08/05/2011 LA NASCITA DELL’OPERA TEDESCA Nonostante l'inedito rilievo conferito nell'Ottocento alla musica strumentale, il terreno musicale su cui si strinsero maggiormente le fila dei compositori e degli intellettuali tedeschi alla ricerca di una vera musica nazionale e 'romantica' fu invece il teatro d'opera. I musicologi non sono concordi su quale sia l'opera a cui attribuire la qualifica di 'prima opera romantica tedesca'. La palma potrebbe spettare a 'Undine, 'opera magica' in tre atti (ma in realtà è un Singspiel) di E.T.A. Hoffmann (1816, ma composta a partire dal 1813). Oppure potrebbe essere assegnata al Faust (1816, anch'esso scritto fin dal 1813) di Louis Spohr (1784-1859); ma Spohr, pur facendo ampio uso di motivi di reminiscenza per dare coesione, è ancora legato alla rappresentazione di affetti statici contrapposti tra di loro . Ciò su cui tutti gli studiosi convergono è che, nella ricezione dell'epoca, l'opera che fu davvero salutata come prima opera romantica tedesca, come elemento coesivo per un'intera nazione musicale, fu Der Freischütz (Il franco cacciatore) di Carl Maria von Weber (1786-1826), rappresentato a Berlino nel 1821 e denominato 'opera romantica' fin dal frontespizio. 1 08/05/2011 Il libretto fu scritto da Johann Friedrich Kind, ma la trama proveniva da un'antica leggenda tedesca più volte messa per iscritto fin dagli inizi del Settecento. Eccola: Il giovane cacciatore Max, per ottenere il posto di guardacaccia del principe e la mano della sua innamorata Agathe, deve superare una prova di tiro al bersaglio. Timoroso di fallire, nonostante gli infausti presentimenti dell'ignara Agathe consolata dalla cugina Annchen, Max si lascia convincere dal cacciatore Caspar a ricorrere a demoniache pallottole magiche. A mezzanotte e in coincidenza con un'eclissi lunare, nello spettrale paesaggio della Gola del lupo e tra fosche apparizioni soprannaturali Caspar e Max operano la fusione di questi proiettili; al termine compare il Cacciatore nero in persona, l'invocato demonio Samiel. Nella gara di tiro del mattino dopo, il principe indica a Max una colomba bianca come bersaglio. Ma mentre questi sta sparando, Agathe - memore di un sogno angoscioso - getta un grido: il proiettile va allora a colpire Caspar, uccidendolo. Max confessa la verità sulle pallottole demoniache, e grazie all'intercessione di un santo eremita viene perdonato dal principe in considerazione della sua vita fino ad allora irreprensibile. Formalmente, il Freischütz è un Singspiel in tre atti: in lingua tedesca, è costituito da dialoghi recitati inframmezzati da pezzi chiusi musicali. In realtà le sue ascendenze sono molteplici: più che al Singspiel tedesco e viennese o ai maggiori capolavori del genere (i due Singspiele mozartiani e il Fidelio di Beethoven), il Freischütz attinge soprattutto all'opéra-comique francese, di cui Weber aveva avuto ampia esperienza come direttore di teatro a Praga e a Dresda. I tipi vocali di molti personaggi sono infatti rintracciabili proprio nell'opera-comique (e rammentiamo che anch'essa aveva i dialoghi parlati): Max è apparentato con analoghi personaggi di Etienne-Nicholas Méhul; il 'cattivo' Caspar è ripreso dalla Lodoiska di Cherubini, sia pure attraverso il beethoveniano Fidelio; Annchen, poi, è la tipica soubrette dell'opéra-comique. Non mancano neppure gli influssi dell'opera italiana, nonostante la deliberata distanza che Weber voleva frapporre tra sé e questo repertorio: all'interno del secondo atto è riservata ad Agathe una vera e propria scena ed aria in stile italiano, con tanto di recitativo accompagnato, cantabile molto espressivo e cabaletta di bravura. Anche il predominante uso degli strumenti a fiato, che viene giustamente considerato una peculiarità di Weber, era in realtà un tratto già tipico dell' opéra-comique. 