Consiglio di Amministrazione
dell’E.A.R. Teatro di Messina
presidente
Luciano Ordile
vicepresidente
Daniela Faranda
consiglieri
Carmela David
Carmelo Ietto
Gustavo Ricevuto
Francesco Rizzo
Teatro significativo
in chiave messinese
di Maurizio Marchetti
“La Casa degli Artisti” è una “sezione” dei nostri cartelloni
ospitati presso la Sala Laudamo, il “ridotto” del Teatro
Vittorio Emanuele non per questo meno importante e
significativo nell’ambito della qualità della vetrina teatrale
che abbiamo la responsabilità di proporre al giudizio del
nostro pubblico.
Tale “sezione”, dedicata ai teatranti messinesi (attori,
registi, autori, produttori, scenografi o quant’altro) che
si sono distinti con la loro attività nell’ambito nazionale,
sta per concludere la sua seconda edizione con uno
spettacolo, produzione del Teatro di Messina, cui teniamo
particolarmente: Patri ‘i famigghia, novità assoluta di Dario
Tomasello.
In queste quattro stagioni da me dirette, in totale
sintonia con il Consiglio di Amministrazione e con la
Sovrintendenza, abbiamo portato avanti progetti, sia di
produzione che di ospitalità, che privilegiassero gli artisti e
le compagnie messinesi e, tra i nuovi autori, Tomasello è
risultato tra i più interessanti non solo nell’ambito cittadino
ma anche a livello nazionale.
Con Ultimo giorno (già coprodotto dal nostro Ente con il
Teatro Stabile del Friuli) Tomasello ha descritto il dramma
di una famiglia musulmana, invece con Patri ‘i famigghia il
giovane autore messinese si confronta con una tematica
e con una struttura drammaturgica completamente
diversa che affronta, in chiave ironica e “leggera” e con un
linguaggio in parte dialettale, il traumatico ma inevitabile
passaggio di una famiglia siciliana dalla propria origine
contadina ad una opportuna, se non forse “opportunistica”,
acquisizione di una struttura familiare più cinicamente
“borghese”.
Lo spettacolo sarà realizzato da un gruppo di giovani ma
affermati artisti messinesi di assoluto rilievo e di grande
talento quali Roberto Bonaventura, sensibile regista, ed
Angelo Campolo, Annibale Pavone ed Adele Tirante,
bravissimi interpreti.
In bocca al lupo a tutti!
3
la famiglia al
centro del disfacimento
di Dario Tomasello
Patri ‘i famigghia è un apologo sul senso di desolazione
e di sradicamento, vissuto da una generazione che non
riesce ad assumersi la responsabilità più delicata: quella
della cura paterna dei propri cari, del proprio tempo.
In un gioco ambiguo di ricognizione memoriale, tramato
in dialetto messinese, tre cugini, Angelica, Rino e Nando,
ritrovatisi per necessità alla morte del padre di quest’ultimo,
tessono la tela, amara e divertita, dei ricordi di un’infanzia
dolcissima, crudele e smarrita.
L’esito di quel ritrovarsi inatteso trascina echi di perduti
rancori e tessere maliziose di un mosaico impossibile da
ricomporre. L’età adulta si è compiuta senza costrutto,
senza ipotesi di salvezza. Non resta che rifugiarsi nel
passato, le cui ombre fanno meno paura dell’evidenza
brutale della realtà odierna. Il prezzo di questo viaggio a
ritroso vale comunque i rischi che esso comporta. Tutti si
sottomettono alla sfida e più riaffiora viscerale la natura
antica e radicale del rapporto più, come in un affresco
verghiano, la roba, la terra, diviene l’oggetto di un’astiosa
contesa.
Ancora una volta, secondo una linea privilegiata della
drammaturgia meridionale (da Eduardo a Spiro Scimone),
è la famiglia la chiave cruciale del disfacimento che ci è
toccato in sorte.
Il progetto intende fare riferimento ad una genealogia
teatrale fortemente inscritta nel contesto territoriale e, per
questo stesso motivo, dotata di respiro universale.
4
Un girotondo
di scelte sbagliate
di Roberto Bonaventura
Patri ‘i famigghia è una cassapanca di legno piena di
ricordi, è il tentativo di tenerla chiusa per divenire grandi, è
la voglia di riaprirla per restare protetti.
Il nostro lavoro è partito dall’assenza del padre, del capo
della famiglia, di colui che tiene tutto e tutti uniti. Ci siamo
scontrati con una forte sensazione di smarrimento, con
l’impossibilità di avere una direzione, con la percezione di
essere adulti che non riescono a smettere di essere figli.
Queste dinamiche hanno dato vita ad un gioco che rende
i tre personaggi grottesche caricature di adulti malriusciti,
in un girotondo talvolta patetico, talaltra lento e spietato, in
cui inesorabile scorre il tempo. I figli sono allora costretti
a guardare la loro vita fatta di scelte sbagliate, di atavici
conflitti per un pezzo di terra, di esistenze che si trascinano
senza coraggio.
Triste e innaturale è dunque quell’immaturità che
avvertiamo quando occorrerebbe divenire un po’ più saggi.
Avvilente e mortificante è quella sensazione di sicurezza
perduta per sempre in nome di falsi ideali. L’alone di
insondabili certezze, che avvolge chi davvero ha compiuto
un cammino da padre, finisce con lo schiacciare i tre figli,
caricature che danzano sul palco pezzi di umanità povera
e cieca.
Chistu è u nostru problema! Non avemu patri, non semu
patri! Sulu figghi sapemu esseri.
Proponiamo tutto questo in un tono di commedia, che, a
tratti e volutamente, diviene surreale.
Siamo partiti dalla nostra tradizione dialettale e l’abbiamo
contaminata e sporcata con elementi teatrali diversi, quasi
a sottolineare la mancanza di coerenza, l’indecisione,
la mancanza di reali e convincenti punti di vista,
l’impossibilità di una generazione di essere all’altezza
dei Padri.
La scenografia è pensata come memoria, un ricordo filtrato
dagli occhi di un bambino, che morbosamente vorrebbe
sempre tornare, forzatamente sempre aprire la sua scatola
dei giochi…
5
Dario Tomasello
Autore
È nato a Messina il 20 gennaio 1973. Insegna Discipline
dello Spettacolo e Letteratura italiana contemporanea
presso l’Università degli Studi di Messina.
Coordina, nell’ambito della stagione di prosa del Teatro di
Messina, la rassegna Paradosso sull’autore, riservata alla
nuova drammaturgia italiana.
È autore di Sua Maestà Siciliana (presentato a “Primavera
dei teatri” nel 2008); Babele ovvero non lasciate che passi
l’età (presentato al Festival di “Taormina Arte” nel 2007);
Ultimo giorno (prodotto dal Teatro di Messina insieme al
Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia nel 2009).
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Roberto Bonaventura
Regista
Laureato con lode in lettere moderne presso l’università
di Roma2 con una tesi sul teatro di Beniamino Joppolo,
inizia a lavorare in teatro nel 1996 come aiuto regista
di Ninni Bruschetta con il quale collabora fino al 2002.
Partecipa a varie tournée teatrali, ricoprendo diversi ruoli
tecnici e artistici, con Nutrimenti Terrestri, Massimo Romeo
Piparo, Walter Manfrè, Vetrano-Randisi e altri. Collabora
stabilmente con la compagnia Scimone Sframeli (La Busta
e Pali). Dal 1999 lavora a numerosi progetti col regista
attore Giovanni Boncoddo.
A novembre del 2002 debutta nella regia al Teatro S.
Leonardo di Bologna con il monologo Oratorio tratto da
Retablo di Vincenzo Consolo, interpretato da Antonio
Alveario. Nel 2003 fonda l’associazione culturale Il Castello
di Sancio Panza, della quale è direttore artistico, con
cui realizza diversi spettacoli. Dal 1999 al 2007 lavora
nell’organizzazione del Festival di Santarcangelo dei teatri.
Al suo attivo anche diversi cortometraggi e collaborazioni
con il regista Francesco Calogero.
