IN PRIMO PIANO Trentino, distretto cooperativo Un convegno e una festa per i 120 anni della Federazione. Un messaggio di fiducia per il futuro, riflettendo sulle nostre radici. Un “sistema” che in Trentino fattura 2,4 miliardi di euro e garantisce occupazione a 20.500 persone. In crescita. di Walter Liber Guarda il programma nel dettaglio, con orari e luoghi dei convegni, menù, laboratori per bambini, spettacoli, stand. Inquadra con uno smartphone abilitato questo codice e troverai tutte queste informazioni. E molto di più. Dal 20 al 22 novembre festeggeremo i 120 anni dalla fondazione della Federazione. Per noi non si tratta soltanto di una ricorrenza simbolica, che va vissuta con gioia come accade per tutte le cifre ‘tonde’. In questo particolare momento storico significa qualcosa di più: si tratta di una occasione per sottolineare all’interno e all’esterno del movimento il nostro ruolo, rinfrescare le ragioni che portarono alla fondazione della Federazione e soprattutto rilanciarle in chiave attuale. I nostri 120 anni devono diventare un’occasione per comunicare la nostra fiducia nel futuro, nella solidità del sistema, nelle relazioni tra noi, nel consolidamento di una ripresa che comincia a manifestarsi seppur timidamente. Una "festa" per riscoprire l'anima popolare della cooperazione, un invito all'intera comunità trentina a conoscere da vicino le nostre cooperative, avvicinarsi ad un mondo che non è solo un importante presidio economico e sociale di questo territorio, ma una modalità di fare impresa moderna e organizzata. Se il Trentino è diventato un vero e proprio "distretto cooperativo" lo si deve a molti fattori, ma soprattutto all'elemento aggregante di una Federazione. Appena cinque anni più tardi dalla nascita della prima cooperativa nel 1890, i pionieri del movimento sentirono subito l'esigenza di fare rete, di stringere alleanze per contare di più, organizzare servizi, auto vigilarsi affinché nessuno potesse trarre proprio tornaconto personale dalla cooperativa. Una attenzione al bene comune che alla fine dell'Ottocento poteva anche essere considerata un lusso, vista la miseria in cui viveva la popolazione in quel periodo, e che invece è stata subito considerata una strada maestra da imboccare. Importanti studiosi affermano oggi che senza quella scelta iniziale – non lasciare le cooperative isolate ma aggregarle in una Federazione e successivamente in consorzi di settore – oggi non potremmo parlare di "distretto cooperativo". Il convegno sul distretto Per questa ragione nella giornata di sabato 21 novembre cercheremo di approfondire proprio questi aspetti con esperti di cooperazione e di distretti economici. Lo faremo con Enzo Rullani dell'Università di Venezia, tra i massimi esperti di distretti, e poi con gli storici Andrea Leonardi dell'Università di Trento e Alberto Ianes che sulla storia della cooperazione trentina hanno scritto molte pagine importanti, con Gianluca Salvatori, ad di Euricse che svilupperà il tema del rapporto tra cooperazione e autonomia. Sarà con noi anche il presidente nazionale di Confcooperative Maurizio Gardini. Introdurranno il convegno la vicepresidente della Federazione Marina Castaldo e il direttore Carlo Dellasega che presenteranno dati interessanti – a tratti sorprendenti – sulla realtà del movimento cooperativo in Trentino. Chiuderanno il presidente della Provincia autonoma Ugo Rossi e il presidente della Federazione Giorgio Fracalossi. La "cittadella" della cooperazione Se il convegno rappresenterà un importante momento di riflessione teorica sulla storia, la realtà e le prospettive del movimento cooperativo trentino, ci saranno molti altri eventi a ricordarci cosa è oggi la cooperazione trentina. Il tratto iniziale di via Segantini sarà chiuso al traffico e diventerà quindi un luogo dove vivere la festa dal pomeriggio di venerdì 20 alla domenica 22. 