Il Giorno della Memoria Brundibár MARTEDÌ 27 GENNAIO 2015 ORE 10.30 E ORE 20 MERCOLEDÌ 28 GENNAIO 2015 ORE 10.30 PICCOLO REGIO PUCCINI Brundibár Opera per bambini in due atti Libretto di Adolf Hoffmeister Musica di Hans Krása Personaggi Interpreti Pepiček Giorgio Fidelio Aninka Anita Maiocco Il suonatore di organetto Brundibár Flavio Allegretti Il cane Irene Tozzi Il gatto Elena Scamuzzi Il passero Sarah Jahanbakhsh Il gelataio Niccolo Cozzula Il fornaio Rebecca Leidi Il lattaio Lucrezia Piovano Il poliziotto Alessandro Ferraris Coro di Scolari e Adulti Pianoforte Fisarmonica Luca Brancaleon Ghenadie Rotari Direttore e maestro del coro Paolo Grosa Regia Riccardo Fracchia Video Ivano Coviello e Paolo Vettori Scene e disegni Ivano Coviello Costumi Laura Viglione Luci Mario Merlino Assistente alla regia Paolo Vettori Solisti e Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “G. Verdi” Produzione Teatro Regio Direttore dell’allestimento Saverio Santoliquido • Direttore di scena Carlo Negro • Maestro collaboratore di sala Luca Brancaleon • Archivio musicale Enrico Maria Ferrando • Servizi tecnici di palcoscenico Antonio Martellotto • Realizzazione allestimenti Claudia Boasso • Servizi di vestizione Laura Viglione • Luci di scena e fonica Andrea Anfossi • Coordinatore di progetto Ivano Coviello Scene, attrezzeria e costumi Teatro Regio • Calzature C.T.C. Divisione calzature, Milano • Trucco Mario Audello, Torino Editore musicale Boosey & Hawks, New York-Berlino-Londra; rappresentante per l’Italia Casa Ricordi, Milano Lo spettacolo sarà introdotto da una presentazione di Elisabetta Lipeti e dalla proiezione del documentario Terezín, la città che Hitler regalò agli ebrei a cura di Michele Bongiorno, regia di Jan Ronca, produzione Bongiorno Production (2003). Lo spettacolo, realizzato in occasione del Giorno della Memoria, è inserito nel percorso didattico La musica della Shoah a cura di Stefania Perrone e Sara Schinco. Coro di voci bianche Gaia Albonico Flavio Allegretti Valentina Almiron Matilde Angelillo Beatrice Benvenuti Gaia Bertolino Bianca Bonora Giulia Buriola Virginia Clerico Beatrice Cozzula Niccolò Cozzula Sara Daneo Margherita Derossi Francesca Demarchi Matilda Elia Manuela Escobar Valentina Escobar Alessandro Ferraris Giulia Ferri Giorgio Fidelio Alice Fiorella Veronica Fratino Matteo Galati Carlotta Gianoglio Alice Gossa Giulia Graziano Sara Jahanbakhsh Rebecca Leidi Sophie Lepape Emma Longo Valente Eleonora Macrì Anita Maiocco Lorena Mantia Angelica Vittoria Marciano Celeste Mostert Gabriele Nora Denisa Maria Paisa Giacomo Perniciaro Carlotta Petruccioli Fiammetta Piovano Lucrezia Piovano Carol Poma Irene Porpora Anastasio Sara Rastello Elena Scalzo Elena Scamuzzi Ottavia Sentina Vittoria Sentina Isabel Marta Sodano Irene Tozzi Le attività del Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “G. Verdi” si avvalgono del sostegno del Lions Club Torino Regio, ed in particolare della famiglia Ferri. Le attività della Scuola all’Opera 2014-2015 sono realizzate in collaborazione con la Fondazione Cosso Partecipate al blog Restate in contatto con il Teatro Regio: La memoria della Shoah continua a evocare immagini terribili: distese infinite di baracche gelide, prigionieri ridotti a larve umane, bambini col braccio tatuato, l’agghiacciante scritta sul cancello di Auschwitz: «Il lavoro rende liberi»... Ma nell’immensa macchina dello sterminio nazista ci fu posto anche per un’altra realtà, meno nota, in cui l’apparenza di “normalità” mascherava l’atroce disegno: Terezín-Theresienstad. La fortezza di Terezín, nelle vicinanze di Praga, era stata fondata nel 1780 dall’imperatore d’Austria Giuseppe II in memoria della madre Maria