come forme di sociazione emerse dal
fluire caotico delle relazioni eterogenee ma come fatti che
hanno una funzione in quanto rispondono a bisogni sociali
stabili.


Il legame fra i fatti sociali e la vita quotidiana è qui riferito
alla formazione delle individualità nei processi educativi e
di socializzazione, e alla cogenza normativa.
Questo tipo di sociologia si ispira alle modellizzazioni
astratte delle scienze naturali.
Il sogno di una società dotata di
senso: lo schema AGIL
Talcott Parsons (1902-1979) indicava nella struttura
sociale l'esistenza di alcune funzioni cui ogni società
risponderebbe con lo sviluppo di istituzioni sociali.
 Tali funzioni (imperativi funzionali) sono:
 ADAPTATION: strutture economiche
 GOALS ATTAINMENT: strutture politiche
 INTEGRATION: strutture giuridiche, religione
 LATENCY: strutture culturali e della socializzazione.
Tale approccio è chiamato struttural-funzionalismo.

Un caso concreto: la famiglia



L'evoluzione della famiglia come istituzione sociale non
può essere spiegata in funzione della sua risposta alla
latency, ma in base alla sua storia molteplice ed
estremamente varia.
Quello che chiamiamo famiglia corrisponde a forme molto
diverse di convivenze. Peter Laslett, nel 1972, identificò i
tipi seguenti, in base alla “residenza”: 1. Persone sole; 2.
Famiglie senza struttura; 3. Famiglie semplici o nucleari; 4.
Complesse-multiple; 5. Complesse-estese.
La famiglia non è l'unico tipo di convivenza.
Un caso concreto: la famiglia
Tavola A.21 - Tipologie familiari per ripartizione geografica - Anni 2001 e 2006
(composizioni percentuali)
Ripartizioni geografiche
TIPOLOGIE FAMILIARI
Italia
Nord-ovest
Nord-est
Centro
Mezzogiorno
4.158
4.301
7.096
ANNO 2001 (a)
Fa m iglie(migliaia) (=100%)
Senza nuclei
Persone sole
Altre famiglie senza nuclei
Con un nucleo
SENZA MEMBRI ISOLATI
Coppie senza figli
Coppie con figli
Monogenitore
CON MEMBRI ISOLATI
Coppie senza figli
Coppie con figli
Monogenitore
Con due o pi? nuclei
21.698
6.142
24,0
1,9
26,3
2,0
24,8
1,9
26,0
2,0
20,4
1,8
18,9
42,3
7,9
21,6
38,6
8,2
20,1
39,2
7,6
19,4
38,1
7,9
15,6
49,8
7,6
1,1
2,1
0,6
1,0
1,3
0,5
1,5
2,6
0,7
1,4
2,8
0,6
0,8
2,1
0,6
0,5
1,5
1,9
1,3
22.907
6.513
4.446
4.496
7.452
26,1
2,0
29,0
1,9
26,5
1,9
27,4
2,2
22,5
2,1
20,0
39,0
8,0
22,2
35,4
8,1
21,9
36,4
7,9
20,0
35,9
7,8
16,9
45,8
8,1
1,1
1,9
0,6
1,0
1,4
0,5
1,2
2,2
0,7
1,7
2,4
0,7
0,9
1,7
0,7
1,3
0,5
1,4
1,9
1,4
1,2
ANNO 2006 (a)
Fa m iglie(migliaia) (=100%)
Senza nuclei
Persone sole
Altre famiglie senza nuclei
Con un nucleo
SENZA MEMBRI ISOLATI
Coppie senza figli
Coppie con figli
Monogenitore
CON MEMBRI ISOLATI
Coppie senza figli
Coppie con figli
Monogenitore
Con due o pi? nuclei
Fonte: Istat, Indagine multiscopo sulle famiglie, Aspetti della vita quotidiana
(a) Per motivi di significativit�, i dati del 2001 e del 2006 si riferiscono a medie su due anni, rispettivamente 2000-2001 e 2005-2006.
La famiglia:
un gruppo primario


La famiglia, al di là della “funzione” che
svolgerebbe in ogni tipo di società, è un gruppo
primario, al cui interno i membri non hanno un
ruolo specifico ben descritto, ma un ruolo
diffuso, al cui interno dominano relazioni di tipo
“comunità”.
Cooley li caratterizza come un’associazione
intima, priva di scopi ben determinati se non la
propria riproduzione e il proprio mantenimento.
La socializzazione primaria


I nuovi arrivati (in genere i bambini) sono
introdotti nel gruppo primario e invogliati,
attraverso il gioco, l’imitazione, l’osmosi, le
punizioni, a fare propri i tratti che caratterizzano
i comportamenti di ogni tipo dei familiari adulti.
È il processo attraverso cui si forgia il proprio
Sé nei tratti più generali (lingua, posture,
preferenze di gusto, valori, priorità)
I gruppi secondari e la
socializzazione secondaria





Il loro sviluppo caratterizza la modernità.
Hanno scopo e interessi comuni.
Al loro interno dominano ruoli specifici, che
corrispondono a mansioni ben descritte.
I neofiti sono educati (in set dominati dalla
razionalità) ad assumere ruoli specifici
attraverso percorsi formativi standardizzati.
Organizzazioni, associazioni, imprese, scuole
Sociologia del corpo umano

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
Il corpo è socialmente “organizzato” in forme
diverse nelle varie culture.
Nella nostra cultura, il corpo è separato dal
cosmo, è individuale e inviolabile, ed è oggetto
della ragione, è separato da sé.
La percezione del corpo (p. es. del dolore) è
mediata da quadri culturali diversi.
Socializzazione ai quadri interpretativi o cornici,
che noi percepiamo come “naturali”.
Cornici naturali e sociali

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
Cornici “naturali” sono quadri interpretativi
che attribuiscono a ragioni naturali gli
eventi (es.: un omicidio alla “follia”).
Le cornici “sociali” attribuiscono gli eventi
in relazione a finalità o volontà degli attori.
Le nostre attribuzioni ai due tipi di cornici
hanno più rilevanza che la “verità”.
Cornici naturali: il discorso
medico

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Dal XIX il discorso medico è diventato un repertorio
legittimo per definire le identità personali.
In particolar modo, ha regolato la percezione del sesso.
Al suo interno ha avuto due fasi: il genitalismo e la svolta
endocrinologica.
La trasformazione chirurgica dell’identità sessuale viene
riconosciuta su base “psicologica” e non più (solo)
genitale.
I trans sfidano l’idea tradizionale di sesso biologico ma
rafforzano la percezione della partizione in due soli sessi
come “naturale”.
Cornici naturali orizzontali: il
discorso sul genere

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La “normalità” dell’identità eterosessuale e polarizzata
(matrice eterosessuale) è potentissima.
La pressione ad “essere” maschi o femmine è fortissima
sin da bambini, per assumere un significato di normalità
come persone.
Il fondamento di questa “cornice” differenziante è il
dominio maschile e la sua legittimazione.
Segregazione femminile, pubblico/privato e
femminilizzazione dei lavori minori.
Solo 20% dei maschi delle giovani coppie collabora ai
lavori domestici (2002)
Cornici naturali verticali: il
discorso sull’età

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
Si considera “normale” che i giovani siano
dinamici, allegri, forti, ed i vecchi conservatori,
antiquati ecc.
Non esiste un legame diretto, poiché le
generazioni hanno una storia e vivono
esperienze che segnano la loro cultura
Se alcune generazioni sono culturalmente più
compatte, altre sono molto frammentate.
In alcuni casi appartenere a una generazione
ha però effetti più importanti che appartenere a
una classe sociale (effetti di generazione).
Il problema del corso della vita
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
Non tutte le culture rappresentano il corso della vita in
modo simile, con effetti importanti sulle concezioni del
Sé e delle classi d’età.
L’Europa medievale non cocepiva l’infanzia, e trattava
i bambini come “piccoli adulti”.
Più tardi, e sino agli ultimi decenni, la cultura
occidentale differenziava i bambini, gli adulti e gli
anziani.
Recentemente, l’adolescenza come ingresso nell’età
adulta ha assunto proporzioni bulimiche.
Il passaggio all’età adulta si è individualizzato.
Malattia e morte

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

A partire dalla fine del XIX sec. il discorso medico vede la
malattia non più come essenza patologica degli individui
ma come insieme di sintomi localizzati
La stessa morte viene trattata come malattia e trattata
negli ospedali: la solitudine del morente.
La morte è occultata e nascosta allo stesso morente (La
morte di Ivàn Il’ič di Lev Tolstòj).
Il corpo umano è un campo di battaglia biologico ma
anche culturale e morale, oltre che delle identità e delle
strategie di distinzione e di appartenenza degli individui.
In questo, è simile alla moda.
Ancòra su “modernità” e
“tradizione”




“Processo globale e accelerato che negli ultimi
quattro secoli tocca l'economia, la politica, il
diritto, la società, la cultura, la tecnoscienza, la
vita quotidiana e le identità di genere”.
La società moderna legittima l'innovazione,
mentre la tradizione la ostacola.
Tuttavia, “ogni tradizione è cambiata avantieri”,
anche se lentamente.
L'innovazione è sempre presente.
Esempio: dal Condaghe di Santa Maria di
Bonarcado (XII-XIII secc.)


