13-04-2004 17:16 i tascabili Pagina 1 i tascabili 5 Italia Viale Carducci, 85 - 47023 Cesena Tel. 0547.360810 - fax 0547.611290 - e-mail: [email protected] Via Melchiorre Gioia, 181 - 20125 Milano Tel. 02.6749881 - fax 02.67490056 - e-mail: [email protected] Tel. e fax 1 212 4908043 - e-mail: [email protected] w w w . a v s i . o r g i tascabili 420 Lexington Avenue, Suite 2754-55 - New York, New York 10170 5 Stati Uniti The Association of Volunteers in International Service, USA, Inc. Supplemento al n° 2/2003 del periodico Buone Notizie - sped. in A.P. - art.2-comma 20/c legge 662/96-FC TascabiliCover Un’amicizia dell’altro mondo Dieci anni di sostegno a distanza 5 “Lo sviluppo di un popolo non deriva primariamente né dal denaro, né dagli aiuti materiali, né dalle strutture tecniche, bensì dalla maturazione della mentalità e dei costumi. È l’uomo il protagonista dello sviluppo, non il denaro o la tecnica” (Giovanni Paolo II, “Redemptoris Missio”) Un’amicizia dell’altro mondo Un’amicizia dell’altro mondo Chi è AVSI CHI È AVSI 5 “VIENI FIGLIO MIO” 7 di Walter Rossi PRESENTAZIONE 9 AIUTARE E SOSTENERE LO SVILUPPO 10 IL SOSTEGNO A DISTANZA: UN GESTO DI EDUCAZIONE 13 di Giovanna Rossi UN’AMICIZIA DELL’ALTRO MONDO. STORIE DEI BAMBINI, DELLE LORO FAMIGLIE, DEI SOSTENITORI E DEI VOLONTARI 17 di Filippo Cavazza itascabilidiavsi IL MONDO DEL SOSTEGNO A DISTANZA: PAESI E PROGETTI 4 48 LE ETÀ DEL SOSTEGNO A DISTANZA 117 INFORMAZIONI UTILI 119 CARTA DEI PRINCIPI PER IL SOSTEGNO A DISTANZA 122 POSTFAZIONE 127 di Davide Rondoni AVSI, Associazione Volontari per il Servizio Internazionale, è una associazione senza scopo di lucro nata nel 1972, riconosciuta come ONG di cooperazione internazionale dal Ministero degli Esteri Italiano nel 1973. AVSI è accreditata - dal 1996 - presso il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) di New York, con status consultivo presso l’UNIDO, a Vienna, e inserita nella lista speciale ONG della Organizzazione Internazionale del lavoro, (ILO), a Ginevra. La missione dell’Ong AVSI è quella di promuovere e sostenere lo sviluppo umano nel solco della dottrina sociale cattolica. Da alcuni anni AVSI è divenuta un network internazionale di 24 ONG e Associazioni di diversi paesi del nord e sud del mondo. AVSI aderisce alla FOCSIV, a La Gabbianella Coordinamento per il sostegno a distanza e alla Federazione dell’Impresa Sociale Compagnia delle Opere. AVSI oggi è presente in 35 Paesi di Africa, America Latina, Medio Oriente ed Est Europa svolgendo 86 progetti pluriennali nei settori sanità e igiene, cura dell'infanzia in condizioni di disagio, educazione, formazione professionale, microimprenditorialità, recupero delle aree marginali urbane, ambiente, agricoltura e con mirati interventi di emergenza, nei quali sono impegnati per una permanenza media di due anni più di 80 “volontariprofessionisti” di AVSI, qualificati in varie discipline. AVSI opera in collaborazione e con finanziamenti del Ministero degli Affari Esteri Italiano, dell'Unione Europea, di agenzie internazionali delle Nazioni Unite quali UNICEF, UNHabitat, UNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo), Programma Alimentare Mondiale, Banca Mondiale, Banca Interamericana di Sviluppo, e agenzie di vari Governi. AVSI coopera inoltre con Enti locali, associazioni di categoria, imprese e fondazioni. Fra le ONG internazionali con sede in Italia, AVSI può vantare uno dei più alti tassi di autofinanziamento: oltre il 60% delle sue entrate proviene da donatori privati. Con il sostegno a distanza aiuta più di 21.000 bambini e ragazzi in 32 paesi del mondo. AVSI realizza progetti di sviluppo avendo come punto centrale la persona, ne condivide i bisogni, il senso della vita e si commuove per il suo personale destino. Ogni persona, ogni comunità, per quanto carente, rappresenta una ricchezza e presenta un suo patrimonio. Ciò significa valorizzare e rafforzare ciò che le persone hanno costruito, la loro storia, le relazioni esistenti, cioè quel tessuto umano e quell’insieme di esperienze che costituiscono il loro patrimonio di vita. È un punto operativo fondamentale, che nasce da un approccio positivo alla realtà, che rende cosciente la persona del suo proprio valore e della sua dignità; e nel contempo l’aiuta ad una responsabilità. itascabilidiavsi INDICE 5 Un’amicizia dell’altro mondo Vieni Figlio Mio di Walter Rossi* * Walter Rossi, 38 anni, scrittore e avvocato, vive e lavora a Firenze. È sposato con Donata e ha tre figli: Emma Maria, Teresa Maria e Luigi Maria. Da 10 anni lui e la sua famiglia aiutano diversi bambini del programma di sostegno a distanza. “Si può dare uno, si può dare due o cento, il cuore cresce insieme alla consapevolezza, perché la tensione è quella di condividere tutto e non il sovrappiù, agli occhi di Dio tutto diventa infinito, tutto diventa grande. (...) Questo ho ricevuto e questo ho voluto testimoniare anche con la mia poesia dedicata a tutti i bambini adottati a distanza grazie al lavoro di AVSI”. itascabilidiavsi Vieni figlio mio siedi qui sugli scalini di pietra nel giardino della nostra casa nel cortile di questa piccola chiesa vieni figlio di Dio come lo sono io come lo è tua madre che aveva fretta di andare vieni non cadere se sei stanco, se hai sete ti darò da bere ti rimetterò la veste vieni sul sagrato della vita dove siamo frutti dell'albicocco dove abbiamo il viso rotondo dove siamo buccia sottile e odorosa polpa cuore verde di carciofo posso solo baciarti le palpebre scoprire gli occhi accarezzare i piedi rimettere i sandali indicare la strada verso chi è solito amare senza misura. 7 Un’amicizia dell’altro mondo Presentazione Con gioia presentiamo questa pubblicazione, dopo dieci anni di sostegno a distanza (abbiamo iniziato nel 1993 con poche decine di bambini), e oltre 21.000 bambini e ragazzi che oggi stiamo aiutando in 32 paesi del mondo. Ci è sembrato importante cogliere questa occasione, questo “anniversario” e questo “traguardo” per raccontare e condividere questa entusiasmante esperienza con tutti coloro che vi partecipano. “Un’amicizia dell’altro mondo” che ha mille e mille volti, di bambini, di sostenitori, di educatori locali, con un comune denominatore: la passione per ognuno, lo sguardo verso ogni persona, verso il suo essere unico e irripetibile. Grazie a tutti: a chi fedelmente sostiene da anni questo lavoro, a chi è appena arrivato con noi, a chi può dare un piccolo aiuto... e a tutti coloro che, raccontando della propria scelta e del proprio impegno, facendoci incontrare loro amici, conoscenti, colleghi o datori di lavoro, rendono possibile ad altre persone il coinvolgersi in questa avventura e ad altri bambini e ragazzi l’essere sostenuti nella propria educazione e nella propria crescita umana. Grazie ancora, a tutti, di cuore. Dania Tondini itascabilidiavsi Responsabile AVSI Sostegno a distanza 9 Un’amicizia dell’altro mondo Un’amicizia dell’altro mondo 10 In questi ultimi anni è cresciuta la consapevolezza dell’umanità rispetto alle condizioni di miseria in cui versano un miliardo e duecento milioni di persone. È curioso vedere come ci siano reazioni così diverse a questo fatto. C’è chi si gira dall’altra parte e affonda nell’indifferenza. Per chi ama la vita, l’impegno serio con la vita, e non solo per chi come noi è cristiano, questa è una reazione mortificante. È come lasciarsi andare al nulla. C’è chi protesta. Magari anche sfasciando le vetrine e il lavoro di altri, nel tentativo di punire un colpevole che – ahiloro – non c’è. Non sono solo le multinazionali disumane, non sono solo i governi corrotti dei paesi poveri, non sono solo i governi sfruttatori dei paesi ricchi, non sono solo i ricchi egoisti. La povertà è uno dei frutti del limite umano, del peccato dell’uomo. C’è poi chi fa piani, strategie di riduzione della povertà, ne fa una questione di soldi da investire, di tecnologie da trasferire. Tutto bene, ma poi ci vuole l’uomo, formato sì ma soprattutto consapevole, desideroso della propria felicità, assetato di vita e di significato. Che la vita umana non sia pianificabile lo abbiamo imparato tutti dalla nostra esperienza diretta. E infine ci siete voi, che di fronte alla grande tragedia della povertà avete scelto di fare qualcosa. Il sostegno a distanza è una piccola cosa che permette di uscire dall’impasse. Perché il metodo è questo: rispondere ad una domanda piccola qui ed ora. Se si sposta il problema, si rinuncia a rispondere. Ed è questo stesso metodo che, ai diversi livelli, cambia il mondo. È quello che spinge un’associazione a occuparsi di bambini senza scuola, una ong a un progetto di sviluppo, una agenzia onu a un programma per conseguire gli obiettivi del millennio, una multinazionale a dare lavoro decente anche ai più esclusi, un governo ricco a spendere di più in cooperazione, un governo povero a impegnarsi seriamente a prendersi cura della propria gente. Questo scritto racconta di giovani vite che sono cambiate. Il valore del sostegno a distanza è proprio questo: cambiare silenziosamente una vita, senza sconvolgerla, ma anzi liberandola dal giogo della povertà e rilanciando la sua dignità e i suoi talenti. In un mondo in cui la miseria tiene in ostaggio un miliardo e duecento milioni di persone, e in cui contemporaneamente diminuiscono gli aiuti pubblici allo sviluppo, il sostegno a distanza è la proposta più umana, perché non pretende di risolvere un problema che l’uomo non può risolvere. Se non guardiamo l’uomo così, nella sua natura di creatura di Dio, quindi sacra, ma anche finita, arriviamo a soffocare anche la nostra nostalgia dell’eterno, che scavalca i limiti storici, anche della povertà. Desiderio di infinito, quello umano, che ci porta non a sogni astratti, ma a stare nel reale con impegno e con uno sguardo aperto a tutti, anche ai più poveri, lontani e diversi da noi. Desiderio di infinito che non ci lascia né impotenti né onnipotenti di fronte alla sofferenza, ma solo attenti ad intervenire, pronti ad usare l’intelligenza per affrontarla. Il sostegno a distanza è una proposta umana perché è una libera iniziativa di un uomo consapevole che risponde qui ed ora ad un bisogno e ad una domanda fatta personalmente a lui: tu cosa puoi fare per questo bambino? Il sostegno a distanza è una proposta umana perché è una risposta reale e concreta ad un desiderio che l’uomo sente di fronte al bisogno e che l’indifferenza, la violenza e l’impotenza non soddisfano. È quel desiderio di affermazione della vita, di esaltazione del bello che non riesce a tacere. Anche se un uomo cerca di soffocarlo nel dubbio: ma, chissà se servirà, chissà come useranno i soldi, se non sarà meglio così, in fondo ci sono abituati, poi non basteranno mai questi soldi… Dubbi leciti, ma non ci possono fermare. Basta verificare. Ed è di questo che abbiamo bisogno noi, uomini del mondo ricco ed evoluto: uno sguardo che non censuri la realtà, non la sommerga di dubbi, di se e di ma, un’intelligenza che non sia freddo calcolo, un’apertura che rilanci in noi l’umano desiderio di infinito, che segua questo destino d’amore per la propria vita e quella degli altri, questo desiderio di bellezza e felicità che troppo spesso soffochiamo. Questa goccia nell’Oceano, che se non ci fosse mancherebbe, è il metodo per cambiare il mondo. Anche nelle nostre case, dove bambini e ragazzi, ma anche e prima di tutto noi adulti, saturi di tutto, siamo pieni del vuoto del benessere, il sostegno a distanza entra come un modo di stare nel mondo, di conoscere la vita. È una grande ricchezza per ciascuno di noi, per i nostri figli, prendersi cura di una vita dall’altro capo del mondo. È l’ora di una nuova fantasia nella carità diceva Don Orione e ha rilanciato il Papa nella “Novo Millennio Ineunte”. Il sostegno a distanza, il vostro gesto, ne è un esempio concreto. Arturo Alberti Alberto Piatti Presidente AVSI Direttore Generale AVSI itascabilidiavsi itascabilidiavsi Aiutare e sostenere lo sviluppo 11 Un’amicizia dell’altro mondo Il sostegno a distanza: un gesto di educazione Prof. Giovanna Rossi Il sostegno a distanza è una forma di condivisione realizzata attraverso un contributo economico stabile e continuativo destinato a un “beneficiario” ben identificato che, in qualche paese del mondo, riceve alimentazione, cure mediche, interventi igienico-sanitari, scolarizzazione, e attende opportunità rivolte allo svolgimento di attività didattiche e ricreative. Consiste nel prendersi cura di un bambino, fisicamente lontano da noi, che vive in una situazione di necessità. Si tratta di una forma di “adozione sui generis” che, a differenza dall’adozione “legale”, non comporta un rapporto familiare e un vincolo giuridico tra i soggetti in relazione. Esso si prefigge di migliorare la vita quotidiana di migliaia di bambini e ragazzi, favorendo, innanzi tutto, un effetto di riduzione della povertà. Si esprime, quindi, in primo luogo in un aiuto materiale che contribuisce a migliorare le condizioni di vita dei destinatari ma si concretizza anche in un supporto con effetti di natura sociale, attraverso cui si evita lo sradicamento dal contesto familiare, sociale, culturale. Dal punto di vista di coloro che si impegnano in questo genere di interventi, il sostegno a distanza coincide con un atto di responsabilità, assunta attraverso un sostegno economico. Esso si realizza secondo un’ottica progettuale, che ha lo scopo di garantire condizioni indispensabili per uno sviluppo globale della persona e della comunità di appartenenza. Il sostegno a distanza non è, infatti, semplice beneficenza occasionale, ma implica un impegno al mantenimento del rapporto per un periodo significativo di tempo. La sua efficacia è quasi immediata, in quanto vengono evitati passaggi intermedi e burocrazie, favorendo l’integrazione di questo gesto con altri progetti o attività presenti sul territorio. Insieme agli aiuti materiali AVSI garantisce la presenza di persone che accompagnano il bambino nel suo percorso, prendendo a cuore la sua situazione complessiva (materiale e relazionale), la sua dignità umana e il suo benessere, al fine di offrirgli la possibilità di uscire da realtà problematiche di sottosviluppo, evitandone, al tempo stesso, come abbiamo accennato in precedenza, lo sradicamento dal proprio “mondo vitale”. Spesso questo sostegno è inserito in progetti più ampi e diversificati rivolti, oltre che a singoli individui, alle famiglie e alla comunità. itascabilidiavsi Docente di Sociologia della Famiglia, Università Cattolica del Sacro Cuore, Milano 13 itascabilidiavsi Attraverso l’aiuto personalizzato, il bambino viene a beneficiare di un programma complessivo di cura nei suoi confronti. Il sostegno a distanza non prevede la consegna di un semplice sussidio direttamente ai bambini, alle loro famiglie o alle persone che li hanno in affidamento, ma raggiunge comunque lo scopo di moltiplicare le risorse a disposizione di questi soggetti e della comunità in cui sono inseriti. In tal modo, attraverso questi interventi, che vanno ben al di là di un generico assistenzialismo, si contribuisce a responsabilizzare la famiglia e la comunità, offrendo loro la possibilità di raggiungere l’autonomia. Un atteggiamento assistenzialistico, infatti, non crea personalità adulte, ma ne favorisce, anzi, la dipendenza, non sollecitando la persona allo sviluppo di una capacità autonoma nella ricerca di risposte, poiché implicitamente rimanda il cambiamento ad un futuro condizionato dalle circostanze esterne. Al fine di attivare un tale aiuto personalizzato, decisivi risultano l’intervento e la presenza di un adulto-educatore che valuta la situazione di ciascun bambino e della sua famiglia. Questa figura è essenziale per il tipo di aiuto offerto con il sostegno a distanza: svolge, infatti, il compito di comprendere ciò di cui il bambino ha più bisogno, tenendo conto di tutta la sua storia, di verificare che tragga realmente beneficio dal sostegno e spesso anche di aiutare i genitori a diventare più consapevoli. 14 L’ adulto-educatore assicura, da un lato, che l’aiuto offerto vada a destinazione e che sia gestito nel migliore dei modi, dall’altro, che venga mantenuto un legame e una relazione con la famiglia (laddove esistente) dei bambini e con il bambino stesso. Giova sottolineare che per AVSI uno degli scopi del sostegno a distanza è, insieme al raggiungimento del benessere materiale, anche quello educativo. L’ educatore ha un triplice compito. In primo luogo, la sua presenza è fondamentale perché definisce e caratterizza il tipo di rapporto tra colui che adotta a distanza e il beneficiario, risultando così decisivo nel creare una relazione di fiducia tra il sostenitore e l’organizzazione e tra l’organizzazione e il bambino sostenuto. Il tentativo è quello di fare percepire il gesto di aiuto come non episodico e impegnato in una logica solidaristica che dura nel tempo. In secondo luogo, ha il compito di valutare le situazioni di disagio e di necessità di un determinato gruppo di soggetti in un certo Paese, di trasformarle in progetti più ampi di sviluppo e di gestirli, in modo che l’aiuto offerto vada a buon fine. Infine, la sua azione è sicuramente importante e decisiva non solo come garanzia di “pronta consegna” del denaro affidato alle organizzazioni, ma anche per lo spessore relazionale e valoriale del gesto di sostegno. In questo senso, l’adulto in questione può rivelarsi presenza che accompagna il bambino in un percorso educativo di crescita e sviluppo. L’ educazione, infatti, si gioca nel presente ed è sempre possibile. Numerose sono le testimonianze di bambini educati negli asili che diventano strumenti di cambiamento per le loro famiglie. In definitiva, possiamo affermare che il sostegno a distanza è sicuramente una nuova forma di solidarietà umana e sociale. È una solidarietà varia che parte dai singoli, ma anche dai gruppi che si muovono donando concretamente e direttamente all’altro. A questo proposito, ci sembra utile ricordare che Godbout definisce il dono come dare qualcosa a qualcuno senza ricevere nulla in cambio. “Il dono contiene sempre un al di là, un supplemento, qualcosa di più che si cerca di definire con gratuità. Il valore di legame che ne scaturisce è cosa diversa dal valore di scambio e dal valore d’uso” (Godbout J.T., L’esprit du don, Editions du Boreal, Montreal, 1992). Il dono è pertanto una relazione che Un’amicizia dell’altro mondo serve ad alimentare o creare legami sociali tra le persone. Esso è assolutamente gratuito, non avendo garanzia di restituzione, quindi sottintende anche la possibile interruzione del legame instaurato. In esso è contenuto un paradosso. Da un lato, esso è perfettamente libero e quindi mai completamente reciprocabile, dall’altro, permette un legame sociale radicato nella reciprocità simbolica più piena. Il legame sociale che si viene a creare è contrassegnato dalla gratitudine che mai potrà essere sostituita dalla logica oggettiva dello scambio economico. Tale gratitudine, infatti, non è fungibile, non trova equivalenti funzionali che ne possono sostituire la funzione di creazione del legame sociale. La maggiore garanzia ai fini del mantenimento della relazione è data dalla presenza dell’adulto-educatore che agisce una specifica funzione mediativa. Risulta assolutamente decisiva questa figura, attraverso cui l’offerta in denaro non è solo un intervento isolato per arginare un fenomeno di povertà, ma uno strumento per cercare di coinvolgere la comunità, rendendola protagonista, attraverso la riacquisizione di una propria identità. Attraverso questa modalità specifica di dono, rappresentata dal sostegno a distanza, quindi, si “crea