Non di
solo
PANE
Sussidio di preghiera per la famiglia
Domenica 26 Luglio 2015
XVII del Tempo Ordinario
Anno XV - n°
Arrivederci a Settembre
Itinerario quotidiano di preghiera
720
Offerta della giornata
“Pregare,
forse il
discorso
più urgente”
Sito di Non di Solo Pane:
Sussidio
di preghiera
per la famiglia
www.nondisolopane.it
Luglio 2015
Offerta quotidiana
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa, prego specialmente per le intenzioni che il Santo Padre
raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli in questo
mese
Intenzione del Santo Padre
Perché la responsabilità politica sia vissuta come
forma di alta carità.
Intenzione missionaria
Perché i cristiani in America latina, di fronte alle
disuguaglianze sociali, possano dare testimonianza
d’amore per i poveri e contribuire
ad una società più fraterna.
Intenzione dei vescovi
Perché adempiamo il dovere di annunciare
il Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo
o lo hanno sempre rifiutato.
a gloria del divin Padre.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel
mondo
Non di solo pane ­ Numero 720 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 2
XVII Domenica del Tempo Ordinario
Grande fu Teresa di Lisieux per aver saputo, nella umiltà, nella
semplicità, nell'abnegazione costante, cooperare alle imprese e
al lavoro della grazia per il bene di innumerevoli fedeli.
(dall'udienza del 16 ottobre 1960)“
(Papa Giovanni XXIII)
Domenica
26
Luglio
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Sant’Anna
Anna e Gioacchino sono i
genitori della Vergine
Maria. Gioacchino è un
pastore e abita a Gerusa­
lemme, anziano sacerdote
è sposato con Anna. I due
non avevano figli ed erano
una coppia avanti con gli
anni. Un giorno mentre
Gioacchino è al lavoro nei
campi, gli appare un ange­
lo, per annunciargli la
nascita di un figlio ed
anche Anna ha la stessa
visione. Chiamano la loro
bambina Maria, che vuol
dire «amata da Dio». Gio­
acchino porta di nuovo al
tempio i suoi doni: insie­
me con la bimba dieci
agnelli, dodici vitelli e
cento capretti senza mac­
chia. Più tardi Maria è
condotta al tempio per
essere educata secondo la
legge di Mosè. Sant'Anna
è invocata come protettri­
ce delle donne incinte, che
a lei si rivolgono per otte­
nere da Dio tre grandi
favori: un parto felice, un
figlio sano e latte suffi­
ciente per poterlo allevare.
È patrona di molti mestie­
ri legati alle sue funzioni
di madre, tra cui i lavandai
e le ricamatrici.
Brano Evangelico: Gv 6,1­15
In quel tempo, Gesù passò all’altra riva del mare di Galilea, cioè di Tiberìade, e lo seguiva
una grande folla, perché vedeva i segni che compiva sugli infermi. Gesù salì sul monte e
là si pose a sedere con i suoi discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Allora
Gesù, alzàti gli occhi, vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo: «Dove
potremo comprare il pane perché costoro abbiano da mangiare?». Diceva così per metterlo
alla prova; egli infatti sapeva quello che stava per compiere. Gli rispose Filippo:
«Duecento denari di pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un
pezzo». Gli disse allora uno dei suoi discepoli, Andrea, fratello di Simon Pietro: «C’è qui
un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente?».
Rispose Gesù: «Fateli sedere». C’era molta erba in quel luogo. Si misero dunque a sedere
ed erano circa cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li
diede a quelli che erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, quanto ne volevano. E quando
furono saziati, disse ai suoi discepoli: «Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada
perduto». Li raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d’orzo,
avanzati a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli aveva
compiuto, diceva: «Questi è davvero il profeta, colui che viene nel mondo!». Ma Gesù,
sapendo che venivano a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, lui da solo.
Contemplo: Apri la tua mano, Signore (dal Salmo responsoriale)
«Apri la tua mano, Signore, e sazia ogni vivente» (Sal 144,16). Il Vangelo di
oggi racconta la moltiplicazione dei pani. Un segno importante: in questo
modo Gesù ci mostra la Provvidenza divina all'opera, che sazia la fame di
ogni vivente. Il Signore apre ogni giorno la sua mano, non per darci solo il
pane del corpo, ma anche quello dello Spirito, che ci fortifica interior­mente
e ci fa crescere fino a raggiungere la misura di Cristo.
Non di solo pane ­ Numero 720 ­ pagina 3
P a g i n e
b i b li c h e
ritto a tenermi ben stretto
ciò che possiedo. Riesco a
condividere solo se cambio
mentalità,
sguardo:
se
e
non
quindi
vedo
nell'altro un rivale, ma un
figlio come me dell'unico
Padre; se comprendo che
Si possiede solo
ciò che si dona
insieme siamo parte di un
unico corpo. Allora ciò
Meditazione di
Elmetti Fiorella
che ho - e più ancora ciò
che sono - non è dato a
macroscopiche di gente
me perché solo io ne go-
ci
che spasima sotto la so-
da, ma mi è affidato per-
riesce difficile compren-
glia della sopravvivenza
ché tanti possano divenir-
dere che cosa significhi
fisica e altra - anche
ne partecipi. Qualcuno ha
avere fame e poi, in
(soprattutto?) nel mondo
detto che si possiede ve-
modo
sorprendente,
'ricco' - che boccheggia
ramente solo ciò che si
essere saziati con ab-
per mancanza di valori,
dona.
bondanza.
nostro
di senso, di una qualità
“moltiplicazione dei pani”
presuntuoso
umana del vivere, sono
può continuare, se lo per-
siamo convinti di avere
disposto
metto...