(2-4) Poseruntimi a mimi et a ipsos a postu k'eo
benne cun sa carta mia. Benni ego assu postu
et ipsos non bennerunt. (2-6) Et osca poserunt
atteru postu a dominica de palma. Benni ego et
ipsos non bennerunt. (Petrus priore de
Bonarcatu).
Sardo XXI sec.: Ant impostu a mimi e a issus chi deu
bèngia cun su documentu miu a s'udienzia. Deu seu
bènniu a s'udienzia e issus no funti benius. E pois ant
impostu un'atra udienzia a domìniga de prama. Deu seu
bènniu e issus no funti benius.
Violenza e civilizzazione
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Norbert Elias (1936-1990) studia le dimensioni
oggettive/soggettive della modernità.
Nel feudalesimo conflitti permanenti, legittimità e
esaltazione della violenza fisica (cavalleria).
Monopolio statale della violenza legittima e
pacificazione della vita sociale: corpi specialistici che
usano legittimamente la violenza.
Livello psicogenetico e sviluppo del self-control:
repressione della violenza anche nelle persone.
Incivilimento e buone maniere: il “super-Io”.
Tradizione/modernità:
un'opposizione ambigua


Nella sociologia contemporanea i caratteri che i
Classici attribuivano a società tradizionali e moderne
(solidarietà meccanica/organica, Comunità e
famiglia/Società e scambio di mercato) vengono viste
come due facce diverse ma compresenti del legame
sociale.
Le identità etniche o i rapporti familiari non solo
permangono, ma si intrecciano con altri elementi
sociali in intrichi diversi, che possono anche
rigenerarli in forme nuove (rinascite religiose/etniche,
nuovi tipi di famiglia, ecc.).
Il contributo di Karl Marx
(1818-1883)

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

Marx considera criticamente lo sviluppo della
modernità.
Suo apporto fondamentale › porre lo studio delle
condizioni materiali al centro dell'analisi.
“Non è la coscienza degli uomini che determina
il loro essere ma è, al contrario, il loro essere
sociale che determina la loro coscienza”.
Dalla base materiale della società (struttura)
dipendono ideologie, fenomeni culturali, politici,
giuridici, ecc.
Il modo di produzione



Nella storia vi sono stati tipi diversi di strutture
sociali, corrispondenti al altrettanti modi di
produzione.
Insieme storicamente determinato di forze
produttive (tecnologie, materie prime, modelli
organizzativi) e dei rapporti di produzione
(relazioni prodotte dai rapporti giuridici di
proprietà e dalla divisione del lavoro).
La storia è caratterizzata dal succedersi di
diversi modi di produzione, ognuno dominante in
una data epoca e luogo.
I quattro principali modi di
produzione




Asiatico: lo Stato organizza e domina la
produzione, assenza di moneta: Antico Egitto,
“dispotismo orientale”, Cina.
Schiavistico: bene posseduto: schiavi; classi
possidenti: patrizi; moneta; Antichità classica.
Feudale: bene posseduto: terra; classi: nobili e
servi; poca moneta; Europa medievale.
Capitalistico: bene posseduto: imprese; classi:
borghesi, proletari; moneta; Società moderne.
Le contraddizioni fra forze produttive e rapporti
di produzione conducono alle rivoluzioni.
Modernità, razionalizzazione e
razionalità strumentale


Max Weber (pronuncia: Véber, 1864-1920),
distingue fra razionalità come forma di
calcolabilità delle azioni sociali e
razionalizzazione come processo tipico della
modernità.
La razionalità si distingue come r. rispetto al
valore, ovvero calcolo razionale dei fini e degli
strumenti necessari per perseguirli, ma legate a
un valore che si vuole attuare in pratica, e
rispetto a uno scopo (razionalità strumentale),
ovvero calcolo razionale dei fini, dei mezzi e,
soprattutto, delle conseguenze dell'azione.
Il processo di razionalizzazione
e la gabbia d'acciaio





Processo di razionalizzazione: estensione a
ogni ambito vitale della razionalità strumentale
La tecnoscienza è il veicolo principale del
processo: al suo interno però non è
completamente razionale.
Credenza metafisica nella ragione e disincanto
del mondo.
Lato notturno: la gabbia d'acciaio.
Carattere totalitario dell'Illuminismo, esclusione
dell'Altro e barbarie della modernità
La memoria e la storia come
costruzione sociale



“La storia è sempre storia contemporanea”
Benedetto Croce
Maurice Halbwachs (1877-1945) e la memoria
collettiva: i racconti sul passato (anche
biografici) si modificano in base a punti di
riferimento che condividiamo con il loro pubblico
(luoghi, età, “punti”), ed a riferimenti più
complessi (linguaggi, cronotopi): sono i quadri
sociali della memoria.
Il passato è una qualità del presente, al cui
interno esso vive come memoria ri-costruita.
La memoria come pratica
sociale performativa




Il passato viene ricompreso nel presente come
pratica sociale in forme diverse.
La memoria si esteriorizza e si deposita in
oggetti, in foto, in registrazioni e in archivi digitali
(memorie artificiali) ma anche in
rappresentazioni elaborate del passato
(istituzioni culturali, artefatti urbani, cerimonie)
Ricordare “salva il passato” e lo mette in
discussione (responsabilità e elaborazione
collettive). Condiziona le identità collettive.
Il passato: posta in gioco del presente.
Potere su qualcuno o potere di
fare?




Distribuzione asimmetrica del potere: qualsiasi
possibilità di far valere, entro una relazione
sociale la propria volontà, quale che ne sia la
base (M. Weber).
Produzione simmetrica del potere: capacità
umana di... agire di concerto (Hannah Arendt).
Il potere corrisponde a un'energia collettiva, fa
capo a reti o gruppi, è incorporato in relazioni e
oggetti, è performativo.
Il potere si istituzionalizza in meccanismi
invisibili e agisce nei mondi empirici anche in
forme poco visibili e evidenti.
Tipi di potere, basi diverse di
potere




Le basi del potere possono essere diverse, ma
secondo Weber sono tre le risorse che sono alla
base di condizionamenti di potere stabili e
sistematici.
Possesso di beni economici: chi ha la stessa
posizione sul mercato del lavoro e delle
ricchezze fa parte della stessa classe.
Possesso di risorse culturali: chi ha lo stesso
prestigio sociale e condivide lo stesso stile di
vita fa parte dello stesso ceto.
Possesso di strumenti coercitivi:chi si associa
per usare la forza legittima per imporre
decisioni/interessi fa parte dello stesso partito
Classi, ceti e partiti: alcune
considerazioni




È difficile convertire il potere acquisito in base al
possesso di una risorsa in altri tipi di potere
(nascita/ricchezza/potere).
I ceti sono i più restii a riconoscere potere e
ricchezza come fonte di prestigio.
I ceti condividono un onore di ceto basato su
una subcultura comune che viene attribuita ai
talenti individuali piuttosto che alla
socializzazione primaria.
Tipico: il disprezzo per la musica e l'arte
“commerciali” e lo status della reputazione
rispetto al successo nei mercati artistici.
Forme di potere




Costrizione fisica: costosa e inefficace.
Coercizione (minaccia di sanzioni): pone di
fronte l'alternativa di pagare dei prezzi alla
mancata ubbidienza. Sanzioni anche positive
Manipolazione e persuasione occulta:
mascherare le apparenze, alterare le priorità,
presentare informazioni parziali.
Autorità legittima: è il potere esercitato
perché riconosciuto legittimo da chi
ubbidisce.
Forme di potere



Weber ha distinto il potere (Macht) dal
dominio (Herrschaft) basato sull'autorità
legittima, oggetto di studio scientifico.
Il dominio è riconosciuto valido dai
subordinati, e la relazione è normativa e
giustificata (legittima): si fonda sul diritto a
comandare di chi detiene l'autorità e sul
dovere di ubbidienza del subordinato.
Weber ha costruito un tipo ideale
composto da tre tipi di domini legittimi, cui
corrispondono altrettante forme
organizzative del dominio.
Tipi di dominio legittimo e tre tipi
di apparati di dominio



