1° incontro - 20 OTTOBRE 2015
PERCORSO
ETIMOLOGIA
SUFFISSI E PREFISSI
TRADUZIONE
NEOLOGISMI
CURIOSITÀ ETIMOLOGICHE
SLITTAMENTO SEMANTICO
RELAX
modi di dire
istruzioni per l’uso
umorismo involontario
Come tutte le cose, anche le parole hanno una storia.
Conoscere l'etimologia (in greco etymon = intimo
significato della parola e logos = studio) di una parola
vuol dire conoscerne l'origine, e l'etimologia è appunto
la scienza o disciplina che studia l'origine delle parole.
Grazie a essa scopriamo infatti come le parole sono
entrate a fare parte di una lingua e ne ricostruiamo il
percorso.
In alcuni casi si riesce anche a stabilire la data di
ingresso di una parola in una lingua e talvolta
(raramente però) perfino chi è stato a usarla per primo.
DA DOVE PROVENGONO LE PAROLE DELL'ITALIANO?
IL FIUME DELLA LINGUA
• Le parole viaggiano nello spazio e nel tempo. Spesso nel passaggio
da un'epoca all'altra e da un luogo all'altro le parole assumono
forme e significati diversi da quelli originari.
Lo studio etimologico ci consente di ricostruire tali percorsi. Fare
l'etimologia di una parola vuol dire infatti ricostruire la sua storia.
• Le parole nascono quasi sempre da altre parole già esistenti, e
l'etimologia permette di chiarirne i legami.
La parola telefono, per esempio, è composta di due parole
greche: tèle, che vuol dire "lontano, a distanza" e phonè "suono,
voce". Il telefono consente appunto di parlare da lontano.
Così in molte parole che iniziano per tele troveremo il significato di
lontano, a distanza: televisione (visione a distanza),
telecomunicazioni, telecomando, telegrafo, e così via.
Altre volte, però, tele può voler dire semplicemente televisione,
come per esempio in telespettatore o teledipendente.
SPESSO LE PAROLE HANNO STORIE MOLTO ARTICOLATE…
Prendiamo la parola pigiama. In italiano pigiama ci viene
dall'inglese pyjamas (o pajamas), che però a sua volta prende
la parola dal persiano pay jamè, cioè "vestito da gamba",
composto di pay "piede, gamba" e jamè "vestito“ (il pigiama, a
differenza della camicia da notte, ha anche i pantaloni).
L'espressione persiana shah mat, che voleva dire il "re è morto",
è diventata scacco matto, cioè la formula che segna la fine del
gioco degli scacchi.
È interessante la storia della parola francese croissant, cioè
il cornetto dolce che ha la forma della mezzaluna.
Croissant si riferisce alla Luna crescente (verbo croître "crescere“),
con allusione alla mezzaluna turca, perché i primi croissant furono
prodotti a Vienna nel 1689 per celebrare la vittoria sui Turchi.
• Già nell'epoca della piena romanità, accanto al latino classico
(quello dei documenti letterari, storici, scientifici o giuridici)
esisteva un latino volgare, per cui accanto ad os (oris), equus,
persona del linguaggio scritto la gente usava bocca, caballus,
màscara.
• Tra il I e il IV secolo, con la diffusione del Cristianesimo,
entrano nell'uso scritto ed orale parole nuove o si assegnano
a parole già in uso significati diversi.
PLEBS che significava popolo si trasforma in pieve (luogo dove si
riunisce il popolo per pregare).
PAGANI, termine che si usava per definire gli abitanti del
“pagus” (villaggio), passa a significare coloro che non aderiscono
alla nuova religione, che ebbe la prima diffusione nei grandi
aggregati urbani.
BASILICA nell’antica Roma era un edificio pubblico utilizzato come luogo
di riunioni e di amministrazione della giustizia.
Il significato della parola si è esteso, a partire dal IV secolo, ai luoghi di
culto cristiano.
DOMINICA deriva dal latino (dies) dominica  giorno del signore (da
dominus =signore).
