Spazio Tre XXI edizione Teramo 4 - 23 maggio 2012 Programma DANZA PITTURA CINEMA MUSICA TEATRO Spazio Tre Comune di Teramo Fondazione della Cassa di Risparmio della Provincia di Teramo Regione Abruzzo Provincia di Teramo www.maggiofesteggiante.it www.spaziotre.info XXI edizione Ideazione e Direzione artistica SILVIO ARACLIO Sezione Cinema Maggio Italiano Ideazione LEONARDO PERSIA SILVIO ARACLIO Organizzazione LEONARDO PERSIA SILVIO ARACLIO Sezioni Pittura Teatro Danza Musica Ideazione SILVIO ARACLIO CARLA PIANTIERI Organizzazione CARLA PIANTIERI Ufficio Stampa ALLEGRA ARACLIO Segreteria MANUELA LAMONICA VINCENZO MACEDONE Immagine del Maggiofest Juano Diaz by STEFANO CANULLI Progetto grafico e realizzazione catalogo PIERO ASSENTI Stampa MULTIPROGRESS Documentazione video del Maggiofest PRODEO SNC Collaboratori: Piero Assenti Michele Ciccone Davide Di Giuseppe Ringraziamenti: Marcello Murru, Paola Di Felice, Juano Diaz Bernardo Di Sabatino/Kurtz Dj set, Laura Noulian, Guido Campana, Paolo De Bernardin, Antonio D’Orazio, Massimiliano Ettorre, Antonio Topitti, Paolo Araclio, Gaetana Esposito, Rina Cianetti M aggiofest giunge alla XXI edizione e a pieno titolo si colloca tra le manifestazioni più longeve della Regione. Una continuità progettuale che però non ha mai perduto smalto e freschezza nonostante i tempi e le difficoltà che ha dovuto superare. Quest’anno l’apertura è riservata alla Danza con un progetto verdiano, Traviata, nella coreografia rutilante e appassionata di Monica Casadei. A seguire Maggio Cinema dedica una personale a Pietro Marcello, giovane ma pluripremiato cineasta. Ancora, nel segno della precedente edizione, una vetrina per gli artisti abruzzesi, che nel Cinema e nella Musica hanno dato voce alla creatività e al loro talento: quindi alcuni Filmakers che provengono da Teramo e dal territorio e una band di valore come i Tremazul. In occasione dei 90 anni dalla nascita di P.P.Pasolini presenteremo per il teatro Orgia, forse la sua tragedia più astratta più emozionante e poetica. Per le arti visive, sono in mostra le opere di un giovane ed esplosivo artista di origini abruzzesi Pietro Marcozzi Rozzi. Ah, dimenticavo, quest’ anno per l’immagine del Maggio Stefano Canulli si è servito di un modello di fama internazionale, Juano Diaz, che ha lavorato più volte con Pierre et Gilles e con molti altri grandi artisti... Bene!...allora che il Festival abbia inizio, e insieme, nel segno del piacere!... Il Direttore Artistico Silvio Araclio XXI edizione PROGRAMMA DANZA Venerdì 4 maggio ARTEMIS DANZA/Monica Casadei TRAVIATA Teatro Comunale - Ore 21,15 PITTURA Sabato 5 · Lunedì 14 maggio WET PAINT PIETRO MARCOZZI ROZZI Sala Espositiva Comunale, Via Nicola Palma Mercoledì 16 maggio Multisala Smeraldo Ore 18,30 Il passaggio della linea (58’) Ore 21,15 La bocca del lupo (76’) incontro con il regista Pietro Marcello presenta Leonardo Persia VideA Filmakers in Teramo Spazio Tre Teatro Autori in sala Martedì 8 maggio Ore 21,15 Cristiano Donzelli Valerio Spezzaferro Opening Sabato 5 maggio ore 18,00 Kurtz dj-set Orari mostra 17,30-20,00 sab. dom. 11,00-13,00/18,00-20,00 Mercoledì 9 maggio CINEMA Venerdì 11 maggio Cinema d’autore PIETRO MARCELLO Venerdì 18 maggio Maggio Italiano Martedì 15 maggio Spazio Tre Teatro Ore 21,15 Il silenzio di Pelešjan (52’) Ore 17,00 Marco Possenti e Daniele De Santis Ore 21,15 Pietro Albino Di Pasquale Ore 21,15 Marco Chiarini Ore 21,15 Fabio Scacchioli e Vincenzo Core Maria Crispal MUSICA DOMENICA 20 maggio TREM AZUL special guest STEFANO “COCCO” CANTINI Sala Polifunzionale della Provincia - Ore 21,30 TEATRO MARTEdì 22 · MERCOLEdì 23 maggio TEATRI DI VITA ORGIA di Pier Paolo Pasolini con Francesca Ballico, Maurizio Patella, Monia Fucci regia Andrea Adriatico Auditorium Parco della Scienza - Ore 21,00 ARTEMIS DANZA Monica Casadei TRAVIATA TEATRO Venerdì 4 maggio Teatro Comunale ore 21,15 Spettacolo dedicato a Mariella Converti attrice danzatrice e coreografa a dieci anni dalla sua scomparsa. Coreografia, regia, scene, luci e costumi Monica Casadei Assistente alla coreografia Elena Bertuzzi con Vittorio Colella, Melissa Cosseta, Gloria Dorliguzzo, Chiara Montalbani, Gioia Morisco, Sara Muccioli, Camilla Negri, Stefano Roveda, Francesca Ruggerini, Emanuele Serrecchia, Vilma Trevisan Musiche Giuseppe Verdi Elaborazione musicale Luca Vianini Drammaturgia musicale Alessandro Taverna Assistente alla produzione Maria Chiara Freschi Organizzazione Elisa Orlandi Produzione Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei Coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Festival Verdi - Parma In collaborazione con CID-Centro Internazionale Danza di Parma Con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Emilia Romagna-Assessorato alla Cultura, Provincia e Comune di Parma Appunti da una conversazione con Monica Casadei intorno a Corpo a Corpo Traviata di Francesca Pedroni V ioletta contro tutti. Violetta in bianco, speranza di purezza, Violetta in rosso, perché le sanguina il cuore. Un cuore che forse sarebbe stato meglio non fosse mai battuto. Meno dolore, meno contrasto. Violetta, una storia in cui scorre il senso della fine ad ogni alzar di calice. Nulla si risolve. E’ tardi. E’ tardi. Dietro i valzer, il male che attende. Dietro le feste e la forma, il marciume di una società in vendita, vuota, scintillante. Addio, del passato bei sogni ridenti. Perché non si è pura siccome un angelo. Questa donna conoscete? Amami, Alfredo... Aver conversato con Monica Casadei sul debutto del primo capitolo del progetto triennale Corpo a Corpo Verdi, ovvero Traviata, ci ha catapultati all’interno di un viaggio coreografico in cui la danza e l’opera duettano dando corpo a un fluire di immagini sbrigliato da qualsiasi volontà di aderenza didascalica, eppure legato a doppio filo al dramma di Violetta. Viaggio in cui vibra il sentimento amoroso di chi spera, legato tragicamente alla sensazione di sapere che tutto finisce, mentre si con- DANZA suma il conflitto tra singolo e società, pubblica facciata e privato sentire. Ci vuole coraggio e determinazione, ma Monica Casadei, coreografa volitiva e combattiva ne ha eccome, e accetta la proposta di intraprendere un progetto coreografico sulla trilogia popolare di Giuseppe Verdi, ovvero Traviata, Rigoletto e Trovatore. Tre creazioni da qui al 2013, su commissione del Festival Verdi, coproduttore per Traviata in tandem con il Comunale di Ferrara, nelle quali sarà il codice danza a confrontarsi con una tradizione lirica intramontabile quanto conosciuta ai più. Un Corpo a Corpo, nato dal fatto di misurarsi con una musica che non possiamo pensare slegata dalle scene, complice un artista, Verdi, drammaturgo ancor prima che compositore. Per Traviata, quell’Amami, Alfredo, quel libiam ne’ lieti calici, quel croce e delizia, quel sì, piangi, quell’è tardi, qualunque sia la taratura della passione per il bel canto di chi legge, sono parole che si legano nella memoria a voci, ad arie, musiche, storie, teatri, a partire dalle pagine del libro, fonte dell’opera verdiana. Alfredo e Violetta si mischiano nella mente con Marguerite e Armand, i protagonisti dello struggente romanzo La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio, 1848, una storia, scriveva il suo autore, che ha un solo merito: quello di essere vera. Perché è la società reale con il suo conformismo di copertura che pulsa nelle pagine di Dumas e in Marguerite, nome di fantasia sotto cui si nascondeva quella Marie Duplessis, morta di tisi, sepolta a Montmartre e amata dal giovane scrittore. Romanzo che diventa prima dramma teatrale, poi opera lirica, poi balletto. Da Eleonora Duse a Sarah Bernhardt, da Maria Callas a Alessandra Ferri, Marie/Marguerite/Violetta con la voce, il canto o l’emozione del corpo che danza ha fatto piangere intere generazioni. Ma quale Traviata vedremo stasera? Una Traviata letta dal punto di vista di Violetta. Violetta, appunto, contro tutti. Violetta al centro di una società maschilista espressa da un coro in nero. Violetta moltiplicata in tanti elementi femminili, in tanti spaccati di cuore. Violetta disprezzata, che anela, pur malata, pur cortigiana, a qualcosa di puro. Violetta contro