comunità”, non solo nel Paese in cui gli aiuti arrivano, ma anche nel Paese sviluppato da cui il sostegno (denaro) parte. Il sostegno a distanza, inoltre, costituisce un’opportunità di sviluppo perché, oltre all’obiettivo di migliorare le condizioni di vita del destinatario, si pone come scopo quello della formazione e soprattutto dell’educazione di quest’ultimo nell’ambiente in cui vive. Le “buone ragioni” che conducono a questo tipo di dono sono sicuramente basate su sentimenti di solidarietà, di comprensione verso situazioni di difficoltà e necessità, tra l’obbligo e la riconoscenza da un lato e la gratuità e la gratificazione dall’altro. Il compito del sostegno a distanza, così inteso, è quindi piuttosto impegnativo. Esso tende a coinvolgere non solo gli individui, ma anche le famiglie e le comunità. I sostenitori hanno l’opportunità di scoprire il senso autentico di un gesto di solidarietà, coloro che ricevono l’aiuto hanno la possibilità di essere sostenuti, in modo da diventare sempre più protagonisti, acquisendo sempre maggiore consapevolezza e sempre maggiore benessere. Se il concetto di solidarietà va inteso come lo strumento attraverso cui è possibile produrre un bene comune per l’intera società, che mette in relazione i beni prodotti da ciascun sottosistema sociale, difficilmente può essere considerato nella sua completezza se non connesso al principio di sussidiarietà. Questo ultimo consiste nell’indicare una relazione d’aiuto per cui non ci sia il prevalere di un livello sull’altro, ma un rapporto di rispetto tra i diversi soggetti sociali. Quindi, proprio la dimensione della gratuità sembra essere un elemento cardine, essendo fonte di coesione sociale e motivo scaturente della solidarietà. Si configura, ultimamente, come una componente stabile della società complessa, in cui le relazioni solidaristiche, fondate sulla reciprocità e sulla gratuità, divengono nel loro agire un modo alternativo di vita. itascabilidiavsi Un’amicizia dell’altro mondo 15 Un’amicizia dell’altro mondo Un’amicizia dell’altro mondo Storie dei bambini, delle loro famiglie, dei sostenitori e dei volontari Filippo Cavazza Sapevo che i miei amici avrebbero presto sondato il terreno per capire che regalo desideravo per la laurea. Già da qualche tempo mi era balenata per la testa l’idea di qualcosa di particolare. In fondo, di penne stilografiche e di cravatte avevo già la casa piena, né bramavo dalla voglia di ricevere altri ammennicoli. Che cosa chiedere, allora? Semplice, un bambino. Un bambino da adottare a distanza con AVSI. L’argomento della mia tesi di laurea, poi, aveva rafforzato questa convinzione. Per mesi mi ero occupato dei viaggi di Giovanni Paolo II in Africa, studiandone sia gli aspetti pastorali che socioeconomici. E mai come in quel lungo periodo di ricerca - tra polverose biblioteche e siti Internet ero stato stupito dal Papa, dal suo abbraccio commosso all’Africa e ai suoi bambini. Con l’adozione a distanza volevo in qualche modo proseguire questo abbraccio, ridare con il mio piccolo (perché è davvero piccolo!) contributo la possibilità di una vita dignitosa ad un ragazzino di un continente così dimenticato. Non mi considero più buono o più caritatevole degli altri. Non è vero. Ho cercato semplicemente di seguire il richiamo della mia fede e del mio cuore a compiere un’opera concreta, come già tantissima altra gente aveva fatto. Joseph, il “mio” bambino ugandese, può oggi andare a scuola, così come la sorellina Dola. Li ho incontrati durante i miei mesi di lavoro in Uganda e alla visita ho portato anche un mio caro amico. Quando ha visto la sorellina, Dola, e ha saputo che non aveva i soldi per le tasse scolastiche, ha subito deciso di sostenerla. I grandi occhioni neri di Joseph e di Dola si sono sgranati di felicità nell’apprendere la notizia. Ogni giorno leggo con gioia di tantissime persone che si sono coinvolte con il sostegno a distanza. Famiglie, anziani, classi delle elementari e dei licei, consigli comunali. In totale sono oltre 21.000! Questo libro parla di loro, anzi, di voi. E senza di voi, senza la vostra carità, questo libro non sarebbe mai nato. Nelle prossime pagine cercherò di raccontarvi alcune di queste storie. Purtroppo, per evidenti ragioni di spazio, solo di alcune, anche se ognuna di esse meriterebbe un suo spazio (se non addirittura una sua piccola pubblicazione). Scriverò di bambini, dal Brasile all’Uganda, la cui vita è stata cambiata da questo piccolo dono di 312 Euro all’anno. Si tratta di esistenze, in molti casi, cambiate anche dal semplice apprendere di avere qualcuno, dall’altro lato del mondo, disposto a prendersi cura di loro. Scriverò anche di famiglie italiane e volontari di AVSI nel mondo commossi dalla bellezza del rapporto umano venutosi a creare con il bambino. Perché la ricchezza del sostegno a distanza si scopre proprio nell’umanità di questo legame. itascabilidiavsi 27 anni, volontario AVSI in Serbia e Uganda 17 Un’amicizia dell’altro mondo I veri beneficiari: i bambini itascabilidiavsi Eccoli, sono loro, i bambini, i primi beneficiari del sostegno a distanza. Li incontriamo con i loro volti illuminati di gioia, accalcati al cancello di una scuola africana per salutarci o pronti a correre in acqua per fare il primo bagno nel mar Nero rumeno. Hanno tutti una storia da raccontare, da gridare. Sì, perché i bambini non sono un’astratta categoria, ma sono facce precise, storie precise. È per ognuno di questi bambini, per la singolarità di ciascuno di questi volti che è iniziato il programma di sostegno a distanza. 18 Questa è la storia di un bambino rumeno e di suo padre. Di un bambino, Nico, che come molti suoi connazionali è sieropositivo. E di un padre che fa di tutto, nonostante la povertà dei mezzi a disposizione, per essergli accanto. Nico è nato 14 anni fa ed ha altri due fratelli, Ionut e Alina. Della mamma non sa nulla. La donna ha abbandonato la famiglia da molti anni, lasciando i figli al padre. Dovendo far fronte a molte difficoltà nel provvedere ai bisogni dei piccoli, il padre è costretto ad affidare i due maschi ad un orfanotrofio di Bucarest. Questo non gli ha comunque impedito di recarsi regolarmente in visita ai ragazzi e di riportarseli a casa durante le feste. Il papà abita attualmente con la figlia minore Alina, insieme con la nonna paterna. La casa è di proprietà della nonna e si trova in un distretto rurale nei dintorni di Bucarest. La casa è piccolissima, ha una sola stanza agibile, ma il papà sta cercando in tutti i modi di allargarla, per farci venire a vivere Nico e Ionut. Purtroppo è disoccupato e riesce a guadagnarsi da vivere solamente con alcuni lavori saltuari. Durante il periodo trascorso all’orfanotrofio Nico è scoperto sieropositivo e trasferito all’istituto di Vidra, specializzato nella cura ai bambini affetti di Aids. È qui che i volontari di AVSI lo incontrano e lo inseriscono nel programma “sostegno a distanza”. Il padre non ha comunque cessato le visite, anche se questo ha comportato il doversi recare in due luoghi diversi, da una parte per Ionut e dall’altra per Nico. Solo per visitare Nico, tra andata e ritorno, percorre in bicicletta quasi 60 km. AVSI ha sempre cercato di aiutare il padre e di favorire la possibilità che Nico trascorresse i momenti di festa e di vacanza dalla scuola a casa con la sua famiglia. Per questo anche Alina è stata inserita nel programma del “sostegno a distanza”. Il papà di Nico ha lottato strenuamente per riportare il piccolo e Ionut a casa. Le autorità hanno più volte respinto la richiesta. Nella casa non c’erano ancora le condizioni minime necessarie, in particolare per la mancanza di un adeguato spazio abitabile. Gli operatori AVSI non sono rimasti a guardare. “La situazione di Nico ci è sembrata degna di essere sostenuta, poiché suo padre è uno fra i pochissimi genitori da noi incontrati ad avere conservato un interesse per i propri figli e a desiderarne il ritorno a casa.”. Hanno cercato delle donazioni e, trovatele, hanno avviato i lavori di ristrutturazione della casa. I lavori, iniziati con la sistemazione delle due camere da letto, sono proseguiti con la costruzione di un’anticamera. Si è poi aggiunta la costruzione e il montaggio di due stufe, necessarie per garantire il riscaldamento, l’acquisto del linoleum e della moquette (per supplire il fatto che i pavimenti non erano terminati) e l’arredamento della casa. Per questo ultimo ostacolo è giunta in aiuto la buona sorte, con la donazione improvvisa di una signora che doveva traslocare e che ha donato i suoi vecchi mobili. Ora è tutto pronto per accogliere Nico e Ionut. Il papà potrà finalmente deporre la bicicletta e abbracciare i suoi figli tutte le sere. Un’amicizia dell’altro mondo itascabilidiavsi Ecaterina rispecchia con il suo sorriso la dolcezza del suo nome. Lo si capisce anche dai suoi disegni. Ha aspettato fiduciosa per mesi una lettera di risposta dalla sua famiglia italiana, mamma, papà e tre figliolette. Ci sperava. Alla fine la lettera è arrivata. Ora sa di avere degli amici, persone che le vogliono bene. “Io non sono arrabbiata di averla ricevuta tardi, ma sono contenta di avere degli amici, soprattutto perché ho pochi amici. La famiglia di mia zia non ha figli, così che ho un motivo in più di essere contenta per i miei nuovi amici che vorrei tanto conoscere meglio”. La sua esistenza non è stata semplice. La mamma è morta quattro anni fa ed il padre non si è mai mostrato disponibile a prendersi cura della figlia. È vissuta con lui per un certo periodo, nel villaggio materno, insieme ad altri parenti della madre, fino a quando alcuni zii non l’hanno presa in affido. Ecaterina vive ora con loro a Cluj, una delle più grandi città della Romania. All’inizio era un po’ spaventata, temeva il passaggio dalla campagna alla città. Ora, invece, è felicissima di abitare con zia Ana e zio Ioan (“loro sono stati molto buoni con me, è come se vivessi in una favola”). Si sente come la loro figlia naturale. Anche alla sua famiglia italiana si sta sempre più affezionando. Dopo la lettera aspetta di ricevere alcune fotografie. Vorrebbe vederli con i suoi occhi i volti che la aiutano, in particolare quelli delle bambine. Ecaterina raffigura queste amiche lontane con una rosa. Belle e pure di cuore. E per ogni bambina c’è un petalo speciale. 20 Avevo accennato alla mia laurea, allo “strano” regalo ricevuto per l’occasione. La laurea, grazie a Dio, non è privilegio esclusivo di noi occidentali. Grazie al sostegno a distanza, ma grazie anche ai loro sacrifici e alla loro abnegazione, alcuni ragazzi sono riusciti a conseguire questo prestigioso obiettivo. Ritah si gongola per il risultato, con il suo elegante tailleur e la sua feluca. Una laurea, in un paese africano, è traguardo riservato a pochissimi. E si tratta per lo più di uomini. Per le donne è l’eccezione dell’eccezione. Ritah ce l’ha fatta. Sa che per questo deve ringraziare Gabriella, la sua benefattrice. “Apprezzo di tutto cuore l’aiuto che mi avete concesso per la mia educazione. È raro trovare persone come voi!” Ritah ha conseguito la laurea in Economia (Business Administration and Management) all’Università Makerere di Kampala (Uganda). Nel suo libretto universitario troviamo un rendimento costante, con voti molto alti in Gestione delle Risorse Umane e Sistemi d’Informazione Gestionale. Senza la generosità della sua famiglia italiana Ritah non avrebbe saputo come trovare il denaro necessario per sostenere l’esame finale. “In quel momento - scrive la ragazza - voi siete stati dei messaggeri divini accorsi in mio aiuto”. Dopo la laurea Ritah ha iniziato a lavorare. C’era bisogno di dare una mano al fratello e alla sorella più piccoli. C’era bisogno - come aggiunge nel suo scritto - “di fare qualcosa di utile per il mio paese”. Rimaniamo in Africa, nella regione dei Grandi Laghi, in uno stato - il Rwanda - che con l’Uganda confina. Vi sono molte affinità tra i due paesi, non fosse altro che anche in Uganda vi sono diverse persone appartenenti all’etnia tutsi. Il Rwanda è una piccola nazione, poco più grande della Lombardia. Di questa terra, del suo verde (il Rwanda è anche chiamato il paese delle mille colline) non abbiamo saputo Un’amicizia dell’altro mondo nulla fino al 1994. È il 6 aprile di quell’anno quando il presidente Habyarimana, di etnia hutu (etnia maggioritaria in Rwanda), muore in un incidente aereo insieme al presidente del Burundi. Bastano poche ore ed il paese precipita nel caos. Scene inenarrabili di violenza percorrono la capitale, Kigali, e le zone rurali. Nel giro di due mesi quasi un milione di persone muoiono massacrate, in quello che è ricordato come il più veloce genocidio della storia. Ad essere uccisi, a colpi di panga e machete, sono soprattutto tutsi e hutu moderati, quegli hutu che avevano cercato di resistere alla logica del sangue e della vendetta, rischiando in alcuni casi anche la vita per salvare i propri fratelli tutsi. Dall’estate del 1994 AVSI è arrivata in Rwanda, impegnandosi soprattutto in progetti di recupero dei bambini traumatizzati dalla guerra. Centinaia di migliaia di bimbi sono diventati orfani, hanno visto le loro case incendiate e le loro scuole distrutte, sono stati costretti a vivere da profughi nei boschi e nelle foreste. L’adozione a distanza ha riportato il sorriso a tanti di loro. Anche ad alcune, come Claudine e Solange, che proprio bambine non sono più, ma che grazie al sostegno a distanza sono riuscite a diventare maestre e a ridare una piccola speranza a tanti orfani del genocidio. Il sostegno a distanza ha reso in un colpo solo più felici ottanta bambini (Claudine e Solange ne hanno quaranta a testa nelle loro classi). La loro storia ci è raccontata dalla penna scorrevole di Marco, giornalista e operatore AVSI in Rwanda: itascabilidiavsi RUYUMBA (RWANDA) – AVSI le incontra in un villaggio sperduto del Rwanda. Sono due ragazze che non hanno più i mezzi per andare a scuola; si trovano due famiglie italiane disposte a sostenerle, diventano amiche, finiscono gli studi, trovano un lavoro come insegnanti e oggi la loquace Solange ci dice - anche a nome della più riservata Claudine - che “il progetto del sostegno a distanza ci ha levate da una vita miserabile. Se oggi abbiamo meno problemi di quanti ne avremmo potuti avere lo dobbiamo a due famiglie italiane che non abbiamo mai avuto l’occasione di conoscere” e delle quali - va detto - si sono dimenticate i nomi. 22 Solange e Claudine hanno rispettivamente 30 e 31 anni e quando AVSI le incontrò nel ’98 avevano smesso gli studi perché “a causa del genocidio avevamo perso tutto”. Quando le conoscemmo non erano più delle bambine, ma erano sicuramente due ragazze vulnerabili. Claudine abitava con la mamma, un fratello, una sorella e una nipote; Solange era già mamma di un bimbo e responsabile di due fratellini piccoli ai quali la guerra aveva tolto i genitori. La scuola da finire era diventata un sogno che rivelarono appena conobbero AVSI. E da lì, da quell’incontro, “si riparte”: uniformi, materiali scolastici, tasse d’iscrizione e avanti: quarta, quinta e sesta per Claudine, solo gli ultimi due per Solange. La scuola finisce, l’importante pezzo di carta lo tengono stretto in mano e anche loro due capiscono il senso e l’importanza di non ritenere impossibile una cosa solo perché improbabile. Per il resto è storia d’oggi: in un villaggio rwandese essere maestrine ha la sua importanza al di là dello stipendio che si ferma sui 40 euro al mese e alla qualità dell’insegnamento che, non per responsabilità loro, è quantomai scadente. Le incontriamo con i loro quaranta alunni ciascuna: bimbi scalzi, bimbi poveri, classi nude, nessun libro di testo. Resta solo la speranza nella buona volontà delle maestre che tra le nozioni che conoscono e tanta arte nell’arrangiarsi devono insegnare francese, inglese, kinyarwanda, calcolo, scienza e tecnologia elementare, morale, religione, educazione civica e fisica. La giornata finisce alle quattro del pomeriggio, qualche chilometro su e giù per colline e poi ecco- le a casa: Solange continua a vivere ed essere la responsabile della stessa famiglia che incontrammo nel ’98, mentre in quella di Claudine si sono aggiunti cinque bambini di un fratello morto, la cui moglie è in prigione accusata di aver preso parte al genocidio. È ancora Solange che trova la frase giusta per chiudere questa rimpatriata: “AVSI prepara la vita per il futuro” e strappa un sorriso di consenso alla sempre timida Claudine. Sunday Saviour è oggi un brillante studente di scuola superiore a Lagos, in Nigeria, alla Seed Remedial School, ed è anche uno dei ragazzi più attivi nelle preparazione del giornale studentesco. Nessuno lo avrebbe detto fino a qualche anno fa. Il ragazzo non sapeva né leggere né scrivere in inglese. Grazie all’inserimento in un classe speciale Sunday ha subito colmato le lacune, anche se sono rimasti molti problemi. Sunday, infatti, è molto povero, e il fratello maggiore non può pagargli l’istruzione. Per potersi mantenere gli studi era così costretto a lavori estenuanti. Concentrazione e rendimento ne risentivano. Con il sostegno a distanza Sunday ha iniziato a frequentare la scuola con regolarità, compiendo passi da gigante in tutte le materie. Sunday è oggi un ragazzo con mille interessi e desideri, non solo legati al giornalismo. Nell’annuale vacanza organizzata dal campus al di fuori di Lagos è sempre tra i più partecipi e pieni di iniziative, così come è pieno di gratitudine per i suoi sostenitori italiani. A loro scrive spesso, senza risparmiare racconti su quanto gli sta accadendo a scuola e senza censurare i suoi ringraziamenti. “Vi ringrazio perché attraverso la vostra donazione avete reso per me la vita una cosa degna di essere vissuta. Spero possa giungere presto il giorno in cui incontrarci, in Nigeria o in Italia”. itascabilidiavsi Con le storie dei bambini delle adozioni a distanza si è cimentato anche un noto giornalista, Gianluigi Da Rold, in passato inviato del Corriere della Sera. Dal suo viaggio in Brasile abbiamo tratto la vicenda di Eduardinho. Anzi, “la rivincita di Eduardinho”, come Da Rold l’ha chiamata, la rivincita su una vita di polvere e di favelas. 