I bambini della scuola primaria si rivelano particolarmente ricettivi verso rappresentazioni musicali
che contengano un filo conduttore evidente, una storia, dei personaggi in cui identificarsi. Le
rappresentazioni operistiche in questo senso sono particolarmente efficaci e presentano diversi
spunti ai quali agganciarsi per interessare i ragazzi al compositore e alle forme in cui l’opera si
sviluppa. Certamente i bambini vanno guidati e presi per mano lungo lo scorrere degli eventi sul
palco, e da qui nasce l’idea di una forma di spettacolo innovativa.
Gli spettacoli di “Tutti all’opera!” sono specificatamente pensati per i bambini, e si adattano a un
pubblico dagli 8 ai 12 anni. L’opera vede sul palco, oltre ai cantanti, un pianista maestro
concertatore, che accompagna e dirige i cantanti, un regista-narratore-scenografo, che si occupa dei
costumi e dell’allestimento scenografico, della regia e della narrazione di parti dell’opera che non
richiedono necessariamente il canto.
I ragazzi hanno quindi l’opportunità di
ascoltare le arie delle opere, guidati dalla
voce narrante, che svolge il ruolo di
interprete della storia e di suggeritore di
spunti che potrebbero sfuggire all’orecchio
dei ragazzi. L’alternanza di parti recitate e
parti cantate fa sì che nessuno dei momenti
salienti dell’opera venga perso.
Ma uno degli elementi più innovativi della
proposta “Tutti all’opera!” è il momento
della preparazione dei ragazzi, affidato al
maestro concertatore.
Oltre alla rappresentazione vengono infatti proposti uno/due incontri per ogni opera,
indirizzati a gruppi di classi (fino a tre contemporaneamente), anticipati da un incontro
con i maestri (per la scuola primaria) o con i professori di italiano, di musica e di storia
(per la secondaria di primo grado).
Questi incontri hanno un duplice fine. Da un lato si intende far partecipare attivamente i
docenti alla formazione e alla preparazione dei ragazzi all’opera, inserendo lo spettacolo
nel normale percorso formativo scolastico. Dall’altro lato attraverso un approccio ludico e
partecipativo si vuole dare un’immagine quotidiana e attuale del teatro, come luogo di
creazione di cultura ed educazione civile, contrastando i clichè del teatro a cui i ragazzi
sono sottoposti dai media.
L’avvicinamento al teatro come luogo e in particolare all’opera musicale come forma
d’arte è l’obiettivo che si pone “Tutti all’opera!”.
L’ulteriore punto di forza del progetto è l’estrema flessibilità nelle soluzioni logistiche,
dagli spazi in cui accogliere la rappresentazione alla strumentazione utilizzata.
“La serva padrona”
di G.B. Pergolesi (1733)
La serva padrona e’ un celebre intermezzo buffo
di Giovan Battista Pergolesi. Fu composta su
libretto di Gennaro Antonio Federico, e
rappresenta la prima volta al Teatro San
Bartolomeo di Napoli il 28 agosto 1733. I
protagonisti sono Uberto, vecchio
scapolo scontroso e taciturno, e la sua giovane
e astuta serva, Serpina. Uberto, stanco dei
capricci e delle prepotenze di Serpina, decide di
ripristinare i giusti ruoli all’interno della casa
fingendo divolersi sposare. La ragazza,
ingelosita, annuncia a sua volta, con la
complicità del servo Vespone, il suo matrimonio
con il fantomatico capitan Tempesta. Dallo
sgomento provato al sentire l’annuncio delle
nozze, Uberto capisce di essere innamorato di
Serpina.
Presto il finto capitan Tempesta si
presenta minaccioso a reclamare la
dote della giovane, e minaccia
Uberto avvisandolo che in caso di
diniego, gli toccherà di sposarla lui
stesso. Spinto un po’ dalla paura
e un po’ dall’amore epr
Serpina, Uberto si lascia estorcere la
promessa di matrimonio. La burla è
poi svelata e Serpina, anch’essa
innamorata di Uberto, da serva
diventa padrona.
“L’elisir d’amore”
di G. Donizetti (1832)
ATTO PRIMO
Nemorino è innamorato della bella e capricciosa Adina. Ma la
giovane non si cura di lui, preferendogli la corte del baldanzoso
sergente Belcore, da poco giunto al villaggio alla testa di un
drappello di soldati. A nulla valgono le reiterate profferte
d’amore del timido Nemorino: Adina si dichiara troppo volubile
per legarsi stabilmente a un solo uomo. Il dottore Dulcamara,
noto ciarlatano, decanta pubblicamente le miracolose doti del
suo “specifico”, capace in breve tempo di risolvere ogni
problema. A Nemorino – che a lui si rivolge per acquistare una
pozione d’amore – egli vende una bottiglia di vino, facendogli
credere che si tratti di un portentoso elisir, in grado di fare
innamorare dopo un giorno qualunque donna. Dopo averlo
bevuto, Nemorino si sente già irresistibile e non esita a trattare
Adina con studiata indifferenza, sicuro che l’indomani la
giovane lo amerà ardentemente. Per vendicarsi, Adina accetta
di sposare subito il sergente Belcore. Nemorino disperato
corre in cerca di Dulcamara.
