RECENSIONI OTTAVO TORNEO - A. SC. 2010 – 2011
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46 2B - Camilla Marandola - "Venti poesie d'amore"
2B – MARANDOLA CAMILLA - N° PRESTITO 1512 - A.S. 2010/ 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Venti poesie d’amore e una canzone disperata”
di Pablo Neruda
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
L'AUTORE
Pablo Neruda nasce il 12 luglio 1904 a Parral (Cile). Il suo vero nome è Neftali Ricardo Reyes Basoalto. Il
futuro poeta comincia presto a mostrare interessa per la letteratura; il padre lo contrasta, ma
l'incoraggiamento arriva da Gabriela Mistral, futuro Premio Nobel, che sarà sua insegnante durante il
periodo di formazione scolastica. Nel 1920 inizia ad utilizzare lo pseudonimo di Pablo Neruda, che in
seguito gli verrà riconosciuto anche a livello legale. Neruda nel 1923 ha solo 19 anni quando pubblica il
suo primo libro: "Crepuscolario". Già l'anno seguente riscuote notevole successo con "Venti poesie
d'amore e una canzone disperata".
Intraprende la carriera diplomatica a partire dal 1927. Nel 1933 è console a Buenos Aires, dove conosce
Federico Garcia Lorca. L'anno successivo è a Madrid dove stringe amicizia con Rafael Alberti. Allo
scoppio della Guerra Civile (1936) parteggia per la Repubblica e viene destituito dall'incarico consolare. Si
reca a Parigi, dove è console per l'emigrazione dei profughi cileni repubblicani. Nel 1940 Neruda viene
nominato console per il Messico. Nel 1949 dopo un periodo di clandestinità, fugge dal Cile. Nel 1966 la
sua persona è oggetto di una violenta polemica da parte di intellettuali cubani per un suo viaggio negli Stati
Uniti.
Pablo Neruda riceve il Premio Nobel per la Letteratura nel 1971. Muore a Santiago il 23 settembre 1973.
TRAMA
L’opera si compone di venti poesie che dipingono, in modo magnetico ed affascinante, l’amore. Alla fine
troviamo una canzone in cui Neruda apre al lettore il suo cuore devastato dal dolore.
Tutte le poesie sono suggestive e la canzone è uno degli emblemi cuore infranto, decantata da tutti come la
perla del capolavoro.
Di tutte la poesie ho apprezzato in modo particolare: “Mi piace quando taci”, “Qui ti amo”, “Bimba bruna e
agile” e “Posso scrivere versi”.
COMMENTO
E’ inutile affermare che mi è piaciuto molto questo libro: ha spinto alle lacrime proprio me che avevo preso
di petto le poesie, affrontato le parole di Neruda con la consapevolezza che era da “femminucce” piangere,
e che nulla mi avrebbe mai spinto a spogliarmi di questo pregiudizio. Ma è inutile sforzarsi di rimanere
impassibili davanti all’amore di Neruda verso una donna descritta da lui come angelica, non reagire quando
ci viene esposto il dolore del poeta, il suo trepido desiderio e la sua malinconia.
Mi sono particolarmente piaciute alcune poesie per il loro significato profondo.
“Mi piace quando taci” ci avvicina alla mente dell’autore e ci fa partecipi del modo in cui contempla la
sua “dolce metà”, come fosse una perla preziosa.
Non ho capito a fondo il significato di “Qui ti amo” ma l’andamento melodioso ed il ritmo cadenzato mi
hanno attratto magneticamente.
“Bimba bruna e agile” è l’emblema dell’attrazione a cui sono soggette persone differenti.
“Posso scrivere versi” mi ha ridotto alle lacrime: la tristezza dell’addio, il lancinante dolore provocato
dalla separazione.
Passiamo ora allo “stile” di Neruda, che rende partecipe il paesaggio delle proprie azioni: gli agenti
atmosferici si piegano alle emozioni contrastanti di questo passionale e, al contempo, melanconico poeta.
Un’altra caratteristica dello stile di Neruda è la musicalità e la cadenza delle parole, molto favorita da una
lingua “caliente” come lo spagnolo, decisamente alterata dalla traduzione che, per quanto precisa, rovina il
capolavoro.
Questo libro mi è piaciuto benché credo che siano poesie che vadano lette pensando ad una persona, a
qualcuno che ha lasciato in noi un’impronta durevole, come quella impressa nel sensibile cuore di Neruda.
Ebbene io non ho mai provato una tale emozione e le emozioni erano in me troppo vaghe, fatiscenti parole
di fronte ad un sentimento profondo come quello del poeta. Ma queste sono brevi poesie che meriterebbero
un grande commento, o perlomeno una frase significativa; ma io non sono all’altezza di questo gravoso
impegno, che delego a qualcuno più capace di me.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
47 2B - Camilla Marandola - “Dieci piccoli indiani”
Camilla Marandola 2°B - N° Prestito 1445
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Dieci piccoli indiani”
Di Agatha Christie
Biografia
Dame Agatha Mary Clarissa Miller, Lady Mallowan, DBE, nota come Agatha Christie (Torquay, 15
settembre 1890 – Wallingford, 12 gennaio 1976), è stata una scrittrice britannica. Tra le sue opere si
annoverano, oltre ai romanzi gialli che l'hanno resa celebre, anche alcuni romanzi rosa scritti con lo
pseudonimo di Mary Westmacott.
Giallista di fama mondiale, curò sempre i suoi romanzi con grande abilità, creando un'atmosfera intrigante
attraverso personaggi ed ambienti di facile riconoscibilità: descrizioni accurate, senso della suspense,
ambientazioni realistiche dettagliate, personaggi mai privi di spessore o di caratterizzazione. I suoi
personaggi maggiori sono famosi in tutto il mondo: tra questi i più celebri, protagonisti di buona parte della
sua produzione letteraria, sono l'investigatore belga Hercule Poirot e la simpatica vecchietta, nonché
intrigante indagatrice, Miss Marple.
Ancora oggi i suoi romanzi sono pubblicati con successo dalla Mondadori Spreak Dream in tutto il mondo.
