Non di solo PANE Sussidio di preghiera per la famiglia Domenica 26 Luglio 2015 XVII del Tempo Ordinario Anno XV - n° Arrivederci a Settembre Itinerario quotidiano di preghiera 720 Offerta della giornata “Pregare, forse il discorso più urgente” Sito di Non di Solo Pane: Sussidio di preghiera per la famiglia www.nondisolopane.it Luglio 2015 Offerta quotidiana Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, Madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere, le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno, in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo mese Intenzione del Santo Padre Perché la responsabilità politica sia vissuta come forma di alta carità. Intenzione missionaria Perché i cristiani in America latina, di fronte alle disuguaglianze sociali, possano dare testimonianza d’amore per i poveri e contribuire ad una società più fraterna. Intenzione dei vescovi Perché adempiamo il dovere di annunciare il Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato. a gloria del divin Padre. Intenzione del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo Non di solo pane Numero 720 Tempo Ordinario pagina 2 XVII Domenica del Tempo Ordinario Grande fu Teresa di Lisieux per aver saputo, nella umiltà, nella semplicità, nell'abnegazione costante, cooperare alle imprese e al lavoro della grazia per il bene di innumerevoli fedeli. (dall'udienza del 16 ottobre 1960)“ (Papa Giovanni XXIII) Domenica 26 Luglio I Settimana del Salterio Il Santo del giorno: Sant’Anna Anna e Gioacchino sono i genitori della Vergine Maria. Gioacchino è un pastore e abita a Gerusa lemme, anziano sacerdote è sposato con Anna. I due non avevano figli ed erano una coppia avanti con gli anni. Un giorno mentre Gioacchino è al lavoro nei campi, gli appare un ange lo, per annunciargli la nascita di un figlio ed anche Anna ha la stessa visione. Chiamano la loro bambina Maria, che vuol dire «amata da Dio». Gio acchino porta di nuovo al tempio i suoi doni: insie me con la bimba dieci agnelli, dodici vitelli e cento capretti senza mac chia. Più tardi Maria è condotta al tempio per essere educata secondo la legge di Mosè. Sant'Anna è invocata come protettri ce delle donne incinte, che a lei si rivolgono per otte nere da Dio tre grandi favori: un parto felice, un figlio sano e latte suffi ciente per poterlo allevare. È patrona di molti mestie ri legati alle sue funzioni di madre, tra cui i lavandai e le ricamatrici. Brano Evangelico: Gv 6,115 In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo: «Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?». Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù, sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo. Contemplo: Apri la tua mano, Signore (dal Salmo responsoriale) «Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente» (Sal 144,16). Il Vangelo di oggi racconta la moltiplicazione dei pani. Un segno importante: in questo modo Gesù ci mostra la Provvidenza divina all'opera, che sazia la fame di ogni vivente. Il Signore apre ogni giorno la sua mano, non per darci solo il pane del corpo, ma anche quello dello Spirito, che ci fortifica interiormente e ci fa crescere fino a raggiungere la misura di Cristo. Non di solo pane Numero 720 pagina 3 P a g i n e b i b li c h e ritto a tenermi ben stretto ciò che possiedo. Riesco a condividere solo se cambio mentalità, sguardo: se e non quindi vedo nell'altro un rivale, ma un figlio come me dell'unico Padre; se comprendo che Si possiede solo ciò che si dona insieme siamo parte di un unico corpo. Allora ciò Meditazione di Elmetti Fiorella che ho - e più ancora ciò che sono - non è dato a macroscopiche di gente me perché solo io ne go- ci che spasima sotto la so- da, ma mi è affidato per- riesce difficile compren- glia della sopravvivenza ché tanti possano divenir- dere che cosa significhi fisica e altra - anche ne partecipi. Qualcuno ha avere fame e poi, in (soprattutto?) nel mondo detto che si possiede ve- modo sorprendente, 'ricco' - che boccheggia ramente solo ciò che si essere saziati con ab- per mancanza di valori, dona. bondanza. nostro di senso, di una qualità “moltiplicazione dei pani” presuntuoso umana del vivere, sono può continuare, se lo per- siamo convinti di avere disposto metto... risposte tecniche ed ef- gioco i miei «cinque pani ficaci per ogni proble- e due pesci»? Ho il co- ma ed è perciò più ar- raggio duo saper apprezzare darli al Signore, così che gesti gratuiti. Alle pre- tanti possano vivere? È se, malgrado tanto pro- un gesto impossibile fin gresso, con le realtà quando penso che ho di Nel nostro mondo mondo opulento occidentale Nel a di mettere perderli in per Non di solo pane Numero 