In epoca cristiana divenne “giorno dedicato a Dio”
ECCLESIA deriva dal greco ekklēsía  assemblea popolare, che si riuniva
periodicamente per discutere problemi di carattere politico, militare o
civile.
In epoca cristiana il termine "ekklesia" è usato innanzitutto per indicare la
comunità cristiana, e successivamente il luogo in cui si riuniva.
BATTESIMO ha origine dal greco baptismòs  immersione.
In epoca cristiana il termine indicava il sacramento che consisteva
nell’immersione di tutto il corpo nell’acqua, come segno di purificazione.
• Nel lungo periodo che va dal IV al IX secolo l'arrivo di Ostrogoti,
Goti, Longobardi, Franchi determina l'ingresso nella lingua corrente
di moltissimi vocaboli nuovi, ben presto assimilati, modificati...
“italianizzati".
Qualche esempio: graffiare, staffa, albergo, sguattero, anca,
zuffa...
• Tra il IX e il XII secolo l'italiano si arricchisce di parole arabe, sia
mediante i contatti con la loro cultura, sia a causa del loro
insediamento nell'ltalia meridionale.
Per esempio: arsenale, ricamo, tariffa, cifra, assassino (in arabo
hašῑšῑya significa “fumatore di hascisc”, droga che, per eccitarsi,
assumevano coloro che si dedicavano alla poco raccomandabile
attività di uccidere), algebra, alambicco…
• Dal '300 in poi i dotti, che già scrivevano in volgare, reimmettono
nei loro testi parole del latino classico, italianizzate.
Citiamo tra i numerosissimi esempi frugale, claudicare, invitto,
pusillanime, truculento... ecc.
• Di neologismi (neos=nuovo e logos=parola ) dotti si è arricchita in
tutti i tempi la lingua quando - progredendo le scienze - era
necessario dare un nome a cose nuove. Spesso questi termini,
coniati "a tavolino”, erano costruiti usando parole greche; per
esempio tutti o quasi i termini medici composti di iatria e terapìa
(iatriché = arte medica, terapia = cura) o di altre discipline.
• Nel '600 entrano in italiano molti termini spagnoli e portoghesi.
Qualche esempio: rècluta, complimento, tolda, alfiere...
• Tra '600 e '700 è la volta della cultura francese: il nostro vocabolario
si arricchisce di termini come concorrenza, misantropo,
approfondire, organismo…
• Nel corso dei secoli sono entrati nella lingua italiana termini
dialettali, come teppa o guardina (dal lombardo), scoglio e
Vernaccia (dal ligure), pettegolezzo (dal veneto), baccalà, soffritto,
calzone, fesso, mozzarella (dal napoletano), sciabica e ripatriata,
da cui rimpatriata (dal siciliano).
Notevoli sorprese può procurare la ricerca etimologica di termini
stranieri derivati, in passato, dall'italiano.
MENÙ - L'elenco particolareggiato delle vivande in un ristorante
si chiama così: è l'italianizzazione del menu francese. A pochi
verrebbe in mente di chiamarla “lista”, a pochissimi è noto che
la parola francese è derivata da minuta (sottinteso “lista da
cibi”), attestata da noi nel '500.
SPORT - Importato pari pari dall'inglese è già presente nel Xlll
secolo in Cielo d'Alcamo come diporto (= divertimento, svago) e
nella stessa epoca in Francia nel verbo depofier e désport.
BAR - Molti linguisti del passato hanno tentato di italianizzare
questa inglesissima parola con termini quali taverna, mescita,
osteria, già presenti nella nostra lingua, ma nessuno fu mai
considerato adatto.
Eppure... bar deriva dall'italiana barra, la sbarra che separava i
consumatori dal banco di mescita.
SUFFISSI E PREFISSI
Il suffisso -erìa è il suffisso più frequente per indicare
negozi e attività commerciali; la base è quasi sempre
dal nome che designa il prodotto venduto o lavorato
(latte → latteria) o l'attività dell'esercente (falegname
→ falegnameria), e può avere anche valore collettivo,
in riferimento a cose (fucile → fucileria) o persone
(fante → fanteria, tifoso → tifoseria).