4 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 1 0 - N O V E M B R E 2 0 1 5 IN PRIMO PIANO | i anni della federazione PER VEDERE IL PROGRAMMA DETTAGLIATO VAI SU WWW.COOPERAZIONETRENTINA.IT/120ANNI. L’evento coinvolgerà anche Cassa Centrale Banca, che partecipa all’organizzazione mettendo a disposizione le proprie strutture, in particolare il piazzale ed i locali della sala don Guetti. Il piazzale di Cassa Centrale Banca diventerà la "piazzetta del gusto" con gastronomia, degustazioni, esposizione e vendita dei prodotti della nostra agricoltura. Sarà il luogo dove scoprire la ricchezza del "giacimento" agroalimentare della cooperazione agricola cooperativa. Grandi marchi noti al mondo come le mele, i vini e i formaggi, ma anche piccole produzioni di nicchia come i salumi tipici e le confetture solitamente venduti in loco da Famiglie Cooperative o cooperative sociali. Ma nella "cittadella" troveranno spazio oltre cinquanta cooperative e consorzi in rappresentanza di un movimento che conta oltre cinquecento imprese presenti in tutti i settori dell'economia e del welfare. Dai servizi bancari e assicurativi alla distribuzione alimentare, dalle cooperative di lavoro a quelle sociali Ghiandedoro, la mascotte dei più piccoli ideata dalle Casse Rurali Trentine, alle iniziative delle tante cooperative sociali impegnate in tutto il Trentino nella gestione di asili nido e scuole materne. Qualche esempio? Giocare con materiali di recupero ed elementi naturali, ascoltare ed inventare storie, immaginare e poi creare con le mani paesaggi fantastici. E ancora, ballare e saltare in girotondi di fantasia, cantare ritornelli musicali. Attraverso il gioco bambini e ragazzi scoprono sé stessi e gli altri ed esplorano il mondo. E attraverso il gioco possono sperimentare e apprendere i valori cooperativi, come la pace, la democrazia, la libertà, l’aiuto reciproco, il rispetto e la fiducia, la sostenibilità. Innoviamo! Un momento importante dell’evento sarà la presentazione dei progetti innovativi delle nostre cooperative. Sabato pomeriggio a partire dalle ore 14.30 si alterneranno sul palco i soggetti che interpretano la voglia di miglioramento con progetti e idee proiettati al futuro. Euricse, l’istituto di ricerca europeo sulla cooperazione che ha sede a Trento, sarà presente all’evento con un stand molto attivo: in calendario la presentazione del Rapporto sulla cooperazione e incontri con i ricercatori. Un luogo speciale per i bambini Un programma fatto solo per loro, i bambini e ragazzi dalla più tenera età all'adolescenza. L'area "family" occuperà l'intera sala don Guetti di Cassa Centrale e relativo foyer, dove le famiglie potranno accompagnare i loro bimbi per lasciarsi coinvolgere da un fitto calendario di eventi e animazioni. Da Gellindo 5’20’’ DA NON PERDERE ANTEPRIMA NEL BLEGGIO: domenica 15 novembre Messa a Bivedo, convegno a Larido con lo storico Alberto Ianes e pranzo alla Festa della noce di Cavrasto. INAUGURAZIONE: venerdì 20 novembre ore 17.30. Apertura piazzetta del gusto, area espositiva, con taglio del nastro, spettacolo e brindisi. A CENA CON LA SOLIDARIETÀ: venerdì alle 19.30: CONVEGNO: sabato 21 novembre ore 9: "Trentino, distretto cooperativo”. INNOVIAMO!: sabato ore 14.30 idee, progetti, esperienze per costruire la cooperazione di domani. Con colonna sonora a cura delle scuole musicali trentine. AREA FAMILY: il programma è molto fitto e prevede attività pomeridiane il sabato (ore 14-18) e giornaliere la domenica (10-12 e 14-17). l'intero ricavato sarà devoluto ad un progetto di solidarietà. SPETTACOLI: venerdì ore 21: "l re degli ignoranti", tributo ad Adriano Celentano. Sabato ore 21: Var talent, la notte dei campioni. Serata evento con i gruppi musicali giovanili e la partecipazione straordinaria di Nick Casciaro. Domenica alle 15: Da Italia's got talent il mimo Pass Pass Domenica alle 17: Lucio Gardin "La cooperazione vien ridendo". A PARTE L’ANTEPRIMA NEL BLEGGIO, TUTTI GLI EVENTI SI TERRANNO IN VIA SEGANTINI A TRENTO, DENTRO O NELLE ADIACENZE DELLA FEDERAZIONE. SEMPRE APERTI GLI STAND, CON GASTRONOMIA, DEGUSTAZIONE E VENDITA DELLE ECCELLENZE DELLA COOPERAZIONE TRENTINA. 