risposte tecniche ed ef-
gioco i miei «cinque pani
ficaci per ogni proble-
e due pesci»? Ho il co-
ma ed è perciò più ar-
raggio
duo saper apprezzare
darli al Signore, così che
gesti gratuiti. Alle pre-
tanti possano vivere? È
se, malgrado tanto pro-
un gesto impossibile fin
gresso, con le realtà
quando penso che ho di
Nel
nostro
mondo
mondo
opulento
occidentale
Nel
a
di
mettere
perderli
in
per
Non di solo pane ­ Numero 720 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 4
Il
miracolo
della
P a g i n e
b i b li c h e
Preghiamo la Parola
Contemplatio :
Alza gli occhi il Maestro: occhi capaci di immaginare una storia diversa, un presente accogliente,
un Bellezza insospettata. La merenda diventa sazietà: "Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla
vada perduto". Temevano il linciaggio per mancanza di cibo, sono indaffarati per raccattare il superfluo. Con un'inattesa scoperta: ogni cosa dipende
dalle mani in cui si trova. Figurarsi: adesso lo vogliono fare Re! Perché un Uomo così risolve i problemi ad oltranza, spiana la strada, assicura il futuro a più generazioni. Nasce qui, sul limitare di
un campo pieno di gente con la pancia piena, il
fraintendimento che condurrà l'Uomo della Moltiplicazione al patibolo del Calvario. Lui chiede il
poco - dei talenti, delle forze, dell'intelligenza per poter compiere il miracolo dell'esuberanza. La
gente capisce il contrario: "abbiamo finito di tribolare, questo facciamolo Re". E' dai tempi di Erode
che un Dio fantoccio - o tutt'al più funambolo e
riccioluto - raccoglie consensi ad oltranza; ma non
è il Gesù dei Vangeli. Quello che non sarebbe poi
così difficile da seguire perché non chiede troppo.
E, ad essere sinceri, non chiede nemmeno molto.
Chiede semplicemente tutto. Per farci capire che
forse quello che cerchiamo altrove è già in mano
nostra. Il resto dipende dalle mani con le quali
sceglieremo di collaborare. Cinque pani e due pesci: sembravano nulla in principio. Basterebbe non
gufare.
Signore Gesù,
donaci i tuoi occhi e
donaci il tuo cuore
perché sappiamo
vedere fino a lasciarci
toccare dai bisogni
dei nostri fratelli,
per essere all'altezza
del nostro desiderio
di essere continuazione
della tua compassione
per l'umanità.
Non di solo pane ­ Numero 720 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 5
Amen
XVII Tempo Ordinario
Non basta una misericordia qualunque. Il peso delle iniquità
sociali e personali è così grave che non basta un gesto di carità
ordinaria a perdonarle.“
(Papa Giovanni XXIII)
Lunedì
27
Luglio
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: San Celestino I Papa
(Papa dal 10/09/422 al
27/07/432) Fu in relazione
con Sant'Agostino fin dal
390. Fu eletto papa nel 422.
Il suo pontificato fu molto
attivo. Oltre restaurare in
numerose basilica, tra cui
Santa Maria in Trastevere, e
costruire la basilica di Santa
Sabina, difese il diritto della
Sede Apostolica di ricevere
appelli da parte di tutti fede­
li. Prese ferma posizione in
difesa della purezza della
fede contro gli errori di Pe­
lagio e Nestorio. Contro
quest'ultimo agì con
grande energia e deter­
minazione. Nel Concilio
di Roma del 430 lo con­
dannò imponendogli di
sconfessare i suoi errori.
Mandò, un anno dopo,
alcuni suoi legati al
Concilio di Efeso, indet­
to dall'imperatore per
risolvere definitivamen­
te la questione, con l'or­
dine di salvaguardare i
diritti della Sede Apo­
stolica e di attenersi alle
decisioni di San Cirillo.
Nell’817 il suo corpo fu
collocato nella basilica di
Santa Prassede e parte di
esso, pare, a Mantova.
Brano Evangelico: Mt 13,31­35
In quel tempo, Gesù espose alla folla un’altra parabola, dicendo: «Il regno dei
cieli è simile a un granello di senape, che un uomo prese e seminò nel suo
campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi ma, una volta cresciuto, è più gran­
de delle altre piante dell’orto e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cie­
lo vengono a fare il nido fra i suoi rami».Disse loro un’altra parabola: «Il re­
gno dei cieli è simile al lievito, che una donna prese e mescolò in tre misure
di farina, finché non fu tutta lievitata».Tutte queste cose Gesù disse alle folle
con parabole e non parlava ad esse se non con parabole, perché si compisse
ciò che era stato detto per mezzo del profeta:«Aprirò la mia bocca con para­
bole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo».
Contemplo: Aprirò la mia bocca con parabole (Mt 13,35)
Le parabole di Gesù devono essere interpretate in rapporto al regno dei
cieli e alla nostra partecipazione a esso. «Perché a loro parli in parabo­
le?» domandano i discepoli a Gesù. Egli infatti si preoccupa spesso di
spiegare ai discepoli il significato delle parabole. E la Chiesa continua
questa preoccupazione di Gesù, nel diffondere la parabola e il significa­
to della parabola: il Regno è Cristo! «Il suono delle parole colpisce l'o­
recchio, ma il Maestro è nel cuore» (santAgostino).