• Caccia all’intruso
BIRRERIA - PANETTERIA - DROGHERIA - FORNERIA JEANSERIA – GIOCATTOLERIA - PIZZERIA – VITERIA
Il suffisso –aio può essere utilizzato sia per formare
sostantivi indicanti apparecchiature, ambienti destinati a
raccogliere materiali (es. granaio) o termini associati a
professioni, sottintendendo “uomo” (es. cartolaio)
• Caccia agli intrusi
CALZOLAIO – PASTAIO – VESPAIO – SALVADANAIO –
PAGLIAIO - OROLOGIAIO – LETAMAIO - ACCIAIO
Il prefisso -bi o -bis nelle parole composte significa
“due”, “due volte”, “doppio” (es. bilingue, bisnonno)
• Caccia agli intrusi
BIMESTRALE – BICOLORE – BIBLIOTECA – BISTECCA –
BIDELLO – BILIARDO – BIOLOGICO – BISUNTO – BISCOTTO BISBIGLIO
TRADUZIONE
È consuetudine che insieme al prodotto nuovo si importi anche il
nome originario (talora storpiandolo).
Nulla da eccepire perciò se si preferisce il termine computer
all'inesatto calcolatore o, peggio, al metaforico cervello
elettronico; un po' meno giustificato è l'uso della pronuncia
straniera in un termine che - almeno da noi - imporrebbe la
pronuncia originale latina (è il caso di mass-media: non si
capisce perché il termine latino debba essere pronunciato
all'inglese “midia”).
Errore ancor più grave quando pur volendo usare un termine
francese come depliànt (ignorando il nostro giustificatissimo
pieghevole), lo si pronuncia all'inglese dèpliant, oppure quando
il tedeschissimo nome PauI Klee diventa, con pronuncia francoinglese, Pol Kli.
NEOLOGISMI
Non tutte le parole derivano da altre lingue. Per l'italiano, oltre al latino e
alle altre lingue, un'importante fonte etimologica è lo stesso italiano.
Quindi si sono formati e si possono formare neologismi (dal greco
antico neo ossia nuovo e lògos ossia parola) con parole che già esistevano.
Per esempio la parola astronave, entrata nell'italiano nel 1961, è un
composto di astro, che esisteva però dal 1321, e nave, che risale al 1250.
E così per cacciavite (1772) e maleducazione (1946), che sono composti
formati da parole già presenti.
E ancora di più se ne sono formate e se ne formano attraverso le regole di
composizione di nuove parole. Facciamo qualche esempio
recente: benzinaio, formato da benzina e il suffisso –aio è del
1955; prepagato, formato dal prefisso pre- "prima" e pagato, compare nel
1981.
In alcuni casi nel corso del tempo le parole possono cambiare di significato
o aggiungere nuovi significati a quelli già esistenti.
È il caso di cellulare, che esisteva già nei primi anni del Settecento, come
derivato di cellula, ma che oggi ha anche il significato di "telefonino“.
A proposito di neologismi…
Automobile, idrovora, aeroplano, ed altri termini fanno parte di neologismi
colti, inventati, cioè, a tavolino, da linguisti, pertanto formati con parole
greche o latine facilmente riconoscibili.
Quando, però, a coniare il nome di una nuova «cosa» è l'uomo della strada, il
risultato è di dubbio gusto e, talvolta, suscita addirittura umorismo.
Sul “modello” di biblioteca (da biblios = libri e teca = astuccio, luogo di
custodia) sono nati altri neologismi: enoteca, fototeca, gipsoteca (enos =
vino; foto = abbreviazione di fotografia; gypsos = gesso).
Un po' meno corretto il termine discoteca per significare una sala per ballare
in cui la musica è prodotta da dischi anziché da un'orchestra; in questo caso si
è passati dallo scaffale in cui sono conservati i dischi al locale ove essi
vengono usati.