5 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 1 0 - N O V E M B R E 2 0 1 5 IN PRIMO PIANO COOPERAZIONE TRENTINA, UN TOCCO DI DIVERSITÀ E AUTONOMIA di Alberto Ianes * perché dal 2000 la Federazione ha realizzato la rappresentanza unitaria (la Lega locale si è fusa per incorporazione nella Federazione), anticipando un percorso che solo nel 2011 è stato intrapreso a livello nazionale con l’Alleanza delle cooperative italiane, che porterà – a breve – all’unificazione delle tre maggiori centrali: Confcooperative, Legacoop e Agci. Ma perché, da sempre – con un interruzione pesante durante il fascismo – la Federazione è stata qualche cosa di più e di diverso, di non paragonabile a ciò che le Unioni provinciali hanno rappresentato per Confcooperative o le Federazioni per Legacoop. Ha a che fare con il concetto, robusto, di Autonomia che non è indipendenza o autarchia. È autogoverno: un concetto che si lega con quello di responsabilità (nel senso etimologico: di dare risposte) e di diversità. Diversità che vale anche per la prima cooperativa di smercio e consumo, quella voluta, tra gli altri, da don Lorenzo Guetti. Una diversità che, anche qui, non è solo nominale: è sostanziale. Quella di Santa Croce era una cooperativa di consumo che di nome faceva “famiglia cooperativa” (ma ancora oggi, e solo in Trentino, le cooperative di consumo si chiamano così), come una cooperativa di consumo era la prima nata al mondo, quella dei Probi pionieri di Rochdale, vicino a Manchester, nel distretto cotoniero più importante dell’Inghilterra. Ma il modo di funzionare delle due cooperative era diverso, molto diverso. La cooperativa di Rochdale offriva generi alimentari al prezzo di mercato, richiedeva il pagamento in contanti, garantendo la correttezza del peso della merce venduta (perché la concorrenza ingannava sul peso). A fine anno si tiravano le somme: se avanzava qualcosa, la Sono passati 125 anni dalla nascita della prima cooperativa di smercio e consumo del Bleggio. Più precisamente, di Villa di Santa Croce nel Bleggio (sarà un dettaglio, ma i dettagli sono importanti). E sono 120 anni dalla nascita della Federazione. Meglio, della “Federazione di sindacato tra i consorzi cooperativi della parte italiana della provincia”. E qui il dettaglio si fa sostanza: indica un tempo e uno spazio, l’appartenenza del Trentino alla principesca contea del Tirolo, parte integrante dell’impero asburgico sino al termine della Grande Guerra, quando nel 1919 passò all’Italia, in seguito al trattato di Saint Germain. Sarà per l’essere germinato in terra di confine, e per aver dovuto fare i conti con un territorio impervio e montagnoso – le cosiddette “terre alte” –, che il movimento cooperativo trentino ha rivendicato, sempre, una propria autonomia, una propria tipicità, senza mai rifuggire dal confronto, anche acceso, con il centro, con il contesto nazionale (sia esso Innsbruck, Vienna, o Roma) e con quello internazionale (Bruxelles). Ricercando spesso le giuste alleanze, ma mantenendo un profilo “altro”. C’è stato, in questo suo essere, non tanto il desiderio di distinguersi, per capriccio, quanto di adattarsi a un territorio e alle sue esigenze. Così è stato con la Federazione, in un progressivo affinarsi di ruolo e di posizionamento: da Federazione dei consorzi cooperativi, a Federazione trentina delle cooperative, alla più recente Federazione trentina della cooperazione. Certo, sono stati cambi nominali, ma che contenevano – in certa misura – un cambio d’indirizzo, un aggiustamento di programma. Una situazione, insomma, per cui la forma si faceva sostanza, e viceversa. E questo non tanto e non solo 6 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 1 0 - N O V E M B R E 2 0 1 5 IN PRIMO PIANO | i 1896: I partecipanti al primo