IL SENTIMENTO RELIGIOSO NEL 200 E 300 LA CHIESA E I MOVIMENTI ERETICALI INDEBOLIMENTO DELL’IMPERO PER LA LOTTA CON I COMUNI AFFERMAZIONE DEL CETO MERCANTILE CORRUZIONE DELLA CHIESA DISAGIO SOCIALE E POLITICO MOVIMENTI ERETICAL FERMENTI DI RINNOVAMENTO SOCIALE E RELIGIOSO CRISI SPIRITUALE E DI RITORNO AI PRINCIPI DEL VANGELO. ORDINI MENDICANTI APPROVATI DALLA CHIESA LA POESIA RELIGIOSA NEL 200 • Il più antico componimento in volgare italiano (quello umbro) è il Cantico di san Francesco d'Assisi. Tuttavia la vera nascita della lirica religiosa in volgare si colloca nel 1260, quando nacque il movimento dei Disciplinati (a Perugia, sotto la guida di Raniero Fasani), cioè una confraternita laica che usava la flagellazione pubblica come mezzo di espiazione. Il rito era accompagnato da canti corali che usavano come schema la canzone a ballo profana (ballata di ottonari). • Le "laude" svolsero una vera e propria azione di propaganda che diffuse il movimento in tutta l'Italia del Nord. I laudari (ne restano circa 200) ebbero come centri di produzione soprattutto Perugia e Assisi. Le laude erano liriche e drammatiche, pasquali e passionali, secondo l'argomento religioso trattato. Solo con Iacopone, tuttavia, la lauda si elevò a dimensione artistica. SAN FRANCESCO D’ASSISI • • • • Francesco d'Assisi (1182-1226), figlio del mercante Pietro Bernardone, ebbe una discreta formazione letteraria (conosceva sia il latino, sia le letterature francesi) prima di dedicarsi al commercio. Nel 1202-03 partecipò alla guerra tra Perugia e Assisi; nel 1204, durante una malattia, cominciò a realizzare un radicale cambiamento di vita che lo portò a rinunciare a ogni avere (1206) e a predicare il Vangelo assieme ad alcuni seguaci. Per l'ordine da lui fondato (1210) stese in latino la Regula prima (1221), poi rielaborata (Regula secunda). Questi testi, assieme ai postumi Testamentum e Admonitiones, costituiscono la sua produzione ufficiale in un latino ecclesiastico piuttosto rozzo. Ma l'opera che più fortemente rivela la sensibilità francescana è il Cantico di Frate Sole, o Cantico delle creature (Laudes creaturarum), una prosa ritmica in volgare umbro (il più antico componimento poetico in volgare italiano), vero inno di lode alla creazione, in cui Francesco riprese spunti biblici e liturgici per rielaborarli attraverso la propria spiritualità. I l testo rivela una concezione positiva della natura, capace di interagire con l'uomo come stimolo nel cammino verso la salvezza. La scelta delle parole, spesso semplici e collegate tra loro solo da una congiunzione, rivela il favore dell'autore per immagini di forte contenuto cromatico, capaci di parlare all'immaginazione, magari non educata sul piano culturale, ma vivida, come quella delle persone comuni. SAN FRANCESCO E SANTA CATERINA I DOMENICANI E LA LETTERATUTA USO DEGLI ESEMPI PER LA PREDICAZIONE IACOPO DA VARAZZE LEGENDA AUREA DOMENICO CAVALCA VITE DEI SANTI VITE DEI SANTI PADRI USO DELLA FIABA PER TRASMETTERE GLI ESEMPI SANTA CATERINA DA SIENA • VISIONE RELIGIOSA DOMINATA DA UN SENTIMENTO LIETO E POSITIVO • L’AMORE PER DIO E’ SENTITO COME GIOIA, SERENITA’ E PACE. • L’UOMO NON E’ FRAGILE CREATURA VITTIMA DEL PECCATO MA PADRONE DEL PROPRIO DESTINO GRAZIE AL LIBERO ARBITRIO. IACOPO PASSAVANTI 1302-1357 • LA SUE PREDICHE DURANTE LA QUARESIMA DEL 1.354 FURONO RACCOLTE NEL TESTO SPECCHIO DI VERA PENITENZA • UN TRATTATO CHE COMPRENDE 48 EXEMPLA • PRESENTE NELLA MENTE DELL’AUTORE L’OSSESSIONE PER IL PECCATO ORIGINALE • DIPINGE A TINTE FOSCHE LE TERRIBILI PUNIZIONI PER IL PECCATORE. • SOLITAMENTE GLI AMBIENTI DESCRITTI SONO CUPI E VIOLENTI IL TUTTO CAUSATO DALLA SFIDUCIA NELLA REDENZIONE DELL’UOMO DAL PECCATO ORIGINALE. ORDINE DEI FRANCESCANI • FONDATO DA SAN FRANCESCO D’ASSISI E APPROVATO NEL 1223 • SI CARATTERIZZA PER L’ASPIRAZIONE ALL’UMILTA’ E ALLA POVERTA’ • ALLA PACE E ALLA FRATELLANZA SOLIDALE CON IL PROSSIMO. • DOPO LA MORTE DEL SUO FONDATORE SI DIVISE IN DUE TRONCONI QUELLO DEI CONVENTUALI CHE CONCEPIVA LA REGOLA IN MODO PIU’ BLANDO • E QUELLO DEGLI SPIRITUALI PIU’ INTRANSIGENTI E IN APERTO SCONTRO CON IL PAPA CHE LI ACCUSO’ DI ERESIA E ALCUNI FURONO CONDANNATI AL ROGO. I FRANCESCANI E LA LETTERATURA • PREDICANO IN VOLGARE PER DIFFONDERE IL VANGELO ANCHE ATTRAVERSO PARABOLE • INTORNO ALLA FIGURA DI FRANCESCO NASCONO NUMEROSI ANEDDOTI E STORIE PIU’ O MENO DI FANTASIA. • OPERA