cui si scagliano le regole borghesi espresse dal padre di Alfredo, Giorgio Germont, emblema di una società dalla morale malsana. Una società in cui per certi versi si rispecchia a distanza anche la nostra. Ed ecco Violetta in mezzo a altre Violette, gonna bianca, gonna della festa, gonna del libiam, ma anche del dolore, di un assolo danzato di schiena, in cui assolo significa solitudine, viaggio verso la morte, cammino verso il proprio funerale: e intanto ascoltiamo l’addio, del passato. Traviata ha significato per Casadei e i suoi collaboratori, da Alessandro Taverna, autore della drammaturgia musicale, a Luca Vianini, che ha curato l’elaborazione musicale, entrare nel dramma di Violetta, di questa donna a cui è negata la speranza di un sentimento d’amore. Traviata è il primo capitolo del progetto di Artemis Danza, Corpo a Corpo Verdi - Trittico, coprodotto dal Festival Verdi e ispirato alla trilogia popolare di Giuseppe Verdi. Seguirà Rigoletto con debutto al Théâtre de Suresnes Jean Vilar di Parigi e nel 2013 a Parma, in occasione del bicentenario dalla nascita di Giuseppe Verdi, l’intero Trittico con Trovatore in prima assoluta. PIETRO MARCOZZI ROZZI WET PAINT PITTURA 5-14 maggio Sala Espositiva Comunale, via Nicola Palma Opening Sabato 5 maggio ore 18,00 Kurtz dj-set Orari mostra 17,30-20,00 sab e dom 11,00-13,00/18,00-20,00 U n titolo poco ambizioso,semplice, immediato, quasi un gioco estemporaneo che, in realtà, nasconde un’appropriazione di forme e un’immedesimazione di caratteri, identificabili con quelle esterne correlate all’ambiente circostante, per ricercare l’identità dell’uomo e accarezzarne i fantasmi poetici. Perché non è un caso che la nostra società si evolva esteriormente, dando respiro più alla evoluzione delle forme e delle strutture, connessa alla loro praticità, che non alla evoluzione dei significati. La lotta tra significante e significato... vive a danno del contenuto imponendosi troppo spesso quale contenitore di incertezze, paure, solitudini. Avere la forza di sfoltire questa foresta di inutili sovrastrutture, di riconvertirci all’essenzialità dell’origine, è la giusta direzione di una ricerca che, contro gli esorcismi del puro sapere, (sapere fine a se stesso, sapere in quanto tale), cerca di rintracciare il vero cammino della conoscenza. Sotto l’urgere di questa ricerca, Pietro Marcozzi Rozzi cerca nell’immediato, nell’istintivo di una geometrizzante razionalità, la comunicabilità dell’uomo con tutto ciò che di statico o dinamico lo circondi... il giovane artista è tutto all’interno delle sue opere, non solo come compositore delle diverse armonie cromatiche quanto, piuttosto, come animatore di queste, attraverso il provvisorio di una wet paint. Egli è dentro le proprie immagini, ed è sempre lui sia quando la proibizione, l’invito a star fuori diventa occhio profondo che scruta la realtà circostante, sia quando egli ci si immerge e la vernice fresca è un provocatorio invito a percorrere la realtà vietata. Ma Pietro è soprattutto presente quando le immagini acquistano la sonorità poetica di elementi che si rincorrono, si frantumano, si sdoppiano per ricomporsi nell’asettica quadratura di forme geometriche pure... Paola Di Felice Pietro Marcozzi Rozzi, è nato a Giulianova nel 1983 ma ha vissuto e studiato a Roma dove, dopo esperienze di studi all’estero, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti. Nato come artista di strada, ha realizzato murales e vari lavori di street art. Si forma alla fine degli anni novanta con il movimento denominato Writing, comunemente noto come graffiti. Si dedica per anni a questa passione perseverando nella ricerca del proprio stile, confrontandosi e scontrandosi con tutto quello che questo movimento esprime e racchiude. Si interessa all’arte informale, concentrandosi soprattutto sullo studio e la ricerca del segno: nei suoi lavori i contrasti di luce e di colore mirano a creare disordine ma anche a dare vita a grandi forme di energia. La sua ricerca è in continua evoluzione. Vive e lavora a Roma. Kurtz aka Bernardo Di Sabatino, musicista, dj, producer, suona musica elettronica downtempo muovendosi con agilità tra chill-out, lo-fi, trip-hop e deep-house. Un dj-set che non si esaurisce nella selezione del sound adatto alle circostanze, piuttosto una performance live dove loops, textures e campionamenti si fondono con l’esecuzione di tracce di artisti come Groove Armada, Bonobo, Flying Lotus, Dzihan & Kamien. Cinema d’autore PIETRO MARCELLO cinema Martedì 15 maggio Spazio Tre Teatro ore 21,15 Il silenzio di Pelešjan Mercoledì 16 maggio Multisala Smeraldo ore 18,30 Il passaggio della linea ore 21,15 La bocca del lupo incontro con il regista presenta Leonardo Persia C ome il jazz, il cinema di Pietro Marcello parte da un tema e vi improvvisa sopra, frazionandolo e ampliandolo. C’è un continuo cambio di accordi atto a delineare un costante spazio di fuga. Domina la tensione di una nota (immagine) dislocata che slitta e trascende, armonica e dissonante. Sia Il passaggio della linea che La bocca del lupo (titoli entrambi letterari - Georges Simenon, Remigio Zena - di film assai poco letterari) filmano lo spostamento (treni, navi, persone in transito). Ed è lo spostamento, restituito soprattutto come spaesamento, ad orientarne la forma. Il perenne dislocarsi si rispecchia in uno stile che assembla, scavalca e ricolloca il punto di partenza. Dietro i cambi di scena e di stili, generi e formati, viene edificato, per contrasto, il desiderio opposto e complementare dell’armonia perduta, di un’utopica unità. Da un’alterità incessantemente evocata si passa ad un’asciutta e profondissima affinità elettiva. Dietro la provvisorietà stilistica, affiora la volontà nostalgica di fissarsi in un punto dove i tanti risultino uno. Per questo, in sede di montaggio, lo spazio diegetico e figurativo viene condiviso con una serie di materiali eterogenei che, nel tentativo di distanziarsi dal suo enunciato prevalente, finiscono in realtà per avvicinarsi e farsi assorbire da esso, dissipando ulteriormente l’occhio dell’osservato nello sguardo stesso di chi osserva. Se è la non fissità a definire la singolare “stabilità” dei personaggi (la condizione dell’eterno passeggero Arturo, extralocale quanto quella della casa e della fa- miglia anomale di Enzo e Mary), il regista non può che decentrare a sua volta il suo modo di vedere e di filmare. È proprio la distanza a permettere, a chi filma e a chi è filmato, un più ampio e differente sguardo. La rimozione di ogni ostacolo tra il tema di partenza e il livello degli ulteriori universi testuali da esso scaturiti. Che si tratti dei vecchi filmati, le audio-lettere, le canzoni, le aperture alla Storia (Garibaldi, Colombo) atti a strutturare La bocca del lupo. Oppure, ne Il passaggio della linea, le variazioni sul ritratto di Arturo: il treno come non luogo, l’emigrazione elevata a condizione esistenziale, la precarietà del lavoro e delle vite, la normalità come concetto relativo. Al di fuori di ogni luogo comune, la dimensione intima, raccolta, e tuttavia di grandi dimensioni, lascia cadere ogni discrimine gerarchico. La macchina da presa non interroga, interagisce. Coabita, accoglie, assimila, ripete. Si apre per progressione all’elemento allogeno. L’apertura risulta radicale, la partita mai chiusa. Tutto è in divenire, niente e nessuno resta escluso, soggetti e oggetti. Il giovane autore riesce a reinventare così la dispersività superficiale del post-moderno in un neo-umanesimo composito e composto. Ricompone un ciclo d’ordine nel disordine. La visione parcellizzata rimanda necessariamente, e paradossalmente, a una totalità, agli universali. Il volto di un passeggero diventa il volto di tutti i passeggeri, della condizione stessa dell’erranza, «degli uomini che trasmigrano (...) sulla soglia della nostra avventura». Gli scorci brevissimi, d’intensità fulminea e pittorica di questo cinema, colgono, CINEMA come nel quotidiano, un volto, un lampo di passaggio (e di paesaggio). Hanno la capacità di restituire il fluire variegato dell’esistenza, la percezione fluttuante, lo spostamento progressivo del pensiero (e del piacere). Della vita stessa. Capita