È la scrittrice inglese più tradotta, anche più di Shakespeare[1]. Nella lingua originale i suoi libri sono stati
venduti in un miliardo di copie e in egual numero in almeno 56 lingue differenti.[senza fonte]
Trama
Il romanzo è ambientato in Inghilterra e inizia con la vendita di Nigger Island, una casa costruita su
una piccola isola a largo delle coste di Dover. Ma proprio quando si diffonde la notizia dell’acquisto
dell’isola da parte di un compratore ignoto, dieci persone ricevono una lettera, con cui vengono
invitati a trascorrere una settimana circa a Nigger Island per svariati motivi: un impiego come
segretaria o come domestico, al fine di rivedere vecchi amici …
Il giorno 8 Agosto, sulla piccola isola c’erano dieci persone completamente diverse: i coniugi Rogers,
i domestici giunti due giorni prima, la giovane segretaria Vera Claythorn, l’arcigno giudice
Wargrave , la severa borghese Emily Brent, il ricco e ribelle Anthony Murston, il vecchio e saggio
generale Macarthur , il sagace ex-poliziotto Henry Blore , il gracile medico Edward Armstrong ed il
sagace e ribelle Philip Lombard.
A ciascuno è assegnata una confortevole camera in cui trovano una filastrocca che narra di dieci
piccoli di colore, che muoiono uno ad uno per tragici incidenti. Quella sera, dopo cena, si riuniscono
nel salone e, durante la conversazione, una voce riecheggia nella sala, accusando ogni ospite di essere
un assassino. Subito dopo la registrazione , Murston bevve del gin avvelenato con cianuro e morì, in
piena ottemperanza con la prima strofa “Dieci piccoli negretti se ne andarono a mangiar, uno fece
indigestione e solo nove ne restar”. Quella sera stessa la signora Rogers svenne e la mattina
successiva, non riuscendo a svegliarla, suo marito capì che era morta, come la seconda strofa della
filastrocca “Nove piccoli negretti, fino a notte alta vegliar, uno cadde addormentato, solo otto ne
restar”.
Dopo la morte della signora gli uomini si diedero da fare per perquisire l’isola in cerca
dell’assassino, ma l’isola è deserta, l’assassino è tra loro. Al centro del tavolo della sala da pranzo si
trovava un centrotavola con dieci statuette di piccoli indiani, ma dopo la morte della Rogers e di
Murston ne rimangono solo otto senza che nessuno ammetta di averli presi. La mattina tutti sono
sospettosi e spauriti ma ad ora di pranzo si rendono conto dell’assenza del generale Macarthur, e lo
trovarono morto sulla spiaggia come la terza strofa “Otto piccoli negretti se ne vanno a passeggiar
uno, ahimè, rimase indietro, solo sette ne restar”. Ovviamente le statuette erano sette. Quella sera
Rogers chiuse a chiave la sala da pranzo. La mattina successiva gli altri lo trovarono morto con il
cranio, attenendosi alla quarta strofa “Sette poveri negretti, legna andarono a spaccar, un di loro
s’infranse a mezzo e sei soli ne restar”.
La mattina successiva la compagnia si disperse per l’isola e si ritrovò nella sala da pranzo , dove
trovò la puritana Emily Brent avvelenata con il cianuro (nella stanza c’era una vespa) come la
filastrocca “I sei poveri negretti giocan con un alvear, da una vespa uno fu punto e cinque soli ne
restar”.
La mattina dopo la giovane Vera , si sentì toccare la spalla da un’alga umidiccia, gridò, e tutti la
raggiunsero. Ma quando discesero una tremenda sorpresa li aspettava: il giudice, vestito con una
toga, giaceva con un foro sulla testa, e Armstrong affermò che era morto. La filastrocca infatti
recitava “Cinque poveri negretti un giudizio han da sbrigar , un lo ferma il tribunale e quattro soli ne
restar”.
Ormai la situazione è diventata insopportabile: la notte Blore sente un rumore. Bussa alle varie
porte, la camera di Armstrong è vuota. Sono tutti convinti che lui sia l’assassino. Ma quel
pomeriggio Vera e Lombard lo trovano affogato. Decidono di rimanere sulla spiaggia, ma Blore va a
prendere del cibo. Lo trovano alcune ore dopo con la testa fracassata da un orologio a forma d’orso,
gettato dalla finestra della camera di Vera.
Che ne sarà dei due superstiti? Quale mente contorta ha programmato tutti quegli assassinii, e per
quale movente?
Commento
Questo libro mi è piaciuto molto perché la storia di per sé affascinante è affiancata ad un ambiente
macabro e sorprendente. Inoltre ho imparato che non bisogna giudicare le persone dalle apparenze
perché, se a volte ci capita di non apprezzare le persone, altre volte un giudizio affrettato può
indurre a sopravvalutare le persone. Ad esempio, chi avrebbe mai detto che dietro l’apparenza di
ineccepibile puritana della signorina Emily si celasse un passato di assassina, così preoccupata delle
apparenze da non mostrare un minimo di pietà per una giovane ragazza incinta. Ma gli ospiti di
Nigger Island dovranno soprattutto fare i conti con un assassino che, in modo spietato e crudele,
riporta a galla nelle loro menti frustate dal rimorso, il ricordo dell’assassinio commesso.
Io credo che la sfida maggiore per “i dieci piccoli indiani” sia stata fare i conti con il proprio passato,
avere infinito tempo per pensare, proprio quando pensare è l’ultimo desiderio di quelle menti
tormentate.
La conclusione è stata stupefacente, mi è sembrato di giocare a Cluedo, quando ti viene dato un
indizio sbagliato e vieni messo fuori strada. Ho provato un certo senso di rancore verso la Christie,
perché credo che un bravo giallista debba mettere a disposizione del lettore tutti gli indizi, in modo
tale da dargli la possibilità di risolvere il “caso”.
Mi è piaciuta tantissimo la filastrocca e mi trovo d’accordo con la frase del giudice Wargrave che,
nella sua lettera, afferma “Fin da bambino mi aveva affascinato, con quella sua inesorabile sottrazione,
quel senso di inesorabile”.
Proprio il senso di inesorabilità svolge una parte di enorme rilievo nell’avvicendarsi degli eventi: fino
all’ultimo momento i personaggi sono in balia della volontà di un’ “essenza”, che ha programmato
tutto, preveduto le mosse delle marionette in suo possesso. Gode di un crudele sadismo, tormentando
le sue vittime con una paura costante, un senso di sospetto che non da loro la possibilità di fidarsi
degli altri e i ricordi, le armi più potenti verso chi ha sbagliato.