2 08/05/2011 Tuttavia, Weber seppe unificare questi elementi conferendo all'insieme un colore davvero tedesco e davvero romantico: per i canti e le danze squisitamente popolari che intessono l'opera (cori dei cacciatori e delle fanciulle, valzer tedesco nel I atto), e la vivida presenza della natura, per l'ambientazione spesso notturna, per le oscure presenze soprannaturali dal cui fascino malefico occorre redimersi ecc. coro dei cacciatori (audio) Opera nell’Ottocento WAGNER 3 08/05/2011 Richard Wagner (Lipsia, 1813 Venezia, 1883), è la figura centrale della storia dell'opera tedesca di tutto l'Ottocento. A lui si deve se la pienezza dell'esperienza sinfonica tedesca confluì nel teatro d'opera; a lui si deve soprattutto se l'esperienza ideologica del Romanticismo, le esperienze letterarie di quegli anni, trovarono un punto compiuto d'incontro con la produzione musicale: ciò è tanto più importante a parte la fecondità di questo incontro per la personale crescita compositiva wagneriana perché immise la pratica musicale nel circuito più vivo delle idee e dei dibattiti. Il suo è forse il più notevole "caso", oggetto di battaglie culturali, di scontri, di contrapposizioni feroci; e per molti aspetti persino la battaglia per un modernismo novecentista della musica si svolse contro Wagner. Wagner nel 1868 Drammi musicali Le nozze (Die Hochzeit) (1832, incompiuto) Le fate (Die Feen) (1834, Prima: 29 giugno 1888 Monaco di Baviera) Il divieto d'amare o La novizia di Palermo (Das Liebesverbot oder Die Novize von Palermo) (1834-1836, Prima: 29 marzo 1836 Magdeburgo) Rienzi, l’ultimo dei tribuni (Rienzi der letzte der Tribunen) (1837-1840, Prima: 20 ottobre 1842 Dresda) L'olandese volante (Der Fliegende Holländer) (1840-1841, Prima: 2 gennaio 1843 Dresda. Rielaborato nel 1852 (Zurigo) e nel 1864 (Monaco)) Tannhäuser (1842-1845, Prima: 19 ottobre 1845 Dresda) Lohengrin (1845-1848, Prima: 28 agosto 1850, Weimar) L'anello del Nibelungo (Der Ring des Nibelungen), in quattro parti: Prologo: L'oro del Reno (Das Rheingold) (1851-1854, Prima: 22 settembre 1869 Monaco) Primo giorno: La Valchiria (Die Walküre) (1851-1856, Prima: 26 giugno 1870 Monaco) Secondo giorno: Sigfrido (Siegfried) (1851-1871, Prima: 16 agosto 1876 Bayreuth) Terzo giorno: Il crepuscolo degli dei (Götterdämmerung) (1848-1874, Prima: 17 agosto 1876 Bayreuth) Tristano e Isotta (Tristan und Isolde) (1856-1859, Prima: 10 giugno 1865 Monaco) I maestri cantori di Norimberga (Die Meistersinger von Nürnberg) (1845-1867, Prima: 21 giugno 1868 Monaco) Parsifal (1865-1882, Prima: 26 luglio 1882 Bayreuth) 4 08/05/2011 Gli anni giovanili fino al 1848 Al primo periodo appartengono alcuni lavori giovanili, che mostrano le inevitabili difficoltà di orientamento nel complesso panoramico tedesco. Die Feen è nel genere favolistico del Singspiel, e risale al 1834; Das Liebesverbot (Il divieto d'amare), del 1836, è un movimentatissimo grand-opéra alla francese, cioè con largo uso di elementi comici e leggeri, accanto a grandi strutture corali e orchestrali e a una trama che conosce momenti di grande tensione tragica, nonostante il festevolissimo lieto fine. Tra le opere giovanili è anche Rienzi, iniziato a Riga e completato nel soggiorno parigino. Rienzi è una partitura enormemente monumentale, dove non si contano gli effetti scenici: tentato rapimento, duello, processioni, cortei marziali, canti chiesastici, battaglie, congiure, incendio e crollo del Campidoglio. Rienzi prevede una parte di tenore che sfrutta appieno le nuove tecniche eroiche introdotte qualche anno prima dal Duprez; nell'opera viene ancora utilizzato un travesti per la parte di Adriano, che è di mezzosoprano. Ciò che colpisce è comunque la grande cura con cui, apprestando il libretto, Wagner si preoccupò di preordinare i movimenti scenici e le scenografie. Rienzi trionfò a Dresda nel 1842. Mentre va in scena Rienzi Wagner stava già lavorando a L'Olandese volante, dove abbandonava il soggetto storico a favore di quello leggendario; ciò comportava un primo deciso distacco dal genere grand-opéra e una conseguente ricerca di determinare il colore "marino" della leggenda con spiegamento d'inediti mezzi sinfonici. Nonostante quest'opera sia ancora a pezzi chiusi, è proprio l'orchestra a far circolare richiami tematici tra i punti più lontani, configurando una coerenza musicale che va oltre i richiami e le simmetrie del testo. Non mancano momenti di facile effetto, come nei cori festanti dei norvegesi o nella Canzone delle filatrici, ma nel complesso lo sforzo di Wagner si dirige con pari energia verso la costruzione dei personaggi visionari di Senta e dell'Olandese, come verso la definizione dell'ambito popolare e naturale da cui scaturisce la leggenda: il fiordo norvegese, la tempesta marina, la paurosa nave fantasma. 