NAZIONALE
Doppi
LI
OSSEQVII
ESTIVI DI PALERMO,
OMPE FATTE A XIII.X1V. EXV.LVGLIO
I
M. DC. LUI.
PER LA SVA C I T T A D I N A
~ANTA ROSALIA
LIBERATRICE DELLA PESTE
Occorrendo l'annual foilennità dell'Inuenzione del Sacrò
Corpo di detta Santa.
DESCRITTE DALL''AGGIRATO ACADEMICO RACCESO»
Epublicate da Nicolo Delfino
D'ORDINE DELL'ILLVSTRISSIMO SENATO
LI SIGN ORI
D. Vincrnzo la Gnu , Toch ,
lieto.
Manriquez Pre'ncipe di Cari- D. Antonino Vaflallo.
ni, Duca di VillaReale Baro- D. Aleflàndro Piatamene^
ne di Baida , e dell'Olmeti Gio:Battifta Fumo Barone de!-1
Pretore la quinta volta.
la Fede.
D. Ifidoro del Caftillo Barono Cap. D. Giofeppe Aluarez Ofdel Vacco.
forio Barone di GialfamutOr
D. Vincenzo dirti Regio CauaSenatori.
ZaPalermo,p?cil Bua 1^53. Imp.Scuderiy.G. Ioip.de Greg.R.Pi
,
ILLVSTRISSIMO SENATO.
-,
L i o f i e q u i j , elefefte, colle quali la
Città noftra honora la gran Cittadina S.ROSALIA fon'homai fatti
celebri per lo Mondo,adoratore
non meno della Santa potentiftìma Liberatrice della Pefte , cho
ammiratore delia deuozione de'Patrioti in r i u e r f r l a con tanta pòpa. Quindf parerà per a u u e n t u r a
•a f a t i c a di darne d i p i n t o Raguaglio afòrafteri
bcn'informati della deuozione, e Magnificenza di Palermo. Con tutto ciò efeguendo i voftri c o m a n d a m e n t i ,
I I I u f t r i f T ì m i Signori,vol=nrieri condefcen do a publicarno
quefta Relazione compofla dal S, D. Giacinto Maria..
Fortunio:perche!avoftragenerofnà, a c c r e f c e n d o a l l c fo.
lite n u o u e pompe,ha dato materia alla penna dell'Autore
di far vedere, che ogn'acno la Città nofìra è diuef fa nelle
fefte,fempre fimile a fé ftefla nella Magnificenza. L'apparato del Duomo,rimprefe,!e luminane, gli AltarÌ,!a Pro.
ceffione, le Bare, il t u t t o r i u f c ì m i r a b i l m e n t e plaufibile,
lodeuolmente ordinato. A d u n q u e gli aufpicij de'Nomi
delle VV. SS. illuftriffime , fotto i qua li il Trionfo fusi
f o l e n n e , f e l i c i t i n o quefta operetta, onde fia da loro gradito l'affetto dichilacompoie , &il mio in h a u e r c u r a di
publicarla d'ordine delle SS. VV. llluftriflìme , alle quili
per fine facendo profonda riuerenza b.l.m. Paiermo li 29.
Luglio 1653.
Ddle SS. VV. Illuftriflime
HurD'lifiìmoSeruidore
Nicolo
^
LETI
\ ha comporto queflo libretto non è men dì
Genio difficiltflìmo tielpublicare alle cenfurc
del Mondo ifuoi abortirefaclltj/ìmo ntlferuire la Patria, alia qualejin dallefafcie confacrò ifuoiajfetti,e d applico ifuoiftudi.Quindi ha precipitato quefli pochifo^lijecuro di no
effer degno di bìajtmo, douefù Oliinolo allofcriuere l'artìbizioKS
d'ubidire , e moffe la penna la deuczioneverfo la Santa. Con
vnjiile candidoJtnceramente fi racconta lajollennità fatta,
fenz'altra affettazione: perche nu richiude ricercati ornamenti
d'eloquenza quellafefta, che tutte le bellezze de più vaghifreg'
givfurpoptrfcJìefla.Accettain tanto quejìa relazione^fenz*
badare alla forma dellofcriuere, cheJenza dubbio è deforme,
applaudì a Trionfi di quella Santa, la quale colfuo merito shz
faputo fare delle Citte intiere i Campidogli. E tra pochi giorni afpetta vn Opera di maggior momento la quale è già fot.
to il Torchio, intitolata gli Applaujì àt Palermo alla Mae/là
Cattolica Regnanteper le Vittorie di Barcellona')*
Ben-
Etiche fuor d'ogni dubbio grande
fia la forza dell'eloquenza, e fouéte facci maggior'anprellìone del
fatto fletto negli a n i m i , auco de'faggi,vn racconto da p e n n a e r u d i ta defcritto ; Tono non p e r t a n t o
d'ogn'arte vani gli sforzi per far
comparire vna pompa, ofimil'altra cofa magnifica , e con < n f r u t tuofa fatica/a l i n g u a j e l a penna a pruoua s'adoprano,douè l'occhio può eìler Giudice fol collo fguardo. Nou bafteriano tutti i colori,? t u t t i i l u m i Rettoria per dipinger
belloalla mente d'vn n a t o cicco il Ciclo col Sole , o
colle Srelle, ne potria mai quello fingerti q u a n t o ria beilo
l'oriente indorato dall'alba, lucido il Sole nel meriggio,fereno il manto della notte imperlato di fteile. Fate , cbo
/chiuda gli occhi, ed egli abaftanza farà perfuafoin vii.»
momeoto. Tanto batta a far, ch'egli creda.
Hor come verrò io a capo del oiiodìfegtio , fé douendo defcriuere le pompe trionfali di Palermo per i'aniiual
ft-Miuitàjche celebraiti m e m o r i a d e l l ' i n u e n z i o n e del corpo di S. Rofdllaliberatrice delia Pefte;fon p r i u o d i quell'a r t e , c h e fuol'anco fouente molte cofe r a p p r e f e n t a r migliori di quel che fono ? Non può la penna adombrarne
vna parte j e d iofenz'altro h a u e r e i l a f c i a t o di defcriuer
quefta fefta, d u b b i t a u d o , che non (i doucffe dar credenza di mio dire.'fe la Fama non hauefFe diuclgato per t u t t o
i preggi Angolari ili m i di Palermo, di cu; fono o r d i n a r i o
quelle pompe, che altrouefono miraco!'.
Ne credo per a u u e n » u r a douere la Cura noftra hauer'Inuidiaalle più ricche Città d e l l ' E u r o p a , t r a t t a n d o l i di fuperbia, e f o a t u o f i t à d'apparati : perche è bea v e r o , o
confdfato o r d i n a r i a m e n t e da t u t t i iforalticri ,che non (i
fogliono in Italia aìtroue più r i c c a n i e n t e ornare le Chiefe,
e ì e p u b l i c h e flrade, di quel che Palermo fa nelle feftiuità
più (blenni. Abonda egli più,cii'opn'al£rc luogo di fetc fiuaeoga c h e T i t a l i a h a b b . a r i c e u u t o i'uio ; erarti.
tic io
^
fido della feta da Palermo;della qual cofa ferme Sebaftian o M u n f t e r o Germano nella fua Cofmografia ftampata
in Celoma 1575". parlando dell'artificio delia feta, che fi
fa in Mcrtiqa in qucfta guifa.
Venne quell'artificio nella Sicilia al Tempo di Canada
Imperadure. 1 mpercivcbe fa/ando da quel tetxpoìlRe Ruggì ert alfa Sicilia dalla Grecia^e menaàone moln priggi,ne,tra
quelli ne menò parimente certi artcfici,e
Teffttoti,epoftliasll*
Città di Valentia ; mediante i quali in bteue tempo tutta /#_j
Sicilia, e di poi l'I tal/afa ripiena di confetti artefici . No
ti (ia grane,lettore, vdir'anco a q u e f t o propostol'erudilfimo Ottone Vefcouo Fttfigeoiè } che fenile la Cronica di
Leopoldo Pio Marchefe d ' A u f t r i a , eie cofedel Mondo
iìn'a fuoi te*npi i n o t t o l i b r i , d i Federico P r i m o l m p e r a d o r e i a d u e libri f t a m p a t i i n B a f i l e a n e l i y ó ^ . Q u e t t i n e l
p r i m o libro nel cap. 3? foglio 113. dice n e l l a / è g u e n t o
m a n i e r a p a r l a n d o di Ruggiero in Grecia.
Maxima, ibidem praeda dircpta, epificci diam, quiferteci
fan>ws texere Jolentyobiqnominiam Imperatori; i!lius,fuique
Principii gloriamcaptiues deducunt. Qu^os Eogenusin Palermo Sicilig Me trapali collocanhartcfiì illa texendifucs edccere
pf<fdpit\ ex bine prtgdtcìa art lila, pria; a Gr<&cit tantum
int:r Gkrìffaano* habifa, Romania patere c<*pit ingeniji.
Gloria è queita a mio giudizio non ordinaria di Palermo, da cui nconofce l'origine quell'artificio, che è la più
preggiata p o m p a , onde l'Huomos'adorua; egrand'obligo vi deue la Criftianità arricchita di fi preziofo Teforo.
A d u n q u e n o n e marauiglia fc abonda in tanta copia-.
di tiniìTiuiefete, p a r t i c o l a r m e n t e di nobili paramenti vag a s r . e n t e r i c a m a t i , d e ' q u a l i lì ferue negli apparati dello
feMe folenni ; tra le quali hauendo il primo luogo quella.»
della Santa tergine R o m i t a Rofalia ( Fiore cui il Ciclo
abbellì con i più vaghi o r n a m e n t i della g r a z i a a d ornam e n t o , e / a i a t e di quefta Città ) per render quarta folennità degna d'aìnmirazione,x'eleggono per parar il Duomo
ogn'anno ricchi/limi d r a p p i , e con artificiofadifpofizione compaftontì g i u f t a i l dìfegao dell'Architetto della».
Città
Città.
Epe? venire all'apparato di q u e f t ' a n n o . Vedeuafi i tu
vn'occhiata tutto il gran Tempio dal p a u i m e n t o a l foffittocosì ricca, e fu per barn ente ornato, che rapitigli a n i m i
d e V i g u a r d a n t i i n eftafi di m e r a u i g l i a , v e n i u a n o a confeiTire d i u i n a quella pompa , che poteua beare le menti,
no che gli occhi di tutti. Vaghezza di colorite fé te, capricci di b e n ' o r d s t i r i c a m i , varietà di gentiliffimifreggi, preziofità d'argenti, ed or i , p o m p a d i r i c c h i f e f t o n i , v i u a c i t à
di l u m i , o r n a m e n t i d i nobili pitture, eleganza d'infcrizioni, n o u i t à d ' I m p r e f e , arguzia di motti dauano la forra a-a q u e l l ' a p p a r a t o nel Teatro fuperbo del Tetnpiosì magnifica, che per a n i m a r la fefta fembrò collocar'iuila fu a-.
Regia la Magnificenza.
Le Tele de'muri dell'ali, che fiancheggiano la NautL'i
erati tutte v e f t i t e d i b e l l i f f i m i b r o c a t i , toltone lo fpazìo
delle cappelle.Ma fermiamoci a defcriuere la Naue.ll primo ordine , che confina col tetro fopra lefineftre fu ricoperto di vari; drappi t e m p e r a t i di fiori d'argento. Gii Archi delle fineftre eran'ornati d i v e l l u t o cremefino ,e nel
mezzo diciafcun'arco vn Serafinoargétatogettaua d a l l a
bocca tre fuolazzi di velodi feta incarnata , de'quaH vno
nel mezo pédeua,e gli altri dues'aggroppauano a'fianchi
delle fineftre. S'interpone ad ogni feneftra vn'altra finta.,
la q u a l e tutta tu coperta di v e l l u t o eremefiuo, recinta intorno con vn bel ricamo di v e l l u t o di derto colore,e tela
d'argento. Nel mezzo del vano di quefte fineftre erano
i quadri di alcuni Santi P a l e r m i t a n i , come a;nbiziofi di
venire a fir corteggio ai Trionfo della gra Vergine Romi»
ta. Ornò ciafcun q u a d r o vna cornice finta d'oro copofta
di capriccio^ lauori . Si vedeuano poi i Triangoli frapofti
tr.igli archi,i quali pure erau'ornati di velluto cremefino,
e n e i mezzo era vn bel Quadro con v n ' a z z s o n e della Santa, ilaua (otto di detto q u a d r o vn'aìtrocon l'infcr/zzione,
che d i c h i a r a u a l a f o p r a p o f t a a z z i o n e , ed in vn cip.to confìuimcnto m a r m o r e o fi v e d e u a la I m p r e f a che a l l u d e U A a d . c u 32zione. Reciais il grand'arco vn treggia di
tela
g
tela d'argento, e velluto crèmefino, ed il Tuo fuccelo era
ornatodi domafco di vanj colori infiorato vagamento
d'argento, anco di veiiuìo,sn mezzodì dueftfcie ditela-»
d'argento ricamata, erano coperti capitelli delle colonne , le quali erano uttfi'utrrfate pur di velluto cremefino,
con fa/eie fimili alle dette di tela d'argento ricamata. Su la
chiaue degli archi maggiori erano aitri quadsi parte con
molte Città oeuote al nome della Sàta, e parte còli'Aquila d'oro arme della Ciirà. In piede ad e ffo quadro era vn
ir-afcherone argentato, dalla cui bocca vfcma.no tre gran
fettoni di velo d'argento, alternata mente in vn'arco bianchi, ed in vn'altro incarnati.Vfciua dalla molla degli archi su i capitelli delle Colonne a foftenere vna torcia vn f argentato braccio dì legno; ed a fianchi d'ogni fineftra altri due fimih ne fporgeuano pur confuetorcle.Spiegaua-.
l'vlcima ficcia'a della Chiefa»doue s'apre la maggior porta, vna gran pompa J< vaghiffimo apparato vniforme; o
foprala Fotta v'era m viigra quadro l'Albero della Profapia di S. Rofalia» che riconosce la Tua origine da Carlo il
Grande Imperadore, Albero il cui honore fi vede molto
più gloriofo per vna ROSA,che l'imporpora la cimaiCho
per tante Palme, che pullularono dal fuo tronco.
