14 TOSCANA OGGI INVENTARIO 13 maggio 2012 Il tradizionale corso promosso presso Monteriggioni dalla Confraternita di San Jacopo di Compostella quest’anno ha proposto anche un pellegrinaggio finale tra Siena e Roma. Nella consapevolezza di essere tutti protesi verso l’unica Meta posta PELLEGRINA Il diario e-mail di Nicola e Loris icola Pini, «pellegrino del mondo», prosegue con grande impegno assieme all’amico Loris il proprio cammino verso Santiago sulla Via della Plata, iniziato da Siviglia il 26 aprile. Quasi quotidianamente giungono in redazione le sue e-mail: ne pubblichiamo qui volentieri qualche stralcio di due giornate perché si tratta di testimonianze che vale davvero la pena leggere. N 27 aprile Carissimi, come è strana molte volte la Provvidenza (anche se in questo caso tecnologica). Non c’è internet in questo paese e l’unica postazione è in biblioteca che è chiusa. Ho chiesto in Comune (...) e adesso sto scrivendo dalla scrivania del Sindaco dal suo computer!!! (...) Tante vostre mail, tanti messaggi. Siamo felici con Loris di tutto questo. Condividiamo i vostri pensieri e siete nei nostri cuori. (...) Si sono aggiunti altri amici alla lista dei contatti ai quali sto inviando queste mail. Benvenuti! E so che altre scatoline sono nelle case o negli uffici di altri amici che contribuiranno così alla raccolta per l’asilo di Pugu in Tanzania. E tutte le volte che prendo in mano il libretto della Preghiera delle Ore ho la foto di Padre Luciano che segue il giorno della settimana e la relativa preghiera. È un tuffo al cuore ogni volta ma Luciano lo vedo in tantissime altre immagini via via che metto un passo davanti all’altro su sentieri, strade, viottole; ogni volta che guardo una cicogna che vola verso il suo nido, che vedo i fiori gialli di ginestra che fiancheggiano molte volte il nostro cammino. È un tuffo al cuore ma una grande gioia perché, come ci diceva Padre Flavio prima di partire da Firenze, «Luciano non è all’Isola del Giglio, ma è più in alto, molto più in alto». Ha ragione, è più in alto ma io continuo in questi giorni a sentirlo al mio fianco. (...) 3 maggio Tappa dura oggi nonostante i chilometri non fossero tantissimi; dura perché fatta sotto la pioggia e sopratutto fatta con il fango alle caviglie! Gambe pesanti, scarpe ancora di più e difficoltà nello stare in piedi e nel cercare i posti «migliori» dove passare. Tutto questo affatica il corpo e la mente. Ma ci sono due aspetti che ritengo belli e che vale la pena approfondire. Il primo nasce dalla dedica di questa giornata che con Loris abbiamo deciso di dedicare ad un mio amico (diventato in spirito amico anche di Loris) che oggi ha i risultati di alcune analisi sulla sua salute. Gli abbiamo dedicato il cammino di oggi e per la fatica che abbiamo fatto nel fango penso sia stata la scelta migliore che potevamo fare. Non è il nostro caminare che porta alla guarigione ma il nostro camminare con fatica che ci unisce nello spirito con coloro che soffrono altre fatiche. Tutto questo vissuto nel silenzio della mantella e dell’acqua che rumorosamente pioveva sopra ha contribuito a dare un ulteriore senso alla giornata. L’altro aspetto è il bellissimo arcobaleno che in uno dei pochi sprazzi di sole, ci siamo ritrovati ad un tratto sulla nostra sinistra. Ci siamo detti che potrebbe essere di buon auspicio per tutti quanti e ce lo siamo goduto con gli occhi il più possibile. Come vedete sono semplici cose ma se vissute con intensità acquistano un valore immenso; sopratutto se hai la possibilità di poterle condividere con qualcuno accanto e anche a distanza. Riceviamo tante mail e questo ci spinge in avanti come il vento che ogni tanto batte sul nostro zaino. Grazie di cuore a tutti voi. Le dirette a Radio Toscana sono poi un appuntamento che ci fa un sacco di piacere perché lo viviamo come un piccolo ulteriore impegno di condividere e comunicare ad altri la nostra esperienza. È anche un modo per sdrammatizzare alcune situazioni e per far sentire la nostra voce agli amici, colleghi e familiari. Anche oggi tra le 17 e le 17.30 Leonardo dovrebbe chiamarci al telefono. (...) Nicola Pini Pellegrino del mondo Ospitalieri e pellegrini uniti da un solo destino DI MONICA D’ATTI uesto è il racconto di un raddoppio e anche di un impegno vero, serio. Si è appena conclusa la quarta edizione del corso per pellegrini ospitalieri della Via Francigena, quello che si svolge da anni nella terra di Monteriggioni, promosso dalla Confraternita di San Jacopo di Compostella e dalla parrocchia di Castellina Scalo di don Doriano Carraro. Il raddoppio