Ho avuto modo di constatare che l’unione fa la forza poiché Wargrave, per stroncare i nove
“prigionieri”, li rende diffidenti l’uno verso l’altro, li isola al fine di indebolirli.
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DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
N° Prestito 993 - Camilla Marandola 2B - A.S.2010/2011
“Furore”
di John Steinbeck
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
Biografia
John Steinbeck (Salinas, 27 febbraio 1902 – New York, 20 dicembre 1968) è stato uno scrittore
statunitense tra i più noti del XX secolo, autore di numerosi romanzi, racconti brevi e novelle.
Fu per un breve periodo giornalista e cronista di guerra nella seconda guerra mondiale.
Nel 1962 gli fu conferito il Premio Nobel per la letteratura con la seguente motivazione: "Per le sue
scritture realistiche ed immaginative, unendo l'umore sensibile e la percezione sociale acuta".
Ha ricevuto anche la Medaglia presidenziale della libertà dal Presidente Lyndon B. Johnson il 14 settembre
1964.
TRAMA
Il romanzo è ambientato negli Stati Unitid’America, nel 1930 .
I Joad sono una delle tante famiglie che, vedendosi abbattere le case da spietati trattori, sono costrette a
lasciare zone come l’Oklahoma per trasferirsi nelle ricca e florida California.
Come gran parte di quelle famiglie, i Joad, erano molto numerosi. Il capofamiglia Tom e sua moglie
avevano avuto cinque figli: Noè, apparentemente silenzioso e apatico ma molto legato alla famiglia; Tom,
che pur avendo ucciso un uomo ed essendo stato in carcere, è il più brillante; Rosa Tea che, insieme al
marito Connie, parte sperando in un futuro migliore per il bambino che stanno per avere; Al, quello che
definiremmo oggi un “playboy”, nonché un esperto di motori; infine Ruth e Winfield che, inseparabili e
pestiferi, sono i “piccini” della compagnia.
Durante questo rocambolesco viaggio essi saranno accompagnati anche dal nonno, dalla nonna, da zio John
e da Casy, il predicatore. Purtroppo però, questa bella famiglia , è costretta a ridursi: il nonno e la nonna,
convinti che lontani dalla loro casa non potranno vivere, li lasciano presto nello sconforto e nel lutto. Ma
non si può più tornare indietro, così i Joad continuano, inesorabili, verso quello che si promette un
paradiso.
Ma il numero dei familiari dovrà ancora diminuire: anche Casy, Connie e Noè lasciano la compagnia, nella
speranza di trovare un futuro migliore.
Giunti infine in California, che si mostra loro come un luogo devastato dalla fame, in cui il lavoro è poco e
sottopagato, essi sono costretti a vivere nella miseria. Ben presto Tom, a causa del suo carattere e non
riuscendo più a sopportare i soprusi dei poliziotti, perde il controllo e ne colpisce violentemente uno,
uccidendolo.
Si prospetta un periodo tremendo quando la famiglia Joad alloggia in una “roulotte”.
Tom, ricercato dalla polizia, riuscirà a scappare?
Quale sarà il destino di Rosa Tea?
Infine, Al troverà finalmente la ragazza giusta?
COMMENTO
Che sia un capolavoro è un fatto risaputo, ma non avrei mai creduto che “Furore” potesse essere tanto …
coinvolgente: avrei potuto usare un centinaio di aggettivi, ma ritengo che questo sia il più appropriato.
Molti lettori potrebbero essere intimiditi dalla mole di questo libro … ma non è stato così, almeno non per
me . Io mi sono accorta solo dopo aver letto la parola “Fine” di come le pagine si siano susseguite sotto i
miei occhi inquieti e (non me ne vergogno) lucidi, desiderosi di scoprire cosa sarebbe successo a quella
famiglia tanto unita.
L’ultima scena è certamente una delle più commoventi, eppure mi ha leggermente deluso non sapere il
destino di quelle persone. Ma poi, riflettendoci, ho capito che è proprio questa la parte più commovente
dell’intero libro: per lo scrittore non è importante farci sapere ciò che accadrà ai Joad: Steinbeck ci vuole
insegnare che quella, come tutte le famiglie è indissolubile, e per quanto possa accadere, l’affetto che li
lega non verrà mai turbato. Basti dire che, mentre fuori imperversava la crisi, i fiumi straripavano, dentro il
loro piccolo rifugio, ciascuno dei figli trovava quella sensazione di calore che solo l’affetto sincero può
dare.
Forse azzardo nell’affermare che Steinbeck mirasse a darci un messaggio di pace, mostrandoci ciò che
succede quando la pace non c’è: solo condividendo la stessa sorte, le persone riescono a instaurare un
rapporto sincero fra loro e siamo ancora in tempo per riunirci tutti nell’abbraccio di ciò che io chiamo
banalmente Pace.
Inoltre penso che questo libro sia più attuale di quanto si possa presumere: dopo averlo letto ho cominciato
a notare che dietro gli occhi di coloro che noi chiamiamo, in modo freddo e distaccato, extracomunitari,
c’è una luce particolare. La luce della nostalgia di chi ha conosciuto un mondo diverso, migliore, di chi
ricorda la tavola apparecchiata per tante persone, le risate, la spensieratezza fra le persone che costituiscono
la tua famiglia.
Concludo affermando che “Furore” è un capolavoro degno di uno scrittore come Steinbeck che si mette in
gioco del tutto, sostenendo che la sua professione “fa apparire le corse di cavalli un’attività solida,
stabile” ed è inevitabile sostenere che con questo libro abbia puntato sul cavallo vincente!
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
49 2B - Camilla Marandola - “L'amico ritrovato”
Camilla Marandola 2°B - N° Prestito 963 - A. S. 2010/2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“L'amico ritrovato”
di Fred Uhlman
Biografia
Fred Uhlman è nato a Stoccarda nel 1901 ed è morto a Londra, 84enne. Autore anche della biografia
"Storia di un uomo" e da altri testi da cui ha tratto spunto per la stesura de "L'amico Ritrovato".
Trama
Il romanzo è dapprima ambientato in Germania durante la seconda guerra mondiale e, successivamente in
America in tempi recenti.