Non di solo pane ­ Numero 720 ­ pagina 6
Meditazione
Il seme va accudito
Preghiamo la Parola
Meditazione a cura di don Fabio Marini
È poca cosa il Regno di Dio, come il seme polveroso della senape. Eppure, una volta cresciuto,
diventa un albero alla cui ombra ci possiamo
riposare. È un seme la presenza di Dio, perché
dubitare della sua presenza? È un seme: necessita di una logica di attesa, di pazienza, di fidu-
Signore Gesù,
ti rendiamo grazie
perché tu incessantemente
parli al nostro cuore,
cia. E di lavoro. Il seme va accudito, irrigato,
iscrivendovi parole antiche
concimato, difeso dalle erbacce, protetto. Ri-
e sempre nuove, che
chiede un coinvolgimento da parte nostra, un
Colmano di senso e
minimo impegno, ma comunque un'attenzione.
profondità
Non è magica la presenza di Dio, non è sconta-
la nostra storia:
ta, evidente, obbligata. Cresciamo nella pa-
germoglio minimo e
zienza, allora: verso noi stessi perché fatichiamo ad essere ciò che vorremmo, anche agli occhi di Dio. E verso la Chiesa: perché non sempre
Fortissimo di divina
semplicità!
realizza ed esprime il Regno, diventando un al-
Amen
bero che non porta frutti. Cresciamo nell'azione
operosa, allora: prendiamo consapevolezza di
quanto preziosa è la nostra fede, agiamo quotidianamente per realizzare la crescita del seme
di Dio nella nostra comunità. E impariamo da
Gesù che, attraverso la parabola, ha voluto raggiungere tutti, utilizzando un linguaggio acces-
Agisci
sibile e immediato. Smettiamola di usare un linguaggio per pochi adepti!
Dio sceglie il popolo di
Israele nonostante i suoi
errori. Anche io oggi pro­
vo a dare fiducia a qualcu­
no che ha sbagliato tanto. A volte è
necessario scegliere qualcuno non
perché è il migliore, ma perché ne ha
più bisogno.
Non di solo pane ­ Numero 720 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 7
Martedì
28
Luglio
XVII Tempo Ordinario
Anche quando ci può essere la necessità di uno sfogo, in certe
ore di solitudine e di abbandono, il silenzio e la mitezza sono
temperamenti che rendono più fruttuoso il patire qualche cosa
per amore di Gesù.
(Papa Giovanni XXIII)
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Sant’Arduino di Ceprano
A Ceprano (Fr), attivo
centro produttivo noto
soprattutto per le sue
cartiere, si conserva il
ricordo e il corpo di
Sant'Arduino. Non ab­
biamo molte notizie
storiche sulla vita del
santo, onorato nella
Chiesa di Santa Maria
Maggiore, a Ceprano.
Si sa per certo che che
visse nell'undicesimo
secolo, al tempo della
prima crociata. Proba­
bilmente fu un pelle­
grino o un crociato
straniero, forse ingle­
se, venuto a morte
nella cittadina laziale
presso il Liri e qui
onorato a seguito di
particolari grazie e
miracoli a lui attribui­
ti. Il suo culto nel cen­
tro laziale fu da subito
sincero e profondo, e
venne approvato fin
dal 1531 dal Papa Cle­
mente VII. La figura di
Arduino è il segno di
una ricchezza storica di
queste zone che spesso
hanno vissuto il passag­
gio di stranieri o si sono
trovate al centro di
scontri tra eserciti.
Brano Evangelico: Mt 13,36­43
In quel tempo, Gesù congedò la folla ed entrò in casa; i suoi discepoli gli si avvicina­
rono per dirgli: «Spiegaci la parabola della zizzania nel campo». Ed egli rispose:
«Colui che semina il buon seme è il Figlio dell’uomo. Il campo è il mondo e il seme
buono sono i figli del Regno. La zizzania sono i figli del Maligno e il nemico che l’ha
seminata è il diavolo. La mietitura è la fine del mondo e i mietitori sono gli angeli.
Come dunque si raccoglie la zizzania e la si brucia nel fuoco, così avverrà alla fine
del mondo. Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli, i quali raccoglieranno dal suo
regno tutti gli scandali e tutti quelli che commettono iniquità e li getteranno nella
fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Allora i giusti splenderanno co­
me il sole nel regno del Padre loro. Chi ha orecchi, ascolti!».
Contemplo: Chi trova Cristo, ha la vita eterna (dal Canto al Vangelo)
I discepoli vivono in piena fiducia con Gesù, perché sanno bene che chi trova
lui, ha la vita eterna. Lo ascoltano, pregano con lui, conoscono con lui la
Scrittura, e quando non capiscono gli domandano tutte le spiegazioni. Hanno
imparato da Gesù a pregare, perché la preghiera è intimità con Dio, presente
fin dai primordi dell'umanità, quando si udiva «il rumore dei passi del Signo­
re Dio che passeggiava nel giardino» (Gen 3,8).
Non di solo pane ­ Numero 720 ­ pagina 8
Meditazione
Preghiamo la Parola
Faccia a faccia con Lui
Meditazione di Giovanni Buffoli
Il Signore ci propone vari punti di riflessione
per la nostra vita quotidiana ma anche per il
nostro approccio alla fede. La prima cosa che
viene ribadita è che Gesù per rivelarci i misteri
del padre, a causa della nostra natura umana
limitata, lo può fare solo con le parabole, che
ci possano permettere di riuscire a intravedere
l’eterno, come si fa con i bambini per spiegargli
cose, che loro non potrebbero comprendere,
ma quando ci troveremo faccia a faccia con Lui
poi noi potremo contemplare nella sua pienezza alla fine del nostro pellegrinaggio terreno.
Infatti solo ai suoi apostoli una volta che ha
congedato la folla, può spiegare, attraverso una
parabola, i misteri del regno. Il Padre alla fine
dei tempi farà la mietitura, ossia dividerà quelli
che lo hanno accolto e hanno cercato, seppur
con difficoltà, di mettere in pratica i suoi insegnamenti, da quelli che invece, hanno voluto
vivere una vita lontano da Lui.
