Corso di laurea in Scienze e Tecnologie Agrarie a.a. 2000/2001 Corso di “Alimentazione dei monogastrici” (Prof. Bruno Ronchi) Manuale di Alimentazione del cavallo A cura di: - Paolini Silvia - Rispoli Riccardo - Salvatelli Fabrizio - Tomassini Federica 1 PREMESSA. Il presente manuale intende affrontare il tema della nutrizione e dell’alimentazione del cavallo per le diverse finalità di allevamento e di utilizzo. È rivolto a tecnici e ad allevatori che operano nell’allevamento del cavallo e intende offrire uno strumento di facile consultazione per comprendere i principi teorici e le basi pratiche del razionamento del cavallo. Il lavoro si compone di schede, ognuna delle quali offre una trattazione schematica, puntualizzando gli aspetti ritenuti di maggiore importanza pratica. Il progetto di manuale scaturisce da un percorso didattico seguito dagli studenti ad indirizzo zootecnico della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi della Tuscia nell’anno accademico 2000-2001. 2 SISTEMI DI ALLEVAMENTO DEL CAVALLO ESTENSIVO COMPONENTI DESCRIZIONE Area Zone montane e/o collinari di allevamento Ampiezza 10 –50 fattrici dell’allevamento 1-2 stalloni Tipo genetico TPR, Avelignese, Bardigiano Indirizzo Carne produttivo Prodotto Puledro di sei o otto mesi. Se macellato a più di dodici mesi standard rientra nella categoria equino adulto. Parametri In questo ultimo caso il rapporto tra i sessi è in genere pari a demografici 1: 15-20. Il primo parto si ha intorno ai quattro anni. Le femmine restano in allevamento al massimo per 15-18 anni. Mortalità pari a circa il 20%. Tecnica di riproduzione Fecondazione artificiale, sia con seme fresco che congelato. Nel pesante solo fresco. Monta naturale. Strutture di allevamento Recinti. Spesso sono presenti anche dei recinti più piccoli dove sono tenute le cavalle prossime al parto (sorta di boxtravaglio). Paddock per lo stallone se presente. Miglioramento Mirato a migliorare l’attitudine materna e gli incrementi genetico ponderali. Si fanno incroci con razze tipo Bretone. Alimentazione Pascolo; fieno nel periodo invernale e piccole quantità di concentrati. Gestione Vaccinazioni contro la rinopolmonite e il tetano. La sanitaria rinopolmonite è pericolosa perché si manifesta nell’ultimo Malattie più frequenti Profilassi periodo di gravidanza provocando aborto. Trattamenti antiparassitari due volte/anno. Coliche. Metrite contagiosa. Rogna, micosi. Addestramento Elementare Competenze Non molto elevate tecniche necessarie 3 SEMIESTENSIVO COMPONENTI DESCRIZIONE Area Aree marginali e agronomicamente avvantaggiate. di allevamento Tipo genetico Maremmano, cavallo sportivo, tutte le razze Indirizzo Prestazioni sportive o carne. produttivo Prodotto Diverse categorie animali vengono vendute. standard I puledri sono in genere venduti prima della doma. Parametri demografici Tecnica di Monta naturale, effettuata nei centri di monta di Stalle per la stabulazione e recinti esterni dettati dalla razza. riproduzione Strutture allevamento Miglioramento Mirato in funzione della razza e della disciplina sportiva genetico Alimentazione Controllata. Pascolo, foraggi, fieni e concentrati. Si usano mangimi commerciali, fioccati di orzo, mais, favino Gestione Vaccinazioni contro la rinopolmonite e il tetano. La sanitaria rinopolmonite è pericolosa perché si manifesta nell’ultimo Malattie frequenti Profilassi Competenze più periodo di gravidanza provocando aborto. Trattamenti antiparassitari due volte/anno. Coliche. Metrite contagiosa. Rogna, micosi. Non molto elevate tecniche necessarie 4 INTENSIVO COMPONENTI DESCRIZIONE Area Agronomicamente avvantaggiate di allevamento Tipo genetico Purosangue, Sella Italiano, Trotter, Arabi, Quarter, … Indirizzo Prestazioni sportive produttiv Prodotto Si vendono i puledri o entro i due mesi o a tre anni (dopo standard aver conseguito il premio allevamento!) per conseguire un maggior reddito. Parametri demografici Tecnica di riproduzione Monta naturale o fecondazione artificiale utilizzando il seme dello stallone aziendale (per evitare problemi sanitari). Sono presenti dei piani di accoppiamento. Strutture allevamento di Box individuali per fattrici, paddocks per puledri, strutture per l’addestramento (pista per i purosangue, quadrato per gli ostacoli) Alimentazione Valutazione dell’adeguatezza dei piani alimentari in rapporto alle specifiche esigenze in modo da creare un’alimentazione razionata individuale. Il pascolo è più una ginnastica funzionale che una fonte di alimentazione Gestione Traumi e coliche sono molto frequenti. Forme respiratorie, sanitaria carenze vitaminiche Competenze Importante la presenza di un bravo addestratore in tecniche allevamento. necessarie 5 FISIOLOGIA DELL’APPARATO DIGERENTE CON RICHIAMI DI ANATOMIA. PRENSIONE L’inizio della digestione si può dire sia caratterizzato esclusivamente da eventi meccanici consistenti nell’assunzione dell’alimento, nella sua masticazione e nella deglutizione del bolo. Nel cavallo le labbra, estremamente mobili e sensibili, rappresentano le strutture prensili principali. Al pascolo il cavallo retrae le labbra permettendo ai robusti incisivi di tranciare l’erba,; che poi la lingua conduce sotto le arcate molari. MASTICAZIONE Essa avviene attraverso un processo meccanico, durante il quale il cibo è sminuzzato e inumidito; la funzione principale è quella di frantumare gli alimenti per prepararli alla digestione gastrica. Nel cavallo la masticazione è prolungata e laboriosa (70/80 atti al minuto) ed è determinata prevalentemente dall’azione dei denti molari. La triturazione degli alimenti è resa possibile dai denti ma anche dai processi di insalivazione; la sua funzione principale è quella di diluire il cibo permettendo la deglutizione e una migliore digestione gastrica. Mediamente nel cavallo vengono secreti 40 litri al giorno di saliva. Tale quantità è molto variabile; con l’aumentare dell’umidità degli alimenti la masticazione si abbrevia e dunque la secrezione è minore. DEGLUTIZIONE E’ l’atto mediante il quale il bolo alimentare passa dalla bocca, attraverso faringe (nel cavallo il grosso sviluppo del velo pendulo impedisce la respirazione boccale ed il vomito) ed esofago, direttamente nello stomaco. DIGESTIONE GASTRICA Negli equidi lo stomaca si presenta sacciforme. Comunica cranialmente con l’ esofago attraverso il cardias e caudalmente con l’intestino attraverso il piloro. Ha una capacità molto limitata (15-18 litri) in rapporto alla mole dell’animale. Scarsa è l’attività digestiva, specie se la razione è concentrata in pochi pasti (1-2). Nello stomaco del cavallo viene parzialmente degradata solo l’ultima parte ingerita. Nonostante la rapidità di transito, gli alimenti vengono sottoposti ad azioni meccaniche, enzimatiche e fermentative. L’azione meccanica facilita, seppur in misura limitata, l’ulteriore riduzione delle particelle alimentari in modo da favorire la successiva digestione intestinale. 6 L’azione enzimatica è dovuta in gran parte all’attività delle ghiandole annesse alla mucosa; esse secernono, oltre all’acido cloridrico, anche alcuni enzimi. Tra questi ultimi i principali sono la pepsina, la lipasi gastrica e la chimosina. La pepsina inizia la degradazione delle proteine; la lipasi gastrica interviene nella digestione dei grassi, anche se a questo livello ha scarsa importanza, mentre la chimosina, presente in grandi quantità soprattutto nel puledro, determina la precipitazione della caseina, facilitando la digestione del latte. In conclusione, i processi digestivi che si realizzano nello stomaco ad opera degli enzimi del succo gastrico interessano esclusivamente o quasi i substrati proteici. Si realizzano, inoltre, grazie all’azione di enzimi amilolitici presenti negli stessi alimenti ingeriti o di microorganismi (l’azione fermentativa è dovuta alla presenza di lattobacilli nella regione fundica: ciò determina una fermentazione seppur breve e parziale dei glucidi presenti, soprattutto degli zuccheri solubili)capaci di intaccare gli idrati di carbonio più o meno complessi, con formazione di AGV quali lattico e butirrico in modo particolare. Da quanto detto finora, risulta chiaro come diversi siano i fattori che influenzano la digestione degli alimenti a livello gastrico. Da un lato si deve tener conto della durata della masticazione e della natura fisico-chimica degli alimenti spesso accompagnati a fenomeni di ordine psichico relativi al rispetto degli orari dei pasti ed alla tranquillità dell’ambiente. La suddivisione della razione in più pasti (anche 34), è condizione fondamentale per una buona tenuta dell’animale. DIGESTIONE INTESTINALE L’intestino tenue fa seguito allo stomaco a livello del piloro e termina in corrispondenza della giunzione ileo-ciecale. L’intestino tenue si compone di tre parti: duodeno, digiuno, ileo. L’elemento strutturale caratteristico dell’intestino tenue è costituito dalla presenza di numerosissimi rilievi, i villi intestinali, che aumentando la superficie di contatto con i prodotti della degradazione enzimatica, facilitando l’assorbimento degli elementi nutritivi. Il chimo acido contiene materiale proteico parzialmente digerito, carboidrati in parte intaccati dalla diastasi salivare e lipidi praticamente immodificati dalla digestione gastrica. Passando nell’intestino tenue il chimo si mescola con il succo pancreatico, con la bile (prodotta dal fegato) e con il succo enterico (prodotto dal pancreas), che con i loro corredi enzimatici completano l’azione digestiva dei prodotti componenti del chimo, riducendoli a strutture elementari assorbibili attraverso la mucosa intestinale. L’insieme dei processi demolitivi, operati collettivamente dagli enzimi contenuti nei secreti precitati, costituisce la fase terminale della digestione enzimatica. 