A proposito di anarchia linguistica, sono state rinvenute insegne commerciali
quali SNACK PUB MAN BAR ed un improbabile PIZZORANTE (pizzeria +
ristorante) che, tradotto alla lettera, dovrebbe significare una pizza orante,
cioè che prega.
Alcuni neologismi riportati nel sito dell’Accademia della Crusca
(segnalati dagli utenti)
SVAPARE
“Fumare” una sigaretta elettronica, che emette vapore
LUDOPATIA Condizione patologica di dipendenza dal gioco, specialmente
d’azzardo.
LOLLARE
Deriva da LOL, che è l'acronimo di Lots Of Laughing (un mucchio di
risate) o di Laughing Out Loud (ridere rumorosamente), e vuol dire
appunto spanciarsi dalle risate...
EFFICIENTAMENTO
ATTENZIONARE
Miglioramento dell'efficienza
Usato nel doppio significato sia di “richiamare l’attenzione”,
“allertare” (“Le forze dell’ordine sono state attenzionate”), sia di
“porre sotto attenzione”, “sorvegliare” (“Fu deciso di
attenzionare i movimenti dell’indiziato”).
TAGGARE Significa «etichettare» e deriva dall’inglese to tag. Su Facebook il
termine indica la possibilità di associare i nomi alle persone che
appaiono nelle foto e nei video.
PENTASTELLATO, APERICENA, COLAZIONARE, PESCATURISMO,
PERFORMANTE, TWITTARE, HASTAG, GOOGLARE, POSTARE…
e infine…
SELFIE
Forma di autoritratto fotografico realizzato principalmente attraverso uno
smartphone, un tablet o una fotocamera digitale, puntando verso sé stessi o
verso uno specchio l'apparecchio e scattando, similmente a quanto avviene
con la tecnica dell’autoscatto.
I selfie vengono realizzati comunemente per poter essere condivisi su social
network.
La parola si trova attualmente in una fase di incertezza riguardo al genere
grammaticale, con una prevalenza della scelta del genere maschile.
L’oscillazione della preferenza tra l’articolo maschile o femminile dipende dal
prevalere alternato dell’idea del corrispondente italiano autoscatto o
fotografia.
Concludendo…
Il latino è senza dubbio la fonte etimologica principale, ma numerose parole italiane
provengono da altre lingue o dai dialetti.
In molti casi le parole vengono adattate alla pronuncia dell'italiano e spesso diventano
parole talmente comuni che facciamo fatica a pensare che in origine erano di altre lingue.
Derivano dal francese: abbandonare, crema, fornire, frappé, petrolio; dall’inglese:
aerobica, bar, bistecca, film, sport; dall'arabo: caffè, cifra, rischio, talebano, zero; dallo
spagnolo: appartamento, baracca, regalo, tabacco, vigliacco.
Altre volte rimangono invece così come sono all'origine e quindi sono più facilmente
riconoscibili. Altri pochi esempi. Dall'arabo fedayin, intifada, ramadan; dal cinese kung fu;
dal giapponese bonsai, judo, karate; dall'eschimese inuit, kayak; dal norvegese troll; dal
russo matrioska, kalashnikov; dallo spagnolo macarena, machete, macho, gringo; dal
tedesco bunker, würstel; dal turco kebab; dal francese: garage, brioche.
Un tale scambio non vale solo per l'italiano, ma per tutte le lingue. Infatti non esiste una
lingua che non abbia un elevato numero di parole provenienti da altre lingue. Per esempio,
l'inglese, che è una lingua germanica, ha molte parole di origine latina: sponsor, computer,
media, server, tutor…, ma anche altre propriamente italiane come pizza, spaghetti, opera,
scenario, combo, plasma, fragile, turbo, orchestra, video, idea, bravo, piano, espresso,
mozzarella, allegro, fiasco, graffiti, motto, ocarina, algebra, torso, nostalgia, paparazzo,
vendetta, zero…
LIBRI E VOLUMI
Le parole libro e volume sono antichissime e ci riconducono agli albori della civiltà.
