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LUNEDÌ 12 LUGLIO ORE 21 - PANICALE, TEATRO CESARE CAPORALI
“Capolavori sconosciuti di Robert Schumann”
Programma
Robert Schumann
Variazioni su un Tema di Ignaz Ferdinand von Fricken 1834
inedite
5 Papillotten1833
inediti
Variazioni su un Notturno di Chopin1835-36
(postume, 1992)
3 Lieder, trascrizioni (1873) di Clara Wieck Schumann
Intermezzo, op. 39 n. 21840
Mondnacht, op. 39 n. 5 1840 Er ist’s, op. 79 n. 23
1849
Andante – Mit Gott (II vers.)
1832
inedito
6 Walzer1829
inediti
Sehnsuchtswalzervariationen1833
inedite
Davidsbündlertanz1837
inedita
Fantasia sopra un tema di quattro suoni1834
inedita
Ahnung (Presentimento)1838
(postumo, 2010)
Fantasiestück „Feurigst“1837
(postumo, 1984)
Capriccio1834
inedito
Burla I - Fandango1833
inedita
Phantasiestück1849
inedito
Variazioni su un Tema della Settima Sinfonia di Beethoven1831-35
5 inedite
Klaus Huber
Ein Hauch von Unzeit II
Plainte sur la perte de la réflexion musicale
pour piano à une main et demie... Gregorio Nardi, pianoforte
1972
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La musica di Schumann che possiamo ascoltare in concerto è quella che lui stesso affidò agli
editori, più qualche brano pubblicato postumo da Clara e da Brahms; e un paio di rarità
riscoperte in anni più recenti.
Una messe di composizioni inedite resta invece nascosta nelle biblioteche e nelle raccolte private.
Schumann conservava affettuosamente questa produzione “segreta” e scriveva: “non posso
sopportare la gente che getta nella stufa le proprie composizioni”. Per anni, Gregorio Nardi ha
meticolosamente setacciato gli archivi, riportando alla luce i manoscritti di questi importanti
capolavori, dei quali è il primo e, finora, unico interprete.
Gran parte degli inediti ci illustra il faticoso cammino del giovane compositore alla ricerca di
uno stile, di una “ragione” pianistica. Perché – sembra domandarsi – scrivere per il pianoforte,
uno strumento che ha probabilmente esaurito tutte le sue possibilità nei capolavori di Beethoven,
di Haydn, di Weber?
Dapprima Schumann si rivolge a modelli meno evidenti, come le danze dell’allora quasi
sconosciuto Schubert. Scrive 6 Walzer, che verranno poi rielaborati nei Papillons (e nel parallelo
progetto incompiuto dei Papillotten). Poi, le più complesse Sehnsuchtswalzervariationen, composito
ritratto dell’universo musicale schubertiano.
Dopo le prime pubblicazioni, Schumann si sente in grado di affrontare lo stile dei maestri;
Beethoven, tra gli altri, che imita con affettuosa ironia nel breve Andante Mit Gott; e che poi
celebra con le incompiute Variazioni su un Tema della Settima Sinfonia. Si tratta di un proposito
monumentale, colmo di citazioni da molte sinfonie beethoveniane, che lentamente cederà il
passo al più ardito e duttile progetto degli Studi Sinfonici, che noi conosciamo attraverso sette
versioni (quelle inedite sono cinque). La prima, Variazioni su un Tema di Ignaz Ferdinand von
Fricken, è la più audace nell’identificare modi innovativi di suonare lo strumento, e strutture
che si allontanano genialmente dal tema fondamentale, una Marcia Funebre scritta dal padre
della sua prima fidanzata.
C’è un passo di Schumann del 1833 che ci dice quanto fossero importanti per lui queste prime
versioni: “Del cambiare le composizioni. Spesso due versioni possono essere dello stesso valore
(Eusebius). Per lo più quella originaria è la migliore (Maestro Raro).”
Del tutto contemporaneo al progetto degli Studi Sinfonici (struttura di brani simmetrici piuttosto
lunghi, originati da un brano indipendente) si manifesta quello del Carnaval (susseguirsi di
brevissime variazioni su un tema di sole quattro note). Tra i primissimi brani, due - Fantasia
sopra un tema di quattro suoni e Capriccio – non sono stati riutilizzati; e presentano qualche
affinità con un incompleto progetto di dodici Burle, delle quali eseguo un breve torso intitolato
Burla I – Fandango. Più difficile è stato per Schumann confrontarsi con il pianoforte di Chopin,
insuperabile creatore di timbri inediti. Il fantasticare delle Variazioni su un Notturno di Chopin
propone un breve arabesco ininterrotto di mutazioni insolite, con l’ambiguità del sogno.
Anche negli anni seguenti, compositore affermato, Schumann affida alle carte composizioni
che pubblicherà solo in forma totalmente diversa: il primo Davidsbündlertanz, il secondo
Phantasiestück dall’ opera 111, Ahnung che sarà trasformato per apparire nella quinta Novellette –
tutte composizioni che con le posteriori versioni hanno in comune poco più che un tema iniziale.
Clara preferì tralasciare questa produzione per lei enigmatica. Quando si trattò di ampliare il
catalogo del marito, si rivolse ai Lieder che trascrisse in modo elegante e puntuale.
Anche Klaus Huber, quando ha voluto scrivere una lunga composizione per pianoforte, ha
preferito affidarsi alla trascrizione. Inaspettatamente, si tratta della versione di un brano
per flauto solo. Le soluzioni che Huber sviluppa nel passaggio dallo strumento monodico a
quello polifonico sono straordinariamente intense, e favoriscono l’impressione di una quasi
immaterialità dello strumento a percussione. La citazione cromatica iniziale è dal Dido and
Aeneas di Purcell – ma in quel momento anche la suggestione della cantata bachiana Weinen,
Klagen, Sorgen, Zagen è impressionante. I fragili equilibri che reggono il brano concepiscono
uno dei percorsi più affascinanti del Novecento attraverso il suono del tempo.