Dominio carismatico: principio di legittimità è il
carattere straordinario (sacro, eroico...) attribuito
a chi detiene il potere (Condottiero, duce,
profeta...). Il suo apparato è costituito dai
discepoli o seguaci relazioni:
cameratismo/comunismo
Dominio tradizionale. Legittimità: sacralità della
tradizione. Apparato: patrimoniale e familistico o
feudale e contrattuale.
Dominio legale-razionale. Legittimità: sistema
razionale di norme. Apparato: burocrazie
stipendiate moderne.
IL MODELLO ANALITICO E LA
REALTA' OPACA



Weber ha analizzato tutti i dati disponibili
sul potere, poi ha interpretato e
caratterizzato alcuni tipi astratti di dominio:
nella realtà, i fenomeni presentano
prevalenze di un tipo compresente con altri
tipi.
Il principio di legittimità costituisce un
continuo pericolo per ogni tipo di dominio.
Ogni dominio può trascendere in forme
degradate: istituzionalizzazione del
carisma, tirannia e
populismo/neopatrimonialismo frequenti.
L'apparato burocratico e i suoi
tratti






Regole scritte valide per tutti che regolano
i compiti e le mansioni.
Gerarchia di comando e sfere di
competenza
Separazione fra ufficio e persona.
Specializzazione dei funzionari
Reclutamento in base a qualifiche
Esistenza di carriere fondate sul merito
SUPERIORITA' DELLA BUROCRAZIA
RISPETTO AGLI ALTRI APPARATI
Esclusione e chiusura sociale




Ogni gruppo sociale impone norme e
confini simbolici che portano a creare
gruppi o individui esclusi.
I confini si fondano su una definizione della
realtà rispetto a un modello legittimo.
Calendario, sacro/profano, pubblico e
privato, lingua ufficiale/lingue invisibili,
sessualità legittima/illegittima: sono confini
culturali, costruiti.
I borderland come luoghi in cui passa il
confine: luoghi vivaci, creativi, insicuri.
Stranieri e borderland:
l'appartenenza ibrida




Lo straniero un po' appartiene un po' no: “la sua
posizione... è determinata dal fatto che egli non
appartiene fin dall'inizio a un luogo e che vi
immette qualità che non ne derivano...” un di
fuori e un di fronte.
Egli è visto come non persona spiegabile solo
per la sua origine (deindividualizzato).
Egli è anche visto come terzo e come arbitro
imparziale.
Egli sviluppa verso l'ambito di arrivo un
atteggiamento più razionale che affettivo
Disuguaglianze classiche: la
classe sociale in Marx



Classe come categoria sociale: proprietà o
meno dei mezzi di produzione (classe in
sé). È una definizione oggettiva.
Classe come attore collettiva:
consapevolezza di interessi comuni,
coscienza di classe (classe per sé).
Differenziazione necessaria per spiegare
la storia dal punto di vista della lotta di
classe. Non sempre le classi hanno
coscienza di classe.
Disuguaglianze classiche: la
classe sociale in Weber




Le classi non sono il solo strato
sociale.
Più che il possesso dei mezzi di
produzione, è importante la posizione di
mercato delle classi (privilegiata, non
privilegiata, media, ecc.).
Altri strati sono i “partiti” e soprattutto i ceti,
il cui prestigio si origina in qualità come la
nascita, l'onore, la condotta di vita,
l'educazione, i titoli di studio.
Anche per i ceti varia il tipo di prestigio
nelle varie epoche.
Strategie dei ceti: la chiusura
sociale (esclusivismo)




I ceti tendono a escludere il godimento di
risorse da parte di altri gruppi sociali, che
vengono visti come inferiori.
Tale inferiorità è riferita a qualità “naturali”
di questi gruppi.
Nella società attuale, i titoli di studio
legittimano tali strategie.
Il loro contenuto è escludere da risorse i
ceti inferiori, usurpare risorse a quelli
superiori (doppia chiusura).
L'appartenenza periferica
legittima e la socializzazione





I ceti monopolistici regolano il noviziato in modo
da socializzare alla cultura di ceto i nuovi
arrivati.
Nelle professioni, i ceti sono più centrati sul
lavoro che sul consumo.
I ceti sviluppano un lavoro politico per imporre le
loro definizioni di realtà
Producono ideologia vocazionali e auratiche su
se stesse.
Tendono ad autoregolare la professione e
l'accesso ad essa: espansione,
monopolizzazione e protezione dell'autonomia
come boundary work.
Le disuguaglianze culturali




Weber insegna come le disuguaglianze
culturali non siano meno strutturate e
potenti di quelle economiche.
L'onore di ceto ripudia il mercanteggiare
I linguaggi (comprese le lingue) sono
strumenti naturalizzati di comunicazione
ma anche di esclusione.
La scuola è il principale campo di battaglia
delle inclusioni ed esclusioni culturali,
perché le accredita e dà loro oggettività e
una patina di naturalezza.
Bourdieu (pron. /burdyö/), la
scuola e la disuguaglianza




Pierre Bourdieu (1930-2002) sostiene che la
scuola riproduce la disuguaglianza culturale
mascherandosi dietro il riconoscimento
oggettivo del “talento”.
Monopolio scolastico della violenza simbolica:
efficace e poco visibile.
I sociologi devono mostrare per quali ragioni chi
non appartiene ai ceti istruiti non ha quasi mai
“talento” a scuola
Bourdieu individua due strumenti importanti: la
naturalizzazione dell'ideologia del talento e la
presenza di capitali culturali diversi, espressi
negli habitus.
Habitus: naturalizzazione delle
disuguaglianze




I programmi scolastici prescelgono all'interno
della cultura umana ciò che viene riconosciuto
come tale dai ceti più istruiti (latino vs
informatica, ecc.), di cui assicurano la
riproduzione culturale.
In questo modo si socializzano le nuove
generazioni agli habitus dominanti.
Habitus: modi di fare e pensare, classificazioni,
convenzioni ecc.
Chi è già socializzato agli habitus dominanti è
favorito nella riproduzione sociale. La sua
qualità sociale è interpretata dagli insegnanti
come talento individuale.
Il capitale culturale




La scuola si rivolge a tutti gli studenti allo
stesso modo, ma così facendo privilegia
chi condivide l'habitus dominante.
Costoro hanno un maggiore capitale
culturale che la scuola attesta con
credenziali educative.
Capitale culturale: incorporato (possesso
di risorse culturali e capacità di
performance), oggettivato (disponibilità di
libri, dischi, quadri, ecc.) e istituzionalizzato
(possesso di titoli di studio).
Quest'ultimo è fondamentale.
Lavoro e attività
Lavoro: attività tesa a
produrre beni materiali,
immateriali e simbolici
 Occupazione come attività
retribuita e socialmente
riconosciuta.
 L'occupazione è connessa
alla posizione occupata
nella stratificazione sociale

Sistemi di stratificazione




Schiavitù: proprietà delle persone. Diversi tipi di
schiavitù ma connessione con l'arretratezza
tecnologica. Mobilità.
Caste: purezza castuale connessa alla nascita e
allo stile di vita. Varna (brahmini, kshatriya,
vaishya e shudra) e molteplici jati.I fuori casta
(paria o dalit). Il dharma, il samsara e il karma.
Quasi nessuna mobilità
Ceti: prestigio connesso all'appartenenza (dalla
nascita); status e stile di vita; poca mobilità.
Classi: aggregati aperti; ricchezza; grande
mobilità; rapporto stretto col sistema produttivo e
con il mercato.
Lavoro salariato e lavoro
“astratto”





Nei sistemi di classe domina il salario come
forma di remunerazione, cui corrisponde il
profitto, come esito della sottrazione fra il ricavo
e i costi della forza-lavoro e degli impianti.
Il lavoro, con il nascere del capitalismo, è stato
slegato da ogni altra relazione che non fosse
quella misurabile in termini monetari.
Il lavoro salariato è dunque una merce.
I mestieri diventano reperti obsolescenti e il
lavoro moderno prevede mansioni parcellizzate
Il lavoro perde unitarietà e non è più controllabile
come processo da una sola persona
(alienazione).
Fasi del lavoro operaio




XVIII secolo: disciplina, povertà, assenza di
diritti. Industria tessile.
XIX secolo: espulsione di donne e bambini,
sindacalismo e leggi sul lavoro. Industria
siderurgica e meccanica. La classe sociale
come attore politico e sociale.
XX secolo: fordismo. Ingegneri e operai: la
catena di montaggo, e lo scientific management
(taylorismo). Il monopolio della conoscenza.
Rispettabilità piccolo-borghese degli operai,
legislazione sociale.
Welfare e politiche dell'occupazione: 1929-1973:
interventi dello Stato nell'economia, il “posto”
come diritto, i diritti sociali.
Il postfordismo






Il sistema Toyota: qualità totale e just-in-time.
Ritorno delle donne (dalle dattilografe a tutte le
fasi della produzione).
I tecnici specializzati come figura ibrida fra
l'operaio e l'ingegnere: la rivoluzione digitale.
Fine della “sicurezza del posto”, la flessibilità e il
nuovo welfare.
La flessibilità sul lavoro corrisponde alla
globalizzazione del mercato del lavoro
(immigrati sans papier) e delle merci.
Anche le PP.AA. includono ormai forme atipiche
di occupazione.
Diffusione del lavoro privo di regole e diritti
(nero)
La disoccupazione
Disoccupati e inattivi: differenza che si
basa sulla ricerca di una occupazione.
 Prima forma: i neofiti del lavoro
salariato.
 Seconda forma: gli espulsi dai cicli
produttivi al cui interno avevano una
posizione stabile (sussidi di
disoccupazione).
 Terza forma: la disoccupazione
interstiziale dei precari (in Italia,
nessuna tutela specifica).

