Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali www.artecultura.org e-mail: [email protected] Anno XLVII - N. 7 Ottobre 2014 - Diffusione gratuita (10 numeri annui) senza impegno fisso di recapito mensile. I lettori che desiderano ricevere ARTECULTURA in modo continuativo al proprio domicilio sono invitati ad abbonarsi. ARTECULTURA 1 X Antonio Fomez di Renato De Fusco Il mio «incontro» con lui avvenne in occasione del libro Architettura come mass medium che pubblicai in prima edizione nel 1967. In esso figurava un’illustrazione tipicamente fomeziana sull’ironia dell’invito al consumo. Prelevai questa immagine dal libretto pubblicitario che allora la Ideal standard distribuiva per inquadrare i suoi prodotti nel contesto degli usi e costumi del tempo. Recentemente, quando Fomez mi chiese di scrivere un testo sulla mostra che andava preparando per Napoli, pensai «ecco lo scotto da pagare per chi ruba una illustrazione senza il consenso dell’autore, insomma una rottura…». Al contrario, vedendo le pubblicazioni, il materiale iconografico, la ricchezza dell’immamaginario di questo artista, provo un grande piacere nel parlarne, peraltro ricordando quel periodo in cui nuovi interessi arricchivano la mia esperienza di storiografo come dimostra il sottotitolo del libro citato, note per una semiologia architettonica. 2 ARTECULTURA Entrando nel vivo dell’argomento, resto anzitutto colpito dal sistema autobiografico e promozionale di un pittore che, nelle opere appare così «scombinato», mentre risulta ordinato ed attento nel raccogliere le più autorevoli esegesi critiche, i cataloghi, le interviste e persino un sito web. E fa bene Antonio perché questa apparente contraddizione, non solo è coerente con lo zeitgeist che vuole rappresentare, ma è anche un invito a riflettere meglio sulle valenze proprie della sua opera. Abituato come sono a cogliere le invarianti di un fenomeno storico, artistico o d’altro, mi pare che nella produzione di Fomez vi sia una sintesi di pop e kitsch, da un lato, e di déjavu, dall’altro. Questo secondo aspetto è più evidente. Non c’è opera di artista famoso, da Velàzquez a Courbet, da Ruoppolo a Van Gogh, da Braque a Picasso, per citarne i primi a memoria, le cui opere non siano state oggetto di manipolazione da parte di Fomez, con un procedimento così descritto da Vincenzo Trione, a mio avviso, il più penetrante interprete del pittore napoletano :«in questi “cicli” pittorici, Fomez attinge ad un “museo” ideale per modificarlo, scomporlo, decontestualizzarlo, dissacrarlo. Per disfigurarlo attraverso disaccordi cromatici e formali, in una maniera ludica e ironica, secondo modalità kitsch. Servendosi di una sorta di ars combinatoria, offre, con ostinazione, alcune misteriose claves, che gli permettono di ravvivare e di ingigantire le immagini. Non vuole creare qualche cosa di radicalmente nuovo, ma rivedere e ripensare il “già fatto” e il “già visto”, rifarsi a segni ed immagini disseminate nella memoria figurativa”. Una collezione di queste opere “modificate» costituirebbe una storia dell’arte assai utile anche ai fini didattici; infatti, oltre alla conoscenza delle immagini originarie dei maggiori maestri, servirebbe a dimostrare la possibilità di rivivere oggi anche l’arte di ieri, ribadendo l’assunto che -La copertina: KRIMINAL NELLA CAMERA DI VINCENT, 2012, tela e legno, tecnica mista, cm.121x96 - Le didascalie dalla pagina di sinistra in senso orario: INVITO AL CONSUMO (o del bimbo che mangia pappa), 1964-65, acrilico su tela cm. 140x150 - CAVALLO ALATO, bronzo, pompa d’acqua, cm. 44x25x25 - SCIMMIA COMPRESSA, 2013, tela, tecinca mista, cm. 91x74x7 -TIGRE KITSCH, 2012, legno, tecnica mista, cm. 137x113 - LEONE CRONOMETRISTA, 2013, tela, tecnica mista, cm.112x74x7 - ANTONIO FOMEZ nello studio davanti ad una sua opera la storia non può che essere storia contemporanea. Inoltre, esemplificherebbe altresì il tentativo proposto alcuni anni or sono, segnatamente da Ragghianti e da Zevi, di una critica effettuata, oltre che in termini del linguaggio parlato, anche in quello dello stesso linguaggio visivo. Ancora, questo «museo modificato», ridurrebbe l’aura che circonda l’arte classica (ammesso e non concesso che l’aura sia qualcosa da bandire), non tanto ad opera della «riproducibilità mecmeccanica» come pensava Walter Benjamin, ma della stessa potenzialità pittorica, perché – ed è questo un aspetto della produzione di Fomez da sottolineare – egli resta comunque un pittore attento alla resa pittorica dell’opera e alla qualità timbrica dei colori e non come qualcuno lo ha classificato semplice «saccheggiatore, citazionista». E veniamo all’aspetto pop-artistico e kitsch, specie per ciò che concerne la gran parte delle opere esposte in questa mostra napoletana. A differenza di Warhol, Lichtenstein, Wesselman, Rosenquist, ecc., le cui opere sono «belle», rappresentano tanto le gradevoli fattezze delle figure quanto l’aspetto scintillante, come nuovi, dei prodotti commerciali, Fomez non si cura affatto della componente estetica, in analogia con la Pop art inglese e con il New dada americano. E ciò perché l’umaniz- zazione di queste due scuole porta inevitabilmente al neoespressionismo, dal quale il pittore italiano si affranca proprio grazie al kitsch che è in qualche modo «disumano» alla maniera prevista in teoria da Ortega y Gassett. Essendovi differenze tra kitsch e kitsch, è opportuno accennarvi per riconoscere in quale tipo s’inquadra l’opera di Fomez. Anzitutto, non lo si può semplicemente definire come espressione del «cattivo gusto»; non è solo l’opposto del gusto, bensì anche un’articolazione sui generis di quest’ultimo in rapporto alla distinzione tra i diversi livelli low-brow, middlebrow, high-brow propri dell’uomo-masARTECULTURA 3 sa del nostro tempo. Se è vera questa interpretazione, il kitsch, certamente legato al gusto, andrebbe rubricato non tanto nei prodotti – specie quelli delle arti visive che sono autoespressivi – quanto nei comportamenti. Sta di fatto comunque che esso è riscontrabile in tutte le arti e addirittura in tutte le espressioni dell’uomo; oltre che estetiche, etiche, e dunque politiche, tecniche, ecc. Altrettanto interessante è la funzione del kitsch come metro di paragone e riferimento del gusto e per esso dell’opera d’arte autentica. Dorfles scrive infatti: «se non esistono inoppugnabili norme che ci permettano di decidere, una tantum, e una volta per tutte, cosa sia o non sia lo “standard of taste”, esistono tuttavia quelle “oscillazioni del gusto” cui dobbiamo arrenderci all’evidenza dei fatti che ci insegnano come, a seconda delle epoche, delle situazioni storiche, mutino i gusti e muti la valutazione delle opere d’arte. Multiforme nella sua realtà oggettuale il kitsch è anche eclettico rispetto alle fonti donde deriva: il passato, il neo-qualcosa, l’esotico, il folkloristico, il futuristico, il religioso; multiformità ed eclettismo che trovano il loro corrispondente anche nell’avanguardia», da cui l’opportuno accostamento fatto da Greenberg tra avanguardia e kitsch. Altre componenti del fenomeno in esame sono in generale tutte quelle che 4 ARTECULTURA possiamo considerare inautentiche e, come spesso accade, l’etimologia delle parole è chiarificatrice; infatti il termine «autentico» deriva dal greco authéntes (autore), donde in vari campi, segnatamente quello artistico, l’aggettivo significa opera direttamente realizzata da un autore, legata a questi senza ulteriori modificazioni, né tanto meno falsificazioni, ovvero tutto il contrario delle operazioni proprie del kitsch. L’elenco delle connotazioni di quest’ultimo potrebbe a lungo continuare, ma abbiamo già quanto basta per definire il tipo di kitsch «inventato» da Fomez, anch’esso derivato da caratteristiche generali non elencate sopra, ma tuttavia essenziali a cogliere il fenomeno. A mio avviso infatti il kitsch può sinteticamente identificarsi con l’«accostamento» inopportuno, imprevedibile, spiazzante con effetto che può essere spiacevole, ma anche, per gli amanti dei fumetti, gradevole. Fomez accosta infatti su una superficie immagini e segni generalmente eterogenei; ritorna qui l’indifferenza all’estetico, già sopra menzionata, volta all’effetto della sorprendente espressività. Così si spiega, in molti quadri, l’irruzione, su un piano geometricamente ordinato, della figura di Altafini, di James Bond, di un dannato michelangiolesco, tutte dipinte ex Nelle didascalie dalla pagina di sinistra in senso orario: - JUSTIZ, litografia, cm. 50x70 - TIGRE IN FORMULA 1, 2013, tela, tecnica mista, cm. 112x91 - METTI CIRIO NEL MOTORE, 2012, cm. 240x170, acrilico su tela - GLORIA IN CIELO, 2013, tecnica mista, cm. 91x47x7 novo. In altre opere le immagini sono prelevate direttamente da riviste, cartelli pubblicitari, particolari ingranditi di réclame e trasferite sul dipinto con la tecnica propria della pittura commerciale. Ecco allora affiancate la nota illustrazione della Perugina, degli alimenti Sasso, del café paulista, della Kop, del grassone che mostra una scatola di Invernizzi, ecc. Né si limitano tali opere al solo campionario di pubblicità, ovvero alla componente pop; per raggiungere la sintesi col kitsch, Fomez introduce nella composizione altre figure: Topolino, il gatto Silvestro, Pinocchio, altri personaggi disneyani, nonché un immancabile «marchio di fabbrica» personale. Un mostruoso omino con cinque denti, tutti puntualmente sporgenti da una famelica bocca, forse emblema del consumatore. Questo connubio di pop-art e kitsch ha dato luogo ad un episodio che Fomez ama raccontare. «Quando nel 1966 al Premio Ramazzotti, allestito al Palazzo Reale di Milano, presentai il quadro Monumento al buon Ra- mazzotti, da un fondo nero appare una bottiglia del famoso amaro, circondata da Diabolik, Nembo Kid, Braccobaldo, scatole di detersivi, ed altre immagini consumistiche coeve, oltre al solito omino ribelle che talvolta assume le vesti di un politico che arringa la folla da un palco promettendo case e lavoro; non fu quindi un caso che taluni pittori e visitatori ignoranti, mi accusarono di furbizia, perché con quest’opera, volevo entrare nelle grazie del produttore dell’amaro. In realtà ciò in qualche modo avvenne, in quanto la figlia di Ramazzotti mi scrisse una lettera nella quale mi chiese il quadro in cambio d’amari e sambuche + 50.000 lire, dal momento che “pensiamo che il Suo quadro non potrà essere utilizzato per altre mostre né Le sarà facile vendere ad altro acquirente”. Quale altro caso può citarsi dell’utopico precetto dell’avanguardia, per cui l’arte debba risolversi nella vita? Renato De Fusco ARTECULTURA 5 Corrispondenza Culturale: Enti e Circoli segnalano CULTURA. BERENGO GARDIN DONA AL COMUNE DI MILANO OLTRE 2800 DIAPOSITIVE DEL SUO STRAORDINARIO ARCHIVIO DI IMMAGINI. Una donazione che arricchisce le Raccolte Fotografiche del Comune di Milano, in linea con la vocazione scientifica e didattica del Civico Archivio Fotografico. Milano, in data 4 luglio 2014, La Giunta ha accettato formalmente la donazione da parte del fotografo Gianni Berengo Gardin di 2874 diapositive provenienti dal suo archivio personale, un importante nucleo che andrà ad arricchire e accrescere il complesso patrimonio culturale delle Civiche Raccolte Grafiche e Fotografiche, che ha la sede al Castello Sforzesco. La donazione consentirà di far luce sull’attività del fotografo dedicata al paesaggio e ai monumenti storici, artistici milanesi e italiani, attività condotta per molti anni grazie a importanti committenze ricevute dal Touring Club Italiano, in linea con la natura e la vocazione scientifica e didattica del Civico Archivio Fotografico che conserva la documentazione del lavoro dei più importanti studi fotografici milanesi, attivi sin dagli albori della fotografia. Info: 02-88450150 AGRICOLTURA. REALIZZATI L’ORTO E IL RICETTARIO DEL MONDO Milano, 11 giugno 2014 - Barry, nato in Senegal ma arrivato in Italia 26 anni fa, sognava da sempre di poter lavorare la terra: questo sogno l’ha realizzato in una cascina di Milano, a due passi da via Novara, seguendo le “sue” piante anche fino alle otto di sera con l’intenzione, un giorno, di far crescere non solo le verdure ma anche il frutto del baobab. Ada da Cuba ha scoperto il valore dell’amicizia attraverso l’integrazione delle “culture/ colture” agricole dei popoli e Paesi di tutto il mondo. Khader, originario dei territori palestinesi, si è “sentito rinascere” grazie alla ricchezza dello scambio delle conoscenze fondate sulla coltivazione. Victor ha seminato nella nostra città i prodotti tipici del Perù come la quinoa, applicando sul campo i principi dell’uso sostenibile e responsabile delle risorse naturali. Sono alcuni dei cinquanta cittadini stranieri che vivono a Milano e che hanno dato vita all’Orto del Mondo in Cascina Sora, presso l’Azienda Agricola Paloschi, nell’ambito del progetto “ Urban Cooking and Gardening: grow food, grow people, grow communities, dedicato al ruolo del cibo e dell’orticoltura nella promozione dei processi di scambio e integrazione tra culture e colture. L’iniziativa, promossa dal Comune di Milano, finanziata dell’Unione europea e realizzata in collaborazione con il Forum Città Mondo, è stata presentata oggi dal vice sindaco Ada Lucia De Cesaris e dall’assessore alla Cultura Filippo del Corno. Info: Comunicazione. [email protected] IL BICOCCA VILLAGE APRE LE PORTE ALLA VENA CREATIVA DEGLI STUDENTI DEL COLLEGIO PIO XI DI DESIO Presso il centro multifunzionale milanese è stato avviato un progetto in grado di coniugare formazione, riciclo e arte. Protagonisti 24 studenti dell’Istituto desiano, impegnati a trasformare un “non luogo” in una galleria d’arte creata con i suoi stessi 6 ARTECULTURA prodotti di scarto. Lo scorso 20 maggio 2014 presso la sede del Bicocca Village di Milano, ha preso ufficialmente il via “Una storia da raccontare” che ha visto protagonisti gli studenti di quarta del Liceo artistico - Collegio PIO XI di Desio. Un progetto che poi ha coinvolto 24 studenti chiamati a confrontarsi con arte ed ecologia. Trasformare gli scarti di prodotti del centro multifunzionale in elementi decorativi è stato l’obiettivo ultimo di questo progetto, inserito all’interno del percorso “Nei pressi”, avviato con l’obiettivo di portare gli elaborati ed i linguaggi degli studenti dell’istituto all’interno dei luoghi di loro maggiore frequentazione: bar, centri commerciali, spazi multifunzionali. E così i ragazzi hanno raccolto gli elementi di scarto prodotti dal Bicocca Village e li hanno lavorati, modellati, rivisitati e trasformati in opere d’arte. Info: Tel. 039 8946677 UN’OPERA DI EMILIO ISGRÒ ARRICCHISCE LA COLLEZIONE DELLA GALLERIA DEGLI UFFIZI L ‘autoritratto concettuale, dal titolo Dichiaro di non essere Emilio Isgrò, è opera di uno tra gli innovatori più importanti del linguaggio artistico italiano nel secondo dopoguerra. L’opera è stata realizzata nel 1971 dall’artista siciliano nato a Barcellona Pozzo di Gotto (Me 1937). Trattasi di un’installazione per sette elementi, composta da altrettanti fogli di carta serigrafata (29,5x21 cm), sui quali si possono leggere le affermazioni dello stesso Isgrò e dei componenti della sua famiglia, che negano la sua identità. L’opera è stata donata al museo fiorentino dall’Associazione Amici degli Uffizi. Segue l’opera donata .Info: tel.055-285610 DIVINA BELLEZZA. Il Pavimento del Duomo di Siena. Un capolavoro da scoprire. Artisti dal Trecento all’Ottocento: 18 agosto - 27 ottobre 2014 La magnifica Cattedrale di Siena, a partire dal 18 agosto, corso il Palio dell’Assunta, fino al 27 ottobre, “scopre” il suo Pavimento a connesso marmoreo straordinario, unico, non solo per la tecnica stilizzata, ma anche per il messaggio delle figurazioni, un invito costante alla Sapienza. Abitualmente, il prezioso tappeto di marmo è protetto dal calpestio dei visitatori e dei numerosi fedeli. Si tratta del pavimento “più bello..., grande e magnifico”, che mai fosse stato fatto, secondo la nota definizione del Vasari, fra i più noti scrittori d’arte. E’ il risultato di un complesso programma iconografico realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento. La tecnica locale utilizza il broccatello giallo, il grigio della Montagnola, il verde di Crevole, etc. I cartoni preparatori per le cinquanta tarsie furono disegnati da importanti artisti, quasi tutti “senesi “fra cui: Sassetta, Domenico di Bartolo, Matteo di Giovanni, Domenico Beccafumi e dal pittore forestiero Pinturicchio. Info: tel. 06692050220 GRIZZANA ricorda MORANDI 11 luglio - 30 ottobre 2014 Nel cinquantesimo anniversario della scomparsa di Giorgio Morandi, programma di mostre d’arte, incontri, dialoghi e festa del Paese che volle aggiungere, al proprio, il nome del grande artista. Una grande storia quella di Grizzana, che fu per Giorgio Morandi, uno dei più significativi protagonisti del XX° secolo, ciò che fu Arles per Van Gogh, e l’Estaque per Cézanne. “Il paesaggio più bello del mondo” disse Morandi, e forse per questo quasi tutti i suoi paesaggi, incisioni, olii su tela, acquerelli, sono desunti dal territorio di Grizzana. Una grande storia di paesaggio e di anima, di strade bianche, di case di sasso, di campi e fienili, che diventano arte, per sempre. Info: tel. 051 6730311 Le botteghe ceramiche di Faenza Caleidoscopio Festival delle Arti 28 giugno - 18 ottobre 2014 sedi varie Camerano (An) Camerano, la città che ha dato i natali a Carlo Maratta, uno dei più grandi artisti della fine Seicento, vivrà questa estate un vero e proprio risveglio artistico, sulla scia di quanto sta accadendo in tutta la regione.Questo reso possibile grazie a Caleidoscopio festival delle Arti che con le sue multiformi sfaccettature colorate offrirà, per tutta l’estate, salutando l’autunno, un turbinio di grande arte, dal Seicento al contemporaneo, per farci respirare a pieni polmoni aria di cultura. Saranno moltissime le sfumature di questo evento senza precedenti, che trasforma il centro storico della città in una sorta di grande museo a cielo aperto, colorato dalle tinte delle opere in esposizione di grandi artisti e da spettacoli, musica e tanto altro! Info: tel. 071.732234 Assieme a MIC e Museo Zauli, rappresentano un patrimonio inestimabile di cultura, arte, tradizioni per turisti appassionati e curiosi. “Faenza “ o “Faience” è sinonimo nel mondo di “ceramica” artistica, ma è, ancor prima, la città dove quest’antichissima arte si è tramandata con continuità fino ad oggi. A Faenza (RA) si può scoprire un ambiente artistico dinamico e vivace, che si nutre dell’importante patrimonio architettonico o museale della città, dell’antico lavoro delle “botteghe” ceramiche e della presenza delle scuole d’arte. Nella capitale della ceramica artistica, numerose sono le manifestazioni culturali e le attrattive turistiche che accolgono chiunque vi faccia visita. Il MIC - Museo Internazionale delle Ceramiche (www.micfaenza.org) fondato nel 1908, rappresenta un punto di partenza importante del percorso cittadino, in quanto accoglie nelle proprie ampie e numerosissime sale espositive, collezioni antiche e contemporanee uniche al mondo. Al Museo Carlo Zauli (museo Carlo zauli.blogspot.it) si scopre intatta, nell’antica bottega del maestro, l’affascinante atmosfera creativa e intimistica del laboratorio artigianale: atmosfera tipica di un “lavoro antico” che si ritrova, immutata, nelle botteghe ceramiche che s’incontrano in città. Info: www.terredifaenza.it - 0546.25231 Corrispondenza Culturale: Enti e Circoli segnalano ARTELIBRO e della storia dell’arte 11° edizione, ITALIA: TERRA DI TESORI Capolavori dalle Collezioni bancarie italiane. “La Veduta di Verona con Castelvecchio e il ponte Scaligero da monte dell’Adige” di Bernardo Bellotto dalla Fondazione Cariverona a cura di Marco Carminati - Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna Via delle Donzelle 2, Bologna 19 -28 settembre 2014. La mostra, a cura di Marco Carminati, intende indagare un patrimonio artistico non molto esplorato ma di grande entità e importanza, conservato dalle Banche e dalle Fondazioni di origine bancaria italiane. Si