notizie n 2. 2007 anno XXV BREVI dal Policlinico di Milano Periodico di informazione del Centro Trasfusionale e di Immunoematologia prevenzione e benessere anche in estate In caso di mancato recapito restituire al mittente che pagherà la relativa tassa spedizione in a.p. art: 2 comma 20/c legge 662/96 - Filiale di Milano DONATORI pronti a scattare ‘il dono’ TRAPIANTI NEWS sicurezza in Italia TEMPO LIBERO I parchi avventura inserto staminali conservazione e distribuzione dei materiali biologici: il corso di Cascais Prevenzione e benessere anche in estate Cari lettori, in questo numero ci siamo fatti in due! Inauguriamo infatti un’iniAnna Parravicini ziativa che vorremmo, quando possibile, Direttore scientifico di Notizie Brevi portare avanti anche in futuro. Noi dell’Associazione, del Centro trasfusionale e della redazione di ‘Brevi’, abbiamo proprio il pallino della prevenzione! Sappiamo che uno dei cardini della prevenzione è l’informazione; abbiamo pensato così di sviluppare un filone di approfondimento per fornirvi informazioni aggiornate su tematiche di salute e medicina. Da qui l’idea di allegare a questo numero di ‘Brevi’ un libretto sulle patologie vascolari. Infatti da anni, come sapete, il Centro è impegnato in attività di prevenzione e cura di queste patologie; in molte occasioni abbiamo parlato del progetto Cardiorisk: i risultati ottenuti ci confermano l’utilità di questo approccio. L’epidemiologia ci dice che oggi, nella nostra società, le patologie cardiocerebrovascolari sono la maggiore causa di morbilità e mortalità; ma tanto si può fare per prevenire tali patologie riducendo i fattori di rischio comportamentali e quindi modificabili con l’assunzione di stili di vita corretti. Quando invece la patologia si è manifestata, si deve intervenire tempestivamente, e il libretto allegato dedicato alla ‘Chirurgia Vascolare’ ci spiega come. Quando potremo, arricchiremo con altri approfondimenti il nostro giornale. Anche in questo numero parliamo di voi e dei vostri traguardi, del vostro rapporto con i medici dell’Associazione, e con orgoglio abbiamo voluto inserire le lettere affettuose (fortunatamente sono numerose le segnalazioni che riceviamo) di donatori e pazienti. Abbiamo inoltre dato spazio a tematiche di attualità come quella della sicurezza dei trapianti, chiedendo di parlarcene al professor Girolamo Sirchia. Infine siamo in estate e vogliamo augurarvi buone vacanze, con qualche consiglio per una fresca e sana alimentazione, per una corretta esposizione al sole, per contrastare il caldo e qualche idea per itinerari all’aria aperta. Allora insieme alla macchina fotografica... ricordate il concorso fotografico ‘il dono’... metteteci in valigia e portateci con voi! sommario i servizi dedicato ai donatori 4 La prevenzione e la cura donatori in diretta 6 8 10 Pronti a scattare ‘il dono’ Il sangue universale Il viaggio della donazione di sangue comunicare per la salute 12 Il dialogo come momento di cura fondazione informa 19 Medici a processo trapianti news 21 La sicurezza dei trapianti in Italia alimentazione e benessere 23 Mangiar sano in estate tempo libero 25 Tanto entusiasmo... da non voler più toccare terra! le rubriche inserto staminali 13 17 18 Formazione. La tre giorni di Cascais Vi racconto Floralia 2007... Arte per la ricerca: successo per l’asta benefica di Sotheby’s a favore di ADISCO caro ‘Brevi’ ti scrivo 28 Le vostre lettere parliamo di noi 29 Storie dal Centro trasfusionale In copertina Veglio, Parco Avventura, uno dei percorsi (foto di M. Morgante) dedicato ai donatori La prevenzione e la cura Abbiamo chiesto alla dottoressa Giovanna Cremonesi, direttore sanitario della nostra Associazione, e alla dottoressa Carla Lucci, chirurgo vascolare che presta servizio anche presso il nostro Centro, di parlarci dell’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce nelle malattie cardiovascolari, e dei risultati incoraggianti del progetto Cardiorisk La ricerca scientifica e molti studi epidemiologici internazionali hanno confermato che alcune malattie, quali ad esempio il diabete, l’ipertensione, le malattie cardiocerebrovascolari, le nefropatie e alcuni tipi di neoplasie sono dovute, non solo a fattori genetico-ereditari non modificabili, ma anche a fattori di rischio modificabili, legati a stili di vita scorretti, iniziati in epoca giovanile. Da qui la necessità di promuovere stili di vita corretti attraverso una adeguata informazione ed educazione alla salute (fin dai primi anni di scuola). Infatti alcune malattie, in assenza di sintomi e segni clinici, iniziano il loro percorso irreversibile se non si identificano i fattori di rischio globali ed individuali e non si adottano opportune correzioni o eventuali misure terapeutiche. Questi interventi dovranno essere personalizzati, controllati e vedere la partecipazione attiva del paziente. Nella nostra regione da anni sono attivi, in collaborazione con i medici di medicina generale del Servizio Sanitario Nazionale (SSN), programmi di prevenzione primaria e di diagnosi precoce di patologie oncologiche ad alta incidenza (tumore della mammella, della prostata e del colon-retto) e da anni, anche presso il nostro Centro trasfusionale, sono attivi programmi di 4 NOTIZIE BREVI “ L’impegno congiunto di medici e cittadini è uno strumento efficace nel diffondere la cultura della prevenzione reclutamento di donatori e donatrici per indagini di screening. Da alcuni anni, inoltre, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità (ISS), abbiamo sviluppato “ tori abituali, ci permettono di intervenire in modo tempestivo quando necessario. Il nostro Centro è perciò un osservatorio permanente sulla salute dei donatori e strumento di formazione sulle regole per conservarla. ‘l’ISS-progetto CUORE’, un programma di prevenzione delle malattie cardiovascolari che ha conseguito importanti risultati. Dottoressa Lucci, che ruolo hanno la prevenzione e la diagnosi precoce nelle patologie cardiovascolari? Perché i donatori di sangue del nostro Centro sono considerati un gruppo elettivo nei programmi di prevenzione? Le associazioni di donatori di sangue sono un modello consolidato di organizzazione solidaristica. Ad esse aderiscono uomini e donne di età compresa fra i 18 e i 65 anni, in apparente buona salute (assenza di malattie infettive trasmissibili, di neoplasie e di malattie cardiocerebrovascolari) sottoposti a un continuo monitoraggio del loro stato attraverso controlli medici periodici. I donatori sono quindi un valido strumento epidemiologico per la costruzione di modelli di prevenzione e tutela della salute. I programmi di La prevenzione primaria è il principale obiettivo di sanità pubblica e il suo scopo è quello di ridurre, nella popolazione asintomatica, l’insorgenza di eventi acuti invalidanti e talora notizieBREVI prevenzione e il monitoraggio dello stato di salute dei nostri dona- il nostro libretto... Dottoressa Cremonesi, perché sono così importanti i programmi di prevenzione? approfondimenti La chirurgia vascolare mortali o il manifestarsi della malattia e la sua cronicizzazione. Oggi, in Italia e nei paesi industrializzati in generale, le malattie cardiovascolari costituiscono la principale causa di morte e di invalidità. Le linee guida internazionali per la prevenzione cardiovascolare raccomandano l’utilizzo del calcolo di rischio globale assoluto (absolute risk profile-ARP) per identificare le persone a rischio di sviluppare la malattia cardiovascolare. Per valutare l’ARP nei donatori di sangue del Centro trasfusionale è stato utilizzato il punteggio di rischio cardiovascolare (CR) globale assoluto a 10 anni. La popolazione dei donatori di sangue è stata suddivisa in tre gruppi: CR basso (inferiore a 5), moderato (compreso fra 5 e 15) ed elevato (superiore a 15). Attraverso il calcolo di questo punteggio abbiamo identificato le persone a rischio ed abbiamo suggerito a questi soggetti le possibili azioni preventive. Il rischio cardiovascolare è continuo ed aumenta con l’età: non esiste pertanto un livello in cui il rischio sia nullo. È possibile tuttavia mantenere un livello favorevole controllando i fattori modificabili attraverso lo stile di vita e nei casi più difficili con la terapia farmacologia, o in alcuni casi con interventi chirurgici. Infatti, in relazione al punteggio individuale di rischio cardiovascolare, i donatori sono stati avviati ad approfondimenti diagnostici di primo livello: visita cardiologica, ecocardiogramma, EcocolorDoppler dei tronchi sovra-aortici ed EcocolorDoppler dell’aorta addominale. A seconda dell’esito di questi esami di primo livello è stata consigliata la correzione dello stile di vita ed, in alcuni casi, è stata prescritta terapia medica. Abbiamo potuto seguire nel tempo persone in cui abbiamo diagnosticato malattia cardiovascolare ancora asintomatica, effettuando periodici esami di controllo presso il nostro Centro. Nel periodo di applicazione del calcolo del punteggio individuale abbiamo potuto constatare una sempre maggiore sensibilizzazione dei donatori alla prevenzione cardiovascolare. “ Per ciò che riguarda l’indice di massa corporea (BMI) il 45% dei donatori è risultato nella norma (<25), il 44% circa ha un BMI compreso fra 25-29 e ben il 10% presenta un BMI superiore a 30. Una valutazione generale di questi dati ci porta a dire che i nostri donatori/donatrici sono mediamente in buona salute e con fattori di rischio comunque modificabili e correggibili. I donatori, tutti di sesso maschi- I nostri donatori sono mediamente in buona salute e con fattori di rischio modificabili e correggibili Partendo da poche variabili facilmente misurabili (età, sesso, pressione arteriosa, glicemia, colesterolo HDL, colesterolo totale e abitudine al fumo di tabacco) abbiamo coinvolto attivamente il donatore nel processo di prevenzione. L’esperienza di questi due anni ci ha insegnato che l’impegno congiunto di medici e cittadini è uno strumento efficace nel diffondere la cultura della prevenzione. Dottoressa Cremonesi, che risultati ha dato il progetto Cardiorisk? L’adesione al progetto è stata elevatissima: pari circa al 98%. Tra il settembre 2004 e il settembre 2006, 11.093 donatori, con età media di 45 anni, sono stati valutati per il calcolo del CR. La valutazione ha evidenziato che nel 40% dei casi i donatori sono considerati normotesi (pressione inferiore o uguale a 120/80), il 31% circa presenta un quadro di pre-ipertensione e il restante 28% risulta essere iperteso o già in terapia ipertensiva. Fra gli altri fattori di rischio, come ad esempio il diabete, solo lo 0,8% ha mostrato una glicemia a digiuno superiore a 126 mg/dl, mentre i fumatori sono il 23%. “ le, con CR superiore a 15, con segnali di patologia cardiovascolare, sono stati affidati non solo al nostro cardiologo (dottoressa Marcella Longo) ma anche ad altri specialisti, per correggere e curare i fattori di rischio attraverso colloqui di formazione per un adeguato autocontrollo e/o per terapia farmacologica; una quindicina di loro è stata indirizzata all’intervento chirurgico. Dottoressa Lucci, come è nata l’idea di allegare a ‘Brevi’ l’opuscolo sul trattamento delle patologie cardiovascolari? Questa iniziativa è nata dalla consapevolezza dell’importanza della prevenzione per questo tipo di patologie e dalla convinzione che uno degli strumenti della prevenzione è l’informazione. Il libretto, redatto dal professor Livio Gabrielli, ha come obiettivo quello di illustrare ai nostri donatori le patologie vascolari arteriose e venose, con le possibili opzioni terapeutiche, effettuate dall’équipe di chirurgia vascolare del nostro ospedale, diretta proprio dal professor Gabrielli. Rivolgiamo infine un ringraziamento alla Banca Regionale Europea che ha sostenuto le spese di stampa. intervista di Eloisa Consales NOTIZIE BREVI 5 donatori in diretta Pronti a scattare ‘il dono’! Parte ufficialmente il concorso fotografico promosso dall’Associazione. Vi avevamo anticipato di rispolverare le vostre macchine fotografiche: se non l’avete ancora fatto non perdete altro tempo! Scattate, e così raccontateci il dono, attraverso le metafore che la vita di tutti i giorni ci offre ed esprimete cosa per voi significa donare. A valutare le vostre fotografie ci sarà una giuria di esperti composta dal famoso fotografo Bob Krieger, dal sociologo Michelangelo Tagliaferri, dall’architetto Franco Achilli e dal Maestro Arnaldo Pomodoro. Le cinque fotografie ritenute più belle saranno premiate in occasione della nostra ormai consueta festa di Natale. Partecipare al concorso è molto semplice, naturalmente l’iscrizione è gratuita! Potete consultare il regolamento e ritirare presso la segreteria donatori la scheda di iscrizione. Il regolamento e la scheda sono disponibili anche sul sito dell’Associazione. Per il resto tutto quello che rimane da fare è consegnare in segreteria o spedire all’Associazione la scheda di iscrizione al concorso e le vostre fotografie in cartaceo firmate e/o in file formato JPG a 300dpi (fate attenzione anche il file deve riportare il vostro nome!). Avete tempo fino al 30 settembre 2007! Info Ufficio Comunicazione Associazione T. 02.5503.4001 Concorso fotografico ‘il dono’ Ufficio Comunicazione Associazione c/o Padiglione Marangoni Fondazione Irccs Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena via Francesco Sforza 35, 20122 Milano www.donatorisangue.org l’Associazione è online È dedicato ai donatori di sangue del Centro trasfusionale del Policlinico, ma allo stesso tempo si rivolge a chi si avvicina alla donazione di sangue per la prima volta: è il nuovo sito dell’Associazione. Per chi desidera, ad esempio, trovare informazioni sulla donazione, c’è la sezione ‘Saperne di più’; ampio spazio è dato alla rivista del Centro, ‘Notizie Brevi’, tutti i numeri sono infatti comodamente consultabili dal proprio computer. Le ‘F.A.Q.’ (domande frequenti) cercano di dare una risposta ai principali quesiti sulla donazione e trasfusione di sangue. Chi può donare? A che età? Lo sapevate che donando il sangue avete diritto alla normale retribuzione lavorativa pur assentandovi tutto il giorno dal posto di lavoro? Altre curiosità e approfondimenti su www.donatorisangue.org (l.t.) La donazione delle comunità straniere di Giorgio Marmiroli Sabato 17 marzo a Milano si è tenuto il convegno ‘La donazione di sangue in una società multiculturale’. L’iniziativa, promossa dalle regioni Piemonte e Lombardia, in collaborazione con la scuola di formazione AVIS regionale Lombardia, Banca Regionale dei Gruppi Rari (di cui il nostro dipartimento è il centro di riferimento della Regione Lombardia) e la nostra Associazione, aveva come obiettivo quello di promuovere la cultura della donazione di sangue all’interno delle diverse comunità straniere. Infatti non è facile trasmettere il messaggio della donazione di sangue a comunità che presentano rilevanti differenze culturali e religiose, spesso con scarsi contatti con l’ambiente circostante. È stata pertanto messa in rilievo l’importanza, in quest’ambito, del ruolo dei ‘mediatori’ culturali, come promotori della donazione presso i vari gruppi etnici. La dottoressa Annamaria Fantauzzi ha sviluppato queste tematiche citando esperienze di successo già consolidate. Inoltre grande rilievo hanno avuto i programmi di prevenzione delle malattie offerti a quanti decidono di diventare donatori. Molto interesse ha suscitato la nostra esperienza sul campo, in particolare il ‘Cardiorisk’ forte del reclutamento di oltre 13.000 donatori. Nel corso della giornata sono intervenuti diversi esponenti di comunità che hanno già sviluppa- La StraMilano in giallo Come annunciato, il 1 aprile si è tenuta la 36a edizione della StraMilano e l’Associazione Amici del Policlinico e della Mangiagalli Donatori di Sangue ha fatto tris permettendo ai suoi iscritti di partecipare ai diversi percorsi, dalla classica 12 Km, alla Stramilanina dei piccoli di 6 Km, alla StraMilano Agonistica Internazionale (mezza maratona di 22 Km). In assenza del sole circa 150 cappellini e magliette gialle hanno colorato la marcia cittadina! L’inconfondibile giallo dell’Associazione è infatti il colore distintivo del materiale di comunicazione che ci rappresenta da alcuni anni. to con successo iniziative concrete sulla donazione del sangue: la comunità SIKH, quella rumena, quella marocchina e di gruppi di donatori latino-americani. È stato messo in luce dal dottor Nicolas Rousas dell’AVIS Torino l’importanza del medico nella promozione della donazione multietnica. La dottoressa Malika Mazzine ha svolto un’ampia relazione sulla organizzazione della donazione di sangue in Marocco. Il convegno si è concluso con l’intervento della nostra dottoressa Fernanda Morelati che ha delineato con una relazione chiara ed esauriente le complesse problematiche legate alla distribuzione dei gruppi nelle diverse etnie e l’importanza della Banca dei gruppi rari. Si è auspicato infine da parte dei vertici delle associazioni un lavoro comune per rendere sinergico lo sforzo di sensibilizzazione al dono del sangue nelle diverse comunità lombarde. In particolare è stato costituito un gruppo di lavoro per la realizzazione di materiale informativo e promozionale sulla donazione nelle differenti lingue e per l’organizzazione di una festa multietnica che potrebbe svolgersi in occasione della giornata mondiale della donazione di sangue. E infine… in forte spirito multiculturale non sono mancate prelibatezze della cucina multietnica! donatori in diretta Il sangue universale La rivista ‘Nature Biotechnology’ nel mese di aprile 2007 ha pubblicato i risultati dello studio di un team internazionale di ricercatori cha ha individuato un metodo per trasformare il sangue di gruppo A, B e AB in sangue di gruppo 0 (donatore universale) e quindi utilizzabile per la trasfusione di tutti i gruppi. La notizia è stata ripresa in modo enfatico anche dai quotidiani nazionali. La dottoressa Fernanda Morelati fa il punto sull’argomento trasfusi a tutti i pazienti che hanno lo stesso gruppo Rh. Soltanto il sangue 0 Rh negativo può essere trasfuso a tutti i gruppi Rh negativo e Rh positivo. Ne consegue che il vero donatore ‘universale’ è solo il gruppo 0 negativo. Come mai a un secolo di distanza dalla scoperta del sistema AB0 continuano gli studi su tale sistema? Il sistema AB0, scoperto nel 1900 da Karl Landsteiner, è il più importante tra quelli sino ad oggi noti. I globuli rossi dei donatori e dei pazienti sono suddivisi in 4 gruppi - A, B, AB, 0 - in base alla presenza o l’assenza di alcuni zuccheri (antigeni) sulla loro superficie: l’antigene A è presente negli individui di gruppo A, il B, diverso dal precedente, è presente nelle persone di gruppo B; il gruppo AB porta entrambi gli antigeni mentre il gruppo 0 ne è privo. L’importanza dei quattro gruppi è determinata dal fatto che nel plasma di una persona sono sempre presenti ‘anticorpi naturali’ rivolti verso i gruppi non trasportati dai propri globuli rossi: nelle persone di gruppo A sono presenti anticorpi diretti verso il gruppo B (anti-B), in quelle di gruppo B anticorpi diretti verso il gruppo A (anti-A), 8 NOTIZIE BREVI nei soggetti di gruppo 0 sia gli anticorpi anti-A che anti-B mentre nei soggetti di gruppo AB non si rinvengono anticorpi. Se incontrano l’antigene corrispondente questi anticorpi sono responsabili di reazioni assai gravi, spesso mortali. Per questo ogni persona trasfusa deve ricevere sangue di gruppo A, B, 0 o AB, in base al proprio gruppo. Le reazioni determinate dagli anticorpi non sono osservate quando “ Il sistema trasfusionale nella sua globalità (raccolta e distribuzione delle unità di sangue, esecuzione dei test prima della trasfusione e sulle unità di sangue) ha sviluppato test e sistemi di sicurezza per evitare trasfusioni incompatibili per il sistema AB0 ma la sua pericolosità ha mantenuto sempre vivo l’interesse scientifico promuovendo un numero elevato di studi. Su quali principi si basa la scoperta recentemente descritta? La tecnica descritta da questi ricercatori sfrutta la possibilità che gli zuccheri specifici per i due gruppi possano essere modificati mediante particolari trattamenti. In pratica la trasformazio- Gli anticorpi del paziente possono reagire con i gruppi presenti sui globuli rossi trasfusi e portare a complicanze cliniche viene trasfuso alle persone di gruppo A, B oppure AB sangue di gruppo 0, considerato nel mondo come sangue ‘universale’. Su questo termine purtroppo vi sono spesso dubbi di interpretazione. I donatori di gruppo 0 sono considerati donatori ‘universali’ in quanto non possiedono gli antigeni A e B e possono quindi essere “ ne del gruppo A e B in gruppo 0 avviene perché alcuni enzimi (proteine), diversi e specifici per i due gruppi, possono staccare parte degli zuccheri stessi trasformandoli nella sostanza comunemente trovata solo sui globuli rossi di gruppo 0 (sostanza H), incapace di reagire con gli anticorpi anti-A e anti-B. “ Il sangue di gruppo 0, oltre che per i pazienti dello stesso gruppo, viene usato per trasfusioni in urgenza (se non si conosce il gruppo), trasfusioni di neonato o in utero, trapianti di midollo, ecc Cosa dice la letteratura scientifica in merito? La possibilità di ottenere sangue ‘universale’ da donatori di altri gruppi è stata studiata da molti ricercatori negli scorsi decenni mediante l’applicazione di due tecniche. La prima consiste nel mascherare il sistema AB0. Il metodo si basa sull’impiego di una particolare sostanza (Polyethylene Glycol, PEG), un polimero neutro disponibile in diverse formulazioni, che ricopre la superficie dei globuli rossi come una conchiglia. Ne consegue che gli anticorpi naturali del sistema AB0 non reagiscono con i globuli rossi trasfusi e quindi perdono la loro pericolosità. A partire dal ‘97 si è cercato di impiegare questa sostanza su altri gruppi, quali Rh, Kell, Kidd e Duffy. Il secondo metodo si basa sull’impiego di alcuni enzimi. Il pioniere in questo campo è stato Jack Goldstein del New York Blood Center. Questo studioso dimostrò che i globuli rossi B trasformati in gruppo 0 non presentavano differenze con i globuli rossi di donatori di gruppo 0. Purtroppo le due metodiche descritte hanno dato dei risultati poco incoraggianti per tutta una serie di problemi. Il più importante è legato al fatto che sui globuli rossi trattati restava una traccia dei gruppi sanguigni, soprattutto del gruppo A. Il recente lavoro invece ha preso in considerazione un ampio numero di (2.500) enzimi di origine batterica e fungina. I ricercatori hanno identificato due famiglie di batteri, in grado di produrre enzimi molto efficienti nella rimozione totale dei gruppi A, B ed AB dalla superficie “ dei globuli rossi. Test di laboratorio molto sensibili e specifici hanno verificato la completa scomparsa del gruppo A, B ed AB sui globuli rossi trattati. Quali sono i possibili rischi per i pazienti che necessitano di trasfusioni? La trasfusione di globuli rossi ‘universali’, prodotti in laboratorio, potrebbe essere pericolosa per l’uomo se dopo il trattamento non vengano completamente distrutti i gruppi A e B. Infatti, gli anticorpi presenti nel plasma del paziente possono reagire con i gruppi presenti sui globuli rossi trasfusi, causare l’attivazione di alcuni meccanismi del sistema immunitario e portare a complicanze cliniche che nei casi più gravi potrebbero essere anche mortali. Il paziente potrebbe sviluppare anche reazioni o anticorpi verso le sostanze utilizzate per il trattamento. Un altro problema potrebbe essere legato ad una minore abilità dei globuli rossi di trasportare l’ossigeno oppure ad alterazioni della loro membrana. Perchè è importante disporre di sangue di gruppo 0? Il sangue dei donatori di gruppo 0, oltre che per la trasfusione dei pazienti di gruppo 0, viene utilizzato anche in alcune condizioni particolari, quali le trasfusioni in urgenza quando il gruppo del paziente non è noto, la trasfusione di neonati o in utero, nei soggetti sottoposti a trapianti di midollo con donatori di gruppo incompatibile oppure per i pazienti con complessi quadri di anticorpi. Ne consegue, in tutto il mondo, che, essendo il più utilizzato, la disponibilità di unità di gruppo 0 è sempre minore rispetto a quella di altri gruppi. Che risvolti potrebbe avere questa scoperta nel mondo della donazione e della trasfusione? Anche se il sangue ‘universale’ ottenuto in laboratorio porterà ad una rivoluzione nella trasfusione, la strada da percorrere è ancora molto lunga. I Centri trasfusionali dovranno applicare rigorosamente le procedure per la preparazione di questi emocomponenti, utilizzando appositi locali, e dovranno inoltre monitorare tutte le fasi relative al ciclo di produzione. La trasformazione in sangue universale non deve essere considerata come una tecnica da applicare a tutte le unità di sangue di gruppo A, B ed AB, ma ad una piccola parte di queste e deve essere intesa solo come un aiuto per aumentare la disponibilità di unità di gruppo 0. Cosa potrebbe cambiare per la banca dei gruppi rari? I cambiamenti potrebbero essere fondamentali. Infatti, il sangue raro viene utilizzato per soggetti che hanno un quadro molto complesso di