17 Corriere Fiorentino Mercoledì 18 Marzo 2015 FI Culture C’era un volta piazza della Passera. Poi è arrivata la Merlin Cinque storie gialle intorno alle case di tolleranza Cinque racconti intorno a piazza della Passera prima che a cambiare i costumi degli italiani arrivasse la legge Merlin: quella che dal 1958 avrebbe chiuso per sempre i bordelli. Li trovate sfogliando il breve libretto a firma di Franco Valleri (ma si tratta dello pseudonimo che nasconde due autori) che s’intitola «Piazza della Passera e altre storie fiorentine» edito da Giorgio Libri con una prefazione di Mario Spezi. Dentro una carrellata di tipi umani confezionati mediante la forma letteraria del giallo breve; uno schizzo di un mondo perduto illustrato dai dipinti del senese Enzo Cesarini. Si presenta oggi, alle 18, alla libreria Gioberti ( in via Gioberti 37/a). L’omaggio Marco Caselli Nirmal dal 1990 è stato il fotografo ufficiale del Maestro Il racconto di quei set, aspettando la mostra collettiva dal 28 marzo all’Opera di Firenze Abbado, nel mio album di Helmut Failoni «I primi scatti? Me li ricordo come fosse ieri. Era il 31 marzo 1990. Ferrara. Inaugurazione della nuova camera acustica con un attesissimo concerto di Claudio Abbado alla guida dei Berliner Philharmoniker. Ancora oggi mi vengono i brividi a ripensarci. Sentire la qualità del suono dei Berliner, che erano innamorati di Claudio, vedere lui dirigere… È stata un’ebbrezza indimenticabile. Avevo già lavorato con orchestre e direttori, ma nulla e nessuno erano paragonabili a lui». Marco Caselli Nirmal, un ferrarese mite e cordiale, la sua attività di fotografo l’ha iniziata nel ‘77, dopo gli studi di architettura a Venezia, lavorando inizialmente con il Living Theatre e con performer d’arte, come Marina Abramovic («l’unica traccia che rimaneva di quelle performance era la fotografia, il resto svaniva»). Da allora i suoi scatti hanno «congelato» un numero infinito di spettacoli, di personaggi, di concerti, ma per tutti Caselli è soprattutto, da quel marzo 1990, il fotografo ufficiale di Claudio Abbado. Ora, e aggiungiamo finalmente, verrà inaugurata all’Opera di Firenze la mostra Claudio Abbado/Fare musica insieme (28 marzo alle 19.30, apertura al pubblico dal giorno successivo), a cura di Alfredo Albertone, organizzata da Opera di Firenze/Maggio Musicale Fiorentino e Contrasto (che ne ha fatto un libro), in collaborazione con la Fondazione Claudio Abbado. Gli oltre 200 scatti esposti (a ingresso libero, durante gli spettacoli fino al 28 giugno) occupano ogni spazio pubblico dell’Opera di Firenze e portano, oltre a quella di Caselli (che espone 117 suoi scatti) la firma di altri grandi fotografi, fra i quali Silvia Lelli, Roberto Masotti, Peter Fischli, Gianni Berengo Gardin, Ferdinando Scianna. Caselli, dei primi scatti ab- Claudio Abbado mentre prova al Comunale di Ferrara con l’Orchestra Mozart il 30 novembre 2006 (© Marco Caselli Nirmal) Info Sopra Marco Caselli Nirmal (©Flavia Franceschini): i suoi scatti saranno esposti all’Opera dal 29 marzo al 28 giugno insieme alle foto di altri fotografi internazionali biamo parlato, qual è stata invece l’ultima volta? «L’ultima foto è a Bologna, il 9 giugno 2013, prima del suo ottantesimo compleanno (26 giugno, ndr). Era un concerto con la Mozart. Arrivò anche Napolitano. Era una festa, un momento di condivisione bellissimo». Quante foto ha scattato? «Non lo so. Devo vederle ancora tutte… Ogni foto ha il proprio tempo per essere presa in carico. Credo sia troppo presto per vederle tutte, per parlare di lui. D’accordo, ne parliamo per quello che si può dire con le parole, ma per la comunicazione più profonda, ritengo sia ancora troppo presto». A chi va il merito di questa mostra? «Tutti noi dobbiamo l’onore di questa avventura a Alfredo Albertone, che si è preso un carico enorme con questo lavoro. Abbado e Ronconi al Comunale di Ferrara il 15 febbraio del 1992 per «Il viaggio a Reims» Abbado all’Auditorium di Santa Cecilia durante le prove del 6 ottobre 2005 Dava la sensazione di dirigere con i sorrisi e approvava anche gli scatti più bizzarri Nel 2013 aveva realizzato il celebre Libro Rosso di Claudio, un volume fotografico enorme, in copia unica per gli 80 anni di Abbado, e lo aveva fatto unicamente per il piacere di farlo. Conosce meglio di chiunque altro la storia fotografica di Claudio». Lei che lo ha visto tantissime volte, ci dica cosa l’ha colpita di più di Abbado. «Quel dare la sensazione di dirigere con i sorrisi. Rendeva la musica qualcosa che andava oltre la musica stessa. Ti portava in luoghi dell’anima, dove stavi benissimo, ma non sapevi esattamente cos’era che ti faceva stare così bene. In questo senso, lui era la musica, ma anche oltre la musica». Un concerto che ricorda in particolare? «La Nona di Mahler all’inaugurazione del Lingotto nel ’94 con i Berliner. Sconvolgente. Nell’ultimo