Hans Schwarz ha sedici anni, frequenta il liceo Karl Alexander Gymnasium di Stoccarda ed è figlio di un
medico ebreo. A scuola non si è mai distinto per la sua bravura eppure l'arrivo di un nuovo compagno lo
incita allo studio, attirando su di lui l'attenzione degli insegnanti. Questo nuovo compagno, però, non è un
ragazzo da niente: il suo nome, Konradin von Hoenfels, fa parte della storia tedesca come la famiglia più
celebre di Germania.
Essendo entrambi senza amici ben presto si crea tra loro un'amicizia molto forte. Ovviamente però il
problema della religione fa sentire ben presto le sue barriere: mentre Hans invita spesso l'amico a casa sua,
Konradin non può ricambiare gli affettuosi inviti perché la madre odia e teme gli ebrei.
Si crea così un clima di tensione fra i due amici, influenzato anche dai crescenti atti nazisti contro gli ebrei.
I conflitti raggiungono il culmine con l'arrivo di un nuovo insegnante dalle idee profondamente razziste,
che convince i ragazzi di quanto gli ebrei siano una pecca della Germania.
I compagni cominciano così a sbeffeggiare Hans, forti dell'appoggio dell'insegnante, tanto da costringere i
genitori del ragazzo a mandarlo in America. Perfino Konradin gli confessa quanto carisma ed ammirazione
abbia suscitato in lui Hitler.
L’autore, con un cambio di tempo e di luogo,narra la vita di Hans che abita in America vive e ha raggiunto
l'agiata posizione di avvocato. Dopo una ventina d'anni gli arriva una lettera con una richiesta di soldi per
un monumento in onore degli alunni caduti a causa della guerra. Hans torna in Germania e si reca
nell’archivio per sapere cosa è accaduto ad Hoenfels; è riluttante e spaventato nel controllare la lettera “H”
quando lo sguardo gli cade proprio sul suo nome dell’amico.Quale verità nasconde il documento
archiviato?
Commento
Trovo questo libro uno fra i più bei libri che abbia mai letto. Ho provato una strana tristezza percependo
l'iniziale e superficiale significato che avevo dato a quest'opera.
Mi sembrava volesse trasmettere al lettore che l'amicizia di due bambini nulla può in confronto a cose
come la guerra, il razzismo e la discriminazione, che esistono da sempre e da sempre rappresentano un
muro insormontabile per l'umanità.
Ma, pur non essendo una persona ottimista, non mi sono rassegnata a questa interpretazione catastrofica del
mondo ed ho rimuginato molto sulla morale nascosta fra le righe.
Probabilmente molti non concorderanno con me, ma io sono giunta alla conclusione che questo libro voglia
dimostrarci proprio che nulla è immutabile: la guerra, il razzismo, queste differenze che ci allontano
anziché aiutarci a condividere e, tristemente, anche le differenti religioni spesso non accettate. Possiamo
farlo, possiamo cambiare, ma dobbiamo essere insieme, un'unità che solo un'amicizia sincera, come quella
fra due ragazzi, può dare.
Alle tante domande che Hans si poneva ho cercato di dare una risposta che, benché banale mi sembra
esaustiva. Fra le tante cause a sfavore del razzismo c'è proprio la stessa religione:non è forse vero che in
tutte le religioni Dio è padre di tutti, senza differenziazioni, quindi perché, in terra, gli uomini litigano tra
loro in suo nome?
Concludo dicendo che se Uhlman sosteneva che "Si può sopravvivere con un solo libro", certamente questo
ne merita l'onore.
-----------------------------------------50 2B - Camilla Marandola - “Uomini e topi”
N° Prestito 231 - Camilla Marandola 2°B - A. s. 2010 / 11
21/03/11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Uomini e topi”
di John Steinbeck
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
Biografia
John Steinbeck nacque a Salinas (California) nel 1902. Fece i lavori più disparati finché nel 1926 si
trasferì a New York per fare il giornalista. Purtroppo non ebbe successo e tornò in California dove
pubblicò il suo primo romanzo, la Santa Rossa. Durante la Seconda Guerra Mondiale viaggiò in
Europa e in Africa come corrispondente di guerra.
Durante questo periodo scrisse il suo più celebre romanzo, “La valle dell’Eden”. Nel 1962 fu
insignito del Premio Nobel per la letteratura. Morì a New York il 1968.
Trama
Il romanzo è ambientato in una fattoria californiana, durante il periodo della “Grande depressione”
americana ( anni ’30).
I protagonisti sono George e Lennie, inseparabili amici. Il primo è magro e alto, una persona pratica
e perspicace. Lennie invece è dotato di una forza sovraumana ma, essendo affetto da un ritardo
mentale, non è in grado di controllarsi. Entrambi sognano di comprare una fattoria tutta loro, dove
poter allevare conigli. Lennie, infatti, ha un rapporto conflittuale con i topi, li accarezza ma, essendo
troppo forte, li stritola involontariamente.
Quando i due finalmente trovano lavoro come braccianti in un ranch,sopraggiunge un altro
problema che turba la loro esistenza: il figlio del loro padrone, Curley, è iracondo e violento e sua
moglie, seducente e provocante, prende di mira il giovane Lennie.
Invano George mette in guardia Lennie, lo avvisa di stare attento e di ignorarla. Ma Lennie è
affascinato dalla chioma soffice della giovane, e quando gli capita la possibilità,ne approfitta per
accarezzarli. Ma ancora una volta non “dosa” la forza e la uccide involontariamente. Subito chiama
l’amico e i due scappano dal ranch.
Quale destino attende i protagonisti?
Commento
Questo libro è profondamente commovente, una storia breve ma incisiva. Sono rimasta scioccata dal
finale, disgustata dal gesto di George, che vedevo come un tradimento. Ma non mi sono rassegnata
ed ho analizzato a fondo il testo del libro, consapevole che l’insegnamento non potesse essere che
l’amicizia di due uomini così sinceri e puri da sembrare bambini, nulla possa verso i problemi dei
“grandi”.
Mi sono piaciuti tanto Lennie ed il suo carattere, così sincero e semplice e il suo mondo popolato da
dolci coniglietti, lontano dalle malizie della moglie di Curley e dal duro realismo di George. Inoltre
sono oltremodo commossa dai sogni di Lennie e George, per il modo in cui lavorano al fine di
costruirsi un futuro, per la tenacia con cui non si accontentano di ciò che hanno.