720 Tempo Ordinario pagina 4 Il miracolo della P a g i n e b i b li c h e Preghiamo la Parola Contemplatio : Alza gli occhi il Maestro: occhi capaci di immaginare una storia diversa, un presente accogliente, un Bellezza insospettata. La merenda diventa sazietà: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". Temevano il linciaggio per mancanza di cibo, sono indaffarati per raccattare il superfluo. Con un'inattesa scoperta: ogni cosa dipende dalle mani in cui si trova. Figurarsi: adesso lo vogliono fare Re! Perché un Uomo così risolve i problemi ad oltranza, spiana la strada, assicura il futuro a più generazioni. Nasce qui, sul limitare di un campo pieno di gente con la pancia piena, il fraintendimento che condurrà l'Uomo della Moltiplicazione al patibolo del Calvario. Lui chiede il poco - dei talenti, delle forze, dell'intelligenza per poter compiere il miracolo dell'esuberanza. La gente capisce il contrario: "abbiamo finito di tribolare, questo facciamolo Re". E' dai tempi di Erode che un Dio fantoccio - o tutt'al più funambolo e riccioluto - raccoglie consensi ad oltranza; ma non è il Gesù dei Vangeli. Quello che non sarebbe poi così difficile da seguire perché non chiede troppo. E, ad essere sinceri, non chiede nemmeno molto. Chiede semplicemente tutto. Per farci capire che forse quello che cerchiamo altrove è già in mano nostra. Il resto dipende dalle mani con le quali sceglieremo di collaborare. Cinque pani e due pesci: sembravano nulla in principio. Basterebbe non gufare. Signore Gesù, donaci i tuoi occhi e donaci il tuo cuore perché sappiamo vedere fino a lasciarci toccare dai bisogni dei nostri fratelli, per essere all'altezza del nostro desiderio di essere continuazione della tua compassione per l'umanità. Non di solo pane Numero 720 Tempo Ordinario pagina 5 Amen XVII Tempo Ordinario Non basta una misericordia qualunque. Il peso delle iniquità sociali e personali è così grave che non basta un gesto di carità ordinaria a perdonarle.“ (Papa Giovanni XXIII) Lunedì 27 Luglio I Settimana del Salterio Il Santo del giorno: San Celestino I Papa (Papa dal 10/09/422 al 27/07/432) Fu in relazione con Sant'Agostino fin dal 390. Fu eletto papa nel 422. Il suo pontificato fu molto attivo. Oltre restaurare in numerose basilica, tra cui Santa Maria in Trastevere, e costruire la basilica di Santa Sabina, difese il diritto della Sede Apostolica di ricevere appelli da parte di tutti fede li. Prese ferma posizione in difesa della purezza della fede contro gli errori di Pe lagio e Nestorio. Contro quest'ultimo agì con grande energia e deter minazione. Nel Concilio di Roma del 430 lo con dannò imponendogli di sconfessare i suoi errori. Mandò, un anno dopo, alcuni suoi legati al Concilio di Efeso, indet to dall'imperatore per risolvere definitivamen te la questione, con l'or dine di salvaguardare i diritti della Sede Apo stolica e di attenersi alle decisioni di San Cirillo. Nell’817 il suo corpo fu collocato nella basilica di Santa Prassede e parte di esso, pare, a Mantova. Brano Evangelico: Mt 13,3135 In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più gran de delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cie lo vengono a fare il nido fra i suoi rami».Disse loro un’altra parabola: «Il re gno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure di farina, finché non fu tutta lievitata».Tutte queste cose Gesù disse alle folle con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta:«Aprirò la mia bocca con para bole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo». Contemplo: Aprirò la mia bocca con parabole (Mt 13,35) Le parabole di Gesù devono essere interpretate in rapporto al regno dei cieli e alla nostra partecipazione a esso. «Perché a loro parli in parabo le?» domandano i discepoli a Gesù. Egli infatti si preoccupa spesso di spiegare ai discepoli il significato delle parabole. E la Chiesa continua questa preoccupazione di Gesù, nel diffondere la parabola e il significa to della parabola: il Regno è Cristo! «Il suono delle parole colpisce l'o recchio, ma il Maestro è nel cuore» (santAgostino). Non di solo pane Numero 720 pagina 6 Meditazione Il seme va accudito Preghiamo la Parola Meditazione a cura di don Fabio Marini È poca cosa il Regno di Dio, come il seme polveroso della senape. Eppure, una volta cresciuto, diventa un albero alla cui ombra ci possiamo riposare. È un seme la presenza di Dio, perché dubitare della sua presenza? È un seme: necessita di una logica di attesa, di pazienza, di fidu- Signore Gesù, ti rendiamo grazie perché tu incessantemente parli al nostro cuore, cia. E di lavoro. Il seme va accudito, irrigato, iscrivendovi parole antiche concimato, difeso dalle