tratta per Bologna di un’occasione importante per ammirare uno dei capolavori del vedutismo italiano del Settecento, La Veduta di Verona con il Castelvecchio e il Ponte Scaligero da monte dell’Adige,realizzato da uno dei suoi massimi esponenti, Bernardo Bellotto. Nipote e allievo del celebre Canaletto, Bernardo Bellotto (Venezia, 1722-Varsavia, 1780) fu un maestro itinerante in Italia ed in Europa, e realizzò bellissime vedute urbane di Venezia (la città dove era nato), Verona, Milano, Torino, Firenze, Roma. E poi andando a cercare fortuna all’estero, fissò nelle sue tele memorabili immagini di Dresda, Monaco di Baviera, Vienna e Varsavia, la città in cui morì. Info: www.artelibro.it Collezione Umberto Boccioni Cosenza - Palazzo Arnone. Inaugurazione 10 luglio 2014. A Cosenza, Palazzo Arnone, la Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici della Calabria inaugura la Collezione Umberto Boccioni a cura di Fabio De Chirico. La presentazione al pubblico della nuova ala espositiva della Galleria Nazionale di Cosenza dedicata all’opera grafica del maestro futurista vede la partecipazione di Francesco Prosperetti, direttore regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Calabria; Fabio De Chirico, Soprintendente per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici dell’Umbria; Luciano Garella, Soprintendente per i Beni Architettonici e Paesaggistici delle province di Cosenza, Catanzaro e Crotone; Nella Mari, storico dell’arte Soprintendenza BSAE della Calabria; Mario Caligiuri, assessore regionale alla Cultura e Mario Occhiuto, sindaco di Cosenza. Modera Gemma-Anais Principe. Nell’occasione è stata presentata la scultura Forme uniche della continuità nello spazio, donazione di Roberto Bilotti alla Galleria Nazionale di Cosenza. La collezione grafica di Umberto Boccioni (Reggio Calabria 1882- Sorte 1916) si compone di un nutrito gruppo di disegni e di incisioni e documenta l’intera evoluzione artistica di Boccioni, dalla fase prefuturista alla maturità. Del maestro calabrese, esponente di rilievo del futurismo e dell’arte italiana del primo Novecento, si possono ammirare disegni eseguiti a matita, penna, china, pastelli colorati, acquerelli, nonché incisioni ad acquaforte e punta secca. Le opere sono state acquisite al patrimonio dello Stato e destinate alla Galleria Naz. di Cosenza nel 1996. Info: tel. 0984795639/5556 IL MUSEO E L’ARCHIVIO STORICO DI BANCA MPS SI SVELANO AL PUBBLICO Le visite guidate, a cura della Fondazione Musei Senesi, per ammirare i lavori custoditi all’interno di Palazzo Salimbeni, Siena, vi saranno fino al 5 novembre 2014. info: [email protected] IN USCITA “ I DEBITI DEL VENERABILE DELLA P2 LICIO GELLI “ DI LUCIANO DONNINIED MEDEA-ESTRATTO: Il manoscritto che vi accingete a leggere inizia con una favoletta metaforica che chi ha orecchie per intendere, certamente intenderà. Nel prosieguo vengono narrati dall’autore, in forma quasi confidenziale, la vita quotidiana, le avventure in latitanza, i sentimenti, le emozioni,le tragedie, le curiosità vissute dallo stesso dal momento del fidanzamento con Maria Grazia, figlia di Licio Gelli, fino ai tempi attuali. Autore del testo è il dott. Luciano Donnini, medico chirurgico specializzato in chirurgia plastica-ricostruttiva ed estetica, genero di Licio Gelli, nonché vedovo della figlia Maria Grazia, rimasta uccisa in un tragico incidente d’auto. A causa dell’incidente perse la vita anche la giovane baby-sitter finlandese dei figli della coppia Gelli-Donnini. I bambini invece, Alessio e Andrea che allora avevano 7 e 4 anni, miracolosamente scamparono alla tragedia. Quanto leggerete consiste nella cronaca accurata di situazioni ed eventi vissuti in prima persona dall’autore, raccolta in forma di brevi, accattivanti capitoli che non mancano di coinvolgere personaggi della scena politica italiana ed estera fino alla vicenda dello scandalo P2. Con serenità e coraggio affrontati dall’autore il testo è implicitamente dedicato ai figli dell’autore, Alessio e Andrea, perché leggendo queste pagine possano comprendere e conoscere la verità dei fatti e le conseguenze che ne derivarono in termini di dolore, sofferenza, solitudine. Daniela Lombardi Press Office 3394590927 0574-32863 DA SIMON ARMITAGE A STEFANO BENNI, DA JAMIE MCKENDRICK A PAOLA TURCI: ECCO POESIA FESTIVAL 2014 Dal 25 al 28 settembre la poesia torna ad attraversare i borghi antichi di sette comuni modenesi. Grandi autori - persino nomi internazionali come i poeti inglesi Simon Armitage e Jamie Mckendrick - declamano versi che hanno fatto la storia della poesia. Insieme a loro salgono sul palco anche Stefano Benni, Paola Turci, Nanni Balestrini, Tiziano Scarpa e tanti altri. Oltre 30 eventi in quattro giorni , tutti gratuiti. Info: 059.347027 Tre mostre alla I edizione del FESTIVAL DELLA COMUNICAZIONE - Camogli, 12-14 settembre Manifestazione ideata e diretta da Rosangela Bonsignorio e Danco Singer, promossa da Comune di Camogli, Regione Liguria, Encyclomedia Pubblishers, in collaborazione con Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, Ente Parco di Portofino, Area marina protetta. Il festival si propone come appuntamento annuale di riflessione e confronto su un tema oggi di estrema attualità e importanza: la comunicazione, che, intesa nell’accezione di trasmissione di messaggi, sarà oggetto di approfondimento in tutti i suoi aspetti culturali, mediatici e tecnologici. In particolare nell’ambito della manifestazione sono organizzate tre mostre collaterali. Due hanno luogo alla Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti: “Comunicare fa bene. Anzi, benissimo” promossa da Archivio Storico della Pubblicità di Genova a cura del biofisico Ruggero Pierantoni che ha preso il via il 26 luglio e termina il 14 settembre. Info: www.festivalcomunicazione.it XVII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico: un’edizione ricca di novità, a Paestum dal 30 ottobre al 2 novembre La XVII Borsa Mediterranea del Turismo Archeologico, sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il patrocinio di Expo Milano 2015, Unesco e UNWTO, si svolgerà nuovamente nell’area archeologica della città antica di Paestum: l’area adiacente al Tempio di Cerere (Salone Espositivo, Laboratori di Archeologia Sperimentale, ArcheoIncontri), il Museo Archeologico Nazionale (ArcheoVirtual, Conferenze, Workshop con i buyers esteri) e la Basilica Paleocristiana (Conferenza di apertura, ArcheoLavoro, Incontri con i Protagonisti) sono le suggestive locations dell’evento. La prima novità della nuova edizione riguarda il periodo di svolgimento: la Borsa, infatti, solitamente collocata a metà novembre, nel 2014 avrà luogo nei giorni 30-31 ottobre e 1-2 novembre in un fine settimana con 2 giorni festivi al fine di incrementare i visitatori e dare agli albergatori l’opportunità di offrire pacchetti ad hoc. Informazioni: Leader srl Via Roma, 226 Salerno tel. +39 089.253170 - comunicazione @leaderonline.it ROMANTICISMO TRA GUERRA E PACE 27 settembre - 11 dicembre, Venezia In occasione del centenario della Prima Guerra Mondiale, il Palazzetto Bru Zane propone una variegata retrospettiva di un secolo di conflitti armati messi in musica. Questo festival dedicato alla storia musicale dei grandi conflitti porterà lo spettatore dai salotti napoleonici (Montgeroult, Jadin, Baillot...) a quelli della Terza Repubblica ( Fauré, Godard, Dubois...), alternando repertorio lirico e strumentale. Sarà inoltre reso omaggio al compositore Albéric Magnard, morto nel 1914, con l’esecuzione del Quartetto per archi e del Quintetto per fiati e pianoforte. Si potranno ascoltare e scoprire giovani talenti. Informazioni: tel. +39 041 5211005 NATIONAL GEOGRAPHIC ITALIA E FONDAZIONE TORINO MUSEI Nasce l’accordo per realizzare una serie di mostre che vedranno insieme i musei della Fondazione e il prestigioso ente che da 126 anni diffonde la conoscenza e l’esplorazione del mondo. La finalità del progetto è la produzione di esposizioni pensate in stretta collaborazione con i musei, luoghi che per loro natura raccontano viaggi nel tempo e nell’arte. I reportage dei grandi fotografi del National Geographic faranno da coro e contrappunto ai mondi dell’arte e della storia raccontati dalle collezioni e si svilupperanno attraverso temi mirati: dalle ricerche legate alla natura, ai luoghi del mondo e alle culture, temi che da oltre 120 anni il National Geographic persegue come missione. La Partnership con il National Geographic Italia è una grande occasione per Torino, sia per la qualità dell’offerta culturale che sarà realizzata, sia perché questo accordo permetterà di affiancare l’immagine dei nostri musei a un marchio internazionale. TITAMATITA DI MARIA TERESA MOSCONI Venerdì 19 settembre, ore 21,00, presso la Parrocchia San Matteo -Vanzo -Pd., serata dedicata alla lettura dei brani dal libro autobiografico “Titamatita” di Maria Tersa Mosconi. Interventi musicali di Giuseppe e Andrea Mosconi. ARTECULTURA 7 - RISORGIMENTO POETICO 24 Ottobre 2014 69°anniversario della nascita dell’O.N.U. Artecultura rinnova l’idea della GIORNATA MONDIALE DEL DISARMO NON PUO’ DURARE IN ETRENO che unisce e non divide l’umanità del mondo. Pertanto, l’auspicio che le rappresentanze istituzionali si mobilitino e non restino ancora indifferenti alle stragi degli stati delle guerre che annientano la naturale vita dell’uomo. L’Excursus: se l’O.N.U. rimane inascoltata alle sue richieste di “cessate il fuoco”, come per le stragi quotidiane che si perpetuano in Palestina, Israele, Siria, Ucraina e le altre parti del mondo, che offendono la dignità dell’uomo, è preferibile che non esista o dare ad essa un’Autorità Superiore! Per cui la GIORNATA MONDIALE DEL DISARMO indetta da Artecultura nello spirito ideale dell’O.N.U. e dei convergenti principi della nostra Costituzione nata dalla Resistenza, vuole sensibilizzare un’alternativa popolare diretta, affinché i popoli siano liberati dalle oppressioni dei loro attuali Stati ed orientati a convivere da valori morali di Patria in cui la naturale condivisione dell’innato poetico, personale, da sviluppare, li renda solidali con tutte le Patrie del mondo in continua evoluzione di pacifica convivenza. Non esistono leggi eterne. Così, ipotizzando su Palestina e Israele, potrebbero convivere in due Patrie e un solo governo e due ben distinte religioni. Un divenire di libertà nel quale ognuno evolve la propria sicurezza rispettando l’altro. Non sarebbe l’eterna soluzione, ma cominciare a convivere l’unitaria armonia dove i valori sono per l’uomo e non per le parti. Un orientamento sociale possibile, in cui lo sviluppo diventa sempre più di reciproca fiducia. Solo una spontanea idea che riteniamo, praticabile. Questo, quando a generazioni d’uomini, viene negata l’esistenza a sentirsi parte attiva del proprio destino di vita e costretti a sentire parlare solo di conflitti tra Israele e Palestina, di Europa delle banche e disoccupazione con il nuovo pro- 8 ARTECULTURA blema Ucraina e l’amarezza per l’aereo abbattuto con circa 300 civili a bordo. Ma il pregiudizio celato che mira a raggiungere il potere universale, non si lascia scappare occasioni di convenienza per incolpare solo e sempre la Russia, come se questa fosse la causa di tutti i mali del mondo. Una Russia che non ha mai sganciato una bomba atomica su una città o invaso storicamente paesi occidentali in quell’ Europa che si estende dall’Atlantico agli Urali. Il Patto di Varsavia è stato sciolto da tempo..., ma quello Atlantico persiste tutt’ora, dimentico dei venti milioni di morti subiti dalla Russia nel disastro del secondo conflitto mondiale. Accenni, per ricordare che anche nel popolare giuoco del calcio le classifiche servono solo a dividere il mondo e non ad unirlo. La bravura agonistica più riconoscente esplode dagli spettatori dalle tribune degli stadi. Ossia la spontaneità che non confonde il calcio-divertimento con l’offesa razzista. Nella nostra Italia, per chiarire, le riforme si fanno per favorire la partecipazione alla conquista del pane, l’unità nazionale e non per imporre oscuri patteggiamenti tra capipopoli d’una forzata ambizione narcisista. Va detto, poi, all’attuale Presidente del Consiglio che, decenni prima che lui fosse nato, noi combattevamo anche sull’appenninico Passo della Futa per l’Italia unita e democratica, per una sostanziale liberazione politica ed economica, mai raggiunte nello spirito della Costituzione, nata dalla Resistenza, oggi tradita specie con la nuova “riforma “ del Senato. Le riforme servono per accentuare la crescita democratica e non per soppri- merla! L’Italia non merita ambiziosi “condottieri”, ma persone di operosa umiltà ed immuni da allucinazioni perché consapevoli che l’umiltà nella proporzionale pura è la migliore energia della fertile poesia del lavoro e della vera governabilità. La nostra burocrazia non comprenderà mai quale messaggio di civiltà comporti la GIORNATA MONDIALE DEL DISARMO che vuole orientare la persona di senno alla libera solidarietà universale che annienta una volta per sempre il cattivo “nemico” dalla vita sociale, tanto caro alle violente psicologie stataliste. Si vuol tornare a vivere a porte aperte e non segregati da leggi scellerate dello stato-padrone. Per dettato costituzionale l’Italia doveva e dovrebbe farsi promotrice di nuove proposte culturali-formative della persona presso l’O.N.U., affinché le relazioni internazionali possano, poi, evolvere a veri linguaggi di pace, invece di schierarsi con gli armamenti dell’atlantismo più ottuso che sa solo prospettare supremazie di odio ed aberranti divisioni del mondo e disoccupazione. Inducendo inoltre l’Italia a sopportare profonde umiliazioni, come nel caso della recente Libia e la perdita di amicizia, anche con i Paesi mediterranei. Ma i popoli sanno che l’economia procede spedita soprattutto con il DISARMO. Una civiltà del lavoro senza frontiere, che fa della solidarietà tra gli stati-Patrie la migliore sicurezza che, però, anche l’attuale politica, con poca lungimiranza, ignora. Artecultura Per proposte e suggerimenti [email protected] In questo numero OTTOBRE 2014IN 6 CORRISPONDENZA CULTURALE 8 RISORGIMENTO POETICO 9 SOMMARIO -MESSAGGIO DIOCESI 10 INTERLUDI 14 MILENA MILANI ANTONIO FOMEZ di Renato De Fusco - LEONILDE PERSEU - MICHELE GIANNATTASIO - MARIO BENEDETTO - M ILENA MILANI - REMO BRINDISI -ATTILIOALFIERI -MARCO PESSA di MarpanozaLORENZO GARAVENTA di Teodosio Martucci; CALI’ - DALLARA - GUZZI - JURATO- TINE’TOGO - HART - MASTROIANNI - MALLIA -TELLIS di Salvatore Cagliola. INSERZIONI: GALLERIA CORTINA - GALLERIA PONTE ROSSO 15 REMO BRINDISI ARTECULTURA 16 ATTILIO ALFIERI Mensile Manifestazioni Artistiche e Culturali Anno XLVI I N. 07 Ottobre 2014 Registrazione Tribunale di Milano n. 253 del 6/9/1967 - Registro Nazionale della Stampa n. 5359 - Direttore responsabile: Giuseppe Martucci - ARTECULTURA Edizioni - Codice Fiscale MRT GPP 26M24 G616U -Partita IVA: 03093710154 - Direzione: via Ciovasso 19 - 20121 Milano - Tel. 02/864.64.093 Fax 02/860.833 - 02/896.573.02 www.artecultura.org e-mail:[email protected] 17 ARTE NATURA STORIA 18 COLL. BRUSON - POLLAIOLO 19 LA CLEMENZA DI TITO 20 INTERVISTA SINDACO DAGLIO 22 RUSSOLO - SEGANTINI 23 ENTROPIA - FONTANA VASARELY 24 ANTIQUARIATO - BURRI 25 L’AUTODIDATTA NELLA STORIA 26 NEI LUOGHI DELL’IMMAGINE 28 DEBITO PUBBLICO 30 UMANITA’ POETICA 31 LIETO EVENTO 32 PROPOSTE ARTECULTURA 33 CONCORSI 35 CAGLIOLA -LIBRI La copertina: Antonio Fomez: “KRIMINAL NELLA CAMERA DI VINCENT”, Tecnica mista, cm. 121x96 Inserto redazionale: -MOSTRE A MILANO -POSTACATALOGO ARTECULTURA Diffusione gratuita (10 numeri annui) senza impegno fisso di recapito mensile. I lettori che desiderano ricevere ARTECULTURA in modo continuativo al proprio domicilio sono invitati ad abbonarsi. Intestare: ARTECULTURA di Giuseppe Martucci C.C. Postale n. 84356302 Via Ciovasso 19 - 20121 Milano Non si restituisce la quota di abbonamento se esigenze di forza maggiore costringessero la sospensione o la cessazione della pubblicazione. Abbonamento annuo Euro 30,00 Non disdetto tramite raccomandata un mese prima della scadenza si ritiene tacitamente rinnovato con invio della nuova quota. Non valide le disdette effettuate per telefono. ARTECULTURA non riceve pubbliche sovvenzioni Finito di stampare il 09-09-2014 Fotolito e stampa Press Point Via L. Cagnola, 35 Abbiategrasso ARTECULTURA, liberamente consultabile e scaricabile al sito www.artecultura.org. Sito che si suggerisce di visitare ad artisti, biblioteche, circoli culturali, gallerie, musei ed a tutti gli operatori artistici. ARTECULTURA edita dall’ottobre 1967. un libero accesso Le idee che la impegnano - CORRISPONDENZA CULTURALE - COSTUME POETICO - 24 OTTOBRE GIORNATA MONDIALE DISARMO - INFORMAZIONE ARTISTICO CULTURALE - POESIA DELLA NATURA - POESIA PACE - PSICOPOESIA www.artecultura.org [email protected] da BRERA... ARTECULTURA PER IL MONDO! Sostienila con l’abbonamento... MESSAGGIO ARCIVESCOVO PER LA FINE DEL RAMADAN Carissime/i fedeli musulmane/i della Diocesi di Milano, unisco al messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso i miei personali auguri e quelli dei cattolici ambrosiani in occasione del digiuno di Ramadan 2014. Ebrei, cristiani e musulmani, usciti dalle mani dell’unico Creatore ci riconosciamo fratelli nella comune umanità e condividiamo lo stesso impegno nel servizio verso le nostre comunità e la società civile. Auspico che il prossimo anno sociale ci veda gli uni accanto agli altri in iniziative volte ad accrescere la conoscenza e il rispetto reciproci oltre che ad alleviare le tante forme di disagio e di bisogno che l’attuale congiuntura economica ha purtroppo incrementato in tutto il mondo. Un pensiero particolare ai vostri Paesi d’origine, specialmente quelli in cui la pace continua a essere gravemente minacciata a motivo di crisi politiche purtroppo accompagnate da pesanti e ripetuti atti di ingiustizia, di violenza e di persecuzione. Uomini delle religioni e di buona volontà: facciamo nostro l’appello del Santo Padre Francesco: «La violenza non si vince con la violenza. La violenza si vince con la pace». Possa l’Altissimo accogliere le nostre preghiere e le nostre penitenze come offerta a Lui gradita per il bene nostro e di tutti i fratelli uomini. Angelo card. Scola Arcivescovo di Milano Artecultura ringrazia e diffonde l’importante messaggio di pace inviatoci dalla Diocesi di Milano con vivo senso di comprensione e di collaborazione aperta alla coerente cultura di pace. ARTECULTURA 9 INTERLUDI D'ARTE Marco Bagnoli, JANUA COELI, 1988 (foto di Nanda Lanfranco) INTERLUDI D'ARTE Mariangela Levita ESSENTIAL MIX VERTICAL STRUCTURE, 2013 Pablo Picasso, LA BOTTIGLIA DI ANICE DEL MONO, 1916, olio su tela, cm. 46x54,8 PICASSO E LA MODERNITA’ SPAGNOLA Firenze, Palazzo Strozzi 20 settembre 2014 - 25 gennaio 2015 TRAME - Le forme del rame tra arte contemporanea, design, tecnologia e architettura - Triennale di Milano 16 settembre - 9 novembre 2014 CAPRI. L’ISOLA DELL’ARTE Isola di Capri L’esposizione è ideata e promossa da Elena Tettamanti e coprodotta da Eight Art Project, nuova società che realizza progetti culturali per l’arte contemporanea e il design. E’ curata da Antonella Soldaini e Elena Tettamanti e si avvale dell’apporto alla ricerca di Giampiero Bosoni, Ico Migliore e Francesca Olivini, dell’Istituto Italiano del Rame e di un comitato scientifico costituito da Giampiero Bosoni, Maurizio Decina, Fiorenzo Galli, Ico Migliore e Servetto Architects. L’allestimento e il progetto grafico sono a cura dello studio Migliore+Servetto Architects. Il tema della mostra è il rame, declinato nelle sue molteplici forme e applicazioni nell’arte contemporanea, nel design, nell’architettura e nella tecnologia. La mostra è il primo evento espositivo che presenta questo materiale in una luce del tutto nuova grazie ad un approccio trasversale. Il titolo dell’esposizione TRAME, richiama infatti, un percorso attraverso opere d’arte, oggetti di design e d’architettura, applicazioni tecnico - scientifiche, documentazione fotografica e video ove il rame è il filo conduttore che