5 08/05/2011 Con Tannhäuser (Dresda, 1845) si accentua l'attenzione al carattere tedesco delle leggende e, in genere, delle fonti da cui Wagner attinge il libretto dell'opera. Mostrando una prima decisa attitudine a fondere insieme leggende e racconti diversi, egli rappresenta in quest'opera la vicenda di Tannhäuser che, avendo peccato sul Monte di Venere, si reca inutilmente a chiedere perdono al papa a Roma, e la contesa dei poeti nella corte sulla Wartburg. Tannhäuser diviene, per Wagner, quell'Enrico che tanto aveva sollevato contro di sé gli altri cantori per l'irregolarità del suo canto: qui avviene che Tannhäuser rischi addirittura di essere ucciso dagli altri cantori quando, anziché esaltare l'amor cortese, esalta l'amore sensuale, da lui così bene appreso direttamente da Venere. Nel Tannhäuser scompaiono come d'incanto le preoccupazioni spettacolari che non siano strettamente attinenti alla vicenda. La partitura mostra una chiara intenzione di "interiorizzazione'' della vicenda spirituale di Tannhäuser, della sua perenne ansia, del suo miraggio peccaminoso in Venere, del suo miraggio salvifico in Elisabetta. È una storia di peccato e redenzione che, per molti connotati, sembra trarre più di uno spunto dal teatro religioso medievale: l'unità compatta dell'opera ruota infatti non a caso intorno al canto penitenziale dei pellegrini, dalla semplice struttura di Lied religioso, dall'aspetto antico. Il vertice di questo periodo "pre-riforma" è il Lohengrin, composto tra il 1845 e il 1848 e rappresentato per volontà di Liszt a Weimar nel 1850, mentre ormai il suo autore era dovuto fuggire dalla Germania, essendosi gravemente compromesso con i moti di Dresda (1848). Il soggetto del Lohengrin è tratto liberamente da racconti medievali, anglosassoni e germanici, e si collega con quella leggenda di Parsifal che diverrà oggetto dell'ultima opera di Wagner. Questo soggetto, ambientato nel mezzo di una natura incontaminata, sulla riva di fiumi, all'orlo di foreste, ha già di per sé una carica di sognante finezza che tocca il punto estremo all'arrivo del cavaliere ignoto sul bianco cigno. Elsa, che sta per essere condannata a morte per una colpa non commessa, viene salvata da questo cavaliere che batte a duello il suo accusatore. Il cavaliere ignoto la sposerà, ma a patto che Elsa non chieda mai chi egli sia. Le fosche trame dei malvagi, Ortruda e Telramondo, che vogliono la rovina di Elsa per conquistare il potere, fanno crescere nell'animo di Elsa, in una tremenda notte di sospetti, l'ansia di sapere; il cavaliere rotto l'incanto rivela allora di fronte a tutti i guerrieri, schierati sul fiume, la sua identità. Egli è un cavaliere del Sacro Graal, accorso per soccorrere un'innocente da un sopruso; ma lo lega il giuramento di non svelare l'origine e la sua identità. Ora, quindi, dovrà abbandonare Elsa e tornare da dove è venuto. Sul fiume appare il cigno: Lohengrin scompare come era apparso. 6 08/05/2011 Il clima di magica leggenda del Lohengrin dà occasione al musicista per una ricerca personalissima sul timbro orchestrale. L'orchestra viene allargata soprattutto nel settore dei legni. Già dal famoso Preludio al primo atto appare una tendenza a formare zone timbriche omogenee (eteree e veramente "magiche") mediante la divisione dei violini. Ed è questo tipo di colore orchestrale a dare i contorni al personaggio musicale di Lohengrin, avvolto nelle sue immagini sacrali e mistiche. È invece il timbro flebile dell'oboe a definire, al suo primo apparire, la delicata e debole figura di Elsa. Sono tortuosità di strumenti bassi quelle che gettano