di cogliere un volto per un attimo, non lo si vedrà più: la presentazione combacia con l’addio. Nel corso de Il passaggio della linea sparisce quel passeggero napoletano, o il pugliese, che, in un film tradizionale, avrebbero fatto sicuramente ritorno per essere messi più a fuoco, arrotondati e manipolati, in un gioco di seduzione narrativa e psicologica che per fortuna al nostro autore non interessa. La sua è una poesia pudica e dal tratto nervoso. Sono proprio la digressione, le situazioni di intervallo, i tempi morti, il bordo, il margine a costruire il testo per immagini. Ridotto il disegno, esteso il fuoricampo: allo spettatore il compito di dilatare la visione dentro di sé, capire, affezionarsi. Gli stessi dialoghi risultano frammentati e “separati”. Parlano una saggezza rapida, non fissata in formule facili, nella frase ad effetto, memorabile a tavolino. Marcello oltrepassa la voce, supera la propria immagine nel momento in cui la filma. Non dilaziona la bellezza, che risulta tale in quanto mobile, afferrabile soltanto a spizzichi. Ogni fotogramma ha una densità estetica e figurativa che mozza il fiato. Ma l’autore non ci si siede sopra, ne esce subito fuori, in cerca d’altro: febbrile ma umile. Dalla finestra del treno, l’immagine corre o rallenta, rarefacendosi si assesta. Il tema principale apre un rapporto complesso, antifonale e poliritmico, con una serie assortita di assonanze visive, di associazioni tematiche. Pietra, porto, partenza, mare, ciclicità, trasformazione, tempo, memoria, storia, epoca, luogo, città, affezione, amore ne La bocca del lupo. Treno, movimento, cinema, velocità (o lentezza), persone, testimonianze, singolarità, flusso di voci, collettività, destinazione, destino ne Il passaggio della linea. Eppure non si giunge mai a una facile destinazione o definizione. Neppure quando il treno si arresta e il film si chiude (saldando la chiusura di un hangar con la fine di un’epoca o di un’esistenza). Nemmeno quando la macchina da presa e il montaggio cessano il loro pulsare dentro le pareti di un piano fisso e di una confessione amorosa d’inarrivabile tenerezza e pudore. Abbiamo sempre un cinema instabile, in fuga perenne e rallentata, che definisce e riprende la corsa (sia nel senso di riavviarla che di filmarla). Pur con un ritmo disteso, denso e acquatico, di luci che tagliano lo schermo. Un cinema incantato, ma non contemplativo, che vive di spostamenti persino rispetto a sé stesso. In un continuo alternarsi di vuoti e pieni, di interni ed esterni, di rumore e di silenzio, di chiusure e aperture (anche tematiche: la prigione e la città, l’incomprensione e l’amore, il vecchio e il nuovo). Ogni momento contiene e trascina con sé l’immagine opposta. Il controcanto ininterrotto di queste immagini ha il pregio di ricordarci l’autenticità dell’impuro, la poesia della mescolanza. Il passaggio e il pertugio, la bocca e la linea inevitabilmente presenti in tutte le cose. Dentro e fuori i generi e i linguaggi. Dentro e fuori il cinema. Leonardo Persia Pietro Marcello, Nato a Caserta nel 1976, è autore giovane e consapevole, osservatore attento della realtà che lo circonda. Nel 2000 è assistente alla regia di Gennarino di Leonardo Di Costanzo, e aiuto regista de Il ladro di Sergio Vitolo nel 2002. Sempre nel 2002 realizza il radiodocumentario Il Tempo dei Magliari trasmesso da Radio 3. Nel 2003 realizza i corti Carta e Scampia. Nel 2004 ha realizzato il documentario Il cantiere, vincitore dell’11a edizione del festival Libero Bizzarri. L’anno seguente ha portato a termine il documentario La baracca, che ottiene il premio del pubblico al Videopolis 2005. Nel 2005 ha collaborato come volontario per una ONG in Costa d’Avorio per la realizzazione del docu-film Grand Bassan. Nel 2007 ha firmato la regia de Il passaggio della linea, con il quale, alla 64° Mostra del Cinema di Venezia, sezione Orizzonti, si è aggiudicato il Premio Pasinetti Doc e la Menzione speciale premio Doc/it. Il documentario ha, inoltre, partecipato a numerosi festival internazionali riscuotendo l’apprezzamento della critica. Tra gli altri premi possiamo ricordare il Premio Doc it Visioni Italiane 2008, il premio Casa Rossa doc al Festival di Belluria e la candidatura come Miglior Documentario di Lungometraggio ai premi David di Donatello 2008. A seguito dell’incontro con Enzo Motta, grazie anche alla Fondazione gesuita San Marcellino di Genova, realizza La bocca del lupo, film poetico che contrappone immagini d’archivio a immagini girate oggi a Genova e racconta la vera storia d’amore tra due ex-detenuti. Il film, presentato in oltre 20 festival internazionali, ha ottenuto innumerevoli riconoscimenti importanti al Torino Film Festival, al Festival Cinéma du Réel di Parigi, al Festival di Berlino e al Festival di Buones Aires. In Italia ha vinto il Nastro d’Argento e il David di Donatello per il miglior documentario dell’anno. In Francia, Le Monde ha dedicato al film un’intera pagina. All’interno del film collettivo Napoli 24 (2010), ha dato il suo contributo di 3 minuti (chiesti a ciascuno dei 24 registi coinvolti) sulla città di Napoli. Con Marco Bellocchio, Venezia 2011, ha reso omaggio al grande regista italiano, in occasione della consegna del Leone d’Oro alla Carriera durante la 68° edizione del Festival di Venezia. Nella stessa edizione, sezione Orizzonti, ha presentato un altro omaggio, Il silenzio di Pelešjan, sul grande regista armeno. IL SILENZIO DI PELEŠJAN Regia, sceneggiatura, produzione: Pietro Marcello Anno: 2011 Durata: 52’ Leggenda vivente del cinema (pur con pochissimi minuti all’attivo nella propria filmografia), inventore di un tipo di montaggio straordinario e imprendibile, volatile e poetico, l’armeno Artavazd Pelesjan viene ritratto da Pietro Marcello in un mediometraggio di una cinquantina di minuti che non sfigurerebbe affatto nella celebrata serie transalpina “Cinéastes de notre temps”.Prodotto da Fuori Orario, questo progetto sembra nascere CINEMA soprattutto dal voler accentuare il fortissimo contrasto tra l’oggetto del ritratto e chi lo fa. Il giovane cineasta casertano è quasi l’opposto dell’anziano Maestro. Come Chris Marker (sua dichiarata ispirazione principale), Marcello spinge il montaggio al di là del linguaggio, per così dire, “per eccesso”, cioè sovrapponendo più strati significanti (la propria loquace e puntuale voce over, e un insieme di immagini combinate sempre nella direzione di una molto forte volontà di eloquenza) fino a toccare un livello che con il “dire” ha finalmente poco a che fare. Pelesjan invece si mantiene “al di qua” del linguaggio, mostra una muta, fascinosa, mobilissima latenza del senso, che nulla, nemmeno la più incontestabile delle evidenze, riesce a scuotere dall’essere puramente e beatamente solo in potenza piuttosto che in atto.Ebbene, il primo ha l’intelligenza di prestarsi a un gioco che mette allo scoperto i propri limiti: mostra di voler forzare a tutti i costi la fotogenica durezza dei tratti di Pelesjan, le sue rughe, i suoi occhi disillusi, la sua maniera discreta di muoversi – ma solo per dover riconoscere di trovarsi davanti un’infrangibile opacità. Rispettata la condizione postagli dall’interlocutore (quella di poter non proferire nemmeno una parola), Marcello si sforza di far parlare le immagini, per esempio montando insieme la visita di Pelesjan sulla tomba dei suoi maestri (Klimov, Gerasimov...) con le immagini del parto del suo cortometraggio Vita - ma solo per trovarsi davanti agli occhi l’informe, le suggestioni senza nome della metropoli tutt’intorno, le anodine immagini di repertorio di un giovane Pelesjan alle prese con la commissione d’ingresso alla scuola di cinema...In altre parole, il suo viaggio al cospetto del Maestro armeno diventa un’occasione per interrogarsi e interrogarci sulla strana connivenza che sembra esserci tra la Latenza con la “elle” maiuscola delle sublimi immagini di Pelesjan (che qui compongono una parte importante del montaggio) e la latenza con la minuscola dell’oceano di immagini che ci circondano: impagabili, in questo senso, la parentesi in cui Pelesjan, stravaccato sul divano, fa zapping col telecomando su immagini televisive di nessun