Immota harmonìa Collana di Musicologia e Storia della musica Direttore Sergio P Comitato scientifico Guido B Conservatorio di Musica di Trapani “Antonio Scontrino” Società aquilana dei concerti “B. Barattelli” Ente musicale Dario D P Conservatorio di Musica di L’Aquila “Alfredo Casella” Alessandro C Conservatorio di Musica di Roma “Santa Cecilia” Stefano R Università per stranieri di Perugia Conservatorio di Musica di Perugia “Francesco Morlacchi” Immota harmonìa Collana di Musicologia e Storia della musica La collana Immota harmonìa accoglie e prevede nelle sue linee programmatiche e nei suoi intendimenti le tre diramazioni e direttive della ricerca musicologica: monografie e biografie, trattatistica e analisi musicale. L’argomentazione biografica e monografica spazia naturalmente in tutto l’ambito della millenaria storia della musica, mentre la trattatistica s’indirizza verso le teorizzazioni tipicizzanti e fondamentali (teorie generali, acustica, organologia, armonia, contrappunto, studio ed evoluzione delle forme); l’analisi, infine, comprende riletture e tematiche specifiche secondo intendimenti e campi di indagine molteplici, caratterizzanti e soggettivi. Gianfranco Ferrara Zelmira e lo stile compositivo “tedesco” di Gioachino Rossini Copyright © MMXIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B Roma () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: dicembre Se sento il bisogno di armonia magnifica vado a sentire una sinfonia di Haydn, di Mozart o di Beethoven; se preferisco la melodia vado a sentire il Matrimonio segreto o Il Re Teodoro. Se poi desidero godere i due piaceri insieme vado alla Scala a sentire il Don Giovanni o il Tancredi. Tale è la storia delle due scuole musicali, quella tedesca e quella italiana; sono nate in luoghi assai distanti, Dresda e Napoli: Alessandro Scarlatti creò la scuola italiana, Bach quella tedesca. Queste due grandi correnti di opinioni e piaceri diversi, oggi rappresentate da Rossini e da Weber, si confonderanno per formare una sola scuola; [. . . ] Uno sciocco che vede per la prima volta degli schiavi negri, si immagina che si somiglino tutti; le belle arie di Rossini sono come i negri per gli sciocchi. – Stendhal, Vita di Rossini Indice Introduzione Zelmira: l’opera “tedesca” di Rossini, un capolavoro dimenticato Capitolo I Geografia ed analisi storico–letteraria .. Rossini a Napoli: da Elisabetta a Zelmira, – .. Genesi dell’opera: da Napoli per Vienna, Londra e Parigi, – .. Fonti storiche del Libretto, – .. Da Zelmire a Zelmira: Dalla tragedia al libretto, . Capitolo II I libretti. Variazioni letterarie e musicali .. Prima versione: Napoli, , – .. Versione di Vienna, , – .. Versione di Londra, , – .. Versione di Parigi, , – .. Variazioni “rossiniane”: dal testo alla musica, . Capitolo III Analisi drammaturgica attraverso la musica .. Organico orchestrale e Personaggi, – .. Schema musicale, – .. I atto, – .. II atto, – .. Finale alternativo di Parigi, , . Appendice Le riprese moderne di Zelmira e le incisioni discografiche Ringraziamenti Bibliografia Introduzione Zelmira: l’opera “tedesca” di Rossini, un capolavoro dimenticato Figura . Isabella Colbran, prima interprete di Zelmira (Collezione Ragni, Napoli). Dal “Giornale del Regno delle Due Sicilie”, febbraio , due giorni dopo la prima di Zelmira al Real Teatro San Carlo di Napoli: La Zelmira, nuovo dramma del maestro Rossini, annunziato in questo giornale sin dal del passato mese, ebbe la sera di sabato ( febbraio ) la sua prima rappresentazione nel Real Teatro di S. Carlo con felicissimo successo. Quest’altra corona che egli ottiene nel paese natio dell’armonia e dell’espressione musicale non è da confondersi con le prime, ed a nostro avviso essa val tutte le altre riunite insieme. Il Rossini progredisce a gran passi per la via della perfezione. Tanto la Zelmira ci par superiore al Mosè, per Introduzione quanto il Mosè su tutte quante le altre produzioni di questo insigne maestro primeggiava: e