erbacce, protetto. Ri- e sempre nuove, che chiede un coinvolgimento da parte nostra, un Colmano di senso e minimo impegno, ma comunque un'attenzione. profondità Non è magica la presenza di Dio, non è sconta- la nostra storia: ta, evidente, obbligata. Cresciamo nella pa- germoglio minimo e zienza, allora: verso noi stessi perché fatichiamo ad essere ciò che vorremmo, anche agli occhi di Dio. E verso la Chiesa: perché non sempre Fortissimo di divina semplicità! realizza ed esprime il Regno, diventando un al- Amen bero che non porta frutti. Cresciamo nell'azione operosa, allora: prendiamo consapevolezza di quanto preziosa è la nostra fede, agiamo quotidianamente per realizzare la crescita del seme di Dio nella nostra comunità. E impariamo da Gesù che, attraverso la parabola, ha voluto raggiungere tutti, utilizzando un linguaggio acces- Agisci sibile e immediato. Smettiamola di usare un linguaggio per pochi adepti! Dio sceglie il popolo di Israele nonostante i suoi errori. Anche io oggi pro vo a dare fiducia a qualcu no che ha sbagliato tanto. A volte è necessario scegliere qualcuno non perché è il migliore, ma perché ne ha più bisogno. Non di solo pane Numero 720 Tempo Ordinario pagina 7 Martedì 28 Luglio XVII Tempo Ordinario Anche quando ci può essere la necessità di uno sfogo, in certe ore di solitudine e di abbandono, il silenzio e la mitezza sono temperamenti che rendono più fruttuoso il patire qualche cosa per amore di Gesù. (Papa Giovanni XXIII) I Settimana del Salterio Il Santo del giorno: Sant’Arduino di Ceprano A Ceprano (Fr), attivo centro produttivo noto soprattutto per le sue cartiere, si conserva il ricordo e il corpo di Sant'Arduino. Non ab biamo molte notizie storiche sulla vita del santo, onorato nella Chiesa di Santa Maria Maggiore, a Ceprano. Si sa per certo che che visse nell'undicesimo secolo, al tempo della prima crociata. Proba bilmente fu un pelle grino o un crociato straniero, forse ingle se, venuto a morte nella cittadina laziale presso il Liri e qui onorato a seguito di particolari grazie e miracoli a lui attribui ti. Il suo culto nel cen tro laziale fu da subito sincero e profondo, e venne approvato fin dal 1531 dal Papa Cle mente VII. La figura di Arduino è il segno di una ricchezza storica di queste zone che spesso hanno vissuto il passag gio di stranieri o si sono trovate al centro di scontri tra eserciti. Brano Evangelico: Mt 13,3643 In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicina rono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose: «Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli. Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno co me il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!». Contemplo: Chi trova Cristo, ha la vita eterna (dal Canto al Vangelo) I discepoli vivono in piena fiducia con Gesù, perché sanno bene che chi trova lui, ha la vita eterna. Lo ascoltano, pregano con lui, conoscono con lui la Scrittura, e quando non capiscono gli domandano tutte le spiegazioni. Hanno imparato da Gesù a pregare, perché la preghiera è intimità con Dio, presente fin dai primordi dell'umanità, quando si udiva «il rumore dei passi del Signo re Dio che passeggiava nel giardino» (Gen 3,8). Non di solo pane Numero 720 pagina 8 Meditazione Preghiamo la Parola Faccia a faccia con Lui Meditazione di Giovanni Buffoli Il Signore ci propone vari punti di riflessione per la nostra vita quotidiana ma anche per il nostro approccio alla fede. La prima cosa che viene ribadita è che Gesù per rivelarci i misteri del padre, a causa della nostra natura umana limitata, lo può fare solo con le parabole, che ci possano permettere di riuscire a intravedere l’eterno, come si fa con i bambini per spiegargli cose, che loro non potrebbero comprendere, ma quando ci troveremo faccia a faccia con Lui poi noi potremo contemplare nella sua pienezza alla fine del nostro pellegrinaggio terreno. Infatti solo ai suoi apostoli una volta che ha congedato la folla, può spiegare, attraverso una parabola, i misteri del regno. Il Padre alla fine dei tempi farà la mietitura, ossia dividerà quelli che lo hanno accolto e hanno cercato, seppur con difficoltà, di mettere in pratica i suoi insegnamenti, da quelli che invece, hanno voluto vivere una vita lontano da Lui. Il Figlio dell’uomo semina il seme buono in tutti noi,Il seme cattivo invece seminato dal diavolo, sembra più invitante perché contiene tutte le aspirazioni terrene come il denaro, la fama, il piacere della carne e tutte quelle cose che con la morte lasciamo su questa terra. Chiediamo quindi al Signore di aiutarci a desiderare sempre più le cose di lassù in modo tale che potremo anche noi, essere accolti tra le schiere