Dal 2007 dirige una serie di laboratori con Universiteatrali
e il progetto Officina Performativa del Teatro di Messina. È
direttore artistico del ForteTeatroFestival, giunto alla quarta
edizione, che si svolge ogni estate al Parco ecologico S.
Jachiddu in Messina e ospita gruppi di ricerca teatrale
provenienti da tutta Italia.
Dopo lo spettacolo Oratorio, con la sua regia ricordiamo:
La leggenda di Colapesce, Il testamento di Don Chisciotte,
tratto dal celebre romanzo di Cervantes, Metamorphoseon
libri XI, da Apuleio, Mamma. Piccole tragedie minimali
di Annibale Ruccello con Gianluca Cesale, I Microzoi di
Beniamino Joppolo prodotto dall’Ente Teatro di Messina.
Realizza con la sua compagnia anche spettacoli di Teatro
ragazzi tratto dalle tradizioni popolari, da Ende, Cervantes
e altri autori.
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Angelo Campolo
Nando
Classe 1983, si è diplomato nel 2005 alla “Scuola del
Piccolo Teatro” di Milano fondata da Giorgio Strehler
e diretta da Luca Ronconi. Come attore ha lavorato in
diverse produzioni del Piccolo, tutte per la regia di Ronconi.
Dal 2009 al 2011, incontra Antonio Calenda che lo dirige in
Edipo Re, tra i protagonisti di Ultimo giorno e in Picasso e
la ragazza rapata, di Dacia Maraini. Nel 2008 ha recitato
come protagonista per il Piccolo Teatro di Milano ne La
barca dei Comici, dai Memoirés di Goldoni, diretto da
Stefano De Luca. Dal 2005 al 2009 ha lavorato con registi
come Robert Karsen in Madre Coraggio e Armando
Pugliese in Chantecler. Nel 2007 e nel 2008 ha interpretato
nelle stagioni di Taormina Arte, diretto da Giampiero Cicciò,
il ruolo di Diego in Stato d’assedio e quello di Giovanni
Battista in Salomè.
Per il cinema è stato autore del corto A domani, vincitore
del premio della giuria presieduta da Abbàs Kiarostami
al Taormina film festival del 2002 e nel 2009 di Un’altra
mattina, vincitore del premio del pubblico al programma tv
La25ora. Come attore ha debuttato nel 2009 in La Prima
Linea, diretto da Renato De Maria. In tv nel 2008 è stato
protagonista di puntata in Distretto di Polizia 8, per la regia
di Alessandro Capone, proseguendo nella stessa fiction
l’anno successivo diretto da Alberto Ferrari. Nel 2010
ha preso parte al cortometraggio Il volo diretto da Wim
Wenders ed è stato co-protagonista del film TV su Raiuno
Tutti i padri di Maria!, diretto da Luca Manfredi.
Dal 2002 è direttore artistico di “Daf – Teatro dell’esatta
fantasia”, associazione per la quale scrive, dirige e
interpreta spettacoli, tra i quali: Le regole del giuoco del
tennis (2006), Lo chiamavano Giufà (2008), Trafficu ppi
nenti (2010), ed inoltre cura, insieme ad Annibale Pavone,
il laboratorio di ricerca teatrale Il gioco più serio.
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Annibale Pavone
Rino
Dopo il diploma alla Bottega Teatrale di Firenze diretta
da Vittorio Gassman, inizia a lavorare, sempre in ruoli
di spicco, con registi come Walter Pagliaro (Gli attori in
buonafede di Marivaux), Giancarlo Cobelli (Re Giovanni di
Shakespeare), Federico Tiezzi (Amleto di Shakespeare),
Mariano Rigillo (Enrico IV di Luigi Pirandello), Ninni
Bruschetta (Giulio Cesare di Shakespeare), Giampiero
Cicciò (Lo stato d’assedio di Albert Camus e Perthus di
Jean-Marie Besset).
Ma per la sua carriera è fondamentale il sodalizio che
lo lega al regista Antonio Latella con il quale da quasi
vent’anni condivide un percorso professionale rivelatosi tra
i più innovativi per il teatro italiano contemporaneo. Diretto
da Latella, è da ricordare soprattutto nei ruoli di Starbuck
in Moby Dick da Herman Melville (accanto a Giorgio
Albertazzi e Marco Foschi), Estragone in Aspettando Godot
di Samuel Beckett, Julian in Porcile di Pier Paolo Pasolini,
Totò in Totò il buono dal racconto di Cesare Zavattini (su
Antonio De Curtis) andato in onda su Rai Radio Tre nel
2006. Nell’ultimo anno ha recitato in Lear, sempre diretto
da Latella, e in Mamma Mafia di Letizia Russo, per il teatro
Schauspielhaus di Colonia, in Germania.
Dal 2010 cura a Messina il laboratorio di ricerca teatrale
Il gioco più serio per il gruppo “DAF - teatro dell’esatta
fantasia”.
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Adele Tirante
Angelica
È attrice, cantante e autrice di testi e canzoni.
Si forma presso il laboratorio teatrale del teatro Vittorio
Emanuele di Messina, con il maestro Donato Castellaneta,
(Pupetto), tra gli altri, partendo da una precedente esperienza
di teatro presso la compagnia “Pubblico incanto” diretta da Tino
Caspanello, dal 1997 al 2006. Ha frequentato laboratori con:
Lina Wertmuller, Davide Enia, Emma Dante, Vincenzo Pirrotta,
Franco Scaldati, Gaetano Bruno e Sabino Civilleri.
Matura esperienza come cantante in formazioni musicali di
diversa estrazione, specializzandosi nel blues e nella musica
popolare, dopo un periodo di lezioni di impostazione jazz con
Rosalba Bentivoglio. Ha lavorato con vari registi tra cui Antonio
Calenda, Donato Castellaneta, Maurizio Marchetti, Walter
Manfré, David Gallarello, Luciano Melchionna, con cui da un po’
di anni collabora in varie produzioni, tra cui Dignità autonome
di prostituzione, premio Golden Graal 2009 e Muraglie (Taoarte
2010). Fa parte del gruppo di ricerca “Compagnia divano
occidentale orientale” diretto da Giuseppe L. Bonifati.
Finalista del Premio Riccione per il teatro anno 2005, con il
testo teatrale Scantu che debutta al Festival interculturale di
narrazione teatrale di Roma (2008) con la compagnia “Cosa
sono le nuvole”, fondata con Nella Tirante e altri attori con cui
collabora di frequente; vince un premio di produzione all’interno
de “I teatri del sacro”(Eti-Federgat) 2009 con Euphoria.
Come cantautrice partecipa nel 2010 alla rassegna “Gli
ascoti del Tenco” col duo “Le scarpette rosse”, come una
delle proposte cantautorali più interessanti del panorama
nazionale. viene segnalata con un premio speciale della
giuria a Musicultura (Premio Recanati) anno 2006, finalista al
Biellafestival (2006); selezionata per la trasmissione di Radio
Uno Rai Demo (2006); si esibisce costantemente nel duo “Le
scarpette rosse” fondato con Cristiana Giustini, in club e locali.
Nel 2009 ha debuttato nel cinema con Giuseppe Tornatore in
Baaria (Venezia 06) nel ruolo di Rosalia. Ultimamente è stata
protagonista del cortometraggio Salvatore dei fratelli Bruno e
Fabrizio Urso, nella cinquina finalista dei David di Donatello
2011 e selezionato alla Fiera del Festival di Cannes 2011.
Ha una profonda passione per le lingue e il loro mistero, per
la cultura popolare: la sua sapienza essenziale costituisce il
nutrimento della propria dimensione umana e artistica.
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Marilisa Busa'
Assistente alla regia
Nata a Messina, è laureanda in Giurisprudenza con tesi
assegnata in diritto dell’informatica I contratti telematici
nella Pubblica Amministrazione.