7 Il tratto del tubo digerente che fa seguito all’intestino tenue presenta diametro superiore a quest’ultimo e viene perciò denominato intestino crasso o grosso intestino. Si compone di tre parti: cieco, colon e retto, cui segue un breve tratto, il canale anale, che si apre all’esterno mediante l’ano. Il materiale alimentare sfuggito ai processi enzimatici in sede gastrica ed intestinale, verrà sottoposto a successivi processi fermentativi a livello dell’intestino crasso che ne consentiranno un ulteriore utilizzo. Quanto di indigerito o di indigeribile residua, verrà eliminato con le feci TAB. 1 – Lunghezza e capacità medie dei diversi segmenti del canale digerente del cavallo. Lunghezza (m) Stomaco Capacità (l) 15-18 Duodeno 1 Digiuno-ileo Oltre 20 Cieco 1 30-35 Grande colon 3-4 80-90 Piccolo colon 3 Piccolo colon-retto Totale 64 15 30 200-220 8 VALUTAZIONE DELLO STATO DI BENESSERE E DI SALUTE. La valutazione dello stato di benessere e di salute dell’animale è importante in quanto alla base del razionamento e allo stesso tempo è una valutazione globale che caratterizza lo “stato di ingrassamento” del cavallo. È importante stimarlo, quindi, perché può essere della qualità del razionamento e dello stato delle riserve del corpo. Il BCS (body condition score) è utilizzato in molte specie animali in modo da avere a disposizione una guida per valutare il livello di adeguatezza della dieta e il livello di ingestione di cibo da parte dell’animale. Questo punteggio potrà essere utilizzato congiuntamente allo stato fisiologico e al peso corporeo del cavallo. Esso può essere apprezzato a “colpo d’occhio”, ma ciò richiede esperienza. Può essere stimato per “maneggiamento” palpando a livello della regione della groppa e della regione a posta fra la 10 e la 14 a costola. Una descrizione del BCS per i cavalli può essere la seguente: 1. DEPERITO: animale estremamente emaciato con processi spinosi, costole, tuberosità ischiatica prominenti e sporgenti; struttura ossea, garrese, spalla piuttosto esili e facilmente visibili, tessuto grasso assente. 2. MOLTO MAGRO: animale emaciato, magro, con poco grasso di copertura alla base dei processi spinosi e intorno alle vertebre lombari; processi spinosi, costole, tuberosità ischiatica prominenti; garrese e spalla e strutture confusamente distinguibili. 3. MAGRO: grasso di costituzione a metà dei processi spinosi, processi trasversi non individuabili, poco grasso di copertura sulle costole, processi spinosi e costole poco individuabili e non visibili 4. MODERATAMENTE MAGRO: Una leggera cresta corre lungo il posteriore; le costole sono scarsamente evidenziabili; la prominenza dell’attacco della coda dipende dalla conformazione, ma vi può essere anche un deposito di grasso intorno a questa zona; la tuberosità ischiatica non è distinguibile ; il garrese, le palle e il collo non sono snelli. 5. OTTIMALE: Il posteriore è piatto (non vi sono creste o pieghe); le costole non sono visivamente distinguibili, ma facilmente identificabili alla palpazione, il grasso attorno all’attacco della coda comincia a diventare spugnoso; il garrese appare arrotondato sui processi spinosi; le spalle ed il collo sono armonicamente attaccati al corpo. 9 6. MODERATAMENTE GRASSO: può avere una leggera piega sotto il posteriore; il grasso sopra le spalle è spugnoso; quello intorno alla coda soffice, il deposito di grasso inizia anche lateralmente al garrese, dietro le spalle il collo è armonicamente attaccato al corpo. 7. GRASSO: può avere una cresta (piega) al di sotto del posteriore; le singole costole possono essere palpate, ma si avverte un deposito di grasso tra di esse; il grasso si trova depositato sul garrese, dietro le spalle, e lungo il collo. 8. MOLTO GRASSO: vi è una piega sotto il posteriore; è difficile sentire le costole, il grasso intorno alla coda è molto soffice; l’area lingo il garrese è ricoperta di grasso, così come quella dietro alle spalle; è visibile l’ispessimento del collo; il grasso si deposita all’interno delle cosce. 9. OBESO: vi è una piega molto evidente sotto il posteriore; del grasso non uniforme si evidenzia sulle costole; l’attacco della coda è rigonfio di grasso, così come lungo il garrese, dietro le spalle e lungo il collo; il grasso all’interno delle cosce le fa sfregare insieme; i fianchi sono ricoperti di grasso. In aggiunta al BCS ci sono altri indicatori, che possono aiutare a valutare lo stato di salute del cavallo aiutandoci a trovare una buona via per stabilire uno standard. Comportamento, stato di allerta e attenzione. Normalmente anche la masticazione può aiutarci a capire lo stato di salute. Infatti normalmente deve infatti avvenire su entrambi i lati. Assunzione di alimenti: L’animale deve mangiare con entusiasmo. È importante anche il rapporto tra solidi e liquidi ingeriti. Un’assunzione elevata di liquidi a scapito di alimenti solidi può essere un segnale di stato febbrile. Stato degli occhi: aperti, chiari, privi di lacrimazione continua, vitrei smorti. Stato del mantello e sua lucentezza: il mantello è uno dei migliori indicatori della salute del cavallo. Riflette infatti una buona nutrizione e una condizione di salute ottimale. Stato delle mucose congiuntivali: il colore deve essere roseo. Se pallide o giallastre devono mettere in allarme. Urinazione e defecazione: normalmente le feci non devono cereali indigeriti e non devono essere troppo liquide. Devono quindi avere la caratteristica forma a palla. Le urine devono avere colore giallo paglierino prive di torbidità e tracce di sangue. Temperatura corporea: la normale temperatura dei cavalli varia da 37,2-37,8°. Le temperature ambientali, l’esercizio o la disidratazione possono incrementarle di 2-3 gradi. Respiro: l’andamento respiratorio normale di un adulto a riposo varia da 8 a 16 respiri al minuto. L’esercizio, l’attività fisica, le condizioni ambientali incrementano la velocità respiratoria. Polso: la normale velocità cardiaca di un cavallo adulto a riposo è compresa tra i 32 e i 48 battiti al minuto. Questa varierà con l’età, le condizioni ambientali, l’attività fisica e il livello di eccitazione. 10 I FABBISOGNI NUTRIZIONALI DEI CAVALLI. I fabbisogni nutrizionali corrispondono in genere ai consumi fisiologici e comprendono i fabbisogni di : Mantenimento, sono legati ai consumi della vita degli animali in condizioni normali di allevamento (senza variazioni di peso e stato corporeo). Funzioni vitali (respirazioni, circolazione sanguigna, secrezione…), attività cellulari, rinnovamento dei tessuti, ingestione e digestione degli alimenti, escrezione dei residui tossici, termoregolazione… In generale i bisogni aumentano all’aumentare del peso vivo dell’animale. Esiste una notevole variazione fra gli animali secondo il sesso, la razza ed il temperamento. Produzione, dipendono dalla natura e dall’intensità della produzione: lavoro muscolare, formazione del feto, produzione di latte, accrescimento, ingrasso. Totali, corrispondenti alla somma dei fabbisogni di mantenimento e produzione. Consideriamo ora la natura dei bisogni: Energia: è indispensabile per il funzionamento dell’organismo, il lavoro muscolare, l’elaborazione del latte e dei tessuti e delle produzioni animali. Sostanze azotate: sono apportate all’organismo sotto forma di amminoacidi necessari al funzionamento dello stesso e alla sintesi delle proteine prodotte con il latte o fissate nell’organismo in accrescimento. Minerali: i macroelementi (P, Ca, Na, Mg) costituenti dei tessuti e gli oligoelementi (Fe, Cu, Co, Mn, Zn, I, Se…..), presenti solo in tracce, indispensabili al funzionamento