anticorpi ed in questi casi è molto difficile trovare delle unità compatibili per la trasfusione. Quando si trovano, queste unità potrebbero avere un gruppo AB0 diverso da quello del paziente. La disponibilità di sangue ‘universale’ ottenuto in laboratorio potrebbe consentire di eliminare questo inconveniente. Ma non è tutto. Le prove effettuate con il polimero PEG hanno dimostrato che esso maschera, anche se non elimina completamente, altri gruppi sanguigni come il gruppo Rh, Kell, Kidd e Duffy. La speranza è quindi che in futuro si possa disporre di sangue ‘universale’ anche per questi gruppi. intervista di Eloisa Consales info www.nature.com NOTIZIE BREVI 9 donatori in diretta di Cosimo Santoro Il sangue è una risorsa umana, l’unico modo per averlo è la donazione volontaria. Requisito essenziale per la donazione di sangue è essere in salute, e voler fare qualcosa d’importante per se stessi e per gli altri. In questo momento in molti ospedali migliaia di persone vengono trasfuse con il sangue che altre persone hanno donato loro Il viaggio della donazione di sangue Inizia il viaggio > Primo step: con un piccolo prelievo indolore mi viene misurata l’emoglobina nel sangue. I eseguire gli esami di legge (circa 30). Sono assistito dal personale presente in sala (una squadra altamente professionale e gentilissima, molto attenta a cogliere anche le più piccole sfumature di ciò che accade) fino a quando il medico responsabile della sala salasso dà il consenso a lasciare la sala per andare al bar ristoro. Sono felice del mio deposito che metto a disposizione di tutti, sapendo che in caso di bisogno la banca è sempre aperta e ben rifornita. valori sono nella norma e passo alla visita medica. Il sangue si fa in tre Decido una mattina di andare in una Banca del sangue (o meglio in un Centro trasfusionale) a fare un deposito, ossia una donazione. Leggo i requisiti di idoneità, va tutto bene: vengo registrato. > Secondo step: il medico mi visita e mi fa l’anamnesi. In questo modo valuta l’idoneità alla donazione. Le visite sono molto accurate e approfondite sia da un punto di vista clinico sia per quanto riguarda l’indagine sugli stili di vita del donatore. Il dialogo e la conoscenza sono infatti momenti fondamentali in questo percorso. > Terzo step: vengo accompagnato dal medico nella sala prelievi per la donazione. Il sangue è raccolto in sacche sterili monouso collegate ad altre sacche che serviranno per raccogliere separatamente globuli rossi, plasma e buffy coat (strato che si deposita tra il plasma e i globuli rossi ricco di piastrine e di globuli bianchi). Una volta riempita la sacca, l’infermiere riempie direttamente dal collarino della sacca stessa alcune provette per 10 NOTIZIE BREVI La sacca di sangue raccolto è trasferita nel settore emocomponenti dove, mediante centrifugazione, con separatori automatici, viene separato in tre parti. > Il plasma è immediatamente congelato, e conservato in appositi congelatori a -40°C (scade dopo 12 mesi). > Il concentrato di globuli rossi è conservato in frigoemoteche a 4°C (la scadenza è di 42 giorni). > Il BC (buffycoat) contenente piastrine, globuli bianchi e Sopra: una sacca dopo la donazione. Sotto: il sangue dopo la separazione in globuli rossi, plasma e buffy coat. Un congelatore dove viene conservato il sangue. pochi globuli rossi, è conservato in apparecchiature dedicate (a 22°C). Da questo emocomponente si preparano pool di piastrine (ne occorrono almeno cinque per una trasfusione). Il BC è utile per alcune patologie molto gravi e scade dopo 5 giorni. In questo laboratorio vengono preparati anche emocomponenti di secondo livello, vale a dire: > sangue filtrato, ossia lavorato con appositi filtri adatti a trattenere i globuli bianchi che, in alcuni pazienti, possono essere causa di reazioni trasfusionali febbrili; > sangue lavato con soluzione fisiologica, utilizzato per evitare reazioni alle proteine plasmatiche e per alcune patologie particolari. Il sangue raro viene invece congelato e conservato a -80°C per 10 anni. Se ci fosse necessità di utilizzo viene scongelato e riportato a temperatura ambiente. Dopo aver atteso gli esiti degli esami effettuati, ottenuto il ‘via libera’ dal laboratorio le unità di sangue idonee (globuli rossi) e parte del plasma, sono trasferiti nel settore di Accettazione/Distribuzione. Il plasma non utilizzato per trasfusione è consegnato all’industria e processato per la produzione di albumina, gamma globuline e fattori della coagulazione (fattore VIII) per emofilici. Destinazione finale Nel settore di Accettazione/Distribuzione afferiscono le richieste di trasfusione dai reparti. Qui vengono eseguiti i test di compatibilità tra donatore e paziente, onde evitare immunizzazioni e reazioni trasfusionali. Terminati i test, il sangue è inviato nei reparti. So che la mia donazione sarà utilizzata per curare alcune patologie. Le più frequenti sono: le anemie croniche (talassemia), le leucemie (che richiedono molte trasfusioni di piastrine), interventi chirurgici molto importanti come ad esempio trapianti di organi, emorragie post partum, interventi a seguito di incidenti stradali, ecc. Così finisce il viaggio del dono del mio sangue. Venuto fuori dal mio braccio ed entrato in quello di un altro. Sono contento che il mio deposito in banca abbia fruttato bene. Dopo pochi giorni ho esattamente la stessa quantità di sangue che avevo prima della donazione con relativi interes- m Chia aci! ione donaz la r e P 2 si: mi hanno fatto un check up gue 2/ 413 di san 3.410 0 gratis, ho a disposizione vari 5 5 . o t aba T. 02 specialisti per eventuali necessidì al s l lune .00 a d tà e mi sento bene per aver ore 8 dalle 00 contribuito, con il mio gesto, a re 14. alle o curare e a salvare i pazienti trasfusi con il mio sangue. Fra tre mesi farò un altro deposito e convincerò altre persone a venire con me e a investire nel fondo della donazione di sangue. ... per saperne di più Cosa si intende per emocomponenti? Sono gli elementi che costituiscono il sangue utilizzati a scopo trasfusionale ed esattamente: globuli rossi (emazie, eritrociti), globuli bianchi (leucociti), piastrine e plasma. Cos’è il liquido presente nelle sacche per la raccolta di sangue? A cosa serve? Nella sacca principale, dove viene raccolto il sangue, ci sono citrato e sostanze nutritive come glucosio e adenina sostanze che servono a bloccare il fenomeno della coagulazione. In un’altra sacca c’è il SAGM (fisiologica, adenina, glucosio e mannitolo) che viene aggiunto ai globuli rossi e che permette la conservazione fino a 42 giorni. Il sangue può essere congelato? In che modo? Dopo lo scongelamento i globuli rossi mantengono inalterata la loro efficacia? Il plasma viene congelato rapidamente appena separato dal sangue intero, in questo modo si mantengono inalterati i fattori della coagulazione. I globuli rossi vengono congelati dopo l’aggiunta del crioprotettore (glicerolo 57%) e possono essere conservati a -80°C fino a 10 anni. Dopo lo scongelamento questi emocomponenti hanno la stessa efficacia di quelli non congelati. Che cos’è il pool piastrinico e come si prepara? Per ottenere un pool piastrinico ci vogliono 5 buffy-coat (piastrine, globuli bianchi e pochi globuli rossi) di donatori diversi. Vengono raccolti in una sacca sterile, cui si aggiunge soluzione fisiologica tamponata, il tutto viene centrifugato lentamente affinchè la maggior parte delle piastrine rimanga in sospensione, e possa essere recuperata facendo defluire il liquido ricco di piastrine in un’altra sacca di raccolta, pronta per essere trasfusa. Quali controlli vengono eseguiti durante la produzione degli emocomponenti? Tutti i giorni vengono eseguiti controlli di qualità sugli emocomponenti con relative carte di controllo dei parametri principali cioè: contenuto di emoglobina (g/unità) nel concentrato di globuli rossi, ematocrito del concentrato di globuli rossi, volume del buffy coat, recupero delle piastrine nel buffy coat e quantità di globuli bianchi nei tre emocomponenti. Ne viene inoltre controllata la sterilità e la corretta conservazione. Il settore Accettazione/Distribuzione. comunicare per la salute Il dialogo come momento di cura Continua la nostra riflessione sull’importanza della comunicazione in medicina. Questa volta abbiamo dato la parola ad un donatore del Centro divenuto paziente. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sua storia e il suo rapporto con i medici che lo hanno in cura Signor Ascolese quale è stata la sua storia? Sono donatore dal 1986, ma anche negli anni precedenti mi capitava spesso di essere chiamato dalla mia centrale operativa (in quegli anni ero vigile urbano in pattuglia autoradio notturna) per effettuare delle donazioni di sangue urgenti. Sono stato uno sportivo, per 12 anni istruttore di nuoto e sommozzatore. Dopo questa esperienza specialistica sono diventato cavaliere e per vari anni ho fatto attività equestre nel Nucleo a Cavallo della Vigilanza Urbana. Insomma una vita attiva! che non faceva sospettare nulla... Quando ero donatore i miei esami di laboratorio sono sempre stati nella norma. Avvenne che nell’ottobre del 2004 il dottor Francesco Zanuso, medico del Centro trasfusionale, riscontrò dei valori di pressione elevata e mi prescrisse una visita specialistica cardiologica con la dottoressa Marcella Longo del Centro trasfusionale. Fui invitato a partecipare al progetto di prevenzione del Cardiorisk; mi fu calcolato un rischio cardiovascolare globale assoluto di 6,9%. In considerazione di valori lievemente alterati di glicemia, colesterolemia e pressione arteriosa, fui sottoposto ad accertamenti tra cui EcocolorDoppler TSA. L’esame fu effettuato presso il 12 NOTIZIE BREVI Centro trasfusionale dalla dottoressa Carla Lucci, che evidenziò una stenosi carotidea bilaterale (50% a destra, 6070% a sinistra). La dottoressa Lucci mi tenne sotto stretto controllo e, dopo pochi mesi, mi ripeté l’esame e constatò che la mia situazione era ulteriormente peggiorata. Decise così di farmi operare alla carotide e mi inviò dal professor Livio Gabrielli, direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Vascolare del Policlinico. Si parla dell’importanza della corretta comunicazione medico/paziente, quale è stata la sua esperienza? Credo che gli elementi fondamentali nella mia storia siano stati il dialogo e soprattutto la fiducia nel medico e nella struttura del Centro. Penso inoltre che sia importante la comunicazione fra équipe medica, al fine di ricostruire correttamente la situazione clinica di un paziente e decidere le azioni terapeutiche più adeguate da mettere in atto. Se nel mio caso infatti io non avessi avuto fiducia nel Centro trasfusionale, nei suoi specialisti e in particolare nei confronti del dottor Zanuso, e se non ci fosse stata una grande collaborazione e coesione fra tutti i medici che mi hanno preso in cura, forse oggi non sarei qui a raccontare la mia storia. La mia malattia non aveva sintomi evidenti, non ero in sovrappeso, ero uno sportivo e forse mi sarei accorto (troppo tardi) che qualcosa non andava nella mia salute. Come paziente, cosa giudica importante nel rapporto medico/paziente? Penso che alla base del rapporto fra medico e paziente ci debba essere la fiducia e la possibilità di dialogare senza remore. Avere fiducia nel medico vuol dire potersi affidare alle sue cure e, dopo un’adeguata informazione, condividere le scelte terapeutiche. Cosa ha apprezzato di più nel suo rapporto con il medico? Ho molto apprezzato, oltre alla professionalità dei medici che ho incontrato, la loro collegialità nel prendere decisioni. Al Centro trasfusionale ho riscontrato un lavoro di squadra molto affiatato, e un’attenzione alla salute e alla cura della persona. La possibilità infatti di essere sottoposto a periodici accertamenti e visite mediche, in occasione delle donazioni mi ha permesso di diagnosticare precocemente una malattia che passa inosservata fino a quando non insorge l’ictus. Tutto ciò è stato possibile anche grazie a una efficace comunicazione fra équipe medica e paziente. intervista di Eloisa Consales Formazione. La tre giorni di Cascais Si è tenuta in Portogallo la seconda edizione del corso di formazione sulla conservazione e distribuzione di materiali biologici. Il resoconto nello ‘speciale’ di questo numero inserto staminali Conservazione e distribuzione di materiali biologici: il corso di Cascais di Paolo Rebulla D al 9 all’11 marzo, a Cascais, si è tenuta la seconda edizione del corso sulla conservazione e la distribuzione dei materiali biologici, promosso dal Dipartimento