In teatro ha maturato una lunga esperienza come
assistente alla regia e responsabile della segreteria
organizzativa. Questi alcuni degli spettacoli per i quali ha
lavorato: Sua maestà siciliana, Un Amleto, Il convitato di
pietra e Babele ovvero Non lasciate che passi l’età, regie
di Giovanni Boncoddo; Il drago, regia di Sasà Neri; Don
Giovanni e i suoi fratelli, Teatrofestival; Anna Cappelli di
Annibale Ruccello, regia di Massimiliano Mecca; Città
perfetta, saggio del laboratorio di Universi Teatrali a cura
di Giovanni Boncoddo e Roberto Bonaventura; Microzoi di
Beniamino Joppolo e Mamma di Annibale Ruccello, regie
di Roberto Bonaventura; L’altro regno e Il cavaliere povero,
regie di Monia Alfieri; Bronte 1860 - Quale di libertà di
Carmelo Causale, produzione del Teatro di Messina, regia
di Gianni Scuto.
Dal 2007 collabora stabilmente con il regista Roberto
Bonaventura e con l’associazione culturale “Il castello di
Sancio Panza”.
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Adele Tirante, Angelo Campolo e Annibale Pavone (foto di Domenick Giliberto)
Personaggi
(in ordine di apparizione)
Angelica
Rino
Nando
FURESTERI
ANGELICA Mancu sta vota ci veni
RINO Mancu l’uttima vota ci vinni
ANGELICA Chi ci trasi?
Rino la guarda dubitativo.
ANGELICA …L’uttima vota muriu to patri!
Rino ancora più perplesso.
ANGELICA Chi c’interessava a iddu giustamenti?
RINO Mancu pi to patri ci vinni
ANGELICA Appunto! Ma sta vota si tratta i Pippo… i so patri
RINO Angelica?
ANGELICA Ohu…
RINO Menu mali chi non vinni…
ANGELICA Picchi?
RINO Si vinia parrava o telefoninu tuttu u tempu. Megghiu. Almeno si
parra o telefonu aiu na scusa pi non parrarici. L’ultima vota chi vinni, p’u
compleannu i Pippo, stesi a tavola cu telefonu tuttu o tempu mpizzatu a
ricchi. Iddu ridia e paria cuntentu di essiri ccà a casa. In realtà cu sapi chi ci
stavanu cuntannu dall’autra patti du telefonu
ANGELICA Non è vero. Picchì a ddiri accussì? Io mi ricoddu che ad un
cettu puntu parrau cu mia
RINO Sì, picchì nun avia capitu chiddu chi ci avia spiatu u cammareri. Tu
ci u dicisti e iddu rispunniu…
ANGELICA Sale!
RINO E u cammareri prima ristau na picca interdetto appoi ci pottau u sale
nto cafè
ANGELICA Ma iddu stava parrannu u telefonu
RINO E infatti ntinnia a Borsa… a Borsa sale (ride) minchia chi faccia chi ci
vinni mentri bivia ddu velenu, senza stutari ddu cazzu i cellulari, ci u sputau
nta facci a matri i to maritu
ANGELICA Allura, chidda già è tutta ppuntata chi spinguli
RINO Idda ci fici a so maritu: “Patrizio che dici, dopo il caffè, potremmo
andare no?”
ANGELICA Pippo n’a potti mai supputtari a chidda
RINO Ti ricoddi comu a chiamava?
ANGELICA No, comu a chiamava?
RINO Il paggetto
ANGELICA Il paggetto?
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RINO Si picchì è servizievole e avi dda pettinatura a minchia
ANGELICA Dai, non ci diri accussì, mancu è giustu però…
RINO (con lo sguardo perso nel nulla) ma quannu rriva du fissa i Nandu?…
io annari ncampagna…. ‘a campagna… si non c’era iò ad aiutare a Pippo,
si piddìa tutto, ddu fissa i Nandu sempri appressu a Borsa…
ANGELICA Veru, ‘a Borsa… ll’azioni…
RINO Na bona azioni però n’a fici mai e intanto si piddìa tuttu… i limuna…
ll’aranci… ll’animali… i pianti… dopo tutti i sacrifici pi cattarila chi fici Pippo…
a du passi du mari… è un miracolo si non n’a espropriaru pi ffarici un lido…
tanto ormai semu circondati… n’avemu unu a ddestra e unu a sinistra… e
iddu, Nandu, si nni futti mancu si nun fussi puru a soi
ANGELICA Ma cettu… iddu a Milano avia a pinzari o’ so’ guadagnu
RINO U so guadagnu era cca’ ma iddu su scuddau chistu e a campagna si
nun era pi mmia e pi Pippo s’avissi pedduta…
ANGELICA A Pippo ci piacia assai a campagna
RINO Ti ricoddi comu a chiamava?
ANGELICA U nostru paradiso!
RINO U nostru paradiso! Ma si Nandu nun si movi e nun mi dugna na manu
si nni va tuttu allancallaria. Iddu nun penza che a campagna avi bisogno i
tempu. Cettu, iddu penza i so guadagni… Matri… mi sta venennu na fami…
m’a fai a minestra sabbaggia? Ah? M’a fai?
ANGELICA Ora?
RINO E quannu? Cchiù taddu?
ANGELICA Ma ora stamu spittannu a Nandu…
RINO Va, fammilla! comu a facia Pippo… a cugghii aieri nta campagna…
va, fammilla! tu a sai fare comu a facia Pippo…
ANGELICA No, avi a veniri Carlo mi mmi pigghia…
RINO Ma picchì t’u maritasti a ddu fissa?
ANGELICA Ma, n’o sacciu. Mi facia sentiri cchiù sicura… chiddu chi avia
prima non mi dava ricettu
RINO U vidi: chistu mi fa scantari
ANGELICA Cosa?
RINO Chistu stissu chi stai dicennu. Io ti canuscia comu una alternativa chi
faci i manifestazioni contra u ponti…
ANGELICA A Pippo, però, u ponti ci piacia…
RINO E che ci trasi? Tu eri chidda ca se ne futtia d’i reguli. Ci mpiantasti na
malaparti a me matri dda vota chi ti vulia puttari o ballu d’i debuttanti…
ANGELICA Cettu, vistuta addamanera! Mi paria na cosa i cannaluvara!
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RINO E n’autra vota chi ci mpiantasti na questioni a me soru picchì avia
fattu a lista p’i so’ diciotto anni…
ANGELICA Si unn’o giuellieri! Mancu si s’avia a maritari!
RINO Sì, ma m’a fari finiri i parrari però
ANGELICA E parra, parra!
RINO Bbonu! Tu eri chidda chi facia i campagni contro l’immunità
parlamentare, contro le multinazionali, contro la globalizzazione… girotondi
e quant’altro e ora ti mittisti ccu ddu imprenditori c’a giacca e a cravatta…
ANGELICA Non fa l’imprenditore. Iddu organizza eventi.
RINO Peggiu…
ANGELICA Chi bboi ddiri?
RINO È un sensali
ANGELICA Non è un sensali
RINO Ma si m’u ricoddu c’avia a cravatta puru a scola media
ANGELICA Mutu a stari
RINO E facia l’eppi aur c’a scusa i organizzarici i festini elettorali a so
zziu
ANGELICA Ti dissi: mutu!
RINO E non diri chi tantu non canciasti bannera, picchì a patti politica è
sempri a stissa
ANGELICA Mutu…
RINO Bonu: passasti da suffragetta a valletta
ANGELICA Ti dissi mutu (in lacrime gli mette una mano sulla bocca per
farlo tacere)
RINO (divincolandosi) e sì ora mi stutu
Angelica si siede trattenendo a stento i singhiozzi.
RINO A sai a verità com’è? Chiddu chi mi fa scantari è ca paremu furasteri,
genti estranei: chi ci ffai tu cu to’ maritu? E cu to’ soggera? Cu chiddi? E
ccu mmia?
ANGELICA Rino ti fai u scattru picchì Pippo non c’è… si c’era Pippo…
RINO Si c’era Pippo, Nandu non vinia ed erumu tu e io comu aieri, comu
oggi, comu sempri
ANGELICA T’a ricoddi dda vota, quannerumu picciriddi che me’ patri e
me’ matri non c’erunu?