accomuna autori, provenienti da esperienze diverse, che in questo materiale hanno sfruttato le qualità formali, strutturali e plastiche in modo fortemente innovativo. Le opere presenti nella sezione dedicata all’arte contemporanea, circa una trentina, segnalano momenti culturali significativi come l’Arte Povera e la Minimal Art, si tratta di lavori che testimoniano l’attrazione per questo materiale di artisti chiave che hanno operato a partire dagli anni sessanta: Lucio Fontana, Fausto Melotti, Carl Andre, Marco Bagnoli, Luciano Fabro, etc. Info: 02-724341 Mostra collettiva organizzata dall’ICAV Istituto Garuzzo per le Arti Visive e da Liquid Art System. In collaborazione con il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo Soprintendenza speciale per il patrimonio storico artistico etnoantropologico e per il polo museale della Città di Napoli. Va in scena a Capri, l’isola italiana più famosa del mondo, un teatro dell’arte i cui protagonisti propongono al pubblico, attraverso linguaggi e tecniche differenti - dalla pittura, alla scultura, dalla fotografia, al video, all’installazione - il loro sguardo sul mondo presente. Esperienze che aprono alla riflessione sul senso di fare arte oggi in un sistema globale che non solo è apertissimo, ma in rapido e costante mutamento. L’ICAV presenta alla Certosa di San Giacomo alcune delle esperienze più significative dell’attuale sistema dell’arte italiana. Una collettiva a cura di Alessandro Demma. La Certosa diventa palcoscenico per una narrazione dell’arte italiana del presente, attraverso le opere di artisti di differenti generazioni. Ma dal 13 settembre tutta l’isola di Capri diventa un significativo punto d’incontro delle diverse espressioni e delle molteplici esperienze dell’arte italiana, una cornice ideale e fisica dove ritrovare una parte significativa della cultura artistica del nostro Paese. All’esposizione della Certosa di San Giacomo si affianca una mostra di Liquid Art System, a cura di Marco Izzolino, che presenta una serie di installazioni negli spazi pubblici dell’isola e una rassegna video al centro multimediale” Mario Cacace” di Anacapri, in collaborazione con la Città di Capri e il Comune di Anacapri. Info:+39 011 [email protected] 10 ARTECULTURA 13 settembre - 12 ottobre 2013 Picasso e la modernità spagnola presenta un’ampia selezione di opere del grande maestro, che permettono di riflettere sulla sua influenza su tutta l’arte del XX secolo mettendolo a confronto con importanti artisti spagnoli come Joan Mirò, Salvador Dalì, Juan Gris, Maria Blanchard, Julio Gonzàles. L’esposizione accoglie circa 90 opere della produzione di Picasso e di altri artisti tra dipinti, sculture, disegni, incisioni e un film di José Val del Omar grazie alla collaborazione tra la Fondazione Palazzo Strozzi e il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofìa di Madrid. Tra le opere esposte sono presenti capolavori assoluti come Testa di donna (1910), Ritratto di Dora Maar (1939) e Il pittore e la modella (1963) di Picasso, inoltre Siurana, il sentiero (1917) e Figura e uccello nella notte (1945) di Mirò, Arlecchino (1927) di Dalì e poi i disegni, le incisioni e i dipinti preparatori di Picasso per il grande capolavoro Guernica (1937), mai esposti in numero così elevato fuori della Spagna. Curata da Eugenio Carmona (professore di storia dell’arte all’Università di Malaga, membro de los patronatos del Museo Patio Herreriano di Valladolid, del Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofìa e della Comisiòn Andaluza de Museos), la mostra ripercorre un periodo cronologico amplissimo compreso tra il 1910 e il 1963 ed esplora i rapporti tra Arte e Cultura, stabilendo gli elementi che configurano quella trasformazione plastica - o le successive trasformazioni plastiche - della coscienza artistica nella diversità culturale spagnola attraverso poetiche condivise o attraverso denominatori estetici o interessi plastici comuni, coincidenti, condivisi o interrelazionabili. La mostra è promossa e organizzata da Fondazione Palazzo Strozzi, il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofìa di Madrid ed altre importanti istituzioni artistiche e culturali. Info: 055 3917 122 INTERLUDI D'ARTE Anonimo PISA - PIAZZA DEL DUOMO Marica Moro, GENESIS 2 terra cruda, ferro legante e pigmenti naturali Mario Carbone I SASSI DI MATERA, 1966 PASOLINI A MATERA LA CATTEDRALE DEI VIAGGIATORI IL VANGELO SECONDO MATTEO CINQUANT’ANNI DOPO Matera, 20 luglio -9 novembre 2014 Pisa, Museo della Grafica 15 giugno - 30 ottobre 2014 In occasione della ricorrenza del 950° anniversario della posa della prima pietra della Cattedrale di Pisa, il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi organizza la mostra La Cattedrale dei viaggiatori, un’occasione per ripercorrere le memorie di immagini e parole dedicate nell’età moderna ad un monumento tra i più celebri e visitati al mondo. Nel corso del XVIII e XIX secolo, quando Pisa costituiva una tappa privilegiata e irrinunciabile del ‘Grand Tour’, l’emozionante impatto con la piazza del Duomo e il suo straordinario complesso monumentale viene infatti restituito dai raccordi dei viaggiatori e tradotto visivamente dalle matite degli artisti con modalità e strategie narrative che documentano, in significativa corrispondenza, l’immutato fascino di una profonda suggestione estetica e spirituale. Attraverso disegni, incisioni, libri, fotografie e modelli, la mostra La Cattedrale dei viaggiatori è concepita proprio come una tappa del viaggio che, dall’arrivo a Pisa, aveva il suo momento più alto nell’impatto con la piazza e con il Duomo, “una delle cattedrali più belle d’Europa”, la “montagna di marmo” che - riprendendo le parole dei viaggiatori - inaugurava la successione di capolavori monumentali come il Battistero, la Torre e il Camposanto. Le immagini lasciate da disegnatori e incisori locali come Ferdinando Fambrini, Gaetano Ciuti, Algeno Cappiardi, Raineri Grassi e Bartolomeo Polloni, ma anche da affermati artisti stranieri come George Moore, Ladislaus Rupp o Rohault de Fleury, accompagnano le parole con cui illustri viaggiatori (da Charles de Brosses a Nicolò Tommaseo, da Mark Twain a Henry James, da Denis Ivanovic Fonvizin a Jacob Burckhardt...) restituivano percezioni e riflessioni su “un luogo incantato come la piazza dove sorge la Cattedrale”, monumento emblematico dell’immaginario collettivo. Un dialogo che viene amplificato con la fotografia. Info: 050-2216060 INTERLUDI D'ARTE MARICA MORO. Genesis second day a cura di Fortunato D’Amico Spazio Thetis - Venezia 7 giugno - 23 novembre 2014 Lo Spazio Thetis in occasione della 14. Biennale di Architettura di Venezia ospita la personale di”Marica Moro”. Genesis second day” dal 7 giugno al 23 novembre, a cura di Fortunato D’Amico sul tema della rigenerazione tra natura uomo e architettura. La giovane artista per questa occasione ha realizzato la scultura monumentale Genesis 2 il cui soggetto è un individuo che emerge da un vaso da giardino a evocare la nascita dell’uomo dal grembo della terra madre e quindi il suo legame indissolubile con essa. A tale proposito Marca Moro, nel processo di creazione dell’opera, utilizza elementi naturali come l’argilla, l’acqua e la resina nei quali il colore assume un ruolo caratterizzante: il blu per la base del vaso fa riferimento all’acqua - elemento da cui trae origine la vita, -è unito al rosso e al marrone - colori legati alla terra - e al giallo e al verde, toni che l’artista associa alla vita. L’uomo è reso con pigmenti giallo ocra, che richiamano la luce, il sole e il movimento a indicare l’attività umana, il suo legame con la natura e il suo ruolo fondamentale nell’evoluzione della società e dell’architettura. Il grande vaso-scultura Genesis 2 di Marica Moro (h. cm. 300 x cm 145 di diametro), collocato nell’ampio giardino, istituisce un dialogo con l’opera adiacente Terzo Paradiso - Coltivare la città concepita e curata da Fortunato D’Amico con n.o.v.a. civitas - Cittadellarte, e realizzata sul simbolo del Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto. Entrambi i lavori condividono il tema della rigenerazione dell’uomo per la creazione di una città innovativa e continuano il discorso artistico e sociale nato a Milano in occasione del Salone del Mobile. [email protected] La mostra promossa dal Comune di Matera, dalla Soprintendenza BSAE della Basilicata insieme alla Lucana Film Commission per celebrare i cinquant’anni del capolavoro girato da Pasolini nel 1964, prende forma grazie al sostegno della Regione Basilicata - sotto l’egida del Comune di Matera capitale Europea della Cultura nel 2019, nell’ambito del programma culturale per il 2014 ed in stretta condivisione con il direttore artistico Joseph Grima. Patrocinata dal Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo e dalla Conferenza Episcopale Italiana, la mostra ha il supporto dell’Arcidiocesi di Matera-Irsina ed è realizzata con il contributo operativo della Cineteca Lucana, del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, della Cineteca Nazionale di Bologna, del Gabinetto scientifico letterario G.P.Vieusseux di Firenze, la Pro Civitate Christiana di Assisi ed il Centro Studi Pier Paolo di Casarsa. L’obiettivo della mostra è mettere a fuoco, in maniera particolarmente approfondita e grazie a una narrazione originale, la genesi del capolavoro pasoliniano e il rapporto del regista con la città di Matera, che nell’estate del 1964, sotto il sole ’ferocemente antico’ divenne Gerusalemme. L’occasione è preziosa per rileggere, attraverso la scelta di Pasolini e la vicenda del set principale nella città dei Sassi, un momento importante della storia di Matera, negli anni della ‘vergogna nazionale’ dello svuotamento e abbandono degli antichi rioni, la cui popolazione venne trasferita nei nuovi quartieri della città ‘laboratorio’. In questi anni Matera, teatro di profonde contraddizioni, divenne meta privilegiata di artisti, fotografi, registi, documentaristi, antropologi, intellettuali, sociologi architetti e urbanisti, che con le loro testimonianze, spesso straordinarie, hanno contribuito a dar forma ad un’immagine della città e dell’intero Mezzogiorno. La mostra, divisa in due parti, racconta la storia e i luoghi del Vangelo in relazione al clima culturale e artistico di quegli anni. Info: 0835-256211 ARTECULTURA 11 Leonilde Perseu Michele Giannattasio UNA CAMPAGNA DESIDERATA RAGAZZO CON MANDOLINO Una pittrice che nel suo dipingere si richiama alla natura, alle soggettività panoramiche che invogliano lo sguardo, è da pensare che sia in tutta armonia con quella particolare spiritualità che riguarda i concetti della infinita universalità della vita in tutta la sua espressione. Per cui Leonilde Perseu realizza un suo paesaggio, come quello riprodotto, “QUALE CAMPAGNA”, in totale sintonia con se stessa e l’ambiente che sente e conosce. Ed impiega a riguardo della realizzazione quelle strutture e quei colori che più e meglio favoriscono la soggettiva interpretazione. Quando cioè si constata nel dipinto riprodotto una non comune visuale di natura che pone nel lontano suo sfondo un’austera catena di monti ai quali fanno collegamento man mano che il primo piano del dipinto si realizza triangolare e in rosseggiante campitura che allude ad una poetica papaverina. Il piano che contempla due sovrapposte casette tegolate di rosso bordò e le pareti in azzurro/rosa molto sbiaditi che collocate tra il verde denso dei pini, che sorgono ai lati, vitalizzano una caratteristica campagna che vive il suo respiro creativo come la percezione li raggiunge e li dipinge in tutta fedeltà percettiva. Insomma una campagna del reale e del sogno che nel suo fermento di realizzazione prova la spinta ed il ritmo della virtuosa pittrice. (Marpanoza) La percezione orienta il suo sguardo sull’animato mondo della natura umana, lo spazio dinamico dentro al quale coglie l’interesse dei sentimenti che si domandano sui loro rapporti con la natura vivente, gli umori degli animali che lo vivono e lo pascolano nelle diverse contrade ed angoli dell’ambiente, sui tanti panorami del paesaggio allusivo per cui le nostre curiosità dopo determinano l’evoluzione della civiltà. L’uomo, in carne ed ossa non dice tanto, quanto, invece, conosce esplorando l’interiore delle sue facoltà che di conseguenza poi distribuiscono gli umori nel quotidiano dell’esistenza. Nel caso specifico il pittore Michele Giannattasio dipinge “RAGAZZO CON MANDOLINO” realizzandolo in ombre tonali di bruno e marrone latteo, le tonalità che più scavano e si caricano di fascino intuitivo alimentando l’estro della fanciullesca figura che, seduta con mandolino, configura quell’espressione visiva che interessa il suo desiderio, i suoi fermenti, la spinta spirituale che dipinge le emozioni che si determinano nei rapporti con l’ambiente ed il costume. Quel mondo d’animo che il pittore vive in continuità nella sua moderna pittura. (Marpanoza) Leonilde Perseu ”QUALE CAMPAGNA” Olio su tela. 12 ARTECULTURA Michele Giannattasio “RAGAZZO CON MANDOLINO” Olio su tela Mario M Benedetto Ca INCONTRO LIBERATORIO L’incontro affettivo in tutta la sua manifestazione esprime in continuità la genesi di uno stato d’animo nel quale la sensibilità visiva appaga dell’opportuno collegamento l’interiore con il desiderio visto nella sua maggiore ampiezza psicologica e umana. Quel desiderio sempre di carattere infinito e di multiemozioni nelle quali il congiungimento con la realtà visiva elabora quell’estro che poi viene definito arte della liberazione. Gli “AMANTI” di Mario Benedetto una xilografia di cm. 5,5x 15 alludono beneappunto ad una suddetta versione nella quale il desiderio sintetizza, nel visivo, quella fotografia dell’interiore che sotto forma di desiderio inspiegabilmente viene ad interessare l’immagine della sensibilità come energia del linguaggio che concilia il desiderio con la libertà creativa. (Marpanoza) “Amanti”,xilografia Gianfranco Rontani Il pittore delle donne Un Maestro tra i personaggi della pittura che hanno segnato l’arte del secolo XX Cavaliere della Repubblica per meriti artistici e donatore istituzionale d’importanti opere storiche dal 13 giugno al 24 agosto 2014 TRA SACRO E PROFANO, METAFISICA E REALTA’ a LUCCA - PALAZZO GUINICI ***. Sicuramente che la donna nella pittura del Maestro Gianfranco Rontani si potrebbe definire come la madre del mondo per il modo coinvolgente che fa radice nella storia della vita. In “RACCOGLIMENTO” l’opera riprodotta, la rilevanza della donna nella pittura del Maestro non fa mistero. Infatti, l’intenso della tensione che caratterizza la forza riflessiva pone bene in evidenza la stessa natura della donna, nella sua essenza di animazione vitale, con evidente ispirazione a principio di vita. Infatti il fondo giallo-paglierino, che soprattutto dipinge l’opera, mostra tutta la sua energia visiva che allude alla genetica essenza ed anche favorendo un suo incanto planetario. L’infinito del mondo in cui la donna, in emozione d’arte, si fa significato di matrice universale. (Marpanoza) CORTINA ARTE Via MAC MAHON, 14 (Cortile int.7) 20155 MILANO -ITALIA Tel 02/33607236 www.cortinaarte.it E-mail: [email protected] PERMANENZE DINO BUZZATI GIANCARLO CAZZANIGA GIANCARLO CERRI GIOVANNI CERRI ROBERTO CRIPPA DADAMAINO FORTUNATO DEPERO LUCIANO MINGUZZI Inaugurazione delle mostre ore 18,30 GALLERIA GALLERIA PONTE ROSSO PONTE ROSSO 20121 - Milano via Brera 2 Tel/Fax 02/86461053 Corrisp. via Monte di Pietà1/A E-mail:[email protected] www.ponterosso.com GALLERIA PONTE ROSSO dal 1973 9 settembre - 4 ottobre 2014 MICHAELE BRÜLL RINETTA KLINGER ULRIKE STOLTE Il principio parlante a cura di Andreas Kuhn Dal 2 al 31 ottobre 2014 Da fiore a fiore Mostra dedicata alla figura femminile e al fiore Rinetta Klinger, COMPOSIZIONE Segromigo di Piano (Lu) Cell. 3349020404 Artecultura tel. 02-864.64.093 Gianfranco Rontani RACCOGLIMENTO , olio su tela, cm. 30x40 7 - 31 ottobre 2014 PATRIARCA Baci Alfredo Beltrame Ragazza con mandolino, 1945 Catalogo a cura di Stefano Cortina con introduzione di Flaminio Gualdoni inaugurazione giovedì 2 ottobre ore 18 presentazione di STEFANO CRESPI ASSOCIAZIONE CULTURALE R. CORTINA Via Mac Mahon, 14 (Cortile interno n. 7) 20155 MILANO - ITALIA Tel/Fax 02/33607236 - Cod.Fisc. 97181820156 Orario di apertura: 10-12,30 / 15,30 -19 Chiusura: domenica e lunedì ARTECULTURA 13 MILENA MILANI (Savona 1917- 9 luglio 2013) L’importante scrittrice, poetessa e pittrice anche collaboratrice di Artecultura, ad un anno dalla sua scomparsa viene ricordata ai lettori che la seguivano per la sua impareggiabile tenacia quanto animata sensibilità creativa. 14 Una vita culturale e artistica intensa quella di Milena Milani che adolescente abitava davanti agli impianti ferroviari sul Letimbro, al civico 6 di Via Quattro Novembre a Savona, in un edificio all’avanguardia per quei tempi. Il padre, Tullio Milani, agronomo, era nato a Livorno. La madre, Anna Antonione, nativa di Dogliani (Cn) che, più volte ricordava d’essere stata battezzata Milena poiché, se fosse nata maschio, sarebbe stata battezzata “Lenin”. A Savona la Milani frequenta l’Istituto Magistrale ed a Roma l’Università La Sapienza. Capitale nella quale ha rapporti persino con Benito Mussolini che poi s’incrinano quando la Milani, a Roma, diventa frequentatrice del Gruppo intellettuale alla saletta del Caffè Aragno. Prende contatti con alcuni studenti guidati da Giuseppe Ungaretti e Corrado Alvaro, partecipa all’occupazione del quotidiano fascista in via del Tritone. Nel 1942 incontra, sempre a Roma, Filippo Tommaso Marinetti che la nomina “Comandante generale di tutte le donne futuriste d’Italia”. Ma per intervento delle SS è costretta a lasciare Roma con un lasciapassare per Venezia, dove incontra il collezionista d’arte Carlo Cardazzo che diventerà il compagno della sua vita fino al 1963. Ma è l’attività letteraria, pensiamo, che sia stata il suo maggiore impegno, come ricorda “La ragazza di nome Giulio” edito da Longanesi. Un vero caso letterario, anche processato e poi assolto con formula piena e la solidarietà di molti intellettuali incominciando da Giuseppe Ungaretti. Lungo e fitto il suo curriculum creativo di scrittrice e di artista che vive gli eventi culturali di tutto il secondo dopoguerra. A sinistra la serigrafia: “TERRA un artista per la città” che Artecultura conserva in Suo vivo ricordo. Milena Milani, non si dimentica! Giuseppe Martucci ARTECULTURA Remo Brindisi: “Riflessioni 1989” Tutta l’opera pittorica di Remo Brindisi si caratterizza per la sua gestualità sia che realizzi dipinti ad olio, tempere, grafica o bozzetti scultorei, il ritmo della sintesi compositiva rivela e gestisce quella furia poetica espressionista che anima tutta la manifestazione artistica. La facoltosa natura creativa presente anche nella riproduzione “Riflessioni” che pubblica Artecultura, una grafica a colori del 1989 anche illustrazione di copertina di una silloge poetica. Una grafica nella quale è ben presente quella calligrafia creativa brindisiana che sollecita la peculiarità dell’opera. Un nucleo facciale in alto che si collega con il volto di colore alla base, versione di un avanzato pensiero democratico che avversa di principio ogni discriminazione.L’immagine di un’idea in eco con i nostri difficili giorni. (Marpanoza) ARTECULTURA 15 Attilio Attilio Alfieri Pittore interdisciplinare le cui nature morte espressero una loro particolare attrattiva E’ risaputo che il noto Maestro Attilio Alfieri sia stato il pittore dalle variate iniziative espressive, ed è quanto se ne deduce nello spazio delle sue qualificate partecipazioni che vanno dalla Rassegna d’Oltremare di Napoli alla Biennale di Venezia e poi tutta una presenza che lo vide verso la fine del suo operato artistico in esposizione per quasi due mesi al Palazzo Reale di Milano. Ma l’espressionismo figurativo di moderna poetica e di mercato, si pensa che sia stato la tecnica artistica che più abbia avuto incidenza nel suo operato di pittore d’avanguardia. Un ruolo artistico nel quale non si può dimenticare l’intuizione informale sia nelle