I Latini chiamavano liber quella sottile sfoglia vegetale che sta tra la corteccia e la parte
solida del tronco di un albero, il primitivo supporto su cui i Popoli Mediterranei scrissero.
Anche quando - come in epoca romana - si usò la pelle d'animale conciata, il termine liber
restò per definire un “volume di fogli cuciti insieme”.
La parola volume, usata per definire il rotolo (di papiro o di pelle d'agnello) che conteneva
un testo scritto, deriva dal verbo latino vòlvere (= avvolgere, arrototare).
Nel '500 si definirono palinsesti (dal greco palimpsestos composto da palin=di nuovo e
psan= raschiare) i fogli di pergamena nel quale la scrittura era stata sovrapposta ad altra
precedentemente raschiata; questa tecnica - resa necessaria dal costo notevole della
materia prima - permise agli amanuensi dei monasteri del Medioevo di tramandarci
moltissimi testi del passato.
[Prima dell'avvento della stampa il prezzo di un libro era altissimo: ai tempi di Dante il
suo costo non era molto al di sotto di quello di un piccolo appartamento di abitazione.]
Il termine palinsesto è stato... restaurato da qualche anno nel linguaggio tecnico della
radio e della televisione per indicare la programmazione delle trasmissioni.
Incunaboli furono chiamati i primi libri stampati (nel XV secolo): oggi sono considerati
cimeli rarissimi. Il termine deriva dal latino in cuna (=in culla).
LIBRI… DI TUTTI I COLORI!
Nei secoli il colore della copertina del libro ha assunto valore di simbolo.
 Libri neri
…furono detti quelli di stregoneria e, durante la Rivoluzione francese, fu
detto nero il libro ove erano scritti i nomi dei condannati alla ghigliottina.
Oggi tale aggettivo si usa per i volumetti di argomento macabro.
 Libri gialli
… si chiamano così in Italia i polizieschi perché l'editore che per primo li
diffuse (Mondadori) scelse quel colore per la loro copertina.
 Libretto rosso
… fu detto quello che conteneva le massime dell’artefice della rivoluzione
cinese Mao-Tze-Tung (anno di pubblicazione 1966). Il titolo gli fu dato in
Occidente a causa del colore della copertina e del formato, adatto ad essere
infilato in una tasca superiore della giacca cinese allora maggiormente in
uso. In Cina però questo titolo alternativo non fu mai impiegato.
 Libretto verde
… fu chiamato un analogo documento di dottrine islamiche pubblicato
in lingua araba nel 1975 da Mu’ammar Gheddafi. Il titolo prende ispirazione
proprio dal ”libretto rosso”.
PANE E SALE
Che il PANE sia un prodotto essenzialmente mediterraneo è cosa ormai indiscussa.
All'origine del tutto pare ci sia la radice PA col significato di nutrire, da cui sono derivati il
messapico (i Messapi furono un'antica popolazione italica stanziatasi in un territorio
corrispondente alla Murgia meridionale e al Salento) panòs (= grano), e il latino panem.
Attraverso il provenzale pans abbiamo nelle lingue moderne pain francese, paine rumeno,
pan e pam rispettivamente spagnolo e portoghese.
Di origine sassone e gotica è invece il termine briciola (brice=frammento); i Latini dicevano
mica panis per indicare un frammento piccolissimo di pane, tanto piccolo da esser
considerato meno che nulla.
Ritroviamo questo termine in michetta (piccola pagnotta) e nell’avverbio mica usato,
almeno nel linguaggio orale familiare: «non sono mica stato io», «non è mica vero».
Il SALE era sal per i Latini e als per i Greci; pare che si debba risalire ad una radice
indoeuropea SAR (=andare, scorrere, muoversi) da cui l'elemento mobile per eccellenza,
I'acqua, il mare. È attestato che nel latino e nel greco arcaico sale e mare erano sinonimi.