conto.Un sorprendente pianosequenza (quasi a voler far vivere Homo sapiens, film incompiuto di Pelesjan sull’arte nella storia dell’uomo) fonde insieme una carrellata su millenni di oggetti artistici da Lascaux in poi e una camera-car su varie luci sparse immerse nel buio della sera; il “priapismo retorico” di Marcello, ansioso di dire di tutto e di più, si affaccia meritoriamente sull’incertezza tra il silenzio “nobile” prodotto dall’arte e quello qualunque di qualsiasi cosa possa dirsi immagine. (Sentieri selvaggi) IL PASSAGGIO DELLA LINEA Regia, sceneggiatura: Pietro Marcello Montaggio: Aline Hervé Musiche: Mirko Signorile e Marco Messina Anno: 2007 Durata: 58’ È un “viaggio” lungo l’Italia cadenzato dal ritmo dei treni espressi a lunga percorrenza, da tempo abbandonati ad un destino di lento degrado, che attraversano la penisola da sud a nord e viceversa, in un percorso che va dalla notte al mattino. Una carrellata di paesaggi, architetture, volti, dialetti e voci, vite che si mescolano in un corpo unico a bordo dei treni. All’interno degli scompartimenti spogli si intrecciano le vite di passeggeri che spesso parlano lingue diverse e portano con sé storie lontane. Si tratta per lo più di pendolari in viaggio verso il nord, giovani, stranieri, impiegati in lavori precari, abituati a percorrere lunghe distanze utilizzando il più modesto ed accessibile fra i mezzi di trasporto. Fuori, oltre i finestrini sporchi e appannati, si susseguono paesaggi a volte dolorosamente segnati dall’intervento dell’uomo, a volte intatti nella loro prepotente bellezza. Dentro, il tempo è scandito solo dal variare della luce che illumina gli stretti corridoi e svela volti spesso stanchi e assorti. Rinchiusa in uno spazio che è luogo d’incontro e di solitudine, la vita di chi viaggia appare come sospesa, in un tempo fuori dall’esistenza in cui tutto sembra ancora possibile, in una tensione continua tra passato e futuro, tra ciò che è stato e ciò che ha da venire. Fra gli altri, a guardare l’Italia che scorre lenta dal vagone d’un treno, c’è un uomo vecchissimo, l’europeista novantenne: Arturo, che porta con sé, nelle tasche di una giacca sgualcita, i ricordi di un’intera esistenza. Ripiegato sul brutto sedile di un anonimo vagone sfoglia la sua lunga vita mentre gli occhi sembrano guardare lontano, posarsi un poco più in là. La sua è una storia di impegno civile e politico ma, soprattutto, l’orgogliosa ricerca della libertà oltre ogni convenzione, una scelta di radicale autonomia che trova il suo fondamento nella piena consapevolezza della fragilità dell’esistenza. Quest’uomo non scenderà mai più dal treno. Il treno è la sua casa, il suo viaggio è senza meta. Un “viaggio” che non conosce ultima destinazione. Le tratte, le stazioni, le carrozze, i binari e i vecchi vettori che portano i treni tra le nebbie delle pianure e s’insinuano nelle gole delle strette valli appenniniche, carezzano i litorali incendiati dal sole e ancora oltre. Oltre il mezzo stesso, sino alla morte apparente, quando il treno viene inghiottito dai traghetti dello stretto di Messina e - privato del suo moto - esso stesso rimane sospeso in attesa di un nuovo viaggio, di una nuova linea oltre la quale andare. (Cinemaitaliano.info) LA BOCCA DEL LUPO Regia, sceneggiatura, fotografia: Pietro Marcello Montaggio: Sara Fgaier Anno: 2009 Durata: 76’ CINEMA Un uomo torna a casa, dopo una lunga assenza. Scende al volo da un treno a Genova, tra gli scogli e i carrugi, città portuale, città di leggende, città dei Mille. Nella piccola dimora nel ghetto della città vecchia, l’aspetta da anni la compagna di una vita. Mary in strada ed Enzo in carcere si sono aspettati per 14 anni anni e voluti sin dal loro incontro dietro le sbarre, quando ancora si mandavano messaggi, registrati su cassette nascoste. (...)Un’esperienza di cinema unica e affascinante, come era stato il suo precedente gioiello, il giro dark d’Italia su un treno scassato, a lunga percorrenza, ormai fantasma, delle ferrovie dello stato. Il suo è un cinema unico e solitario, colto, triste ma di combattimento. Nè finzione, né film-saggio, nè documentario, né romanzo a fosche tinte (come quello di Remigio Zena, da cui prende il titolo), nè solo ricco montaggio d’archivio sulla scomparsa della Genova operaia e sottoproletaria, le sue spiagge, le gang agguerrite, i vicoli bui e tempestosi. E neanche solo un esperimento ibrido, basato sulla teoria del montaggio bastardo che usa - come fa Julian Temple per sottolineare il canto barbaro dei Dr. Feelgood - interferenze nel racconto di sequenze noir, per sformare e desacralizzare la concentrazione verista o il pericolo di abusare spiritualmente, come fanno i populisti, dei suoi due eroi-personaggi. È un concerto per due strumenti solisti? Già. Due persone raccontano la loro vita. L’unica somiglianza è con i poemi visuali anni ‘50 del primo Gian Vittorio Baldi (che, da quando il servile Marzullo ha l’esclusiva della storia del cinema in tv, nessuno conosce), quando dal mondo dei reietti e dell’emigrazione forzata, risuonavano altre consonanze, la purezza del gesto crudele e della rivolta criminale che nascondeva ben altro che il Peccato da punire... Dedicato agli outsider insorgenti di oggi che danno ancora un’anima al nostro quotidiano esanime, il film è come un’improvvisazione free che potrebbe trovare il suo flash, la sua forma, nella ricezione del digibeta, e c’è tempo per 67 minuti. Il flash arriva. Ed è musicale, come se Fred Buscaglione facesse una jam session con Fabrizio di André, e nel gig i due fondessero in un unico sound Bocca di rosa con Il dritto di Chicago. E tutto è così apparentemente semplice. Uomo incontra donna. Anche se l’uomo, Enzo, gigantesco immigrato siciliano, che la malavita scopre per mera sfortuna prima del cinema di genere (poteva essere il nostro Eddie Costantine), la incontra in prigione, dove sconta una stralunga pena detentiva, senza neanche averi uccisi quei tre carabinieri che ha colpito con due pistole fiammanti... E lei è un travestito, Mary, che Enzo adorna di amore e protegge coi pugni di chi non ha nulla da perdere (una trentina di ko...), insegnando al carcere, ai secondini e al mondo, che la sua ragazza va trattata con dignità. Roberto Silvestri Silvestri (Il Manifesto, 17 novembre 2009). VIDEA Filmakers in Teramo U n incontro con i cineasti della provincia di Teramo. Necessariamente incompleto, di nomi e di titoli. I film si moltiplicano e pure gli autori e i riconoscimenti. In Italia e all’estero, nei grandi e piccoli festival. In questa prima parziale ricognizione, spiccano opere differenti per formato, ispirazione e tendenza, ma accomunate da un’innegabile bravura, progressiva e sorprendente. Che ci si muova con l’intento di raccontare una storia, di documentare una situazione o di sperimentare con il mezzo. I nostri autori sono eclettici e sanno muoversi in più ambiti. Cristiano Donzelli passa, con inalterata competenza, dagli story-board per Hollywood (Scorsese, Ridley Scott, Spike Lee) ai clip e alla regia cinematografica. Marco Possenti gioca a budget zero e dà nuova linfa, anche grazie alla sceneggiatura di Daniele De Santis, a un classico di Agatha Christie, riadattato per il cinema un’infinità di volte. Dalla “scuola” del Cineforum Lumière-Di Venanzo, vera e propria palestra di vocazioni realizzate e interscambio di collaborazioni sempre fruttuose, Marco Chiarini spicca per lo stile già riconoscibile e le doti promozionali (dietro la concretizzazione de L’uomo fiammifero si nasconde un talento nel talento, il vincente e imitabile modello per fare cinema indipendente). CINEMA 8 - 18 maggio Spazio Tre Teatro - autori in sala Uno dei suoi sceneggiatori, Pietro Albino Di Pasquale, ha appena concluso un lungometraggio da regista, sfidando con coraggio le convenzioni del vedere, nel cinema come nella realtà. A interrogare e reinventare la visione, provvede pure l’onirico, ipnotico found footage di Fabio Scacchioli (inseparabile dal fondamentale score di Vincenzo Core) che ristruttura e riscrive il “già visto” in una dimensione altra ed altera, mentre Maria Crispal ci mostra come la sua spiritosa e graffiante video-arte possa essere un altro medium, costituire un differente e potente mezzo di (in)formazione. Infine, Valerio Spezzaferro, oltrepassando i confini con sguardo attento e secco, poetico ma essenziale, ci apre gli occhi su Haiti, Honduras, Cina, Bosnia e Mali. L’acquisto dei suoi film all’estero, riassume il concreto riconoscimento nei confronti di questo nuovo, tenace, sotterraneo e splendente cinema. Sette cineasti che operano per vie traverse, alternative, differenti. Con naturalezza, si sforzano di evitare i comodi, consueti difetti del cinema italiano. Scansano il luogo comune. Sanno osare, inventare, riscrivere e riprovare con l’entusiasmo e la volontà dei veri talenti. Sono una promessa già mantenuta, una scintilla di futuro. Una generosa proposta a cui non potremmo mai dir di no. Leonardo Persia CINEMA Cristiano Donzelli · Martedì 8 maggio - 21. 