RINO Quannu?
ANGELICA Dda vota…
RINO Quannerumu picciriddi to patri e to matri non c’erunu mai
ANGELICA Si vabbeni, raggiuni tu hai
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RINO Picchì? Staiu babbiannu? Cuntimi un compleannu ch’i to genitori
quanneri picciridda
ANGELICA Dda vota… nta l’81 quannu ci spararu o Papa!
RINO E sintemu: che ti regalaru to patri e to matri?
ANGELICA Mercedes! A me’ bambola preferita!
RINO Chidda t’a regalau me patri
ANGELICA Ma chi stai dicennu… to patri non c’era nta ddu mumentu… avia
annatu in Germania a travagghiari nta ddu stabilimento automobilistico
RINO Infatti! E secunnu tia a bambola picchì si chiamava Mercedes?
ANGELICA Io pinzava pi dda telenovela brasiliana
RINO Si va bbonu… a telenovela!
Pausa
Comunque dda vota c’era magari Nandu e io ti fici abbidiri u discu i Donatella
Rettore
ANGELICA Chiddu ch’i denti d’a tigre?
RINO Eh!
ANGELICA Chiddu chi ll’occhi fosforescenti chi si dumaunu nto scuru?
RINO Eh! Minchia d’i risati…
ANGELICA Sì, pi ttia e pi ddu strunzu i to’ cucinu Nandu… a mia mi facistu
cianciri
RINO Ni scialammu pi ddaveru
ANGELICA M’ummaginu
RINO Allura sì chi nni divettiumu… Nandu era simpaticu… non avia o
telefoninu
ANGELICA Era gentile… era cchiù gentile ‘i tia… iddu infatti nun m’u vulia
fari o schezzu d’u discu…
RINO Sì… non t’u vulia fari… cu t’u dissi?
ANGELICA Iddu… m’u dissi na vota chi ci ficimu a veglia a’ Nanna
Nerina
RINO E tu ci cridisti magara magara?
ANGELICA Iddu si n’avia pentuto, ciancia poverazzu… io m’umbrazzai e
iddu…
RINO E iddu?
ANGELICA Mi desi na gran baciata
RINO Capia! Pi’ chistu ti dissi sta minchiata!
ANGELICA No! M’a dissi picchì erumu scantati… o scuru…
RINO Comu dda vota d’u discu?
ANGELICA Cchiù assai!
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RINO E allura?
ANGELICA E allura iddu mi cuntau na storia che ci avia cuntatu Pippo
RINO Sintemu.
ANGELICA Orlando, il paladino, un ionnu va nt’un paisi aunni c’eruni i
fantasimi… a ggenti ci spiegau unnera a casa ch’i fantasimi e siccome
stava scurannu ci diciunu puru, mentre che fujunu p’u scantu, chi all’una
i notti i motti si faciunu vivi… sì, insomma, si mustraunu ‘i ggenti. Orlando
invece ‘i scantarisi si stipa nto ncantu c’a fedele spada durlindana al fianco
e spetta… spetta che ti spetta…
RINO E chi spetta?
ANGELICA e ora! A aviri pacienza! Dunque, spunta un fantasima ca parìa
un cristianu: avia i pedi, i iammi, i brazza, i manu, a testa… tuttu va’! Sulu
a facci era strana… era comu si ci ll’aviunu cancellata, ma Orlando non
si scanta, assecuta u fantasima ca passiava p’a casa, arriva nto cottile
e u fantasima ci mostra un cespuglio… appena iddu fici pi vaddarilu
si sbigghiau annau a cchiamari o so’ scudiero che p’u scantu dummia
all’ostello, chiamanu i ggenti e Orlando ci fa vidiri u cespuglio. A ggente
scava, dissotterra un cadavere e un vecchio, nta ddu frangenti, si ricuddau
nentimenu d’un delittu anticu ca ci avia statu tant’anni arreti e d’un corpu ca
non s’avia cchiù trovatu
RINO I motti s’annu a lassari nta lloro paci…
ANGELICA No! No, i morti s’annu a ssapiri ricuddari. Chista è a vera paci
RINO P’i motti?
ANGELICA No. P’i vivi.
‘A MOTTI BUTTANA
Bussano alla porta insistentemente.
ANGELICA Cu ie?
RINO Cu po’ iessiri? Saravi Nando chi rrivau
ANGELICA Rrivau sta vota! Io m’u sentia
Angelica va alla porta (fuori scena). La porta si chiude. Entrano Nando e
Angelica. Rino guarda Angelica compunta e Nando e non può fare a meno
di sorridergli nervosamente. Poi torna serio. È visibilmente agitato per
qualche motivo.
RINO Muriu aieri.
ANGELICA Mi dispiaci. Manciasti acchecosa?
RINO A lingua! Si manciau a lingua sicunnu mia
NANDO (squilla il telefono, dapprima non lo trova, risponde di scatto)
…lo sai quanto ci ho messo ad arrivare da Catania a qui? Non è pensabile.
Sono fuori. Ma che ci stanno a fare in questo posto di merda? Poi hanno fatto
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tutte ste rotatorie… ma che cazzo… bisogna saperle usare però… sennò
si perde solo più tempo… (abbassa al voce) no, non ti sto facendo perdere
tempo… siete già a Linate lo so, lo so che non ci mettete niente a venire
giù… pronto? Pronto? (la conversazione si interrompe bruscamente)
RINO Cadiu a linea?
ANGELICA Cu cu parravi?
NANDO (squilla di nuovo il telefono) … ho capito che ci siete… ho capito!
(cercando di trovare riparo dai cugini, tuttavia non riesce ad abbassare
la voce) Datemi solo un po’ di tempo, perdio! No… no, una settimana, al
massimo, dai! Come? Come 12 ore? Ma… no, no dai non scherziamo… il
trucco del bagaglio? sì, sì che me lo ricordo il trucco del bagaglio… no, dai,
per favore (cade di nuovo la linea. Evidentemente, dall’altro capo, qualcuno
ha riattaccato. Nando guarda nervosamente nella propria borsa da viaggio,
tirandone fuori, alla rinfusa, vari oggetti)
RINO Mancu rrivasti e già fai tuttu stu traficu e to patri, Pippo, muriu chi avi
mancu un ionnu…
ANGELICA Nando ti senti bbonu?
NANDO No… è evidente
RINO E ripigghiti! u funerali avissi a iessiri dumani
ANGELICA Ancora c’è i parrari cu ll’agenzia… ghiamarici o municipiu…
capiri c’amu a ffari cu sta casa.
RINO E ca campagna… soprattutto! A campagna si avissi statu pi ttia
s’avissi pidduta… (guardandolo intensamente) Nandu… a campagna! Eppi
na pinzata. Stai a sentiri.
NANDO Non ora Rino.
RINO Ma comu nun binisti puru p’a campagna? Scusa picchì tunnasti? To
patri mancu u vaddasti, ti metti a parrai ‘o telefonu…ma si po sapiri picchì
tunnasti?
NANDO Sono qui per i funerali di mio padre. Facciamoli e facciamola
finita.
RINO (quasi sottovoce) finiu… finiu aieri e tu non c’eri tantu pi canciari.
NANDO Rino non ti capisco quando parli!
RINO Non capisci picchì ti scuddasti i tuttu, i quannerumu picciriddi, d’a
campagna, i to patri
NANDO Non capisco perché non mi guardi in faccia quando parli…
sempre con la faccia a terra… con questo atteggiamento…voi avete perso
in partenza!
RINO (rivolto ad Angelica) Ma che ci trasi… io c’i staa parrannu d’a
campagna e iddu mi dici “avete perso in partenza”
ANGELICA Bonu, nun faciti accussì, cammativi
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RINO … io ci di dicu “dove vai” e iddu mi rispunni “porto pesci”.
Nando? Pippo muriu e tu si u figghiu è giustu e poi fari chiddu chi bboi,
ma io era ca a travagghiari cu iddu, chi mani ‘nta terra… amu a parrari da
campagna!