È abbastanza comprensibile che alimenti come il salame, la salacca (pesce simile all’aringa)
e la salsiccia abbiano a che fare col sale: un po’ meno salario (nell‘antica Roma i magistrati
e i soldati delle legioni venivano pagati in grano, vino, olio e particolarmente sale; il nome
rimase anche quando si passò alle ricompense in denaro) e via Salaria (perché percorsa
dai Sabini che trasportavano il sale a Roma dall’Adriatico).
POLENTA
Il mais, come tutti sanno, era sconosciuto agli antichi popoli mediterranei, ma non la
polenta (che dai Latini era confezionata con farina d'orzo torrefatto), derivata dal
greco pòltos, affine all’ebraico pol (= fava).
Più curiosa è la storia del nome granturco, affibbiato al mais, che semmai, vistane la
provenienza, avrebbe dovuto chiamarsi “grano americano”.
In realtà, per molti secoli da noi l'aggettivo turco è stato sinonimo di strano, straniero,
incomprensibile (“sono cose turche!" si dice di faccende strane), perciò chiamare
turco quella specie di pannocchia mai vista fu, per gli italiani di allora, inevitabile.
MINISTRI E MINESTRA
L'aggettivo invariabile meno in latino suonava minus, così come magis significava più.
Di qui minister e magister che si riferivano a "colui che è inferiore” e “colui che è
superiore”. E minister era il servo, colui che aveva il compito di administrare, tra
I'altro, anche il cibo.
Nell’italiano moderno ministro e maestro hanno cambiato significato, il senso più
umile è rimasto alla menestra, termine che già nel latino imbarbarito si riferiva al cibo
brodoso che appunto veniva “amministrato” dai servi.
Si definisce “slittamento semantico” il fenomeno, comune a molte parole, di un
lento cambiamento di significato, talvolta in senso peggiorativo, talaltra in senso
opposto (il termine semantico deriva dal greco “semanticòs”, ovvero
“significativo”).
ll fenomeno dello slittamento del significato di una parola è ampiamente attestato
nella lingua italiana, e può essere considerato una prova della sua vitalità: solo ciò
che è vivo può invecchiare, mutare e, talvolta, morire.
Ecco alcuni esempi tra i molti che, con l’aiuto di buoni dizionari etimologici,
chiunque può trovare.
FAMIGERATO
Dal latino fama (= fama) e gerere (= portare) inizialmente dunque significava
“colui che tutti stimano”. Usato probabilmente in senso ironico, ha finito col
significare ”degno di cattiva fama”.
IPOCRITA
Dal latino tardo hypocrĭta, a sua volta dal greco ypocrites, con cui si indicava un
attore, che con la voce e col gesto imitava un personaggio, quindi era un
“simulatore”. Col tempo, passando dal linguaggio teatrale alla quotidianità, il
termine ha acquisito un significato peggiorativo.
DABBENAGGINE
L'aggettivo dabbene ha significato, per secoli (almeno fino al XIX secolo) l'onestà e
la moralità di una persona. Eppure, già a metà dell'800, dabbenaggine era
considerato sinonimo di balordaggine e semplicioneria. Anche questo, forse, per
merito dell'ironia.
BAGORDO
Proviene dall'antico tedesco behurt (luogo dove nel Medioevo si giostrava in
occasione di feste). È ovvio che – come accade nelle partite di pallone di oggi qualche volta il pubblico... oltrepassava i limiti. Di qui Io slittamento verso un
significato negativo.
CORIANDOLI
L'origine del nome è indoeuropea. Il coriandolo è una pianta erbacea con fiori
bianchi e piccoli frutti tondeggianti e aromatici. Già nel XV secolo con questi semi
ricoperti di zucchero si confezionavano confetti che, durante il carnevale, si
gettavano a manciate, per gioco, alla gente. Il nome della pianta passò così al
confetto, quando poi, nel 1875, un ingegnoso artigiano milanese pensò di sostituire i
confetti con dischetti di carta, che risultavano dalle carte forate. Il nome rimase.