24 Ha 26 anni, Josè Eduardo Ferreira Santos, ma ne dimostra meno. Sembra un liceale, un po’ secchione, magro e simpatico. Lo chiamano Dinho, gli italiani di AVSI e i ragazzini di Bahia, che frequentano il centro educativo nella favela. La sua storia personale è inseparabile dall’intera vicenda del Centro Educativo e degli alagados. Nel 1992, quando si pensò di spostare le famiglie dalle palafitte in case sulla costa, Eduardinho aveva poco più di 15 anni. La baia Ribeira Azul, quasi interamente occupata dalle palafitte, si poteva solo intuire o immaginare. Un’ipotetica urbanizzazione e industrializzazione dell’interno di Bahia si era trasformata in un tragico fallimento. Migliaia di famiglie avevano lasciato l’interno del Brasile, la campagna, e si erano diretti verso la grande baia di Todos os Santos, cercando lavoro e una casa. Le fabbriche fallirono e le case non furono mai costruite. È qui che iniziano a condividere dolore e disperazione, portare cibo e curare bambini e ammalati, i volontari di AVSI. Nel 1992 l’incontro di Dinho con don Giancarlo, durante una delle passeggiate che il ragazzino faceva per dimenticare i morsi della fame al centro di Bahia, fino al Pelorinho, fino alla casa dello scrittore Jorge Amado, alla piazza del ‘palo’ e delle ‘gabbie’, dove si mettevano gli schiavi ribelli venuti dall’Angola. Un ambiente degradato anche quello, con un’umanità disperata, ma dove c’erano anche le testimonianze dei primi missionari, le grandi chiese, le cattedrali del barocco portoghese. “Stavo guardando le vetrate di una chiesa, affascinato da quella bellezza. Mi si avvicinò un sacerdote, don Giancarlo, chiedendomi: cosa stai facendo? Gli ho spiegato Un’amicizia dell’altro mondo quello che facevo, dove vivevo, come vivevo”. La sua vita si rovescia. “Ho convissuto con la violenza e la morte. Dove vivevo io, dove vivo ancora, la vita non ha valore, non ha alcun senso. E come si può crescere se la vita non ha valore, non ha senso? Intuivo, mentre abitavo nel degrado degli alagados, che la vita si decide proprio quando si è ragazzi. E, paradossalmente, vedevo che i miei coetanei, quelli più intelligenti, più sensibili, più curiosi, si buttavano nello spaccio della droga, tra bande di delinquenti, oppure morivano di alcol e droga. Una breve vita consumata nella disperazione, nell’indifferenza generale. Eduardinho, invece, con il sostegno dell’adozione a distanza, con l’aiuto che arriva dall’Italia, si mantiene agli studi. Si laurea in pedagogia. E mentre Eduardinho cresce, studia e si laurea, gli organismi politici brasiliani e quelli internazionali, come la Banca Mondiale, si rendono conto delle potenzialità del progetto di recupero urbanistico degli alagados. Lentamente si dividono gli alagados in lotti di recupero, si cominciano a costruire case sulla costa. Eduardinho intanto lavora come educatore nel posto dove è cresciuto, nel Centro educativo donato da un benefattore italiano. Adesso, mentre il piano di recupero degli alagados avanza, Eduardinho guarda i ragazzi più piccoli che giocano a pallone, che studiano, che mangiano regolarmente (tutti i giorni, anche loro). Commosse da questo aiuto: le famiglie dei bambini Il sostegno a distanza non arricchisce umanamente solo i bambini. Sono tante le famiglie di questi bambini, le mamme e i papà, che hanno scoperto il calore di un aiuto che arriva da lontano. Molti di loro hanno ricominciato a volere bene ai propri figli coma mai forse - avevano fatto prima. La storia di Betty è tristemente uguale a quelle di tante altre donne africane ed ugandesi, costrette a convivere con la miseria e con il flagello dell’Aids. Betty ha 40 anni ed è vedova, avendo perso suo marito tre anni or sono proprio a causa di questo terribile male. Attualmente vive con i suoi sei bambini in uno slum non molto distante dal centro di Kampala. Un anno dopo la morte del marito anche lei è risultata HIV positiva. Le cure a cui è sottoposta alla Nsambya Home Care Clinic attenuano solo in parte gli effetti dirompenti della malattia. Spesso è costretta a rinunciare a lavorare, a causa di febbri molto alte e di una sensazione generale di debolezza. Nella sua baraccopoli vive in una modestissima capanna di una stanza sola, per la quale spende 30.000 scellini (circa 17 Euro) di affitto al mese. È una cifra troppo grossa per lei, che campa vendendo frutta e verdura ai lati della strada. Ci sono sei bambini da sfamare e cinque di questi da mandare a scuola. Le adozioni a distanza di AVSI e l’assistenza degli operatori del Cowa le hanno alleggerito un insostenibile fardello. Betty è oggi una madre più felice e serena, anche se sa che l’Aids potrebbe presto allontanarla dai suoi figli. Silvia, Nicholas, Bruno, Morris e Ronald possono frequentare regolarmente la scuola. Non solo. A casa hanno finalmente dei materassi e delle lenzuola, dei vestiti e quel cibo indispensabile a poter condurre un’esistenza normale. In un mondo pieno di pregiudizi capita anche che si guardi con insofferenza chi adotta a distanza un bimbo albanese. Può anche capitare che lo stesso sostenitore si trovi in una situazione imbarazzante, quasi a doversi giustificare con vicini e conoscenti per l’aiuto che itascabilidiavsi Un’amicizia dell’altro mondo 25 Un’amicizia dell’altro mondo itascabilidiavsi sta compiendo. Forse per qualcuno gli albanesi, presunto popolo di piccoli e grandi delinquenti, mafiosi e sfruttatori della prostituzione, non meriterebbero un simile aiuto. Ma i bambini albanesi non sono dei futuri criminali. Sono bambini come tutti gli altri. Con un cuore grande e dei grandi desideri. E anche le loro famiglie, le loro mamme e i loro papà, sono persone con lo stesso grande cuore. È gente che ringrazia per l’aiuto dato ai proprio figli. Leggete cosa scrive dal villaggio di Bathore la madre di Morris. “Io, Doda, la madre di Morris, il quale aiutaste come se fosse un vostro figlio, vi volevo ringraziare perché adesso non si sente più come un orfano che sta crescendo tra tante difficoltà. C’è tanta buona volontà in lui per ringraziarvi per la gratitudine che avete dimostrato e dimostrate per Morris, perché grazie al vostro sostegno stanno crescendo anche gli altri figli. Morris sta crescendo bene, con tanta cultura e con una mente sensibile per capire le sofferenze e le origini di quest’ultima, come per la morte di suo padre. Frequenta regolarmente l’asilo ed è un bambino ottimista e con tanta volontà. Appena torna dall’asilo lui racconta le cose che fa e che impara. Io come madre di cinque figli orfani vi sono molto grata e vi assicuro che vi terremo sempre nel nostro cuore e molto presto sarà Morris che vi scriverà su ogni cosa che si sente per la sua vita e il suo futuro. Esprimo la mia grande fiducia che sarà Dio che vi ripagherà per questo aiuto. Con tanto rispetto e affetto, Doda” 26 Restiamo nell’Europa Orientale, ma questa volta compiamo un balzo di alcune migliaia di chilometri, verso le steppe dell’ex Unione Sovietica, a Novosibirsk, cuore della Siberia. Sono terre caldissime d’estate e gelide durante il lunghissimo -interminabile- inverno. Un sostegno a distanza, l’aiuto di una famiglia italiana (siciliana), può riscaldare il cuore di una famiglia russa. Anche se le temperature scendono (di giorno!!!) a –33 gradi. Sarà il vento caldo dell’Etna. Di questa famiglia siciliana non gli basta sapere l’esistenza. Vogliono scriverle e vogliono individuare sulla mappa questa lontana isola. “Buongiorno Elisabetta, Nicola, Antonio e Verdiana! Vi scrivono gli amici della Russia. Nella nostra famiglia ci sono la mamma Irina, il papà Anatolij e due figli, Volodia (4 anni) e Igor (5 mesi). La vostra lettera è stata per noi una cosa improvvisa, e molto piacevole. Grazie mille per le parole calde, per la foto e il disegno. Anche noi siamo molto felici che abbiamo degli amici in un paese come l’Italia, così lontana! Noi con Volodia abbiamo trovato la Sicilia sulla cartina e lui era molto triste che siete così lontani e ha detto: ‘Sarebbe meglio se abitassero più vicino!’ Da noi c’è già l’inverno, c’è molta neve, e fa freddissimo. Di giorno si arriva già a –33 gradi! Volodia ama molto l’inverno, perché può essere tirato sulla slitta, può fare dei pupazzi di neve e correre sul ghiaccio. Adesso all’asilo prepariamo per la festa del capodanno una favola e noi mamme cuciamo dei costumi, decoriamo l’albero di capodanno e compriamo dei regalini per i bambini. Volodia vi manda la sua foto e il disegno. Vi auguriamo cose buone e belle, un bacione da noi tutti! Aspettiamo un’altra vostra lettera. Con affetto”. Ci sono alcuni casi in cui si stringe il cuore all’operatore sociale nel vedere la famiglia in cui un bambino vive. E nel pensare che, se non è ben seguito, l’aiuto del sostegno a distanza potrebbe essere usato per scopi che con la crescita del bambino hanno poco a itascabilidiavsi che vedere. Ma il miracolo di un cambiamento può accadere. Una madre, colpita dall’affetto che c’è verso il proprio piccolo, può tornare a guardare all’aiuto del sostegno a distanza come a qualcosa di inequivocabilmente indirizzato al proprio bambino. La storia che ci racconta Paola arriva da Rio de Janeiro. Ne sono protagonisti il piccolo, Thiago, e la mamma, Juliana. “Da quando la conosciamo Juliana usa droga ed è sempre senza un lavoro. Qualche mese fa ha avuto un’altra bambina, ma non ha un rapporto stabile con nessuno dei padri dei suoi figli. Thiago veniva all’asilo sempre disordinato, e soprattutto aveva una denutrizione abbastanza grave che siamo riusciti a recuperare”. Con la nascita della bambina, Paola e un’altra assistente sociale, Rosane, si recano a trovare Juliana per chiederle se c’era qualche necessità che potevano soddisfare attraverso il sostegno a distanza. “Juliana ci ha subito detto che aveva bisogno di un letto a castello perché tutti dormivano per terra con piccoli e finissimi materassi su un pavimento di cemento”. Dopo una settimana la madre si reca da Paola con i preventivi per l’acquisto del letto e dei nuovi materassi. “Io ero sola e certo non avrei potuto andare con lei a comprare il letto. Abbiamo fatto insieme i conti e poi le ho dato i soldi in mano, insieme ai dati per la nota fiscale. Sapevo che era molto rischioso darle quei soldi, ma ho voluto correre il rischio. Ho voluto scommettere sul rapporto con lei!”. Per un mese Juliana sparisce. Paola inizia a pensare che quei soldi siano finiti in un acquisto ben diverso dal letto. Le amiche del Centro la rimproverano. “Hai fatto male a darle quel denaro”. I cambiamenti non sono impossibili. Accadono, eccome se accadono, specie quando una persona si sente voluta bene nonostante gli errori commessi nella vita. “Un giorno Juliana mi si presenta davanti, tutta dimessa, chiedendo scusa. Io le dico subito, con tono arrabbiato, che non mi interessava sapere che cosa avesse fatto dei soldi. Ma lei mi rispose subito, dicendomi che il letto era arrivato solo il giorno prima e che aveva perso i dati per la nota fiscale. Mi disse che il letto era bellissimo e che Thiago non usciva più di casa, tanto era comodo quel nuovo ‘aggeggio’. Mi disse anche che con gli 8 reais di resto (meno di 3 euro) si era permessa di comprare dei pannolini per la bambina. E mi fa vedere gli scontrini”. Paola è commossa. Non pensava che Juliana avrebbe potuto cambiare. “Mi ha proprio sorpreso il suo cambiamento”. La scommessa su quel rapporto è stata vinta. Oggi riesce solo a pensare a quanto sia felice Thiago accoccolato nel suo letto. 28 Sempre dal Brasile, da Belo Horizonte, ecco la storia di un’altra mamma, una ragazza di favela, aiutata dal “Centro Educativo Jardim Felicidade”. “Jardim Felicidade” è un’oasi di serenità in mezzo alla favela. Se guardi fuori dalle grandi finestre vedi una distesa di catapecchie tutte rigorosamente munite di antenna televisiva, qualcuna anche di antenna parabolica. Perché in favela, dove povertà e violenza la fanno da padrone, la TV è il solo mezzo per uscire, per sognare un mondo diverso, possibilmente un mondo da telenovela. Ma dentro le mura il mondo è già diverso. Al Jardim Felicidade, in un ambiente accogliente, dotato di tutte le necessarie strutture, bambini di tutte le età, dai pochi mesi sino ai 13/14 anni, hanno la possibilità di mangiare e di giocare, di lavarsi e di studiare, di essere accolti e curati, di imparare a crescere secondo un processo di sviluppo umano che parte dal valore della persona. Qui le mamme di favela, spesso giovanissime provenienti da storie difficili e violente, trovano accoglienza indipendentemente dalla loro storia e vengono aiutate a crescere i figli. Qui giovani in cerca Un’amicizia dell’altro mondo di un lavoro imparano un mestiere, attraverso corsi professionali. Jardim Felicidade è uno dei molti centri di accoglienza diurni per l’infanzia che AVSI ha realizzato nelle favelas delle grandi città brasiliane, per dare ai bambini l’assistenza necessaria per il loro corpo e per lo sviluppo armonico delle loro potenzialità intellettive. Queste azioni sono rese possibili anche grazie all’adozione a distanza, che si configura come un vero e proprio progetto educativo e non come la semplice distribuzione di denaro o di beni materiali. Elaime, una ragazza di favela di 25 anni, quattro figli di 8, 7, 3 anni e l’ultimo di pochi mesi, ha trovato qui al Centro non solo il sostegno per i suoi figli, ma anche la propria personale realizzazione. Elaime lavora qui al Centro da un anno e mezzo e fa le pulizie. Ha un viso sorridente e aperto e parla volentieri. Già anni fa aveva chiesto l’ammissione al centro per il proprio figlio maggiore, che oggi ha 8 anni, ma allora non c’era posto. Oggi tutti e quattro frequentano il centro. “Ho sempre pregato molto, dice, ma prima di lavorare qui era come se Dio non ci fosse”. Suo marito non trovava lavoro e lei, per aiutare la famiglia senza lasciare i piccoli per strada, puliva l’aglio a casa. Qui l’aglio, di cui si fa ampio uso in cucina, viene venduto come una sorta di poltiglia condita con l’olio, per cui ogni spicchio deve essere sbucciato e poi ammollato prima di essere lavorato. Pochi centesimi di reais (poche centinaia di vecchie lire) per ogni chilo. Ma poi improvvisamente le è stato chiesto se voleva lavorare al Centro e da allora “è come se Dio avesse aperto gli occhi”. Anche suo marito ha trovato un lavoro fisso. E poi l’aiuta in tutto e “non la picchia” (qui la cosa è eccezionale). Oggi fanno progetti per migliorare la loro casa. Stanno pensando di aggiungere una stanzetta per i figli, visto che oggi ne hanno una sola per tutta la famiglia. Qualche mese fa il figlio maggiore ha accusato un problema agli occhi ed allora è stato messo in lista per la visita oculistica. Le è stato chiesto di accompagnarlo insieme ad altri tre bambini del Centro. E lei si è dimostrata così attenta e responsabile da stupire lo stesso medico. Oggi è lei che accompagna i bambini del Centro dall’oculista quando occorre, e questo la rende molto felice perché dice “è molto importante fare una cosa a favore di tutti, partecipare a un’opera comune”. L’ adozione a distanza la riempie di stupore e di riconoscenza: il fatto che qualcuno dall’altra parte del mondo pensi ai suoi figli senza conoscerli e senza pretesa alcuna le insegna ad essere aperta ai bisogni degli altri e a perdere il senso di possesso nei confronti dei suoi bambini. Alla sostenitrice che ha in adozione Raffaella, la sua piccola di 7 anni, scrive dicendo “la nostra bambina”. È il suo modo semplice e diretto di mostrare gratitudine verso questa donna che da lontano ha a cuore come lei il destino di sua figlia. Lontani di casa, vicini con il cuore: i sostenitori a distanza Sono tanti, tantissimi, oltre 21.000. Arrivano da tutte le regioni italiane, dalla Lombardia come dalla Sicilia, da grandi centri urbani a piccoli paesi di montagna. Sono famiglie, con figli o senza figli, single, nonne con i loro nipoti. Ma sono anche compagni di classe, gruppi di amici, di consiglieri circoscrizionali e comunali. Ce ne sono di tutte le classi sociali, dall’impiegato al dirigente. C’è anche l’operaio che fa fatica ad arrivare alla fine del mese, ma che non rinuncia alla sua quota di 312 Euro. Ci sono persino i detenuti di alcune car- itascabilidiavsi Un’amicizia dell’altro mondo 29 Un’amicizia dell’altro mondo ceri. Insomma, il panorama di coloro che in questi anni hanno sottoscritto un’adozione a distanza è estremamente e incredibilmente variegato. Non ci sono stereotipi. La carità è davvero affare di tutti. Ci sono sostegni a distanza che nessuna disavventura, nemmeno l’evento più tragico, può fermare. Il destino - lo leggerete nella sua lettera - è parso accanirsi contro questa donna. Nell’ultimo decennio la sua vita è stata costellata da una serie ininterrotta di lutti e sofferenze. Ella, tuttavia, non ha voluto rinunciare a questo gesto di bene verso chi riteneva più sfortunato di lei. Il suo è un inno alla positività della vita. “Mi chiamo E., Ho 50 anni, sono vedova da quasi quattro anni. Ho un figlio adorabile, di 24 anni. La mia vita, fino a un certo punto, è stata bellissima, circondata da veri affetti, ma sempre in salita, lottando quotidianamente per la sopravvivenza, onestamente, con sani principi, dedicandomi alla famiglia e ai miei amici, condividendo gioie e dolori. Poi l’AIDS ha stroncato la vita di mio fratello, un tumore quella di mio marito, una malattia cardiaca quella di mia madre, il morbo di Alzheimer quella di mio padre, il dolore la vita del mio fratello più piccolo, portandolo in carcere da circa un anno. Tutte queste vicende sono accadute dal 1992 fino ad oggi. Finita una ne cominciava un’altra… Praticamente i miei ultimi dieci anni li ho passati lottando contro il male. Eppure l’amore che ho provato e ricevuto mi ha dato la forza per continuare a vedere l’esperienza della vita, una cosa meravigliosa, che va vissuta fino in fondo. Sentendo lamentele ingiustificate di alcune persone, mi chiedo perché non abbiano il coraggio di guardarsi intorno. Potrebbero rendersi conto di quanto sono fortunati. Io so di esserlo stata, anche se per un periodo. È per questo che voglio aderire alla vostra iniziativa del sostegno a distanza, che condivido, e ringrazio tutti quelli che lavorano perché funzioni. Con le mie modeste possibilità vorrei poter contribuire a regalare un sorriso in più”. itascabilidiavsi Gol! Lascio a voi pensare se sia stato dopo un veloce contropiede o al termine di un’azione corale, conclusa dal centravanti con una spettacolare rovesciata. La verità è che grazie ad una squadra di calcio femminile - il pallone non è solo sport per maschi! - due bambine possono oggi andare a scuola. La storia è semplice, come è semplice per queste ragazze correre dietro ad una palla da insaccare in rete. 30 “Cari amici di Avsi, mi chiamo Ilaria e sono una ragazza di 18 anni. Scrivo per raccontarvi brevemente la piccola storia che sta dietro alle nostre due adozioni a distanza. Faccio parte di una squadra di calcio femminile; siamo una trentina di ragazze, dai 14 ai 30 anni, e quest’anno abbiamo deciso di rendere un po’ più significativa la nostra tradizionale cena di Natale. Sotto suggerimento di un nostro dirigente abbiamo scelto di non fare la classica cena in pizzeria, ma di arrangiarci per conto nostro, grazie all’aiuto di alcune mamme volenterose, e di usare i soldi che sarebbero stati spesi in pizzeria per aiutare qualcuno meno fortunato di noi. Conoscendo bene le iniziative di AVSI ho pensato di proporre un’adozione a distanza; quando ho spiegato alle altre ragazze di cosa si trattava loro hanno accettato volentieri. Inaspettatamente il presidente della nostra squadra, che era presente in quel momento, colpito dall’idea che avevamo avuto, ha deciso lì per lì di sostenerne anche lui una personalmente, inviandoci nel giro di pochi giorni l’assegno per un intero anno. Colpita dalla semplicità con cui tutto questo è successo ho desiderato raccontarvelo, anche per spiegarvi il motivo della nostra richiesta di adottare, se è possibile, una ragazza: per poterla considerare una nuova giocatrice, una di noi. Grazie!” itascabilidiavsi Avreste mai pensato che una giovane coppia avrebbe voluto incontrare durante il viaggio di nozze il bambino sostenuto a distanza? Gabriele e la moglie (la storia è raccontata in uno degli ultimi numeri di Buone Notizie*) si sono spinti fino in Messico. Ma non sono stati i soli. Anche altre coppie, fresche di matrimonio o in procinto di farlo, hanno avuto lo stesso desiderio. Davide e Naila sono volati in Argentina, terra di pianure sconfinate, di gauchos e di ghiacciai nella Terra del Fuoco. Da un paio d’anni la nazione attraversa una crisi economica e sociale molto profonda. La ricchezza del passato appare un lontano ricordo. Ancora oggi, seppure non con la frequenza dell’autunno 2001, dominano lo scontento popolare e le manifestazioni di piazza. Difficile fare previsioni sulla ripresa dell’Argentina, delicatissimo il compito del nuovo presidente Kirchner. In questo contesto la povertà urbana e rurale è dilagata. Migliaia di famiglie, prima autosufficienti, se non addirittura benestanti, si ritrovano a convivere con questa ondata di miseria. Sono i bambini i primi a soffrirne. 