NANDO Fottiti tu e la campagna!
ANGELICA Si mette davanti a Rino che si sta dirigendo minaccioso da
Nando. Rivolta a Rino.
Vatinni, ci parru io, avi a salutari so patri.
RINO Sì, mi ni vaiu ncampagna…ll’animali su megghiu i tia! (esce
sbattendo fragorosamente la porta)
ANGELICA (dopo un lungo silenzio)
Tu non ni capisci a nui ma mancu iò capisciu a tia
NANDO (le sorride sornione. Poi si avvicina e l’accarezza dolcemente)
Non è vero, ti sbagli, a te ti capisco ancora. Solo una cosa non ho mai
capito: perché ti sei sposata quel minchione di tuo marito…
ANGELICA Mi sentivo più sicura… e protetta. E ora chi non c’è Pippo,
almeno sacciu che c’è iddu.
NANDO Quando è successo esattamente?
ANGELICA Aieri sira
NANDO Perché ieri mattina mi hai detto che stava bene?
ANGELICA Picchì veru era. Si manciau magara i pipi chini pi pranzu.
NANDO I pipi chini?
ANGELICA Eh! Veddura è. Mali non ci putia fari.
NANDO Questo era quello che diceva lui per poterli mangiare. Ha sempre
inventato scuse.
ANGELICA Ora pari chi sta dummennu. U voi vidiri?
NANDO Dite sempre che i morti dormono. Non ne posso più di sentire
questa storia.
ANGELICA Ti ricordi il gioco che facevamo da piccoli?
NANDO No.
ANGELICA Come? Che tu eri impegnato fuori per lavoro e poi rincasavi e
io ti aspettavo così appoggiata al tavolo. Ti ricoddi ah?
NANDO Non lo so, mi sento stanco Angelica.
ANGELICA E ti ricordi a festa d’a Madonna, ah, t’a ricoddi a to spada
comu chidda i sandokan, gialla, u culuri chi ti piacia, e io chi vulia quella
bambola con il foulard rosso e me matri non ma potti cattari?
NANDO Non te l’ha voluta comprare!
ANGELICA Me matri era cuscienziusa mica mi putia spenniri tutti di gran
soddi.
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NANDO Sì e allora mia madre ti ha comprato quella coperta rossa, t’a
ricoddi, si?
ANGELICA Si. Cu sapi chi fini fici. Forse è ancora ‘cca.
Angelica cerca in una vecchia cassapanca la coperta rossa, Nando la
segue, la trovano.
NANDO Chista ma ricoddu…
ANGELICA Vai va. Va mu saluti e parrici.
NANDO Salutare chi? Parrari cu cui? Non c’è nessuno di là. Solo la morte!
A motti buttana chi ca nuatri si divittiu putu troppu mi pari!
ANGELICA Tu m’u dicivi sempre! Agli ostacoli si va incontro senza paura,
a fronte alta.
T’a ricoddi dda vota che “a fronte alta, senza paura” scinniumu d’a scola e
ddu machinuni mi staa pigghiannu npienu e tu ti mittisti davanti, mi spincisti
e u machinuni pigghiau a ttia npienu
NANDO Hai visto? Ti ho salvata quella volta.
ANGELICA Eh no! Tu non ti facisti nenti, mentri io, a fotti che mi spincisti,
annai a sbattiri nterra c’a me bedda facci e mi fici stu sguaru nto mentu.
Vadda, vaddami bbonu.
NANDO Mi dispiace
ANGELICA E ora non hai mancu i cugghiuna pi passari dda patti.
NANDO Ti prego. Pensi che ce l’avesse con me?
ANGELICA Si fici taddu. Aunnè c’arriva Carlo e mi pigghia.
NANDO No, non mi laciare adesso.
ANGELICA Povero Pippo si c’era iddu a stura ni tinia tutti uniti comu na
vota.
Esce.
Lascia Nando da solo
Buio
SCAMMOGGHIA
NANDO Non dormi vero? Non avresti dormito se avessi visto davvero
cosa stava succedendo oppure no… dormivi, sempre hai dormito, perché
se fossi stato sveglio te ne saresti accorto… te ne saresti accorto della fine
che facevano i tuoi soldi… sempre puntuali, eh! Anzi, grazie, grazie. Non ti
ho mai ringraziato. Non ne avevo il tempo. Finivano prima che potessi farlo.
Gli esami mai dati, i bonifici per la cooperativa… avresti dovuto bonificare
le mie giornate… se ci fosse stato un assegno in bianco per rendere pulita
la mia vita. Una volta l’ho sognato sai, ma quello no, non me lo hai mai
inviato, sarebbe servito ad azzerare i miei ricordi, il mio ricordo di te, ma
posso rimediare adesso. Devo rimediare. I signori che mi hanno prestato i
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soldi, i soldi veri quelli che mi servivano a tirare avanti… non i tuoi con cui
gestivo a malapena i miei debiti, insomma, sì, quei tizi non scherzano…
mi faranno il trucco del bagaglio… sono già all’aeroporto… mi daranno
qualche ora, forse un paio di giorni, niente di più… Sapuppa mi ha spiegato
la situazione. È stato chiarissimo, sai? Come aggirare il discorso dell’ipoteca
sulla campagna. Mi ripigghio tutti cosi, ma a me manera… Venderò tutto:
le speranze di Rino, la rassegnazione di Angelica e anche la memoria, sì,
cancellerò tutto… Mi ripigghio tutti cosi, ma a me manera…
ANGELICA Senti io vaio un minutu nto bagnu. Si arriva Carlo ci dici m’i
spetta.
NANDO Va be’
ANGELICA Però diccillu. Non fari comu quannerumu picciriddi che uno ti
dicia una cosa e tu t’a scuddavi subbito.
NANDO No.
ANGELICA Non t’a ricoddi dda vota che ti dissiru i stutarici o focu sutt’o
latte e tu ti mittisti a leggiri ddu libru e ti bruciasti tutt’o brazzu?
NANDO (si guarda il braccio e annuisce)
ANGELICA Perciò, pozzu stari tranquilla?
NANDO Sì.
ANGELICA Sicuru sicuru?
NANDO Ma sì, Angelica, stai tranquilla, dai. Vai, vai in bagno.
ANGELICA E tu cchi ffai nto frattempo?
NANDO Eh… che faccio. Sto qui. Guardo un po’ di riviste.
ANGELICA Allora iò vaiu…
NANDO Vai vai.
Nando si guarda intorno. C’è una vecchia libreria polverosa con delle
riviste di storia. Ne apre una, comincia a sfogliarla e a leggerla. La posa.
Ne prende una un po’ più in alto e facendo questo movimento gli cade una
pallina da tennis in testa. Riavendosi dal colpo, la guarda ed è come se gli
si schiudesse dinanzi un panorama inusitato di ricordi. In quel momento
si sente aprire la porta ed entra Rino. Nando nasconde prontamente la
pallina, ma non riesce a nascondere un’espressione un po’ colpevole.
RINO Chi stavi facennu?
NANDO Io? Niente.
RINO Nenti? T’avissi a vaddari nta stu momentu.
NANDO Perché? Che ho?
RINO Chi hai? E che nni sacciu? Dimmillu tu.
NANDO Già finito il lavoro in campagna? Non dovevi perderci del tempo?
RINO Che ffai pigghi p’avanti pi non restari arreti?
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NANDO Eh?
RINO Capisti, capisti. Sta vota sugnu sicuru che capisti
NANDO Va be’… si è fatto tardi
RINO Spetta. Unni vai?
NANDO Devo sbrigare alcune cose. Qui non avete una connessione
internet. Ma come fate?
RINO Oh Nandu… ma tu u vidirivi a to patri c’a connessione internet?
NANDO No, effettivamente.
RINO Ecco appunto. (nota che Nando nasconde qualcosa dietro la
schiena) Ma chi ti stai mucciannu?
NANDO Io?
RINO No... allura cu?
NANDO Ma, niente (retrocedendo goffamente sbatte contro il mobile alle
sue spalle facendo scivolare la pallina proprio in direzione di Rino)
RINO Auddocu. Quantu a ciccai. Ma unnera finuta?