realizzazioni ad olio che di tecnica grafica che pure annota nel suo repertorio una lunga ed interessante produzione in cui l’innato poetico annuncia lo stimolo della sua moderna inventiva. Marpanoza Sotto nella riproduzione: NATURA MORTA” 1970, cm. 30x40 16 ARTECULTURA ARTE-NATURA-STORIA Lo stimolo intuitivo nell’esperienza cosciente Nella comune opinione l’esperienza artistica viene assimilata alla sfera del sogno, dell’immaginazione, al distacco dalla realtà concreta con le sue innegabili esigenze. Tanto è vero che, appunto, all’arte viene contrapposta la scienza che, basata sul metodo dell’osservazione sistematica, dell’esperimento quantificabile e documentabile, rappresenterebbe per principio un riscontro oggettivo della realtà, della natura. Un approccio, questo, forse non del tutto giustificato, che non tiene conto della natura dell’arte, del come e perché essa si sia formata e di come abbia inciso ed ovviamente incida nella vita quotidiana, anche se di questo condizionamento pochi ne sono avvertiti o pienamente consapevoli. Innanzittutto l’arte si accompagna alla vita dell’uomo sin dai tempi più remoti. In un’epoca in cui ancora non esistevano la città, lo stato, l’agricoltura, il linguaggio codificato, già l’arte figurativa dava voce ai sentimenti più intimi dell’uomo, come, allo stesso tempo, rispondeva anche alle sue esigenze primarie quali per esempio il procurarsi il cibo per il suo sostentamento. Si pensi in modo particolare, alle suggestive e straordinarie raffigurazioni di animali, incise o dipinte all’interno di grotte, durante l’epoca paleolitica, il cui scopo molto probabilmente era di tipo magico e rituale avente come finalità di assicurare la caccia e la riproduzione della selvaggina. Ecco quindi come magia e realtà erano intimamente connesse in quella lontanissima epoca. L’arte, insomma, faceva parte integrale della lotta per la sopravvivenza. Oggi quell’impronta, sia pure sfocata e profondamente mutata, è ancora presente nell’arte contemporanea e ne orienta, almeno nelle sue espressioni più significative, il cammino. Ma si se volesse aggiungere altri elementi per connaturare la funzione oggettiva, tutt’altro che illusoria o consolatoria che l’arte svolge nel piano dell’esistenza, funzione questa, va ripetuto, che è indipendente dalle varie posi- zioni stilistiche, è sufficiente soffermarsi sul fatto che un’opera d’arte, ancora prima che essere tale, è un documento storico insostituibile per comprendere l’uomo, la società, in cui nacque. Documento insostituibile e attendibile. Infatti, se si volesse, per esempio, comprendere la storia della Francia del XVII, ci dicono molto di più i Pensieri di Pascal, le opere di Racine, Molier, in quanto in esse si avverte chiaramente la realtà vitale, spirituale della Francia di quell’epoca, e lo si avverte in maniera molto più efficace e coinvolgente rispetto, per esempio, ai dispacci degli Intendenti o alle note dei Ministri. E lo stesso si potrebbe dire per altre epoche e situazioni. Quindi la stessa distinzione tra storia e storia dell’arte ha più un’utilità didattica, tecnica, per così dire, rispetto all’effettiva unità tra esperienza storica ed esperienza artistica. Ne consegue che l’arte sottende a tutti i conflitti che sono propri della storia e delle situazioni che in essa si vengono a creare. Ma al tempo stesso l’arte li fa propri secondo le sue specifiche modalità di intervento e di espressione. Appartiene poi al tempo fare le sue particolari selezioni, il prevalere, per esempio, del Barocco rispetto al Realismo e viceversa. Gli stili sono proprio come gli uomini: hanno una nascita, uno sviluppo e poi una loro estinzione. Fattore questo, su cui ovviamente, non può esserci alcuna preveggenza o programmazione, tutto avviene spesso per un inesplicabile concatenarsi di avvenimenti, fenomeni, a volte persino casuali. E pur tuttavia da questo insieme scarsamente differenziato, convulso, di stimoli, avvenimenti, desideri, passioni, esistenze personali, scaturisce l’unità dell’opera d’arte, lo stile nella sua definita e percepibile configurazione. Una scultura gotica, un’architettura futurista, un acquedotto romano, hanno, infatti, dei tratti sostanziali ed inconfondibili che permettono allo storico di collocarli nella giusta epoca e nella giusta prospettiva di indagi- ne. Ma l’opera d’arte oltre ad essere parte piena dell’esperienza storica, viene concretamente realizzata in determinate condizioni ambientali, naturali. Ne consegue che l’artista entra in una personale relazione con queste situazioni, ne viene contagiato ed eventualmente stimolato a nuove forme di espressione. Gli esempi che si potrebbero citare in proposito sono innumerevoli, si pensi ai pittori impressionisti ed alla loro particolare relazione con la campagna francese o con Parigi, il mondo piccolo di Grizzana nell’Emilia che però, per Morandi diventa un suo infinito universo. Si avverte pertanto benissimo come questa relazione natura-ambiente sia importantissima per comprendere lo sviluppo di un linguaggio artistico, non solo quando esso presenti chiaramente una identità figurativa, ma anche quando esso si confronta con l’astrazione. Infine sussiste un‘altra dimensione del linguaggio estetico che concerne naturalmente la vita stessa dall’artista sia in riferimento alla sua dimensione biologica che psicologica. Ogni persona, infatti, ha un suo particolare modo di convivere con le sue esperienze interiori, con la struttura stessa del suo corpo e tutto questo non può naturalmente non rispecchiarsi nell’opera d’arte. Ecco quindi come la triade STORIA-NATURA-BIOLOGIA viene a determinare la nascita dell’opera d’arte come realtà unica ed irripetibile, frutto di specifiche e determinate condizioni. Ma, superato il momento della sua nascita, poi l’arte acquista il suo spazio pubblico, la sua realtà storica, per la quale viene riconosciuta, apprezzata e discussa. Da queste premesse possono, forse, scaturire nuove opportunità per comprendere la realtà artistica sia in riferimento al passato che per quanto concerne la situazione presente, lontano da superficiali schematismi o immotivate distinzioni. (Continua) Teodosio Martucci ARTECULTURA 17 L’inaugurazione del Museo del Disarmo a Cantalupo Ligure accolta d’armoniosa sorpresa che richiama anche il consenso di sindaci del circostante territorio. L’inizio culturale di un lungo cammino che per il prossimo 24 ottobre 2014 - 69° dell’ O.N.U. ri-programma la Giornata Mondiale Disarmo Per cui al cospetto di un evento culturale tanto importante quanto unico ai nostri inquieti giorni sorge spontanea e doverosa l’idea di rivolgere qualche domanda al Sindaco di Cantalupo 18 Ligure, Gian Piero Daglio che con la consueta franchezza ed ispirazione di pensiero che lo caratterizza ci risponde. Domanda Cosa significa per Lei essere oggi fiduciario di una Comunità come Cantalupo Ligure ? Risposta Essere Sindaco della mia piccola comunità significa per me riconoscere Dal basso di sinistra in senso orario: Una suggestiva veduta di Cantalupo Ligure, un particolare del Museo del Disarmo con opere esposte. Seguono al centro il Sindaco di Cantalupo Ligure, Gian Piero Daglio, tra il direttore di ARTECULTURA Giuseppe Martucci e il critico Teodosio, a destra. Ancora sulla destra seguono un gruppo di visitatori, l’attiva già Consigliera Fulvia Meinero con Giuseppe e Teodosio Martucci, a sinistra l’animato Consigliere Claudio Bergonzi, il Vice Sindaco di Cantalupo Ligure Teresa Neboli e l’entrata del Museo del Disarmo. ARTECULTURA un legame e una responsabilità civile nei confronti del mio territorio ed essendo nato in valle è dovere morale e valore aggiunto alle mie radici. Non voglio usare espressioni abusate di “persona al servizio” della collettività ma lo scopo e lo spirito che mi animano sono quelli di mettere a disposizione un po’ di tempo e i miei pochi talenti per migliorare se possibile il contesto sociale umano e culturale di questo territorio marginale. D. quindi Lei progetta un avvenire culturale coerente per i nostri giorni troppo inquieti di rivoluzioni e guerre che si pongono oltre il senso della ragione ? R. Certo nel nostro piccolo cerco di far emergere sempre i valori culturali (nel senso più ampio del termine), le scelte di fondo, gli obiettivi “strategici” pur lavorando sulla quotidianità e nelle difficoltà del presente che tutti i cittadini incontrano. Quando mi è possibile cerco di far emergere i valori profondi, le radici della nostra terra. Ad esempio quelli di una società contadina solidale e partecipe, valori che rischiano di essere coperti dal sedimentarsi di comportamenti che non rispecchiano l’autenticità della nostra storia personale sociale e civile. Ritengo importante essere attento ed aperto agli stimoli , senza pre-giudizio e diffidenze per chi come noi vive in un ambiente chiuso in un periodo storico di “inviluppo.” Ecco perché ho colto positivamente l’occasione che Voi di ARTECULTURA ci avete offerto; questa può essere una occasione di sviluppo culturale e di risveglio umano e…. poetico se volete). Senza farci illusioni che possa diventare una rivoluzione, di sicuro un buon agente di cambiamento. Importante è seminare per un futuro migliore, più consapevole. Allo stesso tempo il MUSEO DEL DISARMO fa partecipare il nostro piccolo comune alla riflessione che il mondo sta facendo e che dovrebbe “agire” con più determinazione sul tema universale della PACE. In questo modo il nostro isolamento si riduce e siamo in qualche modo partecipi della parte più viva ed umana della storia del pensiero della nostra epoca. D. L’auspicio che le Sue riflessioni per l’avvenire incontrino la loro buona finalità di realizzazione R. Certo alle idee occorre dare gambe per camminare; ma non possiamo che essere ottimisti lo dobbiamo a tutti coloro che credono nel nostro territorio, ai nostri figli e le risorse umane ci sono. Dobbiamo farle incontrare. Il Museo del Disarmo può essere l’occasione per una scintilla che rimetta in corsa un nuovo umanesimo in cui Cantalupo farà la sua parte. Quindi confidiamo di poter realizzare iniziative che confermino la nostra determinazione a procedere su questa strada che Giuseppe e Teodosio Martucci ci hanno dato la sicurezza della sua percorribilità risvegliando in tutti nuovi entusiasmi. GRAZIE A TUTTI VOI Cantalupo Ligure 23 agosto 2014 Al plaudente pensiero, che incontra la piena convergenza ideale della rivista ARTECULTURA, non possiamo che essere grati e riconoscenti per una sempre piu crescente collaborazione ai fini di vivificare al profondo del desiderio umano quella naturalezza di vita che l’intelligenza ed il cuore nella loro profondità domandano. Trattasi, dunque, di un problema culturale che si richiama al remoto quanto al presente dell’uomo, della sua vita, sempre ansiosa di raggiungere quell’equilibrio di pace che purtroppo tuttora manca. È risaputo che dallo scaglio della prima pietra la società umana sia giunta al terrificante della bomba atomica che mozza ogni fiato di una qualsiasi pur debole speranza per la quotidianitá della nostra vita. Il punto di vista per il quale l’idea e la realizzazione, di rendere sensibile la funzione di un Museo del Disarmo a Cantalupo Ligure, si pensa che sia la strada maestra per affrontare alle radici del suo incaglio una Cultura per la pace capace di realizzarsi oltre i confini degli attuali attriti che la rendono inefficace tra gli odierni stati. Un Museo del Disarmo che viene a realizzarsi per la singolare sensibilità del Sindaco Daglio e dei suoi collaboratori tra cui i Consiglieri Comunali Cesare Bergonzi, Fulvia Meinero e il Vice Sindaco, Teresa Neboli. Così l’auspicio che negli ottomila o piu comuni d’Italia si possano culturalmente realizzare tanti corrispettivi Musei del Disarmo. Potrebbe significare la via determinante affinché la pace sopraggiunga con il Disarmo in Italia e nel mondo. Questo perché ARTECULTURA ha sempre sostenuto di suo principio umano che fintanto che socialmente vi sarà un fucile si ripeterá l’orrore della guerra come in questi pericolosi momenti sociali si constata con l’immane pericolo che l’uomo possa essere annientato dalle possibilità vicine di un terzo conflitto mondiale, ovvero storicamente, a precisare, di un secondo conflitto mondiale mai effettivamente poi terminato. Sono momenti, questi, che le iniziative, come quella di ARTECULTURA in stretta collaborazione con il Comune di Cantalupo Ligure, originano da sensibilità intuitive particolari, a dirsi, un’avanguardia degli eventi che la coscienza della persona respinge ma che deviate decisioni sociali avverano poi nella sventura, di cui, per concludere, si direbbe che piangere il morto sono lacrime perse. L’invito pertanto a visitare il Museo del Disarmo di Cantalupo Ligure che per le sue attività culturali già programma per il 24 ottobre prossimo 69novesimo della nascita dellO.N.U., un importante convegno sulla GIORNATA MONDIALE DEL DISARMO. Per cui si ringrazia il Comune di Cantalupo Ligure per la sensibilità alla collaborazione. Giuseppe Martucci ARTECULTURA 19 LA COLLEZIONE BRUSON Pittura italiana XIX-XX sec. Parma, Fondazione Cariparma 28 settembre 2014 - 25 gennaio 2015 Il giorno 28 maggio 2014 un atto notarile controfirmato dalle parti ha sancito l’avvenuta donazione, da parte di Renato e Tita Bruson, della collezione d’arte di loro proprietà alla Fondazione Cariparma, collezione che verrà collocata nei locali della Fondazione che ha sede nel Palazzo Bossi Bocchi, nel cuore della storica città. La Collezione Renato Bruson è stata già trasferita nella sede della Fondazione, nei prossimi mesi sarà fatta oggetto di accurata catalogazione e indagine storica da Fernando Mazzocca e Carlo Sisi, incaricati dalla Fondazione di curare il catalogo della mostra temporanea che verrà allestita per il pubblico fino a tutto il 2014, dopo di ché la Donazione Renato Bruson sarà definitivamente collocata nelle sale dei piani superiori. La collezione di Renato e Tita Bruson è il frutto di costante e appassionata ricerca che ha permesso di creare dal nulla un corpus che negli anni si è arricchito sempre più mediante acquisti mirati e selezionati secondo una precisa direzione di scelta nell’ambito dell’arte pittorica italiana a cavallo tra il XIX e il XX secolo.La donazione comprende settanta opere; vi figurano importanti firme, ad esempio Giovanni Boldini (ben quattordici sono le opere del maestro ferrarese in collezione), Francesco Paolo Michetti, Giovanni Segantini, Pompeo Mariani; figurano anche nella collezione grandi macchiaioli toscani (Giovanni Fattori è presente con quattro opere), poi Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Niccolò Cannicci e importanti vedutisti veneti: i fratelli Guglielmo e Beppe Ciardi, Pietro Galter e Pietro Fragiacomo, Leonardo Bazzaro, Italico Brass e Ettore Tito. Marpanoza Info 0521 53 2112 Ettore Tito, Azzurri, Olio su tela, cm. 85 x 50 4 DAME PER I POLLAIOLO Milano, Museo Poldi Pezzoli 7 novembre 2014 - 16 febbraio 2015 La mostra dedicata ai fratelli Pollaiolo, una delle più importanti mostre realizzate, con il sostegno di Fondazione Bracco, nella storia del Museo Poldi Pezzoli, vedrà riuniti e messi a confronto, per la prima volta nella loro storia, tutti i quattro bellissimi ritratti femminili riferibili alla mano di Antonio e di Piero del Pollaiolo, grazie ai prestiti straordinari della Gemäldegalerie di Berlino, del Metropolitan Museum of Art di New York e della Galleria degli Uffizi di Firenze. Protagonista, con quelli delle altre tre signore, il celebre e affascinante Ritratto di dama, fra i maggiori capolavori della ritrattistica fiorentina della seconda Ritratto, Museo degli Uffizi di Firenze 20 ARTECULTURA metà del Quattrocento e assurto a simbolo stesso del museo milanese, che dal 25 luglio ritorna nella sua sede dopo la trasferta giapponese. L’esposizione presenta inoltre una serie di dipinti, sculture, disegni, incisioni, oreficerie e ricami di grande qualità, a testimonianza dell’ampiezza e della complessità del talento di Antonio del Pollaiolo e della sua bottega. I temi dell’alto artigianato, dell’eccellenza del made in Italy e del femminile saranno il corollario dell’esposizione, che vuole appassionare un pubblico nazionale e internazionale anche in vista di Expo 2015. Il Museo coinvolgerà le istituzioni milanesi in un progetto comune, attraverso la creazione di percorsi declina- Ritratto, New York, Metropolitan Museum ti su temi condivisi come quello della bellezza e grazie alla determinante collaborazione con il Comune di Milano, che metterà a disposizione spazi della città per eventi speciali rivolti a tutto il pubblico. In questo progetto sono inoltre partner del Poldi Pezzoli: l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze, il Museo del Louvre di Parigi, la National Gallery di Londra e il Museo Nazionale del Bargello di Firenze. Date la spettacolarità e la straordinarietà del progetto, il Museo è ancora disponibile ad accogliere altri partner che volessero affiancarsi nel sostegno a questa eccezionale esposizione. Una rassegna di suggestiva tensione culturale e psicologica. Info 02 794 889 Ritratto del Poldi Pezzoli di Milano Ritratto, Gemaldegalerie, Berlino “LA CLEMENZA DI TITO”: MOLTO PER QUASI TUTTI, TROPPO POCO PER MOZART Morto Giuseppe II d’Austria, l’imperatore “illuminato” figlio di Maria Teresa e amante della musica (sì, insomma, quello che si vede nel film “Amadeus”), Mozart ricevette l’incarico di comporre un’opera per celebrare l’incoronazione a re di Boemia del nuovo imperatore Leopoldo II, fratello del defunto. Nonostante stesse scrivendo “Il flauto magico”, Mozart accettò di buon grado, forse spinto anche dal puntiglio di mettere mano a un incarico che in un primo momento era stato affidato a Salieri. Il problema stava nella scelta del soggetto. Terminata la formidabile e irripetibile collaborazione con il re dei librettisti, cioè con Lorenzo Da Ponte, Mozart ripiegò su un vecchio libretto di Metastasio, prestigioso sì, ma talmente datato da richiedere una robusta revisione da parte di Valentino Mazzolà. Ecco così, dopo quella di Gluck (1752), vedere sotto la luce alquanto fioca dei palcoscenici di allora una nuova “La clemenza di Tito” (1791), scritta ovviamente a tempo di record. E qua occorre intendersi: premesso che non si possono ritenere banali le opere giovanili di Mozart visto il loro buon livello, il compositore salisburghese, dopo il noioso “Idomeneo” e il brioso ma non eccezionale “Il ratto del serraglio”, sarebbe stato ugualmente considerato il genio della musica che conosciamo, ma non un grande operista, non ci fossero stati tre capolavori quali “Le nozze di Figaro”, “Don Giovanni” e “Così fan tutte”, ovviamente su libretto di Da Ponte. Confermare tali risultati si è però rivelato arduo per un autore dalla salute sempre più cagionevole (di lì a tre mesi sarebbe morto), distratto dal pasticcio para-massonico del libretto de “Il flauto magico”, e con il di più di un Requiem lasciato infatti incompiuto. “La clemenza di Tito” è quindi nata in condizioni non ottimali, e ne ha risentito. Le vicende legate all’ascesa al trono di Tito, figlio di Vespasiano, si susseguono in un equivoco di passioni che stravolgono amori e amicizie. Il nuovo imperatore deve, per la ragion di stato, abbandonare l’amata Berenice, principessa ebrea vittima antelitteram della “sindrome di Stoccolma”, visto che proprio Tito aveva distrutto Gerusalemme e disperso il suo popolo. Sempre per ragion di stato dovrà inoltre sposare una donna degna del suo lignaggio, ma la prescelta, Servilia, è sentimentalmente legata ad Annio, e Tito sa con generosità farsene una ragione e benedire il loro amore. Decide perciò di sposare la nobile Vitellia, che però, sconvolta per non essere stata la prescelta, già aveva armato la mano del proprio spasimante Sesto per fargli uccidere l’imperatore, e ormai non riesce a fermare l’innamorato sicario, che assassina un senatore scambiandolo per Tito e incendia il Campidoglio. Insomma il solito guazzabuglio operistico, lontanissimo dalle linearità e dalle finezze dapontiane, con un finale salvifico in cui Tito perdona