di Medicina Rigenerativa della nostra Fondazione e organizzato dalla Scuola Europea di Ematologia di Parigi. L’idea del corso è il frutto della sinergia relativa alle attività di ricerca sul trapianto delle cellule staminali del sangue placentare che nel corso degli anni si è sviluppata fra la Milano Cord Blood Bank e il Centro Trapianti di Midollo dell’Ospedale Saint Louis di Parigi. Fin dalle prime fasi di messa a punto di questa nuova metodologia di trapianto (realizzato per la prima volta nel 1988, ad oggi già impiegato in oltre 8.000 pazienti) fu evidente come anche questo tipo di terapia necessitasse di sistemi analoghi a quelli impiegati per raccogliere e conservare i materiali biologici prelevati durante l’esecuzione di interventi chirurgi- Alcuni scatti della sede del corso e del panorama di Cascais, in Portogallo. ci, prelievi, biopsie, ecc. Finora, tutti i gruppi di ricerca hanno sviluppato sistemi di minore o maggiore complessità per la conservazione dei campioni biologici, che vanno dal semplice congelatore di laboratorio alle sofisticate sale criobiologiche dei centri nazionali per lo studio e il controllo delle malattie, come quello di Atlanta, dove vengono conservati per molti decenni alcuni milioni di campioni. Va detto però che, paradossalmente, le raccolte ‘fatte in casa’ e conservate con i sistemi meno sofisticati sono in molti casi quelle più interessanti, perché oggetto di attenzione e interesse di specialisti che dedicano gran parte delle proprie risorse culturali e temporali alla selezione di campioni di ottima qualità e all’ampliamento della raccolta. Spesso, tuttavia, queste preziose raccolte corrono il rischio di andare perdute se i congelatori di laboratorio non sono allacciati a reti di corrente elettrica privilegiata, o se i sistemi di gestione dei dati associati ai campioni, che devono essere raccolti e utilizzati senza viola- re i diritti alla riservatezza dei donatori, non sono adeguati. Il corso di Cascais ha cercato di affrontare tutti questi temi, dalla costruzione delle infrastrutture al consenso informato, dalla raccolta dei campioni alla scienza del freddo, allo sviluppo del software per gestire le informazioni archiviate e al trasporto dei campioni. Si è affrontata inoltre la tematica della proprietà intellettuale nel caso di invenzioni e brevetti derivati dallo studio dei materiali biologici. Sono stati discussi inoltre aspetti etici e giuridici, nonchè le problematiche inerenti la comunicazione al cittadino dei risultati delle ricerche. Al corso hanno partecipato 120 medici e biologi di 26 Paesi (Europa, Stati Uniti, SudAmerica e Africa). La Scuola Europea di Ematologia ha messo a disposizione dei partecipanti 24 borse di studio. Il corpo docente era formato da 29 specialisti di 8 Paesi, che hanno svolto i temi assegnati in quattro sessioni. Sessione 1 Le biobanche: manipolazione dei campioni, conservazione e trasporto. La prima sessione è stata aperta da Locksley McGann, dell’Università di Alberta (Canada), che ha tenuto una lezione sulle procedure di congelamento rapido e loro vantaggi rispetto a quelle a congelamento lento, con principale riferimento alla loro applicazione alla conservazione degli ovociti nell’ambito delle procedure di fecondazione assistita. Manuela Maffè di BioRep (Milano) ha presentato le principali leggi della termodinamica che regolano il passaggio di stato liquido/solido dei materiali biologici durante il congelamento. Una lezione conclusiva di Pasquale De Blasio (BioRep) ha descritto le procedure internazionali che regolamentano il trasporto dei materiali biologici fra diversi Paesi, tematica attualmente assai complessa anche in considerazione delle problematiche legate al bioterrorismo. Sessione 2 Costruzione e gestione delle biobanche. Questa sessione ha toccato aspetti prevalentemente ingegneristici e gestionali. Benché di minore interesse al primo impatto per il biologo e per il medico, i partecipanti hanno potuto beneficiare di una presentazione da parte di Joseph Mintzer della lunga storia del Coriell Institute di Filadelfia, che da oltre 50 anni raccoglie e distribuisce materiali biologici per ricerca in tutto il mondo. Sessione 3 Diverse esperienze di biobanking. In questa sessione sono state presentate le diverse tipologie di biobanca esistenti, fra le quali le biobanche di popolazione (come la UK Biobank e la Banca dei Materiali e dei Dati Genetici dell’Islanda), le biobanche dei gemelli (in Australia, Danimarca, Svezia, Italia), le biobanche dei tessuti diagnostici (tessuti ottenuti nel corso di procedure diagnostiche, non più necessari per la diagnosi stessa, che possono essere archiviati per programmi di ricerca), le biobanche relative a specifiche malattie o a specifici organi, ecc. Nel corso di questa sessione è stato discusso a fondo il tema del consenso informato del donatore, che deve essere raccolto con gran- NOTIZIE BREVI 15 In alto, uno scatto durante il corso, a sinistra foto di gruppo durante il congresso di Cascais. de attenzione prima di procedere al prelievo e all’utilizzo di qualsiasi materiale biologico, per qualsiasi scopo. Sessione 4 Applicazioni cliniche. Nell’ultima sessione didattica Pier Maria Fornasari, della Banca dell’Osso di Bologna, ha presentato le nuove prospettive di terapia rigenerativa delle patologie ossee e degli apparati di sostegno che fanno uso delle cellule staminali o di farmaci derivati da questo tipo di cellule. Ha preso poi la parola Eliane Gluckman che ha presentato una dettagliata analisi degli incoraggianti risultati del trapianto del sangue placentare. Oggi la sopravvivenza globale dei pazienti è di circa 40% a 2 anni, un dato non dissimile da quanto ottenuto con altre sorgenti di cellule staminali emopoietiche, come il midollo osseo e il sangue periferico. Il sangue placentare rappresenta quindi una importante sorgente di cellule per i pazienti che non dispongono di un donatore familiare e che non trovano nei registri dei donatori adulti un donatore compatibile. In questa sessione è stata anche presentata l’esperienza delle banche di sangue placentare di Barcellona (Juan Garcia) e della nostra banca (Milano Cord Blood Bank). Una sessione particolare è stata riservata alle comunicazioni dei partecipanti, che 16 NOTIZIE BREVI sono stati invitati a descrivere la propria realtà operativa e le principali necessità al fine di sviluppare ulteriormente i programmi locali di biobanking. Molti hanno identificato i problemi principali nella limitata disponibilità di risorse, soprattutto nei Paesi emergenti, e nella difficoltà di reperire sistemi commerciali adeguati per la gestione delle informazioni relative ai campioni. L’esperienza è stata positiva e si sta valutando la possibilità di realizzare una terza edizione del corso nel 2009, all’interno del 7° Programma Quadro dell’Unione Europea. Inoltre, per noi, il coordinamento del corso è stata un’ottima opportunità per effettuare nuove conoscenze e per sviluppare rapporti collaborativi con numerosi colleghi di diversi Paesi, che saranno assai utili per lo sviluppo del Centro di Risorse Biologiche del nostro ospedale. ADISCOteca di Francesco Zanuso Vi racconto Floralia 2007... di Stefania Montani Sabato 24 e domenica 25 marzo si è svolta a Milano la consueta mostra-mercato di primavera Floralia, manifestazione che ha oramai acquisito un numeroso pubblico affezionato. Infatti in tantissimi hanno visitato Floralia nonostante la pioggia battente. Quest’anno i banchetti presenti sul sagrato della Basilica di San Marco erano quasi quaranta, e le varietà di fiori davvero straordinarie: gerani, gardenie, piante grasse, begonie, peperoncini, iris, viole, azalee, primule e orchidee. Mille colori, una vera festa per gli occhi! Non mancavano le composizioni di fiori freschi e artificiali, che venivano realizzate sul momento, a seconda dei desideri degli acquirenti. Tutti di altissima qualità! (per citare solo alcuni nomi dei partecipanti all’iniziativa e degli sponsor: Fratelli Ingegnoli, Ratto, Peccato Vegetale, Fenix, Opera in Fiore, Cooperativa Sociale la Piramide, Anais, le riviste Gardenia e Ville e Giardini, l’Azienda Agricola Conti Bossi Fedrigotti, la Cantina Umani Ronchi, la Pasta Latini, il salumificio Citterio. E tanti altri). C’era anche il botanico Pietro Bruni che sovrintendeva al ‘Pronto Soccorso’ delle piante, dispensando consigli ai proprietari di terrazzi e giardini, e gestendo l’innovativo spazio ‘Baratta la tua pianta’, che prevedeva il libero scambio e l’acquisto di piante usate. Tra le novità alle bancarelle c’erano gli oli essenziali per il benessere del corpo, della mente e per profumare la casa; i pratici e leggeri vasi e portavasi di colori nuovi e insoliti; i complementi di arredo per giardini e terrazze, un ampio Bric à brac da giardinaggio; le ceramiche verdi di Bassano; le spugne di cotone e la biancheria in lino finemente ricamata, per il bagno e per il letto. Sempre affollatissimo, a tutte le ore, il banco centrale che proponeva tè, caffè, assaggi di vino, sfiziosi tramezzini e tante torte dolci e salate, da acquistare intere o a fette. La manifestazione, nata come molti ricorderanno quattro anni fa con lo scopo di raccogliere fondi per il Centro di accoglienza della Comunità San Marco, ha poi allargato la partecipazione a molte associazioni Onlus, tra le quali Itaca, Lega Italiana per la lotta contro i tumori, Amici di Edoardo, Comunità il Cenacolo, Fondazione De Marchi, Il Sole, e alcuni laboratori di Padre Colombo delle Missioni Indiane, presenti con selezionati manufatti. In questa edizione ADISCO Lombardia era presente con un banchetto dedicato ai cinofili: proponeva, infatti, degli esemplari canini di varie razze, realizzati in vetroresina e polvere di marmo da un’azienda artigianale toscana. Tra gli splendidi esemplari, di varie grandezze, i più ‘gettonati’ sono stati i Fox Terrier, i Labrador, i Setter, i Carlini, i Jack Russell. Dalle forme più piccole, per i collezionisti, fino agli esemplari più grandi, che potevano essere utilizzati come divertenti ferma porte. Nonostante il tempo, le vendite sono state buone e il ricavato ha permesso all’Associazione ADISCO Lombardia di acquistare un computer per la segreteria. A tutti quelli che hanno collaborato alla raccolta fondi, sia con la presenza al banchetto, sia con l’acquisto di qualche esemplare canino, va il sentito ringraziamento di tutta l’Associazione. Arrivederci quindi alla prossima edizione di fine settembre! NOTIZIE BREVI 17 alcune delle opere... Arte per la ricerca: successo per l’asta benefica di Sotheby’s a favore di ADISCO di Francesco Zanuso Il sangue ‘normale’ a volte non basta: quando si parla di gravi malattie ematologiche, quali leucemie, linfomi, malattie ereditarie, la speranza di guarigione arriva dal sangue placentare, quello contenuto nel cordone ombelicale e nella placenta, ricco di cellule staminali, compatibili con un maggior numero di pazienti e con meno complicanze rispetto al trapianto di midollo osseo. I recenti successi terapeutici ottenuti con il trapianto di sangue placentare ci incoraggiano a sostenere sempre più la ricerca in questo ambito, ma per fare questo occorre sviluppare alleanze per organizzare iniziative interessanti e stimolanti! Ed è per questo che, dopo il fortunato esito della precedente edizione ‘60 opere d’arte contemporanea per ADISCO’ , il 28 marzo, Sotheby’s ha rinnovato l’edizione del ‘milanesissimo’ appuntamento in favore di ADISCO. Magnifica è stata l’occasione per unire arte e ricerca medica, due elementi che migliorano la nostra qualità di vita! In tanti hanno partecipato, e generosa è stata l’adesione di giovani promettenti artisti e di alcuni grandi maestri che, con grande e sincera amicizia, hanno voluto anche quest’anno onorarci con l’offerta di bellissime opere. Per ADISCO Lombardia è stato quindi un grande successo: la raccolta fondi di questa asta benefica ha sfiorato i 50.000,00 euro che saranno utilizzati per borse di studio in favore di giovani ricercatori e per l’acquisto di apparecchiature per la ‘Milano Cord Blood Bank’. Ringrazio, dunque, i numerosi artisti che hanno aderito con entusiasmo all’appello di ADISCO, collaborando fattivamente con i galleristi ed i collezionisti per la riuscita di questa iniziativa benefica. Un ringraziamento sincero a Sotheby’s, senza la quale questa meravigliosa serata non avrebbe potuto svolgersi. Grazie anche a Radio Montecarlo che ha messo a disposizione i suoi spazi per sostenere l’iniziativa. Non ci resta allora che darvi appuntamento al prossimo anno! fondazione informa di Alessandra