SIGNIFICATIVA SONO I FIORETTI CHE NASCONO DA UN NUCLEO PROFONDO DI OTTIMISMO EVANGELICO NEL RINNOVAMENTO DEL MONDO E DALLA LIBERAZIONE DI ESSO DAL DOLORE E DAL PECCATO. SAN FRANCESCO E IL CANTICO DELLE CREATURE • Il Cantico ha la forma di prosa ritmica assonanzata, divisa in strofe irregolari, dai due a cinque versi. La semplicità del sentimento espresso è rispecchiata da una sintassi semplice, nella quale i termini sono spesso coordinati per polisindeto (p.es.: "et per aere et nubilo et sereno et onne tempo", verso 13) e gli aggettivi sono numerosi. MODELLI DELLA TRADIZIONE • La critica più recente, in particolare Vittore Branca, ha individuato in due soli "luoghi" biblici i veri modelli di riferimento del componimento: il salmo 148 e il cantico dei tre fanciulli nella fornace (Daniele, 3, 51-89). La discendenza da queste fonti coinvolge non solo i contenuti ma anche la struttura formale del Cantico. Entrambi i testi della Bibbia si dividono in cinque parti. • lode di Dio in assoluto; • invito alla lode rivolto agli angeli, alle creature celesti e atmosferiche; • alle creature terrestri, compresi gli animali; • alle creature umane; • chiusura esortativa. • Francesco organizza il componimento adottando le stesse partizioni: 1) lode assoluta di Dio; 2) firmamento; 3) elementi; 4) uomo; 5) chiesa. STRUTTURA DEL CANTICO DI SAN FRANCESCO • • Come in molti testi medievali, la numerologia biblica gioca un ruolo strutturale fondamentale: a) i 4 elementi sono esponenzialmente accompagnati da 4 indicatori: • • • • • vento = aere, nubile, sereno, (ogni) tempo; acqua = utile, umile, preziosa, casta; fuoco = bello, giocondo, robusto, forte; terra = diversi frutti, coloriti fiori. b) al firmamento - diviso in 3 - luna, sole, stelle - corrisponde una triade qualificativa attribuita alle stelle: chiarite, preziose, belle. • A Dio corrispondono 3 appellativi: altissimo, onnipotente, buono; 3 omaggi: lode, gloria, onore; 3 azioni: benedite, ringraziate, servite. c) nel settore dell'uomo troviamo il 2: • perdonano, sostengono; infermità, tribolazioni; guai, beati; peccati, sante volontà. Nulla è invece possibile dire sul numero delle strofe e dei versi, perché non lo consente lo stato dei manoscritti. Se fosse valida l'ipotesi delle 10 lasse, avremmo allora un'equivalenza con le 10 apparizioni del verbo "lodare". • • • • • • L'atteggiamento di Francesco nei confronti di Dio rispecchia una semplicità che non è però assenza di profondità. Tra le due possibilità che il panorama dottrinale dei Dottori della Chiesa offriva all'epoca, Francesco propende per la celebrazione della Gloria divina attraverso il rapimento e l'estasi, piuttosto che per l'enunciazione speculativo-filosofica. L'azione della lode di Dio appare qui come un itinerario dal Creato al Creatore, un itinerario dei sensi più che della mente, attuato per gradi. Sui contenuti del messaggio, è forse opportuno chiarire che la lista delle creature offerta dal Cantico non è una "semplice presenza" di elementi esistenziali a diretta portata dall'uomo, ma rappresenta - sul modello biblico sopra citato - il sistema enciclopedico di tutta la realtà cosmica allora concepita, strutturata in un ordine poetico dotato di grande sinteticità oratoria. Questa complessità strutturale trova confermata nell'analisi dei riferimenti agli elementi del creato. Subito troviamo che le tutte creature sono viste in modo positivo e sono chiamate "fratello" e "sorella": Francesco pone l'uomo al loro livello, in quanto anch'egli creatura, ma chiamato ad una maggiore responsabilità morale, in quanto dotato di libero arbitrio: l'uomo trova beatitudine solo nel rispetto della legge divina (v. 30) e nell'imitazione di Cristo (vv. 23-26). La lode al Signore trova inizio con l'ammirazione degli astri, dei quali sono sottolineate la bellezza ed utilità: al Sole è dedicata maggior attenzione, anche perché porta in modo particolare "significatione" di Dio. Francesco quindi passa alla lode per i quattro elementi fondamentali: il vento, l'acqua, il fuoco e la terra. Al vento e ad ogni variazione del tempo non sono collegati grandi eventi distruttivi, ma essi sono descritti e lodati per ciò che naturalmente sono, ossia fonte di sostentamento per le creature; il vento è però anche simbolo di Dio. La visione positiva porta infatti a vedere gli elementi non nelle catastrofi, ma nella loro più semplice funzione