Teresa; dal 1941, col nome di Theresienstadt, venne usata dal governo nazista come luogo di transito degli ebrei non idonei al lavoro forzato e destinati successivamente ai campi di sterminio. La città fortificata fu quindi trasformata in un ghetto-modello in cui la vita quotidiana era scandita perfino da attività culturali e artistiche, ma al suo interno le insopportabili condizioni igieniche e di malnutrizione causate dal sovraffollamento provocarono una terribile decimazione. Dei 141.000 prigionieri di Theresienstadt, circa 33.500 vi morirono, mentre tutti i restanti furono deportati verso la “soluzione finale”; i bambini internati furono 15.000 e pochissimi di loro sopravvissero. Oltre ai prigionieri ultrasessantenni e ai pluridecorati della Prima Guerra Mondiale, la città-ghetto ospitò numerosi intellettuali e artisti provenienti da Praga, Brno e Vienna; tra loro vi furono compositori e musicisti di fama, poeti, attori… La vita artistica, non solo tollerata, ma incentivata dalle autorità naziste a scopi propagandistici, includeva spettacoli teatrali, cabaret, concerti di musica sinfonica e da camera, opere liriche e perfino manifestazioni di quella “musica degenerata” (jazz e avanguardia) che era stata messa al bando dal nazismo nel 1938. In tale cornice di lugubre farsa, il 23 giugno 1944 venne ospitata a Terezín un’ispezione della Croce Rossa Internazionale, preceduta da un programma di “abbellimento”, grazie al quale la città venne dotata di finti negozi, finte scuole, finti parchi… finti cittadini felici. Infine, per alimentare il razzismo antisemita sul fronte interno, Theresienstadt fu trasformata in set cinematografico per un documentario di propaganda politica dal sardonico titolo Il Führer dona una città agli ebrei, la cui regia fu affidata a un celebre attore anch’egli internato, Kurt Gerron. L’obiettivo era quello di mostrare a una Germania stremata dalla guerra ormai irrimediabilmente persa, una comunità ebraica non solo non soggetta a violenze, ma in condizioni di vita addirittura ideali, mentre la popolazione ariana subiva i bombardamenti. Terminate le riprese, Theresienstadt non aveva più motivo di esistere: fu interamente svuotata e i suoi abitanti avviati verso l’inferno di Auschwitz. Paradossalmente gli eventi tragici del ghetto-modello, anziché soffocare nei prigionieri l’amore per la vita e la voglia di esprimersi, li stimolarono enormemente, pur nella consapevolezza di danzare sull’orlo del precipizio; soprattutto le attività artistiche rappresentavano una forma di resistenza contro l’abbrutimento e l’annullamento: fare teatro, suonare, dipingere… voleva dire essere ancora vivi, possedere dignità umana, «lottare per imporre un ordine al caos», secondo le parole del compositore Viktor Ullmann, che nel campo scrisse vigorose pagine sulla genesi grottesca delle dittature. Uno degli spettacoli più rappresentati a Theresienstadt fu l’operina per bambini Brundibár, di Hans Krása e Adolf Hoffmeister. Hans Krása era nato a Praga nel 1899 da madre tedesca e padre ceco; educato in un ambiente culturale aper to e creativo, iniziò una brillante professione come compositore e direttore d’orchestra; fu attivo nella sua città, a Parigi e a Berlino. Compose pagine teatrali, musica sinfonica e da camera; assieme ad altri colleghi ebrei praghesi fu internato a Terezín, ma morì ad Auschwitz il 17 ottobre 1944. La deliziosa operina Brundibár, su libretto dell’amico e poeta Adolf Hoffmeister, era stata composta nel 1938 per un concorso indetto dal Ministero dell’Educazione e della Cultura, prima che l’invasione nazista di Praga (avvenuta nel marzo 1939) ne impedisse le esecuzioni pubbliche. La prima avvenne nel 1941 all’interno