Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ambientale ed Aerospaziale
Rischio idrologico-idraulico
in ambiente urbano
Ing. Vincenza Notaro
[email protected]
Tel. 091-6657720
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Ambientale ed Aerospaziale
Introduzione
•Normativa di riferimento
•Valutazione del rischio idraulico secondo la normativa vigente
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Ambientale ed Aerospaziale
Bacino Idrografico
Si definisce BACINO IDROGRAFICO relativo ad una sezione di un corso d’acqua
(sezione di chiusura) la porzione di territorio che raccoglie tutte le acque che
defluiscono attraverso la sezione.
Il bacino idrografico superficiale è delimitato dallo spartiacque topografico.
Analogamente, per il bacino idrografico
sotterraneo si definisce una linea di
spartiacque sotterraneo o freatico.
Appare evidente che il bacino idrografico
superficiale e quello sotterraneo non
necessariamente coincidono, e che è molto
più agevole la determinazione del bacino
relativo allo scorrimento superficiale.
P(t)
Q(t)
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Ambientale ed Aerospaziale
Bacino Idrografico
La legge 18 maggio 1989, n 183 "Norme per il riassetto organizzativo e
funzionale della difesa del suolo" definisce invece all’art. 1 il bacino
idrografico:
"il territorio dal quale le acque pluviali o di fusione delle nevi e dei
ghiacciai, defluendo in superficie, si raccolgono in un determinato corso
d’acqua direttamente o a mezzo di affluenti, nonché il territorio che può
essere allagato dalle acque del medesimo corso d’acqua, ivi compresi i
suoi rami terminali con le foci in mare ed il litorale marittimo
prospiciente; qualora un territorio possa essere allagato dalle acque di
più corsi d’acqua, esso si intende ricadente nel bacino idrografico il cui
bacino imbrifero montano ha la superficie maggiore"
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Ambientale ed Aerospaziale
Il bacino idrografico
All’interno del bacino idrografico distinguiamo tra reticolo idrografico e
versanti:
• Il reticolo idrografico è il complesso di collettori è il complesso di collettori
fluviali che raccolgono i deflussi idrici superficiali provenienti dai versanti e li
convogliano sino alla sezione di chiusura del bacino
• Per versanti o pendici si indicano tutte le superfici laterali ai rami della rete
• Per asta principale della rete si intende la successione più lunga di segmenti
che uniscono una sorgente alla sezione di chiusura del bacino.
• sorgenti: punti della rete posti all’estremità di monte
Giuseppe Aronica – Corso di Idrologia Tecnica
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Ambientale ed Aerospaziale
Bacino Idrografico
Dipartimento di Ingegneria Civile,
Dipartimento di
Ambientale ed Aerospaziale
Ingegneria
Civile
I processi idrologici
Il reticolo idrografico
Giuseppe Aronica – Corso di Idrologia Tecnica
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Ambientale ed Aerospaziale
Quadro di riferimento
normativo
• Legge 183/89 Difesa del suolo - Istituzione dell’Autorità di Bacino per la
redazione dei Piani di Bacino;
• Legge 225/92 sulla Protezione Civile
• Legge 493/98 “Piani stralcio di Bacino per l'assetto idrogeologico”;
• D.P.R. 18/7/1995 “Approvazione dell’atto di indirizzo e coordinamento
concernente i criteri per la redazione dei piani di bacino”;
• D.L. 180/1998 “Decreto Sarno - Individuazione e perimetrazione delle
aree a rischio idraulico e adozione delle conseguenti misure di
salvaguardia” convertito in Legge 267/1998;
• Decreto Regione ”Piano straordinario per l’assetto idrogeologico”;
• Direttiva 2000/60/CE
• Decreto legislativo 152/2006
• Direttiva 2007/60/CE
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DIFESA DEL SUOLO
L.183 del 18/05/89
Norma di riferimento: L. 183 del 18/5/1989 (“Norme per il riassetto
organizzativo e funzionale della difesa del suolo”).
Oggetto della norma: la difesa del suolo, il risanamento delle acque, la
fruizione e la gestione del patrimonio idrico, la tutela degli aspetti
ambientali.
La legge prevede la suddivisione dell’intero territorio regionale in “bacini
idrografici”, di interesse nazionale, interregionale e regionale, all’interno