ciò è dir tutto. Basterebbe questa testimonianza a tramandarci il furore e il delirio che Zelmira provocò nel pubblico del San Carlo nelle sere delle sue prime rappresentazioni. Oggi Zelmira è tra le opere meno conosciute e soprattutto meno studiate di Rossini ma nel XIX secolo era considerata tra le più belle, più maestose e a dir poco perfette che il Cigno di Pesaro avesse mai composto. Almeno fino al , anno della sua ultima rappresentazione sui palchi europei. Questo è quanto ci tramandano le numerose testimonianze dell’epoca. Giuseppe Carpani, abate e librettista, in un’ampia lettera–recensione scrive: Zelmira è un’opera di soli due atti, che dura presso a poco quattro ore, e non par lunga a nessuno; nemmeno ai suonatori, ch’è tutto dire. [. . . ]. Ripetersi il Rossini, e copiarsi più o meno in tutte le sue opere, fuor del Tancredi, che fu la prima, era il detto d’ognuno [. . . ]. Ma ben tosto col fatto si fè chiaro, che insussistenti erano i timori e le accuse, immaturi ed ingiusti i presagi. Rossini scrisse la Zelmira, ed udite prodigio: in tutta quest’opera stupenda non vi sono due battute (tranne un passetto nell’aria di sua moglie) che dir si possano tolte dalle altre che scrisse questo Proteo meraviglioso in men di dieci anni, correndo le poste, i teatri, la fortuna, i piaceri. Ben lungi dall’essere esausta la Rossiniana miniera, il suo proprietario vi aprì una vena fino ad ora intatta [. . . ]. In quest’opera il Rossini, per la nuova ricchezza che trasse dalla feracissima sua mente, non è più l’autore dell’Otello, del Tancredi, della Zoraide, del Barbiere, della Cenerentola, dell’Italiana, della Gazza; in fine, di tutte le precedenti opere. Egli è un altro compositore: nuovo, aggradevole e fecondo quanto il primo, ma più di lui sodo, purgato e magistrale, ed eziando più ligio alla parola. [. . . ] Le maniere di stile ch’egli usa in quest’opera, a seconda de’ casi, sono così diverse, che ora vi sembra di udire il Gluck, ora il Traetta, ora il Sacchini, ora l’Handel, perché la gravità, la dottrina, la naturalezza, la soavità dei concetti loro rivive e verdeggia nella Zelmira . Giuseppe Radiciotti nella sua monumentale opera scrive: . Giuseppe Carpani, Le Rossiniane ossia Lettere musico–teatrali, Tipografia della Minerva, Padova , p. . Introduzione Nella Zelmira trovasi maggiore accuratezza e studio che nelle opere precedenti dello stesso autore, come si rileva dal lusso delle modulazioni e delle combinazioni armoniche e contrappuntistiche, dallo stile più sostenuto, dalla maggiore fedeltà al significato del testo poetico, dai cori sempre ben condotti, dai recitativi, eccellenti tutti, non solo per verità ed efficacia espressiva, ma anche per quell’unità di concetto che li riduce a veri e propri pezzi, con opportuni richiami di movimenti e disegni strumentali. [. . . ] Quest’opera segna un altro gran passo verso la perfezione. Il Rossini avanzava sempre in cerca di nuove combinazioni armoniche e strumentali e soprattutto di nuovi mezzi d’espressione drammatica . Cosa vi trovavano di così nuovo, entusiasmante e addirittura perfetto in questa nuova opera? Ma soprattutto, cosa vi trovavano di tanto diverso nella composizione di Zelmira rispetto alle opere precedenti? Per poter provare a rispondere è d’obbligo ricordare che Zelmira fu la nona ed ultima delle opere serie che Rossini scrisse per Napoli, ma la sua reale destinazione era Vienna, dove l’impresario Domenico Barbaja prese in gestione due teatri. Buona parte della compagnia napoletana venne, dunque, trasferita all’estero, compositore compreso. Zelmira fu, difatti, lo spettacolo inaugurale al Kärntnertortheater di Vienna il aprile , con gli stessi interpreti (tranne il basso ed il contralto) che avevano trionfato a Napoli. Rossini era ben consapevole che quest’opera sarebbe stata il suo biglietto da visita in quella che era la capitale della musica tedesca, dove regnavano sovrane le note di Mozart, Haydn e Beethoven. L’attrazione che il compositore