LEZIONE 10 PER IL SABATO 8 MARZO 2008 DISCEPOLATO SOTTO PRESSIONE E’ corretto tutto quello che si fa nel nome d Dio? Dobbiamo imporre la religione? Non ha detto Gesù “costringili ad entrare” (Luca 14: 23)? E’ corretto guadagnare denaro con la religione? Non ha detto Gesù “l’operaio è degno della sua ricompensa” (Luca 10: 7)? Possiamo fidarci di noi stessi (Geremia 17: 9)? Un conto è dire che Dio può conferire potere a delle persone, o può servirsi di potenti; un altro è cogliere nella concentrazione del potere politico in nome di Dio, l’opera effettiva del Signore, l’azione del discepolato si pone su un’altro livello. E’ giusto che i pastori e coloro che lavorano per la chiesa a tempo pieno debbano ricevere una giusta compensa, però il caso di Giuda ci mostra il modo sbagliato di essere discepoli per ottenere guadagni e benefici propri. Giuda vende se stesso a motivo del suo amore per il denaro. E’ un’errore del discepolo credere che ha autorità per castigare coloro che si oppongono alla volontà di Dio. Ogni discepolo di Cristo dovrebbe invece cercare il modo di portare i peccatori ai piedi della croce, per mostrare loro l’incredibile misericordia e la grazia di Dio, che ha preso su di sé la colpa dei loro peccati. “Signore, io sono pronto ad andare con te tanto in prigione quanto alla morte” “Allora Pietro uscì fuori e pianse amaramente” Luca 22: 33, 62 Non possiamo lavorare per il Signore facendo affidamento sulle nostre forze. “Simone di Giona, mi ami tu?” “Signore, tu sai ogni cosa, tu sai che io ti amo”. “In questo modo Gesù offriva una lezione a tutti i suoi discepoli. Il Vangelo non apre a nessun compromesso con il peccato e non lo scusa. . . Il discepolo che si pente deve fare tutto quello che sta in lui per cancellare questa vergogna. . . Per tre volte Pietro aveva apertamente rinnegato il suo Signore e per tre volte Gesù volle che egli dichiarasse il suo amore e la sua lealtà, affinché quella domanda penetrasse profondamente nel suo cuore ferito. Così, davanti ai discepoli, fu manifestata la profondità del pentimento di Pietro e la sua umiltà, lui un tempo tanto spavaldo.” DA, 811, 812 [Gesù] diede la sua preziosa vita per rendere possibile affinché chiunque creda in lui come Figlio di Dio, quando si troverà sotto le pressioni di Satana, possa sfuggire alla corruzione che c'è nel mondo come conseguenza della concupiscenza. E' pienamente capace, in risposta alla nostra fede, di unire la nostra natura umana alla sua divina. . . finché finita la guerra e, come vincitori, riceviamo la corona della vita. E.G.W. (Manoscritto 156,1907)