NANDO Dietro i numeri di Mondoperaio.
Si guardano. Poi, come in un cortocircuito spazio-temporale, Rino comincia
a palleggiare, Nando si mette seduto tra due sedie mimando il gesticolare
nervoso di un portiere tra i pali.
RINO (imitando una radiocronaca) Giornata fredda e piovosa al Comunale.
Pubblico delle grandi occasioni sugli spalti e favori dei pronostici per i
padroni di casa. Ma il Milan di Radice, oggi, sembra determinato a fare sua
la partita scatto di Evani che supera in corsa Marocchino, cross al centro
per Jordan… parata miracolosa di Bodini!
NANDO Bodini?
RINO E Bodini… Bodini… ddu ionnu Zoff s’avia nfortunatu
NANDO Ma che minchia dici!
RINO E poi tu non fusti mai cosa i fari Zoff, perciò…
NANDO Ma perché? Perché pure da piccoli sempre Bodini mi facevi fare
RINO (come se non lo ascoltasse) Riprende l’azione: da Baresi a Cuoghi
che verticalizza in profondità per Incocciati staffilata all’incrocio dei pali…
nuovo miracolo di Bodini
NANDO Zoff!
RINO Incredibile il Bodini di questo pomeriggio. Ma siamo alle battute finali
del match, Novellino si appresta a battere il calcio d’angolo (tira la pallina, di
carambola, contro il muro), potrebbe essere l’ultima azione, battuto, colpo
di testa di Collovati (colpisce la palla di testa mandandola vistosamente in
altro rispetto all’invisibile traversa tra le due sedie) ed è gol… grande gol di
capitan Collovati! L’arbitro fischia. Il Milan ha vinto!
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NANDO (esplode finalmente liberato) E no, ah! Niscìu fora. Ma picchì
a ffari sempri scammogghia ah? Sempri! Comu dda vota che annammu
o campettu p’a finale d’u torneo del quartiere… n’aviumu preparatu avia
na simana… pi essiri nfomma ddu ionnu nun m’avia manciatu mancu u
cunigghiu all’agrodolce fattu d’a nonna Maria e tu u sai quantu mi piacia…
m’avia miso le scarpe nuove “pantofola d’oro” nere c’a striscia bianca…
c’era du marcantonio chi giucava nta vostra squadra chi non mi fici vidiri a
palla pi tutt’a pattita… all’uttimo minutu tu sbagghiasti ddu rinviu e m’a tirasti
i ssupra io signai e tu dicisti chi l’avia pigghiata c’a manu ma non era vero
non era vero… e puru ora… dda partita Juve-Milan m’a ricoddu… signau
Collovati, ma nanu Galderisi vi nni calau tri (si alza, prende la pallina in
mano e comincia a palleggiare) e adesso tocca a tia… ziccati nta potta chi
ti fazzu a vvidiri (Rino esegue piacevolmente sopreso Nando tira a sopresa
la pallina segnando) Gooool! Mi pare a mmia che dommi oggi e ora ti nni
calo n’autru aspetta però che prima devo andare in bagno (entra in bagno
non ricordando che vi era precedentemente entrata la cugina che, al suo
ingresso, urla)
RINO Iò dommu ma tu mi pare che sì anche troppu sbigghiu
NANDO Iucamu va’. Che facisti ncampagna?
RINO Eh e che fici, puliziai aunni c’era u biviere che s’aviunu ricugghiuti i
peggiu puccarii
NANDO E poi?
RINO E poi ncuntrai a Tanio e a Donatello t’i ricoddi?
NANDO Chiddi cu cu niscivi vintanni fa?
RINO Eh!
NANDO Ma che fai nesci ancora c’a stissa ggenti?
RINO Sì picchì chi c’è i mali?
NANDO Ma… fimmini?
RINO E chi ci trasunu i fimmini adesso?
NANDO No, così… comunque stavi dicennu Tanio e Donatello
RINO E cu’ Tanio e Donatello eppimo na grande idea… picchì tu a ssapiri
che nta tuttu stu tempu che tu non ci fusti e iò aiutai a Pippo a puttari
avanti a campagna sempri pinzai che tu avivi a tunnari un ionnu o picchì i
cosi t’annaunu mali (Nando lo guarda indispettito) no… spetta… non che
me ll’augurava così, va’ i cosi ti putiunu pure annari mali… ma comunque
t’annaru bboni e non ni parramo cchiù… oppure putii ritunnari picchì t’avivi
rotto i cugghiuna (Nando lo guarda sempre più indispettito) vabbè putia
essiri ch’arrivato a un cettu puntu t’avivi rotto i cugghiuna… no? Comunque
i cugghiuna non ti rumpisti e non ni parramo cchiù oppure avivi a ritunnari
pi fozza picchì…
NANDO Muria me patri…
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RINO Eh!
NANDO Beddi pinzati avisti pi mia mentri che non c’era
RINO Veru, i cosi giusti: ti pinzai assai!
NANDO (fa un gesto scaramantico) e non mi pinzari cchiù va’… penza i
fimmini… penza a to cucina…
RINO No, pinzai a ttia e pinzai… senti, senti se ti piaci sta pinzata che fici:
iò, tu, Angelica, Tanio e Donatello… (pausa per una studiata suspence)
NANDO Eh… allura?
RINO Chi nni dicia sempre Pippo?
NANDO Chi n’aviumu scantari ‘i comunisti picchì erano ottusi comu i
preti?
RINO No
NANDO Chi nni dicia?
RINO Va! Tu scuddasti…
NANDO Nni dicia tanti cosi…
RINO Si va bbonu, ma, in particolare ti ricoddi dda vota che tunnau d’a
federazione provinciale tuttu schifiatu picchì u pattitu avia decisu i cannidari
ddu latru?
NANDO Chi ni staumu riducennu peggiu d’a Democrazia Cristiana?
RINO No
NANDO Senti mi arrendo chi nni dissi?
RINO Nni dissi (diventa solenne) “che il futuro non era nella rincorsa
frenetica all’arricchimento e al benessere ma nel ritorno ai ritmi lenti e
veritieri della campagna, che se non fossimo tornati alla natura i nostri
figli un giorno non avrebbero nemmeno capito la parola sol dell’avvenire”.
Nando, iò, tu e Angelica dda parola a capemu ancora ma i nostri figli…
NANDO Ma si nun n’avemu figghi…
RINO Ancora no, ma un domani…
NANDO Ma un domani ci pinzamu…
RINO No, Nandu, m’a scusari. Pippo muriu… u dumani rrivau… u dumani
è oggi
NANDO E che vulissuvu fari?
RINO Iapremo n’azienda agrituristica sotto forma di cooperativa: “Il sol
dell’avvenire”, vivemu di frutti d’a terra e i vinnemu magara… comu prodotti
biologici
NANDO Non capia bbonu…
RINO Nandu… a campagna… u nostru paradiso… u socialismo avi a
rinasciri i ccà… amu a limitari i risorsi per distribuirle meglio
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NANDO Ma tu sì pacciu… ma comu: a campagna… u nostru paradisu e tu
a voi sfruttari c’a scusa d’u socialismo pi farici n’azienda…
RINO Sfruttari… ma chi stai dicennu… Nando iò ci pruvai… u sai megghiu
i mia… travagghiava ‘e Posti… era onestu… comu dicia Pippo: t’u ricoddi…
ah? T’u ricoddi?