di quelli che “splenderanno come il sole nel regno del Padre loro”. Signore, il tempo che tu ci dai è un dono, del quale spesso non sappiamo renderti grazie. Il tuo tempo, Signore, è il tempo necessario e sufficiente per compiere docilmente, un passo dopo l'altro, il nostro cammino verso di te. Signore del tempo, del principio, della fine, di ogni tappa, di ogni istante che ci viene donato... non lasciarci mai soli lungo la via! Amen Agisci ... Il Signore non ci tratta secondo i nostri errori. Oggi prendo la decisione di occuparmi degli altri non in base alle loro mancanze, ma secondo l'amore. Non di solo pane Numero 720 Tempo Ordinario pagina 9 di don Luciano Vitton Mea Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane di don Luciano Vitton Mea Il profeta Abacuc Balzare sulle alture di Mons Gianfranco Ravasi Il Signore Dio è la mia forza, Egli rende i miei piedi come quelli delle cerve e sulle alture mi fa camminare. Abacus 3,19 Una cerva che, con l'agilità e la lievità di un acrobata, riesce a volteggiare da un picco all'altro: è questa la scena che si delinea davanti ai nostri occhi attraverso l'ultimo versetto del piccolo libro che ci ha lasciato il profeta Abacuc. Abbiamo voluto proporre una scheggia poetica che appartiene a una sorta di salmo collocato in finale all'opera di questo profeta del quale si ignora quasi tutto dal punto di vista biografico. Questa composizione innica è così intitolata: «Preghiera del profeta Aba cuc, in tono di lamentazione» (3,1). Essa ha un suo fascino, soprattutto nella rappresentazione gloriosa del Signore che avanza dal Sinai: «Il suo splendore è come la luce, bagliori di folgore escono dalle sue mani, là si cela la sua potenza» (3,4). La natura è sconvolta di fronte a questa irruzione di luce e di forza, si scatena un terremoto, i monti si sgretolano, i colli s'inchinano al suo passaggio. È, questa, la tipica coreografia delle cosiddette teofanie, ossia delle apparizioni del Creatore che entra nel cosmo e nella storia per giudicare e salvare. Il «salmista» Abacuc reagisce anch'egli con timore e tremore: «Il mio intimo freme, a questa voce trema il mio labbro, la carie entra nelle mie ossa e tremo a ogni passo» (3,16). Ma alla fine egli esplode di gioia perché il Signore si china su di lui e gli imprime forza e serenità, tanto da farlo danzare come un cervo, mentre percorre il terreno scosceso e accidentato della storia, tra i dirupi delle prove e lungo i sentieri di altura della vita. È per questo aspetto di felicità e fiducia che abbiamo voluto scegliere il quadretto finale del testo sal mico che suggella il libretto di un profeta di cui - come si diceva si sa poco o nulla (il suo nome probabilmente è quello di una pianta acquatica). Eppure una sua fama Abacuc se l'è ottenuta attraverso un altro versetto che vorremmo ora accostare a quello da noi selezionato. Il merito, però, è in realtà da assegnare a san Paolo che l'ha adottato come chiave teologica del suo capolavoro, la Lettera ai Romani, e che naturalmente dovremo in seguito commentare. Ecco il versetto integrale di Abacuc: «Soccombe colui che non ha l'animo retto, mentre il giusto vivrà per la sua fede» (2,4). Tutti riconoscono la formula «Il giusto per fede vivrà» che l'Apostolo pone in apertura alla Lettera ai Romani (1,17). Per san Paolo il concetto è chiaro: colui che è reso giusto («giustifi cato») mediante la sua fede, potrà ottenere la vita divina. Il senso inteso dal profeta è, invece, più immediato: chi è arrogante e ingiusto («non ha l'animo retto»), cadrà e non avrà successo; chi confida in Dio restandogli fedele, salverà la sua vita. Ritorna, così, per altra via l'immagine della cerva da cui siamo partiti: chi è senza la forza divina, è debole e, camminando tra i rischi della storia, si sfracella, mentre rapida e leggera è la marcia del giusto, sostenuto dalle mani del Signore. Per questo - conclude Abacuc «io gioirò nel Signore, esulterò in Dio, mio salvatore» (3,18). Non di solo pane Numero 720 Tempo Ordinario pagina 10 n o r e D i o XVII Tempo Ordinario Nel loro impegno di dominare e trasformare il mondo esteriore [gli uomini] rischiano di dimenticare e di logorare se stessi“ (Papa Giovanni XXIII) Mercoledì 29 Luglio I Settimana del Salterio Il Santo del giorno: Santa Marta di Betania Marta è la sorella di Maria e di Lazzaro di Betania. Nella loro casa ospitale Gesù amava sostare durante la predicazio ne in Giudea. In occasione di una di queste visite conoscia mo Marta. Il Vangelo ce la presenta come la donna di casa, sollecita e indaffarata per accogliere degnamente il gradito ospite, mentre la so rella Maria preferisce starsene quieta in ascolto delle parole del Maestro. L'avvilita e