tutti e si appresta a regnare per i pochi anni che la sorte gli ha riservato. Il problema è che Mozart con questa composizione è regredito fino alle strutture tipiche del barocco più tradizionale, i troppi recitativi a far da cornice a una musica certo di alto livello, L’Imperatore Romano Tito ma con un che di scontato che tradisce i limiti dell’ispirazione. L’opera è in ogni caso godibile e, dimenticando il nome del compositore, la si può ancora apprezzare. Ne esiste una raffinata versione in DVD ambientata fra le Terme di Caracalla, la Villa di Adriano e il Foro, con la strepitosa Tatiana Troyanos nel ruolo di Sesto e la pin-up soprano Carol Neblett nei panni di una bella da vedere, ma alquanto ingolata Vitellia, e non si può che consigliarla, non fosse altro che per confermare o smentire quanto sopra affermato. Giovanni Chiara ARTECULTURA 21 Giovanni Segantini, TRITTICO DELLE ALPI: LA NATURA Luigi Russolo, LO STESSO PAESAGGIO AI PRIMI RAGGI DI SOLE, 1940, olio su tavola Ascona, Museo d’Arte Comunale 14 settembre - 7 dicembre 2014 La mostra sarà in grado di offrire un’ampia panoramica dell’attività e del pensiero russoliano. Una particolare, quanto inedita, attenzione sarà riservata alla produzione pittorica degli anni quaranta, trascorsi a Cerro di Laveno sul lago Maggiore. Tale produzione, definita dall’artista stesso “classico-moderna” - dopo il suo incontro a Parigi avvenuto alla fine degli anni venti con il magnetista teosofo Guido Torre - può essere meglio compresa alla luce dei presupposti filosofici che ne hanno consentito la nasci- Luigi Russolo UN RAZIONALE E SENSITIVO MONDO ta e lo sviluppo. Fanno parte di questo percorso di analisi, le letture di Russolo, le sue riflessioni espresse nel trattato Al di là della materia di cui i Diari, recentemente ritrovati, forniscono un interessante laboratorio di preparazione. La mostra evidenzierà la continuità piuttosto che le fratture nell’opera di Luigi Russolo: la spiritualità nell’arte accompagnerà l’artista in tutta la sua evoluzione creativa, dalla prima suggestione simbolista al momento proto-futurista, ad alcuni aspetti della teorizzazione futurista, alla tematica cosmica, fino ai pacificati dipinti “classico-moderni”. Aoristias Info www.museoascona.ch 22 ARTECULTURA Giovanni Segantini LA POESIA DELLA NATURA Milano, Palazzo Reale 18 settembre 2014 - 18 gennaio 2015 Artista di straordinaria notorietà in vita, dimenticato e poi riscoperto dalla critica nostrana e internazionale in varie fasi del Novecento, Giovanni Segantini è il protagonista della grande mostra antologica prodotta per l’imminente autunno da Comune di Milano – Cultura, Palazzo Reale, Skira editore e Fondazione Antonio Mazzotta. Curata da Annie-Paule Quinsac, autrice del catalogo ragionato, maggior esperta di Segantini, a cui ha dedicato quasi mezzo secolo di studi e otto mostre in tutto il mondo, in collaborazione con Diana Segantini, che del bisnonno si occupa con entusiasmo da alcuni anni, la mostra presenta per la prima volta a Milano 120 opere da importanti musei e collezioni private europee e statunitensi, divise in otto sezioni, ciascuna dedicata ad un aspetto dell’arte di Segantini e rappresentata da alcuni dei maggiori capolavori del grande artista, di cui molti mai esposti in Italia o esposti oltre un secolo fa. Scopo della rassegna è offrire al grande pubblico e agli studiosi la panoramica più completa dell’opera di Segantini e farlo così scoprire, o riscoprire, nella sua straordinaria arte. Milano è centrale nella breve e intensa vicenda dell’artista che, nato ad Arco di Trento nel 1858, muore appena quarantunenne nel 1899 in Engadina, lontano dall’Italia a cui aveva chiesto per anni, senza successo, il passapor- to. A Milano arriva nel 1865 a sette anni e se ne andrà nel 1881 per trasferirsi prima in Brianza e in seguito in Engadina. Vi resta dunque diciassette anni, fondamentali per lo sviluppo della sua carriera artistica e per la sua fortuna mercantile. Milano rimarrà il fulcro della parabola segantiniana, la perenne finestra sul mondo dell’arte. Milano è infatti il luogo dove Segantini preferisce esporre; dove ha sede la galleria Grubicy che, tramite Vittore prima ed Alberto poi, lo sostiene e introduce alla borghesia illuminata lombarda, facendogli conoscere, attraverso pubblicazioni e riproduzioni, la maggiore arte contemporanea europea da Millet, cui sarà spesso accostato, alla Scuola di Barbizon sino a quella olandese; a Milano assimila le nuove tendenze artistiche, dapprima la suggestiva Scapigliatura, poi il Divisionismo, di cui sarà considerato il corifeo, sino al Simbolismo, che rielaborerà in modo personalissimo e visionario. Tuttavia alla città stessa Segantini dedica pochi paesaggi, tutti presenti in mostra. La mostra di Milano a Palazzo Reale vuole rendere omaggio a uno dei maggiori artisti europei del secondo Ottocento che “in meno di vent’anni di attività ha espresso – conclude Quinsac – tutte le angosce e i fermenti della sua epoca in un linguaggio che, teso tra innovazione e tradizione, risulta di una forza senza ulteriori esempi”. Info 02 0202 Lissone, MAC - Museo d’Arte Contem. Sino al 21 dicembre 2014 Nuove opere e interventi installativi studiati appositamente per il MAC di Lissone arricchiscono il secondo appuntamento de Il collasso dell’entropia. L’obiettivo è quello di trasformare tutto il museo in superficie espositiva, ossia in uno spazio in cui i fruitori possano fare esperienza dell’intero complesso architettonico. Dal mese di febbraio, una ricca e variegata proposta di opere ha iniziato a trasformare il museo in un grande contenitore. Alle opere di vari artisti come Arruzzo, Carboni, Coser, Consani, Dal Molin, Dall’O, Gligorov, Grassino, Hernández, Eškinja, Gilberti, Kehrer, Mazzonelli, Persiani, Sal, Serusi, Spanghero, Spinelli e Termini si affiancano ora quelle di una dozzina di altri COLLASSO DELL’ENTROPIA autori. Tra gli interventi site-specific si segnalano quelli di Oppy De Bernardo, Mirko Canesi, Matteo Bergamasco, Fabrizio Prevedello e Andreco. De Bernardo, ripropone la bella installazione Scacciapensieri esposta al Museo Cantonale d’Arte di Lugano e qui riadattata per gli spazi del MAC; il progetto affronta in modo obliquo il tema della morte che affligge la nostra società e tutta la cultura occidentale. Canesi interviene sulle foglie e sui fusti di alcune piante d’appartamento generando un’ibridazione che sposa le dinamiche della Green Art e della Viral Art. Sfruttando un interstizio del museo, Bergamasco ha deciso di “occultare” un grande quadro effigiante una stanza contenente un grande arazzo di alberi e uccelli che potrà essere visto spiando da un foro praticato su un pannello. Già presente con una video-installazione alla prima inaugurazione della rassegna, Prevedello si riappropria dello spazio a lui assegnato per realizzare un inedito ambiente scultoreo.Ispirandosi all'energia potenziale, Andreco ha dipinto una serie di macigni che suggeriscono un senso di instabilità (l'irregolare sovrapposizione dei massi suggerisce una “tensione” dovuta all'equilibrio precario della struttura e della posizione statica degli elementi che la compongono). Info 039 7397 368 FONTANA - VASARELY DUE MONDI A CONFRONTO Lucio Fontana, Concetto Spaziale Natura 1959-1960 Victor Vasarely, Scultura alla Stazione di Budapest Acri (Cs) / Museo MACA 12 luglio - 19 ottobre 2014 Il MACA di Acri/Cosenza ospita una mostra dall’importante valenza culturale, che si pone l’obiettivo di gettar luce su due figure di assoluto primo piano del panorama artistico internazionale della seconda metà del Novecento – Lucio Fontana e Victor Vasarely –, intendendoli quali maestri e fonti di ispirazione di molti dei nomi che hanno animato Parigi, Milano e Venezia, le capitali dell’arte europea tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Attraverso una collezione di circa settanta opere, la mostra, a cura di Valmore Zordan, rende omaggio a due rivoluzionari interpreti, in ambito artistico e culturale, del desiderio di cambiamento derivante dalle nuove scoperte scientifiche e tecnologiche e dalle nuove esplorazioni spaziali che hanno animato l’Occidente e il mondo intero in seguito alla fine della Seconda Guerra Mondiale. « La grandezza delle idee di Fontana e Vasarely – scrive la curatrice –, di origini lontanissime l’uno dall’altro – argentino il primo e ungherese il secondo –, ma accomunati dal viaggio verso i centri nevralgici dell’arte occidentale – Milano e Parigi –, è riuscita a influenzare molti giovani artisti, che pur dimostrando la propria originalità hanno espresso nelle loro opere le idee formative dei due grandi maestri ».La visione poetica di Fontana esercita una fortissima influenza negli ambienti dell’arte sia con lo Spazialismo, così come concepito nei vari manifesti (tra cui: Manifesto Blanco, Buenos Aires 1946; Manifesto dell'Arte Spaziale, Milano 1951; Movimento Spaziale per la Televisione, Milano 1952), sia su artisti come Manzoni, Castellani, fondatori di Azimuth. La Op Art di Vasarely, la cui mostra a Buenos Aires del 1958 entusiasma molti artisti sudamericani, determina il trasferimento a Parigi di questi giovani artisti che frequentano attivamente il grande maestro seguendo, assieme a molti altri colleghi francesi, i dictat dell'arte ottico-cinetica. Spazialismo ed arte cinetica costituiscono, pertanto, due aspetti fondamentali della ricerca artistica del XX secolo che, sia pure da punti di vista differenti, si aprono al confronto con il mondo della scienza e della tecnica. Di conseguenza la tradizionale concezione romantica dell’arte, giunta con l’informale alle sue estreme possibilità, viene abbandonata. L’arte, allora, diventa metodo, razionalità (Vasarely) oppure empirica sperimetazione dello spazio, del vuoto (Fontana). Da qui nuovi orizzonti si offrono alla ricerca estetica, con l’opportunità di nuove e stimolanti riflessioni. Artisti in mostra: I maestri: Victor Vasarely e Lucio Fontana. Area di influenza di Vasarely: Martha Boto, Enrique Careaga, Hugo Demarco, Horacio Garcia Rossi, Francesco Guerrieri, Julio Le Parc, Dario Perez-Flores, Francisco Sobrino, Jesus Raphael Soto, Joël Stein, Gregorio Vardanega, Yvaral. Area di influenza di Fontana: spazialismo veneto (Edmondo Bacci, Mario Deluigi, Ennio Finzi, Luciano Gaspari, Bruna Gasparini, Virgilio Guidi, Riccardo Licata, Gino Morandis, Saverio Rampin, Vinicio Vianello); spazialismo lombardo (Giuseppe Capogrossi, Roberto Crippa, Enrico Donati, Gianni Dova, Cesare Peverelli, Emilio Scanavino). ARTECULTURA 23 La Biennale Internazionale di Antiqua- riato di Roma, prevista a Palazzo Venezia dal 1° al 6 Ottobre e giunta alla sua nona edizione, inserendosi nel periodo della presidenza italiana del semestre europeo, si presenta in una veste tutta nuova che si focalizza su alcuni precisi punti cardine: eccellenza, internazionalizzazione, innovazione. La novità più importante rispetto alle edizioni precedenti è sicuramente una selezione molto più rigida di espositori ed opere per assicurare ai visitatori una mostra di qualità elevatissima caratterizzata da oggetti rari e ricercati, adatti a collezionisti e antiquari più esigenti. L’allestimento si adatterà a questa nuova filosofia concedendo agli espositori spazi più ampi che permettono di dare la giusta importanza ad BIENNALE ANTIQUARIATO DI ROMA ogni opera esposta. La Biennale vuole anche garantire ai propri espositori un pubblico capace di apprezzare l’eccellenza della mostra e per questo ha deciso di allargare i propri orizzonti in ambito internazionale coinvolgendo, attraverso inviti diretti e azioni di comunicazione mirate, un target di alto profilo proveniente da tutta Europa e dai principali mercati extra-europei. In quest’ottica, inoltre, l’organizzazione della Biennale si sta già muovendo per assicurare il certificato di libera circolazione alle opere in mostra già prima dell’apertura del 1° Ottobre, comportando così maggiore semplificazione all’acquisto delle opere da parte della clientela estera. Grande spazio verrà dedicato all’innovazione tecnologica: il rinnovato sito web si affianca all’attivazione di una app realizzata ad hoc per la Biennale che, attraverso un sistema di QR code, renderà accessibile da telefonino, tablet e pc, in mostra ed online, tutte le informazioni relative a ciascuna opera esposta. Una novità assoluta in Italia, frutto della collaborazione con ArtNetWorth. La Biennale di Antiquariato avrà nuovamente luogo nella splendida sede di Palazzo Venezia scelto per la preziosità dei suoi interni. Info 049 93 01 038 24 ARTECULTURA 1915-2015 CENTENARIO DI BURRI Iniziative, mostre, incontri Il 12 marzo 1915, a Città di Castello, nasceva Alberto Burri. Il Centenario della sua nascita è occasione per un ampio programma di iniziative che in diverse sedi italiane, europee e negli Stati Uniti ricorderanno il grande Maestro. Tra i momenti di maggior rilievo, la retrospettiva al prestigioso Guggenheim Museum di New York, che sarà successivamente riallestita in Germania e in Italia; un originale e simbolico momento celebrativo nella sua Città di Castello costituito da un convegno di studi e dal Summit internazionale degli Artisti; il restauro e completamento del Cretto di Gibellina accompagnati da una mostra palermitana al Riso; la ricostruzione a Milano del Teatro Continuo nel bel Parco Sempione; la pubblicazione del Catalogo Generale del Maestro e la lavorazione di un film a lui dedicato, oltre a momenti di approfondimento e confronto tra Burri e altri due grandi maestri dell’Alta Valle del Tevere: Piero della Francesca e Luca Signorelli. Le iniziative sono state messe a punto dalla Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri, presieduta dal prof. Bruno Corà, con sede a Città di Castello e si concretizzeranno grazie alla collaborazione di diversi Enti locali, tra cui la Regione Umbria, la Provincia di Perugia, il Comune e la Fondazione Cassa di Risparmio di Città di Castello, partner italiani e internazionali, sotto l’egida del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo. (Legge 14.04.2014, n. 63 Disposizioni per la celebrazione del centenario della nascita di Alberto Burri). Tutte le attività previste hanno lo scopo – come ha dichiarato Corà – di “far conoscere meglio l'opera e il contesto culturale entro cui Burri l'ha concepita e realizzata incidendo sull'arte contemporanea del XX secolo e oltre”.Il programma definitivo è già preciso nei suoi appuntamenti di maggior rilievo, promossi, gestiti o stimolati dalla Fondazione. Ad essi andranno a aggiungersi molte iniziative che soggetti diversi, in Italia ma anche all’estero, stanno mettendo autonomamente a punto per ricordare Burri nel suo primo centenario. Epicentro ideale delle iniziative sarà, naturalmente, Città di Castello dove la Alberto Burri al lavoro, 1977 (Foto di Aurelio Amendola) Fondazione ha sede e dove il Museo voluto dal maestro conserva e propone molte delle sue opere di maggior rilievo: momenti di approfondimento, attività didattiche, aperture straordinarie e diverse altre iniziative rivolte al territorio ma anche al turismo culturale sono previste da ora fino alla primavera del 2016, dando vita a quello che già viene denominato l' “anno lungo” di Burri.Nel decimo anniversario della scomparsa (2005), sono le Scuderie del Quirinale a rendere omaggio al grande Maestro italiano, con una mostra volta a testimoniare come la sua opera abbia dato un profondo contributo all'arte del XX secolo in ambito internazionale. La mostra intitolata "Burri. Gli artisti e la materia", a cura di Maurizio Calvesi e Italo Tomassoni, realizza un interessante confronto fra grandi e ospita tra gli altri opere di Robert Rauschenberg (probabilmente influenzato dal Maestro italiano in alcune composizioni degli anni sessanta e '70), Antoni Tàpies, Lucio Fontana, Afro Basaldella, Joseph Beuys, Piero Manzoni, Anselm Kiefer, Damien Hirst etc. Info www.studioesseci.net Aoristias L'AUTODIDATTA NELLA STORIA Personaggi, avventure, intuizioni « L'Italia va avanti perché ci sono i fessi. I fessi lavorano, pagano, crepano. Chi fa la figura di mandare avanti l'Italia sono i furbi, che non fanno nulla, spendono e se la godono » (da Codice della vita italiana, capitolo I, "Dei furbi e dei fessi") Nato "per caso" (come amava dire) a Perugia da genitori senesi, Prezzolini si trova, dato il mestiere del padre Luigi (rivestiva la carica di prefetto), a spostarsi di città in città. Persa la madre, Elena Pianigiani, ad appena tre anni, Prezzolini cresce studiando privatamente nella fornita biblioteca del padre. Nel 1899 abbandona gli studi liceali; a Firenze conosce Giovanni Papini, da cui lo separa un solo anno di età. Nasce una duratura amicizia. L'anno seguente Prezzolini perde il padre. Tra il 1900 e il 1905 compie numerosi viaggi in Francia; perfeziona il francese a Grenoble. Nel 1903, ad appena 21 anni, inizia l'attività di giornalista ed editore: assieme a Papini fonda a Firenze la rivista culturale Leonardo, pubblicata fino al 1908. Collabora a Il Regno (1903-1906). Nel 1904 scrive la Prefazione-Manifesto della nuova rivista Hermes di Enrico Corradini. In questo periodo pubblica i suoi primi scritti e conosce Benedetto Croce, che influenza profondamente il suo pensiero. Nel 1905 si sposa con la milanese Dolores Faconti e si trasferisce a Perugia. Successivamente trascorre alcuni periodi a Parigi, dove entra in contatto con alcuni grandi uomini della cultura francese del tempo, fra cui Georges Sorel ed Henri Bergson. Tornato in Italia, nel 1908 fonda La Voce, rivista da lui diretta fino al dicembre 1913, e che durante il suo periodo di esistenza (verrà pubblicata fino al 1916) spazierà su temi legati alla letteratura, politica e società. Nel 1914 lascia la direzione de La Voce e si trasferisce a Roma, dove lavora come corrispondente de Il Popolo d'Italia (all'epoca foglio socialista). Nel 1915, nell'imminenza della nascita del secondo figlio, Giuliano, ritorna a Firenze. Dirige La Voce. Svolge l'incarico di istruttore delle truppe. Dopo la disfatta di Caporetto fa domanda PREZZOLINI Lo scrittore Giuseppe Prezzolini per andare al fronte. Nel 1918 è con gli arditi sul monte Grappa e sul Piave. Al termine del conflitto ricopre il grado di capitano del Regio Esercito. Nel 1919 fonda a Roma la «Società Anonima Editrice "La Voce"», con annesso l'Istituto Bibliografico Italiano, struttura di consulenza biografica e editoriale. Nel settembre 1922 (siamo a un mese dalla marcia su Roma), Prezzolini scrive una lettera, pubblicata su La Rivoluzione liberale (n. 28, 28 settembre 1922), avanzando l'ipotesi di una Società degli Apoti, cioè di individui liberi, raggruppati tra loro, che non parteggiano, che vogliono differenziarsi dalla vita e dalla malavita pubblica contemporanea per poter valutare l'attualità politica e la cronaca contingente con chiarezza e imparzialità. Ne nacque un dibattito che coinvolse anche Piero Gobetti (direttore della rivista) e don Luigi Sturzo. Il 28 ottobre il fascismo prende il potere in Italia. Nel 1923 Prezzolini compie il suo primo viaggio negli Stati Uniti, chiamato per un corso estivo alla Columbia University di New York. Nel 1925 è nominato rappresentante per l'Italia presso un'istituzione culturale, l'«Istituto Internazionale della Cooperazione Intellettuale», emanazione della Società delle Nazioni (l'antesignana dell'ONU), nonostante il parere contrario del governo fascista, e si trasferisce a Parigi con la famiglia. Nell'estate del 1927 ritorna alla Columbia University per altri corsi. Nel 1929 ottiene un incarico annuale presso l'università americana e si trasferisce da Parigi a New York con la famiglia. Assu- me la direzione della Casa Italiana alla Columbia University. Tornerà in Europa ogni estate fino al 1938 (Nel 1936 trascorre un anno sabbatico in Italia). Frutto del suo lavoro di ricerca sarà il Repertorio bibliografico della storia e della critica della letteratura italiana dal 1903 al 1942, pubblicato nel 1946. Nel gennaio 1940 diventa cittadino americano e dà le dimissioni da direttore della Casa Italiana. Continua ad insegnare alla Columbia