Il Figlio dell’uomo semina il seme buono in tutti
noi,Il seme cattivo invece seminato dal diavolo,
sembra più invitante perché contiene tutte le
aspirazioni terrene come il denaro, la fama, il
piacere della carne e tutte quelle cose che con
la morte lasciamo su questa terra.
Chiediamo quindi al Signore di aiutarci a desiderare sempre più le cose di lassù in modo tale
che potremo anche noi, essere accolti tra le
schiere di quelli che “splenderanno come il sole
nel regno del Padre loro”.
Signore, il tempo che
tu ci dai è un dono,
del quale spesso non
sappiamo renderti grazie.
Il tuo tempo, Signore,
è il tempo necessario
e sufficiente
per compiere docilmente,
un passo dopo l'altro,
il nostro cammino verso di te.
Signore del tempo,
del principio, della fine,
di ogni tappa, di ogni
istante che ci viene donato...
non lasciarci mai soli
lungo la via!
Amen
Agisci
... Il Signore non ci tratta
secondo i nostri errori.
Oggi prendo la decisione
di occuparmi degli altri
non in base alle loro mancanze, ma
secondo l'amore.
Non di solo pane ­ Numero 720 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 9
di don Luciano Vitton Mea
Pagine bibliche
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
di don Luciano Vitton Mea
Il profeta Abacuc
Balzare sulle alture
di Mons Gianfranco Ravasi
Il Signore Dio è la mia forza,
Egli rende i miei piedi
come quelli delle cerve
e sulle alture mi fa
camminare.
Abacus 3,19
Una cerva che, con l'agilità e
la lievità di un acrobata, riesce a volteggiare da un picco
all'altro: è questa la scena
che si delinea davanti ai nostri occhi attraverso l'ultimo
versetto del piccolo libro che
ci ha lasciato il profeta Abacuc. Abbiamo voluto proporre una scheggia poetica che
appartiene a una sorta di
salmo collocato in finale
all'opera di questo profeta
del quale si ignora quasi tutto dal punto di vista biografico. Questa composizione innica è così intitolata:
«Preghiera del profeta Aba­
cuc, in tono di lamentazione» (3,1). Essa ha un suo fascino, soprattutto nella rappresentazione gloriosa del
Signore che avanza dal Sinai: «Il
suo splendore è come la luce, bagliori di folgore escono dalle sue
mani, là si cela la sua potenza» (3,4). La natura è sconvolta di
fronte a questa irruzione di luce e
di forza, si scatena un terremoto,
i monti si sgretolano, i colli s'inchinano al suo passaggio. È, questa, la tipica coreografia delle
cosiddette teofanie, ossia delle
apparizioni del Creatore che entra
nel cosmo e nella storia per giudicare e salvare. Il «salmista» Abacuc reagisce anch'egli con timore
e tremore: «Il mio intimo freme, a
questa voce trema il mio labbro,
la carie entra nelle mie ossa e
tremo a ogni passo» (3,16). Ma
alla fine egli esplode di gioia perché il Signore si china su di lui e
gli imprime forza e serenità, tanto
da farlo danzare come un cervo,
mentre percorre il terreno scosceso e accidentato della storia, tra i
dirupi delle prove e lungo i sentieri di altura della vita. È per questo aspetto di felicità e fiducia
che abbiamo voluto scegliere il
quadretto finale del testo sal­
mico che suggella il libretto di un
profeta di cui - come si diceva si sa poco o nulla (il suo nome
probabilmente è quello di una
pianta acquatica). Eppure una
sua fama Abacuc se l'è ottenuta
attraverso un altro versetto che
vorremmo ora accostare a quello
da noi sele­zionato. Il merito,
però, è in realtà da assegnare a
san Paolo che l'ha adottato come
chiave teologica del suo capolavoro, la Let­tera ai Romani, e che
naturalmente dovremo in seguito
com­mentare. Ecco il versetto
integrale di Abacuc: «Soccombe
colui che non ha l'animo retto,
mentre il giusto vivrà per la sua
fede» (2,4). Tutti riconoscono la
formula «Il giusto per fede vivrà»
che l'Apostolo pone in apertura
alla Lettera ai Romani (1,17). Per
san Paolo il concetto è chiaro:
colui che è reso giusto («giustifi­
cato») mediante la sua fede, potrà ottenere la vita divina. Il senso inteso dal profeta è, invece,
più immediato: chi è arrogante e
ingiusto («non ha l'animo retto»),
cadrà e non avrà successo; chi
confida in Dio restandogli fedele,
salverà la sua vita. Ritorna, così,
per altra via l'immagine della
cerva da cui siamo partiti: chi è
senza la forza divina, è debole e,
camminando tra i rischi della storia, si sfracella, mentre rapida e
leggera è la marcia del giusto,
sostenuto dalle mani del Signore.
Per questo - conclude Abacuc «io gioirò nel Signore, esulterò in
Dio, mio salvatore» (3,18).
Non di solo pane ­ Numero 720 ­ Tempo Ordinario ­ pagina 10
n
o
r
e
D
i
o
XVII Tempo Ordinario
Nel loro impegno di dominare e trasformare il mondo esteriore
[gli uomini] rischiano di dimenticare e di logorare se stessi“
(Papa Giovanni XXIII)
Mercoledì
29
Luglio
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Santa Marta di Betania
Marta è la sorella di Maria e
di Lazzaro di Betania. Nella
loro casa ospitale Gesù amava
sostare durante la predicazio­
ne in Giudea. In occasione di
una di queste visite conoscia­
mo Marta. Il Vangelo ce la
presenta come la donna di
casa, sollecita e indaffarata
per accogliere degnamente il
gradito ospite, mentre la so­
rella Maria preferisce starsene
quieta in ascolto delle parole
del Maestro. L'avvilita e in­
compresa professione di
massaia è riscattata da
questa santa fattiva di no­
me Marta, che vuol dire
semplicemente «signora».