15 Dopo il diploma al Liceo Artistico Statale di Teramo nel 1987, Cristiano Donzelli inizia a lavorare in qualità di disegnatore di fumetti d’autore per la Granata Press di Bologna. Nel 1995 vola a Los Angeles, a Hollywood, dove inizia la sua esperienza nel mondo del cinema lavorando per la Paramount (disegni per le scenografie del film The Jetsons di Joe Dante e di Warriors of Virtue di Ronnie Yu, collaborando con lo scenografo premio Oscar Eugenio Zanetti). Tornato in Italia, Cristiano collabora a diversi progetti per la RAI, lavorando con Alberto Negrin. Dall’Italia, prosegue la sua collaborazione professionale con gli USA, realizzando gli storyboard di Double Team di Tsui Hark e Titus di Julie Taymor. In questa occasione Cristiano lavora con un altro grande della scenografia mondiale, il premio Oscar Dante Ferretti, con il quale instaura un ottimo e duraturo rapporto professionale. Nel 1998 ritorna a Los Angeles (i disegni del film The Haunting di Jan De Bont, prodotto da Steven Spielberg). Con Tanino Liberatore partecipa all’ideazione dei personaggi per la serie televisiva francese The G-Shifter”. Di nuovo in Italia, realizza storyboard e i disegni per le scenografie di Gangs of New York di Martin Scorsese. A Londra lavora a Le Crociate di Ridley Scott. Altre importanti collaborazioni sono quelle per Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee ed Educazione Siberiana di Gabriele Salvatores. Parallelamente, lavora come regista di spot pubblicitari, progetti di animazione, music video e cortometraggi. Ha scritto, prodotto e diretto Una Storia di Lupi, un film di 27 minuti che vede come protagonista uno degli attori più rappresentativi del cinema italiano, Franco Nero. UNA STORIA DI LUPI 27’ Il cortometraggio nasce dalla volontà di raccontare per immagini le storie e le leggende di streghe, maledizioni e lupi mannari narrate dai nostri nonni e ampiamente diffuse nella nostra cultura popolare. Il cortometraggio vede come protagonisti Franco Nero e Massimo Triggiani. Negli altri ruoli, Valentina Sacco e Vincenzo Macedone, due attori della scuola di teatro “SpazioTre” di Silvio Araclio, e Alessandro Paolini, attore della compagnia teatrale dialettale “La Bottega del Sorriso”. FRANCESCO 4,40’ Il music video è tratto dal primo singolo del cd di Paolo di Sabatino Voices ed è dedicato a Mike Francis (vero nome Francesco Puccioni), icona della musica pop anni ’80, scomparso prematuramente. Autrice del testo e cantante del brano musicale è Grazia Di Michele, cugina di Mike Francio e artista simbolo della canzone d’autore italiana al femminile. HOLE IN MY SOUL 6,40’ Lo spot mira a far conoscere sia i servizi offerti dalla Sangritana (azienda di trasporti ferroviari e stradali e gestore della funivia/cabinovia dei Prati di Tivo) sia gli splendidi luoghi del Gran Sasso d’Italia. È pensato come un teaser: ovvero il trailer di un film che non esiste. Racconta una storia d’amore, con gli attori Marco Cassini e Serena Sacco della teramana scuola teatrale “SpazioTre”. SANGRITANA, LASCIATI TRASPORTARE 1,45’ Music video per uno dei singoli dell’ultimo album dei Rockrace, Valkyria. È girato principalmente nello splendido teatro di Atri del 1881. Le altre location sono il castello Della Monica di Teramo e la discoteca “Il Gattopardo” di Alba Adriatica. Il brano musicale racconta di “un vuoto nell’anima”, di un qualcosa che manca e che può essere inteso sia come anima gemella che di un vuoto spirituale. Il clip racconta delle anime vuote che incontrandosi si completano. Valerio Spezzaferro · Martedì 8 maggio - 21. 15 Nato a Silvi nel 1974, all’amore per la fotografia ha presto sostituito quello per la videocamera. Dopo una laurea in Scienze della Comunicazione e un viaggio in Sudamerica, ha seguito a Barcellona un corso sulle tecniche documentaristiche. L’esplorazione della realtà contadina gli ha fatto maturare l’idea alla base del suo primo lavoro completamente indipendente: Ulivi. Del 2005 è In Between-Itzmedu, vincitore del Festival Arcipelago (miglior cortometraggio inedito nazionale) e del Potenza Film Festival (categoria documentario). Partito alla volta dei Balcani, realizza per la tv franco-tedesca ARTE nel 2007 Ivan, Serbie, per spingersi nel 2008 nel lontano Tibet cinese per riprendere le gesta di Chakme Rinpoche-Tra l’altopiano e Pechino. Nel 2009 segue una missione umanitaria e approda in Africa con L’Afrique des contraires. Nello stesso anno arriva in Honduras e con Gracias a Dios vince il First Solidarity Prize assegnato dall’Unesco. Ha appena concluso La ragazza vestita di bianco, girato ad Haiti e finanziato dall’OMS (Organizzazione Mondiale per la Sanità). CINEMA LA RAGAZZA VESTITA DI BIANCO (2012), 46’ Haiti, sei mesi dopo il terremoto. Sono qui con una missione ben precisa: rintracciare la ragazza vestita di bianco. L’ho vista in un video su you tube cantare con il suo gruppo. E’ ancora viva? Cosa fa adesso? Il posto dove viveva esiste ancora? Porto con me un manuale di sopravvivenza. Sarà la mia guida. Marco Possenti · Mercoledì 9 maggio - ore 17,00 Nato a Teramo il 12 marzo 1969. All’età di 9 anni con una cinepresa 8mm. ha cominciato a divertirsi con filmini amatoriali. Inizia a sperimentare la realizzazione di cartoni animati di fantascienza (sulla falsariga di quelli giapponesi che all’epoca andavano per la maggiore). All’età di 18 anni, con l’arrivo della prima telecamera VHS riesce a realizzare il primo film degno di tale nome: La Casa del Demonio un film horror di 22 minuti che viene trasmesso a puntate nel 1988 da Teleponte all’interno della trasmissione Pizzicotto. Segue Follia, film trasmesso da TVN nel 1989. Nel 2004, con l’acquisto della prima telecamera digitale ed il primo computer idoneo, ricomincia a produrre. E’ del 2010 il primo mediometraggio, La Ricorrenza, e i corti Le Equivocoppie, Storia in Bianco e Nero, All In e Cani. Nel 2011 realizza La Ricorrenza CapitoloII.Da ultimo, Requiem, liberamente tratto da I Dieci Piccoli Indiani di Agatha Christie. Attualmente lavora a La Ricorrenza 3 - L’Epilogo. REQUIEM (2012), 107’ Un podere nella campagna teramana con spettacolare vista sui Monti Gemelli, un ospite sfuggente, dieci personaggi con qualche ombra nel passato. Ognuno di loro è stato invitato da un misterioso conte per un fine settimana nella sua tenuta abruzzese. Giorni dopo la polizia dovrà investigare su un crimine incomprensibile. Pietro Albino Di Pasquale · Mercoledì 9 maggio - ore 21,15 Nasce a Canzano il 14 aprile 1979. Dopo gli studi in lettere, ha lavorato come sceneggiatore, firmando lungometraggi e cortometraggi che hanno ottenuto importanti riconoscimenti in Italia e all’estero. Tra questi: L’uomo fiammifero (2009) di Marco Chiarini, Diario di un curato di montagna (2009) di Stefano Saverioni, Into Para- diso (2010) di Paola Randi. Sceneggiatore anche di Omero bello-di-nonna (2011), sempre di Chiarini, e dei documentari di Gianfranco Spitilli, Basilio D’Amico (2009) (co-regia di Marco Chiarini) e Tra Uomini e Santi. Rituali con bovini nell’Italia centrale (2011). Ha scritto anche opere teatrali. Come regista e produttore, ha realizzato Nei tuoi occhi, attualmente in fase di post-produzione. QUELLO CHE VEDO Backstage del film Nei tuoi occhi (2012), 24’ I protagonisti di questo piccolo documentario ci raccontano come è il mondo quando si vede pochissimo o non si vede niente, quando si è ipovedenti o ciechi assoluti. Un piccolo film realizzato per raccontare un lavoro molto più grande: il coinvolgimento di tutti questi attori nella realizzazione di un lungometraggio dal titolo Nei Tuoi Occhi. Marco Chiarini · Venerdì 11 maggio - 21. 