aveva per la musica tedesca ce la testimonia egli stesso nel suo incontro con Richard Wagner, tramandatoci da Edmond Michotte nel suo Visite de R. Wagner à Rossini riportato in Rossini di Luigi Rognoni: Faute de posséder une instruction musicale approfondie, — d’ailleurs, où l’aurais–je acquise de mon temps en Italie ? — le peu que je savais, je l’ai découvert dans les partitions allemandes. Un amateur de Bologne en possédait quelques–unes : la Création, les Noces de Figaro, la Flute enchantée. . . Il me les prêtait, et comme je n’avais pas, ò ans, les moyens de me les faire venir de l’Allemagne, je les copiais ave acharnement. Je vous dirai qu’il m’arrivait même le plus souvent, de ne transcrire d’abord que la partie vocale seulement sans examiner l’accompagnement d’orchestre. Alors, sur . Giuseppe R, Gioacchino Rossini. Via documentata, opere ed influenza sull’arte, I di volumi, Arti grafiche Majella di Aldo Chicca, Tivoli , p. . Introduzione une feuille volante, j’imaginais un accompagnement de mon cru, qu’ensuite je comparais à ceux d’Haydn et de Mozart ; après quoi, je complétais ma copie en y ajoutant les leurs. Ce système de travail m’a plus appris que tous les cours du Lycée de Bologne. Ah ! si j’avais pu faire mes études scolastiques dans votre pays, je sens que j’aurais pu produire quelque chose de mieux que ce que l’on connaît de moi . Solo un genio come Rossini poté sin da piccolo capire l’importanza e la perfezione dell’armonia tedesca non vista di buon occhio a quei tempi in Italia: il suo insegnante Padre Stanislao Mattei, ad esempio, conosceva poco o pochissimo quei musicisti che giudicava oscuri, astrusi, dalla «melodia più adatta agli istrumenti che alle voci», e curanti «l’istrumentazione a scapito del canto», e «troppo difficili» . Per questo considerava il piccolo Rossini un tedeschino che disonorava la sua scuola . Ma di par suo, il pesarese continuava a studiare più i tedeschi che gli italiani. A Ferdinand Hiller dichiarò: Misi su un quartetto d’archi, nel quale io eseguivo, come potevo, la parte della viola. Mi provvedeva le partiture il primo violino. Egli, che da prima ne possedeva qualcuna soltanto, dietro le mie vive insistenze, cominciò ad ordinare sempre di nuove; e così in breve, giunsi a conoscerne un bel numero. Allora Haydn era il mio maestro prediletto. Quando io diressi la Creazione, nell’aula del Liceo bolognese, non mi sfuggiva una nota né lasciavo passar nulla agli esecutori, perché la sapevo tutta a memoria . È questa, dunque, la ragione principale della così enorme diversità della Zelmira, come egli stesso profeticamente dichiarò in un’intervista ad un giornalista germanofono nel : In Italia non è opportuno scrivere musica elevata; il pubblico si addormenterebbe. Se dovessi un giorno essere chiamato a comporre un’opera per le scene viennesi cercherei di scrivere diversamente . . Luigi R, Rossini, Guanda, Parma , pp. –. . Cfr. Riccardo B, Rossini, Unione Tipografico – Editrice Torinese, , p. . . Cfr. Marcello Conati, Il «tedeschino», «L’Opera», IV, n.–, pp. –. . Cfr. Ferdinand H, Plaudereien mit Rossini, in G. R, G. Rossini, cit., I, p. . . Cfr. G. R, G. Rossini, cit., I, p. . Introduzione Il Rossini maturo, dunque, saputo del contratto di Vienna, riprese a studiare le partiture dei tedeschi sempre con più devozione: non è certamente casuale la sua scelta di dirigere e concertare la Creazione di Haydn al San Carlo nel , anno antecedente la prima di Zelmira. Della “germanicità” della sua opera “più perfetta” ce ne testimonia anche Friedrich August Kanne, corrispondente dell’Allgemeine Musikalishe Zeitung, una delle più importanti riviste musicali tedesche dell’epoca , che il maggio , dopo aver assistito ad una ripresa viennese della Zelmira, scrive: Ha debuttato il (sic), nell’attesa più impaziente di una folla accalcata come sardine nelle botte, La Compagnia dell’Opera seria napoletana con l’ultima creazione del genio di Rossini: Zelmira. [. . . ] Rossini ha animato