University. Nel 1948 l'ateneo newyorchese lo nomina «professore emerito» di italianistica. Nel frattempo ha avviato collaborazioni con alcuni giornali italiani. Fin dal dicembre 1945 scrive sul quotidiano romano Il Tempo. Nel 1950 è uno dei primi collaboratori del nuovo periodico Il Borghese, di Leo Longanesi. Nel 1955 torna in Italia per allacciare rapporti con i quotidiani La Nazione e il Resto del Carlino, e soprattutto con case editrici, ai fini della pubblicazione delle sue opere nella penisola. Nel 1962 muore la prima moglie. Si risposa con Gioconda ("Jackie") Savini e lascia definitivamente gli Stati Uniti dopo oltre 25 anni di permanenza. Torna in Italia e si stabilisce a Vietri sul Mare, sulla costiera amalfitana. Si trasferisce nel 1968 a Lugano, in Svizzera. Nel 1981 muore la seconda moglie. Il 27 gennaio 1982 Prezzolini compie cent'anni. Muore il 14 luglio dello stesso anno. Tra le sue opere maggiori: i memoriali Dopo Caporetto (1919) e Vittorio Veneto (1920); diversi saggi, come La cultura italiana (scritto con Giovanni Papini, 1906) e le opere del periodo americano (America in pantofole, 1950; L'italiano inutile, 1953) e il Manifesto dei conservatori e le quattro biografie su Giovanni Papini, Benito Mussolini, Giovanni Amendola e Benedetto Croce. Il suo archivio ed epistolario è stato donato alla Biblioteca cantonale di Lugano, dove è tuttora conservato. Bibliografia:Rossi, Ernesto. Giuseppe Prezzolini : uomo senza pregiudizi. Firenze, La nuova Italia, 1962; Sangiuliano, Gennaro. Giuseppe Prezzolini: l'anarchico conservatore. Milano, Mursia, 2008 ARTECULTURA 25 Nei luoghi dell’immagine a cura di Aoristias ARS AEVI PROGRESS Al Museo Pecci di Milano le opere di Vahram Aghasyan, Marco Bagnoli, Maja Bajevic, Bizhan Bassiri, IRWIN, Dean Jokanovic Toumin, Joseph Kosuth, Jannis Kounellis, Felice Levini, Michelangelo Pistoletto, Remo Salvadori, Ilija Soskic e il disegno di Renzo Piano per la nuova sede del Museo ARS AEVI a Sarajevo, compongono un nuovo capitolo della storia esaltante e travagliata di questa straordinaria impresa culturale, sviluppata sotto l'egida dell'UNESCO per risvegliare le coscienze e dare l'avvio ad una civiltà del confronto e del dialogo nella città simbolo di numerose guerre dei Balcani dall'inizio alla fine del XX secolo. Sino al 13 settembre 2014. Info 0574 531 828 LOPEZ GARCIA - CARAVAGGIO Definito come “il più grande dei pittori realisti” da Robert Hughes nel “New York Times” o semplicemente “il più grande artista vivente” da Vittorio Sgarbi- e individuato giovanissimo dal critico Giovanni Testori-Antonio López García ha dichiarato recentemente che “siamo nel crepuscolo. Gli Dèi sono andati via” rivendicando la grandezza che solo l’essere umano può dimostrare nella quotidianità. La Cena rappresenta un momento della vita quotidiana ed è occasione per rivendicare il diritto a raccontare la vita così come ci è donata, nell’incessante trasformarsi della materia che impedisce all’artista di terminare l’opera. Grazie ad un inedito allestimento che vede La Cena di López García di fronte alla Cena in Emmaus di Caravaggio, il pubblico ha assistito a un dialogo senza precedenti tra due Maestri della realtà, a partire da un soggetto iconografico caro anche all’Expo 2015. L’esposizione si è conclusa lo scorso 7 settembre. Milano, Pinacoteca di Brera. Info 02 722 631 YANN ARTHUS BERTRAND La mostra è un racconto in immagini realizzate da Yann Arthus Bertrand. Trattasi di un’esplorazione del nostro pianeta attraverso 103 fotografie a colori, di grandi dimensioni, che fanno parte del più ampio progetto La Terra vista dal cielo - La Terre vue du ciel: un inventario dei più bei paesaggi del mondo fotografati dall’alto, con lo scopo di testimoniarne la bellezza e di preservarla attraverso un costante lavoro di monitoraggio dei luoghi. Milano, Museo di Storia Naturale. Sino al 19 ottobre. Info 02 8846 3337 26 ARTECULTURA MARIA GUSMAO & PEDRO PAIVA La mostra è dedicata al duo di artisti Joao Maria Gusmao e Pedro Paiva che con la loro presenza all’ultima Biennale di Venezia si sono contraddistinti per la capacità di utilizzare in modo originale e unico il linguaggio del cinema e delle installazioni. Il percorso dell’esposizione si snoda attraverso diversi ambienti e comprende un ampio numero di opere realizzate tra il 2004 e il 2014, tra cui decine di film in pellicola, tre Camera Obscura (ambienti che richiamano le origini del cinema e della fotografia) e un piccolo cinema. In occasione della mostra gli artisti hanno prodotto dieci opere inedite, tra cui un film girato nell’arcipelago di Sao Tomé e Principe, ex colonia portoghese nel Golfo di Guinea. Milano, Hangar Bicocca. Sino al 26 ottobre 2014. Info 02 66 111 573 LUCA PIGNATELLI A Milano, M77 Gallery (via Mecenate 77) - un nuovo spazio espositivo per l’arte contemporanea italiana e internazionale – apre al pubblico con la mostra di Luca Pignatelli, uno tra i più interessanti artisti, contraddistintosi negli ultimi vent’anni per la capacità di intraprendere una ricerca originale, ricca di riflessioni e di spunti critici sul tema della memoria. L’esposizione - in programma dal 30 maggio al 27 settembre 2014 - dal titolo Off paper presenta, per la prima volta, un’ampia selezione di opere su carta. La carta impressiona le visioni di Luca Pignatelli, conseguite inseguendo tracce disposte nei cassetti della memoria, individuate indagando nelle frequenze dello spazio tempo, sintonizzate nella ciclicità di eventi della variegata contemporaneità occidentale. Info 02 8457 1243 DADAMAINO La mostra presenta circa 25 Volumi di Dadamaino, realizzati tra il 1958 e il 1960. Con questo termine, che identifica le opere prodotte da Dadamaino a cavallo della fine degli anni Cinquanta e dell’inizio degli anni Sessanta del Novecento (le prime che la fanno conoscere al pubblico, e con le quali passa in modo improvviso dal figurativo alla sperimentazione sul supporto), l’artista chiarisce fin dal nome il suo intento. Che è quello di lavorare sulla tridimensionalità dello spazio fisico, sull'estensione: non tagli o buchi, come nel lavoro che Fontana porta avanti da almeno dieci anni, o superfici, come nell'opera di Castellani, ma figure, quasi sempre ovoidali, ritagliate a mano sulla tela, dai contorni imprecisi, che svuotano la tela fino a rivelarne il telaio, trasformando il quadro in struttura pura, in cui il vuoto ha più spazio della tela. Milano, Studio Guastalla. Sino al 27 settembre 2014. Info 02 780 918 FORMA SPAZIO MATERIA COLORE Le sculture esposte dall’11 giugno al 21 settembre nella Sala 9 di Cantiere del ’900 (Milano, Gallerie d’Italia, Piazza Scala) – una ventina di lavori esemplari di autori e tendenze diverse, selezionati dalla collezione Intesa Sanpaolo – evidenziano due direzioni, complementari e intrecciate. Una riguarda l’invenzione e la costruzione di uno spazio, interno e rappresentato, con il quale le forme si definiscono in modo quasi architettonico.L’altra vede il ricorso al colore come fattore intrinseco delle materie, in un confronto con i mezzi della pittura. In mostra opere di: Gabriella Benedini, Andrea Cascella, Ettore Colla, Alex Corno, Vittorio Corsini, Chiara Dynys, Agenore Fabbri, Alberto Ghinzani, Carlo Guaita, Giuseppe Maraniello, Eliseo Mattiacci, Mirko, Arnaldo e Giò Pomodoro, Amilcare Rambelli, Giancarlo Sangregorio, Francesco Somaini, Giuseppe Spagnulo, Mauro Staccioli, Giuseppe Uncini, Walter Valentini. Info 800 167 619 BERENGO GARDIN Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Fondazione Forma per la Fotografia e Contrasto mette in mostra fino al 28 settembre 2014, negli ambienti del piano terra di Villa Necchi Campiglio, bene del FAI nel cuore di Milano, ventisette fotografie di Gianni Berengo Gardin scattate tra il 2012 e il 2014, che ritraggono il quotidiano usurpante passaggio di mastodontiche navi da crociera nel Canale della Giudecca di Venezia. Una mostra di grande impatto che intende far riflettere su questi mostri che quotidianamente minacciano Venezia, che con i loro “inchini” fanno tremare più volte al giorno i suoi preziosi monumenti, che con i loro volumi producono onde e correnti sottomarine che logorano le delicate fondamenta della città, e che con i loro motori inquinano l’aria. Sino al 28 settembre. Info 02 76340 121 RITRATTO DI GRUPPO L’esposizione, aperta al pubblico fino al 28 settembre 2014 presso gli spazi espositivi al primo piano di Palazzo Morando, lato via Bagutta a Milano, ospita una selezione di abiti e accessori provenienti dalla collezione privata della gallerista e storica dell’arte milanese Claudia Gian Ferrari. La collezione, donata a Palazzo Morando, dialoga con i progetti realizzati dagli studenti del Biennio specialistico in Fashion and Textile Design di NABA. Info 02 884 62330 DIPINTI TOSCANI E FERRARESI Venezia, Palazzo Cini. La Galleria per la riapertura avrà un “ospite” illustre: il capolavoro di Agnolo Bronzino Ritratto di giovane con liuto proveniente dalla Galleria degli Uffizi di Firenze, Palazzo Cini. Il Ritratto di giovane con Liuto (1532-1534) in cui Bronzino ritrae il poeta e musicista Giovanni Battista Strozzi, è un’opera affascinante della giovinezza del pittore fiorentino, massimo esempio di un manierismo inteso come esasperazione della norma classica e dei codici visivi rinascimentali. Il dipinto della Galleria degli Uffizi, “ospite” d’eccezione per la nuova apertura di Palazzo Cini a San Vio, dialoga perfettamente con la ritrattistica del maestro Pontormo, in particolare con il Doppio ritratto di amici, uno dei capolavori del rinascimento toscano. Sino al 2 novembre 2014 - Info 041 2710 229 GENESI - SEBASTIAO SALGADO Il percorso espositivo presenta una serie di fotografie (tra cui molte di paesaggio) realizzate da Salgado con lo scopo di immortalare un mondo in cui natura ed esseri viventi vivono ancora in equilibrio con l’ambiente. Una parte del suo lavoro è rivolto agli animali che sono impressi nel suo obiettivo attraverso un lungo lavoro di immedesimazione con i loro habitat. Salgado ha infatti vissuto nelle Galapagos tra tartarughe giganti, iguane e leoni marini, ha viaggiato tra le zebre e gli animali selvatici che attraversano il Kenya e la Tanzania rispondendo al richiamo annuale della natura alla migrazione. Milano, Palazzo della Ragione. Sino al 2 novembre 2014 Info 02 433 53535 PARTECIPAZIONE E CONFRONTO ALLA PERSONALE DELLA PORTELLI Si è conclusa lo scorso 29 maggio nella Sala Olimpia Artecultura di Milano la significativa personale di Santina Portelli, presentata dai critici d’arte Teodosio e Giuseppe Martucci, con la presenza di Marina Ramonda e di molti altri amici ed estimatori dell’artista che non hanno voluto mancare a questo ulteriore, importante appuntamento con la pittura della Portelli. Una pittura nella quale il sentimento diventa stimolo indagatore della coscienza attraverso il ritmo espressivo della luce e del colore. Nella foto, al centro la pittrice Santina Portelli, in secondo piano da sinistra Teodosio Martucci, Marina Ramonda e Giuseppe Martucci alla serata inaugurale. All’Acanto di Pachino COLLETTIVA DI PRIMAVERA Le grandi mostre presso la Sala Esposizione “Acanto” di Pachino, con la regia di Giovanni Jurato, continuano. Dal 21 marzo al 21 aprile, la Collettiva di Primavera, con una operazione culturale di alto profilo, presenta alcuni fra i più quotati autori che operano nel campo dell’informale, chi in modo preminente, chi come momento di ricerca personale: Gaspare Calì, Toni Dallara, Beppe Guzzi, Simon Hart, Giovanni Jurato, Tano Mallia, Umberto Mastroianni, Teli (Wolfango Intelisano), Lino Tinè, Togo (Enzo Migneco). Di ogni artista teniamo un sintetico profilo, un pensiero, per delinearne la personalità espressiva: CALI’: dal paesaggio, trattato in modo molto personale, nel bisogno di sintesi compositiva naturalmente va quasi verso l’informale con purezza di linea e sorprendenti effetti cromatici. DALLARA: personalità complessa, dal canto non convenzionale - l’urlo si sente anche nelle tele - al dipingere oltre la forma, con pura pirotecnica cromatica. GUZZI: da una pittura molto materica, che fagocita la forma, passa felicemente ad una scrittura che si situa ai confini dell’informale. JURATO: svincolato dalla forma procede, non allontanandosi dalla sua elegante pennellata, verso un lirismo astratto. TINE’: della lezione di alcuni maestri fa tesoro per uno stile personale nel quale palpitano soffusi afflati poetici. TOGO: ovvero la gioia del colore di kandiskiana memoria. HART: spazia fra astratto, surreale e dittici vedoviani. MASTROIANNI: presenta uno strutturalismo d’antica radice con propensione futurista. MALLIA: talentuoso pittore, coglie l’essenziale della realtà che lo circonda in concerti compositivi abilmente orchestrati. TELLIS: romantico informale, in lui il colore quasi sfatto si ricompone in evanescenti atmosfere. Da quando l’Acanto ha aperto le porte in questa terra bella c’è un riferimento per gli estimatori dell’arte. Un riferimento certo, sul quale contare per occupare spazi di puro godimento estetico. E la primavera è il tempo ideale per lasciare le consuete cose e andare nei luoghi dell’anima. Salvatore Cagliola DIALOGO CON L’OMBRA. Titolo quanto mai pertinente per la notevole e ben documentata monografia che illustra la vita quotidiana, il pensiero artistico, la visione culturale di Lorenzo Garaventa (19131999), scultore genovese, nelle cui opere si può leggere in filigrana l’evoluzione stessa della scultura italiana del XX secolo. Alla Fondazione Garaventa, che si avvale della sensibile e competente direzione di Luisa Caprile, la suggestiva mission di consolidare nel tempo la ricerca sull’opera e sulla vita del Maestro a beneficio sia di quanti ebbero la fortuna di conoscerlo direttamente, sia dei giovani, per i quali rimane, come straordinaria Lorenzo Garaventa DIALOGO CON L’OMBRA testimonianza, la profondità e l’eleganza della sua scultura. Scultura nella quale si avverte, pur nell’evoluzione di forme e stili, una armonica compenetrazione di realtà figurativa e stilizzata astrazione. In Garaventa particolarmente sensibile è il richiamo ad un’idea di scultura nella quale i valori tipici della grande tradizione scultorea del passato possano convivere con i nuovi orizzonti che erano sorti con le sperimentali tendenze d’avanguardia. Sempre in lui la materia plastica è un mezzo per indagare l’uomo nella sua realtà psicologica e spirituale, nel fermento attivo della sua esistenza. Nella diversità dei materiali utilizzati, marmo, terracotta, cera persa, la lucida tensione plastica e formale dell’artista si riflette con ineguagliata determinazione. Garaventa appartiene a quella realtà artistica e visiva che non è possibile comprendere in riferimento alla classica configurazione normativa degli stili, quanto e soprattutto in rapporto a quell’energia di storia e di esistenza che quelle opzioni stilistiche possono concretamente inverare. Nello scorso febbraio 2014 al Museo dell’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova si è conclusa un’importante rassegna con la partecipazione di duecento artisti, promossa dall’omonima Fondazione Garaventa in collaborazione con il Museo dell’Accademia Ligustica delle Belle Arti, che ha ulteriormente suggellato la vigorosa e limpida realtà umana ed espressiva dell’insigne scultore. (Aoristias) Info 339 125 6497 ARTECULTURA 27 ARTE E NON-VIOLENZA / POESIA / PSICOPOESIA / SESSO / SOCIETA’ DEBITO PUBBLICO E RIFLESSIONI SU COME AMMORTIZZARLO Un argomento, questo, sul quale vorremmo interrogarci, che si pone un po’ fuori i nostri abituali interventi culturali, per cui le riflessioni vengono formulate non da esperti economisti ma puramente sulla base di esperienze vissute e del buon senso che si domanda sui quotidiani problemi della vita. Un argomento, tuttavia, che per essere compreso, perlomeno nei suoi motivi di principio, deve domandarsi sul percorso storico della nostra vita. E cominciare a riflettere su come mai, suppergiù, un secolo fa, quando in una famiglia di tre, quattro o cinque persone, bastava che lavorasse un padre fortunato e con il suo salario e il sacrificio al risparmio di tutta la famiglia, riusciva a far fronte alle necessarie spese ed anche a far sì che uno o due figli conseguisse un diploma o una laurea. Mentre in una famiglia dei nostri giorni, dove lavorano marito e moglie con i due salari, inflazionati, non riescono più a contenere le spese di una volta. La vita economica si è appesantita di molto, ed anche tenendo presente le diverse comodità attuali, che una volta mancavano, i conti non tornano affatto. L’inflazione del salario a confronto gli acquisti di un secolo addietro, attualmente si presenta sproporzionata anche di fronte a certi vantaggi di costume che una volta non c’erano. E di fatto si constata che attualmente una famiglia di due salari compra molto meno di quanto a confronto si faceva un tempo con uno solo. Considerazioni dalle quali occorre partire per penetrare il fenomeno dell’inflazione salariale prodotta a beneficio burocratico e della classe imprenditrice nel suo insieme mondiale e in particolare di quella nazionale, se si vuole risalire alla radice del nostro debito pubblico. Un debito per il quale non esistono salvatori, ma solo ragguagli di equilibrio economico sui quali riflettere se davvero si vuol risolvere nel giro di qualche anno e, forse, anche meno, il nostro immenso debito pubblico. E così, interrogandoci con 28 ARTECULTURA obbiettività e senza preferenza di parte, chiedersi cosa sia l’impresa e cosa la manodopera. Questo se si vuol comprendere che una società imprenditrice, ovvero il titolare di una qualsiasi attività, pongono per la struttura e l’andamento produttivo della fabbrica un certo potenziale capitale affinché tramite i mezzi di produzione e l’occupazione della manodopera si renda redditizio un piccolo o un grande complesso produttivo. Il principio non cambia. Chiarito l’essenziale, sugli elementi base, di avvio di una produzione si deve riflettere. Se inizialmente la manodopera era di 10 unità operative a distanza di 30 anni questa diventa di 500 tutto normale, benissimo. E questo spiega senza equivoco che la conduzione della fabbrica ha saputo operare con un certo scontato profitto che in una società di mercato riguarda diversi fattori: il ricambio sempre più adeguato dei mezzi di produzione (macchinari ed altro) e collaterali spese varie, nonché l’aspetto salariale dei dipendenti sul quale c’è da puntualizzare. Se nel tempo non si fosse resa disponibile l’assunzione delle altre 490 unità lavorative per eguagliare le attuali 500, poteva man mano il titolare della fabbrica aumentare la sua produzione con il crescente profitto pur avendo ammodernato l’azienda di tutti i macchinari d’avanguardia possibili? Si direbbe di no. In quanto la presenza umana, al di là di ogni considerazione, è sempre qualcosa di più del puro mezzo tecnico. Un decisivo fattore. L’idonea conduzione dell’azienda è il merito che ha dato possibilità a nuovi posti di lavoro ed è inutile negarlo. Ma tenendo presente, sotto questo aspetto, che la mente umana ha un valore superiore a qualsiasi congegno di produzione. Cosa si vuol dire con questo? Che la manodopera non riceve mai per quello che dà anche quando una busta paga può essere alquanto sproporzionata al rendimento. Una considerazione di principio e non contrattuale in quanto sotto questo aspetto diventa anche impossibile ipotizzarlo. Ma si fa presente, solo per analisi di finalità, che per fronteggiare oggi l’insopportabile peso del debito pubblico occorre far riferimento ai capitali aziendali nei quali permane sempre un residuo di compenso che la manodopera di principio accennato non percepisce mai, anche se un meccanico con la sua liquidazione potesse comprarsi il Duomo di Milano. Un ineguagliabile motivo di radice. Per chiarire che se lo Stato italiano domandasse ai circa 3 milioni di aziende della produzione nazionale un certo prestito a favore del debito pubblico, dentro a quel prestito vi è già un reale contributo di manodopera che in via di principio non ha mai percepito, per cui deve ritenersi