Marta ricompare nel Van­
gelo nel drammatico episo­
dio della risurrezione di
Lazzaro, dove implicita­
mente domanda il miraco­
lo con una semplice e stu­
penda professione di fede
nella onnipotenza del Sal­
vatore, nella risurrezione
dei morti e nella divinità di
Cristo, e durante un banchet­
to al quale partecipa lo stesso
Lazzaro, da poco risuscitato,
e anche questa volta ci si
presenta in veste di donna
tuttofare. I primi a dedicare
una celebrazione liturgica a
S. Marta furono i francesca­
ni, nel 1262.
Brano Evangelico: Gv 11,19­27
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e
una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome
Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola.
Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e dis­
se: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola
a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta,
Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è
bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
Contemplo: Io sono la luce dei mondo (dal Canto al Vangelo)
Gesù è la luce del mondo, chi accoglie lui accoglie il Padre, la fonte di ogni cosa. In
Gesù noi accogliamo la luce che ci permette di camminare sicuri in questo mondo,
senza timore di inciampare o di perdere la strada. «Marta lo accolse come si accolgo­
no i pellegrini, accolse il Signore come serva, il Salvatore come inferma, il Creatore
come creatura. Lo accolse per nutrirlo nel corpo, mentre lei doveva nutrirsi nello
(santAgostino).
Spirito»
Non di solo pane ­ Numero 720­ pagina 11
Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
Gli ospiti del Signore
A cura della Redazione
La liturgia benedettina associa alla memoria
di Marta quella di Maria e Lazzaro definiti ospiti
Signore, tu sei
del Signore. Il brano evangelico, tratto da San
una presenza luminosa,
Giovanni
che conferisce a ciascuno
è caratterizzato proprio dall’ acco-
glienza del Signore. Le due sorelle, in due modi
diversi accolgono lo stesso Gesù. L’una è preoc-
il suo posto, rispettando
cupata a pulire la casa e rendere accogliente
e amando la dignità e
l’ambiente che deve essere degno di ricevere
la personalità di ciascuno.
Gesù. Maria invece è interessata ad accogliere
la Parola stessa di Gesù in un atteggiamento
C'è spazio per Marta...
raccolto da sua discepola. I due atteggiamenti
c'è spazio per Maria...
non devono essere contrapposti, anzi possiamo
c'è spazio per ciascuno di noi,
unirli in un’unica esigenza per chi si accinge a
per i nostri talenti,
partecipare alla Santa Messa. Per accogliere
degnamente Gesù, nella forma Eucaristica dob-
per i nostri grandi limiti.
biamo prima purificare il nostro cuore. La Chie-
Il tuo cuore è immenso, Signore!
sa ci suggerisce come diventare degni di parteAmen
cipare al banchetto eucaristico e richiede,
quando necessario, la confessione sacramentale. In questo imitiamo Marta che pulisce la casa. E’ anche importante il nostro atteggiamento
che favorisca l’unione intima con Gesù. In que-
Agisci
sto, invece imitiamo Maria che si è scelta la
parte migliore.
Se desidero che Dio
rimanga in me per spe­
rimentare la sua gioia,
scelgo la via dell'amore in ogni cir­
costanza, a partire dalla mia famiglia
e dal luogo di lavoro.
Non di solo pane ­ Numero 720­ Tempo Ordinario ­ pagina 12
XVII Tempo Ordinario
Il mondo è intossicato di nazionalismo malsano, sul­
la base di razza e di sangue, in contraddizione al
Vangelo.
(Papa Giovanni XXIII)
Il Santo del giorno: San
Nel 433 venne consacrato
vescovo di Ravenna, dal
Papa in persona, Sisto III. Il
soprannome di Pietro è
«Crisologo», che significa
«dalle parole d'oro». La sua
identità di uomo e di vesco­
vo viene fuori chiaramente
dai documenti che possedia­
mo, circa 180 sermoni. E' lì
che troviamo veramente lui,
con una cultura apprezzabile
in quei tempi e tra quelle
Giovedì
30
Luglio
I Settimana
del Salterio
Pietro Crisologo
vicende, e soprattutto col
suo calore umano e con
lo schietto vigore della
sua fede. Ravenna ai
tempi di Pietro è una
città crocevia di proble­
mi e di incontri. Dall'O­
riente lo consulta l' ar­
chimandrita Eutiche, in
conflitto dottrinale col
patriarca di Costantino­
poli e con gran parte del
clero circa le due nature in
Gesù Cristo. Il vescovo di
Ravenna gli risponde ri­
mandandolo alla decisione
del Papa (che ora è Leone I)
«per mezzo del quale il
beato Pietro continua a in­
segnare, a coloro che la
cercano, la verità della fe­
de». Una rigorosa indica­
zione, espressa sempre con
linguaggio amico, con voce
cordiale.
Brano Evangelico: Mt 13,47­43
In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli: «Ancora, il regno dei cieli è simile a una
rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la
tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i
cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai
buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete
compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni
scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae
dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». Terminate queste parabole, Gesù partì di là.
Contemplo: Beato chi abita con te, Signore (Mt 13,52)
Il Vangelo di oggi ci insegna che verrà il momento in cui ciò che è buono sarà salva­
to, mentre ciò che è cattivo sarà buttato via, si perderà. Questo non significa che dob­
biamo chiederci da quale parte saremo messi alla fine, ma è un invito a operare il be­
ne, a essere buoni, al fine di restare sempre con il Signore, di abitare con lui, nella sua
casa. È l'amore per il Signore che ci smuove al bene e a essere suoi servi fedeli.