32 Per molti di loro le adozioni a distanza sono arrivate al momento opportuno. Macarena è una di queste bambine che ne beneficiano, grazie proprio al sostegno di Davide e Naila. La bimba va a scuola nel popoloso e desolato barrio di Gonzales Catan, periferia di Buenos Aires. Utilizza le strutture della Obra di Padre Mario Pantaleo, una grandiosa opera nata dalla misericordia di questo minuto sacerdote italiano. Ci sono scuole elementari e superiori, corsi professionali, attività per anziani e portatori di handicap. Insomma, tante iniziative per cercare di rendere maggiormente dignitosa la non facile esistenza di queste persone. Di quest’opera Davide e Naila ammirano “l’aria di pace e sicurezza che Padre Mario ha saputo creare” e conoscono Perla, la direttrice, “una persona che ammalia e incanta con la sua personalità spiccata e la sua simpatia, con i suoi pensieri e con i suoi fatti, con la sua familiarità e con il suo impegno quotidiano”. La coppia inizia ad accorgersi che con il proprio contributo Macarena è contenta, può crescere e studiare in un ambiente umano. Arriva poi la visita alla piccola, nella sua casa, dove abita con i genitori e altre tre sorelle. La più grande, grazie all’Obra ha completato gli studi superiori e si è potuta iscrivere all’Università. “Macarena nei primi momenti è giustamente intimorita e intimidita. Chi siamo, in fondo, noi venuti dall’Italia? Non vogliamo essere né Babbo Natale, né i Re Magi, sebbene abbiamo da darle alcune cose utili per la scuola, altre anche per giocare!!!”. La giornata prosegue. Davide si esercita nel suo castellano con il padre, mentre Naila è intenta a giocare con Macarena. Giunta l’ora di pranzo decidono tutti insieme di mangia- ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------*Buone Notizie è la rivista trimestrale di AVSI che informa sulla vita dell’associazione, i progetti e le iniziative; viene spedita gratuitamente a tutti i donatori e a coloro che ne fanno richiesta. Un’amicizia dell’altro mondo re delle ottime empanadas di carne, patatine fritte a volontà e flan con dulce de leche (una delizia straordinaria, racconta Davide), il tutto innaffiato da bevande varie e dall’aroma inconfondibile della birra Quilmes. La coppia, prima di congedarsi, scatta alcune fotografie. Vuole conservare in modo indelebile il ricordo della giornata. Conclude Davide il suo racconto: “ Ovviamente non manchiamo di filmare questi momenti, sebbene non vogliamo esagerare. Non abbiamo di fronte degli extraterrestri, ma delle persone uguali in tutto e per tutto a noi. Gli auguriamo di tutto cuore che il futuro significhi riscatto e opportunità di vivere con dignità al pari di chiunque altro essere vivente. E se questo è possibile realizzarlo grazie all’Obra ed agli esempi di impegno concreto di persone straordinarie come Perla, Antonella, Soledad e di tante altre come loro, allora gridiamo, sino a farci sentire da un emisfero all’altro, VIVA LA SOLIDARIETA’, VIVA LA PACE, VIVA PADRE PANTALEO”. Da alcuni anni, come abbiamo letto nella storia di Eduardinho, AVSI è impegnata in un vastissimo progetto di urbanizzazione della grande favela di Novos Alagados a Salvador de Bahia. Il progetto ha riscosso molti apprezzamenti, in particolare dalla Banca Mondiale, che lo ha cospicuamente finanziato e ne ha riconosciuto lo straordinario valore aggiunto dal punto di vista umano. I favelados, infatti, non sono rimasti a guardare gli aiuti che sono arrivati, ma hanno lavorato a stretto contatto con gli operatori di AVSI per rendere vivibile la loro area. È qui che è ambientata la storia di Jamerson e di Graziella. Jamerson è un bambino di 10 anni. Da due anni, proprio vicino a casa sua, AVSI ha realizzato, con l’aiuto della Fondazione Umano Progresso, il Centro João Paulo II, dove bambini e ragazzi vengono accolti e aiutati a crescere. Qui Jamerson passa, insieme al fratello di 12 anni, la sua giornata, nelle ore in cui non frequenta la scuola. Studio, attività ricreative, gioco del pallone e soprattutto un pasto completo. Da alcuni anni Jamerson è sostenuto con l’adozione a distanza da Graziella. Nessuno dei due ha dimenticato la bellezza di quell’incontro. Vestito di tutto punto con pantaloni lunghi e perfino le scarpe (le uniche che ha, un paio di stivali di gomma) aspetta seduto su un piccolo divano nell’unica stanza della sua casa La mamma, prima di andare al lavoro (fa le pulizie in città), l’ha riordinata con cura. L’aria è calda e umida, fuori ci sono 35 gradi, ma lui non si muove per paura di sciupare l’abito buono. Gli occhi bellissimi dicono di un’attesa, non senza qualche timore. Ma anche Graziella è impaziente e timorosa. Si è decisa a questo viaggio, lasciando a casa marito e due figli e prendendo una settimana di ferie dal lavoro, per questo incontro. Si è preparata mentalmente cento volte sulle cose da dire. Nei preparativi a casa ha coinvolto tutti i suoi bambini, che hanno più o meno l’età di Jamerson, l’hanno aiutata a scegliere lo zainetto da regalare, le varie magliette e i pantaloncini, i pastelli colorati e i quaderni. I colleghi prima di partire hanno fatto una colletta per sostenere i progetti di AVSI a Salvador Bahia. Ma adesso il momento è tutto suo. Dal Centro l’hanno seguita tutti: la responsabile delle adozioni a distanza, gli insegnanti, gli educatori e anche alcuni ragazzi. Una piccola processione si inoltra in un viottolo affiancato da un rigagnolo maleodorante, lungo il quale sorgono baracche su palafitte. itascabilidiavsi Un’amicizia dell’altro mondo 33 Un’amicizia dell’altro mondo L’abbraccio di Graziella a Jamerson è lungo e silenzioso. C’è un’aria di commozione generale ed è come se ognuno volesse dire qualcosa ma non sa da dove cominciare. Poi Graziella comincia a parlargli dei suoi bambini che da casa salutano questo fratellino a distanza, ad aprire i regali, a chiedergli della scuola e di cosa fa. Un po’ stordito Jamerson si rannicchia nelle sue braccia e non sapendo cosa dire inizia un canto. È una piccola canzone che ha imparato al Centro ed è quella che gli piace di più. È il suo modo semplice di dire grazie per la cosa grande che gli sta succedendo. Poi l’aria si sdrammatizza e tutti parlano e ridono. Insieme si ritorna al Centro e Jamerson si toglie gli stivaletti per cominciare a piedi nudi una partita di pallone con gli altri ragazzi. A tutti resta la memoria di un’esperienza unica. “Questo è stato il momento più importante della mia vita, dopo la nascita dei miei figli”, dirà Graziella ai responsabili del Centro che a loro volta lo hanno vissuto “come il momento che ha dato significato al nostro lavoro e che ha coronato il nostro impegno. Non lavoriamo solo per aiutare dei bambini, ma per costruire dei rapporti”. E qui ha preso concretezza un rapporto di amicizia che può cambiare la vita delle persone. “Signore, ascoltami. Se sta scritto che le dita dei giorni strapperanno tutto l’azzurro al mio giovane cielo e che dovrò rovinare per ventiquattro anni lungo scarpate di cella fa’ che sulle mie fredde labbra io abbia caldi accenti di perdono per il sangue e il sole perduto sul sentiero triste dell’infanzia di guerra” itascabilidiavsi Da “Il testamento di un ergastolano” 34 Una cella larga pochi metri, circondata da pareti spesse, caldissime d’estate e gelide d’inverno. Una grata d’acciaio, unico spiraglio verso il mondo circostante. Questo è il carcere, con i suoi orari, i suoi turni, le sue abitudini, luogo in cui molto spesso l’umano - invece di essere rieducato - sprofonda nella più cupa mestizia. Ci sono però inferriate che non hanno soffocato il cuore dei carcerati. La storia che vi raccontiamo arriva proprio dalle mura di una prigione, porte spalancate verso i grandi bisogni della terra, dei bambini del terzo mondo. M., V. e A. si conoscono in carcere. Lì incontrano anche F., G. e L. Hanno diversi anni da scontare per i loro crimini. Sono dentro per furti e rapine, errori compiuti quando erano per lo più giovani sbandati. Nessuno vuole giustificarli. Nemmeno loro lo fanno. In carcere torna la voglia di studiare, di rifarsi una vita. Si iscrivono tutti al diploma di ragioneria in un Istituto Tecnico del luogo. Nascono anche dei bellissimi rapporti con i docenti della scuola, in particolare con uno di loro. Quando, attraverso la campagna Tende*, si imbattono in AVSI e vengono a conoscenza del programma di adozioni a distanza, i sei detenuti decidono che vale la pena di fare qualcosa. C’è bisogno del loro aiuto. Il detenuto - pensano - non è e non deve essere semplice oggetto di iniziative di solidarietà. Il detenuto, in quanto uomo, deve essere motore di solidarietà! “Un gesto di umanità - sottolineano i loro insegnanti - particolarmente significativo, anche perché realizzato, in qualità di soggetti attivi, da persone normalmente ritenute, semmai, beneficiarie di azioni di solidarietà”. Ecco cosa scrive un altro carcerato, M., detenuto con una condanna che terminerà nel 2005: “Nonostante la mia prigionia mi sento in dovere verso chi è stato e rimane molto più sfortunato di me”. I due gruppi di detenuti sponsorizzano così due bambini, uno in Kenya, a Nairobi (dove frequenta una scuola professionale) e uno in Sudamerica. Il bambino di M. è in Libano. Sono come dei figli per loro. Li amano, gli vogliono bene, gli scrivono con continuità. Fanno di tutto, attraverso il lavoro nel carcere, per racimolare i 312 Euro necessari all’adozione a distanza. Non si arrendono neanche quando uno di loro, quello che aveva maggiormente spinto per il sostegno a distanza, è trasferito in un altro carcere. Il sostegno continua come un ponte a mille arcate che congiunge le inferriate di una prigione alla savana del Kenya. itascabilidiavsi Andiamo per un attimo dall’altra parte della barricata, dai carcerati agli agenti di polizia. Ha voluto raccontarcelo, scrivendo direttamente alla sede AVSI, la responsabile di un locale centro di solidarietà, molto colpita da quanto accaduto: “Desidero farvi sapere che nel progetto si sono coinvolti alcuni agenti di polizia dell’Ufficio Immigrazione. Pur trattandosi di un gesto apparentemente semplice, considero questa scelta concreta da loro operata assai significativa ed importante, non solo per il bambino che ne potrà beneficiare, ma anche per coloro che hanno aderito alla proposta. Frequentando l’Ufficio Immigrazione della questura da oltre dodici anni, ne conosco molto bene le dinamiche e l’atmosfera, spesso determinata da una cinica indifferenza o da un disinteresse sia nei confronti degli utenti che degli stessi colleghi. Mi commuove, quindi, a maggior ragione vedere queste stesse persone attivarsi personalmente decidendo di condividere un gesto concreto: proprio perché si tratta di un atteggiamento raro, desideravo farvelo sapere”. 36 Anna Maria è una vispa signora sulla settantina. “Sono la nonna Anna e prima di partire per l’Italia voglio lasciarvi il mio saluto e il mio grazie per avermi permesso di vivere tra voi un’esperienza veramente bella. Spesso dicevo ai miei figli che sentivo di avere nel cuore ancora tanto amore da poter donare, ma ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------*Dal 1990 ogni anno viene organizzata da AVSI e Compagnia delle Opere una campagna tematica di sensibilizzazione e raccolta fondi che coinvolge migliaia di volontari in centinaia di iniziative nel periodo che va da Natale a Pasqua, per sostenere dei progetti di cooperazione allo sviluppo nei paesi più poveri del mondo e sensibilizzare l’opinione pubblica su alcuni temi di interesse sociale. Numerosissimi sono per tipologia gli eventi promossi là dove la gente e i giovani vivono, lavorano e studiano, in Italia come in alcune altre parti del mondo. Tutte queste iniziative si chiamano le “Tende”. Un’amicizia dell’altro mondo soprattutto avevo voglia che dei bambini piccoli potessero essere l’oggetto di tale amore…”. Inizia così la lettera scritta da nonna Anna agli operatori AVSI dopo la sua permanenza di un mese in Brasile, paese nel quale ha adottato a distanza un bambino. “Quando, appena varcato il cancello, mi è venuto incontro Vito con il suo sorriso e poi pian piano tutti gli altri, ho capito che ero approdata al posto giusto: mi sentivo veramente a casa, anche se in un posto ‘totalmente sconosciuto’”. Anna Maria scopre poco a poco che quell’amore che desiderava donare le è restituito in abbondanza. “L’esperienza dei giorni successivi è stata molto ricca: io credevo di venire qui per donare amore. In realtà sono stata io ad essere riempita di tanto amore, sia da parte dei bimbi che da parte di tutte le persone che qui lavorano”. Il contatto con i bambini, soprattutto con quelli piccoli, è per lei fonte di stupore. “È una cosa bellissima vedere la vita spalancarsi nei suoi primi mesi. È come il colore del cielo all’alba, che ha tutta un’intensità particolare. I primi passi di Pedro, il primo gattonare di Bruno, il muoversi spesso maldestro e combinaguai, ma tuttavia sempre allegro e fiducioso, di Alex, sono tutti per me carichi di significato”. Per Anna Maria è giunto il momento di tornare in Italia, da figli e nipoti. C’è la consapevolezza che “il loro bisogno è altrettanto grande”. Prima di congedarsi da Alex, Bruno e Pedro, li guarda un’ultima volta, ad uno ad uno, mentre dormono, con i loro occhietti chiusi. “Mi domando quale sarà il loro destino, che cosa ne sarà di loro in futuro. Per tutto questo non mi posso dare una risposta: sono però certa che il loro destino è nelle mani di un Padre buono, che li ama di un amore infinitamente più grande del mio piccolo (seppur grande) amore di nonna”. Elda è un’altra nonna. Di bambini, tra figli e nipoti, ne ha visti e curati parecchi. Gli acciacchi della vecchiaia non le permettono, come ad Anna Maria, di viaggiare dall’altra parte del mondo per incontrare la bambina. Alla sua Adijat, nigeriana, cerca comunque di trasmettere - attraverso le sue lettere - tutto il suo affetto. Parole semplici, come semplice e lieto è il loro rapporto, esemplificativo dei tanti rapporti semplici che nascono con il sostegno a distanza. “Cara Adijat, ti ringrazio di cuore per il bel disegno, per la fotografia e per le notizie che mi hai spedito. Sono veramente lieta di poterti aiutare, perché vedo che ti piace andare a scuola e sei seria con il tuo lavoro; questo è molto importante! Devi sempre cercare nella tua vita di lavorare duramente, così che il meglio di te stessa possa venire fuori. Ti faccio una grande in bocca al lupo per il tuo esame di scuola elementare. Guardando la tua fotografia posso vedere che sei veramente una bella bambina! Io sono già una nonna, con un po’ di problemi a causa dell’età. Ti chiedo di pregare per me affinché possa vivere con pazienza la mia condizione. Pregherò per te perché tu possa crescere come una brava ragazza e perché la tua vita possa essere felice e serena. Auguro ogni bene a te e alla tua famiglia. Nonna Elda” Cecilia non ha mai incontrato il suo Monday, un bambino nigeriano. A questo bambino e alla sua famiglia non smette però mai di pensare. Così come di ringraziare gli operatori sociali AVSI per il lavoro che svolgono: itascabilidiavsi Un’amicizia dell’altro mondo 37 Un’amicizia dell’altro mondo “Cari amici, vi scrivo questa lettera non solo per spedire una cartolina natalizia a Monday, ma anche per ringraziarvi per ciò che state facendo per i bambini e per noi. Sì, voi state facendo qualcosa anche per noi! Infatti è solo attraverso il vostro lavoro che i nostri sacrifici possono essere utili per qualcosa di veramente grande. Vi spedisco anche una foto mia e di mia madre, affinché la diate, se possibile, a Monday. Se possibile vorremmo anche che diceste a Monday che noi lo amiamo e che preghiamo per lui e per la sua famiglia. Grazie di tutto e buon Natale a tutti voi! Cecilia Accanto al bambino: la presenza discreta degli educatori itascabilidiavsi Non un lavoro burocratico, una sedia da scaldare e un cartellino da timbrare al più presto. Lo si è capito dalla lettera di Cecilia, dal modo in cui li ringrazia. Per gli operatori AVSI (e grazie a Dio non solo per loro) il lavoro, in Italia o all’estero, è innanzitutto una missione, un compito. Sì, anche se la parola è altisonante, credo non si debba aver paura a parlare di missione. Quando si vive il lavoro come missione se ne scoprono tanti aspetti piacevoli, si guarda con stupore a tanti fatti ed incontri che avvengono quotidianamente. Per chi segue il sostegno a distanza incontri di questo tipo, con i bambini, le loro famiglie e le famiglie italiane, non mancano. Al centro di tutto c’è la persona, bambino o adulto che sia. Maria, sposata da poco, in Libano con il marito, ha subito desiderato presentarsi ai sostenitori dei suoi bambini. Ha voluto testimoniare che dietro il lavoro oscuro di tutti i giorni, di lettere e cartoline da tradurre, di pacchi da consegnare, c’era un volto e una storia precisa. Non voleva rimanere, come lei stessa scrive, “un nome mai sentito”. 