dell’organismo. Vitamine: sono necessarie al mantenimento dell’attività cellulare. Classificate in liposolubili (A, D, E, K) e idrosolubili (C e gruppo B). Acqua: rappresenta in media il 70% della massa corporea; è necessaria per le reazioni chimiche nelle cellule e per gli scambi intracellulari dei tessuti per la termoregolazione, per l’escrezione dei composti tossici attraverso le urine 11 FABBISOGNI DI ACQUA. Di regola l’acqua non viene considerata fra i principi alimentari forse per la mancanza di un contenuto energetico o per il costo basso rispetto agli altri componenti della dieta alimentare. Non bisogna però dimenticare che l‘acqua è un nutriente come i carboidrati, le proteine, le vitamine … e che costituisce circa il 65-72% del grasso libero del cavallo! Una adeguata assunzione di acqua di buona qualità e accettabilità è fondamentale per il cavallo. È quindi importante assicurarsi che sia disponibile, sempre e per tutti gli animali, acqua con buone caratteristiche, perché il cavallo beva volentieri. L’unica eccezione è dopo l’esercizio fisico; in questo caso il cavallo deve prima raffreddarsi, dopo di che potrà bere a volontà. Infatti l’assunzione di acqua fredda da parte di un cavallo accaldato per l’esercizio fisico, può determinare coliche e collassi. Tuttavia appena e durante una prolungata attività fisica, il cavallo dovrebbe essere portato a bere il più spesso possibile e farlo abbeverare quanto desidera. La quantità di acqua assunta da un cavallo a riposo in un ambiente temperato o fresco è, alimentato con foraggio secco varia da 25 a 70 ml/kg/die. L’acqua ingerita varia in funzione della quantità di alimento consumato, del tipo e dalla qualità dell’alimento, della temperatura e dell’umidità ambientale, dello stato fisiologico e di salute dell’animale, della sua attività fisica, dalla qualità dell’acqua disponibile e dalla facilità di accesso all’abbeveratoio. Un’assunzione idrica inadeguata ha conseguenze molto gravi per la salute dell’animale. La prima evidente conseguenza di un’adeguata assunzione di acqua è la diminuzione dell’ingestione di sostanza secca, seguita da ridotta attività ed efficienza fisica. Una carenza idrica aumenta il rischio di costipazioni e coliche intestinali oltre alla disidratazione. Il parametro più indicativo per definire la qualità dell’acqua, è quello relativo alla quantità totale di solidi disciolti (TDS), pari alla somma delle concentrazioni di tutte le sostanze che si trovano disciolte nell’acqua. Il termine salinità viene spesso usato come sinonimo. Un valore pari a 6500 ppm è considerato il limite soglia superiore per la qualità dell’acqua destinata ai cavalli. 12 Una guida per identificare l’idoneità dell’acqua al consumo zootecnico. TDS(ppm) a Idoneità ed effetti Soddisfacente per tutti gli animali. Può 1000 – 3000 causare una diarrea leggera e temporanea in soggetti non abituati, ma senza compromettere la loro salute o le performances. Dovrebbe essere soddisfacente per gli 3000 – 5000 animali, anche se può determinare diarrea temporanea o essere rifiutata inizialmente dagli animali non abituati. Deve essere impiegata con una certa 5000 – 7000 attenzione. Avvicinandosi al limite più alto è bene evitare il suo consumo alle femmine gravide o in lattazione. Vi possono essere seri rischi se consumata da femmine gravide, in 7000 – 10000 lattazione o da giovani animali sottoposti a stress da caldo o perdite idriche. Altri soggetti possono abituarsi al consumo per periodi anche relativamente lunghi. Non è adatta ad essere utilizzata per Oltre 10000 nessun animale e in nessuna condizione. a solidi totali disciolti, sali solubili totali, salinità dell’acqua espressa in ppm o mg/l. Il National Research Council del 1989 ha consigliato questi valori come limiti per alcuni minerali contenuti nelle acque per cavalli: Arsenico 0.2 mg/l Rame 0.5 mg/l Fluoruro 2 mg/l Piombo 0.1 mg/l Nitrati 100 mg/l Anche il pH influenza l’ingestione di acqua. Un pH fra 6.5 e 8.5 è considerato normale. I cavalli sono sensibili alle contaminazioni dell’acqua e, se l’acqua è contaminata l’ingestione risulta fortemente ridotta. 13 L’acqua destinati ai cavalli deve essere potabile. È importante fare annualmente alcune analisi per vedere i livelli dei solidi solubili, dei coliformi totali e il livello di alcuni minerali. 14 Consumo d’acqua di bevanda del cavallo: acqua totale ingerita per kg di sostanza secca e per kg di peso vivo ad una temperatura ambiente di 15°C. (da Martin- Rosset) Stato Tipo di regime fisiologico Kg acqua * kg SS Kg acqua *giorno ingerita e * 100 kg peso vivo Cavallo in crescita a riposo Regime misto 1 ( ): Da 3 a 3.5 Da 5 a 6 Da 3.5 a 4 Da 6 a 7 4.5 Da 10 a 11 4 Da 9 a 10 Da 3 a 4 Da 6 a 7 4 Da 8 a 9 Da 4.5 a 5 Da 9.5 a 10.5 foraggio+ concentrato Giumenta inizio gestazione Regime essenzialmente a base di foraggi Giumenta inizio Regime misto 1 lattazione ( ): foraggio + concentrato Giumenta fine lattazione Regime essenzialmente a base di foraggi Cavallo lavoro Regime misto 1 leggero ( ): foraggio + concentrato Cavallo lavoro Regime misto 1 medio ( ): foraggio + concentrato Cavallo intenso lavoro Regime misto 1 ( ): foraggio + concentrato 1 ( ) regime comprensivo di almeno 15-20% di alimento concentrato. 15 FABBISOGNI DI MINERALI E VITAMINE. Calcio e Fosforo. Le carenze o gli eccessi di Ca e P nella dieta comportano depositi o mobilizzazioni eccessive di questi minerali nelle ossa, causando malattie scheletriche. Numerose sostanze nella dieta possono diminuire l’assorbimento sia di Ca che di P, sebbene gli apporti derivanti dalla razione risultino sufficienti. Il P in eccesso nella dieta in qualsiasi forma blocca il Ca, prevenendo il suo assorbimento. Al contrario l’eccesso di Ca nella dieta ha pochi effetti sull’assorbimento del P, in quanto il Ca è assorbito nel piccolo intestino e il P nel grosso. Il rapporto Ca : P nel cavallo adulto varia da 0.8: 1 a 8:1; nel cavallo in crescita da 0.8:1 a 3:1. Più che il rapporto sono però importanti le sufficienti quantità di entrambi. Gli eccessi di Ca provocano eccessiva secrezioni dell’ormone Calcitonina, inibizione della conversione della cartilagine in osso e inibizione del riassorbimento di Ca nelle ossa con conseguente osteocondrosi e predisposizione alle fratture. L’eccesso di Ca riduce inoltre l’assorbimento di Zn, Mn e Fe. Eccessi di P si verificano usando molta crusca o con integratori alimentari. Diete con alti contenuti di granella di cereali creano problemi non tanto per il P in eccesso quanto per a carenza di Ca in quanto provoca una elevata presenza di ossalati che bloccano l’assorbimento del Ca e determinano gastroenteriti e diarree. In fase di accrescimento, invece, con carenze di questi minerali si riscontrano deformazioni delle ossa facciali, zoppie e fratture. Cloruro di Sodio. Esiste una grande variabilità nel consumo volontario di NaCl. I cavalli tollerano alti livelli di sale a patto che abbiano a disposizione sufficiente acqua contenente sostanze non saline. La tossicosi da sale si manifesta come il risultato di: 1. Cavalli che bevono acqua salata (1% o più in concentrazione di Na) 2. Somministrazione a cavalli avidi di sale 3. Inclusione del 2% o più di sale nella dieta, senza che ci sia disponibilità di acqua. 16 Eccessi di NaCl provocano diarrea, coliche, orinazione frequente, spossatezza, barcollamenti, paralisi agli arti posteriori, prostrazione e morte. Carenze di Na, per contro, causano riduzione della produzione di latte e diminuzione della sudorazione (con conseguente aumento della temperatura). L’animale manifesta la tendenza a leccare materiali contenenti Na. Perdita di peso, debolezza e disidratazione per riduzione dell’ingestione di acqua. Potassio. Le carenze di potassio si manifestano con alimentazione ricca di graminacee, attività sportiva intensa, caldo. Ciò provoca affaticamento, debolezza, nervosismo, minor consumo di cibo ed acqua, con conseguente perdita di peso. Selenio Selenio e vitamina E funzionano sinergicamente. I fabbisogni di tali elementi dipendono dalla disponibilità di sostanze antiossidanti presenti nella dieta. Esistono sei casi generali di carenze di selenio/vitamina E in relazione agli organi o ai tessuti più colpiti. Questi sono: 1. Disordini vascolari 2. Miopatie 3. Encefalopatie 4. Danni a fegato e reni 5. Problemi riproduttivi 6. Immunodepressione 17 Iodio. Sia la carenza che l’eccesso di iodio possono provocare ipertiroidismo ed ipertrofia della ghiandola tiroide (gozzo). La formazione del gozzo può derivare dall’ingestione di sostanze gozzigene presenti nelle essenze del pascolo. Altri effetti di carenza e/o tossicosi da Iodio sono: Perdita di crini e peli Accrescimento stentato Ingrossamenti cutanei Scarsa calcificazione delle ossa Inappetenza Intolleranza al freddo ed ipotermia persistente Anomalie di sviluppo fetale Aumento della sensibilità alle malattie infettive. 