è avvenuto nel numero dei partecipanti che superando le 70 persone ha messo a dura prova l’organizzazione e ha dimostrato l’accresciuto interesse verso il servizio di tanti bravi pellegrini; l’altro raddoppio è stato quello della proposta: dopo il corso del fine settimana si è proseguito con un lungo pellegrinaggio di 12 giorni fino a Roma che ha portato 35 pellegrini e ospitalieri ad limina Petri. Le date: dal 20 al 22 aprile il corso; dal 23 aprile al 3 maggio il cammino. Sfida e scommessa rivolta al cuore della Via Francigena, diretta alle persone capaci di dire di sì, di impegnarsi veramente nel servizio gratuito. Il corso comincia da Badia a Isola, dall’ospitale che aspetta di essere aperto, dal luogo che aspetta con le sue mura ancora silenziose di vedere finalmente il sorriso dei pellegrini e degli ospitalieri, l’incontro lungo la Via. Ospitare il pellegrino è porsi all’incrocio dei cammini. Il cammino dell’ospitaliere, capace di attendere e di servire, si incrocia con quello del pellegrino che procede verso la sua meta. Su un cammino di pellegrinaggio, pellegrini e ospitalieri sono uniti da un Q Due immagini del pellegrinaggio tra Siena e Roma organizzato a complemento del corso per ospitalieri: il guado dell’Orcia e, sopra, l’arrivo a Roma. Nella colonna a lato, Nicola (a destra) e Loris sulla Via della Plata unico destino. Entrambi cercano quel Dio nascosto che hanno già visto, o intravisto, e che proprio per quello sanno che è possibile trovare. Questa certezza risuona nelle parole di tutti i partecipanti, nel racconto delle loro esperienze, nella condivisione della prima sera. Poi il corso prende il volo il sabato mattina con le considerazioni di padre Bogliacino, con le sue suggestioni. E ancora si parla di essenza del pellegrinaggio. Perché per essere buoni ospitalieri bisogna essere buoni pellegrini e ancora di più eredi; continuatori di una storia millenaria con tradizioni e segni e simboli e senso che deve essere salvaguardata da appetiti poco salutari; quelli che ultimamente divorano le vie dei pellegrini, macinandone il retaggio e restituendo scarti di poco valore e di sola apparenza. Bisogna essere coscienti ed orgogliosi di ciò che ci è stato trasmesso, bisogna essere umili e rispettosi per imparare sempre e ancora, per ascoltare le lezioni della strada. Questo è l’insegnamento più importante per i nostri ospitalieri. L’altro è quello che sempre ripetiamo in questi corsi e che fu sintetizzata ottimamente da mons. Carlo Mazza nel corso del 2010: «… il gesto dell’accoglienza benevola e libera non solo definisce il cristiano, ma diventa segno distintivo del discepolo, del pellegrino e dell’ospitaliere». Dobbiamo cercare le vere ragioni del nostro essere ospitali che non si devono fermare ai sentimenti o alla pietà, ma arrivare fino alla carità, segno distintivo del discepolo di Cristo capace di donare in gratuità cose che non hanno prezzo (cose che non sono gratis, anzi che costano fatica, ma che alla fine non hanno prezzo perché il loro valore è talmente elevato che non ha proprio senso monetizzarlo; il dono è qualcosa di superiore). E si parte per la seconda parte: il cammino verso Roma. A piedi come pellegrini, ospitati da altri ospitalieri lungo la Via. Lo scopo è chiaro, ben dichiarato. Il pellegrinaggio viene organizzato per rispondere alle esigenze emerse: fare un cammino di spiritualità fino a Roma; permettere agli ospitalieri di conoscere al meglio la Via Francigena anche dal punto di vista logistico; conoscere le altre realtà ospitaliere. Il tutto per poter poi offrire la migliore accoglienza possibile ai pellegrini che si ospiteranno durante l’anno. Come sempre accade sulla via si è formata presto una comunità in cammino che ha potuto incontrare persone e luoghi, vedere i problemi generati dai «trabocchetti» lungo il percorso, toccare con mano la bellezza e la varietà dei luoghi attraversati, prendere consapevolezza delle difficoltà e vivere sulla propria pelle ciò che vivranno i pellegrini che saranno ospitati poi da ciascuno di noi. Una bella scuola, un momento forte, un’occasione di vera crescita. Poche parole, molti fatti. Siamo pronti, sempre più pronti. E chiudo con la segnalazione di un paradosso. Più diventa serio e vero l’impegno dei volontari più sembra che da parte di qualcuno ci sia la paura di prendere sul serio questa disponibilità con una contemporanea difficoltà ad accettarla. Il servizio offerto sembra fare paura a chi di solito lo predica. È dura la strada del pellegrino ospitaliere, ma ci conforta il saluto che ci accompagna: ultreya, semper!