Non di solo pane ­ Numero 720 ­ pagina 13
Meditiamo la Parola
Cose nuove e cose antiche
Preghiamo la Parola
Meditazione a cura della redazione
Nel vangelo di oggi scopriamo che nel gruppo dei
discepoli non ci sono solo pescatori e pubblicani,
ma anche scribi diventati seguaci del Nazareno.
Gli scribi erano gli unici in grado di ricopiare la
Scrittura, ed erano conosciuti ed apprezzati per
la loro cultura biblica: spesso intervenivano nelle dispute teologiche per dare opinioni autorevoli. Appartengono, quindi, alla parte avversa, a
quanti si oppongono risolutamente alle novità
destabilizzanti di Gesù, al suo modo poco tradizionale di interpretare la Scrittura. Spesso, nei
vangeli, gli scribi, assieme ai farisei, sono annoverati fra i più ostinati oppositori di Gesù; non in
questo caso, però: Gesù loda quegli scribi che lo
Ti ringraziamo, Signore,
perché, passo dopo passo,
se tu ci guidi, noi diveniamo
tuoi discepoli.
Non siamo noi i padroni
del tratto di strada
percorso, né della tenda
eretta, né di una chiara
comprensione della
nostra vocazione.
Dalla «soglia della casa»,
scavando profondamente
e purificando il nostro
cuore, ci prepariamo,
infine, all'incontro.
hanno accolto, paragonandoli ad un buon padrone di casa che sa estrarre dal proprio tesoro cose
Amen
nuove e cose antiche. Anche nella Chiesa ci sono
persone che sanno accogliere le novità con intelligenza, sapendo distinguere cosa è essenziale
alla fede e cosa è accessorio o secondario. Persone, anche non più giovani, formate ad una vita
cristiana precisa e rigorosa, che capiscono e ap-
Agisci
prezzano i modi nuovi di dire lo stesso Vangelo,
senza arroccarsi sulle proprie posizioni...
... Gesù parla spesso del
regno dei cieli. E io, quan­
to spesso mi preoccupo
che il mio atteggiamento favorisca, e
non blocchi, la crescita del regno di Dio
negli ambienti in cui sono?
Non di solo pane ­ Numero 720­ Tempo Ordinario ­ pagina 14
Venerdì
31
Luglio
XVII Tempo Ordinario
La guerra è voluta invece dagli uomini, a occhi aper­
ti, a dispetto di tutte le leggi più sacre. Per questo è
tanto più grave.
(Papa Giovanni XXIII)
I Settimana
del Salterio
Il Santo del giorno: Sant’Ignazio di Loyola
Il grande protagonista
della Riforma cattolica
nel XVI secolo, nacque
ad Azpeitia, un paese
basco, nel 1491. Era av­
viato alla vita del cavalie­
re, la conversione avven­
ne durante una convale­
scenza, quando si trovò a
leggere dei libri cristiani.
All'abbazia benedettina di
Monserrat fece una con­
fessione generale, si spo­
gliò degli abiti cavallere­
schi e fece voto di castità
perpetua. Nella cittadina
di Manresa per più di un
anno condusse vita di
preghiera e di penitenza;
fu qui che vivendo presso
il fiume Cardoner decise
di fondare una Compagni­
a di consacrati. Da solo in
una grotta prese a scrivere
una serie di meditazioni e
di norme, che successiva­
mente rielaborate forma­
rono i celebri Esercizi
Spirituali. L'attività dei
Preti pellegrini, quelli che
in seguito saranno i Ge­
suiti, si sviluppa un po'in
tutto il mondo. Il 27 set­
tembre 1540 papa Paolo
III approvò la Compagnia
di Gesù. Il 31 luglio 1556
Ignazio di Loyola morì.
Fu proclamato santo il 12
marzo 1622 da papa Gre­
gorio XV.
Brano Evangelico: Mt 13,54­58
In quel tempo Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella loro sina­
goga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove gli vengono questa
sapienza e i prodigi? Non è costui il figlio del falegname? E sua madre,
non si chiama Maria? E i suoi fratelli, Giacomo, Giuseppe, Simone e
Giuda? E le sue sorelle, non stanno tutte da noi? Da dove gli vengono
allora tutte queste cose?». Ed era per loro motivo di scandalo.
Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua
patria e in casa sua». E lì, a causa della loro incredulità, non fece molti
prodigi.
Contemplo: Esultate in Dio, nostra forza (dal Salmo responsoriale)
Nel Vangelo di oggi si riporta il nome della madre di Gesù: Maria. Gli abitan­
ti della sua città ne richiamano il nome per polemizzare con lui, quasi a dirgli:
«Tu sei come uno di noi, chi pretendi di essere?». Erano incapaci di scorgere
nella normalità di una persona la presenza di Dio. Esultare veramente in Dio
significa riconoscerne la presenza nella nostra vita di tutti i giorni, egli è la
vera forza che ci sostiene nei nostri impegni ordinari.
Non di solo pane ­ Numero 720­ Tempo Ordinario ­ pagina 15
Preghiamo la Parola
Meditiamo la Parola
Fragili parole
Meditazione a cura della Redazione
La gente si scandalizza di Gesù: non è forse il figlio del buon Giuseppe? In casa molti hanno dei
manufatti della bottega artigiana di suo padre: un
baule, uno sgabello, un tavolo... Cosa gli viene in
mente ora di fare il profeta? Da quando si è trasferito a Cafarnao si è montato la testa! I suoi
concittadini sono perplessi: Gesù non ha la stoffa
per fare il predicatore, non ha studiato da rabbino e non proviene da una famiglia sacerdotale, e
allora? Gesù è amareggiato da tanta incomprensione, è ferito da tanta resistenza mentale e non
riesce a compiere alcun gesto profetico. Quanto è
vero! Ancora noi, oggi, filtriamo le parole di chi ci
Signore Gesù,
sempre ritorniamo
a questo punto!