Chiarello I relatori e il pubblico di ‘medici a processo’. Medici a processo Nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano il 20 marzo si è concluso il ciclo di incontri del 2007 di ‘Ricerca e Cura’. La serata ha affrontato il delicato tema del contenzioso medico-paziente. Ospiti: medici, avvocati e un giudice Uno dei precetti fondamentali di Ippocrate recita: ‘primum non nocere’. La realtà, però, presenta tratti del tutto diversi, o almeno così sembra se si dà retta ai numeri. Ogni anno si stima che circa 32 mila persone muoiano in ospedale a causa di un errore medico; cifra a cui si aggiungono 320 mila pazienti, il 4% del totale dei ricoveri, che subiscono danni più o meno gravi alla salute. Un bilancio pesante, ‘un fenomeno che ha le dimensioni di una guerra’, come commenta il rap- porto nazionale 2006 dell’Osservatorio terza età Ageing Society, le cui cause vanno rintracciate in molteplici fattori e i cui effetti si evidenziano soprattutto nell’incremento del numero di denunce. Nei tribunali italiani sono attualmente in corso circa 12 mila cause di richiesta di risarcimento danni, per un importo di oltre 2,5 miliardi di euro. In Italia, inoltre, unica eccezione rispetto al resto d’Europa, il prezzo da pagare per un medico che commette un errore non si limita al risarcimento economico, ma può assumere connotazione penale. È quanto emerso anche nel corso dell’ultimo incontro del ciclo Ricerca e Cura dal titolo ‘Medici a processo’. Nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Milano, il 20 marzo scorso, la dottoressa Anna Parravicini ha messo in scena - è proprio il caso di dirlo - un vero e proprio processo a un medico (tratto da un caso reale) accusato di omicidio colposo per negligenza professionale. Sono intervenuti il dottor Marco Segala (ufficio formazione della Fondazione) che ha presentato il caso, il dottor Alfonso Marra (presidente 2° Corte d’Appello Penale di Milano) che ha svolto il ruolo del giudice e ha condotto il dibattimento, l’avvocato Renato Mantovani (avvocato di Milano) nel ruolo del pubblico ministero (p.m), l’avvocato Paola Canziani (avvocato di Milano) nei panni dell’avvocato difensore, il dottor Ugo Garbarini (vice presidente Ordine Medici di Milano) come consulente tecnico del p.m, il dottor Arnaldo Migliorini (medico legale, Isitituto di Medicina Legale di Milano) come consulente tecnico della difesa e infine il dottor Angelo Mantovani (medico chirurgo, Ospedale S. Paolo di Milano) nelle infelici vesti del medico imputato... Il caso Un giovane ex tossicodipendente si presenta in Pronto Soccorso con tachicardia e dolore addominale. Gli viene assegnato un codice giallo (non c’è urgenza) e diagnosticata NOTIZIE BREVI 19 una sindrome gastroenterica. Passa il tempo, cambia il personale di turno, ma non cambia il codice: il paziente non è ritenuto in pericolo di vita. Poche ore dopo il giovane si aggrava, manifesta ematemesi e l’infermiere interpella il chirurgo all’uscita della sala operatoria che, visto il paziente, suggerisce l’inserimento del sondino nasogastrico e, essendo giunto al termine del turno, informa il collega della necessità di intervenire chirurgicamente. Il paziente rifiuta il sondino (ma di questo non c’è traccia in cartella) e dopo poco muore di insufficienza respiratoria. Cosa non ha funzionato? Di chi è la colpa? Secondo il tribunale, del chirurgo che ha visto il paziente poco prima del cambio turno, che viene condannato per delitto colposo in base all’art. 589 del Codice Penale. Non c’è da stupirsi, perchè ormai è un dato di fatto che gli incidenti sanitari siano attribuiti all’imperizia o negligenza del medico o del personale sanitario (anche se è forse semplicistico limitarsi alla colpevolizzazione dell’operatore, dato che in realtà gli elementi che concorrono nell’errore sono molti, spesso concatenati). Secondo un’indagine condotta dal Cineas (Consorzio universitario per l’ingegneria nelle assicurazioni, sorto all’interno del Politecnico di Milano) su un campione di 100 soggetti tra dirigenti sanitari, direttori generali e hospital risk manager, il rischio deriva dalla mancanza di procedure adeguate, dalla cattiva organizzazione del lavoro, dalla scarsa attenzione del medico o altro operatore, dalle situazioni logistiche e strutturali inadeguate, dai macchinari e dalle 20 NOTIZIE BREVI strumentazioni obsolete, ma non solo. Le situazioni di emergenza sono fonte di stress, che inevitabilmente aumenta il tasso di errore, soprattutto nel pronto soccorso e in sala operatoria. Qualunque sia la ragione, le accuse di malpractice sono in continuo aumento ed è forse necessario riconoscere che, a monte di questo fenomeno, c’è anche la crisi del rapporto fiduciario tra medico e paziente, di una comunicazione non corretta fra operatori sanitari e paziente e all’interno dell’équipe sanitaria. Si può parlare, più in generale, anche di crisi dei cittadini nei confronti della sanità (crisi resa più aspra dalla complicità dei mass-media). Oggi assistiamo a forme di spersonalizzazione del rapporto medico-paziente anche a causa di protocolli e regolamenti omologanti, così come della iper-tecnologizzazione della medicina. In questo scenario, il risultato imprevisto o indesiderato non è la conseguenza di una complicanza ineluttabile o l’evoluzione indesiderata di un procedimento, ma un errore. Tuttavia quando si parla di errore, bisognerebbe discernere tra l’errore che nasce da imperizia, negligenza e imprudenza, da quello che può derivare dalla imprevedibilità. Sbaglia infatti chi ritiene la medicina una scienza esatta: essa è legata al principio di probabilismo e di casualità, che derivano dall’agire umano. È ovvio che, diversamente da quanto accade in altri campi, l’errore in ambito sanitario è caratterizzato da una gravità e una responsabilità del tutto peculiari, dal momento che investe il bene primario dell’individuo. D’altra parte, però, ‘l’an- sia da errore’ tende a creare un atteggiamento di cautela e un clima di demotivazione nei medici, che si vedono troppo spesso oggetto di attacchi per episodi di malasanità non imputabili a loro mancanze. È necessario quindi operare una attenta valutazione del rapporto causa-effetto tra comportamento del medico ed evento dannoso, tra danno provocato e consenso da parte del cittadino. Alla luce di queste considerazioni si comprende quanto sia importante una comunicazione serena e corretta non solo tra medico, paziente e familiari (che devono essere informati di ciò che si intende fare e di quali possono essere i rischi e le conseguenze di una determinata terapia o di un certo intervento), ma anche tra gli stessi operatori della salute: conoscere la frequenza e le caratteristiche di un errore può aiutare nell’individuazione dei settori in cui si deve intervenire. In altre parole, come ripetiamo da tempo nelle pagine di questo giornale, la comunicazione deve essere considerata uno degli strumenti veri e propri della clinica. Con una comunicazione efficace, il medico può non solo ottenere informazioni utili per indirizzare il percorso diagnostico e terapeutico, ma anche suscitare un buon livello di consenso e di fiducia, che finisce per incidere positivamente sui risultati clinici complessivi, limitando il tasso di insoddisfazione e, di conseguenza, il rischio di contenzioso. to radimen Dato il g so di pubblico es e il succ Cura’ e ‘Ricerca ntamento u p p rnale vi da a ne inve io g ta s alla ciclo uovo per un n ! i. tr n o c mancate di in mo, non ttia Vi aspe Girolamo Sirchia ematologo immunologo Ministro della Salute dal 2001 al 2005 e Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Milano dal 1999 al 2001. È stato primario del Centro Trasfusionale e di Immunologia dei Trapianti. È tra i fondatori e presidente dell’Associazione Amici del PoliclinicoDonatori di Sangue, e del Nord Italia Transplant. Ha presieduto la Società Italiana di Trapianti d’organo. È stato membro del Consiglio Superiore di Sanità. Nel ‘92 ha realizzato un progetto pilota di banca del sangue placentare. L’anno seguente decolla la Milano Cord Blood Bank. Nel ‘94 da vita al progetto Grace. Nel 2001 il prof. Sirchia inaugura la Cell Factory ‘Franco Calori’. È inoltre autore di 800 pubblicazioni. trapianti news La sicurezza dei trapianti in Italia Dopo il caso del trapianti di organi ottenuti da donatore HIV positivo, facciamo il punto della situazione con il professor Girolamo Sirchia uno dei fondatori del Nord Italia Transplant Professor Sirchia, nel 1976, lei è stato l’ideatore e uno dei fondatori del NITp (Nord Italia Transplant), l’organizzazione per la gestione dei trapianti nel nord Italia. Come è nata l’idea di costituire questa organizzazione? Negli anni ‘70 il trapianto si stava trasformando da mera pratica chirurgica ad una pratica sempre più complessa, che esigeva da un lato approfonditi esami immunologici, per evitare il rigetto dell’organo trapiantato, dall’altro una sistematizzazione oggettiva dei criteri per l’assegnazione degli organi. Così parlai con il grande professor Edmondo Malan, chirurgo del Policlinico, impegnato all’epoca nei trapianti di rene, e con il professor Piero Confortini, altro grande chirurgo dei trapianti a Verona. Discussi con loro della necessità che vi fosse una entità indipendente e disinteressata che applicasse protocolli per la scelta degli organi da assegnare e contemporaneamente eseguisse tutti i test immunologici per evitare il rigetto dopo il trapianto. Inoltre, per migliorare il sistema, questa entità, avrebbe dovuto seguire, sul modello della Eurotransplant, pratiche trasparenti e condivise dagli operatori coinvolti nel trapianto. L’idea fu accolta con entusiasmo e così insieme fondammo il NITp. Inizialmente questa organizzazione interessava Lombardia e Veneto cui si aggiunsero, negli anni successivi, Liguria, Marche, Friuli Venezia Giulia e la provincia autonoma di Trento. “ volmente la qualità dei trapianti. Sono stati fatti grandi progressi a livello immunologico, chirurgico e medico. Inoltre sono notevolmente migliorate le abilità del rianimatore di mantenere a cuore battente il cadavere e la capacità di valutare la qualità degli organi prelevati. Inoltre ci sono state importanti evoluzioni nell’informatica, quindi nella costituzione degli algoritmi di selezione, sviluppi nella logistica e nell’équipe di lavoro. Oggi l’Italia è molto progredita rispetto ai trapianti e si colloca, in Europa e nel mondo, fra i Paesi che ottengono i risultati migliori in tutti i tipi di trapianto. Personalmente ho voluto fortemente che la qualità del trapian- La sicurezza del trapianto dipende dalla buona organizzazione: un sistema mal disegnato e mal strutturato facilita il generarsi dell’errore Sono passati più di 30 anni da allora. Come è cambiata la gestione e la sicurezza dei trapianti in Italia? Anni fa, tutto era molto legato all’improvvisazione. Posso sicuramente affermare che la strada percorsa in trenta anni di attività ha migliorato note- “ to diventasse di pubblico dominio: sul sito di ISS del Centro Nazionale Trapianti oggi è disponibile un elenco aggiornato di tutti i centri di trapianto, con dettagliato il numero dei trapianti eseguiti e la qualità del risultato. Questa scelta conferma la volontà di operare nel massiNOTIZIE BREVI 21 mo della trasparenza e consente al paziente di scegliere dove indirizzarsi per farsi trapiantare. Il caso recente degli organi di un donatore HIV positivo, che sono stati trapiantati a tre pazienti, ha riaperto il dibattito sulla sicurezza dei trapianti in Italia. Quale è il suo punto di vista? La sicurezza del trapianto, come di tutte le altre attività mediche, dipende dalla buona organizzazione del sistema. Infatti non è l’uomo il responsabile primo e ultimo degli eventi avversi, ma è un sistema mal disegnato e mal strutturato che facilita il generarsi dell’errore. L’uomo sbaglia perché opera in questo sistema. Ciò che è capi- tato ha messo in evidenza un difetto organizzativo, che consisteva nel fatto che i test erano eseguiti in singolo, senza sussidi elettronici e senza la trasmissione automatica del dato. Purtroppo questa lacuna nel sistema ha generato l’errore. La responsabilità non è quindi del singolo operatore, che spes- so opera in condizioni di stress. Va detto tuttavia che que- 22 “ Quando si produce un errore è necessario condurre una analisi accurata per capire cosa è successo e correggere il sistema za, come è essenziale che gli errori siano segnalati. Ciò naturalmente implica che non possiamo stigmatizzare l’operatore che (in buona fede) ci segnala di avere sbagliato, ciò avrebbe come