Tanto bafti bauer'accennato della pompa del Tempio;
eccoti hora l'infcrizzioni cópofledalP. Francefcolntorcetta della Compagnia di Giesùalprefente Maeftrodcli
la Rettorica in querto Collegio di Palermo. Dunque all'entrare vedeuafi nella facciata di fuori/òpra la Porta magg o r e vn Tabellone, doue notata a gran lettere fi ieggeu»
queiìa infcrizzione.
BEGNI CAPITIS CORONAE,
ROSAE SEMPER V1CTVRAE
NVMQVAM MORITVRVS
CIVIVM AMOR.
A man deffra di detta porta eraui vn'altro Taballoncj
v'era qucft'altra lafcrizzioae,
HORA-
FLÒRALIA
> .
Vv
-,
_ ìt, fed Vi.gini Sacrai
Vlaufum ingeminate Mortale*
ti olim cxtremum Patri<e ingemuifìit
D.ROSAL1A,
R edìuiute felicitati} feruatrix
vfqttc reflorefcens depofctt obfequium.
Hac Atetnot Vartormitano Nomini honores
tot peperittriumphis,
quotprecipua QrbttVibet
Vytbi<e Pittrici
In hoc Regni Capitali»
Idtìorem in dies eanuni Pttaaa.
Vndeadttiumphalefertum
,, x
ROSAM
f>r<e ctteritjìbi legit Europa.
In quefie vltime parole l'Aurore allu/e àquel/afauofaJ
che Teocrito racconta appo Pieno lib. $<>. de Vepnbus. §.
vi vefo diu. cioè mentre con altre donzelle fi diportaua
Europa i n v n b e l prato,e cogheua ciafcuna il Aio fiore,
del quale al capo lateffeua vaga ghirlanda jla Rcfa fu folamente Ufciata ad Europa, della quale Ci coronò Non altrjmenfe in queffo Secolo l'Europa s'ha eletto per coro-'
na il Patrocinio di quefla Rofa nafa negli horti Palermitani, mentre le fue Città più iliufln l'adorano come Patrona, e Liberarrice.
A m a n finiftradella porta fopradetta v'era vn'altro fi«
mil Tabellone, col quale fi dedicaua l'apparato.
MAGNO 1NFANTATVS DVCE
EXCELLENT16SJMO DD RODER1CO
Begii vicff Siciliam moderante*
D. Vincintimi* Gtua, Toch.Ò" Manriquez
Principi, Hiccaris , quintùm Pr&tori
D. Ifidorm di I CajiilL, D. Vtncsnnui Curtìt
D- Antot>ÌKus VajJ.dhy D. dhx*nder Piatamene,
loannes Bapiitfa Furao, O lofepb 4faerfz Ofoiio
Senatores.
B
D.Hofa-
D. ROSALIAE V1RG1NI PANORMITANAE
ob rcftituiam Patria
ob eretto* Hìjpani Milìtii
obpìtrtamRegiGatbolico Batcmonenfem
In Regio hoc Sicilìenfìi Glort* Tbeatro,
ampliffìmum ,fedlongc voti* impari
perjoluunt blu orar» trtbutuW)
cum Aftni perennaiurum*
Mettendo il piede su la foglia dcj Tempio, fifaceaa incontro va'alìro Tabellone , su la chiaue dell'arco maggiore del Coro , che pur (i leggeua di lontano peregrio
lettere cubitali.
PANORM1TANAE TR1VMPHATRICI
VlNDlCATA FELiCiTAS.
Queftaera l'Infcrizzione.
Voltando/! poi a riguardar le Pitture della Chieda > su
man dtftra della Porta fi vedeua va Quadro di 14 palasi
luogo, e largo io. doue era dipinta la Città di Cilia oeli'Alemagna, con euidente miracolo liberata nouellamcnte dalla Pefte, bruendo fatto voto alla Liberatrice commune Rofàlia, il cui nome farà appo quel Popolo n u m e rofo perla memoria di così gran beneficio Tempre immortale. NOQ fi tratta qui d'hauer liberatovi! foìo,o vna
famiglia, ma v n g r a n Popolo da vn'aperto pericolo di
morte i fi che fono tanti i miracoli » quanti coloro fono,
chen'otrannero l'aggiuto. Che però a piouerle nembi di
grazie falurari fi vedea fopra la Città aioribouda tra alcune nuuouole la S a n t a , e ad efpnrnere il miracolo vi fi
fcriflero quelle parole in vno fuolazzo.
CyOtt Votum immortale.
Sotto il quadro v'era vn Tabellone, che a dichiarare^
più largamente il detto Miracolo conteneua quefta ottauà,con vn'altrafimile, che poi riferirò , compoMa dal Signor Dottor Giufeppe Calcano > che tra quanti ingegni
imperlano la noitra Conca d'oro fpiega prcggi fingolari,
eptezioiì.
Don-
Donde #o» fuga opnimortalvetieno
Di quefta R OSA il virginale odore,
ROSA, che nata all'aurea Conca in
Hor decampi celefti è il più belfiore^
Cilla Udirà , che mentre il grembo ha pieno
Wborrenda Pefle, ondogn-v» langue> e muore,
Non coiì lofio a lei fabtica vn Tempiot
Che del MoUro crudel erflit lo .ftempio.
Corrifpondcua al fudetto Quadro vn'altro a man finiftra,doue dipinta vedeuafì la Città di Barcellona,E l'efercitoCatoliconel famofo afledio di quella Città liberato
dalla Pefle;hauendoliA.S. di D. Giouan d'Auftria Gèneraliffimo di S, M. fatto ricorfo all'aggiuto di S. Rofàlia
in quel pericolo, nel quale continuando più lungamente haueria fenz'altro perduto la fperanza di racquiftaro
quella Città. Ma ahrimentc accadde, perche Rofalianon
men di quello che efficacemente intercede la grazie da^
Dio.prontameute intendendole preghiere de'deuoti, alla prima chiamata del fuo nome > corfe ad inaffiare non
meno le fperanze già quafi inaridite,che gli allori di quella memorabile Vittoria. Animò la pittura di quefto quadro quella fentenza.
Hifpafìi^ Barrinone recuperata Triumpbattici» E folto
nel Tabellone fi kggeua l'altra ftanza di quefto tenore.
Dafierapeflt bo^rìbilmente opprs/e
Del'efercito pio laagutan Iffehierej
Morte afijìoft* ogn'bor d'humana mefie
Stendea lafalce a le falangi intiere.
Ma dtl rio Moftro ogr/ifuror
E OSA imtnonal di le csleflifpcic,
Che fu de I gran racqu'Jloin
Sola, e prima caggion,facra Bellona.
Addotte l'Infcrizioni, pairiamoall'Imprefe. Io ho voluto fiu'hora tacere le iodi del P. Franceico Intercetta fudetto, che quell'anno ha a u u i u a t o l a f e f t a c o n i fuoicomponimentìj perche oltre la cognizione,che ho della fua./
modeftia , le lafcrizzioai ? che lòpra ho riportato ben di.
B z
«I*-
1 £>
.
-
chiarano diqual carato fia la finezza di queffo Ingegno,
Ma eccoti l'/mpre/è,/e quali fon fondate irt erudizieni
così nuone, ed atte al fìgnificato, che efprimono; animate con detti così viui, cauati dalle preziofe miniere de'più
chiari Poeti, che fermarmi Io a tefiere al lor'Autoreferto
di lode, faria vn pretendere per la mia penna vanti fopra
q u e i l a u r i d'immorta!iìà,checoronano/1 merito d i H u o mo si erudito. Ma non potrò non notare la circofìanzAj
della breuità del Tempojnel quale perfezzionò tutte l'ìm •
prefè, egli altri compeniosenti; eìTendo marauigliofo il
vedere maturati in pochi dì f r u i t i , che non li maturano,
che col tempo.
Horsù , Per non allontanarne dalia ferie , colla quale-*
furonodifpofte l'Imprefe, alludendociafcuna alle princi- pali azzioni della Santa, andiamoalla parte finiftra della
Chiefa, che fiegue all'organo; douenel primo q u a d r o fi
vedeua la Vergine col Bambino,in atto di intimar' a Rofalia la fuga dalla Paterna cafa, ed il viaggio verfo il romitorio.
Hauea quefto quadro fotto per Imprefa due fpecchi
plani più lunghi, che larghi l'vno riflettente nell'altro.
Scriueil P. Atanafio Kircher nellibro de arte lue. &
•ùmbrapag: 847.chequeflifpecch/, oppofto l'vn all'altro*
fui trouatopuntodcll'artificiofo riuerbero, repprefentanoi'i maginedi chi improuifo vi s'incontra fuggitiua.Era
il motto tolco da'Horazio lib\. carmi ode 16. SE O^O£WE FVGIT. Significando l'Impresa, che S.Ro/alia la
prima volta rimirando Maria,e Giesù f che di fpecchi im- ,
maculati il nome ottengono nelle Sacre Lettere) apprefe
il modo di fuggir fé medefima ; abbandonando le vanità
del fecole, e cercando nella folitudine vita più conforme alla purità del fuo Spo/b.
11 Secondo Quadro moftraua la Santa, che coll'Angelica guida dnzzaua i paflì alla fpelonca di Qii'fquina . ed
hauea per Imprefa vaa Colomba, che cofpar/àdiodorofi
liquor» ne trahe vn'altradal colombaio colla fraganza.»
degli odori.Modo ordinano di far c<tccù di CoJo^be, le
quali facilmente fi lafcianotrafporta re dal ior nido da altre auuezze a farne preda cogli odori; g'mfta che racconta
Alberto Magno, Gsnferio, eparticolarmente San Baulioepiftol: ad lulittam liberai». Era il motto. IN ODOR £M, a l l u d e n d o a q u e l verfettode'Cantici, curremui
inodorerà vnguentortitn tuorum . Efpriniea l'imprefa.-,
che dagli odor* delb diuinità, che fpiraua l'Angelo, tratta
Rcfalis, pura Colomba, s'incarnino al deferto; mentre le
rifuonauario nel cuore quelle parole dello Spofo. Veni Golumhtmes inforami filli MJ pelr* , in caucrna mate i i $•
eatit: t . \A,
NtlTe zoQuadrofi rimiraua la Santa, che nellefelci
degl'antro eli Qujfquiua incidca ì'IiìCcr.zzioaf.E^o Rofali*
Sinfbalj'i&c-.t diede occafioue di formare a quefto propoficol'Jmprefa v n a R o f a j C h s fiorifce nell'aperture d'vna^
rupe; perche fcriue Piinio, e molti ancora , che tra tutto
le Rofe quelle fono di più foauef-aganza, che germogliano tra le Pietre.diede anima a quefta Imprefa quel motto
to/todallibro fecondo deiUGeorg.di Virgilio,e dice. LATE 1ACTABIT O D O R E M . Alludendo alla San^
ta, che nella pietre di Quifquina fcolpendo il fuo nome. ;
indi coinè foauiflìma Rofafpiròfragantifnmo odore. Poiché da quella faniofa Infcuzzione faabbiamo noi argomentatoin grani parte quanto grande foffe ftatale Santità
della gran Romita , e l a f i n c e r i t à di quell'Amore, che li.,
refe tra'fiori del ParadifosJ gradita, amore Domini weilefu
Chritfi.
Nel Quarto Quadro era dipinta la Santa in atto di recitar facre orazioni colla Corona. Per a l l u d e r a i che fi piafé per Imprefa quella pianta che nafce oelcelebratiffìmo
fiumeXantho (detto con altro nome Sca rn ac -irò J chiamata Siflro Scamandrino, fimilealTeiebiiito. Ha quefta
pianta alcune granella nere, come l'hedera>ed il iauro,ma
così dalia n a t u r a prodotte , c h e f o r r n a n o la feaibianzadi
quelle Corone, delle quali ci ferula EOO in rccnarele iodi
della Vergine. Ha poi virtù dicacciir dalia mente ogni
vano fcfitaftna, ed anco ègraodecaeiìte abcr/ ita dagli fpiriti
14
riti Infernali, fogliono in alcuni giorni feftiui quei Popoli
f a r f i a l capo di quefte corone vna ghirlanda. Tratranodi
queft'he/ba Plutarco il Giouane dei Fiumi, ed Arinotelo
addotti dal P.Nicolò Caufino nel decimo de Tuoi (imboli
cap:fetta<efimo q u a r t o . l l d e t t o d i q u e f t a Impre/à era pref o d a ! l a p r i m a o d e d ' H o r a z i o . P R A E S l D l V M , E T DVLCE DECVS.E valfe a denotare, c h e n ó a l t r i m é t e a Paler.
lacorona,ftrumentodeH'efficaci(Iìroeorazionidi Rofalia,
giouò,liberandolo dallaPefte.alludendoti ancora allaforz a , c h e i l nocnedeila S a n t a h à coatro gl'muafati. li che
dichiaraua la parola. Pr<t/tdium.Cìegut il motto. Etdulce^t
dfcus,A che denota, che fu grand'ornaméto di Palermo 1'hauere cosi antica la deuozione della corona,e molto prim a , chefìoriiTeil Rofario; onde non par t r o p p o l o n t a n o
dal vero, che tal deuozione prcndefle da quefta Rofa Palermitana il nome di Rofario.