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Gregorio Nardi è nato nel 1964 a Firenze, da una famiglia di artisti e di scrittori.
Fino al 1987 i suoi insegnanti sono stati i nonni Rio Nardi e Gregoria Gobbi (celebre duo
pianistico formatosi alle grandi scuole di Giuseppe Buonamici, Ernesto Consolo, Ferruccio
Busoni); poi, dal 1980, anche Wilhelm Kempff, del quale è stato l’ultimo allievo.
I premi ottenuti ai concorsi internazionali Artur Rubinstein (Tel Aviv 1983) e Franz Liszt (Utrecht
1986) hanno dato inizio a un’intensa carriera internazionale che lo ha visto collaborare tra
l’altro con cantanti e voci recitanti (Suzanne Danco, Mark Padmore, Marianne Pousseur,
Elena Zaremba), musicologi (Luigi Pestalozza, Gianfranco Vinay), danzatori e attori (Carla
Fracci, Italo Dall’Orto, Lina Sastri, Ferruccio Soleri, Vladimir Vassiliev), violisti e violinisti
(Ilya Grubert, Günter Pichler, Tamsin Waley-Cohen, Alfredo Zamarra, Renato Zanettovich).
Ha inoltre approfondito con entusiasmo la pratica degli strumenti originali ed è stato più volte
invitato in Francia e in Italia da Philippe Herreweghe.
La sua prima registrazione lisztiana – Réminiscences de Puritains – è stata scelta da J. MethuenCampbell (Gramophone, 1990) tra le migliori pubblicazioni dell’anno. Successivamente, Nardi
ha inciso per la Phoenix altri due dischi lisztiani e, in prima assoluta, composizioni inedite
del giovane Schumann (in 3 CDs), di Ferdinand Hummel, di Schönberg, di autori italiani del
novecento.
Scrive recensioni e saggi sulla storia dell’interpretazione pianistica, in particolare sul mensile
Musica, e sulla storia degli autori ebrei. Ha tenuto Master Classes, conferenze e letture
universitarie in Italia, Germania, Francia, Svizzera e Israele (Scuola Normale di Pisa, Université
Paris8, Ecole Normale, Lenbachhaus, Conservatoire de Paris) sui manoscritti di Schumann, sulla
storia dell’interpretazione brahmsiana, sulla scuola di Busoni, su Ives, Savinio, Böcklin.
Appassionato ricercatore di composizioni nuove, inedite o sconosciute, ha eseguito in prima
esecuzione mondiale la prima versione della Concord Sonata di Ives, importanti inediti di
Schumann, Brahms, Rott e Busoni, i 17 Fragmente di Schönberg, brani del ‘900 storico italiano
e di autori contemporanei quali Pousseur, Donatoni, Cavallari, Berio, Vlad. Collabora, fin
dalla fondazione, con ICAMus (The International Center for American Music) in una serie di
progetti per la diffusione della musica classica americana. È co-fondatore e direttore artistico
di FLAMEnsemble – gruppo di solisti per la musica contemporanea – e del Florence Chamber
Music Festival che, nelle sue tre edizioni, ha presentato concerti monografici dedicati a Carter,
Huber, Crumb, Sciarrino, Pousseur, Kurtag, Ligeti; ai quali hanno partecipato tra l’altro Klaus
Huber e Younghi Pagh-Paan, Heinz e Ursula Holliger, Marianne Pousseur, Salvatore Sciarrino.
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DOMENICA 25 LUGLIO ORE 21 - PANICALE, CHIESA DELLA MADONNA DELLA SBARRA
“Nota Bene”
Programma
Berkshire Youth Guitar Orchestra
Nota Bene
Luc Levesque
Air d’OperaGiuseppe Verdi
MerengueRichard Charlton
Festive FizzRichard Lenz
Lute Concerto in D major (RV93)
Antonio Vivaldi
Verano Porteno & Milonga de Ange
Astor Piazzolla
Le Grazie (concerto)Gerald Garcia
PalladioKarl Jenkins
Diabolo (from Gothic Suite)Steven Marsh
Berkshire Youth Guitar Ensemble
Concerto
Georg Philipp Telemann
The Golliwog’s Cakewalk
Claude Debussy
The Berkshire Youth Guitar Orchestra e Ensemble
diretti da Steven Christmas e Abigail Newton
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Il Berkshire Youth Guitar Orchestra (Inghilterra), comprende circa 30 giovani chitarristi ed è
diretto da Steve Christmas.
Svolgono un'intensa attività concertistica non solo nella Contea di Berkshire, ma quasi in tutta
l’Inghilterra e hanno tenuto tournées con grandissimi successi in Germania, Belgio e Olanda.
Il loro repertorio comprende musiche classiche dal Barocco fino al contemporaneo.
Per la tournée italiana del 2010 sono previsti concerti in Toscana e in Umbria.
Steven Christmas, direttore del Orchestra, si è laureato nel 1999 presso il “WELSH COLLEGE
of MUSIC and DRAMA” in Cardiff e si perfezionato sotto la guida di famosi chitarristi come
John MILLS, Gary RYAN, Craig OGDEN, David RUSSELL e Nigle NORTH.
Recentemente è diventato “HEAD OF GUITAR for BERKSHIRE MAESTROS“ ed è alla guida
di 25 docenti, che insegnano settimanalmente a 2000 studenti.
Il Berkshire Youth Guitar Ensemble (Inghilterra), facendo parte dalla stessa orchestra,
comprende 8 membri ed è diretto da Abigail Newton. E' una delle migliori formazioni giovanili
nella contea di Berkshire.
Abigail Newton, direttrice del guitar ensemble, si è esibita in tutta l’Inghilterra e in Europa in
ensemble e come solista. E' appassionata di musica contemporanea e nuove opere sono state
scritte appositamente per lei da Michael ZEV GORDON , Andrei KEELING e Peter WYER .