38 Cari sostenitori, molti di voi hanno già avuto modo di “conoscermi” attraverso comunicazioni di diverso tipo, per altri invece sono un nome mai sentito. Vi scrivo allora per presentarmi. Sono Maria e da quasi sei mesi vivo in una cittadina a mezz’ora circa da Beirut. Sono venuta qui per lavorare con AVSI sul progetto che coinvolge tutti noi: il sostegno a distanza. Mi sono sposata appena prima di partire e anche mio marito vive qui e lavora per AVSI. Resteremo ancora per parecchio tempo e per questo credo sia giusto presentarmi, farvi sapere che sono qui e chi sono. Il mio lavoro consiste nel cercare di agevolare il più possibile le comunicazioni tra voi e, attraverso le organizzazioni locali, i bambini; nell’essere sul posto per poter rispondere alle vostre domande e seguire direttamente l’evoluzione dei bambini aiutati dal programma AVSI. Con la mia presenza un “pezzo” di AVSI è presente direttamente in loco esclusivamente per seguire il progetto Sostegno a Distanza. Mi sono laureata in filosofia lo scorso dicembre, pertanto non avevo mai lavorato a tempo pieno prima di venire qui e devo dire che mi sento molto fortunata: ho scoperto un lavoro che mi appassiona ed impegna, che mi sta facendo crescere molto e che coinvolge molti aspetti della mia vita. Sono felice di essere qui, non solo per il lavoro. I libanesi sono ospitali (i bambini, ed anche i loro genitori, mi chiedono quasi sempre di invitarvi a venirli a trovare) ed è per me affascinante incontrare tante religioni e culture diverse anche solo andando al supermercato. Sebbene io abbia pensato questa lettera solo per presentarmi, non posso lasciarmi sfuggire l’occasione, oltre che per ringraziarvi, per chiedervi una cosa. Vorrei solo esortarvi a scrivere ai bambini che sostenete, o anche solo a mandare una vostra fotografia con due righe scritte dietro. Oltre che il vostro aiuto economico, l’aiuto più grosso per questi bambini è sapere che c’è chi pensa a loro da lontano, sentirsi coccolati, sapere che ci sono facce e famiglie precise dietro alla possibilità di pagare le tasse scolastiche. Questa è infatti la richiesta che tutti i bambini mi hanno fatto: chiedervi di scrivere loro. Potrei anche descrivervi come brillano gli occhi dei bambini che ricevono notizie, fotografie, che insomma mi possono raccontare di voi e chiamarvi per nome. Vi ringrazio ancora e sono a vostra disposizione per qualsiasi questione che riguardi l’impegno che vi siete presi. Maria Claudia, volontaria in Romania, è rimasta stupita dalla decisione di una coppia di sposi di sostenere le adozioni a distanza. Anche lei ha preso carta e penna per scrivere. Lo stupore deve essere comunicato. itascabilidiavsi “Carissimi, innanzitutto auguri per il vostro matrimonio. Non ci conosciamo. Io sono Claudia e lavoro in Romania nel progetto in cui è inserita la casa Emilia. Vi ringrazio perché il vostro gesto, oltre a costituire un prezioso aiuto economico per la casa, è stato per me la dimostrazione che sentire, commuoversi e rispondere al bisogno del mondo può essere così vissuto che cambia anche il modo di immaginare, organizzare e festeggiare il momento più importante della vita, che per voi è stato il giorno del vostro matrimonio. Il vostro gesto mi ha fatto comprendere che la forza di chi sta lontano ed è a lavorare ‘sul campo’, sta tutta nella grandezza e nella generosità di chi sta a ‘casa’. Quindi grazie, soprattutto per voi. Penso che il regalo più grande per chi vi sta accanto siano proprio le vostre persone. Prometto che vi scriverò al più presto raccontandovi della casa. Claudia” 40 Ecco un’altra lettera - questa volta dall’Albania - di un educatore che constata gli effetti positivi del sostegno a distanza. Scrive, tra le altre cose, che “prima che questi bambini ci incontrassero non andavano a scuola, mancava loro l’educazione e non socializzavano; oggi le cose sono cambiate”. La parola ‘cambiamento’ è quella che compare più spesso. “Prima di tutto è un piacere ringraziare la disponibilità di tutte le persone e le famiglie italiane che con molta generosità hanno continuato a sostenere i bambini bisognosi. Per la Missione Cattolica che opera da dieci anni nel territorio di Kucova la collaborazione con AVSI è considerata molto utile. La Missione, operando in questa zona, conosce quindi da vicino la realtà economica e sociale di diverse categorie sociali. Anche per noi è chiaro, notando le difficoltà che la nostra società sta attraversando, che non possiamo rimanere insensibili verso la parte più indifesa della società, e cioè i bambini. È naturale dunque aiutare i bambini abbandonati, quelli orfani e di strada. Questi bambini non vengono seguiti dai propri genitori e non possono soddisfare i propri bisogni di base; anche per Un’amicizia dell’altro mondo questo facilmente cadono nelle mani di persone senza scrupoli. Ma grazie a questo sostegno a distanza abbiamo visto che i risultati possono promettere bene. Prima che questi bambini ci incontrassero non andavano a scuola, mancava loro l’educazione e non socializzavano. Oggi le cose sono cambiate. Certo, i cambiamenti si fanno pian piano, ma almeno qualcosa si muove. All’inizio il progetto si è rivelato molto difficile, visto che il primo intervento bisognava farlo in famiglia e che proprio i genitori sono stati i primi a non riuscire a capire perché ci trovavamo davanti a loro per aiutare i loro figli in modo che la loro vita cambiasse; allo stesso tempo ci scontravamo con una mentalità ancorata a vecchie tradizioni e difficile da scalfire. Partendo da questo punto si sono chiarite a noi due fasi fondamentali del nostro intervento: 1.andare incontro al bisogno quotidiano della famiglia attraverso aiuti economici ed alimentari 2.attenzione ai bambini facendo loro frequentare regolarmente la scuola Avendo in mente il principio sul quale si realizza questo sostegno a distanza, siamo consapevoli che i risultati non possono essere immediati, ma siamo convinti che in questa tipologia di bambini (almeno quelli a cui ci riferiamo noi), alcuni cambiamenti si siano già notati; in questi ultimi cresce la fiducia per una vita migliore e crescono delle belle amicizie con i loro coetanei. Hanno trovato un posto dove si sentono più felici, dove qualcuno si cura di loro, dove possono giocare e comunicare i propri desideri svelando i loro sogni per il futuro. In questa realtà sono seguiti col progetto sostegno a distanza trentadue bambini meravigliosi, che non chiedono più di tanto se non di essere felici come gli altri. A loro basta anche un sorriso ed una carezza affettuosa, e nonostante non siano cresciuti in una atmosfera familiare normale, col nostro aiuto e con quello di coloro che ci accompagnano in questa avventura, ogni giorno vediamo dei cambiamenti importanti in loro Edmond, Kucova”. Non è stato facile per Silvia seguire il marito in Mozambico. Non è stato facile ambientarsi, scontrarsi ogni giorno con una povertà che soffoca qualsiasi parola. Ad un certo punto, inaspettata, è arrivata la proposta di dare una mano al programma delle adozioni a distanza. E, pian piano, Silvia ha iniziato ad amare quello splendido paese africano e i suoi bambini. “Quando sono arrivata in Mozambico, non sapevo cosa fosse l’Africa e avevo una gran paura, ma sono stata subito accolta da un originale gruppo di amici, che mi hanno fatto sentire subito a casa. Così, quando Domingos (responsabile del progetto sostegno a distanza) mi ha chiesto di dargli una mano a tradurre alcune schede da mandare in Italia, ho detto subito di sì. All’inizio, quando leggevo le storie di quei bambini, non potevo fare a meno di piangere. La maggior parte erano senza genitori, vivevano in capanne, senz’acqua, luce e spesso senza niente da mangiare, dato che nessuno (nonni, zii e una quantità di cugini di ogni grado) lavorava. Poi mi è venuto da pensare all’importanza di quello che facevo: ogni lettera che scrivevo poteva salvare una piccola vita, grazie all’adozione a distanza; allora ogni minimo particolare era importante, più attenzione e più amore ci mettevo, più possibilità avevano quei bimbi di una vita migliore. Da quel momento, ogni tasto del computer diventava una preghiera. Poi sono diventata curiosa: volevo vedere quei bambini. Allora un giorno mi sono fatta portare da Domingos a visitare uno dei progetti. Un gruppo di amici, poveri di risorse, dava la vita per offrire a dei ragazzini non solo un pezzo di pane e l’iscrizione a scuola, ma soprattutto un’amicizia e un accompagna- itascabilidiavsi Un’amicizia dell’altro mondo 41 Un’amicizia dell’altro mondo itascabilidiavsi mento che le famiglie non potevano dare. Allora ho pensato di offrire la mia disponibilità per cercare di ottimizzare tempi e costi del loro lavoro; così me li scarrozzo qua e là in macchina, all’ospedale, a comprare le cose lontano, ecc. Due episodi mi hanno colpito. Il primo è stata la gita a Catembe: abbiamo portato al mare trentacinque ragazzi di famiglie poverissime dai 12 ai 15 anni; molti di loro non erano mai usciti dal loro quartiere di baracche. Abbiamo preso l’autobus tutti insieme fuori dalla chiesa e poi il traghetto, tutti stipati fino alla spiaggia. Lì abbiamo organizzato dei giochi e hanno fatto il bagno, poi abbiamo mangiato insieme (io avevo fatto settanta panini e una torta) e cantato. Mentre li guardavo, mi assaliva la domanda: “Che ne sarà di loro?”. Prego il Signore che li mantenga sempre così semplici e pieni di entusiasmo nei confronti della difficile realtà che sono chiamati a vivere. L’ altro episodio è la storia di una bambina di 11 anni di una delle famiglie più povere, gemella di altri tre fratellini (in Africa i gemelli sono considerati una disgrazia), che si è mangiata un ago. L’abbiamo portata all’ospedale (un luogo dove non c’è neanche l’energia elettrica e quando entri ti senti svenire dal puzzo), dove l’hanno operata, aperta dal collo alla vita (poverina), ma l’operazione è andata miracolosamente bene. Sono stata con lei tutti i giorni a tenerle la manina. Quando è tornata a casa, le abbiamo chiesto perché avesse mangiato un ago e la sua risposta è stata: ero stanca di vivere. Dentro di me pensavo: “La capisco, in quella casa senz’acqua né pavimento, senza mai un abbraccio o un conforto”. Ma Rosalia, una ragazza che lavora per AVSI, mozambicana, anche lei molto povera, che vive in una casa col tetto di lamiera, orfana di madre, con un padre invalido e i fratelli da mantenere, ha detto alla bimba: “Devi essere forte, devi studiare per poi trovare un lavoro e andare via da questa casa, ma soprattutto devi fare come me, trovare degli amici veri, così la vita non è più difficile, devi stare con me”. Allora ho capito cos’è il ‘sostegno a distanza’.” 42 Una grande devozione alla Madonna e un affetto senza misura per i bambini. Nasce così la bellissima iniziativa di Marcel, rifugiato congolese in Uganda, e oggi responsabile dell’Arca dei Bambini “Nostra Signora della pace”. Marcel è nato trent’anni fa nell’ex Zaire. Le tormentate vicissitudini del suo paese costrinsero nel 1973 il padre a cercare rifugio, insieme al figlio, in Uganda. Passato poco tempo il padre fu forzatamente rimandato in Zaire, lasciando Marcel senza alcuna cura familiare. Grazie all’aiuto di alcuni amici e vicini, Marcel riesce a trovare lavoro come autista all’ospedale Nsambya di Kampala. Qui conosce i volontari AVSI, ma possiamo dire che sono soprattutto i volontari AVSI a venire a conoscenza della sua toccante storia. Nel suo lavoro, nonostante non fosse medico, Marcel diventa amico di molti pazienti affetti da Aids. A loro si affeziona e quando qualcuno muore decide di prenderne con sé i figli. Nel 1988 Marcel abitava già con sei bambini orfani. Due anni più tardi, con la morte di un altro amico, i bambini da accudire raddoppiano. Per ognuno di loro prova un affetto speciale, ma i mezzi per sostenerli iniziano a scarseggiare. Marcel chiede aiuto e così AVSI inserisce i “suoi” bambini nel programma delle adozioni a distanza. Oggi Marcel abita a Luwero, 64 km a nord di Kampala (città tristemente famosa per i massacri compiuti dalle bande del presidente Obote nei primi anni Ottanta). Nella sua casa ci sono quarantasei bambini, aiutati con il sostegno a distanza. Pensate un po’, un papà con quarantasei figli! La maggior parte di loro sono orfani a causa dell’Aids, mentre alcuni sono bambini di strada, senza più alcun legame con le famiglie d’origine. Tutti loro itascabilidiavsi vanno ogni giorno a scuola e durante le vacanze si prodigano in piccoli lavori agricoli o nell’allevamento di polli e maiali, cercando di raggranellare qualche soldino in più necessario alla loro grande famiglia. È davvero una bella storia, una storia che Marcel si augura non debba mai terminare. 44 Nord Uganda. Un conflitto dimenticato, con pochi titoli sui giornali o “speciali” in televisione. Troppo scomodo arrivare a Gulu e Kitgum. Niente alberghi, niente ristoranti. Nessuna importanza geopolitica. Eppure questa guerra che si combatte da diciassette anni, tra l’esercito del presidente Museveni e i ribelli - appoggiati dal Sudan - del Lord Resistance Army, con le sue decine di migliaia di morti e di profughi, meriterebbe qualche riga in più. C’è però una Kitgum che non si arrende alla morte, al terrore e alla disperazione, ma cerca di vivere con gioia e speranza. Ketty, 48 anni portati benissimo e un luminoso sorriso che le attraversa il volto, ne è l’esempio lampante. Eppure Ketty non ha alle spalle un’esistenza agevole. Il marito l’ha abbandonata ben presto e lei ha dovuto crescere da sola i sei figli. Da dodici anni, insieme ad un nutrito gruppo di volontari, lavora per il Meeting Point, una organizzazione non governativa locale impegnata su diversi fronti. Compiono visite a domicilio ai malati di Aids, portando loro cibo e medicine. Organizzano corsi di informazione su diversi temi, dall’Aids alla nutrizione. In collaborazione con AVSI aiutano con il programma di adozioni a distanza oltre trecentocinquanta bambini, nella maggioranza dei casi orfani di genitori morti di Aids. La giornata di Ketty non prevede soste. Con la sua motocicletta, un vecchio modello di Yamaha color verde militare, percorre ogni giorno diversi chilometri. Ne ha fatti quasi 50 mila in poco più di un anno. Su e giù per il distretto, fino ai villaggi più remoti, per portare un attimo di conforto ai malati terminali. Non l’ha mai fermata nemmeno il timore degli attacchi dei ribelli, anche se mi confida che in questi ultimi tempi ha dovuto limitare le sue uscite fuori città. Ogni giorno arrivano al Meeting Point decine di persone bisognose di aiuto. La situazione economica dei distretti Acholi, d’altronde, va peggiorando di giorno in giorno. Basta camminare per il vicino mercato e scambiare quattro chiacchiere con i proprietari delle bancarelle per capire che la gente non ha soldi. La venditrice con cui parlo mi confessa che in tutta la giornata non ha ancora venduto niente. Eppure, le magliette e i pantaloni che espone (roba usata proveniente dagli Stati Uniti via Mombasa) hanno dei prezzi per noi occidentali irrisori: 3.000 scellini (1 Euro e 50 centesimi) e anche meno. Gli ultimi dati della Banca Mondiale sono altrettanto chiarificatori: due terzi degli Acholi vivono sotto la soglia di povertà di un dollaro al giorno. Come sono lontani Kampala e i progressi di una nazione che ha conosciuto negli ultimi quindici anni una costante crescita economica. La folla di persone che entra al Meeting Point è lo specchio di una miseria dilagante. Si incontrano vecchie signore avvizzite in abiti tradizionali consunti e giovani adolescenti, sieropositive, in cerca di un disperato sostegno, cibo e medicine, per la propria famiglia. Ketty e i suoi volontari ascoltano con attenzione ogni singolo caso, ma sanno che non gli è possibile far fronte a tutte le richieste. Insieme a John, anche lui come Ketty un ex insegnante, ci rechiamo in alcune capanne non molto distanti da quello che è considerato il centro cittadino. Dobbiamo divincolarci tra una fila di bambini, spesso con in mano una Un’amicizia dell’altro mondo pesante tanica tracimante d’acqua, che mostrano nei nostri confronti la stessa giocosa simpatia dei loro coetanei di tutto il mondo. Susan, 50 anni, è distesa inerme su un esile materasso. Il volto e il corpo sono irrimediabilmente scavati, segno di una malattia giunta ormai al suo stadio terminale. Quando John entra nella sua casa Susan riesce comunque a sollevare il capo. C’è in questa donna una dignità composta, una speranza non scalfita dal continuo dolore. Stringe forte tra le mani il rosario regalatole da un volontario del Meeting Point e dice di trovare in esso la sua unica forza. John non si mette a intavolare grandi discorsi. Poche parole, dette dal profondo del cuore, e il desiderio discreto di fare compagnia a questa donna morente e dimenticata. E per un istante, anche al cospetto degli uomini la vita di Susan riacquista quel valore immenso donatole da Dio. Ritroviamo la stessa gratitudine di Susan anche nei tanti studenti appoggiati dal Meeting Point. Molti fra loro ricevono l’aiuto della famiglia italiana da dieci anni. Senza questa piccola ma decisiva cifra non avrebbero mai potuto completare il ciclo dell’istruzione primaria e iniziare le scuole secondarie. Alla Uganda Martyrs Primary School sono alcune decine i bimbi che beneficiano del programma di sostegno a distanza. I maschietti corrono allegri per il campo da calcio, con le loro divise dalle camicie bianche e calzoncini porpora. Le fanciulle invece si cimentano in una partita di netball, un gioco molto simile al basket e largamente diffuso nelle scuole di questi distretti. Ellen e Julie frequentano il settimo anno e stanno per preparare l’esame finale. Nonostante la timidezza e un inglese non ancora perfettamente padroneggiato, le due piccole allieve esprimono anche con le parole tutta la contentezza per il sostegno che ottengono. Andare scuola è il viatico per un futuro migliore, ma è anche la certezza di un presente più dignitoso, lontano dai massacranti lavori quotidiani cui molte loro coetanee sono sottoposte. Il Meeting Point non si limita a consegnare l’obolo. Con questi piccoli c’è un rapporto umano intenso e per loro si organizzano diverse attività, dalla messa in scena di spettacoli teatrali sull’Aids alla discussione pubblica di disegni. Sono momenti in cui i ragazzi possono parlare liberamente dei loro drammi, delle loro paure, del loro desiderio di pace e di una vita felice. Dalle loro matite traspaiono tutte le sofferenze (assassinii, rapimenti, capanne incendiate dai ribelli, etc..) patite in questi anni a causa della guerra. Samuel ha raffigurato un aereo dell’esercito regolare di Kampala (ne conosce anche il modello, un Mig 21!) che si abbassa in picchiata sul campo da calcio di Kitgum, scatenando il panico nella folla. È un episodio di pochi mesi fa, che nel susseguente fuggi fuggi causò la morte di un bambino. Un banale scherzo, per intimidire la gente. Per questi ragazzi del Nord Uganda il pericolo non è solo il Lord Resistance Army, ma anche un esercito governativo così poco seriamente impegnato a difendere le popolazioni locali. Guardando a Ketty, Doris e agli altri volontari del Meeting Point gli scolari dell’Uganda Martyrs riscoprono il calore di un abbraccio più forte di qualsiasi esercito e qualsiasi bomba. Anche Ketty torna a casa piena di gioia. “Ho incontrato qualcosa di bello che dà significato alla mia vita”. Questa è la scritta che campeggia sulla sua maglietta del Meeting Point. C’è da crederci che ha incontrato qualcosa di bello. Dormirà lieta anche questa notte, nonostante si accinga a portare i suoi figli sotto le tettoie di una delle scuole del centro cittadino. itascabilidiavsi Un’amicizia dell’altro mondo 45 Un’amicizia dell’altro mondo E oggi... Non passa giorno che a Cesena non arrivino richieste per nuovi sostegni a distanza. Il tam tam, incessante e discreto, di amici, parenti e conoscenti allarga a macchia d’olio il vasto mondo dei sostenitori a distanza. Non supereroi, ma gente comune, disposta a dare la possibilità di una vita più dignitosa ad un bimbo tanto lontano. Oggi mi ritrovo a lavorare in Serbia. Rivedo i volti di alcuni bambini che da quasi due anni sono seguiti con il sostegno a distanza. Sono tutti contenti quando il signor Stefano (così lo chiamano) o Milica visitano le loro famiglie e consegnano i pacchi regalo. Sandra, una bellissima bambina di 5 anni, è riuscita a sottoporsi ad un’operazione che doveva già subire nel primo anno di vita. Con il sostegno a distanza sono finalmente arrivati i soldi per l’intervento. Aveva gravi problemi di dizione e non poteva mangiare normalmente, a causa di una malattia chiamata “schisis palati secondaria”. Rivedo anche Nemanja. Nessuno gli toglierà il dolore per la morte della madre. I suoi lineamenti così dolci e il suo viso sormontato da biondi capelli non nascondono la sofferenza. Ha visto suo padre ammazzarla. Ma oggi Nemanja è un ragazzo socievole, grazie anche al costante affetto dei suoi nonni. Gli piace chiacchierare con gli amici e giocare a calcio Ai suoi sostenitori scrive: “tanti saluti per la gente che non conosco e che spero di incontrare un giorno. Ringrazio anche del regalo che ho ricevuto. Spero che un giorno veniate da noi. Tanta felicità e salute vi augurano Nemanja e i nonni”. Nena e la sua famiglia italiana hanno iniziato una corrispondenza fittissima. È nato un rapporto affettuoso ed intenso, fatto di una piena condivisione di quanto sta accadendo nelle loro vite. In un loro momento di difficoltà scrive Nena: “So che siete tanto tristi per tutto quello che vi è accaduto e per questo mi dispiace tanto. Dovete essere forti come lo era la mia mamma quando hanno operato la mia sorellina. Vi penserò e pregherò sempre per voi. Scrivetemi sempre. Io vi voglio bene e vi mando i miei più sinceri auguri perché stiate bene anche di salute. Saluti e baci per tutti, Nena” itascabilidiavsi Non è nella semplicità di queste righe la bellezza del rapporto che può nascere con il sostegno a distanza? Lo spazio a mia disposizione sta per finire. Ma il sostegno a distanza non finisce qui. Il mio impegno e il nostro impegno deve proseguire. C’è da portare avanti negli anni il sostegno iniziato. C’è da proporlo ai nostri amici... La sfida è lanciata... La accettiamo? 