18 VIT. A La vitamina A non viene prodotta nell’organismo, se non a partire dai suoi precursori; essa o i suoi precursori, principalmente il beta - carotene, devono quindi essere assunti con la dieta. Il contenuto di carotene negli alimenti varia non solo al variare del tipo di alimento ma anche a seconda delle tecniche e delle modalità di conservazione utilizzate. La carenza di vitamine A è caratterizzata da : lacrimazione eccessiva e cecità crepuscolare; diminuzione del consumo alimentare con conseguente minore crescita; mantello ruvido, secco, opaco, arruffato e lungo; aumento, nei puledri, dell’incidenza di diarree e malattie respiratorie; problemi di fertilità. In caso di tossicosi si ha: fragilità ossea; aumento delle dimensioni ossee; pelle squamosa; diminuzione della coagulazione sanguigna; teratogenesi; incoordinazione; riduzione della funzionalità epatica. VIT. D La carenza di vitamina D si manifesta nella maggior parte delle specie con rachitismo nei giovani e mineralizzazione anomala negli adulti. Effetti scheletrici dell’avitaminosi non vengono riportati nei cavalli. L’intossicazione da vitamina D è la più comune tra tutte le tossicosi vitaminiche ed è il risultato di integrazioni formulate impropriamente. L’eccesso di Vit. D determina un accumulo. Possono essere necessarie diverse settimane perché gli effetti si manifestino. I sintomi clinici dell’accumulo sono i seguenti: diminuzione della tolleranza all’esercizio fisico; aumento della concentrazione ematica di P e Ca; perdita di peso e diminuzione della crescita; indolenzimento e diminuzione dell’attività spontanea; rallentamento delle funzioni renali, con aumento di urinazione e sete; elevate concentrazioni ematiche di vitamina D; decubito. 19 VIT. K La carenza di vitamina K nel cavallo è frequentemente dovuta all’ingestione dell’antagonista dicumarolo, spesso presente nei fieni ammuffiti, ad alto contenuto di cumarina, di leguminose del genere Melilotus. La carenza provoca un aumento della perdita di sangue e suscettibilità alle emorragie. Non sono segnalati effetti da eccessi. TIAMINA (B1). Le cause della carenza sono dovute a una somministrazione inferiore a 3 ppm della SS della dieta dopo lunga conservazione e a una diminuzione della produzione della flora intestinale, o a un consumo di antagonisti. Una carenza di tiamina sufficientemente grave causa: Diminuzione di consumo di alimenti; Incoordinazione motoria; Contrazioni muscolari, tremori o rigidezza; Raffreddamento delle estremità; Edema polmonare, Emorragie. 20 PRINCIPALI ALIMENTI PER CAVALLI E LORO COMPOSIZIONE Il valore nutritivo e le condizioni di utilizzazione degli alimenti devono essere ben conosciuti per costituire delle razioni equilibrate ben consumate dal cavallo. Gli alimenti disponibili per alimentare il cavallo sono numerosi e diversi. Il loro valore nutritivo dipende dalla loro composizione chimica. Questo varia secondo la natura degli alimenti, le condizioni della raccolta e della conservazione ed, eventualmente, i trattamenti. Alimenti grossolani: Sono costituiti dagli steli, dalle foglie, dai fiori o dalle radici delle piante foraggiere. Essi hanno un tenore in energia e/o in sostanze azotate che varia da 0.30 a 0.80 UFCv. I FORAGGI VERDI Essi costituiscono la quasi totalità della razione del cavallo al pascolo. Il loietto, la festuca dei prati, la festuca rossa sono generalmente le specie apprezzate da cavallo; la gramigna dei prati, la dactylis e agrostide vulgarys, il fleo ed il trifoglio bianco, sono in un gradino minore di apprezzamento; il lupino, la bambagiona e soprattutto il bromo sono poco ricercati. I miscugli di specie sono sempre più apprezzati rispetto alle specie singole. Il valore nutritivo di un dato foraggio è massimo allorché è pascolato presto nel corso del primo ciclo (al primo pascolo dell’annata, in primavera). L’erba deve essere pascolata molto presto in primavera non appena la vegetazione ha raggiunto l’altezza di 20 cm massimo, foglie sollevate. Il momento opportuno per sfruttare le ricresciute successive può essere determinato conoscendo l’età di ricrescita o apprezzandone l’altezza. I FORAGGI CONSERVATI I differenti metodi di raccolta e di conservazione dei foraggi sono all’origine di perdite variabili in rapporto alla pianta fresca raccolta. Di più queste perdite sono selettive (zuccheri e sostanze azotate del contenuto cellulare) e sono all’origine di una modificazione del valore alimentare del foraggio. Le tecniche utilizzate mirano a minimizzare queste perdite e a mantenere nel foraggio conservato le caratteristiche nutrizionali vicine a quelle della pianta fresca. Fieni: Il valore nutritivo di un fieno è sempre inferiore a quello del foraggio verde in prato. Fieni di graminacee: il loro valore energetico varia da 0.52 a 0.66 UFCv/Kg SS. Fieni di leguminose: (erba medica in particolare) sono interessanti in rapporto ai fieni di graminacee raccolti nelle stesse condizioni. Essi hanno dei tenori in sostanze azotate più elevati (da 20 a 25% in media) ed in calcio (60% in media), ma un valore energetico più basso (del 10% in media). 21 La valutazione del fieno è una operazione essenziale per conoscere il suo valore alimentare ed il suo stato di conservazione. Gli insilati: Solo gli insilati di erba preappassita e gli insilati di mais aventi un tenore elevato in sostanza secca sono ben utilizzati dal cavallo. Radici, tuberi e loro sottoprodotti Radici e tuberi sono appetibili per i cavalli allevati permanentemente in box. I sottoprodotti di colture La paglia può essere somministrata ai cavalli, ma deve essere opportunamente integrata. Alimenti concentrati: Provengono dai semi di piante come i cereali (orzo, avena), le leguminose (pisello, favetta, soia). Essi hanno un tenore di energia e/o in sostanze azotate elevato: da 0.80 a 1.30 UFCv. GLI ALIMENTI SEMPLICI: Le granaglie (cereali): I cereali rappresentano eccellenti fonti di energia per il cavallo al lavoro, ma sono squilibrati in minerali. Avena: è il cereale più correntemente utilizzato per alimentare il cavallo al lavoro. Mais: è la granaglia che ha il più alto valore energetico. Orzo: è il cereale del compromesso, poiché ha dei valori energetici ed azotati intermedi fra quelli dell’avena e del mais. Frumento: sarebbe senza dubbio il cereale ideale in ragione di un valore energetico molto elevato quanto quello del mais, e del suo valore azotato vicino a quello dell’avena, ma ha la reputazione di essere calorico e di provocare coliche, arrembature e mioglobinuria. Segale, sorgo e riso: sono stati utilizzati nel passato. 22 Triticale: ibrido ottenuto da incroci complessi tra il grano tenero, il grano duro e la segale. I sottoprodotti dei cereali: I più ricorrenti sono: le farinette-farinacci, cruschelli, crusche, residui dell’industria molitoria. Questi sono degli alimenti interessanti perché dopo il trattamento primario hanno conservato un valore energetico ancora apprezzabile, un buon valore azotato e sono ben provvisti di fosforo e magnesio. I semi di leguminose: I semi delle leguminose rappresentano buone fonti di energia e di sostanze azotate ma sono poveri in calcio e magnesio I sottoprodotti delle granaglie oleaginose I panelli: rappresentano delle eccellenti fonti di sostanze azotate, ma occorre fare attenzione alle condizioni di impiego. I frutti ed i loro sottoprodotti La carruba è il frutto di un albero della famiglia delle leguminose, il carrubo. Il suo seme è ricco soprattutto in glucidi (amido e zuccheri) rappresentanti il 45% della sostanza secca. Essa è invece povera in sostanze azotate ed in minerali. È molto appetibile per il cavallo, ma la digeribilità del suo seme è limitata. I produttori di alimenti composti la incorporano sistematicamente nelle loro formule “cavallo” in proporzioni generalmente basse (da 3 a 10%). Gli alimenti composti L’industria alimentare produce due tipi di alimenti composti per cavalli: Alimenti completi: che apportano in proporzioni adeguate la totalità dei nutrienti necessari alla copertura dei bisogni e possono sostituirsi integralmente alle razioni tradizionali; Alimenti complementari: Utilizzati di solito al posto degli alimenti cocentrati tradizionali (avena) per integrare i foraggi. 