!33/#)! :)/.%#5,452!,% 77730!:)/3054.)+)4 La vera storia del Mussato Gigante di Dese Prefazione Chi vive a Dese molto probabilmente ha già sentito parlare del Mussato Gigante, e che in passato, da queste parti, esistessero zanzare giganti non è difficile da credere, dato che anche quelle dei nostri giorni non scherzano quanto a dimensioni. Però il fatto che la Storia ci tramandi l’esistenza di una zanzara in particolare, incatenata da chissà quanto tempo sotto al ponte sul fiume Dese, ci ha incuriositi e ci ha spinti a tentare di ricostruirne la vera storia – o presunta tale – per poi metterla in scena con tanto di canzoni, musiche, scenografie e coreografie. Le ricerche ci hanno portato indietro nel tempo di più di mille anni, per l’esattezza all’epoca in cui il doge Pietro Tribuno, intimorito dalla seconda ondata di incursioni barbariche che interessò il nostro territorio, fece costruire un altro simbolo del paese, la torre, e ci hanno fatto approdare agli anni ’, gli anni del Boom economico e dell’inizio della cementificazione delle campagne. Il resto del racconto – per chi non ha avuto modo di vedere la rappresentazione, andata in scena il giugno nel cortile della nostra scuola – lo si può leggere in questo libretto che oltre al copione dello spettacolo contiene alcuni disegni e, in allegato, un cd con la registrazione delle canzoni di scena. Nella realizzazione del progetto siamo stati aiutati – oltre che dai nostri bravissimi insegnanti – dai ragazzi dell’Associazione Culturale Diapason&Naima: Enrico Lucchese e Mirko Visentin per la scrittura del copione e la recitazione, Valerio Vaiarelli per la scrittura delle canzoni e la loro esecuzione (anche strumentale!), Francesco Clera per l’accompagnamento ritmico delle canzoni (oltre che per la costruzione delle percussioni). Allora... buona lettura e buon ascolto! Gli alunni della Scuola Elementare “G. Mameli” di Dese Prima parte La scena è già composta sulla sinistra da un fondale con disegnato il Palazzo Ducale, per metà illuminato dal sole e per metà dalla luna, sulla destra da un altro fondale rappresentante una campagna incontaminata, con boschi e un fiume che scorre nel mezzo. Parte la canzone introduttiva. Questa che voi sentirete è una storia con tante sorprese, da secoli ormai si tramanda la trama di questa leggenda. Aprite le orecchie e ascoltate oh gente di questo paese la vera storia del Mussato Gigante di Dese. Era un insetto normale, doveva per forza mangiare, soltanto che quando pungeva la vittima poi si ammalava. E il doge impaurito che fece? decise di indire una gara. «Dobbiamo catturare la zanzara!» E allora i guerrieri più forti si armarono fin sopra i denti, andarono nella palude con spade e grosse armature, ma solo il più furbo di tutti riuscì a catturare l’insetto e dentro una gabbia in cima alla torre lo mise per dispetto. Passarono un sacco di anni e un bimbo scoprì l’animale in prigione, gli aprì la gabbietta e gli disse: «Adesso ricerca la tua direzione». Ma il povero insetto spaesato finì in una nube di strane sostanze e in pochi minuti si accorse di essere un gigante. La gente lo vide nel cielo, la caccia si aprì in un baleno, ma il bimbo lo volle salvare, sotto il ponte lo andò a incatenare. «Così non farai più terrore, verremo a trovarti senz’alcun timore. E se non hai problemi con le offese sarai famoso in ogni paese il solo ed unico Mussato Gigante di Dese». Narratore Siamo nel nono secolo dopo Cristo nella Repubblica di Venezia e la Repubblica di Venezia allo scadere del nono secolo è governata da Pietro Tribuno un doge basso, magro e bruno. Entra il doge, che inizia a passeggiare davanti al fondale col palazzo. Narratore Sulla sua testa aveva un cappello con una gobba da cammello. E voi lo sapete come si chiama questo