Ha lavorato con: Contemporany Dance group Snag, Japanese puppets, Group Saruhach-Za,
Opera Group, Music Theatre Wales e con la London Philharmonic Orchestra.
Ha inciso per numerose case discografiche come la NMC, Burning Shed, BGS , Riverrun
Records e Delphian Records.
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SABATO 31 LUGLIO ORE 21 - SANTUARIO DELLA MADONNA DI MONGIOVINO
L'epoca d'oro del liuto
Programma
Liuto a 7 cori
Ambrosio Dalza (? –1508)
Pavana Ferrarese
Hans Neusidler (1508 – 1563)
Preambel
Welscher Tanz Pietro Paulo Borrono (1490 – 1563)
Pavana “La Milanese”
Francesco da Milano (1497 – 1543)
Fantasia
John Dowland (1563 – 1626)
Lady Clifton`s spirit
A Fancy
The Earl of Essex his Galliard
Sir John Smith his Almain
The Frog – Galliard
Liuto a 10 cori
Nicolas Vallet (1583 – 1642)
Praeludium
Gaillarde
Michelagnolo Galilei (1575 – 16 31)
Toccata
Corrente
Pietro Paolo Melii (1579 – 1623)
Corrente detta “La scabrosa”
Chitarrone a 14 cori
Girolamo Kapsperger (1575 – 1650)
Arpeggiata
Preludio
Bergamasca
Alessandro Piccinini (1566 – 1638) Toccata
Corrente
Girolamo Kapsperger (1575 – 1650) Passacaglia
Ciachone Uwe Grosser, liuti e chitarroni costruiti da Uwe Grosser
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L'epoca d'oro del liuto
Il concerto di questa sera presenta musiche da danza e fantasie dell' “Epoca d'oro del Liuto”, che
inizia con le prime stampe del veneziano Ottaviano Petrucci, con le composizioni di Francesco
Spinacino e Ambrosio Dalza, del liutista di Norimberga Hans Neusidler e del più importante
rappresentante della musica inglese, John Dowland. Con Nicolas Vallet, Pietro Paolo Melii,
Kapsperger e Piccinini ascolterete una scelta di pezzi straordinari dei principali centri europei
del cinquecento e inizio del seicento.
Agli inizi del cinquecento, solo alla corte di Mantova, erano impiegati contemporaneamente
sette liutisti. La popolarità dei liuti è dimostrata anche dall'immensa quantità e dall'indiscussa
qualità delle composizioni per liuto tramandate in tutta Europa, così come dalla presenza degli
strumenti precursori e affini al liuto in Persia, Cina, Giappone, India e comunque in tutto il
mondo, da migliaia di anni.
Ascolterete vari strumenti della famiglia dei liuti diversi per grandezza e suono, fino al
chitarrone, il liuto più grande. Tutti gli strumenti sono costruiti a mano da Uwe Grosser sulla
base di modelli storici.
Uwe Grosser
Uwe Grosser ha studiato a Monaco, al Conservatorio Richard Strauß, chitarra classica e musica
popolare/folkloristica con Joseph Hornsteiner. Ha iniziato già da studente a costruire strumenti.
Partecipando ai corsi di Robert Lundberg per la costruzione dei liuti è venuto a contatto con
i liuti storici e la musica antica. In seguito si è laureato all'Università di Würzburg con il Prof.
Dieter Kirsch, specializzandosi nei liuti. I primi concerti li ha tenuti presso l'Opera di Baviera
a Monaco, l'Opera di Stoccarda e di Norimberga. Attualmente tiene concerti con gruppi famosi
come SEAVEN TEARES e COSÌ FACCIAMO e da solista. Il suo primo CD da solista per liuto
e chitarrone è uscito nel 2003 presso MUCAVI RECORDS.
La sua attività concertistica lo porta in Italia, Spagna e fino in Sudafrica come ospite del
Stellenbosh Festival, Arts Festival in Grahamstown e dell'Opera di Cape Town.
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DOMENICA 22 AGOSTO ORE 21 - PANICALE, TEATRO CESARE CAPORALI
“Tradizione colta e jazz: reciproche contaminazioni”
Programma
Claude Bolling (Cannes, 1930)
Suite N.1 for Flute and Jazz Trio
1. Baroque and Blue
2. Sentimentale
3. Javanaise
4. Fugace
5. Irlandaise
6. Versatile
7. Veloce
Suite N.2 for Flute and Jazz Trio
1. Espiègle
2. Amoureuse
3. Entr’amis
4. Vagabonde
5. Pastorale
6. Affectueuse
7. Intime
8. Jazzy
Bolling Jazz Quartet:
Simone Ginanneschi, flauto
Eleonora Beddini, pianoforte
Max Turone, contrabbasso
Manuel Cucaro, batteria
Claude Bolling (Cannes, 10 aprile 1930)
Claude Bolling, è un autore tanto intrigante quanto ancora poco conosciuto, un colto jazzman
francese, a metà strada fra la musica barocca e lo swing di Duke Ellington, oggetto di riflessione
sia per la critica classica che per quella jazzistica.
Vero portavoce di quella musica per la quale la stampa americana usò, per la prima volta, la
definizione Crossover Music parlando proprio di lui, Bolling ha dimostrato che la pista della
contaminazione tra i generi non era solo una curiosità, ma un vero e proprio fenomeno culturale.
Da anni le commistioni trasversali fra generi diversi erano assai diffuse, ma nel 1976 un grande
successo discografico rappresentò un evento davvero straordinario: il disco in questione era
la Suite pour flûte et piano jazz trio, scritta da Claude Bolling per il famoso virtuoso di flauto
Jean-Pierre Rampal e proprio in quella composizione, in particolare, si nota la sovrapposizione
fra il ritmo sincopato dello swing e il dialogo contrappuntistico fra piano e flauto, di rigorosa
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ascendenza barocca.