15 Marco Chiarini (1974) è regista, sceneggiatore e illustratore. Nel 2009 esordisce con il lungometraggio L’uomo fiammifero,(autoprodotto con il ricavato delle vendite dei disegni preparatori al film) con il quale entra in nomination ai David di Donatello 2010 come miglior regista esordiente e migliori effetti speciali visivi. Nel 2010 gira Omero bello di nonna, premiato con il Nastro D’Argento 2011, menzione speciale per il complesso tecnico e artistico. Dopo il diploma in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Urbino frequenta il corso di regia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dove si diploma nel 2002. Si interessa fortemente alla didattica dell’audiovisivo per scuole di ogni ordine e grado tenendo corsi di introduzione al linguaggio audiovisivo. LA PANCA (2004), 5’ Una normale discussione tra fidanzati con un risvolto inaspettato. Cortometraggio realizzato con gli studenti di un laboratorio di introduzione al linguaggio audivisivo realizzato al Liceo Scientifico Milli di Teramo. Tra i protagonisti Marco Cassini in una delle prime prove attoriali prima di intraprendere la carriera di attore professionista. CINEMA BERTE E MICÚ (2010), 12’ Berte e Micù sono due anziani vicini di orto che vivono quotidianamente di piccole rivalità. Fino a quando Berte non si presenta più al consueto sappuntamento. BASTA UN ATTIMO (2010), 30” / CON LA MORTE NON SI SCHERZA (2011), 1’ Due spot voluti dalla direzione regionale Inail per sensibilizzare all’importanza della sicurezza negli ambienti di lavoro. IL FOLATORE (2012), 4’30” / IL SOLE PROIBITO (2012), 4’ Due cortometraggi commissionati da Intesa-San Paolo per raccontare alcuni aspetti delle fonti energetiche rinnovabili. OMERO BELLO DI NONNA (2011), 12’ Cortometraggio prodotto all’interno del progetto PerFiducia. Omero vive con la nonna in una bella casa che la sua mente infantile riempie di creature fantastiche e mirabolanti avventure. La Nonna di Omero una mattina dimentica di prendere le pillole e durante il pranzo si sente male; a lanciare l’allarme e salvarla è il suo Omero che deve lasciare la casa che lo protegge e affrontare la sua più grande paura: un mondo in cui la tromba delle scale si trasforma in rapide terribili, il vicino è un terribile squalo-riccio e la donna delle pulizie un misterioso, poliglotta, uccello del paradiso. Fabio Scacchioli · Venerdì 18 maggio - 21. 15 È nato a Teramo nel 1979. Studia tra Perugia e Madrid, laureandosi con una tesi sulla semiotica del cinema sperimentale. Nel 2006 conosce Gianfranco Baruchello, ne frequenta la Fondazione partecipando a mostre e seminari, e collabora al suo ultimo film Un altro giorno, un altro giorno, un altro giorno. La sua ricerca si concentra sulle relazioni tra memoria, percezione e pensiero. Lavora con film, video, installazioni. Miss Candace Hilligos’ Flickering Halo, selezionato al Festival di Venezia 2011, sezione “Orizzonti”, è premiato come miglior cortometraggio all’Underground Film Festival di Losanna. Altre opere sono: Jackson Pollock’s Funerals (2007), Incohérencia del Color Segundo de Chomón (2007), 108 seconds to born and dead (2009) PostAtomicNaplesDream 4 (2008), Objets oubliés (2009), Vita notturna di una pozzanghera (2010), Look at that fire! Oh boy! (2010), The Big Picture (2011). Vincenzo Core È nato a Giulianova nel 1982. Studia musica elettronica con Alessandro Cipriani nel Conservatorio di Musica L. Refice di Frosinone. Dal 2008 compone per video, balletti, installazioni e performance. La sua ricerca espressiva si concentra sulle relazioni tra i molteplici materiali compositivi per tracciare percorsi di senso. Percorsi che possano esprimere la complessità e la vitalità del Sé. DEAD SEEQUENCES (2009) È uno studio sulla natura spettrale e fantasmatica dell’immagine, anche di quella più organica e tangibile fra tutte: l’immagine di un corpo nudo. Un video è l’inequivocabile testimonianza dell’avvenuta scomparsa dell’immagine in questione. Il materiale di partenza è un film in 16mm, recuperato in formato digitale, da cui sono stati estratti tutti i 3770 frames che lo compongono; i frames, stampati su carta fotografica, sono stati trattati e lavorati a mano, uno dopo l’altro, e rifilmati, fino a ricomporre la sequenza originaria, che a questo punto di originale non aveva più nulla, irrimediabilmente attentata, degradata e mutata. Trafitti alle pareti, i fotogrammi vi rivelano che il film è proprio qui, inchiodato davanti ai vostri occhi. Eppure non c’è nulla da vedere. Dentro il frame, all’interno delle singole immagini, non accade mai nulla. Tutto succede tra un frame e l’altro, nell’intervallo invisibile che li separa. O al di fuori. La verità, come sempre, è solo altrove. DA UNA TERRA DI CENERE E NEBBIA (2010) Cortometraggio sperimentale sul terremoto aquilano del 6 aprile 2009. CINEMA MISS CANDACE HILLIGOSS’ FLICKERING HALO (2011) L’inizio è un altro film, un noir americano dei primi anni ’60, sviscerato e sventrato, le cui immagini torturate e “detournate“ si organizzano in strutture precarie, fragili, mutevoli, in intrecci multipli di trame in collasso costante. Provocare la deflagrazione di un sistema chiuso attraverso un dispositivo di implosioni a catena. Dimenticare quel che si vede mentre ancora lo si osserva, e immergersi in una vibrazione ottica ancestrale. Un urlo senza un perché. Maria Crispal · Venerdì 18 maggio - 21. 15 Dopo la laurea in Lettere (con Specializzazione in Storia dell’Arte e Master in Progettazione Europea per i Beni culturali e ambientali), ha collaborato alla gestione di Progetti Europei in cui l’arte interveniva su problematiche contemporanee; idee che in seguito si sono concretizzate in azioni artistiche attraverso la realizzazione di performances e video. Nel 2008 è membro fondatore del network Solstizio Project la cui azione neodimensionale (nata dall’opera di Giuseppe Stampone Acquerelli per non sprecare la vita) comprende progetti cofinanziati dall’Unione Europea e la collaborazione di Alberto Abruzzese e Derrick de Kerckhove (Università IULM di Milano) e della Ong Progetto Mondo Mlal che opera in 21 Paesi del mondo (tra cui Italia, Polonia, Croazia, Spagna, Slovenia, Cipro, Stati Uniti, Inghilterra, Marocco, Burkina Faso e Benin). Ha ideato il Laboratorio artistico sperimentale Ecoslogong pensato per affrontare le finalità del 7° obiettivo del millennio delle Nazioni Unite. Come artista debutta nel 2008 con la performance Viva la fata Turchina a S. Spirito in Saxia in Roma a cura di Valentina Ciarallo; seguono esposizioni, festival e collaborazioni in Italia e all’estero (Festarte VideoArt Festival di Roma, Festival Ravello Lab, The Invisible Dog a New York) e le interazioni artistiche con il compositore Carlo Crivelli e il musicista Jonathan Williams. Nel 2010 è alla Biennale di Liverpool 2010 con l’artista Ted Riederer. La sua sperimentazione ha raccolto interesse di critici e intellettuali, con lezioni da lei tenute all’Università la Sapienza di Roma alla Facoltà di Lettere, e con una monografia dedicata (Icona Connettiva) a cura di Antonello Tolve, Edizioni Museo MMAC di Salerno (aprile 2012). FLIGHT OF LIGHT (2011) 14’ Il progetto Flight of light inizia nel 2011 a New York in occasione del decennale del’attacco alle Twin Towers e si propone come un tour in luoghi cardine nel mondo per l’attuale storia socio-politica durante il quale Maria Crispal si manifesta per le strade in una performance di aggregazione energetica con le persone casualmente incontrate nel percorso. Il suo fluido passaggio tra la folla è una magica epifania sintetizzata da un logo-slogan che la ritrae come una giostra dal moto circolare e universale. In forma contemporanea è ricreata una ritualità ancestrale atta a sublimare “drammi sociali” dove vengono districate storia passata e storia presente. MARILYN BUONGIORNO (2011) 4’ Le slogong (slogan + song/gong) sono vibranti sonorità vocali definite attraverso