cappello così speciale? Si chiama corno, corno dogale. Tribuno assume l’espressione tipica dell’innamorato... Tribuno Tribuno MC Venessia xe massa bea. Venessia ga na beessa cussì rara che te vien voja de starghe tacà, che no te a moearessi gnanca un secondo, fregandotene propio del resto del mondo. Venessia, no so, xe cussì bea che te vien spontaneo protegerla tegnerla strucada, coverta, come na putea! A ga e cai, i canai i paeassi iluminai; a ga un mucio de cese altro che a Dese; ghe xe tosi, tosate descalsi o in savate e barche, tragheti e bancheti sfarsosi. Rit. Io Venezia penso sia bellissima si mangia un pesce buonissimo. Rit. Io Venezia penso sia bellissima si mangia un pesce buonissimo. Si mormora che... Tribuno cambia espressione, si fa corrucciato, preoccupato. Narratore Tribuno Narratore ogni note vien a luna par speciarse soa laguna. Ogni giorno viene il sole a illuminarmi il corno ma un problema, c’è un problema io la notte non dormo. Tutti Eh sì, il nostro doge non dorme per niente. Gli han detto che dall’oriente sta arrivando tanta di quella gente violenta, cattiva e strafottente decisamente strana, vestita male e puzzolente. E che quando parla non si capisce niente. E sta anche arrivando velocemente! Xe drio rivar i barbari, mi mòcari, i Ungari! Cossa femo? Se scondemo? Scampemo? E dove ndemo? Dai, ma no podemo assarghe ste tere. El sol magna e ore... Costruimo na tore! Ma dove a fasemo? Così il nostro doge pensa di far costruire una torre lungo le sponde del fiume Dese. Sì, proprio la torre famosa del nostro paese quella che dai, la vedete ogni giorno andando al lavoro o a fare le spese! Viva la torre del nostro paese! Inizia la canzone e con essa la costruzione della torre, che viene posizionata al centro della scena. e per contrattaccare garantendosi un certo riparo. La pianta della torre è di forma quadrata, e misura metri per lato. Il basamento è costituito da pietre provenienti dalla vicina Altino, distrutta da precedenti incursioni barbariche, mentre la restante parte è costruita in cotto. Come potete notare, la torre dispone di una piccola porta di legno e di tre feritoie rettangolari, attraverso le quali la scala prende luce. Più in alto, sotto la merlatura, quattro grandi aperture ad arco, realizzate probabilmente in un secondo tempo, quando la torre è stata utilizzata come campanile. Manca una torre nel nostro paese per non avere sorprese inattese, per avvistare chiunque a distanza, per arrestare il nemico che avanza. Per ritornare a far sonni tranquilli e per proteggere i nostri figli, per non dover rinunciare alla terra, per evitare che scoppi una guerra. Manca una torre nel nostro paese, la costruiremo in meno di un mese. E se poi non ci dovesse servire la trasformeremo in un bel campanile. Viva evviva la torre di Dese! Viva la torre del nostro paese! Evviva evviva la torre di Dese! Viva la torre del nostro paese! Finita la canzone entra il prof. Matteo De Matteis, con camice bianco, i capelli arruffati, tipo scienziato matto. Appoggia la sua borsa, o un pacco di carte, e inizia a parlare. In mano ha una bacchetta con la quale indica le cose che descrive. De Matteis La torre, fatta costruire da Tribuno, dodicesimo doge di Venezia, nell’anno domini dopo Cristo, misura dal basamento alla sommità metri , e finisce con una caratteristica merlatura di tipo ghibellino, ovvero dalla forma a coda di rondine. La funzione principale della merlatura era quella di proteggere gli assediati dal lancio delle frecce Il prof. De Matteis, senza salutare, riprende le sue carte e esce di scena. Nel frattempo le due sentinelle salgono sulla torre e iniziano a guardare all’orizzonte. Lo fanno per un po’, perché si deve capire che stanno passando gli anni. Sentinelle Vara ti, xe oto ani che spetemo