Arese, 22 gennaio 2015 Università del tempo libero e delle tre età LA LINGUA DEL MELODRAMMA (IN) ITALIANO PAROLE, OPERE E… OMISSIONI? Relatore: Edoardo Buroni Un genere, tanti codici (e tante storie) La lingua (poetica) La musica (canto, ritmo e melodia) La drammaturgia (soggetti e convenzioni) La “scenografia” (scene, costumi, regia…) Il Seicento: la nascita dell’opera lirica L’opera di corte (Firenze, Roma, Mantova) L’opera impresariale (Venezia) Spettacolo occasionale ed elitario Il “recitar cantando” (monodia): - stile recitativo, - stile cantabile. Pari dignità di lingua e musica Il Seicento: la nascita dell’opera lirica Stile letterario elevato per l’opera di corte Più varietà e gusto barocco per l’opera impresariale Soggetti epico-pastorali (con canto) Polimorfismo metrico Mescolanza di tragico e comico Presenza di cori (madrigaleschi) Il Seicento: la nascita dell’opera lirica Claudio Monteverdi (Cremona 1567 – Venezia 1643) Orfeo (Mantova 1607): soggetto tradizionale e stile sublime di Alessandro Striggio § ♫ L’incoronazione di Poppea (Venezia 1643): soggetto anticortigiano e stile innovativo di Gian Francesco Busenello Il Settecento: l’opera lirica si afferma Divaricazione (poetica e musicale) tra opera seria e opera buffa Diffusione del genere (e dei teatri) in tutta Europa Si sviluppa l’orchestra e si coinvolgono i “poeti laureati” e “cesarei” Nascono le compagnie (itineranti) Libretti e partiture sono parzialmente autonomi A prevalere sono spesso i(/le) cantanti Il Settecento: l’opera lirica si afferma Reazione antibarocca dell’Arcadia Apostolo Zeno (1668-1750): grande elevatezza (inversioni, poetismi, latinismi, figure retoriche, ritmo spezzato) Pietro Metastasio (1698-1782): stile razionale, letterario, lineare, paratassi, sostanziale chiarezza § Il Settecento: l’opera lirica si afferma Non esisteva il diritto d’autore, un libretto veniva musicato più volte, era nato il fenomeno delle “arie da baule” § ♫ Ranieri de’ Calzabigi (stile simile a Metastasio) propone con Christoph Willibald Gluck e Jean-Georges Noverre una riforma del melodramma, con più rispondenza tra musica, poesia e drammaturgia Il Settecento: l’opera lirica si afferma L’opera buffa nasce dagli intermezzi e dalla “commedeja pe’ mmuseca” La serva padrona di Giovanni Battista Pergolesi e Gennaro Federico (1733) scatena la “querelle de buffons” Lo stile comico è più caricato, plurilinguistico e pluristilistico, con giochi di parole e fonici, sperimentale Librettisti: Carlo Goldoni, Giovanni Battista Casti e Lorenzo Da Ponte L’Ottocento: l’apice del melodramma Il progressivo declino dell’opera buffa: il caso di Gioachino Rossini (1792-1868) § ♫ Dal sistema impresariale a quello editoriale Ampliamento sociale del pubblico Il libretto perde dignità in favore della musica L’Ottocento: l’apice del melodramma Nuovi temi portati dal Romanticismo e dal Risorgimento Lo stacco tra recitativo e pezzi chiusi diviene musicalmente meno brusco in favore della continuità del dramma La lingua risente dei modelli di Alfieri, Foscolo e Leopardi (sublimità tragica e letteraria) Difficilmente i grandi letterati si dedicano alla librettistica L’Ottocento: l’apice del melodramma Giuseppe Verdi (1813-1901) è “l’operista” del secolo La sua produzione va dal 1839 al 1893, seguendo tutta l’evoluzione di quegli anni Ciò che contava era la «parola scenica» e il compositore era il vero autore dell’opera I suoi libretti di metà secolo sono l’emblema della lingua dell’opera (ottocentesca) § L’Ottocento: l’apice del melodramma Le innovazioni poetiche (e musicali) della Scapigliatura: il caso di Arrigo Boito La diffusione di una lingua unitaria e la fine dell’epopea risorgimentale La stabilizzazione dell’opera “di repertorio” La diffusione (in traduzione italiana) delle opere d’oltralpe Il Novecento: la fine di un genere?... A cavallo tra i due secoli: il verismo “imperfetto” Il nuovo dramma borghese La mescolanza dei generi Lo stile più prosaico dei libretti pucciniani (IllicaGiacosa) § Il Novecento: la fine di un genere?... Il libretto cambia forme poetiche e drammaturgia Poche opere (non pucciniane) hanno un successo pari alle precedenti Scarso interesse del fascismo per questo genere Inizia la concorrenza con i nuovi media e i nuovi spettacoli (di massa) Il repertorio e i “divi” sono più importanti delle novità Il Novecento: la fine di un genere?... Nel Dopoguerra si diffondono la musica atonale (dodecafonica) e la Literaturoper Cresce l’importanza del regista L’opera lirica (anche dal punto di vista linguistico) non ha più una linea univoca o almeno prevalente Si va da lavori più tradizionali (Riccardo Bacchelli) § ♫ allo sperimentalismo più spinto (Edoardo Sanguineti, Italo Calvino, Massimo Cacciari) A cavallo dei millenni: realtà e prospettive La parola tra valore semantico, valore fonico e valore drammaturgico Il ritorno al “recitar cantando” e la nuova fortuna del melologo L’italiano e(/o) le altre lingue Un sistema scolastico, economico e sociale poco propizio A cavallo dei millenni: realtà e prospettive Italians do (or did) it better? Essere consapevoli e promotori del “made in Italy” di qualità Cosa nutre il pianeta (e l’uomo)? Quale energia per la vita?