in compresa professione di massaia è riscattata da questa santa fattiva di no me Marta, che vuol dire semplicemente «signora». Marta ricompare nel Van gelo nel drammatico episo dio della risurrezione di Lazzaro, dove implicita mente domanda il miraco lo con una semplice e stu penda professione di fede nella onnipotenza del Sal vatore, nella risurrezione dei morti e nella divinità di Cristo, e durante un banchet to al quale partecipa lo stesso Lazzaro, da poco risuscitato, e anche questa volta ci si presenta in veste di donna tuttofare. I primi a dedicare una celebrazione liturgica a S. Marta furono i francesca ni, nel 1262. Brano Evangelico: Gv 11,1927 In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e dis se: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta». Contemplo: Io sono la luce dei mondo (dal Canto al Vangelo) Gesù è la luce del mondo, chi accoglie lui accoglie il Padre, la fonte di ogni cosa. In Gesù noi accogliamo la luce che ci permette di camminare sicuri in questo mondo, senza timore di inciampare o di perdere la strada. «Marta lo accolse come si accolgo no i pellegrini, accolse il Signore come serva, il Salvatore come inferma, il Creatore come creatura. Lo accolse per nutrirlo nel corpo, mentre lei doveva nutrirsi nello (santAgostino). Spirito» Non di solo pane Numero 720 pagina 11 Meditiamo la Parola Preghiamo la Parola Gli ospiti del Signore A cura della Redazione La liturgia benedettina associa alla memoria di Marta quella di Maria e Lazzaro definiti ospiti Signore, tu sei del Signore. Il brano evangelico, tratto da San una presenza luminosa, Giovanni che conferisce a ciascuno è caratterizzato proprio dall’ acco- glienza del Signore. Le due sorelle, in due modi diversi accolgono lo stesso Gesù. L’una è preoc- il suo posto, rispettando cupata a pulire la casa e rendere accogliente e amando la dignità e l’ambiente che deve essere degno di ricevere la personalità di ciascuno. Gesù. Maria invece è interessata ad accogliere la Parola stessa di Gesù in un atteggiamento C'è spazio per Marta... raccolto da sua discepola. I due atteggiamenti c'è spazio per Maria... non devono essere contrapposti, anzi possiamo c'è spazio per ciascuno di noi, unirli in un’unica esigenza per chi si accinge a per i nostri talenti, partecipare alla Santa Messa. Per accogliere degnamente Gesù, nella forma Eucaristica dob- per i nostri grandi limiti. biamo prima purificare il nostro cuore. La Chie- Il tuo cuore è immenso, Signore! sa ci suggerisce come diventare degni di parteAmen cipare al banchetto eucaristico e richiede, quando necessario, la confessione sacramentale. In questo imitiamo Marta che pulisce la casa. E’ anche importante il nostro atteggiamento che favorisca l’unione intima con Gesù. In que- Agisci sto, invece imitiamo Maria che si è scelta la parte migliore. Se desidero che Dio rimanga in me per spe rimentare la sua gioia, scelgo la via dell'amore in ogni cir costanza, a partire dalla mia famiglia e dal luogo di lavoro. Non di solo pane Numero 720 Tempo Ordinario pagina 12 XVII Tempo Ordinario Il mondo è intossicato di nazionalismo malsano, sul la base di razza e di sangue, in contraddizione al Vangelo. (Papa Giovanni XXIII) Il Santo del giorno: San Nel 433 venne consacrato vescovo di Ravenna, dal Papa in persona, Sisto III. Il soprannome di Pietro è «Crisologo», che significa «dalle parole d'oro». La sua identità di uomo e di vesco vo viene fuori chiaramente dai documenti che possedia mo, circa 180 sermoni. E' lì che troviamo veramente lui, con una cultura apprezzabile in quei tempi e tra quelle Giovedì 30 Luglio I Settimana del Salterio Pietro Crisologo vicende, e soprattutto col suo calore umano e con lo schietto vigore della sua fede. Ravenna ai tempi di Pietro è una città crocevia di proble mi e di incontri. Dall'O riente lo consulta l' ar chimandrita Eutiche, in conflitto dottrinale col patriarca di Costantino poli e con gran parte del clero circa le due nature in Gesù Cristo. Il vescovo di Ravenna gli risponde ri mandandolo alla decisione del Papa (che ora è Leone I) «per mezzo del quale il beato Pietro continua a in segnare, a coloro che la cercano, la verità della fe de». Una rigorosa indica zione, espressa sempre con linguaggio amico, con voce cordiale. Brano Evangelico: Mt 13,4743 In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là. Contemplo: Beato chi abita con te, Signore (Mt 13,52) Il Vangelo di oggi ci insegna che verrà il momento in cui ciò che è buono sarà salva to, mentre ciò che è cattivo sarà buttato via, si perderà. Questo non significa che dob biamo chiederci da quale parte saremo messi alla fine, ma è un invito a operare il be ne, a essere buoni, al fine di