Comunque, ritornando al discorso della mia ricerca del significato del libro, ho capito che è
stupefacente l’atto d’amore di George che da la possibilità a Lennie di non soffrire, che lo strappa ad
un destino che lo avrebbe visto inforcato dai contadini, deriso e schernito. E’ stupenda una delle
ultime scene del libro, quando Lennie dice a George “Parlami dei conigli … parlami ancora di casa
nostra …”, che esprime quella fiducia cieca che Lennie ripone nell’amico, nel quale vede un punto di
riferimento e la parte complementare a sé stesso.
51 2B - Caterina Boccedi - "Il vecchio e il mare"
Caterina Boccedi - 2B - N° Prestito 169
- A. S. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
“Il Vecchio e il Mare”
di Ernest Hemingway
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
Trama
Il libro, ambientato in America, narra la vita di un vecchio pescatore, Santiago. Negli ultimi mesi era stato
molto sfortunato, poiché non riusciva a pescare un pesce. Egli un giorno si avviò verso l’orizzonte per
trovare un po’ di fortuna. Egli infatti riuscì a pescare un pesce molto grosso, che lo intrattenne per ben tre
giorni. Al terzo giorno egli lo uccise ma, quando invertì la rotta verso la terraferma, tre squali azzannarono
e divorarono il grande pesce. Tuttavia il vecchio riuscì ad ucciderli, ma tornò a casa solo con le lische del
pesce. Quando tornò sulla terraferma un ragazzo che conosceva, vedendolo deluso, gli offrì da bere e lo
invitò a riposare. Intanto tutti i pescatori della zona guardavano con tristezza e rammarico ciò che era
rimasto di quel pesce.
Commento:
Questo libro mi ha molto colpito e interessato poiché avvincente, anche se un po’ triste. Mi è piaciuto
anche perché è molto descrittivo. Il personaggio che ho preferito è il povero vecchio, dotato di una grande
forza di volontà. Ho apprezzato anche il comportamento del ragazzo poiché, anche se povero, cerca
sempre di confortare e rallegrare il vecchio sfortunato, offrendogli vino e cibo.
Lo consiglierei a tutti i ragazzi della mia età a cui piace leggere e fantasticare poiché, come ho già detto, è
avvincente e fonte di numerose e ricche descrizioni molto utili.
Spero che tutti coloro che lo hanno letto e che lo leggeranno lo apprezzino come merita.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
------------52 2B - Caterina Boccedi - "L’amico ritrovato"
Caterina Boccedi - 2B - N° Prestito 1380
- A. S. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
“L’amico ritrovato”
di Fred Uhlman
L’autore:
Fred Uhlman (Stoccarda 1901 – Londra 1985) è stato pittore, scittore e avvocato. Si spostò a Parigi, in un
villaggio della Spagna, ed infine in Inghilterra, dove sposò Diana Croft. Tra i suoi libri più famosi
ricordiamo: “L’amico ritrovato”, che è stato tradotto in 19 lingue e da cui è stato tratto un film, “La trilogia
del ritorno” ed infine un’opera autobiografica: “Storia di un uomo”.
Trama
Questo racconto narra di un’amicizia nata tra due ragazzi sedicenni, che frequentano la stessa scuola. Hans
è figlio di un medico ebreo, mentre Konradin appartiene ad una ricca famiglia aristocratica.
La loro amicizia è ricca d’affetto ed intensa ma, un anno dopo, le loro vite cambiano improvvisamente.
Infatti Hans viene mandato dai genitori negli Stati Uniti, poichè è in corso la guerra contro gli ebrei. Hans
vive il resto della sua gioventù negli Stati Uniti, presso sua zia e frequenta la facoltà di legge, materia verso
la quale non si sente particolarmente portato. Intanto i suoi genitori si sono suicidati e da allora evita
qualunque contatto con i tedeschi, sia con qualsiasi libro scritto in tedesco. Poco tempo dopo Hans riceve
inaspettatamente una richiesta di fondi, accompagnata da un libretto contenente un elenco di nomi di
allievi caduti in guerra. Egli dopo alcune indecisioni, decide di leggere l’appello.
Quale nome figurerà tristemente nella lista?
Commento
Ho apprezzato in tutti i suoi particolari questo libro ricco di intense e magiche emozioni, che vengono
purtroppo rotte e spezzate dalla 2^ guerra mondiale.
Devo confessare che qualche lacrima, per la fine del racconto, ha attraversato il mio viso, ma sono contenta
di aver provato queste emozioni che rendono il libro speciale e tra i miei preferiti.
Il personaggio che ho preferito è stato Hans, che fa di tutto perché l’amicizia con Konradin non si spezzi,
ma anzi, si rafforzi. Egli infatti accetta la sua diversità sociale rispetto a Konradin, mostrandosi gentile ed
esprimendo stima nei suoi confronti.
Lo consiglierei a tutti, poiché oltre ad essere ricco di emozioni, sia felici che tristi, evidenzia il problema
del razzismo, che ancora oggi caratterizza i nostri giorni
53 2B - Caterina Boccedi - "Canto di Natale"
Caterina Boccedi - 2B - N° Prestito 608
- A. S. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
“Canto di Natale”
di Charles Dickens
Autore:
Charles Dickens nacque a Portsea nel 1812. Era il secondo di otto figli. Nel periodo della sua infanzia, la
famiglia fu costretta a trasferirsi a Londra, dove per Charles iniziò un periodo infelice.
All'età di dodici anni venne mandato ad incollare etichette in una fabbrica di lucido da scarpe e a quindici
anni entrò in uno studio di avvocati, diventando cronista parlamentare. Più tardi diventò giornalista, ma
scrisse anche diverse opere famose in tutto il mondo come: Il circolo Pickwick, Canto di Natale, David
Copperfield, Oliver Twist e Grandi Speranze.
Dopo aver fatto numerosi viaggi in tante città come Napoli, Roma, Genova, New York, Washington e
Missisippi, Dickens morì il 9 Giugno 1970 a causa di un colpo apoplettico.
Trama
Il libro, ambientato a Londra, ha per protagonista un uomo di nome Ebenezer Scrooge, molto ricco ma
egoista e avaro.