frasi brevi e incisive che intrecciano testi popolarmente noti a slogan inventati dall’artista. Ne deriva un assemblamento stonato ma armonico di parole con apparente non-sense che pongono l’attenzione su questioni politiche e sociali. THE GREAT DICTATORS (2010) 5’ Video-performance sulla dittatura, Charlie Chaplin, il maschile e il femminile.armonico di parole con apparente non-sense che pongono l’attenzione su questioni politiche e sociali. HERE (2008) 2’,24” Video-performance realizzata nell’abitazione di Maria Crispal, prima della sua ristrutturazione, e nello studio dell’artista Marino Melarangelo. MARIA CRISPAL HOME (BIG MATER BANG) (2011) 17’ Big Mater Bang è un’idea nata dalla video-performance Maria Crispal Home dove Maria Crispal è sdraiata sul divano della sua casa natale in una reinterpretazione della rappresentazione di Venere, come già diversamente proposta da vari artisti nella storia dell’arte; l’Amore sacro e profano, eterno motore immobile, inizio e fine di ogni creazione che afferma l’ovunque nel circoscritto e contingente. Queste rivelazioni si ripetono in altri luoghi in un gioco di scontro/incontro tra privato e pubblico, locale e globale, visibile e invisibile. Big Mater Bang innesta una riflessione sugli attuali mezzi di comunicazione che danno una nuova definizione dell’intima casa di ognuno e stabiliscono una relazione tra la specificità dei territori e il mondo nella sua totalità. TREM AZUL Special guest STEFANO “COCCO” CANTINI MUSICA DOMENICA 20 maggio Sala Polifunzionale della Provincia ore 21,30 Massimiliano Coclite piano e synth Alessia Martegiani voce e percussioni Bruno Marcozzi batteria e percussioni Marcello Manuli basso special guest: Stefano “Cocco” Cantini sax I l progetto Trem Azul, nasce a Montorio al Vomano nel 2001 come laboratorio di studio e sperimentazione di forme musicali che, partendo dalla musica brasiliana, si contaminano via via con altri stili e sonorità. «Il percorso è quello di mettere a confronto, quasi chimicamente, il mondo delle espressioni, della scrittura, delle ispirazioni di Alessia Martegiani, Massimiliano Coclite e Bruno Marcozzi con il reagente della musica brasiliana, intesa nel senso più ampio possibile del termine. Il risultato è una vera e propria confluenza di stili, suoni, ritmi e voci.» (Fabio Ciminiera) Questo percorso, dalla bossa nova al samba cançao, dal jazz elettrico al tropicalismo, sfocia in un disco di brani originali che viene pubblicato nel 2006 dalla Wide Sound e scelto dalla Egea per la sua distribuzione, che si chiama Trem Azul. Al disco collaborano Fabrizio Bosso, Luca Bulgarelli, Nicola Cordisco, Fabrizio Mandolini... I Trem Azul si sono esibiti in importanti festival e jazz clubs (Interamnia jazz, Oh, jazz be good!, Kabala jazz club, Marnie jazz club, Zingarò jazz club, Cotton club, Segni jazz festival, Grey Cat Festival, Schlot jazz club di Berlino, FutureJazzBest Festival, Ancona jazz festival ...) collaborando di volta in volta con importanti musicisti del panorama jazzistico nazionale come Stefano “Cocco” Cantini, Fabrizio Mandolini, Fabrizio Bosso, Paolo Di Sabatino, Marcello Di Leonardo, Luca Bulgarelli, Maurizio Rolli, Pippo Matino, Dario Deidda, Barbara Casini... E’ uscito nel 2009 il secondo disco dei Trem Azul, Amigdala, per la Cinik Record con Marcello Manuli, che dal 2007 è il bassista della band e con Stefano “Cocco”Cantini ai sassofoni. Il gruppo è in procinto di registrare il terzo album che uscirà nel 2013. Stefano “Cocco” Cantini Nasce nel ‘56 a Follonica. Ben presto si pone all’attenzione di numerosi studi di registrazione importanti e lavora come session man. Dal 1991 partecipa all’attività didattica di Siena Jazz, è impegnato nei corsi di perfezionamento musicale (CPM) fino al 1997. Dal 1999 è direttore Artistico del Grey Cat, festival jazz in Toscana. Numerose sono le tourneés in Italia e all’estero con artisti di musica leggera: Phil Collins, Raf, Laura Pausini, Fiorella Mannoia, Alejandro Sanz, Ivana Spagna... e altri. Ha inciso numerose colonne sonore di film come quelli con Francesco Nuti e Franco Nero. E’ suo il sassofono solista del film Stregati di Nuti, che ha vinto il Nastro d’Argento di Taormina nel 1986 come migliore colonna sonora. Ha collaborato regolarmente con alcuni tra i più grandi jazzisti nazionali e internazionali come: Chet Baker, Cameron Brown, Didier LockWood, Michel Benita, Billy Cobham, Dave Holland, Billy Hart, Kenny Wheeler, Billy Elgart... Roberto Gatto, Rita Marcotulli, Paolo Fresu, Danilo Rea, Enrico Rava, Stefano Bollani, Fabrizio Bosso... Nel 1995 ha suonato con Michel Petrucciani al Jazz.Fest in Umbria ed al Festival Jazz di Calvi. Ha eseguito concerti nei più importanti teatri del mondo tra i quali: il National Arts Center di Ottawa e l’Olimpia di Parigi. Ha partecipato al Jazz Festival di Montreal 2006 ottenendo un incredibile successo. L’americana Down Beat, la più importante testata giornalistica musicale mondiale lo ha definito uno dei più grandi interpreti del sax soprano e l’autore del miglior concerto della settimana del festival. Ha inciso numerosi dischi sia come ospite che come solista. L’ultimo lavoro è Living Coltrane distribuito Egea da settembre 2011. TEATRI DI VITA ORGIA di Pier Paolo Pasolini TEATRO MARTEdì 22 MERCOLEdì 23 maggio Auditorium Parco della Scienza ore 21,00 O rgia diretta con successo da Andrea Adriatico nel 2004, viene ripresa in occasione dei 90 anni dalla nascita di Pier Paolo Pasolini che cadono proprio nel marzo 2012. Orgia è la tragedia di Pasolini più astratta e forse la più emozionante e poetica: un’orgia di parole, passioni, ricordi, che travolgono un Uomo e una Donna che si torturano a vicenda come in un sacrificio rituale. Ma è anche la denuncia dello sradicamento di una società lanciata verso un abbagliante e infido progresso contro cui si pone la rivoluzione del Diverso contro la barbarie che avanza. Adriatico conduce lo spettacolo su un equilibrio della recitazione tra attenzione alla poesia e al senso delle parole di Pasolini e una fisicità estrema che viene sottolineata dalla vicinanza imposta agli spettatori. con Francesca Ballico, Maurizio Patella, Monia Fucci regia Andrea Adriatico cura e assistenza Daniela Cotti , Monica Nicoli, Saverio Peschechera e l’aiuto di Giorgia Papa scena Andrea Cinelli tecnica Francesco Salentino produzione Teatri di Vita con Comune di Bologna, Regione Emilia Romagna, Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l’adesione della Presidenza della Repubblica Italiana ANDREA ADRIATICO, nato a L’Aquila nel 1966, ha fondato a Bologna nel 1991 la compagnia :riflessi, con la quale è rimasto in residenza artistica al Festival di Santarcangelo per due anni, allestendo autori allora poco frequentati come Bernard-Marie Koltès e Thomas Brasch. Fondatore del Centro Internazionale per il nuovo teatro e la danza contemporanea Teatri di Vita impone fin dalle sue prime opere uno stile spregiudicato di fusione tra i generi, affrontando autori e tematiche complesse con un’ispirazione visiva e narrativa di taglio cinematografico. Tra gli autori messi in scena: Beckett, Koltès, Pasolini, Mishima, Cocteau, Copi. Nel 2010 ha messo in scena, per la prima volta in Italia, The Sunset Limited di Cormac McCarthy. Dal 2000 ha iniziato il suo impegno cinematografico con alcuni cortometraggi ospitati in festival internazionali. Nel 2004 firma il suo primo lungometraggio Il vento, di sera, invitato al Festival del Cinema di Berlino e vincitore del Roseto Opera Prima Film Festival (segno potente di un cinema italiano rinvigorito, secondo la prestigiosa rivista americana Variety). Nel 2007 debutta al London Film Festival il suo secondo film All’amore assente (Premio della Giuria al Festival del Cinema di Annecy). Nel 2009 ha realizzato con Giulio Maria Corbelli il documentario + o – il sesso confuso, racconti di mondi nell’era aids. TEATRO FRANCESCA BALLICO, attrice poliedrica, ha all’attivo numerose performances e creazioni di teatro danza. Ha seguito il lavoro sulle nuove scritture di Luigi Gozzi ed è stata voce recitante in prestigiosi festival musicali internazionali. Da anni lavora a Teatri di Vita con il regista Andrea Adriatico per il