qua sora e no xe gnancora rivà nissuni né Ungari, né Uni. Qua me sa che no riva nissuni... Tutti i bambini simulano l’arrivo violento degli Ungari pestando i piedi per terra e battendosi le mani sulle gambe. Sentinelle Li barbariii! Li barbariiiiii! Le sentinelle scendono di corsa dalla torre ed escono di scena. Narratore Gli Ungari noi non li abbiamo mai visti ma solo per oggi vogliamo immaginarceli bruttissimi inventarci degli Ungari mostruosi... Gli Ungari si preparano a entrare in scena da destra (lato opposto a Venezia) sfilando uno a uno e interpretando la descrizione del narratore. Narratore Mentre gli Ungari si pavoneggiano, da dietro la torre sbucano i soldati veneziani. Soldati Ve copemo de bote! Scoppia la battaglia, con le percussioni a imitarne i rumori. Poi, silenzio. I soldati veneziani tornano dietro la torre e gli ungari restati a terra vengono trascinati fuori con calma per le gambe. Gli Ungari arrivano con i cavalli con i capelli e la barba lunghi con le pellicce e le pelli sporche. Bruciano tutto, rubano tutto saccheggiano case villaggi e castelli. Sono terroringuardabilanti come i Gormiti® e lasciano in giro più morti che vivi anzi lasciano solo morti e feriti. Narratore Così nell’ si ferma tutto. Grazie alla torre si è visto tutto... niente sorprese. Grazie alla torre sul fiume Dese quel popolo barbaro e brutto viene sconfitto. Entra in scena il doge, che si complimenta più volte coi suoi soldati, poi si pavoneggia un po’ rivolto al pubblico, ma d’improvviso si incupisce di nuovo. Tribuno MC Narratore Ogni giorno viene il sole a illuminarmi il corno ma un problema, c’è un problema io la notte non dormo. Ma il problema adesso è un altro il problema è che c’è qualcosa di nuovo nell’aria qualcosa che turba il nostro Tribuno e tormenta e disturba la vita di ognuno. C’è una grande epidemia di malaria e la colpa è di una sola e maledetta zanzara. ad acciuffare quella zanzara avrebbe sposato sua figlia Lucrezia la ragazza più bella di tutta Venezia. Entra Lucrezia, seguita da uno stuolo di damigelle. Lucrezia Damigelle Avete sentito?! Mio padre vuole farmi sposare il cavaliere che catturerà la zanzara! Sì sì, che fortunata che sei! Una damigella Sarà bellissimo! Lucrezia Tutte Mmmm... speriamo! Ahahahahahahah! Entra la Zanzara e inizia a volare attorno al doge, infastidendolo. Tribuno Narratore Ma mi no capisso, ghemo pena sconfito i Ungari... i gera bruti, ah? e i gera anca tanti! semo stai bravi, sì sì... grassie grassie! Ma no go gnanca fatto in tempo a bevarme un goto de vin che desso riva sto qua, sto mussato grando cussì, varda na roba cussì che però fa pi morti de un esercito de móngoi! No no cossa gavé capio?! i Ungari i vegniva propio daea Mongolia! E senza perdere neanche un secondo dovendo per forza salvare il suo mondo il doge interviene e bandisce una gara: il cavaliere che fosse riuscito Restano in scena Lucrezia e le damigelle, ed entrano i tre cavalieri. Tenendosi per mano formano un cerchio con in mezzo la Zanzara , e iniziano a girare a ritmo della canzone intonata dal banditore. Rit: Lalalalalalalala lalalalalà lalalalalalalalalà... Lalalalalalalala lalalalalà lalalalalalalalalà... Oggi si presenta un’occasione unica, un nuovo pericolo minaccia la città, e allora udite un po’ cosa vi canterò Rit: Lalalalalalalala lalalalalà... Sotto ordine del doge una gara si farà: vince chi per primo una zanzara prenderà. Se vuoi partecipar ti devi affrettar. Rit: Narratore Lalalalalalalala lalalalalà... Al guerriero vincitore un bel premio spetterà, la bellissima figliola di Tribuno sposerà. Vivrà nel lusso e poi sarà un eroe per noi. Vape Rit: Lalalalalalalala lalalalalà... Narratore Il cerchio si apre e gli attori si dispongono in fila sul fondo della scena, guardando verso il