La nutella – o forse dovremmo dire “la nota crema di cioccolato e nocciola da spalmare?” però l’abbiamo scritto minuscolo, dopo Nanni Moretti che ci affonda il cucchiaione è una categoria dello spirito – ti fa il barattolo personalizzato. Con il tuo nome sopra, e se vuoi anche la dedica natalizia. Chi avrà mai il coraggio di aprirlo e svuotarlo, nell’armadio conserviamo ancora certi bicchieri omaggio risalenti a molte promozioni fa. Ha un posto d’onore nello scaffale anche il libretto in latino maccheronico di Riccardo Cassini, che comincia “Nutella omnia divisa est in partes tres: in vaschetta plasticae, in vitreis bicchieribus custodita, in magno barattolo” (la ristampa 2.0, con prefazione di Fiorello, esce da minimum fax). Toccherà ripiegare sul mezzo chilo di gelato caro a Bridget Jones, divorato La Nutella e i brodini dell’anima sono meglio dello psicoanalista CITOFONARE MANCUSO MARIAROSA MANCUSO davanti alla tv per sanare le malinconie, in pigiama di flanella e calzini. La Bridget Jones di una volta: prima che sposasse Darcy, ne restasse vedova con figli, e si consolasse con un amante giovane. Come come accade nell’ultimo romanzo di Helen Fielding “Un amore di ragazzo” (Rizzoli). Mossa azzardata: già a raccontarlo passa la voglia di leggerlo. I comfort food - piatti e stuzzichini che fanno meglio dello psicoanalista - non son cosa di oggi. La mamma ebraica (e la mamma in generale, che sempre un pochino ebraica è con i suoi assilli “mangia, ti vedo pallido”) consiglia il brodo di pollo. Tradizione ripresa da una collana di volumetti intitolata “Chicken Soup for the Soul”, brodino per l’anima, e prodiga di consigli. I soliti: voler bene a se stessi, apprezzare le cose semplici, non agitarsi perché a quasi tutto c’è rimedio e se non c’è rimedio è inutile agitarsi. Li ha presi in giro una volta per tutte Will Ferguson, nel romanzo “Felicità®” (il simboletto che indica “marchio registrato” sta nel titolo). Immagina un manuale per essere felici che funziona davvero. I risultati sono disastrosi: la gente soddisfatta di sé non lavora più, non si innamora più, non fa più figli (e, aggiungiamo noi, ha una conversazione da sbadiglio, visto che non deve sedurre o farsi degli amici). Meglio tenerci cari i cibi da consolazione. Ognuno ha il suo, anche se magari non lo confessa volentieri, e variano a seconda dell’occasione. Il riso in bianco, anche nella variante riso e prezzemolo, che viene utile dopo una settimana di stravizi. La pastasciutta che non delude mai. La torta di pane come la faceva la mamma. La torta di mele come la faceva la zia (e pazienza se poi ne abbiamo mangiate di migliori: piaceva anche quando era bruciacchiata). Il budino di riso. La polenta con il latte, che a qualcuno fa orrore dai tempi dell’asilo. La fetta – si fa per dire, provate a smettere dopo la prima - di salame con il pane nero. Per mantenere il segreto, tenete chiusi frigorifero e dispensa. Parlano di voi. Domenica 3 novembre 2013 [email protected] www.caffe.ch Il Paese nel racconto popolare Il romanzo della realtà Gli eBook del Caffè La finestra sul cortile 10 / Storie di quotidianità familiare ANONYMOUS Ragazza madre svizzero tedesca. Precisa e rispettosa di ogni norma. Trentacinquenne, impiegata in un’agenzia immobiliare. Suo figlio Gabriel ha 11anni. Pensionato, vedovo e piacione. Ama le enciclopedie. Sua figlia, Giulia, divorziata, ha un bimbo di 6 anni, Nathan. Non ama gli stranieri. Illustrazione di Guido Rosa per il Caffè I fatti e le persone narrati in queste storie sono di pura invenzione. Anche le cose pensate o sottintese non hanno alcun legame con la realtà. Ma così non sempre è per i luoghi, le circostanze e gli episodi da cui prendono le mosse i racconti. ONLINE La raccolta dei racconti caffe.ch/citofoni Quarantacinquenne, divorziata da un medico. Impiegata in un grande magazzino. Bella, elegante e... con molti amanti. Maestro elementare. Sua moglie, in casa tutto il giorno, è una patita di music pop. S’è