Era nel Quinto Quadro dipinta la Santa, che dalla fpeloncadiQui/quinafacea viaggio al Pellegrino, poiché accortas'era che alcuni cacciatori h a u e u a n o h a u u t o n o t i z i a
della fuB Santità. J l c h e a n d ò b e n ombreggiandol'Autor e c o n q u e l l ' l m p r e f a , che per corpo hauea l'VcceJlo detto con ni une mente Pica, di cui Plinio nei decimo lìb: e. 33.
raggiona,e molti altri ancora appo Genferio. Ed ha queflo vccelio tal proprietà,che accortoli d'efierftatoilfuonJJ
do veduto da Cacciatori, trafportafubitoaltrouel'voua
colnido. Eperbreue haueamolto propriamente applicato quell'intiero verfod'OraZ!o//£: q.caf.od: 4. FALLERE, ET EFFVGERE EST TR1VMPHVS . Nella,
guifa che la Santa, fuperando l'infidie, che col manifeftaria a g l i l l u o m i n i l e o r d i u a i l Demonio, ingannandolo col
tu gglre l'antico nido, Santamente ne trionfò.
NelSefto Quadro vedeuaù" la Santa,che intenta a ce!efti contemplazioni moftraua il volto di fiamme di diuino
amore infocatpìmcntre lo Spirito maligno fcuotendo per
onta l'fnfernal fua face, rabbiofamentefen fugge J'Jmprefa , che fu fatta a quefto propofito, era la Pietra Aderito,
della quale rapporta pjjt,j o Cap. 9. lìb: 37. chea raggi del
Sole
t
Sole oppofta, cosi viuamente concepi'fce gii ardori della
luce,che rimira, ch'anch'efla tutta s'infuoca, Diede a n i m a
a quefto corpo quel d i m e z z a t o verfo di Ouidio cantra ibi*. F L A M M I S ABSENTIBVS A R D E T . Dandofi cosi ad intendere , che rimirando la Santa nelle fu o
orazioni i! Soie eterno,vnico oggetto de'suoi fubiimi penfieri, benché fiamme non hauefle ,atdeua non pertanto
t u t t a d; celefte fuoco d'amore.
Nel Settimo Qiiadro fi figurò la Santa,che craua,rep!icaado con an^orofe voci quelle medefime preghiere, ed
orazioni, che dagii Angeli fidi maeftri della fua Vita haueua a t t e n r a m e n t e apparato. E venne molto in acconcio
aformar'vo'Jmprefa a quefto propofìto l'vccello Lecaro,
dicuil'elpenenza infegna , che q u a n t i da altri v c c e l l i o d e
canti a» moniofi, e diuerfi, t u t t i con maeftra imitazione,
ed artificio ftupendo prontamente ripiglia. Ne men vi
cadde apropofito il motto tolto dal primo dell'Eneide,.
DOCTA A V D 1 R E , ET R E D D E R E VOCES . Così
come la Santa con egual'attenzione vdìua da gii Angeli,
e'ricantaua ai fuo Spofc l'amorofe canzoni delle deuotiffime preghiere.
N?h'Ottauo Quadro companua dipinta la Santa applicata a féueriflìnae penitenze, flagellando il corpo con già
fpargìftiento di (angue . E l'imprefajChe v'era fono, era
vn Torchio ,doue fi ftanno p r e m e n d o molte Rofe per
trame falutifero lì quore , quale (iiliando era r i c e u u t o io
vna conca d'argento, col m o t t o . SE P O N D E R I : PROD1T. cauato dai Secondo della Gtorg-.d! Virgilio. Veleuaficon detta ImpreiafignificaresChc per mezzo del Torchio delle mortificazioni,e dure penitenze, colle quali la
Santa, Tiranna di fé medefima , naaceraua il fuo corpo,
(che per lo Torchio a p p u t o oelSe iacre lettere viene fimbclf ggsato il patimento, ed alflizzìoLC de la carne ) ven»
ne a f p r e m e r f j quel fjngue , qua(i da Rofa celcOe p u i p u rino liquore,che cadèco fopra il Cuoio di q u t f t ' A u r c a Cocha, fu tanto a Ciò gradicene i l c c n f e r u ò per l ' v n i c o r i .
di Palermo, in « C U Ì D O ti; u n t a o e r e d i t à .
Nel
**
-v T
*
- /
Nel Nono Quadro fcorgeuafi la Santa nel Aio miracolofofepolcro, fatto con angelica architettura, di cui
fcriffe il Dottiamo Corr»elio a Lapide nel commentariofopral'EccleJìaflicoparte ll.cap'. 16.foglio zz.in quefta ma»
nierz.Cotitfans e/ìfama,corpuf eitttinRarS.Catbarin*angelico minineriofepultum.quod o1 immane, integrumqut^>
Jaxum, cai vndtque inclufum, conclufumt & occlufumfuit
( omnem naturteficminumque vim, Ò-artemfuperans ) reip<
fa proclamai.
Sifcherzò su queflo fatto con quelPJmprefa.la qualo
hauea per corpo la famofa Ape di Marziale nel lib.4. racc h i u f a nell'Ambra,col motto tolto dal detto Poeta. FVNER1BVS PRET1OSA SVIS. Poiché non altrimcnte,
che quell'Ape prima di neffun valore, poi fepoltain quelia nobile gemma dmennc prezicfa, il corpo della Santa»»
tanto da lei vilipcio', celato in quella maramgliofa tomba
fu sì caro al Ciclo, che come telorodiineftimab lepreg.
g;o lo nafcofe a mortali poco men che cinque fecol ; -,palefandoio poi con tanto honore,chelepietre,che toccaua'
nolafueofladiuenneroprezioic fop/a l'oro, e le gemmo
più care.
Sotto il Decimo Quadro, deue la Santa inuìrata dallaJ
Beatiffima Vergine alla Gloria, asìfeìice nouella infiammata d'amore vienfolleuata in aria; vi era per Imprefa-»
vna criflallina fontana? dalla quale vien tirato in aria vn'aneiio d'oro da vna pietra attaccata ad vnfì!o pendente
da vna verga, è quefta pietra chiamata da Naturali Criibmsgnete,la quale ha tal virtù,che tira l'oro anco cull'ac
que. vedi diquefta Pietra vuabellifljma defcr zioneappo
IamianoStrada//^.1 J./>^^/«/. 6. aaìaidi'Imprefaquel Brewe, cauato dal primodella Geo-gica VRG£T AB ALTO. Raflbmigliandofi l'anello alia celefte fpofa Rofalia,
la quale dalla calamità dell'amor diu no venoejrapi'a n^
Ciclo daquefto mondo, che valle di jacrmìe s'appella.
Mirauafi nelI'Vndecimo Quadro la Sarà nceuuta Dell'altezza della Gloria coronata tra gii Angeli ; e i'imprefa.
era vna Corona d'oro, la q^ie effcndo vicina alla Aia fta-
p*
jpa fpezzata,ed ilcrucciolo vuoto, moffraua d'efTer pur'.
all'horaftata formata, vi s'aggiunfero nello luolazzo quel,
le parole del primo delì'Eneide. SVPEREMiNLT OM"NES. Nella Corona d'oro veniua figura la Sa a, laqua*
le appunto come l'o?o cauato dalle grotte di Oui(quma,e
del Pellegrino, fu per mezzo del fuoco deil'atìlor diurno,
e de'trauagb dalla diuioa mano formata quafi piez.ofa_»
Corona.Che poi rotfa la mortai fuafpoglia, qua(i la form a j o n d e f u compera, ne vfci l'anima beila tutta oro di
carità perfetta, ornata di preziofe gioie di meriti, per efler
d'ornamento al Capo della S:cilia Palermo ( che apunto
per ornamento del Capo Ci formano le corone ) e per riceuerin Ciclo immortali honori di Gloria >refa a Beati,
&agli Angeli t u t r i r guardeuole.
Nel Duodecimo Quadro neli'ofcura grotta del Pellegrinofi vedeuanoalcunijChe cercaadoogni angolo dell'antro trouauano finalmente il preziofo teforo del Corpo
dellaSanta. E v i f i p i n f e p e r l m p r e f a f o f t o Vna Rupe,che
in tempo di notte moftra alcune pietre lucide, e fcintillSti. Scriuonogli Hiftoricidelle merauiglie delle Pietre, e
più didimamente nefauella il P.Nicolo Caufinone'fimboli, Si Ifidoro Iib:i6. orig: cap:i$. che Ci ritroua nell'Etiopia particolarmente vna Pietra nomata CrlToprafio Etiopo(cheilP*Gio:Rhònelft4oeflameronepafr
193. domanda
Carcedonio) la quale nel giorno non fi diftmgue dall'altre
pietre ; oue all'incontro di notte tempo tràle tene bre più
o/cure sfauillar fi vede co lucidiflìmi lampi anco ad emulare i raggi delle ftelle del Ciel più fereno . Tolfe l'Autore
il motto dal primo della Georgica. VISA SVB OSCVRVM. Il lignificato è chiaro, cioè che le pietre della Sacra Tomba di Rofalia mai non (i rauuifarono.e (i diftinfero dall'altre della grotta tutta ; mentre Pale reco godeuavn lungo e chiarità mo giorno di Felicità.ma non tantofto
forfè dall'abiflb ad ingombrar la Città Felice l'ofcuriflìma
notte del contagg>o,che Cubito in quei ciechi horrori diedero quelle pietre luce chiarirtìma per ritrouare il defiderato corpo della gran Liberatrice.
C
Nel
Nel Decimo terzo Quadro v'era la Santa, che comparendoal Boneiloli daua ferma fpcranza della publica_,
falute, mentre più defperato pareua ogni rimedio, e già
minacciauad'inaridirfi la palermitana Felicità.Belliffima
fu l'Imprefa,che allufe a ciò^ed era fondata fopra quella.»
ofieruazione degli Aftrologi, pratticata ancora da marinari, ed Agricoltori,che ne'più caldi tempi deH'eftà,quado fon le campagne più aride, e fìtibonde di pioggia , fo
dalla parte di Tramontana, mentre l'aria è ferena, cocaparifce vna nera nuouoletta , che va a poco a poco crefcendoiè ciò /egno certiflìmo del bramato nftoro dell'acqua perle languenti campagne. Si pinfe dunque per Inaprefa il Monte Pellegrino , che s'alza apunto incontro il
S e t t e n t r i o n e » dalquale companua vna nuoucletta, e->
quindi va campo tutto verdeggiante, e fiorito, ma dal
caldo abbattuto, e languente. Virgilio nel 3. della Georgi^diedeil motto all'Autore. SALVS MORlENTlByS
VNA. che fola Rofalia, intefa per la nuouola, ch'vfciua-.
dal Monte, fu quella falute> che folleuò colle fecure fperanze i moribondi Cittadini, e nuouola fecondiffima di
largha pioggia di grazie, che copiofamente inafifiando
gli Horti Palermitani, giaftetili,e fecchi li fecondò con.»
frutti di mirabili, ed infiniti fauor i
II Decimoquarto Quadro haueua dipiata Santa Rofalia, che comparendo fopra gli appettati fpargeua nembi
diRofea pròdi coloro,che ad vn momento morendo
cadeuano vittime della morte.E qui'vedeuafi per ìmprefa vna mano,che fopra vn campo pieno di Serpenti,ed altri animali velenofl fpargeua in gran quantità le foglio
della Pianta detta Nepeta, le quali fono fimiliflfìme a,*
quelle della Rofajed hanno tal virtù,che toccando gli animali veleuofi , quafi incantandoli li tolgono ogni vigore,
che così poi fio al mete muoionoiondeso fuggite dette foglie daSerpetinómencheiferpenti fteflì danoi.vedafil'hiftoria delle piante foglio 907.!! detto fu ancora toltoda
Virgilio nel z.della Geor.Nil PRAESENT1VS. Volendo
accennare,che piouendo la diuina mano fopra Palermo le
grazie^
f
19
grazie della celefteRofa, fé fuggire quei mortali malori
chetante contro i Cittadini incrudeliuano ogni giorno
fenza rimedio.
Era nel Decimoquinto Quadro dipinto vn Bambino
di pochi mefijche falutaua U Santa chiamandola per nome, fciogliendo miracoìofamcntela l i n g u a , n o n ancor
I foodata da'legami della Natura, e i'iroprefafù vn monte
fertile di varie verdure, tutto cauernofo atto a formar'Eco al fuono d'vna Tromba, che da vn'altra parte fi vedeu à . 1PSA SONANT ARBVSTA. diceuail Breue tolto dalla quinta Eglogadt Virgilio, il quale piangendola^
Morte,ecantandogli honon,fofledi Cefate Dittatore,di
Qiiinilio Varo,odiFlaccoMaronefuofratello fottoaome
di Dafni, che non ben conuengono in determinarlo gli
fcrittori,cantò cosi.