Particolarità che va sottolineata è che l’uomo era infastidito dall’arrivo del Natale, al contrario di molte
persone che, nei periodi natalizi, si affannano a fare spese per la famiglia o regali per gli amici e donazioni
ai vecchi e ai poveri. Scrooge inoltre viveva in solitudine, a causa del suo carattere e del suo cuore avaro e
severo; egli non riservava nemmeno un minimo granellino di allegria o di gentilezza verso gli altri.
Durante la notte della vigilia Scrooge riceve la visita dello spettro di Marley, suo collega ormai defunto da
tanti anni, che gli invia tre spettri: quello del Natale Passato, quello del Natale Presente e quello del Natale
Futuro. Essi gli mostrano le sofferenze, gli atti sbagliati e gli errori che ha compiuto nella sua infanzia, nel
presente e ciò che compirà nel futuro.
Essi compiono questo viaggio nel tempo in una singola notte, facendo sembrare che fosse durato circa tre
giorni. Con questo viaggio Scrooge intuì che non poteva continuare a essere così duro e arido con tutti e,
una volta capita la lezione, mutò completamente comportamento trasformandosi da uomo avido e duro in
un uomo gentile e sempre allegro. Comprese inoltre che il Natale fosse il periodo più bello che potesse
esistere durante l’arco dell’anno e decise quindi di trascorrerlo in compagnia di suo nipote, il quale rimase
stupefatto e completamente felice al suo arrivo, poiché in passato era sempre stato rifiutato dallo zio.
Commento
Ho apprezzato molto questo libro per la sua semplicità, le sue descrizioni accurate e, a maggior ragione,
trovo importante sottolineare che mi sono piaciuti molto i suoi insegnamenti come per esempio: non
bisogna essere avari e duri con gli altri, poiché si riceverà solo male e egoismo da parte delle altre persone.
Bisogna godere ogni momento della vita e cercare di comportarsi con gentilezza e bontà, anche se riesce
difficile poiché, in futuro, si potrebbero provare forti rimorsi dovuti a comportamenti passati …
Il libro, così come una favola, ha numerose morali, utili per tutta la vita; quindi lo consiglierei a tutti: ai
piccini poiché penso che sia un’opera molto educativa, e anche ai grandi che possono imparare molte
cose… d’altronde non si smette mai di imparare.
Lo considero, come forse si è già intuito un libro preziosissimo. Spero che tutti lo apprezzino come ho fatto
io poiché , appunto, educativo, interessante ma anche abbastanza divertente.
54 2B - Caterina Boccedi - "La Perla"
Caterina Boccedi - 2B - N° Prestito 458
- A. S. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
“La Perla”
di John Steinbeck
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
Trama
Il libro, ambientato in Messico, narra dell’avventura di Kino e Juana. Essi erano sposati ed avevano un
figlio di nome Coyotito.
Un giorno Kino, assieme alla sua famiglia, pescò una perla che, per le sue dimensioni e per la sua
lucentezza, venne chiamata dagli amici del pescatore “La Perla del Mondo”. Kino aveva costruito diversi
sogni su di essa come per esempio: comprare un fucile, sposare Juana in chiesa e poter mandare Coyotito a
scuola.
La perla, invece, procurò loro solo disgrazia e un pericolo che riuscirono fortunatamente superare. Proprio
a causa della perla essi, infatti, furono inseguiti fuori città da tre malviventi che Kino, con abilità, riuscì ad
uccidere.
Kino e Juana tornarono a casa sani e salvi.
Quale destino attende il piccolo Coyotito?
Commento
Ho apprezzato molto questo libro per la sua raffinatezza e per la sua semplicità, ma anche per il senso
d’avventura, che costituisce gran parte di questo libro.
Il personaggio che ho preferito è stato Kino, il quale è coraggioso e forte e secondo me rappresenta il
proverbio: “Niente è più forte della voglia di vincere”. Apprezzo anche il comportamento di Juana, la
quale aveva intuito sin dall’ inizio la rovina che le avrebbe portato la perla ed era contraria al
comportamento e al pensiero di suo marito. Anche lei dimostra un comportamento forte e coraggioso ed è,
allo stesso tempo, dolce con il marito e materna con suo figlio Coyotito che costituisce il suo affetto
primario e prezioso.
Lo consiglierei ai miei coetanei, poiché si tratta di un romanzo appassionante ed interessante, ricco di
avventura e di pericolo. Spero che tutti lo apprezzino come merita, anche se è un po’ triste e violento.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
55 2B - Caterina Boccedi - "Nuove storie dalla corte di mio padre"
2B - BOCCEDI CATERINA - N° PRESTITO 1592 - A.S. 2010/2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Nuove storie dalla corte di mio padre”
di Isaac B. Singer
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
L’autore
Isaac B. Singer (Radzymin, 14 luglio 1904 –Miami, 24 luglio 1991) è stato uno scrittore polacco che
ottenne il Premio Nobel per la letteratura nel 1978. Tra le sue opere principali, scritte perlopiù in lingua
yiddish, troviamo:” Fortezza”,”Shosha”,”Nemici”, “Un amico di Kafka”, “Nuove Storie dalla corte di mio
padre” e molte altre.
Trama
Questa opera raccoglie ventisette racconti autobiografici di Singer ambientati in un tribunale rabbinico
presieduto dal padre dell’autore, un rabbino.
Il tribunale,situato a Varsavia, è luogo di decisioni nei quali si cerca di armonizzare la Legge Ebraica con
la vita quotidiana.
I problemi che si susseguono trattano di amore, di religione, dolore, povertà e quant’altro. Avvenimenti
deliziosi che Singer ci restituisce esplicitamente, in modo armonioso e con quella stessa vivacità di quando
era bambino.
Commento
Questo libro mi ha molto affascinato, poiché ci permette di mettere a confronto la nostra epoca e la nostra
religione con quella ebraica degli inizi del Novecento, periodo caratterizzato da innumerevoli guerre.
Mi sono molto piaciuti i vari racconti, tutti punteggiati da parole in lingua yiddish; quello che ho preferito
è il primo: “Chaim il fabbro”. In esso si narra la vicenda di un fabbro il quale, dopo aver dato una giusta
istruzione alle figlie, ha un solo sogno: che suo figlio Zenvel dirima le varie questioni rabbiniche. Chaim
riesce a realizzare il proprio desidero, nonostante i grandi sacrifici e le varie difficoltà che si trova ad
affrontare. Chaim, quindi, è il personaggio che ho preferito per la sua immensa forza di volontà.