conseguenza un occultamento dell’errore. Dobbiamo far emergere gli errori per prevenirli. Il nostro ospedale che ruolo ha in Italia? Il nostro ospedale è il centro di coordinamento interregionale del NITp, cioè delle regioni che afferiscono al NITp. In collaborazione con i centri regionali, ha il compito di identificare i donatori, organizzare i trasporti per i prelievi, assegnare gli organi dopo i test di compatibilità, fare le tipizzazioni dei pazienti e gestire le liste d’attesa, oltre ad organizzare, in collaborazione con tutti gli opera- “ tori, protocolli d’azione trasparenti e condivisi. Inoltre il nostro ospedale è una eccellenza chirurgica nel trapianto di rene, fegato e polmone. Alle persone che sono in lista d’attesa cosa si sente di dire? Per ciò che è accaduto negli ultimi 30 anni, il trapianto è diventato una pratica medica e chirurgica ordinaria che ha registrato un miglioramento quantitativo e qualitativo sorprendente. Questo progresso continua giorno dopo giorno grazie a sistemi sempre meglio organizzati e a professionisti sempre più qualificati. Oggi possiamo assicurare a questi pazienti attenzione, qualità e impegno affinché le loro attese si possano soddisfare nel minor tempo possibile con ottimi risultati. intervista di Eloisa Consales Trapianto ‘split’ di polmoni sto drammatico incidente è stato l’unico in 25 anni di attività. Lo scorso 15 dicembre, agli Ospedali Riuniti di Bergamo, è stato eseguito un trapianto record di polmone su un ragazzo di 13 anni affetto da fibrosi cistica, in lista dal gennaio 2006 per un trapianto bipolmonare. L’intervento, il primo in Italia (nel Cosa si può fare per evitare che ciò riaccada? mondo ne sono stati eseguiti solo una ventina a Parigi e a Vienna) ha permesso di utilizzare il polmone di un ragazzino di La gestione dell’errore è molto importante. Quando si produce un errore è necessario condurre una analisi accurata per capire cosa è successo e, se è il caso, correggere il sistema. È quindi indispensabile analizzare ogni passo, ogni momento e valutare dove si è generata la breccia che ha consentito l’ingresso dell’errore. Il ridisegno dei sistemi è una delle operazioni essenziali per la sicurez- 15 anni, troppo grande per il giovane ricevente, dividendolo a metà. Questa tecnica, detta di ‘split’, era stata finora utilizzata NOTIZIE BREVI esclusivamente nel trapianto di fegato. Il polmone sinistro del donatore è stato prelevato e diviso in due parti, il lobo superiore è stato trapiantato al posto del polmone destro del ricevente mentre il lobo inferiore è stato trapiantato a sinistra. Il prelievo e la procedura split sono stati eseguiti dal professor Alessandro Lucianetti, mentre il trapianto è stato effettuato dai professori Michele Colledan e Gregorio Maldini. La tecnica impiegata dice il professor Colledan - rappresenta un’ulteriore frontiera per trapiantare il maggior numero di pazienti, utilizzando al meglio la donazione d’organi e venendo incontro nel contempo alle esigenze dei bambini che faticano a trovare organi di dimensioni adeguate. A quasi quattro mesi dal trapianto le condizioni respiratorie del giovane sono ottime. (c.p.) alimentazione e benessere di Francesca Albani e Emanuela Orsi Mangiar sano in estate Prosegue il nostro appuntamento con i cicli della natura Ciò che noi mangiamo è strettamente legato ai nostri stili di vita (abitudini, lavoro, attività fisica, clima). L’antico detto ‘l’uomo è ciò che mangia’ trova oggi dalla ricerca medica e bio-dietetica sempre più conferme scientifiche. Mangiare bene significa saper consumare alimenti sani e di natura diversa. È consigliabile introdurre ogni giorno almeno uno degli alimenti appartenenti a ciascuno dei principali gruppi alimentari. La stagionalità di certi alimenti, oltre che la varietà, in particolare per frutta e verdura, è uno degli indicatori che meglio ci indirizzano nella scelta del nostro menu. Ma, come sappiamo, molto spesso sulla nostra tavola finiscono prodotti che non sono freschi e che il più delle volte contengono additivi e conservanti. Cerchiamo di evitarli ricorrendo a prodotti di stagione, in particolare frutta e verdura. Ecco una vasta scelta di alimenti che ben si adattano al caldo dell’estate e con i quali potrete inventare piatti sani e gustosi. L’estate ci offre cibi prevalentemente freschi e con un buon contenuto di acqua, proprio per avere sempre una buona idratazione e per far fronte ad una stagione secca. Frutta e verdura d’estate Tra le verdure estive, la melanzana è ricca di acqua e contiene pochi zuccheri, ha proprietà depurative e diuretiche, stimola l’attività del fegato ed è consi- gliata nelle diete per abbassare il colesterolo nel sangue. Il ravanello, ricco di vitamina B, ha proprietà diuretiche e depurative. La zucchina è quasi del tutto priva di calorie, quindi risulta essere particolarmente adatta in caso di dieta, è povera di sale ed è anche rinfrescante e facilmente digeribile. Tutte queste verdure sono composte per il 93,60% da acqua; sono ricche, come gli altri ortaggi, di sali minerali e in particolare di potassio (200 mg per 100 g). Anche gli appartenenti alla famiglia delle leguminose, come fagioli e fagiolini, sono ricchi di sali minerali. Oltre a nutrire e rinfrescare l’apparato gastrointestinale, svolgono una spiccata azione diuretica. Per il buon contenuto di vitamina A, proteine e potassio sono raccomandati nelle malattie cardiache. Il fagiolino ha un basso potere calorico (17 Kcal per 100 g di sostanza) ed è molto ricco di fibra alimentare. Pur essendo una leguminosa la concentrazione di proteine è bassa: ci sono 2,1 g di proteine ogni 100 g di sostanza, contro i 6,4 g dei fagioli freschi, e i 23,6 g dei fagioli secchi. Il fagiolino è, dunque, da considerare un ortaggio piuttosto che un legume. E cosa dire della frutta estiva tanto attesa e protagonista di deliziosi dessert? Ricca di acqua, vitamine e sali minerali contribuisce ad aumentare il grado di idratazione, soprattutto per le persone che tendono a Consigli per mangiare al meglio le verdure > Le foglie degli ortaggi freschi sono crespe e brillanti, le radici sode, lisce, di colore vivo. > Consumare i prodotti subito dopo l’acquisto, perchè le sostanze nutrienti si deteriorano per effetto della luce, dell’aria e del calore. > Per non perdere le vitamine e i sali minerali, non spezzettare troppo la verdura e non lasciarla troppo in ammollo: conviene sciaquarla tre o quattro volte in acqua acidulata con succo di limone o aceto. Non eliminare le foglie esterne dei cespi, a meno che non siano rovinate: sono le più ricche di clorofilla e vitamine. > Il modo migliore per gustare le primizie è mangiarle crude in insalata. consumare pochi liquidi nell’arco della giornata e specialmente nella stagione più calda. Contiene però anche zuccheri semplici che, se consumati in grande quantità, si possono accumulare sotto forma di grassi, quindi attenzione a non eccedere! Il quantitativo giornaliero di frutta consigliato è intorno alle due porzioni, una porzione equivale a 200-205 g. NOTIZIE BREVI 23 Consigli per conservare bene frutta e verdura Calorie per 100 grammi L’ambiente deve essere fresco, frutta e verdura richiedono temperature basse (7-8°C). > Il posto più adatto è il cassetto del frigorifero per i vegetali (la percentuale di umidità è maggiore e garantisce una conservazione ottimale). > Le patate non devono essere conservate in frigorifero, ma in un ambiente fresco e senza luce per evitare la nascita dei germogli. > Quando la frutta è ancora un po’ acerba è meglio lasciarla a temperatura ambiente per completare il processo di maturazione. Melanzane Zucchine Fagioli freschi Fagiolini Ravanello > È importante creare una buona varietà; che può essere consumata ai pasti così come lontano dal pasto, come spuntino. Le albicocche, grazie al buon contenuto di proteine, calcio, potassio e vitamine, presentano un apprezzabile valore nutritivo e dietetico. Inoltre, come tutti i frutti rossi e arancioni contiene vitamina A, un vero toccasana per la pelle e, ora che si va incontro all’estate, anche per l’abbronzatura. Consumata matura è di facile digestione. Il melone, oltre all’elevato conte- nuto in acqua, che ne esalta il potere dissetante, presenta un’alta percentuale di sali minerali e vitamine A e C. In base alla forma ed al colore della buccia, le diverse varietà vengono suddivise in meloni retati, lisci e gialletti. L’anguria contiene una buona quantità di vitamina A, vitamina C e potassio e, grazie all’elevato contenuto di acqua (oltre 95 g per 100 g di prodotto), possiede una notevole capacità dissetante. Questo frutto svolge, Pesche Albicocche Melone Anguria 15 11 144 17 15 27 36 30 15 Kcal Kcal Kcal Kcal Kcal Kcal Kcal Kcal Kcal inoltre, una buona azione diuretica. Pur essendo povera di calorie, la pesca contiene una buona quantità di vitamine: ne basta addirittura una per dare tanta vitamina A e il 10% della vitamina C di cui si ha bisogno ogni giorno per stare bene! Sono, inoltre, ottime stimolanti per l’attività dei reni e dell’intestino, stimolano anche la secrezione dei succhi gastrici che favoriscono di conseguenza la digestione. Allora buona macedonia e arrivederci in autunno! Le vostre ricette estive suggerite da... poche Kcal Gratin di verdure Ingredienti (per 4 persone): 1 melanzana, 3 zucchine, 3 pomodori, 2 fette di pan carrè, erbe aromatiche (timo, pepe, prezzemolo, basilico), olio extravergine di oliva, sale. Giovanna Ubezio Ricoprite una teglia con la carta forno e cospargetela con un cucchiaio di olio extravergine di oliva. Sistematevi le fettine di verdure (melanzane, zucchine e pomodori) disponendole a spirale e alternando i colori. Passate al mixer il pan carré in modo da ottenere del pangrattato non troppo fine che mescolerete con le erbe aromatiche (timo, pepe, prezzemolo e basilico) e il sale. Impastate il composto con 2 cucchiai di olio extravergine di oliva. Sbriciolate sulle verdure quest’impasto di pane e infornate a 200°C per circa 25 minuti. Insalata di frutta Ingredienti (per 4 persone): 1 piccola mezza anguria, 1 piccolo melone, 2 pesche, 2 albicocche, mezzo limone, menta. facile da preparare Dividete il melone e svuotatelo, eliminando i semi e i filamenti centrali, eliminate il più possibile i semi dell’anguria. Scavate con l’apposito attrezzo delle palline di polpa di melone e anguria, tagliate a pezzetti le pesche e le albicocche deponete il tutto in una ciotola. Irrorate la frutta con il succo di mezzo limone, profumate con alcune foglioline di menta fresca. Mettete in frigo a macerare e intanto formate con la mezza anguria una piccola ciotola in cui servire le palline di melone e anguria e i pezzetti di pesche e albicocche. Questa insalata di frutta è un eccellente dessert, ma si può servire anche come antipasto. Mandaci le tue ricette di stagione... Le ricette più valide dal punto di vista nutrizionale saranno pubblicate sul prossimo numero di ‘Brevi’. Scrivete a [email protected] Elia Grando Mattiazzi tempo libero di Annalisa Persia Tanto entusiasmo… da non voler più toccare terra! In una gita al Parco Avventura è facile che accada Una domenica fuori porta può trasformarsi in un giorno speciale, di quelli che ti lasciano entusiasta e che non vedi l’ora di raccontare! Può succedere, quando la giornata in questione la si trascorre in un Parco Avventura. È un’oasi di pace la piccola giungla, in una parola: fantastica! Lontani dai rumori e dai fumi della città, ci si trova immersi nel verde per una entusiasmante esperienza di benessere e di vita. Sospese tra gli alberi a tutte le altezze, ci sono scale, corde, ponti tibetani, reti, cavi, carrucole, insomma tutto quello che serve per percorrere la ‘strada’ senza mai toccare terra. È questo il Parco Avventura, un insieme di percorsi di differente difficoltà, praticabili a seconda delle età e delle possibilità di ciascuno. Percorsi da attraversare, seguiti da personale esperto, in assoluta sicurezza, grazie a equipaggiamenti di protezione, come quelli utilizzati nelle vie ferrate in montagna. Tra le diverse attività che si possono svolgere rigorosamente all’aria aperta, quella del Parco Avventura è sicuramente tra le più complete e stimolanti per il benessere psico-fisico. Il Parco Avventura infatti è il luogo ideale per mettere Informazioni pratiche Tutti i percorsi sono effettuati indossando un equipaggiamento di sicurezza simile a quello usato nelle vie ferrate di montagna: imbragatura, corde con moschettoni (longe) e dissipatore, carrucola, guanti e caschetto. I percorsi variano per difficoltà in modo da permettere a tutti