Ifjt Utitia, voces ad Jid'raiaffant
lntonjtmontej\ipf<e iamcarmina nipeiy
Ipfafonant ai butta, Deus, Lltusille Mtnalca*
Non altrinaente,dir volle l'Autore, nel Trionfo gloriofo di Rofalia, rifuonando la Città tutta di feftiui applaufi
al fuo Nome, dando anco i cuori più duri di macigno
qualche fegno di giubilo, i Bambini fteffi intefi per gli arbofcelli,applaudono alle Glorie della miracolofa Liberatrico.
L'vltiooo Quadro era dipìnto col Trionfo, che la Santa
riceueua da fuoi Cittadini liberati dalla Pefie, i quali rao<
ftrandogrand'allegrezza perhauere vna tal Padrona.,
fpiegauano nelle publiche ftrade le fue p<ù nobili ^ e pompofe ricchezze.Allufe a quefta Pittura l'imprefa , che per
corpo moftraua alcune piante di vn Fiore formg! antiffii«o al Giglio,béche di più picciola forma, che dagli autori detto L noè Egiziaco. Quefto allo fpuurar del
Soleda'luoi primi raggi auuiuato/ol tua i' capo dall'acque,doue era flato ftpolto la notte a riguardarti Soletene
quanto più s'inalza sùì'orizonte, tanto più i! fiore s'apre, e
fpiegala lua bellezza.fcrmono di queftotioreTccfiafiowf/
l<b\$- cap: io. Mattiolo/^. i z i f . b i f i : plantamtn Tomo.
C a
20
i. pag. 1076. cap: £9. ed il P. Kircber de arte luci) , o" vmbnepa&j}1*" e dicono che nafce allariuiera dell'Eufrate,
e del Nilo, e che la notte fi chiude, e fi ruffa tutto nell'acque, alzandofijcomese detto,a primialborUl motto,parlando col Sole era. TE SERGENTE KESVRGVNT.
E voleafidire, che mentre in Palermo v'era la notte del
contaggio,i Palermitani lignificati per quei fiori flauano
immerfi nell'acque delle tribulazìonif'che l'acque apunto nella fcrittura fignificanogli affanni V ma al comparir, che fece il benefico Sole Rofalia adindorarele belle
cime de'monti,che fanno nobil Corona alla Conca d'oro,
qu^doperla Città Trionfante quel Sole diffondeuachiariflìmi i raggi della fua gloria ; i Palermitani folleuando il
cuore ad adorare, e gli occhi a riguardare la Santa, fi diedero a fare inhonor di leilepiùfoienni dimoftrazionid'»
honoranza, che poteffero.
Traquefte preuenzioni s'afpettò il giorno della feft;u
Martedì quindici Luglio,per vederela quale, molti, come
ogn'anno è coftume, vennero da molte Città, e Terre del
Regno,hauendo prima il Senato con Bando per tutta la_»
Città fatto publicarla, dando ragguaglio della dmifìono
delle ftrade, perdouelaSanu duueacondurfi in Freccilione folenne, coordinando, che ogn'vnodoueffefarfuochi, e luminane in ogni parte. Quindi per anticipare lo
allegrezze Domenica tredeci del fudetto toltoli da Noi il
Sole, comparueroa prolong.irne il giorno ad onta dell'ombre , &adinu!diadelJefteiieinnumerabtlifaci.chi accelè alle fineftrc molte torcie, che in vanj capricci di p;ù
colori efpofe molte Ianterne,chi su le piazze arfe molte piramidi di legna.quafi che da quei roghi la deuozione verfo la Santa douefie>qual Fenice,nnalcere p ! ù ardente. Véne ftlunedì 14.del detto vtgiliadellafefta, nel qua! giorno
tutti deuotatnente digiunarono i n h c n o r della Santa. U
dopopranzo fi trouarono tH mezzo delia Ch'efa /oprai
Poti le Caflencchiffime delle SS.Maria M a d d a l e n a . C h r i # ; n a , A g a t a e N-nfa con molte Torcieaccefe a f p e t t a n d o l a g r a a Damigella Tnouhinte, la quale veribìe a » , hore,
re,hauèndo venuto l'Arciuefcouo, & il Senato, vfcì dalla
/uanabiliffimaCappellaconfeftiuogridofalutata, e riuerita dal numerofiffimo Popolo tuonando in tanto le trobe, e le campane per allegrezza,e francandoti molti mortaretti. Haueuanfi molto prima accefo tutte le torciu»
che erano nella Chiefa,e le bellilfime Ninfe d'argento ricche di molti lumi,e collocato in oltre innanti la Gaffa della Santa fopra gran candilieri d'argento alcune torcie di
trenta libre. Non così tofto cadde il Sole frettolofo di ricondurre quel giorno trionfale confacrato alla gran hber a t r i c e , c h e c o m p a r u e l a Città tutta fepolta in vn'incendio innocente. Lagranftradadel Gaffaro,perlo fpazio di
più d'vn miglio folleua da due parti altiffimi Palazzi, o
quelli tutti pieni d i l u m ì f o r m a u a n o la viftadi vnafcena,
da q u a l u n q u e capol'haueflì riguardato, su la quale Io ftupore folo comparendo tratteueua gli occhi di tutti intéti
ad vn gratiffimofpettacolo,
Di tutte quefte pompe luminofe ftupende furo quelle,
che il Senato fpiegò nella piazza innanti il fu o» palazzo sii
la merauiglioia Fonte detta del Pretore, che il Conto
MaiolmoBifacciaoi nella ftoria delle guerre c i u i l i deTuoi
tem pi fogl o 398 chiama v»a delle belle machivepcr/ìatue,
che habbtal'Europa. Ha ella tre ordini di ftafuc di marmo;
che fono in t u t t o coll'vìtirna fui fufo della fontana del
mezzo, ch'èilGenio ^7.olrrea molti ani m ali» che gettando acqua dalla bocca faoae grand'ornamanto a t u t t a la_»
mach:na.Gli ornamenti che abbellirono quefta F o n t a n a
furon tutti capricciose belli. Ogn'vna delle d e t t e i i a t u e
era velista di zendado o Ji color'incarnato, o d'acqua di
mare, o v e r d e , lauoratoparte d'oro, e; p a t t e d'argeato.
Coroaaua'e la tefta v n a g h rianda di Ro/e bianche,ed inc a r n a t e , e cingea'e il bufio vna collana con l'anellaiìnte d'oro. Si fecero dietro i q u a t t r o Fiumi delle quattro
facciate della fontana altre tanti ari hi di verdurà>sù i-quali liKn-ol.iuano tra gli a p o i a u f ì dell'aure molte banderole
di z e n d a d o cremefino, ecoior ti'orci ncl'(? quali er-^ a leCci'argento lem io S. P»
SU! « i r ò dell
ioa-
,
fonte, che farà di circonferenza quindici canoe > s'alzaro110 quattro ftatue alta ciascuna (edici palmi, fintedi bronzo. Quella, che riguarda il Palazzo del Senato era la magnificéza,coronata d'oro tenente vnofcudocollafiniftra,
nel quale era dipinto vn gran P.-Iig^ìo. £ fotto ipiedi hauea vno feudo nel quale fopra a z z u r r o v'erano fcritti queflf,vcrfi.
Quefle attuo meno , o Rofirfì* minoli,
E de tuoi Cittadini al gran de fi3,
Qualipuò I Aurea Coticx,bor t'*fpivft'ìt
Pompe fefìiut, e ttiovfsli botxnn.
Seguiua appreiìb l'altra ftatua, riguardante la Chiefa di
S. Giufeppe,edera la Gloria, e he porti) u« vna corooa reale in" capo , e nella mano molte corone , eghirlando
di lauri , e di Rofe intrecciate , come premio douu.ro
al merito della Santa, efottoil pie deftro va cornucopia
di varij f r u t t i , e f i o i i . Nello feudo v'erano li feguenti
vcrfi.
Per render,Rsfatta, chiaro il tuo Nome,
Sopra quanti tiad ra USuot Dicano,
Son qui prefente ', e porge bar la mia mano
Le corone, che deonfi a le tue chiome.
La terza ftatua,ch'era riuoltata al Caffaro,fù fa Gratitudine^ qua'e era venutaa ritornar'a'lamemoriade'Palerm i t a n i i g r a n beneficijdiRofalia ,ondel'efortaua a far te.
fta. Et era ella con vna Cicogna ir. mano, ed vnfafcetto
di l u p i n i , e d i f a u e -, perche aìlufcriuer d'Oro ^polline laCicogna p'ù d'ogn'aitro annuale è grata verfo i fuoi genitori-, ed il lupino, e la faua ingranano quel terreno doue
fonfeminati. 1 ve>-fi dellofcudoeran quefti.
S'Intreccino a le Rofe e Palme, e alluri^
A Trionfi o Palermo, ecco l'inulta
Chi ti talfe a la Morte, e ti die vita;
L« ^ran Ltberatnce bvggl sbonori*
L'vltima infronte a l M o n a f t e r o d i S.Catarina,era laJ
Fama,con la eromba,el'ale,quafi m atto di-pubhcar le glorie della Sata;e quello quaternario era ferino nello feudo.
Da
f
f
Dal'ondeiOUt il Sol muore àlidi eoi,
Rojali<*> colle mie Trombe Canore',
'"Perche da ogn'vno ti tuo Nome Madore,
La Gloriafpargo digran preggi tuoi.
Ogn'altra ftatua ordinaria della Fontana haueua ancora attaccato vno feudo di campo azzuro, nel que'e v'era
vn Terzetto fopra il Nume , che rapprefentaua la ftatua,
fcherzando gentilmente il Poeta fopra alcuna proprietà
de! Numeftefib,alludendo poiallaSantacon viuacitììma
arguzia. Eccoli, letior erutti guftali,che fon degni d'effer letti.
IL GENIO DI VALEMMO
II genio fon de la felice fponda,
Che ad ìnajfiar tra pompe il mio bel Fiore
Sciogli o dal fen d'vn marmo licore io onda.
LOCHB
Fatali vn tempo in Campidoglio a Galli)
Seccammo t Gigli\bor per l'ifpwì Impero
Rigati Rcfa del Ctel#otfri criflallt.
VENERE
Bianco Fior tinfi Adon cercando e
JMuona Rofa hortnofìro , ed in que
De I pie no, rna delcuor le % argo il f a
ADONE
Riuo^ che auuiui Adon mutato in fiore,
CfJ/a bjmal d'inaffiar profano ftelo:
Betta lìofapiìì de^na ilfrefco bumore.
HERCOLE
San qtteffovde ilfudor di mie fatiche,
Qwi perche a pr(r di .«} bel Fiore abondi
Vago mi rendo de le j urne antiche.
BACCO
in puro argento i miei rubini,
Perche àaiti oH-i di 'vermiglia Bofo
Beuano i miei liquor coler pi ufi ni.
4POL-
APOLLO
"Lauri graditi honor cercate altronde}
Perche i t mio rtuo inaffia al eri» va
Che vili fé fembrar l'antiche fronde.
DIANA
"Arco mioìfperar puoi preda più bella,
Hor che laRofa all'onde mie rinfiorai
Dalle cuiff ine bauraijtralit e quadrettai
MERCVRIO
Meffjggiere tra fatto , e'f ha/o regno
Inaffio amico Fior,perche di pace
Sia fui mio caduceo perpetuo fegno»
PO MONA
Ite rìuìfr Canài,e aljìor gentile
Forgi'? hamor, ch'autunni) d'oro attendo
D«l P tor^h'apre nel cielperpetuo aprile
CBRERE
Fiori Ennei , che mia prole a piaggi e ofcurt
TraeBe di Piuton, dalFior ch'io rigo
Imparate d4 citile or le fecure
1R1PIOLEMO
Degli hot ti, e delepiante antico Nume
dcoliiuar UFior che ilcielhonorat
Apro ne le mie vene amico fiume.
VENERE VERTICORDIA
Ite tirali d'amar, arti nemiche,
Che mentri» -verjo al fiore ti nettar mio
Vibra dagli offrì fuoì fiamme pudiche.
VERTVNNO
lo fbefjpeffò mutai volto, efembianza
Da la Rofa, che flàjetrtpre iùltve»det
"Mentre i'inaffioiimparerù coftanza.
OPl MADRE DE'DEI
Va più dolce, eh'a Lei latra le falle
Ate porgo l'ambro/taamico Fioret
terche /Iella fu /fa tra Itptu belle.
•
;
:
.
ORFEO
Felice ti diro bella Eundiceì
Che porti agli occhi mieifonti graditi,
Per in.jfiar dffiori la Fenice.
SÌMOLACRO DELLA RICCHEZZA
Concai che colmohail Jen di perle, e d'oro,
Sei Fior^b'io rigo non t'ingemmailfeao
Nulla vaglio» miei doni Belino te/oroLIBERALITÀ
Prodigo il cieto, e liberai natura
l'i refìtm* col Fior,cb'ioti coltiuo,
Palermo, i preggituoinonhanmifura.
ORETO FIVME Dì PALERMO
Regio Fiumefon io , cui Tonde aurate
Di ero'I nome; voi dunque regio Fiore
Cinto d'otiri, onde mie liete inaffiate*
MAR DOLCE FIVME
Dal neitare del eie I traJJÌ il mio dolce,
E perche -vìl'humor nonjembn in ferra
Nume in nome di Piar mio riuo molce.