46 Qualcuno ha pagato le nostre tasse scolastiche! E abbiamo pensato che quella era vita. Mangiare, andare a scuola, superare gli esami, avere un lavoro, un marito o una moglie, dei bambini, poi più tardi morire o di vecchiaia o di malattia.Quella era la vita. Ma cosa è la vita dopo tutto? Qualcosa che viene e va. Poi un giorno in questo posto qualcuno mi ha guardato e mi ha sorriso, ha sorriso a me con un sorriso che va oltre. Non potevo capire il suo interesse per me, ma ho sentito che avrei voluto stare là ore e ore, senza pensare di tornare a casa. Voglio stare con qualcuno che ama la vita. Sono un orfano, è vero, ma non sono qui solo perché mi pagano la scuola e mi danno il cibo, ora sto qui perché qualcuno ama la mia vita. Qui io posso ora danzare perché la vita ha un senso. Qui c’è un senso in tutto, anche nella morte. Patrick, Kampala (Uganda) Un’amicizia dell’altro mondo Il mondo del sostegno a distanza itascabilidiavsi Paesi e progetti (Dati UNDP 2002, Kosovo e Palestina dati non ufficiali) 49 Un’amicizia dell’altro mondo - Ai bambini non registrati alla nascita viene negata un’identità, un nome e una nazionalità; nel 2000, oltre 50 milioni di neonati non sono stati registrati, cioè il 41% delle nascite nel mondo - 11 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono ogni anno a causa di malattie che possono essere facilmente prevenute con i vaccini. - Circa 120 milioni di bambini in età scolare non vanno a scuola, di cui il 53% femmine; in Africa subsahariana e in Asia meridionale oltre 50 milioni di bambine in età scolare non hanno accesso all’istruzione. - Quasi ogni paese ha una popolazione di adolescenti che lotta per sopravvivere nelle strade delle grandi città: i dati più recenti stimano che il numero di questi giovani si aggiri intorno ai 100 milioni. - Povertà: è la principale causa dei 150 milioni di bambini sottopeso nei paesi in via di sviluppo, che aumenta il rischio di morte e compromette lo sviluppo fisico e mentale. - Dal 1990, oltre 2 milioni di bambini sono stati uccisi e 6 milioni sono stati gravemente feriti nelle guerre. Si stima che 300.000 minori, di cui 120.000 solo in Africa, siano stati arruolati con la forza in corpi militari, per diventare soldati, facchini, messaggeri, cuochi e schiavi sessuali. - AIDS: 6.000 giovani al giorno contraggono il virus dell’AIDS. 14 milioni di bambini sotto i 15 anni hanno perduto uno o entrambi i genitori a causa dell’AIDS. - Lavoro minorile e sfruttamento: 211 milioni di minori lavorano; 180 milioni di bambini tra i 5 e i 17 anni sono coinvolti nelle peggiori forme di lavoro minorile, un bambino su otto nel mondo. - Tratta dei minori: è un business da un miliardo di dollari l’anno, e si stima che ogni anno coinvolga 1.200.000 bambini e adolescenti. Nell’Africa subsahariana sta raggiungendo proporzioni preoccupanti il traffico dei minori destinati a essere sfruttati in lavori agricoli e domestici. La tratta delle bambine avviate alla prostituzione nel Sudest asiatico è un problema di enormi dimensioni; il traffico è spesso gestito da autorità di polizia, parenti e tutori, e tutti si dividono i profitti. Si è registrato un notevole incremento nel numero delle ragazzine provenienti dalla Moldavia, dalla Romania e dall’Ucraina trasferite clandestinamente in Europa occidentale da bande criminali con base in Albania, in Bosnia-Erzegovina, in Kosovo e exJugoslavia. Dati tratti dal Rapporto Unicef 2003 itascabilidiavsi I bambini nel mondo 51 Un’amicizia dell’altro mondo Albania Per i bambini che vivono in famiglia, a Tirana e in vari villaggi nel nord e nel centro del paese, l’aiuto è dato secondo i bisogni. Vengono acquistati generi di prima necessità (alimenti, prodotti per la pulizia della casa, vestiti, libri e quaderni), che sono poi confezionati in appositi pacchi consegnati personalmente a casa di ogni bambino dai nostri operatori o dai nostri partners (generalmente congregazioni religiose). Il contributo viene inoltre utilizzato per spese mediche e per interventi a favore della famiglia (ad esempio per la riparazione della casa). In altri casi, a Tirana e soprattutto nella zona di Valona, i bambini sono seguiti presso alcuni centri per il doposcuola, luoghi in cui possono svolgere numerose attività ricreative e ricevere alimenti e vestiario. Oltre alla povertà materiale, infatti, uno dei principali problemi dell’Albania è proprio la mancanza di luoghi (scuole, asili) per la formazione dei ragazzi. Superficie Popolazione 28.750 Kmq 3,2 milioni (2001) Reddito pro capite 1340 $ Speranza di vita 74 anni Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 25‰ 14,7% 0,735 (95 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Angola I bambini e i ragazzi del centro educativo 'A semente' di Huambo, nato dalla missione delle suore trappiste di Valserena, possono usufruire di una mensa, ricevono abiti e medicinali e partecipano alle attività del doposcuola. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 1.200.000 Kmq 13,8 milioni (2001) 500 $ 46,6 anni 260‰ 0,377 (164 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Argentina Con la crisi degli ultimi anni in Argentina è dilagata la povertà urbana e oltre il 50% delle famiglie vive al di sotto della linea di povertà. L’aiuto del sostegno a distanza permette la distribuzione di medicinali e generi di prima necessità, dal cibo al lettino, il pagamento delle tasse scolastiche e sostegno psicosociale nel caso delle famiglie più a rischio, principalmente a Buenos Aires e a Santa Fé. Attraverso il sostegno a distanza sono anche organizzate attività educative e ricreative per i bambini e le loro famiglie. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 2.800.000 Kmq 37,5 milioni 6940 $ 74,1 anni Mortalità infantile 19‰ Analfabetismo 3,1% Indice sviluppo umano 0,849 (35 posto) Carissimi, io sto bene, non soffro di solitudine, vivo nella casa insieme con altre amiche, poi la vita qui è un vortice. Della mia nuova avventura sono molto contenta, ero già stata in Africa un anno, ma devo dire che qui è più familiare, l'Argentina è un po' italiana e nel posto dove lavoro ho incontrato gente molto brava ed interessante con cui si lavora bene. Comunque non mi sembra tanto diverso quello che sto facendo qui e prima in italia, nel senso che c'è un modo di guardare alla realtà e alla persona che ti fa sentire al fondo vicina alle persone in qualunque parte del mondo. La settimana prossima iniziamo un po' di attività con i bambini: piscina, corso di artigianato e di teatro... sono bambini che non hanno mai fatto queste cose, le stanno aspettando con grande entusiasmo. Abbiamo anche iniziato a dare una merenda per un rinforzo nutrizionale, perchè i bambini o mangiano poco o mangiano male. Iniziano ad arrivare le prime lettere dei sostenitori che chiedono notizie, immaginate l'entusiasmo dei bambini, subito si mettono a rispondere, non è cosa da poco avere degli amici dall'altra parte del mondo! Cari saluti, Antonella Un’amicizia dell’altro mondo Bosnia I beneficiari vivono a Doboj e dintorni, e sono bambini orfani di guerra o bambini provenienti da famiglie di profughi. Il contributo viene utilizzato principalmente per medicinali, vestiario e alimenti. (QUSETA MANO SI MUOVE Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 51.130 Kmq 4,1 milioni 1240 $ 73,6 anni 18‰ 0,777 (66 posto) PER ABBRACCIARE TUTTI) Un’amicizia dell’altro mondo Brasile Gli interventi di sostegno a distanza vengono realizzati in collaborazione con molteplici istituzioni e associazioni presenti in numerose città (Belo Horizonte, Salvador Bahia, Rio de Janeiro, San Paolo, Brasilia, Recife, Manaus, Macapà...). Alcuni bambini sono seguiti in centri di recupero nutrizionale per bambini denutriti (da 0 a 6 anni). A causa della povertà (urbana ma anche rurale) la denutrizione è un fenomeno estremamente diffuso in Brasile e colpisce decine di migliaia di bambini. Per molti bambini l’aiuto del sostegno a distanza permette la frequenza in asili e centri educativi, dove i bambini ricevono aiuti alimentari, assistenza medica, sostegno scolastico, e vengono svolte attività con le mamme (corsi di igiene, etc.) e attività educative e ricreative. In una situazione dove le madri, spesso sole, sono costrette a lavorare tutto il giorno fuori casa per mantenere la numerosa famiglia, la presenza di un luogo dove i bambini possono essere curati e seguiti rappresenta la certezza per questi piccoli di essere strappati alla strada e a tutte le sue insidie (abbandono scolastico, delinquenza, droga, abusi...). Particolare importanza è data ai rapporti con le famiglie. Gli educatori compiono periodiche visite presso le famiglie dei ragazzi. In varie situazioni per i ragazzi più grandi si provvede ad un accompagnamento scolastico e a corsi di formazione professionale. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 8.500.000 Kmq 172,4 milioni 3070 $ 68,3 anni 36‰ 12,7% 0,777 (65 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Burundi Grazie al sostegno a distanza i bambini frequentano il Centro MEO (Mamans, Enfants Orphelins). Questo Centro, posto sulla linea di frontiera tra i quartieri etnicizzati (Kinama e Cibitoke) della capitale Bujumbura, rappresenta un punto di riferimento sicuro nei tormentati quartieri Nord. Qui si trova personale sociale pronto ad accogliere i bambini (soprattutto orfani), mentre le mamme (naturali e adottive) lavorano o cercano lavoro. Presso il centro vengono svolte attività educative e ricreative, di recupero psico-sociale e nutrizionale.. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 27.830 Kmq 7,1 milioni 100 $ 41,7 anni Mortalità infantile 190‰ Analfabetismo 49,6% Indice sviluppo umano 0,337 (171 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Colombia Presso il Centro San Riccardo Pampuri di Bogotà funzionano scuole materna, elementare e media, doposcuola. I bambini qui seguiti (dagli 0 ai 14 anni) ricevono un aiuto alimentare e materiale (vestiti). Dati i gravissimi problemi nutrizionali (il 70% dei bambini è denutrito o malnutrito) presso il Centro San Riccardo è stato anche aperto il “comedor popular”, una mensa gratuita per bambini poveri dove si provvede alla distribuzione quotidiana di un pasto caldo e un programma di Promozione e Prevenzione. A Puerto Lopez i bambini frequentano la scuola primaria. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 1.100.000 Kmq 43 milioni 1890 $ 71,6 anni Mortalità infantile 19‰ Analfabetismo 8,1% Indice sviluppo umano 0,779 (64 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Croazia L'aiuto è portato direttamente nelle famiglie, attraverso l'azione di associazioni locali. Si tratta di famiglie di profughi e sfollati, che a distanza di anni dalla fine della guerra si trovano ancora in condizioni difficili. I contributi del sostegno a distanza vengono utilizzati per i bisogni primari dei bambini, in particolare per alimenti, vestiario, medicinali e materiale scolastico. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 56.540 Kmq 4,4 milioni 4550 $ 73,5 anni 8‰ 1,6% 0,818 (48 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Cuba I bambini sono aiutati direttamente nelle famiglie, attraverso una visita periodica per verificare le condizioni di salute e per individuare la quantità di alimenti e di medicinali necessaria. Ai genitori è data una formazione di base sui principi dell'alimentazione e dell'igiene domestica. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 110.900 Kmq 11,2 milioni 76,6 anni 9‰ 3,2% 0,806 (52 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Ecuador L'intervento è indirizzato a bambini piccoli (0-5 anni) dell'Arcidiocesi di Portoviejo e si propone di aiutare i genitori a svolgere il loro compito educativo. Il programma tende all’educazione e alla crescita integrale del bambino da 0 a 5 anni, secondo la metodologia e i contenuti propri dell’educazione infantile familiare. I bambini, oltre a trovare una risposta diretta alle loro esigenze di salute, alimentazione, gioco, assistenza, sono aiutati a sviluppare pienamente le loro capacità attraverso l’intervento qualificato della famiglia, la riflessione sulla quotidianità della vita, gli atteggiamenti e il modello familiare. Superficie Popolazione 283.600 Kmq 12,9 milioni Reddito pro capite 1080 $ Speranza di vita 70 anni Mortalità infantile 30‰ Analfabetismo 8,2% Indice sviluppo umano 0,731 (97 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Filippine Il sostegno va ai bambini delle scuole materne, elementari e secondarie seguiti dalle suore domenicane della Beata Imelda, presenti con le loro opere in diverse parti del paese. Sono bambini e giovani che provengono da famiglie molto povere. La maggior parte sono famiglie numerose (da un minimo di 5 a un massimo di 10 figli). Spesso il papà ha un lavoro saltuario: contadino presso terzi, pajakero, muratore e la madre, di solito casalinga, collabora a integrare il misero reddito facendo la lavandaia o la domestica presso le famiglie più ricche del posto. Vivono in casupole di paglia, si passano i vestiti dall'uno all'altro, mangiano appena a sufficienza. L’aiuto del sostegno a distanza viene utilizzato principalmente per garantire la frequenza scolastica (tasse, libri, quaderni), che le famiglie non potrebbero altrimenti permettersi. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 300.000 Kmq 78,3 milioni 1030 $ 69,5 anni Mortalità infantile 38‰ Analfabetismo 4,9% Indice sviluppo umano 0,751 (85 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Giordania Il sostegno si rivolge a bambini di famiglie in stato di assoluta necessità economica, nelle città di Amman e Zarqa. Molti, in particolare, sono profughi iracheni, in transito verso altri paesi o presenti in Giordania da molti anni. L’unica possibilità educativa per i bambini è frequentare le scuole del Patriarcato. Per loro AVSI si preoccupa di pagare le rette scolastiche e di fornire penne, libri e quaderni. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 89.210 Kmq 5 milioni 1750 $ 71,7 anni Mortalità infantile 33‰ Analfabetismo 9,7% Indice sviluppo umano 0,743 (90 posto) Carissimi, la scuola di Zarqa Nord in Giordania, ha iniziato quest’ anno il sostegno a distanza e fra gli alunni mi ha colpito la situazione di Cristin. Cristin è una bambina molto sensibile e soffre moltissimo per la sua condizione familiare. Ogni giorno aspetta la Provvidenza che le offra del cibo a lei e alla sua famiglia, perchè in casa non hanno niente. Il papà fino a poco tempo fa lavorava ambulante con un carrettino vendeva frutta di terzo grado sulle strade, ora è ammalato e non riesce nemmeno a stare in piedi. Cristin si trovava nella situazione di lasciare la scuola, non poteva pagare nemmeno una piccola parte e lei piangeva molto. Proprio quando Cristin stava terminando gli ultimi giorni di scuola`e arrivato la conferma dell’ aiuto a distanza.Per Cristin è stato il regalo più bello,perchè cosi non e rimasta a casa. Ora cristin ha ripreso a sorridere convinta che riceverà una solida formazione per il suo futuro e ad avere fiducia e sicurezza psicologica e affettiva capace di affrontare la realtà della vita e del suo avvenire con sicurezza e maturità. Questo ha dato a me molta gioia. Saluti e buon lavoro Suor Gabriella. Un’amicizia dell’altro mondo Haiti La consegna degli aiuti del progetto sostegno a distanza viene svolta dagli operatori della SAPHA (Solidarité Avec les Pauvres de Haiti), l’associazione con cui collaboriamo, i quali consegnano al genitore del bambino un contributo che poi questi dovrà utilizzare a favore del figlio. Gli operatori dell’associazione accompagnano i genitori nella loro responsabilità. In primo luogo garantiscono che il contributo venga utilizzato per pagare le tasse scolastiche, verificano che la frequenza del bambino a scuola sia regolare e ne verificano i risultati. Il contributo viene poi utilizzato anche per l’acquisto di alimenti, vestiti, materiale scolastico e per il pagamento delle cure mediche. La consegna dei contributi avviene mensilmente. Questo facilita un rapporto più stretto con le famiglie e una verifica più frequente delle condizioni del bambino. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 27.750 Kmq 8,1 milioni 480 $ 52,4 anni Mortalità infantile 123‰ Analfabetismo 49,2% Indice sviluppo umano 0,467 (150 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Gentilissima Signora Carla, v’inviamo la lettera di ringraziamento di Krasnikov Sasha che ha ricevuto il Suo pacco. I responsabili dell’AVSI di Kazachstan Taissia e Lora. Kazakhstan A Karagandà sono soprattutto bambini di famiglie indigenti a ricevere l’aiuto, attraverso la consegna di vestiti, alimenti e materiale scolastico. Nella città di Almaty, in alcuni centri, oltre a fornire un aiuto materiale, si provvede ad un’assistenza più ampia ai ragazzi, anche grazie ad attività di recupero scolastico e ricreative. Beneficiano del sostegno anche ragazzi dai 12 ai 18 anni. Visto il grave problema della disoccupazione si sta pensando, sia per i ragazzi che per le ragazze, ad una specifica formazione professionale. Superficie Popolazione 2.700.000 Kmq 14,9 milioni Reddito pro capite 1350 $ Speranza di vita 63 anni Mortalità infantile 99‰ Analfabetismo 0,6% Indice sviluppo umano 0,765 (76 posto) Salve mamma Carla e papà Luigi, grazie infinito per i vostri regali che ho ricevuto. Ero molto contento. Sono stato a scuola, quando Sveta è andata a prendere il pacco, ma dopo le lezioni correvo velocissimo a casa mia. Io sto bene. Sono tornato già a scuola e pronuncio i voti buoni. Scusatemi, io non ho una fotografia nuova e vi mando un’altra dell’anno scorso. Sono nella stanza di padre Eugenio (nel seminario). Noi viviamo molto bene insieme, io, Sveta, Giulia, nonna e nonno, bis nonna e la gatta Masia. Io non vi ho scritto prima che la mia mamma non abita con noi e non sappiamo dov’è adesso, è andata via, ci ha lasciato, succede che lei viene a casa, ma solo per prendere i suoi vestiti. Ma cerchiamo d’ essere forti.Le mie lezioni si cominciamo alle due e finiscono alle 5, dopo faccio i compiti, gioco e vado a letto. Io ringrazio Dio, perché Lui mi ha dato la vostra presenza! Da noi fa già freddp, ma anche casa c’è bel freschino, per questo le magliette che mi avete spedito sono molto utili. Ho dato una a Sveva, due a Giulia e due ho lasciato per me. Così è giusto. Ancora grazie mille. Spero di sentirvi presto Vostro Sasha Un’amicizia dell’altro mondo Kenya A ricevere l’aiuto sono bambini che vivono nelle baraccopoli di Nairobi o in poverissimi villaggi rurali (Mutuati, Mulot...). Con il sostegno a distanza vengono pagate le tasse e il materiale scolastico, la divisa, le scarpe, i libri e tutto il necessario per andare a scuola. I nostri operatori si occupano di accertarsi dei bisogni e di verificare con le famiglie e con le scuole la frequenza e i risultati dei bambini. Nel corso dell’anno i bambini -in caso di necessità- possono ricevere medicine e controlli medici. Durante i mesi di vacanza (aprile, agosto e dicembre) hanno a disposizione attività di dopo-scuola, sia per le primarie che per le secondarie, con l’aiuto di insegnanti che vengono assunti temporaneamente per svolgere questo servizio. In questi mesi si provvede anche alla distribuzione di cibo per il bambino e per la sua famiglia (di solito si tratta di circa 12 Kg di cibo). Due o tre volte l’anno si organizzano per tutti i bambini uscite, gite, pic-nic, giochi. Si tratta delle uniche occasioni, per questi bambini, di uscire dai loro ambienti abituali per vedere qualcosa di bello e socializzare in modo diverso con i propri coetanei. Un lavoro di aiuto e sostegno viene svolto anche con le famiglie, in particolare cercando di favorire la responsabilità dei genitori con la promozione di attività generatrici di reddito (piccole attività commerciali o artigianali). Sono anche sostenuti ragazzi e ragazze di scuole secondarie, all’interno delle quali si svolgono corsi professionali per: meccanici, elettricisti, sarti, segretarie e informatici. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 580.400 Kmq 3,7 milioni 350 $ 46,3 anni Mortalità infantile 122‰ Analfabetismo 16,7% Indice sviluppo umano 0,489 (146 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Kosovo L’aiuto è fornito a bambini (non solo albanesi, ma anche croati e serbi) di famiglie particolarmente povere a Pristina, Binc, Viti, Stubla e Letnica, attraverso la fornitura di materiale scolastico, alimenti e medicinali. A beneficiare del sostegno sono anche i bambini e ragazzi non vedenti di famiglie povere. Superficie Popolazione Reddito pro capite 10.000 Kmq 2 milioni - Speranza di vita - Mortalità infantile - Analfabetismo - Indice sviluppo umano - Un’amicizia dell’altro mondo Libano I bambini sono aiutati, a Beirut e in altre regioni del paese, direttamente nelle famiglie o negli istituti che se ne prendono cura, attraverso la fornitura di materiale scolastico, alimenti e medicinali. Presso alcuni centri, nei dintorni di Beirut, sono inoltre organizzate attività ricreative extra-scolastiche e di aiuto allo studio. Si tratta in molti casi di bambini di famiglie duramente segnate dalla lunga guerra che ha colpito il Libano per tutti gli anni Ottanta, in particolare di bambini orfani o con genitori invalidi. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 10.400 Kmq 4,4 milioni 4010 $ 70,6 anni 32‰ 13,5% 0,752 (83 posto) Un’amicizia dell’altro mondo La mia è la testimonianza di un sogno realizzato: ho potuto incontrare Jolanta, la bambina che ho adottato a distanza. L’incontro con Jolanta è stato un desiderio che ho coltivato fin dal primo momento in cui ho potuto vedere il suo sguardo da Lituania una fotografia.È stata un’esperienza meravigliosa incontrare I bambini di Vilnius sono sostenuti in istituti o in centri diurni per le famiglie. Presso questi centri sono forniti ai bambini in età scolare generi alimentari e vestiario. Lo stesso centro organizza attività culturali e ricreative, campi estivi, e compie opera di formazione nelle famiglie. Per i bambini in orfanotrofio il sostegno è utilizzato per i loro bisogni personalizzati e per attività educative e ricreative, coordinate da SOTAS, l’associazione lituana partner di AVSI. In parallelo sono svolti progetti per la deistituzionalizzazione dei bambini, con la ricerca delle famiglie di origine o di famiglie affidatarie che possano accogliere i bambini in uscita dagli istituti. Queste ultime famiglie sono sostenute materialmente per poter accogliere i bambini. Jolanta, la sua famiglia e gli altri bimbi che frequentano il Centro Diurno della Caritas di Vilnius. Dalla corrispondenza (lettere, foto, notizie) che mi era giunta, avevo già avuto modo di maturare un’ottima impressione riguardo al lavoro svolto da AVSI, ma recandomi sul posto, ho potuto constatare una realtà che è andata ben oltre le mie già positive impressioni. Ho trovato un gruppo di operatori dotati di straordinaria sensibilità unita ad una grande professionalità nel modo di porsi, di muoversi e lavorare. Tutto ciò acquista ancora maggiore significato, tenedo conto delle numerose difficoltà che giornalmente sono costretti ad affrontare.Mi piacerebbe, attraverso questo mio Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 65.200 Kmq 3,5 milioni 3350 $ 72,7 anni 9‰ 0,4% 0,842 (45 posto) racconto, dire a tutte le persone che hanno intrapreso l’esperienza di un’adozione a distanza che incontrare il bambino e la famiglia nella sua realtà quotidiana, è il regalo più grande che si possa ricevere. Vorrei anche aggiungere per le persone che stessero pensando di “adottare” un bimbo che tale gesto si rivelerà presto essere molto di più di un semplice aiuto economico: rappresenterà motivo di ricchezza interiore che non è possibile descrivere nella sua grandezza. Matilde Un’amicizia dell’altro mondo Messico A Campeche gli interventi principali, realizzati in collaborazione con la non profit locale CSJ Centro de Solidaridad Juvenil, sono basati sul recupero nutrizionale, in collaborazione con asili, mense, orfanotrofi. Il sostegno a distanza prevede la consulenza di un nutrizionista esperto e la fornitura di alimenti adeguati. Vi è anche una scuola materna dove ai bambini, oltre al cibo e alle cure mediche, sono garantite attività educative e ricreative. Molta attenzione è data ai rapporti con le famiglie, in particolare attraverso corsi di formazione professionale per madri e padri. A Oaxaca i bambini di alcune comunità (insediamenti semi-informali) nei dintorni della città beneficiano delle attività educative e ricreative coordinate dall’associazione locale DIJO (Desarrollo Integral de la Juventud Oaxaqueña), un centro per il recupero psico-pedagogico. Il centro è stato appositamente creato per bambini con ritardi nell’apprendimento dovuti a cause economiche e sociali. Recentemente si è avviata anche una attività di mensa per il recupero di bambini in stato di denutrizione. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 2.000.000 Kmq 99,4 milioni 5530 $ 73,4 anni Mortalità infantile 29‰ Analfabetismo 8,6% Indice sviluppo umano 0,800 (50 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Mozambico Il sostegno è rivolto ai bambini poveri delle baraccopoli di Maputo e di varie città e villaggi, ad alcuni in famiglia, ad altri in centri diurni o d’accoglienza. Il contributo viene utilizzato per assicurare la frequenza scolastica e per la fornitura di generi di prima necessità, alimenti, vestiario, medicine. Inoltre vengono svolte attività di recupero scolastico e attività educative e ricreative, gite e feste, per dare la possibilità a questi bambini in condizioni difficili di fare esperienze positive di convivenza con i propri amici. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 801.600 Kmq 18,1 milioni 210 $ 41,7 anni Mortalità infantile 197‰ Analfabetismo 54,8% Indice sviluppo umano 0,356 (170 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Nigeria Grazie al sostegno a distanza i bambini dell’Ikate Waterside (un villaggio di pescatori costruito su palafitte) possono frequentare la scuola materna e primaria e ricevere la fornitura di libri e quaderni. Inoltre sono pagate le cure mediche. Un altro intervento riguarda la realizzazione di attività educative e ricreative presso il centro Joy Boat, con accompagnamento e visite alle famiglie. Presso la Clinica S. Kizito, i bambini denutriti possono seguire uno speciale programma di recupero e possono poi godere di un accompagnamento costante che previene le ricadute. I ragazzi della scuola secondaria possono frequentare la Remedial School, scuola di recupero resa necessaria dallo scarso livello delle scuole ordinarie e dalla impossibilità per molti ragazzi di una frequenza regolare. Tutte le attività sono coordinate dall’associazione locale “The Seed” (Il Seme). Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 923.800 Kmq 129,9 milioni 290 $ 46,1 anni Mortalità infantile 110‰ Analfabetismo 34,6% Indice sviluppo umano 0,463 (152 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Da un’intervista a Samar Sahbar, responsabile della Lazarus Home, Betania Palestina A Betlemme il sostegno è rivolto ai bambini dell’orfanotrofio gestito dalle Figlie della Carità. Si tratta di bambini molto piccoli, abbandonati o in stato di semi-abbandono. A Gerusalemme il sostegno è rivolto ai bambini e alle bambine dell’orfanotrofio e della scuola Jeel Al Amal e alla Lazarus Home, una casa di accoglienza per donne e bambine maltrattate. Il sostegno permette ai bambini di avere generi di prima necessità, alimenti, vestiario, medicinali, e il necessario per la frequenza scolastica. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 6.000 Kmq 3 milioni 72,1 anni Cosa accade dei bambini della vostra casa-scuola una volta che sono divenuti adulti? “Tanti sono già all’università o lavorano. Uno di loro è il nostro avvocato, altri collaborazno nella scuola, altri ancora hanno trovato lavoro altrove. Una di loro vuole diventare dottoressa: chissà che non sia il medico del nostro villaggio in un prossimo futuro. E dire che quando la prendemmo era ancora bambina. Sarebbe la prima donna medico beduina”. Come arrivò da voi? Una donna che vendeva formaggio trovò in un pollaio quattro bambini abbandonati, una femmina e tre maschi, e venne da noi portandoli su un trattore perché ce ne prendessimo cura. Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 10,8% 0,731 (98 posto) Come possiamo, dall’Italia, aiutare la sua opera? Pregate per noi. Ho fiducia che tutto andrà per il meglio, perchè tutto è nelle mani di Dio. Un’amicizia dell’altro mondo Perù Con il sostegno a distanza si aiutano i bambini in una scuola materna di Huachipa, una zona poverissima di Lima, dove l’unico impiego esistente è nella fabbricazione manuale di mattoni. Il lavoro in questa regione vede la diretta partecipazione delle madri di famiglia, che sono coinvolte in modo attivo nel funzionamento dell’asilo. Ciò permette loro di inserirsi ed identificarsi meglio con il centro e di impegnarsi con il mantenimento dello stesso, generando responsabilità nella cura e nell’educazione dei propri figli. In Lima inoltre, si sostengono alcuni studenti di famiglie poverissime, aiutandoli a rispondere in modo personalizzato alle loro necessità. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 1.300.00 Kmq 26,3 milioni 1980 $ 69,6 anni Mortalità infantile 39‰ Analfabetismo 9,8% Indice sviluppo umano 0,752 (82 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Polonia L’aiuto è fornito a ragazzi con diversi tipi di handicap, ospitati da speciali Centri didattici nei dintorni di Varsavia. Qui i bambini, per lo più con gravi ritardi psichici, ricevono aiuto scolastico e materiale (alimenti, vestiti). Il sostegno aiuta anche i bambini di famiglie povere seguite dall’associazione Ut Unum Sint nella città Swidnica. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 323.300 Kmq 39,6 milioni 4230 $ 73,5 anni 9‰ 0,3% 0,841 (35 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Repubblica Democratica del Congo L’intervento è concentrato nelle aree orientali del paese (Uvira, Goma), colpite da più di sei anni da una guerra che ha provocato centinaia di migliaia di morti e di sfollati. AVSI collabora con alcune associazioni locali (Centro Betania, Suore San Giuseppe di Torino, Caritas) e il suo aiuto è diretto ai tanti orfani di guerra e alle loro madri (spesso giovani vedove o ragazze madri). Prevalenti sono le attività di scolarizzazione e di educazione igienico-sanitaria. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 2.300.000 Kmq 52,4 milioni 80 $ 45,5 anni 205‰ 37% 0,363 (167 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Romania L’aiuto del sostegno a distanza raggiunge le più importanti città del paese (Bucarest, Constanta, Cluj, Arad, Galati) e numerosi villaggi dell’interno. Grazie a progetti integrati con vari finanziatori, sono aiutati bambini sieropositivi, attraverso il pagamento dei medicinali e lo svolgimento di attività ricreative nel tempo libero. Il sostegno ai bambini affetti da HIV è spesso integrato da attività di educazione e sensibilizzazione svolte nelle famiglie. Inoltre il sostegno a distanza permette che i bambini siano accolti in famiglie affidatarie o reinseriti nelle famiglie d’origine, grazie all’aiuto materiale che permette alle famiglie di avere risorse sufficienti per un compito tanto difficile. Nel villaggio di Cojasca si aiuta l’inserimento dei bambini rom nella scuola materna, elementare e media, fornendo materiale didattico, vestiario, alimenti, medicinali e prodotti per l’igiene. Inoltre per i ragazzi più grandi si svolgono interventi di orientamento e formazione professionale. Altri interventi riguardano bambini di famiglie povere, con aiuti materiali volti alla scolarizzazione dei bambini e alla prevenzione dell’abbandono. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 238.400 Kmq 22,4 milioni 1720 $ 69,9 anni Mortalità infantile 21‰ Analfabetismo 1,8% Indice sviluppo umano 0,773 (72 posto) Cara famiglia, sono la nonna del bambino da voi sostenuto, Dorel, che ha tre anni. Dorel è un bambino birichino e a volte combina dei pasticci. Da sei mesi ha cominciato a parlare meglio e adesso sa esprimere i suoi desideri, così ci possiamo intendere. Voglio dirvi che la madre del bambino è in prigione per due anni, durante questo periodo io devo curarlo e crescerlo. Quando andiamo a visitarla, lui crede che la sua mamma si trova nell’ospedale, perché io gli ho detto così. Suo padre, anche se abita nella stessa città, non viene mai a trovarlo e non chiede mai di lui. Io non ho avuto altri problemi con Dorel, perché è un bambino bravo, mangia bene. non fa dei capricci, dorme bene, si trova bene in ogni situazione. Presto vorrei portarlo all’asilo ed è per questo che vi ringrazio del regalo che gli avete fatto; perché adesso posso vestirlo con vestitini nuovi e belli, e così può andare anche lui all’asilo, come gli altri bambini della sua età, senza queste cose io non lo potevo portare. (...) Concludo la mia lettera ringraziandovi di cuore per tutto quello che fate per il mio nipotino, per il regalo fatto e per la gioia che gli avete fatto con questo. Vi auguro un sacco di bene! Grazie, la nonna di Dorel Un’amicizia dell’altro mondo Russia I bambini aiutati sono orfani o neonati di ragazzi madre di Novosibirsk, Siberia, ospitate in una casa d’accoglienza, dove si cerca di favorire la loro autonomia di vita. Si deve tenere presente che queste sono ragazze molto spesso abbandonate dalla famiglia o a loro volta cresciute in orfanotrofio, per cui non posseggono nulla e non hanno quasi mai persone su cui poter fare affidamento. Per i bambini degli orfanotrofi e degli asili è previsto un aiuto materiale e il sostegno degli educatori che svolgono attività ricreative e formative. Beneficiano del sostegno anche alcuni bambini di poverissimi villaggi della regione di Novosibirsk. Il 30% di questi bambini soffre di malattie croniche a causa degli esperimenti nucleari compiuti dai sovietici. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 17.100.000 Kmq 144,8 milioni 1750 $ 65,6 anni Mortalità infantile 21‰ Analfabetismo 0,4% Indice sviluppo umano 0,779 (63 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Cari “genitori” italiani, prima di lasciarvi alle lettere che i “nostri” bimbi rwandesi vi hanno scritto, permettetemi due parole che fanno un po’ il punto della situazione del Progetto Rwanda Il sostegno si rivolge soprattutto a bambini e ragazzi orfani del genocidio e dell’AIDS e alle famiglie che li hanno ospitati. Si tratta di assistenza materiale (cibo, vestiti, prodotti per l’igiene) e sanitaria (visite mediche, medicinali). Il sostegno a distanza provvede soprattutto al pagamento delle tasse scolastiche. Inoltre vengono svolte attività ricreative e di sensibilizzazione per le famiglie, in particolare sull’igiene e sull’AIDS. Aiuti vengono dati anche alle famiglie e ai ragazzi capo-famiglia per avviare attività generatrici di reddito (coltivazioni, allevamenti, piccole botteghe artigianali o commerciali...). Sostegno a Distanza (SAD) in Rwanda. Appena finirò di scrivervi questa mia, con uno spedizioniere invierò all’ufficio AVSI di Cesena il plico delle lettere dei vostri bambini che quindi nel giro di pochi giorni saranno sul tavolo di casa vostra. Condividete con me questa situazione: da quaggiù immagino che in un dato momento quasi mille e quattro-cento famiglie italiane da Lampedusa a Biella Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 26.340 Kmq 7,9 milioni 220 $ 39,9 anni 183‰ 32% aprono una busta e, fosse solo anche per un attimo, pensano al loro bambino rwandese, lo leggono, lo vedono, lo sentono ancor più vicino di un attimo prima, lo salutano con il pensiero. Non è fantastico? 0,422 (158 posto) Marco Perini, Kigali Un’amicizia dell’altro mondo Serbia-Montenegro A beneficiare del sostegno sono una sessantina di bambini della municipalità di Sabac, nell’Ovest della Serbia, per lo più orfani di uno od entrambi i genitori, ospitati da parenti o da “famiglie nutrienti” (foster families). L’aiuto è portato direttamente nelle famiglie, attraverso consegne mensili di cibo, vestiario e materiale scolastico. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita Mortalità infantile 102.000 Kmq 10,7 milioni 930 $ 72,6 anni 19‰ Analfabetismo - Indice sviluppo umano - Un’amicizia dell’altro mondo Sierra Leone Il sostegno si rivolge a bambini ex soldato, accolti da famiglie affidatarie riunite nell’associazione Family Home Movement di padre Berton, e ai tanti bambini di famiglie poverissime in un paese prostrato da una guerra durata dieci anni. I contributi vengono utilizzati per assicurare la frequenza scolastica e tutti i materiali necessari, per la fornitura di generi di prima necessità e per spese mediche. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 71.740 Kmq 5,1 milioni 140 $ 37,3 anni 316‰ 0,275 (175 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Uganda I bambini sono sostenuti fin dal 1993 in collaborazione con diverse organizzazioni locali, in particolare le associazioni Meeting Point. Si tratta nella maggior parte dei casi di bambini orfani a causa dell’Aids o della guerra che sconvolge il Nord del Paese, di ragazzi di strada e di bambini provenienti da famiglie poverissime. I fondi del sostegno a distanza sono utilizzati per pagare le tasse scolastiche, per acquistare, cibo, vestiario, materiale scolastico e per le cure mediche. Il sostegno è attivo a Kampala, Hoima, Kitgum, Gulu, Lwero, e in altre numerose località del paese. I ragazzi più grandi possono frequentare le scuole di formazione professionale del COWA, a cui sono iscritti sia maschi (corsi per falegnami, muratori e saldatori) che femmine (sartoria e catering). Beneficiano dell’intervento anche ragazzi sordomuti che possono così frequentare scuole specialistiche. Inoltre vengono organizzati incontri con le famiglie e corsi di formazione per insegnanti ed educatori. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita Mortalità infantile Analfabetismo Indice sviluppo umano 241.000 Kmq 22,8 milioni 260 $ 42,8 anni 124‰ 32% 0,489 (147 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Venezuela A beneficiare del sostegno sono bambini accolti in hogares, case d’accoglienza per bambini con problemi familiari e sociali (bambini di strada, figli di donne in carcere, etc…). A questi bambini è fornito cibo, vestiti e materiale scolastico. A Humocaro Alto, una poverissima zona rurale, dove sono presenti le suore trappiste, i bambini ricevono alimenti, cure mediche, interventi personalizzati per loro e per le loro famiglie. Superficie Popolazione Reddito pro capite Speranza di vita 912.100 Kmq 24,6 milioni 4760 $ 73,5 anni Mortalità infantile 22‰ Analfabetismo 7,2% Indice sviluppo umano 0,775 (69 posto) Un’amicizia dell’altro mondo Le età del sostegno a distanza Sempre più i ragazzi studenti Età N° Bambini 0-2 3-5 6-10 523 2.246 6.933 11-13 14-18 >18 5.143 4.949 1.259 itascabilidiavsi TOTALE 21.053 116 Un’amicizia dell’altro mondo Informazioni Utili Presentiamo alcune informazioni utili al sostenitore per coinvolgersi nello spirito del gesto e allo stesso tempo per capire meglio le modalità di realizzazione del sostegno, in modo da favorire la crescita del rapporto tra bambino, sostenitore, operatori locali. Presentazione del progetto La quota del sostegno a distanza permette di realizzare interventi diversi a seconda dei paesi, delle situazioni, della storia di ogni progetto, e anche per il valore che la quota acquisisce in loco, ma si tratta sempre di interventi significativi per la crescita del bambino. Il sostenitore, insieme ad una scheda contenente i principali dati anagrafici del bambino, riceve alcune informazioni generali sul paese in cui il piccolo vive. Si tratta di un prezioso aiuto per capire la realtà in cui il bambino vive e conoscere le modalità in cui il contributo del sostegno a distanza viene utilizzato. Notizie - Le notizie possono essere scritte dal bambino, dalla famiglia o dal coordinatore locale, possono essere lettere, disegni, foto, pagelle, rapporti individuali preparati dagli educatori. Possono arrivare comunicazioni e aggiornamenti sul bambino solo da parte del coordinatore locale, se il bambino non sa di avere un sostenitore. Una volta all’anno, di norma, viene inviata anche una comunicazione generale del coordinatore che aggiorna sulla situazione locale e sulle attività del progetto. - Le notizie possono arrivare in ritardo, per le cause più diverse: ritardi postali, problemi logistici, mancanza di corrente... davvero non immaginiamo come sia complicato, in certi paesi, fare anche le cose che a noi sembrano più semplici... - Spesso le comunicazioni possono sembrare troppo brevi o ripetitive. Ma occorre ricordare che si tratta di bambini in condizioni difficili, che faticano a frequentare una scuola, che vivono in abitazioni dove tavoli e sedie sono quasi un lusso e in alcuni casi in Paesi dove non c’è cultura scritta e quindi non c’è l’abitudine di scrivere lettere. itascabilidiavsi Schede - Al momento dell’adesione si riceve la scheda con le notizie personali del bambino ed una fotografia - La storia personale può essere poco dettagliata, per la legge sulla privacy (ad esempio per i bambini in istituti, o figli di madri minorenni con problemi giudiziari) o perché le notizie significative sul singolo bambino non sono molte, non diverse da quelle già illustrate nella presentazione generale. - A volte il bambino, per motivi d’opportunità valutati dal coordinatore locale, non sa di avere un sostenitore individuale. 119 Un’amicizia dell’altro mondo Corrispondenza - L’indirizzo a cui inviare la propria corrispondenza viene di solito comunicato sulla nostra lettera che accompagna le notizie semestrali: occorre riferirsi sempre all’ultima lettera ricevuta, per tenere conto di eventuali variazioni sopravvenute - È sempre consigliabile l’invio di scritti brevi e semplici, cartoline, fotografie, possibilmente nella lingua indicata - La corrispondenza deve essere indirizzata sempre al coordinatore locale per evitare disguidi - Il nome del bambino deve essere indicato solo all’interno della busta. - Non deve mai essere scritto il proprio indirizzo sulla lettera. - A volte i bambini scrivono sulle lettere il proprio indirizzo (in molti Paesi insegnano a scuola ad intestare le lettere), ma non bisogna mai inviare lettere all’indirizzo del bambino perché spesso nei luoghi in cui i bambini vivono non c’è un vero servizio postale; le loro famiglie non dispongono di una casella postale, ma usano quella di conoscenti e le lettere potrebbero venire intercettate e l’indirizzo del sostenitore utilizzato da terzi per richieste improprie - È importante non inviare mai soldi insieme alla corrispondenza (in alcuni paesi è addirittura illegale) - I coordinatori locali sono impegnati a rispondere a tutte le lettere che ricevono, ma ciò non sempre può avvenire in tempi brevi - Può accadere che le lettere vadano smarrite dai servizi postali dei vari Paesi. - Non vengono forniti indirizzi e-mail, numeri di fax e telefoni per evitare comunicazioni spesso problematiche o comunque più fredde con gli stessi bambini, rispetto piuttosto a cartoline, foto, disegni, lettere di carta. Un’amicizia dell’altro mondo - Per inviare contributi extra c/c 624234 Banca Popolare Emilia Romagna sede di Cesena, ABI 05387 CAB 23901 CIN W oppure ccp 11512472 intestato a AVSI indicando nella causale ‘regalo per + nome bambino + paese’ Visite - Sono generalmente possibili, ed anzi, auspicabili. - Occorre però avvisare con largo anticipo il servizio AVSI Sostegno a distanza per le opportune verifiche con i coordinatori in loco - Il coordinatore sarà a disposizione per organizzare la visita ai progetti e l’incontro con il bambino - Non è generalmente possibile, invece, il supporto logistico (alloggio e trasporti) per chi effettua la visita - È sconsigliato invitare i bambini in Italia, per i problemi burocratici connessi all’espatrio dei minori, per gli alti costi, per il disagio che potrebbero provare al ritorno. Ogni valutazione viene comunque affidata al coordinatore locale che conosce il bambino ed è in grado di valutare le migliori opportunità per il suo percorso educativo. Per ulteriori informazioni e chiarimenti è sempre possibile consultare il nostro sito Internet www.avsi.org oppure contattare il servizio AVSI Sostegno a distanza, inviando una e-mail all’indirizzo [email protected] oppure telefonando, dal lunedì al venerdì in orario di ufficio, al numero 0547 360811. 120 Regali - È opportuno verificare sempre con il servizio AVSI Sostegno a distanza la possibilità di inviare regali. - In alcuni casi si sconsiglia la spedizione di pacchi: esistono rischi di smarrimento, di manomissioni oppure di elevate spese di sdoganamento - E opportuno non inviare oggetti di eccessivo valore economico. Potrebbero non arrivare mai a destinazione o essere motivo di problemi per la famiglia del bambino - C’è la possibilità di inviare contributi extra, gli stessi verranno utilizzati dal coordinatore locale secondo le necessità più urgenti e i desideri del bambino - Se il bambino sostenuto non ha necessità particolari, i contributi extra vengono utilizzati, oltre che per un eventuale piccolo presente al bambino, a beneficio di tutti i bambini seguiti dal progetto. Sarà il coordinatore locale a comunicarlo al sostenitore itascabilidiavsi itascabilidiavsi Sostituzioni - Quando il percorso di sostegno del bambino si conclude, o quando il bambino non può più essere seguito (miglioramento delle condizioni, trasferimento) il sostenitore riceve una comunicazione in cui viene spiegato il motivo della conclusione del sostegno e allo stesso tempo viene proposto di continuare l’aiuto ad un nuovo bambino. Talvolta è difficile comprendere ed accettare la fine del sostegno ad un bambino, ma occorre rendersi conto che fare un pezzo di strada insieme ad un bambino, accompagnarlo con il nostro aiuto anche per un periodo breve, può realmente segnare una importante opportunità nella sua vita. 121 Un’amicizia dell’altro mondo Carta dei principi per il sostegno a distanza Questo documento è il risultato della consultazione, iniziata negli anni 1998-1999, di un centinaio di organismi operanti nel settore del sostegno a distanza. Approvata e sottoscritta dagli organismi aderenti al “Comitato Promotore del 2° Forum per l’Adozione a Distanza” è stata presentata nel corso del Forum stesso, tenutosi a Roma il 18 e 19 novembre 2000. Gli organismi che la sottoscrivono si impegnano ad assumerla quale codice di autoregolamentazione, a garanzia di serietà nei confronti dei donatori e a tutela dei beneficiari del sostegno. PREMESSA Si è consolidata ed è in continua espansione una nuova forma di solidarietà che è definita in diversi modi: adozione a distanza, affido a distanza, adozione scolastica a distanza, sostegno a distanza, tutela, padrinato, madrinato, borsa di studio, sponsorizzazione ... Pur essendo ogni organizzazione libera di utilizzare la denominazione ritenuta idonea, il termine scelto convenzionalmente in questa sede è sostegno a distanza. itascabilidiavsi Il sostegno a distanza è un atto di solidarietà che consiste nell'impegno morale a inviare, tramite referenti responsabili, un contributo economico stabile, continuativo e del cui uso il donatore riceverà riscontro, rivolto a minori, adulti, famiglie, comunità ben identificate, in condizioni di necessità e in ogni parte del mondo, per offrire la possibilità di migliorare le proprie condizioni di vita nell'ambiente sociale e culturale in cui vivono. 122 La consapevolezza che in questo settore operano tanti e diversi soggetti di varia estrazione e portata culturale e sociale, costituiti in differenti forme organizzative e istituzionali (gruppi amicali informali - parrocchiali - privati, congregazioni o istituti ecclesiali, associazioni, organizzazioni non governative, comitati, coordinamenti, fondazioni...) e la necessità di tutelare i diritti dei bambini e delle comunità sostenute e di garantire i diritti delle persone alla trasparenza e al buon uso del loro dono hanno portato numerosi enti e associazioni a incontrarsi e a confrontarsi su alcuni principi cardine a cui rifarsi unanimemente. Nasce così la Carta dei Principi per il Sostegno a Distanza. LE ORGANIZZAZIONI CHE LA SOTTOSCRIVONO, operando nel rispetto delle norme dello Stato italiano e dei principi contenuti nei seguenti documenti(1): - Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo, 1948, - Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia, 1989, - Convenzioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro, 1973, 1999, - Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione della violenza contro le donne, 1993, - Legge italiana contro la prostituzione minorile, 1998, SI IMPEGNANO A - PROMUOVERE IL SOSTEGNO A DISTANZA quale gesto di libera e solidale condivisione con chi è nel bisogno. - SVILUPPARE L'INFORMAZIONE E LA FORMAZIONE MULTICULTURALE. Le organizzazioni, con un'azione concreta di politica sociale, danno voce a minori, adulti, famiglie e comunità costretti a vivere in situazioni difficili e, nell'avvicinare culture e società diverse, ne promuovono l'interscambio e il rispetto reciproco, valorizzando la persona nella sua dignità dentro ogni contesto e cultura. - CARATTERIZZARE QUESTO GESTO SOLIDALE RISPETTO ALLE ALTRE FORME DI SOLIDARIETÀ basate sulla raccolta fondi occasionale o per emergenze. Le organizzazioni metteranno in evidenza nei loro progetti la continuità dell'impegno del sostegno a distanza che acquista un duplice valore: educa il sostenitore alla consapevolezza dei disagi e della povertà in cui versano milioni di persone e garantisce al contempo un finanziamento stabile per l'attuazione del progetto. - RENDERE CONSAPEVOLE IL SOSTENITORE DELL'IMPORTANZA DEL SUO AIUTO ECONOMICO COSTANTE NEL TEMPO, anche se il sostenitore può recedere dall'impegno preso; in questo caso, le organizzazioni si impegnano a ricercare in tempi brevi chi lo sostituisca e, nel frattempo, a utilizzare tutti i propri strumenti per garantire il proseguimento del progetto. - METTERE A DISPOSIZIONE PRESSO LA PROPRIA SEDE IL BILANCIO O IL RENDICONTO ANNUALE e renderlo pubblico secondo le norme previste. Ciascuna organizzazione si rifà alle normative vigenti in merito alla propria configurazione giuridica: al proprio Statuto, alle leggi relative all'Albo regionale del volontariato, alle disposizioni in merito agli enti del Terzo Settore non profit ONLUS e alle ONG, alla Carta della Donazione e alle normative proprie per gli enti ecclesiastici. itascabilidiavsi Un’amicizia dell’altro mondo 123 Un’amicizia dell’altro mondo - COMUNICARE AL SOSTENITORE L'EFFETTIVA SOMMA DESTINATA AL BENEFICIARIO DEL SOSTEGNO A DISTANZA E QUELLA TRATTENUTA DALL'ORGANIZZAZIONE PER LE SPESE DI GESTIONE, come garanzia sul corretto utilizzo dei fondi e informazione sulle modalità di intervento. - VALUTARE CON ACCORTEZZA LE RICHIESTE DI AIUTO RICEVUTE E AD AVVIARE UN PROGETTO SOLO LÀ DOVE ESISTA L'ESPLICITO CONSENSO DELLA COMUNITÀ INTERESSATA. Le organizzazioni garantiranno che i loro operatori o delegati agiscano con il consenso della popolazione locale. - AGIRE IN MODO CHE IL SOSTEGNO A DISTANZA SIA STRUMENTO DI PROMOZIONE ALL'AUTOSVILUPPO del beneficiario, della sua famiglia, laddove esista, e della sua comunità. Per evitare che questo aiuto economico diventi una forma di assistenzialismo, nei paesi in cui interverranno, le organizzazioni coinvolgeranno le comunità nella realizzazione e nella gestione dei progetti con un accompagnamento stabile alle persone, complementare e non sostitutivo. -VERIFICARE CON ATTENZIONE L'AFFIDABILITÀ E IL LAVORO DI EVENTUALI PARTNERS ESTERI E ADOPERARSI PER GARANTIRE IL BUON ESITO DEL PROGETTO ANCHE IN CASO DI LORO INADEMPIENZE. Le organizzazioni si impegnano a comunicare al sostenitore da chi è curata in loco la realizzazione del progetto e a valutare l'affidabilità e l'efficienza dei referenti locali o dei propri collaboratori impegnati nell'attuazione degli interventi di sostegno. - CONFRONTARSI CON LE ALTRE ORGANIZZAZIONI CHE OPERANO CON LE STESSE FINALITÀ NEL PERSEGUIMENTO DEGLI OBIETTIVI DI SOLIDARIETÀ E PACE, RISPETTANDONE LE DIVERSITÀ. Le organizzazioni si rendono disponibili a forme di collaborazione tra loro, soprattutto nelle medesime aree geografiche e negli stessi settori di intervento. itascabilidiavsi - RISPETTARE LA CARTA DEI PRINCIPI PER IL SOSTEGNO A DISTANZA. Le organizzazioni valuteranno l'opportunità di accettare la collaborazione e i finanziamenti di enti e istituzioni pubblici o privati secondo i principi richiamati in questa Carta. 124 ------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------(1) - Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948; - Convenzione Internazionale sui Diritti dell'Infanzia approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989 e ratificata dall’Italia con la legge dei 27/05/91 n. 176. In modo particolare si fa riferimento all'art.3: "In tutte le azioni riguardanti i bambini, se avviate da istituzioni di assistenza sociale, pubbliche o private, tribunali, autorità amministrative o corpi legislativi, i maggiori interessi del bambino devono essere oggetto di primaria considerazione"; - Convenzioni dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro che stabiliscono: la n. 138 del 1973 l'età lavorativa minima (non inferiore ai 15 anni) e la n. 182 del 1999 (in fase di ratifica da parte dell'Italia) le linee guida per la prevenzione e l'eliminazione delle peggiori forme di lavoro minorile; - Dichiarazione delle Nazioni Unite sull'eliminazione della violenza contro le donne del 1993 in cui si denunciano le pratiche tradizionali e moderne che sfruttano le donne e le bambine per scopi sessuali e di altro genere; - Legge italiana contro la prostituzione minorile del 3 agosto 1998 n.269: norme contro lo sfruttamento della prostituzione, della pornografia, del turismo sessuale in danno di minori, quali forme di riduzione in schiavitù. Un’amicizia dell’altro mondo Postfazione Davide Rondoni Strano libro questo! Ci trovate dentro storie incredibili, tabelle asettiche, foto di gente lontana, brani di lettere, documenti ufficiali e anche una poesiuola dell’amico Rossi…Ha un autore, mille autori… È un libro sulla attività di “Adozione a distanza” ovvero, detto molto molto in breve, su un’iniziativa che prevede che un signore o una signora, o una coppia, una famiglia, ma anche un gruppo, versando una modica cifra all’anno “adotti” un bambino in qualche posto malandato del pianeta e lo aiuti a crescere, a mangiare, possibilmente a studiare. Ecco, così è detta molto molto in breve. In lungo è detta, è raccontata ed esibita nel libro che avete in mano. Dalla cui lettura io ho capito due cose: l’amore è sempre un’adozione. Amare non significa crearsi un altro come lo si vuole, o scegliere uno che è come lo si desidera. Nessuno è mai del tutto corrispondente ai desideri dell’altro. Per fortuna. Amare significa adottare, stabilire un legame per cui uno sa bene che l’altro non è suo, non è a suo piacimento, ma si ha caro lo sviluppo, la crescita, e l’aumento dell’altro. E ho capito che la distanza fa parte dell’amore. Questo libro parla di una distanza che permette l’amore. Tremendo mistero, questo. Probabilmente se fossero qui, sulla soglia di casa di molti di coloro che ora li aiutano con i soldi inviati, tanti dei bambini non troverebbero lo stesso aiuto. Essendo a distanza, e cioè restando dove sono nati o comunque in un luogo più prossimo alla loro storia, ai loro legami, possono essere aiutati meglio. È paradossale, ma è anche giusto. Quando c’è di mezzo la carità, cioè Dio, le cose non sono mai semplicemente giuste o chiare come noi le intendiamo. C’è sempre un po’ di caos, di mistero. Ma oltre a quella distanza che permette paradossalmente l’amore, c’è anche la distanza come protagonista di tante storie. I 60 km in bicicletta che un disoccupato rumeno mollato dalla moglie con tre figli a carico fa per andare a trovare il suo Nico, sieropositivo… La prima gita, distante dalle solite baracche, fatta al mare da trentacinque ragazzi in Mozambico, con i panini fatti da Silvia, che vive distante dalla sua Italia… La distanza che separava Solange e Claudine, due ragazze rwandesi a cui il genocidio aveva tolto tutto, dalla possibilità di studiare… Loro, che nemmeno ricordano il nome delle famiglie così distanti che le aiutano, ora sono maestre e aiutano a loro volta insegnando… La distanza fa paura. Sembra sempre che nella distanza qualcosa si perda. Invece, a volte, nella distanza qualcosa cresce. Come è possibile ? Avviene quando la distanza non è un vuoto. Se la distanza è solo vuoto, ogni più bel fiore o ogni più bel gesto in quel vuoto stecchisce, sfarina. Ma se la distanza è piena, è abitata da qualcosa che la riempie, allora anche in lei la vita germina, è portata, è movimentata. Piena di cosa ? Lo diceva il mio più illustre collega, e non parlava di un sentimento ma di una potenza…” L’ Amor che move il sole e l’alte stelle”… itascabilidiavsi Poeta 127 I TASCABILI DI AVSI: i tascabili 1 Il bambino in situazioni di conflitto (inglese/italiano/francese) i tascabili 2 Educare il bambino, in famiglia, in comunità, nel mondo (italiano/inglese) i tascabili 3 The Challenge of HIV/AIDS: Twenty Years of Struggle. Knowledge and Commitment for Action (inglese) i tascabili 4 Educazione e lavoro nello sviluppo rurale. Esperienze da sei paesi (inglese/spagnolo/italiano) Supplemento al n° 2/2003 del periodico Buone Notizie - Sped. in A.P. art.2-comma 20/c legge 662/96-FC Finito di stampare Editore AVSI - Associazione Volontari per il Servizio Internazionale Dicembre 2003 Realizzazione AVSI, Associazione Volontari per il Servizio Internazionale V.le G. Carducci, 85 - 47023 Cesena (FC) Progetto grafico Accent On Design - Milano Direttore Responsabile Stampato da Roberto Fontolan Arti Grafiche F.lli Fiorin Periodico registrato ai sensi della L. 47/48 al Tribunale di Forlì n° 15 del 5 luglio 1995 Tutti i diritti riservati www.avsi.org 27-04-2004 13:57 i tascabili Pagina 1 i tascabili 5 Italia Viale Carducci, 85 - 47023 Cesena Tel. 0547.360810 - fax 0547.611290 - e-mail: [email protected] Via Melchiorre Gioia, 181 - 20125 Milano Tel. 02.6749881 - fax 02.67490056 - e-mail: [email protected] Tel. e fax 1 212 4908043 - e-mail: [email protected] w w w . a v s i . o r g i tascabili 420 Lexington Avenue, Suite 2754-55 - New York, New York 10170 5 Stati Uniti The Association of Volunteers in International Service, USA, Inc. Supplemento al n° 2/2003 del periodico Buone Notizie - sped. in A.P. - art.2-comma 20/c legge 662/96-FC TascabiliCover Un’amicizia dell’altro mondo Dieci anni di sostegno a distanza 5