Nuove tendenze delle dinamiche
occupative
L'occupazione non dà più identità: la si
ricerca nei consumi e nell'espressività.
Assunzione dei valori della classe
media.
 L'occupazione femminile è sempre
meno caratterizzabile rispetto a quella
maschile.
 Etica del lavoro: dal “lavoro come
sacrificio” al “lavorare per vivere”: la
“qualità della vita” come valore.
 Diffusione di un valore espressivo
connesso al lavoro: il lavoro come fun.

La città come problema per la
sociologia
Le città non sono solo un
fenomeno spaziale o
geografico.
 Insieme di caratteristiche
sociali, economiche, culturali
e politiche.
 Fenomeno sociologico che
si forma spazialmente
(Simmel).

I tipi di città in Weber





Idealtipo weberiano, costruito sui due
caratteri di città di consumo o di
produzione
La pòlis antica, la città “orientale” e la città
medievale.
La città europea e medievale nasce da una
coniuratio di mercanti, artigiani ed ex-servi
nei confronti dei poteri feudali: autonomia
politica, e libertà civiche (economiche,
politiche, culturali), il culto e la cattedrale.
La pòlis non si oppone al contado.
La città orientale, o città-fortezza, priva di
ceti cittadini autonomi, è governata dai re
La città occidentale come
fenomeno storico-sociale





La partecipazione politica si compie in
quanto cittadini più che fra membri di
gruppi
La città si oppone al contado, ai suoi
signori, e al servaggio.
Nella città si forgia una nuova identità
comune a tutti i suoi membri.
La città è, nel contempo, luogo di
intersezione fra membri di gruppi diversi.
Città industriale (XIX sec.), città del
terziario (XX sec.), la diffusione
dell'urbanesimo come modo di vita anche
nelle periferie e nelle aree ex-rurali.
La metropoli e la vita dello
spirito di Simmel (1903)
La metropoli ospita un processo che
crea un nuovo tipo di identità
personale: l'individuo mteropolitano,
caratterizzato dall' intensificazione
della vita nervosa.
 Alle relazioni profonde e durature si
sostituisce il ritmo veloce/discontinuità
 Solitudine e interdipendenza. Fretta e
selezione rapida di impressioni e
stimoli.
 Iperspecializzazione delle mansioni e
riduzione di qualità a quantità.

Tipi metropolitani, la moda, lo
“straniero”


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




Il tipo blasé: indifferenza e
intellettualizzazione. Il ruolo del denaro.
L'“eccentrico” e la paura di non esserci.
Segnali forti per incontri brevi.
Il fenomeno della moda e il suo ritmo
La metropoli luogo dello straniero, dell'
“ebreo”, cioè di tutti noi.
Il flâneur e il nomadismo urbano.
Nessuna nostalgia per le comunità: noi
ebrei, “licantropi inquieti”, ma liberi.
L'odio per gli ebrei è odio per noi stessi.
Ecologia ed etnografia urbane:
la Scuola di Chicago,1892-1961




Robert Ezra Park e l'ecologia umana come
strumento per studiare i processi che sono
condizionati da fattori ambientali.
Nel caso delle città, Ernest Burgess individuò il
valore fondiario e le sue variazioni come
condizione dell'organizzazione spaziale urbana
La città non è solo agglomerazione e attrazione
ma anche espansione differenziante.
Cambiamenti continui in virtù delle variazioni
del mercato fondiario e immobiliare.
Il diagramma di Burgess

1925: zona degli affari – zone di transizione –
zone residenziali low class – z.r. upper class
Limiti dell'ecologia e approccio
etnografico




L'ecologia non spiega le scelte urbane compiute
in base alle relazioni, né l'importanza degli stili
di vita e di altre dinamiche.
Armamentario della ricerca etnografica:
osservazione diretta, interviste, narrazioni,
storie di vita.
Studio della devianza, della violenza, delle tribù
urbane. Cosa avviene e come si produce
L'urbanesimo: moda, permissività, tempi,
abitudine all'Altro e allo straniero.
Il comportamento collettivo




Le città proscenio di comportamenti senza
riferimenti al ruolo sociale degli attori o in
risposta a uno stimolo.
Folla, pubblico, panico, movimenti sociali.
Applicazioni: moda, dicerie, manifestazioni,
concerti, discoteca, stadio, esperienze mediate.
Fenomeni di aggregato, che non sviluppano
nuove identità collettive (moda) o di gruppo
(femminismo, ambientalismo, ecc.).
La folla come spauracchio e
opportunità di dominio






La Psychologie des foules (1895), le persone
ordinarie e la forza oscura: il sentimento
comune e le pulsioni irrazionali.
Folle rivoluzionarie e folle effimere.
Energia desiderante e gli incantatori.
Folle artificiali e l'investimento libidico nel leader
(Mussolini, Hitler, Stalin).
Legame d'amore: emotivo, artificiale e rituale.
Stimolazione eccessiva: la propaganda.
Imitazione degli altri o
socializzazione?






Gabriel Tarde (1843-1904) e Les lois de l'imitation
(1890).
I comportamenti sono visti come conseguente
dell'imitazione/adeguamento rispetto agli altri
L'interiorizzazione va di pari passo con l'integrazione,
e non con la socializzazione
Delle convenzioni si trasmettono le conoscenze nel
corso del processo di imitazione.
Le folle imitano i capi, non li amano.
Interazione vs fatto sociale
Folla, pubblico, massa




Tarde, L'opinion et la foule (1901),e Park,
Masse und Publikum (1904, PhD dissert.).
Le folle (sensoriali) si trasformano in pubblici
(intellettuali) grazie all'azione dei mass media.
Folla adotta un solo punto di vista e non ha
spirito critico. Pubblico ha opinioni diverse.
La massa è “anonima”, disorganizzata e
sviluppa poche azioni in comune,
espressivamente apatica.
Sentimento e opinione pubblica



Se eccitato sensorialmente, un pubblico può
trasformarsi in folla e esprimere un sentimento
comune unico, senza argomentare più.
Walter Lippmann (1922) individua il legame fra
la formazione dell'opinione pubblica, il
giornalismo e la democrazia: è difficile
sviluppare opinioni ragionevoli in assenza di
informazioni complete.
La stampa ha una propria agenda e traduce la
realtà in notizie, secondo le proprie routines.
Movimenti sociali, minoranze
attive e innovazione



Se per Durkheim le minoranze sono patologie
disfunzionali, oggi molti studiosi sottolineano
come i gruppi etichettati come devianti
rovescino l'etichetta e introducano nuovi
comportamenti: leader collettivi.
La loro azione collettiva è esterna alle
istituzioni, producono nuovi punti di vista e
nuove rappresentazioni della realtà.
Non necessariamente la loro azione è
progressista, ma sempre innovativa.
I “nuovi” movimenti




La posta in gioco dei nuovi movimenti si sposta
dall'organizzazione del lavoro al consumo, alla cultura
e alla qualità della vita. Tipico: managements vs
consumatori
Esprimono bisogni di identità e di nuove relazioni
sociali (corpo, relazioni intime, bisogni profondi,
identità collettive).
I militanti sono stati spesso militanti di cause diverse.
Movimenti e reti socio-tecniche, identità collettive
“distribuite” e interstiziali
La situazione comunicativa



Elementi: intenzionalità, messaggio, codici,
contesto, (situazione, pubblico – l'Altro).
Mentre la comunicazione è intenzionale, non
così le informazioni sull'emittente, che
designano il contesto comune e consentono
che gli interlocutori abbiano fiducia fra di loro e
in uno o più frame condiviso (messaggio
metacomunicativo).
La comunicazione può torcere anche i frame e
ogni dialogo può avere qualunque esito (non è
predeterminato).
Tipi di interazione secondo
Erving Goffman (1922-1982)