Bolling continuò a produrre le sue divertenti Suite su commissione di altri famosi virtuosi:
dalle commissioni di Pinchas Zukerman, Yo-Yo Ma, Maurice André nacquero così le sue suite
per violino, violoncello e tromba, sempre accompagnate dalla tradizionale formazione del trio
jazz: batteria, contrabbasso e pianoforte, quest'ultimo suonato sempre dall'autore.
L’interesse del repertorio proposto risiede nella convincente combinazione tra una scrittura
corposa e virtuosistica e una resa comunicativa gradevole e immediata.
Le due Suite proposte fanno parte di quel repertorio di jazz colto definito “crossover”, termine
che sta ad indicare quella musica che si trova nell’incontro tra vari generi, più spesso tra il
genere della classica e quello del jazz.
Il Bolling Jazz Quartet riunisce musicisti di formazione eclettica nell’intento di proporre il
repertorio cameristico di Claude Bolling, compositore del Novecento tanto intrigante quanto
ancora poco conosciuto.
Di recente formazione, il Quartetto ha già all'attivo molti concerti in prestigiose sale da
concerto bolognesi (Biblioteca storica della Basilica di San Francesco, Circolo Lirico di Bologna,
Circolo Ufficiali, Oratorio Santa Cecilia, Oratorio San Rocco…), nei quali ha ottenuto rilevanti
consensi di pubblico e di critica. Ha suonato per il Bologna Jazz Festival 2009 e per la Stagione
degli Amici della Musica di Foligno 2009. “(…)La partecipe esecuzione dei musicisti ha ridato
quella passione travolgente che loro stessi vivono, in visioni ed immagini musicali, pensate
in un tempo antico ed eseguite nei nostri giorni, con i mezzi a nostra disposizione. (…) Sono
riecheggiate nella sala, armonie arcaiche e perdute, sorrette da quel ritmo preciso che scuote i
sentimenti più profondi.”(Mirella Golinelli, Amici della Musica.net). “(…) Una musica capace
di divertire, ma anche di toccare le corde più profonde dell’animo umano. Intensa, corposa,
raffinata. Bravissimo quindi il quartetto nel rendere “semplice” e godibilissimo quel che
semplice non è, brani tecnicamente impegnativi, pieni di note e giochi virtuosistici, dove la
musica barocca incontra il jazz” (Il Messaggero).
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GIOVEDI' 2 SETTEMBRE ORE 21 - PANICALE, TEATRO CESARE CAPORALI
Califfo cicogna - Dramma lirico per bambini
Wilhelm Hauff / Josef Gabriel Rheinberger
Libretto di Wilhelm Hauff, Franziska von Hoffnaaß, Joachim Steinheuer
Produzione: Il Teatro Lirico di Marionette del Seminario di Musicologia, Università di
Heidelberg (Germania). Versione con 5 cantanti solisti ed accompagnamento di un pianoforte.
Le marionette
Califfo, Cicogna I – Dorothea Krimm
Gran Visir, Cicogna II – Adrian Kuhl
Lusa, Civetta, Rana II – Mariko Hisahiro
Merciaio, Kaschnur – Matthew Gardner
Selim, Mosca – Ginte Medzvieckaite
Ranocchio, Mago Rosso, Mizra – Elisa Castenholz
Servitore con ventaglio, Mago blu – Michael Shoukry
Rana I – Franziskus Grzonka
Mizra, Schiavo – Ksenija Fedosenko
Pavone, Pappagallo II – En Jiu Lin
Narratrice, Pappagallo I – Annette Must
Elefante – Joachim Steinheuer, Franziskus Grzonka
Direzione di scena
Sarah-Denise Fabian
Stagehands – Philomena Münch, Heiner Must, Ksenija Fedosenko, Ginte Medzvieckaite, Elisa
Castenholz, Michael Shoukry, Winnie Starke
Tecnico delle luci – Anne Gardner
Musica, suoni e dialoghi
Califfo, Cicogna I, Ranocchio, Mizra – Joachim Steinheuer, tenore
Gran Visir, Cicogna II, Rana I, Merciaio, Kaschnur – Carlos A. Haas, tenore
Lusa, Civetta, Una dama – Viola Elges, soprano
Altra dama – Susanne Lowien, soprano
Selim, Mago rosso – Christoph Springfeld, baritono
Narratrice – Sabrina Caciotto
Pianoforte – Sara Jeffe e Christoph Springfeld
Tamburo – Susanne Lowien
Rain Stick – Ksenija Fedosenko
Tuoni – Ginte Medzvieckaite
Fulmini – Elisa Castenholz
Effetti sonori – Annette Must, Sarah-Denise Fabian
Direzione musicale
Sara Jeffe
Dramaturgia e regia
Joachim Steinheuer
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Kalif Storch – Califfo Cicogna
Il racconto del Califfo e del suo Gran Visir che, trasformati in cicogne, solamente dopo lungo
peregrinare riescono a riprendere le loro umane fattezze, è tratto dalla raccolta di favole “per
i figli e le figlie delle classi istruite” del poeta württemburghese Wilhelm Hauff (1802-1827),
edita nel 1826 sotto il titolo di Märchen-Almanach auf das Jahr 1826 für Söhne und Töchter gebildeter
Stände (“Almanacco di favole dell’anno 1826 per i figli e le figlie delle classi istruite”).
Tutte e sei le favole della raccolta sono ambientate in un esotico Oriente fatto di magia e spiriti,
un Oriente assai familiare al pubblico di allora tramite i racconti de Le mille e una notte. Hauff
lega queste favole attraverso una cornice narrativa piuttosto tenue e le raggruppa sotto il titolo
“Die Karawane” (“La carovana”). La prima di esse, Kalif Storch (“Il califfo cicogna”), divenne
già nel corso dell’ottocento una delle favole più amate di Hauff, assieme a altre due (Zwerg
Nase, “Lo gnomo Naso” e Das kalte Herz, “Il cuore di ghiaccio”) tratte da sue raccolte posteriori.