23 Utilizzazione e gestione dei pascoli I benefici dell’impiego del pascolo sono essenzialmente due: fornire alimento e possibilità di esercizio fisico. La conoscenza del comportamento del cavallo al pascolo, può portare a vantaggi legati al miglioramento dell’utilizzazione alimentare dello stesso e all’ottimizzazione dei benefici che l’animale può trarne in termini di benessere fisico. I cavalli sono animali che adottano un pascolo di tipo selettivo. Non vengono consumate semplicemente le specie vegetali che si trovano in maggiore abbondanza, ma la scelta viene compiuta secondo criteri di appetibilità e di disponibilità. Fino a che possono essere reperite le essenze più appetibili, le altre sono consumate in minima quantità. Questo fenomeno determina aree di pascolo poco utilizzate, alternate ad altre sovrapascolate. La quantità di foraggio consumata mediamente da un cavallo in un mese, comprese le quote ingerite, calpestate o sprecate, equivale a circa 454 Kg di fieno. Per evitare conseguenze negative, i cavalli non dovrebbero essere portati al pascolo durante o subito dopo la pioggia per evitare fenomeni di calpestio, danni alle piante e compattamento del suolo. Per una buona gestione del pascolo è opportuno seguire i seguenti consigli: 1. Allontanare i cavalli dal pascolo quando si è raggiunta l’altezza richiesta del cotico erboso; 2. Introdurre gli animali nelle aree al pascolo quando la crescita primaverile è quasi completa, ma non si è ancora avuta la produzione di seme; 3. Evitare il sovrapascolamento ; 4. Calcolare i periodi di utilizzazione complessivi per massimizzare la produzione di foraggio; 5. Ottimale sarebbe la divisione del pascolo in parcelle per uno sfruttamento più razionale attraverso la rotazione che permette anche un buon controllo di parassiti ed erbe infestanti. Il miglior tipo di foraggio da seminare, la sua capacità produttiva e le tecniche per impiantare, migliorare e curare il pascolo differiscono notevolmente in relazione all’uso che se ne intende fare ed in base ad altri fattori come le condizioni climatiche, il tipo di terreno, il drenaggio delle acque, le patologie e gli agenti infestanti caratteristici delle diverse aree. Il tipo di foraggio da seminare per il pascolo può essere unico o, preferibilmente, una combinazione di differenti tipi di piante: leguminose, graminacee annuali e perenni e graminacee adatte ai climi freddi o a quelli caldi. 24 PIANTE TOSSICHE. Sebbene l’avvelenamento dei cavalli con vegetali continui ad essere un problema, l’impatto economico che esso ha sull’allevamento non è conosciuto, poiché pochi avvelenamenti sono diagnosticati con sicurezza e l’entità del fenomeno non è stata valutata. Indirettamente le piante velenose aggiungono, ai costi di avere i cavalli liberi, la necessità di recinzioni, erbicidi, sfalciature, e risemina di foraggi ove le piante infestanti e nocive predominino. Solitamente i cavali sono ad alto rischio quando i pascoli sono sovraffollati e i vegetali nocivi sono in grado di proliferare. Altre volte casi di avvelenamento si possono verificare quando anche a fin di bene, i resti delle potature di giardino vengono versate nei recinti, o quando cavalli affamati sono legati vicino a piante per loro insolite. Sebbene la maggior parte degli avvelenamenti avvenga in cavalli al pascolo durante la stagione primaverile ed estiva, alcuni casi si possono verificare durante la stagione invernale se il fieno somministrato contiene delle piante tossiche. Il rischio di un avvelenamento aumenta se i cavalli hanno la possibilità di ingerire grandi quantità (piante verdi in quantità pari al 5-10% del peso vivo) di piante tossiche per un periodo di settimane o mesi. Fattori come la siccità, l’eccessiva umidità, le fertilizzazioni, gli squilibri minerali del suolo possono modificare la quantità di tossina della pianta, facendo sì che esse rappresentino più un problema in alcuni anni rispetto ad altri. Riassumiamo nelle tabelle che seguono le principali piante tossiche e i loro effetti. 25 Piante che danno lesioni di tipo meccanico. Nome comune Bardana Avena Cardo Orzo Orzo Cactus Segale Panico Gramigna Frumento Frumento Ortica Lappolone Nome sistematico Arctium spp. Aristida spp. Avena sativa Cenchrus spp. Cirsium spp. Hordeum iubatum Hordeum vulgare Opuntia spp. Secale cereale Setaria spp. Solanum carolinensis Solanum rostratum Stipa spp. Triticum aestivum Tribulus terrestris Urtica spp. Xantium spp. Più comunemente causano lesioni orali che si traducono in eccessiva salivazione o bava, difficoltà a mangiare e diminuita assunzione di cibo. Occasionalmente possono causare traumi cutanei; panico e bardana possono causare lesioni oculari. 26 Piante che provocano fotodermatiti e piante epatotossiche. Nome comune Iperico o erba di S. Giovanni Nome sistematico Hypericum perforatum Tossina Grano saraceno Fagopyrum esculentum Fagopiri na Prezzemolo primaverile Cymopterus watsonii Bottone del vescovo Ammi majus Senecio spp Amsinckia spp. Crotolaria spp. Crotoleria Lingue cane Eliotropio, semi di Ipericina Furocum arina Furocum arina Epatotos sine Cynoglossum officinale Echium lycopsis Heliotropium spp. Trichodesma spp. Indigofera spicata Indigofera Indigofera Trifolio ibrido Panico colorato Indigofera domini Trifolium hybridum Panicum coloratum Micotoss ina Micotoss ina 27 ALIMENTAZIONE DEL PULEDRO. IL LATTE. Una giumenta produce in media da 2.5 a 3 kg al giorno di latte per 100 kg di peso nel corso della lattazione. Una produzione di latte inadeguata da parte della giumenta è dovuta, nella maggioranza dei casi, a malattie o a nutrizione non corretta. Una giumenta allatta di norma il suo piccolo fino al 6°-7° mese di vita, con un latte povero in sostanze grasse (15 g/l) ed in sostanze azotate (20 g/l) ma ricco in lattosio(60 g/l). Il basso valore energetico del latte equino (475 kcal/l, corrispondente ai 2/3 del latte bovino) è compensato da un’abbondante produzione. È stato dimostrato che la quantità totale di latte normalmente necessaria a un puledro di razze leggere è di circa 16 l/die, pari a circa il 20-25% del peso corporeo, durante le prime 5 settimane di vita, e di circa 18 l/die successivamente, corrispondenti a circa il 17-20% del peso corporeo. Sebbene non sia molto comune, una giumenta può produrre quantità sufficienti di latte ma con contenuti ridotti di Ca e P. Una quantità inadeguata di Ca, P, Zn, Cu o Se nel latte non sembra essere legata alla dieta della giumenta e non può essere modificata significativamente cambiando la razione alimentare. L’alimentazione e l’ingestione di sostanze nutritive si riflettono sulla quantità di latte prodotto ma non hanno effetto sulla composizione del latte stesso. 28 Composizione del latte equino. (da Lon D. Lewis) TEMPO DAL COLOSTRO 1–4 5–8 9 – SETTIMANE SETTIMANE SETTIMANE 21 PARTO COMPOSIZIONE Sostanza secca % 25 10.7 10.5 10 Energia digeribile 100 480 460 420 (kcal/kg) 0 Proteine % 19 2.7 2.2 1.8 Grasso % 0.7 1.8 1.7 1.4 Lattosio % 5 6.2 6.4 6.5 Ca* 400 800 – 1000 800 P* 400 600 500 Mg* 100 90 60 45 K* 700 700 500 400 Na* 200 225 190 150 Cu* 0.8 0.3 0.25 0.20 Zn* 2 – 2.5 2.0 1.8 0.01 0.005 1200 500 – 750 – 0.5 3 Se* 0.0 4 S* 100 200 Mn* 0.5 1 - 1.5 0.25 Fe* 1 - 1.3 - 3 0.5 1.6 Cb* Mb* - 0.5 0.9 0.0 0.05- 3 0.07 0.0 0.01- 9 0.02 29 ALLATTAMENTO ARTIFICIALE Esistono latti artificiali che, quando somministrati correttamente, sono stati utilizzati con successo, procurando livelli di accrescimento non diversi da quelli che si hanno normalmente con la lattazione naturale ed una scarsa incidenza di disturbi digestivi. Questi comprendono formule a base di latte bovino e caprino, latti per puledri e vitelli, e latti acidificati. Sia il latte di vacca che quello di capra sono meno diluiti del latte di giumenta e contengono circa il doppio di grasso e la metà di lattosio o carboidrati ma sono simili per il contenuto proteico e minerale. Per il loro basso tenore in lattosio e per l’alta digeribilità del grasso, possono essere utilizzati nei puledri previa correzione con acqua. Con il latte artificiale, le feci sono generalmente da molli ad acquose, anche se ciò non procura problemi. Si possono verificare accumuli gassosi intestinali e coliche leggere durante il passaggio alla lattazione artificiale. Se il latte in polvere non viene diluito sufficientemente, si possono avere costipazioni e disidratazioni. Per evitare tali problemi, occorre assicurarsi che siano diluiti al 10-17%. I latti acidificati per vitelli sono stati anch’essi utilizzati con successo nei puledri. Si nota un aumento della digeribilità dei nutrienti ed il mantenimento della qualità con la ricostituzione. Sono destinati all’alimentazione a volontà. Visto che il puledro per sua natura si alimenta frequentemente con piccole quantità sia di giorno che di notte, il latte può essere lasciato nel secchio senza paura di sovralimentazione. Tuttavia il latte deve essere sostituito due volte al giorno e il secchio deve essere ben lavato per avere un adeguato controllo della flora batterica che in caso contrario potrebbe creare problemi al puledro. 