Interazione faccia a faccia (compresenza,
omocronotopica, linguaggio e gesti, dialogica)
Interazione mediata (niente compresenza,
eterocronotopica, solo lingua, semi-dialogica bidirezionale, interlocutori determinati)
Quasi-interazione mediata (interlocutori
indeterminati: pubblico/folla, quasi-monologo
unidirezionale. Prevede un uditorio, e lo
comprende nel discorso, ma non
necessariamente il pubblico in carne ed ossa al
quale materialmente lancia il suo messaggio)
Rituali dell'interazione e territori
del Sé




Territori tradizionali del Sé e della performance
delle nostre identità: ribalta e i rituali
dell'interazione; retroscena e la “riserva di
informazione”
Deferenza (omaggio), rituale associativo
Contegno (evidenziano i pregi del locutore),
rituale distintivo
Il Sé come prodotto dei rituali dell'interazione (i
casi della follia e di identità convenzionali).
I principali mezzi di
comunicazione

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


La scrittura e la tecnologia dell'alfabeto.
La stampa e la nascita della lettura individuale: la
Riforma protestante, la scienza, la memoria.
Costruzione sociale della memoria e delle Nazioni.
Fissazione degli standard linguistici
Cinema, regolazione e ritualizzazione del tempo
libero. Divismo. Montaggi “poetici”, prop
Radio-tv: i mass media: radio intersettiva; tv ascolto
più ritualizzato: regolazione pubblica.
Oggi: resistenza alla convergenza, frammentazione e
personalizzazione.
Come i media influenzano le
opinioni



Lazarsfeld 1944: two-steps flow of
communication, gli opinion leader e l'influenza
personale.
Lasswell 1948: chi dice che cosa attraverso
quale canale a chi con quale effetto? Smontare
La Scuola di Francoforte: l'industria culturale: i
media strumenti di dominio e di produzione
ideologica. Producono infantilismo,
conformismo, falso appagamento,
apprendimento appiattito.
Il mezzo è il messaggio: l'opera
di Mc Luhan e i Cultural studies





I tre tipi di mezzi: orale (orecchio),
scrittura/stampa (occhio) e elettronico (protesi)
Oggi i media elettronica ricreano la socialità dei
villaggi, distribuita ovunque, villaggio globale
Cultural studies e il nuovo interesse per la
ricezione mediata: il pubblico è attivo
Codifica/decodifica come pratica di traduzione
Tipi di decodifica: dominante, oppositiva e
negoziale. Necessità di uno studio etnografico
del pubblico (audience research).
I media come professione e
come potere





Etnografia della produzione e newsmaking.
Agenda setting come ordine di priorità e di
importanza diverso dalla “realtà”.
Costruzione dell'agenda politica: unico
continuum con 2 versanti mediatico/politico.
Spettacolarizzazione dei media,
personalizzazione della leadership (narrazioni e
immagini), ma minore aura.
La “Terza Camera” del Parlamento: il politico
bene di consumo, legittimazione fragile.
Il pubblico e le sue identità





Non esiste ricezione senza interpretazione: le
reti discorsive e le risorse mediali
Importanza delle soap opera per la cultura di
genere: carattere connotativo delle narrazioni e
realismo emotivo.
Transculturalità, ibridizzazione indigenizzazione
dei prodotti tv: format e concept
Pubblici situati
Influenze nelle costruzioni di identità, nella
socializzazione e distinzioni genere e status
Consumo, stile di vita e identità





Da riflesso della stratificazione sociali a posta in
gioco delle identità collettive.
Non soddisfa solo bisogni ma genera identità
Lo shopping come una nuova socialità
Consumo, mercificazione ma anche demercificazione
Il consumo si emancipa dalla produzione e la
condiziona.
Dalle spezie ai centri
commerciali




L'importanza del mercantilismo per la nascita del
capitalismo (Braudel, 1977).
Il mercato come tramite fra l'organizzazione della
produzione e l'orientamento del consumo
La cultura del consumo: tempo libero, comunicazioni,
stampa, metropoli e grandes-surfaces.
Walter Benjamin: i passages parigini come
paesaggio originario del consumo: giunzione fra
merce e desiderio. Lo spettacolo delle merci e lo
stato costante di desiderio.
La prima sociologia dei consumi





Consumo alimentare e in beni durevoli,
risparmio, salario e posizione sociale.
Simmel e il “ritmo impaziente” della moda, che
propone novità ma le mette in circolo.
La moda: appartenenza (vera o mirata) a una
cerchia sociale e distinzione rispetto ad altre.
Trickle effect e funzione dello stile di consumo
dei gruppi con maggiore prestigio sociale.
Linguaggio della moda e moda come
linguaggio: veicolo e sistema.
Il consumo vistoso





Il valore d'uso come scopo manifesto e lo scopo
latente di rendere visibile una posizione sociale:
il consumo ostentativo/vistoso.
Uso del tempo libero come agiatezza vistosa
Spreco come strategia di distinzione sociale.
Esibizione comparativa fra strati sociali.
Fase aristocratica del consumo di lusso e
imitazione borghese (“assenza di stile” e lusso
di massa): privatizzazione, raffinamento,
concentrazione nel tempo e mutamento rapido.
Feticismo delle merci e critica
del “consumismo”




Critica morale delle pratiche moderne di consumo
come denuncia aristocratica.
Le merci nascondono le relazioni sociali e il consumo
come “sovrastruttura” in Marx.
Dimensione simbolica delle merci (francofortesi),
carattere manipolatorio del consumismo come
“schiavitù delle merci”.
Si dimentica che il consumo è il luogo in cui si forgiano
idenità e significatività sociale, e in cui si creano
repertori di convenzioni per la vita relazionale.
Consumo e distinzione sociale:
la simbologia delle merci






Consumo come scambio simbolico: processo di
classificazione e differenziazione
Il sistema degli oggetti come linguaggio.
Consumo come il consumo delle relazioni che
gli oggetti stessi contengono.
Consumo come espressione del gusto, principio
ordinatore e unificatore di una classe
Qualità sociali del gusto: l'habitus come legame
con le posizioni sociali.
Socializzazione ai gusti della propria classe
Il mondo alla McDonald's




Applicazione dei principi di razionalizzazione e
di standardizzazione al commercio: efficienza,
calcolabilità, prevedibilità e controllo.
Disumanizzazione e perdita di qualità dei
prodotti di consumo macdonaldizzato.
Estensione del processo di razionalizzazione e
gabbia d'acciaio della razionalizzazione.
Omogeneizzazione ma nascita di tendenze
opposte (slow food, prodotti tipici).
Herbert Blumer
Symbolic Interactionsim, 1969



Processo sociale vs struttura sociale
Scelta degli attori
Interazione e dialogo
La critica interazionista del
“realismo”



Le posizioni non interazioniste sostengono che
a. il significato sia ìnsito negli oggetti dell'azione
b. il significato sia un effetto di proiezione di
processi psichici particolari degli attori.
Per l'interazionismo il significato è fondamentale
per comprendere l'azione.
Esso è un prodotto dell'interazione sociale, che
usa (mobìlita) risorse di senso presenti nel
contesto in cui ha luogo, spesso torcendole.
Produzione di significati nel
corso dell'interazione sociale



Per ciascuno di noi, il significato dell'oggetto di
un'azione sorge dal modo (a noi noto) in cui gli
altri si riferiscono all'oggetto.
I significati, prodotti sociali formati e determinati
dalle attività di definizione svolte dalle persone
nel loro interagire (p. 42).
Tutti noi interveniamo su queste definizioni
condivise, reinterpretandole a nostra guisa
(accettandole, distinguendo, rifiutandole):
lettura personale.
Il processo interpretativo



L'attore sociale, interagendo con se stesso,
individua gli oggetti che per lui hanno un
qualche significato, verso cui dirigere la propria
azione.
Una volta distinti gli oggetti, l'attore sociale li
interpreta attraverso procedure logiche e
pratiche di selezione, controllo, sospensione,
raggruppamento.
L'interpretazione agisce in ordine alla situazione
di cui l'attore è parte ed alla direzione che egli le
attribuisce.
“Ecologia” sociale e azione




La nostra azione si sviluppa in un contesto che è
formato da istituzioni culturali (insieme di convenzioni,
abitudini, valori...), da ciò che si fa, e da strutture
sociali (posizione sociale, status, ruolo, autorità), da
ciò che si fa gli uni rispetto agli altri.
Tutte queste risorse si mobìlitano nelle azioni sociali, e
esistono solo in queste.
L'azione esiste come (insieme di) attività in una
situazione interpretata in un certo modo.
L'adattamento reciproco fra gli attori determina i
processi sociali.
Adattamento reciproco e
interazione