quale ha interpretato numerosi ruoli tra cui quello di protagonista nell’estrema drammaticità e carnalità di Orgia di Pier Paolo Pasolini e quello vorticosamente comico nelle Quattro gemelle di Copi. Ha recentemente firmato come regista, oltreché interprete, due monologhi: Quel che si chiama vita e Cara Medea di Antonio Tarantino. MAURIZIO PATELLA, diplomato alla Scuola d’Arte Drammatica Paolo Grassi di Milano, ha collaborato a numerosi spettacoli teatrali. Nel 2004 interpreta Orgia di Pier Paolo Pasolini con la regia di Andrea Adriatico per il quale viene candidato miglior attore under 30 per i premi Ubu del teatro. Quest’anno è in scena in Biglietti da camere separate ancora per la regia di Adriatico. Al cinema ha partecipato ai film Come se fosse amore di Roberto Burchielli (2001), Agata e la tempesta di Silvio Soldini (2003), All’amore assente di Andrea Adriatico (2006), e Vivaldi - the red priest di Liana Marabini (2008). MONIA FUCCI, diplomata alla Scuola di Teatro Colli Bologna, dove ha frequentato stage con importanti nomi del panorama teatrale e cinematografico. Studia e si appassiona al movimento espressivo e teatro danza lavorando con Alessandra Cortesi, Luca Righi, Silvia Traversi e Mauro Bigonzetti. Si laurea al Dams di Bologna nel 2004. Attualmente lavora con compagnie teatrali del territorio bolognese e insegna teatro per ragazzi. Scritta da Pasolini ispirandosi a un fatto di cronaca e da lui inscenata come manifesto del teatro di parola, Orgia resta la sua opera più astratta, e pure la più rappresentata; ma finora nessuno come Andrea Adriatico in questa regia aveva fisicizzato in modo così estremo il testo, che s’interroga sul mistero del sesso, vissuto come delirio ossessivo. (...) (Franco Quadri) La Repubblica, 14 marzo 2005 Il pubblico (in numero ridotto, per scelta registica) funge da Super-io freudiano, da voce della coscienza pronta a giudicare e a punire. I protagonisti, una coppia di sposi dediti ad una forma di sesso estremo e sadomasochistico, danno triste spettacolo di sé, umiliandosi a vicenda. Giocando fino a farsi male. (...) Adriatico lavora straordinariamente sui corpi... (Gianluca Attanasio) Il Tempo, 2 novembre 2004 Un lungo tunnel nero, un lungo letto al centro e due seggiole in plexiglas trasparente ai due capi e intorno a stretto contatto con il letto catafalco altare, due file di sedie per i cinquanta spettatori ammessi alla cerimonia rito rappresentazione, era invece l’inconsueto contenitore scenografico, l’ambientazione claustrofobica e cimiteriale di Orgia curata dal regista Andrea Adriatico. Che ne estremizza i temi con una forte componente fisica...Adriatico svela le zone oscure di una lingua persino barocca nella ricercatezza formale e nella arditezza intellettuale e di pensiero, trasformandola in un’incalzante azione scenica, dove violenza e tenerezza, sessualità e razionalità materializzano i due lati di una stessa tragica dolorosa medaglia. (Mario Brandolin) Messaggero veneto, 1 novembre 2005 SULL’EDIZIONE 2004 DELLO SPETTACOLO: Premi Ubu: Orgia è stato votato da Mario Brandolin come miglior spettacolo dell’anno; Maurizio Patella è stato votato da Sandro Avanzo, Franco Malcovati e Franco Quadri come miglior nuovo attore dell’anno al referendum per i Premi Ubu. ALBO D’ORO Sezione Cinema MAGGIO ITALIANO 1994 GIUSEPPE PICCIONI 1995 DANIELE LUCHETTI 1996 MARIO MARTONE ROBERTA TORRE ARCIPELAGO (Antonietta De Lillo, Antonio Rezza, Cosimo Alemà, Fabio Caramaschi, Stefano Saveriano, Ilaria Freccia, Giovanni Martinelli, Paolo Bragaglia, Beniamino Catena) 1997 FRANCESCA ARCHIBUGI FABIO SEGATORI ARCIPELAGO (Guido Chiesa, Maurizio Dell’Orso, Giancarlo Bocchi, Antonio Meucci, Giancarlo Rolandi, Stefano Bessoni) 1998 PAPPI CORSICATO GUIDO CHIESA ARCIPELAGO (Gianluca Sodaro, Rolando Stefanelli, Enrico Salimbeni, Giulio Laurenti) VIDEA (Cristina Vuolo) 1999 PAOLO VIRZÌ EROS PUGLIELLI ARCIPELAGO (Fluid Video Crew, Vincenzo Scuccimarra, Enrico Pitzianti, Laura Muscardin, Stefano Corazziari) VIDEA (Alessandro Nico Savino e Simona Piattella) 2000 DAVIDE FERRARIO DANIELE SEGRE TONINO VALERII 2001 FERZAN OZPETEK LUCIANO EMMER VideA (Marco Chiarini) 2002 CRISTINA COMENCINI GILLO PONTECORVO VideA (Riccardo Forti) 2003 MIMMO CALOPRESTI FRANCA VALERI ARCIPELAGO (Emanuele Crialese, Camille D’Arcimoles, Alessandra Stabile, Frizzi Maniglio, Alessia Lucchetta, Tommaso Lipari, Simone Massi, Daniele Lunghini, Diego Zuelli) VideA (Francesco Calandra) 2004 SILVIO SOLDINI VideA (Giovanna Di Lello) 2005 MATTEO GARRONE VideA (Massimo Martelli - Stefano Odoardi) PIER PAOLO PASOLINI 2006 PAOLO SORRENTINO EDOARDO WINSPEARE VideA (Dino Viani) 2007 SAVERIO COSTANZO DEMONI & GAY - letteratura e omosessualità nel Cinema ASTA NIELSEN/HAMLET 2008 CARMINE AMOROSO È SUCCESSO UN ‘68 - I suoi primi 40 anni 2009 GIANNI DI GREGORIO FUTURITMI - Corti del ’20 e del ’30 di ispirazione futurista ITALO DOC 8 film di Italo Moscati 2010 CARLO VERDONE 2011 ANDREA MOLAIOLI 2010 Inferno · EMILIANO PELLISARI 2011 Meraviglia · SONICS Performances volanti Sezione Musica 1992 DUO CAMERISTICO ITALIANO ARCO IN BLUES ALBA RICCIONI-PAOLO SPECA 1993 CORO POLIFONICO “A. ZACCARIA” ORCHESTRA DA CAMERA “BENEDETTO MARCELLO” ORCHESTRA “GAETANO BRAGA” 1994 WIM MERTENS HARMONIA ROGER ENO E HARMONIA 1995 NUOVA COMPAGNIA DI CANTO POPOLARE 1997 AVION TRAVEL 1998 MADREBLU 2000 NADA - RITA MARCOTULLI - XAVIER GIROTTO 2001 OMINOSTANCO QUINTORIGO 2002 LU PASSAGALLE 2003 QUARTETTO EUPHORIA 2004 GERMANO MAZZOCCHETTI FRANCO PIERSANTI ENRICO MELOZZI - STEFANO DE ANGELIS 2005 BANDA OSIRIS 2006 OFFICINA ZOÈ 2007 AMBROGIO SPARAGNA e ORCHESTRA PIZZICATA 2008 LISMA PROJECT THE CITY EUGENIO BENNATO ALBO D’ORO Sezione Danza 1996 Concerto d’Europa · LILIANA COSI e MARINEL STEFANESCU 1997 Mediterranea · BALLETTO DI TOSCANA Gran Gala del Maggio per la Danza ORIELLA DORELLA, ANITA MAGYARI, MICHELE VILLANOVA 1999 Indiscipline · KATAKLÒ 2000 La Lupa · LUCIANA SAVIGNANO 2001 Arie di corte e Pavane - Souvenir di Isadora Duncan CARLA FRACCI 2002 Coreografia europea · ATERBALLETTO Patchwork · COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA 2003 Vento (nelle costellazioni silenziose) COMPAGNIA VIRGILIO SIENI DANZA Gee Andy! (Il mondo dell’artista mito della Pop Art Andy Warhol) · BALLETTO TEATRO DI TORINO 2004 Gli Scordati · GIORGIO ROSSI ASSOCIAZIONE SOSTA PALMIZI Catalogo Tangueros NUEVA COMPAÑIA TANGUEROS 2005 Aterballetto Suite · ATERBALLETTO 2006 Duende; Camuflage-Venus SPELLBOUND DANCE COMPANY Grazie Rudy · Galà Rudolf Nureyev MAXIMILIANO GUERRA 2007 Polis · Compagnia ABBONDANZA/BERTONI 2008 Omaggio a Béjart GRAZIA GALANTE - RAFFAELE PAGANINI Carmina Burana SPELLBOUND DANCE COMPANY 2009 Giulietta e Romeo · KLEDI KADIU e COMPAGNIA BALLETTO DI ROMA Sezione Teatro 1992 COMPAGNIA TEATRALE SPAZIO TRE 1993 COMPAGNIA TEATRALE SPAZIO TRE SCENADINAMICA T.S.A. 1994 GRAZIA SCUCCIMARRA MAURO MARINO COMPAGNIA TEATRALE SPAZIO TRE 1995 TEATRI D’ABRUZZO rassegna delle compagnie teatrali abruzzesi L’UOVO (L’Aquila) TEATRO DEI COLORI (Avezzano) PICCOLO TEATRO DEL ME-TI (Paglieta) DRAMMATEATRO (Pescara) FLORIAN CENTRO A.R.T. (Pescara) L’ARTE DEL TEATRO (Pescara) SPAZIO TRE (Teramo) 1996 PICCOLO TEATRO DEL ME-TI AL BREK (Aldo Beccaceci) 1997 MARIA EGLE SPOTORNO T.S.A.-PIERA DEGLI ESPOSTI ANTONIO CALENDA DEPOSITO DEI SEGNI TEATRO DI PUCK SCENADINAMICA 1999 PEPPE BARRA T.S.A. - LORENZO SALVETI 2000 FRANCESCA REGGIANI 2001 COMPAGNIA TEATRALE SPAZIO TRE 2002 PAOLA PITAGORA 2003 WALTER MAESTOSI 2004 DACIA MARAINI - PIERA DEGLI ESPOSTI 2005 KOREJA e RAIZ 2006 PIERA DEGLI ESPOSTI MARIA INVERSI - LAURA MAZZI 2007 RICCARDO REIM - MANUELE MORGESE GIACINTO PALMARINI e DANIELE SALVO 2008 COMPAGNIA TEATRALE SPAZIO TRE 2009 LABORATORIO TEATRALE SPAZIO TRE 2011 RITORNO ALL’ISOLA - Atti unici con Piergiuseppe Di Tanno Vijaya Bechis Boll· Riccardo Ricci Eugenia Rofi Roberta Santucci· Marco Cassini Mimosa Campironi Giulia Fratarcangeli Simone Gualtieri · Silvio Araclio Bartolomeo Giusti Vincenzo Macedone Eugenia Rofi Finito di stampare nel mese di maggio 2012 Multiprogress - Mosciano S.A. (Teramo) ALBO D’ORO 2010 EX.WAVE GIRODIBANDA-CESARE DELL’ANNA 2011 PAOLO DI SABATINO special guest Fabio Concato e Peppe Servillo