di ciascuno dei quali le attività pertinenti l’uso del suolo e la gestione delle
risorse idriche vengono sovrintese dall’”Autorità di Bacino”.
Tale impostazione ha lo scopo di superare la storica frammentazione di
competenze fra Stato, Regione ed Enti locali, proprio in materia di difesa
del suolo e gestione delle risorse idriche.
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Ambientale ed Aerospaziale
DIFESA DEL SUOLO
L.183 del 18/05/89
11 bacini di rilievo nazionale, di cui 7 nel versante adriatico (Isonzo,
Tagliamento, Livenza, Piave, Brenta-Bacchiglione, Adige, Po) e 4 nel
versante tirrenico (Arno, Tevere, Liri-Garigliano, Volturno).
18 bacini di rilievo interregionale, di cui 11 nel versante adriatico, 2 in
quello ionico e 5 in quello tirrenico.
I bacini di rilievo regionale sono tutti i rimanenti.
Per il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla legge, questa prevede la
redazione di “Piani di bacino”, che vengono adottati dalle Autorità di
bacino, per i bacini di interesse nazionale, e dalle Regioni, per gli altri
bacini.
I Piani di bacino costituiscono il piano territoriale di settore, nel quale
sono pianificate e programmate le norme e le azioni finalizzate alla
conservazione, alla difesa e alla valorizzazione del suolo e alla corretta
utilizzazione delle acque.
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DIFESA DEL SUOLO
L.183 del 18/05/89
Le attività programmate nel Piano di bacino riguardano:
• la sistemazione dei bacini idrografici (interventi idrogeologici, idraulici,
di forestazione e bonifica, etc.);
• la difesa e la sistemazione dei tratti terminali dei fiumi e delle foci a
mare;
• la moderazione delle piene, anche con la realizzazione di serbatoi,
casse di espansione, diversivi, etc., per la difesa dei territori dalle
inondazioni;
• la disciplina delle attività estrattive;
• il consolidamento delle aree instabili e la difesa dei centri abitati dalle
frane;
• la protezione delle coste e dei centri abitati costieri;
• l’uso razionale delle risorse idriche.
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Ambientale ed Aerospaziale
RISCHIO IDROGEOLOGICO:
D.L. n.180 dell’11/6/1998
Atto fondamentale in tale settore è il D.L. n.180 dell’11/6/1998,
convertito in legge dalla L. n.267 del 3/8/1998, contenente “misure
urgenti per la prevenzione dal rischio idrogeologico ed a favore delle
zone colpite da disastri franosi nella Regione Campania”.
La legge nasce quindi dall’esigenza contingente di intervenire a seguito
di un ben preciso evento calamitoso (da qui il nome di “Decreto Sarno”,
con cui tale norma è spesso citato), ma finisce per regolare la
problematica della prevenzione dal rischio idrogeologico sull’intero
territorio nazionale.
Strumento previsto: “Piani di assetto idrogeologico”.
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Quadro di riferimento
normativo
Atto fondamentale in tale settore è il D.L. n.180 dell’11/6/1998,
convertito in legge dalla L. n.267 del 3/8/1998, contenente “misure
urgenti per la prevenzione dal rischio idrogeologico ed a favore delle
zone colpite da disastri franosi nella Regione Campania”.
La legge nasce quindi dall’esigenza contingente di intervenire a seguito
di un ben preciso evento calamitoso (da qui il nome di “Decreto Sarno”,
con cui tale norma è spesso citato), ma finisce per regolare la
problematica della prevenzione dal rischio idrogeologico sull’intero
territorio nazionale.
Strumento previsto: “Piani di assetto idrogeologico”.
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Quadro di riferimento
normativo
Obiettivo principale del D.P.C.M. 11 giugno 1998, n. 180 (Decreto Sarno):
PIANI DI ASSETTO IDROGEOLOGICO (P.A.I.)
ricerca di soluzioni quanto più immediate possibile per problemi locali ben
individuati e circoscritti, ossia di singoli punti del bacino in cui sono state
riscontrate condizioni di pericolo per l’incolumità.
Obiettivo principale del D.P.C.M. 29 settembre 1998
(Atto di indirizzo e coordinamento …):
Criteri generali per la realizzazione dei PAI
omogeneità dell’azione pianificatoria allo scopo di uniformare i metodi di
preparazione
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Rischio idraulico:
D.P.C.M del 29/9/1998
DEFINIZIONE DI 4 CLASSI DI RISCHIO IDRAULICO