del tutto esentata da ogni possibile nuovo contributo a superamento del debito pubblico. Debito il quale, in rapporto al capitale dell’azienda, dev’essere corrisposto in ben differenziate percentuali ad essa riferite. E corrisposto sotto forma di prestito decennale, senza interessi, ovvero contribuendo in minima parte a fondo perduto (10-20%) ed il restante (80-90%) sempre senza interessi, nel giro qualche decennio. Il necessario è liberare l’Italia dalla tagliola del debito pubblico senza disagiare economicamente nessuno. I soldi ci sono. E’ solo motivo di responsabilità da ambo le parti: lo Stato e le Aziende. Un secondo aspetto per sopperire al debito pubblico consiste nell’andare in direzione delle banche che non sono luoghi di produzione, ma di prestiti commerciali, dove si ricevono miliardi di fondi europei a basso tasso per poi offrirli ad interessi superiori senza sporcarsi mai le mani come un meccanico o vivere le tensioni di un imprenditore, alcuni dei quali, in acuti tempi di crisi, giunti persino al suicidio. L’umanità è un valore che si scopre e si corrisponde nei fatti e non una spigolosa propaganda. Sempre a riguardo delle banche è da ricordare che nello Stato italiano pur con tutte le sue varie carenze, l’esistenza delle Poste per depositi e prestiti può far benissimo fronte alle diverse operazioni economiche tramite i conti correnti postali idonei per corrispondere a tutte le operazioni possibili. Anzi, a riguardo, va sottolineato che se certi finanziamenti europei anziché destinarli alle banche venissero depositati nelle ragionerie degli uffici postali, con i risparmi degli interessi su cui le banche speculano affari di miliardi, si potrebbe affrontare benissimo e con una certa sollecitudine il superamento del nostro debito pubblico. Anche per risparmiare al nostro Paese, forse, sottili corruzioni portando a breve scadenza il totale ammortizzamento del nostro debito pubblico. Le due proposte, qui solo accennate, vanno anche considerate nella loro praticità. Infatti, non sono complicate e difficili da attuarsi quando solo si pensa che il debito pubblico sta portando l’Italia alla deriva ed alla sfiducia internazionale. Per cui occorrerebbe fare anche molto presto. Le competenze a questo riguardo pensiamo che alla Nazione non manchino. Il debito pubblico non l’ha originato la manodopera, ma una classe politica con poco senso dello stato, altrimenti il nostro Paese sarebbe senza il debito pubblico, come quando in una famiglia di 100 anni addietro, lavorava una sola persona e risparmiando di buon criterio, corrispondeva alle varie esigenze di pane e d’altro. Queste, dette in breve, sono le nostre riflessioni a riguardo il superamento del debito pubblico che ci attanaglia di preoccupazioni, che vanno certo ulteriormente approfondite di aspetti tecnici per una rapida attuazione fatta sulle due indicazioni che riteniamo possibili soluzioni. Il nostro intervento riguarda una facoltà di ricerca critica che ha fatto riflessione puramente su un personale buon senso che, posta nelle mani di competenze economiche specialiste, può configurarsi una favorevole proposta per liberare l’Italia, ed alla svelta, da tutti i pregiudizi, specialmente europei, che ci girano intorno. L’aspetto burocratico, già ampiamente discusso, è stato volutamente trascurato. Si confida su quanto esposto nell’attenzione istituzionale. Giuseppe Martucci IL LUOGO DEL MESE LE MADONIE Campi di ginestre nelle Madonie Le Madonie (in siciliano Li Marunìi) sono un massiccio montuoso nella parte settentrionale della Sicilia facenti parte dell'appennino siculo. Sono interamente ricomprese nella provincia di Palermo. L'appennino siculo, oltre alle Madonie comprende anche i monti Peloritani, i monti Nebrodi (nella provincia di Messina) e i monti di Palermo e del Trapanese. Il gruppo montuoso è costituito, nella sua parte centrale da un altopiano carsico che comprende le vette più alte della Sicilia dopo il vulcano Etna. Le Madonie costituiscono una delle aree di fondamentale importanza per l'approvvigionamento idrico di Palermo e di buona parte della sua area metropolitana. Infatti, sono numerosissime le manifestazioni sorgentizie presenti nelle Madonie, alcune delle quali con portate medie attorno agli 800 l/s, come ad esempio quella di Scillato che è captata dall'omonimo acquedotto. Di notevole importanza Il Parco delle Madonie.E’ un Parco naturale regionale previsto nel 1981 (dalla Legge regionale siciliana n.98) e istituito il 9 novembre del 1989; comprende quindici comuni della provincia di Palermo (Caltavuturo, Castelbuono, Castellana Sicula, Cefalù, Collesano, Geraci Siculo, Gratteri, Isnello, Petralia Soprana, Petralia Sottana, Polizzi Generosa, Pollina, San Mauro Castelverde, Scillato e Sclafani Ba- gni).Comprende il massiccio montuoso delle Madonie, situato sulla costa settentrionale siciliana, tra il corso dei fiumi Imera e Pollina.Il parco ospita oltre la metà delle specie vegetali siciliane, e in particolare gran parte di quelle presenti solo in Sicilia (come l'Abies nebrodensis in via di estinzione, nel Vallone Madonna degli Angeli). Per la fauna sono presenti oltre la metà delle specie di uccelli, tutte le specie di mammiferi e più della metà delle specie di invertebrati siciliane. Aoristias A differenza di oggi, dove il cantante si esibisce da solo in concerti, allestendo palcoscenici nelle piazze e negli stadi, negli anni’50 il personaggio più noto e meglio pagato usciva per ultimo sulla scena o sul palco della piazza, dopo l’avanspettacolo o gli sketch degli attori comici. Il più richiesto tra gli interpreti napoletani era senza dubbio Giacomo Rondinella, denominato “o chia gnazzaro” (perchè sembrava che piangesse durante l’esecuzione dei brani), anche perché interpretò numerosi film ed era popolarissimo. Ma ne cito anche altri che riscossero un buon successo nazionale e parteciparono ad alcune edizioni del Festival di Sanremo. Tra questi Sergio Bruni, raffinato ma per i miei gusti troppo la- Cantanti mentoso, e Roberto Murolo con la sua chitarra (peccato che per anni non potè esibirsi in scena per problemi con la giustizia ) col primo molto stimato da Eduardo che gli dedicò alcuni versi. Poi arrivò il re delle sceneggiate Mario Merola, che non ho mai ritenuto essere un grande e anche lui deve gran parte del suo successo al cinema e alla televisione. Da segnalare anche Mario Trevi (un imitatore di Bruni) che lanciò la canzone da me cantata ancora oggi perchè mi trasmette buon umore : ”Indifferentemente …si tu m’accidi io non ti dico niente…” Molti di questi cantanti erano però noti soprattutto a Napoli e dintorni, in quanto parteciparono a varie edizioni del Festival della canzone napoletana, che andò avanti negli anni fino al 1973 quando fu decretata la sua fine, per via delle tante polemiche sorte per le esclusioni, brogli, raccomandazioni, carte bollate, ecc. Nel 1960 Bruni lasciò il Festival perché il ”reuccio” Claudio Villa, che aveva preteso di cantare per ultimo, fu accontentato dagli organizzatori, dandola vinta al romano. Con l’avvento della televisione in bianco e nero, ma ancora prima con le trasmissioni radiofoniche, il pubblico napoletano divenne più esigente e desiderava sempre di più vedere sul palco “cantanti italiani”, anche se si esprimevano in un dubbio vernacolo napoletano. I più gettonati ed amati dal pubblico, specie da quello femminile erano Achille Togliani e Teddy Reno (con la canzone “Accarezzame”del 1954... tenga ‘a fronte che mi brucia..), negli anni cinquanta autentici divi, che mandavano in delirio le folle. Né si può dimenticare Nilla Pizzi,Gino Latilla, Carla Boni ed altri ancora. Nel periodo immediatamente successivo a questi interpreti, esplodeva Claudio Villa che, con la canzone “Granada”, fece piazza pulita di tanti suoi colleghi, ed era richiesto nelle piazze importanti non solo di Portici, ma di tutta la Campania. Antonio Fomez ARTECULTURA 29 Umanità poetica - Costume poetico “La poesia comincia dove finiscono le discriminazioni” Umanità poetica è uno spazio aperto alla divulgazione poetica interessata al dibattito sull'identificazione e il ruolo odierno della poesia. La franchezza e l'obiettività degli interventi, costituiscono per la redazione della Rivista la premessa per la pubblicazione. Per facilitare la partecipazione degli Autori interessati si suggerisce negli elaborati brevità e concisione. Per necessità di spazio la redazione si ritiene autorizzata a sintetizzare i testi rispettando il contenuto. La pubblicazione dei testi poetici ha puro carattere divulgativo, di stimolo culturale. La proprietà letteraria dei componimenti pubblicati rimane pertanto a tutti gli effetti di legge dei singoli Autori. . Dei componimenti pubblicati si tiene conto soprattutto dei contenuti culturali. ANTITESI CANTO DI RINASCITA Tessuto smunto Se spettri danzano lungo il Fiume e nubi di cloroformio stordiscono il cielo di casa mia, se non respirano, lievi i fiori di campo né si rincorrono pettirossi nel mio sangue aggrumato ruvido d’arsura Scolorati pensieri ove erompe silenzio Ma nel gran vuoto tracimano colloqui Ancora, scrivo. Maria Teresa Mosconi concedimi, Aurora LA TELEVISIONE GOVERNA La televisione governa Le tue emozioni Il "loro" lavoro Ti ruba il tempo di vita E si sorprendono assai Lacrime cristalline di rugiada e di sole che spàzzino dai sentieri di questa mia terra di latte e di pane fragrante di libertà le avite orme dello sciacallo Claudio Buttura 20 OTTOBRE 2006: ANNIVERSARIO DI UNA STRAGE Erano bambini: 204 sepolti sotto le macerie di una scuola di Gorla (Mi) (fra i quali qualche insegnante) data: 20 ottobre 1944. La strage fu di una inutile guerra, ove persero la vita questi innocenti. Arrivati con i loro grembiulini, ignari di ciò che fosse loro accaduto. Genitori e bimbi con saluti affettuosi e l’appuntamento per il ritorno, mai avvenuto. Lo strazio di cui Milano prese parte fu enorme. Eravamo in guerra e i bombardamenti si susseguivono, ma fra tutte, la più angosciante fu questa. Ora dopo una sesantina d’anni, sarebbe giusto avviare la costruzione di questo Museo, di cui si parla per non dimenticarli. Stefania Minotto MAL D’AUTUNNO Quando metti in discussione / la loro morale. OLGHISSIMISSIMA Le foglie cadono dalle piante Laggiù nei prati, Attraccata alla gogna del bisogno, gemellata al finto buonismo, calpesto ignuda il rasoio affilato e solo a tratti spuntato - dell’ingiustizia. Con vivido calore mi imbozzolo nel fresco di sofferte lenzuola meditando solitari passaggi di salici verso il cancello testimone e custode di uno spinoso nulla... I piedi trasformati in radici hanno generato germogli fioriti rinnovata “dote” per un nuovo AMORE! Olga Matera i mali hanno le loro stagioni il verde scolora nelle prime nebbie, il vento ti prende per mano e rallenta il tuo cammino. Ti lasceresti andare volontieri al sogno, al destino. La loro morale E' la guerra e ad essa sacrificano i tuoi sogni e il tuo destino. Scolora il verde, e ingiallisce il cuore degli umani. Solo il mio cane è felice, gli basta un pizzico di attenzione ed un sorso di tenerezza per volare al settimo cielo. Adriano Arlenghi 30 ARTECULTURA CREPUSCOLARE Tra luce e buio sonno e risveglio in destino di natura. Luisa Murlini in natura tutto tace... ma nulla è infinito da ciò l’uomo è immune? No! Corrado Montalto DISGUSTO Che pena oggi l’umore del vicino di casa che resiste a naso occhi e orecchie tappati per non soffrire quel disgusto del cane defecato in casa Un ripudio che sfuma aprendo la finestra e il cielo a sorriso di sole fa ammirare le cicale strillare in girotondo con i parassiti del fisco Giuseppe Martucci Cliniche e ospedali solitamente recano i nomi di santi o di sante, od altri legati alla devozione, ma anche di luminari della scienza o della medicina che nel corso dell’esistenza si sono distinti per aver svolto egregiamente il loro operato conquistandosi una fama imperitura. A Cagliari, oltre ai principali ospedali ed alle varie cliniche, si trova, in Viale Sant’Ignazio n° 34, la Casa di Cura Lay, a ricordo del celebre professore di nome Efisio che a lungo vi esercitò la professione di chirurgo, onorato e stimato da tutta la cittadinanza. Sentii parlare di lui quando, ancora bambina, sono nata nel “38, risiedevo a Parma, città d’origine della mia famiglia. Da ragazzina, essendomi nel dopoguerra trasferita a Cagliari con i miei genitori, ebbi l’opportunità di conoscerlo anche personalmente. Era un uomo già di una certa età, o così mi parve, non eccessivamente alto di statura, piuttosto grosso riguardo al fisico. Oltre alla buona fama acquisita professionalmente, gli si attribuiva anche quella di essere a tavola un forte mangiatore, il che tuttavia non ne sminuiva i meriti. Tra lui e mio padre, che a volte aveva modo di incontrarlo, intercorrevano rapporti amichevoli e di stima reciproca. Durante l’ultima guerra, papà ufficiale dell’esercito con il grado di capitano, inviato inizialmente per breve periodo in Slovenia ed avendo poi rischiato di dover partire per la Russia insieme ai suoi soldati, grazie ad un contrordine provvidenzialmente giunto all’ultimo momento, era stato invece spedito con loro in Sardegna, precisamente a Teulada. Benché l’inaspettato mutamento della destinazione da raggiungere fosse stato accolto con un gran sospiro di sollievo da parte dei militari e delle loro famiglie, non bisognava illudersi che l’isola fosse esente dai pericoli della guerra ai quali si aggiungeva quello della malaria. Abitavo ancora a Parma con la mamma, che era la maggiore di quattro sorelle, e la nonna materna, in un grande appartamento. Avvertivo la mancanza di mio padre, ma ero circondata dall’affetto delle zie, della nonna e della mamma che, essendo maestra elementare e dovendo fare da pendolare tra Parma e Montechiarugolo, dove insegnava, mi dedicava tutto il suo tempo libero. Per un certo periodo, il servizio postale funzionò regolarmente. Ricevevamo lunghe lettere di papà dalla Sardegna, contenenti sue notizia particolareggiate e a lui giungevano quelle che la mamma, di volta in volta, si preoccupava di fargli pervenire. Non passò molto tempo, che le missive cominciarono ad arrivare con parole o frasi intere coperte dalle strisce nere della censura, che impedivano di poterne apprendere l’intero contenuto. In seguito non giunsero più neanche quelle e si dovette ricorrere ai messaggi della Croce Rossa tramite i quali fu ancora possibile lo scambio di notizie, sia pure in stile telegrafico, poi le comunicazioni subirono una totale interruzione. Mio padre fu dichiarato disperso. La situazione peggiorò di giorno in giorno fino a quando rimanere in città divenne rischioso, perché erano iniziati i bombardamenti. Dovemmo sfollare e, senza troppi problemi di scelta, decidemmo di rifugiarci a Montechiarugolo. Nella primavera del 1944, Parma fu pesantemente bombardata. Avendone avuto notizia, papà si allarmò e, non sapendo che ormai ci trovavamo a Montechiarugolo, temette per la nostra sorte. Dal canto suo, la mamma stava costantemente in apprensione per lui in quanto consapevole dei pericoli cui era esposto insieme ai suoi soldati e del fatto che fosse partito già sofferente a causa di un’ulcera duodenale. Prima che le comunicazioni venissero interrotte, le aveva scritto che doveva svolgere gran parte del servizio facendo uso della motocicletta il che avrebbe certamente contribuito a peggiorare il suo disturbo. Fu solo nei giorni successivi al termine della guerra, essendo lui ancora in Sardegna, in procinto di tornare a casa, che la mamma cominciò a ricevere, con enorme ritardo, dei messaggi precedentemente speditile. Nel primo che le fu recapitato si poteva leggere:”Guarito dall’ulcera. Sto bene”. La notizia, se pure giunta in ritardo, era rassicurante, ma restava da chiedersi come mai fosse riuscito a guarire. Tale domanda ebbe risposta allorché le pervenne un LIETO EVENTO - Racconto di Franca Trevisi secondo messaggio, recante data anteriore a quella del primo, con la seguente notizia: “operato di gastroenterostomia. Sto bene.” Di lì a poco, papà ritorno finalmente a casa, molto provato e di una magrezza impressionante, ma salvo. Raccontò che in un certo periodo, avendo trascurato la salute ed essendosi le sue condizioni aggravate tanto da impedirgli di poter svolgere regolarmente il servizio, si era visto costretto a farsi operare. Scartata l’idea di rivolgersi per l’intervento all’ufficiale medico che avendo, nel giro di pochi giorni, operato sette persone, le aveva spedite tutte e sette “al Creatore”, era invece ricorso al prof. Lay nel quale nutriva fiducia, che prestava la propria attività presso l’ospedale di Carbonia. Fattosi dunque ricoverare in quell’ospedale, l’intervento, durato circa quattro ore, nonostante le pessime condizioni in cui era ormai ridotto, aveva avuto buon esito. Nel corso di esso, tuttavia, non era mancato un momento drammatico: il cuore stava cedendo, ma il professore, con prontezza, grazie ad un’iniezione di adrenalina, aveva evitato che accadesse il peggio. Ne era conseguito un lungo periodo di convalescenza all’ospedale. Non appena in grado di reggersi sulle gambe, papà, che non amava di rimaner fermo e inoperoso, aveva cominciato a circolare all’interno dell’edificio e poiché il personale scarseggiava, gli era stato consentito di praticare le iniezioni intramuscolari, ...LIBRI....LIBRI.. cosa che sapeva fare bene, tanto che i ricoverati preferivano lui, perché aveva la mano leggera e rifiutavano di farsi “pungere” da una certa infermiera, definita “una macellaia”. Prestava opera presso l’ospedale una suora di nome Silvia, una donna infaticabile, energica e coraggiosa per carattere, che “di medicina e cure se ne intendeva come un dottore”, in grado di assumersi, all’evenienza, anche a grosse curaresponsabilità. di Aoristias Fu proprio nel periodo in cui papà stava per terminare la convalescenza, che una notte suor Silvia si recò da lui, che dormiva, e lo svegliò. Aveva necessità del suo aiuto. Gli spiegò che era stata appena ricoverata una giovane donna che stava per partorire il suo primo figlio. Il prof. Lay si era dovuto recare a Cagliari mentre l’altro professore, di cognome Loi, di cui l’ospedale disponeva, pur essendo presente, stava riposando nella sua stanza dopo aver trascorso una giornata molto faticosa per i numerosi interventi eseguiti: “Capitano, aveva detto suor Silvia a mio padre, ora non me la sento di svegliare il professore Loi, perché è molto stanco; se è disposto a farmi da assistente e non si presenteranno difficoltà, ce la sbrigheremo da soli. Se invece sarà necessaria la sua presenza, lo chiamerò”. Papà aveva subito acconsentito alla richiesta di suor Silvia che, condottolo nella sala parto, dopo avergli fatto indossare il camice, la mascherina e quant’altro necessitava per lo svolgimento del compito assegnatogli, gli stava già impartendo degli ordini, trovando in lui un perfetto assistente. Come era da augurarsi, tutto si svolse regolarmente. Nel giro di pochi minuti venne alla luce un bimbo bello, sano, e per la madre non si verificò alcun problema. Suor Silvia, soddisfatta, volle che fosse papà a dare la bella notizia al novello padre che attendeva con ansia. Quindi, raggiuntolo in anticamera, indossando ancora il camice e togliendosi con naturalezza la mascherina come per un gesto abituale, lui pronunziò le parole di rito: “Tutto bene. E’ un maschio. La madre ed il bambino stanno bene.” L’altro si inginocchiò e, presagli la mano, gliela baciò dicendo con voce commossa: “Grazie professore!” L’aveva creduto un medico, anzi, un professore. Chissà quale atteggiamento avrebbe potuto assumere se qualcuno gli avesse detto che colui che gli stava di fronte e che aveva prestato la propria opera nel far venire alla luce suo figlio era invece un capitano dell’esercito, di professione geometra nella vita civile. Ovviamente, il segreto doveva rimanere tra suor Silvia e mio padre. Quando lui, terminata la guerra, ritornò a casa, raccontò alla mamma le varie esperienze vissute in Sardegna, alcune da testimone, altre da protagonista, per lo più dolorose, e come fosse riuscito a