Fin dal tardo ‘700 le favole offrirono una fonte molto amata di soggetti per svariati tipi di
opere drammaturgico-musicali, come dimostrano ad esempio Zemire et Azore (1771) di Grétry
o l’intensa ricezione, soprattutto in Germania, delle favole del veneziano Carlo Gozzi, che tra gli
altri furono messe in musica da Zumsteeg, Benda, Romberg e Himmel. Tuttavia in tutti questi
casi si tratta di lavori che furono ideati e scritti per cantanti e attori professionisti, basti pensare
al noto caso di Hänsel und Gretel (1893) di Engelbert Humperdinck. Molto più raramente ci si
propose invece di mettere in musica favole che, non solo risultassero gradite al pubblico dei
più piccoli, ma che i bambini stessi potessero eseguire. Questa fu l’idea dell’opera per bambini
Das Zauberwort (“La parola magica”), scritta nel 1888 da Franziska von Hoffnaaß. Tale lavoro
rappresenta una libera rielaborazione sotto forma di un “Singspiel per il mondo dei bambini”
della favola de “Il califfo cicogna” di Hauff. Franziska von Hoffnaaß era moglie del compositore
Josef Gabriel Rheinberger, attivo per decenni a Monaco di Baviera, e proprio a lui si devono
le varie arie, gli ensemble, i cori, così come l’ouverture e la musica tra i vari atti. Nonostante i
limiti di un organico ridotto al solo pianoforte e alle voci di bambini, costretto a rinunciare alle
molteplici possibilità di un’orchestra e di cantanti professionisti, Rheinberger riuscì tuttavia
con grande abilità a dar vita ad una musica assai variegata, capace di rendere, soprattutto nei
duetti e nei terzetti, tutte le differenti nuance del soggetto, mettendo così adeguatamente in
risalto il momento comico, come quello drammatico o più propriamente esotico.
La nostra produzione adotta la musica di Rheinberger nella sua integrità, tuttavia l’azione
è stata in alcuni punti, soprattutto nel secondo atto, rimodellata, così da renderla più vicina
all’originale. In tal modo saranno incorporati nello spettacolo anche alcuni passaggi tratti dalla
favola di Hauff, direttamente letti da una voce narrante. Il testo del canto della civetta e quello
del duetto finale sono stati infine scritti ex novo, appositamente per questa produzione. L’uso
dei burattini apre tutta una serie di possibilità per la messinscena della favola, che, soprattutto
allorché sul palco compaiono cicogne, rane, ranocchi, elefante... risultano particolarmente
efficaci e di sicuro effetto.
Joachim Steinheuer
(traduzione: Mauro Bertola)
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SABATO 4 SETTEMBRE ORE 18 - PANICALE, TEATRO CESARE CAPORALI
Califfo Cicogna (programma: vedere 2 settembre pag.15)
Dramma lirico per bambini. Libretto di Wilhelm Hauff, Franziska von Hoffnaass e Joachim
Steinheuer, musica di Josef Gabriel Rheinberger. Produzione del Teatro Lirico di Marionette
del Seminario di Musicologia dell'Università di Heidelberg. Drammaturgia e regia Joachim
Steinheuer.
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GIOVEDÌ 9 SETTEMBRE ORE 21 - PANICALE, TEATRO CESARE CAPORALI
“El Deseo”
spettacolo di musica, canto e danza flamenco
- La lluvia Seguriya Bulerías (baile)
- Anillo y Miel
- Guajira (baile)
- Rumba
- Solea (baile)
- Calle de Casas de campo
- Alegrías (baile)
- Fandango
- Encanto de el Agua Rondeña (baile)
- Bulerías
- Tientos Tangos (baile)
“Compañia Quiniela”
Carlo Soi, Sergio Varcasia, chitarra
Francisca Berton Ocampo, danza
Rosarillo, canto
Paolo Monaldi, percussioni
Francesca Agostini, flauto traverso
Produzione Associazione Cadeau
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Breve cenno storico
Sotto il nome suggestivo di “flamenco” palpita il ballo più antico d’Europa, quello che costituisce
non soltanto la più autentica fonte folcloristica spagnola, ma una delle voci popolari più
universalmente studiate, ammirate e feconde.
Sulle sue origini hanno lungamente indagato i più famosi esponenti dell’arte e della cultura
iberica. Così, per gran parte di essi, il nome e lo stile deriverebbero dagli influssi fiamminghi
(“flamencos” in spagnolo) subìti dalla penisola ai tempi di Carlo V; per altri il vocabolo è
solo una corruzione dell’arabo “felaymengu” (cantore); per altri ancora si lega a “flamear”
(fiammeggiare).
Dal punto di vista strettamente “artistico”, il flamenco nasce anzitutto come canto, espressione
di una sola voce senza accompagnamento di nessun strumento (“a palo seco”). La qualità della
voce come strumento, la bellezza dei versi cantati e l’intensità dell’interpretazione valevano
bene l’acclamazione, grazie anche al sostegno del duende, il “demone” del flamenco.
La complessità culturale e la sua essenza legata a diverse culture rende il flamenco condiviso
da molti popoli, appartenente a varie terre e a tanti volti. Ma ancora oggi è sinonimo di Spagna
proprio per le ragioni della sua nascita.
Una cultura straordinariamente ricca si è accomodata su una terra altrettanto feconda. Fenici,
greci, romani, mori, vandali, visigoti, alani, svevi fino alla riconquista cristiana: l’Andalusia è
stata ricettacolo vivo delle culture che l’hanno attraversata; ponte verso il Nuovo Mondo, ha
esportato e importato canti, suoni e ritmi.
Il flamenco prende forma con il più generale risveglio della coscienza di un popolo, i gitani, che
cantano il frutto di questo patrimonio raccolto intriso della disperazione di secoli di persecuzioni.
Tra la fine del Settecento e i primi dell’Ottocento si creano le premesse per la nascita del flamenco
come danza, incontro tra la danza gitana ed il panorama Andaluso, tra danza popolare, escuela
bolera, balletto francese, italiano, ballet español.