Rischio moderato (R1): danni sociali ed economici marginali;

Rischio medio (R2): danni minori agli edifici e alle infrastrutture che
non pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici e lo
svolgimento delle attività socio-economiche;

Rischio elevato (R3): problemi per l’incolumità delle persone, danni
funzionali agli edifici e alle infrastrutture con conseguente inagibilità
degli stessi e interruzione delle attività socio-economiche, danni al
patrimonio ambientale;

Rischio molto elevato (R4): perdita di vite umane e lesioni gravi alle
persone, danni gravi agli edifici e alle infrastrutture, danni al
patrimonio culturale, distruzione di attività socio-economiche.
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Rischio Idraulico:
D.P.C.M del 29/9/1998
“Entità del danno atteso in una data area e in un certo intervallo di tempo in
seguito al verificarsi di un particolare evento calamitoso”
R  P V E
P (Pericolosità): probabilità di accadimento dell’evento calamitoso entro
un certo intervallo di tempo
V (Vulnerabilità): grado di perdita prodotto su un certo elemento, o
gruppo di elementi, derivante da un potenziale fenomeno distruttivo di
una data intensità
E (Valore esposto degli elementi a rischio): valore, espresso in termini
quantitativi (o monetari) delle unità esposte a rischio
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Rischio Idraulico:
D.P.C.M del 29/9/1998
D (Danno): grado previsto di perdita a seguito del verificarsi
dell’evento calamitoso
D  EV
 R  PD

P (probabilità di accadimento dell’evento) espressa in funzione del
tempo di ritorno

D (danno atteso) funzione della vulnerabilità e degli elementi a rischio:
di difficile determinazione!
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Il rischio idraulico
AUMENTO DEL DANNO
• Aumento del valore: insediamenti in
aree storicamente esondabili (le aree in
fregio ai corsi d’acqua sono state
utilizzate per insediamenti industriali);
• Aumento della vulnerabilità: servizio
di servizio di piena peggiorato,
mancanza di conoscenze sui rischi,
perdita di memoria, sovrapposizione
competenze, costruzione in zone di
frana, o di esondazione, ecc.
AUMENTO DELLA PERICOLOSITA’
• Variazioni climatiche (maggiore frequenza di eventi intensi e concentrati);
• Trasformazioni di tipo estensivo (crescita della portata Q(t) di assegnato TR);
• Trasformazioni di tipo intensivo (a parità di Q(t), la h è cresciuta [ovvero, abbiamo ristretto
gli alvei con interventi antropici scriteriati !!!!).
Rischio Idraulico:
D.P.C.M del 29/9/1998
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D.P.C.M. 29 -09-1998
ricorso alla formulazione R = P x V x E al solo fine di
individuare i fattori che determinano il rischio,
senza tuttavia valutare dal punto di vista
quantitativo l’espressione
approccio di tipo probabilistico
orientato al calcolo di opportune
espressioni
approccio di tipo empirico-moltiplicativo,
in cui i fattori P, E e V tra loro indipendenti,
possono essere ordinati in una matrice di
interazione.
Forte componente di soggettività nella
modalità di composizione, ordinamento
e aggregazione della matrice!
Rischio Idraulico:
D.P.C.M del 29/9/1998
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Ambientale ed Aerospaziale
Il tempo di ritorno di progetto è stabilito in funzione del livello di
pericolosità dell’area e del tipo di opera che si va a realizzare.
D.P.C.M. 29 settembre 1998
Le aree soggette ad inondazione vengono caratterizzate secondo
3 differenti probabilità di evento (Classi di Pericolosità)

Aree ad alta probabilità di inondazione:
Tr = 20 – 50 anni.