ATTO SECONDO
Gli abitanti del villaggio festeggiano le imminenti nozze di Adina
con Belcore. Ma Adina ha posticipato la firma del contratto
nuziale, desiderosa di compiere tale atto alla presenza di
Nemorino. Il dottore Dulcamara può così offrire al giovane una
seconda dose di elisir con cui riuscirà a fare innamorare Adina
immediatamente. Non avendo più denaro, Nemorino si arruola
nel reggimento di Belcore: in cambio riceve venti scudi per
acquistare ’elisir.
Lo zio di Nemorino ha lasciato al nipote una cospicua eredità e
tutte le ragazze del villaggio fanno ora a gara per conquistarlo.
Ignaro dell’eredità ricevuta, il giovane attribuisce il suo
improvviso fascino agli effetti dell’elisir d’amore. Dopo avere
appreso da Dulcamara che Nemorino si è arruolato per poter
acquistare l'elisir d’amore, Adina lo libera dal vincolo militare
contratto con Belcore. Ma il giovane non intende desistere dal
suo proposito, dichiarandosi pronto a morire sul campo di
battaglia se il suo amore non sarà ricambiato. Ormai conquistata,
Adina abbraccia Nemorino mentre il dottore Dulcamara
attribuisce la felicità dei due giovani agli effetti prodigiosi del suo
elisir d’amore.
“Don Pasquale”
di G. Donizetti (1843)
ATTO PRIMO
Don Pasquale è un anziano e ricco settantenne che è adirato con il
nipote Ernesto, futuro erede delle sue fortune, perché questi rifiuta
di sposare una ricca e nobile zitella come lo zio vorrebbe. Ernesto è
invece innamorato di Norina, una vedova giovane e carina ma di
modeste condizioni. Lo zio decide allora di diseredalo sposandosi
egli stesso e a tal scopo ha chiesto al dottor Malatesta di trovargli
una moglie adeguata. Questi però, amico di Ernesto, ordisce un
piano per aiutare i due giovani. Pertanto il dottore propone a Don
Pasquale di sposare sua sorella Sofronia, donzella bella e pura e
appena uscita dal convento. Don Pasquale accetta esultante e, per
cominciare, scaccia di casa il nipote Ernesto. Ma il dottor Malatesta
chiede a Norina di impersonare Sofronia, per organizzare un finto
matrimonio e dopo le nozze ridurre alla disperazione Don Pasquale.
Ernesto però non è a conoscenza del piano del dottor Malatesta.
ATTO SECONDO
Ernesto, saputo del matrimonio, si dispera e decide di partire per terre lontane
ed esce affranto. Don Pasquale riceve la visita del dottor Malatesta e della finta
Sofronia, che è Norina velata; egli si invaghisce subito della bella ragazza e vuole
immediatamente concordare il matrimonio. Alla presenza di Carlo, cugino di
Malatesta e finto notaio, Don Pasquale firma un contratto di nozze con il quale
dona alla ragazza la metà dei suoi beni. Appena firmato il contratto, Norina
muta immediatamente contegno, diventando arrogante e impertinente. In più
comanda e spadroneggia per la casa e si dà a spese folli: raddoppia il salario alla
servitù, ordina nuove carrozze e nuovi cavalli, progetta grandi feste, fa chiamare
sarti e gioiellieri ma soprattutto disdegna le affettuose attenzioni del marito.
ATTO TERZO
Don Pasquale è in preda allo sconforto per le ingenti spese che la moglie gli procura e i
continui cambiamenti per la casa. Esasperato proibisce alla moglie di andare a teatro quella
sera ma si busca come risposta un sonoro ceffone. Inoltre Norina gli fa credere di avere
anche un amante. Disperato egli chiede aiuto a Malatesta, il quale però mette subito al
corrente Ernesto del piano in corso e gli chiede di far la parte dello spasimante. Ernesto,
nascosto nel boschetto del giardino della casa, canta una serenata alla sua bella e poi
entrambi cantano un duetto d'amore. Don Pasquale, insieme a Malatesta, esce dal
nascondiglio da dove osservava tutta la scena e accusa la finta Sofronia. Ernesto, uscito di
nascosto dal bosco ora rientra dal giardino e viene accolto da Don Pasquale che gli annuncia,
per far dispetto alla moglie e convincerla ad andarsene, che egli potrà sposare Norina la
quale diverrà la nuova padrona di casa. A questo punto però al vecchio viene rivelato
l’intrigo ordito ai suoi danni ed egli, infine, ben lieto di essersi liberato della terribile finta
moglie, perdona tutti e benedice le nozze fra Ernesto e Norina.
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Tutti all`opera! - alessandro trebeschi