su Ortruda e Telramondo una luce demoniaca. La forza caratterizzante dell'orchestra va comunque ben più in là di queste facili caratterizzazioni; il tessuto orchestrale di tutta l'opera è ormai continuamente intrecciato di motivi ricorrenti, secondo una scrittura appartenente alla tradizione sinfonica tedesca. Richard Wagner LA RIFLESSIONE TEORICA 7 08/05/2011 La riflessione teorica, in cui Wagner si rifugia negli anni tristi dell'esilio, prefigura un nuovo tipo di teatro, che restauri la sacralità-popolarità della tragedia greca. Si chiariscono, intorno a quest'idea, i molti motivi con i quali Wagner aveva considerato sempre più impraticabili, per i propri fini, le tradizioni italiana e francese. Da Hoffmann egli riprende e sviluppa il concetto di "effetto totalitario": solo un dramma musicale che giungesse a fondere in un unico risultato artistico le componenti della poesia, della musica, della danza (del movimento scenico), dell'architettura (del teatro), della pittura (delle scene), può aspirare a un coinvolgimento totale del "popolo" nello spettacolo, trasformando la rappresentazione in una vera e propria esperienza spirituale, vissuta nel profondo. Al fine di questa fusione tra le arti, Wagner indicò una serie d'interventi tecnici: citeremo, tra gli altri, l'equilibrio tra parola e musica, da raggiungere con un arioso continuo nel canto (un declamato sensibile a ogni variazione sentimentale della parola) e un pari impegno espressivo nell'orchestra. A questo scopo diveniva funzionale anche una nuova cura della regia, della scenografia, delle luci; il buio in sala, il naturalismo delle scene, la semplice austerità della recitazione. Fu chiaro a Wagner, già da questi anni, come l'attuazione di tutto questo comportasse la costruzione di un teatro apposito, libero da una routine ormai compromessa con le opere tradizionali. Wagner si poneva quindi il problema di superare quelle convenzioni che ostacolavano la fusione delle arti, e che, separandole, ne immiserivano la potenza espressiva. Si trattava quindi di eliminare le "forme chiuse", concepite come sfoggio dell'abilità dei cantanti e come occasione di applausi. Abolizione, quindi, di cavatine, cabalette, romanze, duetti, ecc., tutte formule che toglievano dignità e "verità" al dramma; abolizione, anche, della divisione tra scena e scena, del tutto incongrua a un'azione continua e unitaria. Wagner formula così la teoria della "melodia infinita", della continuità del discorso musicale a fini di continuo coinvolgimento emotivo. L'unità organica dell'opera d'arte non riguarda quindi soltanto le sue componenti (le singole arti), ma anche la sua stessa struttura temporale. Quest'intima fusione dei momenti del dramma musicale utilizza, ai propri fini, parecchi accorgimenti: alcuni riguardano il soggetto, in cui si realizza una ferrea unità d'azione, senza diversivi; altri riguardano il fin troppo famoso uso dei Leitmotive, temi conduttori, veri e propri "temi" nel senso che alla parola si dà nel genere sinfonico, destinati a dare consistenza autonoma al discorso musicale mediante richiami, sviluppi, variazioni, con la possibilità di stabilire alcuni paralleli tra questa vicenda puramente musicale e la vicenda scenica. 8 08/05/2011 Richard Wagner IL TEATRO DI BAYREUTH Ben presto Wagner comprese che tali spinte rinnovatrici richiedevano uno spazio esclusivo, un teatro apposito all’interno del quale fossero protagoniste soltanto le sue opere. La scelta di Bayreuth quale sede per il teatro, cittadina della Baviera a nord di Monaco, rispondeva alle esigenze espresse nei saggi teorici di vent'anni prima: l'idea di una festa popolare, di un nuovo pubblico, diverso da quello dei teatri tradizionali, l'idea di semplicità dei luoghi da riprodursi nella semplicità del teatro e del rapporto opera d'arte-pubblico. Il teatro doveva rispondere a particolari requisiti e anche per questo venne a costare una somma enorme: da qui l'impegno finanziario di centinaia di sottoscrittori, alcuni dei quali illustri e potenti. Si accumularono ritardi, e solo nell'estate del 1875 poterono iniziare le prove della Tetralogia, a teatro ancora incompiuto. La straordinaria difficoltà della parte orchestrale e, forse ancor più, del canto, nonché l'inaudita importanza della regia e della scenografia richiesero un numero enorme di prove, sotto la diretta guida di Wagner, che lasciò la direzione d'orchestra all'ottimo Hans Richter, per poter guidare meglio la parte scenica. Dopo un altro mese di prove nel luglio del 1876, la Tetralogia fu rappresentata in quattro diverse sere e con tre repliche integrali nell'agosto del 1876. 