Aree a moderata probabilità di inondazione:
Tr = 100 – 200 anni;

Aree a bassa probabilità di inondazione:
Tr = 300 – 500 anni;
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Rischio Idraulico:
D.P.C.M del 29/9/1998
l’elemento di rischio prioritario da prendere in considerazione
è l’incolumità delle persone
D.P.C.M. 29 settembre 1998
Ordine gerarchico di priorità
 Incolumità delle persone;
 agglomerati urbani;
 aree su cui insistono insediamenti produttivi, impianti tecnologici di rilievo;
 infrastrutture a rete e vie di comunicazione di rilevanza strategica;
 patrimonio ambientale e i beni culturali di interesse rilevante;
 aree sede di servizi pubblici e privati, di impianti sportivi e ricreativi,
strutture ricettive ed infrastrutture primarie.
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Rischio Idraulico:
D.P.C.M del 29/9/1998
Classe
Descrizione
E1
Case sparse - Impianti sportivi e ricreativi - Cimiteri - Insediamenti
agricoli a bassa tecnologia - Insediamenti zootecnici.
E2
Reti e infrastrutture tecnologiche di secondaria importanza e/o a servizio
di ambiti territoriali ristretti (acquedotti, fognature, reti elettriche,
telefoniche, depuratori,…) - Viabilità secondaria (strade provinciali e
comunali che non rappresentino vie di fuga) - Insediamenti agricoli ad
alta tecnologia - Aree naturali protette, aree sottoposte a vincolo ai sensi
del D. L.vo 490/99.
E3
Nuclei abitati - Ferrovie - Viabilità primaria e vie di fuga - Reti e
infrastrutture tecnologiche di primaria importanza (reti elettriche e
gasdotti) - Beni culturali, architettonici e archeologici sottoposti a vincoloInsediamenti industriali e artigianali - Impianti D.P.R. 175/88.
E4
Centri abitati - Edifici pubblici di rilevante importanza (es. scuole,
chiese, ospedali, ecc.).
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Il Rischio idrogeologico:
D.P.C.M 29/9/98
Per le aree a “rischio idraulico”, l’attività di pianificazione prevista dalla norma è
stata suddivisa in tre fasi:
1.
individuazione delle aree soggette a rischio idrogeologico;
2.
perimetrazione delle aree, valutazione dei livelli di rischio e definizione delle
misure di salvaguardia;
3.
programmazione delle attività finalizzate alla mitigazione del rischio.
Analoga indagine viene prevista per le aree a “rischio valanghe” e a “rischio frane”.
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Ambientale ed Aerospaziale
Valutazione del Rischio
idraulico: Fase 2
PERIMETRAZIONE DELLE AREE INONDABILI (FASE DUE)
Fra i contenuti di maggiore interesse del D.P.C.M. del 29/9/1998 vanno citati:
- l’uso di informazioni storiche relative a eventi di allagamento avvenuti in
passato, al fine di poter eseguire una rapida perimetrazione delle aree a rischio.
- l’uso di metodologie complesse, mediante le quali sia possibile calcolare la
probabilità di accadimento degli eventi calamitosi in aree in cui non siano
disponibili dati storici; ciò consente evidentemente la possibilità di intervenire
anche in aree apparentemente non soggette a rischio;
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Ambientale ed Aerospaziale
Valutazione del Rischio
idraulico: Fase 2
1) Studio idrologico: individuazione dell’evento critico di piena

Analisi probabilistica delle precipitazioni

Modelli di trasformazione afflussi-deflussi
2) Studio idraulico: simulazione della propagazione dell’onda di piena

Perimetrazione delle aree inondabili
3) Studio di vulnerabilità: individuazione degli elementi esposti al rischio

Realizzazione della carta degli insediamenti, delle attività
antropiche e del patrimonio ambientale
4) Perimetrazione delle aree a rischio: valutazione dei livelli di rischio