PJPIRETQ F/FME
Lafcio i papiri, e volgo al Fior I humore,
Ver che con ìli I dtfpi»e ogv'huom vt fcriua
Su le foglie ve miglie in»o d'amore»
G4BR/L.Lh FlfME
Lungi verno d*pijn(o, Hiaùc noivfa,
ÀJtntr'io ne campi tuoii Conca fiorita
Foriera de I tuo aprii rigo la Rofa.
Vuotaronfì ic cafe tutte,ed vici tutto il Popofo andando io volta a vedcrequefto Trionfo, che fdegoldo medicar luce dal Sole, pago moftrauafi de'proprij fplédorijche
facean vergogna a p ù chiari u m i del Ciclo, i uron'mtutto i lumi 1600. Così anco vcrfola mezzanotte caro inando
moftrauano tut?i d non b r a m a r ripofo in fefteggiare lo
Glorie di'colei, per honorar la quale non maifi ftanca il
PopoloPrilermitano.
Coroparuc finalmente il giorno de i ?• Martedi, su l'alD
ba
^6
bade! quale fife il Ciclo di gioia, e pianfe perallegrezzrù
l a c r i m e di ruggiada^ed v/ceodo il Sole fife vedere si masf t o f a m e n r e coronato di r a g g i , quafi che fofle ambiziofo
di far nobile corteggio alla Trionfante Vergineila.
Ed eflsndoho--agià di celebrar laMe(Ta,rauaato il Fiore della Nobiltà nel D u o m o , venne S. E col corteggio
de'Titoli, Configlio , e Senato , e fatta deuota ©raziono
alla Sinta , a n d ò a federe fui foglio reale. L'iliufiriflìmo
Arciurfcouo erafi qui allora a punto condotto per cantar
la Mefla, la quale incoiamelo, e fini pofcia con l'armonia
di quei M u f i c i , che colla foau tà delle voci r a p i u a n o i
circolanti in eftafi di dolcezza. Questo la mattina.
Molti giorni i n n a n t i h a u e u a n o c o m i n c i a t o ad apparecchiarfi gli altari su le publiche piazze con m a c h i n o
grandiilìme, e quafi t u t ù capncciofi con n u o u e , e beìliffime Inuenzioni.Hor piacciati>Let:ore, ch'io breueinente defcriua l'apparato , e gli altari delle ftrade > doue ai_>
procefTìone fu poi condotta la Santa il dopò pranfo.
Jl Palazzo deli'Arciuefcouo infronte al Duomo vedeuatì sul prioio vfcire ornato d'artificìofi p a n n i d'Arazzo,e
di nobili paramenti d i f e t a a d d o b b a t o . Mettendoli ìru
flradaperlo Gallare fu'l principio tra l'altre ca/es'offeriua riguardeuole quella del Signor Principe di Carini
Pretore, la quale n o u e l l a m e n t e abbellita nella facciata fu
quefto giorno honorata da S. E. che colla Signora D u chefia Viceregina qui v e n n e per vedere la Procedono.
l'Apparecchio che il Signor Pretore fece per S. E. rifiuta
d'eflfer defcritto,doue il merito dichì honorò la Cafa era
grande, e non mediocre l'affetto, e lo fplendore dichì riceueua. Su la Porta s'accomtnodò il Solio di S. E. colla^
Signora Viceregina , ed a lati ne'due inferiori balconi fédeuaaole Darne, Infrontes'alzaua vnagran machina_,
doue fi vedeua vn'Altare ordinato da'PP. Minori Conuétuali,ed era vna Piramide c o m p a r t i t a in varij fcalini tutti
c a r i c h i d i c a n d i l i e r ] , v a f i , e r ì a t u e d ' a r g e n t o j degno veram c a t e d i farfi oggetto della v i f t a d i S. E. Poco q u i n d i lontano è il Collegio de'PP. della Compagnia di Gicsù,doue
mi
17
mi tratterrò alquanto, per defcriuere l'apparato, e riportare lecompofizioni, che v'erano attaccate intorno.
T u t t a l a f a c c i a t a d a l terzo ordine d i f i n e f t r e fin'a Terra era veftita di bellidìmi, e ricchi paramenti > e fopra lo
feneftre maggiori, che fono del falene , v'erano per ogni
fencftra tre vafi argentati con alcune Piramidi di rofe incarnate,e bianche vagamente difpofte. A m a n deftraera
l'altare della Cafa Profeffadi pari grandezza , e magnificenza, addobbato ricchitfìmamente di candilieri,vafi ,o
lìatued'argento, c h e f o r m a u a l a f e m b i a n z a d'vn monte,
doue era non fepolto,mafcoperto vnTeforo. Incima v'era vna Santa Rofalia veftita di tocca d'argento , con vru
Crocififibin braccio, il quale mercé il merito della Santa
Vergineila ripofando n e l f u o f e n o , p r o m e t t e v a di non.»
adirarficnai più contro il Popolo Palermitano con quel
detto delle facre lettere ^uiefcam^ nec irafcar Ampliai. A'lati dell'altare vedeuanù a l c u n i menzolonijed altri Iduori
argentati, che'intrecciandofi tra loro,molte ftafue, e c a n d ì h e r i d ' a r g e n t o f o i ì e n e u a n o , e nel mezzo d'dli erano aU
cimi Angeli riccamente ve'riti, tenenti viio feudo con va
detto, ch'al/udeua alla S a n t a . Quafì Rv/a plantata fecus
riuos aquaram, alludendo alia f e r t i l i t à della Patiia Palermo. Vn'altro,/» cotnfjo/ttionemodvitjfìifja*
e l'altro diceua
tffudltodoretn Principi excelfo.
A man finiftra era l'altro Altare del Colleggio degli fineli di capricciofodifegno; che v e n i u a f o i mato da vna fcalioata, a fianchi della quale s'alzarono due Piramidi arricchite d'argento, ed ornate di fiori. Sopra la gran fcalinata
fi vedeuala Città di Palermo in profpettiua,forto la quale
fi vagheggiaua il mare. Nafceua q u a f i d a l S e n o d i p r e z i o f a
Coca,dal mezzo della Città, vna pianta di Refe imporporata de'fuoi Fiori,che v e n i u a n o largamele inaffiati da due
Fiumi A m b l e r i , e Grabiele >chenafcononellefelice pianure di Palermo,! cui più belligiardinifecondano. Erano
quefti Fiumi finti d'argento coronati di canne,coll'urne
in m a n o , donde l'acque verfauanfi su le Rofe. Sorgeuasùla Città il monte Pellegrino di tocca d'argento ricoperD *
to,
48
to, e la Santa fi vedeualn cima delie Rofè fudetfe. Baffi
tanto hauerfolamente accennato di si bello altare. Pafllamoalle /nfcrizzioni&altrecopofizioni.Ecoftume ogn'anno del Colleggio di animar quefte fette eoa alcuno
cooipofizioni,chefoglionofare i Rettoria, ^/aqueft'anno per efler i JRettonci occupali nell'apparecchio d'vna
Tragedia /"Che non ancora efkndo rapprefentata,non è
f4ggione,ch'io preuenga colla mia penna gli applaufi,che
le faranno le lingue ) la cura di f r quefte cotnpofizioni
fu data ad vna delle due Ciafli d'Humanirà, nella qualo
fono così rari , e fòlleuan gl'ingegni che picciolo argomento ne faranno l'Orli /èguenti , quantunque-»
falcienti a render chi fi fia degno de'lauri della Gloria,
La modeftia de'dettino puotè fuperarerambìz'onedella
mia penna di freggiar con fi beili c o m p o n i m e n t i quefta_,
operetta» fi che non hauetfì fattolifurtiuamente trafcriuere, ed hora fedelmente non li rapporti.
Vollero poi conformare l'inuenzione di detti componimenti con quella dell'Altare del Colleggio degli
fludi,e non allontanai da Fiumi. Confiderarono la Santa come tergine, come Prencipeffa di fangue reale,e come Liberatrice della Pefìe.Comea Tergineftimarodouer
fele fiori, comeadHeroina corone di Gemme , come a_>
Liberatrice Allori triòfali,Cosìfcelfèrofeifiumi,due fioriti, che veniffero ad inaffiarle i Fiori per legfrrlande » e furono Greto, e Papireto, che per ripe ameniflime nella capagna di Palermo fcorrédo fi coronano di fiori, due gemmiferi,e he le portaflerogemme per arrichirle la corona»e
furon Pattolo,& Idafpe famofi per l'arene d'oro,e perle/
ripe preziofc di gemme.e due che pullulatfero allori a fuoi
tnonfiiCaftalio fonte de'Poeti in ParnafTo, che produceua
allori per i Poeti.ed Apolline;eralrro fu il Peneo Padre di
Dafni, Ninfa , che qumi tu conuertffa in alloro, onde lej
fue rme altro non produceuano, che allori. Tutta quefta
nobiliffima Inuenzione era efprcflain vna Inscrizione a-,
gran lettere in vn Tabellone di carta d'argento con cornice d'oro, e prima di cominciare le lettere,v'erano dipin^
te
te tre corone vna di Rofè, l'altra d'oro» e gioie, e la terza^
d'allori,cos) difpofte, che le parole della Infcrizione corrifpondeflero alle corone,
V1RG1NI , HEROINAE , LIBERATRICI
Ad Amorii t Ad
Humana ,
Nobili* ,
PANORM1TANA PALLAS,
Excufum è PATRIO REGNI CAPITE,
ìjt onerìbus a/ueto,
RHODOCHRTSODAPHNICVM
,!
Coronamentum
fedibus
lubens
fubijcit
TRISMEG1STAE.
Ogni coaopofizione véne dedicata da vn degfivScoIari
nobili, ed a quefta Infcrizzione fu fòtrofcritto il nomo
di D.Vincsnzo V aldina figlio del Signor Matchefe dtlla Roc~
fa, e Prencipe di Valdina.
Fu difpofta t u t t a l'inuenzione in dodici Tabelloni,
fei de'quali occupauano le fei fìneftre del fecondo ordine^ quiui eran compartiti i fei Fiumi:i quali erano tutti dipinti d'azzurro in Tabelloni di carta d'argento iiu
mezzo ad alcuni fettoni, di forma ouata, che alludeuano
alla fua proprietà così i fiumi gemmiferi haueano fettoni
di corone.reali mgemmate,quei fioriti dighirlande di rofè,
e gli altri d'alloro intrecciato in giro. Nello zoccolo,fopra
il quale s'appoggiaua il Fiume, v'era vn'Imprefa alludente alla Santa,che hauea per corpo cofa appartenente alfiume,di cui era.cosJ alcune gioie fèruiuano per corpo d'Ira
prefa de'fiumi Gemmiferi, le Rofè dr'Fi uro i fioriti, e degli
altri gli allori.raltri fei Tabelloni pur dicarta d'argento era
no maggiori, ed occupauano l'altre fé i fenetfre del primo
ordine, ne'quali in mezzo di fi m ili fettoni d> corone , di
Rofe,e d'allori erano ferì tic fei Odi di nuir. diuerfe l'vna
dall'altra, coinocni degli Icolan fimilmentejefoprala prima linea v'era vna c o i o n a o d i Refe, o digc m me, e di Allori. A'uti della Porca ; ch'era io mezzo degl' altari, su la
quale
3°
quale pendeua l'Infcnzzione tette riportata , erano i due
fiumi gemmiferi Fattolo, e Peneo, coronati aoch'effi di
gemme, N d a f p e e r a a man deftra-,ene!lozoccolohauea_»
per J m p r e f a i l Carbonchio della Città Educenfe fopra^
vna Piramide, che sfauillaua come accefa lumiera di not.
te tempo, feruendo a quella Città di Faroluminofo,cotne
fcfius Caftaneo.il motto era, Excubat ignefuo. Significando, chefi come quella Gemma con lume proprio, noru
mendicato altronde illuminaua quella Città; coti la Santa
defende Palermo con amor'mnato, e proprio fuo.
Era a quefta Imprefa fcritio il nome di Don Giouannì
Gaetano.E fotte v'era la prima ode conia corona incima.
H H R O i N A E AD OBSEQV1VM
Curbydaipeit liquidoèfcat b*tt
JDtuites currunt adamante lymph&
"Protia quid turgtKt prettojìbre
Flumina lapfut
Nempe-vt effkjìs (ibiferia, Virgo,
Afperet gemmih rutiloque crinet
Sepiat ffiorfu , bine auido laborat
Foni fede -volai*
Hinc vbi offenfo fìteptt icìafxxo,
Prouocai lentas Aquiloni} iras
Naìs, ingemmai giade vt Rapenti
Vinctat -vndas.
Ipfe qitin [ponte ajfiliens,reliclo
Arnne^us molli trtmulnt tn berba
Sujttnetcafuj, riguiffe in tndos
Anxius orbet
1! nome fottofcritto all'Ode era di D.Carlo Rìggte figlio
del Signor Preacipe di CampoFranco. A man finiftra
era l'altro Fiume gemmifero Pattoloiel'lmpre^a, che nello zoccolo hauea dipinta, era vna maao , che metteua-»
vtìa catena d'oro m vn vafo pieno d'acqua , che non fi
riuerfaua dall'orli del vafo per la proprietàdell'oro di non
prender luogo nell'acqua-, col detto. Accede,non exced»»»
alludendo a gli honori, e pompe, che fi fanno io honor
delia
31
1
della Santa, che tutto che grandi, non foprabcndano pe»
rò mai l'obligo della Città. Vi era poi nello fuoiazzo il
nome di D.Francefco Murisi de Betrocal figlio del Signor
Confuhore di S.E. in quefto Regno di Sicilia.