restare sempre con il Signore, di abitare con lui, nella sua casa. È l'amore per il Signore che ci smuove al bene e a essere suoi servi fedeli. Non di solo pane Numero 720 pagina 13 Meditiamo la Parola Cose nuove e cose antiche Preghiamo la Parola Meditazione a cura della redazione Nel vangelo di oggi scopriamo che nel gruppo dei discepoli non ci sono solo pescatori e pubblicani, ma anche scribi diventati seguaci del Nazareno. Gli scribi erano gli unici in grado di ricopiare la Scrittura, ed erano conosciuti ed apprezzati per la loro cultura biblica: spesso intervenivano nelle dispute teologiche per dare opinioni autorevoli. Appartengono, quindi, alla parte avversa, a quanti si oppongono risolutamente alle novità destabilizzanti di Gesù, al suo modo poco tradizionale di interpretare la Scrittura. Spesso, nei vangeli, gli scribi, assieme ai farisei, sono annoverati fra i più ostinati oppositori di Gesù; non in questo caso, però: Gesù loda quegli scribi che lo Ti ringraziamo, Signore, perché, passo dopo passo, se tu ci guidi, noi diveniamo tuoi discepoli. Non siamo noi i padroni del tratto di strada percorso, né della tenda eretta, né di una chiara comprensione della nostra vocazione. Dalla «soglia della casa», scavando profondamente e purificando il nostro cuore, ci prepariamo, infine, all'incontro. hanno accolto, paragonandoli ad un buon padrone di casa che sa estrarre dal proprio tesoro cose Amen nuove e cose antiche. Anche nella Chiesa ci sono persone che sanno accogliere le novità con intelligenza, sapendo distinguere cosa è essenziale alla fede e cosa è accessorio o secondario. Persone, anche non più giovani, formate ad una vita cristiana precisa e rigorosa, che capiscono e ap- Agisci prezzano i modi nuovi di dire lo stesso Vangelo, senza arroccarsi sulle proprie posizioni... ... Gesù parla spesso del regno dei cieli. E io, quan to spesso mi preoccupo che il mio atteggiamento favorisca, e non blocchi, la crescita del regno di Dio negli ambienti in cui sono? Non di solo pane Numero 720 Tempo Ordinario pagina 14 Venerdì 31 Luglio XVII Tempo Ordinario La guerra è voluta invece dagli uomini, a occhi aper ti, a dispetto di tutte le leggi più sacre. Per questo è tanto più grave. (Papa Giovanni XXIII) I Settimana del Salterio Il Santo del giorno: Sant’Ignazio di Loyola Il grande protagonista della Riforma cattolica nel XVI secolo, nacque ad Azpeitia, un paese basco, nel 1491. Era av viato alla vita del cavalie re, la conversione avven ne durante una convale scenza, quando si trovò a leggere dei libri cristiani. All'abbazia benedettina di Monserrat fece una con fessione generale, si spo gliò degli abiti cavallere schi e fece voto di castità perpetua. Nella cittadina di Manresa per più di un anno condusse vita di preghiera e di penitenza; fu qui che vivendo presso il fiume Cardoner decise di fondare una Compagni a di consacrati. Da solo in una grotta prese a scrivere una serie di meditazioni e di norme, che successiva mente rielaborate forma rono i celebri Esercizi Spirituali. L'attività dei Preti pellegrini, quelli che in seguito saranno i Ge suiti, si sviluppa un po'in tutto il mondo. Il 27 set tembre 1540 papa Paolo III approvò la Compagnia di Gesù. Il 31 luglio 1556 Ignazio di Loyola morì. Fu proclamato santo il 12 marzo 1622 da papa Gre gorio XV. Brano Evangelico: Mt 13,5458 In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sina goga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre, non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti prodigi. Contemplo: Esultate in Dio, nostra forza (dal Salmo responsoriale) Nel Vangelo di oggi si riporta il nome della madre di Gesù: Maria. Gli abitan ti della sua città ne richiamano il nome per polemizzare con lui, quasi a dirgli: «Tu sei come uno di noi, chi pretendi di essere?». Erano incapaci di scorgere nella normalità di una persona la presenza di Dio. Esultare veramente in Dio significa riconoscerne la presenza nella nostra vita di tutti i giorni, egli è la vera forza che ci sostiene nei nostri impegni ordinari. Non di solo pane Numero 720 Tempo Ordinario pagina 15 Preghiamo la Parola Meditiamo la Parola Fragili parole Meditazione a cura della Redazione La gente si scandalizza di Gesù: non è forse il figlio del buon Giuseppe? In casa molti hanno dei manufatti della bottega artigiana di suo padre: un baule, uno sgabello, un tavolo... Cosa gli viene in mente ora di fare il profeta? Da quando si è trasferito a Cafarnao si è montato la testa! I suoi concittadini sono perplessi: Gesù non ha la stoffa per fare il predicatore, non ha studiato da rabbino e non proviene da una famiglia sacerdotale, e allora? Gesù è amareggiato da tanta incomprensione, è