Sovrapposizione delle carte

Assegnazione dei diversi livelli di rischio
Dipartimento di
Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ingegneria
Idraulica ed
Ambientale
ed Aerospaziale
Fase conoscitiva
Applicazioni Ambientali
Mappa uso del suolo
SIMETO
DITTAINO
FOCE
GORNALUNGA
Elementi a rischio
E1
E2
E3
E4
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Valutazione del Rischio
idraulico: Fase 2
Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ambientale ed Aerospaziale
PERIMETRAZIONE DELLE AREE INONDABILI (FASE DUE)
ANALISI IDROLOGICA
+
ANALISI IDRAULICA
CARTA DELLE AREE INONDABILI
per tre diverse probabilità d’evento
Per esempio, il Piano Stralcio di Bacino per l’Assetto Idrogeologico della Regione
Siciliana (art.1 D.L. 180/98 convertito con modifiche con la L.267/98 e
ss.mm.ii) stabilisce di caratterizzare le aree soggette a inondazione in:
A) Aree ad alta probabilità di inondazione (Tr= 50 anni);
B) Aree a moderata probabilità di inondazione (Tr= 100 anni);
C) Aree a bassa probabilità di inondazione (Tr= 300 anni);
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Dipartimento di
Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ingegneria
Idraulica ed
Ambientale
ed Aerospaziale
Pericolosità
Applicazioni Ambientali
Pericolosità = matrice(altezze idriche; tempo ritorno evento)
T1
(50 yrs)
T2
T3
(100 yrs) (300 yrs)
H1
(h<0.3 m)
P1
P1
P1
H2
(0.3 <h<1.0)
P2
P2
P2
H3
(1.0<h<2.0)
P4
P3
P2
H4
(h>2.0 m)
P4
P4
P3
Fonte: Piano Assetto Idrogeologico ARTA Regione Sicilia, 2003
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Dipartimento di
Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ingegneria
Idraulica ed
Ambientale
ed Aerospaziale
Applicazioni Ambientali
Pericolosità
Pericolosità
P1
P2
P3
P4
No D ata
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Valutazione del Rischio
idraulico: Fase 2
Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ambientale ed Aerospaziale
ASSEGNAZIONE DEI LIVELLI DI RISCHIO
Carta degli insediamenti e delle attività
antropiche
+
Carta delle aree inondabili
MAPPA DEL RISCHIO D’INONDAZIONE
• moderato (R1): i danni sociali ed economici sono marginali;
• medio (R2): sono possibili danni minori agli edifici ed alle infrastrutture che non
pregiudicano l’incolumità delle persone, l’agibilità degli edifici, e la funzionalità delle
attività economiche;
• elevato (R3): sono possibili problemi per l’incolumità delle persone, danni funzionali
agli edifici ed alle infrastrutture (inagibilità edifici) interruzione attività socioeconomiche;
• molto elevato (R4): perdita di vite umane, lesioni gravi alle persone, danni gravi agli
edifici ed alle infrastrutture, distruzione delle attività socio-economiche.
Dipartimento di
Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ingegneria
Idraulica ed
Ambientale
ed Aerospaziale
Applicazioni Ambientali
Mappa rischio inondazione
la rappresentazione del rischio idraulico è stata dedotta dal prodotto delle griglie di
calcolo che identificano la pericolosità ed il valore degli elementi a rischio;
Mappa degli elementi a rischio
x
Mappa delle pericolosità
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Dipartimento di
Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ingegneria
Idraulica ed
Ambientale
ed Aerospaziale
Rischio
Applicazioni Ambientali
Rischio = matrice(pericolosità; valore elementi a rischio)
E1
E2
E3
E4
P1
R1
R1
R2
R2
P2
R1
R2
R3
R3
P3
R2
R2
R3
R4
P4
R2
R3
R4
R4
Fonte: Piano Assetto Idrogeologico ARTA Regione Sicilia, 2003
32
Dipartimento di
Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ingegneria
Idraulica ed
Ambientale
ed Aerospaziale
Applicazioni Ambientali
Mappa rischio inondazione
Rischio
R1
R2
R3
R4
NoData
33
Dipartimento di Ingegneria Civile,
Ambientale ed Aerospaziale
Valutazione del Rischio
idraulico: Fase 3
MISURE DI SALVAGUARDIA PER IL RISCHIO IDRAULICO (FASE TRE)
Aree a rischio elevato (R4)
 gli interventi idraulici volti alla messa in sicurezza delle aree a rischio, approvati
dall'Autorità idraulica competente, tali da migliorare significativamente le condizioni
di funzionalità idraulica, da non aumentare il rischio di inondazione a valle e da non
pregiudicare la possibile attuazione di una sistemazione idraulica definitiva.