Sotto poi nell'altro tabellone v'era l'ode , nella quaio
s'introduce a parlare il Fiume fudetto.
HERO1NAE AD OBSEQVIVM.
Ite & beato pallida -vortice,
Nimifque ìabifedula flumitta:
Regalegermen irrigate
Qbjequio fluitanti! altri:
Audax cowarum adrepe per ardua,
Feliciorijìdatur ambitu,
Procella gemmarum vfque pulcraw
Syderuvn ad inuidiat» minar um.
Nec decoloriluminelangueas,
Quamuiipropinqui* iiilior a cotnìs,
Per ora, qu<t ceu nìmbus errant
Flexilts irrequietusauri,
\e di f o t t o e r a di D. Vincenzo dil Bofco figlio del
Signor D. Cefaredel Bofco Capitino al prefente della.»
Fcliciflima Città di Palermo.
A man deftra dopò l'altare dellaCafa Profefia vi erano
altre q u a t t r o feneftre , nelle due di fopra v'erano i due-»
Fiumi G r e t o , ePapireto coronati di Rofe. Greto nello
zoccolo hauea per Imprefa vna mano in a t t o d'icaffiarc
vna folla pianta di Rofe, a lato della q u a l e v'era in Terra
vn iambico aperto , col vnQUO.Cumfosnore rcddet odorif.
Cioè, che riceuendo !a pianta da quella mano l'acqua la^
rende poi di condizion migliore alla mano,che gliela die-*
dqfì c o m e l a R o f a noftragli offequij de'deuoti Cittadini
neo-mpenzacon cele/rigrazie, e fauori.
Il nome , che vi fi fottofcrille era di Z>. Vincenzo Zappulla.
^ Nell'altro T4beilone di fotto v'era la ode , nella quale-»
s'mtroduceua aparlare il fiume
V1R-
3*
viRGiNi AD AMOREM
At recumbis ? & quieto
lympba languet olio $
Nee Fauoni blandientit
Sufcìtaris cfculis ?
Amnis integrai fudores
Gleba putrii ebibeni
In rofeta de marito
E ore pAJjìm turgeat:
H<ec tenerrimi kpores
In coroOas circtnent.
frontegaudenti Ila Flore
Emori S i cani do s,
Nello fuolazzo vi f ù f c n t t o i l n o m e di Don Raffaele^
Jìchate»
L'altro fiume era il Papireto anco coronare di Rofe, o
nel/o zoccolo per Jmprefa vi fi vedeua vnaRofa d'india,!a
cui proprietà è ch'efsédo bianchiffimajt'uelradal fuo ftelo,
e pofta oeli'acqua fi va pian piano tingendo di roffo colore . Quindi fi piofe per corpo della detta Imprefa viziimi! Rofa in vna caraffa piena d'acqua, col brieuè. Rubefcit tnagis. Cosi come pare ,che nel cuore de'Paierrnitani
fi vada ogni giorno i n f i a m m a n d o l'affetto verfa la Santa»
11 nome era di D, Domenica Castagnetta.
Nella ode fottos'introduceua a p a r l a r i i F i u m e . i l quale
fupponeua l'Autore hauer origine dal Nilo , e per incogniti meati,a fimilitudine d'Alfeo,venirne a noij fi como
molti portano opinione, ed'io fermamente credo,hauen^
doneper grande argomento moke fperieuze,oltre le dotte raggioni di D. Bernardino Masbel Gentil'huomo Palermitano in va difcorfo flampato fopra quefìa quefìione,pieno di molta erudizione.Supponeua anco l'Autore,
che ilNilofofle flato vno de'quattro fiumi del Paradifo
terreftre, giufta lo fcriuere di Santo Agoftino, e del Nugarola addotti dal eira o Masbel j e finalmente, che ne!
Paradifo Terre fi e, conforme l'opinione di San Bafilioje
RofefioriiTerofenza fpme.
33
V1RG1NI AD AMOREM
Ntli progenie! tuli
, 'fV. O
vtì.;.-?«>
v,<A
%Kvt;*,|9«.à ver rìon.j'etii-ócadessi »«* ;
li i[it fiore perenni.
^
IMic 'scfpitibtts Rofx
Emerferftenerritniii "* wv.*V
\i.*.'-.'£lecfatellitio manumr''^ ^ ^
S/);«j! borrente momoiditr «Vs
'firf^^J -permeo nttncprositi'^ :'^w
Alfao/tmilif) vtat,-'- . \\»^
^iVx1! .<! 'b 5i£- RoftlrtEìusab igriibùf-^ ^"'S^-1
SJ^^H.O fcuaìum?fli/e/%« Wt»»-»»;~
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cernirete per r,,/^^/j.«i/?
-> ^^'gf 4 i ; M\«i^
, nBig MgaH fciiab
'
'. 'Rwji'od&or \lnnottift
Rofa vtroque,carft vepre, •
• V.olubtztisifittorto..
fu folto fcrìtto il Nome di D. Francefco Si como Figlio
delSignor Barone di Vita.
A manfiniftra della facciata a canto deH' Altare del
Colleoio vi reftauanp l'altre quarrro fineftre ; tìelle due di
fopra v'erano i due 'Fiumi laurt/eri , coronati anc'efli d'alloro. 11 primo era; il fiume Caftalio vicino al monto
Par.nafTo. Portaua per I m p r e f a od fuo.Zoccolv vn Ramo
d'alloro, che in vna f i a m m a fi b r u c i a u a i col m o t t o tolto"
daTibullo Eontfignadedit. Denot a :ndo,che fi come l'Ai.
loro b r u c i a n d o l i ,' f é faceua ftrepitoera appigli annchiprefo per feohb di buon'augurio ; cosUrdendo iJ Popolo
P a l e r m i t a n o ti'e&rto verlo la Sanrà ,* facendo t a n r ^ a p p ì a u f i di di lei Trionfo, dVbuonfegnudi.r,uerenza,e di de:
uoz'one.
'••••' *"• - - . -' " ' • ^ " "' ' v
il n o m e d e l l o fi; o!,*. zzo era di D. Antonio Dtaz. Nella.»
fotiofcntta Ode ù ficgeiìa,cbe parlaua la Corona d.alloro,
d i e / o r a fopra Tede, egi^ alwiia'iberr-d'ailo'i'O dal detto Ca-
fttlio inaftìati i
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L1BERATRICI A D T R I V M P H V M
Su m lamearutn quotquot i
E
i, — - — """'vry
§)uptquot poet'u educai Hquoribut
Fonj,i'afla Mufarum fitti,
fijttf ventilatis inuiden* mihi ntmat
Qbmurmuraifufpiri/i'ì
Tf refpui , mefcilicet Dtu£ dolet
Tarn molle compietti caputi
At tu comatiti qua Rof* nomenfonat
Auratcoroneijl?xtbui)
Motaquefronde rofìloquentibus Nodt
Sufpenfa lìbes ofcula.
Legeuafi fcritto fotto queft'Ode il nome di D.Pietro
Jttufca'à figlio del Signor D. Andrea Mufcarà Giudico
della Hegia gran Corte.
L'vltimo fiume era ilPeneo, il quale nelle Tue ripe-*
produceuafoli allori, che finfero i poeti > e/Ter Padre di
Dafne, Ninfa, chefeguitatad'Apoliine,bramofa di ccnfer
uarfi pura,pregò li Dei,efù trasformata in alloro.Il fiume
nelfuo zoccolo portaua per/mprefa vn'albero d'alloro,
piantato in mezzo d'vn campo fé minatole (Tendo proprietà dell'alloro didefendere il frumento dalla rubigine, ch'è
la pefte deifeminato, col monolafle/cetfeliciùi. Alludedò alla fempre Felice Città di Palermoiche da quefto miftico alloro difefa da ogni danno fiorirà fempre più telicimente.
Il nome era di D. Cafimìro Saauedra. Nell'Ode pariauà il fiume nella feguenre guifa.
LIBERATRICI AD TKIVMPHVM
i
Hic Dafne digito) ( qua •vtridanttbus
t
Gaudet ripa triumphi/)
q
Senjitfronde tegit cuifugieatpigris
u
Pet radicibutb<t/tt.
lam tura prolis inops flebilibusPater
,
Auxi$uftibu$ arane m:
''
A/ nuucprtttrcpidansplaudertgefliat
r
Rauco lympba eachinao.
-'*"f
- • licet imbribut
EHU-
ìf
'
Ettatrire coroBatl
Nte ttpoeniteat, guata, vicù tu*t
Dlu& fi caput atnbit.
Era nello fuolazzo fcritto il nome diD.BartofomeoPalìzzi»
Nel mezzo degli altari è la porta del Coilcggio , fopra,
laqualeè vnAngelodi marmo in v n a N cchia,cheera tepettata di ftelle.Quefto fi finfe portare dal Ciclo per coronare la S. Vergiaeila, delle tolte dal Fiume Elidano > che
colà sùformano per vna delle coftellazionigh Aftrologi.
e ciò fu per accordare a gli ofleqirj della Terra, che tributaua per coronar la Sita fiori, allori, e gemme, ifauori del
Ciclo, che mandaua per intrecciarle alle Corone della-.
Trionfante Santa le fue ftelle. Era il tutto efprefTo con va
diftico fotta , ed era.
Has quoque deuvluunt Cceli tibifiumtnagemmatt
Htte capiti, aut pcdibuifint magli afta tuis.
Ed eraui fcritto il nome di D. Frantefco Filiagerì figliò
del Signor Marchefe di Lucca.
Lette le compofizioni del Collegio,e goduti i fuperbiffimi altari fopra defcritti; su la piazza d'e'Bologni fi uedeua la machina del Conuento di S. Nicolo dell'ordine del
Carmine; edera v n a g r a n montagna ,la quale apriua cinque grotte ; in ogn'vna delle quali Ci vedeua efprefla vn'azztone della vita della Santa con ftatue conforme il naturale . In cima del monte dentro vna lucida fpera dì
raggi tempestata di Rofe,fi vedeua la Santa velina di tocca d'argento , quafi nell'atto d'entrar in Ciclo trionfante;
del Mondo.
Vieneappreflb l'OttangoIo, doue s'ammirauano quattro altari, degni d'vn Teacrosifuperbo,qual'è quella piazza. Il primo q u a r t o di q u e f i a piazza detto di S. Chnfiina
bauea l'altare de'PP. Theatini, riguardeuole tra t u t t i per
la maeftofa altezza,e per la douizia degli argenti. Sopra.»
vna gran piramide carica di vafi con vaghi fiori,candilieri,
e ftatue , fi vedeua vna gran Conca d'oro fignificante Palermo, dal mezzo della quale nafceua voa gran Pianta 4i
fiori, il cui tronco era tutto coperto d'oro, ed apriua eia£ ^
que
"B
que Fion',i! più aito de'quàfi era v.na R'ofa con S. Rofa!ia,e
gli a l t r i f e n e u a n o n e l mezzo delle loro foglie le"noftre quat
tro Verg m S . C h r i i t i n a , S . Agata S. Ninfa, eS. O!iua,iui
prefeano p.r accrefcere gli honori delia Trionfante > o
per aggiungere il loro al patrocinio di Rof<tiia.
11 q u a r t o di S. Agata, era occupato dall'altare del MoDattero di S.Catarina , che non cedeua a gli a l t r i àe in ricchezza, ne in maeiU, ne in gentilezza, ornato di fiori, ca>
r.ico d'arganti , ben difppfto in ogtiicofa.
, ,-Nel quarto di S.Oljuj era l'altare de'PP. dell'Oratorio
dettideU'pliuella, che colla Inuenzlone.e vaghezza degli
ornameli fi tiraua gli occhi di t u t t i , moftraua egli vn mòte
ijjperbillìmo, il quale compartito in p i ù o r d i n t f a c e u a s£-:
bianza d'vn alta fcalinata , t u t t a ornata di caodilitri, fta^
tue , e yafi d'argento con tanti fiori, c h e n e i r a l p r o d'ella-.
montagna moftrauuio fpiegar la p o m p a tfm'Hneoiffi;
OìaPnmauera. A fianchi dell'altare , /opra il quale .sra il
m o n t e , s'alzarono non priue d'altri ornamenti due rupi,
ad vnirfi al detto monte,ia cima di cui era l'Arca fegno di
ferenità ceffate le tetnpefte.fopra li vedeua vna Donna alata^ con corona in Tetta, veftita di tocca d'argento , ed era
in mezzo d'alcune nuouole , da?le q u a h n a ( c e u a l'AnceBalena. Era q u e f t a l ' I r i d e , c h e cosi dicono pingcrfi gii
e r u d i t i . e Ci voleua alludere alia Santa , Iride miracolofa,
checomparfa sul Pellegrino fu prefagio delia bramata^
tranquillità nel diiluuio morta/e del contagilo. 11 motto,
che fiaedeuafcrittoin vn gran fuolazzo,era, tolto di pefo.
dalla Genefi. O1 nequaquam -ultra interficietur omnìs caro.
L'vltimo quarto di S. Ninfa moftraua l'Altare de'PP.
Crociferi ne men bello, ne men magnifico degli altri, Sopra alcune fcalinate ricchiffime d'argento , ed infiorate
vagamente forgeua vb'altiffima montagna gen£sii$ m a-,
mente finta al naturale, tutta feminata d'oro,e leoìpe^ata di Rofe. Apriuafi nella montagna vn'alta grotta GZÌÌA
quale a piedi della Vergine co! Bambino in braccio 9 v e deua la Santa , che dal fuo fpofo veniua coronata di
fpine-,AlcuQÌ Demonij nella bocca della grotta quali ire,
men.
t
mendd-tìirabbla fi vedehàflo quiiif pièaefp«ràre;l'im prd :
fa d'abbutere la coftanza delia Romita» che t e n t a r e di
farb troi'aie vn;a fai vohai- l';:i • ! ? r > < : v'3 '/ " , ' v .