di cimentarsi in questa esperienza. Lo Staff tecnico, durante il primo briefing, insegnerà come usare tutti gli strumenti in modo sicuro e sarà sempre a disposizione per qualunque necessità. L’abbigliamento è di tipo sportivo con scarpe da trekking o da ginnastica. Per chi porta occhiali da vista si consiglia l’uso di un cordino di sicurezza o delle lenti a contatto. Chi invece ha i capelli lunghi dovrà legarli con un elastico per evitare che rimangano impigliati durante i percorsi. NOTIZIE BREVI 25 Informazioni generali Dove Il Parco Avventura Veglio, a poco più di un’ora da Milano, è il luogo ideale per sperimentare una vera giornata sospesi nel verde. Per raggiungerlo: uscita Carisio della A4 (MI/TO), seguire le indicazioni per Cossato e poi per Valle Mosso, da dove cominciano le indicazioni per il Parco Avventura (cartelli marroni). Sul sito web del Parco è possibile scaricare una mappa fotografica dettagliata! Quando Il periodo migliore per svolgere queste attività è in primavera, estate nella prima parte dell'autunno. Il Parco Avventura Veglio è aperto da aprile a novembre tutti i fine settimana e i giorni festivi. Durante il mese di agosto l’apertura è estesa anche ai venerdì e lunedì. Prezzi e convenzioni Le tariffe variano dai 10 ai 23 euro a seconda del numero di percorsi acquistati. I bimbi sotto i 110 cm di altezza pagano 4 euro. Sono previsti sconti per chi al mattino arriva al Parco entro le 11.00. A tutti i donatori del Centro trasfusionale del Policlinico di Milano, muniti di tessera, il Parco Avventura Veglio riserva uno sconto speciale del 15% su ogni biglietto acquistato. Info Sito http://veglio.parcoavventura.it e-mail [email protected] T. 015.706.357 Skype exploringbungee La mappa del parco. alla prova le capacità di concentrazione, equilibrio fisico e mentale, nonché quelle di relazione e di socializzazione. Quando ci si trova sospesi fra gli alberi, su un percorso caratterizzato da ostacoli di difficoltà crescente, si manifesta subito, insieme alle capacità individuali di superare limiti, una forte coesione del gruppo e si sviluppa il senso del mutuo soccorso. Ed ecco che un’esperienza fatta per divertirsi e per fare esercizio fisico diventa opportunità di relazione. Anche tra generazioni diverse! E sì, perché le attività sono davvero praticabili da tutti e permettono di realizzare esperienze significative, vivaci e articolate, nelle quali adulti e bambini sono al centro dell’azione, coinvolti e protagonisti. Ecco perché, al di là dell’aspetto ludico-ricreativo e del contatto con la natura, queste attività possono costituire un vero è proprio programma formativo fuori dagli schemi, in un contesto naturale e rigenerante. Il Parco può essere, per esempio, uno strumento in più, in mano ai genitori, nella gestione della relazione con i loro bambini per attuare quella che viene definita ‘strategia dell’attenzione’. Trovare il modo di far provare ai genitori le stesse esperienze che provano i figli diventa un modo attivo e vitale di scambio e di rafforzamento della relazione. Il gioco, comunemente inteso come svago, in questo contesto è un vivere esperienze comuni ed emozioni condivise. Sono proprio queste che rappresentano la giusta spinta a procedere, restituendo al genitore il compito di trasmettere serenità e fiducia e al bambino quell’attenzione che lo stimola alla sfida. Inoltre, l’ambiente naturale del bosco consente ai genitori, in una ritrovata dimensione umana, di aiutare i bambini a sviluppare le loro abilità e a comprenderli, cogliendo il loro sviluppo emotivo, sensoriale, i loro richiami così come i loro eventuali malesseri fisici ed emotivi. È noto, del resto, quanto lo sport in generale e l’educazione sportiva possano dare in termini di capacità di comunicare, di capacità di accogliere, di integrare nella consapevolezza che, prima della gara, della vittoria e, perché no?!, della sconfitta, c’è la persona. E naturalmente questo vale per tutti, ragazzi e non…più! Si acquisiscono infatti informazioni, si formulano e si condividono azioni comuni per sviluppare competenze e capacità fondamentali, soprattutto, per la maturazione personale. Nel corso delle attività ludiche e motorie svolte in sicurezza sui vari passaggi del percorso, si apprendono in sostanza le regole dello stare insieme, nel rispetto delle forze e delle debolezze presenti in ogni gruppo. Non ultimo si instaura un rapporto corretto e rispettoso con l’ambiente naturale circostante. A prescindere dall’età. In una prospettiva di attenzione all’arricchimento individuale di ciascuno e in un’ottica di benessere psicofisico, nella quale lo sport non è performance, ma attività che accoglie, che ascolta, che accompagna e quindi, in sintesi, una buona ragione per praticarlo valida per tutti, quella del Parco Avventura è molto semplicemente opportunità di un’esperienza unica. Basta poco dopotutto… ma che bella giornata! NOTIZIE BREVI 27 caro ‘Brevi’ ti scrivo Un grazie a voi! Perchè non posso donare? Sono un donatore di sangue dal 1983 e, pur essendo da sempre al corrente della grande professionalità che caratterizza il Centro trasfusionale del Policlinico, e dell’attenzione nei riguardi dei propri donatori, ne ho avuto ulteriore conferma nell’ultimo periodo. In particolare ho riscontrato, nelle persone delle dottoresse Lucci e Cremonesi, una profonda sensibilità e competenza. In occasione di una visita ecografica (EcocolorDoppler) la dottoressa Lucci mi ha riscontrato un aneurisma all’arteria poplitea. In pochissimo tempo ho potuto eseguire una serie di esami più approfonditi. Successivamente sono stato preso in carico dal professor Livio Gabrielli, primario di Chirurgia Vascolare del Policlinico, professionista di straordinaria competenza e umanità. Sono stato operato, e trascorsi pochi giorni dall’intervento ed ormai prossimo alla rimozione dei punti, desidero ringraziare la dottoressa Lucci e la dottoressa Cremonesi che hanno diagnosticato il mio problema, il professor Gabrielli che mi ha operato, e con lui tutta la sua équipe e, non in ultimo, tutte quelle persone del Centro trasfusionale rimaste anonime, ma importanti per la risoluzione della mia situazione. Grazie! Buongiorno ho 24 anni, sono alta 1,50 m e peso 48 kg. Vorrei tanto essere una donatrice di sangue! Ma la mia richiesta è stata rifiutata. Eppure io non sono magra, sono proporzionata, non sono anemica e sono in buona salute. Perchè mi è preclusa questa possibilità? Donato Oppi Da un donatore affezionato... Marco Colli NOTIZIE BREVI Direttore responsabile Girolamo Sirchia Direttore scientifico Anna Parravicini Responsabile editoriale Eloisa Consales Progetto grafico e impaginazione Daniela Graia, Maria Laurora Comitato di redazione Elena Benazzi, Giovanna Cremonesi, Maurizio Marconi, Giorgio Marmiroli, Fernanda Morelati, Paolo Rebulla, Antonietta Villa Hanno collaborato Francesca Albani, Riccardo Batti, Luisa Calcagno, Alessandra Chiarello, Massimo Ghislanzoni, Carla Lucci, Emanuela Orsi, Annalisa Persia, Nicoletta Revelli, Cosimo Santoro, Luca Tafuni, Antonietta Villa, Francesco Zanuso Fotografie Sabrina Berticelli, Claudio Gallone, Daniele Grioni, Maria Laurora Vorrei esprimere i miei complimenti a tutto lo staff del Centro trasfusionale per il bellissimo modo in cui, durante la donazione, assistete noi donatori. L’accoglienza è calorosa già all’ingresso, e continua con il tè che ci viene offerto dai volontari. Il calore ci accompagna poi in tutte le fasi della donazione. Il grazie che le bravissime infermiere mi dicono al termine della donazione è indimenticabile e mi dà sempre una certa emozione e tanta gioia dentro. Vorrei fare ancora qualcosa per voi: inviatemi un po’ del vostro materiale informativo (volantini e promocard), lo lascerò nella mia azienda (STMicroelectronics). L’avevo già fatto l’anno scorso, ma come mi insegnate voi, non basta mai... bisogna allargare la fascia dei donatori e quindi riproviamo anche quest’anno; inoltre se avete promozioni in formato elettronico potrei inoltrarle a tutte le persone che conosco! Vi saluto cordialmente e vi ringrazio ancora. Continuate cosi! A presto. 28 Lettera firmata Gentile signora, il motivo per cui lei non può donare non risiede nella sua salute o come dice lei nella sua ‘magrezza’, ma nel fatto che in Europa esiste una legge che norma le donazioni di sangue: per legge è stabilito che chi pesa meno di 50 kg non possiede i requisiti per poter donare 450 millilitri di sangue (quantità di sangue prelevata per la donazione). Questa legge stabilisce dei parametri generali per una donazione standard. Sarebbe infatti troppo complicato calcolare per ciascun soggetto, in base al peso, la quantità di sangue da prelevare (e relativo anticoagulante). Noi siamo dispiaciuti quanto lei. Il suo desiderio è ugualmente lodevole! Cordiali saluti. Maurizio Marconi Disegni Athos Careghi Pubblicazione trimestrale gratuita dell’Associazione Amici del Policlinico e della Mangiagalli Donatori di Sangue, di ADISCO Sez. Lombarda e del Centro Trasfusionale e di Immunoematologia della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano Copie distribuite: 30.000 Aut. Trib. Milano n. 335 del 4-9-1982 Stampa e fotolito Bine Editore s.r.l. - Milano Copyright del Centro Trasfusionale della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano Editore Tutti i diritti riservati. Vietata la riproduzione anche parziale effettuata con qualsiasi mezzo sia elettronico sia meccanico (compresa fotocopiatura e ogni altro sistema di riproduzione) se non dietro autorizzazione scritta dell’Editore Centro Trasfusionale della Fondazione IRCCS Ospedale Maggiore Policlinico, Mangiagalli e Regina Elena di Milano Editore - via Francesco Sforza, 35 - 20122 Milano scrivete a ‘Brevi’ Redazione Notizie Brevi Centro Trafusionale e di Immunoematologia c/o Padiglione Marangoni via Francesco Sforza 35, 20122 Milano [email protected] parliamo di noi In ricordo di un amico Cade in questo periodo il 10° anniversario della morte del dottor Franco Calori, una figura assai importante per la vita della nostra Associazione e del Centro trasfusionale. Abbiamo chiesto al professor Girolamo Sirchia, suo carissimo amico, un breve ricordo per tutti noi Come vi siete conosciuti? Come è nata la vostra amicizia? Nel luglio 1964 io facevo il medico alle Terme di Vetriolo dove d’estate, per arrotondare il salario, venivo mandato dalla Clinica Medica del Policlinico che aveva una convenzione con le Terme. Franco Calori arrivò a fine mese, da solo e molto provato. Lo visitai e gli consigliai di sottoporsi, per ritemprarsi, a dei bagni termali. Instaurammo la consuetudine di trovarci all’ora di cena per parlare e scambiarci opinioni ed idee. Simpatizzammo subito, scoprendo di avere molte cose in comune. Al termine del suo soggiorno ci lasciammo con l’auspicio di rivederci a Milano. Così fu. Calori era molto cagionevole di salute ed io diventai ben presto il suo medico di fiducia. Si sviluppò così un rapporto professionale ma soprattutto un’amicizia durata oltre 30 anni, fino alla sua morte. Quale ruolo ha avuto il dottor Calori nella creazione della Associazione? Eravamo amici e ci vedevamo spesso. Lo coinvolsi così nel problema del reperimento dei donatori di sangue per il Policlinico. All’epoca non esisteva un Centro trasfusionale dell’ospedale, esisteva solo un centro convenzionato con l’AVIS per la distribuzione dei flaconi di sangue. Io dirigevo un laboratorio di immunoematologia che aveva la funzione di preparare le trasfusioni di sangue per i malati leucemici, rico- verati in Patologia e Semeiotica medica prima, e in Clinica Medica dopo. Avevamo bisogno di trasfondere a questi pazienti, oltre ai globuli rossi, anche le piastrine per evitare l’emorragia cerebrale, una grave complicanza della chemioterapia, che veniva loro somministrata per curare la leucemia. Per preparare le piastrine ci volevano i donatori di sangue. Cominciai a meditare sulla possibilità di creare un gruppo di donatori dedicati all’ospedale. Coinvolsi Calori in questa avventura e costituimmo una Associazione, i cui donatori erano all’inizio i nostri amici. Calori ne redasse lo statuto, contribuì con il suo lavoro e un sostegno economico alla vita stessa dell’Associazione e l’assistette continuamente per 30 anni. Era a conoscenza della sua decisione di lasciare gran parte delle sue ricchezze alla Fondazione ‘Il Sangue’? La Fondazione fu costituita nel 1974 per fornire un supporto economico alla ricerca del Centro trasfusionale, sostenendo le spese per borse di studio, partecipazioni a congressi, acquisto di apparecchiature, ecc. Calori