Le descrizioni di questi avvenimenti incantevoli sono accurate e questa è un’ altra delle numerose ragioni
per la quale ho apprezzato il libro.
Lo consiglierei a tutti, grandi e piccini, e spero che tutti lo ammirino così come è degno.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
56 2B - Caterina Boccedi - "Sogno di una notte di mezza estate"
Caterina Boccedi - 2B - N° pr.: 1509
- A.S.: 2010 - 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
“Sogno di una notte di mezza estate”
di W. Shakespeare
Autore
William Shakespeare venne battezzato il 26 aprile del 1564 a Stratford - on - Avon, cittadina vicino
Londra, dove nacque pochi giorni prima. Suo padre era ricco e influente, ma la sua fortuna si ribaltò
quando William aveva dodici anni. Quest’ultimo quindi fu costretto a lasciare la scuola e ad incominciare a
lavorare, dandosi da fare in molti ambiti. Quando ebbe diciotto anni sposò una donna di ventisei anni e la
loro prima figlia nacque pochi mesi dopo. Si trasferì successivamente a Londra, dove iniziò la carriera
teatrale; in breve tempo divenne un noto autore di testi per al sua compagnia e un noto attore. Egli diventò
sempre più ricco e famoso.
Tra le sue più importanti opere troviamo: “La Tempesta”, “Romeo e Giulietta”, “Amleto”, “La Bisbetica
Domata”, “Sogno di una Notte di Mezza Estate” e “Il Mercante di Venezia”. Morì a Stratford, il 26 aprile
del 1616.
Trama:
Quest’opera, tra le più famose di Shakespeare, narra di quattro ragazzi, Demetrio, Elena, Lisandro e Ermia
che si perdono nel bosco una notte di mezza estate, dopo essere fuggiti da Atene, luogo dove Ermia
avrebbe dovuto sposare, per volere del padre, Demetrio, fidanzato della sua migliore amica,Elena.
Durante questa notte, per tradizione, folletti e fate, capeggiati rispettivamente dal re Oberon e dalla regina
Titania, vengono a stretto contatto con gli esseri umani. Il folletto Puck, consigliere del re Oberon, prepara
un succo magico che cambia i sentimenti dei quattro ragazzi: chi si era innamorato ora odia e chi fuggiva
ora insegue …
Ma il racconto finisce con un lieto fine e lascio a voi il piacere di scoprirlo.
Commento:
Ho apprezzato molto questo libro non solo per la sua trama ma anche e, soprattutto, per questo miscuglio
tra commedia e tragedia, che ha reso questo libro tra le più famose opere di Shakespeare. Molto interessanti
e accurate le sue descrizioni.
Il personaggio che ho preferito è stato il re Oberon, che fa di tutto per conquistare il valletto di Titania e
anche perché è altruista. Infatti, vedendo Elena piangere per Demetrio, il quale si dimostra indifferente a
ciò che Elena prova per lui, decide di utilizzare il suo magico succo per farlo innamorare di lei.
Lo consiglierei a tutti e soprattutto a coloro che amano fantasticare nel mondo della lettura ricca di
immaginazione e creatività. Spero che tutti lo apprezzino come merita.
57 2B - Caterina Boccedi - "Tre uomini a zonzo"
Caterina Boccedi - 2B - N° Prestito 868
- A. S. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
“Tre Uomini a Zonzo”
di Jerome Klapka Jerome
Trama
Il libro narra di tre uomini, Harris, George e Jerome, che decidono di allontanarsi dalla famiglia per un
certo periodo di tempo e, più precisamente, per tre settimane , stanchi di dover sopportare, giorno dopo
giorno, le problematiche e le difficoltà familiari. In poche parole decidono di fare un’evasione. Prima
dell’inizio della partenza, stabilita per un mercoledì mattina, devono affrontare le decisioni familiari e
l’itinerario del viaggio che scelgono di fare in Germania a bordo di un tandem e di una bici singola.
Durante il viaggio osservano le persone, i luoghi e gli ambienti e confrontano la Germania con
l’Inghilterra, trovando analogie, ma soprattutto differenze. Inoltre Jerome e i suoi amici durante il viaggio,
ricordano avvenimenti accaduti a lui in passato, rendendo il racconto più interessante.
Commento
Ho molto apprezzato questo libro, poiché fonte non solo di descrizioni molto accurate, ma anche di
approfondite notizie geografiche e politiche sulla Germania.
Il personaggio che ho preferito è stato Jerome, il quale rende il viaggio più divertente raccontando aneddoti
a lui capitati precedentemente. Mi sono piaciuti anche Harris e George: il primo poiché utilizza la scienza
per individuare la strada che devono percorrere ed è molto divertente , il secondo poiché, bene o male, si
caccia sempre nei guai che Harris e Jerome devono risolvere.
--------58 2B - Caterina Boccedi - "Uno Yankee alla Corte di Re Artù"
Caterina Boccedi - 2B - N° Prestito 26
- A. S. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
“Uno Yankee alla Corte di Re Artù”
di Mark Twain
Autore
Mark Twain nacque nel 1835 sulle rive del Mississippi. Iniziò sin da giovane a praticare mestieri tra cui:il
tipografo, il pilota di battelli a vapore, minatore, e cercatore d’ oro. Successivamente si dedicò alla scrittura
scrivendo opere per ragazzi tra cui ricordiamo famosissime: Il Principe e il Povero, Le avventure di
Huckleberry Finn e Le avventure di Tom Sawyer.
Il fiume Mississippi gli fornì numerose idee e fu una fonte di grandi ispirazioni tra cui lo pseudonimo Mark
Twain.
Trama
Il libro narra di un uomo <caduto> inspiegabilmente nel passato, la Camelot del VI secolo, dove regnava il
fantastico re Artù. In un primo momento il protagonista non riesce a credere a ciò che gli era capitato e al
suo destino: essere impiccato.
Ma il protagonista, grazie a un’eclissi, riuscì a salvarsi e, tutto a un tratto, egli divenne il braccio destro del
re. Conoscendo l’uso di diversi oggetti tecnologici provenienti dal suo mondo, egli modificò Camelot
costruendo telefoni e giornali, sconosciuti agli uomini di quell’epoca. Infatti la gente del luogo considerava
tutto ciò un miracolo e, così, proclamò il protagonista il mago dei maghi. Egli superò persino il mago
Merlino, che diventò suo rivale.