ferito da tanta resistenza mentale e non riesce a compiere alcun gesto profetico. Quanto è vero! Ancora noi, oggi, filtriamo le parole di chi ci Signore Gesù, sempre ritorniamo a questo punto! La nostra autosufficienza è presunzione e puntualmente cadiamo. Fa' che cresca in noi l'attenzione fedele e amorevole alle piccole cose, all'impossibile che si realizza silenziosamente, non evidente ai nostri occhi, ma certo, per il nostro cuore! parla di Dio con il severo giudizio della coerenza. Spesso restiamo bloccati da chi proclama la Parola, senza ascoltare cosa ci sta veramente dicen- Amen do... Possiamo essere gretti e goffi nel rifiutare la voce del Signore che ci giunge attraverso l'opera della Chiesa, quasi sempre fragile e poco convincente. Eppure il Signore sceglie di consegnarsi alle nostre fragili parole, di lasciare che la Parola sia proclamata dalle nostre voci talvolta stonate. Agisci Non commettiamo gli stessi errori e accogliamo sempre Gesù nelle vesti in cui si presenta, anche ... Oggi mi chiedo se sono dimesse... se,in realtà, qualche idolo si annidi nella mia vita ed esprimo a parole mie, un grande atto di fede e affidamento a Dio solo. Non di solo pane Numero 720 pagina 16 Pagine bibliche Gli approfondimenti di Non di Solo Pane La Bibbia in un frammento Dall’ Oriente e all’Occidente di Mons. Gianfranco Ravasi Dall'Oriente all'Occidente grande è il mio nome fra le nazioni. In ogni luogo si brucia incenso al mio nome e si fanno offerte pure. MALACHIA 1,11 È sempre forte la tentazione di rin chiudersi nel guscio protetto delle proprie abitudini e del piccolo mon do a cui si appartiene. Gli psicoanali sti (ma non solo) hanno individuato l'impulso che alberga un po' in tutti, ma che può radicalizzarsi e diventare devastante, quello del regressus ad uterum, ossia il ritorno nel grembo materno protetto in cui tutto era assi curato dalla madre e ogni pericolo esterno era esorcizzato. Questa ten tazione fu vissuta anche dal popolo ebraico, soprattutto dopo la bufera dell'esilio babilonese che lo aveva disperso in un orizzonte estraneo e ostile. Su questa reazione di autodi fesa piomba, come un vento impetu oso, la voce dei profeti che invita a varcare I muri di protezione, a guar dare al di là delle siepi, a cercare la presenza divina in tutto il mondo e nell'anima di ogni uomo. Forse qual cosa del genere si cela nella frase che abbiamo citato e proposto alla riflessione, attingendo allo scarno libretto di un profeta noto come Malachia, un probabile pseudoni mo, dato che significa semplice mente «messaggero del Signore». O forse un nome coniato dal redat tore finale di questo scritto che l'ha desunto da quel mal'aki, il «mio [di Dio] messaggero» che entra in scena in apertura al capitolo 3. La predicazione di questo profeta è aspra: attacca le degenerazioni del sacerdozio ebraico, i divorzi facili, gli imprudenti matrimoni misti, le evasioni delle tasse da versare per il culto. Eppure nelle righe da noi citate egli forse in polemica con la freddezza del popolo ebraico sembra esaltare il culto del «Dio del cielo», diffuso nell'impero per siano, vedendolo come un atto compiuto con buona fede e co scienza limpida e, quindi, indiriz zato all'unico vero Signore del cie lo e della terra. Una proclamazione di apertura e rispetto nei confronti dei pagani dal cuore puro e dalla fede sincera: pur rivolgendosi nei sacrifici al dio venerato nelle loro tradizioni ancestrali, in realtà essi invocano l'unico Signore che dichiara: «grande è il mio no me tra le nazioni». Tuttavia, dobbiamo segnalare anche una diversa interpretazione di que sto passo. Essa allarga l'oriz zonte ma in un'altra direzione: Malachia penserebbe al sacrifi cio perfetto dell'era messianica, quando tutto il mondo seguirà il Messia, da est a ovest, e in sieme a lui loderà il Signore in modo pieno e luminoso. In questa linea il Concilio di Trento ha applicato il passo del profeta all'eucaristia, l'«offerta pura» che è presentata a Dio in ogni angolo della terra, su co mando del Messia Gesù Cristo. Certo è che la profezia introdu ce un'atmosfera di apertura, spinge a levare lo sguardo oltre il proprio spazio e il proprio tempo, a sperare nel bene che è diffuso in ogni cuore, a tendere all'orizzonte messianico quan do «non ci sarà più Greco o Giudeo, circoncisione o incir concisione, barbaro, Scita, schiavo, libero, ma Cristo sarà tutto in tutti» (Col 3,11). Non di solo pane Numero 720 Tempo Ordinario pagina 17 Sabato 1 Agosto XVII Tempo Ordinario La Chiesa oggi si trova di fronte al compito immane di portare un accento umano e cristiano alla civiltà moderna: accento che la stessa civiltà domanda e quasi invoca per i suoi sviluppi positivi e per la sua stessa esistenza.