• Veramente oon-hebbe tìcchio purgato chi non fannm
rò la rndgivJeenzadeii'OttangoioV'cos) fuperb^m,eivto
addobbato. Per retta Imea feguiua là R i a d à ' d e H f i Pro»
cerone ÌÌRO alla Chiefa Parrochiale di S./Vscolo La Kalfa,
e per quella via vi furono gli altari di S. Mattheocoa nobìie a p p a r a t o di velluto,ed astri g e n r i l i f f i m i o r a a m e a r i j d i
S.-Antonio Ghk.& ! Parrocc hialej-deilì-Torciariidella-Gollegjgiatadi P-Oito Saluo-, vn'altro de'^PP. Theatini delia fé*
con'da Cafa detta la Madonna'della^Gatena non indf goo
della ! funtuofità delia fella tra-tutti gli altrij dello Spedalo
dùS. 'Barfolcmeo,dòuè b Santa ii vcdtua in vco Speco
trìonfdutt' degli mfulti de'Demonji -, della detta Parrocchia di.S. N'colò, su la piazza che s'apre i n n a n t i la porta
del aChiefifplisdido d'afgentijìed ameno per la vaga pomp;à die'tìorire drlle verdure d'intorno
- Quindi s'apre verfola Porta dè'Greci la ftrada '.naggio^
re deUa'Kalfa tutta vaga,e riccamente ornata dì fuperbi
pàrafjf>e.nt!,e nella pia zza usuati detta porta ( doue poco
fa nella Cafa'dél Sigr/or Ui, Vmcézo Gambacorta degnìf-'
firooCaaauere l j ak m i t a u o ( g i à honorata dall'habitazione deH%minetiti?Hmo Cardinal Montalto Arciuefcouo
di Morreale s'è tirwfòriio jl Monaftero di S.TereA^ fu dal ^
le Monache cretto vn'Aij:are>che per la mó-kitUdine de-,
gli argenti ordinati (opra vn'alta priramidè vàatì ottenne atutti gli alrri non fecdndii B circondando 1« Proeeffio-- 1
n%lad^ttaPiazzaritoraauanella iliadajdou'èii'Monafte-i
rondèlla Pietà,equi'ibrg<!ua vn'alcafe mae'iofo'per la gra- k
dezza,vago p e r i p a r a m e n t i , douiziofo oer gli argenti. ;
Nella via medefima dopò pochi palli ut» itivi uà -a^lioc-chi"»
l'Altaredc'PPi Mttìori ofìeruan:Vdtl €o.a«':x;tocii S, Ma- '
ria degli Ang«linbn indegrtodel'e fuè lodi -/perche priuo «
con era deTuoi ornamenti. E fe^uefidb pife àHir £o i)'mé- : *
cle(ìmocamìno, iìfaceua i n c o n t r i ì i! Cokueraoiieiia Mi.
fe«»coraìa dc'PP. del Terzo ordine dsS. FriQcefco.dèHe '•',
s i o al-
38
s'iaalzaua il belliflìmo altare eretfo magnifica m én te conJ
ogni pompa d'apparato, e d'argento da'detti PP. e d'alati
dell'altare v'erano due palchi, /opra i quali due Cari di
Mutici,lietamente c a n t a n d o deftauano oe'cuonde'Citta*
dini fenfi di gioia. Piùfottofi vedeuano altri due altari i
vno eretto da la Chic fa degli Agonizanti,el'altro da perfona Priuara ambeduerapprefentanti /aSanta>ii primogloriofain vna sfera di raggi, il fecondo addolorala appo va
Crifto con la Croce in fpalla.
.Salendo poi verfo il Palazzo Pretoriano fi vedeua tutto riccamete addobbato nelle due facciate,che riguardano oriente,e mezzogiorno,di bellitilmi drappi,e ricami)
ed infronteinnaziil Monaftero della M a r t o r a n a e r a vn'altare ordinato, e nobilmente abbellito dal detto Mona*
fiero. Diqua'sboccando la Procefltone nella ftradanuoua entraua in quella ftrada , che conduce al Carmine , di
cui Ci vedeua vn'altro belliffimo altare.Tutta la gran piazza di Ballare faceua ameniflìma pompa di fé fletta, offerédofi agli occhi t u t t a ornata per vn gran tratto di molti archi fucceffiuacnente difpofti l'vn dopò l'altro coperti di
verdura,e Spiegando agli fcherzi dell'aura feftiua innumerabili pennoncelli » e fuoiazzi di feta di vari/ , e vaghiffimi
colori,con altre pompe, che quantunque no magnifiche»
ne fuperbe, eran però fegno di non ordinaria deuoziono
di coloro, che l'apparecchiauano, e di non mediocre allegrezza a chi le vedeua.
Vn'altare de'più belli, che fifaceflero in quefta fefta riechiffimo,e fuperbo fi vedeua innanzi la Porta de'PP.Benfratelli, ed'vn'aitroal pari di tutti con diligenza,e pompa
drizzato dal Monaftero del Riglione fi offenuasù ia piazza i n n a n t i il detto Monaftero . E filialmente sboccando
di nuouo nel Cattare la Procellìone paflaua innanti il Monaftero de'Sett'Angeli, dal quale tu apparecchiato vn al*
tro altare di non mediocre bellezza.e l'vltimo era dell'altro vicino Monaftero detto Badia nuoua.
Ho taciuto le pompe de'priuati,perche ogn'voo fclev
può fingere fuperbiflìaic colla mente) fé bcn'nauerà «•»
guar.
39
guardo e alla deuoziooe,& alla ricchezza della Città.
i Panni d'Arazzo d'ingegnofi lauori biftortan, quadri di
eapncciofe.e non ignobili pitture, paramento difanc: feto
teffnii d'oro , e d'argento ornauano le publiche ftrade , le
quali inondauano di Popolo curiofo di vedere le folennilfimepompe.
Ma fia tempo finalmente di parlare della P*occmonC.
Io nulla dirò ne delle Compagnie, che fono più di cinquanta , ciafcuna delle quali portaua il fuo ftendardo -, ne
delle Confraternità, co loro Santi Tutelari di legno dorato fopra Bare or nate di vaficon fìori,ecandiliericon lumi ; ne degli altri ornamenti della Proceffione» per non.»
effer lungo in cofe, che fono ben note a tutti, benché fingolari. Le Bare de'Regolari, fono degne di particolar
menzione, come capricciofe per le nuoue i e nobiliffime
Inuenzionifopragran machinefabricate c6 vaghezza^,
e magnificenza. Dopò le due de'Fanciulli Orfani > e de'Oifperfinon difpreggeuoli , vcuiuano degli altri tutti primi
i Capuccini.
Portauano quefti fopra la bara vn'alto fcoglio in mezzo d'vn mare tranquillo, nel quale pareano guizzar molti delfini. Sopra lo koglio era vna grand'Aquila coll'arme
del Ré N.S. nel petto; alla cui deAraera vna ftatua nobilmente velica f oil'in/f gne della Mifericordia, ch'efpimeua ed alla (jnrftra vc'altra, cbf Hgnificauala Giuftizia..
'
Sopra i 'Acjuils-poìs'alzaua m vn'ampio giro dì raggi d'oro.
S.Rofaiiain atto di metter'in tefta dell'Aquila vna real
Corona, E volea lignificare , che l'impero A u f t r i a c o , d i
cui f u r o n f e m p r e i n d i u i f i b i l j compagne la Giufttz'a,ela.Mifericordia,fefùprimain vn mare di molte folleuazioni,
e di guerre, hora mercé la Protezzione di S. Rofalia, alla
quale Ti rapporta il Trionfo di Barcellona, tranquillato
le temperie, gode placide calme; che però fi vedeuano
nel Mare i delfini, j quali in tero pò di bonaccia folamente
comparirono su Tonde, fi come notano Pimio,Pierio , e
Ber co rio , Animò l'inuenz;one quel motto. IN AETER-
topufdiRofc. Giaceuaa piedi del Mefite va Vecchio
T E4<*R N V M F1RMAB1TVR. prefodal 19, de'prouerbij
coronato » ch'era Palerrmvnfermo per lo male contag.
n u m . 14- Rexqut: tudicat insertiatep<*up$r,eìjbrt>nuì AIUJ
giofo, e dall'altro lato (òpra vn'altra nuouoletta compari*
w <ft(inu filmabili**, h io ko£UQ,era<-redo,gierc'gl)fìco<ii
uà la Dmina M ifericordia , che moflraua di porgete a Paq u e f i a per i'àuutnué.più ciieratf raiouìubile fermezza,
lermo vnaRofa > antidoto fingolare centra quel male sì
ìa quaiie.pareua inqud'actQ,protiKtter,ija gran VergineU
fiero.
la. P r e c e d e u a n c q u e f t a b i l i a mac h i n a csnqn.e GiouanetEra la quarta de'PP. del terzo ordine di S. Francefco
ti riccamente veftrti di drappi d'o-»o-».On)boiZacC'hini''ardetti delia Mifericordia,che portarono fopra vn'altro bel.
°eutati a piedi , f j g m f k a n n quattro ie parti dei Mondo
liflìmobafamento vn Vecchio coronato, lignificante PaEuropa, Africa, A(3a,,& Amene*, e por,taijaoP nei deftro
Jermo>il quale fi vedeua per terra diftefo,fopra il cui capo
bracòio -yi;-© feudo cosi£arpr«e,del :f< e Ca'tholici0,tìgnificàto
ftaua per vibrare vn colpo il Caftigo.che fi vedeua celiaper la>q-umtoi-.giou*n-ett<>j:,i.l quale r,rnuef,à e-qll& fua pò-.
to finiflro;ma veniua dalla Santa rifofpinto quel colpo, la
to>zat atlt.flietvriaciriiò in tutto il Moudoi iQgiYvno poi
mezzo di Palermo,e della Santa fi vedeua vna Donna eoa
dQ'dtiJtJ:£Ìn!que<;pQTSa4ift woa torcia acctff&dail'yna, e l'aU
vn ferpe raccolto in giro,mordentefi la coda,ìn mano, ej
tra paMe,tfprjm«ndte,{C.h« ; j| lame deiU Fede, & il domi-}
fignificaua l'Eternità;ad efprimere,che Palermo farà etertiio del noftro Re arriua a compattir fuoi raggi dall'Oriennamente difefo dalla fua Patriota, e Padrona.
te all'oxicafo.
, ,
:; ; .,
, •
..;.-.
La Quinta fu de'PP, Minimi di S.Francefco di Paola, i'
Fu la feconda Bara de'PP. RiformafisdelSa Mercé det-s
ed'era vna machinaa forma di fcalinata tutta meflaad
ti del Molo,! quahipér /nuenzione portarono la Santa ar»«
argento rabifcato d'azzurro, ornata di Rofe, con cento
nsata d'elmo , e corazza di lucido acciaro, {piegando WL>I
lumi. Eraui poi vna nuouola d'argento,che faceafi fcabeltefta vago cimièro coronato di Rofe, e "vibrando ignudo
lo di Santa Rofalia, e di San Francefco di Paola. Quella.»
ferro^olladeftea. HaueUa fotto vna gran nuouola di ve-s
armata di ferro,ciccia in mano moftrauanon foldiferi.
lo d'afgento, in-fiorata di^ofe, e piena di molti Angiolétr-ì
re quel Serpe,che calcaua col piedejma d'afTìflere guerrieti. 1 A fìnii'lra della Saataivedeuafl all'imperlale veftito ed?
ratragli eferciti adifefadelRèCatolico. chepetócolla-r
armatoti Re CathoSico>diéadorando la Santa, lediceua
fiaiftra metteua vna corona in tefta ad vn'Aquila, che Cojìpprehende arma , &fcutum , O- exurge t» adiulorium m)ht
pra va Mondo fi vedeua nel mezzo de'Santi, alludendo
E^uìncida vna partefi vedeua Barceliona,efpreflain vna,
alla Vittoria di Barcellona. E quefto,cioè San Francesco»
J^oona, che tfFeriuale e tuaui al Ke , e quui«ii il Hegno di',
colla finiftrafpiegaua vn (lendardo col motto* Vifìono^^
.Pbrtogìilo, fignificatoper Va Vecchio coronato, cheat-?
e colla deftraporgeua all'Aquila vno fcettro , alludendo
territo parea cedere alla fpadi della S a n t a Vatoriofa j la-> ;
all'aggiutOjcheilSantoancorviuente diedeaFerdinando
quale i-incorando i l R e l i d i c e u a quella belliflìme parole\ tibigentes hgredilatem
tuam.
, , ' „ : de'Mori
a
nell'affedio
di Maiecaper l'efpulfion
dai Regno
di Granata. Due Angeli nell'aria coronauano la Santa di
La ter za tu de'irp.di S.lM t.o o Tolent t o.rr ti; v i g-5.