questa scarna materia con una musica che, al di là di quei pregi attraverso i quali egli si è procurata la sua attuale celebrità, rivela anche un labor limae del quale nei primi lavori con rammarico si accusava la mancanza. In tutte le opere che egli scrisse per Napoli con agio, senza essere limitato da un lasso di tempo di alcune settimane, ad esempio, le a noi note: Otello, Mosè, Armida, ci si imbatte in poche reminiscenze e sistemi di elaborazione superficiali; molto sembra essere accuratamente meditato e soppesato e l’idolo della moda viene più spesso sacrificato all’autenticità; qui, in questa sua Zelmira, deve aver certamente già tenuto presente la Germania; l’aspirazione di correttezza non è da disconoscere, la parte strumentale, sebbene talvolta rumorosa, non indebolisce mai, tuttavia, l’effetto delle voci; è estremamente brillante, ricco e non di rado originale; [. . . ] Una cura particolare ha usato stavolta il maestro nell’andamento del basso ed una – si potrebbe quasi dire – elaborazione contrappuntistica dei suoi temi; se si aggiunge a ciò un’inesauribile ricchezza di idee, la lussureggiante fiorente fantasia, la potenza universale con la quale egli è solito padroneggiare la sua orchestra e diramare l’armonia e la melodia, infine un’esecuzione, nello spirito e nell’intenzione del compositore, [. . . ] trascina tuttavia al riconoscimento della sua maestria, può così avere origine il trionfo perfetto [. . . ]. Non sfuggì nemmeno a Stendhal che, nella sua Vita di Rossini, scrive: Zelmira ha fatto furore a Vienna come a Napoli. In quest’opera Rossini s’è allontanato più che ha potuto dallo stile di Tancredi e di Aureliano in Palmira; così Mozart nella Clemenza di Tito s’è allontanato dallo stile del Don . Cfr. Saverio L, La Zelmira di Gioachino Rossini, Edizioni Palese, Taranto, , p. . Zelmira e lo stile compositivo “tedesco” di Gioachino Rossini Giovanni. Questi due grandi uomini di genio hanno proceduto in senso inverso. Mozart avrebbe finito con l’italianizzarsi del tutto. Rossini finirà forse col diventare più tedesco di Beethoven . Da ciò si evince quanto la musica di Zelmira fosse proiettata in avanti: vi è una più grande cura dispiegata nell’armonia, nel contrappunto e nell’orchestrazione, nella varietà delle modulazioni in modo da rendere sempre di più la musica legata alle psicologie dei personaggi ed alla drammaticità della trama. La caratteristica più innovativa di quest’opera è rappresentata in modo particolare dai recitativi che, distinguendosi da tutti quelli composti prima di allora, ovvero i recitativi accompagnati, si presentano come pezzi staccati, considerati dei veri e propri «arioso» . Essi rappresentano il modello che di lì a poco sarebbe stato utilizzato nei grand–opéra, come ad esempio nel Robert le Diable di Meyerbeer. Partendo da queste considerazioni, il mio lavoro di ricerca vuole sviluppare un’accurata analisi sulla genesi e sul perché dell’immensa ed immediata fortuna di questo capolavoro operistico, ancor’oggi troppo poco eseguito ed ingiustamente dimenticato se lo poniamo a confronto con Il Barbiere di Siviglia, La Cenerentola, Guglielmo Tell, tanto per far dei nomi tra le più rinomate opere rossiniane. Dopo una presentazione “geografica” dell’opera, ossia un inquadramento nelle città ove fu concepita e realizzata, Napoli e Vienna, si passa alla sua analisi prettamente storica e di comparazione con la tragedia da cui è stata ricavata. Essendo Zelmira stata rappresentata con Rossini presente anche a Londra e Parigi, si traccerà una comparazione tra le versioni e le modifiche apportate sui rispettivi libretti, le principali fonti che ci attestano come l’opera venne eseguita. Si prosegue, poi, con l’analizzare dettagliatamente la partitura musicale tentando di scoprirne tutti i lati più nascosti della drammaturgia, per concludere, infine, con un elenco dei cast delle riprese moderne dell’opera e delle incisioni discografiche. . Stendhal, Vita di Rossini, Torino, EDT, , p. . . Cfr. Philip