movimento ho pianto dall’emozione. Non l’avevo mai sentita così la Nona, quindi era come se la sentissi per la prima volta. Dopo un concerto così non sono stato più lo stesso». Abbado non amava farsi fotografare e riprendere. Il suo rapporto con lui com’è stato? «Lui amava solo suonare. Per entrare in sintonia con lui dovevo diventare un musicista anch’io. Oppure diventavo una parte dell’architettura del teatro. Ricordo a Firenze nel dicembre 2011 all’inaugurazione dell’Auditorium, mi trovai una postazione perfetta. Mi ero mimetizzato con una coperta nera a pochi metri da lui». Lei scattava e poi doveva farsi approvare le foto. «La cosa importante era relazionarsi direttamente con lui, senza altre persone come filtro. Se gli facevi vedere anche foto trasgressive e energiche, e gli spiegavi il perché ti piaceva, lui era capace di approvare anche gli scatti più bizzarri». Ci racconti una volta che le bocciò le fotografie. «Mi viene in mente una volta, nel 2004, a Roma a Santa Cecilia con la Gustav Mahler Jugendorchester e, ancora una volta, la Nona di Mahler. C’era una troupe tedesca di Euro Arts che doveva riprendere il concerto. Le mie foto non gli erano piaciute, allora mi disse. “Per il concerto, mettiti accanto alla telecamera sul palco”. Se me lo avessero prospettato, non ci avrei mai creduto. Lui che non ama le foto mi fa stare davanti a 2600 persone per un’ora e mezza a pochi metri da lui? Macché. E invece con Claudio tutto poteva accadere». [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Friends of Florence e Antinori per il Ghirlandaio Grazie al doppio finanziamento via al completamento dei restauri nella Badia di Passignano Patto per l’arte tra Marchesi Antinori e Friends of Florence. Insieme porteranno a termine il restauro di un importante affresco nel Refettorio monastico della Badia di San Michele a Passignano, raffigurante l’Ultima cena del Ghirlandaio. Grazie a un contributo complessivo di 200 mila euro sarà possibile infatti ultimare il delicato intervento avviato oltre dieci anni fa dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici di Firenze. Il mecenatismo a stelle e a strisce di Friends of Florence per la prima volta esce dai confini fiorentini, dimostrando – come evidenzia la presidente Simonetta Brando- lini d’Adda – l’attenzione a tutti i beni artistici diffusi nel territorio toscano. Con soddisfazione dei monaci vallombrosiani che così potranno riaprire al pubblico il magnifico cenacolo dove oltre all’affresco del Ghirlandaio saranno restaurate anche le altre pitture di Bernardo Rosselli sovrastanti, e le decorazioni delle pareti laterali. «Abbiamo sostenuto questo progetto — dice il marchese Piero Antinori — affinché la sala possa essere aperta al più presto. Sentiamo molto vicino questo territorio che ospita al suo interno alcune delle nostre cantine ed è la terra di origine della nostra famiglia». Il re- Info L’intervento, reso possibile grazie ad una somma di 200 mila euro elargita dalla Fondazione Friends of Florence che include un generoso contributo dei Marchesi Antinori, concluderà i lavori iniziati dieci anni fa stauro è a cura dell’impresa Cellini, già impegnata nella campagna precedente, sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza per i beni architettonici, paesaggistici, storici, artistici e etnoantropologici per le province di Firenze, Pistoia e Prato e con la direzione dell’architetto Giorgio Elio Pappagallo e di Claudio Paolini. «Tutto il Refettorio merita di essere salvato e di essere consegnato ai visitatori che desiderano immergersi nella cultura e nella spiritualità di questo luogo – commenta padre Lorenzo Russo, priore dei monaci vallombrosiani, proprietari del monastero. Con molto piacere espri- mo, anche a nome della comunità monastica, mia soddisfazione e gratitudine alla Fondazione Friends of Florence e ai Marchesi Antinori, che con il loro contributo hanno reso possibile la ripresa dei lavori di restauro di questo tesoro». Il Refettorio nella Badia di San Michele a Passignano fu realizzato fra il 1440 e il 1485. Fu l’abate Isidoro che incaricò nel 1476 il Ghirlandaio di realizzare l’affresco, L’Ultima Cena, sopra al quale Bernardo Rosselli pochi anni prima aveva dipinto due scene raffiguranti La cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso terrestre e Caino che uc- La Sala del Cenacolo con «L’Ultima cena» del Ghirlandaio all’interno della Badia di San Michele a Passignano cide Abele. Dopo le soppressioni del 1866 che non risparmiarono neppure questo complesso, il monastero fu acquistato dai conti Dzieduszycki che lo trasformarono nel loro castello. Nel corso degli ultimi interventi di restauro si è deciso di riportare il refettorio monastico al sua bellezza originaria con gli affreschi alle pareti laterali degni di essere salvati. Loredana Ficicchia © RIPRODUZIONE RISERVATA Codice cliente: 2495859