 gli interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione ordinaria e
straordinaria, restauro, risanamento conservativo, cosi come definiti alle lettere a) b)
e c) dell'art. 31, legge n°457/78, e senza aumento di superficie o volume, interventi
volti a mitigare la vulnerabilità dell'edificio;
 la manutenzione, l'ampliamento o la ristrutturazione delle infrastrutture pubbliche o
di interesse pubblico riferiti a servizi essenziali e non delocalizzabili nonché la
realizzazione di nuove infrastrutture parimenti essenziali purché non concorrano ad
incrementare il carico insediativo e non precludano la possibilità di attenuare o
eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio, e risultino essere
comunque coerenti con la pianificazione degli interventi d'emergenza di Protezione
Civile
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Ambientale ed Aerospaziale
Valutazione del Rischio
idraulico: Fase 3
MISURE DI SALVAGUARDIA PER IL RISCHIO IDRAULICO (FASE TRE)
Aree a rischio elevato (R3)
 interventi di cui alla precedente lettera a) nonché quelli di ristorazione edilizia, a
condizione che gli stessi non aumentino il livello del rischio e non comportino
significativo ostacolo o riduzione apprezzabile della capacità di invaso delle aree
stesse ovvero che le superfici destinate ad uso abitativo o comunque ad uso
economicamente rilevante siano realizzate a quote compatibili con la piena di
riferimento;
 interventi di ampliamento degli edifici esistenti unicamente per motivate necessita di
adeguamento igienico-sanitario, purché siano compatibili con le condizioni di rischio
che gravano sull'area. A tal fine i progetti dovranno essere corredati da un adeguato
studio di compatibilità idraulica;
 manufatti che non siano qualificabili quali volumi edilizi purché siano compatibili con
le condizioni di rischio che gravano sull'area. A tal fine i progetti dovranno essere
corredati da un adeguato studio di compatibilità idraulica.
Determinazione del rischio in
Sicilia
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Ambientale ed Aerospaziale
Aree urbane
Aree extra-urbane
R = E × H ( Tr ) × V ( h , U )
R = E × H ( Tr ) × V ( h )
P = H ( Tr ) × V ( h )
Vulnerabilità
P = H ( Tr ) × V ( h , U )
Severità
Severità
T = 50
T = 100
T = 300
h < 0.3 m
P1
P1
P1
0.3 < h < 1 m
P2
P2
P2
1<h<2m
P4
P3
h>2m
P4
P4
Vulnerabilità
T= 20
T= 100
T= 300
h < 0.3 m
P1
P1
P1
U·h < 0.7 m2/s
P2
P2
P2
P2
U·h > 0.7 m2/s
P4
P3
P2
P3
h > 1.5 m
P4
P4
P3
Determinazione del rischio in
Sicilia
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Ambientale ed Aerospaziale
Aree
extraurbane
Aree
urbane
Rischio idraulico
E1
E2
E3
P1
R1
R1
R2
R2
P2
R1
R2
R3
R3
P3
R2
R2
R3
R4
P4
R2
R3
R4
R4
Rischio idraulico
E3
E4
P1
R2
R2
P2
R3
R3
P3
R3
R4
P4
R4
R4
E4
Ambito
urbano
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Ambientale ed Aerospaziale
Analisi del rischio
Passaggio fondamentale nel processo di “risk management”
Stima quantitativa delle possibilità di danno in conseguenza del
verificarsi di eventi calamitosi
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Ambientale ed Aerospaziale
Fase conoscitiva
Descrizione del bacino
Inquadramento geografico
Caratteri geomorfologici del bacino
Caratteri morfologici dell'alveo
Caratterizzazione climatica e regime pluviometrico
Analisi statistico-probabilistica delle precipitazioni intense
Regime dei deflussi superficiali
Trasporto solido
Cenni di morfologia fluviale
Caratterizzazione ambientale e paesaggistica
Il sistema dei vincoli paesistico-ambientali
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Ambientale ed Aerospaziale
Fase conoscitiva
Descrizione del sistema socio-economico presente nel bacino
Assetto demografico ed abitativo
Sistema produttivo
Idrologia di piena
Profilo storico dei principali eventi di piena
Ricorsività delle esondazioni
Analisi statistica degli eventi di piena
Utilizzo della modellistica afflussi-deflussi
Valutazione delle criticità idrauliche
Evoluzione geomorfologica dell’alveo
Descrizione delle misure proposte per la difesa idraulica dei territori
Caratterizzazione dell’ambiente forestale
Scarica

PW_IUAV_lez2 - Facoltà di Pianificazione del Territorio