pubblico. Narratore Raid Raid è il cavaliere che si fa avanti per primo. Un tipo alto, magro e un tantino spavaldo. Raid è convinto che catturare l’insetto sia un gioco da ragazzi, una cosa da poco e siccome fa caldo, molto caldo anche di sera indossa la sua armatura leggera. Vieni zanzarina mia, mussatello bello, vieni che... ahi!!! mi ha beccato sul collo!!! Vape, il secondo, è molto più attento rimane attivo tutta la notte, sveglio. Riflette a lungo e decide di mettere l’armatura pesante. Sì, Vape ci va pesante. Ma la zanzara si trova nella palude melmosa fangosa sabbiemobilipaludosa. Io ti prendo, non hai scampo! Oddio sprofondo sprofondo sprofondo sprofondo Autan è il terzo cavaliere coraggioso: un bel ragazzo intelligente e profumato forse un pochino appiccicoso ma non così fastidioso. Autan è molto attento: ha visto che Raid è stato punto e che Vape è sprofondato. Perciò mette sì l’armatura più grossa che ha ma pensa di attraversare la melma con una zattera. Autan (tra sé) Io sono furbo, sono insuperabile ho messo la protezione impenetrabile una difesa totale per la zanzara mortale. E adesso mi faccio una barca con pezzi di anfore tagliate così non sprofondo come quel tonto di Vape! Autan si rivolge alla zanzara. Autan Senti che profumino di caramelle che ho sulla pelle e... tie’! te go ciapà! Narratore Eh sì, Autan ce la fa cattura la piccola e rara zanzara. La mette in gabbia in cima alla torre... e tra le urla degli abitanti le feste i banchetti i brindisi e i canti la splendida sposa Lucrezia si fa avanti. Un attore vestito da Dante Alighieri, seduto a uno scrittoio, con una penna d’oca in mano, ispirato dalla scena che gli sta accadendo di fianco, inizia a declamare questi versi, facendo l’atto di scriverli. Dante Lucrezia tutto l’amore del mondo e l’universo dentro la bocca che vuole baciare l’eroe. Che cade stanco tra le sue braccia e piano avvicina la faccia alla bellezza di tutta Venezia tutta riassunta dentro Lucrezia. E come le cose che fa succedere il sole così intensamente la bacia. (Le bacia una bocca che sembra che esista solo per essere baciata.) Come colto da sonno improvviso, Dante si accascia sopra lo scrittoio... Seconda parte Sulla scena c’è Dante, ancora accasciato sopra lo scrittoio, e la professoressa Anna, che inizia a leggere alcune notizie storiche. Nel frattempo vengono sostituiti i fondali: sulla sinistra il profilo delle fabbriche di Porto Marghera e sulla destra una campagna abitata, con qualche casa e qualche strada (una Dese moderna). Prof.ssa Anna Dante Alighieri venne colpito da un attacco di malaria e morì a Ravenna a anni nella notte tra il e settembre . Il Dottor Gio Batta Zampironi fondò il suo laboratorio farmaceutico per la produzione di fidibus e insettifughi a Mestre nel . Egli fu inventore e primo fabbricante di quello che da lui prese il nome di “zampirone”. Tra il e il , al Lido di Venezia, Giulio Ceresole, docente presso l’Università di Padova, sperimentò con successo il metodo antizanzarico della petrolizzazione, consistente nella stesura di un sottile velo di petrolio sulla superficie di acque stagnanti così da impedire alle larve di zanzara di risalire a respirare. Temete che al confine della laguna ove ora regna la malaria e la desolazione sorga un borgo? Un villaggio? Una città? – Con queste parole, nel Luciano Petit invitava i veneziani ad accogliere la sua idea di bonificare l’area dei Bottenighi per creare il nuovo porto di Venezia. Nel l’area prese il nome di Porto Marghera. Narratore Dalle Norme tecniche di attuazione del Piano regolatore di Venezia del : «Nella zona industriale di Porto Marghera troveranno posto prevalentemente quegli impianti che diffondono nell’aria fumo, polvere o esalazioni dannose alla vita umana, che scaricano nell’acqua