L'Altro deve essere presupposto in una qualche
forma, altrimenti nessuna interazione o
comunicazione funziona.
Quando si riesce ad assumere il ruolo dell'altro
si può instaurare l'interazione.
Per farlo occorre controllare la propria condotta
e indicare agli altri il proprio tipo di condotta e
come interpretarla (cfr. Goffman).
È un processo costituente che usa fattori e
condizioni preesistenti, ma non dipende da loro
Esiti dell'interazione: gli “oggetti”





I processi di interazioni producono risultati
parzialmente imprevedibili: gli “oggetti”
Le cose, gli oggetti fisici, materiali
Gli oggetti sociali (ruoli sociali, posizioni, tipi di
autorità, classi, ceti, tipi di personalità)
Gli oggetti astratti (valori, sentimenti, emozioni,
teorie, religioni, ideologie, classificazioni, standard,
storie, pettegolezzi, ecc.)
La loro natura è il loro significato condiviso, che si
fissa per indicazione reciproca fra attori
Il “mondo” sociale come lente
per interpretare
Il contesto delle interazioni, i
rapporti al cui interno si sviluppano
e la trama delle cose che si hanno
davanti formano un mondo
sociale.
 Gli attori vedono solamente cose
che hanno significato per il loro
mondo.

L'espressione organizza
l'esperienza (Michaìl Bachtìn)



Se il significato delle cose si forma nel processo
sociale di definizione e interpretazione, allora la
realtà degli oggetti muta al variare del loro
significato
La trasformazione, il mutamento, l'evoluzione
degli oggetti è successivo all'attribuzione di un
significato nel corso dei processi di interazione.
La vita sociale è un processo in cui gli oggetti
sono creati, confermati, trasformati e
abbandonati
Il Sé come esito dell'interazione




Il processo di interazione simbolica retroagisce
sulle identità personali degli attori
Noi agiamo sul nostro Sé, lo trattiamo come
oggetto, (interagiamo con noi stessi) in base al
ruolo che assumiano (rispondendo alle
aspettative del nostro pubblico)
Il Sé-oggetto è dunque esito di diversi processi
di interazione, da cui emerge e si struttura
come immagine di Sé, presente in tutti noi
Noi siamo l'Altro.
La palestra del Sé:
l'assunzione del ruolo dell'altro





Per formare un immagine del proprio Sé,
ciascun* deve vedersi dall'esterno.
Stadio del play: il gioco solitario, formazione di
immagini individuali separate.
Stadio del game: il gioco cooperativo,
formazione di gruppi organizzati separati
Stadio dell'Altro generalizzato: adesione a una
comunità astratta.
Cfr. G.H. Mead, Mente, sé e società, 1943 (it.
1966).
Perché ᾽ο ᾽άνθροπος φύσει
πολιτικόν ζωόν (Arist.)?





L'essere umano è naturalmente un animale sociale,
diceva Aristotele: perché?
Perché da soli non esistiamo. Abbiamo bisogno del
Sé.
Noi interagiamo con il nostro Sé, definendone
un'immagine.
Lo facciamo, però, attraverso un processo sociale, nel
senso che esso si basa sulle aspettative altrui.
Il nostro Sé si forma allo specchio dell'Altro, e lo
contiene.
Azione umana, azione sociale




Gli individui agiscono sulla base delle proprie
interpretazioni della situazione, e di ciò che
notano
Su questa base, si danno una linea di condotta
coerente con le proprie interpretazioni.
L'azione comune è un agire collettivo
istituzionalizzato.
Si forma sulla base dell'adattamento reciproco
dell'agire degli individui, che è un'interazione
interpretativa
La formazione dell'azione
collettiva




Molte azioni collettive si riferiscono a modelli ricorrenti
d'azione istituzionalizzati (abitudini, tradizioni, ecc.)
Le persone conoscono questi modelli, e li mobilitano in
modo ricorrente, condividendone i significati
Molta sociologia interpreta queste ricorrenze come la
prova dell'esistenza dell'ordine sociale
Tuttavia, anche i modelli tradizionali devono essere
continuamente riarticolati e le azioni collettive
prestabilite devono adattarsi a situazioni sempre
nuove.
Nuove azioni collettive e la
priorità dell'interazione



I modelli tradizionali di agire collettivo esistono
solo se mobilitati “ancora una volta” dall'n-simo
processo sociale.
Sono le persone concrete che, per le loro
esigenze sociali, mobilitano vecchi modelli,
anche torcendoli, o ne creano di nuovi.
In ogni caso, ogni nuovo modello di agire
collettivo sorge in un contesto in cui vecchi
modelli e vecchi repertori di norme sono noti. La
creazione non è mai ex novo, ma può creare
modelli inaspettati e insospettabili di agire.
Il processo interpretativo



L'attore sociale, interagendo con se stesso,
individua gli oggetti che per lui hanno un
qualche significato, verso cui dirigere la propria
azione.
Una volta distinti gli oggetti, l'attore sociale li
interpreta attraverso procedure logiche e
pratiche di selezione, controllo, sospensione,
raggruppamento.
L'interpretazione agisce in ordine alla situazione
di cui l'attore è parte ed alla direzione che egli le
attribuisce.
Howard S. Becker /hàuard beker/ e
l’interazionismo simbolico




Interazione, significato, interpretazione.
Si risponde alle azioni degli altri sulla base del
significato che si attribuisce loro
(interpretazione).
L’interazione umana è mediata dall’uso di
simboli (linguaggi di ogni natura) e oggetti.
Interpretare le azioni reciproche come mezzo
per agire l’uno verso l’altro.
Howard Becker e l’interazionismo
simbolico (2)


Il comportamento degli individui non è “agito”
da fattori sistemici (cultura, posizione sociale,
struttura delle personalità, ecc.), ma è
piuttosto legato alle interazioni correnti.
L’interpretazione delle situazioni da parte degli
attori è parte della formazione dell’azione
sociale.
Howard Becker e l’interazionismo
simbolico (3)




Le condizioni e i fattori sociali non sono più
importanti dei processi e degli eventi.
Il senso comune condiviso porta a una certa
uniformità nei comportamenti.
Adattamento reciproco dei partecipanti.
Società moderna  continua presenza di
situazioni nuove, da interpretare ex novo.
Howard Becker: Outsiders (1963, it.
1987)




Creare norme, farle rispettare.
Le norme indicano ciò che è giusto e ciò che è
sbagliato fare (interpretano e classificano).
Chi viene presunto come una persona che
infrange le norme è interpretato come un
outsider (deviante).
Interpretare i devianti come persone particolari
(attribuire loro qualità).
Definizioni tradizionali di devianza:
ricorrenze


Gli atti contrari alle norme sociali sono devianti di per sé.
I devianti hanno qualità (biologiche, psicologiche ecc.) che li
spingono a deviare, per la loro natura.

Gruppi diversi giudicano devianti cose diverse.

Giudicano gli stessi atti devianti con più o meno tolleranza.

Sono influenzati nel giudizio da CHI commette l’atto e da CHI
se ne sente leso.
L’interpretazione statistica della
devianza




È deviante chi si comporta in modo diverso
dalla media di una popolazione.
Comprende in una stessa categoria tutto ciò
che si differenzia dalla media.
Confonde eccentrico con deviante.
Non tutto ciò che è eccentrico trasgredisce
norme.
L’interpretazione psicologica


•
•
Devianza come patologia, malattia mentale.
È difficile trovare una definizione di salute ed
equilibrio mentale simile a quella valida per
l’organismo.
Dà per scontato che un atto sia deviante in sé,
ma ne riporta la causa alla struttura della
personalità del deviante.
Non tutte le personalità disagiate compiono atti
devianti.
L’interpretazione funzionalista



Devianza come sintomo di disgregazione
sociale e di riduzione della stabilità
sociale.
In pratica, è difficile individuare ciò che è
funzionale o disfunzionale per la
“stabilità”
Decidere ciò che è funzionale o
disfunzionale è il prodotto di negoziazioni
sociali.
L’interpretazione relativistica



Definite le norme, è deviante chi le infrange.
Una persona può essere conforme per il
proprio gruppo e deviante per gli altri.
Nella società moderna, i vari gruppi hanno
norme diverse, e i più forti impongono le
proprie agli altri.
Istituire norme, creare devianza



Definizione tradizionale: devianza come
infrazione di una norma data per scontata
La società crea la norma, alcuni individui (con
qualità negative particolari) le infrangono,
spinti da situazioni particolari.
Critica interazionista: i gruppi sociali creano la
devianza istituendo norme la cui infrazione
costituisce la devianza stessa. La società (in
questo senso) crea la devianza.
Il carattere sociale della devianza