Rofe, ed il Santo con vn Camauro. & ad efprìmefe il cobafamenro,da gli angoli di c u i f p o r g e u a n o quattro men-'
cetto tutto vififcrineroqucfteuueInCrizioni. AS. Rofa*
zóloni tutti argentati-, e foltentuano q u a t t i ò Argel*. So'rw
gcuaioprailbaiamcQto il Monte P e l l e g r i n o , fopr^.d* eut
vbiquc gtntium luc> triumpbo, in
Ego Rof*liat
era la Santa deniro vna gran coroRactlR,Qle,colcapo cia4l
B
Bar-
to
4*
ioa txewùtàn a'ftftz #
x ittter arrn^Vhilipp» IV NèpcitAùgufyJfim
rtttitmns , predar* Vigori* Gorvnàm impojui»
Vette feli% Auftriadutn Glòria >- cuiusero alerti ùm ipf<x~i
L'altra di S, Francefco di Paola diceua.
.e ; Rofatiie^ifpanifie Felicitati* Pr<ej/idto,V rbit decòri, i* ffiuphitlibus hifcs plaufibui Cjmes acceJ/ÌFrancifcut , qui iauz^,
ok»? Ferdinand) Cath-jl co Malte* tnceni*<Mtijfimum MAH*
forum domici li um ) objìdinti ad .v/i fiorititi iter feci , ipfe e da
Ikertcnt Gloriarne* calumet! futurut.
B iLi'-Aqiu la ancora lignificante l'Imperio Auftriac o, onde
mipflgauanel petto l'armediSpagaà,fpJegauain voo fuolazzoquel detto. Hinc Decus, & Pr*@dium nubi.
^ L a f e f t a l a p o r t a u a n o i PP.deH'ordine dj N.S. delia Mercè,sùla piazzadeila cui Bara fuvedeua vna Città^ ch'era PalermO)tatta di nlieuo,cormare,ed'vn giardino ameniiTìmo
éoiontanaio mezzo,e quindi vn M5te,ìltuttogentilm£re
efpreiro , e iauorato.s'alzaua poi vna Pjramide di dieci fca1 ni, c o S S J u m i vagamente amara di fiori. Quii poi /òpra
era vna nube con vu i Saata Kofaiia,che foiro i piedi
bauea vna Corona imperiale , per alludere a Carlo Magno,onde!a Santa traheaìi'origine,ed vna Reale per là parentela ,che hauea con Guglielmo Re di Sicilia. Era il
detto. Quts appreheadet tribù) digiiis moiem terrsì, E la»»
Santa Tofteneado col mitrar deto nell'aria vn Adonto variamente dipinto, con M are, e Monti > di circonferen?aj
yinticinque palmi f cofa in vero beihffima a vedere Jrifpondeua eoa quel detto z.Psr. 41. Minimw digìtui me ut
&ro$oreft lumbù ? atrii mei. Volendo Hgb ncare , <.tjo
ella caniafin oiiracoìofi poretizai , econofauta Sauwà
hàarriuato a farfi in tutto il Mondo p;ù glor<ofa, c h « n 6
fecero gli Auifoi,foftenendo!o poi coila Aia Protezz;oné»
onde-opera in ogni parte anco danoifcoào4«?iuta4ionorj
dinane onerauiglie.
Veniua lafettima de'PP..Carmelitani,! a quak
43
uii ijuattro ftatuè ricca , e oobilm ente veftite. la
era VAuHela. veftita all'Imperiale, col Mondo fotto i
piedi-, la feconda Palermo con manto Reale;la terza l' Alemagnaie la quartana Sicilia,mtte colliquile fue armvi proprie, e perche l ' A q u > l e p a r che viuernon pollano, feDza_»
filfar le pupille nel Sole,vedfuasirAquile,& iPaefifudetti
riuolti a contemplare vn gran Sole in cima della Bara,in
mezzo di cui v'era Santa Rofalia. Con quel motto del 4.
di Malachia.Qr/j?f»r Sol,&f»nitas ìripennis gius.
La ottaua fu fatta da PP. di S. Agoftino, che moftraua
fopra vna bella Scalinata vn gran vaio d'argen to,dal quale ildiramaua vna foltiffima pianta di ROÌC, che poi fi dilataua nell'aria alormar vna fiorita tempefta. S'attorceu*
al piede del ;Vafavn Serpente, che veniua con vngraru
d a r d o ferito dalla Santa, edera il «torbo contaggiofo. Il
derto dello fuolazzo; era. Sanat^uoferif tftu,
" "
i Nel nono luogo vennero i PP. Minori OiTeruanti di S.^
FranceJcodelGonuentodi S. Maria degli Angeli, la Bara
o»oftraua. la Città di Palermo,gh3goli della quale s'appogv
giauano fopra le quattro Vérgini noftre, tutte' tenenti" i
fuoi feudi coll'infegne de'martirij, ed vniuanfi tuttea fo^-.
tificar la Città da loro protetta contr'ogn'affafto de'ne mici. S. Criftina era la prima , la quale per infegna hauea-.
vna ruota di pietra , la cui materia feruia per frabicar'vn
muro alla Città. Ego»?a>w.diceua il motto dell'ottauodc''
Turris.l* terza era S.Oliua» la quale con vn rarjDod'Vliuof
prometteua alla Città materia perle porte,c6quel detto
del 3. dJRe&ic, 6.?afìeJ d? lignit Oliuarum. E l' vltima..
S.Ntnfa che col Aio fuoco faceua alla Città quali vna Trin«
cea , colle parole del 2. di Zaccaria. Ero et muriti ìgiif
in eitcuitu. Concorreuano anco a difender quefta Cit*
là sì deuota quattro Patriarchi, eFondafOTi dì Refig-io^
ne. Il Primo era S. Francefcoje cui mani piagate ftironj
fempre falutari, con quel detto d'Jfaija y i . Invmbrama*
ntume<e protesi te . 11 2. era S.Domenico, il quale fé fu da
F z
S.Bo-
451
5. Booauentura chiamato Chef ubino, fi vedetta" molto
conueneuolmente costituito alia cuftodia di Palermo,,
cheTerrefteParadifo s'appella. 11 detto era d'Ezech;z8.
cberùb rxtenfus, &pre>le%ettj. I! 3. era San Francefco dì
Paola, «.ne per effef'acclamatoil Santo de'miracoli hauea
quelle paiole deirvndeamo de'Machabei 14. Signìt tui*
dznnbut protegit. i'v timo era Sant'Ignazio Loiola, il quale
nonioiod fende, ma orna collo fplendorede'suoi figli laCiuànonfolo, ma il Mondo tutto, quindi diceualofuolazzo. Et ornauit,vt laadarent Nomen Sanfìum Domini. Da
tutta la Città intorno pendeuano molti feudi coli'infegne
de'Santi Cittadiniicon quei motto. Milleelypeipendetti e>r
ea.CAac:^. Et vltimamentecompariuafòpra tuttala mach tuia Trionfante Verginella Rofalia con quelverfetto
del Salmo 90, Liberaboeum,protegameum*
L'vltimaBarafù de'PP. Predicatori, ed era vn'alta Piramide formata di menzolette tra loro'capricciofa mente
intricate, tutte ornate diRofe ,e lumi innumerabsli , foflenendo molti 4ogeletti, i quali faceuano compagnia^
alla vittoriofa Verginella, ch'in cima iì vedeua della.»
Bara..
Seguili* il numerofo Clero della Città ogn'vno con fua
Torcia, e poi ii Clero della Catedrale, ednl Gapitoìoje-d
appreso in mezzo molte grofle Torcie, fo|to il gran Baldacchino veniaa nell'Arca Trionfale d'argento il Sacro
Corpo» nelle cui ceneri uiueia Salute della Sicilia, face»
uà al venerando Depofito riuerente oflequio ii Senato,ed
in gran parte ii Popolo dsuoto.
Quando la Santa fu innanti il Collegio della Compagnia di Gtesù, doue a'iati degli altari v'erano i Cori di
Mufica, vfcironosùlProfcenio dell'altare del Collegio
nuouo due Mufici in fembianza de'Fiumi Greto, e Gabriele, e con armoniofa voce la lingua fciolfero in
accenti infieme » fermandoli intanto il Senato, e
delUSaata.
Jglì Allo rii a le Palme,
Con a Cori giungiamo >d^ alme ad alme,
Oretofolo.
loycbe i natali miei canoro Fiume
T raffi di R ofalia dal deftro lume.
Bagno le/fonde tUf,Città Febee,
Perche dal pianto tuo forgbi Fenice
Gabriele folo.
Io, e he dal 'altro lume orìgin mia
Su cebi ai di forgi nella Rofalia,
'
Scendo a la P'tanta tua Rofa vermiglia
Palermo di Monarcbie Madre, e figlia.
Poi ripigliauano infame.
Noi, cbe parto di duol,figli di pianto»
I lacrimo/Mai cangiamo in canto,
Grazie rendiamo bomaiyrendiam9 il cote
A (btfueglta nel petto <vn Ct$la"At»ore'y
Dicciamoagaragraziofa> e bella,
Palermo è'I Citi, e R ofalia la Stella*
Equi cantarono di nuouo entrambi, A. gli allori,
palme. &c. i quali verfi ripeteua il Coro di dentro di ripieno.
Altri fegni di deuozione in ogni parte mostrarono i
Cittadini, facendo tutti a gara peradorare,eriuerirecon
oflequio di cuor'afFettuofo la gran Protettrice.
Cosi finì la Fetta, o per meglio dire, il Solenne Trionfo
di quel giorno. Per otto giorni feguenti fi continuò la fefta
colla mtdefima pompa d'apparato nel Duomo, recitandoti ogni giorno vn Panegirico in lode della Santa. I Predicatori furono il P. Lettore F. Placido Maruopoli Domenicano, il P. M. Accurfio Carbone Minor Conuentuale,il P. R»-gen;e Agotiino Trabucco dcSi'Ordme di S.,
Agoftiao. Jl P. M. Candido Gufmano Regente del Car~
mine, 1ÌP.F. Felice di Palermo Carmelitano del primo
Itìftituto fotto titolo di Montefanto, il P. Don Andrei
tirino Chierico Regolare Teatinojmaquefto giorno per
effer
e/Ter vigilia della Madaleq'a, dèliaquale con folennità fi
celebra la Fefta ogo'aono, efpeaendone io publico nel
mezzo delle Madricein vna Gaffa il Piede, e cantandoli
il vefproconl'Iateruentodel$enato,n6vifùhora opportuna per la Predica, l'vltimo giorno predicò il P. Luigi
Lanuzza della Compagnia di Giesù.
Di tuttoquefto apparato, e Fefta fu Deputato il Signor
D. Ifidoro del Caftillo Barone del Vacco Senatore.
Dell'Apparato delle ftrade, e Bare furon Deputati
//' Signori.
D. Giufeppe Coìnago Barone, di S. Venere,
D. GiufeppedelCaftillo,
D.Francet'codiSilua Alarcon,
D. Mariano Algaria.
Caualieri t u t t i non meo'iliuftiiper la chiarezza delfangue, che riguardeuoli per l'affetto, col quale s'adoprano
Tempre per la Patria.
Con quede pompe il Senato , e Popolo Palermitano
preftò riuerentegh offequij alla fuagloriofa , e Potento
liberatrice queft'anno lójj. pompe non inferiori all'altre degli anni andati ; Pronto , & ambiziofo d'apparecchiartefempre più degni honori,epiù folenni trionfi. E
certo grandi fono m fé fteffefimilifefte,mapicciole troppe fé fi mettono in bilancia co gli oblighi, che le contras
pefano* Ma la Santa>fi come nei mezzo delle più folte te.
nebre de'rnali, che diffondcua nel feno della Conca d'oro
l'atra notte del Contaggio, fé fpuntare luminofi i raggi
della fua Protezzione,diradado l'ombre mortali colla fua
l u c e ; faprà rendere quefti oggetti caduchi, & ombre dj
gloria, e gli affetti de'cuori Cittadini degni di quegli occhi
Beati, che non dipartono mai le pupille dalla viftadell'
Increato Sole.
Kiceucte benignamente, o Santa Vergine, quefti piecicli fegni del noftro affetto, come dimoftrati da noi foli deuotamente. Ma non diffideremo noi d'effer graditi i
noiu. oln qui; i quando fi tratta con vna Cittadina tanto
affet»
47
t
affettuofa della Patria, la cui vita, e la cui Felicità m a n t i e ne col fuo patrocinio. Cosi la Sofà nel Trono atfìfa della
fiorita fiepe,tutto che veftita d'oftri,e d'oro coronata non
ifdegnaglioffequ*;' del più minuto Popolo de'fiori. Così
il Sole, che ha per Regia l'0riente,e per Campidoglio de'luoi Trionfi il Cielo, non folamente gradifce l'efalationi
più fofche, tributi della Terra; ma folleuandole in alto le
fa iaiire fino a vederli fotto gli elementi; & ad onta dello
ftelle più luminofe le vefte di luce, l'incorona di raggi. Et
in legno, che v'è in grado la deuozione delle Città voftrai
mantenete ne venturi fecoli quella Felicità , chequi fion tempre nei paflati tempi. Allontanate dall'altezza-,
delle glorie Palermitane i fulmini dell'ira diuina; auuiuate coli'odore del voftro Nome le fperanze noftre; ed a
maggior gloria di Dio colla voftra Interceffìone impetrateci nella preferite vita fecurtà ne'pericoli/aUite ne'morbi,
riftoro nelle fatiche, confolazione ne'rammarichi, nello
nsceffità follieuo, nelle miferie ilnecefiarioaiuto ; e finalmente all'anime voftre ancelle dopò quefto brieue corfo
mortale l'eternità della gloria.
IL FINE,
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