9 08/05/2011 Il teatro di Bayreuth 10 08/05/2011 11 08/05/2011 12 08/05/2011 La parte del teatro dedicata al pubblico è minore, complessivamente, di quella dedicata alla scena, ai macchinari, alle scenografie. Il palco è tanto enorme che, in pratica, non viene neppure tutto utilizzato. La ragione di questo rapporto sta nella grande quantità di effetti scenici che sono necessari agli effetti meravigliosi e soprannaturali del teatro wagneriano. La grandiosità del palco e la sovrabbondanza degli elementi scenografici poteva avere, semmai, un precedente solo nell'Opera di Parigi, il luogo ufficiale del grandopéra. La platea si presenta, di converso, come particolarmente raccolta. Non venne seguita, infatti, la tradizione settecentesca del ferro di cavallo e si preferì una disposizione più frontale nei confronti della scena, in modo da rendere più diretta l'immedesimazione visiva. Per la stessa ragione si tenne un solo ordine, di nove palchi sul fondo, anziché i quattro-cinque ordini di palchi tutt'intorno, come nei teatri tradizionali. Una sola galleria, capace di soli duecento posti, corre sopra l'unico ordine di palchi. In totale circa millecinquecento posti. Molto interessante la completa assenza di spazi per il pubblico esterni alla platea. È questo un elemento che indica chiaramente la voluta abolizione di ogni funzione "mondana" del teatro, ed è forse l'elemento che meno poté essere recepito nei teatri francesi e italiani: ancora ai nostri giorni un teatro di recente costruzione, il Regio di Torino, ha una platea abbastanza raccolta e "bayreuthiana", ma dedica spazi immensi agli atri e al foyer, su tanti piani diversi. L'orchestra, collocata nei teatri tradizionali al livello della platea, è qui invece sprofondata in una vera e propria buca, che si inserisce sotto il proscenio, fino a una profondità considerevole. Il direttore d'orchestra, che si pone nella parte più alta di questa buca, è l'unico che può vedere la scena ed esserne visto, pur rimanendo nascosto al pubblico. Questa collocazione dell'orchestra, come dicevamo, aveva il duplice scopo di non disturbare per nulla la concentrazione del pubblico sull'avvenimento scenico e, nello stesso tempo, di rendere più avvolgente e timbricamente poco brillante il suono dell'orchestra, in modo da non coprire la voce dei cantanti (che, infatti, a Bayreuth, devono forzare molto meno che negli altri teatri, cantando sulla grandiosa orchestra sinfonica wagneriana). In pratica l'orchestra è collocata, nella fossa, su diversi gradini discendenti che riproducono, rovesciati, i diversi piani di un'orchestra su un normale palco per concerti sinfonici. Il settore degli ottoni, per esempio, che occupa normalmente il gradino più alto in fondo, qui occupa il gradino più in basso in fondo; presso il direttore d'orchestra stanno i violini; e negli spazi intermedi gli altri settori. 13 08/05/2011 Il "rito" bayreuthiano. L'entrata del pubblico nella sala, all'inizio di ogni atto, è sollecitata dallo squillo di una banda, posta all'ingresso del teatro, la quale esegue alcuni brevi brani, ritrascritti appositamente da Wagner come preannuncio dell'atto che sta per iniziare, con i più famosi leitmotive. Il silenzio in sala, allo spegnersi di tutte le luci, deve essere totale. Nelle prime rappresentazioni erano vietati gli applausi, non solo, come è naturale, durante gli atti, ma anche alla fine degli atti e alla fine dell'opera. L'entusiasmo del pubblico portò poco per volta a una serie di eccezioni che arrivarono a far ammettere, oggi, gli applausi a ogni firn) di atto. Rigido, invece, il divieto del saluto dal proscenio, in risposta agli applausi di fine atto, da parte dei cantanti e del direttore d'orchestra. Nelle prime rappresentazioni sulla scena, al termine dell'opera, apparve Wagner stesso per un breve discorso di ringraziamento a tutti gli entusiasti che avevano reso possibile il compimento del lavoro arduo e colossale. 