Quale destino attende lo Yankee e re Artù?
Commento
Ho apprezzato molto questo libro soprattutto per il suo contenuto e lo stile, poiché mi ha suscitato ilarità e
perciò lo considero un piccolo, ma ricco, lingottino d’oro. Le sue descrizioni sono molto accurate e penso
di aver imparato qualcosa in più.
Il personaggio che ho preferito è stato Clarence che sin dall’ inizio era amico dello yankee. Egli fa parte dei
cavalieri della tavola rotonda e diventa il braccio destro dello yankee. Mi è piaciuto anche il protagonista,
ambizioso, molto saggio ed intelligente e lo dimostra, appunto, modernizzando quella civiltà superstiziosa
ed ottusa. Purtroppo,con mia grande tristezza, tutto il lavoro fatto gli si ritorce contro. Secondo me quindi
questo racconto è la parodia dell’ antico medioevo.
Lo consiglierei a tutti,grandi e piccini, poiché divertente, coinvolgente ed interessante.
59 2B - Giorgio Ardizzone - "Il principe felice"
2B - ARDIZZONE GIORGIO - N° PRESTITO 1505 - A.S. 2010 / 2011
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Il principe felice”
di Oscar Wilde
L'AUTORE
Oscar Wilde nacque a Dublino il 16 ottobre del lontano 1854 e morì a Parigi nel 1900, con i suoi libri lo
scrittore voleva incitare i lettori alla riflessione. I suoi libri sono considerati capolavori della scrittura
dell’800.
Oscar Wilde è noto soprattutto per i suoi aforismi e paradossi, famosi in tutto il mondo.
Trama
“Il principe felice” è una novella di Oscar Wilde. In cima a un colle sopra la città spiccava la statua del
principe felice ed era ammirata da tutti, perché aveva gli occhi di rubino, la gemma della sua spada era uno
zaffiro ed era ricoperto d’oro.
Una rondine che stava emigrando per l’inverno passò per quel paese, ma la statua del principe felice la
fermò e gli fece notare quanto povera fosse la sua gente; pregò l’uccellino di spogliarlo delle sue ricchezze
e di darle al popolo. La piccola rondine sapeva che se l’avesse fatto non sarebbe arrivata in tempo e
l’invero l’avrebbe uccisa; ma ogni giorno si impegnava a regalare quanto più poteva, finché il principe
felice non fu completamente spoglio delle sue ricchezze.
Ce la farà la rondinella a sopravvivere?
Che ne sarà del principe felice?
Commento
La fiaba del principe felice mi ha aiutato a riflettere molto su ciò che si ha e su ciò che non si possiede: per
questo a me è piaciuta. Mi hanno molto colpito anche le ultime parole del principe felice. Ho ammirato
anche la capacità dell’autore di descrivere non solo persone e animali, ma anche i paesaggi ricchi di
descrizioni.
Queste fiabe sono decisamente diverse da Biancaneve o Cenerentola, perché raccontano di personaggi presi
dal mondo reale. Il lessico è ben curato.
Fiabe come queste ci insegnano che l’uomo non è nulla senza la sua capacità di amare. Del principe felice
mi è piaciuto soprattutto il carattere, così altruista e generoso in netto contrasto con la città, che non lo
ripagherà dei suoi sforzi.
La rondinella a me è sembrata quasi l’immagine della purezza, così forte malgrado l’inverno imminente.
60 2B - Giorgio Ardizzone - "Il vecchio e il mare"
Ardizzone Giorgio Maria - 2B - N° Prestito 1317 - A. S. 2010 / 11
DOCENTE DI LETTERE: Prof.ssa Paola Cistriani
RECENSIONE
“Il vecchio e il mare”
di Ernest Hemingway
Progetto Biblioteca Scolastica “Nobel Prize al quadrato”
Autore: Ernest Hemingway è nato nel 1899 ed è morto nel 1961. Fu un importante scrittore dello scorso
secolo. Vittima dell’alcol, morì suicida.
Trama
Questo libro - ambientato nell’Oceano Atlantico, proprio di fronte a un villaggio dei Caraibi - narra le
vicende di un vecchio pescatore di Cuba, Santiago, che pesca da solo sulla sua barca in alto mare, ma ormai
è da parecchi giorni che non prende pesci.
Incoraggiato da un ragazzo suo amico, tuttavia, Santiago continua a uscire ancora in mare e, un giorno,
dopo un’aspra lotta, cattura finalmente un pesce spada meraviglioso capace di ripagarlo di tutti gli sforzi
fatti finora. Data la massa del pesce, egli non riesce a caricarlo sulla barca e così lo lega alla sua
imbarcazione. Tuttavia si accorge che la barca si è allontanata troppo dalla riva e il viaggio di ritorno è
troppo lungo. Così gli squali, attirati dal sangue di pesce, divorano il meraviglioso pesce spada di
Santiago.
Quando il pescatore riesce a tornare a casa sulla costa gli è rimasta solo un’enorme lisca bianca senza
neanche un pezzo di carne attaccato.
Il giorno dopo il vecchio riprenderà ad uscire in mare senza lasciarsi abbattere dalla sfortuna.
Commento
Questo è uno dei più bei romanzi che io abbia mai letto perché ha due insegnamenti fondamentali: il primo
è anche il più facile da comprendere, ovvero non arrendersi mai anche se le condizioni della vita spesso
possono sembrare difficili da affrontare; il secondo invece è quello che la natura vince sull’uomo che cerca
di sfidarla.
Il libro è molto povero di personaggi; c’è il protagonista che è un eroe malinconico, ma deciso a continuare
la lotta. Il romanzo ha anche due antagonisti, il primo è il pesce spada che Santiago riesce a catturare nella
prima parte, mentre il secondo antagonista è la natura, simboleggiata dagli squali, che vince prendendosi la
sua rivincita sul vecchio che ha osato sfidarla. Un altro personaggio è il ragazzo amico del vecchio.
Il ritmo è calzante solo in alcune parti, mentre in altre parti è più lento. Il lessico è molto ben curato e
ricercato. In questo romanzo sono molto belle anche le descrizioni.
SUPERVISIONE: Prof.ssa Paola Celletti
FINE PAG. 4 DI 7
OTTAVO TORNEO
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2B – Camilla Marandola – “Venti poesia d`amore”