Né fattori sociali né disagio sociale, ma un
processo sociale di etichettamento e di
costruzione di Sé devianti.
Etichettamento: applicare le norme del
gruppo a determinate persone e interpretarli
come outsiders.
Il deviante è un individuo che si è riusciti ad
etichettare come tale.
Egli è partecipe del processo.
Applicare l’etichetta di deviante




È difficile applicare un’etichetta di deviante
Il legame fra l’interpretazione di una persona
come deviante e il fatto che abbia compiuto atti
devianti è incerto e non meccanico.
Devianti sono gli etichettati, non (solo) i colpevoli.
È difficile trovare fattori psicologici e sociali
comuni a chi ha infranto una norma, tranne
l’etichetta condivisa.
TIPI DI COMPORTAMENTO
DEVIANTE
Comportamento
obbediente
Comportamento
trasgressivo
Percepito
come
deviante
Falsamente
accusato
Pienamente
deviante
Percepito
come
conforme
Conforme
Segretamente
deviante
Devianza come processo e non come
qualità essenziale



Insieme di negoziazioni e accordi fra i conformi e chi
viene visto come deviante.
Il processo della devianza si fonda sulla reazione degli
altri e del deviante a un comportamento non
conforme.
Un atto è deviante (a) perché è contrario a una
norma (b) per la reazione degli altri che lo
considerano tale  ruolo fondamentale del
giudizio sociale.
Applicare l’etichetta


Infrangere una norma non comporta
meccanicamente l’applicazione dell’etichetta di
deviante (outsider).
Le norme si applicano facilmente a membri di
gruppi da cui ci si attende un comportamento
deviante (meno ai colletti bianchi, più ai
giovani e ad altri gruppi stigmatizzati).
Devianza come prodotto
dell’etichettamento

La qualità della devianza si situa non nel
comportamento, ma nell’interazione fra
l’autore di un atto e chi vi reagisce. È qualità
sociale e non personale.

“Lo stesso comportamento può essere
un’infrazione delle norme in un certo
momento, e non in un altro; può essere
infrazione se commesso da una certa
persona, ma non da un’altra…”
Norme, etichettamento e gerarchia
sociale

Sono i gruppi dominanti che adottano le
norme e che etichettano.

Gli adulti dettano le norme ai bambini.

Le classi medie dettano le norme educative.

Gli in-groups dettano le norme per gli outgroups.
Modelli sincronici di devianza


Si accetta che la devianza sia una patologia
sociale e se ne ricercano le cause di tipo
oggettivo.
Ma le cause non sempre si ‘attivano’ se il deviante
non ha raggiunto una fase in cui la causa può
provocare devianza.

La devianza è “normale” e legata alla natura
interpretativa della società.
Il concetto di carriera




Il deviante partecipa in prima persona alla creazione della
devianza: es.: segue una carriera o traiettoria deviante.
Tratto dalla sociologia delle professioni (influenza di
Everett Hughes).
“Successione di passaggi da una posizione all’altra
compiuta da un lavoratore all’interno di un’occupazione”
(posizioni non necessariamente formali)
Career contingency  fattori casuali e contingenti (e
oggettivi/soggettivi) che condizionano le mobilità di
carriera.
Le carriere devianti
1.
2.
3.
4.
5.
Perpetrazione di un atto non conforme
Partecipazione a una sottocultura organizzata intorno a
un’attività deviante.
Essere etichettato pubblicamente come deviante.
Devianza maggiore o secondaria: assunzione di
un’immagine di sé deviante.
Ingresso in un gruppo deviante organizzato.
1. Il primo passo


Cause non intenzionali: ignoranza delle
norme.
Cause intenzionali: crisi del commitment;
scarsa integrazione nella società
convenzionale; convenienza.
 Commitment: coinvolgimento nel
comportamento e nelle istituzioni
convenzionali.
2. Le subculture devianti




Sviluppo di interessi, motivazioni e tecniche
devianti.
Le motivazioni e gli interessi devianti si
esprimono con linguaggi acquisiti
nell’interazione fra devianti.
Le tecniche si apprendono come parte della
socializzazione nei gruppi devianti.
Esse hanno sempre natura sociale.
La subcultura dei musicisti
da ballo



Un gruppo stabile sviluppa un modo
proprio di vivere e interpretare le cose:
una cultura.
Nel caso dei gruppi devianti la cultura è
diversa da quella dei conformi.
È probabile che al centro della loro
cultura vi siano le pratiche devianti,
poiché li differenziano dai ‘normali’.
Una definizione sociologica
di cultura



Insieme di significati attribuiti agli atti e
agli oggetti dai membri di un
raggruppamento sociale.
Non è detto che tale insieme sia
integrato e coerente al suo interno.
I significati sono convenzionali e
condivisi, e fungono da modello per ogni
membro.
Il neofita, l’esperto, il
pubblico



Le subculture non sono solo devianti.
Similitudine con ogni mondo sociale e
con le professioni.
Non tutti i membri hanno lo stesso grado
di coinvolgimento in una cultura (neofita
vs esperto).
Tutti considerano gli esterni profani e
incapaci di giudicare del contenuto della
propria cultura.
Il processo di
autosegregazione: Noi




Il musicista si vede dotato di un talento unico che lo
rende diverso dagli altri.
Egli solo può giudicare del proprio lavoro e stabilire
che cosa sia interessante suonare e come
comportarsi.
I membri delle subculture si vedono come persone
con lo stesso tipo di talento e diversi dai profani.
Non considerano dignitoso frequentare persone
prive del loro talento.
L’autosegregazione: il
pubblico





Il pubblico (gli square) è disprezzato in quanto privo di
talento artistico.
I suoi gusti “commerciali” sono ridicolizzati e presi ad
esempio negativo, così come i suoi stili di vita “conformisti”.
È temuto perché costringe a suonare musica considerata di
cattivo gusto.
Però occorre diventare commerciali per avere successo.
Due esiti: esoterismo e adattamento al disprezzato pubblico.
Distinzione sociale attraverso il gergo, la moda, il palco.
3. L’etichetta

Essere etichettati dipende dagli altri

Cambia l’identità pubblica dell’individuo.


Una persona che ha rubato diventa “un ladro” e
si sospetta che tale sia la sua natura.
Ci si aspetta che sia predisposto a commettere
reati di ogni genere, a causa di una sua “natura”
(psicologica, sociale, spirituale, magica, ecc.).
3. Etichetta e status



La devianza diventa la caratteristica-chiave
dello status sociale dei devianti
Gli altri status divengono accessori rispetto
a questa caratteristica principale.
Si considera la persona deviante come se il
suo status principale sussumesse tutti gli
altri (profezia che si autoadempie).
4. Devianza maggiore o
“secondaria”



Il deviante è escluso dagli ambienti conformi
(e talvolta recluso): cambiamento di routine e
di mondo sociale.
Si ricostruisce e reinterpreta la storia
personale e psicologica del deviante alla luce
di una qualità deviante prevalente.
Il deviante adatta la propria immagine di sé
alle aspettative sociali e sviluppa la sua
identità deviante almeno in parte.
5. Membro di un gruppo deviante




L’identità deviante si rafforza.
Adozione di visioni del mondo, tecniche e
comportamenti, routine istituzionalizzate
devianti.
Razionalizzazione della posizione deviante e
produzione di forme di
legittimazione/giustificazione.
“Semplifica” la vita, è difficile recedere.
Fare carriera in un gruppo
deviante


Non tutte le carriere devianti sono
uguali.
Nel caso studiato, esiste antagonismo
con il pubblico, una carriera per lavori
diversi e non per posizioni nello stesso
luogo di lavoro, e la formazione di
gruppi influenti che ne determinano la
distribuzione.
Fare carriera in un gruppo
deviante / 2


Per fare carriera occorre gestire i
rapporti con le cricche influenti e
accettare di suonare per il pubblico
(sacrificando il talento).
Occorre scegliere fra la carriera e
l’integrità artistica (prestigio).
Una carriera deviante:
il consumo di marijuana



Ipotesi  all’origine dell’uso della marijuana
vi è lo scopo di trarne piacere
Non sono le motivazioni devianti che
conducono al comportamento deviante.
È il comportamento deviante che produce, nel
corso di un processo, la motivazione deviante.
I limiti delle spiegazioni non
sociologiche



Le giustificazioni psicologiche non sono né
sufficienti né necessarie per spiegare il consumo
della marijuana.
Non riescono a spiegare il numero alto di
consumatori di marijuana che non presentano le
caratteristiche psicologiche attribuite ai tossici.
Non riescono a spiegare la variabilità nel
comportamento di uno stesso individuo rispetto
alla droga.
Il metodo della ricerca


Il metodo dell’induzione analitica o abduzione. Ogni
caso raccolto nella ricerca deve convalidare l’ipotesi
(all’origine dell’uso della marijuana vi è lo scopo di
trarne piacere).
50 interviste discorsive: ricostruzione delle esperienze
personali nell’uso della droga; mutamenti di
atteggiamento nei confronti della droga; ragioni di tali
mutamenti. Si intende registrare la testimonianza
secondo l’ordine di priorità dei temi dell’attore stesso.
Solo traccia iniziale, niente questionario.
Il problema dello “sballo” non
automatico
Sono necessari molti tentativi per imparare a “sballare”,
e tre condizioni del processo.