14 08/05/2011 Richard Wagner IL CICLO DELL’ANELLO Questa riflessione teorica si veniva a intrecciare con la concezione travagliata, ma entusiastica, di quello che diventerà L’Anello del Nibelungo. Già nell'autunno del 1848 Wagner si era occupato di un'opera musicale sulla Morte di Sigfrido. Il testo di quest'opera in tre atti fu compiuto in pochi giorni ed è la prima versione di quello che diventerà, nel 1852, Il crepuscolo degli dei. Poiché in quegli anni Wagner teorizzava che il suo teatro doveva colpire l'immaginazione e il sentimento attraverso la rappresentazione, gli parve contradditorio che, in quell'opera, si dovessero narrare lunghissimi antefatti; inizia così, un cammino a ritroso per rappresentare scenicamente quegli antefatti in opere che si collocano logicamente e cronologicamente "prima" della morte di Sigfrido. Nel 1851 è la volta del Giovane Sigfrido (il futuro Sigfrido). Ma già nell'agosto del 1851, in una Comunicazione ai miei amici scriveva: «Ora, dunque, sono in grado di annunciare ai miei amici la creazione di questa forma alla quale voglio dedicarmi da oggi in poi. Ho intenzione di rappresentare il mio mito in tre drammi popolari che dovranno essere preceduti da un grande prologo». Nel 1852 si compiva la stesura dei libretti sia del Prologo, L'oro del Reno, sia della Valchiria. Il mito dell'Anello fu costruito liberamente utilizzando diverse fonti medievali germanico-scandinave: la raccolta poetica Edda, scandinava, che contiene miti e leggende di tutta l'area germanica pagana; il Nibelungenlied, un poema epico tedesco che sviluppa alcuni temi dell'Edda. 15 08/05/2011 Se però i miti (cioè le immagini, i personaggi, le situazioni) sono attinti alla tradizione germanica più antica, l'ideologia che guida l'utilizzo e l'ordinamento di tali miti è sicuramente tratta da Wagner dalla cultura a lui contemporanea. È innegabile, per esempio, che l'ideologia socialista-anarchica (da lui avvicinata con la lettura di Proudhon e la conoscenza di Bakunin) sia determinante nella formulazione del mito della "maledizione dell'oro"; Siegfried, l'eroe puro, sembra uscire da alcune immaginazioni letterarie della sinistra hegeliana, in particolare Max Stirner. Durante la stesura definitiva del libretto, invece, e durante la composizione della musica (a partire dal 1853) si sovrappone all'ideologia rivoluzionaria e ottimistica la conoscenza della filosofia di Schopenhauer. Il capolavoro di questo filosofo (Il mondo come volontà e rappresentazione) era molto diffuso nei circoli zurighesi di quegli anni (il De Sanctis lo conobbe allora in quegli stessi ambienti). Da Schopenhauer Wagner assimila l'idea del dolore universale che si supera soltanto con il superamento della volontà di vivere; il Finale dell’Anello gli si configura ora come la rappresentazione dell'inevitabile crollo degli dei e della civiltà, a seguito di una maledizione che colpisce ogni aspetto della vita umana, anche il più eroico. Richard Wagner TRISTANO E ISOTTA E I MAESTRI CANTORI 16 08/05/2011 Nei dodici anni che intercorsero tra il secondo e il terzo atto del Siegfried, si colloca la composizione di Tristan und Isolde e Die Meistersinger von Nürnberg. Libretto e musica del Tristano vennero stesi in meno di due anni: Wagner confessò che, visti i tempi disperanti della Tetralogia (e forse persa la speranza di vederla mai rappresentata), mirò a comporre un'opera di minori proporzioni, che potesse riportarlo nei teatri d'opera, da cui era assente dall'anno del Lohengrin. Ma si sbagliò di molto: anche il Tristano, composto con appassionata foga, presentò tali e tanti motivi di complessità da poter essere rappresentato solo nel 1865, all'inizio