La nostra autosufficienza
è presunzione
e puntualmente cadiamo.
Fa' che cresca in noi
l'attenzione fedele e
amorevole alle piccole cose,
all'impossibile
che si realizza
silenziosamente,
non evidente ai
nostri occhi, ma certo,
per il nostro cuore!
parla di Dio con il severo giudizio della coerenza.
Spesso restiamo bloccati da chi proclama la Parola, senza ascoltare cosa ci sta veramente dicen-
Amen
do... Possiamo essere gretti e goffi nel rifiutare la
voce del Signore che ci giunge attraverso l'opera
della Chiesa, quasi sempre fragile e poco convincente. Eppure il Signore sceglie di consegnarsi alle nostre fragili parole, di lasciare che la Parola
sia proclamata dalle nostre voci talvolta stonate.
Agisci
Non commettiamo gli stessi errori e accogliamo
sempre Gesù nelle vesti in cui si presenta, anche
... Oggi mi chiedo
se sono dimesse...
se,in realtà, qualche
idolo si annidi nella
mia vita ed esprimo a parole
mie, un grande atto di fede e
affidamento a Dio solo.
Non di solo pane ­ Numero 720 ­ pagina 16
Pagine bibliche
Gli approfondimenti di Non di Solo Pane
La Bibbia in un frammento
Dall’ Oriente e
all’Occidente
di Mons. Gianfranco Ravasi
Dall'Oriente all'Occidente
grande è il mio nome fra le nazioni.
In ogni luogo si brucia incenso al mio
nome e si fanno offerte pure.
MALACHIA 1,11
È sempre forte la tentazione di rin­
chiudersi nel guscio protetto delle
proprie abitudini e del piccolo mon­
do a cui si appartiene. Gli psicoanali­
sti (ma non solo) hanno individuato
l'impulso che alberga un po' in tutti,
ma che può radicalizzarsi e diventare
devastante, quello del regressus ad
uterum, ossia il ritorno nel grembo
materno protetto in cui tutto era assi­
curato dalla madre e ogni pericolo
esterno era esorcizzato. Questa ten­
tazione fu vissuta anche dal popolo
ebraico, soprattutto dopo la bufera
dell'esilio babilonese che lo aveva
disperso in un orizzonte estraneo e
ostile. Su questa reazione di autodi­
fesa piomba, come un vento impetu­
oso, la voce dei profeti che invita a
varcare I muri di protezione, a guar­
dare al di là delle siepi, a cercare la
presenza divina in tutto il mondo e
nell'anima di ogni uomo. Forse qual­
cosa del genere si cela nella frase
che abbiamo citato e proposto alla
riflessione, attingendo allo scarno
libretto di un profeta noto come
Malachia, un probabile pseudoni­
mo, dato che significa semplice­
mente «messaggero del Signore».
O forse un nome coniato dal redat­
tore finale di questo scritto che l'ha
desunto da quel mal'aki, il «mio
[di Dio] messaggero» che entra in
scena in apertura al capitolo 3. La
predicazione di questo profeta è
aspra: attacca le degenerazioni del
sacerdozio ebraico, i divorzi facili,
gli imprudenti matrimoni misti, le
evasioni delle tasse da versare per
il culto. Eppure nelle righe da noi
citate egli ­ forse in polemica con
la freddezza del popolo ebraico ­
sembra esaltare il culto del «Dio
del cielo», diffuso nell'impero per­
siano, vedendolo come un atto
compiuto con buona fede e co­
scienza limpida e, quindi, indiriz­
zato all'unico vero Signore del cie­
lo e della terra. Una proclamazione
di apertura e rispetto nei confronti
dei pagani dal cuore puro e dalla
fede sincera: pur rivolgendosi nei
sacrifici al dio venerato nelle loro
tradizioni ancestrali, in realtà essi
invocano l'unico Signore che
dichiara: «grande è il mio no­
me tra le nazioni». Tuttavia,
dobbiamo segnalare anche una
diversa interpretazione di que­
sto passo. Essa allarga l'oriz­
zonte ma in un'altra direzione:
Malachia penserebbe al sacrifi­
cio perfetto dell'era messianica,
quando tutto il mondo seguirà
il Messia, da est a ovest, e in­
sieme a lui loderà il Signore in
modo pieno e luminoso. In
questa linea il Concilio di
Trento ha applicato il passo del
profeta all'eucaristia, l'«offerta
pura» che è presentata a Dio in
ogni angolo della terra, su co­
mando del Messia Gesù Cristo.
Certo è che la profezia introdu­
ce un'atmosfera di apertura,
spinge a levare lo sguardo oltre
il proprio spazio e il proprio
tempo, a sperare nel bene che è
diffuso in ogni cuore, a tendere
all'orizzonte messianico quan­
do «non ci sarà più Greco o
Giudeo, circoncisione o incir­
concisione, barbaro, Scita,
schiavo, libero, ma Cristo sarà
tutto in tutti» (Col 3,11).
Non di solo pane ­ Numero 720­ Tempo Ordinario ­ pagina 17
Sabato
1
Agosto
XVII Tempo Ordinario
La Chiesa oggi si trova di fronte al compito immane di portare
un accento umano e cristiano alla civiltà moderna: accento che
la stessa civiltà domanda e quasi invoca per i suoi sviluppi
positivi e per la sua stessa esistenza.“
I Settimana
del Salterio
(Papa Giovanni XXIII)
Il Santo del giorno: Sant’Alfonso Maria de Liguori
Nasce a Napoli il 27 set­
tembre 1696 da genitori
appartenenti alla nobiltà
cittadina. Studia filosofia
e diritto. Dopo alcuni anni
di avvocatura, decide di
dedicarsi interamente al
Signore. Ordinato prete
nel 1726, Alfonso Maria
dedica quasi tutto il suo
tempo e e il suo ministero
agli abitanti dei quartieri
più poveri della Napoli
settecentesca. Mentre si
prepara per un futuro im­
pegno missionario in O­
riente, prosegue l'attività
di predicatore e confes­
sore e, due o tre volte
all'anno, prende parte
alle missioni nei paesi
all'interno del regno.