BRAVO
Proviene dallo spagnolo bravo, forse a sua volta dal latino pravus (=storto,
malvagio), o da barbarus (=selvaggio, indomito). Vedendo l'etimologia di una parola
tanto certa e comune qualcosa non torna. Il bravo è l'esatto contrario del selvaggio
e del malvagio. Un bravo bambino, una brava persona... Lo storto, fuori regola, è
anche eccezionale, e così il selvaggio è indomito, valoroso, e non conosce paura.
È vero, restano ancora in piedi i connotati negativi delle bravate, delle notti brave,
dei bravi di Don Rodrigo, ma sono marginali: la radice di questa parola è diventata
riconoscimento di apprezzamento, stima.
Pensiamo al coraggioso inglese, il "brave", e pensiamo all'universale "bravó" che
rimbomba acclamante nei teatri più importanti di tutto il mondo.
MODI DIRE
ISTRUZIONI PER L’USO
UMORISMO INVOLONTARIO
MODI DI DIRE
PER UN PUNTO MARTIN PERSE LA CAPPA
La frase "Per un punto Martin perse la cappa" viene citata per indicare la perdita, a causa di una
disattenzione, di qualcosa d'importante e di desiderato.
Secondo la tradizione, che risale al XVI secolo, Martino era abate del monastero di Asello. Volendo
abbellire la sua abbazia, decise di apporre sul portale principale un cartello di benvenuto che recitasse:
"Porta patens esto. Nulli claudatur honesto.", ovvero "La porta sia aperta. A nessuna persona onesta
sia chiusa.”
L'incisore, nello scriverla, mise il punto dopo la parola “nulli” anziché dopo “esto”. L'iscrizione divenne
così: "Porta patens esto nulli. Claudatur honesto." ossia "La porta non sia aperta a nessuno. Sia chiusa
alle persone oneste".
Per l'errore commesso, Martino venne sollevato dalla carica di abate, perdendo così la “cappa”, cioè il
mantello, che di tale dignità era simbolo.
BICCHIERE DELLA STAFFA
“Bere il bicchiere della staffa” significa bere l'ultimo bicchiere prima di congedarsi dagli amici, in genere
per recarsi a casa propria per riposare.
Verosimilmente questa espressione nasce nell'Ottocento, quando i signori che si recavano nelle locande
bevevano l'ultimo bicchiere quando già avevano un piede nella staffa, pronti per montare a cavallo.
Il bicchiere della staffa è un'usanza tipicamente toscana, secondo la quale il padrone di casa era solito
accompagnare il proprio ospite fuori da casa, al cavallo, con un bicchiere di vino in mano, dicendo “Non
metterti in cammino se la bocca non sa di vino!”.
Da qui, l'ultimo bicchiere prima di partire si beveva vicino al cavallo, praticamente con il piede nella
staffa.
ISTRUZIONI PER L’USO
L'etnomusicologo Roberto Leydi raccontò che un giorno si
trovava nell’ingresso di una stazione di monta. Alle pareti della
sala era esposto il regolamento. Data una breve lettura decise,
non visto, di staccarlo per portarlo a casa. Fra gli articoli che lo
spinsero al furto vi era quello che prescriveva: "In caso di
mancata efficienza del toro, il proprietario è tenuto a sostituirlo".
Molto spesso tra le indicazioni per chi deve usare un prodotto,
un farmaco o un macchinario si annidano frasi matte clamorose.
I motivi possono essere diversi. lnnanzitutto, spiegare il
funzionamento di una macchina o il corretto impiego di un
prodotto può essere obiettivamente molto difficile; in secondo
luogo, le istruzioni a volte sono traduzioni maldestre di frasi in
altra lingua.
Fogli illustrativi di medicinali, detti anche “bugiardini”
FLUBASON
• Indicazioni: antinfiammatorio e antipruriginoso.
• Effetti indesiderati: arrossamento cutaneo e prurito.
BACTRIM
• Indicazioni: sulfamidico.
• Effetti collaterali: può provocare il decesso.
NYTOL
• Indicazioni: trattamento dell'insonnia.
• Avvertenza: Attenzione! Può causare sonnolenza.