corso di formazione per segretari contabili organizzato dalla Federazione. la mantenne e la rivendicò. Anche in tempi più recenti, il movimento trentino ha assunto un profilo “altro” rispetto al contesto nazionale. In altre regioni la cooperazione di consumo ha conosciuto una traiettoria di sviluppo piuttosto chiara e lineare: a partire dagli anni Sessanta, si è passati da un numero consistente di cooperative a pochi grandi poli, concentrati e divisi per macro regione. Essi si sono affidati a una grossa centrale di acquisti, Coop Italia, e al marchio “coop”, marchio leader nel moderno mercato della distribuzione. Dal 1993, anche le famiglie cooperative del Trentino, per mezzo del loro Consorzio, il SAIT, hanno intrecciato rapporti con la rete di distribuzione nazionale e con Coop Italia, introducendo nei propri punti vendita i prodotti a marchio Coop, con evidenti benefici per i consumatori. Tuttavia, la cooperazione di consumo trentina non ha realizzato, come altrove, un’unica entità provinciale (e men che meno regionale), ma ha confermato la presenza di più cooperative radicate nei territori – sono ancora 76! – capaci di sviluppare un patto fiduciario con la popolazione locale. Ovviamente, non sono mancate le contraddizioni e le debolezze: le cooperative hanno dovuto fare i conti con le asperità dei bilanci e con le ristrettezze delle piccole dimensioni, considerato il limitato bacino d’utenza. Oggi, complice la crisi, rimane aperto il tema attuale, attualissimo dell’adeguatezza del modello in rapporto al nuovo contesto, al clima di incertezza che grava sul futuro. Per altro, la sfida rimane quella di sempre: cercare di non disperdere una spiccata vocazione alla prossimità e al vicinato, favorendo la partecipazione dei soci, con un occhio – più di un occhio – rivolto al bilancio, per contenere le spese e ricercare una maggiore competitività. La soluzione non è dietro l’angolo. Si tratta di ricercarla, ancora una volta, in salsa trentina: come sempre guardandosi attorno, ma scovando una formula originale. Mantenendo un tocco di autonomia e di diversità. cooperativa riconosceva ai soci un ristorno, proporzionato non al capitale versato ma agli acquisti. La cooperativa di Santa Croce, invece, cercava di incontrare il favore di un mondo tipicamente contadino, sincronizzato con i tempi e i ritmi delle stagioni, del lavoro in campagna, che assicurava una minima capacità di spesa, ma non sempre: solo in certi periodi dell’anno, quando gli acconti della vendita dei frutti della terra lo rendevano possibile. Perciò, c’era bisogno che la famiglia cooperativa di Santa Croce (ma anche le centinaia che seguirono) facesse credito al consumo: al socio offriva alimenti o scorte agrarie senza esigere il pagamento immediato ma concedendogli, attraverso il sistema del libretto, una dilazione. C’era poi un’altra necessità: la cooperativa doveva dare vantaggio non solo al socio, ma all’intero settore del consumo. Per questo i prezzi praticati dalla famiglia cooperativa erano appena superiori al costo di produzione, per consentirle di esercitare quella che potremmo definire una più generale funzione economica oltre che sociale: calmierare un mercato della distribuzione di tipo oligopolistico, dove i prezzi non erano equi ma penalizzavano il consumatore. Col tempo le diversità territoriali si ammorbidirono: per certi versi i tratti caratteristici di questi organismi diventarono più simili. Anche le cooperative trentine, nel frattempo divenute italiane (nel 1919), iniziarono a praticare il ristorno e a concedere, a fasi alterne, meno dilazioni di pagamento. Ma qualche diversità, comunque, la cooperazione di consumo trentina 6’15’’ * Responsabile del Centro sulla Storia dell'economia Cooperativa della Fondazione Museo Storico del Trentino Foto storiche delle prime realtà cooperative trentine. 7 C O O P E R A Z I O N E T R E N T I N A N ° 1 0 anni della federazione - N O V E M B R E 2 0 1 5