NANDO Sì
RINO Un compagno è un esempio pi ll’autri. Ma quannu visti u diretturi ca
s’arubbava i risparmi d’a povera gente non c’i vitti chiù d’a vista i ll’occhi e c’i
dissi “io a denuncio pi quant’è veru Ddiu… ci fazzu peddiri o travagghiu…
NANDO Bravu u fissa
RINO U poi diri fotti… iddu si ricoddau che na vota pi favuriri un cliente
ferruveri, un poverazzu chi avia travagghiatu tutt’a so vita, c’avia a pigghiari
a pensioni pi ll’uttimu i ll’annu, ci iapria a cassa e ci desi chiddu che ci
spettava… ma siccome erumu già gghiusi nun l’avissi pututu fari in realtà…
u diretturi d’a vota, ch’era i bbona picchi iò facia tuttu chiddu chi mi diciunu,
mi dissi “bonu futtitinni, nun t’a preoccupari, ti copru iò” poi quannu vitti
c’arubbava e m’incazzai cu iddu, si scuddau i tutto, mi denunziau e, per
concussione, m’i fici tri misi i cacceri… chista è a giustizia nto nostru
paisi…
NANDO No chistu è chiddu che capita ‘i fissa comu a ttia
RINO Sì, ma ora mi rumpia u cazzu i fari u fissa… basta… finiu… dumani
pumeriggiu aiu ll’appuntamento o comuni cu ll’ingegnere Sapuppa e
risobbemu tutte cose…
NANDO Dumani pumeriggiu?
RINO Eh… picchì? Che c’è?
NANDO Ma dumani pumeriggiu c’è u funerali… ma chi si pacciu?
RINO Picchi? U funerali è i tri… io l’appuntamento ll’aiu i cinqu… evitai
l’esequie p’un miraculu… picciò è peffetto
NANDO Ma comu?… comu peffetto?… mancu o sotterrammu a Pippo e
già tu pensi all’affari… ohu ma u sai che fai schifu piddavera?
RINO O cuntrariu. Chisto o me paisi si gghiama rispettu. Iddu vulia fari a
cooperativa… u socialismo avi a ripattiri dal basso…
NANDO Ma a finisci i diri minchiati…
RINO Anzi. Nandu a veniri puru tu. A veniri puru tu. È u to doveri.
NANDO Io?
RINO Eh!
NANDO No… anche vulennu… dumani non pozzu
RINO Ma picchì unn’annari? Dumani non c’è u funerali? Non veni?
NANDO No… sì, mi pari che vegnu! Però subbito dopu aiu a pattiri…
RINO A pattiri?
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NANDO Cettu. Lassai tuttu comu si truvava… non mi pozzu femmari…
aiu a tunnari
Suonano al citofono. Nando va a rispondere.
NANDO Ah, no. No mi dispiace. Mi pare che è già uscita. Arrivedecci.
RINO Cu era?
NANDO Carlo, ddu fissa d’u marito ‘i nostra cucina.
RINO E chi ci dicisti?
NANDO Chi non c’è… chi nisciu…
A SCIARRA È P’A CUTRA
ANGELICA (entra trafelata in scena agitando nella mano destra un foglio
di carta sgualcito) Vaddati chi truvai nto bagnu
RINO E NANDO Chi truvasti?
ANGELICA Mah! non sugnu sicura… ma è accheccosa chi ni lassau
Pippo…
RINO Aunn’u truvasti?
ANGELICA Sutta a boccetta d’a brillantina
NANDO Quanto vidu…
RINO Ma chi vidi… tutti amu a vidiri…
NANDO Che ci trasi, iò sugnu u figghiu
Angelica e Rino lo assediano impedendogli di leggere
NANDO Ohu m’aviti a fari respirari ca si nunca non capisciu un cazzu i
chiddu chi c’è scrittu
RINO Chi c’è scrittu?
ANGELICA Chi c’è scrittu?
NANDO E ora… non si capisci bbonu
RINO Comu non si capisci?
ANGELICA Comu non si capisci?
NANDO Non si capisci… non si capisci…
ANGELICA (gli strappa il foglio dalle mani con veemenza) ma fammi
leggiri va’… babbu!
RINO
(mentre Nando si pone in disparte) Allura? Ah? Angelica si po’ ssapiri chi
c’è scrittu…
ANGELICA C’è scrittu…
RINO C’è scrittu?
ANGELICA C’è scrittu… c’è scrittu che i libri vanno a scola elementari
aunni nzignava… che a casa l’avemu a vinniri e i soddi ci l’ammu a dari e
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popolazioni alluvionate… che a macchina pi ccomi è rriduciuta a putemu
ittari e che a campagna…
RINO A campagna?
ANGELICA A campagna… è… è… i cu avi figghi… (si allontana dagli altri
in silenzio. Va a sedersi mettendosi addosso la coperta rossa che aveva
precedentemente lasciato su una poltrona)
RINO E picciò? Nandu ma tu non dici nenti?
NANDU
E c’a ddiri? C’a ddiri?
RINO Accussì finiu? A pigghiata p’u culu?
NANDO Ma chi stai dicennu?
RINO Nuddu i nui avi un figghiu. A cu’ va a campagna? E tutti i beddi prugetti
c’avia? A cooperativa… il sol dell’avvenire… chi fini fici il sol dell’avvenire?
NANDO Non mi sentu tanto bbonu… Angelica? (non risponde) Angelica…
Angelica pi favoreddu m’a fai a minestra sabbaggia… ah? Comu a sai fare
tu… comu a facia Pippo… ah? m’a fai?
ANGELICA Scusa… m’a scusari… mancu io mi sentu bbona (ha un
conato e fugge in bagno)
RINO Cettu… magara pi idda fu un coppu…
NANDO Uh? Ebbè cetto, cetto…
Pausa
RINO Ma chi avi? Non credu che si senti mali piddavera…
NANDO Tu dici…
RINO Bussici…
NANDO Angelica…
ANGELICA (dall’interno) non vi preoccupati. Nenti aiu… ora nesciu…
(rumori sospetti dall’interno)
RINO Nesci… fatti a vvidiri
NANDO Nesci… capace che fu accheccosa che ti manciasti…
ANGELICA Non manciai nenti…
RINO Fossi… fossi fu l’emozione… la sorpresa… pi sta motti
improvvisa…
ANGELICA Ca quali sorpresa… ca ddu povereddu aviunu misi che patìa
NANDO Nesci!
RINO Nesci!
ANGELICA No… (sempre rumori sospetti dall’interno)
NANDO Nesci… ca po essiri ca si ti pigghi na picca i minestra sabbaggia…
ti passa. (rivolto a Rino) è veru?
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RINO Ca cettu! Nesci, Angelica, nni manciamu tutt’assemi na picca i
minestra sabbaggia e vidi che passa tuttu…
ANGELICA (uscendo dal bagno con la coperta rossa davanti al volto) Ma
c’avi a passari? C’avi a passari?
NANDO Angelica!
RINO Angelica!
NANDO Fatti vaddari bbona nta facci (cerca di strapparle la coperta
rossa)
RINO Fatti vaddari… chi hai? (a sua volta cerca di strapparle la coperta
rossa)
ANGELICA Staiu bbona!
NANDO U sintemmu comu stai bbona (prova ancora a strapparle la
coperta rossa)
RINO Sì, u sintemmu piddavera (di nuovo cerca di strapparle la coperta
rossa)
ANGELICA Vi dissi che staiu bbona (cercando di proteggersi il viso)
NANDO U vittimu comu stai bbona (tenta ancora di strapparle la coperta
rossa)
RINO Sì, u vittimu piddavera (tenta nuovamente di strapparle la coperta
rossa)
ANGELICA (si scopre volontariamente il viso) Ecco ora siti cuntenti?
NANDO Embè chi hai?
RINO Chi hai?
NANDO A mia mi pari tuttu nommali
RINO Magara a mmia mi pari tutto nommali
ANGELICA Ma possibile ca non capiti…
NANDO E chi c’è i capiri?…
RINO Non c’è nenti i capiri…
NANDO Chi hai?
ANGELICA A dumanna non è chi aiu, semmai chi fazzu
RINO E allura? Chi ffai?
ANGELICA Spettu!
I due cugini si guardano impietriti, poi, avendo capito l’arcano, si mettono le
mani ai capelli per la disperazione.
Buio
31
IL COLPO DI GRAZIA
È passata una settimana. Rino e Nando afflitti, abbandonati su una sedia.
Evidenti segni di smobilitazione. Entra Angelica ben vestita, truccata.