dell’orfanotrofio ebraico di Vinohrady: all’epoca Krása si trovava già a Theresienstadt, dove l’operina venne ripresa più di cinquanta volte. Fatto rilevante, Hoffmeister fu l’unico sopravvissuto del cast iniziale: invitato a Londra per ricevere un premio proprio per Brundibár, poté così sfuggire all’arresto e alla deportazione. Il genere dell’opera per bambini, praticato a scopo didattico da numerosi autori del XX secolo, è ovviamente rivolto a un pubblico di giovanissimi, ma prevede anche dei giovanissimi interpreti quantomeno nelle parti cantate, tutte scritte per voci bianche; l’organico strumentale nel corso delle messe in scena di Brundibár variò dal solo pianoforte a una piccola orchestra di tredici musicisti. La struttura è quella di una vera opera in miniatura: due atti separati da un intermezzo strumentale. Le melodie sono semplici e gradevoli, ma non ignare degli stili più innovativi dell’epoca, sia quando si ispirano alle filastrocche infantili o alla musica popolare, sia quando indulgono su inflessioni liriche e struggenti come la meravigliosa ninna-nanna del secondo atto. La storia di Brundibár ricalca quella di molte altre fiabe: come Hänsel e Gretel o Pollicino i bambini sono protagonisti della lotta tra il Bene e il Male, impegnati a crescere in un mondo di adulti che non li ascoltano e non comprendono le loro paure. I piccoli Aninka e Pepiček devono comprare un po’ di latte per la mamma malata, ma non hanno neanche un soldino; purtroppo le regole sono chiare: niente si dà per niente! Imitando Brundibár, un suonatore di organetto che riceve diverse monete dai passanti, i bambini cominciano a cantare; furibondo, l’uomo li caccia, aiutato dagli altri adulti presenti. Giunge la notte con le sue paurose ombre, ma un passerotto, un gattino e un cane giungono a rincuorare i poveri bambini. L’indomani gli animali coinvolgono tutti gli studenti della scuola perché aiutino Aninka e Pepiček nel loro intento. Miracolo: commossi dalla dolce canzone i passanti danno le loro monetine ai fratellini trascurando Brundibár! Adirato e invidioso, l’uomo ruba il gruzzoletto, ma viene definitivamente sconfitto e allontanato dai bambini trionfanti. Il particolare contesto in cui l’opera venne ideata ed eseguita aggiunge valenze nuove all’esile narrazione: il tema classico della fame e della relativa enumerazione di cibi prelibati, cantato da quei bambini veramente affamati e destinati a morire di stenti, assume dimensioni di tragedia universale. E la figura del perfido Brundibár, il suonatore di organetto che manovra i suoi ascoltatori come un abile marionettista o un esperto incantatore, altri non rappresenta che Hitler, l’incarnazione stessa del Male, sul quale l’amicizia, il coraggio e l’ottimismo dei piccoli innocenti, nonostante tutto, ottengono la vittoria finale. Elisabetta Lipeti © Fondazione Teatro Regio di Torino AL REGIO IN FAMIGLIA 2014-2015 Giovedì 4 Dicembre 2014 ore 20 Piccolo Regio Puccini Valzer a tempo di guerra Spettacolo sulla Prima Guerra Mondiale di Monica Luccisano Martedì 27 Gennaio 2015 ore 20 Piccolo Regio Puccini Brundibár Opera per bambini di Hans Krása In occasione del Giorno della Memoria Venerdì 27 Febbraio 2015 ore 20 Piccolo Regio Puccini Paesaggi sonori La musica è di tutti e si può fare con tutto (piccolo popolo - f ievoli f iabole f rivole) Spettacolo musicale di Domenico Torta Sabato 14 Marzo 2015 ore 15 e ore 16.30 Teatro Regio - Foyer del Toro MiloeMaya Una performance di teatro musicale con immagini, voce ed esperienze tattili di Federica Falasconi e Anna Fascendini Sabato 11 Aprile 2015 ore 16 Piccolo Regio Puccini Il viaggio di Milo e Maya Opera per bambini di Lisa Capaccioli e Matteo Franceschini