“ I Settimana del Salterio (Papa Giovanni XXIII) Il Santo del giorno: Sant’Alfonso Maria de Liguori Nasce a Napoli il 27 set tembre 1696 da genitori appartenenti alla nobiltà cittadina. Studia filosofia e diritto. Dopo alcuni anni di avvocatura, decide di dedicarsi interamente al Signore. Ordinato prete nel 1726, Alfonso Maria dedica quasi tutto il suo tempo e e il suo ministero agli abitanti dei quartieri più poveri della Napoli settecentesca. Mentre si prepara per un futuro im pegno missionario in O riente, prosegue l'attività di predicatore e confes sore e, due o tre volte all'anno, prende parte alle missioni nei paesi all'interno del regno. Nel maggio del 1730, in un momento di forzato riposo, incontra i pastori delle montagne di A malfi e, constatando il loro profondo abbando no umano e religioso, sente la necessità di rimediare ad una situa zione che lo scandalizza sia come pastore che co me uomo colto del secolo dei lumi. Lascia Napoli e con alcuni compagni, sotto la guida del vescovo di Castellammare di Sta bia, fonda la Congrega zione del SS. Salvatore. Intorno al 1760 viene nominato vescovo di Sant'Agata, e governa la sua diocesi con dedizio ne, fino alla morte, avve nuta il 1 agosto del 1787. Brano Evangelico: Mt 14,112 In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigia ni: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodi gi!».Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo conside rava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto. Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Batti sta». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio, fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù. Contemplo: Giunse notizia della fama di Gesù (Mt 14,1) A Erode giunge «notizia della fama di Gesù», ma non ne coglie l'importan za per iniziare a cambiare la sua vita. I discepoli di Giovanni il Battista, in vece, dopo il suo martirio, vanno «a informare Gesù» e si riuniscono a «Colui che toglie il peccato del mondo, l'Agnello di Dio!». I discepoli «dell'Agnello di Dio» si preoccupano, come sant'Alfonso M. de' Liguori, della «Pratica di amar Gesù Cristo» e delle «Glorie di Maria», «essendo il grembo sacrosanto di Maria la via per salvare i peccatori». Non di solo pane Numero 720 pagina 18 Meditiamo la Parola Preghiamo la Parola Contro gli Erodi dei nostri giorni Meditazione di Giovanni Buffoli Il racconto evangelico fa capire quanto l’insegnamento dei profeti e ancor più quello di Gesù, siano scomodi e incutano timore ai potenti mentre è accolto con entusiasmo da parte dei semplici e dei poveri in spirito. La liturgia di oggi ci fa leggere il racconto del martirio del Batti- Signore Gesù, ti ringraziamo perché ogni tratto, anche minuscolo, ella nostra vita, in relazione a te, può trasformare la storia nostra e dei sta: questo testimone di Dio e profeta dei tempi nostri fratelli in un nuovi cade sotto la spada di Erode. La sua vita cammino di libertà. Rendici attenti e coraggiosi rispetto al processo di liberazione che procede e che geme nella storia, fa' di noi cercatori di ogni traccia anche piccolissima, di giustizia, di verità e di autenticità. fedele fino alla fine della verità di una libertà che non è appannaggio solo di alcuni privilegiati ma dono per tutti. Questo problema della scomodità del Signore è presente anche nei giorni nostri. La parola di Dio è attualissima anche se è stata scritta più di duemila anni fa. La difficoltà di essere profeti nel nostro tempo lo possiamo vedere nella vita di tutti i giorni sul lavoro, nella comunità cristiana, nella famiglia e nella mag- Amen gior parte delle realtà in cui viviamo. Anche noi però come San Giovanni non dobbiamo scoraggiarci contro gli Erodi dei nostri giorni ma dobbiamo cercare quotidianamente ti portare la testimonianza della bellezza e della gioia del vangelo. Agisci ... Il re Erode si rattri stò, ma compì comun que quell'ingiustizia. Non facciamo lo stesso errore, non commettia mo un'azione sbagliata per compia cere qualcun altro. Oggi, con l'aiuto di Maria, scelgo di compiere ciò che è giusto. Non di solo pane Numero 720 Tempo Ordinario pagina 19 Sussidio di preghiera per la famiglia Coordinatrice Fiorella Elmetti Redazione don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini, don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti Anno XV- n. 720 Domenica 25 Luglio 2015 Chiuso il 28 Luglio 2015 Numero copie 1400 333/3390059 don Luciano Grafica e stampa don Luciano Vitton Mea Ideato da don Luciano Vitton Mea Per la tua vita spirituale visita il Vi troverai: Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo Ti aspetto ogni giorno su: www.nondisolopane.it