G, L’ultima opera napoletana di Rossini, in Zelmira, programma di sala del Teatro dell’Opera di Roma, stagione –, pp. –. Capitolo I Geografia ed analisi storico–letteraria Su Rossini a Napoli esiste già un’abbondante saggistica. In questo primo capitolo si traccia, pertanto, un breve excursus sul suo operato nella città che all’epoca era conosciuta come la capitale della musica in Europa e nel Mondo ed un elenco delle opere che egli compose appositamente per il Real Teatro di San Carlo, per poi indicare un breve tragitto sulla nascita e l’esportazione all’estero della sua ultima creazione napoletana, Zelmira. Si analizza, inoltre, la fonte di ispirazione da cui Tottola e Rossini hanno attinto per realizzare la loro opera. Si tenta, infine, di tracciare un percorso comparativo tra la tragedia e l’opera. .. Rossini a Napoli: da Elisabetta a Zelmira Dal “Giornale del Regno delle Due Sicilie” del settembre : «Ed infine un tal Signor Rossini, maestro di cappella, che si dice venuto per dare una sua Elisabetta regina d’Inghilterra su questo stesso Teatro S. Carlo che risuona ancora dei melodiosi accenti della Medea e Cora dell’egregio Signor Mayr». Così fu accolto Rossini a Napoli. Il pubblico partenopeo era restìo ad accettare che un compositore “straniero”, ovvero non appartenente per formazione musicale all’area napoletana, varcasse le soglie dell’allora più importante teatro del mondo, nemmeno se costui era il più acclamato compositore nel resto d’Italia. Ma il geniale Domenico Barbaja, l’allora impresario del Real Teatro, vide in Rossini colui che avrebbe rivoluzionato con la sua musica anche le ostili scene napoletane. E vide bene. Impegnerà il compositore per Zelmira e lo stile compositivo “tedesco” di Gioachino Rossini sette anni, dal al , periodo che sarà uno dei più fecondi della sua creatività compositiva: tolta Ermione del , clamoroso fiasco, le opere serie che Rossini scrisse per il San Carlo furono quasi tutte acclamate con furore. In particolare l’ultima, Zelmira. Con un contratto che l’obbligava a comporre due opere all’anno oltre che ad assumere la direzione musicale del San Carlo e del Teatro del Fondo, il pesarese partì da Bologna il maggio . Il San Carlo, all’epoca, era dotato di un cast vocale di primo rilievo, basti pensare ad Isabella Colbran, Giovanni David, Manuel Garcìa, Andrea Nozzari, e di un’orchestra considerata la migliore al mondo. Fu su queste voci che Rossini, dopo averne studiato le capacità, tessé su misura i personaggi delle sue creazioni. Studiò, inoltre, i requisiti fonici del teatro e i gusti musicali del pubblico partenopeo. Il ottobre , giorno dell’onomastico del principe ereditario Francesco, andò in scena Elisabetta, Regina d’Inghilterra. Il successo fu immediato ed eccellente, complici anche le doti vocali della Colbran. Il giovane Cigno di Pesaro riuscì, in breve tempo a conquistare il pubblico napoletano. Fino all’anno della sua partenza, il , Rossini compose per il San Carlo altre opere serie. Un’opera buffa, La Gazzetta, fu composta nel per il Teatro de’ Fiorentini. Compose, inoltre, diverse cantate ed una Messa di Gloria per la Chiesa di San Ferdinando nel . Di seguito elenco le opere, Zelmira esclusa, che Rossini compose per il San Carlo con il primo cast di interpreti, tutte dirette da Giuseppe Festa: Elisabetta, Regina d’Inghilterra, 4 ottobre 1815 Elisabetta, Regina d’Inghilterra Soprano Leicester, generale delle armi Tenore Matilde, sua segreta moglie Soprano Enrico, fratello di Matilde Mezzosoprano Norfolk, grande del Regno Tenore Guglielmo, capitano delle guardie reali Tenore Cavalieri, Dame, Nobili scozzesi, ostaggi d’Elisabetta, Ufficiali del seguito di Leicester, Paggi, Guardie Soldati, Guastatori, Popoli. Isabella Colbran Andrea Nozzari Girolama Dardanelli Maria Manzi Manuel Garcia Gaetano Chizzola Otello, 4 dicembre 1816 (Teatro del Fondo di Napoli) Otello, africano al servizio di Venezia Desdemona, amante e sposa occulta di Otello, figlia