del benefico intervento di Luigi II, presso il teatro di Monaco. Eppure quest'originaria intenzione di semplicità è avvertibile almeno sotto due aspetti del Tristano: l'orchestra è meno monumentale di quella della Tetralogia, soprattutto nel settore degli ottoni, dove mancano le tube; inoltre, lo stesso soggetto è più semplice, senza l'enorme numero di personaggi della Tetralogia, senza la dovizia di eventi soprannaturali, di effetti scenici. Il mito anche in questo caso tratto da un poema germanico medievale appare sgombro di ogni simbolismo. Wagner confessava, d'altronde, di voler «innalzare al più bello dei sogni, l'amore, un monumento, in cui dal principio alla fine questo amore sia appagato davvero e interamente. Ho in mente l'idea di un Tristano e Isotta, la concezione più semplice e intensa. Con la vela nera che sventola alla fine voglio avvolgermi e morire». Nel Tristano Wagner utilizza al limite estremo delle possibilità due procedimenti opposti, che, in questa partitura, si rivelano perfettamente complementari: da un lato persegue in più punti dell'opera "archi" espressivi dilatati a dismisura, su procedimenti di tensione ossessiva, dirompente, fino a un punto culminante di esasperazione; d'altro lato persegue un vero e proprio linguaggio del silenzio, dell'immobilità più mortale che mai si fosse incontrata nel linguaggio musicale. Nel primo caso Wagner porta agli estremi limiti i procedimenti della "melodia infinita", cioè di questo continuo evitare le conclusioni per rilanciare il discorso melodico sempre più in alto, sempre più appassionato, sempre più ricco di sonorità, sempre più mosso (procedimenti di cromatismo, di modulazione continua, di cadenze evitate, ecc.). Nel secondo caso, a rendere impietriti e attoniti i suoi silenzi e le sue rarefazioni orchestrali, usa gli stessi procedimenti di conclusione evitata (e, quindi, di sospensione) o di dissonanza ardita, e quindi fonte di smarrimento e di ambiguità. 17 08/05/2011 Sarebbe troppo semplice riferire questi due procedimenti ai due concetti di amore e di morte. I due procedimenti, infatti, trapassano l'uno nell'altro, fin dal Preludio che inizia e finisce nella più mortale delle staticità, ed è occupato nel mezzo da un grandioso fiume di tensione crescente. E così, nel primo atto, l'allucinata immobilità, al momento in cui il filtro (che dovrebbe essere di morte) discende al profondo dei due cuori, è seguita da un'esplosione grandiosa di passionalità che trabocca nella festosa animazione dei cori all'arrivo della nave nel porto. Il secondo atto si direbbe occupato per gran parte dal traboccare sempre più impetuoso della passione, che si acquieta ogni volta nella contemplazione della notte-morte, della natura-tutto, fino all'ultima travolgente ascesa, al vertice della quale l'incanto si rompe con l'arrivo di re Marke: e il mesto dolore di questo nobile marito fa ripiombare l'azione su ritmi di sospensione pressoché totale del dramma. Così pure nel terzo atto, con la poesia struggente del mare deserto e del lamentoso suono del pastore, la lunga agonia di Tristano passa da stanche immobilità a fremiti di speranza e di passione, culminanti nell'ultimo abbraccio, quando Isotta sbarca per il suo inutile soccorso. Ma ancora, alla morte di Tristano, l'orizzonte si apre, il canto si tende, il fiume del discorso musicale s'inturgida e freme nell'ultima lunghissima trenodia di Isotta che muore sul corpo di Tristano. DAS RHEINGOLD (L’oro del Reno) Anno di composizione: 1853-54 Prima rappresentazione: Monaco di Baviera, Teatro Nazionale 22 settembre 1869 18 08/05/2011 Ruoli vocali Wotan (basso) Fricka (mezzosoprano) Donner (basso) Froh (tenore) Loge (tenore) Freia (soprano) Fafner (basso) Fasolt (basso) Alberich (basso) Mime (tenore) Erda (contralto) Flosshilde (contralto) Welgunde (soprano) Woglinde (soprano) 19 08/05/2011 Nibelunghi è il nome dato dalla tradizione germanica a una stirpe mitologica di nani che viveva sotto terra e conosceva i segreti della fusione del ferro. IL SOGGETTO 20 08/05/2011 Arthur Rackham 1910 21 08/05/2011 Prima scena