Rivolgo un caro saluto a studentesse e studenti, dottorande e dottorandi, specializzande e specializzandi, personale tecnico-amministrativo, ricercatrici e ricercatori, personale docente dell’Università di Verona, Magnifico Rettore Professor Nicola Sartor, Direttore Generale Dottor Giulio Coggiola Pittoni, Professoressa e senatrice a vita Elena Cattaneo, Sindaco e Autorità tutte. Care studentesse, cari studenti, ho solo pochi minuti per comunicarvi cose che da tempo avevo voglia di lasciarvi dette in quest’occasione così ufficiale e centrale per la vita del nostro Ateneo, ma che devono tener conto della formalità e dell’istituzionalità del contesto. Proverò a rispettare entrambe le esigenze. Qualche giorno fa, chiacchierando con una persona a me cara, molto più adulta di me, mi è stato detto: “quando ero ragazza io, il futuro era una promessa stupenda”. Questa frase mi ha fatto riflettere molto, e ho riflettuto se tale sentimento verso il futuro potesse risultare calzante anche per la nostra generazione. A me, care ragazze e cari ragazzi, oggi pare che il futuro per noi, più che una promessa, sia una scommessa; una scommessa peraltro non stupenda, come diceva questa mia amica, ma pericolosa e azzardata. Siamo figlie e figli di un Paese che ha dimenticato cosa siano i diritti fondamentali che spettano alle proprie cittadine e ai propri cittadini, in primis diritto allo studio e diritto al lavoro; abbiamo deciso di percorrere una strada oggi non facile, quella dello studio universitario, perché volevamo formarci e assumere tutti gli strumenti necessari per essere in grado di interpretare la realtà che ci circonda, con spirito obiettivo e critico. Eppure oggi ci troviamo a non avere i mezzi per sostenere i costi della nostra formazione, a non poter seguire il nostro sogno di diventare medici, architetti o veterinari, perché l’accesso è bloccato, a dover rinunciare al percorso di studi prima di concluderlo; e, se dopo innumerevoli sacrifici e rinunce riusciamo a terminarlo, ci troviamo davanti un futuro che non è, come dicevo prima, una promessa stupenda, ma una sfida, e non c’è progettualità che tenga, perché è tutto troppo sfocato e sbiadito. Università, e conseguentemente istruzione e ricerca, devono essere i pilastri di un Paese che ha l'ambizione di poter crescere e garantire ai suoi giovani il futuro che meritano e che tentano di costruire con fatica e sacrifici, a partire da queste mura. Dirò tuttavia cosa nota ricordando che queste mura vengono ogni giorno, anno dopo anno, incrinate e riempite di crepe a causa di riforme sprovvedute e miopi, che tolgono sempre più risorse vincolando fondi vitali per uno sviluppo degno di tale nome. Come reagire di fronte a questa tendenza? La sfida è ancora più difficile, visto il clima che ci circonda. Se ho capito qualcosa nel corso di questo mandato di rappresentanza, è che dobbiamo essere noi, studentesse e studenti, la forza trainante dell'Università di Verona. Dobbiamo cominciare a vivere queste mura. Reagire. Far sì che le crepe di un sistema non all'altezza vengano riempite dalla nostra energia, dalle nostre proposte, dalla nostra voglia di fare, dal nostro senso critico, dal nostro entusiasmo. Dal futuro che vogliamo essere. Dal presente che siamo. Non dobbiamo e non possiamo sottrarci a tale compito e, dico io, dovere, anche e soprattutto nei confronti di chi verrà. Noi rappresentanti, che cerchiamo quotidianamente di imprimere un cambiamento positivo a questo Ateneo, siamo solamente la vostra voce. Vogliamo essere la vostra voce. Vorremmo che ognuno di voi e noi vivesse questa Università come una comunità viva e dinamica e non come un mero edificio dove venire a frequentare le lezioni, studiare e sostenere gli esami. Certo, in questo anno e mezzo abbiamo fatto tanto: l’esenzione dalle tasse per chi s’immatricola nel corso del secondo semestre, gli accessi al fondo straordinario, la pubblicità dei questionari di valutazione, il medico d’Ateneo, la realizzazione della nuova aula autogestita, la App Vademecum sull’ateneo, che uscirà a breve, il tutorato per studenti tenuto dal Consiglio degli Studenti, il doppio libretto per gli studenti transessuali, tavoli di lavoro con le aziende di trasporto territoriali, solo per citarne alcuni. Ma non è ancora abbastanza. Non vogliamo accontentarci, ma vogliamo lavorare ancora di più per alzare l'asticella del cambiamento, cambiamento che ha la volontà e la prospettiva di proporre un'alternativa, ossia un' Università che sia pensata dagli studenti per gli studenti. Abbiamo bisogno di Voi. Non solo noi rappresentanti, ma tutto l'Ateneo di Verona, la nostra Città e il nostro territorio. Ne ha bisogno il nostro Paese e tutti quei ragazzi e quelle ragazze che oggi non hanno l'opportunità di studiare; per poter sentire, tra qualche anno, grazie all'aiuto di tutti, che il futuro che abbiamo costruito non è più una scommessa o una sfida, ma una promessa stupenda. Buon anno accademico a tutte e a tutti. Maria Giovanna Sandri Presidente del Consiglio degli studenti