30 Alimentazione secca È bene che il puledro cominci a familiarizzare con gli alimenti secchi dalle prime settimane di vita: a partire dal secondo terzo mese di vita l’integrazione si rende assolutamente necessaria ed alcune tecniche quali il creep feeding (recinto inaccessibile alla madre che consente solo al puledro di alimentarsi). Nella alimentazione del puledro in questa fase, è particolare attenzione deve essere rivolta al contenuto in proteine, ed in elementi minerali come Ca e P. si ricorda che il puledro comincerà spontaneamente, in funzione delle sue esigenze , a mangiare del fieno e a pascolare, seguendo quello che fa la madre:l Lo svezzamento si attua, dai 4 ai 6 mesi. Il puledro deve arrivare a questa fase già abituato a consumare un certo quantitativo di alimenti secchi (almeno 2 kg capo giorno) Il momento dello svezzamento è una fase molto delicata, se trascurato può portare a fenomeni patologici. Un mangime presvezzamento può avere le seguenti caratteristiche: orzo 20% mais 10% crusca 10% medica disidratata 10% farina di soia 25% latte scremato 25% complemento minerale qb questo tipo di mangime può essere somministrato ai puledri progressivamente in modo da raggiungere i 2kg verso i 3 4 mesi. Col tempo la composizione del suddetto mangime può essere cambiata come segue: orzo fioccato 30% mais fioccato 15% crusca 15% medica disidratata 10% farina di soia 155 favette 10% latte scremato 5% complemento vitaminico qb Un mangime di questo tipo 3 kg circa, insieme a 3 4 kg di fieno polifita e di medica di buona qualità, può soddisfare i fabbisogni del puledro dallo svezzamento in poi. Quando il puledro raggiunge l’anno di età si dovrà cominciare a ridurre il livello proteico: infatti adesso li cavallo sarà abbastanza capace di utilizzare le risorse del pascolo, da u n lato, e degli alimenti più fibrosi dall’altro. La composizione del mangime concentrato (da somministrare nella quantità di 3.5 kg circa) sarà quindi modificata nel modo seguente: 31 Orzo schiacciato 30% Mais schiacciato 15% Avena 25% Crusca 20% Farina di soia o di 10% arachide Complemento minerale q.b. vitaminico Il puledro di 18 mesi ha bisogno di minori apporti proteici rispetto a quello di un anno, anche perché il primo consuma quantitativi maggiori di foraggio che, se di buona qualità, ha un discreto contenuto proteico. La composizione dell’alimento concentrato da somministrare nella quantità di 3-4 Kg sarà pertanto modificata come segue: Avena 3% Orzo schiacciato 2% Mais schiacciato 1% Crusca 2% Farina di soia o arachide 8% Complemento q.b. minerale vitaminico Per quanto riguarda il foraggio è consigliabile somministrare due tipi di fieno, l’uno di prato stabile, o comunque, un buon fieno polifita, l’altro di erba medica, primo taglio oppure di sulla o di lupinella a seconda delle regioni. La somministrazione di fieno di erba medica è particolarmente importante nel periodo invernale, quando non c’è pascolo; nel periodo estivo, invece, è consigliabile ridurlo o eliminarlo, sia perché il cavallo dispone di pascolo, sia perché potrebbe originare delle anomale fermentazioni intestinali. Un altro elemento da introdurre nella razione è il pastone, da somministrare due, tre volte la settimana fino ad abolirlo nei mesi caldi. 32 Di particolare interesse è anche l’insilato di mais purché nella somministrazione si osservino alcune regole: 1. Tenore in S.S. elevato (maggiore del 30%) 2. Buona conservazione del prodotto 3. Adattamento progressivo dei puledri all’insilato per due, tre settimane, specialmente dopo lo svezzamento. L’elevato tenore energetico consente di limitare considerevolmente la somministrazione di cereali, specie se l’insilato è dato a volontà. Si rende inoltre necessaria la somministrazione di un complemento minerale vitaminico essendo l’insilato carente di fosforo, calcio e rame. 33 L’alimentazione dello stallone L’alimentazione dello stallone al di fuori della stagione di monta non differisce molto da quella di un cavallo normale dello stesso peso. In questa fase è importante che lo stallone disponga di un pascolo o di un fieno di ottima qualità. Gli alimenti concentrati devono essere dati in piccole quantità, mentre si deve fornire un’adeguata integrazione con complessi minerali vitaminici. Due o tre settimane prima dell’inizio della stagione di monta è bene aumentare progressivamente la quantità di concentrato, fino ad arrivare a circa 4.5-5.5 Kg in totale e cioè, nel caso di un cavallo di circa 500 kg, pari a circa 450 g/50 Kg di peso vivo. Nel caso questo disponga di ottimo fieno e di buon pascolo, soprattutto per quanto riguarda la digeribilità ed il contenuto proteico, la razione di concentrato può essere costituita anche da soli cereali: Avena in grani 3% Orzo schiacciato 3% Mais in fiocchi 1% Crusca 2% Complemento minerale q.b. vitaminico Se invece i foraggi della razione hanno un basso contenuto proteico (minore del 10%) è consigliabile aggiungere a questi cereali anche della farina di soia o di arachide, oppure erba medica disidratata in misura del 10-15%. 34 COME FORMULARE UNA RAZIONE PER CAVALLI Formulare un’adeguata razione per il tuo cavallo è semplice se si tengono presente alcune cose: Quali sono i fabbisogni del cavallo; Quali tipi di alimenti sono economicamente più convenienti; Quali sono gli alimenti più gustosi che tuttavia soddisfano l’animale e non incoraggiano la masticazione; Quale è la capacità di ingestione. In più sarà necessario utilizzare un poco di aritmetica. La lucentezza del mantello, gli occhi e la postura delle orecchie suggeriscono …………………………………………………………………………………………………………… …………………………………………………………………………………………………………… ………………………………………………………….. PASSO 1. IMPARARE A CALCOLARE I più comuni problemi alimentari con cui si devono confrontare le persone che detengono un cavallo riguardano la percentuale di nutrienti presenti in una razione miscelata Nelle tabelle sono riportati dati riguardanti la quantità di proteine, TDN, o calcio è presente in fiocchi o avene ma non viene specificata per gli alimenti miscelati in parti ineguali (es. fiocchi di avena, orzo, mais) . In questi casi potrebbe essere utile un’analisi di laboratorio per valutare composizione e valore nutritivo. PASSO 2. APPROPIARE IL CIBO AI FABBISOGNI DEL PROPRIO CAVALLO Il prossimo passo per provvedere ai fabbisogni nutritivi del tuo cavallo è relazionare o comparare quello cui il cibo provvede con ciò di cui il cavallo abbisogna. Facendo ciò si devono considerare fattori come capacità e voglia di mangiare un determinato cibo, i costi del cibo e la facilità di somministrazione. 1. Siccome il foraggio normalmente costituisce il principale costituente della razione giornaliera del cavallo, conviene comparare il contenuto nutritivo del foraggio (tab.1) con i fabbisogni del cavallo (tab.2). Finchè non si fa questo non si ha nessuna idea di come si debba supplementare la razione. È possibile che il foraggio di cui si dispone provveda ai fabbisogni del cavallo. Se così non fosse si dovrà supplementare laddove risulta necessario (ad es. proteine, minerali, vitamine, ecc.). 35 PASSO 3. CORREGGERE LE DIFFERENZE TRA FABBISOGGNI E APPORTI NUTRITIVI L’ALIMENTAZIONE IDRICA Se l’acqua non è a disposizione prima e dopo il pasto, un cavallo assetato riduce l’ingestione di alimenti o non mangia affatto. Prima e durante un esercizio prolungato, il cavallo deve avere a disposizione acqua a volontà ed essere stimolato a berne quanta ne vuole. Dopo l’esercizio, tuttavia, l’animale dovrebbe essere lasciato rinfrescarsi prima di ricevere l’acqua a volontà. Il consumo di una grande quantità d’acqua da parte di un cavallo accaldato, dopo l’attività fisica, può provocare coliche e laminiti acute o podoflemmatite. L’ALIMENTAZIONE FORAGGIERA L’indispensabilità del foraggio L’acqua ed il foraggio rappresentano i due alimenti indispensabili, in ogni situazione, alla vita del cavallo. Altri alimenti, come i concentrati di varia natura ed i sali minerali, non sono necessari in molte categorie di cavalli ed in diverse situazioni, o sono facoltativi, cioè possono essere utili ma non indispensabili. I cavalli devono avere a disposizione senza problemi tutta la quantità di acqua e di foraggio che possono consumare. Una eccezione nel cavallo è rappresentata dalla sovralimentazione, in cui l’ingestione di foraggio dev’essere limitata ed il concentrato non dev’essere somministrato. Si raccomanda di somministrare il foraggio in concentrazioni pari ad almeno la metà della quantità totale di sostanza secca ingerita, o ad almeno 1 Kg di sostanza secca da foraggio ogni 100 Kg di peso vivo al giorno. Se il foraggio è consumato in quantità inferiore, la quantità di concentrato dev’essere ridotta. La somministrazione inadeguata di un foraggio, ad un cavallo non al pascolo, aumenta notevolmente il rischio di comparsa non solo della diarrea, delle coliche e delle zoppie, ma anche del mangiare il legno, della coprofagia e, in particolare nei giovani soggetti, del masticare la coda e, più raramente, la criniera. 