ANGELICA Ancora a sta manera vi trovu? Allura… chi diciti: ll’amu a
cchiudiri sta casa sì o no?
RINO Ora! picchì a aviri tutta sta prescia?
NANDO A mia mi pare aieri c’arrivai
ANGELICA Ma comu… comu picchì… avi a veniri u patruni i casa. Ci
ll’aviamu lassari avi già du ionna
RINO Du ionna! Ma comu u truvasti i cussa st’acquirenti… chi l’avii
stipatu?
NANDO A mia mi pare aieri c’arrivai
ANGELICA U sapiti chi siti seri tutti e dui. U signor Privitera abita sutta i
nui. Ci avia misu ll’occhi supra a sta casa da un saccu i tempu ed erumu
tutti d’accordo i vinniriccilla…
RINO E bbonu ci ‘a vinnemmu
NANDO A mia mi pare aieri c’arrivai
ANGELICA Ma tu chi hai? Chi sì bummatu?
RINO Cettu, senza libri sta casa pari n’autra
NANDO Com’è u tempu fora?
ANGELICA Comu avissi essiri: chiovi, chiovi da na simana
RINO Na vota si dicia: piove governo ladro
NANDO Ora non n’avemu mancu u curaggiu mi n’a pigghiamu pi cosi
serie figurati p’a pioggia
RINO A pioggia è na cosa seria
NANDO Mi pari che cca ci su problemi cchiù rossi però
RINO Nandu, fiditi, ccà magara a pioggia è un problema rossu
ANGELICA A finistu i lastimiarivi (ha un conato)
RINO Vidisti: a facisti sentiri mali
Scoppiano a ridere entrambi
NANDO Cettu che u funerali vinni na puccaria
RINO Che boli diri? È un funerali… è na cosa triste… chi n’aviumu a
divettiri?
NANDO No ma ci su funerali e funerali…
RINO In che senso?
NANDO Ci su funerali va che uno s’i ricodda… che restunu…
RINO Cridi a mia i funerali su tutti i stissi megghiu mmi unu si scodda
NANDO Megghiu mi nun restunu allura
32
RINO Megghiu mi nun restunu
NANDO Ti n’accugisti quannu u preti staa sciddicannu
RINO S’ sì fu quannu dissi: “scambiatevi un segno di pace”
NANDO Io sta cosa d’a paci n’a potti mai capiri
RINO Picchì?
NANDO Picchì si io sugnu sciarrato cu ttia e tu fusti strunzu cu mmia amu
a ffari a paci?
RINO Ma che ci trasi? Semu nta un luogo sacro. Si tratta i na tregua
NANDO Allura è sbagghiata
RINO Cosa?
NANDO A missa
RINO A missa è sbagghiata?
NANDO Cettu, si si tratta i na tregua s’avissi a diri: Scambiatevi un segno
di tregua!
RINO Però ‘a tregua nun avi segnu
NANDO Chi bboi diri?
RINO Chi nun fu sulamenti u parrinu a sciddicari…
NANDO Almeno u parrinu si riggìu
RINO Avia u cherichettu d’a so patti…
NANDO Comu fici m’u gguanta n’o sacciu
RINO C’avia a ffari? Ll’avia a fari buccari?
NANDO No, cetto
RINO Quannu unu è ddocu pi mmiscari nterra… l’autri o u jutunu…
NANDO Oppure?
RINO Oppure nenti. Mmiscunu nterra magara iddi
Angelica esce dal bagno
ANGELICA Va bè si vuliti ristari, io mi nni vaiu comunque c’aiu ll’egiziani
che mi spettunu ncampagna
RINO Quindi alla fine ci’a vinnistu
ANGELICA Mi pari. Io c’a campagna non m’a sacciu sbrigari. Carlo avia un
gran debbito p’i mutti chi non avia mai pagatu cu ll’automobile. Nta ncoppu
ni ripighiammu tutti i soddi chi nni sibbiunu e sti puverazzi d’immigrati ci
facemu guadagnari magari accheccosa
NANDO Sì? E chi si ni fannu d’a campagna st’immigrati?
ANGELICA Mah! Chi sacciu… mi pari chi vonnu iapriri nu stabilimento
balneare… ma l’avissuvu a vidiri chi su biddicchi comu travagghianu
RINO Travagghiano… nta nostra terra…
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ANGELICA A me terra, prego… e ora è d’iddi… e poi su simpatici, su
compagni. Mi cuntaru che si ni fujeru du paisi pi quistioni di dissidenza
politica
NANDO E comu u chiamunu u stabilimento?
ANGELICA Spetta che u sacciu… che m’unzignai… ora t’u dicu: Shams
al mustaqabil
RINO E chi boli diri?
ANGELICA Il sol dell’avvenire
Risata isterica di Rino
ANGELICA Bonu va. Vi saluto
NANDO Angelica?
ANGELICA Chi boi?
NANDO Mi raccumannu o picciriddu
ANGELICA A picciridda. Saravi fimmina (Esce)
Pausa
RINO L’autra vota erumu cchiù assai
NANDO U sacciu
RINO L’autra vota cianciunu tutti
NANDO Veru è
RINO Tu non ciancisti
NANDO Quannu?
RINO Tannu
NANDO Pi to mamma?
RINO Pi me mamma
NANDO Tu ciancivi picchì fosti un cattivo figghiu
RINO Io? Io fui un figghiu esemplari!
NANDO Figghiu esemplari! U dicisti! Chistu è u nostru problema! Non
avemu patri, non semu patri! Sulu figghi sapemu essiri
RINO E chistu chi è u coppu i grazia?
NANDO Cosa?
RINO Ti ricoddi che quannu iucaumu chi pezzi d’u legu, io mi ncazzava
picchì quannu aviumu attaccari i mostri chi veniunu i Vega, ‘a to astronavi
pattia sempri prima d’a mei e quannu io rrivava tu avivi già risotto tuttu e
avii distruttu i nnimici…
NANDO Eh, e allura?
RINO allura io dicia: basta chi iocu a ffari? e tu dicii: no, babbu, dacci u
coppu i grazia ma era na concessione inutile… tuttu avia già finutu… era
na specie i pietà e io chistu n’o potti mai supputtari
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NANDO e dunque?
RINO E dunque Angelica fici tuttu… ti lassau giustu u spilu d’a murali d’a
favola
NANDO Ma quannu mai i favuli epperu na morale?
RINO Chiddi chi mi cuntava Pippo l’aviunu
NANDO Ti sbagghi! Eri tu chi c’a vulivi truvari pi fozza
RINO Si c’a truvava voli diri chi c’era
NANDO C’era!... na vota!...
RINO No, puru ora
NANDO Puru ora?
RINO Sì, picchì?
NANDO Picchì a favola finiu… risbigghiti!
Pausa
RINO U sai chi mi nzunnai stanotti?
NANDO Chi ti nzunnasti?
RINO Chi vinia Pippo ed era comu si fussi vivu
NANDO E allura?
RINO E allura io ci spiava: ma è giustu che a campagna avi a finiri nta sta
manera?
NANDO E iddu?
RINO E iddu mi rispunniu: Politica ci vuole!
NANDO Sì, chista m’a ricoddu era a so frasi (in un delirio esegetico)
che poi era a traduzioni di dda frasi francisa i Petruzzu Nenni: la politique
d’abord che in italiano significhiria la politica…
RINO Finisti?
NANDO Scusa m’avia ntusiasmatu
RINO Iddu mi rispunniu: Politica ci vuole…
NANDO E chistu già u dicisti e poi?
RINO E poi nenti. Mi vaddau na picca sorridendo
NANDO E basta?
RINO No, no, ora che ci penzu, mi dissi puru n’autra cosa
NANDO E chi ti dissi?
RINO Ma picchì su pigghiau Angelica a ddu fissa i so maritu?
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Pubblicazione dell’E.A.R. “Teatro di Messina”
A cura di
Vincenzo Bonaventura
Progetto grafico e impaginazione
Tina Berenato - Messina
Impianti e stampa
Tipolitografia Antonino Trischitta - Messina
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