sostanze velenose, che producono vibrazioni e rumori». e a Dese disemo che ghe xe ncora do sfese pa respirar: ghe xe l’erba, el fango e i campi par zogar. Erba, fango, campi, acqua. Va be’, ma anca qua xe cambià tuto, xe restada soeo a tore de Tribuno de fianco casa mia e el resto xe nda tuto distruto. E così siamo negli anni ’. I formidabili anni ’. Gli anni del Boom. BOOM! Anni ’ anni del BOOM! Anni ’ anni del BOOM! Anni ’ anni del BOOM! Anni ’ anni del BOOM! In Inghilterra nascono i Beatles e tutta la Terra canta canzoni dei Beatles. Parte la base della canzone. A Roma si svolgono le olimpiadi. Esiste già la televisione. E a Dese, vicino alla storica torre, vivono due fratellini: Martina e Simone figli di umili contadini. Parte il balletto dei contadini sulla canzone rap. Simone MC BOOM! Anni ’ anni del BOOM! C’è oro cemento e lavoro... Ma Marghera ghe el xe ris-cio che a s-ciopa BOOM! BOOM! BOOM! che a ne copa tuti quanti in grumo tempo do secondi el s-ciopo, el fumo. Tasi che mi stago qua a Dese Simone Martinaaa ti ga finio e ession? dai ndemo zogar! Simone Ma... poareta! Simone libera la zanzara e esce di scena. Martina Sì ho finito! Arrivooo! Zanzara 2 Simone Martina Simone Martina Oi, dai che a mama no ne vede! Vien che ndemo sora a tore! Dai, no ti gavarà miga paura... Narratore Ma?! Qui sembra tutto diverso! zzzzzzzzz... E questa? Via bosco?! e il bosco dov’è? eh... via! zzzzzzzzz... via fagiani?! e i fagiani dove sono? via! Mmmm... Dai dai dai!!! Non c’è più una palude che sia una un acquitrino uno stagno... chissà se c’è ancora la laguna! Ma non si può, la mamma ha detto di no! Martina scappa di nascosto, Simone non se ne accorge. Martina spia da un angolino. Simone Grazzzzzzzzzzzzzzzzzzzzzz... E questa cossa xea? Martina, cossa xea? Martinaaaa! Simone si trova di fronte alla gabbia che per mille anni era rimasta lì intatta coperta di polvere e sabbia. E giorni di pioggia, di sole e di nebbia. Anni di pace e anni di guerra. Anni di mille invenzioni inventate e generazioni passate. E quella zanzara assassina era ancora lì viva ma cresciuta e pentita sì, effettivamente pentita: ormai innocua e sfinita. Narratore Passano gli anni e la zanzara scopre che il mondo è davvero cambiato che l’uomo se n’è appropriato... e non esistono più gli spazi di una volta il verde i boschi l’ossigeno l’aria che si respirava normalmente una volta. Non esistono gli stagni dove stare in compagnia delle zanzare. Esistono strade campi fabbriche e case o nel migliore dei casi i fossi... o i sottovasi. Così si spinge verso il mare ma dove il mare c’era adesso c’è Marghera. Prof.ssa Anna Il dicembre dalla Torre C / del reparto TD del petrolchimico una fuga di gas contenente fosgene colpisce una cinquantina di operai finendo nell’ambiente... La Zanzara entra da sinistra nascondendosi dietro un lenzuolo con delle nuvole disegnate. Inizialmene è accovacciata e mentre si dirige verso il centro si alza in piedi, sempre rimanendo nascosta, finché non ingloba la Zanzara . A quel punto la Zanzara prende in mano il lenzuolo e prosegue uscendo verso destra, lasciando scoperta la Zanzara che per un po’ vola sulla scena, poi si appoggia sul profilo di una fabbrica. Entra il Prof. Matteo De Matteis. De Matteis Il fosgene (o cloruro di carbonile) a temperatura ambiente è un gas incolore estremamente tossico e aggressivo, dal tipico odore di fieno ammuffito. Il fosgene è principalmente impiegato come materia prima nella produzione di polimeri, tra cui i poliuretani e i policarbonati. Ma il fosgene è anche un veleno particolarmente insidioso, che provoca shock e insufficienza respiratoria fino alla morte. Nelle storie inventate causa la crescita immediata degli insetti, ovvero trasforma le zanzare normali in mussati giganti. Più o meno