Le attuali prospettive low cost per il rilievo tridimensionale
in cavità naturali e artificiali in ambito speleologico
L’AMBIENTE
L’attività di esplorazione di sistemi ipogei
complessi, siano essi naturali o artificiali, è
sovente condizionata da difficoltà di accesso,
quantificabili anche in ore di cammino.
L’andamento talvolta molto irregolare dei
percorsi, con strettoie, meandri e dislivelli
verticali notevoli, condiziona sia
l’equipaggiamento necessario alla
frequentazione di questi ambienti, sia quello
necessario per la loro documentazione.
All’interno delle cavità è molto facile trovare
ambienti freddi, umidi, talvolta allagati, con
presenza di forte stillicidio d’acqua dal soffitto.
E naturalmente nel buio più assoluto.
Può essere complicato trasportare ed utilizzare
apparecchiature elettroniche all’interno delle
cavità. In certi casi le condizioni ambientali
sono tali da impedirne del tutto l’utilizzo.
La preparazione e le competenze tecniche
minime per la frequentazione in sicurezza delle
cavità naturali ed artificiali prevedono un
tirocinio di alcuni anni per raggiungere un
sufficiente grado di autonomia nella
movimentazione all’interno degli stessi. La
distanza spazio-temporale da una squadra di
soccorso che dovesse intervenire in caso di
incidente è un ulteriore deterrente per non
affrontare questi ambienti con supeficialità.
ESPERIMENTI...
Lo scoglio maggiore però rimane il reperimento
del dato dimensionale in situ.
Se da un lato l’utilizzo di strumenti analogici
(bussola, clinometro, corda metrica, quaderno
di campagna) mette al riparo da inconvenienti
che potrebbero avere le corrispondenti
apparecchiature elettroniche in ambienti così
ostili, dall’altro ne condiziona la precisione di
misura ma soprattutto la velocità di
acquisizione.
M. Zandonati - Gruppo Grotte “E. Roner” CAI SAT Rovereto
www.gruppogrotte.it
IL METODO CLASSICO
Il rilievo di cavità sotterranee, ovvero
l’acquisizione dei loro parametri dimensionali
viene tuttora effettuato dalla maggior parte
degli speleologi utilizzando tre strumenti: una
bussola a traguardo, un clinometro ed una
corda metrica.
Le misure di azimut, angolo verticale e
distanza, tra un punto e il successivo, sono
riportate su un libretto, secondo una
Ingresso in parete, Paganella. Foto Mauro Regolini
metodologia ormai consolidata. In pratica si
procede tracciando una poligonale, dove, in
corrispondenza di ogni punto di stazione,
vengono prese anche le misure di alto/basso e
destra/sinistra per caratterizzarne la sezione.
La restituzione grafica comporta il disegno
bidimensionale in pianta e sezione della cavità.
Illustrazione tratta dal Manuale di Rilievo Ipogeo, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, a cura di F. Gherbaz et al., 1992
Andare oltre questa metodologia è stato
possibile con i primi software specifici per il
rilievo ipogeo.
Uno tra i più popolari, a titolo di esempio, è
VisualTopo, realizzato da Eric David
(www.vtopo.free.fr), rilasciato sotto licenza
Free, il quale ripropone in fase di inserimento
dati la classica tabella del tutto simile a quella
del quaderno di campagna, fornendo inoltre
all’utilizzatore anche un primo abbozzo di
visualizzazione 3D.
Un primo tentativo, seppure molto artigianale,
per ovviare al problema, è stato fatto montando
un distanziometro laser, una bussola elettronica
e un clinometro sullo stesso supporto.
Una certa compattezza ne rendeva possibile
l’uso anche in situazioni scomode, tipiche
dell’ambiente sotterraneo.
Non era molto, ma almeno il problema era
impostato.
(Gruppo Grotte “E. Roner”, 2004)
OGGI
Il salto di qualità si è avuto con la comparsa di
un lavoro di Beat Heeb
(http://paperless.bheeb.ch).
Questo speleologo svizzero ha proposto una
scheda su circuito stampato che integra una
bussola elettronica, un clinometro, un buffer di
©
memoria, una interfaccia Bluetooth e tre
accelerometri per il controllo dello strumento,
da montare all’interno di un semplice
distaziometro laser. Il tutto al costo di poche
centinaia di euro.
Questa combinazione è in grado di trasmettere
le misure effettuate direttamente su un
palmare, attraverso l’apposito software.
L’operatore ha così la possibilità di vedere
anche graficamente in tempo reale la
progressione del lavoro di rilievo,
integrando le misure effettuate in
automatico con propri schizzi e
annotazioni. Il distanziometro così
modificato risulta di pratico utilizzo anche
nelle situazioni più disagevoli, potendo
contare su una robustezza sufficiente. Per
il palmare, senz’altro più delicato, sono
state adottate apposite custodie antiurto.
L’adozione di questo strumento ha comportato l’elaborazione di nuove strategie nell’acquisizione dei parametri dimensionali caratteristici dell’ambiente sotterraneo e l’elaborazione altrettanto originale dei dati ottenuti per
arrivare ad una resa tridimensionale soddisfacente. Uno degli ambiti dove questo sistema ha dato buoni risultati è quello riguardante le cavità risalenti al primo conflitto mondiale. Tali sistemi sotterranei si sviluppano per
centinaia di metri, talvolta anche chilometri, in zone non sempre facilmente accessibili. La loro conformazione interna comprende in alcuni casi passaggi molto stretti dovuti a crolli della volta o delle pareti, dove il
materiale di frana ha parzialmente ostruito i percorsi. L’effettuazione del rilievo in queste situazioni diventa economicamente poco giustificabile con strumentazioni e metodologie standard. Un ulteriore motivo di interesse
in questo campo è emerso durante l’effettuazione dei rilievi sul Monte Zugna commissionati dalla Fondazione Cengio Alto al Gruppo Grotte di Rovereto: dal confronto delle mappe storiche con quanto rilevato
attualmente, sono emerse differenze anche notevoli. Ciò significa che i documenti dell’epoca finora ritrovati non sempre sono in grado di rivelare per intero la conformazione e l’estensione delle gallerie. Una conoscenza
di queste monumentali realizzazioni necessita quindi di un ulteriore approfondimento che affianchi le ricerche d’archivio. D’altro canto non si può tutelare ciò che non si conosce, e l’occasione del prossimo centenario
dalla data d’inizio della Grande Guerra costituisce un’occasione difficilmente ripetibile per acquisire una conoscenza compiuta e completa di questo vasto patrimonio storico.
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Impronte di dinosauro rinvenute
all’interno della Galleria del Monte Buso.
Foto: Luca Biasi.
Ieri
(Archivio Ufficio Storico Stato Maggiore Esercito AUSSME fondo E5 cartella 212
grazie alla collaborazione di T. Bertè, Museo Storico Italiano della Guerra di Rovereto)
Oggi
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