Condizione 1: imparare la tecnica perché produca
effetti reali  imparare a fumare la droga.
Condizione 2: imparare a sballare  riconoscere gli
effetti e attribuirli alla droga.
Condizione 3: definizione degli effetti come piacevoli.
Il principiante impara dall’interazione intensa con i
conoscitori a trarre piacere dall’esperienza della
droga.
1. Apprendere la tecnica
1° passo: apprendere la tecnica per poter fumare,
apprendere lo sballo.

Il principiante viene socializzato (comunicazione verbale,
osservazione, imitazione). Se non si impara ad attribuire
piacere alla droga, l’uso della droga viene abbandonato.


Nell’apprendimento si impara a riconoscere e percepire
effetti dalla droga su se stessi
Solo così si impara a “sballare”, a provare piacere dalla
droga.
2. Da consumatore a conoscitore
2° passo: trasformazione dei consumatori in
conoscitori.



Si apprezzano maggiormente le qualità della
droga.
Si sviluppano alcune categorie analitiche per
individuare con precisione gli effetti della droga.
Lo sballo diventa “meno vago”, e corrisponde a un
insieme definito di sensazioni.
Il piacere si impara
Nel corso del processo ha imparato a rispondere sì
alla domanda È piacevole?


Tale giudizio costituirà la base di una motivazione
che potrà resistere a giudizi esterni di tipo morale
o medico.
In qualsiasi momento del processo, se alla
domanda “è piacevole?” si risponderà no si
abbandonerà l’uso della marijuana.
Sfidare il controllo sociale



Per diventare consumatori di marijuana bisogna
sfidare il controllo sociale che preme perché i
comportamenti siano conformi alle norme e ai
valori.
Nelle società in cui c’è molteplicità di norme e di
valori, si aderisce spesso a gruppi che possiedono
norme e valori alternativi a quelli dominanti.
In questi gruppi il controllo sociale è spesso
durissimo, ma di segno opposto.
Sfidare il controllo sociale (2)



Funzionamento del controllo sociale a. erogazione
di sanzioni (positive e negative) b. discredito delle
attività “devianti”.
Modi di opporsi alle sanzioni  a. sfuggire alle
sanzioni, rendendole inefficaci e b. influenzare le
opinioni in modo da legittimare (fra i devianti) le
pratiche devianti.
Esse sono sviluppate all’interno del processo che
porta il principiante a diventare un consumatore di
marijuana (un deviante) e ne influenza le pratiche.
Controllo sociale e carriera deviante


Carriera deviante del consumatore di marijuana1.
principiante; 2. consumatore occasionale e 3.
consumatore regolare.
Problemi di questa carriera : 1. il controllo sociale
impedisce il libero accesso alla droga; 2. la tendenza
a individuare e denunciare i consumatori di
marijuana; 3. l’interpretazione del consumo di
marijuana come nocivo e illegale.
Il consumo regolare di marijuana si instaura man mano
che questi tre tipi di controllo vengono neutralizzati.
Problemi di rifornimento e
segretezza




Rifornimento: per avere accesso alla droga ci si dovrà
aggregare a un gruppo deviante (relazioni stabili o
ingresso), che garantisca un rifornimento costante.
Segretezza: controllare la paura di essere riconosciuti
come consumatori di marijuana. Sviluppo di tipiche
convinzioni di poter passare inosservati.
Il novizio apprenderà metodi e tecniche per controllare il
proprio comportamento quando si è sotto l’effetto della
droga.
Man mano che diminuirà la paura, aumenterà il consumo
stesso di droga.
Problemi di moralità



La droga è vista come un attentato alla salute, e come
una perdita di autocontrollo da parte di chi ne fa uso. È
un discorso che blocca il consumo di droga in molti.
È probabile che il novizio provenga da ambienti critici
rispetto ai comportamenti e ai valori convenzionali.
La necessità di rispondere alla morale convenzionale si
può porre anche nella fase più avanzata del consumo
(regolare), quando si deve far fronte all’immagine
negativa del tossicodipendente.
I conformi sono outsider per
i devianti


Dalla subcultura del gruppo deviante il consumatore
trarrà razionalizzazioni e giustificazioni che lo
porteranno a respingere le obiezioni della cultura
convenzionale.
La carriera deviante sarà influenzata dal fatto di
considerare le opinioni espresse dalla moralità
convenzionale come opinioni disinformate di persone
strane, “arretrate”, i veri devianti dal punto di vista
degli outsider.
LE NORME E LA LORO
APPLICAZIONE



Per applicare una norma  qualcuno deve prendere l’iniziativa
di farlo.
Occorre rendere pubblica l’infrazione: in questo modo non
potrà essere ignorata.
Gli interessi personali dei denuncianti sono il motore più
importante del processo.
La riserva nelle situazioni meno organizzate della vita
metropolitana e
Il conflitto fra gruppi diversi proprio sull’applicazione della norma
la rendono più difficile.
Norme e valori: un rapporto
non meccanico

I VALORI: Un elemento di un sistema simbolico che serva
come criterio per la selezione fra le alternative di orientamento
che una situazione offre intrinsecamente (T. Parsons) es.:
l’etica del lavoro, l'autocontrollo emotivo, la differenziazione
delle gratificazioni.


Le singole norme si riferiscono a qualche valore e offrono un
modello di comportamento preciso.
Non è automatico: 1. che una norma sia collegata a un valore
2. che una norma venga applicata in una determinata
situazione a persone specifiche: lo fanno persone concrete.
GLI IMPRENDITORI
MORALI: i gruppi attivi



Gruppi o individui attivi si impegnano per
legittimare norme sulla base di valori, farle
approvare e applicarle in situazioni concrete
ad individui concreti.
Creano reti di alleati e influenzano l’opinione
pubblica usando il riferimento ai valori.
Sono gli operai della costituzione morale di
una società.
TIPI DI IMPRENDITORE:
Il crociato delle riforme




Il crociato delle riforme è interessato più alla
definizione delle norme che alla loro applicazione.
Millenarista e moralista, considera il mondo
perduto e malvagio.
Si rifà ad un’etica assoluta, appartiene ai ceti
superiori.
Corrisponde alla fase carismatica.
L’ISTITUZIONALIZZAZIONE
DELLA CROCIATA



Se l’imprenditore morale ha successo, si
forma un insieme di norme, anche legali.
Occorre creare un’organizzazione che si
occupi di applicare la norma (nuova polizia,
rimodulazione di vecchie polizie, altro).
Si crea una nuova categoria di devianti (es.:
i fumatori).
I problemi di chi applica le
norme: la Polizia



La Polizia è interessata più all’applicabilità delle
norme che al loro aspetto valoriale.
Due esigenze tipiche di ogni professione:
legittimare la propria azione repressiva; essere
rispettato e rispettabile perché necessario.
Ideologia professionale: il reato viene visto come
pericoloso e inestinguibile (a causa della natura
umana); l’azione repressiva come necessaria.
Problemi di etichettamento
legati alla polizia



È facile che si etichetti più facilmente chi manca di
rispetto alla Polizia o che sia necessario ad ogni costo
“trovare un colpevole” per giustificare l’esistenza stessa
della Polizia.
In ogni caso, a monte di ogni etichettamento, occorre che
una norma sia definita, legittimata in base ai valori
condivisi, e che si sia individuata una categoria di
devianti.
Le regole non nascono spontaneamente ma costituiscono
punti di passaggio obbligati (e mobili) di ogni interazione
sociale.
LA DEVIANZA E’ NORMALE
Dobbiamo vedere la devianza, e gli outsider che
personificano questo concetto astratto, come una
conseguenza di un processo di interazione tra persone:
alcune, nel servizio dei propri interessi, elaborano e fanno
applicare delle norme che colpiscono altre persone che,
nel servizio dei propri interessi, hanno commesso degli
atti etichettati come devianti.
H.S. Becker, Outs., pp. 164-165.
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LUCIDI_07_08 - Scienze Politiche