Il flamenco trova con la danza la sua espressione piena: canto, musica, poesia e movimento.
Manuel Ríos Ruiz definisce la danza come la forma più “rotonda”, più perfetta del flamenco:
“Nella storia conosciuta del flamenco, la danza appare come un derivato del canto. Ora già la vediamo
come una componente importante di un’arte senza pari. E prevediamo che sarà chiamata ad essere
la sua espressione più completa. Il domani del flamenco si volgerà alla danza come stella e guida”.
Grazie al lavoro di grandi Maestri, tra tutti Antonio Gades, il flamenco ha varcato confini
geografici ed espressivi, iniziando un cammino di integrazione tra stili, nel segno di una
contaminazione sempre rispettosa della tradizione.
El Deseo
Lo spettacolo “El Deseo” è un percorso attraverso i diversi stili del flamenco, dal più profondo
al più festoso.
Lo spettacolo comprende stili drammatici come la Seguirija, il Martinete, profondi come la
Soleà, accattivanti come Tientos e Soleà por bulerias, festosi come l’Alegrias de Cadiz, Tangos
e Bulerias, per terminare con il caratteristico Fin de Fiesta.
Le varie coreografie sono alternate ad alcuni brani strumentali che fanno da filo di unione tra
una coreografia e l’altra, fondendo tra loro gli elementi fondamentali di questa forma d’arte
ed evidenziando le varie coloriture musicali e coreografiche tipiche di ogni stile.
Lo spettacolo risulta quindi avere un forte impatto ritmico visivo ed è in grado di trasportare
anche gli spettatori più esigenti nel vivo di un mondo che è il risultato unico della fusione di
diverse culture.
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La “Compañia Quiniela” nasce dall’incontro di musicisti stilisticamente diversi, alla ricerca
di sonorità e sfumature melodiche e ritmiche diverse attraverso il linguaggio del flamenco.
Il “baile” è parte integrante di questa medesima ricerca artistica, è la “expresiòn mas redonda
del flamenco”.
Le loro performances danno vita a musica, canto e danza, dove i colori, i ritmi e le sonorità
andaluse si sposano con le influenze ed i generi musicali mediterranei.
Il flamenco è il contenitore di un repertorio che tanto nella danza come nel canto e nel suono,
prende in prestito vibrazioni che vanno dalla Spagna al mondo arabo, dal “cante jondo”
flamenco a ritmiche attuali ed universali.
Carlo Soi - chitarra
Diplomato in chitarra classica, ha fatto parte dal 1992 al 1995 del gruppo chitarristico Insieme
Cameristico Italiano diretto dal M° Angelo Ferraro, con il quale si e’ esibito in Italia (Roma:
Teatro Euclide, Teramo: sala Riccitelli, Bari: Teatro Petruzzelli e all’estero (Grecia, Francia,
Egitto, Portogallo). Durante gli anni di formazione partecipa a vari corsi di perfezionamento in
Italia (Sapri, Pescara) e in Francia, nei quali si esibisce anche come solista interpretando brani
di autori del periodo ottocentesco (G. Regondi, M.Giuliani, A. Nava, H. Villa Lobos…etc.) .
Successivamente si dedica allo studio della chitarra Flamenca, dapprima sotto la guida di maestri
Italiani tra cui Daniele Bonaviri, esibendosi stabilmente nei “Tablaos” romani, successivamente
presso la scuola Taller Flamenco di Siviglia seguendo i corsi estivi della stessa con i maestri
Manuel Berraquero e Francisco Morales.
Nell’ottobre 2004 forma con Manfredi Gelmetti (autore e ballerino) la compagnia Improvviso
Flamenco successivamente rinominata Battito Flamenco.
Nel luglio 2006 partecipa agli stages estivi tenuti presso Cinecittà Campus dal chitarrista Oscar
Lago dalla “bailaora” Alicia Marquez e dal “cantaor” David Palomar , durante i quali ha modo
di approfondire sia gli aspetti solistici del “toque” che quelli riguardanti l’accompagnamento
al canto e al ballo.
Con la compagnia Battito Flamenco ha partecipato a spettacoli andati in scena in alcuni dei
migliori spazi teatrali della capitale e per i quali ha curato i progetti musicali.
Sergio Varcasia - chitarra
Inizia a studiare chitarra classica con il Maestro F. Rizzuto (del Conservatorio di Campobasso
e successivamente dell’Aquila) e contemporaneamente si dedica allo studio della chitarra
flamenca. Negli anni ’70 fonda, in collaborazione con altri artisti italiani, Il Giardino dei Tarocchi,
una delle prime compagnie che si dedica allo studio e alla diffusione del flamenco a Roma.
Collabora alla stesura di un libro dedicato al ritmo e alla chitarra flamenco edito dalla Savelli.
Soggiorna più volte in Spagna negli anni ’80, dove completa la sua formazione e arricchisce
la sua esperienza con affermati chitarristi in particolare, a Sevilla, con Raimundo e Rafael
Amador del gruppo “Patanegra” e Carlos Heredia e, a Madrid, con El Chiqui. Compone e
suona le musiche per gli spots pubblicitari del Mundial di Spagna 1982. Si specializza anche
nell’accompagnamento del baile ed é chitarrista negli stages di rinomati artisti spagnoli.
Attualmente vive a Roma dove collabora con diversi artisti italiani e spagnoli.Fa parte del
progetto Algeciras spettacolo di danza mediorientale e flamenco: rassegna “E…state con noi”
organizzata dal Ministero dell’Interno e dal XI Municipio presso l’ISA di Roma (2007) e Notte
Bianca romana (2007).
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Francisca Berton Ocampo - Baile
Dall’età di sei anni studia danza classica, alla quale successivamente aggiunge lo studio della
danza moderna e contemporanea presso la Scuola di danza Tersicore della Sig.ra Gabriella Lodi
a Roma. Qui nel 1993 si avvicina al flamenco con la danza classico spagnola con Marc Aurelio.