36 Metodi di somministrazione dei foraggi foraggi conservati I foraggi devono essere somministrati in modo da limitare: Le perdite, in particolare della parte fogliare, che rappresenta la componente di più alto valore nutritivo. La contaminazione fecale del foraggio che aumenta, non solo le perdite di materiale, ma anche il parassitismo intestinale. L’inalazione di polvere durante il loro consumo, che peggiora i problemi respiratori. Per raggiungere questi obbiettivi, i foraggi conservati andrebbero somministrati attraverso un contenitore o una rastrelliera che trattiene le foglie ed il foraggio sciolto e mantiene, il più possibile, il foraggio lontano dal suolo. LA SOMMINISTRAZIONE DI CEREALI L’indispensabilità dei cereali Per molti cavalli, i cereali o i concentrati non sono, quasi mai, necessari. Il cereale o le miscele di cereali sono somministrati: quando sono necessari, per apportare le sostanze nutritive richieste, ma non contenute in quantità adeguate nel foraggio consumato; quando i foraggi di buona qualità sono difficilmente reperibili, o costano più dei cereali; quando si vogliono per altre ragioni, quale l’integrazione per un trattamento, per l’allenamento o per cambiamenti comportamentali, come stimolo per far rientrare i cavalli o per la loro cattura. Sebbene i cavalli possano essere gradualmente adattati ad una dieta interamente a base di cereali, maggiore è la proporzione di essi nella razione, maggiore sarà il rischio di diarrea, coliche, podoflemmatiti acute o zoppie, miopatie da sforzo, iperattività ed obesità. Per tali ragioni, è raccomandabile che la miscela di cereali o di concentrati non superi, a parità di umidità, la metà della quantità totale della razione. Metodi di somministrazione dei cereali I cereali ed i foraggi sono generalmente somministrati contemporaneamente. Essendo i cereali più appetibili, la maggioranza dei cavalli ne assume tutta la quantità prima di toccare il foraggio. Il foraggio assunto insieme ai cereali diminuisce la quantità di amido del cereale digerito nell'intestino tenue e, quindi, ne aumenta la quantità che raggiunge il ceco. L’amido che arriva in eccesso nel ceco causa acidosi cecale la quale, se abbastanza pronunciata, provoca diarrea, coliche o podoflemmatiti. Il rischio di incorrere in tali problemi è ridotto, se si evita la somministrazione di foraggio per un’ora o più dopo quella dei cereali. 37 Tale rischio, tuttavia, può essere minimizzato in modo migliore, somministrando meno cereali. Frequenza di somministrazione I cavalli hanno uno stomaco relativamente piccolo, la cui capacità rappresenta solo il 7 – 8% circa di quella del tratto gastrointestinale, contro il 60-70% dei bovini. Ciò limita la quantità che può essere consumata in un solo pasto. I cavalli al pascolo dedicano dal 50 al 70% del loro tempo, cioè delle 24 ore giornaliere, all’alimentazione, tempo durante il quale ingeriscono continuamente piccole quantità di erba. I cavalli, quando ricevono l’alimento a volontà, indipendentemente dalla sua natura (fieno, cereali o un alimento completo pellettato), mangiano a cadenza di un’ora durante il giorno e di due tre ore durante la notte. Maggiore è la quantità consumata per volta, maggiore sarà la distensione gastrica con un aumento della motilità gastrointestinale e tutte le possibili conseguenze. I cavalli, tuttavia, possono essere alimentati senza problemi, sia di rado con una dieta ad alto contenuto di cereali che due volte al giorno, quando la quantità totale di alimento non supera quella necessaria al mantenimento che rappresenta più di 0.8 – 0.9 Kg di cereali/100 Kg di peso vivo al giorno. Per sicurezza, tuttavia, è raccomandabile somministrare al massimo la metà di tale quantità di cereali alla volta. Per prevenire le disfunzioni digestive (eccessiva produzione di gas, coliche, podoflemmatiti e alterazioni nella fermentazione della fibra), un apporto di cereali, in un cavallo alimentato con 2-3 pasti/giorno, dovrebbe essere limitato a circa 0.5 Kg/100 Kg di peso vivo alla volta. Quando l’ingestione supera queste quantità, si verifica un aumento drammatico dell’amido che sfugge alla digestione ed all’assorbimento a livello intestinale, con un notevole aumento del rischio per l’insorgenza delle predette patologie. In sintesi, è raccomandabile che tutti gli alimenti siano somministrati ai cavalli: in quantità equamente suddivise; il più possibile alla stessa ora ogni giorno e ad intervalli uguali quando lo permette la pratica; almeno 2 volte al giorno; o, ancora meglio, più di 2 volte al giorno. Se la quantità di cereali data è piccola (meno di 0.25 Kg/100 Kg di peso vivo al giorno) può essere poco vantaggioso somministrarla in più volte piuttosto che una sola volta al giorno. Bisogna alimentare almeno tre volte al giorno i cavalli al lavoro, le giumente in lattazione ed i puledri in accrescimento, che ricevono una grande quantità di cibo (pari a più del 2.5% del loro peso vivo al giorno). Può essere utile somministrare cereali ai cavalli in allenamento o sottoposti a lavoro intenso, da 4 a 5 ore prima dell’attività fisica, ma non devono essere alimentati per almeno un’ora dopo un esercizio faticoso. 38 I cambiamenti di alimentazione L’alimentazione del cavallo (tipo o quantità di foraggio o cereale), dev’essere cambiata progressivamente nello spazio di vari giorni o settimane. Un metodo sicuro è quello di aumentare la somministrazione di cereali con quote superiori a 0.2-0.3 Kg/giorno, finchè non si raggiunga il livello considerato. Un aumento troppo rapido della quantità di cereali può essere responsabile di coliche o podoflemmatiti. E’ preferibile che anche la riduzione avvenga gradualmente, in particolare nei cavalli alimentati con razioni ricche di cereali, come quelli che tornano da competizioni o da allenamenti molto pesanti. Le loro razioni ed intensità di lavoro devono essere ridotte gradatamente nell’arco di almeno 2 settimane. Quando si cambiano sia il tipo di fieno che di cereale, occorre sostituire, ogni 2 giorni, solo il 25% circa della vecchia razione ed il cambio alimentare diventa in tal modo completo dopo circa una settimana. I cavalli messi su di un pascolo lussureggiante e giovane, devono ricevere tutti i giorni il fieno cui erano abituati. Occorre, possibilmente, aumentare di un’ora al giorno il tempo di pascolamento. Dopo il quarto-quinto giorno, i cavalli possono essere lasciati liberamente al pascolo. Più il pascolo è lussureggiante e rigoglioso, più tale pratica acquista importanza. 39 PATOLOGIE PARASSITOSI I parassiti più diffusi sono gli strongilidi e gli ascaridi. I primi si fissano alla parete intestinale dove assorbono sangue determinando a volte uno stato di anemia,. Gli ascaridi si trovano soprattutto nell’intestino tenue, da qui le larve migrano nel fegato e poi nei polmoni dove possono causare turbe all’apparato respiratorio. Altro parassita è la mosca gasterofila che depone le uova sul mantello del cavallo, che le ingerisce leccandosi. Le larve soggiornano nello stomaco rischiando di provocare ulcere. Il cavallo parassitato presenta un pelo opaco, si affatica facilmente. Nel caso di forte infestazione va incontro a turbe digestive e coliche. I vermifughi più comuni per queste parassitosi sono a base di tiabendazolo. Il vermifugo và somministrato almeno due volte all’anno verso fine aprile e fine settembre. Occorre inoltre controllare i pascoli facendo il riposo degli stessi, facendo pascolare il cavallo solo sei mesi all’anno; cosicché negli altri sei la maggior parte dei parassiti sarà distrutta dall’azione del sole. COLICHE Detto in termini semplici, le coliche sono manifestazioni di un dolore addominale. Le coliche più frequenti sono di origine alimentare, in particolare dovute a: 1. Eccessiva o scarsa ingestione di foraggio. 2. Qualità del foraggio: erba medica troppo giovane che fermenta facilmente, alimento mal conservato o fermentato, fieno ammuffito. 