Nel maggio del 1730, in
un momento di forzato
riposo, incontra i pastori
delle montagne di A­
malfi e, constatando il
loro profondo abbando­
no umano e religioso,
sente la necessità di
rimediare ad una situa­
zione che lo scandalizza
sia come pastore che co­
me uomo colto del secolo
dei lumi. Lascia Napoli e
con alcuni compagni,
sotto la guida del vescovo
di Castellammare di Sta­
bia, fonda la Congrega­
zione del SS. Salvatore.
Intorno al 1760 viene
nominato vescovo di
Sant'Agata, e governa la
sua diocesi con dedizio­
ne, fino alla morte, avve­
nuta il 1 agosto del 1787.
Brano Evangelico: Mt 14,1­12
In quel tempo al tetrarca Erode giunse notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigia­
ni: «Costui è Giovanni il Battista. È risorto dai morti e per questo ha il potere di fare prodi­
gi!».Erode infatti aveva arrestato Giovanni e lo aveva fatto incatenare e gettare in prigione a
causa di Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. Giovanni infatti gli diceva: «Non ti è lecito
tenerla con te!». Erode, benché volesse farlo morire, ebbe paura della folla perché lo conside­
rava un profeta. Quando fu il compleanno di Erode, la figlia di Erodìade danzò in pubblico e
piacque tanto a Erode che egli le promise con giuramento di darle quello che avesse chiesto.
Ella, istigata da sua madre, disse: «Dammi qui, su un vassoio, la testa di Giovanni il Batti­
sta». Il re si rattristò, ma a motivo del giuramento e dei commensali ordinò che le venisse
data e mandò a decapitare Giovanni nella prigione. La sua testa venne portata su un vassoio,
fu data alla fanciulla e lei la portò a sua madre. I suoi discepoli si presentarono a prendere il
cadavere, lo seppellirono e andarono a informare Gesù.
Contemplo: Giunse notizia della fama di Gesù (Mt 14,1)
A Erode giunge «notizia della fama di Gesù», ma non ne coglie l'importan­
za per iniziare a cambiare la sua vita. I discepoli di Giovanni il Battista, in­
vece, dopo il suo martirio, vanno «a informare Gesù» e si riuniscono a
«Colui che toglie il peccato del mondo, l'Agnello di Dio!». I discepoli
«dell'Agnello di Dio» si preoccupano, come sant'Alfonso M. de' Liguori,
della «Pratica di amar Gesù Cristo» e delle «Glorie di Maria», «essendo il
grembo sacrosanto di Maria la via per salvare i peccatori».
Non di solo pane ­ Numero 720 ­ pagina 18
Meditiamo la Parola
Preghiamo la Parola
Contro gli Erodi dei nostri giorni
Meditazione di Giovanni Buffoli
Il
racconto
evangelico
fa
capire
quanto
l’insegnamento dei profeti e ancor più quello di
Gesù, siano scomodi e incutano timore ai potenti
mentre è accolto con entusiasmo da parte dei
semplici e dei poveri in spirito. La liturgia di oggi
ci fa leggere il racconto del martirio del Batti-
Signore Gesù,
ti ringraziamo
perché ogni tratto,
anche minuscolo,
ella nostra vita,
in relazione a te,
può trasformare la
storia nostra e dei
sta: questo testimone di Dio e profeta dei tempi
nostri fratelli in un
nuovi cade sotto la spada di Erode. La sua vita
cammino di libertà.
Rendici attenti e
coraggiosi rispetto
al processo di liberazione
che procede e che geme
nella storia,
fa' di noi cercatori
di ogni traccia
anche piccolissima,
di giustizia, di verità
e di autenticità.
fedele fino alla fine della verità di una libertà
che non è appannaggio solo di alcuni privilegiati
ma dono per tutti. Questo problema della scomodità del Signore è presente anche nei giorni
nostri. La parola di Dio è attualissima anche se è
stata scritta più di duemila anni fa. La difficoltà
di essere profeti nel nostro tempo lo possiamo
vedere nella vita di tutti i giorni sul lavoro, nella comunità cristiana, nella famiglia e nella mag-
Amen
gior parte delle realtà in cui viviamo.
Anche noi però come San Giovanni non dobbiamo
scoraggiarci contro gli Erodi dei nostri giorni ma
dobbiamo cercare quotidianamente ti portare la
testimonianza della bellezza e della gioia del
vangelo.
Agisci
... Il re Erode si rattri­
stò, ma compì comun­
que quell'ingiustizia.
Non facciamo lo stesso
errore, non commettia­
mo un'azione sbagliata per compia­
cere qualcun altro. Oggi, con l'aiuto
di Maria, scelgo di compiere ciò
che è giusto.
Non di solo pane ­ Numero 720­ Tempo Ordinario ­ pagina 19
Sussidio di preghiera per la famiglia
Coordinatrice
Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea,
don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti,
Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Anno XV- n. 720
Domenica 25 Luglio 2015
Chiuso il 28 Luglio 2015
Numero copie 1400
333/3390059
don Luciano
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da
don Luciano Vitton Mea
Per la tua vita spirituale visita il
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità
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I racconti di un pellegrino russo
L’Imitazione di Cristo
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