di Elmiro Tenore Soprano Andrea Nozzari Isabella Colbran . Geografia ed analisi storico–letteraria Rodrigo, amante sprezzato da Desde- Tenore mona, figliuolo del Doge Jago, nemico occulto di Otello, amico Tenore per politica di Rodrigo Emilia, condifente di Desdemoda Mezzosoprano Elmiro, padre di Desdemona Basso Doge Tenore Lucio, confidente di Otello Tenore Gondoliero Tenore Senatori, Seguaci di Otello, Damigelle del seguito di Desdemona, Popolo Giovanni David Giuseppe Ciccimarra Maria Manzi Michele Benedetti Gaetano Chizzola Nicola Mollo Nicola Mollo Armida, 11 novembre 1817 Armida, maga, nipote d’Idraote Soprano Isabella Colbran Rinaldo, condottieri dei Crociati Tenore Andrea Nozzari Gernando, condottiere dei Crociati Tenore Claudio Bonoldi Ubaldo, Crociato Tenore Claudio Bonoldi Carlo, Crociato tedesco Tenore Giuseppe Ciccimarra Goffredo, duce dei Crociati Tenore Giuseppe Ciccimarra Eustazio, fratello minore di Goffredo Tenore Gaetano Chizzola Idraote, mago, re di Damasco Basso Michele Benedetti Astarotte, diavolo Basso Paladini, Guerrieri, Demoni, Larve, Soldati franchi, Damasceni seguaci d’Armida Mosè in Egitto, 5 marzo 1818 Mosè Faraone, Re di Egitto Amaltea, sua consorte Osiride, erede al trono Elcia, ebrea, sua segreta consorte Aronne Amenofi, sua sorella Mambre Grandi e Damigelle di corte, ebrei, egizi Basso Basso Soprano Tenore Soprano Tenore Mezzosoprano Tenore Michele Benedetti Raniero Remorini Frederike Funck Andrea Nozzari Isabella Colbran Giuseppe Ciccimarra Maria Manzi Gaetano Chizzola Ricciardo e Zoraide, 3 dicembre 1818 Agorante, Re di Nubia, amante non Tenore corrisposto di Zoraide, figlia d’Ircano, amante di Soprano Ricciardo, paladino, amante di Zoraide Tenore Ircano, potente signore d’una parte Basso della Nubia Zomira, sposa d’agorante, rivale di Contralto Zoraide Ernesto, ambasciatore del campo cri- Tenore stiano Fatima, confidente di Zoraide Mezzosoprano Elmira, confidente di Zomira Mezzosoprano Zamorre, confidente di Agorante Tenore Coro, di uomini al servizio del serraglio, di donne al servizio di Zomira, Grandi della corte di Agorante,Guerrieri seguaci di Ricciardo, Soldati di Agorante, Popolo Andrea Nozzari Isabella Colbran Giovanni David Michele Benedetti Benedetta Rosmunda Pisaroni Giuseppe Ciccimarra Maria Manzi Raffaella de Bernardis Gaetano Chizzola Zelmira e lo stile compositivo “tedesco” di Gioachino Rossini Ermione, 27 marzo 1819 Ermione, figlia di Elena e Menelao Soprano Andromaca, vedova di Ettore Contralto Pirro, figlio di Achille Tenore Oreste, figlio di Agamennone Tenore Pilade, amico e confidente di Oreste Tenore Cleone, confidente di Ermione Mezzosoprano Fenicio, tutore di Pirro Basso Cefisa, confidente di Andromaca Mezzosoprano Attalo, capo delle guardi di Pirro Tenore Astianatte, figlio di Andromaca Mimo Coro, di Grandi epirensi, di prigionieri frigid, di seguaci di Oreste, di donzelle spartane Isabella Colbran Benedetta R.Pisaroni Andrea Nozzari Giovanni David Giuseppe Ciccimarra Maria Manzi Michele Benedetti Raffaella De Bernardis Gaetano Chizzola La Donna del Lago, 24 ottobre 1819 Elena, la donna del lago Soprano Malcolm Groeme Contralto Giacomo V, Re di Scozia sotto il nome Tenore del Cavalier Uberto di Snowdon Douglas d’Angus Basso Rodrigo di Dhu Tenore Serano Tenore Albina Mezzosoprano Bertram Basso Pastori, Pastorelle, scozzesi, Bardi, Grandi, Dame, Guerrieri del Caln Alpino, Cacciatori, Guardie reali Isabella Colbran Benedetta R. Pisaroni Giovanni David Michele Benedetti Andrea Nozzari Gaetano Chizzola Maria Manzi Massimo Orlandini Maometto II, 3 dicembre 1820 Maometto II Basso Paolo Erisso, provveditore de’ Venezia- Tenore ni in Negroponte Anna, sua figlia Soprano Calbo, generale veneziano Contralto Condulmiero, altro generale Tenore Selimo Tenore Coro: Donne di Negroponte, Guerrieri musulmani, Donzelle musulmane, Soldati veneziani, Soldati musulmani Filippo Galli Andrea Nozzari Isabella Colbran Adelaide Comelli Giuseppe Ciccimarra Gaetano Chizzola