per le stesse reazioni chimiche mediante le quali si ottiene il polistirolo espanso. La Zanzara si stacca dal fondale di Marghera e si sposta verso la torre, le fa due giri attorno, e vi si aggrappa. Imbriago 1 Ou! ma cossa xéo queo?! un reoplano?! Imbriago 2 Eh?! ma va’! el xe un elefante! Imbriago 1 Co’ gero in Africa in guera go visto de tuto: tigri, serpenti, mussati giganti... però i elefanti me par che i stesse par tera! Entra il comandante della polizia parlando alla radio. Comandante A tutte le unità! A tutte le unità! Oggetto volante non identificato a ore ! Massima allerta! Oggetto volante non identificato! Oddio io l’avrei anche identificato... è un mussato... ma è sproporzionato! Oggetto volante identificato come mussato smisurato! Arrivano correndo due colleghi. Comandante Ma questo mica ce l’hanno insegnato a scuola di polizia, cosa facciamo adesso? I colleghi tirano fuori un quadernone sfogliandolo nervosamente. Colleghi Comandante Colleghi Comandante Colleghi Comandante Assassino... No! Bracconiere... No! Pirata della strada, spacciatore, rapinatore di banca... Noooo! ecco lo sapevo, di sicuro l’han fatto quel giorno che ho fatto manca! Stupido! stupido! non dovevo! Il comandante si dà pugni in testa. I colleghi lo imitano, nel senso che anche loro gli danno pugni in testa. Escono tutti di scena. Entra il prete con a fianco il chierichetto e, dietro, una schiera di fedeli in fila. Si dispongono tutti come fossero a messa. Il prete inizia a leggere la Bibbia. Prete Dal libro dell’Esodo: []Quindi il Signore disse a Mosè: «Comanda ad Aronne: Stendi il tuo bastone, percuoti la polvere della terra: essa si muterà in zanzare in tutto il paese d’Egitto». []Così fecero: Aronne stese la mano con il suo bastone, colpì la polvere della terra e infierirono le zanzare sugli uomini e sulle bestie; tutta la polvere del paese si era mutata in zanzare in tutto l’Egitto. I fedeli iniziano a parlottare tra loro, con aria preoccupata. Prete []I maghi fecero la stessa cosa con le loro magie, per produrre zanzare, ma non riuscirono e le zanzare infierivano sugli uomini e sulle bestie... Zanzara 3 Si sente uno sparo. Zanzara 3 La Zanzara arriva da dietro i fedeli e passa tra loro e il prete. Il prete, che ha lo sguardo sprofondato nella Bibbia, non se ne accorge, mentre i fedeli, appena la vedono, scappano terrorizzati dalla parte opposta al prete. Questa, cari fedeli, è la Terza Piaga... Fedeli?! Il prete guarda davanti a sé e si accorge che non c’è più nessuno, se non la zanzara, e scappa gridando «Fedeli!!!». Il chierichetto invece continua a non accorgersi di nulla. Rimane un po’ con il turibolo dell’incenso in mano, poi lo appoggia dicendo «Boh!». Narratore Da che mondo è mondo una cosa grande e brutta fa paura una bestia immensa e non attraente si pensa anche sia cattiva. Ma la nostra zanzara, ingigantita per colpa dell’uomo, non ha nessuna intenzione malvagia. Vuole farsi la sua vita specchiarsi vecchia e arrugginita in una goccia di rugiada. Ma cosa vogliono questi?! Sono impazziti?! Non hanno mai visto una zanzara? Boh io me ne ritorno nella torre, almeno sto tranquilla! Almeno nella gabbia nessuno mi fucila! La zanzara alza la mano-zampa destra, imitando Amleto. Ma la gabbia è troppo piccola e la zanzara non ci passa, non ci entra neanche un’ala. La zanzara disperata si accascia sulla cima della torre, si lascia andare e piange un pianto torrenziale. Da sopra la torre la zanzara fa srotolare un rotolo di carta azzurra. Martina Simone Martina Simone Zanzara 3 Gabbia!!!! La zanzara, terrorizzata, sale sulla torre. Narratore Prete Gabbia o fucile? questo è il dilemma... E tutta quest’acqua da dove viene? Simoneeeeee!!! vieni a vedereeee!!! Cossa ti vol?! dai Martina assime star!! go sòno! ma no ti vedi