ed esistenza: qui ricordiamo, per esempio, l'episodio biblico di Elia che trova Dio non nel vento impetuoso e gagliardo, né nel terremoto, e neppure nel fuoco, ma nel vento leggero (1Re 19,11-12). Anche l'acqua è vista come "utile" e "pretiosa"; la sua umiltà e castità, inoltre, la caratterizzano come mezzo di purificazione, nei sacramenti del battesimo e della penitenza. Il fuoco trova importanza come fonte di luce e calore, ma, come l'acqua, rientra in una chiave di lettura simbologica cristiana, essendo riferibile allo Spirito Santo (e dunque anche qui, come nell'elemento vento, vi è un richiamo alla Pentecoste). La terra, infine, è la madre che nutre le sue creature: si può intravedere il richiamo all'immagine della terra che fa crescere il grano della parabola del seminatore (Mt 13,3-9), ma anche un parallelismo con la terra nella quale ha riposato il corpo morto di Gesù e dalla quale il risorto è tornato. Da notare dunque il marcato parallelismo simbolico agli eventi della salvezza ed ai sacramenti. Il tono della lauda ora muta: l'inno si incentra sull'uomo che, come abbiamo visto, solo con Dio può essere beato. Da qui Francesco passa al tema della morte, anch'essa sorella: nessun uomo la può evitare e, per l'uomo in stato di grazia, anch'essa sarà un fatto positivo, il passaggio alla vera vita con Dio; in particolare, l'attenzione può cadere sulla locuzione morte secunda, che si può riferire sia al fatto che la morte, benigna, non può danneggiare l'uomo pio, sia al fatto che il giusto, nel giorno del giudizio, non dovrà temere la seconda morte, definitiva, dell'anima. Nella conclusione, Francesco formula l'invito agli uomini toccati dal Cantico a lodare e benedire Dio, servendolo con umiltà. IACOPONE DA TODI • La sua opera comprende 92 laude, un trattato sull’unzione mistica, lo stabat mater, e osservazioni morali. • Avversione per il corpo e pessimismo sulla condizione umana con immagini cupe e forti che richiamano il contemptus mundi. • Rifiuto della vita sociale perché contaminata dall’egoismo e dall’ambizione. • Polemica contro la cultura e gli intellettualismi di certa teologia universitaria. • Scelta di un percorso ascetico per mortificare il corpo con digiuno, privazioni, astenzione dal sonno, flagellazione per purificare l’anima dalle contaminazioni del corpo. • Il linguaggio ha una originalità straordinaria, respinge il volgare illustre , selezionato e raffinato e si volge al nativo dialetto umbro di cui esalta i caratteri e la morfologia. Tuttavia non è una lingua rozza anzi accanto alle forme dialettali si trovano latinismi e provenzalismi. LA LAUDA RELIGIOSA • Le laudi di Jacopone da Todi sono componimenti di tema religioso che si rifanno al genere della lauda, assai diffuso in Umbria tra il XII secolo e il XV secolo. • Al modulo popolareggiante della lauda, Jacopone aggiunge i toni individuali di un'anima inquieta e tormentata. Le sue 73 laudi, nella forma di ballate in settenari e ottonari, sono una rappresentazione impietosa della realtà umana e terrena, attaccata violentemente per la sua caducità e vanità. • Talvolta, Jacopone si limita alla denuncia commossa e ardente; altre volte, come nel Pianto della Madonna (uno dei capolavori che fanno di lui la più grande personalità della nostra storia letteraria prima di Dante), traduce l'ansiosa passione umana in figure potentemente drammatiche, poste di fronte al mistero della saggezza divina. DONNA DE PARADISO • Donna de Paradiso, nota anche come Pianto della Madonna, è una lauda drammatica. • Rappresenta un concitato dialogo tra il nunzio (san Giovanni Battista), Gesù, la Madonna e la folla durante gli ultimi momenti della vita di Cristo. Il metro utilizzato è quello della ballata sacra con quartine di settenari rimati AAAY e una ripresa rimata XXY. • Ha una grande rilevanza storico-linguistica per il particolare uso del volgare: si alterna un registro basso (il cosiddetto sermo cotidianus) per i personaggi Maria e Gesù, a un registro colto e latineggiante per la folla e il nunzio. • Cristo si rivolge alla Madonna chiamandola mamma le tre volte che si rivolge a lei direttamente, e mate quando parla di lei a Giovanni. Anche noi compiamo oggi questa distinzione linguistica usando mamma o madre a seconda che si parli con lei o di lei. • Il componimento è diviso in 33 quartine, il numero degli anni che aveva Cristo alla sua morte.