scampare ai numerosi pericoli che gli si erano presentati. Non mancò neppure di metterla a parte del lieto evento del quale gli era toccato di essere partecipe nell’insolita veste di assistente presso l’ospedale di Carbonia, rendendo anche lei depositaria del bel segreto fino ad allora tenuto esclusivamente per sé. ARTECULTURA 31 CONCORSI CONCORSI CONCORSI Offerte di opere agevolate per abbonamento sostenitore CONCORSI CONCORSI CONCORSI CONCORSI ARTECULTURA offre e domanda nello stimolo informativo condiviso della divulgazione artistica cartacea e su Internet ad ingresso libero. tel. 02.864.64.093- [email protected] -Segnalazione in anteprima delle vostre esposizioni sulle tanto seguite rubriche MOSTRE A MILANO e POSTACATALOGO. Informazioni da far pervenire tramite e-mail o altro mezzo entro il 10 del mese corrente per essere divulgate sul numero successivo della Rivista. Completamente gratuite. -Servizi redazionali effettuati da provata competenza in occasione delle vostre mostre e/o presentazione delle stesse anche in modo verbale in abbonamenti agevolati al 50% euro 15 cadauno e non 30 a favore di conoscenze interessate alla vostra attività. Attilio Alfieri; ”acquarello” 1985, cm. 30x40 abbonamento sostenitore annuale euro 250 (quotazione il triplo...) -Visite allo studio con o senza intervista sulla natura artistica delle vostre opere con sintesi critica redazionale e riproduzione di opere su Artecultura a riconoscenza di abbonamenti agevolati al 50% di euro 15 cadauno e non 30 per i vostri estimatori e collezionisti a costante collaborazione di favorevoli contatti. -Esposizioni: mostre personali e rassegne Artecultura è in collegamento con gallerie e circoli culturali nel centro di Milano ed altrove, rivolgersi in redazione per ogni esigenza. -Quotazioni: disponibilità di quotazioni delle opere pittoriche, Parmigiani “In campagna”, olio scultoree e fotografiche redatte da perito di tribunale su carta Aldo Parmigiani: su tela, cm. 30x40, abbonamento so- intestata di Artecultura sottoscrivendo un abbonamento sostestenitore euro 500 (quotazioni triplo...) nitore annuale di 150 euro e riproduzione di un’opera a base di colonna con brevi annotazioni sulla Rivista. -ARTECULTURA per agevolare il suo impegno informativo non ha un costo di copertina e svolge così un’interessante divulgazione artistica a voce mondiale, cartacea, e soprattutto con libero accesso a internet: [email protected] -Gradito anche l’invio di poesie per la pubblicazione a piena discrezione redazionale per quegli Autori, già abbonati alla Rivista, con libera offerta a componimento non superiori a 35 versi a sostegno dei costi di stampa che pesano molto specie quando non si riceve finanziamento pubblico e non si ha un prezzo di copertina, proprio per agevolare la divulgazione. -Le offerte del mese, pittoriche e grafiche per abbonamenti a sostegno di Artecultura sono formulate, affinché essa continui l’impegno poetico per il Disarmo contro le stragi di Stato che sacrificano adulti e bambini innocenti. La coscienza poetica manAntonio Fomez, litografia, cm. 50x70 cante che, nel suo possibile, Artecultura sostiene e divulga. abbonamento annuale euro 50,00 spedizione compresa per i fuori Milano. 32 ARTECULTURA -Graditi sponsor animati dalla finalità di Artecultura. CONCORSI CONCORSI PITTURA - SCULTURA - CINEMATOGRAFIA - FOTOGRAFIA -MUSICA - VIDEO GIOVANI SCULTORI ALLA PERMANENTE I edizione concorso “Liliana Nocera” La Società per le Belle Arti ed Esposizione Permanente di Milano, fedele al suo più che secolare ruolo di promotrice dell’arte contemporanea e con l’obiettivo di valorizzare le nuove tendenze e gli artisti emergenti, organizza la prima edizione del concorso di scultura “Giovani scultori alla Permanente”. Il concorso rivolto ai giovani scultori sotto i 35 anni, è intitolato a Liliana Nocera (Milano, 1928), che ha dedicato gran parte della propria vita alla scultura. L’iniziativa si concluderà, fra fine novembre e metà dicembre di quest’anno, con una grande mostra, nella quale saranno esposti i progetti selezionati dalla giuria composta da Giandomenico Di Marzio, giornalista de il Giornale e critico d’arte, Alberto Ghinzani, scultore e direttore del Museo della Permanente, Luca Gregotti, imprenditore e collezionista, Massimo Pellegrinetti, scultore e direttore del Dipartimento di scultura dell’Accademia di Brera di Milano, Francesco Poli, critico d’arte. Sono previsti tre premi in denaro che verranno assegnati nel corso della serata inaugurale della mostra. Nell’ambito dell’esposizione vi sarà una sezione dedicata all’opera di Liliana Nocera, con alcune sculture tra le più rappresentative del suo percorso artistico. Grande attenzione è da sempre stata dedicata dalla Permanente alla scultura, non solo presentando importanti esposizioni quali Medardo Rosso, Scultura a Milano 1945-1990, Arp e l’Avanguardia, Arturo Martini, ma anche promuovendo concorsi che hanno rappresentato negli anni momenti di formazione e orientamento del gusto di critici e collezionisti. Tra i principali: Concorso per la facciata del Duomo di Milano, organizzato nel 1988 dalla Veneranda Fabbrica del Duomo, P re m i o G a e t a n o M a r z o t t o , P re m i o Borsalino (vinto da Marcello Dudovich), Salon I di Brera e Scultura nella città. Progetti per Milano. Info: tel. 02-6551445 -w w w.lapermanente.it RICORDARE PER VIVERE Concorso di fotografia sui luoghi della Grande Guerra (1914-1918) nell’ambito del progetto franco-tedesco “Luoghi di memoria, luoghi di vita”. In occasione del Centenario dell’inizio della Grande Guerra l’Instituto français Italia e il Goethe-Institut Italien invitano il pubblico italiano a ripercorrere i luoghi del conflitto. Data di consegna : dal 20 maggio al 15 ottobre SCARICA IL BANDO DI CONCORSO E IL MODULO DI PARTECIPAZIONE ll concorso prevede due categorie: categoria “reportage” - livello avanzato: presentazione di 8 foto - categoria “social”: livello amatoriale, presentazione di una o più foto. In occasione della ricorrenza del Centenario della Grande Guerra , l’Institut français Italia e il Goetehe Institut Italien lanciano il progetto “Luoghi della memoria, luoghi di vita”, una serie di iniziative in cui le diverse arti- fotografia ma anche musica e cinema ricordano la Grande Guerra mostrando come l’Europa, un tempo teatro di morte, sia diventata oggi luogo di vita e di convivenza pacifica.In particolare, l’iniziativa Ricordare per vivere è un concorso fotografico che invita a ritornare sui luoghi della memoria della Grande Guerra, in Italia o in Europa: campi di battaglia, città particolarmente provate dalla guerra, monumenti ai caduti, posti legati a eventi o personalità della guerra, siano oggi luoghi di vita. Sostegno ministeri affari esteri francese e tedesco. Info www.institutfrancais-milano.com POESIA - LETTERATURA PREMIO DI POESIA LORENZO MONTANO XXVIII EDIZIONE. - PREMIO “RACCOLTA INEDITA” PATROCINIO: BIBLIOTECA CIVICA DI VERONA. AL PREMIO SI CONCORRE CON UNA RACCOLTA INEDITA DI POESIE. L’opera vincitrice sarà pubblicata in volume da Anterem Edizioni, con ampia introduzione critica. Il libro verrà presentato nell’ambito di una grande manifestazione pubblica e sarà inviato a quotidiani, riviste, critici e università. Il bando integrale del Premio è presente sul info [email protected] CULTURA. UN CONCORSO INTERNAZIONALE PER “NUTRIRE LA MUSICA” DI EXPO Cinquanta composizioni dal mondo per il Padiglione Italia Expo 2015 in collaborazione con MITO Settembre Musica, Divertimento Ensemble e Sentieri selvaggi. Milano, 17 febbraio 2014 - Un palcoscenico di prim’ordine all’interno del Padiglione Italia ospiterà, durante il semestre di Expo 2015, l’esecuzione di cinquanta partiture inedite per ensemble, ideate dai cinquanta compositori selezionati dalla giuria internazionale del concorso “Nutrire la Musica”. Il bando, presentato a Palazzo Marino, è promosso da Padiglione Italia per valorizzare attraverso la musica la complessa tematica della nutrizione legata al tema di Expo 2015 “Nutrire il Pianeta. Energia per la vita”. Tra le cinquanta nuove composizioni proposte dai compositori selezionati, che verranno eseguite tra maggio e luglio 2015 negli spazi di Padiglione Italia da “Divertimento Ensemble” e “Sentieri selvaggi”, la giuria composta da dieci grandi nomi della musica contemporanea sceglierà poi il compositore vincitore, al quale Padiglione Italia assegnerà un premio di 15 mila euro. Un’ulteriore selezione tra le cinquanta nuove composizioni verrà poi effettuata da MITO SettembreMusica, Divertimento Ensemble e Sentieri selvaggi, per entrare a far parte delle rispettive programmazioni concertistiche. “Il percorso che iniziamo oggi con il lancio del concorso Nutrire la Musica, - ha sottolineato Diana Bracco, Commissario Generale di sezione per il Padiglione Italia Expo 2015 - farà conoscere al pubblico italiano e internazionale giovani compositori di talento: così il Padiglione Italia intende svolgere il suo ruolo di vivaio e di incubatore per la cultura del pianeta. Il nostro palinsesto eventi si arricchirà tra l’altro di 50 straordinarie esecuzioni musicali inedite ispirate al tema dell’Expo di Milano. Al concorso possono partecipare compositori di ogni Paese nati dal 1 gennaio 1974. Info 02 884 50150 www.nutrirelamusica.padiglioneitaliaexpo2015.com Una Poesia per Giulia Edizione 2014 Il concorso è destinato a tutti coloro che amano la poesia e che vogliono cimentarsi nell’arte di scrivere. E’ sufficiente inviare una poesia o un pensiero, a tema libero indifferentemente in rima o in prosa, in lingua italiana o francese all’Accademia dal 21 marzo al 30 novembre 2014 all’indirizzo email: una poesia per [email protected] Per la Tunisia un premio straordinario di (1.000) dinari. Le poesie possono essere inviate anche per posta: Accademia Giulia Brignone - Via Enrico Toti n. 24 -04012 Cisterna di Latina (LT).Sede dove chiedere ogni ulteriore informazione XXVII EDIZIONE PREMIO NAZIONALE ITALIA LETTERARIA - Premio per opere inedite. Allo scopo di lanciare nuovi autori è stata bandita, con una formula nuova, la XXVII edizione del “Premio Nazionale Italia Letteraria” che si articola in 5 sezioni ed è per opere inedite di narrativa: romanzo, romanzo di fantascienza, racconto, raccolta di racconti, letteratura per l’infanzia: romanzo per ragazzi, racconto per ragazzi, raccolta di favole, fiaba, poesia, teatro e saggistica. La scadenza è fissata a sabato 29 novembre 2014. Il bando di concorso va richiesto a: “Premio Nazionale Italia Letteraria” Casella Postale 938 - 20123 MILANO Centro. I vincitori e finalisti riceveranno il contratto di edizione dalla Editrice Italia Letteraria. www. italialetteraria.com COSTUME POETICO PER IL DISARMO - La XLII Edizione di Poesia Pace si è conclusa lo scorso 31 luglio con una sentita partecipazione tra cui anche qualificate presenze scolastiche che sono la premessa fondante per una realistica alternativa culturale che finalmente liberi l’uomo da ogni lavaggio di cervello verticistico. ARTECULTURA ringrazia tutti gli Autori per la sentita nuova annuale adesione. A coloro che abbiano l’abbonamento scaduto viene domandato il rinnovo: L’abbonamento per la Rivista è tutto. Intestare: ARTECULTURA di Giuseppe Martucci via Ciovasso 19 -20121 Milano c.c.postale n. 84356302 ARTECULTURA 33 CONCORSI CONCORSI CONCORSI CONCORSI CONCORSI CONCORSI CI HA LASCIATO UN AMICO: TONY MAIO E’ giunta notizia che ieri 8 maggio 2014 è morto all’età di 61 anni nell’ospedale di Gorgonzola, dove viveva, il pittore Antonio Maio. Sempre Tony per gli amici. Ha combattutto per più di un anno prima di arrendersi. Lo ricorderanno in tanti per le sue assidue partecipazioni alle esposizioni d’arte milanesi più importanti, quali “Bagutta”, “I Navigli”, “L’Isola”, “Piazza Duomo”, in Gallerie d’Arte e in molti altri spazi espositivi sia in Italia che all’estero. Negli ultimi anni amava esporre alla Fiera di Santa Caterina a Gorgonzola. La sua pittura è inconfondibile; ha quali soggetti preferiti i cavalli che corrono su ampie distese erbose, o in riva al mare. Il suo mare, che così sapientemente sapeva dipingere nel frangersi sulla spiaggia, con in cielo i suoi gabbiani. Poi fiori, ritratti, a volte anche lo spazio infinito dell’universo che lo attirava per il suo profondo mistero. Sempre comunque la natura che amava tanto con i suoi meravigliosi aspetti. Ci mancherà tanto la sua amicizia, la generosità, l’allegria e il suo forte impegno artistico. Abbracciamo con affetto e commozione la moglie e le sue due figlie. Insieme ai tuoi dipinti ricorderemo il tuo sorriso aperto e sincero. Sarai sempre presente tra noi pittori. A nome dei tanti amici che Ti hanno conosciuto, apprezzato, voluto bene e che non ti dimenticheranno, un fraterno abbraccio, Roberto Ciricugno. Ciao Tony! ARTECULTURA abbonamenti 2014/2015 Un mensile semplice con tanta informazione artistica e culturale abbonati e consiglialo ai tuoi amici Chi ha l’abbonamento scaduto è invitato al rinnovo Abbonamento normale Euro 30,00 con menzioni artistico-culturali nelle specifiche rubriche Abbonamento collezionismo Euro 100,00 omaggio grafica di maestri contemporanei disponibili. Abbonamento sostenitore Euro 500,00 Servizio critico, di 2 pagine su Artecultura, 6 opere riprodotte nel testo. 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Era, Ettore Costa, pittore, giornalista accreditato, plurilaureato;Vitaliano Brancati, scrittore, commediografo, soggettista cinematografico (sposò Anna Proclemer, che gli diede una figlia, Antonia); Salvatore Di Pietro, poeta di lingua siciliana, un classico, usato come riferimento presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Catania; Pietro Moncada, talentuoso uomo di lettere: diciassette pubblicazioni fra testi scolastici, poesie e un’autobiografia. In tale contesto socio-culturale, nel 1954, giunge a Pachino Salvatore Cagliola, e subito si lega di sincera e sodale amicizia con Salvatore Dugo, emergente pittore locale. E di Cagliola voglio subito dire una cosa: molti anni dopo, già noto poeta in lingua siciliana e non, vincitore del Premio letterario “Ticino” Como/Lugano, nel 1981, recita in dialetto nel Salone dei Congressi di Lugano. Strepitoso successo, pubblico entusiasta da stadio. Ecco l’università dell’arte. Non altrimenti Eduardo De Filippo, che recitò in napoletano a Mosca, destando l’entusiasmo del pubblico presente. E’ lecito dunque dire che non esistono barriere linguistiche, piccoli o grandi idiomi (mutuando da Ejzenstejn), ma solo piccoli e grandi artisti. Desidero qui da subito formulare un inciso: non amo le citazioni letterarie,talchè praticamente il presente scritto ne è privo. Esse, le citazioni, sono spesso riduttive e fuorvianti; gli autori vanno letti integralmente: se ne gustano così, appieno, contenuti, lessico, cadenza, musicalità ( mi riferisco alla poesia in genere e a quella di Cagliola in particolare). Unicum imprescindibile nella comprensione, nell’intelligere di un’opera. Ma torniamo alle vicende letterarie, e non, del nostro. Anna Petruzzelli, che sposa nel 1964, sua musa e compagna di vita, è subito nel cuore e nella mente del poeta. E’ la sua stella, la sua ragione di vita, la sua meta e ripartenza continua. Spesso citata nelle sue liriche, è la sua “colomba” e “papavero” di sempre fiorita primavera. Una silloge è a lei dedicata. Come altre raccolte di poesie sono dedicate via via al padre, alla mamma e al fratello. Delicatissima la poesia dedicata al padre scomparso ancora giovane. Salvatore cerca di confortarlo come fosse un bambino che s’è fatto una “bua”. Papà dice - non pensarci, passerà, vedrai. Epica, direi, quasi, la poesia dedicata a “Capezza”: rideva sempre e scherzava con i bambini...un uomo semplice, ma diseredato; un po’ bambino anch’egli. Un giorno lo trovarono in un canale, in aperta campagna, con la testa spaccata “a libro aperto”. E nessuno si prese pena più di tanto. Era morto solo Capezza, quello sva- nito. Ma in noi è ancora il dolore per questo giusto senza giustizia. Aspettiamo ancora di conoscere il colpevole. Intanto, agli inizi degli anni settanta Salvatore Cagliola firma il Manifesto del “Gruppo 6” insieme a Brancati, Calì, Dugo, Di Frenna, Mallia. Jurato vi aderirà in seguito, condividendone gli intenti e i contenuti. Sono anni di grande fermento artistico e culturale. Il “Gruppo 6” promuove e organizza mostre, concorsi, estemporanee, conferenze, dibattiti. E pubblica la prima raccolta di poesie del nostro: “ I giorni che precipitano”. Pachino, purtroppo, soccombe anch’essa alla cementificazione selvaggia. Alle soglie del terzo millennio l’aspetto paesistico di questa perla baciata dallo Ionio e dal mediterraneo, ha cambiato volto brutalmente aggredita e sconvolta nella sua naturale bellezza. Il poeta, con le sue liriche, nel frattempo divenute sempre più adamantine e taglienti, denuncia l’assottigliarsi del verde naturale, della “macchia” e delle dolci dune inghiottite da edilizia spesso di pessimo gusto. Cementificazione selvaggia, ovvero, la grande bruttezza. Marzamemi, il borgo marinaro, più antico, forse, della stessa Pachino, è al centro dell’interesse artistico del maestro che ne canta con tenerezza e passione da innamorato le bellezze oltraggiate, le spiagge dorate, il mare cobalto nel suo recente libro “I canti del borgo” già recensito da “Artecultura”. Memorabili le nostre escursioni in vespa “a rubare colori allo stupendo paesaggio di Pachino”... Sicchè, mentre le liriche di Salvatore Cagliola hanno varcato le Alpi e le tele di Salvatore Dugo hanno attraversato l’oceano ( espose a Chicago insieme ad insigni pittori quali Picasso, Renoir, Rembrandt e Mirò ), noi rimaniamo qui a celebrare la nostra, nonostante tutto, amata Pachino. Cagliola, dunque, umile diacono, uomo di grande spiritualità e cultura.Sensibile cantore d’una terra in continua mutante sofferenza. Salvatore Dugo LE PUBBLICAZIONI DI SALVATORE CAGLIOLA Alla lingua siciliana appartengono: “Ju, nun sugnu pueta” Ediz. ASLA Palermo 1980; “La me’ vuci” Ediz. Pro Loco Pachino 1986; “Circannu nun si sa chi” Morrone Editore Siracusa 2011. Alla lingua italiana appartengono: “ I giorni che precipitano” Edigraf Catania 1974; “Nell’attesa della Risurrezione” Ediz. ASLA Palermo 1983; “Dalla sera al mattino” Ediz. Caritas Diocesana Noto; “Indecifrabili mappe celesti” Ediz. La vita diocesana Noto 2013; “I canti del borgo” Morrone Editore Siracusa 2013. Critica pittorica: “Giovanni Jurato e le sue armonie pittoriche” Ediz. Artecultura Milano 1986; “Salvatore Dugo” - una primavera che dura da cinquant’anni” a Cura del Comune di Pachino 2011. CONCORSI CONCORSI CONCORSI CONCORSI ...LIBRI....LIBRI.. ) ...LIBRI....LIBRI.. a cura di Aoristias Alberto Sughi IL MIO LAVORO DI PITTORE Ediz. Umberto Allemandi & C. Il volume documenta le profonde riflessioni che hanno accompagnato nel corso del tempo l’attività di Alberto Sughi, sicuramente una delle figure di più nitido spicco nell’ambito della figurazione italiana del XX secolo. L’esposizione non procede in base da una organica sistematizzazione, ma è il lucido resoconto espositivo di un dialogo introspettivo tra l’artista ed il suo mondo interiore che si affina costantemente, in una logica di costante ed empirica attenzione ai vari fenomeni naturali, psicologici, sociali con cui l’artista si trova a confrontarsi. Pertanto scaturisce una guida sensibile alla pittura dell’artista in cui l’aspetto tecnico, professionale, si avvalora di particolari tensioni emotive, di evocazioni, di confronti che poi proprio in quella tecnica trovano il loro modo di visualizzarsi. La pittura di Sughi si è mantenuta costantemente fedele ad una figurazione raffinatamente tormentata, intrisa di umori, dai caratteri espressivi allucinati, quasi una sorta traspositiva in chiave pittorica dell’essenziale e drammatico linguaggio di Giacometti. Innumerevoli le sue mostre in importanti musei e gallerie private, nonché la partecipazione a significative rassegne come la Biennale di Venezia e la Quadriennale di Roma. Aoristias ARTECULTURA 35 Marco Pessa: “ON WATERLILIES POND” smalti a mano libera su tela, cm. 130x150 36 ARTECULTURA