Nello stesso anno entra a far parte della Compañia Teatro Baile Español diretta dallo stesso Marc
Aurelio.Si forma professionalmente presso gli studi “Amor de Dios” di Madrid con i Maestri
Ciro, Maria Magdalena, China, Paco Romero, La Tati, perfezionandosi successivamente anche
a Sevilla con Manolo Marín, Belén Maya,
Alicia Marquez, La Truco. Sotto la direzione di Marc Aurelio danza in diversi spettacoli: “Fuente
Flamenca”, “Baile Español”,”Garcia Lorca in Flamenco”, “Gayatri” in tournée in diversi teatri
italiani quali Teatro Carcano di Milano, Villa Celimontana a Roma, Teatro Antico di Siracusa,
Teatro Antico di Ostia, Teatro Argentina di Roma, Auditorium di Cagliari, etc.
Ha danzato con alcune compagnie italiane di flamenco quali Compagnia Flamenco Libre de Juan
Lorenzo, Compañia de Flamenco de Marina Lanza, “Pasión Gitana” di Caterina Lucia Costa.
Nel 2001 crea e danza alcune coreografie presentate al Premio della Cultura e Spettacolo in
Roma, Castel Sant’ Angelo.
Nel 2002 è ospite solista e coreografa nella 14^ Edizione del “Premio Primavera – Concorso
Internazionale di poesia, prosa, arte e spettacolo”, presso Palazzo Barberini a Roma.
Nel 2003 viene scritturata dalla Fondazione Teatro dell’Opera di Roma, per l’allestimento
dell’opera “Carmen” presso le Terme di Caracalla, con la regia di Francesco Esposito e costumi
di Alberta Ferretti.
Dal 2004 inizia a recitare con la Compagnia Teatro Gruppo del Teatro Euclide di Roma.
Nello stesso anno crea le coreografie per lo spettacolo “Kabaret Lorca”, Piccola Festa Barocca
– Soggettive a confronto, spettacolo di teatro danza e poesia in scena presso il Palazzo del
Gonfalone a Roma. Nel 2006 ha iniziato a collaborare alle coreografia con diverse compagnie:
Compagnia Bami-Guyon di Reggio Emilia, Compañia Gato Blanco per “Carmen” e “Gran
Galà di Capodanno”.
Dal 2009 è solista e coreografa di flamenco nella Compagnia Quiniela e Algeciras negli spettacoli
“El viaje”, “El deseo” e “Algeciras-Tra flamenco e danza mediorientale”, attualmente in
tournée in Italia. Insegna a Roma e svolge stages in Italia.Frequenta la Scuola di Artiterapie e
Danzaterapia di Roma.
Paolo Monaldi - Percussioni
Paolo Monaldi, percussionista, si avvicina al Flamenco nel 1991, durante un viaggio in Andalucía
e in un principio si interessa alla danza, iniziando a studiare a Roma con i maestri italiani e
spagnoli presenti nella capitale, quindi a Sevilla presso l’Academia de Manolo Marín e a Jerez
de la Frontera, presso la Fundación. A Cádiz partecipa a dibattiti e convegni su cante, guitarra
e baile presso importanti peñas flamencas e inizia ad interessarsi allo studio delle complesse
ritmiche del flamenco.
Nel 1994, presso la Fundación di Jerez de la Frontera partecipa ad un corso di compás, iniziando
la specializzazione nell’accompagnamento ritmico della danza con le palmas, -battito delle
mani- e il cajón, strumento a percussione tipico delle formazioni musicali di flamenco.
Continua ad approfondire lo studio del cajón prima presso l’Academia Amor de Dios di Madrid,
nel 1996 e in seguito dal 2000 ad oggi, segue corsi e stages di perfezionamento a Sevilla con
i maestri Andrey (percussionista nelle compagnie Puerto Flamenco, Maria Serrano e Familia
Fernández) e Antonio Montiel (percussionista della compagnie Cristina Hoyos e Joaquín Grilo).
Completa la sua formazione artistica accompagnando danzatrici e danzatori italiani e spagnoli,
fra i quali Antonio el Pipa, Carlos Robles, Manuel Liñán, Alicia Márquez, Miguel Angel, Ramón
Martínez, Andres Pena, Miguel Perez, Juanco di Barcellona; chitarristi: Manuel Santiago,
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Sergio Varcasia, Daniele Bonaviri, Antonio Porro, Matteo D’Agostino, Carlo Soi e cantaores
quali José Salguero, el Palomar, el Javi, Antonio Campo, Fabio Dell’Armi. In collaborazione
con l’Associazione “Massenzio Arte” ed altri artisti di flamenco, nel 2005 realizza a Roma
una scuola di flamenco. Fonda il gruppo El Deseo con il quale presenta spettacoli, insieme ad
altri artisti italiani e spagnoli: rassegna per gli anziani del quartiere ostiense, organizzata dal
Ministero dell’Interno presso l’ISA di Roma (2006), notte bianca romana (2006), rassegna estiva
di Cava degli Ausoni (2007), tablao flamenco Guadalquivir di Monte Silvano – Pescara (2007).
Dà origine al gruppo Quiniela con il quale porta in scena lo spettacolo di flamenco el viaje alla
Corte Comunale di Formia (2008).
Francesca Agostini - Flauto traverso
Si è diplomata al Conservatorio nel 1993, in flauto traverso. Nel 1989, a New York, ha studiato
con il flautista-sassofonista David Gross. Dal 1993 al 1996 si è dedicata principalmente alla
musica flamenca, collaborando con diversi musicisti e ballerini spagnoli e italiani, nell’ambito
di numerose rassegne, tournée, festival e spettacoli teatrali. Dal 1996 al 2002 ha vissuto in Costa
Rica e Uruguay. A San José (Costa Rica) era membro della formazione “Jazz Café Quintet”
esibendosi
regolarmente come flautista e cantante, nell’omonimo locale. Ha inciso per colonne sonore
teatrali e gingles pubblicitari. Vive attualmente a Roma e integra diverse formazioni, tra cui: il
quartetto “Humus Project” del chitarrista Riccardo Manzi e il quintetto di bossanova “Largo
do Tempo”, del chitarrista-arrangiatore José Augusto Alves.