ne divenne prima consigliere quindi presidente, e alla sua morte le destinò, con il suo testamento, gran parte dei suoi beni. Io non sapevo assolutamente niente delle sue così generose intenzioni, non ne avevamo mai parlato e soprattutto non mi sarebbe piaciuto discutere con lui di queste cose durante la grave malattia che lo colpì, la fase più tormentosa della sua vita. In segno di riconoscenza per il suo generoso lascito decisi di intitolargli la nascente Cell Factory. Di cosa si occupa la Cell Factory ‘Franco Calori’? I ricercatori della Cell Factory, in un ambiente totalmente sterile, trasformano le cellule del sangue e le moltiplicano per curare malattie che fino ad oggi non hanno trovato cure adeguate. A titolo d’esempio, le cellule staminali del sangue placentare vengono moltiplicate in vitro e possono essere così utilizzate per ripopolare, dopo la chemioterapia, il midollo di pazienti leucemici adulti, per i quali una unità di sangue placentare non sarebbe sufficiente. Cosa ricorda maggiormente di lui e cosa le manca? Franco Calori è stato il mio più grande amico. Ricordo di lui non solo la sua competenza professionale, ma soprattutto il suo sostegno umano e amicale, particolarmente nei momenti di difficoltà: questo è quello che più mi manca di lui. Quando gli anni passano ci si rende conto sempre di più del bisogno e dell’importanza dei legami veri e autentici. Il mio legame con Franco Calori è stato molto stretto e sincero e la sua morte ha lasciato un grande vuoto. intervista di Eloisa Consales NOTIZIE BREVI 29 parliamo di noi... Un maratoneta taglia il traguardo delle 100 donazioni Aldo Balocchi, consulente del lavoro, sposato con tre figli e maratoneta ha cominciato a donare il sangue nel lontano 1980. Ha voluto così effettuare la sua centesima donazione e allo stesso tempo brindare con tutto il personale della segreteria donatori a questo importante traguardo. Aldo Baldocchi e il personale del Centro brindano alla sua centesima donazione. Una Pasqua golosa In occasione delle festività pasquali, la signora Bea Pistolesi, responsabile dell’ufficio di Pubblica Tutela ha regalato al Centro uno splendido e grandissimo uovo di Pasqua. L’uovo è stato offerto ai donatori e ai volontari. Un grazie alla signora Pistolesi per questo dolce regalo! Il signor Mario Coccimiglio, nostro donatore. Due fratellini molto fortunati di Nicoletta Revelli e Antonietta Villa “Pronto è il laboratorio di immunoematologia del Centro trasfusionale, un bambino ha bisogno del suo aiuto”. Queste sono le nostre parole rivolte ad un donatore della banca di gruppi rari quando dobbiamo intervenire per un neonato o un feto la cui madre ha sviluppato anticorpi contro i gruppi sanguigni delle piastrine, trasmessi al figlio dal padre. Il problema è molto serio in quanto gli anticorpi, passando attraverso la placenta, distruggono le piastrine del feto, il cui numero diminuisce rapidamente, causando morte in utero oppure emorragie cerebrali molto gravi che possono portare ad invalidità permanente. Quando gli anticorpi vengono evidenziati solo alla nascita, il neonato presenta emorragie ed un numero di piastrine molto basso. In entrambi i casi per non creare ulteriori complicazioni, il problema deve essere rapidamente corretto, utilizzando una trasfusione di piastrine idonee in combinazione con la somministrazione di alcuni farmaci. Anche se è spesso difficile identificare in breve tempo donatori con le stesse caratteristiche del neonato abbiamo sempre potuto procedere alla trasfusione solo grazie alla grande disponibilità dei donatori stessi. Uno di loro ha una storia molto particolare. Infatti ha salvato la vita di due fratellini. Il primo è nato alcuni anni fa in un ospedale della Regione Lombardia. Alla sua nascita presentava una grave emorragia e un numero molto basso di piastrine. Le indagini effettuate in quella occasione dimostrarono che causa del problema erano gli anticorpi prodotti dalla madre contro le piastrine del figlio. Poiché il bambino aveva bisogno di essere trasfuso, abbiamo chiamato un nostro donatore, il signor Mario Coccimiglio, per effettuare una piastrinoaferesi che fu subito trasfusa. Questo intervento fu molto efficace e salvò il bambino. Due mesi fa la madre si presentò in un ospedale milanese quasi al termine della gravidanza e le indagini effettuate evidenziarono una grande sofferenza del feto, che richiedeva una immediata trasfusione in utero. Le piastrine compatibili ancora una volta furono quelle del signor Coccimiglio che prontamente rispose all’appello salvando la situazione. Ma si sa che i bambini fanno quello che vogliono e 15 giorni dopo, improvvisamente, questo bambino decise di venire al mondo. Nonostante la recente trasfusione in utero, il bambino presentava un basso conteggio di piastrine. I medici stabilirono quindi di procedere ad una ulteriore trasfusione. Prontamente, ancora una volta, intervenne il signor Mario Coccimiglio, le cui piastrine riportarono il bambino ad una condizione di normalità. Si ricordano di noi Un grazie sentito alla signora Nadia Carriero e al signor Mario Cozza per la generosità della loro congiunta, signora Maria Donnetti, che nel suo testamento ha pensato all’Associazione, contribuendo con il suo gesto allo sviluppo della ricerca e al miglioramento dell’assistenza. 30 NOTIZIE BREVI Questo è solo uno dei casi che si verificano nel nostro laboratorio. Molte volte le richieste ci giungono improvvise, spesso nelle giornate di venerdì o di sabato, e siamo costretti a convocare i donatori negli orari più strani, anche a sera tardi, programmando una procedura per il giorno stesso o per la mattina successiva. Ma abbiamo sempre potuto contare sulla infinita disponibilità e partecipazione dei nostri donatori. Questi donatori ci chiamano il giorno dopo per informarsi dell’esito della trasfusione e delle condizioni di salute del paziente. Un grazie di cuore a tutti loro anche da parte dei bambini che hanno salvato e che senza queste trasfusioni non avrebbero mai potuto sorridere. Buone vacanze con i consigli brevi Arriva il gran caldo e l’epidemiologia ci dice che gli anziani sono fra le persone più a rischio. Negli anziani lo stimolo della sete spesso diminuisce e ciò comporta l’aumento del rischio di disidratazione; l’adattamento alla temperatura esterna, attraverso i normali processi di raffreddamento corporeo, è più difficoltoso. Inoltre la dilatazione dei vasi sanguigni periferici, derivante dalla reazione all’aumento della temperatura, può comportare problemi per il cuore e per la circolazione. Allo stesso modo i neonati e i bambini molto piccoli, che come gli anziani hanno un imperfetto funzionamento della termoregolazione, a temperature ambientali elevate possono più facilmente manifestare sintomi di ipertermia (innalzamento della temperatura) con tutto ciò che ne consegue in termini di salute. Vi sono inoltre persone affette da particolari patologie, come il diabete, l’ipertensione, le patologie cardiovascolari e respiratorie che sono fortemente a rischio di scompensi se esposte al caldo e al sole estivo. Di seguito i consigli dal Ministero della Salute rivolti ai più deboli, ma utili per tutti, per limitare il disagio del caldo estivo: 1. Bere di più, in particolare acqua, senza aspettare di avere sete. Se il medico, in presenza di particolari patologie, ha consigliato di limitare la quantità di liquidi da bere, chiedere indicazioni su quanto si può bere e sui sali minerali da assumere o meno (come quelli contenuti nelle bevande per lo sport). Non bere liquidi che contengano alcool, caffeina, né grandi quantità di bevande zuccherate: bibite che causano la perdita di più fluidi corporei. Non bere liquidi troppo freddi. 2. Stare in casa o in zone ombreggiate e fresche e, se possibile, in ambienti condizionati nelle ore di maggiore insolazione (tra le 11.00 e le 15.00), limitare le uscite alle ore mattutine e serali. 3. Ventilare l’abitazione durante le ore più calde del giorno o se possibile usare il condizionatore. I ventilatori possono fornire refrigerio ma è opportuno non farne uso eccessivo in quanto aumentano la disidratazione e il bisogno di acqua in soggetti come gli anziani che non hanno la percezione della sete. 4. Nelle ore più calde, se non si ha un condizionatore in casa, fare docce e bagni extra o recarsi in luoghi vicini in cui vi sia l’aria condizionata (come centri commerciali, biblioteche, ecc). 5. Indossare abiti leggeri, di colore chiaro, non aderenti per permettere la circolazione dell’aria sul corpo. 6. Evitare esercizi fisici non necessari all’aperto o in luoghi non condizionati. 7. Evitare l’esposizione al sole diretto, se inevitabile mitigare l’effetto con cappelli leggeri a tesa larga o parasole, occhiali da sole, usando filtri solari con protezioni ad ampio spettro. 8. Preferire pasti leggeri e fare attenzione all’opportuna conservazione dei cibi. 9. Non sostare in automobili ferme al sole, né lasciare mai persone, specialmente bambini o anziani, né animali domestici in auto o altri veicoli chiusi. 10. Telefonare all’autorità sanitaria locale o al Comune per conoscere i servizi a cui ci si può rivolgere in caso di necessità e per saper se e dove, nelle vicinanze dell’abitazione vi sono appositi luoghi per il sollievo dal caldo. (e.c.) Arriva l’estate! I pericoli del sole sono in agguato di Massimo Ghislanzoni Non è necessario rinunciare alla tintarella. Una corretta esposizione, se attuata sulla base di fototipo e sensibilità al sole, che vengono definiti dallo specialista dermatologo, limita i danni da sole e prolunga l’abbronzatura. Abbiamo quindi chiesto al dottor Ghislanzoni, dermatologo presso il nostro ospedale, qualche notizia in più sui fattori di protezione, sull’uso dei carotenoidi e sulla fototerapia, per prendere il sole in sicurezza Classificazione SPF Il fattore di protezione di uno schermante solare, indicato come SPF (Sun Protection Factor), di raggi UVB indica la capacità di filtrare le radiazioni solari di tipo UVB, le maggiori responsabili di eritemi Ultra alta 50+ solari. Il valore dell’SPF viene calcolato in base alla capacità del prodotto di proteggere la pelle dalle radiazioni solari, limitando la comparsa dell’eritema. Altissima 30-50 A differenza degli UVB, non esiste un metodo standardizzato per il calcolo dell’indice di protezione Alta 15-25 nei confronti degli UVA, i principali responsabili del fotoinvecchiamento, questo perché gli UVA non Moderata 8-12 inducono eritema, ed è difficile quindi stabilire la capacità protettiva del prodotto. Bassa 2-6 In genere comunque la protezione UVA è coerente con la protezione UVB ed è fondamentale che un prodotto solare conferisca protezione sia nei confronti degli UVB che degli UVA. I carotenoidi (carotene) sono sostanze naturali contenute nelle piante che agiscono sia come filtro sui raggi UV, che come inibitori dei radicali liberi, prodotti dalla pelle esposta ai raggi solari e tra i responsabili della fotocarcinogenesi (tumori) indotti da raggi UV. Alle dosi terapeutiche non sembrano tossici e il loro effetto collaterale si limita a una pigmentazione giallastra della pelle esteticamente ben accettata. Sono sostanze che vanno assunte circa un mese prima dell’esposizione solare per consentirne l’accumulo nella pelle, ma non servono per stimolare la produzione della melanina, quindi vanno sempre associate alle creme solari. Fototerapia con lampade UV. La fototerapia aumenta le naturali difese della pelle dai raggi UV tramite l’aumento della pigmentazione cutanea e lo spessore della pelle. Esporsi a lampade abbronzanti UVA, prima dell’esposizione al sole, però, non evita le spiacevoli ‘scottature’. Il fattore di protezione acquisito con l’abbronzatura artificiale è piuttosto modesto, in quanto i raggi UVA delle lampade non sono efficaci come gli UVB delle radiazioni solari nell’indurre una pigmentazione cutanea che fornisca adeguata protezione dai raggi del sole. Inoltre i raggi UVA non fanno aumentare lo spessore della pelle e quindi viene a mancare la protezione naturale. tabupr.com estate 2007 Quando tutti lasciano la città per andare in vacanza, tra luglio e agosto, il sangue donato per le trasfusioni diminuisce drasticamente e il nostro Centro ha più sete. Prima di partire vieni a donare. Ti aspettiamo al Padiglione Marangoni in via Francesco Sforza 35 a Milano dal lunedì al sabato dalle ore 8.00 alle 14.00. Per prenotare, e per sapere se puoi donare, chiama il numero 02.5503.4112 oppure visita il sito www.donatorisangue.org Associazione Amici del Policlinico e della Mangiagalli Donatori di Sangue