3. Percentuale di fibra: l’eccesso può causare coliche di ostruzione, la carenza predispone alla stasi del contenuto intestinale originando fermentazioni esagerate e quindi spasmi 4. Irregolarità dell’orario di distribuzione del pasto 5. Cambiamento repentino del regime di alimentazione 6. Abbeverata come ad esempio rapida assunzione di acqua molto fredda. Si hanno tre tipi di coliche: spasmodiche, gassose, da ostruzione o sovraccarico del colon. Le coliche gassose sono dovute ad eccessiva ingestione di aria da parte di soggetti affetti e dal tic di appoggio (sconosciuto). Le coliche da ostruzione sono dovute alla fermentazione di una massa di alimento che impedisce il normale transito. Un segno caratteristico di questo tipo di colica è l’assenza di rumori intestinali. Talvolta una colica può determinare la torsione dell’intestino che può essere risolto solo mediante l’intervento chirurgico. 40 In generale i sintomi della colica compaiono progressivamente. All’inizio il cavallo si guarda il fianco. Quando il dolore aumenta l’agitazione cresce. Si corica e si alza continuamente, suda abbondantemente. Si sconsiglia di far coricare il cavallo. È prudente non somministrare nulla senza parere veterinario. La gravità di una colica non dipende dall’intensità del dolore ma dalla frequenza cardiaca, se il polso risulta poco accelerato la colica non è grave, infatti la gravità aumenta con l’aumentare della frequenza cardiaca. MIOGLOBINURIA La mioglobinuria è dovuta ad accumulo anormale di acido lattico intramuscolare che a sua volta deriva dall’eccesso di glicogene muscolare. Questo fenomeno è favorito dalla carenza di vitamina B, dal deficit muscolare di Ca e K , anche la carenza di vitamina E e di selenio può favorire l’eccesso di acidità intramuscolare. Un’altra causa può essere un colpo di freddo, i muscoli diventano dolenti, polso e respiro accellerano, l’urina diventa scura. Nell’attesa di un veterinario è bene lasciare il cavallo fermo coprendolo ed evitando di dargli da mangiare. La terapia più comune è l’impiego di prodotti antistaminici e di bicarbonato di sodio. ACIDOSI LATTICA L’acidosi lattica del sangue ha molti effetti deleteri, in particolare riduce la frequenza cardiaca formando l'anossia cellulare e l’iper produzione di acido lattico. L’acidosi lattica favorisce i processi di demineralizzazione delle ossa. Tutto ciò può essere evitato compensando e bilanciando sistematicamente la somministrazione di calcio fosforico. In sintesi l’acidosi lattica può essere prevenuta limitando il sovraccarico di glicogene e adattando continuamente il regime alimentare in funzione dei fabbisogni energetici. DIARREA NEL PULEDRO Un aumento di acqua nelle feci è frequente nei puledri durante i primi mesi di vita. L’incidenza è più alta col diminuire dell’igiene di base al parto. Oltre che dall’igiene al parto la comparsa, il rischio e la gravità della diarrea nei puledri è dipendente dalle strategie attuate per massimizzare l’immunità del puledro. È necessario un trattamento per la diarrea se: Persiste per più di tre giorni; È tanto grave da causare disidratazione o riduzione dell’appetito; Se la temperatura rettale aumenta al di sopra dei 39°C. In questi casi è necessario l’intervento del veterinario. Anche senza un eccesso di assunzione di latte molti puledri producono feci da soffici ad acquose fra i 4 e i 14 giorni di età. Questo caso è frequente quando si verifica il primo calore della madre dopo il parto ed è definita come diarrea del puledro da calore. 41 Nonostante si debbano sempre considerare i parassita interni, essi raramente provocano la diarrea nei puledri neonati. Ad ogni modo ossiuri o ascaridi possono creare problemi. MALATTIA EMOLITICA NEONATALE I puledri affetti sono normali alla nascita ma possono assumere livelli pericolosi di iso anticorpi attraverso il tratto alimentare per 36 ore se prendono il colostro dalla madre. La emolisi clinicamente riconoscibile, raramente si presenta in puledri di giumente primipare e non è visibile finché la giumenta non ha avuto il suo 3° o 4° puledro. La emolisi neonatale avviene solo quando un puledro e i suoi antenati hanno un fattore sanguigno assente nella giumenta. Questa patologia è più frequente nei purosangue. Sintomo clinici: la gravità dell’anemia varia considerevolmente in dipendenza della quantità e del tipo di anticorpi assunti. Gli anticorpi emolitici sono i più dannosi e il più alto titolo si trova nel primo latte colostrale; quindi puledri vigorosi che mangiano con appetito subito dopo la nascita possono essere i più seriamente colpiti. I sintomi della malattia si possono manifestare dalle 8 alle 120 ore dopo il parto. I sintomi includono letargia, itterizia, dispnea, tachicardia e nei casi più gravi emoglobinuria. Il puledro passa molto tempo sdraiato a terra e i più gravi non riescono a rialzarsi. Vanno ad allattarsi raramente e per breve tempo. Le mucose e le congiuntive presentano ittero. Diagnosi: il test di Coombs può dare una buona indicazione presuntiva. Una risposta più attendibile può essere ricercata nel sangue attraverso la presenza di anticorpi specifici contro i globuli rossi del puledro o nel siero materno o nel colostro. Profilassi: allattamento artificiale somministrando colostro compatibile per le prime 36ore, corrispondenti al periodo di permeabilità dell’intestino agli anticorpi. Dopodiché il puledro può tranquillamente essere allattato dalla madre. Trattamento: antibiotici, riposo e allattamento artificiale. In casi gravi, cioè di forte anemia, l’unica possibilità è la trasfusione. 42 Laminiti IDENTIFICAZIONE DELLE LAMINITI Il cavallo cambia peso da lato a lato Difficoltà a camminare Quali le cause? Le vere cause delle laminiti non sono ancora ben chiare, ma ci sono alcune condizioni che possono condurre ad esse. Le più comuni sono: Eccesso di erba ricca in carboidrati solubili tipicamente quella primaverile ed autunnale. Eccessi alimentari da pascolo o da razioni troppo abbondanti Obesità: animali in sovrappeso saranno più suscettibili alla laminite Tossiemia: tossine circolanti nel flusso san guigno. Può essere causata da diarrea, peritoniti, metriti e ritenzioni di placenta. Traumi da eccessiva sobbattitura Alcuni farmaci, in particolare corticosteroidi, possono aumentare la vasocostrizione nelle arterie del piede con diminuzione del flusso sanguigno. Lo stress può predisporre l’animale alla laminite. Per esempio, quando stressato da una lunga camminata un cavallo rilascerà più alti livelli di ormoni corticosteroidei (forse esistono (2001 Silvia)) che avranno effetti similari a quelli degli steroidi somministrati. Contributo dietetico: un eccesso di erba fogliosa, o un eccesso di cibo duro può portare a laminiti. Si suppone che l’insieme degli eventi che portano a laminite sia il seguente: 1. Troppo cibo nello stomaco. Carboidrati solubili che dovrebbero essere digeriti nell’intestino tenue straripano nel cieco. 2. L’equilibrio batterico nel cieco è compromesso e i batteri che preferiscono i carboidrati solubili proliferano e prendono il sopravvento sui batteri che digeriscono la fibra 3. L’ambiente acido causa la morte e la lisi dei batteri che digeriscono la fibra con conseguente rilascio di endotossine (veleni). L’ambiente acido rende le pareti del cieco più permeabili e le tossine entrano nel flusso sanguigno. Il circolo e la pressione sanguigna sono alterati. Comunemente i proprietari sono portati a credere di dover tenere a digiuno un cavallo con la laminite, ma voi terreste digiuna una persona malata? È vitale che il cavallo con la laminite riceva una dieta fibrosa supplementata con minerali e vitamine per tenere attivo iol metabolismo. Rimuovere la causa della malattia Non tenere l’animale completamente digiuno o si rischia di incorrere in iperlipidemia. Questo avviene quando alti livelli di grasso sono rilasciati nel sangue in risposta al digiuno. Usare erba medica per fornire calcio disponibile nella dieta in quanto i laminitici hanno carenze di calcio. Fornire, quindi, insieme a fieno ed acqua foraggio a base di medica con un supplemento di minerali e vitamine. 43 CONSIGLI SU COME GESTIRE LA LAMINITE Ridurre il fieno e sostituirlo con paglia Se possibile non far stare il cavallo su sabbia o arena Usare il recinto elettronico per impedire l’accesso all’erba. Incrementare i foraggi prima di incrementare altre componenti della razione. Utilizzare olio come fonte di energia. Ad esempio olio di soia o olio vegetale puro. Alimentare il cavallo poco e spesso, in modo da non sovraccaricare lo stomaco. Non fornire alimenti prima di far lavorare il cavallo. Non tenere il cavallo su paddock freddi ALIMENTAZIONE DEGLI ANIMALI AFFETTI DA LAMINITE Quando il tuo cavallo ha una laminite Alimentare con foraggi (fieno +/o paglia di avena) forniti con pasti frequenti e in quantità non inferiore all’1% del peso corporeo. Alimentare frequentemente con poco alimento Fornire un supplemento vitaminico e proteico in grado di sopperire ad ogni eventuale carenza. 44