BOOT
• Indicazioni: sciroppo per la tosse dei bambini.
• Avvertenza: non guidare auto e non usare macchinari.
ISTRUZIONI PER L'USO “reali, assolutamente vere”
Si riferiscono a prodotti americani, giapponesi o comunque globalizzati, e la lingua originale è l'inglese.
•
Su una saponetta Dial - Istruzioni: usare come fosse normale sapone.
•
•
Su un asciugacapelli Sears - Non usare mentre si dorme.
Su un sacchetto di patatine Fritos - Il vincitore potresti essere tu. Non è necessario comprare la
confezione. Le istruzioni sono all'interno.
•
Su un pasto congelato Swanson - Da servire scongelato.
•
Su una cuffia da doccia in dotazione in una camera d’albergo - Serve per una testa alla volta.
•
Sul fondo di una confezione di tiramisù Tesco - Non capovolgere.
•
Sulla torta di pane Marks & Spencer - Dopo essere stato riscaldato in forno, il prodotto scotterà.
•
Sulla scatola di un ferro da stiro Rowenta - Non stirare gli abiti mentre li si indossa.
•
Su una confezione di luminarie natalizie di produzione cinese - Solo per uso interno o esterno.
•
Su un frullatore giapponese - Non usare nell’altro modo.
•
Sulle arachidi Sainsbury - Attenzione! Contiene nocciole.
•
•
Su una motosega svedese - Non cercare di arrestare con le mani.
Su un pacchetto di noccioline della American Air - Istruzioni per l'uso: aprite il pacchetto, mangiate le
noci.
•
Su un ferro da stiro - Durante il funzionamento alcune parti del ferro da stiro si riscaldano.
UMORISMO INVOLONTARIO
Lo SPOONERISMO (spoonerism) è un termine con il quale nella lingua inglese si indica un gioco di
parole in cui vengono scambiati i suoni corrispondenti (in genere le lettere o le sillabe iniziali) di
due vocaboli, formandone altri che cambiano completamente il senso della frase e generando
così effetti assurdi e spesso comici. Prende il nome dal Reverendo William Archibald
Spooner (1844–1930), rettore del New College di Oxford, famoso per commettere spesso questo
errore nei suoi discorsi.
ESEMPI DI SPOONERISMO
trecce fricolori
cagna bauda
posto del cane
pista per fare la pazza
cosce di pieno ripolle
zocchetta di zullero
slaccia scarpata
frutto di succa
caffina di tazzè
zuccata di frittine
canto in paganti
patta da gelare
cotecone e zampino
dadate i lanci
frecce tricolori
bagna cauda
costo del pane
pasta per fare la pizza
cosce di pollo ripiene
zolletta di zucchero
scarpa slacciata
succo di frutta
tazzina di caffè
frittata di zucchine
pago in contanti
gatta da pelare
cotechino e zampone
lanciate i dadi
ANNUNCI DA BACHECHE PARROCCHIALI
Care signore, non dimenticate la vendita di beneficenza! È un buon modo
per liberarvi di quelle cose inutili che vi ingombrano la casa. Portate i
vostri mariti.
Il coro degli untrasessantenni verrà sciolto per tutta l’estate, con i
ringraziamenti di tutta la parrocchia.
Il costo per la partecipazione al convegno “Preghiera e digiuno” è
comprensivo dei pasti.
Per favore mettete le vostre offerte nella busta, assieme ai defunti che
volete far ricordare.
Il parroco accenderà la sua candela da quella dell’altare. Il diacono
accenderà la sua candela da quella del parroco e, voltandosi, accenderà
uno alla volta tutti i fedeli della prima fila.
DA VERBALI DI PROCESSI
Era da solo oppure per conto suo?
Quello rimasto ucciso durante la guerra era lei o suo fratello?
Lei è stato sul posto fino al momento in cui non se ne è andato, vero?
Quanto erano lontani gli autoveicoli al momento della collisione?
Dunque, dottore, è vero che quando una persona muore nel sonno non se
ne rende conto fino al mattino dopo?
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