come che so ciapà?! Guarda! No ghe credo! un canal nòvo! ahahaha! che beo! ma da dove sàlteo fora?! Simone e Martina seguono a ritroso il rivolo di lacrime finché vedono la zanzara. Insieme Aaaaaaaaaaaaaaaaahhhhhhhh! Zanzara 3 Ma sono io! non mi riconoscete?! Sono io! Narratore La zanzara scende dalla torre per farsi riconoscere, dal suo salvatore almeno! ma appena scesa scopre la triste verità. Si specchia dentro il fiume di lacrime che ha pianto si specchia e si riscopre: brutta brutta, grigia grigia e vecchia vecchia... ma anche tanto tanto grande. Martina Non ti preoccupare ho già detto alla mamma di chiamare la polizia. Simone Nooooooooooooo!!!!! Sulla scena fanno irruzione gli abitanti del paese, con davanti il comandante della polizia. Chierichetto Tutti Ti incateneremo sotto il ponte! Sot-to-il-pon-te! Sot-to-il-pon-te! Tutti assieme prendono la zanzara e la incatenano sotto il ponte. Poi lasciano la scena. Rimane solo la zanzara incatenata e terrorizzata. Passa un po’ di tempo e Simone e Martina tornano in scena, lentamente, con fare molto cauto, accovacciati. Martina Scusami tanto zanzara! Non ti avevo riconosciuta! Ma non temere abbiamo un’idea. Simone consegna alla zanzara un manichino uguale a lei e degli attrezzi. Simone Ciapa questo vecia! Ti ga xa capio, no? ;-) Simone e Martina escono di scena così come sono entrati. La zanzara si libera lasciando il manichino al suo posto. Nel frattempo parte la musica della canzone finale. Entrano in scena tutti gli attori, che iniziano a cantare mente la zanzara vola libera sulla scena... Libera di volare via se mi va torno a casa mia, certo qua non ci resterò, il modo di scappare troverò! Verso nuove avventure io mi dirigerò, basta con le torture, adesso dico di no! Rit. Saluta la zanzara (x ) Sotto il ponte metterò un manichino uguale a me così la gente penserà che sono ancora là e invece... Verso nuove avventure io mi dirigerò, basta con le torture, adesso dico di no! Rit. Saluta la zanzara (x ) Elenco alunni Scuola “G. Mameli” – A.S. / PRIMA Bellè Susanna Benedetti Andrea Berengo Mathilde Bertoldo Mattia Bilardi Leonardo Bison Federico Bozzo Alessia Checchin Marta D’Addona Altea Danesin Nicola De Battista Marina Dei Maddalena Alessia Lanza Laura Manao Nicolò Manente Samuele Moro Nicolò Murador Andrea Papette Anna Raimondi Miriam Scantamburlo Nicole Tombazzi Sasha Tommasini Lisa Turazza Tommaso Vanin Samuele Vian Davide SECONDA Azzano Alessandro Baratella Alessia Benvenuti Federico Bernardi Giorgia Boraso Alice Cappelli Linda Chouaieb Yaser Di Palmo Gabriele Doro Francesco Gregoletto Bettin Anna Longato Irene Lunian Desy Manente Simone Minello Davide Nobile Elisa Oddo Elisa Pistollato Marco Prete Emilio Quarta Michele Quintavalle Stefano Rossato Francesco Ruzza Giada Ruzza Sara Scantamburlo Melania Tieppo Alessia TERZA Bernardi Ilaria Chouaieb Sara Dabalà Tommaso Dalla Mura Elisa Ferraresso Thomas Lorenzi Thomas Marini Alessio Masato Daniele Mirabelli Monika Padovani Martina Rizzioli Chiara Rizzioli Luca Scaramuzza Giorgia Simoni Alessio Simoni Nicola Stievano Mattia Zecchin Anna Zecchin Giacomo Zerbetto Ivan Zerbetto Loris Zuin Anna QUARTA Bellè Alessia Bellemo Leonardo Bello Giulia Bernardi Luisa Cappellina Giulia Carraro Daniel Danesin Giulia Dei Rossi Marco Dotto Federica Gargiulo Desiree Gjonaj Damiano Iesurum Simone Laterza Nicolò Pau Giorgia Pesce Simone Rocchesso Gianluigi Sanna Alessia Vanzetto Liviana Veggis Alessandro QUINTA Amadi Francesco Bison Alberto Bortolozzo Marta Cappellesso Gioele Chouaieb Anis Damiani Davide De Battista Marco Dei Maddalena Matteo Duse Federica Favaretto Oscar Maggiolo Nicola Maghroum Mèissa Pettenò Giacomo Pignatto Andrea Salvadori Matteo Scarpa Alessia Vanin Francesco Vanin Matteo Voltan Rubens Zerbetto Martina