ingrassata a dismisura. Il figlio Nick ha 6 anni. Arrivano dalla Croazia. Fanno tutti e due gli assistenti di cura. Lei è disoccupata, oltre che molto sexi. C’è troppa Diskretion! Q uando era rientrata, una ventina di minuti prima, il “signor Vosti”, così lei chiamava quello che per gli inquilini della casa era il Lüis Lampadina (per via di quella pila ingoiata quando da bambino giocava all’elettricista), non era seduto sulla panchina in legno della corte. Lo vide dalla finestra preparando un panino con la Nutella al figlio Gabriel. Aveva iniziato le Medie solo da nemmeno due mesi, Gabri aveva 11 anni, ma già s’era intestardito. No, attività sportive non ne voglio fare. Era la solita storia ormai da tre anni. E la Sasha il per- Di attività sportive a scuola non ne voleva fare. E la mamma sapeva il perchè ché lo sapeva. Ma, per quanto avesse cercato di spiegargli non c’era stato nulla da fare. No, mamma, no e basta! Chissà che il signor Vosti, che è così una brava persona, non mi sappia dare un consiglio! Sasha Müller, dell’appartamento 1, abitava proprio accanto a lui, sullo stesso ballatoio, in quella vecchia casa mal ristrutturata al centro di Dagenazzo. E come tutti gli inquilini aveva stima e rispetto per il Lüis. Settantadue anni, vedovo, ancora piacente, tanto che si sussurrava di alcune avventure... Ma questa è un’altra storia. La Sasha non sapeva più dove sbattere la testa. Aveva bisogno di un consiglio, un pa- rere..., l’opinione di un nonno. Ecco, sì, proprio di un nonno. «Gabri, sta qui buono un attimo. Scendo a parlare con il signor Vosti». «Sì, guardo la tv, ma domani niente ginnastica». Era terrorizzato all’idea di una palestra, uno spogliatoio... Sasha lasciò socchiusa la porta dell’appartamento. La temperatura era piacevole in quell’inizio di settembre e poi avrebbe potuto sentire il Gabriel se avesse chiamato. Il Lüis era ancora sulla panchina a leggere il giornale. «Buona sera signor Vosti, posso?». «Sasha, quante volte le devo dire di chiamarmi Lüis. La smetta con ’sto signor. E... certo che può! Mia figlia non mi ha portato il Nathan... Sono stato solo tutto il giorno». «Ecco, lei che è nonno signor Vosti...» «Signor a chi?» «Mi scusi, non riesco... Ma va bene, la chiamo signor Luigi, ecco signor Luigi». «Dica, dica Sasha”, fece il Lüis accondiscendente e poggiando il giornale sul tavolo di sasso. «Ricorda... qualche mese fa?, la storia di quell’insegnante di nuoto condannato...». «Il Flavio Bomio. Gli hanno dato 11 anni per abusi sessuali su quei bambini». La Sasha la fece breve, non stette a ricordargli che lei era una... “ragazza” madre nonostante i suoi trentacinque anni e che quindi aveva dovuto crescere il Gabriel da sola e via discorrendo. Tanto il Lüis lo sapeva già. «Signor Luigi, io dietro al Gabri ci sono sempre stata sa, ma... Quando era a nuoto non è che potevo vedere, sapere... Ma avevo capito che qualcosa non andava con il signor Bomio. Gabriel era spaventato, lo evitava. Poi ho capito, ho visto che Bomio accarezzava i ragazzi in modo strano...». Vosti abbandonò l’aria bonaria da Lüis Lampadina e se ne stette immobile con piglio severo. «No, no al Gabri non è successo niente! Ma ai suoi amichetti sì. Me lo ha fatto capire e qualcosa con le altre mamme ci siamo det- “Quando era a nuoto non è che potevo vedere... Ma capivo che c’era qualcosa non andava te, ma...» «Ma cosa?», chiese il Vosti duramente. «Abbiamo preferito starcene zitte. Non era il caso di... sa, su nella Svizzera tedesca dove sono nata, cresciuta... Mi hanno educata alla..., come si dice?, Diskretion». Il Vosti strizzò gli occhi. «Sasha, quel che altrove chiamano omertà, ha presente la Mafia?, qui si chiama..., come dice lei?, Diskretion». Ma la Sasha non capì bene. Ci sono momenti nella vita, pensò il Lüis quando la sua vicina di casa se ne stava andando più cupa che mai, in cui tacere diventa una colpa e parlare un obbligo, ma a lei non lo disse. Forse per troppa, come si dice?, Diskretion!