Rosarillo - canto
Cantante italo-argentina, nasce a Buenos Aires, una città composta da un puzzle di culture
migranti, dove studia canto, teatro e flamenco, sviluppando una personalità artistica variegata,
che la porterà a spaziare tra diversi generi e discipline, dal folklore e tango argentino, al classico
napoletano al flamenco, al teatro, alla danza.
Dopo molteplici esperienze musicali in Argentina, negli anni novanta si trasferisce in Italia,
dove collabora con diversi artisti e compagnie di flamenco, tra cui Gipsy Kings, Juan Lorenzo,
José Greco, Cristina Benitez, Compagnia Quiniela. Lavora da diversi anni a progetti di musica
mediterranea con Tony Cercola, insieme al quale collabora in “Siamo fatti di memoria”, con
Carlo Faiello, Enzo Gragnaniello e Dario Fo.
Discografia: Nomade del Vesuvio e Rosa Napoletana.
L’Associazione culturale “CADEAU”, diretta dall’attrice e regista Maria Cristina Gionta e
dall’attore ed autore Emiliano Ottaviani, nasce con l’intento di promuovere attività artistiche
quali: teatro, musica, cinema ed arti visive, attraverso la realizzazione di spettacoli e laboratori
teatrali, concerti, cortometraggi e mostre. Nella messa in opera di tali attività, l’obiettivo
prioritario dell’Associazione consiste nel valorizzare e nell’incentivare la ricerca, l’innovazione
e la sperimentazione in campo artistico, senza mai perdere di vista da un lato la libera forza
creatrice dell’artista e dall’altro l’universalità dell’opera d’arte.
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foto Francesco Petrucci
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particolare affreschi del Santuario di Mongiovino
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BREVI NOTE SUI LUOGHI CHE OSPITANO I CONCERTI
E ALTRI MONUMENTI CHE MERITANO UNA VISITA...
- Museo della Madonna della Sbarra: poco distante da porta Fiorentina, sulla strada che conduce
a Paciano, troviamo la Chiesa della Sbarra (XVII sec.), in stile toscano, posta dove anticamente si
pagava il dazio. Ospita dal 2003 – negli spazi dell’antico romitorio - il Museo dei Paramenti ed oggetti
Sacri e si caratterizza per la presenza di un altare con cariatidi dorate, spiccatamente barocco, oltre a
tele di pregevole fattura.
- Teatro Comunale “Cesare Caporali”, piccolo capolavoro architettonico del XVIII secolo, luogo per
manifestazioni culturali (stagione di prosa, festivals, saggi, convegni ecc.). Completamente restaurato
negli anni ’90, conserva la sua struttura lignea decorata con stucchi e medaglioni, oltre al meraviglioso
sipario dipinto da Mariano Piervittori (1869), che rappresenta la consegna delle chiavi della città di
Perugia a Boldrino Paneri.
-
A qualche km a nord di Tavernelle si erge il Santuario della Madonna di Mongiovino (XVI sec.),
monumento nazionale a pianta quadrata con croce greca, progettato dall’architetto Rocco da Vicenza e
completamente restaurato per il Giubileo 2000. Custodisce importanti affreschi di: Nicolò Circignani
detto “Pomarancio” (altare della Resurrezione), Giovanni Wraghe di Anversa, Hendrick van der Broeck
(altare della Deposizione, altare dell’Ascensione), Giovanni Battista Lombardelli (decorazione del
coro), Orazio Alfani (cappella della Madonna del Rosario).
- Chiesa di S. Sebastiano, famosa per la presenza dello straordinario affresco di Pietro Vannucci,
noto come il Perugino, dedicato al Martirio di S. Sebastiano (1505). Restaurato alla fine degli anni ’80,
capolavoro che colpisce per la trasparenza dei colori e la creazione di uno spazio che sembra infinito.
Il paesaggio rappresentato sullo sfondo, con uno specchio d’acqua e le dolci colline, richiama quello
che si ammira appena fuori l’edificio. All’interno della stessa chiesa vi è custodito un affresco staccato,
proveniente dalla Chiesa di S. Agostino Madonna in trono con Bambino ed Angeli musicanti,
attribuito al giovane Raffaello (Lunghi 2005).
-
Collegiata di S. Michele Arcangelo domina lo spazio con la sua presenza maestosa ed antica (XI
sec.). All’interno della Chiesa - rimaneggiata nel XVII secolo e per questo dall’aspetto tipicamente
barocco - si trovano tra l’altro: la pregevole tavola dedicata alla Natività (1519, restaurata nel 2008),
di Giovanbattista Caporali, allievo del Perugino; l’organo Morettini restaurato in occasione del
Giubileo 2000; un crocifisso ligneo del 1600 con braccia snodabili (restaurato nel 2009) portato in
processione durante il Venerdì Santo, e un affresco attribuito al Masolino, “L’annunciazione”, dietro
l’altare centrale.
-
Museo del Tulle dedicato ad “Anita Belleschi Grifoni”, la panicalese che riportò in voga questo
tipo di ricamo agli inizi del ‘900 ed istituì una scuola, è ospitato nella Chiesa di S. Agostino (XV sec.),
dove si possono ammirare splendidi manufatti ricamati su tulle (“Ars panicalensis”), sia antichi che
contemporanei.
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Testi originali a cura degli artisti
Segreteria organizzativa e redazione: Sabrina Caciotto, Samanta Fiorucci
Progetto grafico: Andrea Fuccelli
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Finito di stampare nel mese di luglio 2010 da CTE per Edizioni Luì - Chiusi
Particolare della Tavola di G. Battista Caporali, Adorazione dei Pastori - 1519
Panicale, Collegiata di San Michele Arcangelo
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LIBRETTO Musica Insieme 2010