Nel fondo del Reno Flosshilde Alberich Welgunde Woglinde Arthur Rackham 1910 22 08/05/2011 Seconda scena Regione libera su vette montane Walhalla Fafner Wotan Freia Fasolt Fricka Loge Nibelheim Alberich 23 08/05/2011 Arthur Rackham 1910 24 08/05/2011 Arthur Rackham 1910 25 08/05/2011 Quarta scena Regione libera su vette montane Walhalla Alberich Wotan Loge Fafner Freia Fasolt Donner Fricka Erda Flosshilde Welgunde Woglinde Simbologia Flosshilde (contralto) Welgunde (soprano) Woglinde (soprano) le tre arti: la musica la danza la poesia 26 08/05/2011 Simbologia Alberich – Meyerbeer «La vera natura dell’arte di oggi è l’industria, il suo fine morale la ricerca di denaro, il suo pretesto estetico la distrazione di chi annoia» (in Arte e Rivoluzione) A proposito di Meyerbeer: «Con l’impressione di freddezza e di ridicolo reale che ci lascia, il celebre compositore rivela i caratteri del giudaismo nel campo della musica» da Il giudaismo nella musica (pubblicato con uno pseudonimo nel 1850) «Dobbiamo spiegare a noi stessi la repulsione involontaria che la persona e il modo di essere degli ebrei ci ispira… » «E’ necessario prendere in considerazione l’effetto che produce su di noi l’ebreo con il suo linguaggio». «L’ebreo regna e regnerà fintantoché il denaro rimarrà la potenza contro la quale si sfiniranno tutta la nostra attività e i nostri sforzi». 27 08/05/2011 «L’ebreo ci colpisce innanzitutto, nella vita quotidiana, per il suo aspetto esteriore. A qualunque nazionalità apparteniamo, presenta qualche cosa di sgradevolmente estraneo alla nostra nazionalità: ci auguriamo, involontariamente, di non avere niente in comune con un uomo dall’apparenza simile» «Il nostro orecchio è toccato in maniera strana e sgradevole dal suono acuto, stridulo, bleso, strascicato che lo colpisce nella pronuncia ebraica. Un uso del tutto inadeguato della nostra lingua nazionale e un’alterazione arbitraria delle parole e delle costruzioni di frasi trasformano il loro eloquio in un farfugliare confuso e insopportabile. Ci costringe, così, nella conversazione, a prestare più attenzione a questo tono sgradevole che al contenuto del parlare ebraico». Alberic corrisponde ai tre punti in cui concretizza l’antisemitismo di Wagner: 1.l’aspetto fisico 2.il linguaggio 3.lo sfruttamento per mezzo del denaro 28 08/05/2011 Tristan und Isolde di Richard Wagner (1813-1883) libretto proprio Azione in tre atti Prima: Monaco, Königliches Hof- und Nationaltheater, 10 giugno 1865 Personaggi: Tristan (T), re Marke (B), Isolde (S), Kurwenal (Bar), Melot (T), Brangäne (Ms), un pastore (T), un pilota (Bar), un giovane marinaio (T); marinai, cavalieri, scudieri Tristan-Akkord 29 08/05/2011 Caricatura del tempo di Wagner: alcuni appassionati in estasi durante l’esecuzione della melodia infinita wagneriana… …poi crollati per l’emozione e lo sforzo 30 08/05/2011 I Atto protagoniste: Isotta e Brangäne II atto protagonisti: Tristano e Isotta III atto protagonisti: Tristano e Kurwenal I atto azione Voce del Marinaio confessione di Isotta bevono duetto il filtro d’amore arrivo in porto Percezione del mondo 31 08/05/2011 II atto azione corni di caccia duetto d’amore voce di Brangania duetto d’amore arrivo della corte Percezione del mondo III atto azione Il pastore l’attesa di suona Tristano Il pastore suona morte battaglia morte e trasfigurazione di Tristano di Isotta Percezione del mondo 32 08/05/2011 Bozzetto di Wagner per il primo atto (1a rappresentazione) di Tristano e Isotta 33 08/05/2011 Bozzetto di Wagner per il secondo atto (1a rappresentazione) di Tristano e Isotta Bozzetto di Wagner per il terzo atto (1° rappresentazione) di Tristano e Isotta 34 08/05/2011 Nell'immediato Wagner abbandona addirittura i soggetti tragici e mitologici e si dedica negli anni tra il 1862 e il 1867 a un soggetto giocoso: Die Meistersinger von Nürnberg (I Maestri cantori di Norimberga). Con il successo a Monaco dei Maestri Cantori nel 1868 inizia il momento più felice della vita di Wagner: quello della conclusione dell'Anello e della costruzione del teatro di Bayreuth. 35